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Didattica - Educazione ambientale, Speleologia e le occasioni per uscire dal buio

Torrentismo ed un istruttore, Tecnico CNSAS, interveniva prontamente stabilizzando la frattura ed allertando la 13° Zona. Assieme ai Tecnici interveniva anche un elicottero dei Vigili del Fuoco che riusciva a recuperare col verricello l’infortunata.

14 dicembre - Rio della Valle (Liguria) Il Soccorso Speleologico era chiamato a partecipare alla ricerca di uno scomparso, presunto suicida. Le piogge torrenziali non hanno permesso un sopralluogo immediato in acqua, le operazioni si concludevano il giorno seguente.

7 settembre – Forra Pedena (Lombardia) Un giovane tedesco si ferisce ad una gamba e resta bloccato, le forti precipitazioni non rendevano percorribile la forra ed impedivano un immediato intervento. Il giorno seguente era possibile recuperare il ferito con un elicottero del 118 che lo trasportava all’ospedale di Sondrio.

27 luglio – Torrente Vione (Lombardia) A. B. mentre discende il canyon, scivola malamente e si procura la frattura della gamba sinistra. Sono presenti sul posto Tecnici della 6° Zona che intervengono e trasportano il ferito più a valle sino a poterlo far recuperare da un elicottero del 118.

9 luglio – Rio Simon (Friuli Venezia Giulia) Un gruppo di 3 persone discende nella forra, procedono lentamente e dopo 8 ore si trovano in zona sconosciuta; A. F. di 43 anni, tenta di proseguire tuffandosi in una pozza, per precauzione si è legato alla corda tenuta dai compagni. Scompare quasi subito in acqua, e gli amici non riescono a recuperare la corda, intanto si è fatto buio e trascorrono la notte nel torrente. Al mattino riescono in qualche modo ad uscire dalla forra ed allertano il CNSAS, che interviene ed effettua il recupero della salma.

4 agosto – Torrente Grigno (Trentino Alto Adige) Nel corso della discesa, un escursionista francese scivola e si frattura una gamba, i 4 connazionali che lo accompagnano allertano il CNSAS, che interviene ed effettua il recupero.

25 maggio – Rio Malvan (Veneto) Un gruppo di 4 persone discende nel canyon, un loro familiare, preoccupato dal forte ritardo, decide di allertare il CNSAS, ed intervengono alcuni Tecnici della Stazione Veneto Orientale i quali, raggiungono la località ed incontrano i 4 che, a causa della non conoscenza del percorso, avevano allungato di molto i tempi di percorrenza.

9 novembre – Val Rua (Veneto) Nel corso della discesa, la escursionista V. M. scivolava e batteva violentemente la mano sulla roccia. Immediatamente soccorso veniva accompagnata all’ospedale dove le veniva riscontrata la frattura di un dito.

14 marzo – Fiume Lorda (Molise) Il CNSAS è chiamato ad intervenire alla ricerca di un disperso, D. L. B. di anni 62, sarà ritrovato il giorno seguente sul fondo di una vasca d’acqua profonda 2,5 metri. È stato quindi recuperato, le operazioni si sono svolte in collaborazione coi Vigili del Fuoco.

Educazione ambientale. Le occasioni per uscire dal buio

Francesco Murgia - Società Speleologica Italiana P rima di entrare nel merito dell’argomento, ritengo necessario fare un breve preambolo: ciò che intendo comunicare riguarda il rapporto tra speleologia e didattica ambientale e non quello tra speleologia e didattica speleologica. La differenza fondamentale tra questi due tipi di rapporti, talvolta confusi in più di una discussione, si sostanzia nel fatto che il primo riguarda la costruzione di relazioni funzionali tra soggetti sostanzialmente eterogenei mentre il secondo si riferisce esclusivamente all’ambito speleologico. In altri termini, intendo pronunciarmi su un rapporto che necessariamente implica il confronto tra Speleologia e soggetti terzi e non su ciò che, altrettanto necessariamente, si esplica in un ambito autoreferenziale. Esposto questo opportuno preambolo, veniamo al dunque. L’educazione ambientale è un campo applicativo assai vasto che trova nel termine “sostenibilità” un riferimento concettuale, sintetico e preciso, per tutte le azioni operative di informazione e formazione verso le diverse componenti della società moderna. Argomenti quali il risparmio energetico, l’uso delle risorse rinnovabili, la gestione razionale dei rifiuti, la qualità delle risorse idriche, i cambiamenti climatici sono alcune delle tematiche, forse le più importanti,

dalle quali si dipana un intreccio di attività che compongono la variegata matassa dell’educazione ambientale. Ed anche i target sociali di riferimento sono molteplici: innanzitutto le scuole, poi le famiglie, il mondo produttivo e quello politico nonché i media, che spesso dimostrano di aver bisogno, più di altri, di corrette e precise informazioni di carattere ambientale. Alcuni specifici settori, interni a ciascuno di questi target, rientrano più propriamente nel campo d’intervento della divulgazione ambientale i cui contenuti, spesso, si rivolgono ad un pubblico già fortemente motivato a soddisfare le proprie curiosità ed il desiderio di conoscenza delle dinamiche naturali. L’educazione ambientale in senso stretto, invece, ha come target prioritario il mondo della scuola e tra i principali obiettivi quello di accrescere la consapevolezza dei cittadini più giovani sugli effetti delle interazioni tra uomo ed ambiente. Una buona campagna di educazione ambientale, quindi, ha come primo risultato un generale incremento di conoscenza sulle differenti dinamiche ecologiche e, come effetto connesso, l’avvio di serie riflessioni individuali che, trasposte dal piano personale a quello collettivo, si ripercuotano su quegli “stili di vita” che hanno significativi effetti sullo stato dell’ambiente. Ma torniamo agli argomenti elencati in precedenza. Temi quali la qualità delle risorse idriche, i cambiamenti climatici, la gestione razionale dei rifiuti, solo per citarne alcuni, sono altrettanti campi operativi nei quali la Speleologia già opera con specifici progetti di ricerca e con proprie attività organizzate sia sul livello locale che nazionale. Un esempio è la manifestazione “Puliamo il Buio”, un’imponente operazione collettiva che, annualmente, vede impegnati numerosissimi speleologi nella bonifica delle numerose discariche che inquinano e deturpano le grotte italiane. Altro esempio è il progetto “Trias”, affidato dal Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano alla Società Speleologica Italiana, che ha come finalità quelle di approfondire le conoscenze sui alcuni acquiferi carsici in Emilia Romagna nonché di organizzare e coordinare eventi aperti al mondo accademico, alla scuola ed alla popolazione. Ma innumerevoli sono le attività di ricerca ambientale diffuse nel territorio italiano per le quali la Speleologia potrebbe assumere un ruolo unico ed insostituibile in campo didattico; tra questi, gli studi sulle faune ipogee, le ricerche sull’evoluzione dei paesaggi, quelle sulle emissioni di gas Radon dal sottosuolo ed i tanti monitoraggi idrogeochimici e meteo climatici condotti sui sistemi carsici. Relativamente a quest’ultimo campo di studio, in particolare, le recenti prospettive di ricerca attribuiscono ai monitoraggi delle temperature in cavità profonde un’importanza fondamentale per la valutazione delle variazioni climatiche su scala globale: nelle grotte, infatti, le variazioni climatiche arrivano all’interno dei sistemi ipogei in maniera estremamente attenuata a causa della grande capacità termica della roccia. In pratica, il microclima interno delle grotte è legato a quello esterno da una sorta di filtro, per cui le variazioni “lente”, quelle che si manifestano su scala globale, penetrano e lasciano traccia nel cuore delle montagne, mentre quelle “rapide”, quali quelle stagionali, producono effetti assai smorzati sul clima del sottosuolo. Molte grotte, quindi, possono essere considerate come altrettanti laboratori dove poter misurare la “febbre della Terra” e gli speleologi come i detentori di un’informazione ambientale d’interesse universale. Riguardo alla qualità delle risorse idriche, d’altro canto, gli speleologi risultano essenziali per acquisire informazioni utili nella salvaguardia e nella valorizzazione degli acquiferi carsici: gli studi condotti in stretta collaborazione con gli speleologi, infatti, sono dotati di un valore aggiunto inestimabile legato alla possibilità di esplorare e topografare intere porzioni d’acquifero, di effettuare tracciamenti geochimici in luoghi altrimenti inaccessibili e di monitorare la qualità delle acque sotterranee sin dentro il cuore più profondo delle montagne. Ad ulteriore valore, le attività di ricerca speleologica hanno il grande vantaggio di essere soggette ad un costante lavoro di documentazione scientifica ed iconografica, disponibile per ulteriori approfondimenti. La Speleologia, quindi, gestisce importanti informazioni di carattere ambientale d’interesse collettivo che, opportunamente elaborate, possono costituire altrettanti tasselli per costruire efficaci programmi di educazione ambientale da proporre sui diversi livelli istituzionali. Tali percorsi, oltre che potersi avvalere di una robusta base informativa tecnico scientifica, trovano un potente elemento d’affascinazione nell’alone magico e misterioso che caratterizza il mondo ipogeo nell’immaginario collettivo. Moltissimi gruppi speleologici, come testimoniato dalla ricerca condotta dal gruppo di lavoro nato in seno al Forum per la Didattica Speleologica della SSI, già operano nel campo dell’educazione ambientale; i numeri di tale ricerca parlano chiaro e descrivono un Foto S. Cattabriga

Foto S. Cattabriga

quadro d’analisi in cui risultano coinvolti circa 40 gruppi speleologici che, nel triennio 2005 – 2007, hanno svolto le loro attività interessando oltre 70.000 studenti. Ma a fronte di tutte le opportunità sopra descritte e delle numerose iniziative già in atto, la Speleologia tuttavia non è ancora riuscita ad assumere un ruolo proprio, caratterizzante e riconosciuto; forse dobbiamo trovare uno sciamano che sciolga l’atavica maledizione dello speleologo che, per chissà quale condanna, fa apparire i nostri comportamenti come aberranti agli occhi dei più, o forse, più propriamente, dobbiamo individuare il contenitore più adatto dove poter applicare con efficacia tutte le potenzialità della speleologia. In relazione a quest’ultimo aspetto, uno degli strumenti istituzionali di livello nazionale già operativi nel campo dell’educazione ambientale è INFEA (Informazione, Formazione, Educazione Ambientale), un programma del Ministero dell’Ambiente finalizzato a diffondere sul territorio strutture di informazione, formazione ed educazione ambientale. Dallo sviluppo di quel programma, gli operatori dell’educazione ambientale hanno elaborato interventi diversi, sia in sede locale che in sede nazionale, le cui finalità sono riconducibili ad una comune strategia incentrata su: UÊ il rafforzamento delle conoscenze specifiche su temi ambientali; UÊ la crescita complessiva delle sensibilità e consapevolezze individuali e collettive verso l’ambiente; UÊ l’esplicitazione di bisogni e di proposte orientate al miglioramento della qualità ambientale anche attraverso il cambiamento dei comportamenti; UÊ la promozione della partecipazione delle diverse istanze sociali per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile dell’ambiente naturale e sociale. Snodi locali di tale sistema sono i Centri di Coordinamento Regionale ed i Centri d'Educazione Ambientale, che operano ciascuno sul proprio territorio e, al tempo stesso, scambiano esperienze, organizzano attività comuni, collaborano fra loro e con il mondo della ricerca, dell'amministrazione pubblica, della politica e dell'impegno per l'ambiente. In quest’ambito, che possiamo definire “dell’educazione ambientale istituzionale”, già operano molte realtà speleologiche in numerose regioni italiane che collaborano attivamente con gestori di aree protette, enti pubblici e scuole di ogni ordine e grado. Il sistema nazionale INFEA, quindi, potrebbe essere uno dei contenitori dentro il quale la Speleologia italiana può reclamare, e ottenere a pieno titolo, un ruolo specifico presso le istituzioni. Ma il processo di accreditamento, in ambito INFEA o in qualsiasi altro contenitore, passa per la realizzazione di un programma coordinato tra le tante anime della Speleologia, un programma che preveda, tra l’altro, la progettazione e la produzione di materiali divulgativi comuni, la definizione di approcci didattici condivisi, la differenziazione e l’integrazione delle iniziative attuabili nei diversi territori italiani e la standardizzazione dei rapporti operativi formali che dovranno sancire i comuni intenti di Speleologia ed istituzioni pubbliche. L’obiettivo prioritario, quindi, ritengo sia quello di redigere, insieme alle tante “anime speleologiche”, una programmazione articolata in obiettivi specifici, azioni operative, tempistica definita e, in tale contesto di programma, trovare attori in carne ed ossa che intendano assumersi le diverse responsabilità di progetto. Le articolazioni di tale programma, al termine di questo processo, potranno essere proposte alle istituzioni, Ministero dell’Ambiente, Enti Parco, Province, Comuni, per attribuire alla Speleologia italiana un legittimo riconoscimento istituzionale, generale e superiore, nel campo della didattica per la sostenibilità. L’educazione ambientale, quin di, assume un valore strategico fondamentale per tutto il movimento speleologico italiano in quanto può diventare un efficacissimo strumento per “uscire dal buio” ed acquisire ruolo sullo scenario del mondo – altro. Un contatto strutturato con il “pianeta giovani”, inoltre, innescherebbe certamente un ciclo virtuoso per ribaltare quel trend negativo di partecipazione che, da qualche decennio, sta minando il futuro dell’attività speleologica in Italia. Il prossimo autunno a Toirano, in occasione degli “stati generali” della Speleologia italiana, avremo luoghi specificamente predisposti per discutere sull’argomento e una buona occasione per decidere, insieme, come far uscire dal buio i contenuti ed i valori a cui attingiamo muovendoci nel cuore profondo della Terra. Stiamo all’erta sull’“Index Toiranensis”, quindi, che le Speleologie sono in Movimento! N Foto M. Sivelli Foto M. Sivelli