6 minute read

La storia degli scisti di Besano

Luana Aimar e Antonio Premazzi Speleo Club Erba

Besano

LOMBARDIA LOMBARDIA

Besano, in provincia di Varese, è un piccolo paese vicino al confine svizzero, circondato da colline non più alte di mille metri e ricoperte di boschi. Questi rilievi sono costituiti da rocce particolari, note con il nome di Grenzbitumenzone o Formazione di Besano, caratterizzate da sottili strati nerastri (scisti bituminosi) alternati a strati più spessi e compatti di dolomie. Gli scisti bituminosi devono il loro colore scuro al fatto che sono estremamente ricchi di materia organica non ossidata, tanto che tendono a bruciare piuttosto facilmente producendo un gas infiammabile dall’odore acre. Ciò era noto da sempre agli abitanti della zona che fin dal Settecento li utilizzavano per il riscaldamento e l’illuminazione domestica. Nacque così, sul vicino Monte Orsa in località Vallone, l’embrione di una miniera, per decenni sfruttata esclusivamente dai locali. La situazione però cambiò improvvisamente verso la metà del Settecento: lo scienziato francese Selligue mise a punto un elaborato sistema per l’estrazione di gas combustibile dagli scisti bituminosi, gas che si sarebbe potuto utilizzare per rifornire il nascente sistema di illuminazione delle strade di Milano.

Dal gas alle pomate Così la richiesta di scisti bituminosi si impennò bruscamente e nel 1774 un intraprendente lecchese, tale Valsecchi, prese la concessione della Mi

Sopra: galleria della miniera di Besano, si notano a sinistra i muri di sostegno (Foto A. Ferrario)

Sotto: ramo fossile di Voltzia sp. Museo dei Fossili di Besano (Foto L. Aimar)

niera del Vallone ed iniziò a estrarne le rocce su scala industriale. Purtroppo questo sfruttamento non si rivelò mai particolarmente redditizio: la miniera ben presto si rivelò insufficiente a soddisfare la rischiesta di scisti in continuo aumento; inoltre proprio in quegli anni si resero disponibili grandi quantità di combustibili fossili di importazione ad un prezzo nettamente inferiore a quello delle rocce besanesi. L’attività di Valsecchi fallì clamorosamente, ma nonostante questo, nei decenni successivi e per tutto l’Ottocento, numerosi coraggiosi imprenditori si succedettero nella gestione della Miniera di Besano. I loro tentativi, però, puntualmente si arenarono nel volgere di pochi anni. Ma agli inizi del Novecento, nel Tirolo austriaco, venne messo a punto un procedimento chimico per produrre dagli scisti bituminosi l’ittiolo, una pomata nera puzzolentissima, che cominciò ad essere molto richiesta dall’industria farmaceutica dell’epoca. L’analogo prodotto italiano venne battezzato Saurolo, per distinguerlo dalla pomata austriaca. Così la richiesta di scisti bituminosi conobbe nuovamente un netto rialzo e nel 1902 l’ingegner Ratti ottenne la concessione della Miniera di Besano - nel frattempo abbandonata - e ne riprese lo sfruttamento. Contemporaneamente nacquero numerose altre miniere di scisti bituminosi nell’adiacente territorio svizzero (in par

Panorama dell’area di Besano (Foto L. Aimar)

ticolare quella di Tre Fontane presso Serpiano) che iniziarono ad esercitare una fortissima concorrenza sulla miniera italiana, costretta di nuovo al fallimento. A questo punto le due attività mi-

IL SAUROLO: POMATA DI RETTILI ESTINTI!

Il Saurolo (ammonium sulfosaurolicum) è un prodotto pressocchè indistinguibile dall’ittiolo di produzione austriaca ed è costituito da solfoittiolato di ammonio, utilizzato dall’industria farmaceutica. Il suo marchio è stato registrato presso lo stabilimento di Meride negli anni in cui Neri Sizzo ricopriva la carica di Amministratore delegato della Società Anonima Scisti Bituminosi di Meride e Besano ed il suo nome vuole indicare un’importante caratteristica degli scisti bituminosi con cui veniva prodotto: spesso al loro interno si scoprivano fossili di rettili (sauri) estinti, anche di grandi dimensioni. Ciò che rimaneva degli scisti dopo il trattamento per la produzione del Saurolo era ulteriormente utilizzato per produrre la Saurolina, un prodotto meno puro, usato in ambito veterinario. Il Saurolo era raccomandato come medicinale antisettico nella cura delle malattie della pelle (psoriasi, eczemi) ma era indicato anche come espettorante, per cure oftalmiche e come rimedio contro il catarro intestinale. Conobbe il periodo di massima richiesta negli anni in cui l’Italia si impegnò nelle campagne d’Africa, poiché il Saurolo era il prodotto ideale per combattere la maggior parte delle malattie della pelle contratte dai soldati. Tuttavia alla fine della Seconda Guerra Mondiale vennero immessi sul mercato dei prodotti di natura sintetica molto affini al Saurolo, e la

I prodotti a base di Ittiolo (Foto L. Aimar)

richiesta di quest’ultimo prodotto crollò improvvisamente ponendo fine all’industria mineraria che nel frattempo era nata nell’area di Besano e del Monte San Giorgio.

nerarie, quella sul versante italiano e quella in territorio svizzero, vennero fuse con la costituzione di una società unica, la Società Anonima Miniere Scisti Bituminosi di Meride e Besano. È a partire da questo momento che gli scisti bituminosi cominciarono ad essere sfruttati in quantità veramente massiccia, portando un discreto benessere alla popolazione locale. Fuori dalla Miniera di Besano venne costruita una teleferica con funi d’acciaio, soprannominata “La Novella”, per il trasporto dei materiali a valle. Lungo il suo percorso la Novella sorvolava vari sentieri, tra cui la strada militare dove spesso camminavano ignari turisti. Per proteggerli era stata eretta una rustica tettoia sostenuta da quattro pali in legno proprio nel punto di passaggio della teleferica. Ma è difficile valutare quanto queste persone potessero stare tranquille, dato che la caduta di materiali era un fenomeno abbastanza frequente come ci è testimoniato ancora oggi dagli accumuli di scisti che si trovano qua e là! All’interno della miniera gli scisti bituminosi venivano caricati su carrelli e subito portati all’esterno. Qui aspettavano due operai specializzati che rapidamente facevano una prima cernita, caricavano gli scisti su cesti metallici, mentre scartavano l’eventuale dolomia presente, facendola rotolare giù per il pendio, in quella che ben presto venne battezzata “La Discarica” e che con l’andare del tempo assunse proporzioni sempre più vaste. Lo sfruttamento minerario a Besano si interruppe definitivamente intorno agli anni Cinquanta e da allora la miniera venne abbandonata.

La miniera In tutti questi anni si sono verificati numerosi crolli che ne hanno reso inaccessibili parecchi tratti. Attualmente la Miniera del Vallone può essere percorsa per circa 500 metri, ma un tempo doveva essere ben più estesa. Il piano di coltivazione principale è costituito da due vasti ambienti paralleli collegati tra di loro in più punti ed in comunicazione con l’esterno tramite due ingressi. La galleria d’accesso principale è lunga una sessantina di metri ed è stata scavata pressoché perpendicolarmente agli strati. L’areazione è garantita da un sistema di condotti di ventilazione che si aprono con ampi ingressi sul pen

Gli scisti bituminosi bruciano facilmente (Foto A. Ferrario)

Sotto: Askeptosaurus italicus, particolare del cranio - Museo dei Fossili di Besano (Foto L. Aimar)

dio che sovrasta la miniera stessa e, a giudicare dalla corrente d’aria che percorre attualmente le gallerie, funzionano ancora perfettamente. Infine, gli scavi protratti per tutti questi decenni hanno portato alla luce anche una grandissima quantità di fossili, che ancora oggi sono considerati unici nel loro genere e senza eguali nel mondo. Infatti gli scisti bituminosi si sono formati sul fondo di un antico mare tropicale che ricopriva la regione del Ceresio nel Triassico medio, circa 235 milioni di anni fa. Quello di Besano era un bacino marino chiuso, con le acque nettamente stratificate e prive d’ossigeno al fondo, attorniato da aree semiemerse e bassi fondali marini. Nel bacino precipitavano così i resti delle forme di vita che popolavano le acque più superficiali e le terre circostanti, dove trovavano le condizioni ideali per conservasi allo stato fossile. Oltre a grandissime quantità di conchiglie, pesci e resti vegetali, gli scisti bituminosi ci hanno regalato anche numerosissimi rettili, spesso di grosse dimensioni, tra cui il famoso Besanosaurus, un ittiosauro completo ed in perfetto stato di conservazione di quasi sei metri di lunghezza. N