STALKING e CYBER-BULLISMO - Reati da cui difendersi - Atti del Convegno

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LIONS CLUB CORTONA VALDICHIANA HOST

ROTARY CLUB CORTONA VALDICHIANA

STALKING e CYBER BULLISMO Reati da cui difendersi

Cortona, 12 ottobre 2013

ATTI DEL CONVEGNO

CON IL PATROCINIO DI:

PROCURA DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE DI AREZZO



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INTERVENTO INTRODUTTIVO Dr. Torquato Tenani Presidente del Lions Club Cortona Valdichiana Host Un saluto particolarmente caloroso a tutte le ragazze e i ragazzi che sono intervenuti cosi numerosi in questo Auditorium. Credo che questo convegno/tavola rotonda risulterà estremamente interessante perché calato in una realtà terribile e dolorosa, offrendoci l’opportunità di riflettere su crimini e comportamenti che fanno della violenza fisica e psicologica contro la persona un crimine indegno degli esseri umani. Non so se i reati che i nostri relatori andranno a trattare siano aumentati nel corso degli anni oppure semplicemente amplificati dai mass-media. Sta di fatto che non passa giorno senza che veniamo a conoscenza di atti e fatti orribili in cui la realtà supera di molto la fantasia. E poi, ultima considerazione, aggiungerei il fatto che internet non è più un veicolo di trasmissione di informazioni ma un veicolo con cui si trasportano a distanza sentimenti, emozioni, perversioni, fobie, inganni. In un certo senso in questo mondo virtuale il limite fra realtà e menzogna diventa estremamente impalpabile. E’ come se questo mondo virtuale divenisse la nostra anima pubblica virtuale, che rimane quasi indifesa. Fatte queste brevi considerazioni mi corre l’obbligo e il piacere di fare un saluto e un ringraziamento ai nostri relatori. Il Sindaco, che con la sua presenza ha voluto manifestare l apprezzamento per l’iniziativa. Il dr. Sebastiano Maieli, nuovo comandante della Compagnia Carabinieri di Cortona, che ci e stato vicino nell’organizzazione di questa giornata: pur non presente, desidero ringraziare anche il vecchio comandante della Compagnia, dr. Stegagnini, con il quale è nato il primo nucleo di questo evento. Il dr. Paolo Terracciano, vice questore della Polizia di Stato che ha accettato con grande slancio il mio invito, anche attraverso i buoni uffici del dr. Mario Parigi. Il dr. Marco Marcellini, consulente del Tribunale di Arezzo per i reati informatici; con Marco abbiamo avuto veramente uno stretto contatto in questi giorni. Il Dr. Giovanni Salerno, Responsabile Nazionale di Telefono Azzurro per L’educazione, che ci offrirà una panoramica di largo respiro per quanto riguarda l’attività di questo Ente. Ed ultima ma non ultima la dr.ssa Francesca Lauria, Comandante la Sezione Atti Persecutori del RIS di Roma, reparto altamente specializzato nella conoscenza e nella lotta contro questo tipo di reati. Mi corre anche l’obbligo di ringraziare perché hanno creduto in questo lavoro e ci hanno dato il patrocinio, la Procura della Repubblica e l’Azienda USL 8 di Arezzo. Tre ringraziamenti particolari. Uno ai Dirigenti Scolastici e agli Insegnanti degli Istituti di Istruzione di Scuola Superiore che sono presenti nel nostro territorio e che hanno accolto fin dal primo momento questa iniziativa dagli argomenti cosi delicati ma cosi cogenti, segno che abbiamo fatto centro. Un ringraziamento anche a Next2.0, una Azienda che ci ha supportato magnificamente dal punto di vista informatico e tecnologico ed un ringraziamento anche alla direzione del centro congressi che ci ha permesso di usufruire di questo bellissimo auditorium.

Ricordo che tutti i ragazzi che partecipano a questo evento avranno un attestato di partecipazione che potrà essere utile nei loro curricula di studi e che potrà essere ritirato al termine di questa densa giornata di approfondimento. Termino qui e lascio la parola al Sindaco di Cortona.


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I GIOVANI E LE ISTITUZIONI Dr. Andrea Vignini Sindaco di Cortona

Mi unisco a tutti i ringraziamenti che sono stati già fatti e non mi ripeto. Un intervento di saluto che nella mia intenzione vorrebbe essere anche un contributo alla discussione che si sta aprendo. E’ evidente che questo contributo non potrà essere né di tipo normativo nè di tipo esperienziale, visto che ci sono persone al tavolo dei relatori senz’altro più competenti. Quello che voglio provare a fare è invece qualche riflessione. Innanzitutto il fatto che questi reati abbiano un nome inglese già fa capire che teoricamente siamo in un terreno in cui anche la lingua italiana non ha una parola sola per definirli . Evidentemente siamo all’interno di reati che possono variare dal fastidio alla tragedia. Ma hanno una radice comune che è una radice di tipo culturale e credo che in questi casi bisogna sempre riflettere su quello che noi intendiamo per rapporti interpersonali ed umani. Fa parte della vita avere rapporti anche importanti, profondere in essi gran parte della nostra esistenza ma fa parte della vita anche il fatto che questi rapporti terminino. Non ci sarebbe poesia, non ci sarebbe filosofia, non ci sarebbe letteratura se gli amori non cominciassero e non finissero. Certo la ricerca dell’uomo inteso come genere e non come maschio dovrebbe essere quella di un rapporto infinito, eterno; ma bisogna sapere che non si è padroni dell’altro e che il sentimento dell’amore, come tante altre cose della vita, spesso si conclude. Ed è lì che si vede la maturità della persona; naturalmente questo provoca dolore , non c’è dubbio, anche un pò di rabbia direi che ci può stare, ma francamente non capisco come mai questa rabbia arrivi al punto da diventare pericolosa per l’oggetto del nostro amore. Io non so, come diceva prima il dr. Tenani, se questo è un male della nostra epoca o semplicemente deriva dalla possibilità che oggi abbiamo di informazioni a ciclo continuo, dove tutto diventa più visibile. Certamente, se si analizza anche il contesto storico nel quale ci troviamo, direi che è abbastanza sorprendente che in un momento in cui non c’è più il peso del giudizio della società che prima pendeva sulle persone e sulle famiglie, proprio ora si arrivi invece ad atti assolutamente incomprensibili ed estremi. Voglio essere ancora più chiaro. Un tempo, molti di voi forse non lo sanno, era perfino previsto il delitto d’onore. Una cosa quindi che veniva anche culturalmente accettata. E devo dire con una parzialità nei confronti dell’uomo, del maschio, che non c’era nei confronti della donna. Un peso sociale che incombeva sulla famiglia; l’uomo che veniva espulso dalla famiglia correva il rischio di essere giudicato. Oggi questo problema non c’è più ed è davvero incredibile che proprio ora invece ogni giorno si senta dire di azioni di stalking cosi pesanti che arrivano addirittura alla tragedia. E una cosa che riguarda sia uomini che donne ma con una preponderanza del sesso maschile che non ci fa onore. Non siamo in grado di introitare cose che dovrebbero essere assolutamente banali , quelle che dicevo prima, cioè i sentimenti che nascono e muoiono e che fanno parte della vita. Non siamo in grado di fare i conti principalmente con noi stessi. Il problema è il nostro rapporto con noi stessi, la nostra incapacità di relazionarci.

E’ quindi evidente che bisogna intervenire dal punto di vista prescrittivo, normativo, punire chi si macchia di questi reati . Ma il problema è anche culturale e bisogna cercare di capire sia lo stalking che il cyber-bullismo. Parlo ai giovani presenti in quest’aula. Innanzi tutto perché la vostra è una generazione nata con internet mentre per la mia generazione è stata una grande novità la capacita di relazionarsi velocemente e di ottenere tante notizie e ottenerle subito. Voi usate i network, facebook e altro, ma sapete anche che la gran parte delle notizie che vanno su Facebook non sono vere né si sviluppa il senso critico necessario per comprendere questa banale verità. Si può postare di tutto e paradossalmente le notizie e le informazioni sono troppe e spesso inquinate da tante falsità ed esagerazioni. Lo stesso avviene per i rapporti interpersonali. Come è noto ho una impostazione e una cultura letteraria, me la porto dietro e mi sento di suggerirvi un libro che spiega, attraverso una storia, quello in cui si può incorrere quando si è giovani e si considera il proprio mondo chiuso entro i confini di una ristretta comunità. Il libro si intitola “Quello che ora sappiamo”, di un’autrice irlandese Katrine Daun e racconta la storia di una famiglia che si trova a fare i conti con il suicidio di un figlio adolescente e solo poi, penetrando all’interno di una vita evidentemente non conosciuta, come sicuramente capiterà anche ai vostri genitori, si rendono conto della causa: un bullismo pesante che passa spesso attraverso immagini taroccate, falsi messaggi che avevano avuto il potere, intervenendo evidentemente nella vita di un ragazzo giovane e sensibile, di portarlo alla scelta estrema del suicidio. Perché vi suggerisco il libro: perché è nelle mie corde ma anche perché, molto più di tanti commenti, la letteratura e la poesia riescono a dire l’indicibile, quello che noi sentiamo ma non siamo in grado di esprimere, cioè il senso di solitudine che paradossalmente può esserci in un mondo in cui in realtà non si è mai soli. Continuamente on line, continuamente in contatto, eppure spesso soli a confrontarvi con voi stessi e nella difficoltà di aprire altri canali oppure prendere la distanza da quello che oggi ci sembra assolutamente vitale ma poi cambia. Avrete sentito tante volte la banalità secondo la quale il tempo cura tutte le ferite. Una banalità, ma le banalità sono tali perché vere, così vere da essere banali, cosi vere che non dovrebbe neppure valere la pena di dirle. Forse invece è il caso di ripetere che la nostra sofferenza è legata al hinc et nunc (qui ed ora). Bisogna imparare anche a prendere le distanze, guardarci da fuori anche se siamo coinvolti. Riprendendo quanto dicevo all’inizio ci sono due impostazioni, quella della norma e quella della pena; da una parte il reato che deve essere combattuto e dall’altra l’aspetto culturale e psicologico, quello che dovete conquistare da soli perché altri non lo possono fare al posto vostro, capendo che la vita è un dono che non va gettato, figuriamoci se va gettato per delle prese in giro anche pesanti. Queste cose, se vengono superate, fortificano e permettono di affrontare meglio il resto della vita. Non auguro a nessuno di voi di avere esperienze di questo genere e vi auguro di diventare uomini e donne adulti.


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IL QUADRO NORMATIVO Dr. Sebastiano Maieli Comandante della Compagnia Carabinieri di Cortona Il mio compito è quello di illustrarvi nel concreto quale è l’applicazione del codice penale nel reato di stalking. Questo reato è stato introdotto in Italia nel 2009 con il decreto legge Maroni il quale modificava il codice penale introducendo l’articolo 612 bis del quale vorrei leggervi letteralmente il testo: “chiunque con condotta reiterata minaccia o molesta taluno in modo da cagionare un perdurante grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un proprio prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso a modificare le proproie abitudini di vita”. Quindi di fatto viene punita nello specifico la condotta reiterata di un soggetto che con condotta persecutoria o di minaccia di violenza od altro va ad ingenerare uno stato di ansia di paura sia per quanto riguarda l’aspetto psicologico che la lesione fisica vera e propria. Proprio ieri (11 ottobre 2013) è stato approvato e convertito in legge il decreto introdotto nel mese di agosto per quanto riguarda alcune modifiche circa il reato di stalking. Di fatto la normativa prima non era stata ben sviscerata, nel senso che il reato di stalking per dare luogo alla procedibilità era di fatto legato ad altri reati, quali lesioni personali, maltrattamenti in famiglia, minacce ed altro. Invece con questa conversione del decreto legge il reato acquista una propria specificità. Quali sono le innovazioni: le specifiche aggravanti per quanto riguarda i maltrattamenti in famiglia, in particolar modo se perpetrate in presenza o in danno di minori. Poi l’efficacia ed aggravante anche per atti commessi dal coniuge nel vincolo matrimoniale mentre prima di fatto non era prevista questa particolarità e ci si riferiva a legami che non erano più in atto, quindi tra persone che si erano lasciate. Oggi è stata inserita la possibilità di estendere questi atti persecutori e maltrattamenti anche a persone che risultano sposate. Altra novità è quella dell’aggravante se il reato è perpetrato con strumenti informatici e telematici come messaggini, e-mail, post su facebook, proprio per rendere il reato sempre più aderente al contesto che stiamo vivendo. Prima ci si riferiva alla classica tipologia del pedinamento, appostamenti sotto casa, lettere ed altro. Quindi la legge amplia le casistiche dove si può applicare questa normativa. Altra importante modifica è quella della non ritirabilità della querela da parte del perseguitato. Alla stessa stregua della violenza sessuale, oggi non è più possibile revocarla. Altra innovazione è anche l’ammonimento. Con l’ammonimento da parte del Questore vi è anche il divieto di tenere armi e munizioni da parte del soggetto ammonito. L’ammonimento è un avvertimento che viene fatto all’autore del reato, verso colui il quale ha delle condotte persecutorie nei confronti della vittima. Tale ammonimento può essere fatta non necessariamente con querela della parte offesa ma anche a seguito di notizie acquisite da terze persone. Quindi, per assurdo, non è la vittima che viene a denunciare il fatto ma possono essere anche

amici o parenti che comunque assistono a condotte vessatorie. Gli organi di polizia, raccogliendo naturalmente informazioni e dati di fatto possono a loro volta riferire al Questore il quale emette l’ammonimento nei confronti della persona, con contestuale divieto di detenzione di armi e munizioni. Altra novità fondamentale introdotta da questa nuova legge è anche l’inserimento dei maltrattamenti in famiglia e di altri atti persecutori in quei casi che prevedono l’arresto obbligatorio in flagranza di reato, mentre prima l’arresto per atti persecutori era solitamente associato ad altre condotte e tipologia di reato; parliamo di lesioni e/o minacce, mentre adesso la fatè consentito l’arresto anche per il semplice reato di stalking, non necessariamente abbinato a condotte lesive. Prima la prassi era che se la persona che denunciava il reato riportava lesioni da percosse del marito o del compagno documentate da referto medico, veniva contestato anche il reato di atti persecutori: adesso la norma prevede la procedibilità d’ufficio anche solo per il reato di stalking. Altra novità riguarda l’inserimento dei reati di maltrattamenti, violenze sessuali e stalking, nella categoria dei reati che devono essere trattati con priorità assoluta in termini processuali, perché mettono in serio pericolo l’incolumità della persona e quindi devono avere priorità nell’iter giudiziario. Altra novità incisiva per quanto riguarda la prevenzione e quindi il rischio, è l’allontanamento dalla casa familiare della persona che commette questa tipologia di reati. Quindi al giorno d’oggi è possibile d’iniziativa della polizia giudiziaria, previo assenso del Pubblico Ministero, adottare questa misura pre-cautelare di allontanamento. Altra innovazione è quella di fornire alle vittime di atti persecutori, maltrattamenti e violenze sessuali tutte le informazioni relative ai centri anti-violenza presenti sul territorio. Quindi provvedendo, nel caso in cui la vittima ne faccia esplicita richiesta, a metterla in contatto con i centri antiviolenza e prendere tutte le misure necessarie per la tutela. Inoltre, altro piano straordinario contro la violenza sessuale e di genere, vi sono una serie di attività volte a creare un iter procedurale per seguire passo passo le vittime di questi reati. Sono previste attività di formazione e sensibilizzazione nelle scuole, nei centri sociali ed altro, attività di cooperazione fra le varie forze di polizia e gli enti, ciascuno per la parte di competenza, per quanto riguarda i reati di violenza in genere. In particolar modo nel nostro territorio nel 2012 si sono avuti tre arresti per atti persecutori e 7 denunce. Quest’anno sono diminuiti gli arresti (2) ma sono aumentate notevolmente le denunce in stato di libertà (12). Questo vuol dire che se da un lato il fenomeno è in aumento, dall’altro è anche vero che le persone vittime si rivolgono sempre di più alle forze dell’ordine. Il consiglio che mi sento di darvi è di rivolgervi nelle nostre caserme anche perché l’esperienza ci insegna che si inizia con dei semplici messaggini o dei semplici apprezzamenti, poi, con frequenza, si passa ai reati più gravi fino all’omicidio vero e proprio.


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LA VIOLENZA DI GENERE IL FENOMENO DELLO STALKING LA REGOLAMENTAZIONE NORMATIVA DEGLI ATTI PERSECUTORI Dr. Paolo Terracciano Vice Questore Aggiunto della Polizia di Stato Dirigente Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica per la Toscana Vorrei iniziare con un ringraziamento agli organizzatori di questo evento per l’opportunità che mi è data di parlare di temi che saranno oggetto di confronto e che riguardano la mia esperienza professionale nel territorio della Provincia di Arezzo come operatore di polizia. Veniva detto poc’anzi che spesso attingiamo a termini anglosassoni, così come nel caso di cui trattasi, che forse danno una patina di minor crudeltà al fenomeno: stalking al posto di “atto persecutorio”. Vorrei, dunque, sinteticamente sviluppare alcuni punti focali riguardo al fenomeno di cui si discorre. 1. Il primo aspetto che viene in rilievo parlando di stalking è lo stato di forte disagio in cui vengono a trovarsi le persone, in altissima percentuale donne, che vivono e subiscono questo tipo di attività. Come da più parti ricordato, si sente, negli ultimi tempi, frequentemente parlare anche di “femminicidio”(situazione che sta a designare la conseguenza estrema dello stalking o degli atti persecutori, ovvero l’uccisione della vittima che, come detto, pressoché sempre è una donna) termine che, sia pur poco elegante e a me personalmente molto sgradevole, rende, in maniera molto triste, perfettamente l’idea. La realtà attuale è quella di un’altissima percentuale di donne che quotidianamente rimane vittima di atti persecutori. Se poi pensiamo che, relativamente a tale fenomeno ed al tipo di reato ad esso correlato, ci troviamo di fronte ad un “numero oscuro”(ovvero il numero dei reati non denunciati rispetto a quelli denunciati) particolarmente alto, possiamo facilmente concludere che nel nostro caso si tratta di un fenomeno devastante. Pur essendo confermato da più fonti che vi è un aumento delle denunce, che deriva, almeno in parte, dal diverso approccio, che si ha nel tempo, della vittima verso questo tipo di reato, rimane tuttavia ancora elevato il numero di vittime che, pur subendo questo tipo di violenze, non hanno il coraggio, soprattutto per la coercizione di tipo psicologico che lo stalker riesce ad esercitare, di fare denuncia, da ciò deriva quel numero oscuro di cui dicevo prima. Tale difficoltà di denunciare le violenze subite crea un forte disagio negli operatori di polizia, soprattutto gli addetti alla ricezione delle denunce, che spesso si trovano nella condizione di dover gestire situazioni che vanno al di là della semplice denuncia e che involgono la trattazione della vittima dal punto di vista del sostegno psicologico. Nella mia esperienza professionale ho constatato che sono molto più numerosi i casi trattati in cui a monte non vi è assolutamente denuncia da parte della donna maltrat-

tata e oggetto di stalking. Infatti, in numerosi casi è necessario, pur in assenza di denuncia, sostenere la vittima dal punto di vista psicologico e supportarla anche con l’aiuto di altre organizzazioni che operano sul territorio. Nella Provincia di Arezzo gli organi di polizia hanno lavorato e lavorano tutt’ora con queste organizzazioni che assistono la persona oggetto di maltrattamenti oltre che dal punto di vista psicologico anche dal punto di vista legale. Si tratta di fare “rete”, ovvero mettere in relazione tutte le risorse che sul territorio possano concorrere a gestire tali problematiche: Forze di polizia, Enti pubblici istituzionali (Comune, Provincia, ecc.), associazioni no-profit e di volontariato in genere. Proprio in relazione a tale tipo di collaborazione, risulta molto importante che situazioni di disagio, connesse con il fenomeno dello stalking, possano essere veicolate alle Forze di polizia anche da terze persone e ciò ancor di più in relazione alle recenti innovazioni legislative. 2. A proposito dell’”ammonimento”, ovvero questo nuovo istituto giuridico previsto dalla normativa che riguarda e reprime gli atti persecutori, al di là di una valutazione tecnico-giuridica che se ne può fare, ho avuto modo di osservare che donne maltrattate chiedevano di attivare tale procedura, anche se la domanda ricorrente era: “Quando lo chiamerete, saprà che sono stata io a richiedere questo tipo di procedura”? Inevitabilmente si, perché per ammonire una persona bisogna comunque far presente perché la stiamo ammonendo, venendosi, in qualche modo, a creare una situazione opposta a quella da cui la vittima cercava di fuggire e che la stessa ha difficoltà a sostenere. 3. Con la tecnologia più recente ed i mezzi informatici a disposizione (cellulari, sms, social network, ecc.) gli atti persecutori diventano ulteriormente e notevolmente invasivi. Nel caso classico di stalking le condotte generalmente adottate sono gli appostamenti o anche la semplice presenza nei luoghi frequentati dalla vittima. Quest’ultima può sottrarsi alla pressione esercitata dallo stalker attraverso semplici tecniche di evitamento, come, ad esempio, cambiare itinerario o non frequentare i luoghi che sa frequentati dal molestatore. Immaginate, al contrario, quanto sia invasivo un semplice sms che può raggiungervi ovunque, magari quando siete in vacanza all’estero e vi sentite sostanzialmente al sicuro o quando siete tra persone di fiducia, creandovi ansia e disagio. Il “banale” messaggio, specie quando la vittima si sente finalmente libera del suo aguzzino, può ingenerare un notevole turbamento. E’ un disagio che viene constatato in molteplici occasioni.


5 Porto l’esempio di una donna maltrattata che non aveva nemmeno la forza di recarsi in Questura per cui abbiamo dovuto incontrarla al di fuori dei nostri uffici tramite un ispettore (donna), tanto grande era lo stato di prostrazione in cui si trovava. 4. Infine, vorrei riportare e leggere, in questo consesso, una testimonianza, quella di Michela (nome di fantasia) che rende l’idea dello stress cui viene sottoposta la vittima di stalking. “Cinque anni fa ho preso la decisione di troncare la relazione con l’uomo che mi costringeva a non vivere. Dovevo sottostare a tutto quello che diceva; chiedevo di riprendere la mia vita ma era tutta un’illusione perché grande era la sua avversione al fatto di essere stato lasciato, una vera ossessione. Per me, la mia famiglia, le persone che mi sono state vicino sono stati momenti particolarmente difficili. In tutto questo la difficoltà più grande è stata quella di tutelare mia figlia dai suoi continui attacchi di rabbia nei miei confronti e dai suoi continui interrogatori. Le mie giornate sono diventate per molto tempo come un film già visto”. Queste sono sensazioni che è difficile cogliere da un punto di vista esclusivamente forma-

le, con la sola freddezza professionale di chi raccoglie una denuncia, ma dobbiamo pensare che una persona sottoposta quotidianamente a tale stress, a tali vessazioni, a tali persecuzioni, le vive tutti i giorni. “Per molto tempo mi mandava sms minacciosi del tipo - se esci ti ammazzo – e poi le scuse”. Lo stalker si muove proprio in questi termini: dopo aver picchiato, offeso, maltrattato la vittima, anche in presenza di altre persone, porge le sue scuse con la promessa di non farlo mai più: è solo una bugia. Spesso è la vittima che si sente in colpa, quasi fosse la persona sbagliata per quell’uomo, così: “All’inizio mi sentivo in colpa, così non l’ho querelato. Ripeto, mi sentivo in colpa: è il padre di mia figlia. Poi, la sua cattiveria è aumentata, così come le sue bugie e il suo manipolare la realtà a proprio vantaggio. Tanto che le Istituzioni credevano a lui come a una vittima della situazione, come a un padre disperato. A questo punto l’ho querelato innumerevoli volte. Anche le forze dell’ordine all’inizio non sapevano come comportarsi, la situazione è delicata con una bambina di mezzo”.

TECNICHE DI PREVENZIONE E DIFESA Dr. Marco Marcellini Consulente informatico della Procura della Repubblica e del Tribunale di Arezzo Mi occupo di Internet e nuove tecnologie da quasi vent’anni, da quando, nel dicembre del 1994, scoprii per caso il World Wide Web. La Rete era allora un posto “tranquillo”, di dimensione finita e ogni ricerca su motori come Altavista1 forniva come risultato un numero limitato di pagine. Da quella prima fase, definita come 1.0 dello sviluppo di Internet, molto è cambiato e la crescita è stata velocissima e inaspettata. Internet oggi è un luogo meraviglioso, pieno di risorse utili, un luogo dove gli utenti sono allo stesso tempo fruitori e creatori di contenuti, grazie ai meccanismi dei Social Network dove ogni testo, foto, video è diffuso e condiviso. Che impatto ha questa nuova dimensione di Internet sugli stili di vita dei cosiddetti “nativi digitali”, ovvero quei bambini e ragazzi che sono nati in quest’era dominata a livello mediatico dalla Rete e che usano tablet e smartphone come i nostri nonni usavano penna e calamaio? Internet, sia ben chiaro, è una meraviglia. Ci sono alcuni rischi pero’ che non sono diversi da quelli che correrebbe un bambino lasciato da solo per le strade di Shanghai o di New York di notte e senza un numero di telefono per chiamare casa.2 Meccanismi come la condivisione di foto e la possibilità di intervenire attivamente nel contenuto delle pagine web costituiscono in effetti nuovi pericoli per gli utenti più giovani. Se qualche anno fa gli sforzi delle Forze dell’Ordine a tutela dei minori erano concentrati contro la diffusione di materiale pedo-pornografico in Rete, oggi diventa fondamentale educare i giovani alla prevenzione di fenomeni come il Cyber Bullismo e il Cyber Stalking. Le statistiche a livello italiano mostrano una sempre maggior incidenza di questi reati: un utente su cinque dichiara di aver ricevuto molestie tramite mezzi elettronici, sotto forma di messaggi diffamatori o minacce inoltrate in Rete (fonte: Osservato-

rio Nazionale Stalking). Altre statistiche evidenziano invece quanto gli adolescenti adottino in Rete comportamenti a rischio, come pubblicare il proprio numero di cellulare o l’indirizzo di casa. Gli sforzi degli educatori devono essere finalizzati dunque a far comprendere come Internet, strumento di lavoro e studio, richieda, specialmente nell’approccio con i Social Network, comportamenti orientati ad una maggior prudenza. Prevenzione e informazione diventano ancora più importanti di fronte a nuovi pericoli come ASK.FM, il nuovo social network dove chi si iscrive accetta di ricevere domande da chiunque, anche in forma anonima. Su ask.fm il proprio punteggio “sociale” sale, quante più risposte si pubblicano in bacheca e quanto più queste sono gradite agli altri utenti. E’ chiaro come questo meccanismo sia un terreno fertile per il cyber-bullo, che può attaccare la propria vittima con messaggi molesti e diffamatori, protetto dall’anonimato. Prevenire o reagire alle molestie è facile se si hanno la giusta consapevolezza e percezione del pericolo. Non accettare richieste di amicizia dagli sconosciuti, restringere il livello di privacy del proprio profilo e controllare la propria “reputazione” in Rete costituiscono poche e semplici regole per usare al meglio i Social Network. Se si subiscono abusi, la prima regola da seguire è ignorare il molestatore e non rispondere in alcun modo al cyber-attacco. E’ importante poi parlarne con qualcuno, famiglia, amici, scuola o istituzioni; è fondamentale infine ribadire che i comportamenti da cyber-stalker o cyber-bullo sono reati e come tali vanno denunciati. Altavista, motore di ricerca automatico creato da Digital nel dicembre 1995. Così ha scritto Lorenzo Cherubini nel 2010, nella recensione del mio libro “Internet a misura di bambino”. 1 2


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Alcune slide utilizzate durante il Convegno

Internet e adolescenti: effetti dell’uso eccessivo

Comportamenti da Cyber-bullo

Facebook: tecniche di attacco

Nuovi pericoli: ASK.FM

5 consigli per la prevenzione

5 consigli per le vittime di abusi

Il materiale completo è disponibile all’indirizzo: www.slideshare.net/mamarcel


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Esempi “creativi” di prevenzione

A chi rivolgersi in caso di abusi

LE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE E ASSISTENZA DI TELEFONO AZZURRO Dr. Giovanni Salerno Responsabile Nazionale di Telefono Azzurro per l’Educazione Ringrazio innanzi tutto LIONS e ROTARY CLUBS perché Telefono Azzurro è nato 26 anni fa grazie al loro contributo. Insieme a Lions e Rotary portiamo avanti molte iniziative su tutto il territorio nazionale, alcune rivolte proprio a questo argomento. Io sono uno psicologo e psicoterapeuta, Responsabile Nazionale di Telefono Azzurro per l’Educazione e mi occupo di iniziative a livello europeo, nazionale e locale con vari progetti. Telefono Azzurro opera attraverso operatori e volontari e nasce dall’esigenza di tutelare il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza attraverso un mezzo fondamentale che è quello dell’ascolto; la sua attività è vincolata alla convenzione ONU del 1989 dove si sanciscono i diritti del bambino e del minore. Il nostro approccio quindi si fonda sull’ascolto di quelle che sono le vostre esigenze e difficoltà: lo facciamo attraverso la gestione di tre linee di ascolto. Il numero 19696, gratuito, attivo 24 h/24, che può essere utilizzato anche da adulti per una consulenza in merito a una situazione di disagio che riguardi un minore. Poi il numero 114, affidato dal Ministero delle Pari Opportunità a Telefono Azzurro nella gestione delle emergenze , anche questo attivo 24h/24, gratuito utilizzabile da ragazzi, docenti e adulti se devono segnalare situazioni di emergenza o peri-

colo. Infine il numero 116000 che è un numero europeo per i minori scomparsi o sottratti . Telefono Azzurro gestisce per l’Italia questo numero e in ogni paese europeo c’è una associazione o ente che risponde a questo numero. Inoltre attraverso il nostro sito è possibile chattare con un nostro operatore dalle 16 alle 20 tutti i giorni. Il sito funziona anch’esso come linea d’ascolto, per cui se volete usare la chat invece che il telefono potete farlo tranquillamente. Inoltre potete segnalare quello che succede o eventuali disagi arrecati dall web sul sito azzurro.it . Il nostro è un lavoro di rete, nel senso che Telefono Azzurro non si muove dai suoi uffici quando riceve una segnalazione ma attiva tutto un percorso per il ragazzo o minore coinvolto, avendo un rapporto diretto con le istituzioni e i servizi territoriali. A seconda della tipologia del caso viene attivata una tipologia di servizio e quindi una istituzione che vi deve tutelare. Mettiamo in collegamento le istituzioni fra di loro, servizi sociali, scuola, carabinieri, tribunale dei minori e altro. Promoviamo attività di sensibilizzazione e prevenzione attraverso corsi di formazione per gli insegnanti per i genitori e laboratori con bambini e


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L’INTERVENTO DI RETE

SERVIZI SOCIO- SANITARI

Procura della Repubblica

SCUOLA

TRIBUNALE

adolescenti. La nostra è una metodologia attiva, non veniamo a fare un a lezione ma sono i soggetti partecipanti che diventano gli attori del percorso formativo e poi farò vedere con che risultati. Questi laboratori affrontano il tema del bullismo, della sicurezza in rete, dell’emergenza, dei minori scomparsi, promuovono i diritti del bambino e l’integrazione multiculturale. Telefono Azzurro copre le nostre attività formative dalla scuola dell’infanzia alle scuole superiori. L’argomento di oggi riguarda voi che siete definiti nativi digitali, ossia persone perennemente connesse e con capacità multi-tasting, ossia contemporaneamente riuscite a chattare, fare una ricerca, fare un gioco on line; privilegiate l’immagine rispetto alle generazioni passate e avete una capacità di apprendere molto velocemente quindi dove noi ci sforziamo a raggiungere quelle che sono le novità voi siete già avanti di un pezzo. Siete voi che aiutate gli adulti di riferimento a comprendere come funziona l’ambiente digitale, ambiente on line. La vita on line si è fusa ormai con quella off line, quasi è inutile parlare di cyber-bullismo, si parla direttamente di bullismo perché il cyber non è diverso e vedremo perché. Bisogna comprendere il fatto che non c’è un bullismo virtuale e un bullismo reale perché anche il primo e assolutamente percepito come reale, la vita on line è vita vera e rappresenta una estensione della propria socialità , con tutte le conseguenze che ne comporta quando viene usato in maniera impropria. I ragazzi tra i 9 e 11 anni iniziano a collegarsi, usano internet , anzi usano il computer per internet. Anche i giochi sono ormai on line. Si è passati a uno stile di vita on line grazie anche agli smartphone e ai tablets . Purtroppo, come confermato da quanti mi hanno preceduto, tale uso incrementa e si sviluppa delle psicopatologie precoci legate anche al cyber-bullismo. Questo perchè specie nell’adolescenza si da molta importanza al giudizio altrui: e un giudizio espresso all’interno di una classe è una cosa, quello espresso in un gruppo virtuale ha informazioni che possono arrivare a chiunque e le conseguenze hanno un effetto maggiore. Bisogna stare molto

attenti a postare o pubblicare qualcosa, bisogna riflettere se ciò può ferire qualcuno. Lo smartphone ha reso tutto quello che è un comportamento improprio molto più probabile. Pensate: prima quando facevamo una foto con la telecamera digitale prendevamo la foto la caricavamo sul computer, poi la caricavamo sul social network, con tutta una serie di passaggi che rallentavano la velocita con cui poteva essere colpita la privacy di qualcuno. Adesso se dallo smartphone faccio una foto, la posso inviare direttamente su un social network. Però ho già violato la privacy perché non posso pubblicare una foto o un video di qualcuno senza il suo permesso, e se è minorenne senza il permesso dei genitori. Sappiamo che non succede cosi e sappiamo che ormai la vostra comunicazione è questa ma è bene saperlo e riflettere: può succedere, come è successo, che un ragazzo fa un video all’insegnate che spiega , mette su Youtube il video, l’insegnate denuncia il ragazzo e vince la causa. I genitori hanno pagato 30.000 euro di danni. Internet è un mondo in cui si ricevono tantissime informazioni e quindi bisogna essere bravi a filtrarle e aiutare anche i ragazzi più piccoli a utilizzare in maniera corretta la rete. Navigando si trovano spesso frasi che rivelano fatti privati o pettegolezzi. Telefono Azzurro ogni anno conduce indagini rivolte all’ infanzia e adolescenza e quest’anno l’indagine ha approfondito proprio le tematiche legate alla rete. Come vedrete da un video/intervista, il tema del cyber-bullismo è estremamente diffuso specie a causa dell’anonimato . Vedremo come Ask sostituirà Facebook perché garantisce maggiore anonimato. Il problema è quello della necessità di essere sempre connessi e di non riuscire a staccarsi dalla rete. Questo comporta delle responsabilità. Da qui l’esigenza di comprendere come iscriversi a un social network, come gestire un profilo on line, l’esigenza di capire, anche da parte dei genitori, quanto sia grossa la distanza fra loro e i propri figli. I ragazzi percepiscono i genitori come inadeguati nel comprendere il mondo digitale e di conseguenza non ne parlano , molto spesso anche per non subirne conseguenze. Uno dei rimedi pessimi che viene utilizzato da alcuni genitori è, nel momento in cui il ragazzo parla di cyber-bullismo, quello di staccare o proibire l’uso del computer. Ma la vita on line continua, perché non è che sottraendo il mezzo si smette di vivere online , anzi non si ha più il controllo della situazione. Oggi ci si collega con qualunque strumento, dalla televisione alle consolle: non è il computer il problema, è come si usa . Il 68% dei genitori non parla mai o solo occasionalmente di internet con i propri figli. Vi porto l’esempio di un ragazzo cui avevano creato un falso profilo: tutta la scuola lo offendeva costantemente e la cosa lo faceva soffrire molto; dopo aver chiamato il 114 il profilo è stato cancellato. In un altro caso si assiste ad una sostituzione di identità e la persona interessata non sa neanche con chi arrabbiarsi ed è impotente per reagire. Il 23,6

La consulenza online  Hai inviato sms/mms/video a sfondo sessuale? sì, 12,9%  A chi? Ragazzo/a 45,1% Amico/a 35,3% estraneo/a 4,7%

Perché li hai inviati?

Non vedo cosa ci sia di male  E’ il mio ragazzo/a e mi fido  Per fare uno scherzo  Lo fanno anche i miei amici

41,9% 16,1% 11,1% 8,3


9 % degli intervistati dichiara di aver trovato on line pettegolezzi o falsità sul proprio conto. Ad un adolescente su 5 è capitato di trovare su internet proprie foto imbarazzanti , in altri casi compaiono fotomontaggi con l’uso di photoshop. Altro fenomeno in crescita fra i ragazzi soprattutto di 16-18 anni è l’invio di testi, immagini e video a sfondo sessuale (sexting). Il 12,3 % degli adolescenti dichiara di aver inviato SMS o MMS a sfondo sessuale. E il 25,9 % di averli ricevuti per lo più da amici o fidanzate/fidanzato o anche da estranei. Il fenomeno riguarda sia maschi che femmine. Le motivazioni possono essere diverse. Se un ragazzo su 2 non ci vede niente di male, quasi una ragazza su 4 lo fa perché gli è stato richiesto dal proprio ragazzo. La maggior parte degli adolescenti intervistati si diverte nel ricevere questi messaggi , al 20 % delle ragazze da fastidio. Scattarsi una foto ed inviarla da altri è per lo più vissuto come un gioco. Spesso i ragazzi non sono consapevoli di adoperare materiale pedopornografico che può arrivare nelle mani sbagliare e tanto meno considerano gli effetti sulle persone coinvolte. Fra i 16 e i 18 anni, un ragazzo su 10 si è trovato in pericolo dopo aver messo on line foto di se stesso nudo. Sotto il profilo psicologico le conseguenze possono essere molto gravi perché nei meandri della rete si può perdere il controllo sia del materiale inviato che della propria reputazione. Il sexting è un fenomeno che si sta diffondendo: alla base vi è il dato personale, la privacy . Voi sapete che su Skype si salvano le conversazioni e su WhatsApp tutto può essere oggetto di ricatto e di stalking. Ad esempio, giovani coppie si lasciano e lui o lei minacciano di rendere pubbliche certe informazioni o comunicazioni o foto. Quindi stiamo attenti perché dobbiamo imparare a proteggerci. Con questa nostra capacità di usare il web non ci rendiamo conto che certi aspetti che vorremmo tenere personali li rendiamo invece pubblici. Cyber-bullismo equivale a “ io voglio farti del male e lo faccio perché non ti puoi proteggere e lo faccio frequentemente”. Quindi c’è l’elemento della intenzionalità, della frequenze e persistenza dell’atto. Soprattutto c’è un elemento di disparità di relazione. Se io offendo una persona non è bullismo, se io litigo con qualcuno non è bullismo. Se sul giornale leggete che due bulli si picchiano è una contraddizione perché il bullismo prevede una relazione non alla pari, nel senso che me la prendo con qualcuno che non si può difendere. Il 20 % dei ragazzi si lamenta di essere venuto a conoscenza dell’esistenza di queste offese e il 4,3% ha ricevuto messaggi offensivi o minacciosi. Perché è diffuso il cyber-bullismo? Innanzi tutto c’è una maggiore difficoltà ad essere beccati. Il computer in qualche modo ha disinibito il nostro atteggiamento, nel senso che lo ha reso molto più facile e più veloce nell’offesa. Per la vittima diventa molto più difficile rintracciare il persecutore ; allo stesso tempo la vittima pensa a volte di meritarsi questa cosa, pensa che “ non solo mi prendono in giro e mi tartassano ma è colpa mia perché non mi so proteggere”. Questo atteggiamento è sbagliato ed è il primo passo per non risolvere il problema. Le vittime non ne parlano perché a volte gli adulti sottovalutano il problema oppure temono una reazione eccessiva legata all’ignoranza del fenomeno. Sul sexting dovete riflettere e proteggervi perché il fenomeno si sta diffondendo e voi ne siete i protagonisti. Noi possiamo spiegarvi solo cosa è e a cosa può portare. Come avete visto la reazioni fra maschi e femmine è diversa , i maschi lo vedono più come un gioco e si divertono, mentre le femmine percepiscono come qualcosa di pesante e fastidioso il messaggio con contenuto sessuale. Stalking è quando un ragazzo o un adulto si comporta in maniera inopportuna e ripetutamente. Con le nuove tecnologie si cerca di interagire o adescare un adolescente attraverso il grooming. Cosa è il grooming? E’ il tentativo che l’adescatore compie per ottenere fidu-

cia. Esempio. Voi pubblicate sulla vostra pagina di facebook che vi piace un tal cantante o avete una tal passione: lui inizia a parlare di quell’argomento e riesce ad attirare la vostra attenzione per innescare un rapporto di fiducia. Telefono Azzurro per prevenire questi fenomeni propone tante metodologie e per un utilizzo corretto della rete vedremo molti video al riguardo. Innanzi tutto bisogna comprendere che internet è un mondo, una biblioteca, un’ edicola, una piazza: quindi tutte le regole che valgono nel mondo reale vanno esportate nel mondo virtuale perché i principi sono gli stessi. Solo che costantemente ci dobbiamo aggiornare su quelle che sono le novità perché più si va avanti più escono fuori nuove applicazioni che offrono tante opportunità ma nascondono delle insidie. Per esempio, molti giocano a razon, ma il rischio è che io posso giocare con un avversario che casualmente entra in contatto con me. Se si è più grandi si riesce a proteggerci, ma per un bambino di 10 anni che gioca con uno sconosciuto il quale può chiedere la mail o il telefono oppure dire qualcosa che urta la sua sensibilità, la cosa può diventare pericolosa. Pensate a WhatsApp: tutti lo abbiamo, ci ha permesso di risparmiare e ben venga. Ma quale è il problema se io creo un gruppo con tutta la mia rubrica telefonica? Automaticamente tutte le persone che ho collegato vedranno i numeri di telefono delle altre persone e questo è un dato personale. Quando io vado in una classe e chiedo quale è secondo voi un dato personale, tutti mi dicono nome, cognome, telefono, scuola , tutto tranne l’elemento che quotidianamente viene violato che è l’immagine. I video e le foto sono l’elemento più violato dai social network, ma i ragazzi non lo associano a un dato personale. Quindi le aree di lavoro sono tre: 1) proteggere i dati personali è l’elemento chiave è la PW. Quindi scegliamo pw complesse perchè esistono programmi che decifrano le pw; si suggerisce di adoperare pw che hanno lettere maiuscole, che hanno segni di interpunzione, numeri perché la complessità rende in qualche modo il lavoro più difficile per un acker potenziale. Divulgare la pw è come lasciare la porta di casa aperta. YouTube è una bellissima applicazione. Se io voglio fare un video e mandarlo a un parente lontano lo posso utilizzare, però perché devono vederlo tutti? Posso scegliere l’opzione di privacy e fare in modo che sia visto solo da chi dico io. Cosi per facebook; se voi sapete usarlo, il profilo può essere pubblico o privato; se il profilo è pubblico chiunque entra nella mia stanza, vede le mie foto, può parlare con me, può salvarsi le mie immagini e le può divulgare a chi vuole: almeno cerchiamo di essere selettivi, quindi postiamo il profilo privato e scegliamo che solamente gli amici possono vedere ed entrare in contatto con me. Se poi dò amicizia a chiunque il lavoro è inutile. 2) Altra regola: prudenza con chi si conosce online. Che ne sappiamo ad esempio che LUIGI 96 è proprio lui. Non dobbiamo attivare la webcam con gli sconosciuti, non dobbiamo condividere file, evitiamo di presentarci ad appuntamenti con persone conosciute esclusivamente on line: ma se proprio vogliamo fare questa “cavolata” evitiamo di andarci da soli e diciamo dove stiamo andando. Sappiamo che molte storie nascono on line, ma ciò non toglie che dobbiamo essere prudenti, quindi riflettiamo. 3) Dovete sapere che molti datori di lavoro controlleranno quello che avete postato su internet e selezioneranno il vostro profilo per il lavoro. Per risolvere i propri problemi è un ottimo rimedio parlare con qualcuno. Il cyber-bullismo si sta declinando anche nella sostituzione di identità che è un reato penale, nel senso che io non posso accedere al profilo di un amico o compagno o persona che conosco perché ho scoperto la sua pw. Quindi pensiamo prima di postare e stiamo attenti alle persone con cui entriamo in contatto, senza perdere contatto con la realtà. Sappiate che esistono servizi cui è possibile e importante manifestare questi problemi, segnalandoli anche se non vi riguardano direttamente. Se non fate niente siete egualmente responsabili.


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STALKING CARATTERISTICHE ED INDIVIDUAZIONE DEL REATO Ten. Francesca Lauria RACIS Raggruppamento Analisi Criminologiche Arma dei Carabinieri Molto è stato detto. Quando tutti i consigli che vi hanno dato non hanno sortito effetto o non sono stati seguiti arriviamo anche noi. Il reparto analisi criminologiche interviene spesso per ascoltare le vittime di questi fatti. Vi do una descrizione molto rapida di chi siamo. Il RACIS fa parte di un raggruppamento investigazioni scientifiche con sede a Roma ma con competenza nazionale. Voi conoscete sicuramente un reparto che è il nostro cugino il RIS. Di che cosa ci occupiamo? Intanto siamo divisi in tre sezioni. La mia è la sezione che combatte gli atti persecutori . Per darvi una rappresentazione cinematografica di chi siamo, avrete visto sicuramente la serie televisiva CSI. Noi studiamo la mente umana, cerchiamo di capire il perché di un comportamento; per esempio interveniamo nell’analisi della scena del crimine e da quello che vediamo cerchiamo di profilare l’autore. Quando l’autore non è noto, operiamo in maniera tale da poter dare un orientamento alle investigazioni e definiamo dei profili criminologici. La mia sezione nasce nel 2009, quando è stato introdotto il reato di atti persecutori di cui è già stato detto tutto in maniera molto compiuta: è formata in larga parte da personale di sesso femminile e da psicologi. Quotidianamente ascoltiamo le vittime vulnerabili. Chi è di voi che mi aiuta a dare una definizione di vittima vulnerabile? Che cosa è la vulnerabilità? Chi è vulnerabile? La principale vittima vulnerabile che vi viene in mente chi è? Il più vulnerabile delle persone che incontrate quotidianamente chi è? Un bambino, perfetto. Quindi i bambini sono vulnerabili. Altre vittime vulnerabili? Gli anziani. Poi? I disabili, esattamente. In realtà viene detto che la donna è più vulnerabile ed io in quanto donna perché dovrei esserlo? Anche l’uomo è vulnerabile perché la vulnerabilità dipende da caratteristiche oggettive e soggettive; un determinato contesto può rendere una vittima più vulnerabile di un’altra. Quindi sia l’uomo che la donna in un particolare momento possono essere vulnerabili. E’ necessario ascoltare le vittime. La legge prevede che l’ascolto delle vittime venga fatto in modalità diverse. Ognuno pensa nella propria immaginazione che quando si va dai carabinieri o dalla polizia, ci si trovi davanti ad un carabiniere buono e uno cattivo, si pensa alla lampada sugli occhi, ecc. Non è più cosi da tempo; le persone vengono sentite in modalità più accogliente , le persone possono essere tanto vittime quanto testimoni. Da quanto è stato detto vi può essere un reato, una vittima e un testimone; quindi i soggetti sono sempre tre. Noi veniamo incaricati di fare gli ascolti delle vittime o di testimoni, anche di minore età e l’ascolto è una chiacchierata in cui vengono dettagliati dei fatti e delle circostanze. In ambito nazionale facciamo centinaia di ascolti, ma la cosa a cui non mi abituo ancora sono: da una parte sicuramente le lacrime delle ragazze o dei ragazzi della vostra età, che sono come voi, non hanno caratteristiche speciali ma sono esattamente come voi, non hanno caratteristiche diverse ed anche voi non vi dovete sentire immuni da queste violenze; dall’altra che tutti dicono “io lo sapevo che andava a

finire così, io in qualche modo ho contribuito al che questa cosa avvenisse, io mi sento in colpa e non l’ho detto a nessuno perché mi vergognavo , in fondo me la sono cercata”. Questo tipo di reazione accompagna quasi tutte le nostre chiacchierate: questo per dirvi che il percorso è quasi sempre molto difficile, non è un percorso facile. Noi accompagniamo la vittima nelle sue diverse fasi di presa di coscienza, ma non è facile capire di essere vittima di una violenza. E poi che tipo di violenza può essere? Quale è la prima violenza che vi viene in mente? La più grave che vi può venire in mente è la violenza sessuale, sicuramente. Ma guardate che vi sono forme di violenza molto più subdole, da considerare sempre come reati: ad esempio, la violenza psicologica. A volte vi sono dei segnali che precedono le violenze sessuali e non è necessario che per essere vittima di violenza si debba avere per forza una violenza sessuale. Di violenze ve ne sono di varie forme. Se, per esempio, volessimo definire meglio l’atto persecutorio per una classe di età simile alla vostra, noi possiamo dire che perché ci sia un atto persecutorio ci deve essere un autore, una vittima e delle condotte. L’autore deve mettere in atto una serie di condotte di minaccia o di molestia che possono avvenire spesso, nella vostra fascia di età, tramite social network. Tali condotte impattano nella vostra vita a tal punto da modificare le vostre abitudini o creare un perdurante stato di ansia. Vi dicevo che molto spesso la violenza avviene tramite i social network come facebook o altre chat di varie tipologie. Nella nostra esperienza quotidiana vediamo che molte volte il primo contatto on line è un contatto assolutamente innocente, sano, un contatto con cui si fa conoscenza ma che può nascondere grandi rischi. In genere vi è un primo contatto. Molto spesso i nostri interlocutori dicono che sono persone un po’ più grandi di noi ma non di tanto; poi i dichiarati 20 anni diventano 35, 40, 50, anche 60. Ma perché una persona di 14/15 anni una volta che

Indagine multiscopo sulle famiglie “Sicurezza delle donne” 6 milioni 743 mila vittime di violenza fisica o sessuale 7 milioni 134 mila vittime di violenza psicologica 2 milioni 938 mila donne hanno subito violenza fisica o sessuale dal partner attuale o dall’ex partner


11 IL 1522 Numero di pubblica utilità; Attivo 24 ore su 24 e per 365 giorni l’anno; Servizio multilingue; Accessibile dall’intero territorio nazionale gratuitamente; Fornisce una prima risposta ai bisogni delle donne vittime di violenza  Informa ed orienta le vittime ai servizi presenti sul territorio; Sostiene l’emersione della domanda di aiuto mantenendo la garanzia dell’anonimato.

scopre che l’altro ne ha 50 persevera? Secondo voi quale potrebbe essere il motivo? Sono tutte persone sciocche quelle che ci cadono? Si è consapevoli di fare il passettino avanti perché siamo convinti di saper tenere la situazione sotto controllo, ma non è così, perché la costruzione della relazione e la conoscenza sono già avvenute. Spesso le vittime ci dicono: “ma io mi fidavo di lui; si, ho scoperto che non aveva 20 anni ma 35, ma io mi fidavo, era diventato un mio conoscente, un amico con il quale mi ero confidato/a”. La relazione andava avanti e non si sapeva come tornare indietro. Quindi usate la testa e il buon senso, questo è importante ma ricordate che il buon senso non basta. Chiedete aiuto alle persone che vi sono intorno. E’ la scelta più adulta che possiate fare perché une persona adulta chiede aiuto. Non fate da soli! Si deve creare una rete attorno a chi non riesce o non può difendersi: la famiglia in primo luogo, poi la scuola, tutti i contesti in cui vi trovate a vostro agio, anche una chiacchierata con un amico vero vi può aiutare. Ma chiedete sempre aiuto rispetto a qualcosa che non vi torna o che vi sembra strano oppure non sapete come comportarvi; ma non cercate mai di risolvere da soli il problema. Il percorso delle vittime è ovviamente difficile ma non è un percorso da cui non si esce. Vi sono anche strutture alle quali le vittime si possono rivolgere, come i centri anti violenza. Vi segnalo un numero di telefono: è il 1522, al quale si possono rivolgere tutti, non solo le vittime di stalking , uomini o donne che siano, per avere un orientamento informativo, legale, psicologico; vi indirizzeranno a centri anti violenza che sono formati da persone preparate e pronte ad aiutare e dare sostegno psicologico e legale ed una corretta informazione. Nei momenti di emergenza chiamate il pronto intervento, 112 e 113, che possano

Ruolo delle Istituzioni FORZE DELL’ORDINE, SERVIZI SOCIALI, STRUTTURE SPECIALIZZATE

RETE

darvi un pronto aiuto al momento in cui vi sentiate in una situazione di pericolo. Pensare che la violenza riguardi solo il mondo esterno e non me è sbagliato, perché anche noi potremmo trovarci un una situazione che ci espone al pericolo di una violenza. Con il nostro lavoro andiamo spesso a parlare nelle scuole e poniamo l’accento sul fatto che non si deve trattare l’altro come un oggetto. Le persone devono avere relazioni paritetiche, perché molto spesso alla base dello stalking c’è una percezione non equa fra i soggetti per cui l’uno viene visto dall’altro come un oggetto. Avrete certo sentito parlare in televisione di Luca Delfino: costui è un adulto che ha ucciso la sua ex fidanzata ed è stato indagato anche per un altro omicidio. Quale è il comportamento che lui metteva in atto? Noi abbiamo conosciuto questa ragazza: aveva circa 30 anni, una persona che aveva studiato, che con la famiglia andava d’accordo, che aveva un lavoro. Ad un certo momento la ragazza conosce Luca, iniziano a frequentarsi. Luca ( e questo è comportamento tipico dello stalker) fa interrompere qualunque contatto della ragazza con la famiglia e con i vecchi amici; e la ragazza, che era innamorata, accettava questo comportamento. Imparate a fare attenzione a quei comportamenti che sono troppo possessivi, che ti impediscono di frequentare gli amici, che ti obbligano a rivolgerti con astio ai genitori e addirittura a non frequentarli. Il lavoro viene più tollerato perché è indispensabile o, se più giovani, puoi andare a scuola, anche se vediamo spesso che ci sono ragazze che decidono di lasciare la scuola perché il proprio fidanzato non vuole che vadano più. Probabilmente vi sembra anomalo ma questo comportamento è molto frequente. Voi potreste esserne anche dei semplici osservatori e come osservatori potreste avere un ruolo molto importante. Se vedete cose di questo genere attenzionatele agli insegnanti, alla scuola, ai vostri genitori, perché la prevenzione fa si che probabilmente non si inneschi un circuito di violenza che a volte diventa mortale. L’anno scorso il 50 % degli omicidi di donne, (su 158 donne uccise, 117 lo sono state per matrice passionale), erano preceduti da atti persecutori. Ciò vuol dire che dove c’è omicidio c’è stalking, purtroppo. Consigli pratici da seguire: intanto, laddove voi non vogliate andare avanti in una relazione, dire di no in maniera chiara e ferma. Che consiglio dareste ad una amica che vi dice “ho detto al mio ex che non lo voglio più vedere, ma questo continua ad infastidire, mandarmi messaggi e regali”? Ragazzi, aiutatemi. Alzata di mani e risposte varie. Cambiare telefono. Litigare con lo stalker affrontandolo in maniera dura (però con un gruppo di amici precisa uno studente). Cercare di uscire meno. Non frequentare i soliti posti. Stare chiusi a casa o con i genitori. Uscire solo in compagnia. Cambiare numero: ma perché devo cambiare numero? Ok, per evitare che mi contatti . Diciamo però che nelle strategie che una vittima deve mettere in atto c’è quella importantissima di avere una assoluta indifferenza perché lo stalker non ragiona in maniera lineare, ma molto spesso ha alla base un disturbo di personalità e non accetta di essere stato abbandonato, di non avere più il predominio e il controllo sull’altro. Allo stalker non interessa quello che dice l’altro. L’altro mi può insultare e offendere, ma questa non è la cosa importante per lui, l’importante è che ci sia sempre un filo teso fra lui e la vittima. Si tratta allora di interrompere questo filo. Se, rispetto alle sue insistenze, io vado a parlargli anche con amici, lui ha raggiunto il suo obiettivo perché comunque il filo è teso . Lo stalker non percepisce l’altro come un soggetto ma come oggetto che rientra nella sua sfera di controllo. Cambiare numero rientra nei casi veramente più estremi e lo sconsiglio perché è una forma assurda di violazione della libertà e colpevolizza ancor più la vittima, che già di suo si sente colpevole. Quindi è importante non cercare lo scontro, tenere toni troppo bassi e concilianti, magari con un incontro ogni tanto per tranquillizzarlo: noi non sappiamo mai che tipo di reazione possa avere. La scelta più consigliata è quella di cadere


12 nell’anonimato assoluto e non chiudersi in se stessi, ma continuare ad uscire come prima, sicuramente con un contorno di sicurezza, stare con amici, non andare da sola in luoghi bui, evitare di uscire da sola di sera, continuare però ad avere la vita sociale di prima. Questo è giusto di per sé. Ma nell’ottica dello stalker il vedermi che continuo ad uscire ed avere amici che cosa provoca? Gli fa rabbia. Stalking deriva dall’inglese “ to stalker” (fare la posta, cacciare).Lo stalker ha il comportamento del predatore. Come si comporta il predatore? Il cacciatore caccia qualsiasi preda? Ha una sensibilità? Quale preda sceglie? Sceglie quella più facile, quella più vulnerabile come abbiamo detto prima. Quindi lo stalker ha la capacità di selezionare la vittima potenziale; non fa lo stalker con chiunque, ma sa scegliere la vittima più fragile e sa quando è il caso di non continuare, proprio perché la cosa non gli procura alcun ritorno. Quindi, farci percepire come persone che hanno una rete sociale di protezione e che continuano la propria vita è sicuramente un messaggio molto forte che può da solo interrompere condotte improprie. Vi posso portare ad esempio un altro caso che è andato sulle cronache. Emiliano Santangelo era un ragazzo, ora morto, che quando aveva 18/19 anni aveva cominciato a frequentare ragazze di 12/14 anni in discoteca: le faceva innamorare e queste ragazze, che erano convinte di essere l’unica fidanzata, avevano poi dei rapporti con lui. Lui le filmava e faceva delle foto; poi le ricattava.

Anche questo comportamento è molto frequente. Viene denunciato e condannato per queste violenze, ma quando esce dal carcere inizia a contattare e perseguitare le vittime precedenti. Delle 10/15 ragazze coinvolte, lui seleziona una sola ragazza, quella che non ha una rete forte intorno di protezione. Lei si sentiva forte e cercava di proteggere la propria famiglia. Purtroppo l’esito di questa condotta è stato infausto perché la ragazza venne uccisa dopo 10 anni di condotte persecutorie. All’epoca non c’era questo reato. La ragazza aveva accettato questa condotta persecutoria per 10 anni e lui per 10 anni non si è rassegnato. Lei cercava solamente di difendersi, ma era la tessera di un puzzle che si incastrava perfettamente con lui, che non voleva chiudere assolutamente questo rapporto perché solo con lei era possibile mantenere teso il filo. Con tutte le altre aveva avuto invece risposte molto nette. Cadere nell’anonimato vuol dire che rispetto a qualsiasi contatto che può avvenire in mille modi (mail, telefonate, ecc) non bisogna dare alcun tipo di risposta. So che è difficilissimo, perché all’ennesimo messaggio viene naturale rispondere. Non dobbiamo mai cedere, perché l’anonimato è assolutamente una strategia da consigliare . Anche se veniamo offesi in pubblico bisogna non cadere mai nel tranello e reagire. Davanti all’autore non bisogna far nulla. Un minuto dopo si va a fare denunciare del reato perché il reato sicuramente c’è, non avendo lo stalker la capacità di trattenersi. Grazie per l’attenzione.



1964 - 2014

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