Direction n. 115

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DIGITAL BUSINESS REVOLUTION

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LA DIGITAL ECONOMY AL SUPPORTO DEL BUSINESS


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INDICE

3 Il supporto del settore digitale per sfruttare la crisi Covid 6 Lo spazio di lavoro con al centro l’utente 8 Digitale, resilienza ed experience: la ripartenza delle PMI 10 Più attenzione alla cybersecurity dei lavoratori da remoto 12 Con le lavagne interattive il futuro della collaborazione è già qui 14 Pianificare la sicurezza per proteggere chi lavora da remoto

Direttore responsabile: Gaetano Di Blasio In redazione: Giuseppe Saccardi, Gaetano Di Blasio, Paola Saccardi, Edmondo Espa Grafica: Aimone Bolliger Immagini Dreamstime.com Redazione: via Marco Aurelio, 8 - 20127 Milano Tel 0236580441 - fax 0236580444 www.reportec.it redazione@reportec.it

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15 Come massimizzare l’investimento nel cloud computing 16 I data center richiedono innovazione e nuovi standard 19 Crescita dei dati e cloud richiedono un nuovo approccio alla rete aziendale 20 Dall’emergenza alla nuova normalità con la digital transformation

21 La security elemento cardine dell'innovazione digitale 21 La security elemento cardine dell'innovazione digitale 24 Collaborare da remoto in modo sicuro e garantito 26 Verso un retail sempre più contactless 28 Innovazione del business, Artificial Intelligence e video 4K 30 Minacciata la digital comfort zone dei Millennial italiani

Direction Reportec • anno XVII • numero 115 - settembre 2020 Stampa: A.G.Printing Srl, via Milano 3/5 20068 Peschiera Borromeo (MI) Editore: Reportec Srl, via Marco Aurelio 8, 20127 Milano Il Sole 24 Ore non ha partecipato alla realizzazione di questo periodico e non ha responsabilità per il suo contenuto

Presidente del C.d.A.: Giuseppe Saccardi Iscrizione al tribunale di Milano n° 212 del 31 marzo 2003 Diffusione (cartaceo ed elettronico) 50.000 copie Tutti i diritti sono riservati; Tutti i marchi sono registrati e di proprietà delle relative società.


Il supporto del settore digitale per sfruttare Assintel a fianco delle imprese la crisi Covid che vogliono rilanciare e

di Gaetano Di Blasio

rinnovare il proprio business

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a digital transformation è un termine fin troppo abusato, la vera innovazione parte adesso: «Il Covid-19 ci ha sbattuto contro un muro e sta costringendo le aziende a riprogettarsi», afferma Paola Generali, Presidente di Assintel, l'associazione nazionale delle imprese ICT e Digitali di Confcommercio.

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Lo shock è stato forte, ma è servito a comprendere le potenzialità del digitale, che ci ha permesso di continuare a lavorare (e non solo) nonostante il lockdown. La prima grande novità è stata lo sdoganamento dello smart working, oggi ci troviamo di fronte ad una nuova sfida: va progettato ed utilizzato con razionalita’, come modalita’ integrativa di lavoro ove necessario e non come presa di posizione assoluta. Se in passato rinnovare significava comprare un dispositivo più potente o al massimo aggiornare un software, oggi sono disponibili soluzioni che apportano elementi completamente nuovi basati su intelligenza artificiale, realtà aumentata e realtà virtuale, evidenzia Generali, che aggiunge: «Le aziende, soprattutto le micro, piccole e medie imprese (MPMI –secondo la definizione a livello europeo), devono imparare a ragionare fuori dagli schemi e noi del settore possiamo e dobbiamo aiutarle, è loro compito però riprogettare il proprio business, spiegandoci cosa cercano, cosa gli manca sicché, lavorando insieme, potremo capire quale soluzione, che sia un sito, un'app o qualcos'altro di più articolato, soddisfi le esigenze del loro business. Il Digitale è il fattore abilitante non il fine ultimo da perseguire, il Digitale è “al servizio delle aziende”». Si tratta di un processo virtuoso che porta efficacia e risultati, tali per cui i costi non risultano mai un problema, anzi prevale l'entusiasmo e molti imprenditori sono contenti di sviluppare

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Paola Generali, Presidente di Assintel

soluzioni avanzate, mentre in passato prevalevano logiche piuttosto conservative. Ciò detto, la Presidente di Assintel sottolinea: «È necessario "democratizzare " le tecnologie, diffondendole il più possibile così che i costi si riducano arrivando alla portata di tutte le piccole e medie imprese in modo da accelerare la digitalizzazione del Paese». Le tecnologie, del resto, sono una chiave fondamentale per la ripresa post Covid-19, permettendo di accrescere la produttività e la produzione.

Le tecnologie per la ripresa Molto sinteticamente, Paola Generali, elenca alcune delle tecnologie che aiutano le imprese a innovare, prima fra tutte il cloud, che è la base su cui si appoggia qualsiasi piattaforma. Emergono, poi, tecnologie per la realtà aumentata e la realtà virtuale, che in ambiti come il commercio/retail e il turismo – fra i più colpiti dal lockdown - esaltano la cosiddetta customer experience,

chiave di volta per una nuova modalita’ di marketing e di vendita. La VR (Virtual Reality) permette, per esempio, di "provare" un vestito come se fossimo in un camerino. In passato questo era ed è possibile attraverso uno schermo grande, "formato specchio" in negozio, con una serie di vantaggi, a breve sarà possibile farlo da remoto con una smart TV o da qualsiasi altro dispositivo provandoli sul nostro Avatar che sarà identico a noi. Si tratta di una tecnologia complessa, perché occorre calcolare tutti i parametri biometrici quali peso, massa, incarnato e così via, affinché il capo di abbigliamento risulti indossato come dal vivo, in modo che l'acquirente sia soddisfatto quando lo riceverà e il tasso di resi sia il più basso possibile per il retailer. La cybersecurity è un altro settore del digitale particolarmente strategico, poiché la sicurezza è la base per essere online e sfruttare le capacità di cui abbiamo parlato finora. IoT e Blockchain sono ulteriori ambiti d'innovazione, per esempio, sul fronte turistico o nell'agroalimentare, su cui puntare per accelerare la ripresa. Una delle attività che sta portando avanti Assintel è quella di comprendere quali siano le esigenze delle MPMI sul fronte digitale, proprio perché ci troviamo in una fase di transizione, aggravata dalla pandemia. Facendo parte di Confcommercio, Assintel è in una posizione privilegiata, che consente di raccogliere le suddette esigenze d'innovazione.


D'altro canto Assintel, evidenzia la Presidente Generali, rileva una notevole annosa richiesta di competenze informatiche e digitali che è profondamente carente: «Basti pensare che al dipartimento di informatica dell'Università Statale di Milano si iscrivono in mille studenti all’anno e ne escono trecento, quando, per soddisfare le esigenze del solo mercato milanese ne servirebbero tremila!» A questo si aggiunge che molti studenti in ambito informatico si fermano ai primi tre anni di studio senza conseguire la laurea magistrale, perché trovano subito lavoro. Il risultato, però è che il livello complessivo di competenze è piu’ basso di quello che si acquisisce con la laurea Magistrale. Tanto che alcune aziende, per esempio, assumono ragazzi che hanno terminato la Laurea triennale in Ingegneria informatica e contemporaneamente gli pagano la retta dei due anni del corso per ottenere la Laurea Magistrale, pur di non lasciarsi scappare talenti. A questo si aggiungono genitori ancorati a vecchie logiche che spingono i ragazzi verso carriere d'altri tempi. «Questa situazione andrebbe affrontata, sin dalla quarta classe della scuola primaria, allorquando i bambini sono pienamente in grado di comprendere come si possa interagire con la tecnologia e quindi possano cominciare ad apprezzarla ed essere stimolati sulle modalità di applicazione

nei diversi contesti lavorativi. In quest’ottica, il nostro appello alle istituzioni è che il sistema scolastico sia completamente riprogettato adattandosi agli scenari digitali in chiave Digitale».

L’appello alle Istituzioni: sostenere meglio le MPMI nei percorsi di digitalizzazione In questo contesto, le aziende vanno supportate per motivarle alla trasformazione digitale: ancora troppe realtà ne restano ai margini, anche se il lockdown è stato come una scossa che ha cominciato a mostrare come il cambiamento sia la chiave per continuare ad esistere e competere. L’annosa questione riguarda anche i bandi, che devono interessare sia le aziende della domanda sia dell’offerta Digitale: sono troppo spesso molto generici e andrebbero riscritti, perché le aziende devono poter focalizzare le proprie esigenze e trovare facilmente diretti riscontri nei bandi stessi. Tale bisogno è stato portato avanti prima del Covid da parte di

Assintel e tutt’ora è tra le priorità dell’associazione. L'obiettivo è di far “provare e vedere” alle MPMI le nuove tecnologie per consentire loro di partecipare ai bandi con cognizione di causa, affinché siano realmente di aiuto. Paola Generali afferma anche: «Occorre far tesoro dell'esperienza ricavata dal Coronavirus, non per tornare allo status quo, ma per rilanciare le imprese. È lo spunto per riprogettare il loro business attraverso il digitale: utilizzando le tecnologie sia per vendere i loro prodotti sia per aggiungervi nuovi servizi, che spesso sono apprezzati tanto quanto il prodotto. Certamente tale riprogettazione del business non è semplice, ci sarà bisogno di supporto da parte di aziende ed esperti di fiducia, che proprio l’ecosistema associativo può garantire attraverso l’incontro fra domanda e offerta. «Si tratta di un'occasione irripetibile –conclude la Presidente - la crisi ci offre l'opportunità di migliorarci e Assintel è un punto di riferimento per il settore a supporto totale di ogni azienda». f

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Il gap di competenze digitali: serve investire nella scuola

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di Gaetano Di Blasio

Lo spazio di lavoro con al centro l’utente Citrix migliora il coinvolgimento degli utenti finali e facilita l’automazione dei processi

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itrix è nata circa trent'anni fa e da oltre venti porta avanti l’idea di "future of work", un nuovo modo di pensare al lavoro, più flessibile e soprattutto sganciato da un luogo fisico deputato al suo svolgimento: «Tutte le tecnologie che sviluppiamo vanno in questa direzione - afferma Mario Derba, Vice President per l’area Western & Southern Europe di Citrix - che continua: «Oggi i tre fronti più importanti dell'innovazione sono quelli che si propongono di impattare positivamente produttività personale, flessibilità e sicurezza. «Guardando ai dati che emergono da una serie di ricerche condotte a livello globale, si rileva che l'87% dei dipendenti ha un grado di coinvolgimento all’interno della sfera lavorativa - il cosiddetto "engagement" - assai basso. Considerando che, secondo Price Waterhouse Coopers basta un minimo aumento del livello di coinvolgimento per ottenere un 57% di impegno in più da parte di un dipendente, si evidenziano grandi margini di produttività da recuperare offrendo una migliore esperienza ai lavoratori. «L'improduttività nasce spesso da meccanismi aziendali sedimentati. Con la nostra piattaforma di digital workspace riduciamo al minimo la complessità dell’esperienza di lavoro, rimettendo al centro il lavoratore e le sue esigenze, che spesso si traducono nello svincolarsi da un determinato luogo fisico, per poter accedere alle risorse di cui si ha bisogno da qualunque luogo e in qualsiasi momento, in totale sicurezza» aggiunge poi Derba: «Noi rimettiamo al centro il lavoratore, coprendo così "l'ultimo miglio" della digital transformation, distinguendoci, così, dai nostri concorrenti, che non arrivano a trasformare efficacemente il modo in cui lavora l'utente finale». Consentire a chi deve lavorare di farlo quando vuole, dove vuole, quanto vuole e in maniera sicura significa migliorare l’esperienza. «Grazie a soluzioni di sicurezza - spiega il manager - l'utente accede immediatamente a tutte le risorse che gli occorrono. Inoltre con il Digital WorkSpace Citrix ha sviluppato un insieme di microservizi che consentono all'utente di prioritizzare i compiti e automatizzare processi, accedendo alle applicazioni di cui ha bisogno senza la necessità di conoscere in dettaglio l'applicazione stessa». Una serie di app classiche sono state integrate con i microservizi e sono disponibili per gli utenti finali, che possono scegliere quali processi semplificare. Analogamente, un “connettore universale” viene messo a disposizione per sviluppare microservizi che abilitino le applicazioni legacy specifiche del cliente. Per esempio, nel caso in cui un dipendente debba inoltrare una richiesta di


La flessibilità Soprattutto a seguito del Covid, la flessibilità del poter lavorare da remoto è stata preziosa per le aziende, ma tante hanno solo sfiorato il vero smart working, dovendosi accontentare di connessioni inadeguate, basate su reti VPN che non scalano al crescere del numero degli utenti e senza l'impostazione di un appropriato piano a supporto della Business Continuity. «La flessibilità non consiste nel riuscire a comunicare a distanza in qualche modo, ma nell'essere pienamente operativi ovunque. Per questo è necessaria un’infrastruttura cloud che, insieme al machine learning - dice Derba - permetta di realizzare postazioni capaci di assistere appieno e in maniera sempre più intelligente il lavoratore. «Machine learning oggi significa

usare gli analytics per capire come all'utente piaccia operare e quali siano le sue preferenze, così da "cucirgli addosso un’esperienza su misura" e facilitargli il lavoro». Il terzo pilastro della visione di Citrix riguarda la sicurezza, che mai come ora è un elemento critico, considerando quanti attacchi informatici colpiscono aziende di tutti i settori e dimensioni. Anche per la sicurezza, sostiene il Vice President, il nodo cruciale è relativo al lavoratore, e Citrix pone una particolare attenzione alle minacce che riguardano il dispositivo finale e ai i rischi collegati al comportamento del dipendente. In sintesi, l'obiettivo è coprire il suddetto “ultimo miglio” per abilitare realmente la digital transformation: non basta riprogettare i sistemi Informativi e usare il cloud, ma è e urgente cambiare l’esperienza dell'utente finale e rivoluzionarne l'ambiente lavorativo per recuperare anche solo il 50% dell'engagement oggi disperso. La corretta tecnologia di per sé può fare moltissimo e, dice Derba, il mondo di domani sarà sempre

Mario Derba, Vice President per l’area Western & Southern Europe di Citrix

più ricettivo, proprio perché le tecnologie saranno più incentrate sull’utente finale e tagliate su misura. Inoltre, i sistemi digitali sono ormai d'uso comune e facilmente utilizzati dalle attuali e prossime generazioni, senza le barriere d'ingresso del passato. Anche dal punto di vista organizzativo le nuove generazioni stanno cambiando le vecchie regole, favorendo l'adozione di modelli basati su obiettivi e nuove modalità di valutazione del lavoro. Si vanno applicando gli aspetti organizzativi del lavoro "agile” e superando le vecchie logiche di controllo da parte del "padrone". «Sono convinto che quelli che stiamo vivendo siano mutamenti destinati a durare nel tempo. Recentemente, infatti, il direttore generale di una tra le più importanti banche italiane, mi ha confermato che lo smart working viene pienamente accettato nell’ambito bancario e che la mentalità sta cambiando. Sia il settore finanziario sia quello pubblico stanno abbracciando soluzioni innovative, che accelerano i processi decisionali e molte altre aziende italiane stanno seguendo lo stesso percorso», sostiene Derba, che ribadisce quanto sia importante diffondere la Digital Transformation non solo tramite l’adozione di soluzioni adeguate, ma anche ridisegnando radicalmente i processi, magari tramite la creazione di una Digital Factory, che consenta alle aziende di rivisitare trasversalmente il proprio business e di diffondere rapidamente la cultura digitale al loro interno. f

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acquisto, potrebbe dover attivare applicazioni che usa solo saltuariamente, il che lo renderebbe lento, influendo sulla sua produttività e sul suo sentirsi coinvolto. Creandogli invece un accesso diretto, si accelera il processo e si riduce il cosiddetto "context switching", che impedisce al lavoratore di focalizzarsi su ciò che è per lui più rilevante, semplificandone notevolmente il lavoro e aumentando il suo coinvolgimento e la sua motivazione. «Aziende di medio grandi dimensioni hanno migliaia di applicazioni diverse. Questa complessità si "deposita" nei processi aziendali mentre per migliorare esperienza e produttività è necessario semplificare», sottolinea Derba.

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Digitale, resilienza ed experience: la ripartenza delle PMI

di Giuseppe Saccardi

Affrontare il futuro, per una PMI, richiede che siano stabilite delle priorità e decisioni su dove e come investire. Un suggerimento su come agire è offerto da SAP

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ipartire dopo un evento grave come quello che sta coinvolgendo l’intero globo è sempre difficile. Un aiuto può venire dai suggerimenti di manager di aziende che quotidianamente hanno a che fare con i problemi connessi alla gestione di un'azienda. In proposito, abbiamo chiesto ad Adriano Ceccherini, Direttore Mercato PMI di SAP Italia e Grecia, come sarebbe meglio affrontare i mesi che ci aspettano, soprattutto per una PMI.

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«Nel mio ruolo - spiega Ceccherini - spesso mi sono trovato a dover analizzare le differenze di orientamento e approccio al digitale tra le imprese di grandi dimensioni e le PMI. Ovviamente risorse, competenze a disposizione di questi due cluster viaggiano su ordini di grandezza diversi, ma è anche vero che le PMI possono vantare dei vantaggi rispetto ai loro concorrenti più grandi. Possono sviluppare legami più stretti con clienti e dipendenti, possono adattarsi velocemente ai cambiamenti di sentiment del mercato, sviluppare prodotti innovativi in tempi rapidi, e modificare tempestivamente il modello di business in un’ottica di maggiore competitività. E il rapporto delle PMI con la tecnologia sta evolvendo per mantenere questi vantaggi inalterati.

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Il digitale al servizio della resilienza Durante e dopo la crisi COVID-19 le aziende hanno compreso l’importanza della tecnologia come una alternativa perseguibile per affrontare situazioni di emergenza, garantire la continuità del business, e in molto casi come un’opportunità per esplorare nuovi percorsi. Per esempio, durante il lockdown la tecnologia ha permesso di mantenere i contatti, accorciare le distanze, promuovere e garantire educazione e formazione, realizzare progetti complessi da remoto, permettere alle aziende di rivedere i modelli di business sviluppando nuovi prodotti e servizi per sopravvivere. L’attuale scenario economico potrebbe rappresentare un rallentamento alla crescita di molte PMI. Ad un certo punto, tuttavia, è necessario


Adriano Ceccherini, Direttore Mercato PMI di SAP Italia e Grecia

fonte per accedere a dati rilevanti di cui i manager hanno bisogno in tempo reale per crescere, pianificare e possibilmente anticipare le evoluzioni del mercato.

Focus sull’experience Le recenti disfunzioni operative e la volatilità dei mercati hanno ribadito l’importanza di servire efficacemente clienti, coinvolgere i dipendenti e stabilire rapporti di fiducia con i partner. Queste connessioni sono alla base della resilienza e dell’agilità delle aziende di più piccole dimensioni. Secondo una recente analisi che abbiamo svolto lo scorso aprile con Oxford Economics, intervistando 2.000 aziende PMI in 19 paesi emerge che le organizzazioni stanno adottando questo imperativo, citando la customer experience come una priorità fondamentale nei prossimi tre anni. Questo è vero sia a livello globale che italiano, dove circa il 40% dei rispondenti ha dichiarato che la customer experience rappresenta la prima area

di intervento in questa fase di “ritorno alla normalità”. Per le PMI italiane la seconda area di intervento rientra nello stesso filone, e si concentra sul migliorare la capacità di attrarre nuovi clienti, mentre la terza area consiste nel minimizzare i rischi di business e di compliance. Infine un’altra area di forte interesse per le PMI italiane è quella di migliorare l’esperienza dei propri dipendenti (22%) e attrarre e fidelizzare nuovi talenti (21%). Migliori esperienze di clienti e dipendenti non derivano solo da una gestione oculata del business. Ogni funzione aziendale deve standardizzare i propri processi, migliorare la comunicazione e cercare nuovi modi per essere più efficiente, crescere e innovare. Questi interventi sono delle sfide per un’organizzazione perché il coordinamento tra le diverse funzioni è molto complesso. Basti pensare che spesso sono diverse le divisioni che si occupano di customer e employee satisfaction, ad esempio marketing, servizio clienti, direzione del personale e operation. È evidente a tutti, insomma, che nell’economia post-pandemica il successo del business per le PMI passa da agilità, focalizzazione sulle persone e utilizzo del potere dei dati. E come SAP siamo impegnati ad aiutare le aziende ad andare verso questa direzione e a funzionare sempre più come un’impresa intelligente per poter offrire ai loro clienti esperienze rilevanti e uniche, dove la tecnologia è invisibile e privacy, sicurezza e fiducia sono elementi certi». f

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tracciare una strada da percorrere verso il recupero. Ma questa volta, tornare alla “normalità del business” non è un’opzione. Le nuove tendenze che richiedono resilienza, agilità e conoscenza istantanea stanno accelerando, facendo evolvere pratiche e processi consolidati, progettati principalmente per essere scalabili, automatizzati e garantire efficienza. La prossima ondata di innovazione non si focalizzerà su rendere più veloci i processi esistenti. Al contrario, l’attenzione si concentrerà sulla capacità di un’azienda di agire senza indugio, rispondere a interruzioni e cambiamenti imprevisti quali modifiche nelle normative, indisponibilità delle risorse, carenza di approvvigionamento e picchi di domanda per prodotti che non erano considerati missioncritical una settimana fa. Dal nostro osservatorio, con il COVID-19 stiamo assistendo ad esempio a un grande fermento, soprattutto verso sistemi ERP di nuova generazione, per massimizzare l’agilità di business, standardizzare i processi, accedere a dati certi in tempo reale e ridurre il time-tovalue. La domanda delle PMI italiane si sta orientando sul poter disporre di un digital core affidabile, meglio in cloud, che agisca come cuore pulsante dell’azienda e a cui processi come supply chain, produzione, e-commerce si possano integrare in modo semplice e naturale. Stiamo assistendo a una crescita di interesse per le nostre soluzioni di ERP in Cloud, che non vanno considerate solo come soluzioni ERP, ma soprattutto come la

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Più attenzione alla cybersecurity dei lavoratori da remoto

di Giuseppe Saccardi

Cresce la consapevolezza dei rischi alla sicurezza anche se i comportamenti pericolosi rimangono molti. Trend Micro evidenzia come porvi rimedio

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urante il “lockdown”, il 73% degli italiani che ha lavorato da remoto ha sviluppato una maggior consapevolezza nei confronti della cybersecurity, ma i comportamenti a rischio sono ancora molti. Il dato emerge da una recente ricerca dal titolo “Head in the Clouds” commissionata da Trend Micro alla società Sapio Research. Ha coinvolto 13.200 lavoratori da remoto in 27 Paesi e in Italia il campione è stato di 506 dipendenti di aziende di diverse dimensioni e settore. Lo studio, che aveva l’obiettivo di approfondire l’attitudine dei lavoratori da remoto nei confronti delle policy aziendali IT e di cybersecurity, ha rivelato che il livello di sicurezza oggi è alto più che mai. Lo conferma, osserva Lisa Dolcini, Head of Marketing di Trend Micro Italia, il fatto che ben l’88% dei dipendenti italiani ha dichiarato di osservare attentamente le istruzioni del team IT e che l’86% è concorde nell’affermare che la sicurezza aziendale sia parte integrante delle responsabilità di ognuno. Inoltre, il 64% riconosce che l’utilizzo di applicazioni non ufficiali costituisce un serio rischio. Riconoscere i rischi non per forza è sinonimo di comportamenti responsabili. A evidenziarlo il fatto che: • Il 51% dei dipendenti utilizza applicazioni non ufficiali sui dispositivi aziendali e • il 34% vi custodisce dati corporate. • il 74% utilizza il computer aziendale per navigare a scopi privati. • Il 37% accede a dati aziendali da un dispositivo personale, violando le policy di sicurezza. • L’11% accede a siti hot con il PC aziendale e il 5% al dark web. • Il 21% consente l’accesso al dispositivo aziendale a persone non autorizzate. I dati della ricerca evidenziano comunque la forte attenzione che viene posta al problema della security per quanto concerne il lavoro remoto e lo smart working. «È incoraggiante vedere quante persone prendono seriamente i consigli del team IT e capiscono che la protezione della propria azienda sia anche una responsabilità individuale, anche se verrebbe da chiedersi perché gli altri non lo


Smart working sicuro nel cloud e ovunque Se da un'analisi della situazione si passa a considerare come migliorare la postura aziendale in relazione alla tumultuosa trasformazione in atto, una considerazione di base da fare è che si parla di smart working, ma di fatto si tratta di home working, visto come traslazione della postazione di lavoro dall’interno all’esterno dell’azienda. In sé, le pratiche per una corretta protezione non sono cambiate rispetto a prima e non cambiano con il lavoro da remoto. L’home working potrebbe però portare le aziende a rivedere le strategie al fine di fornire ai dipendenti delle connessioni più sicure. Quello che appare suggeribile, osserva Lisa Dolcini, è concentrare le proprie priorità su tre aspetti essenziali. Proteggere il dato ovunque si trovi. I dati sono il capitale aziendale ed è compito dell’IT e del management fornire ai dipendenti i giusti dispositivi, gli strumenti e le corrette linee guida per l’utilizzo e le pratiche di smart working, oltre a fare tutto il necessario per

mettere in sicurezza l’infrastruttura aziendali e i dispositivi dei dipendenti. Proteggere l’infrastruttura. Il collegamento alla rete aziendale deve basarsi su VPN, che però garantisce la sicurezza nello scambio di comunicazioni ma non del loro contenuto. Per questo è importante installare sul dispositivo utente un software Antivirus che garantisca una protezione completa. Va anche verificato di aver installato tutti gli aggiornamenti sia del sistema operativo che dei programmi utilizzati, quali la suite di Office, il reader dei file pdf, il browser Internet e tutti i programmi che vengono utilizzati. Proteggere il collegamento. Nel caso in cui si utilizzi un router

Lisa Dolcini, Head of Marketing di Trend Micro Italia

commerciale, non gestito da un operatore telefonico, va verificato che il firmware sia aggiornato e la password non sia quella di dotazione. Ciò vale anche per la rete wi-fi. Vanno poi attivate le funzionalità di firewall, presenti di default, anche nei sistemi operativi che hanno una configurazione standard. «Il lavoro da remoto è oggi un mezzo molto efficace a supporto della gestione dell’emergenza sanitaria. In una prima fase le aziende che non avevano previsto una situazione del genere, in cui migliaia di lavoratori hanno iniziato a lavorare contemporaneamente da casa, sono andate sotto stress, a causa di un’ampiezza di banda non sufficiente e l’impossibilità di garantire lo stesso livello di sicurezza ai dispositivi che si connettevano dall’esterno della rete aziendale. Sicuramente hanno sofferto maggiormente le aziende con infrastrutture on-premise, mentre quelle che erano più avanti nella trasformazione digitale e avevano adottato soluzioni cloud sono state in grado di gestire la situazione in maniera più reattiva. Passata questa prima fase, dove le aziende hanno sistemato o semplicemente integrato l’infrastruttura esistente, ci troviamo ora in una seconda fase, che vedrà molto probabilmente il consolidamento del lavoro da remoto come normale abitudine lavorativa. È quindi un’ottima occasione per approntare le giuste procedure ove non ancora fatto, per garantire la sicurezza dell’infrastruttura», osserva Lisa Dolcini. f

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fanno - ha affermato Lisa Dolcini -, Le criticità sembrano però esserci quindi le consapevolezze sulla cybersecurity devono tradursi in comportamenti concreti. Le aziende devono tenere ben presenti le differenze all’interno della propria forza lavoro e insistere sulla formazione e sulla consapevolezza, in un momento in cui la cybersecurity è finalmente riconosciuta dai dipendenti come fondamentale».

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Con le lavagne interattive il futuro della collaborazione è già qui

di Giuseppe Saccardi

Il sistema di videoconferenza integrato e con schermo antibatterico di BenQ abilita la collaborazione sicura e dinamica anche da remoto e nel cloud

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a diffusione del lavoro a distanza, la ridefinizione degli spazi aziendali e la necessità di collaborazione tra gruppi di lavoro sono elementi chiave della trasformazione digitale in atto e aspetti imprescindibili per affrontare i momenti critici come quello che si sta vivendo. Per fortuna, le soluzioni non mancano. Un esempio concreto dell’impegno dei produttori è offerto da BenQ Corporation, multinazionale specializzata nella ricerca, nello sviluppo e nella produzione di tecnologie digitali. La società è quotata tra i leader nello sviluppo di tecnologie di proiezione DLP (Digital Light Processing) ed ha a portfolio un’ampia gamma di display il cui obiettivo è di favorire la rivoluzione digitale in corso. Alle soluzioni consolidate ha aggiunto di recente la nuova serie CP DuoBoard, costituita da display digitali componibili che, evidenzia Giacomo Rocchi, Sales and Marketing Director della filiale italiana, ha trasformato in soluzioni concrete quanto necessarie per l’attuale trasformazione digitale delle aziende, predisponendo nello stesso tempo un contesto altamente sicuro per gli utilizzatori.

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La salute innanzitutto

Giacomo Rocchi, Sales and Marketing Director di BenQ

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Per garantire la salute e ridurre al minimo i rischi connessi alla pandemia in corso, sia che vengano adottati per favorire il lavoro e la collaborazione dei team in ufficio o che questo avvenga da remoto, per ridurre l’impronta batterica e i conseguenti rischi di contagi i display della serie DuoBoard si avvalgono del sistema Healthcare+, una tecnologia ideata specificatamente per proteggere la salute del personale sul luogo di lavoro. Healthcare+, oltre a includere la Smart Eye-Care Solution per la tutela del benessere oculare e un sensore di qualità dell'aria che monitora la quantità di CO2 nella stanza, è una tecnologia che comprende anche un rivestimento dello schermo resistente ai germi, costituito da uno strato nanoionico d’argento che elimina la maggior parte dei germi a contatto e ne previene la diffusione nell’ambiente circostante.


spazio di lavoro laddove serva estendere e migliorare la collaborazione tra più persone. Duo Windows: permette, tramite il display DuoBoard, di eseguire e visualizzare fianco a fianco due diverse applicazioni e/o sorgenti, in modo da favorire attività di tipo multitasking e la condivisione delle informazioni. Duo OS: consente di utilizzare contemporaneamente due sistemi operativi diversi (Android, iOS, macOS e Windows) su un unico display DuoBoard. Duo Users: è una funzione multitouch che permette a più utenti di collaborare sulla medesima applicazione nello stesso momento. EZWrite: è una lavagna fruibile in cloud e da remoto che consente

Nella sua essenza, BenQ DuoBoard è una soluzione di video collaborazione con cui BenQ si è proposta di mettere a disposizione delle aziende e dei gruppi di lavoro locali o remoti una piattaforma che permetta di sfruttare tutte le possibilità offerte da una moderna sala riunioni, essere di ausilio alla creatività e favorire l’interazione e lo scambio di idee tra dipendenti e collaboratori. In particolare, integra in un solo prodotto tutte le diverse tecnologie comunemente utilizzate nelle sale meeting, quali monitor ad alta definizione, lavagna interattiva e un sistema per realizzare videoconferenze di qualità professionale. «Tramite un unico dispositivo multifunzione, diventa possibile realizzare riunioni altamente coinvolgenti e interattive, promuovere la creatività e migliorare la produttività, la partecipazione e l’interazione sinergica tra più persone sia in ufficio che da remoto», ha comLa soluzione di video collaborazione BenQ mentato Giacomo Rocchi. DuoBoard

Una suite per collaborare ovunque e nel cloud Il motore di BenQ DuoBoard è costituito da Collaboration+, una suite di funzionalità progettate per ottimizzare l’efficienza, la produttività e il lavoro in team, sia locale che remoto. In particolare, ha evidenziato BenQ, la suite funzionale comprende: Duo Boards: permette di affiancare due display DuoBoard in modo da disporre di un unico e più ampio

agli utenti di partecipare alle riunioni e di condividere le idee sulla lavagna tramite i propri dispositivi mobili. Oltre che dalla suite Collaboration+, la qualità delle video conferenze tramite BenQ DuoBoard è assicurata dalla presenza di una videocamera integrata e da un set di microfoni di qualità professionale che riducono i rumori ed eliminano l'eco. Il BenQ Launcher

consente poi agli utenti di iniziare le riunioni con un solo tocco.

Flessibilità e sicurezza Cloud e collaborazione remota sono due forti abilitatori della trasformazione digitale ma possono aprire la strada a rischi. Per evitarli, spiega Giacomo Rocchi: «La piattaforma è dotata in particolare della funzione DMS (Device Management Solution), che abilita il controllo centralizzato dei dispositivi BenQ e permette ai responsabili IT di gestire i diversi display installati anche da remoto, attivare o cancellare applicazioni». L’AMS (Account Management System) è invece una funzionalità che permette al responsabile del servizio di gestire gli account multi-utente e le impostazioni personalizzate dei dispositivi. Una volta configurato, un utente può accedere al proprio profilo avvicinando al sensore di prossimità NFC (Near Field Communication) la propria card. Ad accesso avvenuto, sul display appare il desktop personalizzato con le applicazioni e i file e diventa possibile accedere allo spazio cloud personale senza bisogno di digitare ogni volta user name e password. Per permetterne l’uso in contesti diversi, BenQ DuoBoard comprende i modelli CP6501K e CP8601K, rispettivamente con schermi di 65 e 86 pollici. Le dimensioni sono state definite con l’obiettivo di permettere ai dispositivi di adattarsi facilmente agli spazi disponibili, con la versione da 65 pollici che può essere utilizzata anche in verticale. f

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All-in-one per la video collaborazione professionale

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di Giuseppe Saccardi

Pianificare la sicurezza per proteggere chi lavora da remoto

Lo smart working richiede un approccio proattivo e proiettato nel tempo per la sicurezza e la gestione dei dispositivi remoti.

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er i team IT l’attenzione del 2020 avrebbe dovuto concentrarsi sulla trasformazione digitale. In un attimo le priorità sono mutate imponendo di fornire assistenza al lavoro a distanza. Per farlo i dipendenti devono accedere a Internet utilizzando dispositivi propri o PC aziendali che vanno costantemente protetti. I dispositivi remoti non beneficiano però delle tecnologie di sicurezza implementate a livello centrale e diventa importante capirne lo stato al fine di rafforzarne la postura di sicurezza. Il problema più grande è l’identificazione e il controllo dei dispositivi che si connettono alla rete, le loro vulnerabilità e, cosa importante, il processo di patching di centinaia o migliaia di endpoint attraverso le Reti Virtuali Private e la loro limitata larghezza di banda. Aziende come Microsoft e Adobe rilasciano le loro patch ogni mese ma nella situazione attuale la loro installazione non è semplice. Avere visibilità dei dispositivi è però prioritario e tramite servizi cloud i team IT dovrebbero poter visualizzare lo stato di ogni macchina usata dai dipendenti.

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Emilio Turani, Managing Director per Italia, South Eastern Europe, Turchia e Grecia di Qualys

L'IT dovrebbe altresì poter definire le proprie regole sul patching e sulle priorità, in modo da classificare i nuovi problemi in base alla gravità, al rischio e al potenziale valore per i malintenzionati. Seguendo questo modello, ogni attività di patching potrà essere effettuata a distanza senza doversi affidare agli utenti. La sfida più grande per la sicurezza non è solo la configurazione del presente del lavoro a distanza, ma il prevedere ciò che accadrà nel futuro. Supportare lo smart working significa ottenere lo stesso grado di conoscenza delle risorse e di tutti i dispositivi di un'azienda nel corso del tempo, come

avviene sulla rete aziendale. È essenziale a tal fine comprendere le potenziali vulnerabilità, capire come possano essere corrette e come gestire la risposta per l'azienda nel suo complesso. È un nuovo approccio, ma permette di mantenere sicuro il lavoro a distanza, rendendo l'ambiente di lavoro il più vicino possibile a quello aziendale. Per rispondere a queste esigenze, Qualys, pioniere e fornitore leader di soluzioni di sicurezza e compliance basate sul cloud, ha adottato un approccio basato sull’offerta di VMDR, Vulnerability Management, Detection and Response, che permette di massimizzare le tattiche di sicurezza informatica di aziende di qualunque settore e dimensione. «Si tratta di una suite che consente un notevole salto di qualità ai programmi di gestione delle vulnerabilità e verifica della compliance – evidenzia Emilio Turani, Managing Director per Italia, South Eastern Europe, Turchia e Grecia di Qualys -. Il monitoraggio dell'infrastruttura individua le vulnerabilità in modo tempestivo ed efficace, rendendo più sicure le risorse esposte e consentendo di definire la priorità delle misure di risoluzione da adottare». f


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Come massimizzare l’investimento nel cloud computing

di Giuseppe Saccardi

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na ricerca condotta a livello mondiale realizzata da Enterprise Strategy Group (ESG) con il coinvolgimento di circa 1.300 decision maker IT di aziende pubbliche e private ha evidenziato che solo il 5% di esse ritiene di aver raggiunto un significativo livello di coerenza della propria infrastruttura IT. Secondo lo studio, la frammentazione è in aumento e le organizzazioni sono alle prese con ambienti multicloud eccessivamente complessi. A livello globale, il 73% delle organizzazioni concorda sul fatto che la complessità delle operazioni IT è aumentata a causa dell'utilizzo di servizi di public cloud o di servizi multicloud accanto all'infrastruttura on-premise. Le organizzazioni ritengono che la semplificazione sia un valore e che questa consenta una riduzione media del 30% delle violazioni della sicurezza, delle interruzioni delle applicazioni o di altri eventi che riguardano i dati residenti nel public cloud. Lo studio evidenzia anche come, una volta ottenuta una gestione del cloud coerente, i risultati ottenuti siano migliori di quelli attesi. • Il 90% dei decision maker IT ha sperimentato un aumento dell'efficienza e la semplificazione delle operazioni. • Oltre all'efficienza, l'87% degli intervistati ha dichiarato di aver notato un'accelerazione del time to market, l'81% un aumento del ritmo dell’innovazione, il 77% dei cicli di sviluppo delle applicazioni. Il 74% ha poi dichiarato che una delle conseguenze di questa

implementazione è stata quella di rendere la propria organizzazione in grado di adottare tecnologie trasformative come l'intelligenza artificiale e il machine learning. Lo studio indica alcune raccomandazioni su come raggiungere un consistente miglioramento nella coerenza della gestione del cloud: • La prima raccomandazione è relativa al cloud privato. La coerenza della gestione non è l'unico requisito per il successo del cloud ibrido. Va anche garantito che la infrastruttura on-premise sia modernizzata, compatibile con il cloud, iperconvergente e API-driven. • La seconda è relativa alle conoscenze necessarie. La coerenza della gestione del cloud sarà un elemento di trasformazione per i team IT grazie all'aumento dell'utilizzo di AI/ML e allo sviluppo accelerato delle applicazioni. Con la razionalizzazione dei workflow nella gestione del cloud, i responsabili IT dovrebbero concentrarsi sulla formazione e sul reclutamento di talenti con le competenze necessarie per supportare gli analytics, i DevOps e le iniziative di intelligent automation. Non va scordato il fattore umano. Per molte organizzazioni, avere una gestione coerente del cloud potrebbe richiedere l’aiuto di esperti, come per esempio vendor, system integrator, rivenditori o tutte e tre le categorie; l’importante è che i responsabili IT di queste aziende ne siano consapevoli se vogliono implementare progetti di infrastrutture cloud. f

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Per oltre il 70% delle organizzazioni le troppe opzioni disponibili sono il motivo della complessità dei sistemi IT

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I data center richiedono innovazione e nuovi standard

di Giuseppe Saccardi

La realizzazione di data center basati su moduli prefabbricati è guardata con crescente attenzione e Vertiv ritiene che diventeranno i nuovi standard

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uando si parla di data center è opportuno distinguere tra le diverse tipologie esistenti. In particolare, prefabbricati e modulari sono metodologie distinte, ma i dati di mercato indicano che l'adozione dei cosiddetti data center prefabbricati modulari (chiamati anche PFM), che combinano entrambe le tecniche, sono in rapida crescita. Secondo gli analisti di settore di 451 Research, evidenzia in proposito Cristina Rebolini, Commercial, Industrial and Enterprise Sales Director di Vertiv (www. vertiv.it ) in Italia, il mercato dei data center PFM si sta espandendo, ed entro il 2021 raggiungerà un tasso di crescita annuale cumulativo (CAGR) del 14,4%. La ragione di questa crescita è legata essenzialmente alle implementazioni a basso rischio e ad alto valore aggiunto, con il vantaggio di una consegna più rapida e un’installazione in loco più facile. Ma la nuova tecnologia, spiega Rebolini, introduce un divario di conoscenza e un rischio percepito dell’ignoto: cosa intendiamo quando diciamo prefabbricati e modulari, e quali vantaggi assicurano alla costruzione, al funzionamento e alla ottimizzazione di strutture critiche come i data center?

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L’impatto dell’Edge Computing

Cristina Rebolini, Commercial, Industrial and Enterprise Sales Director di Vertiv

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La crescita esponenziale della Digital Transformation aggiunge a quelle usuali la preoccupazione di come gestire l’imprevedibile crescita della domanda pur rimanendo flessibili per il futuro. I casi d’uso nel settore delle applicazioni di Edge Computing richiedono potenzialmente un grande numero di data center medio-piccoli (o addirittura micro) per gestire i carichi di lavoro associati a un’esplosione della domanda legata ad esempio all’IoT. Le implementazioni in un sito Edge possono poi spaziare da un impianto da 5MW in città a un singolo rack posizionato vicino a un’antenna 5G sul tetto di un edificio.


Questo perché la progettazione, la configurazione e l’integrazione delle varie componentistiche direttamente a livello di fabbrica permettono di ottenere un’integrazione più stretta tra i sistemi, migliorandone la gestione e rendendo più lineari i processi».

Il perché di un data center prefabbricato e modulare Ciò che rende attraenti i data center PFM è il fatto che sono delle soluzioni che includono l’intera gamma delle unità necessarie per gestire la potenza elaborativa del data center, dai singoli componenti ai sistemi più complessi, compreso le infrastrutture elettriche e termiche, software e servizi di controllo e gestione, oltre a impianti secondari come illuminazione, protezione antincendio, sicurezza fisica e

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Far fronte a queste innovazioni che vanno dal core all’Edge con approcci convenzionali è quasi impossibile. Gli approcci tradizionali, come il processo di costruzione “stick-build”, hanno rappresentato la scelta scontata per molte organizzazioni semplicemente perché non c’era alcuna alternativa praticabile. Tuttavia, i metodi tradizionali si sono rivelati in molti casi inefficienti in quanto non sono stati in grado di rispondere ai requisiti di sviluppo accelerato delle organizzazioni più dinamiche, spesso non prevedendone un’adeguata crescita. «In un tale scenario - osserva Rebolini -, metodi prefabbricati e/o modulari sono sempre più la scelta degli operatori dei data center per un approccio integrato e scalabile.

sistemi anti allagamento. I vantaggi dei PFM includono in pratica un progetto su misura del cliente, tempi di installazione più veloci, la possibilità di scalare ed espandere la capacità in base alla domanda, prestazioni ottimizzate dei componenti con una visione olistica del sistema e controlli di qualità elevati. E non ultimo, osserva Rebolini, il fatto di poter trovare un’applicazione che spazia dal core fino all’Edge di un'infrastruttura IT. A livello costruttivo, i moduli prefabbricati comprendono data center e altre strutture critiche che sono preingegnerizzate con sistemi assemblati, integrati e testati in un ambiente di fabbrica per ridurre i tempi di implementazione in loco e migliorare la prevedibilità delle prestazioni sia in termini di pianificazione sia di costi. Per l’espansione di strutture preesistenti e retrofit, sono previste inoltre soluzioni fondanti che spaziano da rack chiusi singoli a sistemi multirack più grandi, mentre, nel caso delle nuove costruzioni, consentono alle organizzazioni di portare nuove capacità più velocemente e possono essere facilmente scalabili. I metodi modulari progettano il piano di crescita nella soluzione fin dall’inizio. Un data center PFM è progettabile su misura per

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adattarsi al clima, al profilo tecnologico, alle applicazioni IT e agli obiettivi di business di un progetto, sfruttando al tempo stesso la velocità e l’economia della progettazione modulare e della Data center modulare di Vertiv Italia prefabbricazione. «Le tecniche di integrazione modulare combinate con il pro- Oltre a SmartMod, concepito per cesso di prefabbricazione off-site alloggiare apparecchiature IT in si traducono nel concreto in una un sistema autonomo, Vertiv ha struttura che risulta allo stato reso disponibile anche il modulo dell’arte, integrata e con un co- di potenza Power Module. L’insto complessivo inferiore rispetto volucro del Vertiv Power Module, ad una struttura simile che faccia trasportabile e resistente alle inricorso a pratiche costruttive tra- temperie, protegge i componenti interni tra cui l’UPS ad alte prestadizionali», spiega Rebolini. zioni Liebert EXL S1 e le batterie. Inoltre, il sistema di Thermal MaDalla teoria alla pratica Un esempio specifico di que- nagement Liebert PDX, specifista tecnologia in azione, osserva catamente indicato per Power Rebolini, è fornito dalla famiglia Module, ha anche la funzione di Vertiv SmartMod™, una gamma garantire che l’apparecchiatura di prodotti configurabili, ordina- mantenga condizioni operative bili come moduli prefabbricati per ottimali in modo da prolungarne aggiungere nuovo spazio ai data la durata. center, con un numero significati- Come per l’unità SmartMod, Povamente inferiore di attività di in- wer Module è fornito con un stallazione in loco rispetto ai data condensatore per esterni a microcenter costruiti tradizionalmente. canali Liebert MC pre-integrato, L’approccio “plug and play” che li cosa che evita l’esigenza di dover caratterizza è stato ideato al fine installare sistemi di raffreddanon solo di minimizzare i tempi per mento esterni in loco e permette l’avviamento e la messa in funzione di ridurre i tempi di avviamento (da settimane o mesi a pochi gior- dei sistemi. ni, evidenzia Rebolini), ma anche di ridurre le potenziali problematiche Data Center PFM in field: di qualità, in quanto i componen- il caso T-Systems ti sono pre-integrati e pre-testati Un esempio realizzativo dove i data off-site. Inoltre, nel caso di una center modulari mostrano la loro distribuzione di più unità o in più validità è quanto realizzato da Tsedi, avere layout e sistemi comuni Systems. La società, per rispondesemplifica le attività di manuten- re alle esigenze dei clienti, ha avuto la necessità di fondere requisiti zione e funzionamento.

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diversi con l’obiettivo di ottenere disponibilità, affidabilità, sicurezza, scalabilità, sostenibilità e, non ultimo, una rapida implementazione. Dopo un’approfondita analisi, la realizzazione modulare in container prefabbricati si è rivelata essere l’opzione più adatta per garantire rapidamente ed efficacemente l’elevata scalabilità atta a favorire future fasi di espansione e investimenti pianificati. Progettato ad hoc e costruito nello stabilimento dedicato alle soluzioni modulari integrate di Vertiv in Croazia, e trasferito poi a Barcellona (Spagna), il data center di T-Systems è formato da 38 moduli integrati che ospitano centinaia di rack Knürr, molteplici unità di Thermal Management Liebert e sistemi di alimentazione AC Chloride. L'infrastruttura modulare include l'isolamento, la protezione antincendio, il monitoraggio e il controllo di sicurezza degli accessi. Mentre in fabbrica venivano costruiti i container, il sito veniva preparato con le opere civili per accogliere l'installazione finale. Successivamente sono stati consegnati i moduli integrati secondo una precisa tabella di marcia, assemblati e collegati a tutti gli impianti elettrici, meccanici e idraulici. Al termine, la struttura si è presentata come un edificio tradizionale, sia dall'esterno che dall'interno, comprese, per esempio, sale riunioni, corridoi e passaggi sopraelevati per accedere a tutte le aree dell'infrastruttura. f


Crescita dei dati e cloud richiedono un nuovo approccio alla rete aziendale

di Giuseppe Saccardi

Dell Technologies estende l'infrastruttura IT e le funzionalità del cloud agli ambienti edge per rispondere alle nuove esigenze aziendali VxRail rugged, luogo e condizioni ambientali non sono più un problema». Le soluzioni, in particolare, coniugano le funzionalità di gestione automatizzata all'interno di un fattore forma compatto progettato per ambienti inospitali e remoti. Il sistema equipaggia processori Intel, è profondo 50 cm e sopporta temperature estreme e shock operativi sino a 40G, con piena operatività sino a 4500 metri di quota. E’ stato altresì progettato per il supporto di infrastrutture IT in ambienti edge nei quali è essenziale una elevata resilienza, come nei data center in sedi remote, a bordo di navi o all'interno di aerei. I modelli VxRail D Series, osserva Dell Technologies, sono una soluzione particolarmente adatta per ambiti industriali, manifatturieri ed oil&gas, dove le condizioni operative costituiscono una sfida severa e lo spazio è limitato. La piattaforma VxRail è anche l’elemento chiave del portfolio Dell Technologies per un approccio al cloud ibrido semplice

Filippo Ligresti, Vice President e General Manager di Dell Technologies Italia

da implementare e da gestire, indipendentemente da dove risiedano dati e applicazioni. In particolare, la Dell Technologies Cloud Platform - che fornisce VMware Cloud Foundation su VxRail - supporta configurazioni anche di soli quattro nodi per consentire di essere operativi velocemente e scalare l'infrastruttura nel tempo. «La nuova versione di VxRail HCI System Software aiuta a razionalizzare gli aggiornamenti con la possibilità di disporre di controlli on-demand sullo stato del sistema prima di effettuare l’upgrade e di funzionalità di orchestrazione e gestione basate su cloud, assicurando così che tutti i cluster VxRail siano sempre mantenuti aggiornati lungo tutto il loro ciclo di vita, indipendentemente da dove si trovino installati», ha spiegato Filippo Ligresti. f

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a profonda evoluzione che sta interessando le aziende, la diffusione dello smart working, l’incremento del volume dei dati, la crescente adozione di IoT e Industrial IoT e del cloud ibrido stanno avendo profondi impatti sull'infrastruttura di rete aziendale. Sono tutti fattori che obbligano a spostare presso sedi periferiche (edge) la capacità di calcolo. Per rispondere a queste esigenze Dell Technologies, azienda fortemente impegnata nella progettazione di infrastrutture iperconvergenti (HCI), ha sviluppato due nuovi sistemi della sua linea VxRail, compreso un modello in versione rugged. Le soluzioni estendono la capacità elaborativa delle infrastrutture iperconvergenti anche ad ambienti edge complessi e laddove lo spazio è limitato. «Sempre più dati vengono creati in ambito edge e sempre più aziende stanno spostando l'infrastruttura di gestione dei dati più vicino al punto in cui sono generati. Ma a volte l'edge è un tetto esposto al sole ad oltre 40 gradi - ha osservato Filippo Ligresti, Vice President e General Manager di Dell Technologies Italia -. Con i nuovi sistemi

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Dall’emergenza alla nuova normalità con la digital transformation

di Giuseppe Saccardi

Centro Computer sottolinea che i nuovi progetti sono sempre più mirati al supporto della trasformazione aziendale in atto e al crescente bisogno di smart working, mobility e cloud

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emergenza da Covid-19 ha fatto registrare richieste straordinarie nell’ambito di due aree: smart working e servizi cloud, mentre a causa del lockdown sono risultati rallentati gli investimenti in data center, networking e stampanti multifunzione. Questi sono i dati che si estrapolano esaminando i risultati finanziari del primo semestre di Centro Computer, società di consulenza attiva dal 1984 con sedi a Cento (FE), Faenza (RA), Milano, Modena, Padova e specializzata in prodotti, servizi e soluzioni ICT in aree strategiche per le imprese, come cloud, sicurezza, data center, fleet management e altro ancora. In particolare, l’indicatore delle nuove tendenze del mercato porta ad aver raggiunto a giugno una crescita di fatturato pari al +5,3% rispetto allo stesso periodo del 2019, un incremento dovuto essenzialmente all’aumento delle vendite di notebook e accessori, come ad esempio le soluzioni e i dispositivi per le videoconferenze, il software in cloud e servizi vari.

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Inoltre, la tendenza del lavoro in mobilità viene confermata anche dalla vendita incredibile di smartphone, un valore che si è attestato a + 237%, rispetto al semestre precedente. Centro Computer si è sempre distinta sul territorio per la capacità di offrire progetti ad alto tasso di innovazione, costruiti sulle esigenze dei clienti e oggi, più che mai, ritiene che le imprese debbano pensare a lungo termine, organizzandosi per essere più flessibili e sviluppando una vera cultura in ambito cloud e unified communications, ragionando sull’integrazione di tutte le forme di comunicazione aziendale in un unico sistema, che consenta di lavorare in modo semplice ed evoluto. «L’emergenza sanitaria ha fatto comprendere in modo ancora più marcato alle imprese l’importanza della digital transformation. Il passo successivo per contrastare il periodo di recessione che vediamo all’orizzonte è quello di proseguire

Roberto Vicenzi, Vicepresidente di Centro Computer

a investire in innovazione, uno dei pochi fattori in grado di ridurre al minimo la durata delle fasi di recupero caratteristiche di tutti i periodi di crisi. Solo così sarà possibile sia minimizzare l’effetto pandemia sulle aziende sia accelerare la trasformazione in imprese del futuro pronte ad affrontare la nuova normalità», ha osservato Roberto Vicenzi, Vicepresidente di Centro Computer. La società crede poi fortemente nella linea di business dedicata al Fleet-Mobility-Print Management, che integra i vantaggi dell’acquisto e della locazione operativa. Sono soluzioni che assicurano la garanzia di continuità dei servizi, conclude il manager, e sgravano l’azienda da tutte le problematiche di taglio logistico. La strategia finanziaria delle imprese sarà investire sempre di più sul “costo operativo” (con un canone annuale) rispetto al “costo capitale”. f


La security elemento cardine dell'innovazione digitale

Minacce mirate, comportamenti ingenui e molta pigrizia rendono facile il lavoro dei cyber criminali

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Servizi di firewall dinamici e proattivi proteggono dalle nuove minacce

di Giuseppe Saccardi

Il servizio gestito di Cloud Web Application Firewall di Acantho (powered by Radware) blocca tutte le minacce mediante l’AI e il machine learning

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roteggere dati e applicazioni è sempre più difficile a seguito della diffusione del cloud, dell’IoT e di strumenti di attacco sofisticati reperibili sul Web. A Gianluca Ulisse, Product marketing manager dei servizi data center di Acantho (www.acantho.com), abbiamo chiesto di esaminare lo stato dell’arte e di come sia possibile difendersi efficacemente e con quali strumenti. Acantho è la digital company del Gruppo Hera che fornisce ad aziende e privati una connettività in fibra ottica ad alte prestazioni, elevata affidabilità, con la massima sicurezza di sistemi, dati e continuità del servizio tramite data center di proprietà situati a Imola e a Milano.

Gianluca Ulisse, Product marketing manager dei servizi data center di Acantho

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«Gran parte delle attività che svolgiamo su Internet inizia dal Web e dai suoi server, un ambiente che comprende a sua volta altre tipologie di server (di autenticazione, database e così via) che tramite interfacce software dialogano con altri server terzi nel cloud. Con il diffondersi dell’IoT vi sono poi macchine che dialogano con altre macchine, a cui si aggiungono le app degli smartphone. Questa evoluzione è la causa di nuove tecniche e ambiti di attacco e il cybercrime è diventata una delle più profittevoli attività criminali. Il cybercrime è molto articolato ed è naif associarlo al mero furto delle carte di credito. Ora esistono strumenti per bloccare i servizi web dell’azienda, trafugarne informazioni e dati dei clienti, distorcere la vendita o la disponibilità dei beni, agire sulla reputazione tramite i commenti dei clienti o chiedere riscatti per i dati aziendali. Per analizzare i nuovi ambiti di attacco è stata fondata nel 2001 OWASP (Open Web Application Security Project) una fondazione no-profit americana per la sicurezza delle web application, che annovera come membri le aziende di cybersecurity e cura un report sulle 10 principali minacce in ambito delle Web Application (OWASP Top 10)».


Il rischio dei Bot e zero day considerare, il cosiddetto “Distributed Denial of Service” (DDoS) il cui scopo è bloccare l’accesso al sito, e farlo in modo apparentemente corretto. È come se ad un ufficio postale, abituato ad avere 10 clienti all’ora ne arrivassero 10.000. L’effetto è che non sarebbe in grado di servire i clienti reali, poiché, tornando nel mondo web, quei 10.000 clienti sono degli “zombie” digitali, ovvero dispositivi ignari e non protetti (per esempio telecamere IP) utilizzati per inoltrare le richieste. Essendo distribuite si può bloccarne una ma bloccarle tutte implica bloccare anche le richieste valide degli umani. Ma non è tutto, vi sono anche gli “zero day”. Sono nuovi attacchi così giovani da avere zero day di anzianità. Essendo sconosciuti i sistemi basati su un archivio dei “cattivi”, riferito come “negative security model”, li lasciano passare. Il metodo complementare è il “positive security model”, che fa passare solo gli accreditati, ma che comporta un maggiore lavoro nell’aggiornare le liste degli utenti accreditati e che richiede sistemi di machine learning e il contributo di esperti. Questo ecosistema di attacchi ha caratteristiche comuni: sono massivi, automatici, provengono da fonti diverse (IoT, microservizi e server in cloud) e attaccano e si adattano in real time. Ciò comporta capacità di risposte a loro volta in real time, che si adeguano alla tipologia dell’attacco e riescono a far fronte a molteplici (sia in tipologia che quantità) attacchi.

Cosa fare per proteggersi Cosa si può fare per difendersi? Una risposta è il servizio di Cloud Web Application Firewall di Acantho (powered by Radware), in grado di rispondere a questo ecosistema di minacce perché copre totalmente le minacce OWASP Top 10, ha un suo Device Fingerprinting per riconoscere gli attacchi indipendentemente dall’indirizzo IP di provenienza, fornisce la protezione completa delle API, abilita policy auto evolutive tramite il machine learning e adotta il positive security model per proteggere dagli zero day. A questo aggiunge la protezione proattiva dai Bot verso gli attacchi massivi e la protezione dagli attacchi DDoS, il tutto con un servizio gestito H24 dal team di esperti Radware. Non ultimo, è un servizio di tipo aperto che non richiede come precondizione di essere clienti Acantho per quanto concerne la connettività utilizzata o il luogo in cui risiedono le proprie applicazioni. È in sostanza un servizio tramite il quale Acantho ha voluto dare, assieme a Radware, una concreta ed efficace risposta alle esigenze di cybersecurity dei clienti». f

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Quindi se conosciamo le principali minacce il percorso è da considerarsi concluso? Non proprio, in quanto si devono considerare i web robot (Bot) ovvero programmi che girano sul web per specifici compiti e il cui traffico è quasi equivalente a quello degli “umani”. E anche nei Bot vi sono i buoni e i cattivi. I buoni esaudiscono le nostre richieste tramite Siri, Alexa, Google, cercano contenuti, reperiscono news, valutano offerte, dialogano con gli utenti. I cattivi, invece, possono mettere in atto varie azioni: ottenere i dati degli utenti di un sito, simulare un utente, falsare le richieste, operare recensioni, variare i prezzi, distorcere le analisi dell’utenza per il sito. Il problema è che i Bot “cattivi” si presentano come utenti normali, ed è attraverso l’impronta digitale di tali Bot (il Device Fingerprinting) e il loro comportamento che si riesce a desumerne la natura digitale. Anche l'intelligenza artificiale può dare una mano. Gli algoritmi basati sul machine learning forniscono una protezione in tempo reale aggiornando automaticamente le policy di sicurezza per salvaguardare le applicazioni web, mobile e cloud, ivi incluse le API, e minimizzando i falsi positivi. Quest’ultimo aspetto è però possibile per le grandi organizzazioni di sicurezza digitale che dispongono di quantità di dati globali e in tempo reale e team di esperti che valutano le situazioni ambigue. Vi è anche un altro aspetto da

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di Giuseppe Saccardi

Collaborare da remoto in modo sicuro e garantito Lo smart working è uno dei temi salienti della digital revolution, ma servono gli strumenti adatti e la garanzia di realizzarlo in modo sicuro

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ello scenario che si prospetta per i prossimi mesi, a essere conservativi, appare saliente il tema del come lavorare in team quando i partecipanti sono distribuiti su più sedi oppure in mobilità così come presso la propria abitazione e quali strumenti lo rendono possibile. Tuttavia risolvere il problema dei dispositivi, dopo gli entusiasmi iniziali, può non essere sufficiente. Quella degli strumenti adatti, contribuisce al tema Lugi Meregalli, general manager della società di ingegneria CIE Telematica (cietelematica. it), è di certo una condizione sine qua non, ma puntare solo su quello non basta. Assieme a un buon dispositivo serve anche quanto permette ai sistemi di collaborazione distribuiti di essere sempre operativi, ed esserlo in modo garantito, ed esenti da attacchi da parte di cyber criminali. Se enunciare un principio è facile, i problemi con cui si scontrano i responsabili IT nel passare alla pratica nell'identificazione e gestione di una soluzione di collaborazione tra team distribuiti, e con infrastrutture di comunicazione non sempre omogenee come capacità trasmissiva, sono tuttavia consistenti. In primis c’è il fatto che sovente si dispone di personale di supporto limitato o non ancora formato sugli strumenti utilizzati, e poi la gamma di aspetti che devono essere considerati a corollario quali: come garantire la sicurezza remota, l’aggiornamento dei software, la manutenzione, la gestione, la garanzia del funzionamento e così via. Apparati che smettono di funzionare nel mezzo di una conferenza, oppure una qualità della connessione insufficiente, oppure il mancato aggiornamento della sicurezza, sono aspetti che possono rapidamente far perdere i benefici di un'evoluzione che ha permesso di affrontare l’attuale momento di criticità e lasciato intravvedere un nuovo modo di lavorare e cooperare, e più rispettoso dell’ambiente. In sostanza, si rischia di far seguire a una fase di entusiasmo una fase di disillusione. Inevitabile o quasi, data la natura umana e delle aziende, che a quel punto scatti la ricerca del colpevole, che inevitabilmente tende sempre ad essere considerato il responsabile IT, al quale sino a poco prima si negavano le risorse necessarie. Per superare questi problemi e il fatto che si è spesso restii ad affidarsi ai suggerimenti di un produttore per il timore di incorrere in un lock-in tecnologico, CIE


Cooperare in modo flessibile e nel cloud Cominciando dallo smart working e dalla collaborazione, da un'accordo con Lenovo che a sua volta ha in corso una partnership con Microsoft, la società ha identificato uno strumento adatto per l’ambito aziendale in Microsoft Teams, una piattaforma che permette di cooperare tramite chat, video meeting, file storage, abilita l’integrazione di applicazioni ed è disponibile in 26 lingue. Aspetto interessante, osserva Meregalli, è che oltre a connettere in modo efficace gli utilizzatori in diverse modalità è una soluzione integrata anche con Microsoft Office 365 ed è integrato con app e servizi usati quotidianamente quali Word, Excel, PowerPoint, OneNote, SharePoint, Stream e PowerBI. In pratica si ha accesso a file e strumenti che abilitano ovunque l‘usuale flusso di lavoro. Semplificato, ha aggiunto Meregalli, e motivo della sua scelta, è anche l’editing simultaneo e in tempo reale con altri utenti di documenti, cosa che permette di evitare invii e reinvii di successive versioni via mail per la loro messa a punto.

L’importanza dei servizi di sicurezza Il secondo aspetto a cui bisogna

porre attenzione è, come osservato, quello della garanzia di funzionamento e di sicurezza della soluzione adottata. Le criticità derivano da diversi aspetti quali il dispositivo usato dagli utenti finali (aziendale o personale), i rischi connessi ai sistemi operativi dei dispositivi mobili, il malware e il phishing che hanno come obiettivo i social media e il rischio intrinseco all’utilizzo di software di terze parti. La soluzione che CIE Telematica ha identificato e suggerisce nell’ambito delle proprie attività di società di ingegneria e in qualità di silver partner di Lenovo, è il ricorso a ThinkShield, uno strumento sviluppato da quest’ultima, utilizzabile per proteggere i dati, i dispositivi, l'identità e le attività on-line. I servizi di protezione estesa assicurati da ThinkShield derivano dalla considerazione che

un'azienda non può permettersi di subire violazioni della protezione. ThinkShield rappresenta sotto questo punto di vista una piattaforma di protezione personalizzata e personalizzabile che ha l’obiettivo di protegge un’azienda nel suo complesso, dai dispositivi ai dati alle connessioni di rete, e dai criminali informatici sempre più agguerriti, anticipandone le mosse e bloccandone in modo preventivo e dinamico gli attacchi. «Abbiamo verificato sul campo che Thinkshield è uno strumento estremamente efficace per la data security e la protezione dei dati, sia per quanto concerne l’utilizzo che viene fatto di un pc che nelle modalità di accesso ad Internet, con in aggiunta la possibilità di riconoscere reti wifi affidabili a cui connettersi, e dotata di funzioni di autenticazione a più fattori ed encryption», ha evidenziato Meregalli. Ideato per il supporto e la gestione del personale che lavora da remoto è anche il servizio Premier Support, sottoscrivibile anche per un solo anno, che prevede l’accesso all'help-desk per i prodotti della famiglia Think di Lenovo. Unico requisito è che il dispositivo deve essere coperto dalla garanzia Onsite. Tra quello che prevede vi e anche il supporto hardware e software, un singolo punto di contatto e la reportistica Luigi Meregalli, general manager di CIE standard sui livelli di serTelematica vizio. f

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Telematica ha sviluppato una proposta risultante da un'analisi terza del mercato che si è concretizzata in un portfolio di prodotti e servizi che ritiene adeguati a rispondere alle sfide che si prospettano.

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di Giuseppe Saccardi

Verso un retail sempre più contactless Self-scanning e Scan-and-go di Scandit abilitano un retail contactless e più sicuro nell'attuale contesto di emergenza sanitaria

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a pandemia in corso sta imponendo profondi cambiamenti nel modo di lavorare e cooperare in azienda. Ma è soprattutto nel retail che sono richieste soluzioni che permettano di operare in sicurezza e rispettando le nuove normative. Secondo Scandit, (scandit.com/retail) società quotata tra i leader nelle soluzioni enterprise di mobile computer vision e realtà aumentata, la pandemia da Covid-19 ha generato la necessità di un “retail contactless”, e questo è il motivo per cui nell’ultimo periodo DO e GDO stanno accelerando l’adozione di soluzioni di selfscanning e di scan-and-go. Mantenere la distanza dagli altri e sentirsi sicuri entrando in un negozio significa che i clienti possono utilizzare il proprio smartphone per scegliere, acquisire informazioni e acquistare i prodotti, mentre i dipendenti possono svolgere le proprie attività con un’app per smartphone. La ricerca “Forging a New Future in Convenience Retail” di TWC ha evidenziato in proposito che la pandemia da Covid-19 ha creato un aumento della domanda di casse self-scan e di pagamenti contactless, con due terzi delle persone che accoglierebbero favorevolmente le casse self-scan o un’applicazione per scansionare i prodotti e pagarli.

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Shopping più veloce, più facile e frictionless

Christian Floerkemeier, CTO & Co-Founder di Scandit

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La promessa di uno shopping veloce, facile e “senza attriti” ha motivato numerose catene di supermercati a investire nello scan-and-go; tra queste ci sono 7-Eleven, Globus, Albert Heijn e Coop, solo per citarne alcune. Con il giusto software di computer vision, qualsiasi smart device dotato di fotocamera può essere trasformato in uno scanner di barcode. I retailer utilizzano questa tecnologia per consentire ai clienti di leggere i codici a barre utilizzando il proprio smartphone e pagare la merce in un kiosk di self-checkout o attraverso l’app. L’azienda svizzera Valora ne è un esempio: il cliente inserisce il proprio ID nell’app per registrarsi ed entrare nel negozio, dove può fare acquisti grazie al self-scanning. In questo caso, per facilitare la registrazione, il software di scansione deve anche eseguire il riconoscimento del testo (OCR) e la verifica dell’ID, nonché la scansione dei codici a barre. «I retailer hanno il dovere di salvaguardare i propri clienti e dipendenti,


Ridurre l’attesa, aumentare lo spazio, proteggere le entrate Un obiettivo dei retailer è poi quello di ridurre i tempi di attesa per entrare nei punti vendita prima che i clienti decidano di recarsi altrove. L’obiettivo è quello di creare più spazio e ridurre il tempo che ogni cliente trascorre in negozio, e lo shopping tramite scan-and-go è di aiuto. I tradizionali scanner comportano tuttavia un rischio sanitario per i clienti e un onere aggiuntivo per i retailer che devono gestirne l’igienizzazione. Spinti dalla domanda di uno shopping sicuro e senza contatto viene chiesto ai produttori, osserva Scandit, di aiutare i retailer a

portare avanti i progetti esistenti e accelerare il roll-out delle app mobile per il self-scanning e lo scanand-go utilizzando un software di scansione di codici a barre. Segno del forte interesse è che alcuni dei clienti di Scandit hanno visto raddoppiare le transazioni all’interno del punto vendita tramite servizi di self-scanning e fatte con gli smartphone. Il self-scanning è anche un modo efficace per aumentare la fidelizzazione. Un’esperienza di scansione efficace ed efficiente aiuta a risparmiare tempo e a rendere qualsiasi interazione il più possibile frictionless. In questo modo, si migliora la customer experience e, in ultima analisi, l’engagement. In un settore sempre più basato sui dati, il self-scanning è anche una fonte di informazioni sul comportamento dei clienti. Monitorare l’utilizzo delle app insieme ai normali KPI del negozio permette di rilevare e misurare l’afflusso nel negozio, i tempi di attesa alla cassa, i modelli di acquisto, il valore della spesa, i ricavi, i costi e la soddisfazione del cliente.

Come iniziare La consulenza da parte di esperti è importante per ottenere un’implementazione di successo del selfscanning. Come per qualsiasi altro servizio ai clienti, la user experience è fondamentale. Un ovvio fattore cruciale è la performance del software di scansione: deve funzionare fin dalla prima volta, ogni volta e su qualsiasi modello di dispositivo mobile utilizzato dai clienti.

Maurizio Costa, Sales Manager Italy di Scandit

I retailer dovranno accelerare la propria trasformazione digitale per competere con lo shopping online e soddisfare le nuove esigenze di sicurezza. In definitiva, la necessità di fondere il mondo fisico e quello digitale rimane più forte che mai nella nuova società contactless. «In questo momento Scandit sta offrendo il proprio supporto ai retailer per accelerare e scalare le opzioni scan-and-go e click-andcollect per i clienti. L’evasione degli ordini effettuati con la scansione via smartphone è veloce, efficiente in termini di costi e contactless - e inoltre, è molto semplice da usare sia per gli addetti nei punti vendita che per i clienti», ha commentato Maurizio Costa, Sales Manager Italy di Scandit. f

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aiutandoli a svolgere il proprio lavoro tutelando la loro salute, attraverso processi contactless, che riducono al minimo ogni tipo di contatto. L’obiettivo è quello di farli sentire sicuri e protetti all’interno del negozio. Credo che molti retailer pensino che l’emergenza Covid-19 e il distanziamento sociale non passeranno nel breve periodo. Ciò significa che i supermercati vorranno pianificare le proprie attività tenendo presente questa nuova realtà. La semplicità e la velocità del mobile self-scanning e dello scan-and-go sullo smartphone di un cliente o di un dipendente, assicurano il mantenimento della distanza dagli altri e la tranquillità nell’entrare nei negozi», ha osservato Christian Floerkemeier, CTO & Co-Founder di Scandit.

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Innovazione del business, Artificial Intelligence e video 4K

di Gaetano Di Blasio

Le memorie di Western Digital forniscono prestazioni e capacità per la rivoluzione digitale.

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utti, durante la pandemia, hanno apprezzato la possibilità di lavorare da casa, oppure di poter accedere a serie TV preferite o videogiochi preferiti; non tutti sanno che ciò è possibile grazie alle tecnologie di storage e,in particolare le memorie che sono contenute nei data center in cloud» afferma Davide villa, Director, Business Development EMEAI di Western Digital» Gli utilizzi sono i pìù disparati. Un esempio sono le applicazioni che utilizzano i big data per la business intelligence e per sistemi che si basano su machine o deep learning, che hanno bisogno di elaborare enormi quantità di dati in tempi rapidissimi. In molti casi, inoltre, a ciò si aggiunge la necessità di immagazzinare i dati stessi nonché il risultato delle suddette analisi e/o di trasferire le informazioni elaborate sempre con estrema sollecitudine. Un esempio particolarmente attuale e critico riguarda l'ambito medico e farmaceutico che è oggi un settore in prima linea, con la corsa a trovare il vaccino per il Covid-19. Più in generale questo tipo di applicazioni vengono gestite in cloud, come pure in cloud si concentrano le soluzioni infrastrutturali per i data center, la cui criticità cresce con l'avanzare dei sistemi hyperscaler. Stando all'IDC Worldwide Solid State Drive Forecast, 2020–2024, gli analisti di IDC prevedono che i clienti hyperscale, gli OEM e le organizzazioni IT di utenti finali continueranno a passare dalle interfacce SATA e SAS a quelle NVMe fino a raggiungere più del 55% di tutte le unità SSD vendute a livello enterprise nel 2020 e a crescere a un tasso medio annuo del 38 %, fino al2024. A tal proposito, Western Digital ha presentato nuove soluzioni ideate sulla base dell'unità Ultrastar NVMe SSD e potenziate grazie all'interfaccia NVMeoF, che, conservando lo stesso design massimizzano la capacità d'integrazione dell'azienda. Fra le novità unità Ultrastar DC SN840 NVMe SSD a due porte e i controller RapidFlex NVMe-oF realizzati internamente. Questi rappresentano soluzioni che possono essere combinate per dare origine alla nuova piattaforma di storage: OpenFlex Data24 NVMe-oF.


chiaro: l'adozione delle soluzioni NVMe e NVMe-oF continua a crescere. Jeff Janukowicz, Vice Presidente della ricerca in IDC ha rimarcato: ««Il futuro della tecnologia Flash include senza dubbio l'interfaccia NVMe perchè tutto riguarda la velocità, l'efficienza, la capacità e la scalabilità senza dimenticare l'ottimizzazione dei costi. L'interfaccia NVMe riesce a garantire tutto questo». Inoltre ha aggiunto: «Molte applicazioni ad alte prestazioni sono diventate rapidamente un driver per il supporto di funzioni aziendali chiave. Di conseguenza, possiamo aspettarci che cresca il ricorso all'interfaccia NVMe nei data center di realtà enterprise a livello globale. Considerando la lunga tradizione di innovazione di Western Digital nella tecnologia Flash NAND, un portfolio integrato di unità SSD NVMe e nuove soluzioni data fabric, l'azienda può aiutare i clienti ad adottare l'interfaccia NVME e ottenere il massimo dalle loro risorse storage.»

Le applicazioni video chiedono il 4K Un altro use case sui sistemi di memoria riguarda le applicazioni di videosorveglianza che, ormai, si sono orientate allo standard 4K per le applicazioni smart, il che porta ad una maggiore esigenza di spazio dove archiviare i dati. Sono un esempio le telecamere installate dai privati, come pure quelle inerenti a soluzioni smart city. Spesso queste ultime registrano video in maniera continua in una risoluzione da 1080 pixel ma, secondo la società di analisi IHS stanno aumentando rapidamente le adozioni di video camere 4K, che "consumano" memoria fino a 5,7 volte in più. da notare che questo viene incontro alle esigenze di una maggiore sicurezza e affidabilità. In tale contesto Western Digital ha sviluppato la scheda di memoria Purple SC QD101 microSD, specificamente progettata per i sistemi di sicurezza di OEM, integratori e installatori. «Quest'ultimi cercano soluzioni di archiviazione on-camera che siano in grado di garantire una significativa durata nel tempo, ampie capacità ed elevata resistenza per diversi utilizzi nell’ambito della sicurezza pubblica ed analisi dei dati tramite l’utilizzo di Intelligenza Artificiale. I nuovi prodotti rispondono a tale esigenza fornendo una tecnologia di storage ottimizzata per gestire questi nuovi e molteplici carichi di lavoro» ha dichiarato Stefaan Vervaet, senior director of Smart Video, Devices Group di Western Digital. f

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Come ci hanno spiegato, si tratta di un nuovo sistema di storage condiviso JBOF (Just a Bunch of Flash) che aggiunge il valore dell'interfaccia NVMe a host multipli su un sistema di data fabric, il quale supporta protocolli Ethernet a bassa latenza. Grazie all'introduzione di queste soluzioni, il ventaglio di prodotti per i data center di Western Digital si amplia ulteriormente per sostenere i clienti nella loro transizione a dischi SSD NVMe a più alta efficienza e architetture di storage condiviso più avanzate per incontrare le esigenze in evoluzione di applicazioni e carichi di lavoro orientati alle prestazioni. Prestazioni che sono sempre più importanti per le esigenze dell'era digitale. Al riguardo basti che osservare i fornitori di server hyperscale per il cloud computing e i data center a enterprise, che sono continuamente impegnati a rimuovere i colli di bottiglia, garantire prestazioni avanzate e la disponibilità delle applicazioni essenziali. Le tendenze, d'altro canto, parlano

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Minacciata la digital comfort zone dei Millennial italiani

di Gaetano Di Blasio

Recenti analisi di Kaspersky rivelano i rischi alla sicurezza sottovalutati tra passioni digitali, serie TV e nuove abitudini

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Servizi di streaming (Netflix, Apple TV, ecc.)

cyber criminali continuano a sfruttare tutto quanto fa tendenza per attirare nelle loro trappole quanti più utenti possibile. Una recente indagine commissionata da Kaspersky suscita preoccupazione. Sebbene sia emerso che per il 43% dei Millennial italiani alla ricerca della propria "Digital Comfort Zone" la sicurezza online sia un elemento molto importante, questa generazione è convinta di non costituire un bersaglio abbastanza interessante per i criminali informatici. La bassa sensibilità sul tema è dimostrata dall'ultimo rapporto "More Connected Than Ever Before: How We Build Our Digital Comfort Zones", secondo il quale i Millennial italiani si dicono consapevoli che la sicurezza informatica sia un fattore da dover prendere in seria considerazione, ma ammettono che questo proposito finisce sempre all’ultimo posto della lista delle cose da fare. Per "pulirsi la coscienza" il 60% dei Millennial italiani (contro il 52% a livello globale) dichiara di utilizzare solo applicazioni affidabili provenienti da store uf38% ficiali come Apple Store e Google Play mentre per proteggersi, il 52% di loro (49% a livello globale), esegue regolarmente scansioni antivirus su ogni dispositivo. Un dato piuttosto basso, considerando che passano sempre più tempo online, anche 13% a causa del Coronavirus. 6% Peraltro, l’8% dei Millennial italiani (13% a livello globale) non è estraneo a comportamenti danVendita online e consegna App di food deliver y Piattaforme di gaming nosi, poiché in passato ha ammesso di aver utia domicilio (Amazon (Deliver oo, JustEat, ecc.) (Steam/Xbox Live, ecc.) Prime, eBay , ecc.) lizzato il Wi-Fi dei vicini di casa a loro insaputa.

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Tipologie di servizi online le cui credenziali sono condivise tra gli utenti

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Piccoli semplici accorgimenti per proteggersi I tecnici di Kaspersky raccomandano ai Millennial di: • Verificare l’autenticità dei siti web visitati evitando quelli non legittimi e il cui dominio non cominci con “https”. Se il sito sembra sospetto effettuare delle verifiche prima di qualsiasi azione. • Conservare una lista dei propri account online in modo da avere chiara visibilità dei servizi e dei siti web che potrebbero archiviare le informazioni personali.


Streaming e passioni digitali sfruttate dai cyber criminali Da tempo l'amore per le serie TV è una passione di molti, ma con la pandemia e il lockdown, nonché con il proliferare delle piattaforme in streaming, le serie sono diventate uno degli strumenti usati dai cyber criminali, sempre pronti a sfruttare le tendenze di massa per diffondere minacce. Kaspersky Italia ha, quindi, lanciato la campagna

dati di pagamento a un servizio. Lo streaming è usato anche per la distribuzione dei malware. I ricercatori di Kaspersky hanno scoperto i cinque titoli utilizzati più frequentemente dai criminali informatici come esca per trarre in inganno gli utenti.

I titoli preferiti e la Streaming War Nessuna piattaforma è risparmiata: di seguito i titoli più attaccati di recente. “The Mandalorian” (Disney+) “Stranger Things” (Netflix) “The Witcher” (Netflix) “Sex Education” (Netflix) “Orange is the New Black” (Netflix) L'affollamento dei servizi on line sta generando nuovi problemi. «La guerra dello streaming è solo all'inizio e la popolarità delle varie piattaforme cresce di pari passo con l'attenzione che ricevono e riceveranno da parte dei cybercriminali. Per godersi una serie in tutta sicurezza la soluzione migliore è sempre quella di prediligere i canali ufficiali», commenta Morten Lehn, General Manager Italy di Kaspersky. Inoltre, aggiunge Florencia: “Così si rispetta anche il lavoro di tante persone”.

Account in comune fra coinquilini Un altro rischio deriva dalla tendenza di molti nel condividere con i propri coinquilini le credenziali per diversi servizi online. Il suddetto report di Kaspersky ha rivelato che lo fa il 38% degli italiani e il 46% di tutti gli intervistati a livello mondiale. f

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• Bloccare l’installazione di programmi che provengono da fonti sconosciute e installare le applicazioni solo da app store ufficiali. • Utilizzare “Privacy Checker”, che aumenta il livello di privacy degli account sui social media e impedisce a terze parti di raccogliere informazioni personali. • U tilizzare Kaspersky Security Cloud, che grazie alla funzionalità di monitoraggio della rete domestica invia alert e notifiche in tempo reale quando i dispositivi sono a rischio, rilevando immediatamente le violazioni nella rete Wi-Fi.

“Protect your Digital Passions”, incentrata sulle passioni digitali e i rischi informatici connessi. Un approfondimento è stato dedicato al mondo delle serie TV e ha coinvolto Florencia Di Stefano-Abichain, content creator, autrice e speaker radiofonica e televisiva, ma soprattutto grande esperta e appassionata di serie che spiega: «I cybercriminali fanno leva sulla curiosità delle persone, sull’impazienza di vedere l’ultima puntata di una produzione e cliccano su ogni link dedicato alle loro passioni. Inoltre c'è il rischio che, per ragioni di budget e non volendo rinunciare a nulla, alcune persone cerchino canali alternativi a quelli ufficiali per la fruizione dei contenuti, imbattendosi in possibili rischi informatici». Ci sono, avvertono in Kaspersky, milioni di account potenzialmente a rischio. L'analisi degli esperti ha rivelato minacce a varie piattaforme streaming. Le più comuni sono Hulu, Disney+, Netflix, Apple TV+ e Amazon Prime Video. Minacce, per esempio, relative a versioni fake delle pagine online di accesso ai vari servizi, che sono usate per raccogliere le credenziali degli utenti poco attenti. In questo caso Netflix è l'obiettivo più popolare. Un altro tipo di attacco consiste nell’ingannare gli utenti con email false per spingerli a confermare i

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