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Pipistrelli in bottiglia

Pipistrelli in bottiglia Pipistrelli in bottiglia

Andrea Salvarani

Nello strano mondo in cui viviamo, in cui sembra più accattivante avvicinare elementi apparentemente inconciliabili per creare motivi di interesse e di attenzione, ci accingiamo, violentemente provocati da un vecchio amico, ad osare l’inosato, a sondare l’insondato: un accostamento cultural-filosofico-materico tra l’elemento a voi tutti noto, che chiameremo per brevità «la grotta», ed un secondo elemento a tutti più o meno familiare quanto indegno di nota: il tappo corona, quell’oggetto metallico dentellato protagonista di tanti giochi della nostra infanzia. Ai due, forse tre stoici che persevereranno nella lettura di queste righe, voglio rivolgere parole spero illuminanti. Interroghiamoci, quali sono gli elementi comuni? Le grotte ed in genere tutti gli ambienti umidi si prestano malissimo a contenere manufatti metallici ed affini, per motivi chiari anche al più sprovveduto. I collezionisti di tappi corona, umilissimi oggetti che accompagnano silenziosi la vita dell’uomo da almeno un secolo (inventati nel 1891 dall’americano William Painter, impiegarono più di dieci anni per entrare nell’uso quotidiano) sanno benissimo che nelle grotte, cavità, antri, abissi, caverne di varia foggia e natura non potranno mai reperire gli agognati tappi. Ben lo sapeva uno dei pionieri del collezionismo, oggi purtroppo scomparso, che negli anni ’60 si riforniva abitualmente alla stazione di Milano, utilizzando un bastone munito all’estremità di una calamita, carpendo così alla ruggine rarissimi esemplari provenienti dal sud Italia e gettati tra le rotaie da ignota mano di emigrante. Io stesso posso confermare che, nelle mie pur modeste frequentazioni speleologiche, mai rinvenni in tali luoghi la minima parvenza di tappi corona. E dire che ne ho trovati praticamente ovunque, in cima a montagne, sotto la sabbia in spiaggia, perfino in una chiesa dentro un fonte battesimale… Si direbbe quindi che la grotta non ama il tappo a corona, stante e costante l’igrometria che lo renderebbe in poco tempo un agglomerato rugginoso. Inoltre mi piace pensare che il frequentatore di grotte, animato da una particolare sensibilità verso la natura, non si abbassi ad abbandonare rifiuti in genere in simili ambienti. E allora? Allora dobbiamo guardare l’altra faccia della medaglia, quella più nascosta, che tuttavia spesso racchiude le verità più sorprendenti, sovente apprezzabili e

afferrabili solo con un equilibristico gioco di meningi e di fantasia. Il tappo corona, vero e proprio documento e testimone dei nostri tempi, ha saputo nella sua storia più che centenaria farsi portatore dei più svariati messaggi, riconoscibili sulla sua superficie serigrafata. E tra le innumerevoli immagini abbiamo voluto cercare quelle attinenti al tema a te caro, amico speleologo. Perché devi sapere che se l’umile tappo avesse un cuore, questo batterebbe anche per te, se pure in piccolissima parte. Ebbene, sì, a fatica estrema, scorrendo la nostra collezione forte di oltre 54.000 diversi esemplari da tutto il mondo e coinvolgendo nella ricerca colleghi animati dalla stessa passione, possiamo infine rendere noto che circa lo 0,04% sul totale riproduce sulla superficie immagini che in qualche modo richiamano l’ambiente delle grotte e la vita che queste ospitano. La rapida carrellata che proponiamo comincia dalla serie, notissima, delle bevande Bacardi che in diversi colori effigiano il tipico abitante delle cavità sotterranee. Restiamo in argomento e godiamoci un pipistrello rosa in campo nero, riprodotto su un bel tappo fabbricato in Svizzera ma ignoto per quanto riguarda le informazioni sulla relativa bibita. Continua la serie dei chirotteri con un rarissimo tappo della “Societé Le Froid” di Noumea, Nuova Caledonia, un pezzo che ogni collezionista vorrebbe possedere, oltretutto vecchio di almeno quarant’anni. Proseguiamo concedendoci una digressione, pur restando in tema, e riconosciamo la contaminazione del mondo dei fumetti nella serie argentina della Crush ai vari aromi (pomelo, sabor limon, naranja e cola), nella Pepsi messicana e nel “Bat juice” (Succo del Pipistrello!) di Tacoma, Wash. USA. Quest’ultimo, a differenza dei precedenti, non riporta l’esplicito riferimento a Batman e alla società che ne gestisce i diritti sulla diffusione del marchio (Comics Inc. 1964), ma è evidente il furbesco richiamo all’eroe di Gotham City: il tappo, che ha il retro in sughero, è probabilmente antecedente al 1964. Passiamo poi, altra rarità, agli unici tappi che mostrano l’ambiente delle grotte, seppure in modo alquanto stilizzato: dal Portogallo ecco il “Refresco Gruta da Lomba”, della Società Fernando de Barros e Filhos L.da. di Guetim –Espino; possiamo supporre che esista colà una cavità naturale con quel nome, e lasciamo il quesito agli esperti annotando che le bevande sono (o forse erano) prodotte nei vari gusti laranjada, gasosa, sumo de laranja, morango (fragola) e pirolito (cos’è?). Ci piace

concludere il nostro viaggio speleotappo-logico in casa nostra, più precisamente in Piemonte con due tappi dell’Acqua minerale Lurisia (CN): il personaggio effigiato è identificabile - per l’abbigliamento e l’attrezzatura - con un frequentatore di luoghi sotterranei, con un po’ di giustificata partigianeria con uno speleologo. Carissimi amici, termino con un auspicio che mi perdonerete. Voi siete abituati a osservare attentamente ciò che sta sotto i vostri piedi (solitamente le grotte stanno lì): ebbene, spero che ora il vostro sguardo terrà in maggiore considerazione i tappi corona che finiscono spesso a popolare il nostro suolo, o, meglio ancora, conserverete i tappi delle bevande consumate in qualche viaggio esotico per iniziare una piccola collezione di questi oggetti. Se poi qualcuno tra voi vorrà saperne di più sul tema, o addirittura effettuare scambi o contribuire alla mia collezione, potrà contattarmi all’indirizzo ganmhs@tin.it. Sarà assolutamente il benvenuto. Andrea Salvarani

Breve scheda dell’autore

A.S. risiede a Reggio Emilia, dove è nato 75 giorni prima della conquista del K2. Oltre a collezionare tappi corona (è all’11° posto in una classifica mondiale, che vede oltre 100 collezionisti possedere almeno 10.000 pezzi), si guadagna il pane quotidiano facendo l’architetto. Possiede un passato da cabarettista quale componente-fondatore di un gruppo musicale attivo negli anni ottanta. Ha i baffi, non è calvo, non ha il pizzetto, non fuma. Tiene famiglia. I suoi trascorsi speleologici si limitano a qualche sporadica quanto incosciente perlustrazione di qualche cavità nella collina e montagna reggiana. Ritiene che quest’ultima annotazione non costituisca un dato essenziale ai fini della comprensione della sua sfaccettata personalità. In questo momento sta in salute decente e così spera di tutti voi. ■