Hp812: a travel in jesolo

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A little travel with my mountain bike and the [awesome] HP 812 Photosmart


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A little travel with my mountain bike and the [awesome] HP 812 Photosmart


La miglior fotocamera è quella che già avete. È un’affermazione - cito a ricordo - di Ken Rockwell che - sempre a ricordo - trovate nel suo sito nel capitolo sulle macchine fotografia a meno di 50 dollari. Non condivido tutto della “poetica e pratica fotografica” di Ken, ma questa sua affermazione sì, mi trova in pieno accordo. Perché siete voi che scattate e la macchina fotografica è il mezzo, e non è detto che con una buona macchina fotografica anche le vostre foto siano buone. Mi direte voi se le foto che ho scattato con la ormai obsoleta HP 812 siano pessime o siano buone - nel momento in cui scrivo devo ancora vederle perché sono senza il cavetto per portarle nel mio computer. Ma andiamo con ordine - a chi ha la pazienza di continuare a leggere - lasciatemi raccontare questa storia.

The best camera is always the one you already have with you: the camera that’s already built into your phone or music player. Just like any camera, these can be used to win contests and create great photographs. Your camera never matters. So long as you have at least two or three megapixels, you have all you need to make huge, high-quality prints. [ Ken Rockwell ]


Sono a Vicenza e devo andare a Jesolo. Come vado? In macchina? No, proviamo ad andare in bicicletta. Cerco su Internet le possibili piste ciclabili, perché non ho intenzione di fare le statali. E trovo delle stradicciole che da Mestre mi portano prima a Tessera, poi a Ca’ Noghera, poi ad Altino, a Portegrandi, a Caposile e infine a Jesolo. Certo sarebbe bello portarsi via la macchina fotografica. Ma la mia reflex è a Jesolo. E poi comunque è grossa e pesante, e ne preferirei una compatta e leggera, ché lo zaino è già pesante e la strada è lunga e sconosciuta. Ho sempre il dubbio di perdermi e dover ritornare indietro a cercare la strada giusta quando faccio percorsi di questo genere. Certo perdersi in Veneto non è come perdersi in Spagna, o perdersi in Iran. Non è questo il problema. Ma in ogni caso, anche in luoghi sicuri - ma mai privi di pericolo, nulla è senza pericolo - preferisco studiare tutte le possibili varianti. Preferisco anche viaggiare da solo, così vado dove voglio io, e l’unico al quale devo dare spiegazioni sono me stesso. La colpa sarà sempre mia. Poi per andare a Jesolo! Sembra davvero che stia andando in chissà quale sperduto posto dell’estremo Oriente! Finiamola e ritorniamo alla macchina fotografica. Così penso: “Ma io devo avere una vecchia macchina digitale! Sicuro! È la HP 812 Photosmart. Circa 13 anni fa, quando me l’hanno regalata, ero così contento di avere una macchina fotografica digitale di quella sorta che non mi sembrava nemmeno vero. Adesso non ricordo quanti megapixel abbia, perché sto scrivendo a Jesolo e non ho possibilità di collegarmi alla Rete, ma poi ve lo dirò.


FEATURES CCD pixels CCD size Max resolution Lower resolutions Image ratio w:h Image formats Sensitivity equiv. Zoom wide (W) Zoom tele (T) Lens Max Aperture Digital zoom Exposure Modes Manual Exposure AE Lock Picture Controls White Balance Movie clip Built-in Flash Self-timer Battery Weight (inc. battery) Dimensions

4.1 megapixels 1/1.8 2272 x 1712 1136 x 856 4:3 JPEG (EXIF) Auto ISO (100 - 200) 37 mm 111 mm (3x) F2.6 - F4.8 Up to 7.0x Auto None No None Auto 320 x 240, 20 fps Yes, internal Yes, 10 sec delay 2 x AA batteries 250 g (8.8 oz) 95 x 41 x 70 mm (3.7 x 1.6 x 2.8 in)


Cerco nell’armadio, perché mi ricordo di averla riesumata due o tre volte, ma non andava tanto bene. Così la provo, prendo due batterie nuove le inserisco e si accende. Bene. Scatto e funziona benissimo. Guardo la scheda di memoria: 32 MB. Sì Megabyte, avete letto bene. Dovrei averne altre di queste schede di memoria - antiche s’intende. Cerco ancora dentro a scatolette dove conservo alcuni oggetti tecnologici obsoleti - facile che gli oggetti tecnologici diventino obsoleti. Nel giro di 6 mesi la tua nuova macchina digitale è già una vecchia macchina digitale. È anche questo un motivo che mi porta spesso ad acquistare l’usato. Così è già vecchia e non ci penso più. Ecco ho trovato un’altra scheda di memoria: 16 MB. Speravo più capiente. Poi mi viene in mente che forse ho una microcard e una scheda che adatta queste microcard alle SD. Infatti. 4 GB. Caspita che passo avanti!

La inserisco nell’adattatore e poi nello slot dell’HP 812. Scheda non supportata. La macchinetta di inchioda! Provo a spegnerla ma non si spegne. Insisto e si spegne. Ma rimane un led verde sempre acceso. Allora tolgo le batterie, ma il led verde è sempre acceso. Allora tolgo anche la scheda da 4 GB e inserisco quella da 32MB e reinserisco le batterie. Ma non si accende più la macchina fotografica tranne la spia verde che è sempre accesa. Allora tolgo tutto e lascio lì la HP 812 e vado in cucina a bermi un bicchiere di acqua fresca perché questo agosto è davvero afoso. Quando torno la spia led verde è finalmente spenta. Inserisco nuovamente la scheda da 32 MB e batterie e questa volta la macchina funziona. Ha uno schermino LCD che sarà grande come il conta chilometri della mia bici. Funziona tutto a dovere. Preparo tutto perché domani mattina alle 6:40 parto e prendo il treno per Mestre.


Arriviamo al giorno della partenza. Mi alzo, mi lavo, bevo il caffè e poi ritorno a cercare nelle scatolette perché mi viene un’intuizione. Eccola la scheda di memoria da 256MB! Non ho tempo di provarla. La metto nello zaino e via altrimenti perdo il treno. Devo pedalare veloce e avrei preferito prendermela con più calma. Arrivo in stazione che la voce dagli altoparlanti annuncia l’arrivo del regionale al binario 2. In tempo! Monto e via alla volta di Mestre. Adesso vi racconto il tragitto con l’ausilio delle foto della mia HP 812 Photosmart. A Mestre, sceso dal treno, imbocco via Dante e poi Viale San Marco in direzione del Parco San Giuliano. Qui, dalla cartina, so che devo girare a destra. A intuito trovo una stradina e la imbocco. È quella giusta. Molto facile, si potrebbe fare anche con una city-bike. Dimenticavo, io ho una MTB in alluminio molto bella, con cambio Shimano Deore, e sospensioni anteriori RST. Va che è una meraviglia. E anche in questo caso, come per le macchine fotografiche, sono io che la faccio andare. Per me è più che sufficiente.


Pedalo pedalo pedalo ecco che ad un certo punto vedo tutta la laguna di Venezia. Bellissimo. So che devo girare a sinistra al primo ponte per arrivare a Campalto. Da qui proseguo per una strada asfaltata e arrivo in una via con più macchine. Ma è mattina presto - saranno le 8:20 ed è ferragosto. Le macchine sono poche, e comunque dopo un centinaio di metri giro a destra per una via secondaria che mi porta in mezzo alla campagna. Proseguo dritto fino ad un bivio. Ora, c’è una strada che arriva ad una casa, e un’altra che costeggia un fiumicello. So che devo seguire quest’ultima, ma visto che ci sono due persone che curano l’orto glielo chiedo. Il loro cane mi abbaia dietro, ma senza intenzione di mordermi. È che anche lui fa il suo lavoro. Il signore che stava raccogliendo verdure mi dice di sì, che devo solo seguire l’argine per arrivare fino a Tessera.


Lungo la strada trovo anche una moschea tutta bianca, che sembra nuova. O poi la dipingono? Ăˆuna mosca bianca nel territorio veneto... mah...


Arrivo a Tessera e il suo aeroporto Marco Polo. Ci sono degli aerei fermi e un via vai di motoscafi. Adesso so che devo girare a sinistra per via Bazzera - tutte queste indicazioni me le sono trovate con le mappe di Google e poi, per sicurezza, me le sono stampate e segnate con l’indelebile. So che molti di voi sorrideranno, perché sembra che stia andando nel deserto del Sahra, ma come vi ho detto prima preferisco curare i dettagli piuttosto che trovarmi a dire: “Corpo di mille balene! Se avessi stampato la mappa”. Per fortuna nessuno mi vede che tiro fuori le mappe dallo zaino e le consulto con attenzione, altrimenti mi possono scambiare che ne so io per un tedesco o uno scandinavo venuto in Veneto, invece sono un vicentino “magnagati” chel xe vegnù a farse un giro a Venesia (un vicentino mangia gatti che è venuto a farsi un giro a Venezia).


Quando vedo lungo la strada l’indicazione della via corretta sorrido. Bene, fino a qui ci sono arrivato. Adesso però inizia la strada difficile e pericolosissima, perché devo passare davanti all’aeroporto per la strada provinciale, trafficatissima di macchine che vanno via sparate al mare o all’aeroporto o chissà dove ma vanno velocissime, e questo è molto pericoloso per me che sono in bicicletta. Così dopo aver passato l’aeroporto mi butto dentro alla stradina che porta a Ca’ Noghera, dove c’è il Casinò, che però di mattina presto è chiuso. Evito un chilometro di strada infernale. Ma poi devo ritornarci. Il tratto è a due corsie e qui corrono davvero come indemoniati perché vogliono arrivare al mare per primi e prendersi i posti migliori della spiaggia, o anche solo vogliono fermarsi a prendere il caffè e la briosche senza perdere troppo tempo. Quindi mi metto più a destra possibile, vado più veloce possibile e non rispondo al telefono che sento squillare da dentro lo zaino. Ecco l’indicazione di Altino, devo girare per quella stradina dolce e silenziosa e priva di auto. Fortunatamente riesco a deviare nel momento di minor traffico e davvero è una liberazione essere ritornati in una strada a basso inquinamento acustico e atmosferico e con poche macchine.


Altino lo riconosci subito perché c’è un Museo Archeologico molto bello. Rallento per guardarlo e guardarmi intorno, e vedo un segnale di pista ciclabile. So che non è la mia strada, ma penso: “proviamo a vedere dove porta, poi torno indietro”. Così faccio una deviazione nel percorso. La stradina per bici costeggia il Sile. Poi quando sei lì che la percorri dici: “proviamo ad andare ancora un po’ avanti”. E questa frase te la ripeti altre duetre volte finché non ti chiedi dove in effetti stai andando, perché la faccenda sta diventando lunga. Per fortuna trovo un altro che arriva in bici dalla direzione opposta alla mia, e allora glielo chiedo. Quella che sto facendo è la pista ciclabile che ti porta a Quarto d’Altino e poi a Casale sul Sile. E allora, dico, torno indietro, con la promessa che farò anche quel percorso un giorno o l’altro, perché sembra molto bello e lo è sicuramente.


Dunque ritorno indietro, riguardo il Museo Archeologico che è una costruzione moderna e ben fatta ma non c’è nessuno, e comincio a pedalare e pedalare per una strada secondaria poco trafficata che dopo qualche chilometro mi porta su una statale trafficata. Ma qui vedo subito un cartello e attraverso la strada. Un argine con un cartello che ti spiega che da una parte vai a Quarto d’Altino, dall’altra parte vai a Portegrandi che è dove devo andare io. Anche questa è una strada sterrata piacevolissima che puoi fare anche con una city-bike. E in poco tempo sono arrivato a Portegrandi, che lo riconosci subito perché ci sono tante piccole navi ormeggiate e gente che le pulisce o sta lì seduto e le guarda e basta. Supero un ponticello privato e giungo nella strada sterrata che corre dritta fino a Capo Sile.


Eccomi a Portegrandi. Tante barchette e un uomo che guarda le barchette. E basta. Proseguo...


È già più caldo, mi metto il cappellino per proteggermi dai raggi d’agosto e ricomincio a pedalare. A questo punto arrivo a ridosso della laguna e qui invece ci vorrebbe una MTB fully suspended, cioè con due ammortizzatori perché la stradina è piena di buche ed estremamente scomoda da percorrere veloce. Vado più piano e mi gusto il paesaggio anche se adesso è davvero troppo caldo e non vedo l’ora di arrivare a Capo Sile. Alla mia sinistra c’è il canale Taglio del Sile e oltre il canale vedo la scia di macchine che vanno al mare, e più mi avvicino a Capo Sile più le macchine vanno piano e poi si forma anche una piccola coda.


Mi fermo ogni tanto a guardare la laguna e i gabbiani che guardano anch’essi la laguna per cercare del pesce da mangiare.


A qualche chilometro da Caposile la strada diventa di nuovo sterrata e priva di buche. Sono abbastanza stanco e sudato, e fa davvero caldo. Supero prima il ponte di barche - che per le bici è gratis per le macchine credo costi un euro - poi supero il ponte di ferro e mi fermo al bar. Un caffè e una briosche e poi di nuovo via alla volta di Jesolo. Supero ancora il ponte di barche e adesso la strada è asfaltata ma secondaria. Però ci sono varie macchine che la percorrono, perché piuttosto di fare la coda per andare a Jesolo preferiscono tagliare di lì, pagare un euro per attraversare il ponte di barche, farla anche più lunga pur di arrivare a Jesolo prima degli altri e senza fare coda.


Along the river, on the right | HP 812 Photosmart


The illusion | HP 812 Photosmart


Lungo questa strada ci sono altri due itinerari da fare in bicicletta che vi consiglio, che vanno tutti e due verso la laguna di Venezia. Io tra quattro-cinque chilometri sono arrivato a Jesolo. E qui finisce la storia del giro in bici con la macchina fotografica obsoleta HP 812 Photosmart. Ditemi se le foto che ho fatto vi fanno schifo o un po’ vi piacciono, chÊ nel secondo caso mi porto sempre via la HP 812 Photosmart che pesa poco e ci sta anche in tasca.


Without ambitions [ Senza nessuna pretesa ]

Jesolo’s pictures [ Immagini di Jesolo ]


Absolutely not | HP 812 Photosmart


Girls behind | HP 812 Photosmart


Together | HP 812 Photosmart


Game Over | HP 812 Photosmart


on the other hand


Nikon D300 + Tamron 17-50mm F/2.8


Nikon D300 + Tamron 17-50mm F/2.8


August 2015

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