In Viaggio nel Novarese #2_2021

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In Viaggio nel Novarese Percorsi turistici e curiosità

Terre dei Monaci nel Novarese


In Viaggio nel Novarese

Sommario

Redazione progetto editoriale ATL della Provincia di Novara

Presentazione 5

Grafica Full Print Srl Foto Archivio ATL della Provincia di Novara, Franco Voglino e Annalisa Porporato, Associazione Burchvif, Paolo Migliavacca, Enrico Cinquini, Federico Barra, Giovanni Malgherini, Museo Etnografico di Tornaco, Carlo Sguazzini, Razza77, Museo Storico della Bassa Valsesia di Romagnano Sesia, Venerdì Santo di Romagnano Sesia. Illustrazioni Marina Cremonini, Gabriele Genini. Copertina Ilustrazione di Marina Cremonini.

Itinerari d’arte nel Novarese Le Terre dei Monaci 6 Benedettini sulla Biandrina 7 Terre dei Monaci nel Novarese - aperture straordinarie 9 Itinerario Antonelliano nel Novarese 10 Borgolavezzaro: Chiesa Parrocchiale dei Santi Bartolomeo e Gaudenzio 11

Passeggiate in famiglia nel Novarese Parco Naturale del Monte Fenera: le Grotte di Ara

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In bici nel Novarese Nella pianura risicola a sud di Novara

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I Musei del Novarese Romagnano Sesia: Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia

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#ilmionovarese Le vostre foto del nostro Novarese più bello!

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Il gusto del Novarese Pesche ripiene 28

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Presentazione Continua la nostra “mission” di valorizzare e promuovere il Novarese con questo nuovo numero de In Viaggio nel Novarese, il magazine che racconta gli itinerari, la natura, la cultura, i sapori del nostro territorio e una narrazione per immagini grazie ai nostri follower e lettori. In questo secondo numero presentiamo un nuovo percorso culturale, che prosegue la collana dei nostri Itinerari d’Arte nel Novarese, che hanno preso avvio infatti nel 2003 con gli Oratori Campestri, e la collana è stata poi portata avanti con le Pievi, Abbazie e Dipendenze, Castelli, Palazzi e Giardini Storici, Cascine, Mulini, Case Rurali e Musei Etnografici e gli Itinerari Antonelliani. Questo 2021 vede dunque la nascita di un progetto inedito, questa volta dedicato alle Terre dei Monaci, realizzato con la collaborazione dell’Università del Piemonte Orientale e i testi del professor Gabriele Ardizio. Anche in questo caso, abbiamo voluto arricchire i contenuti coi delicati disegni ad acquerello di Marina Cremonini, la bravissima disegnatrice emiliana che ormai è diventata una “presenza fissa” tra le collaborazioni di Casa ATL. Il 10 e 11 luglio saranno organizzate delle aperture straordinarie con visite guidate gratuite (nel pieno rispetto delle norme COVID 19) di alcuni dei beni che fanno parte di questo nuovo itinerario. All’interno del magazine trovi i dettagli dei siti aperti. Continua a seguirci anche su Instagram e Facebook… il nome è semplice da ricordare @atlnovara Buona lettura e al prossimo numero!

La Presidente Maria Rosa Fagnoni

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Itinerari d’arte nel Novarese Benedettini sulla Biandrina Si parte dall’Abbazia di San Nazzaro Sesia: qui le Storie di San Benedetto, affrescate sulle pareti del chiostro, a distanza di seicento anni infatti funzionano ancora egregiamente per raccontare vita, morte e miracoli del fondatore del monachesimo occidentale. E parlano anche della ristrutturazione in chiave tardogotica del preesistente complesso romanico, del quale restano il campanile e le due ali porticate dell’avancorpo, a incorniciare i sontuosi decori in terrecotte a stampo sulla facciata quattrocentesca della chiesa.

Le Terre dei Monaci Il Novarese possiede un patrimonio culturale straordinario: ogni borgo, anche il più piccolo, conserva testimonianze architettoniche e artistiche che meritano di essere conosciute ed apprezzate. In quest’ottica l’Agenzia Turistica Locale della Provincia di Novara negli anni ha sviluppato piani di valorizzazione e di comunicazione che puntano non solo a sensibilizzare le popolazioni locali sulle ricchezze del patrimonio novarese, ma anche a proporle ai visitatori interessati a scoprirne il valore storico e paesaggistico. Sono così nati diversi percorsi che fanno rivivere le antiche strade dei pellegrini medievali che mettono in rete luoghi di culto, e non solo, come oratori campestri, pievi, abbazie, case coloniche, mulini, architetture civili che hanno un grande valore culturale ed evocano ammirazione per i capolavori artistici in essi contenuti. Con il progetto In Viaggio nel Novarese, l’ATL, in collaborazione con il Dipartimento di Studi Umanistici (DISUM) e il Dipartimento di Studi per l’Economia e l’Impresa (DISEI) dell’Università del Piemonte Orientale di Novara, prosegue l’opera di promozione proponendo il nuovo itinerario Terre dei Monaci nel Novarese. Attraverso i “paesaggi monastici”, con particolare attenzione all’età medievale, si accompagnerà il visitatore, dalla pianura alla collina novarese, alla scoperta di monasteri e delle loro dipendenze, di canoniche, di esperienze conventuali o di vita religiosa comunitaria, mettendoli in rapporto con il paesaggio, con le risorse economiche (terre, boschi, baragge, vigneti) e le 6

infrastrutture (mulini, canali) che i monaci hanno saputo sapientemente sfruttare o attivare sul territorio. Questo inedito itinerario è dedicato a un turismo di qualità, desideroso di uno sguardo inconsueto su un contesto paesaggistico (naturale e costruito), che è stratificazione storica secolare, e alla ricerca di un approfondimento sulla storia del monachesimo nelle sue declinazioni concrete, dall’economia alla viabilità, di cui restano ancora oggi segni importanti sul territorio, presenti, ma non sempre immediati da decodificare. Sono stati quindi individuati 5 percorsi suddivisi per “quadri” che identificano tematismi diversi (corredabili all’ambito degli ordini religiosi), ma che allo stesso tempo formano una rete di luoghi, di espressioni figurative e architettoniche, di paesaggi in cui il visitatore viene condotto in un originale percorso di scoperta territoriale. Cominciamo col pubblicare il primo itinerario, dedicato all’ordine dei Benedettini.

Benedetto, negli affreschi, si muove in paesaggi urbani marcati da torri e merlature, simili a quelle che tuttora circondano i fabbricati abbaziali, facendone un complesso fortificato che proclama il suo prestigio territoriale. Così l’avevano forse già immaginato i fondatori, intorno al 1040, quei conti di Pombia che legano al centro di Biandrate – poco lontano da San Nazzaro – uno dei rami nei quali la loro potente famiglia si articola nel XII secolo. L’aria della medievale Blanderate (“città un tempo molto potente”, puntualizzano orgogliosamente i suoi antichi Statuti comunali) si respira ancora nell’atrio di impianto romanico antistante la facciata della parrocchiale – erede dell’antica canonica di San Colombano, fondata dagli stessi conti – impreziosito dal Giudizio Universale dipinto nel 1444 da Giovanni de Campis. Tempi, quelli, in cui il luogo dava il nome alla “sua” strada, la Biandrina, tesa tra Novara e le Alpi in un paesaggio che nel disegno di argini, campi e siepi lascia intravedere in

filigrana secoli di gestione agricola, per la quale i monaci hanno avuto un ruolo fondamentale. La terra, certo, ma anche l’acqua: dal vicino fiume arrivano i ciottoli che, posati a spina di pesce, sostanziano il romanico di questa terra, mentre dai boschi lungo le sponde si ricavavano foglie per le greggi e le mandrie monastiche, quando svernavano in pianura al ritorno dagli alpeggi estivi. Un paesaggio governato, insomma, in cui anche il bosco è addomesticato: ieri serbatoio di risorse, oggi una presenza marginale, anche se in terra novarese non mancano luoghi dove riscoprire l’ombra e il verde dell’antica selva planiziale: così ad esempio le aree protette della Palude di Casalbeltrame o del Campo della Ghina, a Borgolavezzaro. Per scoprire un altro luogo legato alla presenza benedettina bisogna imboccarla, la Biandrina, e puntare verso la montagna, calcando le orme di quanti per secoli hanno percorso una campagna ben marcata dall’intervento dell’uomo. Scorrono, strada facendo, paesi, castelli e oratori campestri, ma anche cascine: inizialmente – fra XII e XIII secolo – piccole strutture di appoggio all’allevamento e alle produzioni foraggere, in seguito destinate ad evolversi in complessi talvolta articolati, come nel caso dei Palazzi, a Vicolungo – dove una sosta è d’obbligo per ammirare gli splendidi affreschi di XV-XVI secolo della chiesa di Santa Maria delle Grazie e dell’annesso oratorio.


Terre dei Monaci nel Novarese

Itinerari d’arte nel Novarese

10 e 11 luglio 2021: Aperture straordinarie con visite guidate gratuite

Si arriva infine alle porte della Valsesia, a Romagnano Sesia: sullo sfondo della medievale Torre di Sopramonte di Prato, e poco a valle della presa della Roggia Mora, arteria vitale per l’agricoltura novarese, sorge l’Abbazia di San Silano (o Silvano), già ben attestata nel 1008 come fondazione dei marchesi di Romagnano. All’interno della chiesa, dominata dalla massiccia torre campanaria di facciata, e riplasmata in stile neoclassico nel XIX secolo, spiccano un sarcofago marmoreo del V secolo e un cippo funerario di piena età romana imperiale, reimpiegati come arredi liturgici dalle notevoli valenze simboliche. Parte dell’antico monastero è scomparsa, ma l’insediamento circostante si lascia leggere come un palinsesto: prima borgo monastico, poi borgofranco del comune di Novara, infine vivace snodo commerciale in età moderna. Un contesto in cui la Badia dialoga con il barocco della vicina chiesa della Madonna del Popolo (da non perdere gli affreschi di Tarquinio Grassi, all’interno), mentre a pochi passi di distanza la Cantina dei Santi, originaria pertinenza monastica, cela un prezioso ciclo affrescato quattrocentesco, dedicato alle gesta del re Davide. Tanti gli enigmi legati alla Cantina: chi ne fu il committente, quali fossero le sue funzioni, che significato avesse la scelta del tema iconografico… meglio lasciarsi semplicemente avvolgere dai colori e dal sorprendente realismo dei dettagli.

Abbandonata la Biandrina, si torna in pianura seguendo la Roggia Mora, fino a trovare uno dei rari ponti medievali sopravvissuti, nei pressi del castello sforzesco di Proh. Poco lontano di qui i monaci di San Silano possedevano una dipendenza: ancora oggi della cella monastica di Santa Maria sopravvive la notevole abside romanica, quasi fusa con la struttura rustica della cascina nella quale si è trasformata, dopo essere a lungo stata centro spirituale e gestionale dei possedimenti abbaziali. Il Novarese conserva parecchi di questi luoghi, in cui l’eredità benedettina si legge fra le righe in edifici più volte trasformati, ad esempio in chiese campestri, magari “adottati” dalle comunità locali dopo che l’abbandono da parte dei religiosi li aveva condannati al declino. È il caso, ad esempio, del Santo Stefano di Tornaco: la struttura romanica dell’abside e all’interno alcuni affreschi del XV secolo, ricordano i trascorsi medievali, i tempi in cui qui risiedevano – e gestivano i terreni circostanti – alcuni monaci dell’abbazia di Santo Stefano di Vercelli, mentre l’aspetto attuale è frutto di interventi a partire dal XVIII secolo. Gabriele Ardizio

BORGOMANERO Chiesa di San Nicola alla Baraggiola Località Baraggiola Sabato e domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00

SAN NAZZARO SESIA Abbazia dei Santi Nazario e Celso Via Barbavara, 8 Domenica 14.00-18.00

CARPIGNANO SESIA Chiesa di San Pietro Piazza Carducci, interno Castello Sabato 10.00-12.00 e 14.00-18.00; domenica 10.00-12.30

SUNO Pieve di San Genesio Via Pieve, 6 Sabato 14.00-18.00; domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00

CUREGGIO Spazio TAM Piazza Cesare Battisti 11 Sabato 14.00-18.00; domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00

VICOLUNGO Chiesa di Santa Maria delle Grazie Complesso dei Palazzi – SP 15/A (per Landiona) Domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00

MOMO Oratorio della Santissima Trinità SP229 Sabato e domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00 NOVARA Chiostro della Canonica del Duomo di Santa Maria Vicolo della Canonica Sabato 10.00-12.00 e 14.00-18.00; domenica 10.00-13.00 OLEGGIO Museo Civico, Etnografico e Archeologico “C.G. Fanchini” Vicolo Chiesa, 1 Sabato 10.00-12.00 e 14.00-18.00; domenica 14.00-18.00

Inquadra il QR Code e collegati al sito dell’ATL della Provincia di Novara per conoscere i 5 percorsi di Terre dei Monaci nel Novarese 8

ROMAGNANO SESIA Cantina dei Santi Vicolo dell’Abbadia Sabato e domenica 10.00-12.00 e 14.00-18.00

Nel pieno rispetto delle norme COVID 19.


Itinerario Antonelliano nel Novarese Alessandro Antonelli nasce a Ghemme nel 1798 e viene considerato con Guarino Guarini (1624-1683) e Filippo Juvarra (1678-1736) uno dei tre architetti che nel corso di tre secoli hanno lasciato un’impronta indelebile della propria creatività in Piemonte. È attraverso la narrazione di storie, la lettura di documenti e lettere, l’osservazione di disegni e progetti che emerge la figura di una personalità unica che sapeva unire l’estetica della perfezione classica alla sperimentazione tecnica. Geniale nelle intuizioni, dalla volontà di ferro, scrupoloso in ogni dettaglio delle sue opere, di cui seguiva personalmente l’avanzamento dei lavori, era attratto sopra ogni altra cosa dalle altezze, una tensione continua verso il cielo come ben testimonia l’opera novarese sua più famosa, la Cupola di San Gaudenzio. Prosegue dunque il racconto del nostro Itinerario Antonelliano, di uno dei nove comuni che ospitano una testimonianza architettonica, anche questa volta descritta da storici locali e studiosi, accompagnata dai bellissimi disegni dei nostri Urban Sketcher.

Borgolavezzaro: Chiesa Parrocchiale dei Santi Bartolomeo e Gaudenzio «A Borgolavezzaro, linea Novara-Mortara, fece compiere, tra gli anni 1858-1862, la chiesa parrocchiale [...] Questa costruzione segna un nuovo passo dell’Antonelli nella sua maestria di sapere coprire a volta i grandi spazii con una esiguità di mezzi che prima di lui si sarebbe creduta impossibile». (C. Caselli, Necrologio per Alessandro Antonelli) Per comprendere la genesi dell’odierna chiesa parrocchiale di Borgolavezzaro, è necessario fare un salto indietro nel tempo di diversi secoli. Il paese nasce come borgo franco nel 1255 per volontà del Podestà di Novara Peracha Lavezarius. La costruzione della nuova chiesa intitolata a San Gaudenzio, documentata negli Statuti novaresi del 1289, risulta “pubblico sumptu”, cioè per iniziativa del Comune, originando una tradizione che permarrà anche nei confronti della costruzione antonelliana e che dura tutt’oggi. A questa prima, parzialmente danneggiata dalle truppe francesi, ne segue un’altra edificata nel 1565 sul sedime della precedente, in centro al paese. Alla fine del XVIII secolo anche la seconda chiesa di San Gaudenzio è ormai fatiscente e le sue dimensioni risultano troppo ridotte per una popolazione in continuo aumento. Nel 1800 viene demolita l’antichissima chiesa parrocchiale di Borgolavezzaro, quella di San Bartolomeo, e il titolo viene aggiunto alla chiesa che risulta così essere intitolata ai Santi Bartolomeo e Gaudenzio. Nel 1828 diviene parroco Giovanni Pietro Jacchetti. Appena giunto a Borgolavezzaro coglie il problema ed innesca un processo che porterà alla costruzione del tempio antonelliano. La prima idea è quella di restaurare ed ampliare la chiesa cinquecentesca. Don Jacchetti comincia a riunire le principali cariche cittadine per organizzare i lavori più urgenti di riparazione della chiesa. Anche la popolazione, sensibilizzata al problema, si entusiasma all’idea e si mette a produrre in località detta “Fornaci”, ad est dell’abitato, una grande quantità di mattoni. In questa vicenda risalta il generoso impegno della comunità e l’originale metodo di trasporto dei mattoni dalla fornace: nelle ore libere da lavori e nei giorni festivi, un’interminabile fila di cittadini, gratuitamente, si passa i manufatti di mano in mano fino al centro del paese e li deposita nella piazza. Sembra tutto imminente per l’avvio dei lavori ma nel 1834

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Itinerari d’arte nel Novarese

l’Intendenza di Novara sospende ogni attività per questioni finanziarie. Passano gli anni e nel 1837 i mattoni, ancora depositati in piazza, vengono messi all’asta per reperire fondi da destinare al restauro. Al ricavato della vendita si aggiungono le 4.000 lire del lascito testamentario della nobildonna Francesca Tornielli. Valutato alfine come eccessivo lo sforzo necessario per il recupero del fatiscente edificio, il Comune, d’intesa con Fabbriceria e Parrocchia, risolve di costruirne uno nuovo affidando l’incarico della progettazione all’architetto Alessandro Antonelli, che nel 1846 elabora un primo studio prendendo come riferimento la chiesa di Oleggio. Per reperire gli altri fondi necessari, il Comune istituisce una sovrattassa sui terreni. Tuttavia il primo progetto presentato dall’Antonelli presenta un edificio “troppo degno”, per cui nel 1855 il Comune chiede all’architetto un progetto più ridotto che non occupi la proprietà a nord e non restringa troppo la «contrada dell’abitato che mette alla stazione», l’attuale via IV Novembre. Nel contempo, per far spazio al futuro edificio, viene decisa la demolizione della vecchia chiesa, abbattuta poi nell’inverno seguente. L’Intendenza tuttavia blocca il secondo progetto antonelliano per due motivazioni: perché viene superata la somma di lire 100.000 - limite massimo di spesa consentito ai Comuni di terza classe - e per alcune criticità riscontrate. Antonelli infatti nei suoi progetti avanza delle proposte ardite che, secondo le pubbliche autorità, potrebbero creare futuri problemi statici: il taglio di due muri portanti del secentesco campanile sostituiti da tre colonne in granito e la realizzazione dell’ampia vetrata in facciata ne sono gli esempi più lampanti. Antonelli, in una lettera del 25 luglio 1856, confuta pacatamente le accuse ma in definitiva si sottomette alla volontà dell’Intendenza generale ed elabora un nuovo progetto. Queste le sue parole: «Ill.mo Signor Sindaco, ho l’onore di significarle che allo scopo di ottemperare al voto del Congresso Permanente e procedere sollecitamente avanti nella pratica della ricostruzione di codesta chiesa parrocchiale, ho mutato la forma del Presbiterio avanzando di un intercolumnio li altari che fiancheggiano il maggiore per evitare il traforo dei due lati del campanile, quantunque lo spessore della parte di muro che verrebbe a gravitare sulla colonna angolare di granito sia dello spessore di 0,90 eccedente il diametro superiore della colonna di soli cinque centimetri e non di quarantacinque come risulterebbe nello stesso voto e si abbiano d’altronde parecchi esempi di altissime


Itinerari d’arte nel Novarese

diametro e un’altezza di 9 m - ribatte sui muri perimetrali una successione di paraste che sorregge i tetti laterali e contribuisce a contenere la spinta orizzontale della volta, contrastata anche dai 7 tiranti in acciaio imposti all’Antonelli dal Genio Civile per motivi di sicurezza. All’ingresso nella chiesa l’occhio è rapito tuttavia dall’imponente arco trionfale che sovrasta il presbiterio, con i cinque grandi medaglioni raffiguranti Cristo e gli evangelisti. Interessante anche la soluzione del coro coperto anch’esso da una volta ellittica. Certamente la chiesa parrocchiale di Borgolavezzaro risulta un enorme fuori scala nel contesto del piccolo paesino e della campagna circostante. Ma come si colloca nel contesto delle opere antonelliane? Citando il professor Luciano Re, si può forse affermare che “per Antonelli l’andare col suo indomito ingegno accarezzando e svolgendo nuovi e ardimentosi ideali non abbia finito per soppiantare l’attenzione alle occasioni anche modeste dell’architettura, non potendosi stabilire una graduatoria tra opere maggiori e opere minori in base alle loro dimensioni fisiche, in quanto tutte partecipano della stessa grandezza d’intenti, forza innovativa, volontà didascalica”. Anche la chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaudenzio quindi esprime il genio dell’architetto novarese il quale, non lasciandosi frenare dalla perifericità dell’intervento, ha saputo realizzare un tempio degno della sua fama. Bruno e Fulvia Radice

torri campanarie e di angoli di edifici colossali sorretti da una sola colonna come sarebbero il Palazzo Ducale di Venezia ed il Palazzo Municipale di Brusselles in cui la parte sorretta è sestupla del sostegno angolare mentre nel caso nostro non riuscirebbe che tripla.» Nel 1857 viene approvato dal Comune il nuovo progetto. Si rende però necessario partire al più presto con i lavori, essendo il paese già da più di un anno senza chiesa. L’Amministrazione Comunale indice pertanto il 19 aprile 1858 una gara d’appalto per trovare l’impresa che esegua i lavori. La gara va tuttavia deserta. L’opera è grandiosa per l’epoca e si deve trovare una ditta solida e attrezzata che sappia far fronte ad un progetto ardito e a capitolati impegnativi e complessi. Il giorno successivo viene pubblicato il «secondo incanto». Si aggiudica i lavori l’impresa Francesco Ghezzi. 12

Il Comune, per seguire da vicino tutti i lavori, nomina come proprio assistente particolare al cantiere Carlo Stelio. Nell’atto di collaudo datato 16 maggio 1865 è registrato il plauso di Antonelli ai bravi collaboratori che ha incontrato nella realizzazione della chiesa di Borgo: «...in omaggio alla pura verità intendo dare lode all’appaltatore Francesco Ghezzi, all’assistente Carlo Stelio…». Con il 1862 hanno ufficialmente termine i lavori. La vigilia di Natale dello stesso anno la chiesa viene aperta al culto. Ad eccezione dell’altar maggiore – viene riutilizzato quello del 1754 – e della balaustra della chiesa precedente, mancano tutti gli arredi. La facciata è caratterizzata da un pronao con quattro

grosse colonne di granito. Nella vetrata semicircolare si riscontra una modifica rispetto al progetto antonelliano: la parte centrale è stata chiusa in corrispondenza dell’organo, posto all’interno della chiesa in un secondo tempo. Il portale principale è sovrastato da un affresco raffigurante il Martirio di San Bartolomeo. Nel timpano è inserito un busto di Dio Padre ai cui lati emergono in rilievo le figure di due angeli. Questi ed altri elementi, come paraste e semicolonne che intervallano lo spazio scandendo la griglia antonelliana, denotano i riferimenti classici dell’opera. L’interno si presenta ad unica navata coperta da un’ampia volta a botte di 13 m di diametro con un’altezza dal piano di calpestio di 18 m e una lunghezza di 40 m, che costituisce l’elemento architettonico più interessante dal punto di vista statico. Alla teoria di colonne interne - con la base di 95 cm di


Passeggiate in famiglia nel Novarese

Al termine della via si prende a sinistra Via Italia arrivando alla barocca chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, issata al di sopra di una doppia scala di accesso. Passati davanti alla facciata si prosegue lungo Via Costantino Perazzi per poi imboccare la prima a sinistra, Via Angiolina Fasola, che diventa subito una bella selciata in salita (cartelli) affiancata dalle edicole dell’ottocentesca Via Crucis.

Parco Naturale del Monte Fenera: le Grotte di Ara Facile escursione ad anello che passando attraverso piacevoli boschi arriva ad un sito unico ed imperdibile: il Giardino delle Grotte di Ara, ambiente suggestivo in cui lasciar galoppare la fantasia e sognar di ninfe e fate, per poi scendere lungo il caratteristico ed ombroso corso del rio Magiaiga. Località di partenza e di arrivo: Grignasco (320 m) Quota massima: 450 m Dislivello: 160 m totali Lunghezza: 5 km totali Tempo di percorrenza: 2 ore totali al netto delle soste (considerate che la sosta alle grotte assorbirà molto tempo per l’esplorazione dei vostri piccoli!) Tipologia di percorso: misto (asfalto, selciata, sentiero) Segnaletica: cartelli “Sentieri dei Veleggiatori e del Malconcio” con segni bianco/rossi e numero 781; cartelli “Sentiero Rio Magiaiga” con segni bianco/rossi, riquadri azzurri con numero 1 14

Acqua: fontane assenti Periodo consigliato: tutto l’anno in assenza di neve Come arrivare: 44 km a nord di Novara; dalla A26 uscita Romagnano Sesia-Ghemme, direzione “Valsesia”; parcheggi in Viale Stazione. In autobus linea Novara-Romagnano-Varallo (www.baranzelli.it) Informazioni: www.turismonovara.it; www.areeprotettevallesesia.it; www.comune.grignasco.no.it

breve discesa si torna a salire ma in modo assai graduale e piacevole percorrendo un gradevolissimo tratto tra castagni. Il sentiero a volte non è proprio evidente ma è sufficiente prestare attenzione ai segni bianco/rossi che

Nota: proseguendo lungo Via Perazzi, si arriva alla zona più antica del borgo, con strette viuzze acciottolate che circondano la chiesa di Santa Maria delle Grazie, la cosiddetta “gésa vègia” che presenta dettagli romanici. Si passa nei pressi dell’oratorio di San Graziano e poco dopo la selciata lascia il posto all’ampio sentiero (segni bianco/rossi) che sale passando rasente al muro di cinta. Di fronte a un grande frassino, si prende a destra (segni) ancora in salita percorrendo un tratto in trincea, molto

L’itinerario: Dal parcheggio di fronte alla stazione ferroviaria (utilizzata solo per treni speciali), si punta in direzione del semaforo, attraversato il quale si prosegue per Viale Stazione. Al termine della strada si prende a destra Via Rosa Massara passando davanti al parco pubblico “Claudino Mora”, al cui interno si trova un piccolo parco giochi.

chiuso fra alberi e muro. Si apre poi su orti coltivati a terrazzamento, per proseguire, sempre in salita, tra felci e ontani per arrivare quindi a un bel bosco di castagni. Giunti a un bivio ben segnalato, si è alla quota massima dell’intero percorso. Si prende a sinistra (cartello Ara) scendendo per un poco fino ad arrivare a un rio oltre il quale si trova un ricovero in roccia, il Crucc. Dopo una

portano tra faggi e querce dalle forme caratteristiche e bizzarre come quella che parte doppia dalle radici per poi unificarsi giunta a qualche metro di distanza da terra (…ha anche nel tronco un nodo forato che, visto da una certa angolazione, sembra la testa di un mostro fantasy). Il tragitto si fa sempre più suggestivo tra alberi contorti, rocce coperte di muschio e il silenzio del bosco. Quando questo si apre ecco una serie di tavolini da picnic dove fermarsi per una seconda colazione. Proseguendo, si imbocca verso destra l’acciottolata in forte discesa che porta ad un ponte nei pressi di un edificio. Si deve ora entrare a destra attraverso la recinzione (sempre aperta), per accedere al sito del Giardino delle Grotte di Ara che si raggiungono con una breve scalinata in forte discesa (attenzione: un poco scivoloso). È difficile descrivere questo luogo: un arco sospeso alto otto metri, ciò che resta di un’antica grotta, anticipa una pozza d’acqua alimentata da una cascata nascosta tra le rocce. Andando in esplorazione si scopriranno passaggi


Passeggiate in famiglia nel Novarese

è più pericolo, in ulteriori 400 metri si superano i binari arrivando ad un marciapiede che porta fino al semaforo di Viale Stazione e alla fine dell’itinerario. Consigli per i baby escursionisti Escursione affascinante, adatta a bambini al di sopra dei 5 anni o così piccoli da poter essere portati a spalla. Per i bambini troppo piccoli per camminare a lungo e troppo grandi per esser trasportati si consiglia di partire da Ara e raggiungere direttamente le Grotte di Ara. Unico punto cui prestare molta attenzione è il tratto finale sulla provinciale. Non è molto lungo, circa 700 metri, ma le auto purtroppo tendono a non rispettare i limiti di velocità. Se si è in gruppo meglio lasciare una vettura alla partenza e una presso il ponte ferroviario (si veda la descrizione per i dettagli). Per saperne di più: Il Malconcio Un nome strano per un vino unico così chiamato perché assemblato con vitigni locali di diverso genere. Si pensi che nel XVII secolo nella zona di Grignasco oltre 1600 persone erano impegnate nell’attività vinicola!

tra le rocce, attraversamenti a guado e pietre scolpite dal tempo che rendono il sito un luogo magico e incantato in cui scatenare le fantasie dei piccoli escursionisti. E se si pensa che in questa, come in altre delle 76 cavità che si trovano in zona, sono stati trovati reperti preistorici come una mandibola di rinoceronte, la magia si fonde con la storia e rende il luogo ancora più suggestivo. Nota: si presti comunque sempre attenzione, il sito può essere potenzialmente pericoloso sia per i punti scivolosi, sia per gli anfratti in cui potrebbero infilarsi i piccoli esploratori. Per il ritorno si ritorna, ora in salita, verso l’area picnic incontrata in precedenza. Appena prima di questa, in cima alla selciata, si prende a destra il sentiero (cartello e segni). In discesa ripida, scandita da pannelli didattici, si raggiunge il corso del rio Magiaiga. Senza attraversarlo lo si segue in discesa continua e costante, tenendolo per parecchio tempo alla propria destra, su tratti a volte un po’ fangosi. Si deve prestare, però, particolare attenzione ai segni bianco/rossi poiché ad un certo punto il rio va attraversato. Questo punto non è molto bene segnalato a valle, ma appena passata l’acqua si trovano un cartello azzurro, i segni bianchi/rossi ed un cartello di legno che, a ritroso, indica Ara. Si continua tenendo ora l’acqua alla propria sinistra, sempre in discesa ed immersi nella boscaglia. 16

Quando il rio sprofonda nel terreno si passa di nuovo dalla parte opposta, nei pressi dei brutti resti delle cave Colombino, ferme dagli anni Sessanta. Si prende ora a destra e si continua a scendere su sterrata, fino ad una sbarra che chiude la via al traffico veicolare. Al bivio seguente si va a sinistra, ancora in discesa arrivando in prossimità di alcune case. Raggiunto l’asfalto si prosegue dritti, ancora in discesa, passando sotto al ponte ferroviario. ATTENZIONE: si percorre ora un tratto di provinciale. Purtroppo una pista che farebbe evitare questa via ci sarebbe, seguendo le vecchie rotaie della decauville (piccola ferrovia a scartamento ridotto) che serviva le cave di calcare e che corrono parallele alla provinciale, ma esse si perdono nei rovi. Se si è in gruppo e si hanno due vetture, l’ideale è lasciarne una a Grignasco, e l’altra parcheggiarla nei pressi del ponte ferroviario. Se si ha una sola vettura si deve prendere a sinistra lungo la provinciale. Si consiglia di stare a destra, anche se le auto arrivano alle spalle, perché vi è più spazio tra l’asfalto ed il guardrail e perché dopo 300 metri si trova una curva netta verso sinistra. Affrontarla tenendosi a sinistra risulta pericoloso poiché le auto tendono a chiuderla passando troppo rasenti al bordo strada. Superata la curva, la provinciale prosegue dritta e non vi

Per altri suggerimenti di itinerari da fare con i bambini visita il sito www.turismonovara.it


In bici nel Novarese Nella pianura risicola a sud di Novara Nel territorio di Vespolate, Tornaco, Terdobbiate, Nibbiola, Garbagna e Borgolavezzaro, attraversando il Parco della Battaglia, alla scoperta del paesaggio della Bassa Novarese tra dossi, risaie, canali e cascine storiche.

Km parziali

Km totali

Descrizione del percorso

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Partenza da Novara, Via Monte San Gabriele; di seguito si imbocca la Via Mercadante

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Deviazione a destra – Cascina San Maiolo (deviazione indicata in verde, andata e ritorno 1km)

10

13

Da Vespolate, imboccando la sterrata che fiancheggia il cimitero, si raggiunge l’incrocio a sinistra per Borgolavezzaro; si può proseguire diritti e visitare la Cascina Caccia ed il Parco della Ghina (deviazione indicata in verde, andata e ritorno 5km circa)

3,5

16,5

Proseguire lungo la Roggia Mora e raggiungere Sizzano

2,5

19

Si raggiunge Borgolavezzaro

5

24

Attraversato Borgolavezzaro percorrendo la SP96 si raggiunge Tornaco

3,5

27,5

Proseguendo sulla SP7 si raggiunge Terdobbiate

3,5

31

Prendendo a destra la SP6 attraversando la SR211 si raggiunge Nibbiola

1

32

Attraversato il paese di Nibbiola, dopo 1km, deviando a destra, si imbocca una sterrata

3

35

Si raggiunge Garbagna (deviazione indicata in verde, a/r 4km perché merita una visita l’Oratorio della Madonna di Campagna)

4,5

39,5

Prima di entrare in Garbagna (o tornando se si è fatta la deviazione) girare a sinistra sulla sterrata che, fiancheggiando l’area di salvaguardia ambientale e parco agricolo, rientra sulla via Mercadante

3,5

43

Girando a destra si torna a Novara in Via Monte San Gabriele

Il percorso si snoda su strada secondaria o a basso traffico; è totalmente pianeggiante e si percorrono in totale 43 km circa (53 se si percorrono le varianti), di cui 8 circa su strada sterrata con un discreto fondo.

Percorso realizzato con la collaborazione di Amici della Bici – FIAB Novara. 18

0

1km


In bici nel Novarese

Cosa vedi sul percorso Novara - Torrion Quartara

Vespolate

Borgolavezzaro

Cascina San Maiolo Cascina dalla storia millenaria, che rimanda alla fondazione di un luogo monastico, nella prima metà dell’XI secolo intitolato al santo abate di Cluny. I monaci benedettini vi dimorarono fino al XV secolo, epoca alla quale dovrebbero risalire le torrette cilindriche che si vedono agli angoli. Attorno alla corte quadrata si distribuiscono gli edifici, in parte attribuibili al XVII secolo, con i locali per i salariati e la lavorazione del riso, le stalle, i magazzini, il granaio, l’abitazione del conduttore e una cappella.

Chiesa Parrocchiale dei Santi Giovanni Battista e Antonio Abate La Parrocchiale fu edificata nel 1772 sui resti di un antico oratorio del Cinquecento, subendo poi modifiche nel 1827. Pregevoli affreschi e dipinti risalenti al XVI secolo, sono custoditi al suo interno.

Palazzo Longoni Edificato agli inizi del XVIII secolo da un proprietario terriero del luogo, nel 1849 ospitò il quartier generale del maresciallo Radetzky in occasione della guerra austro-piemontese.

Castello Risalente al 1053, ampiamente restaurato, si presenta ora a pianta quadrata; adiacente l’edificio si erge un alto torrione. Pieve di San Giovanni Battista Situata in campagna, lungo la strada che conduce a Tornaco, la Pieve, citata in un documento del 1024, si presenta ad aula unica con abside semicircolare. Gli affreschi che ornano l’interno furono realizzati nella seconda metà del XV secolo. Di grande interesse artistico l’ancona dell’altare che raffigura la Vergine con il Bambino tra i Santi Agostino, Giovanni Battista, Giovanni Evangelista e Francesco d’Assisi.

Chiesa dei Santi Bartolomeo e Gaudenzio Fu progettata nel 1858 dall’architetto Alessandro Antonelli che ideò anche la Mole torinese e la Cupola di San Gaudenzio, simbolo di Novara. L’edificio, ad una sola navata, è preceduto da un pronao; da segnalare il campanile secentesco.

Campo della Ghina Nato grazie all’Associazione Burchvif con lo scopo di preservare gli habitat tipici della Pianura Padana, si estende su una superficie di circa due ettari. Oggi si presenta come un giardino botanico vero e proprio con arbusti, alberi e fiori interamente segnalati, non solo con le appropriate terminologie botaniche, ma anche in dialetto.

Cascina Caccia Il complesso rurale fu edificato nel Cinquecento dalla nobile famiglia novarese dei Conti Caccia. È la tipica cascina a corte quadra con ampio cortile circondato da edifici in cui sono ancora visibili tracce decorative di epoca barocca. Da segnalare un antico mulino dotato di pista da riso e il suggestivo dormitorio che ha ospitato migliaia di mondine che hanno lavorato fino agli anni ’60 del Novecento. 20


In bici nel Novarese

Tornaco Villa Marzoni L’edificio sorge sui resti dell’antico castello risalente al XV secolo. Nell’attuale villa padronale ottocentesca, è ospitato il Museo della Civiltà e Cultura della Bassa Novarese.

TANBO ART L’arte di trasformare le risaie in tele pittoriche, trova spazio nella cosiddetta Area77, zona di produzione del riso Razza77, un’antica varietà che è stata riscoperta e riportata a nuova produzione. Qui le risaie ogni anno rivelano soggetti sempre nuovi e originali.

Chiesa Parrocchiale Dedicata a Santa Maria Maddalena, la Parrocchiale pare risalire al XII secolo, ma subì numerosi rimaneggiamenti ed ampliamenti nei secoli successivi. Oratorio di Santo Stefano Situato in campagna lungo la strada che conduce a Vignarello, l’oratorio è già citato nel 1006 e nel 1121 come dipendenza dell’omonima abbazia di Vercelli. La sua origine romanica è visibile nell’abside e nella parte inferiore delle pareti laterali; fu poi rimaneggiato nel Settecento. Interessanti gli affreschi dell’interno.

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Oratorio di San Pietro Situato nei pressi della Parrocchiale, il piccolo oratorio ad aula unica, è ricco di affreschi del XV e XVI secolo, attribuiti a Francesco Cagnola.

Nibbiola

Terdobbiate Castello Già documentato nel X secolo come castello, fu poi ricostruito nel XV secolo con le caratteristiche tipiche dell’architettura militare con fossato e torri cilindriche; dal 1530 è proprietà dei Conti Cicogna, a cui venne affidato il feudo di Terdobbiate. Trasformato nel corso dei secoli con importanti lavori di abbellimento, si presenta oggi come una signorile dimora di campagna con ampio giardino di grande interesse paesaggistico e botanico

Castello Testimoniato già nel 1198, l’attuale castello risale al XV secolo. Presenta sul lato meridionale la mole della fortezza, costituita da quattro torri angolari e da un torrione che sovrasta il ponte levatoio.

Garbagna Chiesa di Santa Maria La chiesetta romanica, meglio conosciuta come “Madonna di Campagna”, viene già citata dal 1077 e conserva al suo interno un ciclo di affreschi del XV secolo, tra cui spiccano una Pietà di inizio ‘400 e la Madonna in trono incoronata, realizzata da Tommaso Cagnola nel 1481.


I Musei del Novarese del Seicento visibile nella prima sala), abiti e utensili che descrivono antichi mestieri e ambienti come la cantina e la scuola; una sezione è poi dedicata alla tradizione della Sacra Rappresentazione del Venerdì Santo. Ricca e significativa è infine la collezione di giocattoli d’epoca. Info: Viale Antonelli, 1 – Romagnano Sesia (NO) tel. +39 342.1631245 iinfo@museostoricoromagnano.it www.museostoricoromagnano.it

Romagnano Sesia: Museo Storico Etnografico della Bassa Valsesia Adagiata sul Monte Cucco, Villa Caccia, domina l’imbocco della Valsesia. Il monumentale edificio è stato costruito tra il 1842 e il 1848 da Alessandro Antonelli, quale residenza estiva dei Conti Caccia di Romentino. Oggi ospita il Museo che nasce nel 1973 per iniziativa di Maria Adriana Prolo (già fondatrice del Museo Nazionale del Cinema di Torino), di Carlo Dionisotti, di Fernanda Renolfi e di un gruppo di appassionati studiosi di tradizioni, costumi e cultura locali. Fin dalla sua fondazione il Museo ha raccolto numerose donazioni dalla popolazione, che lo ha sempre vissuto come un luogo a cui affidare i ricordi, gli affetti e gli oggetti della propria vita famigliare. È grazie a queste testimonianze che oggi il Museo offre un’ampia collezione di attrezzi agricoli, torchi (tra cui quello 24


#ilmionovarese

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Le vostre foto del nostro Novarese più bello!

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Galliate @paglia__

Ponte romano - Briona, Proh @giovannimalgherini

Casa Fiorentini - Novara @gerarda_caputo

Cupola di San Gaudenzio - Novara @cerruti_roberto

Palazzo Gallesi - Gattico-Veruno @la_mi.ky

Vicolo dell’Arco - Novara @monytomatis

Osservatorio astronomico - Suno @fede_feiz

Castello di Proh @pnat87

Campi di girasoli - Granozzo con Monticello @lisa_lisa_7419

Villa Picchetta - Cameri @ricexperience_visiteguidate

Abbazia di San Nazzaro Sesia @lapablita77

Campo di lavanda - Carpignano Sesia @andreaperiniig

Cerano @stefano_1373

Madonna del Latte - Gionzana @eoloblu

Badia di Dulzago - Bellinzago @francescoquarna

Vigna delle matite - Briona @alicepandolfi1986

Campagna novarese @ilparacchini

Chiesa di Sant’Antonio - Casaleggio @marco.binotti

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Il gusto del Novarese Pesche ripiene Ricetta per n. 6 persone Ingredienti • 6 pesche gialle • 70 g di amaretti • 1 cucchiaio di cacao amaro • 40 g zucchero grezzo di canna • 20 g mandorle • 1 bicchiere di vino dolce liquoroso • burro q.b.

PROCEDIMENTO Dopo aver lavato e asciugato le pesche, vanno divise a metà e va tolto il nocciolo. Lavorare con un mixer il burro, gli amaretti sbriciolati e le mandorle fino ad ottenere una pasta omogenea. Aggiungere poi il cacao e lo zucchero. Mettere il composto ottenuto al centro di ogni mezza pesca. Porre le pesche in una teglia da forno imburrata, irrorarle con il vino dolce e cuocete in forno preriscaldato a 200° C per circa mezzora, bagnando di tanto in tanto le pesche con il fondo di cottura. Servite le pesche appena sfornate con il loro sughetto, decorando con un amaretto intero e qualche mandorla. Da accompagnare con il passito delle Colline Novaresi

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Agenzia di Accoglienza e Promozione Turistica Locale della Provincia di Novara Piazza Martiri della Libertà, 3 - interno Castello - Novara tel. +39 0321 394059 - info@turismonovara.it - www.turismonovara.it @atlnovara Progetto: In Viaggio nel Novarese


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