Gli strumenti della Scienza

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torredinebbia



Catalogo 1800-1900

Catalogazione e schedatura degli strumenti scientifici Vittoria Cafaro Maria Rosaria Cornacchia Francesca Loiudice Antonia Mascolo Orsola Quattromini Testi

GLI STRUMENTI DELLA SCIENZA LICEO CAGNAZZI

Mimma Bruno Piero Castoro Massimo Capaccioli Cristiano Chieppa Barbara Raucci Filippo Tarantino


MIUR - Ministero Italiano UniversitĂ e Ricerca Iniziative per la diffusione della cultura scientifica Legge 6/200 Regione Puglia Assessorato diritto alla studio e formazione Area politiche per la promozione del territorio, dei saperi e dei talenti Legge regionale 42/80 Odisseo, la rete dei licei europei

Supporto tecnico di laboratorio Angelo Piccininni Piero Santomasi Supporto amministrativo Maddalena Filomeno Fotografie Nicola Centoducati (per gli strumenti scientifici) Archivio famiglia Rosa Difonzo (foto storiche) Progetto grafico e impaginazione Michele Colonna, Nino Perrone Composizione tipografica in ScalaSansPro di Martin Majoor, 2005 Š 2011 Liceo Cagnazzi Piazza Zanardelli, 30 - Altamura www.liceocagnazzi.it Torre di Nebbia edizioni www.altramurgia.it isbn 978 88 95911 27 4


Ai docenti e agli alunni che vollero, fin dal secolo dei Lumi, educare e apprendere sulla via della scienza. 17 marzo 2011 Centocinquantesimo anno dell'UnitĂ d'Italia


Indice

11 Per consegna 15 Le “matematiche occupazioni”: storia documentata di una collezione 24 Odisseo: un museo/laboratorio per insegnare e divulgare la scienza 28 Un patrimonio 33 Archivio e catalogazione degli strumenti

Acustica 38 Apparecchio di Weinhold 39 Campana vibrante con pendolini 40 Capsula manometrica 41 Diapason su cassa di risonanza 42 Ruota di Savart 43 Serie di otto asticelle di legno intonate 44 Serie di otto tubi accordati 45 Sirena di Cagnard De laTour su mantice 46 Sirena di Seebeck 47 Soffiera con mantice a otto fori 48 Sonometro a due corde 49 Specchi concavi parabolici 50 Tubo di interferenza di Quincke 51 Tubo di Weinhold

Elettrologia 54 Amperometri da quadro 55 Amperometro 56 Apparecchio di Riess 57 Apparecchio per variazione capacità elettrica 58 Arco Voltaico [1] Lampada schermata ad arco con relativo reostato [2] 60 Arganetto Elettrico 61 Batteria di quattro bottiglie di Leyda 62 Batterie di accumulatori 63 Bilancia di torsione di Coulomb 64 Bottiglia di Lane 65 Bottiglia di Leyda con eccitatore universale 66 Cassette di resistenze 67 Condensatore a cassetta 67 Conduttore a capacità variabile 68 Conduttore cilindrico


69 Elettroforo di Volta 70 Elettroscopio a foglie d’oro 71 Elettroscopio condensatore a due foglie d’oro 72 Elettroscopio condensatore ad una foglia 72 Emisferi di Cavendish 73 Gabbia di Faraday o schermo elettrico 74 Grande bottiglia di Leyda 75 Macchina elettrostatica di Ramsden 76 Macchina elettrostatica di Wimshust 77 Pendolino elettrico orizzontale 77 Pila di Volta 78 Tipi di pile 80 Pistola di Volta 80 Ponte a filo di Wheatstone a corsoio 81 Pozzo di Faraday o pozzo cilindrico 82 Quadro di Franklin 83 Reostato a cursore 83 Reostato a manovella 84 Rete metallica flessibile 85 Scala delle rarefazioni 86 Termometro di Riess 86 Tubo con filo arroventabile 87 Vaschetta per bagno galvanico 88 Voltametro 89 Voltametro di Hoffmann 90 Voltmetri 91 Voltmetro in cassetta di custodia

Elettromagnetismo 94 95 96 97

Ago magnetico di inclinazione Apparato di Tesla Apparato per l’induzione elettromagnetica Apparato per la dimostrazione della propagazione delle onde di Hertz

98 Apparecchio di Palmieri per l’induzione del campo magnetico terrestre 99 Apparecchio per l’esperienza di Oersted- Ampère 100 Banco di Ampère con solenoide 101 Banco di Ampère in custodia di vetro su tavolino 102 Bottiglie di Leyda per sintonia elettrica 103 Bussola a sospensione cardanica 104 Conduttore mobile in campo magnetico 104 Elettrocalamita con àncora e pesi 105 Elettrodinamometro 106 Elica di Roget 106 Fascio magnetico a due piccole calamite a doppia squadra 107 Galvanometro 108 Gruppo Motore dinamo 108 Macchina cinematografica 16 mm 109 Macchina elettromagnetica per nevropatie 110 Macchina magneto elettrica di Pacinotti 111 Magnete a ferro di cavallo 111 Modello di elettrocalamita con ancora 112 Modello di valvola termoionica 113 Modello schematico di installazione telefonica a due posti 114 Modello scomponibile di telefono Bell-Meucci 114 Motorino giratubi (tubi di Geissler) 115 Pendolo di Waltenhofen 115 Pila termoelettrica di Nobili 116 Rocchetto di induzione 118 Sistema astatico di Nobili 119 Solenoide per campo magnetico uniforme 120 Telegrafo e stazione telegrafica tipo Morse 121 Tubo di Crookes


122 Tubi di Geissler 123 Tubo di Roentgen

Meccanica 126 127 128 129 130 131

Anelli di Saturno Areometro di Nicholson Anelli per lo schiacciamento della terra Apparato con pendoli Apparato dei tre generi di leva Apparato per la dimosrazione dello schiacciamento della terra 132 Apparato per la pioggia di mercurio 133 Apparecchio a due masse 134 Apparecchio di Loewy 135 Apparecchio pressione liquidi 136 Apparecchio per l’osmosi 137 Apparecchio per lo studio dell’urto 137 Astrolabio 138 Barometro Aneroide 139 Baroscopio in metallo 140 Bilancia di precisione in custodia 141 Bilancia a sospensione inferiore con pesiera 142 Bilancia idrostatica con pesiera 143 Cannoncino di bronzo di Grimsehl 144 Centrifugatore per separare i solidi dai liquidi 145 Crepavesciche 145 Dinamometro 146 Disco per la composizione delle forze concorrenti 147 Doppio cono con piano inclinato 148 Doppio pendolo di risonanza 149 Emisferi di Magdeburgo 149 Equilibrista

150 151 152 153 154 155

Figure di Plateau Fontana con pompa di compressione Fontana di Erone Macchina di Atwood Macchina rotativa Modelli di asse nella ruota, di verricello e di argano 156 Modelli di ruote dentate 157 Modelli delle misurazioni dei liquidi 157 Modello di elica Alberti 158 Modello di pendolo di Foucault 159 Modelli di vite perpetua ingranante ruota dentata 160 Orologio contasecondi 160 Pallone per il peso dell’aria 162 Paradosso idrostatico 163 Parallelepipedo snodabile per il centro di gravità 164 Piano inclinato 165 Regolatore centrifugo di Watt 166 Ruota di Segner 167 Semicerchio scanalato con due palline 168 Serie di macchine pneumatiche 170 Sestante 171 Sferometro 173 Sistemi di carrucole 174 Tellurio con lunario [1] Tellurio in custodia [2] 176 Tornio a pedale di precisione 177 Tubo ad U per la dimostrazione della legge di Boyle 178 Tubo per la caduta dei gravi nel vuoto [1] Tubo per la caduta dei gravi con chiavetta [2] 180 Vaso di Tantalo 181 Vite di Archimede


Ottica 184 Anelli di Newton 185 Apparecchio di MĂźller 186 Cannocchiale astronomico [1] Cannocchiale terrestre con oculare oscuro di ricambio [2] 187 Disco di Newton 188 Disco per esperienze di ottica 189 Epidiascopio 190 Lampada ad incandescenza ad alcool o a benzina 190 Lampada al magnesio 191 Lente biconvessa 192 Polariscopio di Norremberg 193 Specchi di Fresnel 194 Specchi piani ad angolo 195 Spettroscopio a prisma 196 Stereoscopio tipo grande 197 Stroboscopio 200 Anello di Gravesande 201 Apparecchio per la dimostrazione del fenomeno del rigelo 202 Apparecchio Despretz

Termologia 203 Apparecchio di Hope per la massima densità dell’acqua 204 Apparecchio del Pizzarello 205 Apparecchio per i vapori saturi 206 Apparecchio per la calefazione 207 Becchi Bunsen 208 Bollitore di Franklin 209 Cassetta di Ingenhousz 210 Croce trimetallica 211 Distillatore per alcool

212 213 213 214 215

Igrometri di Daniell Igrometro a capello o di Saussure Lampada di sicurezza Davy Modello di motrice a vapore tipo verticale Modello di cilindro di macchina a vapore con cassetto di distribuzione 216 Pendolo a compensazione 217 Pentola di Papin 218 Radiometro di Crookes 219 Schiacciata di Tyndall 220 Stufa di Regnault 221 Termometri differenziali di Leslie

dal tonografo del cagnazzi al rivelatore di raggi cosmici 224 Il tonografo di Luca de Samuele Cagnazzi 226 Telescopio con rivelatori MRPC (Multigap Resistive Plate Chamber)

appendice 231 Il Seminario in San Domenico ad Altamura


Lezione di matematica al Liceo Cagnazzi, anni Trenta (Archivio famiglia Rosa Difonzo).


Per consegna

Il Catalogo documenta il lavoro svolto per il Progetto Odisseo in oltre due anni da un gruppo composto dai docenti di Matematica, Fisica e Scienze (proff. Romolo Berchicci, Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca Loiudice, Antonia Mascolo, Orsola Quattromini), integrato da docenti esperti in comunicazione medio-didattica e in progettazione europea (Piero Castoro e Mimma Bruno). All’origine del lavoro vi è stata la condivisa esigenza di far parlare gli strumenti che, a partire dal 1800, hanno svolto la funzione di sussidi didattici per l’insegnamento delle discipline scientifiche nel Liceo Cagnazzi. Li abbiamo prelevati dai magazzini, liberati dalla polvere, restituiti alla circolarità didattica, affidandoli all’attenzione e alla cura dei bidelli (sic!), dei tecnici e alla curiosità degli alunni che hanno imparato a conoscerli e a raccontarli ai compagni più piccoli in quasi vent’anni di “settimane scientifiche”. I docenti più anziani (Pasquale e Michele Giorgio), il personale esperto (Giorgio Farella, Piero Santomasi, Angelo Piccininni) hanno garantito la tradizione nel corso di lunghe generazioni che hanno conservato l’ombra fuggente e impalpabile di Francesco Popolizio (un tecnico capace di ideare i sussidi didattici), Vito Franchini, Giuseppe Giannuzzi, Vito Pellegrino, Raffaele Difonzo, in un intreccio indissolubile di competenze e dedizione. Con il Progetto Odisseo il gruppo dei docenti ha ricostruito l’identità degli strumenti,registrandola in schede protocollari e ora, con questo catalogo, li presenta alla comunità degli studiosi non tanto per una consegna alla storia, quanto per la determinazione di costruire finalmente la rete dei licei storici, non solo europei, impegnati nella formazione scientifica (sono in corso contatti con il MIIT Gymnazium di Mosca e la MIIT Università ad esso collegata, e, più recenti, con la Kanagaua Sogoh High School di Tokyo). Sarà così possibile un nuovo terreno di dialogo, anche via web,tra scuole e civiltà, che potrà vedere interlocutori attivi ed autonomi anche gli alunni oltre che i docenti. Il primo nucleo dell’attività risale agli appuntamenti del 1994 che impegnarono i docenti di Fisica, Matemetica e Scienze nello studio della evoluzione del pensiero scientifico attraverso i sussidi didattici di valore storico e si conclusero con un bel convegno di Bioetica con i proff Augusto Bompiani e Francesco Bellino e con il dott. Paolo Marotta; conoscemmo in quei giorni Francesco Romano che ci incoraggiò a dare valore ai nostri mirabili e interessanti strumenti. Da allora abbiamo guardato con “curiosità”i laboratori scientifici delle scuole di Mosca, Brno,Parigi e di tutte le scuole che abbiamo conosciute in Italia e all’estero,per verificarne la comparabilità con il nostro patrimonio. In successive “settimane scientifiche” Gerardo Marotta, con lungimiranza sorprendente, ci segnalò all’attenzione di Massimo Capaccioli, che, provenendo

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da Padova,aveva da poco assunto la direzione dell’Osservatorio Astronomico di Capodimonte e la Cattedra di Astronomia dell’Università “Federico II” di Napoli: fu un innesto creativo che portò ad un’ulteriore valorizzazione del nostro patrimonio scientifico, affidato per l’elaborazione di una tesi di laurea (Catalogo degli strumenti scientifici del Liceo Cagnazzi, 2005-2006) a Barbara Raucci, per noi dotata di una borsa di studio dell’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici. L’idea continuò ad affinarsi e si pensò ad un Museo nei successivi ritorni di Capaccioli e Romano e con il contributo fattivo di Michele Saponaro, ispettore del Ministero dei Beni Culturali. Contributi non tutti finora utilizzati, ma che tutti hanno dato impulso al nostro impegno e ci hanno sostenuti nelle audaci esperienze di sintesi tra cultura umanistica e cultura scientifica nei convegni di Bucarest (“L’umanesimo scientifico di Galileo”, ottobre 2005) e in molti appuntamenti di EWHUM (European Humanism in the Wordl), da Bruxelles (Parlamento Europeo, Marzo 2004) a Roma (“Verso il 2010: il Liceo per l’Europa della conoscenza”, Palazzo Marini-Palazzo Firenze, Marzo 2006), a Napoli (“Universalità dell’Umanesimo”, Palazzo Serra di Cassano, Novembre 2007). Per suggerimento di Capaccioli ci dotammo del planetario e del canocchiale; alla generosità di Franco Romano dobbiamo la partecipazione del liceo Cagnazzi, primo in Puglia e in Italia, al progetto EEE (Extreme Energie Events) del prof. Zichichi e l’allestimento di una stazione per la rivelazione dei raggi cosmici; il Seminario di Storia della Scienza dell’Università di Bari (Raffaella Defranco, Mauro Digiandomenico, Liborio Dibattista) ci ha fatto conoscere William Shea, il rigoroso Maestro della Cattedra Galileana dell’Università di Padova. Un’amicizia feconda: da Strasburgo a Padova ad Altamura . Dagli oggetti alla riflessione sugli oggetti ci siamo mossi in compagnia di Marcelo Sorondo Sanchez, Gianfranco Dioguardi, Giuseppe Longo, Alfredo Musajo Somma; ad Altamura – su sollecitazione di Fiora Imberciadori, coordinatrice dell’Agenzia Nazionale LLP (Lifelong Learning Programme) – si diedero convegno tutti gli IRRE (Istituti Regionali di Ricerca Educativa) d’Italia che Elisabetta Davoli e Franco Gesmundo vollero responsabilizzare partendo dal Cagnazzi: luogo “sensibile” che, interpretando le politiche scolastiche europee (Strategia di Lisbona) avvertì l’urgenza di qualificare la conoscenza nelle specificità disciplinari e nella unitarietà transdisciplinare. La dimensione scientifica del sapere, si ribadì, non può essere deprivata delle tensioni valoriali alimentate dalla riflessione responsabile ed esperta (“La licealità tra Umanesimo e Scienza”, novembre 2005). Qualcuno si era stupito quando nel 1992 il Liceo Cagnazzi aveva adottato il PNI (Piano nazionale d’informatica), indistintamente in tutte le classi, by-passando le fasi sperimentali e portandolo subito ad ordinamento. Abbiamo avuto ragione : la Matematica e la Fisica furono enormemente potenziate nell’orario e nei contenuti e i docenti di Matematica, Fisica e Scienze hanno fruttuosamente convissuto con i docenti di Lettere classiche. La storia ha premiato il nostro coraggio al punto che oggi c’è chi è deluso perché con i nuovi ordinamenti nel nostro liceo vi sarà qualche ora in meno di matematica . Questo catalogo parla per noi.

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Sul nostro carro di Tespi (Geppino Petronio… “non finisce qui!”) sono saliti in tanti nell’arco di venti anni e ormai sono nostri cari compagni Nino Perrone, Michele Colonna, gli esperti di Torre di Nebbia che ci hanno “fatto” il catalogo mettendoci tutta la loro simpatia e la loro competenza e venendo a giocare con i nostri alunni un pezzo della loro avventura. Filippo Tarantino Preside del Liceo Cagnazzi

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Aula del Gabinetto di Fisica, Liceo Cagnazzi, anni Trenta (Archivio famiglia Rosa Difonzo).

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Le “matematiche occupazioni”: storia documentata di una collezione Barbara Raucci e Massimo Capaccioli Per tipologia, antichità e pregio, la collezione di strumenti scientifici del Liceo classico “Cagnazzi”, che questo Catalogo presenta, è un patrimonio di grande valore culturale e una testimonianza dell’importanza assegnata nel corso dei secoli alle scienze in Terra di Bari. Si tratta di una raccolta di macchine di fisica per uso didattico, per lo più databili tra il sesto decennio dell’Ottocento e il Novecento. Ma ce ne sono anche di più antiche, prodotte tra la seconda metà del Settecento e i primi decenni dell’Ottocento, anteriormente alla fondazione del Liceo, nel 1861. Uno studio recente1 ha permesso di stabilire che la collezione non nasce né dal dono di qualche notabile della città né dall’acquisizione dei beni di un qualche ente laico o religioso con il fine di costituire un primo nucleo di strumenti per il nuovo Liceo. La sua storia è infatti fortemente collegata al territorio e all’iniziativa di alcuni personaggi illustri della città di Altamura che, partecipi delle istanze di rinnovamento scientifico che circolavano e andavano diffondendosi nel Regno di Napoli nel Settecento, si fecero promotori di nuovi orientamenti didattici e metodologici nel campo dell’educazione. Tra le altre cose questi “pragmatici sognatori” cercarono di offrire agli studenti dell’antica Università degli Studi della città prima, e poi ai giovani interessati alle scienze, gli strumenti indispensabili per raggiungere una qualificata preparazione. Insomma, gli strumenti di questo Catalogo costituiscono un’importante prova documentaria dell’attività scientifica svolta dai regnicoli e del valore attribuito allo studio dei fenomeni naturali ad Altamura nei secoli passati, secondo una tradizione culturale che va fatta risalire al 1747. Questo è l’anno in cui venne fondato il Regio Studio, poi Università degli Studi: un unicum nel quadro delle istituzioni scolastiche settecentesche del Regno di Napoli, perché fu il primo Studio a essere istituito dai Borbone per garantire l’alta formazione in provincia2. Qui si formarono i giovani di diverse città 1 B. Raucci, “Il percorso di affermazione della cultura scientifica tra la metà del Settecento e l’Ottocento ad Altamura. Dalla scienza teorica alla pratica” Tesi di Dottorato in Storia della Scienza e della Tecnica, Università degli Studi di Bari, a.a. 2005-06 (XIX ciclo). 2 Sull’Università degli studi di Altamura: O. Serena, Di un antica Università nelle Puglie, memorie storiche pubblicate nel 1884 ed ora rivedute e corrette, Leggieri, Altamura 1887; T. Fiore, Di un’antica Università degli studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 13 (gennaio 1971), pp. 31-46; E. Bosna, Le scuole universitarie altamurane, in Id., Per una storia della scuola di Terra di Bari, Adriatica, Bari, 1974, pp. 75-135; Id., L’Università degli Studi di Altamura, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 29-30 (1987-88) pp. 191-214; M. Marvulli, Il declino dell’Università di Altamura in un inedito di Luca de Samuele Cagnazzi, in «Altamura. Rivista Storica/Bollettino dell’ABMC», n. 42 (2001), pp. 173-217; B. Raucci, L’Università degli studi di Altamura attraverso i registri del Monte a Moltiplico, «Altamura Rivista storica/Bollettino dell’ABMC», n. 43, 2003, pp. 75-102; Id., La diffusione delle scienze nell’Università degli studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti del xxiii Congresso nazionale di Storia della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp. 349-361; Id., Scienza e istruzione tra capitale e province, in Cultura e lavoro intellettuale: istituzioni, saperi e professioni nel Decennio francese, Atti del i Seminario di Studi “Decennio Francese (1806-1815)” 26-27 gennaio 2007, a cura di A.M. Rao, Napoli 2009, pp. 337-350.

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dell’entroterra barese e lucano, in un ambiente che alcuni illuminati docenti avevano specializzato indirizzandolo alla formazione tecnico-scientifica, allo studio della realtà naturale, e dove la ricerca scientifica era finalizzata all’utilità sociale di matrice genovesiana. Nell’anno accademico 1791-92 vennero istituiti un Osservatorio Meteorologico e un Gabinetto per gli esperimenti di fisica «con un corredo sufficiente di macchine per l’intiero corso di esperienze a giovani con qualche profitto»3. A proporli fu il professor Luca de Samuele Cagnazzi. Questi era convinto che i laboratori fossero importanti in quanto le scienze «si apprendono più con gli occhi che colle orecchie, onde mancando […] stabilimenti di complete raccolte di macchine fisiche e chimiche, di orti botanici ed agrari, di raccolte litografiche, e zoologiche e di sezioni anatomiche, l’istruzione non è che solamente orale»4, e aveva provveduto personalmente alla costruzione «se non in tutto, almeno nella più gran parte» delle apparecchiature5. Cagnazzi fabbricò con le sue mani un rudimentale microscopio e alcune macchine elettriche, perfezionò alcuni strumenti di misurazione, e realizzò una raccolta sistematica di minerali. Durante i suoi viaggi a Napoli, raccolse campioni di minerali del Vesuvio e poi scambiò i doppioni con colleghi di altre zone dell’Italia e con scienziati stranieri. Fece anche arrivare ad Altamura libri di fisica, di chimica, di botanica, di economia, di non facile reperimento nel Regno di Napoli, servendosi spesso di corrieri compiacenti: nel Settecento la circolazione di molte opere di autori stranieri, ma anche italiani, era fortemente limitata dalla censura ecclesiastica, in particolare nella provincia6. Sebbene non si disponga di documenti che descrivano il laboratorio, possiamo tuttavia indicare alcuni degli strumenti in uso e le esperienze di laboratorio condotte dagli studenti dell’ateneo. Barometri, igrometri di Chiminello e di Saussure, termometri di Réamur, pluviometri, banderuole (una era sulla sommità della Collegiata di San Nicolò dei Greci)7 erano usati per le osservazioni atmosferiche; elettrometri a pagliuzze di Volta, generatori elettrostatici a disco verticale, condensatori elettrostatici permettevano di riprodurre in piccolo alcuni fenomeni atmosferici come i baleni, i tuoni, i fulmini, di studiare l’elettrostatica, ma anche di mostrare una gran varietà di 3 L. DE SAMUELE CAGNAZZI, Lettera dell’arcidiacono […] al P. Bartolomeo Gandolfi delle Scuole pie PP. di Fisica nella Sapienza Romana, e Socio di varie illustri Accademie, in «Giornale letterario di Napoli» vol. XCIII (14 febbraio 1798), pp. 98-106, p. 98. 4 L. de Samuele Cagnazzi, Saggio sulla popolazione del regno di Puglia, Napoli, 1974 [Napoli, 18201839], p. 184. 5 L. de Samuele Cagnazzi, Lettera […] al P. Bartolomeo Gandolfi, cit., pp. 98-106, p. 98. 6 Sulle macchine elettroscopiche, gli apparecchi per le esperienze elettriche e gli strumenti di misura costruiti e modificati da Cagnazzi: B. Raucci, La diffusione delle scienze nell’Università degli studi di Altamura: un difficile percorso di affermazione, in Atti del xxiii Congresso nazionale di Storia della fisica e dell’astronomia, 5-7 giugno 2003, Bari 2004, pp. 349-361; L. De Frenza, Il patriota e la macchina. Alcune testimonianze poco note sull’interesse di Luca de Samuele Cagnazzi per la costruzione di strumenti di fisica, «Anthopos&Iatria», ix (2005) 4, pp.82-88; A. Garuccio, B. Raucci, Luca de Samuele Cagnazzi: professore di Fisica sperimentale e costruttore di macchine scientifiche per esperimenti sull’elettricità, in L’eredità di Fermi, Majorana e altri temi, Atti del xxiv Congresso Nazionale della Società degli Storici della Fisica e dell'Astronomia (SISFA) Napoli - Avellino 3-6 giugno 2004, a cura di M. Leone, B. Preziosi e N. Robotti, Napoli 2007, pp. 119-122. 7 Luca de Samuele Cagnazzi, Ragguaglio del terremoto, in «Analisi Ragionata de’ Libri Nuovi», vol. ii, Luglio 1792, pp. 88-93, pag. 89.

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Collezione degli strumenti storico scientifici del Liceo Cagnazzi.

esperimenti interessanti e spettacolari, come l’effetto luminoso di una scarica elettrica in un vuoto parziale; una camera scura per studiare la luce8. Diversi erano poi gli strumenti per studiare la formazione dei composti e l’azione di una sostanza su un’altra. Venne riservata infatti grande attenzione allo studio delle proprietà dei corpi «più nascoste alla vista» perché «è una pazzia [ridurre] la Fisica alle solo proprietà estrinseche ed apparenti de’corpi, senza conoscerne i principi e la struttura», bisogna «dividerli ne’componenti, ossia decomporli, e ciò dicesi Analisi»9. La chimica, per Cagnazzi, era una disciplina indispensabile per conoscere il Regno della Natura, la composizione della terra, i minerali, i gas, e il suo studio era fondamentale per le applicazioni in agricoltura e in medicina. Permetteva di svelare i «primitivi principi che nudrono le piante […] l’idrogeno, l’ossigeno, il carbonio, o l’azoto», di comprendere come si sviluppano le piante e quali tecniche possono migliorarne la resa ed evitare le malattie; di scoprire le sostanze che si possono ricavare dalle piante e 8 L. de Samuele Cagnazzi, Discorso Meteorologico dell’anno 1794… in «Giornale Letterario di Napoli», vol. XXX, 1 luglio 1795, pp. 3-29, p. 6. Cagnazzi costruì inoltre alcune pile di Volta che regalò ad amici e colleghi. A padre Gandolfi, che «conosceva per lettere», donò una «pila di Volta fatta in picciolo», un’altra la regalò a Giuseppe Saverio Poli. Continuò a costruire strumenti anche quando si trasferì a Napoli. Nel 1804 iniziò a «fare delle lentine microscopiche col torno», regalandone alcune all’amico Giuseppe Saverio Poli; nel dicembre 1834 avendo osservato un «microscopio solare che ingrandiva prodigiosamente», da poco portato a Napoli, si interessò ad esso e ne indagò il meccanismo e dopo alcuni mesi di studio riuscì a costruirne uno simile. L. de Samuele Cagnazzi, La mia vita, a cura di A. Cutolo, Milano 1954, p. 226 9 ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, Elementi di Fisica composti per uso della Regia Università di Altamura, cit., [c. 2r, I e c. 2v, II].

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dal mondo minerale. Insieme alla fisica e alla meteorologia, la chimica era considerata una scienza utile al bene pubblico, un sapere necessario per poter intervenire sul territorio, sulle sue risorse, sulla realtà fisica, demografica e sociale della regione. A seguito della riforma, l’Appula Atene, come Bernardo Tanucci definì l’Università di Altamura, divenne un centro di formazione modernamente inteso, dove alle lezioni teoriche seguivano le pratiche sperimentazioni, ed anche un centro di ricerca nel campo della botanica, della meteorologia, della medicina. Le indagini compiute dai professori, aiutati spesso nella raccolta dei dati dagli studenti, erano strettamente correlate all’economia del territorio. Questa impostazione precostituì un limite giacché, come ebbe a scrivere Matteo Galdi, nel Regno «poche o niuna scoverta interessante si è fatta in Chimica, in Fisica, in Storia Naturale, nell’applicazione delle Fisico-chimiche alle arti»10. Ma fu un “limite” ispirato da motivazioni ideologiche: condurre indagini sistematiche sul territorio, sulla realtà fisica, demografica e sociale della regione doveva servire, secondo gli ispiratori di questa Weltanschauung illuministica, a conoscere le risorse della propria terra al fine di programmare una gestione moderna utilizzando nuove tecniche di coltivazione, di raccolta, di commercializzazione dei prodotti agricoli. Ricerche botaniche, studi agrari, indagini mineralogiche, osservazioni meteorologiche, statistiche demografiche e sanitarie dovevano servire a favorire lo sviluppo del paese, a offrire nuovi orientamenti, nuove prospettive di gestione del territorio e delle sue risorse, in particolare agricole. Il sistema agrario faceva acqua da tutte le parti. La produzione, ancora legata agli arcaici ed empirici metodi di coltivazioni e ad antiquati strumenti di lavoro, era lasciata nelle mani di poveri contadini che ignoravano la pratica del sovescio, che diffidavano dei moderni attrezzi e delle novità11. Convinti che l’economia della nazione potesse risollevarsi anche attraverso l’innovazione tecnica, i docenti tentavano di diffondere una nuova concezione del lavoro agricolo, proponendo l’adozione di innovative tecniche di coltivazione, spiegando l’utilità per una migliore resa del terreno della concimazione. Come i loro colleghi napoletani, avevano soppesato le manovre riformistiche attuate dal governo borbonico e avevano discusso di ridistribuzione delle terre, di revisione del sistema fiscale, di liberalizzazione del commercio, di incentivi all’imprenditoria, di qualificazione del lavoro manuale, di istruzione, e avevano iniziato a vedere nella vecchia struttura politica un freno al progresso economico e culturale. La politica riformistica non aveva dato i risultati sperati: il riordino della finanza e dei tributi, l’abbattimento dei privilegi feudali, la ripartizione dei fondi ecclesiastici e demaniali, la revisione del sistema giuridico e amministrativo, 10 M. Galdi, Pensieri sull’istruzione relativamente al Regno delle Due Sicilie, Napoli, nella Stamperia Reale, 1809, pp. 58. 11 T. Berloco, Economia delle “masserie” della confraternita del SS. Rosario di Altamura nel XVIII secolo, in Le confraternite pugliesi in età moderna, v. II, Atti del Seminario Internazionale di Studi (27-29 aprile 1979) a cura di L. Bertoldi Lenoci, Fasano 1991, pp. 515-567; F. Mirizzi, Strumenti e tecniche del lavoro agricolo e pastorale in Terra di Bari tra Sette e Ottocento, in Cultura e società in Puglia e a Bitonto nel sec. XVIII, v. II, Atti del Convegno di studi (6-7 novembre 1992), a cura di S. Milillo, Bitonto 1994, pp. 343-356.

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Ritratto di Luca de Samuele Cagnazzi di autore ignoto, Liceo Cagnazzi, Altamura.

erano tutti problemi che il governo non era riuscito a risolvere12. La presa di coscienza delle necessità del Paese era stata lenta, graduale; ma infine le nuove teorie economiche e le nuove idee politiche erano state appoggiate dalla maggioranza dei professori e dagli studenti. Fu così che l’Appula Atene, cara al conservatore Tanucci, alla fine del Settecento divenne la Leonessa di Puglia. Ad Altamura furono proprio il clero colto, la nobiltà illuminata e gli studenti ad animare la rivoluzione nel 1799; e furono questi «spiriti fervidi» a soffrire di più la brutale repressione da parte delle bande armate del Cardinale Ruffo che, sciamando nel Regno, misero fine a un sogno, facendo sì che il Mezzogiorno inanellasse un’altra occasione perduta13. Fu ucciso un docente dell’Università e vennero saccheggiate le proprietà delle famiglie dei gentiluomini del posto. Oltre alle devastazioni e al sequestro dei beni, alle ruberie di bestiame e alla distruzione di «mobili, biancheria, cose preziose», il professore Cagnazzi vide le sue «macchine fisiche» fatte a pezzi dai Sanfedisti che – perdita più grave di tutte – incendiarono anche una «gran quantità di libri»14. 12 G. Masi, Strutture e società in terra di Bari a fine Settecento, in Terra di Bari all’aurora del risorgimento (1794-1799), I Convegno di studio sulla Puglia nell’Età Risorgimentale, Istituto per la storia del Risorgimento Italiano, Bari 1970, pp. 31- 56. 13 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, L’astronomia a Napoli dal Settecento ai giorni nostri: storia di un’altra occasione perduta, Napoli, Guida Editore, 2010. 14 Lettera dell’Arcidiacono Luca de Samuele Cagnazzi del 20 aprile 1810, cfr. F. CARABELLESE, Dal 1799 al 1806 (dalla rivoluzione repubblicana allo stabilirsi della monarchia), in Ricerche e Documenti in Terra di Bari, vol. IV, Bari, 1900, p. 114. Vedi anche ABMC, Cagnazzi, F. III D 9, f. lo 7, carte non numerate.

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Collezione degli strumenti storico scientifici del Liceo Cagnazzi.

Se il maggio del 1799 era stato funestato dalle truppe del Cardinale Ruffo, i mesi seguenti non trascorsero più sereni. Era infatti iniziata una stagione di inesorabile declino per l’Università di Altamura con l’allontanamento di alcuni professori accusati di aver promosso gli ideali repubblicani e di aver aderito alla municipalità. L’attività didattica diventò discontinua e, nonostante qualche generoso tentativo, non fu possibile riportare all’antico splendore l’Ateneo, che nel secondo decennio dell’Ottocento venne addirittura chiuso. Ma l’attività didattica non cessò del tutto. Per diversi anni alcuni professori continuarono a insegnare a casa propria e a portare avanti, pur non senza compenso, le loro ricerche. Forse utilizzarono anche le macchine del Gabinetto di Fisica, che probabilmente vennero spostate dall’antica sede in un luogo più sicuro. Non sappiamo dove, ma si può ipotizzare che qualche professore si fosse assunto l’onere della custodia e manutenzione dei beni. Negli anni Quaranta dell’Ottocento, l’indomito Cagnazzi e il professore di fisica Gioacchino Grimaldi, portatori dell’antico disegno didattico, proposero di istituire in città un Gabinetto di scienze. Era un momento felice per il Regno delle Due Sicilie, retto da un sovrano che appariva ancora progressista ma che di lì a breve avrebbe indossato i panni di Re Bomba15. Ottenuta l’approvazione, i due professori s’interessarono personalmente della scelta e dell’acquisto degli strumenti, riuscendo in poco tempo ad aprire il Gabinetto Fisico Mineralogico di Altamura. Della sua custodia e della manutenzione delle apparecchiature 15 M. Capaccioli, G. Longo, E. Olostro Cirella, op. cit.

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fisiche si occupò il Grimaldi, a titolo completamente gratuito. Il laboratorio di scienze era composto da oltre 115 strumenti e da «quattro scaffali orizzontali in noce, ciascuno a due sezioni guarnito di grandi lastre, nelle quali erano rinchiusi 815 saggi di mineralogia»16. Passarono pochi anni e il Gabinetto venne chiuso al pubblico. Probabilmente andò ad arricchire le dotazione del Seminario istituito ad Altamura da monsignor Falcone nel 1850. Nella sua Lettera pastorale, il prelato affermava infatti che gli allievi dell’istituto avevano a disposizione un Gabinetto di macchine «non inferiore per avventura ad altri in Provincia» che di anno in anno era stato arricchito con nuovi apparecchi (ad esclusione del periodo in cui erano stati effettuati i lavori di ristrutturazione dell’edificio che ospitava le scuole) e che nel 1858 era stato accresciuto con l’acquisto d’un magnifico Gabinetto mineralogico17. Chiuso anche il Seminario, delle sorti del Gabinetto s’interessarono a vario titolo uomini di cultura e politici locali: Ottavio Serena di Lapigia, Francesco Cagnazzi, Candido Turco, Antonio Melodia, Domenico Giannuzzi e il Vice Presidente del Consiglio Generale di Pubblica Istruzione, Saverio Baldacchini. Nel 1861, al momento del cambio della guardia tra Borbone e Savoia, Baldacchini propose che la custodia del Gabinetto venisse assegnata a un professore di fisica, segnalando per l’ufficio proprio Gioacchino Grimaldi che già in passato si era distinto per la profonda cultura e l’amore per le scienze. Nel 1862 la proposta venne accolta e Grimaldi tornò a occuparsi del Laboratorio di scienze. L’atto di consegna dei beni fu accompagnato da un Elenco delle macchine ed apparecchi e di altri oggetti esistenti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di Altamura18. Questo documento è l’unica fonte che abbiamo per poterci fare un’idea della strumentazione a disposizione degli studenti di Altamura. Dalla lettura dell’Elenco comprendiamo che il laboratorio affidato a Grimaldi doveva essere ben attrezzato, anche con apparecchiature appartenute all’antica Università, come il microscopio costruito da Cagnazzi e l’igrometro a capello modificato dal docente per perfezionare quello di Horace-Bénédict de Saussure, presentato all’Accademia dei Georgofili di Firenze nel 1801 e alla Reale Accademia delle Scienze di Napoli nel 181919. Secondo una concezione tipica dell’epoca, nell’Elenco gli strumenti risultano suddivisi in gruppi, corrispondenti ognuno a una branca delle scienze. Il primo, etichettato “Statica e Dinamica”, comprende un «elegante modello Inglese di macchina composta di un sistema di pulegge, ed una vite perpetua», cioè una 16 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico, in Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte del sindaco della città di Altamura, s.l. e d. [ma Altamura, 1865], p. 54. 17 G. Falcone, Sul Seminario di Altamura, lettera pastorale di Monsignor Falcone, Bari, 1858, p. 59. 18 Consegna de’beni e delle rendite del Monte a Moltiplico e del Gabinetto Fisico Mineralogico, ed Elenco delle macchine ed apparecchi e di altri oggetti esistiti nel Gabinetto Fisico Mineralogico di Altamura, in Consiglio di Pubblica Istruzione, Delle scuole altamurane e di alcune domande e proposte del sindaco della città di Altamura, Altamura, cit, pag.15 e pp.51-56. 19 Accademia dei Georgofili, Considerazioni sugl’igrometri colla migliorazione di quello di Saussure, memoria di Luca de Samuele Cagnazzi letta all’Accademia dei Georgofili il 25 febbraio 1801, busta 60, f. 248; L. de Samuele Cagnazzi, Miglioramento fatto all’igrometro del Signor De Saussure, in «Atti della Reale Accademia delle Scienze di Napoli», vol. I, Napoli 1819, pp. 43-53.

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macchina di Atwood, e un’altra simile, ma con un sistema di ruote dentate al posto della vite perpetua; «una macchina delle Forze centrali e centrifuga»; due vasche idro-pneumatiche di cristallo, due piani di cristallo smerigliato per ottenere l’attrazione da contatto. Nel secondo gruppo, “Pneumatica, Idrostatica, Idrodinamica”, sono elencate macchine e campane pneumatiche e altri strumenti utili agli studi concernenti la fisica. Nel terzo gruppo, “Calorico”, sono enumerate una eolipila, un pirometro, due lucerne ad alcool e tre termometri. Il quarto gruppo, “Luce”, comprende strumenti ottici: due cannocchiali, uno terrestre-astronomico con l’obiettivo acromatico, l’altro di Nairne, senza obiettivo acromatico; cinque microscopi, dei quali uno fatto da Luca de Samuele Cagnazzi, diverse lenti. Nel quinto gruppo, “Elettricità Statica”, troviamo due macchine elettrostatiche a disco di vetro, tre batterie di Leyda (a dodici, a dieci e a otto elementi, quest’ultima già nel 1865 senza tre bottiglie), due scaricatori elettrici, un elettroscopio di Henry (costruttore londinese) e quattro “pistole di Volta”. Il sesto gruppo, “Elettricità dinamica”, comprende le pile; il settimo, “Elettrochimica”, un apparecchio di cristallo per la candela a gas idrogenato, due reti metalliche per la lampada di Davy e due palloncini di Bubresce; l’ottavo gruppo, “Elettro magnetismo”, un telegrafo elettro-magnetico con modifiche del professore Palmieri; un galvanometro, una calamita, due dischi di piombo e un apparecchio elettrodinamico d’Ampere. Nel nono gruppo, “Magnetismo”, sono elencate bussole e calamite di diversa fattura e grandezza; nel decimo, “Meteorologia”, due barometri e due igrometri, dei quali uno a capello di Saussure con modifiche di Cagnazzi. L’undicesimo gruppo, “Astronomia”, comprende un sistema tellurio-planetario, con l’aggiunta della Luna, due astrolabi, due orologi solari e due sfere armillari. Infine, il dodicesimo gruppo, “Geodesia”, comprende un grafometro, due compassi, due strumenti di ottone, non meglio definiti, un quadrante graduato, tre semicerchi sempre graduati e sei compassi di proporzione. Nel 1865 il Gabinetto passò sotto la custodia del Liceo di Altamura, allora Istituto Tecnico Ginnasiale, dove la raccolta di strumenti venne messa a disposizione degli studenti in appositi locali dell’istituto adibiti a laboratori di fisica e chimica. Nel corso degli anni la raccolta primitiva del Gabinetto Fisico Mineralogico è stata arricchita da apparecchiature moderne, come si scopre leggendo gli inventari della scuola. Oggi questa raccolta costituisce un insieme di indubbio pregio, conservato con rara attenzione in un Liceo che, come sarebbe piaciuto a quel Cagnazzi da cui prende nome, resta all’avanguardia per le tecniche educative, per l’attenzione al presente, ma anche per la cultura della memoria e delle radici: memoria e radici che vengono tutelate, valorizzate e usufruite facendole rivivere nel presente e mettendole a disposizione delle nuove generazioni nella consapevolezza che anch’esse “a egregie cose il forte animo accendono”.

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Illustrazione degli esperimenti con il disco di Hartl (Archivio storico Liceo Cagnazzi).

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Odisseo: un museo/laboratorio per insegnare e divulgare la scienza Piero Castoro Il Progetto Odisseo nasce principalmente da due motivazioni strettamente correlate: la prima riguarda la stessa storia del Liceo Cagnazzi e, in particolare, degli strumenti scientifici che costituivano, in origine, la dotazione del “Gabinetto di Fisica” istituito da Luca de Samuele Cagnazzi negli anni quaranta dell'Ottocento e che, da allora, è stato costantemente arricchito di nuovi e più aggiornati strumenti utili ad insegnare e ad apprendere la scienza, dal Regio Liceo ad oggi. Oggetti rari, anche belli da vedersi, che conservano il fascino dei materiali e di sapienti tecniche costruttive, elementi del mondo naturale proposti con campioni originali, strumentazioni antiche che l’Istituto ha utilizzato e, in parte, utilizza ancora oggi nella normale attività didattica. La seconda motivazione riguarda invece gli esiti di un dibattito che i docenti e gli alunni del Liceo Cagnazzi hanno avviato negli ultimi anni, coinvolgendo altre scuole nazionali ed estere, in collaborazione con prestigiosi Istituti di cultura e Università, da cui sono emerse preziose indicazioni sulle modalità di comunicazione dei saperi umanistici e scientifici al fine di una loro sempre più efficace integrazione. Da un lato, quindi, un patrimonio storico di eccezionale valore che merita di essere tutelato, restaurato e valorizzato per essere “riutilizzato” a fini didattici ed esposto alla fruizione pubblica; dall’altro una esigenza maturata nella consapevolezza della sempre più scarsa propensione delle nuove generazioni di studenti verso gli studi più marcatamente scientifici, quali la fisica, la chimica o la matematica… Si tratta di un progetto sperimentale, teso alla creazione di una struttura museale che non si limiti ad ‘esporre’ gli strumenti scientifici in ambienti utili da allestire nella stessa sede storica del Liceo Cagnazzi, ma che, utilizzando tecniche informatiche di ultima generazione, possa offrire al visitatore un utile e ‘spettacolare’ supporto didattico per osservare, studiare e capire gli oggetti a partire dalle tecniche di costruzione, dal contesto storico, culturale e scientifico entro cui l’oggetto rappresentato può acquisire la sua alta valenza comunicativa. Il Progetto Odisseo mira essenzialmente alla creazione di un Museo degli strumenti scientifici storici e di un Laboratorio didattico delle Scienze funzionale alla trasmissione delle conoscenze multidisciplinarie relative alla storia, alle modalità e alle tecniche sperimentali utilizzate con il supporto degli strumenti esposti. Il Museo, in particolare, si configura come un luogo ideale per la conoscenza e la diffusione della cultura scientifica attraverso tre momenti diversi e complementari tra loro. 1. Catalogazione, archiviazione, rilevazione fotografica e allestimento di una mostra degli strumenti e della documentazione storica e scientifica relativa; pubblicazione del Catalogo degli strumenti storico-scientifici. Questo primo momento, in parte già realizzato con la presente pubblicazione,

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si presenta come propedeutico ed essenziale all’espletamento delle successive fasi del progetto. Oltre gli strumenti, il progetto prevede la catalogazione e l’archiviazione del materiale documentario, storico, iconografico e fotografico relativo agli strumenti scientifici, sia quello in possesso del Liceo (libri contabili, corrispondenze, vecchi libri di testo, ecc.), sia quello che sarà possibile reperire mediante ricerche d'archivio presso musei, biblioteche sia in ambito pubblico che privato. I risultati di questa ricerca e ricognizione saranno oggetto di ulteriori e specifiche pubblicazioni e di un sito web opportunamente allestito. 2. Lo studio e l’approfondimento dei fenomeni e degli strumenti specifici selezionati per le esposizioni tematiche (permanenti e temporanee) del Museo. Tale momento prevede, tra tutti gli oggetti catalogati, la scelta di alcuni strumenti tra i più significativi dal punto di vista storico e scientifico, oltre che del relativo stato di conservazione, per la messa a punto di uno specifico spazio espositivo-didattico caratterizzante l’intera collezione. Il progetto, inoltre, intende avviare opportune ricerche tese alla implementazione di tecniche espositive innovative. In particolare prevede l’utilizzo di una delle più recenti tecnologie di modellazione digitali 3D: la cosiddetta Realtà Virtuale (Virtual Reality). Tale termine è oggi utilizzato comunemente per tutte le tecnologie digitali create dal computer ma, da un punto di vista tecnico, si può parlare di Realtà Virtuale solo per particolari tipi di applicazioni, così rilevanti ai fini didattici che il progetto si propone di conseguire. Tali applicazioni prevedono una simulazione interattiva nella quale l’utente può osservare immagini calcolate in tempo reale dal computer, secondo l’evento deciso dall’osservatore. Tramite un sistema di visualizzazione, l’utente sarà così in grado di interagire con un vero e proprio mondo virtuale in cui, oltre all’esplorazione spaziale in 3D, sarà possibile manipolare oggetti, cioè muoverli, smontarli, interrogarli e farli funzionare. Il punto di forza di tali tecniche è proprio l’elevata interattività mediante dispositivi audio, video e interazioni sensoriali. È noto come l’uso di tali tecniche sia presente in ampi settori della ricerca scientifica e tecnologica, dei settori produttivi e persino, più recentemente, delle discipline umanistiche, basti pensare alle numerose ricostruzioni virtuali nel campo del patrimonio artistico e culturale. Non è, tuttavia, il desiderio, pur legittimo, di far uso delle più recenti innovazioni tecnologiche a motivare principalmente questo secondo momento del progetto, in quanto uno dei problemi che si rende necessario risolvere, consiste proprio nel cercare di evitare di fare uso degli strumenti storici che, come è facile supporre, possono essere soggetti a rotture e a danni, a volte irrimediabili, dati i materiali utilizzati e le tecniche con cui, spesso artigianalmente, sono stati progettati e realizzati. Il tipo di applicazione virtuale nasce proprio come una possibile soluzione a questo particolare problema. L’idea di base è quella di ricostruire virtualmente la collezione degli strumenti scientifici più significativi presenti nel Liceo Cagnazzi. Il progetto mira quindi alla creazione di un database di oggetti virtuali teso a ricostruire, mediante le metodologie descritte, tali strumenti. Queste ricostruzioni potranno poi essere archiviate e consultate su un sito web.

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Il visitatore avrebbe così la possibilità di ammirare dapprima lo strumento storico di suo interesse o una sua immagine, poi di interagire con esso mediante una vera e propria copia virtuale che ne illustri in modo ottimale, e da qualsiasi angolazione lo si voglia osservare, la sua struttura e il suo funzionamento. Questo tipo di presentazione costituisce, senza dubbio, un vero e proprio cambio di impostazione rispetto alle più o meno complesse ma classiche e tradizionali soluzioni di divulgazione museale (cartellini esplicativi, cartellonistica, audiovisivi e visite guidate). Il cambio di prospettiva consiste nel poter manipolare una perfetta copia virtuale di uno strumento storico reale a cui associare un ipertesto multimediale che ne illustri tutte le caratteristiche e le informazioni raccolte quali, ad esempio, la storia, il suo uso scientifico e il principio di funzionamento. Quest’ultima possibilità permette, inoltre, di sviluppare alcuni temi di ricerca relativa alla storia della scienza: ad esempio, lo studio dell’evoluzione tecnica di alcune classi di strumenti scientifici o il confronto tra le diverse tecniche costruttive seguite dai costruttori dell’epoca. Altra potenzialità didattica offerta è l’interrogazione della ricostruzione virtuale. Cliccando alcune parti significative del modello ricostruito, si può dare la possibilità all’utente di visualizzare schede esplicative con testi, immagini, filmati, suoni o spiegazioni vocali. Infine l’ultima importantissima potenzialità consiste nel simulare il principio di funzionamento dell’apparato stesso. Tale possibilità costituisce un valore aggiunto nuovo e ‘cruciale’ in ambito museale e apre vasti orizzonti nel campo della divulgazione scientifica. Infatti, rimettere in funzione l’apparato storico secondo i suoi ‘reali’ principi fisici di funzionamento, utilizzando una sua perfetta copia virtuale, significa non solo evitare di far funzionare lo strumento ‘vero’, ma anche di poter avvicinare l’utente a forme di apprendimento sempre più realistiche calate, ad esempio, all’interno di ambienti ed esperimenti storici ricostruiti. Risulta evidente che il primo momento del progetto dovrà essere realizzato tenendo conto delle esigenze di informazioni che saranno necessarie per il passaggio alle fasi di realizzazione di questo secondo momento. In particolare si procederà con la rilevazione dei materiali, oltre che con quanto esposto al punto 1., con la misura accurata di tutte le parti relative agli oggetti selezionati per poter rendere possibile, mediante l’uso di software specifici, la corretta riproduzione in scala. Al di là della realizzazione finale, gia nella elaborazione e nella costruzione delle sue singole fasi il Progetto Odisseo potrà fornire una stimolante risposta alle esigenze di formazione di docenti e studenti, certo coadiuvati da ricercatori e da collaborazioni specialistiche, in relazione all’assunzione di nuove conoscenze e abilità anche sul piano tecnologico. 3. La creazione di un Laboratorio delle scienze funzionale all’espletamento di una adeguata e più stimolante attività didattica per docenti e studenti del Liceo Cagnazzi e aperto alla fruizione di una utenza variegata, principalmente rivolta al mondo della scuola e della ricerca storica e scientifica, attraverso l’organizzazione e la realizzazione di attività formative specifiche tese alla divulgazione della cultura scientifica.

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Docenti e alunni del Liceo Cagnazzi nel laboratorio di fisica.

La creazione del Laboratorio risulta complementare al Museo e rappresenta un supporto fondamentale finalizzato alla elaborazione e realizzazione di percorsi formativi specifici, sia nell’ambito dei programmi contemplati nel POF del Liceo Cagnazzi sia mediante l’organizzazione di attività dirette ad implementare corsi di formazione e aggiornamento per docenti e alunni o operatori esterni, presenti sul territorio. Si sottolinea, infatti, come l’insieme delle esperienze fruibili nel Museo-laboratorio rappresenti un’offerta polivalente unica rispetto a quelle disponibili in un ambito territoriale vasto, dove i diversi livelli di presentazione e approfondimento, e la pluralità delle esperienze, consentiranno di rivolgersi ad un pubblico ampio e variegato. Nel suo complesso, il Museo-laboratorio si presenterà come un luogo che propone stimoli ed esperienze organiche pensate e sviluppate con mezzi espressivi adatti a diverse età e a diversi livelli di preparazioni socioculturali. In questa direzione esso si potrà configurare come una struttura attrezzata a seguire, anche da un punto di vista storico, la rapida evoluzione delle conoscenze scientifiche, e non solo, quindi, a custodire gli strumenti scientifici storici e le esperienze didattiche accumulate nel tempo. Non si vuole nascondere, infine, a fronte dell’idea progettuale qui prospettata, le difficoltà, gli ostacoli di natura non solo finanziaria che bisognerà superare per realizzare le diverse fasi decritte. Tale sfida tuttavia è già stata raccolta da quanti, docenti, personale e alunni, si sono, negli anni, avvicendati in questo Liceo e, siamo sicuri, che vorranno sostenerla anche coloro che continueranno a frequentarlo nell’immediato futuro. Questa pubblicazione vuole essere, perciò, un contributo tangibile e un augurio a proseguire in questa direzione.

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Un patrimonio Mimma Bruno

Se siamo abituati a pensare che il tempo trasforma in “antico” ciò che era nuovo, questi strumenti ci offrono l’occasione per riflettere sul fatto che il tempo aggiunge sempre nuovi strati di senso alle cose del passato: sebbene le memorie possano apparirvi “imprigionate”, in realtà talvolta succede il contrario, cioè che siano gli oggetti ad essere avvolti dall’incedere operoso della memoria che continuamente ne cambia il senso e la percezione. E in questo perenne lavorio gli oggetti si rivelano frutto di un divenire costante, ininterrotto, mai finito; e dunque non venerande reliquie da musealizzare, quanto “testi” che ci inducono, e ci aiutano, a rievocare la nostra relazione con i tempi molteplici di cui noi, le nostre cose e le nostre vite, siamo fatti. Ma non è soltanto la nostra sensibilità a sollecitarci in tal senso, giacché anche la legge impone rispetto, tutela e valorizzazione di testimonianze come queste, cui la cultura giuridica ha riconosciuto avere lo statuto di “beni culturali”: negli ultimi anni, infatti, sono stati aggiunti due nuovi importantissimi “soggetti”, prima quasi ignorati, i Beni Culturali scientifici, soprattutto su sollecitazione del Ministero della Ricerca Scientifica e dell’Università (MURST), a sua volta pressato da molti studiosi italiani, e che riguardano le testimonianze materiali (strumenti scientifici fisici, astronomici, ecc.) e culturali (documenti di scienziati italiani, ecc.) ed i Beni Culturali etnoantropologici o demoantropologici relativi alle testimonianze “biologiche” e cioè botaniche, zoologiche ed antropologiche. La definizione di beni culturali, quali prodotti materiali della cultura, contrapposti ai beni naturali offerti dalla natura, è il punto di approdo di un lungo e laborioso cammino: se l’art. 9 della Costituzione, parla di “patrimonio storico e artistico della nazione”, senza declinare le specie di cose incluse nel genere, fu la Commissione Franceschini (1964-1966) a definire bene culturale o ambientale ciò “che costituisca testimonianza materiale avente valore di civiltà” e più tardi il TU del 2004 (Art. 11 Decreto legislativo 22/01/2004 n. 42 che ha abrogato il precedente Decreto legislativo 29 ottobre 1999, n. 490), detto anche Codice Urbani, a inserirvi anche “i beni e gli strumenti di interesse per la storia della scienza e della tecnica aventi più di cinquanta anni”. Credo che a questo proposito sia bello, oltre che opportuno, sottolineare come nel nostro Paese negli ultimi secoli sia stata elaborata una cultura della conservazione alta, ma anche ricca e attiva, grazie alla quale ogni oggetto vale soprattutto se inserito nel proprio contesto e se disponibile in situ per la fruizione e il godimento pubblici: proprio come questi strumenti che hanno resistito al tempo e agli uomini, hanno attraversato secoli e decenni, continuando ad esercitare nella stessa scuola la loro nobile funzione di sussidi didattici essenziali, sempre moderni, mai obsoleti. Senza dire che molti di questi pezzi, costruiti nel XIX secolo – alcuni persino nel XVIII dallo

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stesso Luca de Samuele Cagnazzi – o realizzati agli inizi di quello successivo sulla base di modelli precedenti, hanno un interesse che va oltre il loro significato puramente scientifico: costruiti con materiali pregiati, forniscono la testimonianza di raffinate tecniche di lavorazione, raggiungendo spesso risultati di elevato valore estetico, paragonabile a quello di veri e propri oggetti d’arte. Come le opere d’arte anch’essi sono esposti al rischio della fragilità e della deperibilità degli oggetti materiali, sui quali il tempo si incide e si sedimenta: ma contrariamente alla maggior parte delle opere d’arte essi sono macchine, meccanismi o congegni con una funzione ben precisa e sarebbe dunque ideale che gli strumenti antichi fossero ancora in grado di funzionare. Un autentico patrimonio, nel significato in cui i francesi usano il termine “patrimoine” e gli inglesi il termine “heritage”, definizioni che contengono l’idea fondamentale, quasi sacrale, di beni che si trasmettono come doni di padre in figlio… un’idea che dovrebbe impregnare di sé ogni forma ed ogni momento dell’educazione: è così, infatti, che gli strumenti scientifici del Cagnazzi sono divenuti strumenti di dialogo tra le generazioni, dove chi li riceve e li usa non ne è che il depositario transitorio, responsabile a sua volta della loro trasmissione al futuro. Donde il progetto, che da tempo stiamo coltivando, di un museo reale e virtuale: non contenitore polveroso di oggetti imbalsamati, ma laboratorio digitalizzato che coniughi e reinterpreti con linguaggi e metodi innovativi i vari significati che strumenti come questi hanno assunto nella storia; un luogo insomma che, senza disperdere il fascino del passato, continui ad evocare la raffinata eleganza dei gabinetti rinascimentali, prodotti del mecenatismo di corte, l’ebbrezza della “maraviglia” delle wunderkammern secentesche, lo spirito di catalogazione enciclopedica delle gallerie ottocentesche e che contemporaneamente divenga “forum” aperto sulla Città e sul territorio, nodo di una rete di scuole europee, spazio di discussione e di confronto transdisciplinare, risorsa per la ricerca. In un contesto come quello del Liceo Cagnazzi, che si è fatto promotore degli ideali e dei valori dell’umanesimo scientifico nei licei d’Europa, questa collezione contribuisce a rafforzare l’identità e l’immagine di una scuola che lavora tra passato e presente, per un futuro che non dimentichi le sue radici.

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“L’anno millenovecentosettantuno, il giorno sei del mese di dicembre, nella sede del Liceo Ginnasio “Cagnazzi”, alla presenza del segretario dello stesso Liceo, del vice Sindaco “pro tempore” Prof. Giovanni Picerno e dell’Economo Comunale, si è proceduto all’esame dei beni mobili di proprietà comunale, in dotazione presso questa Scuola. Da esso è emerso che il materiale che qui di seguito si elenca, era fuori uso e pertanto si è proceduto alla sua distruzione e relativa verbalizzazione…” [Dal “Verbale di distruzione” del 6 dicembre 1971, in Archivio storico Liceo Cagnazzi.]

Nella pagina accanto: le copertine dei cataloghi degli oggetti scientifici forniti dai produttori.


Archivio e catalogazione degli strumenti Vittoria Cafaro, Maria Rosaria Cornacchia, Francesca Loiudice, Antonia Mascolo, Orsola Quattromini L’idea di catalogare gli strumenti scientifici risale all’anno 2007, con il Progetto Odisseo. Per raggiungere tale obiettivo, a partire dallo stesso anno, è stato rielaborato un inventario utile a realizzare un archivio fotografico degli strumenti più significativi della Collezione. Un nutrito gruppo di lavoro formato da docenti ha assunto il compito di elaborare la scheda-tipo per il rilevamento per poi procedere alla ricerca delle fonti e della documentazione necessaria alla compilazione delle schede. Tale lavoro di schedatura è continuato per tre anni scolastici e ha visto impegnati i docenti: Orsola Quattromini, Antonia Mascolo, Maria Rosaria Cornacchia, Vittoria Cafaro, Francesca Loiudice, per la Fisica, Teresa Indrio per le Scienze e Piero Castoro per il coordinamento e la cura delle relazioni esterne. Degno di menzione è stato il contributo apportato dal prof. Michele Giorgio, già docente di Fisica del Liceo Cagnazzi e in pensione da diversi anni, sia per la preziosa memoria storica che conserva del Laboratorio di fisica, sia perché grande conoscitore degli strumenti stessi. Utile è stato anche il contributo degli assistenti tecnici Pietro Santomasi, in pensione, e Angelo Piccininni. I docenti impegnati nella schedatura degli strumenti hanno incontrato notevoli difficoltà, a causa spesso dell’assenza di notizie (numero di inventario, anno di costruzione, funzionamento, non corrispondenza fra nome dello strumento assegnato nell’inventario fotografico e nome riportato sull’inventario storico,

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etc.) relative ad alcuni strumenti, perché magari ottenuti in dono o costruiti da docenti o tecnici di laboratorio. Inoltre, lo spostamento degli armadi contenenti gli strumenti, avvenuto durante l’estate 2008, per ristrutturazione dei locali scolastici, ha comportato un ulteriore disagio per la reperibilità degli strumenti stessi. Il lavoro di schedatura è partito dall’osservazione dello strumento, è proseguito con il rilevamento delle sue misure, numero di archivio fotografico e storico, ricerca sui cataloghi storici per arrivare alla sua descrizione e al suo funzionamento. È curioso notare, come risulta dal “Verbale di distruzione”, che un notevole numero di strumenti storici fu destinato ad essere, appunto, distrutto alla fine del 1971. Il caso ha voluto che quegli strumenti non fossero distrutti ma, accatastati in un'aula del Liceo e abbandonati all'incuria. In anni più recenti, sono stati recuperati e riutilizzati negli esperimenti di laboratorio e nelle normali attività didattiche. Gli strumenti inclusi nel presente Catalogo sono circa 250. Restano, tuttavia, da schedare ancora diverse decine di strumenti storici appartenenti alla Collezione del Liceo Cagnazzi e si auspica di poterlo fare nell'immediato futuro.

Catalogo n. 16 “Rinaldo Damiani, Apparecchi della Scienza”, Venezia.

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Bibliografia di riferimento per la catalogazione

Archivio Liceo Cagnazzi

ɴɴ Inventario del 1991. ɴɴ Inventario dello Stato del Gabinetto di Fisica, 1924-1960. ɴɴ Inventario del Comune di Altamura del Gabinetto di Fisica, 1940. ɴɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico di Fisica e Scienze, 1961. ɴɴ Inventario dei beni mobili di uso pubblico, 1967. ɴɴ Registro cronologico delle operazioni inventariali del Gabinetto di Fisica, 1961. ɴɴ Registro esperimenti di Fisica, 1936. ɴɴ Verbale di distruzione del 06/12/1971. ɴɴ Appunti manoscritti e schemi di funzionamento di alcuni strumenti a cura di ex-docenti di Fisica del Liceo Cagnazzi.

Cataloghi e libri di testo

ɴɴ Cataloghi Officine Galileo, Firenze, 1927-1950 e successive edizioni. ɴɴ Catalogo n. 3, Antonio Vallardi, Milano, 1931-1932. ɴɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, I. Martini, Trento, 1929. ɴɴ Catalogo Apparecchi di Fisica, G. Bernardi, III edizione, Trento, 1931. ɴɴ Catalogo n. 16, Apparecchi di Fisica, Rinaldo Damiani, Venezia, inizio ’900. ɴɴ Catalogo generale di Apparecchi di Fisica, G. Bernardi, I. Martini, Società italiana Apparecchi Scientifici, Trento, inizio ’900. ɴɴ Catalogo Fabrique d’appareils de physique, E. Leybold’s Nachfolger, Rappresentante per l’Italia ditta A.C. Zambelli, Torino, inizio ’900. ɴɴ Catalogo Physikalische Apparate, Berlin, F. Ernecke, Rappresentante per l’Italia G. Eisentraeger, Milano, 1902. ɴɴ Bosio, Peretti, Fisica vol 1-2, Edizioni Signorelli, Roma, 1973. ɴɴ Sellerio, Scirè, Nozioni di Fisica, edizioni Palumbo, 1968. ɴɴ P. Nisini, Fisica, volume III edizioni SEI, 1964. ɴɴ P. Nobel, Fenomeni fisici, edizioni Ferraro, Napoli.

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L’acustica è quella parte della fisica che studia il suono, le sue cause, la sua propagazione e la sua ricezione. In un’accezione più generale, l’acustica comprende anche lo studio degli infrasuoni e degli ultrasuoni, che non sono percepibili dall’uomo attraverso l’udito, ma si comportano – da un punto di vista fisico – nello stesso modo.

La voce è un fiato emesso e avvertito dall’udito attraverso il movimento dell’aria. [Vitruvio]

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acustica

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Apparecchio di Weinhold Apparecchio per la produzione di vortici d’aria

L’apparecchio è un cilindro posto orizzontalmente su una colonnina metallica. Una base del cilindro presenta un foro centrale di 3 cm di diametro e l’altra è costituita da un disco di carta traslucida. Lo strumento serve per la produzione di vortici d’aria. Colpendo con il martelletto la membrana, la fiamma della candela posta davanti al foro viene spenta dal vortice d’aria creatosi all’interno del cilindro.

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Accessori Candela, martelletto di legno Misure 23 cm (altezza), 14 cm (diametro) Materiali Metallo, carta traslucida, legno Inventore Adolf Ferdinand Weinhold Costruttore Phywe Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 40 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 16/02/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 7 Archivio fotografico AC 001


Campana vibrante con pendolini

Accessori Archetto di violino Misure 33,5 cm (altezza), 14 cm (diametro), 11 cm (braccio) Materiali Metallo, filo di cotone Periodo di costruzione 1937 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 90 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 29/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.105 Archivio fotografico AC 002-003

acustica

Lo strumento è formato da una campana in metallo montata, insieme ad una colonna, sopra un treppiede. All’estremità superiore della colonna c’è un sostegno a croce a cui sono appesi dei pendolini che sfiorano l’orlo della campana. Se si eccita la campana con un archetto da violino si provoca un movimento dei pendolini che evidenzia la presenza di onde sonore. Lo strumento evidenzia la propagazione di onde elastiche.

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Capsula manometrica

La capsula manometrica si compone di due calotte di ottone tenute assieme da otto viti e formanti all’interno due camere separate da una membrana di gomma. Il gas illuminante entra in una camera dal tubetto inferiore e ne esce da quello superiore alimentando la fiamma. Nella seconda camera il suono, prodotto per esempio con un diapason e quindi raccolto con un cornetto acustico e convogliato dal tubo laterale pone in vibrazione la membrana. L’effetto delle vibrazioni sul gas dà origine ad una fiamma oscillante, i cui movimenti si possono osservare con l’apparecchio a specchi rotanti.

Accessori Cornetto acustico, specchio cubico, macchina di rotazione Pezzi mancanti Accessori sopra elencati Misure 20 cm (altezza), 8 cm (diametro) Materiali Metallo Costruttore Apparecchi scientifici, Milano Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 72 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 09/02/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 90 Archivio fotografico AC 004

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Diapason su cassa di risonanza Il diapason (il nome deriva dalla parola greca con cui veniva designato l’intervallo di ottava) è una forchetta metallica sostenuta da un gambo fissato ad una cassetta di risonanza. La cassetta di risonanza rinforza il suono emesso: la debole energia, dovuta alla vibrazione dei rebbi (le estremità della forchetta) percorsi da un martelletto, si comunica all’aria della cassa armonica e l’aria entra in vibrazione per risonanza emettendo un suono notevolmente rinforzato. Questo fenomeno è utilizzato nella costruzione di diversi strumenti musicali (violini, chitarre e pianoforti a coda).

Accessori Martelletto di legno, oscillografo a raggi catodici con microfono a carbone Misure 14 cm, 18 cm, 25 cm Materiali Legno, acciaio, ottone Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 11/03/2008 Inventario Comune 1940 n. 71 Archivio fotografico AC 005

acustica

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Ruota di Savart

L’apparecchio è costituito da quattro dischi di acciaio, i cui margini presentano una serie di denti a diversa distanza; l’insieme dei dischi è fissato con una vite ad un asse centrale di ferro. Ponendo l’asse della ruota in rapida rotazione e accostando un cartoncino a ciascuna di esse si ottengono suoni diversi. I suoni prodotti dipendono dal numero dei denti.

Accessori Macchina rotativa Misure 7 cm (diametro) Materiali Acciaio Inventore F. Savart Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 91 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 09/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 106 Archivio fotografico AC 008-010

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Serie di otto asticelle di legno intonate Xilofono

Sono 8 tavolette numerate dello stesso materiale ma di diverso spessore. Esse producono i suoni della scala musicale se si lasciano cadere da una certa altezza. La diversa massa delle bacchette fa variare la frequenza del suono. Sullo stesso principio si basa lo xilofono, il quale è uno strumento musicale formato da piÚ bacchette di legno che vengono battute con un martelletto.

acustica

Misure 21,5 cm (lunghezza), 2,5 cm (larghezza) spessore variabile da 0,7 cm a 1,5 cm Materiali Legno Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Comune 1940 n. 69 Archivio fotografico AC 006-007

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Serie di otto tubi accordati Modello semplice di canne d’organo

I tubi sonori, collegati ad una soffiera, riproducono la scala musicale. Accessori Soffiera Misure Da 66,50 cm a 40,5 (altezza) Materiali Legno Costruttore Antonio Tarquini, Roma Periodo di costruzione 1925 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 380 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 10/12/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.18 ter Archivio fotografico AC 011-013

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Sirena di Cagnard De laTour su mantice Misure Sirena: 26,5 cm, 6,5 cm Mantice: 77 cm, 37,5 cm, 36 cm Materiali Legno, ferro, ottone, pelle, madreperla Inventore Cagnard De la Tour Costruttore Giovanni Bandieri in Napoli Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 76 Archivio fotografico AC 014

La sirena in ottone è una scatola cilindrica avente superiormente un disco libero di ruotare. Il disco presenta otto fori circolari ad uguale distanza uno dall’altro, praticati obliquamente, dai quali può uscire un getto d’aria proveniente da un apposito tubo collegato ad un mantice con regolatore di pressione. Tale regolatore è costituito da otto tasti in madreperla. Per far ruotare il disco, posto su una piattaforma fissa coassiale e munita di una serie di fori in perfetta corrispondenza con quelli del disco, viene sfruttata l’aria fornita dal getto stesso, che passando attraverso i fori inclinati, imprime un moto di rotazione. La soffiera serve per mantenere costante l’altezza del suono della sirena. Lo strumento porta superiormente un telaio di ottone sul quale è montato un contagiri, che viene ingranato sull’asse di rotazione premendo un apposito bottone. L’apparecchio serve a misurare la frequenza delle vibrazioni che differenzia i suoni acuti dai gravi: quanto più è elevata la frequenza, tanto più il suono è acuto.

acustica

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Sirena di Seebeck Disco di sirena di ottone 8 fori per macchina di rotazione

La ruota del Seebeck è un disco che presenta una serie di fori disposti secondo otto circonferenze concentriche. Il disco, fissato su una macchina rotativa, ruota su un piano verticale. Dirigendo su di esso un piccolo getto d’aria si produce una nota che varia in relazione al numero dei fori che il getto attraversa in un secondo. Il corpo vibrante è l’aria, la quale vibra perché ora passa per un foro, ora viene intercettata dal piano del disco. La ruota del Seebeck è il principio della sirena.

Accessori Macchina rotativa Misure 22 cm (diametro) Materiali Ottone Inventore Thomas Johan Seebeck Costruttore Damiani Periodo di costruzione 1926 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 110 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 09/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 25 Archivio fotografico AC 015-016

[Soffiera con mantice a otto fori] Ha una forma a tavolo, ha mantice e camera di compressione di pelle bianca. La pressione si può aumentare a mano mediante un’asta che agisce sul serbatoio, le variazioni di pressione sono indicate dal manometro. La comunicazione tra serbatoio e camera è stabilita mediante una canna di ottone. Gli otto fori sono per le otto canne sonore.

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Accessori Serie di otto tubi accordati (vedi pag. 26), manometro Misure 72 cm, 89 cm, 115,5 cm Materiali Legno, vetro, mercurio Costruttore Antonio Tarquini, materiale scientifico, Roma Periodo di costruzione 1925 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 1.500 lire (soffiera) 45 lire (manometro) Collocazione Armadio B Acquisizione ultima 01/06/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 18 Archivio fotografico AC 025-026


Soffiera con mantice a otto fori

acustica

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Sonometro a due corde

Su una cassa armonica di legno sono tese due corde, le cui tensioni sono variabili per mezzo di una vite e le cui lunghezze possono essere variate per mezzo di un ponticello mobile. Sulla tavola armonica sono fissate tre scale: la prima divisa in millimetri, la seconda con le divisioni corrispondenti alla lunghezza da darsi alla corda per ottenere la scala naturale, la terza per la scala temperata. La vibrazione è prodotta da un martelletto percussore.

Accessori Martelletto percessore Pezzi mancanti Ponticello mobile Misure 78 cm, 7 cm, 8 cm Materiali Legno, metallo Costruttore C. Gleichschroebende Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 35 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 14/07/2010 Inventario Comune 1940 n. 75 Archivio fotografico AC 022-024

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Specchi concavi parabolici

Accessori Orologio contasecondi Misure 29,5 cm (diametro), 11,5 cm (distanza focale) Materiali Ottone Costruttore Phywe Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 419 lire

Lo strumento è costituito da due superfici riflettenti in ottone dalla forma parabolica. I due specchi si collocano ad una certa distanza tra loro. Nel fuoco del primo specchio vi è un supporto su cui si pone un orologio; nel fuoco del secondo specchio si possono udire per riflessione i battiti dell’orologio. Questo strumento si può utilizzare anche per esperienze sulla riflessione dei raggi termici.

Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 18/05/09 Inventario Stato 1924-1960 n. 8 Archivio fotografico AC 017-019

L’esperienza si può ripetere con due parapioggia.

acustica

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Tubo di interferenza di Quincke

L’apparecchio di Quincke è composto di due tubi biforcati di vetro, congiunti con tubi di gomma. Il suono di un diapason di 440 Hz si dividerà alla biforcazione e, se le due vie di percorrenza differiscono di un tratto di 39 cm, uguale a mezza lunghezza d’onda, le due vibrazioni arriveranno all’estremità in cui è posto il cornetto acustico in opposizione di fase e non si udirà alcun suono. Se si stringe tra le dita il tubo di gomma più lungo, si potrà udire il suono.

Accessori Diapason, cornetto acustico Misure 62 cm (lunghezza ),12 cm ( larghezza ) Materiali Vetro e gomma Inventore Georg Hermann Quincke Costruttore Apparecchi scientifici, Milano Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 11/06/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 34 Archivio fotografico AC 020

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Tubo di Weinhold

L’apparecchio di Weinhold non è altro che un tubo di Quincke, di ottone, con tubo allungabile per ottenere differenza di fase e la visualizzazione delle figure per le onde stazionarie.

Accessori Diapason, cornetto acustico Pezzi mancanti Prolungamento di vetro per le figure con polvere di sughero Misure Da 60 cm a 83 cm (lunghezza) x 18 cm (larghezza) Materiali Ottone nichelato Inventore Adolf Ferdinand Weinhold Costruttore Apparecchi scientifici, Milano Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 250 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 11/06/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 62 Archivio fotografico AC 021

acustica

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L’elettrologia è la parte della fisica che spiega come le cariche elettriche si muovono lungo un conduttore e dove esse si situano. È perciò la scienza che studia l’elettricità e il comportamento degli elettroni.

Questa circolazione senza fine e perpetua del fluido elettrico può sembrare paradossale ed inesplicabile; ma è tuttavia reale e possiamo, per così dire, toccarla con mano. [A. Volta]

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Elettrologia

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Amperometri da quadro

Gli amperometri sono in scatole verniciate in nero con vetro circolare e montati su sostegni di legno verticali a squadra. Lo strumento serve per misurare le intensità delle correnti elettriche. La corrente che entra in un amperometro fa ruotare una bobina sistemata tra i due poli di un magnete. Questo movimento è ostacolato da una molla e cessa quando la forza del campo sulla bobina è equilibrata da quella della molla. Lo spostamento di un indice, collegato con la bobina, su una scala graduata consente di leggere direttamente il valore della corrente.

Misure 15,5cm, 16,4 cm, 15 cm, (50 A), 22,5 cm, 16,5 cm, 15 cm, (20 A) Materiali Legno,metallo e vetro Costruttore Strumenti di misura CGS, Monza (Mi) Periodo di costruzione Prima metà del Novecento Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 3000 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 19/02/2010 Inventario Stato 1961 n.154 Archivio fotografico El 001-003

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Amperometro Amperometro da quadro

Misure 20 cm (diametro) 27 cm (altezza) Materiali Legno, ottone e vetro Costruttore Strumenti di misura CGS - Milano Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 80 lire

L’amperometro è in scatola cilindrica di ottone con vetro circolare e supporto di legno a squadra. Lo strumento serve per misurare le intensità delle correnti elettriche. La corrente che entra nell’amperometro fa ruotare una bobina sistemata tra i due poli di un magnete. Questo movimento è ostacolato da una molla e cessa quando la forza del campo sulla bobina è equilibrata da quella della molla. Lo spostamento di un indice, collegato con la bobina, su una scala graduata consente di leggere direttamente il valore della corrente (da 0 a 5 Ampére).

Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 23/02/2010 Inventario Comune 1940 n. 195 Archivio fotografico EL 004

Elettrologia

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Apparecchio di Riess

Accessori Schermo dielettrico verniciato, 3 pendolini Misure 42 cm (altezza), 3 cm (diametro cilindro), 16,5 cm (altezza cilindro), 6 cm (diametro sfera) Materiali Vetro, metallo, acciaio, ferro Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 136 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 28/01/09 Inventario Stato 1924-1960 n. 789 Archivio fotografico EL 006-007

Il sostegno isolante su tre piedi porta una sfera isolata, uno schermo dielettrico di vetro verniciato e un conduttore cilindrico isolato con tre pendolini in corrispondenza delle due estremità della regione mediana(neutra) del conduttore. Una carica positiva sulla sfera determina una carica negativa indotta nella regione più bassa del conduttore cilindrico e una carica positiva nella parte superiore, cosicchè divergono i due pendolini estremi e rimane a posto quello di mezzo. La natura delle cariche indotte si può verificare accostando successivamente ai due pendolini estremi un bastone di ebanite e di vetro strofinati. Se invece si tocca con la mano il conduttore cilindrico, allora esso viene a far parte di un grande conduttore che comprende la persona dell’operatore e la terra. La parte più vicina alla sfera influenzante sarà dunque il conduttore cilindrico e la mano dell’operatore e su di esso si avrà la carica indotta opposta a quella della sfera.

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Apparecchio per variazione capacità elettrica

Il palloncino alla veneziana è collegato ad un elettroscopio e ad una macchina elettrostatica. Caricandolo con una carica Q le foglioline dell’elettroscopio danno una certa deviazione che indica un potenziale V. Se variamo la superficie del palloncino, distendendo la fisarmonica (con una bacchetta isolante), le foglioline si richiudono un poco indicando così che il potenziale è diminuito e la capacità è aumentata.

Elettrologia

Accessori Elettroscopio, macchina elettrostatica Misure 14 cm (diametro) 32 cm (altezza) Materiali Carta colorata a forma di fisarmonica Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 03/02/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 118 Archivio fotografico El 005

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Arco Voltaico [1] Lampada schermata ad arco con relativo reostato [2]

[2] La lampada ad arco serviva per uso pratico quale sorgente luminosa intensa per varie esperienze. essa è dotata di un piccolo reostato.

Accessori [1] Reostato a manovella Misure [1] 40 cm, 21 cm, 12 cm, [2] 14 cm, 10 cm, 11,5 cm Materiali Ottone, carbone di storta, legno Costruttore [2] A. Tarquini materiale scientifico, Roma Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione [1] Buono, [2] Cattivo Valore d’acquisto [1] 15 lire, [2] 175 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 13/04/2010 Inventario [1] Comune 1940 n. 199, [2] Stato 1924-1960 n. 31 Archivio fotografico [1] EL 009, [2] EL 008

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[1] L’arco voltaico è uno strumento costituito da due elettrodi di carbone, aventi la forma di bastoncini appuntiti, collegati a un generatore capace di fornire circa 10 A con la differenza di potenziale di soli 50 V. I due elettrodi vengono messi a contatto in modo che la corrente passi a circuito chiuso. Per effetto Joule, gli elettrodi si riscaldano a tal punto che la corrente continua a passare anche quando essi vengono allontanati di pochi millimetri. Infatti, il gas tra gli elettrodi raggiunge la temperatura di circa 4.000 °C; a tali temperature è quasi totalmente ionizzato e diventa un ottimo conduttore e si produce una scarica luminosa, potente, bianchissima che passa attraverso il vapore di carbonio. L’arco Voltaico è un dispositivo basato su un fenomeno scoperto all’inizio dell’800 da H. Davy. Gli elettrodi si consumano e si deformano: quello negativo si appuntisce sempre più e, per effetto delle punte, raggiunge la massima densità di cariche, l’elettrodo positivo si incava per la violenza con la quale viene urtato dagli ioni. L’arco voltaico è un caso di conduzione dei gas con scarica continua.

Elettrologia

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Arganetto Elettrico Mulinello elettrico

Accessori Macchina elettrostatica Misure 18 cm (altezza) 9 cm (raggio), 3 cm (incurvatura) Materiali Materiale isolante, ferro Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 20/02/09 Inventario Comune 1940 n.154 Archivio fotografico EL 010-011

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Su un sostegno isolante è applicato un arganetto con raggi appuntiti e piegati tutti nello stesso verso; esso, posto a contatto con un corpo elettrizzato, si mette a girare secondo il principio di azione e reazione. Infatti a distanza di qualche decimo di mm dalle estremità delle punte gli ioni dell’aria dello stesso segno sono spinti in avanti,quelli di segno opposto sono attirati, spingendo indietro le punte. Si dimostra così il potere dispersivo delle punte.


Batteria di quattro bottiglie di Leyda Condensatori in parallelo

Sono quattro bottiglie di Leyda che poggiano su una base di legno ricoperta di stagnola, avente la funzione di collegare le armature esterne tra loro. Le armature interne sono collegate tra di loro tramite delle barrette di ottone che terminano con delle sferette anch’esse in ottone. Questa disposizione permette di avere quattro condensatori in parallelo. Nei condensatori in parallelo la capacità totale è uguale alla somma delle singole capacità

Accessori Eccitatore, catenella, macchina elettrostatica Misure 30 cm, 32 cm, 41 cm Materiali Stagnola, vetro, ottone Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 80 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 158 Archivio fotografico EL 012-014

Elettrologia

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Batterie di accumulatori

Sono batterie del tipo 6. H. 4. Sono apparecchi elettrici capaci di immagazzinare notevoli quantità di energia elettrica trasformandola in energia chimica nella fase di carica(fase preparatoria) e restituendola nella fase di scarica (fase utile).

Misure 39 cm, 15 cm, 20 cm Materiali Legno, cellule elettrolitiche Costruttore ditta società anonima G. Hensemberger, Monza (Mi) Periodo di costruzione I primi del Novecento Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto [1] 554 lire, [2] 470 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 03/02/2010 Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 41, [2] n.19 Archivio fotografico EL 015-016

[1] Capacità 58 Ampère-ora, tensione 12 Volt, carica Ampère 4.

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[2] Capacità 60 Ampère-ora, tensione 12 Volt, carica Ampère 4.


Bilancia di torsione di Coulomb Grande bilancia magnetica

La bilancia è composta da una sferetta conduttrice che si trova all’estremità di un’asta isolante, posta orizzontalmente e controbilanciata; essa è appesa nel suo punto di equilibrio ad un filo lungo e sottile, che è fissato al centro di un micrometro che permette di variare la torsione di un certo angolo. La parte mobile della bilancia ruota all’interno di un cilindro di vetro che porta una scala circolare e che permette di determinare lo spostamento angolare della sfera mobile rispetto a quella fissa, ancorata al coperchio dell’apparecchio e disposta in modo da accogliere le cariche elettriche provenienti da una bacchetta di vetro strofinata.

Accessori Macchina elettrostatica o bacchetta elettrizzata Misure Base legno 26 cm (diametro), base vetro 20 cm (diametro), 48 cm (altezza totale), cilindro vetro 19 cm (altezza) Materiali Legno, vetro, metalli Inventore Coulomb Costruttore Società italiana apparecchi scientifici, Milano Periodo di costruzione 1942 Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 720 lire Collocazione Armadio 8 Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Stato 1924-1960 n.135 Archivio fotografico EL 017

Elettrologia

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Bottiglia di Lane

È una bottiglia di Leyda la cui armatura interna termina con una sferetta; poggia su una vaschetta cilindrica di metallo su base di legno. Un supporto verticale in ebanite porta alla sommità un’asta metallica con manico isolante terminante all’altro estremo con una sfera conduttrice che può essere avvicinata a piacere all’altra sfera. Esso è in contatto elettrico con l’armatura esterna del condensatore mediante una catenella metallica.

Accessori Generatore Misure 25 cm, 17 cm (base); 23 cm (altezza) Materiali vetro, legno, metallo Inventore T. Lane Costruttore Emilio Resti - Milano Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 72 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 04/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n.74 Archivio fotografico EL 018

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Bottiglia di Leyda con eccitatore universale Condensatore

Lo strumento è formato da tre elementi separabili: un’armatura interna cava in metallo di forma cilindrica, a cui è collegata un’asta terminante con una sferetta;un recipiente cilindrico di vetro, il cosiddetto dielettrico, e un’armatura esterna di metallo sempre cilindrica a fondo chiuso. Per caricare la bottiglia di Leyda si accosta ad una macchina elettrostatica la sferetta che comunica con l’armatura interna e si collega l’armatura esterna con la terra. La si può scaricare utilizzando l’eccitatore che mette in contatto le due armature e provoca una scarica luminosa e rumorosa. La Bottiglia di Leyda è il più antico condensatore elettrico. La sua invenzione tradizionalmente va attribuita al fisico olandese Pieter Van Musschenbroeck,che le diede il nome della propria città natale: Leyda, sede dell’università dove ricopriva la cattedra di professore.

Elettrologia

Accessori Eccitatore, macchina elettrostatica Misure 24 cm (altezza), 7 cm (diametro) Materiali Acciaio, vetro Inventore Pieter Van Musschenbroek Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 80 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 201 Archivio fotografico EL 019-021

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Cassette di resistenze

Le cassette sono tre: due con resistenze da 10 ohm a 5000 ohm, la terza con resistenze da 10000 ohm a 50000 ohm. Esse prendono tale denominazione perché le resistenze tarate sono raggruppate in apparecchi a forma di cassette. Le resistenze di manganina sono avvolte su rocchetti e sono ricoperte di materiale isolante. Ogni rocchetto fa capo a due pezzi metallici fra i quali si può inserire o no una chiave metallica; accanto ad ogni foro è scritto il valore della resistenza del rocchetto sottostante. Quando la chiave non è inserita la corrente è obbligata a percorrere la resistenza del rocchetto, quando è inserita, il rocchetto viene escluso dal circuito. In pratica la resistenza della cassetta è uguale alla somma delle resistenze corrispondenti alle chiavette eliminate.

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Accessori Generatore di corrente Misure 24 cm, 36 cm, 10,5 cm, 10,5 cm, 23 cm, 10 cm Materiali Legno, rocchetti di manganina, chiavette di rame e ferro Costruttore Emile Gerard ingenieurs constructeurs, Liege Periodo di costruzione Fine Ottocento (dono dell’Ing. A. Centonze nel 1936) Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 26/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 255-257 Archivio fotografico EL 022-024


Condensatore a cassetta

Misure 32 cm, 21 cm Materiali Legno, ferro, ottone Costruttore Societé D’Esploitation des Cables electriques Sisteme Berthoud Borel Cortaillod. Suisse Periodo di costruzione Antecedente 1936 (dono dell’Ing A. Centonze) Pezzo numerato n. 2060 Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 5.000 lire Collocazione Armadio, 6 Acquisizione ultima 13/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 254 Archivio fotografico EL 025

È un condensatore contenuto in una cassetta rettangolare di legno. Funziona come un normale condensatore. Capacità da 2,97 microfarad.

Conduttore a capacità variabile Il conduttore è costituito da quattro cilindri coassiali inseribili uno nell’altro e poggiati su una base isolante. Essi possono essere estratti lungo il loro asse in modo da far variare la superficie del conduttore e quindi la sua capacità. La capacità passa da un valore minimo quando i cilindri sono tutti inseriti uno nell’altro a un valore massimo quando i cilindri sono estratti. Accessori Macchina elettrostatica Misure 50 cm (altezza), 20 cm (diametro della base) Materiali Vetro, legno, zinco, acciaio Costruttore Popolizio Francesco (Aiutante Tecnico) Periodo di costruzione 1950 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 500 lire

Elettrologia

Collocazione Armadio 16 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato 1961 n. 191 Archivio fotografico EL 026-028

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Conduttore cilindrico Cilindro isolato per le esperienze di Faraday

Su un sostegno isolante è posto un conduttore cilindrico che presenta in corrispondenza delle due estremitĂ e della regione mediana coppie di pendolini di sambuco. Avvicinando un corpo carico al conduttore, per induzione si elettrizza; le coppie di pendolini estremi divergono, quella di mezzo non manifesta alcuna elettrizzazione. Misure 26 cm, 3 cm (cilindro), 24,50 cm (altezza) Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1931 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 119,70 lire

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Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 16/04/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 56 Archivio fotografico EL 029


Elettroforo di Volta Elettroforo perpetuo

Accessori Elettroscopio a foglie d’oro Misure 0,45 cm (spessore), 60 cm (diametro) Materiali Resina, legno, ottone, manico isolante Inventore Alessandro Volta Periodo di costruzione 1930 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 75 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.129 Archivio fotografico EL 030-033

L’elettroforo di Volta è la più semplice macchina ad induzione, ideata da Volta nel 1775. È costituita da un disco di ebanite, detto schiacciata, su cui poggia un disco metallico detto scudo, munito di un manico isolante. La schiacciata si elettrizza negativamente strofinandola con pelle di daino (una volta si usava pelle di gatto). Si poggia successivamente sopra di essa lo scudo; le due superfici si toccano in pochi punti perché non combaciano perfettamente e in conseguenza si comportano come due piani vicinissimi ma staccati e si elettrizzano per induzione. La facciata inferiore dello scudo si carica positivamente, quella superiore negativamente. Toccando quest’ultima, l’elettricità negativa si disperde al suolo e lo scudo resta carico positivamente. Prendendo lo scudo per il manico isolante ed avvicinandogli la nocca dell’indice dell’altra mano, otteniamo scintille. L’operazione può essere ripetuta molte volte ricavando sempre molte scintille senza strofinare ulteriormente la schiacciata perché la sua carica iniziale rimane quasi costante. Ideato da Volta nel 1775, rappresenta una delle macchine elettrostatiche ad induzione in grado di accumulare e separare cariche elettriche. Grazie alla sua semplicità costruttiva e di funzionamento l’elettroforo di Volta ha goduto di grande popolarità ed è stato realizzato in molte versioni. Presente puntualmente in tutti i manuali dell’epoca con le istruzioni per costruirlo. Nella versione originale Volta realizzò la schiacciata con una miscela riscaldata di resina trementina, cloroformio e cera, che veniva poi versata e spianata nel piatto metallico.

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Elettroscopio a foglie d’oro

L’elettroscopio a foglie d’oro è un semplice dispositivo per rilevare la carica elettrica di un corpo. Il suo funzionamento si basa su una delle proprietà fondamentali dell’elettrostatica: corpi dotati di carica elettrica dello stesso segno si respingono. Per costruire un elettroscopio: occorrono un’asticella rigida in metallo, un vaso di vetro trasparente con coperchio di materiale isolante, due lamine sottili e flessibili in oro, (il più malleabile fra i metalli). Le due foglioline di oro sono incollate all’estremità dell’asta inserita nel vaso di vetro. Appena si avvicina all’elettroscopio un corpo carico, le foglioline di oro divergono. Alessandro Volta propose dispositivi dotati di una scala graduata a zero centrale, incisa o incollata sul vetro della campana, che permettevano di misurare l’angolo di deflessione delle foglioline.

Accessori Elettroforo di Volta Misure 32 cm (altezza), 11 cm (diametro) Materiali Acciaio, vetro Inventore Abraham Bennet Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 19/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 212 Archivio fotografico EL 034-035

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Elettroscopio condensatore a due foglie d’oro La cassa metallica cilindrica è isolata, ma è munita di un uncino inferiore per la messa a terra. Il piattello condensatore deve essere sempre sostenuto per il cappelletto di ebanite con cui termina la colonnina di vetro. Il dielettrico, da interporre tra i due piattelli, è un sottile disco di vetro. Si carica il condensatore o strofinando un’armatura o caricandola con la macchina di Wimshurst. Dopo aver caricato l’elettroscopio si dimostra che la capacità di un condensatore dipende dalla superficie della armatura affacciata, dal dielettrico e dalla messa a terra dell’armatura esterna. L’artificio consiste nel far variare considerevolmente la capacità del condensatore agendo sull’armatura mobile. Alessandro Volta fece uso dell’elettroscopio condensatore per mostrare che la differenza di potenziale che si genera fra due metalli non è di natura animale, ma è un fenomeno dipendente dai metalli utilizzati.

Accessori Macchina di Wimshurst Misure 35 cm, 18 cm Materiali Acciaio, vetro Inventore Alessandro Volta Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 330 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 19/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 40 Archivio fotografico EL 036-037

Elettrologia

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Elettroscopio condensatore ad una foglia Cassa metallica rettangolare con pareti di vetro a scala graduata posta nell’interno. La foglia è sostenuta da una lamina isolata, terminante con una vite, sulla quale si possono applicare una sfera o un piattello. Un’altra lamina isolata, girevole e comandata dall’esterno, protegge la foglia e modifica la sensibilità dell’apparecchio. Accessori Macchina di Wimshurst Misure 12 cm, 22 cm, 23 cm Materiali Acciaio, vetro, legno Costruttore Officine Galileo, Firenze Pezzo numerato n. 123303 Inventore Alessandro Volta Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 29,9 lire

Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 20/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 52 Archivio fotografico EL 038-041

Emisferi di Cavendish Lo strumento è costituito da una sfera metallica sostenuta da un piede isolante e da due calotte metalliche munite di impugnature isolanti e di misure tali da combaciare perfettamente alla sfera. Si carica la sfera e la si racchiude nei due emisferi,scarichi, in modo che la tocchino. Allontanati simultaneamente i due emisferi, un elettroscopio evidenzia che la sfera è scarica e le calotte elettrizzate. L’esperimento serve per dimostrare la disposizione delle cariche elettriche esclusivamente sulla superficie esterna del conduttore. Accessori Macchina elettrostatica, elettroscopio Misure Sfera 10 cm (diametro), Emisferi 11 cm (diametro) Materiali Metallo, isolante Costruttore Leybold Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 10.000 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 20/02/2009 Inventario Stato 1981 n. 622 Archivio fotografico EL 042-043

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Gabbia di Faraday o schermo elettrico Cuffia di Faraday

Lo strumento è un cilindro di rete metallica con copertura piana,appoggiato su una base di legno. Si pone al suo interno un elettroscopio e la rete esterna a contatto di una macchina elettrostatica. Mentre le strisce di carta applicate sulla superficie della gabbia si alzano violentemente, le foglie dell’elettroscopio restano immobili. L’esperienza dimostra che una superficie metallica chiusa costituisce uno schermo elettrico assoluto.

Accessori Elettroscopio, macchina elettrostatica Misure Gabbia 22 cm (diametro), 35,5 cm (altezza) Base di legno 25 cm (diametro) Materiali Ferro, legno Inventore Faraday Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1929 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 68 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 11/02/09 Inventario Stato 1924-1960 n. 51 Archivio fotografico EL 044-046

Elettrologia

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Grande bottiglia di Leyda Condensatore a damigiana

Lo strumento è un contenitore di vetro a forma di damigiana. Esso è coperto da un rivestimento metallico all’interno e da un altro simile all’esterno (armatura). L’armatura interna si collega all’elettrodo di un generatore elettrostatico tramite un conduttore sferico; il vetro funge da dielettrico, l’armatura esterna si carica per induzione. Anche la grande bottiglia di Leyda funge da accumulatore di cariche elettriche. Tale condensatore possiede una capacità elettrica piuttosto elevata. Misure 80 cm (altezza), 45cm (diametro) Materiali Stagnola, vetro, ottone Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 25 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 160 Archivio fotografico EL 047-048

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Macchina elettrostatica di Ramsden Macchina a strofinio di Ramsden

La macchina elettrostatica inventata da J. Ramsden nel 1766 rappresenta un tipo di macchina elettrostatica a strofinio. È formata da un disco di vetro girevole intorno ad un asse e stretto fra due coppie di cuscinetti di crine, rivestiti di cuoio e spalmati di bisolfuro di stagno. Il disco passa tra due conduttori, detti pettini. Durante la rotazione il disco di vetro si elettrizza positivamente per strofinio contro i cuscinetti, i quali si caricano negativamente. Per induzione sulle punte dei pettini si accumula elettricità negativa e nelle parti più lontane elettricità positiva. Per il potere delle punte l’elettricità negativa presente sui pettini neutralizza quella positiva presente sul disco. Sui pettini resta soltanto l’elettricità positiva che viene raccolta da grossi conduttori orizzontali, i quali, nel loro insieme costituiscono il collettore della macchina.

Misure 198,05 cm (lunghezza), 88 cm (larghezza), 224 cm (altezza) Materiali Vetro; cuoio; ottone; legno; Inventore Jesse Ramsden Stato di conservazione Discreto Valore d’acquisto 500 lire Collocazione Armadio A Acquisizione ultima 01/04/2008 Inventario Comune 1940 n. 150 Archivio fotografico EL 049-052

Nella macchina di Ramsden l’elettrizzazione si ottiene mediante strofinio tra vetro e cuscinetto; si ricorre poi all’induzione per raccogliere la carica sul collettore. In un primo momento lo strofinio era realizzato premendo il palmo asciutto della mano contro il disco di vetro. Il cuscinetto di cuoio fu introdotto successivamente dal tedesco Johann Heinrich Winkler.

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Macchina elettrostatica di Wimshust

La macchina di Wimshurst è composta da due dischi isolanti di plexiglass che ruotano su due piani paralleli in verso opposto, attorno ad un asse orizzontale. Le facce interne sono molto vicine ma non si toccano; su quelle esterne sono disposte radialmente strisce di stagnola (settori). Due coppie di pettini abbracciano entrambi i dischi alle estremità di un diametro orizzontale e comunicano con due conduttori metallici terminanti con una pallina(poli della macchina). Inoltre due coppie di spazzolini metallici strofinano sui settori di ciascun disco. Le cariche positive e negative che si vengono a creare sui settori vengono raccolte,mediante i pettini, nelle bottiglie di Leyda ad essi collegate. La macchina elettrostatica di Wimshurst è l’ultima in ordine di tempo delle macchine elettrostatiche ad induzione.

[2] Con custodia

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[1] Con dischi di ebanite

Misure [1] 32 cm, 17 cm, 36 cm, 26 cm (diametro) [2] 60 cm, 31 cm, 66 cm Materiali [1] Dischi di materiale compresso insensibili alla luce e al calore [2] Plexiglas, legno, vetro, acciaio, carta stagnola Inventore James Wimshurt Costruttore [1] Ditta Iginio Martini-Trento [2] T. Ferdinand Ernecke, Berlino Periodo di costruzione Primi ’900 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto [1] 70 lire, [2] 150 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario [1] Comune 1940 n.207 [2] Comune 1940 n. 153 Archivio fotografico [1] EL 053, [2] EL 054


Pendolino elettrico orizzontale Lo strumento è costituito da un sostegno in legno con due supporti orizzontali fissi in grado di regolare la tensione dei due fili a contrasto. Il pendolino di sambuco è applicato all’estremità di una sottile asticella isolante, che la speciale sospensione riporta costantemente nella posizione iniziale. Dispositivo per realizzare esperienze qualitative elettrostatiche.

Misure 23 cm, 12,5 cm (base), 23 cm (altezza) Materiali legno, filo di seta sottilissimo Costruttore Tecnico di laboratorio Sig. Popolizio Francesco Periodo di costruzione 1955 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 500 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 23/04/2010 Inventario Stato 1961 n. 175 Archivio fotografico El 089

Pila di Volta Coppia di Volta Lo strumento è costituito da un recipiente di vetro, una lastra di zinco e una di rame. Queste lastre pescano nell’acqua acidulata e sono collegate mediante morsetti ai fili di rame che portano corrente. Il passaggio della corrente si manifesta con l’accensione della lampadina. Tale dispositivo sostituì la pila a colonna, il cui funzionamento si era rivelato ben poco soddisfacente. Accessori Soluzione elettrolitica, lampadina Misure 11 cm, 21 cm, 19 cm Materiali Vetro, rame, zinco Inventore Alessando Volta Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 5 lire

Elettrologia

Collocazione Armadio 2 Inventario Comune 1940 n. 165 Archivio fotografico EL 055

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Tipi di pile La pila a colonna consiste in una serie di alcune coppie di dischi di zinco e di rame saldati tra loro e separate,ciascuna, da un disco di panno inumidito con acqua e acido solforico. I dischi sono impilati in un’asta centrale di ottone, serrata superiormente da un disco di legno con pomello. La base della pila, che deve essere isolante, è di legno. Sempre isolanti sono le tre astine di legno che racchiudono i dischi. All’estremità superiore della pila si trova un disco di rame (polo negativo), a quella inferiore un disco di zinco (polo positivo). Ai poli sono fissati due ganci per il collegamento con i reofori che vanno a chiudere il circuito. Le pile costituiscono un corposo capitolo di quella branca delle chimica che studia le relazioni tra elettricità ed effetti chimici e sono anche dispositivi indispensabili per lo studio dei fenomeni elettrici.

Misure [1] 24 cm (altezza), 7 cm (diametro), [2] 7 cm (altezza), 13-5,8 cm (diametri), [3] 95 cm, 38 cm, 100 cm, [4] 18 cm (altezza), 11 cm (diametro), [5] 28 cm (altezza), 15 cm (diametro), [6] 25 cm (lunghezza), 4,2 cm (diametro), [7] 26 cm (altezza), 13 cm (diametro), [8] 23 cm (altezza), 12 cm (diametro) Materiali Legno, rame, zinco, panno di stoffa, soluzione elettrolitica, porcellana Inventore Alessandro Volta Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1927-1928, 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire, 5 lire, 5 lire, 5 lire, 5 lire, 5 lire, 290 lire, 36,25 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 13/04/10 Inventario Comune 1940 [1] n. 164 [2] n. 166, [3] n. 167, [4] n. 168, [5] n. 171, Stato 1924-1960 [6] n. 39, [7] n. 44 Archivio fotografico [1] EL 056, [2] EL 057, [3] EL 067-067, [4] EL 058-059, [5] EL 062, [6] EL 063, [7] EL 060-061, [8] EL 064-065

[1] Pila di Volta a colonna

[2] Un elemento di Volta

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[3] Pila di Wallaston


[4] Pila di Daniell

[5] Pila Leclanchè

[6] Pila a secco Zamboni

[7] Pila Grenet

Elettrologia

[8] Pila tipo LeclanchĂŠ

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Pistola di Volta La pistola di Volta ha la forma di un’ampolla di ottone, all’interno della quale si introduce una miscela detonante formata da idrogeno e da ossigeno. Il tutto viene chiuso ermeticamente con un tappo di sughero che ha la funzione di valvola di sicurezza. Tale dispositivo presenta un’astina di ottone, isolata dalle pareti laterali dell’apparato per mezzo di un tappo di gomma che assicura isolamento e tenuta. La parte dell’asta conduttrice che dà verso l’esterno termina con una sfera d’ottone, mentre quella all’interno del vaso metallico termina con una punta a breve distanza dalla parete metallica del dispositivo. Avvicinata alla sferetta esterna una macchina elettrostatica e generata la scarica elettrica, questa si trasmette nel suo interno generando l’esplosione.

Accessori Macchina elettrostatica Misure 11 cm ( max diametro), 19 cm (altezza) Materiali Ottone, sughero Inventore Alessando Volta Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 15/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 156 Archivio fotografico EL 069

Ponte a filo di Wheatstone a corsoio Questo modello può usarsi per misurare correnti. Sulla base di legno è teso un filo calibrato di argentana, che poggia sopra una scala millimetrica di un metro. Sul filo scorre un corsoio di contatto munito di tasto e disposto in modo opportuno. Due grossi fili di rame applicati inferiormente completano il rettangolo e portano ai morsetti della resistenza incognita, della resistenza tarata e della pila.

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Accessori Generatore di corrente Misure 105 cm, 8,5 cm 12,5 cm Materiali Legno, Argentana, Rame, Ottone Inventore Wheatstone Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 150 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 01/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 136 Archivio fotografico EL 090


Pozzo di Faraday o pozzo cilindrico Pozzo di Beccaria- Faraday

Accessori Macchina elettrostatica Misure cilindro 13,5 cm (altezza), 9 cm (diametro), 44,35 cm(altezza totale) Materiali Metallo, supporto isolante Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1931 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 119,70 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 15/07/10 Inventario Stato 1924-190 n. 56 Archivio fotografico El 088

Lo strumento comprende un vaso metallico isolato, con gancetto da collegare ad un elettroscopio, un coperchio a doppia parete che si adatta all’orlo del cilindro e sostiene una sfera isolata metallica. Mediante una bacchetta scorrevole a frizione e munita di una impugnatura di ebanite, la sfera può essere spinta in basso fino a toccare il fondo. Stabilita la comunicazione tra il cilindro ed un elettroscopio a foglie, si carica la sfera e si poggia il coperchio sul bicchiere metallico. Le foglie divergono e la loro apertura non dipende dalla posizione della sfera, né dalla presenza di altri corpi neutri all’interno.

Elettrologia

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Quadro di Franklin

L’apparecchio è un modello di condensatore piano su lastra di vetro con facce parzialmente ricoperte da sottili lamine metalliche scabre. Una delle armature è prolungata da una striscia metallica sino a raggiungere l’orlo della lastra. Caricando l’altra armatura, mentre si regge il quadro per l’orlo gommalaccato, si ottiene dalla scarica una piccola scintilla, con effetto fisiologico insignificante. Se, invece, il quadro viene sorretto per l’orlo attraversato dalla striscia di stagnola, la scarica è notevole ed è accompagnato da un effetto fisiologico violento. Un telaio di legno sostiene il condensatore.

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Accessori Macchina elettrostatica Misure 47,5 cm (larghezza), 67 cm (altezza) Materiali Cornice di legno, Vetro, lamine metalliche Inventore Franklin Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 25 lire Collocazione Armadio B Acquisizione ultima 03/02/2010 Inventario Comune 1940 n. 157 Archivio fotografico EL 070


Reostato a cursore Un reostato a cursore è una resistenza variabile. Esso è costituito da un sostegno isolante (nel caso illustrato a sezione rettangolare) sul quale è avvolto un filo ‘nudo’a spire molto strette ma non a contatto; questo filo è in genere di materiale ad alta resistività (manganina o argentana) con gli estremi terminanti su due morsetti. Un cursore o contatto strisciante può scorrere lungo tutto l’avvolgimento in modo da includere nel tratto percorso da corrente un numero più o meno elevato di spire.

Misure 25 cm, 5 cm, 15 cm Materiali Ottone, materiale conduttore, ferro Periodo di costruzione 1930 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 2.415 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Stato 1981 n. 356 Archivio fotografico EL 071

Reostato a manovella Il reostato a manovella è un apparecchio che risale alla fine dell’ottocento. È costituito da più resistenze a spirale collegate in serie tramite cavi, montate su un telaio chiuso da una griglia traforata. La resistenza complessiva del reostato varia ruotando la manovella e inserendo o disinserendo le diverse spirali. Questo tipo di reostato si usa attualmente per alimentare l’arco Voltaico.

Elettrologia

Accessori Generatore di corrente Misure 57 cm, 31 cm, 13 cm Materiali Acciaio, legno Inventore Filippo de Palma Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 150 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Comune 1940 n. 197 Archivio fotografico EL 072-073

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Rete metallica flessibile

Accessori Macchina elettrostatica Misure 29 cm, 9,5 cm, 27 cm Materiali Ottone, rame e pendolini di carta Costruttore Officine Bernardi Periodo di costruzione 1939 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 21/04/09 Inventario Stato 1924-1960 n. 123 Archivio fotografico EL 074

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Una rete di ottone pieghevole è munita sulle due facce di numerose strisce di carta velina colorate in modo differente. La rete è sostenuta da due piedi isolanti molto pesanti, in modo che essa conservi la forma che le si dà, e cioè piana, concava ad S. Con una catenella si unisce la rete col conduttore di una macchina elettrostatica, e si osserva che nel primo caso (rete piana) le strisce di carta si sollevano sulle due facce; nel secondo caso si sollevano solo quelle della faccia esterna (superficie convessa), e con opportuna rotazione dei sostegni sul loro asse, durante l’esperienza si può rovesciare la rete e allora si vedranno alzarsi le strisce che prima erano basse e viceversa; nel terzo caso, della stessa faccia metà delle strisce si alzeranno e metà rimarranno basse. Questo apparecchio molto semplice è il più sicuro e comodo per dimostrare che la carica elettrica si distribuisce sulla superficie esterna dei conduttori.


Scala delle rarefazioni Tubi a raggi catodici

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff Misure 38 cm (altezza), 19 cm (larghezza) Materiali Vetro, legno (una minima parte in rame) Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1925 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 170 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.14 Archivio fotografico EL 075-078

Elettrologia

È costituita da sei tubi, contenenti gas a pressioni diverse, montati su un pannello posto verticalmente su una base lignea. I tubi sono tenuti in basso da un nastro metallico con serrafilo posto sulla base, in alto da singole lamine metalliche ancorate al pannello. I tubi si eccitano tramite il rocchetto di Ruhmkorff e all’interno si formano scariche a scintilla diverse per intensità e per forma: dalla scintilla singola si passa alla scintilla multipla e silenziosa fino alla formazione di raggi catodici. Il grado di rarefazione dei singoli tubi e gli aspetti corrispondenti della scarica sono: 1) 40 mm di Hg; 2) 10 mm di Hg; 3) 6 mm di Hg; 4) 3 mm di Hg; 5) 0,15 mm di Hg; 6) 0,01 mm di Hg.

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Termometro di Riess Accessori Macchina elettrostatica Misure 11 cm, 43 cm. 20 cm. Materiali Legno, vetro, goniometro di acciaio Inventore P. T. Riess Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 195 lire

Un pallone di vetro è saldato ad un tubo sottile che termina in un imbuto. Il palloncino è attraversato, secondo il diametro orizzontale, da una spirale di argentana, terminante con due serrafili esterni, per mezzo dei quali la si collega alla macchina elettrostatica. Il tubo è montato su un sostegno di legno inclinabile a cerniera sul piano della base. Introducendo nel tubo un liquido colorato e mettendo in azione la macchina elettrica, si osserva lo spostamento della colonna liquida per l’effetto Joule. Lo strumento può servire anche per rivelare deboli correnti.

Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 16/03/2010 Inventario Stato 1924-1960 n.122 Archivio fotografico EL 079

È adatto a mostrare gli effetti termici della scarica elettrica

Tubo con filo arroventabile Accessori Generatore di corrente Misure 30 cm ( lunghezza), 2 cm (diametro) Materiali Vetro, filo metallico,acciaio Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 105 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 15/07/10 Inventario Stato 1924-1960 n. 11 Archivio fotografico El 086-087

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Un filamento sottilissimo è posto in un tubo di vetro nel quale viene creato il vuoto per evitarne la combustione. Al passaggio della corrente il filo si riscalda a tal punto da diventare incandescente. L’apparecchio permette di verificare l’effetto termico e luminoso della corrente.


Vaschetta per bagno galvanico Apparecchio per la galvanostegia Elemento galvanico a vasca

In una cella elettrolitica sono immersi due elettrodi: al catodo si pone l’oggetto da ricoprire, mentre all’anodo il metallo che deve essere depositato. L’elettrolita è una soluzione acquosa di un sale del metallo pregiato. A questi due elettrodi viene data una differenza di potenziale mediante un generatore di corrente. In tali condizioni i cationi del metallo da depositare si muoveranno verso il catodo, mentre gli anioni si muoveranno verso l’anodo. Il catodo, così, viene lentamente ricoperto da un sottile strato del metallo pregiato e l’anodo viene consumato rilasciando ioni in soluzione La galvanostegia è un processo elettrochimico con il quale è possibile ricoprire un oggetto metallico con un metallo più pregiato. (es. oro-argento-rame-nickel, etc).

Elettrologia

Accessori Generatore di corrente oggetto di metallo da ricoprire Misure 29 cm, 23 cm, 6 cm Materiali Legno, vetro, rame, carboni di storta Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 11/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 217 Archivio fotografico EL 080

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Voltametro

Accessori Alimentatore a bassa tensione Misure 15 cm (larghezza), 20 cm (altezza) 21cm (lunghezza) Materiali Vetro, legno e metallo Inventore Bertram Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato 1940 n. 176 Archivio fotografico EL 081

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L’apparecchio è montato su una base in legno ed è composto da una vaschetta in vetro sostenuta da una ghiera di legno; il fondo della vaschetta ha due elettrodi di platino. Sui due elettrodi sono poste due campanelle (provette). Nella vaschetta si versa dell’acqua acidulata e poi si riempiono le due provette con la stessa acqua. Tenendole chiuse con un dito si capovolgono e si immergono nel liquido della vaschetta ponendoli sopra gli elettrodi. Si collegano gli elettrodi ad un generatore di 4-6 Volt e si ottiene l’elettrolisi. Al polo negativo si sprigionerà idrogeno e, al polo positivo, ossigeno.


Voltametro di Hoffmann

L’apparecchio è posto su un treppiede con sostegno metallico e livellatore scorrevole sull’asta. Il voltametro è dotato di elettrodi di platino montati su tappi di gomma che fanno capo, mediante spiraline, ai due serrafili fissati sul treppiede. Esso è utilizzato per raccogliere gli aeriformi che si sviluppano durante il fenomeno dell’elettrolisi.

Accessori Alimentatore corrente continua Misure 77 cm, 19 cm Materiali Vetro, acciaio, platino Inventore Hoffmann Periodo di costruzione 1925 Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 225 lire Collocazione Armadio 15 Acquisizione ultima 14/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.21 Archivio fotografico EL 082

Elettrologia

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Voltmetri

È uno strumento che serve per misurare la differenza di potenziale ai capi di un conduttore. Si tratta di un amperometro a cui è collegata in serie una grossa resistenza; la differenza di potenziale si ottiene moltiplicando la misura della corrente che lo attraversa per il valore della resistenza. La scala (in alcuni casi doppia) del voltmetro è tarata in modo da leggere direttamente il valore della differenza di potenziale.

Pezzi mancanti La resistenza interna è bruciata Misure [1] 15.5 cm, 6.4 cm, 15.0 cm (500 V), [2] 22.5 cm, 16.5 cm, 15 cm, (200 V), [3] 24 cm (diametro), 19 cm (altezza) Materiali Legno, ottone, metallo e vetro Costruttore [1] [2] Strumenti di misura CGS, Monza (Mi), [3] Ditta Hartmann e Braun Frankfurt A/M Pezzo numerato n. 71199 Periodo di costruzione Prima metà del Novecento Stato di conservazione [1] [2] Buono, [3] mediocre Valore d’acquisto [1] [2] 3000 lire, [3] Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 23/02/2010 Inventario [1] [2] Stato 1961 n.155, [3] Comune 1940 n. 194 Archivio fotografico EL 083-084

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Voltmetro in cassetta di custodia

È uno strumento che serve per misurare la d.d.p. ai capi di un conduttore. Si tratta in sostanza di un amperometro a cui è collegata in serie una grossa resistenza; la d.d.p. si ottiene moltiplicando la misura della corrente che lo attraversa per il valore della resistenza. La scala del voltmetro (0 V-250 V) è tarata in modo da leggere direttamente il valore della differenza di potenziale.

Misure 17,5 cm (diametro), 26 cm, 13 cm, 29 cm (cassetta) Materiali Legno, ottone e vetro Costruttore Ditta Società elettrotecnica italiana, Torino Pezzo numerato n. 62804 Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 150 lire

Il voltmetro viene sempre collegato in parallelo al circuito.

Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 23/02/2010 Inventario Comune 1940 n 196 Archivio fotografico EL 085

Elettrologia

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L’elettromagnetismo è la parte della fisica che studia le relazioni intercorrenti tra fenomeni elettrici e fenomeni magnetici.

Alla domanda: “che cosa è la teoria di Maxwell?” non conosco una risposta più breve e più definita della seguente: “la teoria di Maxwell è il sistema di equazioni di Maxwell”. [H. Hertz, 1892]

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elettromagnetismo

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Ago magnetico di inclinazione

Una forcella di ottone sostiene un ago magnetico girevole nel piano di un disco graduato. La forcella è applicabile a un treppiede di ottone e può essere fissata in posizione orizzontale o verticale, in modo da misurare l’inclinazione o la declinazione magnetica.

Misure 24 cm (altezza), 9 cm (diametro disco), 7 cm (ago) Materiali Ottone, ferro Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 25 lire

Viene usato per illustrare le caratteristiche essenziali del campo magnetico terrestre.

Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 7/01/2009 Inventario Comune 1940 n.210 Archivio fotografico EM 001

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Apparato di Tesla

L’apparecchio è formato dai seguenti elementi: - un condensatore collegato ad uno spinterometro, protetto da una scatola di ebanite; - un trasformatore; - due sostegni isolanti con supporti per due anelli di rame di diametro diversi o per due aste con ciuffetti in metallo - un portalampada chiuso su due spire isolate di filo di rame. Il trasformatore è costituito da due rocchetti (primario e secondario) ben isolati a causa delle elevate tensioni. Quando si genera la scintilla attraverso lo spinterometro si ottiene un circuito oscillante ad alta frequenza e quindi agli estremi del rocchetto secondario una elevata differenza di potenziale ad alta frequenza. Tra gli effetti si possono osservare l’effluvio di cariche che sfuggono da un anello all’altro oppure l’illuminazione di un tubo di Geissler o di un lampadina poste vicino al secondario senza alcun contatto.

Accessori Rocchetto d’induzione Misure 50 cm, 30 cm Materiali Legno, vetro, rame, ottone, acciaio Inventore Nikola Tesla Costruttore Max kohl A.G.Welkstatten for Plazisionsme Chanik Chemnitz i.sa. Periodo di costruzione 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 400 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 178 Archivio fotografico EM 002

L’illuminazione del tubo di Geissler e della lampadina prova che, oltre al campo elettrico, esiste anche un campo magnetico variabile.

elettromagnetismo

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Apparato per l’induzione elettromagnetica L’apparato è costituito da due rocchetti cavi che si inseriscono l’uno nell’altro e da un nucleo di ferro dolce che si fa scorrere rapidamente nella cavità. Se si collega il rocchetto interno con un generatore e quello esterno con un galvanometro, si può ottenere corrente indotta o muovendo un rocchetto dentro l’altro, o introducendo ed estraendo rapidamente dalla cavità il pezzo di ferro dolce, oppure mettendo un rocchetto dentro l’altro e aprire e chiudere il circuito con un interruttore.

Accessori Galvanometro, generatore di corrente. Misure Nucleo di ferro 15 cm (altezza), Rocchetto interno 5,5 cm (diametro), 20,5 cm (altezza), Rocchetto esterno 7,7 cm (diametro), 12 cm (altezza) Materiali Legno, ferro dolce e fili conduttori rivestiti di materiale isolante Inventore Costruttore Ditta Nigra Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 26/01/2010 Inventario Comune 1940 n. 198 Archivio fotografico EM 003-006

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Apparato per la dimostrazione della propagazione delle onde di Hertz [1] Oscillatore di Hertz. L’apparecchio, ideato da Hertz, è uno strumento capace di produrre oscillazioni molto rapide. È formato da due aste metalliche in posizione orizzontale, le quali terminano con due sferette separate da un breve spazio regolabile. Caricate le sferette mediante un rocchetto di Ruhmkorff, ad ogni interruzione del circuito primario, si desta tra esse una tensione sufficiente a produrre la scarica oscillatoria. Successive interruzioni generano treni d’onda più o meno intervallati. Per rivelare le onde hertziane si usa il risonatore, spinterometro a forma di spira, posto nel campo elettromagnetico e opportunamente orientato e, se è in buona risonanza con l’oscillatore, tra le sferette scocca una scintilla. [2] Specchi. Due specchi cilindrico-parabolici, aventi lungo la linea focale un oscillatore tipo Righi e un coherer, permettono di eseguire le note esperienze di elettro-ottica sulle onde hertziane: propagazione rettilinea, riflessione e rifrazione.

Pezzi mancanti campanello Accessori Rocchetto di Ruhmkorff, due spire, due lastre (una scura, l’altra speculare), telaio con fili metallici paralleli, campanello Misure [1] Oscillatore 22 cm (lunghezza), 11cm (altezza), 12,5 cm (larghezza), Lastre 9,5 cm, 9,5 cm; Spire 22 cm, 13 cm, 13 cm [2] Specchi 44 cm (larghezza), 30 cm (altezza), 19 cm (profondità) Materiali Legno, acciaio Inventore Hertz-Righi Costruttore [1] Max Kohl A.G. Chemnitz i.Sa., [2] Ferdinand Ernecke, Berlino Periodo di costruzione [1] 1913, [2] 1902 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto [1] 200 lire, [2] 78 marchi Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 27/04/2009 Inventario [1] Comune 1940 n. 180 Archivio fotografico EM 037-037a

elettromagnetismo

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Apparecchio di Palmieri per l’induzione del campo magnetico terrestre Cerchio Palmieri Lo strumento è composto da un telaio circolare in legno avvolto da un lungo filo conduttore isolato. Facendo ruotare il telaio (solenoide) in un campo magnetico di intensità costante, (ad esempio il campo magnetico terrestre) il flusso di induzione magnetica varia attraverso le spire del solenoide e si ottiene una corrente indotta.

Accessori Macchina di rotazione Misure 21 cm (diametro) Materiali Filo di rame e legno Inventore Luigi Palmieri Costruttore Meccanico locale Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 5 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Comune 1940 n. 188 Archivio fotografico EM 011-012

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Apparecchio per l’esperienza di Oersted- Ampère Accessori Generatore di corrente Misure 10,50 cm, 17,50 cm Materiali Legno, rame, acciaio Inventore Hans Christian Oersted Costruttore Officine Galileo Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 76 lire Collocazione Armadio 13 Acquisizione ultima 04/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n.82 Archivio fotografico EM 007-010

È un conduttore di rame a forma rettangolare e di resistenza trascurabile, munito di morsetti ai suoi capi. I lati orizzontali presentano due punte per l’applicazione dell’ago magnetico. Una terza punta è sostenuta da un braccio mobile sul lato verticale del telaio, cosicchè l’ago magnetico può essere portato nel centro del telaio o sotto il lato superiore, parallelamente a questo. Si dispone l’apparecchio nel piano magnetico terrestre in modo che il magnete sia parallelo al conduttore. Facendo circolare corrente si nota che il magnete tende a disporsi perpendicolarmente al conduttore in modo che il polo sud del magnete si trova alla sinistra della corrente. Spostando l’ago dalla posizione superiore a quell’inferiore si ottiene la deviazione in senso opposto. Anche invertendo il verso della corrente si ottiene il medesimo risultato. L’apparecchio mostra l’interazione fra una corrente rettilinea ed un ago magnetico.

elettromagnetismo

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Banco di Ampère con solenoide Modello molto semplice che funziona con correnti deboli. Gli equipaggi mobili si scambiano facilmente e sono sospesi ad un filo di seta che si regola in altezza. Esso non esercita praticamente su di essi alcuna forza direttrice, e l’attrito è come nullo. Bastano pochi elementi di pila secca per ottenere ottimi risultati col solenoide, col telaio circolare e quadrato e col telaio astatico. La presa di corrente avviene in due pozzetti sovrapposti d’acciaio, contenenti mercurio comunicanti con un commutatore. Una base separata, con due colonnine a serrafilo, sostiene il conduttore rettilineo o il conduttore con ritorno ondulato per esperienze sulle azioni elettrodinamiche.

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Accessori Generatore di corrente,magnete Misure 20,5 cm, 40 cm, 46,5 cm Materiali Base in legno, acciaio Inventore Ampère Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1933 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 374 lire, 30,6 lire Collocazione Armadio 23 Acquisizione ultima 09/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 66-67 Archivio fotografico EM 014-018


Banco di Ampère in custodia di vetro su tavolino È del tutto simile al modello di Banco di Ampère con solenoide.

Accessori Generatore di corrente Misure 83 cm, 53 cm, 67,5 cm Materiali Ottone, rame, legno, mercurio. Inventore Ampère Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione cattivo Valore d’acquisto 300 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 28/05/2010 Inventario Comune 1940 n. 133 Archivio fotografico EM 062-063

elettromagnetismo

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Bottiglie di Leyda per sintonia elettrica Ăˆ una coppia di bottiglie di Leyda (condensatori) sintonizzate tra di loro in grado di produrre scariche elettriche nello stesso istante.

Accessori Macchina elettrostatica Misure 12 cm (diametro), 38 cm (altezza) Materiali Vetro, stagnola, ottone, Inventore Lodge Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 16/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 159 Archivio fotografico EM 052

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Bussola a sospensione cardanica Bussola marina con rosa dei venti

È una bussola di declinazione destinata a dirigere il corso delle navi sul mare. È costituita da una scatola cilindrica, detta mortaio, sospesa mediante due telai mobili, uno circolare, l’altro rettangolare, imperniati l’uno all’altro ad angolo retto (sospensione cardanica). Nella scatola è fissato un perno su cui si appoggia un ago calamitato e su questo è fissato un disco di mica che riporta la rosa dei venti. Il sistema cardanico permette alla rosa dei venti di mantenere fissa la sua posizione, nonostante il rollio o il beccheggio della nave.

La bussola di declinazione, sfrutta l’azione del campo magnetico terrestre su un ago magnetico le cui estremità si orientano automaticamente verso i poli magnetici della terra. Sembra che sia stato Cristoforo Colombo il primo ad osservare che l’ago magnetico nel piano orizzontale non si dispone esattamente nella direzione del meridiano geografico.

Misure 14 cm, 5 cm Materiali ottone, vetro Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 11/05/2009 Inventario Comune 1940 n. 127 Archivio fotografico EM 019-022

elettromagnetismo

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Conduttore mobile in campo magnetico L’apparecchio consta di una calamita a forma di U, di un conduttore sospeso a due fili di rame collegati ad un generatore di corrente elettrica. Il conduttore è immerso nel campo magnetico generato dalla calamita. Se diamo corrente al filo, su di esso agisce una forza perpendicolare sia al conduttore sia alle linee del campo magnetico.

Accessori Generatore di corrente Misure Calamita 6,5 cm, 6 cm, Conduttore 9 cm (lunghezza) Materiali Calamita, conduttore metallico, fili di rame Inventore Michael Faraday Costruttore Società Italiana Apparecchi scientifici, Milano Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 23/04/2010 Archivio fotografico EM 073-074

Elettrocalamita con àncora e pesi Grande elettromagnete Lo strumento è costituito da due avvolgimenti su un nucleo di acciaio dolce a forma di ferro di cavallo. Facendo passare la corrente nelle bobine, si crea nell’acciaio in campo magnetico molto più intenso di quello che sarebbe generato dalla sola bobina. Non appena la corrente cessa il campo magnetico si annulla e anche quello del nucleo. In questo senso gli elettromagneti sono calamite che si “accendono “ e si “spengono” a comando. Il nucleo è sospeso ad un sostegno di legno. Quando circola la corrente l’elettrocalamita regge tramite un’ancora un peso di 10 kg.

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Misure 75 cm (altezza), 22 cm, 34,5 cm (base), Spire 4 cm (diametro) Àncora 10 cm, 2,5 cm, Pesi 8,5 cm (diametro) da 1 kg cad. Materiali Legno, ferro dolce Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 180 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 23/02 /2010 Inventario Comune 1940 n.128 Archivio fotografico EM 023-026


Elettrodinamometro Galvanometro Elettrodinamico

L’elettrodinamometro è costituito da due bobine coassiali,una fissa costituita dall’avvolgimento di tre fili conduttori, l’altra di forma rettangolare mobile. La mobile può ruotare intorno al comune asse verticale. Nella posizione di riposo i piani delle due bobine sono perpendicolari. Quando passa la corrente i fili si attirano e la forza che si esercita sul circuito mobile dipende solo dal prodotto delle intensità delle correnti, al cui valore è possibile risalire in base all’angolo di deviazione della bobina mobile, individuato dalla torsione di una molla solidale alla spira e misurato da un disco graduato.

Accessori Generatore di corrente Misure Bobina fissa 8 cm, 7 cm, Bobina mobile 12 cm, 6,5 cm Materiali Base legno, pozzetto di mercurio, conduttore metallico, ottone, goniometro di carta Costruttore Ing. A. Centonze, Liége Institute, Montefiore Periodo di costruzione 1896 Stato di conservazione Mediocre Pezzi mancanti Filo di sospensione della spira mobile Valore d’acquisto Dono dell’Ing. A. Centonze nel 1936 Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 23/04/10 Inventario Comune 1940 n. 261 Archivio fotografico EM 058-060

elettromagnetismo

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Elica di Roget La parte principale è formata da un solenoide elastico di alluminio sospeso verticalmente, la cui estremità inferiore (con pesetto e punta) pesca in una vaschetta contenente mercurio. All’interno del solenoide vi è un nucleo di ferro coassiale ad esso e rigidamente unito al supporto. Quando passa la corrente, le spire del solenoide si attraggono, il solenoide si accorcia e la punta esce dal mercurio, interrompendo il passaggio di corrente. Cessata l’attrazione fra le spire, la punta ridiscende e ristabilisce il contatto; ne risulta un’oscillazione verticale, che rappresenta un chiaro esempio di interrutore autocomandato. Il supporto subisce l’induzione magnetica ed aggiunge la propria azione a quella delle spire. Misure 9 cm (larghezza), 29 cm (altezza) Materiali Alluminio, ferro Inventore Peter M. Roget Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione Antecedente 1950 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 10.000 lire

Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 30/03/2009 Inventario Stato 1971-1981 n.628 Archivio fotografico EM 027

Fascio magnetico a due piccole calamite a doppia squadra Lo strumento è costituito da tre fasce magnetiche sovrapposte che terminano con due punte poste a doppia squadra, tenute insieme da due lamine di bronzo. La funzione è quella di una calamita a ferro di cavallo

Misure 7,8 cm, 4 cm, 0,8 cm Materiali Bronzo, lamine magnetiche Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 10 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 29/03/2010 Inventario Comune 1940 n.123 Archivio fotografico EM 028

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Galvanometro Milliamperometro magnetoelettrico a zero centrale Il galvanometro da lezione a bobina rotante in custodia di quercia con due pareti di vetro presenta lo zero centrale, visibile da ambo le parti, e una vite di correzione. La resistenza della bobina è di 50 ohm. Campi di misura: A = 2 milliampere per tutta la scala; B = 100 millivolt; C = 10 Volt; D = 10 Ampere. È uno strumento usato per misurare deboli correnti. La lettura è effettuata da un indice collegato alla bobina mobile, inserita tra le espansioni di un magnete. Quando la corrente passa nella bobina, a causa della interazione tra il campo magnetico generato dal suo avvolgimento e quello del magnete, si crea una coppia che la fa ruotare nel verso della corrente. Il galvanometro è il componente principale della maggior parte degli strumenti per misurazioni elettriche.

elettromagnetismo

Pezzi mancanti Necessita rettifica Misure 33 cm, 18 cm (base), 35 (altezza) Materiali Legno, ottone, magnete, ferro, vetro Costruttore Phywe Periodo di costruzione 1923 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 315 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 29/02/2008 Inventario Stato1996 n.208 Archivio fotografico EM 029

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Gruppo Motore dinamo Gruppo convertitore composto di motorino, dinamo reostato e quadro di controllo.

Misure 44 cm, 70 cm Periodo di costruzione 1925 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 1750 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 07/06/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 17 Archivio fotografico EM 068-069

Macchina cinematografica 16 mm micron 600 Misure Macchina cinematografica 54 cm (lunghezza), 40 cm (altezza) Trasformatore 17 cm (lunghezza), 28 cm (altezza) Costruttore Ditta Microtecnica, Torino Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 640 lire

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Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 13/04/2010 Inventario Stato 1961 n.150 Archivio fotografico EM 030-031


Macchina elettromagnetica per nevropatie Macchina magneto-elettrica Gramme

È un modello commerciale di macchina a induzione per effettuare terapie elettriche su pazienti sofferenti di disturbi nervosi (“improved magneto-elettric machine for nervous diseases”). Essa è racchiusa in una scatola di legno. La corrente elettrica è prodotta per induzione elettromagnetica facendo ruotare, mediante una manovella solidale alla scatola, due bobine di filo nelle vicinanze di una calamita permanente a ferro di cavallo. Il sistema è simile a quello della macchina di Gramme. Un’ancora mobile, occultando più o meno i poli del magnete, fa variare il campo magnetico agente sulle bobine e quindi permette di regolare l’intensità della corrente da somministrare al paziente. Dal testo scritto all’interno del coperchio si apprendono le istruzioni per l’uso e i consigli di prudenza.

Pezzi mancanti Elettrodi Misure 25 cm, 11 cm Materiali Ottone, ferro, legno, rame, acciaio Periodo di costruzione Primi del Novecento Dono della ABMC di Altamura Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 60 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Archivio fotografico EM 032-033

Questa macchina veniva utilizzata come un elettroshock in caso di nevralgie, mal di denti e tic nervosi

elettromagnetismo

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Macchina magneto elettrica di Pacinotti Anello di Pacinotti È la riproduzione esatta e fedele in ogni particolare della storica macchina di Pacinotti, conforme al modello originale conservato nella Università di Pisa. Impiegata come dinamo, fornisce una corrente che può essre rilevata da un galvanometro. Come motore, l’anello funziona egualmente bene in serie e in parallelo. L’anello di Pacinotti può funzionare da dinamo e da motore, a seconda che si dia, tramite una puleggia, energia meccanica o si applica una piccola differenza di potenziale (corrente continua). La macchina di Pacinotti è il primo generatore di corrente continua realizzato mediante induzione.

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Accessori Puleggia, generatore Misure 40 cm, 25 cm, 30 cm Materiali Legno, rame, ferro Inventore Antonio Pacinotti Costruttore Officine Galileo, Firenze (pezzo n. 162750) Periodo di costruzione 1932 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 940 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 14/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 62 Archivio fotografico EM 033A-033B


Magnete a ferro di cavallo Misure 22 cm (altezza), 6 cm (spessore) Materiali Sostanza ferromagnetica, ottone Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire

È un magnete naturale, a forma di ferro di cavallo, ricoperto da un involucro a rilievo di ottone. Serve per magnetizzare sostanze ferromagnetiche. Presenta un gancio nella parte superiore. Lo strumento viene utilizzato in laboratorio, principalmente, per verificare la proprietà della calamita. Per evitare la smagnetizzazione del magnete nel tempo, ad esso viene applicato un’ancora di ferro dolce in modo da chiudere le linee di campo.

Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 14/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 124 Archivio fotografico EM 061

Modello di elettrocalamita con ancora Motorino elettrico Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 13/07/2010 Inventario Comune 1940 n.129 Archivio fotografico EM 075-076

Su una base di ferro sono poggiati due rocchetti intorno ai quali sono avvolti fili metallici verniciati con ceralacca. All’interno di essi sono collocati due nuclei di ferro dolce. Collegando tale elettrocalamita ad un generatore di corrente e aprendo e chiudendo alternativamente il circuito elettrico si ha un moto traslatorio dell’ancoretta metallica posta a corredo. Tale moto si trasmette ad una biella che pone in rotazione la ruota volano. Lo strumento mostra l’effetto magnetico della corrente elettrica e la trasformazione di energia elettrica in energia meccanica. Accessori Generatore di corrente Misure 20 cm, 12 cm (base) 18 cm (altezza), 10 cm (diametro) Materiali Ottone, ferro dolce, elettrmagnete Costruttore J. Nigra, Torino Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire

elettromagnetismo

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Modello di valvola termoionica Triodo

Lo strumento rappresenta l’interno di una valvola termoionica (tubo a vuoto), fissato su una base di legno. Un filamento metallico sottile di tungsteno, collegato ad un generatore, viene portato all’incandescenza (tra i 1000° C e i 3000° C) mediante un’opportuna corrente. Intorno ad esso è disposta una griglia, costituita da un filo metallico avvolto ad elica collegabile al generatore; oltre la griglia è disposta la placca (anodo), sottile lamina metallica a forma di cilindro cavo, collegabile anch’essa con il generatore. Il principio di funzionamento della valvola è quello dell’emissione termoionica, per la quale ogni metallo emette elettroni se è portato ad alte temperature. Poiché la griglia si polarizza positivamente rispetto al catodo, ma meno dell’anodo, gli elettroni emessi dal catodo vi saranno attratti e passeranno attraverso le sue maglie per raggiungere l’anodo. L’effetto risultante è quello di un’amplificazione di corrente.

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Accessori Generatore di corrente Misure 15 cm, 7 cm (base), 17 cm (altezza), 2,5 cm (diametro) Materiali Metallo, legno Inventore De Forest Lee Periodo di costruzione 1937 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 90 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 04/06/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 100 Archivio fotografico EM 063-064


Modello schematico di installazione telefonica a due posti Il microfono a tre carboni, la soneria a pila, il ricevitore, i commutatori, il trasformatore e tutte le connessioni sono montate su due tavole simmetriche, che vengono a rappresentare i due posti telefonici completi. Il circuito della soneria, quello interno del microfono e il circuito esterno del ricevitore sono distinti con colorazioni differenti.

Misure 42 cm, 26 cm (base), 76 cm (altezza) Materiali Legno, carbone, materiale elettrico Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1933 Stato di conservazione Buono Pezzi mancanti Le pile non sono piÚ reperibili Valore d’acquisto 950 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 27/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 65 Archivio fotografico EM 034-036

elettromagnetismo

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Modello scomponibile di telefono Bell-Meucci È un telefono scomponibile in custodia di ebanite.

Misure 9 cm (diametro di base), 4 cm (diametro cilindro), 20 cm (altezza) Materiali Legno, ottone, rame Inventore Meucci Costruttore Damiani - Venezia Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 40 lire Collocazione Armadio 5 Data di acquisizione ultima 01/06/2010 Numero d’inventario Comune 1940 n. 214 Archivio fotografico EM 067

Motorino giratubi (tubi di Geissler) Motore Trouvè Il motorino, sostenuto da una colonnina di ottone,posta su una base di legno, è costituito da uno statore con due elettromagneti e da un rotore, formato da un volano solidale con una spessa lamina di ferro. Il motorino dispone di due bracci metallici, solidali con l’asse di rotazione, adatti a sorreggere tramite contatti regolabili un tubo di Geissler, che viene posto in rotazione. Collegando ai serrafili del tubo un generatore di alta tensione e a quelli del motorino una pila, si ottiene l’accensione del tubo a intermittenza e la contemporanea rotazione con effetto spettacolare. Sono disponibili tubi di Geissler di diversa forma e dimensione. Accessori Generatore di corrente Misure 10 cm. ( diametro )- 24 cm. (altezza) Materiali Legno, ottone, ferro, filo di rame isolato Costruttore Bernardi Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 60 lire 114

Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 07/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 79 Archivio fotografico EM 065-066


Pendolo di Waltenhofen Un disco di rame compatto oscilla liberamente e a lungo fra le espansioni polari di un’elettrocalamita finchè il campo magnetico è nullo; se nel solenoide passa corrente le oscillazioni si smorzano rapidamente e il disco si arresta bruscamente nell’attraversare il campo magnetico. Utilizzando, invece, un disco con tagli radiali, che impediscono parzialmente la formazione delle correnti indotte vorticose, le oscillazioni si smorzano lentamente Le correnti di Foucault risultano, a volte, utili perché sono sfruttati nei freni elettromagnetici di alcuni treni o per frenare le oscillazioni dell’ago di un galvanometro. Accessori Alimentatore a B.T. corrente continua Misure 10 cm, 17 cm (base), 37 cm (altezza) Materiali Legno, rame, acciaio Inventore Alessandro Volta Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 240 lire

Collocazione Armadio 23 Acquisizione ultima 20/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 79 Archivio fotografico EM 038-042

Pila termoelettrica di Nobili Materiali Bismuto, antimonio, ottone Inventore Leopoldo Nobili Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 26/02/2008 Valore d’acquisto 30 lire Inventario Comune 1940 n. 177 Archivio fotografico EL 068

elettromagnetismo

Lo strumento consiste in un anello di ottone recante 16 elementi (coppie di antimonio e bismuto), con base e coperchio amovibili; il tutto forma una scatola cilindrica. Una importante applicazione della pila termoelettrica fu quella di essere una sorgente di corrente elettrica.

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Rocchetto di induzione Rocchetto di Ruhmkorff

Il rocchetto di Ruhmkorff appartiene alla famiglia dei trasformatori e il suo ruolo è stato importantissimo nella storia dell’elettromagnetismo. È costituito da: - un circuito primario, comprendente un generatore di corrente e un solenoide avvolto intorno ad un nucleo di ferro dolce; - un interruttore automatico; - un circuito secondario, comprendente un solenoide con molte spire, avvolto intorno ad un nucleo più grande del primo. Le estremità di questo circuito sono collegate con due sferette (spinterometro). Alla chiusura e all’aperture del circuito primario le rapide magnetizzazioni e smagnetizzazioni del nucleo determinano nel circuito secondario, brusche variazioni di flusso magnetico e una f.e.m. elevatissima. All’estremità dello spinterometro si manifestano scariche elettriche. Dati tecnici. Entrata: corrente da 4-5 ampere, 8 V, attraverso boccole di 4 mm; scintilla di 10 cm. Il rocchetto ad induzione è stato per più di mezzo secolo, sino agli inizi del 1900, l’unico dispositivo in grado di generare tensioni periodiche elevate, ed è stato determinante per lo sviluppo delle ricerche sulle onde herziane e sulle scariche dei gas rarefatti.

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Accessori Alimentatore a B.T. c.c. Misure [1] 45 cm, 24 cm (base), Rocchetto: 28 cm (altezza), 14 cm (diametro) [2] 38 cm, 23 cm (base), 8,3 cm (diametro), 23 cm, 14 cm (base), 6,2 cm (diametro), 18,5 cm, 10 cm (base), 3,8 cm (diametro) Materiali Legno,metallo

elettromagnetismo

Inventore Heinrich D. Ruhmkorff Costruttore [1]Leybold, [2] Ferdinand Ernecke, Berlin Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione [1] Buono, [2] Mediocre Valore d’acquisto [1] 200 lire, [2] 220 lire

Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 26/02/2008 Inventario Comune 1940 [1] n. 206, [2] n. 134 Archivio fotografico EM 043-044

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Sistema astatico di Nobili

L’apparecchio è costituito da due aghi magnetici uguali, che sono uniti rigidamente fra loro (sistema “astatico”) e che sono sospesi mediante un sottilissimo filo di seta al supporto. La loro disposizione a polarità opposte serve ad annullare praticamente l’azione deviatrice del campo magnetico terrestre. L’ago inferiore è posto all’interno di una spira rettangolare. Quando nella spira circola corrente, il sistema dei due aghi, sotto l’azione del campo magnetico che si crea nell’interno di essa, ruota; tale rotazione risulta tanto maggiore quanto maggiore è l’intensità della corrente nella spira; un indice collegato al sistema segnala su un quadrante preventivamente tarato le varie intensità di corrente. Questo strumento è molto sensibile e, con particolari accorgimenti per la lettura della scala, misura intensità di corrente dell’ordine del miliardesimo di Ampère.

Misure 4,5 cm, 12 cm (spira), aghi 7 cm (lunghezza) Materiali Rame Inventore Leopoldo Nobili Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1933 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 57,40 lire Collocazione Armadio 23 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 68 Archivio fotografico EM 045-046

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Solenoide per campo magnetico uniforme Ăˆ un solenoide inserito in una piastra di legno bianco. Serve per visualizzare le linee di forza di un campo magnetico uniforme che si crea al passaggio di corrente. Accessori Generatore di corrente, limatura di ferro Misure 20 cm (lunghezza), 5,5 cm (diametro) Materiali Legno, rame Costruttore Assistente tecnico Popolizio Francesco Periodo di costruzione Anni ‘50 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 500 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 13/07/2010 Inventario Stato 1961 n. 162 Archivio fotografico EM 053-057

elettromagnetismo

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Telegrafo e stazione telegrafica tipo Morse Lo strumento è dotato di un ricettore con punta che, fissata tramite una leva all’ancora di una elettrocalamita, incide su un nastro di carta mosso da un meccanismo di avanzamento sincronizzato con l’oggetto scrivente. In questo modo sul nastro di carta è impresso un messaggio ricevuto attraverso un alfabeto formato da punti e linee (codice Morse). Al telegrafo è collegato un piccolo tasto che funge da unità trasmittente. Accessori Generatore di corrente Pseudonimo Apparecchio scrivente Morse con orologeria Misure [1] 21 cm, 12 cm ( Base ), 18 cm (altezza), [2] 55 cm, 29 cm (base), 52 cm (altezza) Materiali Ottone, legno Periodo di costruzione [1] Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Pezzi mancanti Strisce di carta Valore d’acquisto [1] 40 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 19/04/2010 Inventario [1] Comune 1940 n. 213 Archivio fotografico [1] EM 070, [2] EM 071-072

[1] Telegrafo tipo Morse con piccolo tasto

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[2] Stazione telegrafica tipo Morse


Tubo di Crookes

[2] Collegati gli elettrodi del tubo cilindrico ad un rocchetto di Ruhmkorff, il fascio catodico attraversa le regione superiore del tubo e agisce sulle palette del mulinello che è libero di rotolare lungo due guide di vetro. L’energia cinetica dei raggi catodici spinge il carrello verso l’anodo. L’inversione della polarità ne arresta il moto e obbliga il mulinello a retrocedere.

[1] Il secondo tubo si differenzia dal primo per la presenza di una lastrina di vetro (detta anticatodo) che serve per evitare il riscaldamento del fondo del tubo e per la sola rotazione del mulinello. Questi tubi mostrano l’azione meccanica e la fluorescenza della porlvere di mica sulle palette del mulinello da parte dei raggi catodici.

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff Misure [1] 26 cm (lunghezza), 4.5 cm (diametro) [2] 33 cm (lunghezza), 4.8 cm (diametro) Materiali Vetro, mica, sostegno di legno Inventore Crookes Costruttore A. Tarquini Periodo di costruzione [1] 1925, [2] 1939 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto [1] 140 lire, [2] 200 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 23/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 [1] n. 16, [2] n. 120 Archivio fotografico EM 047-048

[1] Con ruota e pale di mica

elettromagnetismo

[2] Con mulinello scorrevole

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Tubi di Geissler

Questi tubi di forme e dimensioni diverse sono muniti di attacchi ad anello con elettrodi di alluminio. Contengono gas molto rarefatti e in essi la scarica provoca colorazioni dipendenti dalla loro natura. Mostrano scariche elettriche in gas rarefatti.

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff Misure 13,5 cm (altezza), 2,5 cm (diametro) 16,5 cm (altezza), 1,9 cm e 2,3 cm (diametri) Materiali Vetro,supporti di legno Inventore Johann Heinrich Wilhelm Geissler Periodo di costruzione 1925 e 1937 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 15 lire e 21.40 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 23/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 13 e n.104 Archivio fotografico EM 049

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Tubo di Roentgen Tubo a Raggi X

Si tratta di un tubo a vuoto fissato ad un sostegno verticale di ferro poggiante su un’ampia base di legno. Il globo sferoidale porta tre elettrodi: il catodo di alluminio, di forma concava, l’anodo e l’anticatodo, disposto davanti al catodo ed inclinato di 45° rispetto alla perpendicolare uscente dal centro del catodo. La funzione di tale tubo è la produzione di radiazione elettromagnetica, detta raggi x, per lo studio delle proprietà della stessa. I raggi x hanno la proprietà di attraversare corpi opachi, di impressionare lastre fotografiche, causare fosforescenze e fluorescenze.

elettromagnetismo

Accessori Rocchetto di Ruhmkorff Misure 16,50 cm, 24 cm, 31 cm Materiali Ferro, vetro e legno Inventore Wilhelm Roentgen Costruttore Officine Galileo Periodo di costruzione 1929 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 116 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 11/03/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 48 Archivio fotografico EM 050-051

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La meccanica è una specializzazione delle scienze che trattano le funzioni e le operazioni di routine con le macchine.

Corpus omne perseverare in statu suo quiescendi vel movendi uniformiter in directum, nisi quatenus a viribus impressis cogitur statum illum mutare. [Newton, Philosophiae Naturalis Principia Mathematica, 1687]

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meccanica

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Anelli di Saturno

Il recipiente di vetro di forma speciale è sostenuto da una ghiera centrata sul cono per l’apparecchio di rotazione. Si introduce un po’di mercurio e dell’acqua colorata fino a metà altezza. Ponendo in rotazione l’apparecchio, il mercurio si solleva e,per una velocità opportuna,si dispone nella parte più lontana dell’asse di rotazione, formando un anello speculare. L’acqua,invece, si dispone nella parte interna staccandosi dal fondo del recipiente. Se si introduce all’interno un bastoncino, questo non si bagna. Lo strumento serve per esperienze di forza centrifuga con i liquidi

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Accessori Mercurio, acqua colorata, macchina rotativa Misure 11 cm (diametro), 17.5 cm (altezza) Materiali Vetro, ferro Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 46 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 28/01/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 37 Archivio fotografico MC 001-006


Areometro di Nicholson Gravimetro o areometro a volume costante

Accessori Cilindro di vetro Misure Tubo 5,5 cm (diametro), cilindro 35,5 cm (altezza), 3 cm (diametro), 25 cm (altezza) Materiali Vetro, lamiera di ottone Inventore William Nicholson Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 35 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 04/03/2009 Inventario Comune 1940 n.34 Archivio fotografico MC 040-042

meccanica

L’areometro è formato da un tubo metallico in ottone senza saldature laterali e termina con due coni uguali. Da una parte è saldato un disco che serve per appoggiare il corpo di cui si deve misurare la densità, dall’altra è appeso un cestello forato conico zavorrato. Tale strumento sostituisce la bilancia idrostatica, che non si può facilmente trasportare. L’apparecchio è del tipo a volume (di liquido spostato) costante e peso variabile.

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Anelli per lo schiacciamento della terra Anelli elastici

È un dispositivo costituito da 5 semianelli di acciaio flessibili attraversati lungo il diametro comune da un’asta di ferro, alla quale sono fissati da una parte e liberi di scorrere dall’altra. Quando gli anelli vengono messi in rapida rotazione, a causa della forza centrifuga, assumono la forma ellittica risultando schiacciati lungo la direzione dell’asse di rotazione. L’apparecchio serve a dimostrare lo schiacciamento polare della Terra e il rigonfiamento all’equatore.

Accessori Apparecchio di rotazione Misure 24 cm (altezza), 23,5 cm(diametro) Materiali Ottone, acciaio, flessibile Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1939 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 1.000 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Comune 1940 n.25 Archivio fotografico MC 007-008

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Apparato con pendoli

Semplice apparecchio comprendente una serie di 5 pendoli: 3 sono sospesi a supporti orizzontali posti a diversa altezza (84 cm, 8 cm, 11 cm), gli altri due ad un unico braccio posto ad un’altezza di 84 cm. Le diverse lunghezze dei fili di sospensione consentono di ricavare sperimentalmente la relazione tra periodo di oscillazione e lunghezza del pendolo stesso. I pendoli di uguale lunghezza ma di massa diversa consentono di osservare se il periodo di oscillazione dipende o no dalle masse.

Misure 120 cm (altezza), 45 cm (prima asta), 15 cm (seconda asta), 8 cm (terza asta) Materiali Base e aste in metallo, sferette in legno, ferro, piombo e antimonio, filo inestensibile. Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 03/02/2009 Inventario Comune Inventario1940 n.20 Archivio fotografico MC 031-036

meccanica

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Apparato dei tre generi di leva

L’apparecchio è costituito da una base di legno su cui sono allocati: 2 supporti in ottone recanti alla sommità 2 pulegge uguali anch’esse in ottone, 3 supporti in ottone, più bassi dei precedenti, alle cui sommità sono sospese tre aste metalliche, con tre fori egualmente distanti, che rappresentano i tre generi di leva; i fori servono a posizionare opportunamente i pesetti che rappresentano la resistenza e la potenza. Questo strumento permette di sperimentare empiricamente le due leggi fondamentali della Statica.

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Accessori Pesi di varie misure Misure 80 cm, 20 cm, 60 cm Materiali Legno, ottone, metallo, filo inestensibile Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 16/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 1 Archivio fotografico MC 022


Apparato per la dimosrazione dello schiacciamento della terra È un dispositivo costituito da sei semianelli di ottone flessibili attraversati, lungo il diametro comune,da un’asta di ottone, alla quale sono fissati da una parte e liberi di scorrere dall’altra. Quando gli anelli vengono messi in rapida rotazione, a causa della forza centrifuga, assumono la forma ellittica risultando schiacciati lungo la direzione dell’asse di rotazione. Questo esemplare viene messo in rotazione da un ingranaggio ad orologeria.

meccanica

Materiali Legno, ottone Misure 37 cm (diametro), 53 cm, 14,5 (base) Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 10 /03/2010 Inventario Comune 1940 n. 21 Archivio fotografico MC 009-010

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Apparato per la pioggia di mercurio Lo strumento è formato da un cilindro di vetro sormontato da un cappellotto di legno. Serve per evidenziare la porosità del legno e del cuoio ovvero la capacità di essere attraversati dalla materia. Per il funzionamento è necessaria una pompa a vuoto, in quanto si estrae l’aria all’interno del cilindro di vetro. Il mercurio, predisposto nell’imbuto superiore (cappellotto) e spinto dalla pressione esterna, attraversa i pori del legno e cade entro il tubo cilindrico sotto forma di minute goccioline (da cui il nome dello strumento). Un qualsiasi corpo è comunemente considerato come una barriera insuperabile al passaggio al suo interno di altra materia, sia essa solida, liquida o gassosa. Tuttavia la realtà fisica è nettamente differente come si evince dall’uso di questo strumento.

Accessori Pompa pneumatica Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 26/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 66 Archivio fotografico MC 023-029

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Apparecchio a due masse Dinamometro centrifugo

L’apparecchio è composto da due masse cilindriche uguali libere di scorrere lungo un’asta lucida orizzontale. Esse sono collegate con una cordicella ad un dinamometro disposto secondo l’asse di rotazione verticale. Durante la rotazione le due masse si allontanano sotto l’azione della forza centrifuga e, per reazione, il dinamometro si allunga.

Accessori Macchina di rotazione Misure 30 cm (altezza) 28 cm (larghezza) Materiali Ottone e ferro Costruttore Bernardi, Milano Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 256 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 11/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 93 Archivio fotografico MC 030

meccanica

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Apparecchio di Loewy Apparecchio caduta gravi

L’apparecchio si compone di una struttura e di un martelletto in legno,di una lamina metallica e di un piccolo ripiano dotato di foro. Si dispongono due sferette di legno uguali, su tale ripiano, una in direzione del foro e l’altra adiacente la lamina. Il martelletto, colpendo la lamina, imprime una velocità orizzontale a quest’ultima. L’altra, attraverso il foro, cade di moto naturalmente accelerato. Entrambe le sferette giungono al suolo contemporaneamente. L’apparecchio serve a dimostrare l’indipendenza del tempo di caduta dalla velocità orizzontale.

Accessori Due sferette di legno Misure 130 cm (altezza), 17 cm, 17 cm (base) Materiali Legno, ferro Inventore Maurice Loewy Costruttore Phywe Periodo di costruzione 1929 Valore d’acquisto 119 lire Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 11/02/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 47 Archivio fotografico MC 037

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Apparecchio pressione liquidi Apparecchio di Pascal

L’apparecchio è costituito da un cilindro cavo che termina con una sfera forata e da un pistone a tenuta perfetta. Riempiendo la sfera con un liquido e spingendo il pistone si osserva che la pressione viene trasmessa con la stessa intensità su tutta la massa del fluido e in tutte le direzioni. Infatti il liquido viene espulso da tutti i fori con le stesse modalità.

Misure 20 cm (lunghezza), 5 cm (diametro) Materiali Ottone nichelato Inventore Blaise Pascal Costruttore Bernardi, Milano Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 96 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 14/02/2008 Inventario Stato 1924 -1960 n. 1 Archivio fotografico MC 038-039

meccanica

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Apparecchio per l’osmosi Endosmometro di Dutrochet È composto da un contenitore cilindrico di vetro chiuso inferiormente da una membrana di carta pergamena e superiormente da un tappo di sughero. In esso è inserito un lungo tubo di vetro graduato aperto alle due estremità. Tutto è posto all’interno di un secondo vaso di vetro il cui coperchio di legno ha una apertura che permette l’uscita del tubo di vetro. Se il cilindro contiene acqua salata e il vaso acqua pura, si osserva che il liquido comincia a salire lungo il tubo fino ad una altezza considerevole. Si verifica che l’acqua del vaso, prima pura, contiene sale. Ciò prova che,attraverso la membrana, si sono stabilite due correnti: una di acqua pura verso l’interno (endosmosi), l’altra di acqua salata verso l’esterno (esosmosi).

Misure 10 cm (diametro), 5 cm (diametro), 11 cm (altezza) Materiali Vetro, legno, carta pergamena Inventore Dutrochet Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione cattivo Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 13/07/10 Inventario Comune 1940 n. 38 Archivio fotografico MC 196

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Apparecchio per lo studio dell’urto Cinque sfere elastiche di legno uguali e della stessa massa sono sospese mediante filo e poste a contatto. L’urto esercitato dalla prima sfera fa sollevare l’ultima e lascia ferme le rimanenti. L’urto prodotto dalle prime due sfere (purché non vengano rigidamente connesse) fa, invece, rimbalzare le ultime due. Lo strumento viene utilizzato per verificare le proprietà dell’urto centrale.

Misure 73 cm (altezza), 6,5 cm (diametro) Materiali Ottone, legno, ferro, filo di nylon Costruttore Tarquini Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 09/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 33 Archivio fotografico MC 011-021

Astrolabio L’astrolabio è uno strumento per misurare l’altezza degli astri e determinare la latitudine e la longitudine. Il nome deriva dall’unione dei termini greci astron e lambano, letteralmente ‘’prendo gli astri’’. Esso è formato da: - un cerchio graduato come un goniometro, chiamato madre, - un braccio ruotante fissato al centro: l’alidada, - un sottile disco alloggiato all’interno della madre su cui è incisa la proiezione stereografica della sfera celeste. Per molti secoli, fino all’invenzione del sestante, fu il principale strumento di navigazione.

meccanica

Misure 23,5 (dimetro), 4 cm (spessore) Materiali Ottone Inventore Hypatia di Alessandria Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 300 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 18/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 219 Archivio fotografico MC 043-046

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Barometro Aneroide

Barometro metallico da parete con cassa in ottone, utilizzato per effettuare misure di pressione atmosferica. Esso è costituito da una scatola metallica piatta, in cui è stata tolta l’aria, e da una robusta molla di acciaio, che impedisce alla pressione atmosferica di schiacciare la scatola. Un aumento o una diminuzione della pressione esterna comporta una maggiore o minore sollecitazione della molla, i cui movimenti sono amplificati da un sistema di leve e trasmessi all’indice. Nella parte superiore del quadrante si trova la scala delle pressioni e sopra di essa le scritte “Tempesta - G. Pioggia - P. Vento - Variabile T. Bello - B. Stabile - G. Secco”. Nella metà inferiore del quadrante sono fissati due termometri a canna ricurva: quello di destra in gradi Fahrenheit, quello di sinistra, a doppia scala, in gradi centigradi e Rèaumur. Il meccanismo interno è collegato ad un indice in acciaio brunito a cui è sovrapposto un altro indice in ottone, manovrabile dall’esterno, per avere memoria della lettura precedente. Lo strumento è affiancato da un altro barometro aperto che rende visibile il meccanismo interno

Misure [1] 16 cm (diametro), 5,5 cm (altezza), [2] 14cm (diametro) 6 cm (altezza) Materiali Ottone, vetro Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto [1] 40 lire, [2] 10 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2010 Inventario Comune 1940 n. [1] 47, [2] 48 Archivio fotografico MC 049-050

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Baroscopio in metallo

Il giogo di piccola bilancia sostiene da una parte una grande sfera cava di ottone e dall’altra una sferetta massiccia di piombo. La base del baroscopio contiene un piattello di piombo per mantenere la stabilità verticale. Alla pressione normale nell’aria i due pesi si fanno equilibrio. Nell’aria rarefatta, in base al principio di Archimede, il giogo trabocca dalla parte della sfera di maggior volume.

Accessori Campana di vetro, macchina pneumatica Misure Sfere: 9 cm e 2,5 cm (diametri), 21 cm (altezza), 7,5 cm (lunghezza bracci) Materiali Ottone, piombo Inventore Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 25 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 20/02/2009 Inventario Comune 1940 n. 61 Archivio fotografico MC 051-053

meccanica

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Bilancia di precisione in custodia [1] È una bilancia con arresto del giogo graduato. Appoggi di ottone,spostamento del cavaliere, custodia di mogano con viti di livello. Pesiera da 0,001 a 100 grammi, pesi di ottone con frazioni di grammo d’argentana o d’alluminio, sotto vetro.

Pezzi mancanti Pinzetta Misure [1] 47,5 cm (altezza), 23 cm, 65 cm (base) [2] 31,5 cm, 21 cm (base), Materiali [1] Legno di quercia, [2] Legno e ottone Costruttore G. Eisentraeger, Milano Periodo di costruzione [1] 1902 Stato di conservazione [1] Buono, [2] Mediocre Valore d’acquisto [1] 50 lire, [2] 70 lire Collocazione Armadio 15 Acquisizione ultima 16/02/2009 Inventario Comune 1940 [1] n.226, [2] n. 225 Archivio fotografico MC 054-059

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Bilancia a sospensione inferiore con pesiera

meccanica

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Bilancia idrostatica con pesiera

Lo strumento differisce da una comune bilancia per alcuni adattamenti. Sotto il piattello dotato di gancio si sospendono in successione un cilindro cavo e un cilindro pesante chiuso che si adatta perfettamente al primo. Stabilito l’equilibrio si versa dell’acqua in un vaso di vetro in cui il secondo cilindro è totalmente immerso. La bilancia pende dalla parte dell’altro piattello. Per ristabilire l’equilibrio si riempie totalmente di acqua il cilindro cavo. L’esperienza dimostra che la spinta subita dal cilindro pesante è uguale al peso del volume di liquido spostato (Principio di Archimede).

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Misure 52 cm (altezza), 35.5 cm, 17.5 cm (base) Materiali Metallo,legno Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 16/02/2009 Inventario Comune 1940 n.33 Archivio fotografico MC 060


Cannoncino di bronzo di Grimsehl Ăˆ un modello di cannone indicato per esperienze sul principio di azione e reazione. Misure 18 cm, 6 cm, 5.5 cm Materiali Bronzo Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 05/02/2010 Inventario Comune 1940 n.246 Archivio fotografico MC 061

meccanica

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Centrifugatore per separare i solidi dai liquidi Due provette sono agganciate alle estremità di un sostegno che viene applicato ad un macchina rotativa. All’interno delle provette vengono inserite sostanze a granuli finissimi, sospese in un liquido non troppo viscoso. Per notevoli velocità generate dalla macchina rotativa e per effetto della forza centrifuga, le provette si dispongono orizzontalmente e lasciano depositare contro il fondo le sostanze pesanti, che si separano quindi dal liquido. Lo strumento è utilizzato principalmente per analisi chimiche. Accessori Macchina rotativa Misure Braccio 16 cm, provette: 9,5 cm, 2,4 cm (diametro) Materiali Ferro, vetro Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1937 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 58,50 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 12/02/2010 Inventario Stato 1924-1960 n.110 Archivio fotografico MC 062-065

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Crepavesciche Ad un’ampolla di vetro con parete robusta e orlo sporgente viene applicato un disco di carta oleata che si fissa, legandolo a più giri, sotto l’orlo. Si collega la base inferiore dell’ampolla ad una macchina pneumatica. Appena questa viene messa in funzione, la carta si incurva e presto si rompe. È un’esperienza sui fenomeni relativi alla pressione atmosferica.

Accessori Pompa pneumatica, carta oleata o pergamenata o lamina di gomma Misure 15,3 cm (diametro inferiore), 15,7 cm (diametro superiore), 13 cm (altezza) Materiali vetro Costruttore Kohl 53047 Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 12,50 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 17/02/2010 Inventario Comune 1940 n. 41 Archivio fotografico MC 066

Dinamometro Misuratore di forze È uno strumento utilizzato per misurare le forze. È costituito da una molla ad elica di acciaio sospesa superiormente ad un anello fisso. All’uncino inferiore si applica la forza traente e la molla si allunga. L’allungamento è indicato da un indice su una scala graduata in kg.

Misure 27 cm, 4 cm Materiali Ottone, acciaio Costruttore Radix, Pocket, Balance, Registered Stato di conservazione Mediocre

La portata dello strumento è 2 kg.

Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 25/05/2010 Archivio fotografico MC 183

meccanica

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Disco per la composizione delle forze concorrenti

Lo strumento è costituito da un disco sorretto da un’asta metallica ; ad esso si possono applicare due o tre morsetti con carrucole. Sulla gola di queste passano fili flessibili legati per un loro capo ad un leggero anello; all’altro capo dei fili si applicano dei pesi variabili, che rappresentano le forze componenti. All’anello centrale è agganciato un altro filo a cui si applicano altri pesi che rappresentano la forza equilibrante. Lo strumento è munito di più schede grafiche di composizione vettoriale che vengono fissate sul disco; inoltre le pulegge di rimando della fune possono essere spostate a piacere in modo da aumentare il numero di sistemi fisici realizzabili. Lo strumento ha la funzione di illustrare come si deve operare nella somma di grandezze vettoriali, quali la forza peso agente sui corpi opportunamente sospesi.

Accessori Serie di cilindretti di piombo con gancio Misure 60cm (altezza), 40 cm (diametro) Materiali Metallo, carta Inventore Costruttore A. Tarquini, Roma Periodo di costruzione 1927 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 500 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 06/03/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 35 Archivio fotografico MC 067-069

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Doppio cono con piano inclinato Paradosso meccanico

Lo strumento è costituito da un doppio cono omogeneo a base comune attraversato da un asse metallico passante per i vertici. Le sue estremità poggiano sulle guide divergenti di un piano inclinato, di invasatura sempre più ampia a partire dal vertice. Il solido apparentemente risale il piano d’appoggio ma in realtà discende perché il baricentro tende a posizionarsi al di sotto dei punti d’appoggio del doppio cono.

meccanica

Misure 37 cm, 10 cm. Materiali Legno, metallo Costruttore Ditta Gaetano Bernardi Trento Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 8 lire Collocazione Armado 17 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Comune 1940 n.14 Archivio fotografico MC 070-071

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Doppio pendolo di risonanza L’apparecchio è costituito da un telaio in legno a cui sono sospesi due pendoli di uguale lunghezza e di materiali diversi collegati tra loro da un cordoncino trasversale. Lo strumento permette di eseguire esperienze su oscillazioni forzate in risonanza, con scambio continuo di energia di oscillazione fra i due pendoli. Ponendo in oscillazione uno di essi si nota che, dopo un breve intervallo di tempo, le sue oscillazione si smorzano mentre il secondo pendolo inizia ad oscillare. Tale fenomeno si ripete ciclicamente.

Misure 44,5 cm, 40,5 cm, 2,4 cm (diametro sferette) Materiali Legno, ferro, ottone, filo inestensibile Costruttore Assistente tecnico Francesco Popolizio Periodo di costruzione Antecedente 1960 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 400 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Stato 1961 n. 189 Archivio fotografico MC 072-079

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Emisferi di Magdeburgo Accessori Pompa pneumatica Misure 10 cm (diametro), 14 cm (lunghezza) Materiali Ghisa Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire.

Lo strumento è costituito da due emisferi in ghisa, tali che, unendoli, si ottiene una sfera cava a perfetta tenuta. Una delle due semisfere è munita di un rubinetto per il collegamento con la pompa pneumatica. Se si uniscono, si possono poi separare agevolmente; se si crea il vuoto all’interno, si osserva che esse non possono essere più separate. La pressione atmosferica sulla superficie esterna della sfera è nettamente superiore alla pressione interna. Nella prima esperienza, eseguita a Magdeburgo, si usarono dei cavalli per staccare i due emisferi.

Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 20/02/2009 Inventario Comune 1940 n. 44 Archivio fotografico MC 080

Equilibrista L’apparecchio comprende le seguenti parti:piede in legno con colonna munita di incavatura, un equilibrista con un’asta di ferro arcuata tra le mani terminante con due sferette di legno. La punta del piede dell’equilibrista poggia nell’incavatura e l’asta pesante fa sì che il centro di gravità dell’insieme uomo + asta coincida con il punto di appoggio del piede. Lo strumento serve per illustrare il principio di equilibrio statico dei corpi. Misure 20 cm (altezza), 10,5 cm (diametro di base) Materiali Legno,ferro Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 8 lire Periodo di costruzione Antecedente 1940 Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 10/02/2009 Inventario Comune 1940 n.13 Archivio fotografico MC 081-082

meccanica

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Figure di Plateau Figure di Plateau per la tensione superficiale

Serie di intelaiature di filo metallico da immergere in una soluzione di sapone, acqua distillata e glicerina. In queste esperienze le lamine liquide obbligate ad avere un contorno prefissato assumono le note forme di superficie ad area minima e curvatura media costante. La tensione superficiale della lamina saponata tende a ridurne il più possibile l’estensione. Se si utilizzano contorni più complicati, come ad esempio lo scheletro di un cubo, si formano più lamine che si incontrano soddisfacendo ad alcune regole geometriche: ad esempio, quando tre lamine si incontrano, formano sempre diedri di 120°. Accessori Acqua saponata, glicerina Misure 2,8 cm, 3 cm (lati delle figure) Materiali Filo di ferro Inventore Joseph Antoine Ferdinand Plateau Costruttore Assistente tecnico F. Popolizio Stato di conservazione Buono Periodo di costruzione Antecedente 1960 Valora d’acquisto 300 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 04/03/2008 Inventario Stato 1961 n. 173 Archivio fotografico MC 083-089

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Fontana con pompa di compressione Sul collo di un robusto recipiente di vetro a forma cilindrica è incollata una larga ghiera metallica con coperchio. Questo coperchio porta un tubo di efflusso con chiavetta e valvola. L’aria compressa all’interno dell’ampolla dalla pompa fa zampillare dal tubo di efflusso l’acqua contenuta nel recipiente stesso.

meccanica

Misure 47 cm (altezza), 14,5 cm (diametro fontana) 37 cm (altezza), 4,5 cm (diametro pompa) Materiali Vetro, ottone, legno Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire (pompa), 50 lire (ampolla) Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Comune Inventario 1940 n. 57 Archivio fotografico MC 090

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Fontana di Erone

Questa fontana è composta da due palloni di vetro contenenti acqua e da una bacinella di ottone a forma di imbuto, pure con acqua. Le diverse parti comunicano fra loro mediante tre tubi, di cui uno parte dal fondo del pallone superiore e sbocca nell’aria attraverso un orificio di piccola sezione. Le masse d’aria racchiuse nella parte superiore dei palloni sono in comunicazione tra loro e subiscono la pressione esterna, agente sulla’acqua della bacinella, aumentata della pressione idrostatica corrispondente al dislivello tra la stessa bacinella e il pallone inferiore. L’aria contenuta nei palloni si trova dunque compressa e fa zampillare l’acqua dal tubo superiore sino a quando il pallone inferiore non sia completamente pieno. Misure Vaschetta 27,5 cm (diametro), 105 cm (altezza), 20 cm (diametro palloni) Materiali Vetro, metallo Inventore Erone Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 150 lire Collocazione Armadio B Acquisizione ultima 05/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 59 Archivio fotografico MC 091

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Macchina di Atwood

Al di sopra di due montanti di legno è fissato il tribometro, costituito da una carrucola e da due coppie di ruote di ottone interconnesse in modo da ridurre gli attriti meccanici. L’asse della carrucola poggia infatti sulla periferia comune a ciascuna coppia di ruote così che, quando è in rotazione, trasmette il suo moto a queste ultime, trasformando attrito radente in attrito volvente. Sulla gola della carrucola passa un filo sottile di seta alle cui estremità sono sospesi due cilindri di ottone di uguale massa M. Aggiungendo una massa addizionale m ad uno dei cilindri, questo inizia a scendere con accelerazione a = mg / (2M+m) minore di g. Un sistema di leve consente al pendolo, annesso ad essa, una volta messo in moto, di comandare in modo sincrono la partenza del grave. La macchina di Atwood serve a studiare il moto di un grave. Si possono verificare le leggi del moto uniformemente accelerato, misurando gli spazi percorsi dal grave su un regolo verticale, suddiviso in cm e il tempo per mezzo del pendolo, con scappamento ad ancora che batte il secondo. Misure 245 cm, 0,60 cm Materiali Ottone-metallo-legno Inventore George Atwood Costruttore Tecnomasio Milano Periodo di costruzione Primi del Novecento Valore d’acquisto 15 lire Stato di conservazione Mediocre Collocazione Laboratorio di fisicaAcquisizione ultima 08/05/2009 Inventario Comune 1940 n. 15 Archivio fotografico MC 092-095

meccanica

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Macchina rotativa

Macchina in ghisa verniciata costituita da un supporto su cui sono montate due ruote scanalate, una grande con leva di azionamento ed una piccola con un foro conico in cui fissare gli strumenti da ruotare. Le due ruote sono connesse da una cinghia a sezione rotonda in cuoio. Azionando la ruota grande la piccola gira con una velocità circa 10 volte superiore. Nel foro conico della ruota piccola possono essere posizionati diversi strumenti quali il Pendolo di Foucault, l’Apparecchio per la verifica dello schiacciamento dei poli terrestri e l’Apparecchio a masse rotanti diverse. L’apparecchio serve per le esperienze sulla forza centrifuga

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Misure 25 cm (larghezza), 56 cm (lunghezza), 11 cm (altezza), 23 cm (diametro ruota) Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 100 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 10/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 23 Archivio fotografico MC 096


Modelli di asse nella ruota, di verricello e di argano L’asse nella ruota è una macchina semplice costituita da un cilindro infisso rigidamente in una ruota. Il sistema è girevole intorno ad un asse comune fisso. La macchina è sempre vantaggiosa. Applicazioni pratiche dell’asse della ruota sono il verricello e l’argano. Misure 28 cm (diametro), 47 cm, 40 cm, 32 cm, 38 cm, 75 cm, 29 cm 47 cm, 45cm. Materiali legno Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 12 lire cadauno Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 01/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 3-5-4 Archivio fotografico Mc 179-182

meccanica

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Modelli di ruote dentate

Le ruote dentate costituiscono un sistema per la trasmissione del moto tra assi paralleli, incidenti e sghembi. La trasmissione avviene per spinta dei denti della ruota motrice (pignone) sulla ruota condotta (corona). Il profilo dei denti è disegnato in modo da garantire un moto di puro rotolamento tra i fianchi dei denti. Delle due ruote una trasmette il moto (ruota motrice) e l’altra lo riceve, ruotando in senso contrario alla prima. Misure 15 cm, 30 cm, 52 cm 8,5 cm (diametro) Materiali Ottone e legno Costruttore Tecnomasio Italiano, Milano Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 12 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 27/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 9 Archivio fotografico MC 175-177

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Modelli delle misurazioni dei liquidi Modelli di recipienti di cartone e di latta di diversa capacità

Misure da 4 cm a 30 cm (diametri) da 7,5 cm a 31,5 cm (altezze) Materiali Cartone, latta Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 7 lire, 10 lire, 14 lire, 4 lire, 2 lire, 2 lire, 1 lira Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 01/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 233-234, 236-240 Archivio fotografico MC 174

Modello di elica Alberti L’elica è posta su un carrello leggero con movimento a molla. Funziona come una vite, penetra nell’aria, che fa da madrevite fissa. L’elica, ruotando, penetra e trascina con sé il carrello, il quale assume un moto progressivo. Materiali Acciaio, legno Inventore Alberti Periodo di costruzione 1941 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 107,05 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 01/06/ 2010 Inventario Stato 1924 N° 134 Archivio fotografico MC 172-173

meccanica

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Modello di pendolo di Foucault Pendolo per dimostrare l’invariabilità del piano di oscillazione

Lo strumento è costituito da un pendolino sospeso ad un arco metallico, fissato su una base di legno. Esso viene posto sulla macchina rotativa. Fatto oscillare il pendolo e avviata a mano una lenta rotazione della base, si osserva che il piano di oscillazione conserva sempre la sua direzione primitiva. Accessori Macchina di rotazione Misure 30cm (diametro), 55cm (altezza) Materiali Arco e pendolo di ottone, base di ferro Periodo di costruzione Antecedente 1940 Valore d’acquisto 40 lire Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 25/05/2010 Inventario Comune 1940 n. 24 Archivio fotografico Mc 199

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Modelli di vite perpetua ingranante ruota dentata Una vite, azionabile con una manovella, è disposta a lato di una ruota dentata in modo che un filetto di essa si incastri fra due denti della ruota . Quando la vite compie un giro, la ruota avanza di un dente e, se quella continua nel proprio moto di rotazione, fa girare indefinitamente la ruota.

Misure 16 cm, 21,5 cm, 31,50 cm, 22 cm (diametro) Materiali Ferro, ghisa, legno Costruttore Tecnomasio Italiano, Milano Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 25 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 27/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 10 Archivio fotografico MC 178

meccanica

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Orologio contasecondi L’orologio è un semplice contasecondi, con l’avvio o l’arresto manuale. Tale apparecchio viene utilizzato come sorgente delle onde acustiche nell’esperienza della riflessione del suono. Misure 5 cm (diametro) 1,5 cm (spessore) Materiali Vetro, ceramica,acciaio Periodo di costruzione 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 213,35 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato1924-1960 n. 131 Archivio fotografico MC 097-098

Pallone per il peso dell’aria Il pallone di vetro ha la capacità di 2 litri ed è munito di ghiera con coperchio a vite e rubinetto. Si applica alla pompa pneumatica. Fatto il vuoto, lo si appende alla bilancia idrostatica e si stabilisce l’equilibrio. Aprendo poi la chiavetta, si immette aria e la bilancia pende dalla parte del pallone. I pesi che si devono aggiungere sul piattello opposto per ripristinare l’equilibri ci danno il peso dell’aria immessa. È un sistema per verificare che l’aria ha un peso.

Accessori Bilancia idrostatica macchina pneumatica Misure 40 cm, 20 cm (diametro) Materiali Vetro, ottone Costruttore Rinaldi Damiani, Venezia Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 300 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 11/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 32 Archivio fotografico MC 113-115

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meccanica

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Paradosso idrostatico Apparato di Pellat per la pressione dei liquidi sul fondo

Un tubo cilindrico è chiuso nella parte inferiore da un piattello mobile comandato da una leva con relativo contrappeso. Nella parte superiore vengono di volta in volta applicati tre recipienti di vetro di forma e capacità molto diverse . Versando acqua in uno di essi, se la pressione idrostatica esercitata sul piattello oltrepassa un dato valore, esso si abbassa lasciando uscire una certa quantità d’acqua : l’abbassamento del livello, nel recipiente, fa diminuire la pressione e il piattello può chiudere di nuovo l’apertura. Un indice mobile serve a controllare che l’altezza raggiunta dall’acqua è la stessa qualunque sia il recipiente usato. Lo strumento serve per illustrare il paradosso idrostatico e la legge di Stevino.

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Misure 27 cm, 11 cm, 34 cm, Vaschetta cilindrica 10 cm (diametro), 7,5 cm (altezza) Materiali Vetro, ottone Inventore Pellat Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 125 lire Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 15/06/10 Inventario Comune 1940 n. 26 Archivio fotografico MC 206


Parallelepipedo snodabile per il centro di gravità Misure 15 cm, 9 cm, 52 cm Materiali Legno, filo, piombo Costruttore Tecnico di laboratorio Sig. Popolizio Periodo di costruzione Anni ’50 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 800 lire

Il parallelepipedo è formato da tre ripiani di legno equidistanti e paralleli articolati con quattro stecche di legno, che ne costituiscono gli spigoli laterali. Variando l’inclinazione delle stecche rispetto ai piani si realizzano le tre diverse specie di equilibrio. Mediante il filo a piombo applicato al baricentro si verifica la nota condizione di equilibrio dei corpi appoggiati.

Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 27/04/2010 Inventario Stato 1961 n. 166 Archivio fotografico Mc 200-205

meccanica

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Piano inclinato

L’intelaiatura di base poggia su tre piedi, uno dei quali a vite di livello. Il piano inclinato è costituito da un telaio rettangolare di legno, su cui scorre una coppia di ruote solidali, con asse di rotazione che sostiene i pesi e l’attacco della funicella. Il carrello e il piattino portapesi devono equilibrarsi inizialmente e volta per volta, per ogni diversa disposizione o inclinazione del piano. L’angolo che il piano inclinato forma con il piano orizzontale si legge su apposito arco graduato. Il piano inclinato è una macchina semplice. Misure 51 cm (lunghezza piano inclinato), 58 cm, 6 cm (base), 3 cm (diametro esterno), 2,7 cm (diametro interno) Materiali Legno, acciaio, ottone, pallini di piombo Costruttore Tarquini, Roma Periodo di costruzione 1926 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 450 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 15/07/2010 Inventario Stato 1924 n. 24 Archivio fotografico MC 185-187

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Regolatore centrifugo di Watt Il regolatore, applicato per la prima volta da Watt alle macchine a vapore nel 1763, è costituito da un albero verticale a cui è applicato un parallelogramma articolato collegato in basso ad un cilindretto, detto “collare”, che può scorrere lungo l’albero verticale. Alle estremità laterali del parallelogramma sono saldate due sfere di uguale massa di acciaio. Nel modellino l’albero motore è messo in rotazione da una macchina rotativa. Quando la velocità di rotazione aumenta, le sfere tendono ad allontanarsi per effetto della forza centrifuga. Il parallelogramma si allarga trascinando verso l’alto il collare che, mediante un sistema di leve, agisce sulla valvola che regola l’afflusso del vapore. Nel dispositivo originario ideato ed applicato per la prima volta dal meccanico scozzese J. Watt (1736-1819) il collare era collegato mediante un’asticella ad una valvola che serviva a regolare la pressione del vapore nel cilindro della caldaia. Accessori Macchina di rotazione Misure 3 cm (diametro), 24 cm (lunghezza asse centrale) Materiali Acciaio Inventore James Watt Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1930 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 70 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n.26 Archivio fotografico MC 116-120

meccanica

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Ruota di Segner Mulinello idraulico

Il mulinello, o arganetto, idraulico è costituito da un tubo di vetro libero di ruotare attorno ad un asse verticale. Esso comunica inferiormente con due tubicini orizzontali ripiegati all’estremità a forma di Z. Tale telaio è appoggiato inferiormente al centro del recipiente e superiormente è incernierato ad una vite. L’acqua versata entro il tubo fuoriesce dai tubicini orizzontalmente e, per il principio di azione e reazione, essi ruotano in senso inverso. L’acqua viene raccolta in un contenitore. L’esperimento permette di verificare la trasformazione di energia potenziale gravitazionale in energia cinetica.

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Misure Tubo di vetro: 3 cm (diametro),22 cm (altezza) Materiali Vetro, lamiera verniciata Inventore J. Andreas Segner Costruttore Phywe Periodo di costruzione 1928 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 74 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 24/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 43 Archivio fotografico MC 099-112


Semicerchio scanalato con due palline È un telaio a forma di segmento circolare ad una base, che presenta una scanalatura interna. Messo in rotazione da una macchina rotativa, le sferette di uguale massa poste nella scanalatura, per effetto della forza centrifuga, si portano nei punti più distanti dall’asse di rotazione.

Accessori Macchina rotativa Misure 37 cm, 19 cm, 2 cm Materiali Acciaio Costruttore Bernardi Apparecchi di fisica Trento Periodo di costruzione 1937 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 99 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 24/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 109 Archivio fotografico MC 121

meccanica

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Serie di macchine pneumatiche La macchina pneumatica è un dispositivo che, mosso a mano o a motore, serve a rarefare l’aria in uno spazio determinato. Due sono i tipi di macchina pneumatica: quella ad un cilindro e quella a due cilindri. Si tratta dunque di uno strumento impiegato per studiare tutta una serie di fenomeni che avvengono ad una pressione inferiore a quella atmosferica (sarebbe infatti improprio parlare di vuoto, dal momento che la totale estrazione dell’aria all’interno della campana di vetro risulta impossibile per costruzione). Le pompe [4] e [6] sono munite di vacuometro. Misure [1] 1,5 cm, 3.5 cm (diametri), 38 cm (altezza) [2] 18 cm, 38 cm, 48 cm [3] 50 cm, 60 cm, 143 cm [4] 48 cm, 68 cm, 135 cm [5] 49 cm, 95 cm, 149 cm [6] 27 cm, 48 cm, 52 cm (altezza) Materiali Vetro, ottone e ferro Costruttore Officine Galileo, Firenze, Damiani, Ferdinad Ernecke, Berlino S. W. Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto [1 ] 33, [2] 15, [3] 1122, [4] 250, [5] 200, [6] 180 lire Collocazione Armadio C Acquisizione ultima 29/03/2010 Inventario Comune 1940 n. [1] 63, [2] n. 60, Stato 1924-1960 n. [3] 63 (pezzo numerato 155.284), Comune 1940 [4] n. 52, [5] n. 51 [6] n. 53 Archivio fotografico MC 122-132

[1] Pompa aspirante e premente [2] Pompa aspirante

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[3] Pompa pneumatica ad olio tipo Fleuss [4] Pompa pneumatica a cremagliera

meccanica

[5] Pompa pneumatica rotativa a due stantuffi [6] Pompa pneumatica

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Sestante

È uno strumento utilizzato per misurare l’altezza di un astro celeste rispetto all’orizzonte. Tecnicamente la misura si effettua facendo collimare l’oggetto con l’orizzonte. Sulla scala, tramite un oculare, si legge direttamente l’angolo di elevazione. La scala di un sestante è di 60°, pari ad 1/6 di circonferenza. In ogni tempo alcune civiltà hanno trovato il coraggio di avventurarsi in mare aperto, senza alcun contatto visivo con la costa e questo era possibile solo con le capacità di sapersi orientare utilizzando qualche piccolo segnale. Lo strumento che serve a misurare l’altezza del Sole all’orizzonte è il sestante. Misure 32 cm, 11 cm Materiali Ottone Inventore John Hadley e Thomas Godfrey Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 150 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 18/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 221 Archivio fotografico MC 133-137

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Sferometro

Lo strumento è formato da un treppiede che,con i suoi punti di appoggio forma un triangolo equilatero. Al centro del treppiede è montata una vite micrometrica, dal passo di 0,01 mm. Lo spostamento massimo è di 5 mm da entrambe le parti, misurabile tramite la scala graduata verticale. All’altra estremità della vite è presente un disco di acciaio diviso in cento parti. Lo sferometro è uno strumento molto sensibile che permette di misurare piccoli spessori(lastre di vetro o metallo) e raggio di curvatura di oggetti sferici (lenti). Lettura di un centesimo di millimetro.

meccanica

Misure 6,5 cm (altezza), 3,5 cm (diametro), 1,4 cm (diametro) Materiali Acciaio Periodo di costruzione 1928 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 98 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 19/04/2010 Inventario Stato 1924-160 n. 42 Archivio fotografico MC 188-189

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[1] Sistema di tre carrucole fisse e tre mobili

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Sistemi di carrucole

[1] Ad uno stesso sostegno di legno orizzontale sono sospese carrucole fisse, mobili e una taglia a tre coppie di carrucole. Le pulegge di ottone son sostenute da staffe di ottone. L’apparecchio verifica con buona approssimazione che nella carrucola fissa la potenza uguaglia la resistenza, nella mobile la potenza è la metà della resistenza, nella taglia la potenza è un sesto della resistenza. [2] Al sostegno di legno orizzontale è fissata una combinazione di carrucola fissa e due carrucole mobili. Anche questo strumento serve a verificare la relazione fra potenza e resistenza. Accessori Pesetti di ottone e di metallo di varia taratura Misure [1] Asta orizzontale 92 cm, asta verticale 88 cm; 35 cm, 25 cm (base), carrucole: 5 cm, 4 cm, 3 cm (diametri), [2] asta verticale 90 cm; supporto orizzontale 30 cm, 6 cm, 30 cm, 27 cm (base), carrucole: 4,6 cm (diametro) Materiali Legno, ottone, metallo Costruttore Proviene dalla Regia Scuola speciale di agricoltura (Tecnici di laboratorio) Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 200 lire Collocazione Armadio 11 Acquisizione ultima 16/04/2010 Inventario Comune 1940 n. 2 Archivio fotografico MC [1] 138-147, [2] 148-150

meccanica

[2] Sistema di una carrucola fissa e due mobili

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Tellurio con lunario [1]

L’apparecchio è inserito in una custodia di legno ed è formato da un disco di ottone poggiato su un treppiede. Al centro del disco vi è una sfera rappresentante il sole e sul bordo esterno è fissata una sfera (il pianeta) e piccole sferette (le lune). È un modello planetario di tipo copernicano per illustrare il moto terrestre e lunare intorno al Sole. Il dispositivo può essere azionato a manovella grazie ad una serie di ingranaggi in modo da simulare con diverse approssimazioni i moti.

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Tellurio in custodia [2]

Pezzi mancanti Corda da rettificare Misure [1] 60 cm (asta orizzontale), 43 cm (altezza), [2] 54,5 cm (altezza), 32 cm (larghezza), 37 cm (profondità ) Materiali Legno, ottone, ferro Costruttore [1] Ditta Vallardi, [2] Berge London late Ramsten, Valore d’acquisto [1] 305 lire Stato di conservazione Mediocre

meccanica

Collocazione specifica Armadio 3 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario [1] Stato 1971-1981 n. 678 Archivio fotografico [1] MC 194-195, [2] MC 166-169

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Tornio a pedale di precisione

Il tornio è montato su un banco per lavoro a pedale, ed è fornito dei seguenti accessori: Coppia a patrona, disco divisore, supporto a croce e supporto a mano, piattaforma di 250, mandrino a otto viti, a due guancialetti, menabrida, 4 chiavi di servizio, staffe montaggio motore e interruttore e tiranti comando, sugattolo al cromo ritorto per tornio a pedale, serie di 8 bulini. Il dispositivo è una macchina utensile per qualsiasi lavoro di precisione.

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Misure 100 cm (lunghezza banco), 50 cm (dista nza tra le punte), 12 cm (altezza delle punte) Materiali Legno, ferro, ghisa Costruttore Officine Galileo, Firenze, di tipo B-4 (pezzo numerato 136.364) Periodo di costruzione 1928-29 Stato di conservazione Mediocre Collocazione Armadio B Valore d’acquisto 4.000 lire (tornio), 40 lire (sugattolo), 36 lire (bulini) Acquisizione ultima 11/06/2010 Inventario Stato 1924 n. 46, 49, 50 Archivio fotografico MC 190-193


Tubo ad U per la dimostrazione della legge di Boyle Sopra una tavoletta di legno, disposta verticalmente su una base quadrata anch’essa di legno, è fissato un tubo di vetro a forma di J, il cui ramo più corto è chiuso. Accanto a quest’ultimo è presente una scala graduata (da 0 a 11 cm.) che misura il volume di gas all’interno del tubo; accanto al ramo più lungo è presente una scala graduata per la misura delle altezze (da 0 a 80 cm.).Gli zeri delle due scale si trovano in corrispondenza di una medesima riga orizzontale posta poco sopra la curva ad U del tubo di vetro. Dietro la tavoletta è fissato una canna torricelliana per misurare la pressione atmosferica locale,espressa in mm di mercurio. Con tale strumento si verifica la legge di Boyle-Mariotte. Accessori Mercurio Misure 20 cm, 20 cm (base), 86 cm (altezza) Materiali Legno, vetro Inventori Mariotte e Boyle Costruttore Tecnomasio, Milano Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Pezzi mancanti La canna torricelliana è rotta e manca la vaschetta contenente mercurio Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 1 Data di acquisizione 15/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 65 Archivio fotografico MC 170-171

meccanica

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Tubo per la caduta dei gravi nel vuoto [1] [1] È un tubo di vetro lungo 92 cm. chiuso ermeticamente in cui è stato praticato il vuoto. In esso sono presenti un pezzo di piombo, uno di sughero,uno di carta e una piuma. Capovolgendo il tubo si osserva che i corpi raggiungono l’altra estremità nello stesso istante,confermando l’ipotesi di Galileo, secondo cui tutti i corpi cadono nel vuoto con la stessa velocità, indipendentemente dalla loro massa. [2] Nel tubo con chiavetta, lasciando penetrare un po’d’aria si manifestano differenze nella velocità di caduta dei suddetti corpi.

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Tubo per la caduta dei gravi con chiavetta [2] Tubo di Newton

Accessori Pompa pneumatica Misure [1] 92 cm (lunghezza), 4 cm (diametro), [2] 154 cm (lunghezza), 7,5 cm (diametro) Materiali Vetro, piuma,sferetta di piombo, carta e sughero Inventore Isaac Newton Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 15 Acquisizione ultima 5/03/2010 Valore d’acquisto [1] 57,95 lire [2] 60 lire Inventario [1] Stato 1924-1960, n. 132 [2] Comune 1940 n. 16, Archivio fotografico MC 151-157

meccanica

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Vaso di Tantalo Sifone intermittente

Il vaso di Tantalo è un recipiente con il fondo attraversato da un tubo ripiegato che funziona da sifone. L’acqua viene immessa nel vaso con un cannello di portata minore di quella del tubo ripiegato. Appena il livello dell’acqua copre il gomito del sifone quest’ultimo entrerà in funzione e non cesserà di agire fino a quando il livello dell’acqua nel bicchiere non sarà sceso al di sotto dell’orifizio libero del sifone. È il principio del sifone. Il nome è in relazione alla leggenda del supplizio di Tantalo.

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Misure 25 cm (altezza), 9 cm (diametro) Materiali Vetro Costruttore Società italiana apparecchi scientifici, Milano Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 16,50 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 09/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 10 Archivio fotografico MC 158-159


Vite di Archimede

La vite di Achimede, detta anche coclea, è un dispositivo elementare per sollevare un liquido. La macchina è costituita da una spirale di vetro avvolta su un supporto metallico provvisto di manovella che consente ad esso di ruotare. La parte inferiore del tubo è immersa nell’acqua della vaschetta solo per un tratto del suo percorso. Tale posizione permette alla massa d’acqua incamerata di essere frazionata in parti separate da una bolla d’aria che risucchia altra acqua. La vite di Archimede non solo serve per sollevare liquidi ma anche materiale sabbioso, ghiaioso o frantumato. È ancora oggi usata per sollevare acqua per l’irrigazione, ma anche per sollevare il grano e confinarlo nei silos. È anche usata in Olanda per il continuo drenaggio di acqua dai Polder accoppiata a motori che ne permettono il funzionamento.

meccanica

Misure Vaschetta 40 cm, 13.50 cm, 8 cm, Spirale 34 cm (lunghezza) Materiali Vetro-metallo Inventore Archimede Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 107 lire Collocazione Armadio 17 Acquisizione ultima 08/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 77 Archivio fotografico MC 160-165

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L’ottica è la parte della fisica che descrive il comportamento e le proprietà della luce e l’interazione della luce con la materia.

L’obbiettivo della scienza non riguarda le cose in sè, come i dogmatismi immaginano nella loro semplicità, ma le relazioni fra le cose; al di fuori di queste relazioni non esiste realtà conoscibile. [J.C. Maxwell]

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Ottica

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Anelli di Newton

Due lenti di vetro,una piano convessa di curvatura assai grande e l’altra piana, sono montate su una struttura in ghisa e premute una contro l’altra da tre molle, la cui tensione è regolabile con viti di registro. I due vetri imprigionano un cuneo d’aria che attraversato da un fascio di luce incidente normalmente la superficie piana della lente, genera una serie di frange di interferenza circolari o anelli. La formazione di questi anelli è dovuta all’interferenza tra la luce riflessa e la luce trasmessa. La distanza tra i vari anelli non è costante, ma dipende dalla curvatura della superficie che delimita il “cuneo d’aria”. Il punto di contatto delle lenti appare scuro per riflessione ed è il centro degli anelli. Newton si occupò a lungo del fenomeno degli anelli colorati di questo sistema ottico, poiché era difficile darne una spiegazione secondo la sua teoria della luce che supponeva costituita da particelle.

Accessori Laser, lente convergente Misure 24,5 cm (altezza), 7 cm (diametro esterno), 4 cm (diametro) Materiali Legno, metallo, vetro Inventore Isaac Newton Costruttore Officine Galileo, Firenze Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 162 lire Collocazione Armadio 9 Acquisizione ultima 08/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 103 Archivio fotografico OT 001-003

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Apparecchio di Müller

È un contenitore semicilindrico in vetro e metallo verniciato, per lo studio della rifrazione della luce nei liquidi. Sulla parete piana è posta una fenditura per la luce. All’interno della superficie curva è posta una scala per la misura dell’angolo di rifrazione

Misure 32 cm, 17 cm, 12 cm Materiali Vetro e ferro Inventore Müller Costruttore Ditta Bernardi Gaetano Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 11/02/2009 Valore d’acquisto 103 lire Inventario Stato 1924-1960 n. 3 Archivio fotografico OT 004

Ottica

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Cannocchiale astronomico [1]

Cannocchiale terrestre con oculare oscuro di ricambio [2]

Cannocchiale con corpo e sostegno d’ottone, movimento verticale ed orizzontale, oculare a cremagliera.

Misure [1] 65 cm, 7 cm (diametro) [2] 70 cm, 5,2 cm (diametro) Materiali Ottone, legno Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione [2] Buono, [1] mediocre Valore d’acquisto [1] 30 lire, [2] 300 lire Collocazione Armadio 6 Acquisizione ultima 30/03/2009 Inventario Comune 1940 [1] n. 112, [2] n. 113 Archivio fotografico OT 005-006

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Disco di Newton

Un cartoncino diviso radialmente in settori di diversa estensione angolare e di diversi colori è posto in rapida rotazione attorno ad un asse metallico passante per il centro. L’ampiezza di ciascun settore dipende dalla lunghezza d’onda dei sette colori dell’arcobaleno: rosso, arancio, giallo, verde, azzurro, indaco, violetto. I colori, per effetto della persistenza delle immagini sulla retina, si fondono nell’occhio, per cui il disco appare bianco. Il colore non appare perfettamente bianco ma grigio perché i colori dei vari settori non sono perfettamente uguali a quelli naturali dello spettro della luce bianca.

Accessori Macchina rotativa Misure 34 cm (diametro) Materiali Cartone, ottone, ferro Inventore Isaac Newton Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire Collocazione Armadio 9 Acquisizione ultima 12/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 121 Archivio fotografico OT 007-008

Ottica

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Disco per esperienze di ottica Disco di Hartl Il disco di Hartl, detto anche disco ottico, è costituito da un disco metallico montato su un supporto assiale attorno al quale può ruotare. Il bordo del disco ha una scala graduata in settori circolari di apertura di un grado. È accompagnato da una serie di accessori di vetro o di plexiglas che possono essere fissati al centro del disco (uno specchio concavo o convesso, un corpo circolare, un corpo semicircolare, un prisma triangolare retto, ecc...). Quando uno o più sottili fascetti di luce attraversano i corpi ottici, risultano evidenti e determinabili le direzioni dei raggi luminosi. Lo strumento viene impiegato per esperienze di ottica geometrica.

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Accessori Carter per lampada Misure 31 cm (diametro), 48 cm (altezza), 12 cm (spessore) Materiali Ferro, cartone, specchi e lenti Inventore Hartl Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 330 lire Collocazione Armadio 10 Acquisizione ultima 28/03/2008 Inventario Comune 1940 n. 106 Archivio fotografico OT 006


Epidiascopio Grande proiettore con camera Schuckert

Strumento ottico che consente di vedere, proiettata su uno schermo, l’immagine ingrandita di oggetti, di testi, ecc., sfruttandone la trasparenza o la riflessione. Il modello possiede obiettivi separati per proiezioni episcopiche per oggetti opachi e diascopiche per diapositive.

Misure 58 cm, 40 cm, 33 cm Materiali Metallo e base di legno Costruttore H. Ernemann Akt- Ges.Dresden Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 10 lire

Lo strumento è dotato di numerose diapositive al bromuro di argento.

Collocazione Armadio 2 Acquisizione ultima 30/04/2009 Archivio fotografico OT 009-009 bis

Ottica

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Lampada ad incandescenza ad alcool o a benzina Durata di una carica (500 g) ore 3-4. Intensità luminosa 250300 candele. Becco separato per benzina o alcool da sostituirsi a quello delle lampade onde usarla con l’uno o l’altro combustibile. Serviva per proiezioni e per fotografia.

Materiali Rame, ottone Costruttore Rinaldo Damiani, Venezia Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 3 Acquisizione ultima 29/03/2010 Inventario Comune 1940 n. 101 Archivio fotografico OT 010

Lampada al magnesio È un cilindrico metallico su treppiede dotato di manico; dal cilindro sporgono una levetta, una chiavetta e uno specchio parabolico. La levetta aziona un meccanismo ad orologeria interna al cilindro che mette in movimento una piccola puleggia; la chiavetta esterna serve a caricare il meccanismo.Sulla puleggia è avvolto un grosso filo di magnesio che sbuca nel fuoco dello specchio parabolico. Il magnesio, bruciando, produce una intensa luce che viene riflessa dallo specchio. La lampada serve per produrre luce di forte intensità.

Collocazione Armadio 3 Inventario Comune 1940 n. 99 Archivio fotografico OT 011

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Misure 20 cm, 23 cm, 22 cm Materiali Rame, ottone Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 20 lire


Lente biconvessa

La lente è formata da due superfici sferiche convesse di vetro, più spessa al centro e più sottile ai bordi. La lente è inclinabile, dotata di un bordo di legno ed è fissata, tramite una forcella, ad un supporto di legno. Posta la lente di fronte ad una sorgente luminosa, in modo che i raggi risultino paralleli all’asse ottico, questi convergeranno in un punto detto fuoco. Poiché i raggi luminosi sono anche sorgenti di calore, si verifica una concentrazione di energia nel fuoco tale da bruciare, per esempio, un pezzetto di carta: ciò giustifica il nome di “fuoco” attribuito a detto punto.

Misure 15 cm (diametro della lente), 30 cm (distanza focale), 56 cm (altezza) Materiali Ottone, vetro, legno Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 187 lire Collocazione Armadio 16 Acquisizione ultima 26/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n.92 Archivio fotografico OT 012-013

Ottica

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Polariscopio di Norremberg Polarizzazione rettilinea della luce e mezzi polarizzanti

L’apparecchio è un banco ottico adatto per dimostrazioni su schermo. Un’asta girevole intorno ad un fulcro porta vari cursori nei quali si applicano i seguenti accessori in dotazione: lastra di vetro trasparente orientabile a piacere, con legatura metallica e forcella; specchio di vetro nero; pila di vetri; vari polaroidi; lenti e diaframmi; lamine di quarzo, mica e resine sintetiche. Lo strumento viene utilizzato per la polarizzazione della luce per riflessione, per rifrazione, per diffusione, per pleocroismo (Polaroidi). Le esperienze eseguite con tale apparecchio consentono di attribuire alla luce una natura ondulatoria di oscillazione armonica trasversale. Accessori Strisce di cartoncino, carter per lampada Misure 20 cm (larghezza), 45 cm (lunghezza), 5 cm (spessore) Materiali Legno, lenti polarizzate, specchi neri, polarimetri Inventore Gottlieb Christian Norremberg Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1955 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 132.000 lire Collocazione Armadio 10 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato 1971-1981 n. 621 Archivio fotografico OT 014-016

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Specchi di Fresnel

Lo strumento è formato da due specchi neri, quasi complanari, separati da uno schermetto scorrevole in apposita guida. Un fascio di luce proveniente da una sorgente monocromatica viene riflesso dagli specchi opportunamente orientati. I due fasci di luce distinti per riflessione si sovrappongono e interferiscono, originando una banda luminosa solcata da frange chiare e scure che corrispondono ai luoghi di interferenza distruttiva e costruttiva. Gli specchi di Fresnel servono a confermare e a consolidare la teoria ondulatoria della fisica formulata dal fisico olandese Cristian Huygens.

Misure 33cm (altezza), 13 cm (diametro) Materiali Acciaio-vetro Inventore Jean-Fresnel Austin Costruttore A. Fumeo (Mi) Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 240 lire Collocazione Armadio 9 Acquisizione ultima 08/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 76 Archivio fotografico OT 017

Ottica

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Specchi piani ad angolo

Questo semplice apparecchio si presta bene per la deduzione del numero delle immagini di uno oggetto posto tra due specchi ad angolo. I due specchi montati su telai in ferro girano a cerniera sopra un asse di acciaio, sostenuto da una colonna verticale. Fissato α l’angolo formato dai due specchi, il numero delle immagini virtuali è: (360°/α - 1). Inventario Comune 1940 n. 120 Misure 31 cm, 18 cm Materiali Ferro, ottone, specchio, acciaio Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 60 lire Collocazione Armadio 10 Acquisizione ultima 18/02/2008 Archivio fotografico OT 037

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Spettroscopio a prisma

È costituito da due piccoli cannocchiali con i rispettivi obiettivi posti quasi uno di fronte l’altro e con la presenza fra essi di un prisma per scomporre la luce bianca nelle sue componenti cromatiche. Il prisma è montato su di una piccola piattaforma girevole in modo che orientando in un modo o in un altro gli spigoli dei prismi, si possa variare l’ampiezza dello spettro. Uno dei due cannocchiali,nel suo punto di focalizzazione, ha un comune oculare che serve per l’osservazione dello spettro, l’altro invece (chiamato ‘collimatore’), nel proprio fuoco è provvisto di una fenditura. Nei pressi della fenditura si pone la sorgente luminosa(una fiamma di candela o una lampadina ad incandescenza o al neon) da analizzare. Dopo aver regolato la fenditura in modo che questa sia più chiusa possibile in relazione alla luce incidente,si focalizza l’immagine con l’oculare e se tutto è collimato,si vedono gli spettri della luce. La fenditura deve essere parallela allo spigolo del prisma.

Ottica

Accessori Candela Misure Cannocchiale 15 cm (larghezza), 1,9 cm (diametro), piattaforme 11,9 cm, 13 cm (diametri) Materiali Ottone, vetro Costruttore R. Damiani Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 660 lire Collocazione Armadio 10 Acquisizione ultima 21/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 75 Archivio fotografico OT 018-021

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Stereoscopio tipo grande

Strumento ottico nel quale si inserisce una cartolina con due fotografie leggermente diverse, ottenute fotografando lo stesso oggetto con due obiettivi opportunamente distanziati. La differenza tra le immagini dei due occhi è detta disparità binoculare. Si ha l’impressione di vedere un’unica fotografia in rilievo in quanto si ha una simultanea visione dell’oggetto con entrambi gli occhi. Poiché gli occhi guardano da posizioni leggermente diverse, l’immagine dell’oggetto rilevata da un occhio è differente di poco dall’altra; le due immagini si sovrappongono nel cervello dell’osservatore dando la percezione del rilievo (visione stereoscopica). Questo fenomeno è utilizzato per esempio nella ricognizione fotografica aerea.

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Accessori 4 cartoline Misure 31 cm (lunghezza), 13 cm (larghezza) Materiali Legno, vetro e metallo Inventore Charles Wheatstone Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1937 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 58,50 (Stereoscopio), 18 lire (cartoline) Collocazione Armadio 9 Acquisizione ultima 4/03/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 101 e n.102 Archivio fotografico OT 022


Stroboscopio Tamburo con fenditure

Lo stroboscopio è formato da un tamburo con fenditure di uguali dimensioni e a uguale distanza l’una dall’altra, girevole intorno ad un asse in ferro. All’interno del tamburo si posizionano delle zone figurative divise in tanti settori quante sono le fenditure. Facendo ruotare lo stroboscopio in modo rapido e regolare, si intravedono, attraverso le fenditure, con continuità le figure e quindi le fasi successive di un’azione animata.

Misure 26 cm (diametro), 40 cm (altezza) Materiali Metallo, cartone Costruttore Max Kohl A.G. Chemnitz Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 40 lire Collocazione Armadio 15 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 18 Archivio fotografico OT 023-036

Ottica

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Et ignem regunt numeri [Fourier, 1822]

La termologia è il settore della fisica che si interessa dei fenomeni termici, ovvero studia quei fenomeni in cui hanno una grande importanza la temperatura e il calore.

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Anello di Gravesande

Su una base di legno è inserito un sostegno cilindrico a stelo ricurvo, recante all’estremità libera una catenella di 11 cm che sostiene una sfera di ferro. A tale sostegno è avvitata un’asticella che reca ad una estremità un anello in ottone il cui diametro interno è leggermente più grande di quello della sfera. La sfera di ferro a temperatura ambiente passa agevolmente attraverso l’anello. Riscaldata con un Becco Bunsen, non lo attraversa più attraverso l’anello. Quando la sfera si raffredda, attraversa nuovamente l’anello. Con questo strumento si mette in evidenza la dilatazione cubica dei solidi sottoposti a riscaldamento. Accessori Becco Bunsen Misure 27.50 cm (altezza), 27 mm (diametro sfera), 28 mm (diametro anello) Materiali ottone,ferro,legno Inventore Willem Jacob Gravesande Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 26/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 80 Archivio fotografico TE 001-004

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Apparecchio per la dimostrazione del fenomeno del rigelo L’apparecchio è formato da un cilindro cavo di ottone, che presenta cinque fori alla base e altrettanti nella parte bassa della superficie laterale e da sei dischi in ghisa, di raggio variabile impilati in un asse di legno. Se si pone del ghiaccio all’interno del cilindro e si aumenta gradualmente la pressione con l’ausilio dei dischi si determina un abbassamento del punto di fusione.

Accessori Ghiaccio Misure 7,5 cm (diametro), 7,5 cm (altezza), dischi da 5 a 2,8 cm (diametro) Materiali Ottone, legno, ghisa Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 60 lire Collocazione Armadio C Acquisizione ultima 27/04/2010 Numero d’inventario Comune 1940 n. 97 Archivio fotografico TE 064

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Apparecchio Despretz

La sbarra in ottone omogenea è sostenuta da piedi in ferro e separata termicamente da essi mediante piastrine isolanti. I sei fori della sbarra si riempiono parzialmente di mercurio e vi si introducono i sei termometri uguali, che all’inizio segnano la stessa temperatura. Si riscalda l’estremo sporgente della barra con un becco Bunsen, avendo cura di difendere i termometri con una doppia parete di alluminio. Man mano che la barra si riscalda la temperatura dei termometri aumenta e dal termometro più vicino alla doppia parete a quello più lontano si avrà alla fine una lettura delle temperature inversamente proporzionali alle distanze dalla fonte di calore.

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Accessori Becco Bunsen Misure 78 cm, 28 cm, 47 cm Materiali legno, ferro, rame, ottone, vetro Inventore Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1926 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 400 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 14/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 29 Archivio fotografico TE 007-009


Apparecchio di Hope per la massima densità dell’acqua L’apparecchio è formato da un cilindro di plexiglas con un manicotto di ferro nella parte centrale e due fori, uno al di sopra l’altro al di sotto di esso, nei quali si adattano due termometri in modo che i loro bulbi penetrino nel recipiente. Riempiendo di acqua il recipiente e mettendo ghiaccio nel manicotto, si nota che la temperatura del termometro inferiore si abbassa, raggiunge 4°C circa e poi rimane stazionaria. Dopo comincia ad abbassarsi quella del termometro superiore sino a 4°C e continua fino a 0°C. La spiegazione della massima densità dell’acqua attorno a 4°C può essere interpretata nel seguente modo: Inizialmente le particelle liquide vicine al manicotto si raffreddano, diventano più dense e scendono nella parte inferiore del recipiente; quando tutta la massa liquida inferiore raggiunge i 4°C, l’ulteriore abbassamento della temperatura da 4°C a 0°C rende le particelle meno dense e le fa salire. Nella parte superiore l’acqua potrebbe anche solidificare ma in basso continua a rimanere allo stato liquido a 4°C

Accessori Ghiaccio, sale Misure 34 cm, 15 cm Materiali lamiera zingata, plexiglas, vetro Inventore Thomas Charles Hope Costruttore BernardiI Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 85 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 27/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 113 Archivio fotografico TE 010-012

Questo fenomeno è di vitale importanza per tutti gli esseri che vivono nei mari e nei laghi che d’inverno gelano in superficie.

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Apparecchio del Pizzarello

La parte essenziale dello strumento è formata da due canne di vetro poste in comunicazione da un robusto tubo di gomma riempito di mercurio. Le canne sono fissate a supporti scorrevoli lungo un grande regolo verticale che è diviso in centimetri ed ha una graduazione ben visibile a distanza. I supporti possono fissarsi sulle aste di legno laterali mediante viti di pressione. L’apparecchio prende il nome da Antonio Pizzarello docente di Fisica presso il liceo di Macerata nella seconda metà del secolo scorso, autore di lavori sulle proprietà molecolari dei gas. Le diverse canne e gli altri accessori (manicotto per la circolazione di un vapore, lungo bulbo con capillare, tubi a squadra e palloncini con un cono normale maschio) permettono di dimostrare la legge di Boyle, di determinare i coefficienti di dilatazione e di tensione dei gas.

Misure 200 cm, 20 cm Materiali legno-vetro-acciaio Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1960 Stato di conservazione Cattivo Valore d’acquisto 131.000 lire Collocazione laboratorio di fisica Acquisizione ultima 06/02/2008 Inventario Stato 1971-1981 n. 618 Archivio fotografico TE 005-006

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Apparecchio per i vapori saturi Canne barometriche

Una vaschetta in vetro è poggiata sulla base del supporto;quattro tubi, sorretti in posizione verticale da un apposito sostegno in legno, sono chiusi superiormente e aperti all’altro estremo. Uno di questi è una comune canna torricelliana e serve da barometro. Le quattro canne sono piene di mercurio e capovolte nella vaschetta anch’essa contenente mercurio. Mediante un contagocce si introducono dal basso alcune gocce di un liquido facilmente volatile: nella prima acqua, nella seconda alcool, nella terza etere. Il liquido introdotto, avendo densità minore del mercurio, sale ed evapora nella parte vuota del tubo, mentre il livello del mercurio si abbassa. La pressione esercitata dal vapore saturo sulla superficie del mercurio la si legge direttamente sulla canna barometrica.

Accessori Mercurio, acqua, alcool, contagocce Misure 17,5 cm, 3,6 cm (vaschetta), 89 cm, 92,5 cm, 100 cm (lunghezza tubi) Materiali Vetro, supporto in legno Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 30 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 27/02/2009 Inventario Comune 1940 n. 85 Archivio fotografico TE 014-015

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Apparecchio per la calefazione

Accessori Becco di Bunsen Misure 25,5 cm (altezza), 9 cm (diametro piastra) Materiali Ferro, acciaio Inventore Born Heller Costruttore Officine Galileo, Firenze Pezzo numerato n. 179674 Periodo di costruzione Primi del Novecento Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 72 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 11/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 81 Archivio fotografico TE 013

L’apparecchio è costituito da un sostegno di ferro con treppiede, da un anello ad altezza variabile e da due piastre di rame,lievemente concave, una piena e l’altra bucherellata. Sulla piastra arroventata si fanno cadere delle gocce d’acqua. Tolta la fiamma si osserva il fenomeno di calefazione, che si manifesta quando un liquido viene posto a contatto con una superficie solida molto calda, a temperatura maggiore del suo punto di ebollizione. In queste condizioni si formano delle gocce di liquido di forma pressoché sferica che, sostenute e avvolte dal vapore per contatto con la superficie solida, si muovono rapidamente su quest’ultima. Il fenomeno è osservabile ad esempio versando poche gocce di acqua sulla piastra calda di un fornello da cucina.

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Becchi Bunsen

Il becco di Bunsen è un bruciatore a gas usato in chimica. Prende il nome da Robert Wilhelm Bunsen, e brucia un flusso continuo di gas senza rischio che la fiamma abbia un ritorno nel tubo e giunga fino alla bombola. Esso è composto da uno zoccolo con il tubo da cui giunge il combustibile gassoso e da un tubo verticale, all’imboccatura del quale viene acceso il gas.

Misure 20 cm, 16 cm, 16 cm, 13 cm Materiali Ottone, rame Inventore Robert W. Bunsen Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 15 lire Collocazione Armadio 5 Acquisizione ultima 29 /03 /2010 Inventario Comune 1940 n. 169 Archivio fotografico TE 016

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Bollitore di Franklin

Lo strumento è costituito da due sfere di vetro collegate mediante un tubicino, anch’esso in vetro. Nel sistema è stato creato il vuoto ed inserito alcool colorato. Raccogliendo il liquido dentro una delle sfere e riscaldandolo con il semplice contatto della mano il liquido si sposta nell’altra ampolla e va in ebollizione. Lo strumento viene utilizzato per dimostrare che i liquidi bollono nel vuoto a bassa temperatura, poiché più è bassa la pressione minore è la temperatura di l’ebollizione.

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Misure 23,5 cm, 3,6cm (diametro) Materiali Vetro, alcool colorato Inventore Benjamin Franklin Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 4 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 09/03/2009 Inventario Comune 1940 n. 95 Archivio fotografico TE 017-024


Cassetta di Ingenhousz

Accessori Becco Bunsen, acqua Misure 20 cm, 7 cm Materiali Ottone, legno, vetro, acciaio, rame Inventore Jan Ingenhousz Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 30 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 84 Archivio fotografico TE 025-026

Una scatola metallica ha infisse su una parete alcune sbarrette di eguali dimensioni e di materiali diversi. La parte che fuoriesce è ricoperta di cera. Versando acqua bollente dentro la cassetta si osserva che la cera fonde per tratti di lunghezza diversa; prima fonde la cera sulla barra di rame, poi sull’alluminio sull’ottone, mentre non fonde sul legno e sul vetro. È uno strumento che permette di osservare il coefficiente di conducibilità termica di diversi materiali.

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Croce trimetallica

Lo strumento è formato da tre lamine sottili disposte a croce: una di rame, una di zinco e una di ferro. Su ciascuna di esse si poggia un fiammifero ad uguale distanza dal centro della croce. Si accende, al di sotto, una candela per portarle allo stesso salto termico. Si accenderà per primo il fiammifero posto sul rame, poi quello posto sull’ottone ed infine quello sul ferro. L’esperienza insegna che, dei tre metalli, il rame è il miglior conduttore di calore. Misure 32 cm, 12 cm, 1,5 cm Materiali Acciaio - rame - ottone -ferro Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto, 655 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 07/02/2008 Inventario Stato 1971-1981 n. 354 Archivio fotografico TE 027-028

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Distillatore per alcool Alambicco

Lo strumento formato da una stufa con caldaia e da un recipiente di raffreddamento, serve per la distillazione (tecnica di separazione che sfrutta la differenza dei punti di ebollizione dell’acqua a circa 100° C, e dell’alcool a circa 78° C). Il miscuglio di acqua ed alcool si mette nella caldaia (posta a sinistra nella foto) e si riscalda. I vapori di alcool, che si sprigionano dal liquido, passano attraverso un tubo al serpentino immerso nel secondo recipiente dove circola acqua fresca, e si condensano. Il liquido ottenuto viene raccolto in un recipiente posto sul pavimento al di sotto di due rubinetti. L’alcool così ricavato non è puro perché sono mescolate piccole quantità di vapore acqueo. Occorrono successive distillazioni utilizzando il recipiente più piccolo posto sulla caldaia.

Accessori Legna da ardere, recipiente raccoglitore Misure 130 cm (lunghezza), 140 cm (altezza), 50 cm (diametro caldaia) Materiali Metallo Periodo di costruzione Primo ’900 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio C Acquisizione ultima 28/05/2010 Inventario Stato 1961 n. 105 Archivio fotografico TE 055-056

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Igrometri di Daniell

Misure 30 cm, 24 cm Materiali Vetro-legno Inventore John Frederick Daniell Periodo di costruzione 1930 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 50 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Comune 1940 n. 88 Archivio fotografico TE 029-030

L’igrometro di Daniell è un apparecchio che si compone di due bolle di vetro sottile, situate all’estremità di un tubo di vetro piegato per due volte ad angolo retto. A’ll’interno della bolla più bassa, riempita a metà di etere è situato un sensibile termometro. La bolla più alta è ricoperta di mussolina, sulla quale si versa etere che, evaporando, la raffredda rapidamente. A causa della differenza di temperatura tra le due bolle l’etere contenuto nella bolla più bassa distilla in quella più alta. Ne risulta un abbassamento di temperatura nella prima bolla, sufficiente a far condensare il vapor d’acqua sulla superficie esterna del vetro. Al momento della condensazione si legge sulla scala termometrica interna alla bolla il valore della temperatura del punto di rugiada. Conoscendo anche la temperatura ambientale ed utilizzando le tavole della tensione di vapore saturo, si ricava lo stato igrometrico. L’igrometro di Daniell serve a determinare l’umidità relativa di un ambiente. In corrispondenza della temperatura letta sui due termometri (interno ed esterno) la tabella in dotazione all’apparecchio fornisce il valore P (tensione di vapore saturo).

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Igrometro a capello o di Saussure Lo strumento serve per la determinazione dell’umidità relativa ed è basato sulla proprietà del capello di allungarsi con l’umidità o di accorciarsi in aria secca. Il capello sgrassato è fissato all’estremo superiore dello strumento, scende verticalmente, si avvolge attorno alla gola di una piccola carrucola mobilissima ed è tenuto teso da un contrappeso applicato all’estremo inferiore. La carrucola è saldata ad un indice che può ruotare davanti ad una scala graduata: lo zero corrisponde all’aria secca e si ottiene ponendo l’apparecchio sotto una campana di vetro entro cui l’aria viene essiccata mediante una sostanza fortemente igroscopica contenuta in una ciotola. Il 100 si ottiene quando si sostituisce la sostanza igroscopica con acqua che si lascia evaporare fino al punto di saturazione. Alcune fibre animali o vegetali hanno la stessa proprietà del capello e con esse si realizzavano apparecchi popolari come quello del frate che si copre la testa con il cappuccio quando l’aria è umida, se la scopre quando è secca. Pezzi mancanti Termometro, Ago, carrucola, peso di trazione Misure 46 cm, 16 cm, 1 cm Materiali Legno, ottone, capello Inventore Saussure Stato di conservazione Cattivo

Collocazione Armadio 1 Acquisizione ultima 25/05/2010 Archivio fotografico TE 066

Lampada di sicurezza Davy Lampada dei minatori La lampada di Davy è una normale lampada con fiamma circondata da una reticella: la fiamma, per una proprietà della reticella metallica, non passa all’esterno, ma se il grisu attraversa le maglie della rete, viene in contatto con la fiamma e produce un piccolo scoppio interno che spegne la fiamma e avvisa della presenza del gas. Questa lampada veniva usata nelle miniere dove a volte si determinavano fughe di grisu, un gas formato prevalentemente da metano. Questo gas mescolandosi con l’aria forma una miscela che venendo a contatto con la fiamma, esplode in maniera paurosa e determina spesso il crollo delle volte delle miniere.

Misure 27 cm, 8 cm Materiali Metallo Inventore Hunphry Davy Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 80 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Stato 1924.1960 n. 4 Archivio fotografico TE 031

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Modello di motrice a vapore tipo verticale La macchina a vapore è costituita da una caldaia cilindrica in ferro che poggia su una camera di combustione, aperta anteriormente e provvista di comignoli per la fuoriuscita dei fumi di combustione. La caldaia è munita di un indicatore, in vetro, per il livello dell’acqua, di un foro, chiuso da una vite per l’ingresso dell’acqua, di un manometro e di una valvola di sicurezza che si apre automaticamente quando la pressione supera un valore prestabilito. Dalla sommità della caldaia il vapore, attraverso un tubo provvisto di rubinetto, raggiunge un cassetto di distribuzione collegato ad un cilindro. Per mezzo di un giunto snodato è fissato al volano. Dal cilindro si diparte un tubo incurvato verso l’alto che porta al suo inizio una derivazione per lo scarico della condensa. Quindi da energia termica il vapore si trasforma in energia meccanica.

Misure 33 cm, 13 cm Materiali Acciaio Inventore Thomas Newcomen Pezzo numerato J.F. 567 Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 350 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 08/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 71 Archivio fotografico TE 032-038 214


Modello di cilindro di macchina a vapore con cassetto di distribuzione

Nell’apparecchio si distinguono nettamente ed in proporzioni esatte tutte le parti essenziali della motrice verticale a vapore. Nelle macchine a vapore, il vapore ad alta pressione viene inviato in un cilindro, chiuso alle due estremità, in cui il pistone può muoversi avanti ed indietro di moto traslatorio. Un sistema biella-manovella, ruotante solidalmente con una ruota, permette di trasformare il movimento rettilineo del pistone in un moto rotatorio. Il vapore entra nel cilindro alternativamente da un’estremità e dall’altra ed in ogni caso l’estremità opposta a quella di ingresso del vapore permette lo scarico del vapore preesistente. L’ingresso e l’uscita del vapore sono regolati da una camera di distribuzione automatica.

Misure 31 cm (lunghezza), 15 cm (larghezza), 13 cm (altezza) Materiale Acciaio, ghisa e base di legno Inventore Dionigi Papin Periodo di costruzione 1934 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 55 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 12/03/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 70 Archivio fotografico TE 039-041

Il cilindro con il distributore è l’organo principale nel quale si compie la trasformazione del calore in lavoro.

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Pendolo a compensazione

Il pendolo a compensazione è costituito da due aste in ottone e tre di acciaio, ed una massa lenticolare di cui si può regolare l’altezza. Essendo di materiali diversi, ottone-acciaio, queste aste subiscono una dilatazione diversa, al variare della temperatura. Il dispositivo di compensazione è progettato in modo da garantire l’invarianza del periodo rispetto alla temperatura. Le aste di diverso metallo subiscono allungamenti in senso opposto, per cui la lunghezza utile del pendolo non varia con la temperatura. Con l’aumentare della temperatura il pendolo si allunga e quindi per farlo oscillare in modo regolare si accorcia l’altezza del pendolo in estate; il contrario avviene d’inverno. Ciò non avviene per il pendolo a compensazione.

Misure 54 cm, 11,5 cm Materiali Acciaio, ottone Inventore Georg Graham Costruttore Officine Galileo, Firenze Periodo di costruzione 1931 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 102,60 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 60 Archivio fotografico TE 042-045

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Pentola di Papin Pentola a pressione

La pentola di Papin è un recipiente a pareti robuste, chiusa ermeticamente da un coperchio munito di una valvola di sicurezza e poggia su un treppiedi. Man mano che l’acqua della pentola viene riscaldata, si sviluppa calore, e, poiché questo non può uscire, la pressione aumenta e l’acqua può arrivare a temperature superiori a 100° C senza bollire. La valvola di sicurezza serve ad evitare che la pressione interna del vapore aumenti tanto da determinare lo scoppio della pentola. La pentola di Papin è il prototipo della pentola a pressione e della macchina a vapore. Nell’anno 1690 D. Papin costruì un modello, assai, imperfetto, di macchina a vapore, dopo aver inventato la valvola di sicurezza.

Accessori Becco Bunsen Misure 33 cm, 30 cm Materiali Metallo Inventore Denis Papin Periodo di costruzione 1935 Stato di conservazione Ottimo Valore d’acquisto 324 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 05/02/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 94 Archivio fotografico TE 046-048

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Radiometro di Crookes Mulinello di Crookes o Tubo di Crookes

In un bulbo di vetro, dal quale è stata estratta quasi totalmente l’aria, è sistemata una piccola elica a 4 pale. Ogni pala ha una superficie annerita e una lucida. Le 4 pale sono collegate a un mozzo centrale che può ruotare sopra la punta di un ago, con un attrito trascurabile. Quando raggi termici o liminici colpiscono il radiometro l’elica inizia a girare nel senso in cui avanzano le superfici chiare delle palette, come se si manifestasse una spinta maggiore sulle facce scure. Misure 20 cm (altezza), 6 cm (diametro) Materiali Vetro, mica, ferro Inventore Sir William Crookes Costruttore Ditta Iginio Martini, Trento Periodo di costruzione 1924 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 47 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 14/03/2008 Inventario Stato 1924-1960 n. 5 Archivio fotografico TE 057-061

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Schiacciata di Tyndall

L’apparecchio è costituito da un disco di cera, su un treppiede di ferro, da un supporto rettilineo con quattro cilindri in alluminio, ferro, stagno piombo, aventi lo stesso peso e lo stesso diametro, e da un piatto di alluminio per rifondere i dischi di cera e rifarne dei nuovi. L’esperienza consiste nell’immergere i cilindri considerati in un recipiente contenente acqua a temperatura di 100°C. Con il supporto si appoggiano i cilindri sulla schiacciata di paraffina.; essi fondono quantità di cera proporzionali alle rispettive capacità termiche. Questa esperienza evidenzia il diverso calore specifico dei metalli e la loro differente conducibilità.

Misure 13 cm (diametro), 20 cm (altezza) Materiali Schiacciata di cera, alluminio, ferro, stagno, piombo Inventore JohnTyndall Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione Buono Valore d’acquisto 20 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 27/04/2009 Inventario Stato 1924-1960 n. 115 Archivio fotografico TE 049-050

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Stufa di Regnault

Lo strumento serve per determinare il punto 100 della scala del termometro centigrado, che rappresenta la temperatura corrispondente al vapore d’acqua bollente alla pressione atmosferica normale. Esso è composto: a) di un vaso cilindrico sul quale è fissato un tubo aperto alle due estremità, b) di un manicotto concentrico, chiuso inferiormente, che circonda il tubo e superiormente lo supera in altezza. Un tappo metallico, che porta al centro un foro circolare, chiude il manicotto. L’apparecchio poggia su un treppiede di ferro al di sotto del quale viene messo il becco Bunsen. Il recipiente contiene acqua che viene portata all’ebollizione; il vapore prodotto si solleva lungo il tubo penetrando nel manicotto esterno dal quale esce per mezzo di un tubo orizzontale posto lateralmente. Un altro tubo mette in comunicazione direttamente il tubo interno con l’esterno. Questo tubo termina con un manometro a mercurio che serve a misurare la differenza di pressione tra l’interno e l’esterno. Il termometro, di cui si vuoi determinare il punto 100 viene fissato, dentro il tappo di sughero, nel foro centrale superiore, in modo che il bulbo non tocchi l’acqua bollente. Inoltre l’estremità superiore della colonna di mercurio deve fuoriuscire appena dal foro. Appena la colonna del mercurio ha raggiunto un livello costante nel tempo, si segna tale livello sul termometro (punto 100). È essenziale, per la corretta determinazione del punto 100 di tenere conto della pressione atmosferica poiché con essa varia la temperatura di ebollizione dell’acqua.

Accessori Becco di Bunsen Misure 37 cm (altezza), 10 cm (diametro cilindro inferiore), 7 cm (diametro cilindro superiore) Materiali Ferro e vetro Inventore Regnault Costruttore Società italiana apparecchi scientifici Bernardi, Milano Periodo di costruzione 1938 Stato di conservazione cattivo Pezzi mancanti Termometro Valore d’acquisto 150 lire 220

Collocazione Armadio C Acquisizione ultima 8/3/2010 Inventario Stato 1924-1960 n. 114 Archivio fotografico TE 051-52


Termometri differenziali di Leslie Lo strumento è formato da un tubo capillare di vetro a U i cui bracci hanno alla loro sommità due bulbi . Il tubo che è riempito parzialmente di liquido è fissato su un supporto in legno graduato, ancorato ad una base anch’ essa in legno. Quando uno dei tubi viene riscaldato, per esempio con la mano, l’ aria in esso contenuta, dilatandosi, provoca uno spostamento del liquido lungo il tubo. I bulbi del secondo termometro sono forniti di rubinetti.

Misure [1] 13 cm (Diametro di base), 43 cm (altezza), [2] 12 cm (Diametro di base), 43 cm ( altezza) Materiali Legno , vetro Inventore Leslie Costruttore Fattura francese Periodo di costruzione Antecedente 1940 Stato di conservazione Mediocre Valore d’acquisto 30 lire Collocazione Armadio 18 Acquisizione ultima 11/06/2010 Inventario Comune 1940 n. 83 Archivio fotografico TE 065

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dal tonografo

del cagnazzi

al rivelatore

di raggi cosmici

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Il tonografo di Luca de Samuele Cagnazzi Stenico (Trento) 16 agosto 1932 X Illustre Professore, Le mando due fotografie – che sono una primizia – del “tonografo” di Cagnazzi. Per quanti parecchi avessero parlato di questo “tonografo”, presentato – come Lei sa – da Cagnazzi, iniseme al suo opuscolo sulla “tonografia”, alla Terza Riunione degli Scienziati Italiani, tenuta a Firenze nel settembre 1841 (e alla quale prese parte anche Vincenzo Sabini), pure non era stato possibile rintracciare l’apparecchio costruito dallo stesso inventore. Alle mie prime ricerche presso il Museo della Storia delle Scienze – sorto in Firenze in seguito alla Mostra della Storia delle Scienze che ebbe luogo pochi anni fa – fu risposto che proprio per la mostra erano stati riesumati, e con somma cura, tutti i vecchi strumenti e che – dato che fra questi non figurava il “tonografo” – era da escludere che possibilità di poterlo rintracciare. Anzi mi si fece notare che il verbale della 1� adunanza della Sezione di Fisica e Matematica (del 16 settembre 1841) riportava che “il Cavalier Cagnazzi si scusa di non poter presentare il tonografo da esso immaginato”; dal che si doveva arguire che l’apparecchio fosse stato solo ideato, studiato, ma mai costruito. Mi fu facile ribattere questa argomentazione mostrando che nel verbale della 3� seduta (18/9/1841) era invece chiaramente detto: “Il Cav. Cagnazzi presenta il tonografo … espone i principi … dimostra l’uso … e fa dono generoso all[a] Sezione di questo strumento.” Al che fu risposto come – dato ciò – si dovesse convenire che l’apparecchio fosse andato disperso. Tentai allora di nuovo più vie e così – con mia grande gioia – alcuni giorni or sono il Prof. Corsini mi potè annunziare che in una cantina era stato rintracciato un groviglio di roba che, esaminato con cura, risultava corrispondere al “tonografo” descritto nel verbale del 18 settembre 1841. L’apparecchio, dopo essere stato messo in ordine, è ora in bella mostra al Museo delle Storia delle Scienze in piazza dei Giudici ed io l’ho fatto fotografare (intero ed in dettaglio), oltre che per inviarne copia al Liceo Cagnazzi e al Comune di Altamura (scrivo negli stessi termini al Podestà Tedeschi), per permetterne la pubblicazione in una importante opera sopratutto agli studiosi stranieri. Infatti – come ebbi a dirle – il mio carissimo amico Prof. Cutolo ha scritto una storia dell’Università di Napoli con lo scopo di illustrare quanto la cultura universale deve a quell’ateneo. Tale lavoro comprenderà quindi, insieme a brevi notizie buografiche e alla riproduzione del ritratto – che Lei ebbe la cortesia di fornirmi – dell’Arcidiacono Cagnazzi un breve accenno al “tonografo”, convalidato dalla fotografia dell’apparecchio. Penso che riceverà con piacere queste notizie e La prego di gradire insieme i migliori e i più vivi saluti.

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Il Tonografo, presentato nel 1841 a Firenze da Luca S. Cagnazzi (1764/1852) durante la terza riunione degli Scienziati italiani, rappresenta un tentativo di risoluzione al problema della conservazione delle informazioni per le generazioni future. Associando un numero alle diverse intonazioni e inflessioni della voce, infatti, l’intenzione di Cagnazzi era quella di descrivere le voci e le varie modulazioni attraverso sequenze numeriche in modo da facilitarne successive riproduzioni; non potendo conservare il suono, dunque, si cercava di fornirne quantomeno descrizioni fedeli. Una copia del tonografo, fatta realizzare dal Conte Celio Sabini, è conservata nell’Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura.

Lettera originale (trascritta nella pagina accanto) e foto del tonografo originale di Cagnazzi. (Archivio storico Liceo Cagnazzi).

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Telescopio con rivelatori MRPC (Multigap Resistive Plate Chamber) Il Progetto “la Scienza nelle scuole” EEE (Extreme Energy Events) ha l’obiettivo principale di capire dove, quando e come nascono i “raggi cosmici” primari che costituiscono la cenere del Big Bang e di portare la scienza nel cuore dei giovani attraverso lo studio di eventi cosmici di altissima energia. La responsabilità del progetto EEE compete al Comitato Tecnico Scientifico presieduto dal Prof. A. Zichichi - Università di Bologna. Il Liceo Cagnazzi, su segnalazione del Prof. Romano, direttore del Dipartimento Interateneo di Fisica e INFN di Bari, ha aderito al progetto nel 2006. Quattro nostri alunni (B.Cornacchia, C.Colonna, G.Lorusso, C.Petrafesa) insieme alla prof. ssa R. Pascale hanno partecipato presso il CERN-Ginevra alla costruzione dei rivelatori MRPC che costituiscono i telescopio. La fase di installazione e di messa in funzione del telescopio è stata condotta dal prof. M. Abbrescia del Dipartimento Interateneo di Fisica ed INFN di Bari. Successivamente la lettura e l’analisi dei dati è stata affidata agli alunni delle seconde e terze liceo coordinati dalla dott.ssa A. Regano. Il progetto è stato articolato nelle seguenti 3 fasi: - Costruzione dei rivelatori MRPC - Realizzazione del telescopio con MRPC e messa a punto della strumentazione - Presa dati e analisi Il sistema di rivelazione modulare del Progetto EEE è un telescopio costituito da 3 piani di rivelatori MRPC (Multigap Resistive Plate Chamber), inventato allo scopo di misurare con grande precisione il punto di volo delle particelle subnucleari incidenti e il suo tempo di attraversamento. Il rivelatore è estremamente sofisticato, anche se la sua struttura di base è quella di un semplice condensatore piano formato da una pila di lastre di vetro intervallate da una miscela di gas (freon ed esafloruro di zolfo). L’area sensibile di ogni piano è di 1,6 x 0,82 m². La parte sensibile alla incidenza delle particelle ad altissima energia è costituita da armature metalliche, segmentate in striscioline di rame. Per la lettura e l’acquisizione dei dati, ad ogni telescopio è associata una catena elettronica, connessa con un calcolatore tramite una opportuna interfaccia e il calcolatore è posto in rete con le altre scuole dotate di telescopio. In prospettiva i dati acquisiti saranno trasmessi via rete ad un opportuno “centro di raccolta” e archiviati presso il CNAF dell’INFN di Bologna. Ulteriori e dettagliate informazioni sul Progetto sono disponibili sul sito del Cento Fermi-Progetto EEE (www.centrofermi.it/eee/).

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appendice

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Il Seminario in San Domenico ad Altamura *

Cristiano Chieppa Al periodo pugliese, che va dal 1835 circa all’anno della morte, appartengono le opere che Luigi Castellucci realizzò ad Altamura intorno alla metà dell’800. In particolare è possibile documentare la presenza dell’architetto bitontino nella veste di progettista e di direttore dei lavori per la realizzazione del Seminario di Altamura. Contemporaneamente egli è impegnato, nella progettazione e costruzione di un’altra importante opera pubblica: il Palazzo Prelatizio di Acquaviva delle fonti. Ma, mentre quest’ultimo viene progettato e realizzato ex novo, l’edificio di Altamura richiede all’architetto un paziente lavoro di riduzione e recupero, come allora si usava dire, indicando con tale locuzione il complesso di trasformazioni necessarie per adattare un edificio ad una nuova funzione. In questo caso si trattava di «ridurre» a Seminario un antico convento, quello di San Domenico, non più popolato dai Frati Predicatori che lo avevano fondato e amministrato per tre secoli; questa riduzione comportò, come vedremo, l’ampliamento della antica fabbrica e la conseguente progettazione di porzioni consistenti della stessa. Entrambe le opere gli furono commissionate dal Prelato Giandomenico Falconi, nominato con Bolla Pontificia da Pio IX, prelato Nullius di Altamura ed Acquaviva e Vescovo titolare di Eumenia. Costruzioni coeve dunque, nel corso delle quali l’architetto bitontino divide la sua presenza su entrambi i cantieri a dirigere le maestranze, e non di rado viene interessato a metter mano agli interni delle cattedrali di entrambe le città, nonché ad adempiere a lavori di parziale ristrutturazione del Palazzo Vescovile di Altamura. La storia della chiesa di San Domenico dell’annesso convento è stata tracciata in maniera pressoché completa dallo studioso Tommaso Berloco che ha dedicato numerosissime, pazienti ricerche alle chiese di Altamura.1 Compendiosamente, attingendo al suo studio su tale complesso pubblicato sul n. 16 di «Altamura/Bollettino dell’Archivio-Biblioteca-Museo Civico» nel 1974, possiamo così riassumere le vicende di questa fabbrica: Nel 1513, in concomitanza con l’arrivo nella città dei Padri Predicatori Domenicani viene istituita, ad opera del molto Reverendo Padre Baccelliere Fra’ Vito Medio da Montemurro, nel largo antistante la Porta di Matera, una Chiesa dedicata a San Rocco, santo molto venerato perché ritenuto protettore delle popolazioni dai pericoli delle epidemie - in quei tempi non infrequenti - ed in particolare della peste. In quello stesso anno inizia la costruzione dell’edificio sacro che si protrarrà per oltre un lustro, mentre l’annesso Convento risulta * Tratto da: Cristiano Chieppa, L’architetto pugliese Luigi Castellucci e il Seminario di Altamura, in “Altamura Bollettino della ABMC”, n. 44, 2003, pagine 144-160. Si ringraziano l’autore e l’ABMC per averne consentito la pubblicazione. 1 T. Berloco, Le Chiese di Altamura, XVI, S. Domenico L’ex convento di S. Rocco dei Padri Domenicani e l’Arciconfraternita del Santissimo Rosario in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 16, 1974.

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ancora in costruzione nel 1571, quando l’Università provvede a rimpinguare le casse con contributi «per la fabbrica che attualmente si fa».2 La comunità monastica, ricca di numerose personalità quale ad esempio il madrigalista del ’500, padre Angelo Ignannino, prospera per due secoli sovvenzionata - come del resto le altre istituzioni religiose - dalla Amministrazione Cittadina, ed accresce enormemente il proprio patrimonio per effetto di lasciti e donazioni di cui all’epoca gli enti religiosi beneficiavano, quasi sempre in cambio di sepolture cioè di posti dove si potesse - in terra consacrata - riposare dopo la morte. Si giunge così all’inizio del ‘700 epoca in cui assistiamo ad una radicale trasformazione della fabbrica di cui ci occupiamo. In un clima di grande benessere, conseguente ad alcune ottime annate agricole e di notevole crescita culturale,3 tanto da rendere possibile l’istituzione, per volontà della sua gente, dell’Università degli Studi, la città, emancipata dalla signoria - bonaria, ma pur sempre onerosa - dei Farnese ha raggiunto una posizione di primo piano nel Regno di Napoli. Sotto il profilo edilizio sembra voler gareggiare con sé stessa nel costruire palazzi e chiese con cupole e campanili che vanno a modificare e a caratterizzare il panorama cittadino, come è efficacemente rappresentato nella veduta settecentesca riportata nell’opera dell’Orlandi,4 (figura 1). Nella prima metà del settecento la chiesa di San Rocco, «per essere caduta»5 viene sostituita da una molto più grande, secondo i canoni di un barocco leggiadro, ariosa, luminosissima, sormontata da una cupola di notevole dimensione e altezza. Non è dato conoscere il nome dell’architetto che progettò quest’opera grandiosa e nello stesso tempo raffinata, probabilmente furono utilizzati modelli già noti ed in uso presso l’ordine dei predicatori. Contemporaneamente dovette essere ampliato, in proporzione, il convento per quello che possiamo dedurre dalla vastità del chiostro (m.19 x 19) e del porticato che lo circonda, la cui altezza misura sei metri all’intradosso delle volte. La data 1716 incisa ad altezza d’uomo nei pressi della facciata (che il Berloco. ritiene apposta in occasione della ultimazione di questa, peraltro mai avvenuta) potrebbe, secondo noi, indicare l’inizio della riedificazione. Comunque, la veduta di Altamura dipinta su di una volta nell’Episcopio di Matera e risalente al 1709 contiene la raffigurazione del complesso monastico quale era anteriormente alla trasformazione settecentesca (figura 2). Osservando il particolare che ci interessa - il cui autore, per altri indizi, appare abbastanza scrupoloso e credibile - possiamo ricavarne: ɴɴ che la chiesa di San Rocco fosse piuttosto modesta, asimmetrica nella 2 V. Frizzale, Storia di Altamura, 1755, manoscritto in ABMC. 3 T. Fiore, Il sacco di Altamura, in «Altamura/Bollettino dell’ABMC», n. 9, gennaio 1967, p. 63. 4 Cesare Orlandi Delle Città d’Italia e sue isole adjacenti, Perugia 1770. Voce Altamura. 5 La notizia è tramandata indirettamente in Archivio Generale dell’Ordine dei (Predicatori) Domenicani(A.G.O.P.), a proposito della vita del frate Giovanni Paladino ed è riportata dal Berloco alla pag. 83 del lavoro già citato.

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Dall’alto: (figura 1) veduta di Altamura del 1770; (fgura 2) veduta di Altamura nel 1709; (figura 3) veduta di Altamura del 1584, particolare.

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facciata, con campanile a vela, e orientata come quella attuale; ɴɴ che, affiancato, ed un poco arretrato, vi fosse il convento, ad essa proporzionato (a giudicare dal numero delle finestre i vani prospicienti la facciata non sono più di quattro) e quindi con un chiostro di due o, al massimo, tre campate, non visibile nel disegno stesso perché nascosto dalla facciata principale connotata dall’ingresso ben evidente e da due livelli di costruzione. ɴɴ che l’ala che si protende verso chi guarda il dipinto, con insieme la costruzione con tetto spiovente (baracca) fosse una superfetazione dovuta a necessità di spazi - anche per usi agricoli - scomparsa nel successivo ampliamento settecentesco. Si potrebbe anche azzardare l’ipotesi che questa costruzione non sia afferente al convento, ma un edificio ritenuto minore (la locanda seicentesca, o la chiesa di S. Maria di Loreto o altro ancora) spostato dal pittore sul lato destro della veduta per non coprire la parte più importante di questa e cioè la Porta di Matera. Contrasta con questa posizione l’altra veduta, contenuta nella raccolta Rocca della Biblioteca Angelica di Roma e datata 1584, nella quale un ignoto frate agostiniano rappresenta il convento come un organismo unitario, completo di un vastissimo chiostro con, addirittura, cinque arcate per lato (figura 3). A spiegare questa apparente incongruenza si può osservare, nello stesso disegno, che anche il convento degli agostiniani viene rappresentato con un chiostro a cinque arcate, laddove rilievi dell’inizio del novecento6 lasciano intravedere un organismo unitario disposto intorno ad un piccolo chiostro di sole tre arcate. Cinque arcate, sono anche riportate per il monastero del Soccorso dove invece se ne contano quattro ancor oggi. È da ritenere, quindi, che il disegnatore abbia usato lo stesso simbolo - cinque archetti - per tutti i porticati di tutti i conventi, a prescindere dalla effettiva consistenza degli stessi. Così chiarita la situazione per la fase più antica, passiamo a chiederci quale sia stata la effettiva consistenza delle opere realizzate nel corso dell’ampliamento settecentesco del complesso: ɴɴ per analogia con l’imponenza della chiesa, si deve pensare che in questa fase il chiostro sia stato ampliato sino alla attuale consistenza (quattro arcate per lato). ɴɴ Tutt’intorno, al piano terreno, secondo l’usato schema della maggior parte dei conventi, il porticato coperto da volte a crociera e, ancora più esternamente, altri locali di ricevimento: astanteria, cucina, refettorio ecc. ɴɴ al primo piano in corrispondenza del porticato le piccole celle dei monaci affacciate sul cortile interno e, esternamente a queste, corridoi ed altre stanze. Questa la situazione nella seconda metà del settecento che vede prosperare la comunità monastica, attivamente partecipe della vita della città contribuendo alla sua crescita anche culturale col dare docenti al Regio Studio di cui si è 6 Si tratta di una pianta su carta oleata, relativa all’impianto del macello comunale nel convento degli agostiniani. In Archivio ABMC Fondo ing. Michele De Nora, non schedata

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fatto cenno. Sino all’epico 1799 quando anche i frati domenicani nei giorni che precedettero l’assedio e la conquista della città da parte dell’armata detta della Santa Fede comandata dal famigerato Cardinale Fabrizio Ruffo furono coinvolti nei terribili avvenimenti con arresti e fucilazioni perché accusati di essere simpatizzanti per la Monarchia borbonica e quindi nemici della Repubblica Napoletana nella quale invece si identificava la maggioranza della popolazione. Con l’arrivo delle soldataglie provenienti dalla Calabria lo stesso convento fu occupato divenendo il quartier generale degli assalitori.7 Superati i momenti tragici la comunità monacale riprese a vivere coltivando, per quasi un decennio, oltre che la preghiera e la missione, i suoi molteplici interessi fino al 1808 quando, occupando Gioacchino Murat il reame di Napoli, questi soppresse tutti gli Ordini religiosi, con la finalità - purtroppo puramente teorica - di distribuire, a pagamento, i beni confiscati alle povere popolazioni8 i numerosi pascoli ed i terreni seminativi venduti a dei signori napoletani. Con la confisca, il grande manufatto, dapprima occupato da soldataglie francesi e poi da miserevoli, andò presto in rovina. Come andò in declino l’intera città con l’economia, la stessa cultura, la ricerca, gli studi e la Università dissestata finanziariamente e con i suoi uomini liberali di ‘belle lettere’ e di talento inquisiti, fuggiaschi, epurati. Nel 1811 un “Progetto per l’organizzazione della Pubblica Istruzione” che individua strategicamente nel Regno quattro Atenei: a Napoli, Altamura, Chieti e Catanzaro, ciascuno dei quali dotato di cinque facoltà non troverà alcun seguito né attuazione. Intanto intorno alle cospicue rendite di beni confluiti e gestiti sotto la denominazione di “Monte a Moltiplico” di appannaggio Vescovile9 ed in sua mancanza destinate all’istruzione, si accende una annosa accanita disputa senza esclusione di colpi tra il Clero e la Municipalità, che si concluderà dopo che fu prodotto Appello alla Corte di Trani con Atto del 1 gennaio 1889, «con istrumento per Notar Surdi di Altamura del 5 novembre 1890, approvato e reso esecutivo con R. Decreto del 25 Dicembre 1890» col quale i beni del Monte passavano al Comune che s’impegnava devolvere una rendita annua di L. 2.782 per istituire quattro borse di studio a favore di alunni altamurani in carriera ecclesiastica.10 Documenti rinvenuti nella Collezione delle Leggi del 1813, evidenziano il Decreto n. 1750: «...così questo Municipio per non essersi dalla Prelatura né offerte né restituite le rendite del Monte a Moltiplico, giusta gli ordini Superiori, e per essere questo Edificio di S. Domenico proprietà Comunale, come dal Decreto del 25 aprile 1813, è nel pieno dritto di riprendersi l’anzidetto locale 7 M. Rotunno, Notizie raccolte sui fatti del 99, Altamura, Portoghese, 1899. 8 T. Berloco, Le chiese di Altamura in «Altamura, Rivista storica/Bollettino dell’ABMC»., n. 16, 1974, p. 70. 9 Sul principio del XVII sec. gli altamurani misero insieme un cospicuo capitale costituito da beni immobili, armenti e danaro, che avrebbe dovuto fruttare la ‘rendita’ o ‘congrua’ per un vagheggiato Vescovo. Svanita questa aspettativa tale ricchezza fu destinata col nome di Monte a Moltiplico, Monte degli Studi o Monte delle Scuole a sostenere il Regio Studio o Università di Studj. 10 Cfr. il manoscritto a firma “Il Segretario V. Mirizzi in Altamura 10 ottobre 1893” in appendice al volumetto Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic. 1862, Bari, Tip. Cannone.

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con tutt’i suoi mobili, adjacenze e pertinenze, e nello stato come attualmente rattrovasi». Ribadendo così il principio «...che tutte le Amministrazioni di simili Monti sono di loro natura laiche, e che non possono mescolarvisi le persone Ecclesiastiche se non nella qualità di Delegati dal Governo...».11 Sembra che uno spiraglio si apra in fatto d’istruzione quando viene diramata una nota ministeriale nel marzo 1815 che parla di istituire un Liceo con o senza Convitto. Di contro e lestamente l’Autorità Ecclesiastica si adopera in tentativi di convertire la Università altamurana in un Seminario clericale conforme agli ordinamenti del Concilio Tridentino e poi più tardi di devolvere le rendite del Monte ai Reverendi Padri della Compagnia di Gesù perché provvedano all’insegnamento pubblico. Aspirazioni d’ambo le parti naufragate sul nascere per ferme opposizioni, che a loro volta tentarono di risollevare le sorti dell’antico Ateneo. Alle lunghe schermaglie politiche rinfocolate in ogni sede giunge alfine inaspettato l’intervento del ‘riformista’ Papa Pio IX regnando Ferdinando II con sua Bolla Si aliquando del 16 agosto 1848 con la quale sancisce aeque ac principaliter le due Chiese di Altamura e di Acquaviva, esente dalla giurisdizione di ogni Ordinario Vescovile, riconoscendo al Re il diritto di nomina e collazione ed asserendo esservi in Altamura beni ecclesiastici con la rendita di ducati 2000 – scrive Ottavio Serena nelle sue memorie storiche12 – autorizzava la fondazione di un Seminario ecclesiastico da servire alla istruzione dei preti delle due Chiese. «Nel Regio exequatur dato a quella Bolla – continua la nota – è vero, fatti salvi i diritti di Regio Padronato e dei luoghi Pii laicali per la Chiesa e Città di Altamura; ma ciò non dimeno Ferdinando II, sordo ai reclami della cittadinanza altamurana, lasciò aprire il Seminario ecclesiastico…». La stessa Bolla nominava Giandomenico Falconi Vicario di Molfetta, Arciprete– Prelato delle due Prelature, che qualcuno asserisce ‘per interposti uffici’ di suo fratello Stanislao Falconi avvocato generale presso la Suprema Corte di Giustizia, ottenendo che alla Chiesa di Acquaviva fosse unita l’altra nullius di Altamura e pertanto nominato Arciprete mitrato di quelle due Chiese aeque ac principaliter.13 Considerato un autentico grande Vescovo il cui nome è rimasto inciso nella Prelatura, il Falconi appena arrivato ad Altamura avviò con il restauro della Cattedrale i lavori per il recupero dell’antico Convento dei Domenicani per istituirlo a sede del Seminario Vescovile, incaricando al progetto l’architetto Luigi Castellucci14 chiamato altresì a redigere contemporaneamente quello del Palazzo Prelatizio ad Acquaviva da erigersi ex novo in uno spiazzo lateralmente al Duomo (d’impianto XII sec. in stile romanico–pugliese) e quindi addossandolo allo stesso. Monumento che a sua volta viene interessato da una 11 Dritti del Comune di Altamura sul Monte a Moltiplico, Deliberazione Cons. Com. nel 5 dic. 1862, Bari, Tip. Cannone, cit., p. 15. In una nota a pié pagina 37 si legge : «Non si saprebbe spiegare come nel 4 dicembre 1837 s’intestasse alla Provincia, n. 4706, discaricandone il Comune». 12 O. Serena, Di un’antica Università di Studi nelle Puglie, Altamura, Leggieri, 1887, p. 54 e segg. 13 G. Firrao, Cenni Storici sulla città di Altamura, Andria, 1880, p. 100. 14 N. Ciccimarra., Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 91.

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serie di lavori di ‘arricchimento’ interno in parte affidati all’architetto bitontino. Questi, inoltre non manca di essere coinvolto nella stessa fabbrica del Duomo dell’Assunta ad Altamura (la cui vicenda storica ha un suo capitolo a parte), subentrando nella direzione ai lavori di restauro per circa due anni (dall’aprile del 1859 all’ottobre del 1860) all’indomani dell’esonero di Federico Travaglini prima e dell’architetto di dettaglio Corradino De Judicibus poi. In quell’ambito il progettista andrà a disegnare la balaustra in marmo nel Presbiterio, i confessionali nelle navate laterali e la pavimentazione, attendendo alla loro realizzazione con maestranze pugliesi quali gli stuccatori fratelli Conti, il marmoraro bitontino Giuseppe Scala e il napoletano Gaetano Gravone, affidando invece la fusione del ricco cancelletto bronzeo alla ditta Keppy di Napoli.15 Dopo aver preso a censo dalla Provincia di Bari la fabbrica dell’ex Convento dei Domenicani con l’Istrumento di concessione stipulato dall’Intendente della Provincia con il Monsignor Prelato Palatino Ordinario di Altamura ed Acquaviva D. Giandomenico Falconi e solennizzato da Notar Certificatore di Bari D. Gaetano Calvani dalla data 5 gennaio 1851, n. 93, reg. a Bari lì 8 t. L., Vol. 158, fogl. 37 col quale: «Sua Maestà il Re Nostro Signore si è degnata ordinare che l’Edificio dell’ex Convento de’ Domenicani in Altamura, di proprietà di cotesta Provincia, venga dato in censo a Monsignor Vescovo di Altamura per addirlo ad uso di Seminario per l’annuo canone di Ducati dieci, e colla l’espressa condizione che debba ritornare alla Provincia nel caso che finisca l’oggetto al quale l’Edificio suddetto viene ora destinato».16 Si apprestano i lavori, «Ed era un vero spettacolo, veramente nuovo, ed edificante per il popolo» – racconta Mons. Ciccimarra in una sua cronaca – «vedere Mons. Falconi, il proprio Pastore, col grembiule dei muratori davanti, a trasportare tufi e pietre, insieme ad alcuni seminaristi e sacerdoti, […] tanto che ben presto tutte le macerie del vecchio fabbricato furono sgombrate, e gettate le fondamenta del nuovo edificio...» E la fabbrica sorse imponente e maestosa sotto la direzione dell’Architetto Ingegnere Castellucci da Bitonto, «sino a sorpassare» – come si esprime Francesco Terranova, un dotto scrittore altamurano,– «i principali edifici della Provincia di Bari. Ed alla costruzione d’un tale edificio tutti concorsero: Capitolo, Clero, Confraternite, Monte a Moltiplico, persone e famiglie private».17 Ci chiediamo, a questo punto quale sia l’effettiva consistenza delle opere progettate da Luigi Castellucci per il Seminario, cosa non facile da discernere 15 N. Ciccimarra, Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 25. 16 E dagli Agostiniani della Zecca di Napoli l’adjacente giardino per notar Ottavio Giannuzzi di Altamura in data 11 marzo 1852. Cfr. A.P.B., Sez. Manoscritti, Fondo De Gemmis, b. 12, fasc. 52; 5 gennaio 1851. Cfr. pure A.P.B., Bari, 111, 651; N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96, riporta la data 15 marzo 1851. 17 N. Ciccimarra, Cattedrale di Altamura: Storia degli Illustri Prelati e delle Dinastie dall’origine sino ad oggi, Vol. III, Bari, Tip. Resta, 1966, p. 96.

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(Figura 4) Pianta del piano rialzato; nella pagina accanto: (figura 5) pianta del primo piano. (Ing. Michele De Nora)

dato che attualmente l’edificio risulta di molto ingrandito con numerose aggiunte del secolo XX. Ci soccorrono in questa indagine alcuni rilievi di questa fabbrica esistenti nell’archivio dell’ABMC, datati 1901 e provenienti dallo studio di ingegneria di Michele De Nora. Solo cinquant’anni li separano dagli interventi operati dal Castellucci ed è difficile pensare che in tale breve spazio di tempo siano intervenute modificaxzioni sostanziali nella consistenza dell’edificio. Cosicché possiamo ritenere che essi riproducano la situazione esistente alla data del 1850. In quello che rappresenta il piano rialzato, (figura 4) si possono distinguere i seguenti elementi: ɴɴ il chiostro, corrispondente a quanto ancor oggi esistente: ɴɴ i locali ricavati murando il porticato ed altri ancora intorno a questi; ɴɴ la scala monumentale che porta al primo piano; ɴɴ a sud, due enormi camerate con accesso attraverso due stanze di molto minore ampiezza. ɴɴ Guardando la pianta del primo piano, (figura 5) notiamo la presenza di - altre due camerate sovrastanti quelle del piano rialzato

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- la cappella progettata dal Nostro e poi adibita ad Aula di Disegno. Per concludere: sono sicuramente da attribuire al Castellucci: ɴɴ Il rifacimento della facciata (almeno fino ad un certo punto). ɴɴ Lo scalone monumentale che porta dal piano rialzato al primo piano; ɴɴ I quattro dormitori per i seminaristi con relative, antistanti camere per la persona addetta alla sorveglianza ɴɴ la capella. ɴɴ la chiusura del porticato con murature munite di finestre. ɴɴ forse la sistemazione delle cisterne sottostanti il chiostro

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La facciata L’edificio, che in quel tempo era in una posizione limitrofa nell’ambito urbano, oggi prende funzione di quinta scenica del giardino pubblico antistante di piazza Zanardelli, (figura 6) ed è adibito a prestigiosa sede del Liceo Classico Statale “Luca de Samuele Cagnazzi” e della stessa antica benemerita istituzione culturale ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico), autentico scrigno e geloso custode della storia della città. È ritmato nel fronte da nove finestre a piattabanda, essenziali e prive di decorazioni di sorta, che si aprono al primo piano. Al pianterreno otto finestre rettangole incorniciate ne seguono la cadenza verticale sulla stessa linea e sul declivio verso destra, due piccole aperture quadrate danno aria e luce ai locali scantinati. Centralmente invece, il portale sormontato da una balconata predomina la

Dall’alto: (figura 6) veduta del Seminario, cartolina dell’inizio del ’900; (figura 7) il portale d’ingresso con l’orologio.

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scena che, seppur complessivamente appare carente di incisive attrazioni plastiche, presenta un atipico attico decorato a rombi che insistendo sull’ultimo piano, staglia letteralmente la fabbrica contro il cielo innalzandone il fronte e, raggruppando il tutto, funge da contenimento, quasi a voler abbracciare l’edificio intero. Assieme all’orologio che linearmente lo sormonta, il portale diviene quindi l’episodio fulcro della simmetria in questa compagine architettonica(figura 7). Posto sulla sommità di cinque gradini è rinvigorito per tutto il suo profilo da bugne lisce che pur nella loro semplicità, denotano un sapiente intervento preparatorio da parte degli scalpellini. Aggetta leggermente prima di condurre all’androne a botte e successivamente al cortile. Possiamo dire che stilisticamente e per l’estrema semplicità la fabbrica ci ricorda – ovviamente in scala differente – il Palazzo Capitaneo di Palese. Il controllo spaziale della dimensione di facciata è gestito dal solito elemento triplo degli assi delle finestre che contraddistingue il Nostro in diverse sue opere. Mentre in Palazzo Capitaneo la ‘tripletta’ delle finestre dettava la centralità, qui la ritroviamo nell’impaginazione delle ali murarie adiacenti all’asse di simmetrica portale-orologio.Tre finestre identiche ripetute e poi, verso il cantone bloccate da un’altra, provvista di una piccola variante: il balconcino, dal significato estetico più che funzionale, poiché appare solo come elemento di rinforzo della terminazione dell’edificio, a contenimento dell’impaginazione spaziale delle ali murarie di facciata. Il palazzo in origine era privo sul lato destro dell’attuale addizione che oggi altera visibilmente gli oggettivi rapporti tra i tangibili elementi di facciata la compagine urbana. Verticalmente, la facciata è scandita da un doppio ordine di finestre su un liscio intonaco, inciso unicamente da un cornicione marcapiano dal semplice fascione a sostegno della linea delle finestre. In origine lo zoccolo di attacco a terra era di conci di pietra sbozzati sino all’altezza delle basi di piedritto del portale. L’atrio e le sue adiacenze Varcato il portone di ingresso, e attraversato un breve androne con volta a botte, sulla destra si accede all’ABMC (Archivio Biblioteca Museo Civico di Altamura), che occupa, tra l’altro un intero lato dell’ex portico scandito da volte a crociera sormontanti le scaffalature lignee. Questo genere di ambiente gira tutt’attorno all’atrio principale quadrangolare dove al di fuori, sulle pareti, le tompagnature degli archi dell’ex-chiostro e i piedritti superstiti, lasciano intravedere la posizione esatta degli stessi rimossi visivamente dalla riduzione eseguita dal Castellucci. Qui un doppio ordine di finestre - arcuate al piano terra e semplicemente rettangolari e collegate da una cornice al primo - movimenta lo spazio e la prima sensazione che scaturisce nell’osservatore è di trovarsi in uno degli innumerevoli cortili delle masserie sparse per la Puglia. Questo a causa del candore del bianco calcino sulle pareti e per le chianche pavimentali lisciate in chiara pietra locale.18 18 La voce dialettale chianca deriva dal latino planca=tavola piana, il termine di uso locale sta ad indicare la pietra piatta. Cfr. quanto riporta M. A. Micalella in P. Malagrinò, Dolmen e Menhir di Puglia, Fasano, Schena, 1982, p. 34.

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La scala monumentale attraverso un arco di accesso impreziosito dal rivestimento in pietra della ghiera, si accede al vano dello scalone che collega il piano terra a quello superiore (figura 8). Questo elemento ripetuto in molti degli edifici progettati da Castellucci, rispetta in generale il medesimo schema: un ampio e alto vano con doppia rampa (che diviene tripla in Palazzo Gentile e Bitonto) che smonta in una porta ad arco al primo piano che può o meno presentare un pianerottolo balaustrato con affaccio19. L’ampio vano è in genere illuminato da finestre sulla parete di fondo o lateralmente, a seconda dello spazio libero sull’esterno della scatola muraria che contiene il tutto. In molte occasioni si è potuto constatare che lo scalone è impreziosito da balaustre in marmo o ringhiere in ghisa (come in questo caso) di alta fattura dalle quali deriva una l’efficace valore estetico. In altre occasioni lo scalone è per così dire declassato alla sua semplice funzione poiché libero di questi felici episodi decorativi, ma mai privo – come in questo caso – del particolare distintivo delle scale del Castellucci è cioè la comodità dell’alzata dei gradini che permette di compiere l’arrampicata senza alcun minimo sforzo. Qui il pregevole decoro della ringhiera è purtroppo vagamente offuscato dallo scivolo di sollevamento per i disabili. La cappella Al piano superiore una serie di ambienti sono adibiti ad aule e laboratori scolastici disposti tutt’intorno al corridoio che li racchiude snodandosi con l’affaccio sul cortile. Un’interessante variante nella regolarità dell’impianto è rappresentata dalla cappella attualmente adibita a sala conferenze. Vi si accede tramite una sobria porta con timpano che appare letteralmente appiattito dalla recente tinteggiatura che - ci duole constatare - non ha risparmiato nemmeno i gattoni e le mensole che risultano anch’esse private del cromatismo materico della pietra lavorata oramai spogliata della propria naturale essenza (figura 9). All’interno, pur nella sua esigua essenza, l’ambiente è piacevolmente corredato da cornici che corrono sui pilastri, sulle linee di imposta degli archi e lungo i pennacchi delle volte a vela. La bicromia dei colori provvede ad ampliare la sintetica spazialità movimentandola; mentre la pavimentazione presenta ampie parti con maioliche originali magnificamente conservatesi e risarcite in alcuni tratti con altre di moderna fattura eseguite in occasione dell’ultimo restauro, che riproducono fedelmente il modello autentico. Nella parete di fondo, opposta all’unica finestra che dà luce all’ambiente, si apre una nicchia muraria con una decorazione in stucco a forma di conchiglia. Nell’insieme architettonico l’edificio nella sua serena severità si riporta all’estetica propriamente funzionale di una sede ecclesiastica, quale luogo di 19 Si confrontino in merito Palazzo Gentile a Bitonto, Antonacci-Telesio a Trani, Palazzo Prelatizio di Acquaviva, Palazzo Jatta a Ruvo e Palazzo Comunale di Gioia del Colle dove appare il singolare doppio abbinamento d’archi accesso-affaccio balaustrato.

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studio e di formazione culturale e spirituale per gli aspiranti al sacerdozio, allontanati da ogni distrazione. Perciò si spoglia all’essenziale, in una semplicità lineare – propriamente claustrale – oltre che richiesta dalla destinazione, evidentemente imposta dalla committenza per economia di spesa. Condizioni pesantemente vincolanti per il progettista a poter esprimere quelle varietà inventive che in tutte le sue fabbriche si aprivano invece alla sobrietà delle rifiniture ornamentali che attingevano dall’immenso repertorio classico, cui l’architetto era avvezzo dedicarsi nella rappresentazione di un disegno armonico dai tenui preziosi effetti d’ombra che qui viceversa vengono sacrificati ad una austerità sostanziale, seppur recuperati in alcune ma limitate ambientazioni.

(Figura 8) Scalone monumentale; (figura 9) Ingresso della cappella;

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finito di stampare nel mese di aprile 2011 presso la tipografia Grafica & Stampa - Altamura




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