Caterina Zucchi

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microbo.net


CATERINA ZUCCHI Studiozero - vetro



CATERINA ZUCCHI Studiozero - vetro



17.06.2019

Caterina Zucchi

Wunderkammern effimere
 Via Giovanola 21/c Milano

microbo.net attraverso lo spazio espositivo microLive presso Circuiti Dinamici presenta al pubblico i gioielli di Caterina Zucchi. La designer, assieme a Cristian Visentin, è stata designata vincitrice della VII edizione di Ridefinire il Gioiello grazie alla collana 1X10.

Curatela: Anna Epis e Aldo Torrebruno
 Presentazione: Aldo Torrebruno
 Coordinamento: Sonia Patrizia Catena
 Allestimento: Lorenzo Argentino



Caterina Zucchi Studiozero-vetro è uno dei due vincitori scelti da microbo.net tra tutti i partecipanti all’iniziativa Ri-definire il gioiello VII, appuntamento annuale curato da Sonia Patrizia Catena. L’artista lavora il vetro di Murano, innovando questo materiale e questa tecnica, solitamente molto tradizionali, grazie alla propria ricerca sulle forme e a un processo creativo costruito sulle solide basi di una memoria antica – non a caso per un anno si è formata in una bottega presso un mastro vetraio – ma al contempo più vicino alla sensibilità contemporanea, in cui giocano un ruolo fondamentale sia l’ironia sia una sorta di costruzione ludica con chi indossa i gioielli, con cui si crea un rapporto molto stretto, quasi di ri-creazione. Il lavoro dell’artista è centrato sul concetto di forma ed è affascinante pensare a questi gioielli nell’ottica della dialettica aristotelica tra forma e sostanza, strettamente correlata a quella tra potenza e atto: la materia contiene in sé la potenzialità della forma che andrà ad assumere, il vetro di Murano che viene utilizzato per le collane, i bracciali e tutte le creazioni è la potenzialità che diviene atto nel momento in cui la designer li crea. L’atto creativo diviene così per Caterina Zucchi un istante di urgenza realizzativa e creatrice, che può essere continuamente modificato, fino all’ultimo momento, seguendo l’ispirazione, nella ricerca di forme armoniche più che di forme perfette, capaci di integrarsi nell’ambiente circostante e con le altri parti che lo compongono e infine con chi è destinato a indossarle. La collana presentata a Ri-definire il gioiello è “1 X 10”, gioiello capace di tradurre in vetro e argento colori e volumi al contempo, paradossalmente, spigolosi e sinuosi. Forma e colore prendono il sopravvento sulla materia e si impongono alla vista grazie ai contrasti intrinseci che riescono ad evidenziare. Anche nel caso della collana “Autunno”, sono i colori a giocare un ruolo chiave, richiamando il tema attraverso le macchie che






rimandano alla stagione e che contraddistinguono le singole perle di vetro che la compongono, in altri casi, come per la “Collana baffuta”, si tratta davvero di echi della forma richiamata dal nome, di grande ironia. Questo concetto, questa capacità di stimolare la fantasia e di creare un rapporto ludico ritorna nella collana “Come la metti la metti”, in cui viene offerta a chi indossa il gioiello la possibilità di scegliere direzione e verso in cui portarlo: un ulteriore grado di libertà, regalato dalla designer a chi vive il bijou, che quindi diventa in un certo senso co-creatore, nel momento in cui accorda al proprio stato d’animo o alla propria personalità, il modo in cui indossarlo. Il rapporto con chi indossa diventa ancora più stretto in “Messaggi privati”, in cui i messaggi vengono al contempo nascosti e mostrati, protetti dal vetro che li rende visibili, ma al contempo inaccessibili. Così si crea un particolare legame affettivo tra il gioiello e la persona, mediato dalle parole e dalle emozioni che portano con sé, da ciò che esiste ma non è esplicitato e che può essere letto e s-velato solo attraverso un processo di trasformazione e di rottura, che significherebbe però distruzione della forma originaria, con conseguente perdita anche della magia del rapporto tra le parole e il mondo circostante. Il processo creativo, in questo caso, dimostra la propria ineluttabilità, il percorso da materia a forma, così come quello da atto a potenza ha un solo verso, non consente di tornare indietro: il richiamo è alla struttura stessa dell’intero universo, che procede verso l’entropia e che non consente di ricreare l’ordine una volta che questo è stato distrutto. Il fascino di questi gioielli è da ricercare quindi nel rapporto tra forma e sostanza, tra atto e potenza e in ultima analisi nella simbiosi, al contempo ironica e ludica con chi li indossa, che diviene quindi contatto biunivoco e bidirezionale. Aldo Torrebruno



Così la designer definisce il proprio lavoro

<< Sono una ricercatrice di forme. 
 Questa ricerca ha da sempre contraddistinto le mie creazioni, anche durante il periodo di studi, stages e workshop. Ho trovato nel vetro e nella tecnica a cannello gli strumenti ideali per portare avanti questa mia personale ricerca. Il mio interesse per il vetro inizia nel 2000 e prosegue attraverso corsi di studio presso gli istituti Vetroricerca Glas&Modern di Bolzano e la scuola del vetro Abate Zanetti di Murano. Resto a Murano per un anno come assistente di un maestro vetraio fino al 2004, anno dell’apertura del mio studio a Livorno. Studiozero-vetro è il laboratorio dove progetto e creo, interamente a mano, gioielli in vetro di Murano soffiato e non. Tra le tante tecniche di lavorazione del vetro, scelgo la tecnica a cannello perché si basa su azioni immediate, dove la precisione e l’abilità dei gesti rendono il vetro ancor più versatile. E’ una tecnica che mi concede un margine d’improvvisazione dove esprimo al meglio la mia creatività. 
 La creatività è un’urgenza, un gesto spontaneo, un momento, uno stato d’animo. Non cerco la perla in vetro perfetta, ma un oggetto in armonia con ciò che lo circonda e coerente e vicino al mio impulso creativo. Per questo i gioielli Studiozero-vetro sono pezzi unici. Simili tra loro, ma mai uguali. Il mio percorso artistico è il tentativo di concedere ai gioielli in vetro di Murano una nuova contemporaneità, da sempre fortemente legati alla storia millenaria dei decori e delle forme. Indossare un gioiello Studiozero-vetro è vivere un’esperienza >>.






collana 
 1x10

Vetro di Murano, foglia Argento 
 e filo tondo elastico Così Caterina presenta il proprio concept

<< E se traduco uno spigolo in una curva? Una linea

decisa, in una forma morbida e sinuosa? Allora un particolare può essere il punto di partenza per lo sviluppo di una catena cromatica, che lo richiama senza copiarlo, che lo ricorda attraverso volume e tridimensionalità. La creazione amplifica il dettaglio che in sequenza crea un disegno quasi in movimento. La dimensione che cambia come se il dettaglio crescesse, sviluppasse, morbido e leggero. La collana prende ispirazione dal contrasto cromatico e dal colore del metallo, questi elementi tradotti nel linguaggio del vetro soffiato acquisiscono volume e tridimensionalità. Gli elementi, si ripetono in una progressione ordinata, visivamente morbida e ingombrante, ma leggera. Un dettaglio per dieci perle in vetro soffiato >>.


1 X 10








bracciali


Fiamma


Futuristico



Rosso d’Autunno


Due Mari


collane 


 

Testa tra le nuvole



Messaggi Privati







Acquamare


Radici


Tuttatette


Autunno


Baffuta


Grafica


Come la metti la metti


Come la metti la metti / verde


Pendente Righe


Inversione a “U”


Non c’è rosa


In&Out






Light and Shadow / body jewel








La formazione di Caterina Zucchi è ricchissima. Nel novembre 1999 frequenza il corso di vetrata e tecnica Tifany presso l'Istituto privato "Atelier delle Arti" via C.Bini Livorno. In ottobre 2001 “tecniche della lavorazione del vetro” (Corso FSE Fondo sociale Europeo) presso l’istituto Vetroricerca glass e modern di Bolzano, relativo alle tecniche di: rilegatura a piombo (docente: Diego Pizzol), fusione (docenti: Miriam Di fore, Alessandro Cuccato, Frank Van den Ham, Ricardo Reh), pasta di vetro (docente: Alberto Gambale), Casting (docente: Silvia Levenson), lavorazione a lume (docente: Lucio Bubacco) termoformatura (docenti: Frank Van Den Ham, Ricardo Reh), pittura su vetro (docente: Sante Pizzol), tifany (docente: Alessandra Piazza). Nel 2002 partecipa al Workshop presso la struttura Creative glass (Zurigo-Svizzera) per la realizzazione di murrine e sculture in vetro con la tecnica del sand-casting; seguono uno Stage presso la vetreria Mackingtosh di Livorno ed un corso sulle tecniche di ceramica raku, raku nudo (naked), pitfre e bucchero, tenuto dall’artista Mara Funghi, Sorano a Grosseto; in ottobre il “Simposio Internazionale del vetro” (Nancy) in concomitanza con un corso di sand-casting presso la scuola del vetro Cerfav, Vannes les chatel, Nancy. Nel 2003 consegue il diploma di “Esperto nelle tecniche di lavorazione del vetro”; corso di fusione e lavorazione del bronzo, Valle Aurina, Bolzano. Diviene assistente presso lo studio dell’artista Silvia Levenson (Vigevano) e della designer Marisa Zenone (Novara); frequenta il corso “Lavorazione delle perle veneziane” presso la scuola del vetro Abate Zanetti Murano a Venezia ed uno stage nel laboratorio del maestro Davide Penso, di cui diverrà assistente l'anno successivo. Nel 2004 apre lo Studiozero-vetro; dal 2006 è docente del corso di lavorazione a “lume” presso Vetroricerca Glass&Modern di Bolzano. In luglio 2015 ottiene il riconoscimento della qualifca ‘MAESTRO ARTIGIANO’,rilasciato dalla Camera di Commercio di Livorno e dalla Regione Toscana, dopo dieci anni di attività e di esperienze lavorative relative al vetro.





WUNDERKAMMERN EFFIMERE 2019


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