A scuola con i falchi

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torredinebbia

a scuola con i falchi



ad Angela Vitale che sapeva volare.


Guardare e custodire

Molti anni fa mi vennero a cercare al Liceo Cagnazzi dei giovani studenti universitari – oggi professionisti affermati – per sensibilizzarmi alla tutela degli habitat naturali dei falchi, chiedendomi come primo gesto di non permettere interventi sui tetti della scuola nel periodo della nidificazione e di affidare a loro il “patrocinio” scientifico-culturale dell’ecosistema falchi-tetto-tegole. Accolsi con interesse e simpatia questa richiesta e offrii loro ogni collaborazione: seguo da sempre con curiosità i falchetti che “abitano” tra le tegole del centro storico della mia città e ne seguo i voli – in tante versioni – in uno spazio di cielo sovrastante antichi cortili. Conservo inoltre viva memoria di lenti pomeriggi assolati e caldi colorati tramonti popolati di falchi al largo “Cappuccini” a Gravina. I giornali locali e la rivista Airone diedero risalto all’iniziativa avviata in quella lontana estate… L’attenzione ai falchi, tuttavia, era rimasta per molto tempo un po’ distaccata e burocratica: avevo registrato anche qualche cenno di spazientita tolleranza per i vincoli imposti in casi di interventi di riparazione ai tetti. Poi è arrivato al Liceo Cagnazzi il prof. Castoro che ha tradotto in un progetto pluridisciplinare l’impegno di osservazione, approfondimento scientifico, comunicazione, coinvolgimento. Hanno simpatizzato con noi anche i docenti di altre scuole che in varie circostanze hanno seguito corsi di formazione presso il nostro Liceo. Abbiamo integrato in un percorso formativo liceale l’esperienza del Centro studi Torre di Nebbia: una meditata, competente, lunga amorevole e anche combattiva attenzione al sistema dell’Alta Murgia. Ne sono testimonianza i contributi a questo volume di Michele Bux, Michele Colonna, Antonio Sigismondi, Vito Tafuni. L’uso delle telecamere per l’osservazione on-line ha consentito di guardare non solo nel senso di osservare, ma anche nel senso forte di custodire, proteggere.


Questo è un dovere, giacché,la popolazione nidificante è diminuita del 95% negli ultimi cinquant’anni: bisogna allora essere informati per intervenire sulle pratiche agronomiche, sui fertilizzanti, sulle trasformazioni ambientali. I nostri strumenti sono le discipline scolastiche opportunamente applicate all’oggetto specifico di ricerca. Alle professionalità specifiche si aggiunge l’entusiasmo: gli alunni hanno aderito in gran numero al progetto “A scuola con i falchi” e hanno in vario modo dimostrato le loro competenze culturali, da quelle digitali a quelle scientifiche, storiche, filosofiche, artistiche, letterarie. …Dopo i falchi forse guarderemo i lupi della Murgia. A tutti va la gratitudine del Liceo Cagnazzi e mia personale . Il Preside Filippo Tarantino


Testi Michele Bux [mb] Piero Castoro [pc] Antonio Sigismondi [as] Vito Tafuni [vt] Livia Terlizzi [lt] Fotografie Luca Bellarosa [LB] Michele Colonna [MC] Luciano Montemurro [LM] Raffaele Popolizio [RP] Antonio Sigismondi [AS] Giuseppe Striccoli [GS] Pietro Viti [PV] Illustrazioni Ninì Marvulli Grafica e impaginazione Michele Colonna e Nino Perrone Composizione tipografica in ScalaSansPro di Martin Majoor, 2005 © 2010 Torre di Nebbia Edizioni Altamura (Ba) www.altramurgia.it

Alunni Anna Acquaviva Gabriele Angelastri Michele Anelli Federico Barone Valentina Berloco Sara Calia Margherita Cappiello Lucia Icaro Cappiello Domenico Castoro Adriana Chiaromonte M. Lucrezia Cianciotta Elena Ciciolla Antonio Clemente Claudia Colonna Giuseppe Colonna Nicola Colonna Alessandro Cornacchia Luigi Cornacchia Nicola Dambrosio Carlo De Paoli Monica De Santis Vito Antonio Di Leo Mariateresa Direnzo Cosimo Facendola Filippo Farella Mariarosa Ferrrulli Caterina Fiorino Carlo Galetta Rita Galetta Stefania Gampetruzzi Rossella Giannuzzi Rosaria Giorgio

Grazia Gramegna Francesco Lacalamita Federica Lanzolla Vito Laterza Lucia Laurieri Francesco Lauriero Rosangela Loiudice Elena Lomurno Rachele Lomurno Francesca Lorusso Nicola Lorusso Chiara Loviglio Emilia Maiullari Caterina Maiullari Laura Martino Giuseppe Marvulli Daniela Marvulli Pietro Mascolo Antonio Mastrangelo M. Flavia Mengascini Stefania Mercadante Antonio Miglionico Catiana Mirgaldi Vittoria Monitillo Cecilia Moramarco Mara Moramarco Francesca Morando Carmen Natuzzi Maria Natuzzi Agata Notario Giacomo Paciullo Lucia Palasciano Mariagiovanna Pascale

Maria Patella Rosanna Patella Francesco Petrara Francesca Petronella Elisabetta Picerno Rosa Picerno Anna Plantamura Maria Elena Quatraro Saverio Reale Felice Rizzotti Sara Rotunno Francesca Silvestri Francesco Stasolla Gaspare Tancredi Livia Terlizzi Vincenzo Filippo Viti Gianpiero Zaccaria

Attività di pubblicizzazione e informazione del programma, degli interventi e dei risultati. PON L1 - FSE 2010 - 224 Con il patrocinio Regione Puglia Consiglio Regionale della Puglia

A SCUOLA CON Ringraziamenti Al personale ATA, allo staff di segreteria e ai docenti del Liceo Cagnazzi, per la professionalità e la disponibilità dimostrate in tutte le fasi di realizzazione del progetto “ A scuola con i falchi”. Ad Aldo Creanza e Giuseppe Decandia per il loro contributo tecnico; agli amici di Legambiente “La Gravinella” di Santeramo in Colle e a Vittorio Dinielli per aver messo a nostra disposizione la sua ricerca sui “Francobolli del Grillaio”. A Pino Giglio e Stefania Pellegrino, della LIPU di Gravina per il prezioso lavoro che da anni

svolgono nella cura dei nidi del Grillaio. A Gianfranco Maiullari per il book trailer. Ad Antonio Colonna per i Segnavento del Grillaio. A tutti coloro che in qualche modo hanno contribuito alla realizzazione di questa ricerca. Agli alunni del Liceo Cagnazzi che sono stati i veri protagonisti del progetto. Infine ai falchi, soprattutto alla coppia di grillai monitorati che hanno mostrato un’infinita pazienza.


indice A scuola con i falchi 10 12 16 23 25 30 35 40 42 45 45 46 46 46 52 58 60 64 70 74 76

Il Grillaio Il ‘signore’ dei cieli murgiani [pc] Come riconoscere il Grillaio [mb] Migrazione e svernamento [mb] Distribuzione e conservazione [mb] Biologia riproduttiva [mb] Il ruolo del Grillaio nell’ecosistema della Murgia [mb] Il Grillaio e l’Alta Murgia L’altopiano della Murgia [pc] Il paesaggio murgiano [pc] La vegetazione spontanea [pc] La Murgia e l’uomo [pc] Le orme dei dinosauri [pc] Il popolamento dell’Alta Murgia [pc] La fauna dell’Alta Murgia [as] Un lungo percorso di conoscenza [as] Riuscire a contarli [as] La conta [as] Il Grillaio a rischio [as] Le direttive europee Centri storici e grillai: il regolamento regionale

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Il Grillaio e la scuola Il progetto di formazione didattica [pc] Falco 1.0 [vt] Falco 2.0 [vt] Falco 3.0 [vt] Diario di volo I francobolli del Grillaio [Lt] Naumann Johann Friedrich Bibliografia

CON I FALCHI


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Questo libro sintetizza i risultati di un progetto di sperimentazione che, a partire dal 2007, si è proposto di conseguire e diffondere le conoscenze sul falco Grillaio, adottando metodologie didattiche, tecniche informatiche e sistemi di monitoraggio in grado di favorire nuove sensibilità e competenze. Gli studenti del liceo Cagnazzi sono stati, insieme ai falchi, i veri protagonisti del progetto: hanno mostrato curiosità e interesse, hanno probabilmente anche sperimentato un diverso modo di vivere la scuola e il territorio. Molti tra loro, hanno anche imparato ad attendere, ai primi venti di primavera, l’arrivo di questi coinquilini che andranno a nidificare di nuovo sotto le tegole dell’antico convento di San Domenico. Hanno imparato, insomma, che si può andare “a scuola con i falchi”. 9


Il Grillaio

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Il falco Grillaio è da molto tempo il vero signore dei cieli dell’Alta Murgia, e non a caso Federico II di Svevia decise di costruire qui la sua “casa dell’incanto”, perché nelle distese selvagge di questa terra egli amava cacciare e ammaestrare i falchi.

Maschio di Grillaio. [as] 11

Il Falco Grillaio


Il ‘signore’ dei cieli murgiani Il Falco Naumanni nasconde qualcosa di arcano e di sublime e non è un caso che l’uomo, fin dall’antichità, ne ha fatto il simbolo della forza e della libertà. Signore degli spazi aerei, il Grillaio ha incarnato l’aspirazione segreta, l’ideale inconsapevole dell’uomo libero, e lo spettacolo del cielo era nel passato dominato oltre che dall’aquila, dal falco predatore che vola altissimo in lenti giri per saettare sulla preda. Quando cacciare significava realmente conoscere gli animali e il loro habitat in ogni particolare, catturare e ammaestrare il falco, significava possedere, nel piú alto grado, la passione della conoscenza che poteva, come nel caso di Federico Hoenstaufen, trasformarsi in arte, in scienza. L’autore del primo grande trattato di ornitologia, il De Arte venandi cum Avibus, ci ha trasmesso una profonda conoscenza della natura, ma anche dell’animo di questo nobile animale. Nelle minuziose e sottili raccomandazioni che Federico II rivolge agli addestratori traspare tutto il suo amore per questo volatile che ancor oggi, quasi per ricompensare il grande imperatore medievale, preferisce vivere e cacciare nella stessa terra che il Puer Apuliae definì: luce degli occhi. L’ipotesi avanzata da alcuni illustri studiosi secondo cui la zona intorno a Castel del Monte doveva essere, all’epoca della sua costruzione, molto diversa da come appare oggi, per la presenza del Flumen Aveldium, segnato nella Tavola Peutingeriana, con foce tra Barletta e Trani, e le cui acque dovevano permettere la crescita di fittissimi boschi, ricchi di selvaggina, sembra contraddire alcune raccomandazioni dello stesso Federico. Nel De arte Venandi, infatti, scritto tra il 1244 e il 1250 (anni in cui fu costruito Castel del Monte), riferendosi alla natura dei terreni piú congeniali all’allevamento dei falchi, Federico II scrive: “Il luogo in cui si allevano i piccoli falconi sia in piena campagna, lontano da alberi e da

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boschi, in una torre o in una costruzione solitaria e alta, poiché dai loro genitori sono nutriti in luoghi alti e lontani dal bosco. Infatti i falconi per natura amano i luoghi campestri, privi di alberi numerosi, e in tali luoghi vanno a caccia”. Nel corso di sette secoli il paesaggio dell’Alta Murgia ha certamente subito alcuni sostanziali mutamenti della sua preesistente vegetazione, ma ad una maggiore e piú rigogliosa estensione di aree boschive non poteva non affiancarsi anche quella di pascoli arborati e ancor piú di ampie distese di steppe, date le caratteristiche geomorfologiche del territorio. Se il luogo ideale per la cattura e l’addestramento dei falchi deve presentare preferibilmente quelle caratteristiche descritte da Federico II, anche in considerazione della stima che ancora oggi gli esperti nutrono nei confronti del suo studio sugli uccelli, non può destare meraviglia il fatto che sull’Alta Murgia egli fece erigere il suo castello di caccia piú bello. Ma se la sua osservazione ha un qualche fondamento si capisce perché ancora oggi la Murgia, nonostante le trasformazioni subite soprattutto negli ultimi decenni, è la capitale europea del Falco Naumanni. È questo territorio, con i suoi mirabili centri storici, che il grillaio ha scelto come teatro per il suo spettacolo. Questo piccolo rapace, in grado di percorrere più di novemila chilometri, giungendo ogni anno dall’Africa Sub-Sahariana all’inizio della primavera per ripartire a fine estate, solca con le sue ali i cieli della murgia cacciando le sue prede con una tecnica unica e inconfondibile: il suo occhio scruta dall’alto la terra, si arresta improvvisamente in volo (tecnica detta dello ‘spirito santo’) e mantiene la sua posizione immobile, poi con una lieve vibrazione delle ali si tuffa in picchiata sulla preda. Il luogo di caccia è l’ampia distesa calcarea della Murgia, mentre nidifica nelle fenditure dei dirupi, delle pareti rocciose, ma soprattutto nei punti piú alti dei centri storici murgiani. È qui che i grillai fanno ritorno dopo (a sinistra e in alto): Miniature tratte dal De Arte cum Avibus, Ms. Lat. 1071, Biblioteca Apostolica Vaticana, Roma, XIII secolo. 13

Il Falco Grillaio


la caccia, verso il vespro, per planare sulle case, intorno ai comignoli e alle antenne, sui campanili delle cattedrali, e, di tanto in tanto, atterrare con maestria ed eleganza, lontano da tutti, scivolare nei loro nidi inaccessibili, nelle fenditure dei torrioni, sulle soffitte di antichi palazzi, sotto le vecchie tegole di creta i cui muschi e licheni mimetizzano il colore delle loro piume. La loro presenza determina un connubio tra architetture romaniche e natura unico al mondo, e forse per questo i falchi hanno un gusto e un desiderio che l’uomo contemporaneo sembra aver smarrito, quello cioè di amare e di rispettare gli ecosistemi naturali e il patrimonio storico-architettonico dell’Alta Murgia. Conoscere questo rapace, le sue abitudini, l’ambiente in cui caccia e si riproduce risulta perciò essenziale per attivare le necessarie strategie utili alla sua conservazione, perché il falco è un grande bio-indicatore della qualità dell’aria e del suolo, un regolatore insostituibile e prezioso della catena alimentare, e perciò un grande amico dell’uomo.

(in alto): Coppia di Grillai sul cornicione del Liceo cagnazzi [mc]. 14


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Il Falco Grillaio


Come riconoscere il Grillaio A fine giugno i cieli dei paesi della Murgia sono ricchi di vita. Gruppi di neri rondoni vocianti sfrecciano sopra i tetti delle case incrociando grillai indaffarati a trasportare il cibo per i piccoli da poco nati nei loro, spesso, improbabili nidi posizionati nei sottotetti, nei buchi e nelle fessure di cui sono ricchi i muri delle case dei centri storici. Chiunque percorra in questo periodo dell’anno le strade delle città dell’altopiano rimarrà colpito dall’incredibile vitalità dello “spazio aereo” e non potrà che alzare il naso all’insù cercando di osservare meglio gli attori di tale tripudio. I più curiosi apprezzeranno l’eleganza del volo e la vivacità di colori del maschio del grillaio o la più sommessa femmina dall’aspetto molto simile alla femmina di Gheppio (Falco tinnunculus). Il riconoscimento degli uccelli in natura rappresenta una vera e propria “arte” soprattutto quando si ha a che fare con specie molto simili nell’aspetto esteriore, in cui spesso è necessario osservare e valutare con attenzione dettagli minuti del piumaggio. Fortunatamente, il Grillaio può essere distinto con ragionevole certezza e facilità dalla gran parte delle altre specie di piccoli falchi presenti alle nostre latitudini, con la sola eccezione del Gheppio con il quale condivide un piumaggio in cui dominano i toni bruno rossicci. La distinzione appare, comunque, problematica solo per le femmine e i giovani delle due specie, mentre i maschi presentano numerosi caratteri che ne consentono una più facile distinzione sul campo. Il Grillaio presenta una lunghezza del corpo di 29-32 centimetri e una apertura alare di 60-70 centimetri, con ala leggermente più stretta e puntuta e una coda più corta e con una banda scura subterminale. Questo carattere del piumaggio è spesso riportato come un elemento chiave per la loro distinzione. Nella realtà l’usura e lo stadio di muta delle penne così come l’età determinano un’ampia variazione. Il comportamento di volo del Grillaio è simile a quello del Gheppio. In volo battuto i colpi d’ala sono leggeri, più profondi e lenti rispetto al Gheppio. Volteggia con le ali piatte e la coda aperta, mentre durante le brevi scivolate mantiene i polsi sotto il livello del corpo e le punte delle ali leggermente verso l’alto. Quando effettua lo “spirito santo” il movimento dell’ala è più veloce e profondo rispetto al Gheppio, con tempi di permanenza nella stessa posizione nettamente più brevi.

(a destra): femmina di Grillaio sul rosone della chiesa di San Nicola dei Greci (Altamura). [mc] 16


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Il Falco Grillaio


Il maschio del Grillaio, nelle parti superiori, presenta il capo di colore grigio-blu acceso, il dorso (o mantello), le terziarie e le piccole copritrici rosso mattone intenso totalmente prive di macchie scure. In volo il sopra-ala presenta un caratteristico disegno a tre colori con una banda grigio-bluastra che separa le copritrici anteriori rosso mattone dalle remiganti esterne nerastre. La coda grigio-bluastra non è barrata, ad eccezione di un’ampia banda subterminale nera e di una stretta banda terminale bianca. Inferiormente, il corpo è bruno-aranciato quasi totalmente privo di macchie scure, con ventre, sottocoda e calzari color crema. Il sotto-ala appare molto chiaro con copritrici poco o per nulla macchiate e apice delle primarie scuro. Il sottocoda è identico al sopracoda. Osservato in volo, anche se a grande distanza, il maschio del Grillaio si distingue abbastanza semplicemente dal maschio del Gheppio in quanto le parti inferiori appaiono sempre molto contrastate, con petto e ventre che staccano nettamente rispetto alla gola (bianco-crema) e il sotto-ala molto chiaro. Il maschio, al secondo anno, non presenta il sopra-ala a tre colori, mancando la fascia grigio-blu e mostrando una macchiettatura più intensa sia nelle parti superiori che inferiori.

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La femmina presenta una colorazione molto più omogenea rispetto al maschio e risulta perciò difficile distinguerla dalla femmina di Gheppio. In volo le parti superiori, dorso e copritrici dell’ala sono bruno marroni – meno rossicce rispetto al maschio – con evidenti barre triangolari marrone scuro. La coda, sia sopra che sotto, è di colore bruno-cannella con evidenti striscie scure e con ampia barra subterminale scura. Le parti inferiori sono color crema-marroncino, con petto striato finemente e ventre con macchiettatura marrone. L’intensità delle barrature e delle macchie varia considerevolmente tra gli individui. Il capo si presenta sempre con un mustacchio appena accennato e senza la stria scura dietro l’occhio, vertice e guance sono biancastre e vi è una fine striatura scura lungo il rachide delle piume. Nella femmina del Grillaio il mustacchio è appena visibile e manca la stria scura dietro l’occhio, caratteri questi sempre ben visibili nel Gheppio. Il sotto-ala del Grillaio femmina appare più chiaro e con più contrasto tra copritrici e remiganti. Se posati, la punta delle ali del Grillaio tocca quasi la punta della coda, mentre nel Gheppio la distanza è maggiore, fermandosi sempre diversi centimetri prima. È da notare, infine, che il giovane del Grillaio è molto simile alla femmina adulta.

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Il Falco Grillaio


il Grillaio Apertura alare

60 – 74 cm

Carico alare

0,17 – 0,22

Coda Ali Volo Piumaggio maschio

Unghie Comportamento

Più corta – a cuneo Mano più stretta e appuntita Più leggero e vivace (testa) grigio-ardesia senza mustacchio; (sopra) assenza di macchie, copritrici secondarie grigie; (sotto) più pallido. Chiare Coloniale Migratore presente solo da marzo a settembre

Femmina di Grillaio. [mc]

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il Gheppio 68 – 82 cm

Apertura alare

0,19 – 0,22

Carico alare

Più lunga e spesso con bordo arrotondato Mano più arrotondata Spirito santo e picchiate più frequenti (testa)striata con mustacchio (sopra) presenza di macchie (sotto) più macchie

Ali Volo Piumaggio maschio

Unghie

Scure Coppie isolate Molto territoriale Stanziale presente tutto l’anno Femmina adulta di Gheppio. [as]

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Coda

Il Falco Grillaio

Comportamento


Italy

Tunisia

Libya

Egypt

Sudan

Eritrea

Ethiopia

Kenya Tanzania

Zambia

Botswana Allevamento Svernamento Residenti 22


Migrazione e svernamento Specie migratrice, parzialmente residente in Spagna e nella Turchia meridionale, arriva in Italia dai quartieri di svernamento, situati nell’Africa orientale sud-sahariana, a febbraio-marzo. Le colonie vengono abbandonate tra fine luglio e agosto ma la migrazione continua fino a settembre inoltrato. Un contingente di circa 20-40 individui sverna in Sicilia, mentre 20-30 sono gli individui che svernano tra Basilicata e Calabria. Il numero degli svernanti varia da un anno all’altro in relazione alle condizioni climatiche. In entrambi i casi non è noto se si tratta di individui appartenenti alla popolazione che ha nidificato nell’area o individui appartenenti a popolazioni nidificanti in altre aree. Negli ultimi anni il numero di grillai osservati durante la stagione invernale è aumentato sensibilmente, anche se non è noto se tale fenomeno sia dovuto all’aumento della popolazione nidificante, ai mutamenti climatici o più semplicemente ad un maggior numero di birdwatcher. 23

Il Falco Grillaio


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Distribuzione e conservazione Il Falco Naumanni è una specie globalmente minacciata classificata come “vulnerabile” da BirdLife International. Nella Regione Paleartica l’areale del Grillaio è costituito da una fascia di territorio a sud del 55° parallelo Nord, che va dalla Penisola iberica, fino alla Cina. In Europa nidifica in Albania, Armenia, Azerbaijan, Bosnia-Herzegovina, Bulgaria, Croazia, Francia, Georgia, Grecia, Italia, Kazakhistan, Moldavia, Portogallo, Romania, Russia, Slovenia, Spagna, Turchia e Ucraina. Le popolazioni più consistenti sono presenti nei paesi circum-mediterranei, dove è stato a lungo considerato una delle specie di rapaci più numerose. La specie ha subito un evidente calo numerico in tutti i paesi europei nei quali nidifica, con un trend particolarmente negativo nell’Europa occidentale dove dal 1950 la popolazione nidificante è diminuita di circa il 95%. La popolazione presente in Spagna è passata da 100.000 coppie stimate nel 1960 a 20.000-30.000 coppie nel 1980 e 4.200-5.100 coppie censite nel 1990, fino ad arrivare alle 12.000-20.000 del 2002. Diverse ipotesi sono state fatte per cercare di spiegare questo declino della popolazione. L’Action Plan for the Lesser Kestrel evidenzia come i cambiamenti nell’uso del suolo e nelle pratiche agricole, la disponibilità dei siti di nidificazione, i pesticidi e la competizione interspecifica rappresentino le principali cause di declino nelle aree di nidificazione, assumendo, comunque, una valenza differente tra le aree di presenza della specie. L’ipotesi di Cramp e Simmons circa l’effetto dei pesticidi e dei metalli pesanti quali causa di avvelenamento secondario è stata respinta dalle ricerche di altri studiosi, che hanno rinvenuto bassi livelli di contaminazione nelle uova ed hanno osservato successi di schiusa alti (pari a circa l’80% delle uova deposte) comparabili a quelli di altre specie di rapaci. Altri studi condotti in Spagna hanno evidenziato un effetto dei pesticidi più significativo nel limitare la disponibilità della risorsa trofica principale del Grillaio, costituita dagli ortotteri. L’analisi sulle caratteristiche del paesaggio e gli studi sulla selezione dell’habitat hanno indicato che il declino della popolazione spagnola è stato causato dalle recenti trasformazioni nelle pratiche agricole, determinando la sottrazione di habitat trofici idonei e, soprattutto, la diminuzione della disponibilità di cibo. Tale ipotesi è stata inoltre confermata anche per le popolazioni di Portogallo, Turchia e Kazakhistan.

(a sinistra): la femmina del Grillaio impegnata a nutrire i suoi pulli nel nido monitorato. [mc] 25

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Il Grillaio è uno specialista insettivoro, con diete che spesso comprendono oltre il 90% di insetti. Grilli, cavallette e locuste sono le prede principali insieme ai coleotteri di dimensioni medio-grandi, mentre termiti e formiche assumono una certa importanza nei quartieri di svernamento in Africa. La loro densità negli ambienti steppici appare positivamente correlata alla composizione floristica e per gli ortotteri, predati durante il periodo riproduttivo, è stato dimostrato come questi presentino densità nettamente superiori nelle aree a pascolo naturale.

Queste prede sono generalmente catturate al suolo dopo un breve “tuffo” successivo all’individuazione della potenziale preda. L’attività di ricerca delle prede avviene soprattutto in volo con gli uccelli in hovering ad altezze dal suolo variabili, ma generalmente comprese tra i 5 e i 25 metri. I grillai in attività di foraggiamento sono perciò facilmente osservabili ed è possibile seguirne il comportamento. Le coltivazioni estensive non irrigue di cereali, le foraggiere, i margini incolti tra i campi e soprattutto i pascoli naturali, sono i principali habitat di alimentazione del grillaio dove più alta è la disponibilità di artropodi. In tali tipologie di uso del suolo, un cacciatore aereo come il Grillaio, trova anche una vegetazione adatta alla sua ricerca e alla cattura delle sue prede. Di conseguenza, il successo di cattura dipenderà strettamente non solo dall’abbondanza di prede ma anche dai parametri (a destra): maschio di Grillaio sulla facciata interna del Liceo Cagnazzi. [rp] 26


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Il Falco Grillaio


di struttura della vegetazione. Le trasformazioni agricole che hanno interessato l’Europa mediterranea negli ultimi 50 anni, hanno determinato la sostituzione delle aree a pascolo e delle coltivazioni estensive di cereali con colture intensive di varia natura, come ad esempio le colture di girasole diffusesi in Spagna, fino a forme di coltivazione molto spinte che prevedono la copertura artificiale dei suoli (serre, pacciamature, ecc.). In generale, anche dove sono sopravvissute pratiche agricole più tradizionali, si è assistito ad una diminuzione delle aree a pascolo naturale, inquadrabili dal punto di vista vegetazionale e strutturale alle steppe secondarie, a favore delle colture cerealicole o più spesso verso forme molto differenti quali le colture arboree (soprattutto vite e olivo). Anche le stesse colture cerealicole estensive, tipiche dell’area mediterranea ed inquadrabili nelle pseudosteppe, hanno subìto una notevole trasformazione determinata dall’uso di nuove varietà colturali (più alte e compatte e con ritmi di crescita differenti rispetto a varietà più tradizionali) e pratiche agronomiche che hanno portato da un lato all’abbandono della rotazione seminativo-foraggere e, dall’altro, ad un più massiccio uso di sostanze chimiche.

Riduzione del numero di coppie di Grillaio in Europa dal 1982 al 2008. 1982

2008

150.000

20.000

La distribuzione percentuale dei 26.400 esemplari di falco Grillaio in Europa e in Italia. Europa

Italia

86

14

Utilizzo percentuale degli ambienti trofici. Steppa (Festuco-Brometalia e Thero-Brachypoidea)

66 28

Abbandonato Cereali

28

Arato/nudo

3 3


[BirdLife 2004]

In questi ultimi anni il Grillaio è stato avvistato sui tetti di Vicenza. Come molte altre specie, tende a spostarsi verso nord, a causa del riscaldamento globale del pianeta.

Areali di riproduzione 29

Il Falco Grillaio


Biologia riproduttiva Il Grillaio nidifica nelle cavità dei muri, nei sottotetti, negli anfratti e mensole di vecchie costruzioni (chiese, castelli, masserie, palazzi antichi) e su pareti rocciose naturali. Molto più rare sono le nidificazioni in cavità degli alberi, in vecchi nidi di corvidi e al suolo tra cumuli di sassi. La popolazione pugliese e lucana presenta caratteristiche spiccatamente sinantropiche, molto più evidenti rispetto alla popolazione spagnola, dove sono presenti situazioni miste con coppie nidificanti sia su pareti naturali che in contesti urbani.

La popolazione murgiana nidifica perciò quasi unicamente in centri urbani, utilizzando in particolar modo i centri storici. Vengono attivamente selezionate cavità presenti sui muri perimetrali di vecchie costruzioni e sottotetti non sottoposti a interventi recenti di manutenzione. Tale popolazione è stata studiata in dettaglio nell’ambito di alcune ricerche tese a valutare l’utilità delle cassette nido in legno quale strumento di conservazione. I dati raccolti nelle colonie di Altamura, Gravina in Puglia e Santeramo in Colle hanno consentito di evidenziare che i Grillai rioccupano la colonia riproduttiva dalla seconda metà di marzo, anche se i primi avvistamenti possono aversi già a febbraio. In maggio vengono registrate oltre il 90% delle deposizioni, con un picco (53%) nell’ultima decade. Il numero di uova deposto varia da 1 a 6 con una covata media di 3,7 uova. L’incubazione inizia dopo la deposizione del

(a destra in alto): Coppia di Grillai nella fase riproduttiva. [as] (a destra in basso): maschio di Grillaio in un anfratto del centro storico di Altamura. [PV] 30


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Il Falco Grillaio


(da sinistra): Piccolo maschio di Grillaio [as], maschio adulto [mc], maschio in volo nei cieli della Murgia [as], Prionotropis appula [as].

terzo o quarto uovo ed è a carico principalmente della femmina con una durata di circa 30 giorni. La percentuale di uova che schiudono, sul totale di quelle deposte è stata pari all’88%, determinando una nidiata media alla schiusa (numero di giovani per nido) di 3,3. Il 60% delle schiuse si ha nella seconda decade di giugno evidenziando una notevole sincronia riproduttiva, di breve durata, legata soprattutto alle abitudini migratorie della specie. Il successo riproduttivo, definito come rapporto tra il numero di giovani che si involano e il numero di coppie che hanno deposto, è stato pari a 2,4. Le principali cause di fallimento totale della nidificazione è dovuta alla predazione della covata da parte di Taccola Corvus monedula, Ratto nero Rattus rattus e Gatto domestico Felis catus. Tutte e tre queste specie possono predare sia le uova che i giovani incapaci di volare, ed in particolare i ratti e il gatto domestico possono catturare e uccidere anche gli adulti.

Ogni anno la colonia murgiana dei grillai consuma oltre 15 tonnellate di insetti. 32


Alimentazione Essenzialmente insettivoro cattura le diverse prede a seconda della loro disponibilità locale. Caccia in gruppo catturando le prede in volo o dopo una breve picchiata da un punto di osservazione. Studi condotti in Spagna, Francia, Italia e Grecia hanno evidenziato l’importanza trofica degli invertebrati con ortotteri e coleotteri quali prede principali. In Spagna il 94% delle prede esaminate erano invertebrati e solo il 6% vertebrati (rispettivamente il 64% e il 36% della biomassa predata). Gli ortotteri (60% delle prede) e i coleotteri (22%) sono risultati dominanti nella dieta, seguiti da dermatteri, chilopodi, aracnidi, e altri gruppi di insetti (apidi, formicidi, mantidi). Tra i vertebrati sono catturati essenzialmente piccoli mammiferi. Numerosi altri studi hanno chiarito le abitudini trofiche in Europa, confermando l’importanza degli invertebrati, in primo luogo degli ortotteri come preda principale del Grillaio. In Italia sono stati compiuti studi per le popolazioni appulo-lucana e siciliana. Sulla Murgia il Grillaio cattura prevalentemente insetti (89%) e in minor misura scolopendre (4%), ragni (3%), micromammiferi (3%) e rettili (1%). Gli ortotteri rappresentano le prede più importanti insieme ai coleotteri, questi ultimi rappresentati da diverse famiglie. I vertebrati sono rappresentati nella dieta quasi esclusivamente da due specie di micromammiferi, il topo selvatico Apodemus sylvaticus e l’arvicola del Savi Microtus savii, mentre i rettili sono rappresentati dalla lucertola campestre Podarcis sicula e dalla luscengola Chalcides chalcides. La popolazione siciliana presenta, invece, una dieta più ricca in 33

Il Falco Grillaio


I veri falconi [‌] divorano soltanto ciò che essi stessi uccidono, non toccando in nessuna occasione un animale morto. [Federico II di Svevia, De Arte venandi cum Avibus] 34


vertebrati (soprattutto lucertole e piccoli passeriformi) che raggiungono percentuali superiori al 20%. Questi dati evidenziano le differenze comportamentali ed ecologiche di queste due popolazioni, che nidificano in habitat molto diversi; la popolazione appulo-lucana solo nei centri urbani, mentre la popolazione siciliana solo su pareti rocciose. L’attività di caccia intorno alla colonia è stata studiata soprattutto in Spagna, dove dall’analisi dei movimenti di 13 adulti seguiti con il metodo del radio-tracking, durante una stagione riproduttiva, ha registrato una distanza massima percorsa tra il nido e il luogo di alimentazione di 14,5 km per la femmina e 8 km per il maschio. Le superfici coperte dalle femmine hanno variato da 51 a 91 km2, mentre per i maschi da 27 a 68 km2. Pertanto l’home range della colonia di 40 coppie è stato calcolato in 212 km2. Tali dati risultano essere gli stessi registrati nell’osservazione delle colonie murgiane.

Il ruolo del Grillaio nell’ecosistema della Murgia Il Grillaio è il principale predatore presente sulla Murgia e come tutti i predatori svolge anche un importante ruolo nel controllo della catena alimentare. Essendo gli insetti della Murgia le sue prede principali, nel corso della sua permanenza primaverile-estiva sulla Murgia, ne mangia una enorme quantità contribuendo in questo modo al controllo di specie che possono risultare dannose per l’agricoltura. Un tentativo di calcolo della biomassa necessaria a sostenere la popolazione presente sulla Murgia è possibile sapendo che il pasto medio di un Grillaio è di 15 grammi, che la popolazione media presente al giorno può essere valutata in circa 7.000 individui per i cinque mesi di permanenza della specie. Pertanto:

15 g x 7.000 individui x 150 giorni ÷ 1.000 g = 15.750 kg Un valore in biomassa di oltre 15 tonnellate di insetti viene consumato dalla popolazione di Grillaio. Un valore che appare elevato soprattutto se si considera che lo spettro alimentare della specie è formato per la maggior parte da invertebrati che pesano anche meno di un grammo. (a sinistra) il nostro Grillaio dopo una battuta di caccia, si appresta ad entrare nel nido monitorato [mc]. 35

Il Falco Grillaio


Ne consegue un numero enorme di insetti, nell’ordine di numerosi milioni, che vengono eliminati annualmente, gratuitamente e senza prodotti chimici da parte del Grillaio. Questi dati mostrano l’importanza che la popolazione del Grillaio ha per l’intero ecosistema della Murgia, un esempio è il grande ruolo che il Grillaio ha avuto nel controllo dell’esplosione della popolazione di cavallette (Dociostaurus maroccanus) avvenuto sulla Murgia tra il 2002 e il 2005. Gli uccelli, essendo privi di denti e quindi incapaci di masticare, devono ingoiare interi i loro pasti. Il rigurgito delle parti non digeribili (ossa, peli, piume e penne, conchiglie, esoscheletri di insetti, scaglie di rettili, frammenti vegetali ed altro ancora) costituisce una buona soluzione al problema della loro eliminazione. Questa via viene sfruttata non solo dai rapaci, forse i più noti sotto questo aspetto, ma anche da aironi, cicogne, cormorani, gabbiani, sterne, limicoli, cuculi, gruccioni, martin

[…] i piccoli falconi come il Gheppio e simili si cibano in questo modo, in volo, tenendo la preda tra gli artigli.

Lacerta viridis [lm] 36


pescatori, corvi, averle e anche piccoli passeriformi. La massa di sostanze indigeste viene compattata dai movimenti dello stomaco muscolare, per venire poi espulsa per via orale, sotto forma di una masserella appallottolata o cilindriforme denominata, appunto, borra. Raccogliere le borre di una data specie consente, attraverso opportune metodiche di analisi, di conoscere con precisione l’alimentazione. Le borre del Grillaio si possono trovare in abbondanza al di sotto dei posatoi (roost) notturni e si presentano come piccole pallottole ovoidali, di colore beige-marroncino, e dalla consistenza molto friabile. Sono composte da materiale esoscheletrico indigerito che opportunamente analizzato ad uno steromicroscopio consente l’identificazione degli artropodi, la diretta comparazione dei frammenti esoscheletrici con esemplari integri raccolti nelle aree trofiche, mentre i vertebrati possono essere identificati attraverso l’utilizzo di chiavi di riconoscimento presenti in letteratura.

Ciò è possibile perché si tratta di piccole prede come le cavallette e le lucertole che non hanno bisogno ovviamente di essere dilaniate o comunque uccise prima di venir divorate. [Federico II di Svevia, De Arte venandi cum Avibus]

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Il Falco Grillaio


Cerambix cerdo; Blaps gigas [rp].

Percentuale di comparsa delle diverse famiglie di Coleotteri nella dieta del Grillaio, rilevata su un campione di 71 borre.

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Cerambicidi; Larva di coccinellide [rp].

31

27

20

9

Carabidi

Scarabeidi/Geotrupidi

Coleotteri N.D.

Curculionidi


Blaps gigas in accoppiamento; Crisomedili [rp].

39

Trichodes apiarius (Cleridi); Melasoma Populi (Crisomelide) [rp].

5

4

3

1

Elateridi

Crysomelidi

Staphilinidi

Tenebrionidi

Il Falco Grillaio


Il Grillaio e l’Alta Murgia

Castel del Monte. [lm] 40


Castel del Monte è nato e vive in questo spazio senza confini, in una natura in cui l’uomo può esercitare ancora il suo diritto alla solitudine solo se saprà coniugare i suoi interessi con la difesa dei delicati equilibri degli ecosistemi murgiani.

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Il falco Grillaio e la Murgia


Una curiosa definizione indica la Puglia come la meno italiana tra le terre italiane, in quanto è collegata all’Appennino senza possedere vere montagne. La Piattaforma Apula, infatti, è sostenuta da tre grandi blocchi di rocce carbonatiche formatesi circa 130 milioni di anni fa, durante il Cretaceo. Oltre al Gargano e al Salento, l’altro banco di rocce calcaree della Puglia è costituito da un altopiano che non supera i 700 metri sul livello del mare e che si estende per più di centomila ettari nell’area interna della provincia di Bari, lungo il confine con la Lucania che da Matera sale verso Venosa.

L’altopiano della Murgia Questo territorio, circondato da tredici Comuni, è l’Alta Murgia. Come gran parte della Regione, la forma attuale dell’Alta Murgia è il risultato di un lungo processo ad opera soprattutto delle acque piovane che hanno il potere di sciogliere il carbonato di calcio di cui sono fatte le rocce calcaree. L’acqua, quindi, è stata l’artefice principale che, con immane pazienza, ha scolpito il territorio e ha dato forma ad uno dei fenomeni più straordinari del suo paesaggio: il carsismo. È sull’Alta Murgia che si condensano quasi tutti i maggiori fenomeni carsici presenti sul territorio nazionale. Scalfendo la roccia per millenni, l’acqua ha sviluppato un sistema di grande interesse speleologico, creando fratture, lame, depressioni di varie forme, e ha delineato quella complessa e talora vistosa sequenza di caverne, di grotte, di voragini, di gravi profonde anche più di 300 metri, come quella di Farauàll. Tra le numerose doline dell’Alta Murgia la più grande è costituita dal Pulo di Altamura. L’altissima permeabilità dei calcari e le infinite fessurazioni della roccia non permettono alle acque, anche dopo piogge torrenziali, di dar vita perenne ad un sistema idrico superficiale, il cui ricordo, tuttavia, è attestato nella toponomastica locale che indica la presenza di torrenti, di pantani, di piccoli ma importantissimi laghi carsici. Al contrario, notevole risulta essere il sistema idrico sotterraneo in quanto, data la vastità dell’area, migliaia di metri cubi d’acqua alimentano ogni anno un reticolo consistente di falde che risulta essenziale per tutta la provincia di Bari. Per questo l’Alta Murgia è quasi totalmente sottoposta a vincolo idrogeologico. (a destra in alto): La pseudo-steppa murgiana. [lm] (a destra in basso): il Pulo di Altamura solcato da due lame e da pareti verticali ricche di grotte abitate dall’uomo almeno a partire da 5.000 anni fa, si presenta come uno anfiteatro naturale, 42

silenzioso e imponente, con i suoi 550 metri di diametro e 100 di profondità. È il risultato di una erosione, ad opera delle acque sotterrranee che, scavando per millenni, hanno determinato il crollo del tetto. [lm]


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Il falco Grillaio e la Murgia


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Il paesaggio murgiano La prima impressione che il visitatore riceve percorrendo l’Alta Murgia, è segnata dal torpore di luce che tiene in ginocchio una apparente e desolante nudità. Questo paesaggio è uno di quei luoghi che non cattura facilmente lo sguardo distratto o ammaestrato dai clamori della pubblicità. Lo spazio dell’Alta Murgia, straripa dai suoi confini e si disperde nella vastità degli orizzonti. Nulla sembra contrastare la vista di chi percorre questo luogo a piedi, in bicicletta, in macchina o a cavallo. La visita ideale bisognerebbe farla viaggiando in groppa ai falchi, per rendersi conto degli snodi variabili di linee che si intrecciano e si susseguono come rughe di pietre e di terre scavate dal tempo. La specificità di questo altopiano carsico, consente una molteplicità di prospettive che invitano a scrutare curiosi un universo solo apparentemente omogeneo, aspro e brullo.

La vegetazione spontanea L’Alta Murgia è l’area tra le meno antropizzate della Puglia e perciò possiede grandi spazi di vegetazione spontanea. In quest’ampia superficie carsica sopravvive l’ultimo grande habitat di pseudo steppa mediterranea della penisola. L’ecosistema ambientale dell’Alta Murgia, conta più di 1500 specie di piante spontanee che rappresentano il 25% delle specie presenti in Italia. A dominare l’altopiano sono i micropaesaggi dei muschi e di specie pioniere come i licheni dai colori sempre cangianti, delle steppe a graminacee, tra cui domina l’elegante e aerea Stipa, definita comunemente “Lino delle fate”, delle lande, nelle ampie distese di asfodeli che in primavera fanno sfoggio delle lunghe infiorescenze bianco-rosa. Ma la natura dell’Alta Murgia non è mai isolata.

(a sinistra in alto): pascolo arborato [lm] (a sinistra in basso): distesa di Stipa austroitalica. [as] 45

Il falco Grillaio e la Murgia


La Murgia e l’uomo L’ambiente fisico e biologico infatti, si è intrecciato, da tempo immemorabile, con la presenza attiva dell’uomo che ha sapientemente modellato il territorio e ha data vita, attraverso i secoli, ad uno straordinario paesaggio agrario. Prima ancora però che gruppi di pastori nomadi inagurassero, a partire dal III millennio a. C., le fasi del popolamento stabile, l’Alta Murgia ha registrato l’approdo dei più remoti antenati dell’uomo. L’eccezionale scoperta, avvenuta nel 1993 presso il Pulo di Altamura, del sepolcro millenario di uno dei primi rappresentanti della nostra stirpe, conferma la frequentazione umana del territorio già durante la preistoria più antica. Si tratta dello scheletro di un ominide – per la prima volta al mondo – trovato intero e perfettamente conservato, appartenente ad una specie arcaica di Homo, vissuto tra i 200 mila e i 400 mila anni fa.

Le orme dei dinosauri Nello stesso decennio in cui la Murgia subiva le ferite più grandi ad opera dell’uomo, è venuta alla luce un’altra testimonianza dei preziosi scrigni che questo territorio custodisce. Nel mese di giugno del 1999 è stato rinvenuto, in una cava dismessa tra Altamura e Santeramo un giacimento di orme di dinosauri. Tale ritrovamento, che fa precipitare la conoscenza fin qui acquisita in un nuovo e meraviglioso fossato del tempo, consente anche di ricostruire un ambiente naturale arcaico, inedito e mai presupposto, della storia dell’Alta Murgia e della Puglia, risalente a decine di milioni di anni fa. Distribuite su un’area di circa 12.000 metri quadri sono state rinvenute più di 30.000 impronte di Dinosauri, molte delle quali incredibilmente intatte e nitide. L’alta concentrazione di tracce e di piste ne fa, attualmente, il giacimento più ricco al mondo.

Il popolamento dell’Alta Murgia Ma al di là di questi e altri preziosi ritrovamenti, le fasi del popolamento si sono via via intrecciate al passaggio di vari popoli e civiltà: dai Peuceti ai Greci, dai Romani ai Bizantini, agli Arabi, e poi i Normanni, gli Svevi, (a destra): Pecore al pascolo. [lm] 46


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gli Angioini, gli Aragonesi. La complessa trama di vicende storiche ha determinato l’alternarsi di forme economiche e politiche che hanno sancito di volta in volta equilibri o tensioni contraddittorie, tra agricoltura e pastorizia, tra città e campagna, tra area interna e costa adriatica. Le attività prevalenti che l’uomo ha esercitato in sintonia con la vocazione d’uso del territorio, quali la pastorizia e l’agricoltura, hanno dato vita a forme di organizzazione dello spazio estremamente ricche e complesse. In questo scenario si dispongono sino a confondersi con l’ambiente circostante i manufatti rurali costruiti da infinite generazioni di uomini laboriosi: chilometri e chilometri di muri a secco, villaggi ipogei e necropoli, chiese rupestri e cappelle rurali, cisterne e neviere, trulli, ma soprattutto, le innumerevoli masserie da campo adibite in prevalenza alle attività agricole e le masserie per pecore, i cosiddetti Jazzi, che sorgono lungo gli antichi tratturi della transumanza. Per la presenza di questo particolare sistema di insediamenti storici, l’Alta Murgia rappresenta il maggiore sito di archeologia rurale d’Italia. Le masserie dell’Alta Murgia forniscono tutte le tipologie delle masserie di Puglia, sia per le diversità d’impiego, sia per l’ampia e variegata conformazione delle sue architetture. Tutto ciò testimonia un fenomeno di altissimo valore storico e culturale che oltre a sancire l’equilibrio tra attività agro-silvopastorali ed esigenze abitative, ha implicato un esemplare assetto sociale che si prefiggeva il controllo dell’ambiente. A dominare i lati opposti dell’altopiano, lungo le antiche arterie romane della via Appia e della via Traiana, sono il Castello del Garagnone, costruito dai normanni su di un banco di roccia del Costone murgiano, e il Castel del Monte. Il Fascino di questa costruzione, è forse incomprensibile senza pensare alla sua collocazione: dorato come le colline calcaree dalle quali furono estratti i grandi blocchi di pietra di cui è fatto, Castel Del Monte corona la sommità delle Murge come un monumento alla bellezza. Dalle sue finestre si contemplano sia le linee più lontane della grande pianura costiera dell’Adriatico sia le distese ondulate e pietrose dell’altopiano murgiano. Il progetto di costruzione del parco rurale (istituito nel 2004) può alimentarsi alla profusione di questa luce, può attingere alla memoria di una sapienza ambientale oggi compromessa ma non scomparsa definitivamente; può, a partire da questo immenso patrimonio che la storia ci ha tramandato, accettare la sfida di costruire dal basso una alternativa possibile al degrado in atto. (a destra): Rocca del Garagnone e masseria Melodia. [GS] 48


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Il falco Grillaio e la Murgia


Maschio di Grillaio sulla cupola della chiesa di San Domenico ad Altamura. [mc]

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La presenza del Grillaio determina un connubio tra architetture e natura unico al mondo, e forse per questo i falchi hanno un gusto e un desiderio che l’uomo contemporaneo sembra aver smarrito, quello cioè di amare e di rispettare gli ecosistemi naturali e il patrimonio storico-architettonico dell’Alta Murgia.

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Il falco Grillaio e la Murgia


La fauna dell’Alta Murgia L’esteso altopiano carsico della Murgia rappresenta da un punto di vista geografico e naturalistico una ben definita area geografica caratterizzata da grandi spazi aperti con quasi totale assenza di copertura arborea. Un grande blocco di calcare che le vicissitudini geologiche hanno portato alla luce gradualmente da milioni di anni, facendone oggi il “cuore di pietra” della Puglia, un ambiente ed un paesaggio unici a livello nazionale. Questi ambienti aperti, non coltivati, sono definiti nell’accezione comune come “pascoli” o “incolti” in una visione antropocentrica di stretto utilizzo agricolo. Un’ulteriore suddivisione riguarda la quota altimetrica di riferimento in quanto possiamo parlare di pascoli montani e pascoli di pianura-collina. La suddivisione, come vedremo più avanti, è molto importante. Infatti mentre i pascoli montani che si sviluppano in quota oltre il limite della vegetazione arborea – mediamente 2.000 metri sull’Appennino e 2.500 metri sulle Alpi – sono rimasti nella loro estensione e struttura sostanzialmente stabili, in virtù della loro inaccessibilità, e valutabili in circa un milione di ettari, quelli di pianura o collina hanno subito un vero tracollo di circa l’80%. Si tratta di ambienti che nella loro connotazione fisionomico-strutturale ed anche per la grande estensione sono assimilabili a steppe, tanto da essere definiti, in contrapposizione con le grandi steppe eurasiatiche, come “pseudosteppe mediterranee” avendo una distribuzione circumediterranea. Sono caratterizzati da una bassa vegetazione che trova nelle sacche di terra fertile creatasi nelle fratture della roccia l’humus, l’umidità e la protezione dal vento. Si tratta soprattutto di piante terofite, cioè piante con organi che si conservano nel suolo, annue o perenni che vegetano sempre in condizioni di elevata aridità estiva. Un’aridità di origine quasi sempre pedologica in quanto queste formazioni vegetano su substrati caratterizzati da rocce superficiali, come appunto la Murgia, con assenza di suoli profondi. In queste condizioni, pur essendoci buoni livelli di piovosità, l’acqua tende comunque a mancare per ruscellamento o per assorbimento repentino da parte del sottosuolo calcareo. La comunità scientifica non sembra ancora aver risolto il grande dilemma che riguarda l’origine e la stabilità dinamica di queste associazioni, se si tratta cioè di stadi climax della vegetazione o di stadi di regressione di altre formazioni vegetazionali, bosco, macchia. È certo comunque che nella loro dinamica, l’azione dell’uomo sembra avere un ruolo essenziale, e questo complica ancora di più le cose. 52


Infatti tali ambienti sembrano derivare in parte dall’azione antropica, primariamente attraverso la distruzione della foresta mediterranea con il fuoco e il taglio, per poi venire stabilizzati attraverso l’erosione dei suoli, il pascolo e il fuoco. Sembra in ogni modo possibile che in particolari condizioni questi ambienti possano rappresentare anche uno stadio climax. Nel più approfondito studio vegetazionale della Murgia, Pasqua Bianco afferma: “su gran parte della zona più alta della Murgia di Nord-Ovest, invece, ci troviamo di fronte al tipo di formazione vegetale fisionomicamente riportabile ai pascoli che, pur risultando in equilibrio con l’ambiente, non possono essere considerati come il climax attuale di tale area, ma piuttosto come un paraclimax o climax biotico, perche essi sono derivati dalla degradazione dei querceti per la continua interferenza umana.”

Dal punto di vista del botanico quindi l’assenza del bosco sulla Murgia sarebbe da imputare totalmente all’azione dell’uomo. Tutti i parametri bioclimatici, infatti indicano che, sulla Murgia, potrebbe vegetare un lussureggiante bosco di latifoglie. È stata la millenaria azione dell’uomo che ha portato allo scoperto il basamento di rocce della Murgia al fine di creare un immenso pascolo in grado di ospitare durante la transumanza grandi greggi. 53

Il falco Grillaio e la Murgia


Una riflessione che ci porta a considerare come questi ambienti siano sempre esistiti a livello mediterraneo, è la grande varietà di specie vegetali endemiche presenti, le numerose specie animali strettamente specializzate e la complessità dei rapporti che intercorrono tra le varie specie quì presenti. I tempi biologici della speciazione sono molto lunghi e richiedono alta stabilità, fattori questi che sembrano entrare in contraddizione con le dinamiche imposte dall’uomo a questi habitat. Altrettanto importante e significativa è la presenza di specie animali, soprattutto uccelli legati a questi ambienti. Si tratta quindi di un mondo vegetale monostratificato, dove la biomassa vegetale ma anche molti insetti sono presenti solo a livello del suolo, gli uccelli hanno scoperto che volare è quasi inutile, non esistendo rami, alberi. Nello strato erbaceo allora si compiono tutte le occupazioni vitali, si pone il nido, ci si alimenta, ci si nasconde. Associare strettamente un uccello alla terra, immaginarlo schiacciato al suolo di fronte al predatore nella consapevole scelta di preferire la terra all’aria, richiede un certo sforzo mentale anche da parte di chi non si meraviglia delle stranezze della biologia.

Alcune specie di uccelli, infatti, dopo aver conquistato l’aria attraverso lo sforzo di milioni di anni d’evoluzione, restano comunque ancorate alla terra. La grande forza che ha portato al suolo queste macchine volanti, come abbiamo visto, è stata quella di occupare quei particolari ambienti erbacei aperti privi quasi del tutto di ogni forma di vegetazione arborea ed arbustiva. Si tratta di specie che pur conservando la capacità di volare si sono adattate a vivere in ambienti dove il volo è quasi un optional, specie che superando i rigidi criteri tassonomici (appartengono infatti a generi diversi) sono definite forse impropriamente terrestri o terricole. La Murgia è il regno di queste specie adattate a vivere negli ambienti aperti dei pascoli e il Grillaio, protagonista di questo libro, è uno dei più significativi rappresentanti di questo gruppo, tra cui occorre ricordare: Calandra (Melanocoripha calandra), Calandrella (Calandrella (A destra): Nibbio in volo. [AS] 54


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Il falco Grillaio e la Murgia


brachydactila), Allodola (Alauda arvensis), Cappellacia (Gallerida cristata), Tottavilla (Lullula arborea). Specie molto vicine nell’aspetto e nel comportamento sono anche il Calandro (Anthus campestris) e lo Strillozzo (Miliaria calandra); la Quaglia (Coturnix coturnix). Predatore principale di queste specie è il raro Lanario (Falco biarmicus). Altri rapaci forestali come il Biancone (Circaetus gallicus), la Poiana (Buteo buteo), il Nibbio reale (Milvus milvus) riescono a nidificare solo quando è presente qualche bosco su cui porre il nido. Solo durante alcune fasi del ciclo riproduttivo, quando la ricerca del partner o l’occupazione del territorio riproduttivo, presuppone la necessità di mostrarsi per manifestare la propria presenza, ecco che compaiono in alcune specie elaborati voli nuziali accompagnati spesso da manifestazioni sonore di grande forza. Tra gli Alaudidi è indubbiamente la Calandra una delle specie più caratteristiche delle steppe italiane che, immobile, come appesa ad un filo, riempie il cielo della steppa con il suo canto incredibilmente potente e capace di imitare quello di tante altre specie. Nello studio più approfondito sull’avifauna delle Murge di Nord-ovest le specie nidificanti risultano essere circa 88 (Sigismondi e Tedesco, 1989). Da tale valore però andrebbero escluse circa 10 specie nidificanti esclusivamente nel Bosco Difesa Grande di Gravina, ambiente non assimilabile a quello della Murgia Alta.

Le specie nidificanti risultano circa 7580, un valore elevato tenendo conto delle caratteristiche del territorio, e della sua estrema uniformità ambientale. L’assenza quasi totale di forme di acqua superficiale sull’Alta Murgia, sembrerebbe rendere tale ambiente poco adatto ad ospitare gli Anfibi, specie notoriamente legate agli ambienti umidi, in realta essi sono presenti con circa 6 specie. Si tratta di specie adattate a vivere in raccolte d’acqua spesso temporanee quali cisterne o pozzi. Tra le specie di maggior rilievo evidenziamo il Tritone italiano (Triturus italicus) endemismo del centro sud Italia, e l’Ululone appenninico (Bombina variegata) di recente scoperto in un unica stazione. 56


L’ambiente arido e pietroso che caratterizza l’Alta Murgia, è l’habitat ideale per molte specie di rettili che sono presenti con ben 14 specie sulle 19 presenti a livello regionale. Gli elementi di maggiore interesse, in quanto con una distribuzione italiana quasi del tutto limitata alla Murgia, sono il Geco di Kotscy (Cirtodactilus Kotschy) e il Colubro leopardino (Elaphe situla). Di rilievo anche le popolazioni della Testuggine comune (Testudo hermanni) e degli altri ofidi, gruppo in riduzione in tutto il loro areale italiano. Quella dei mammiferi, presenti con circa 17 specie, è forse la classe meno conosciuta, soprattutto per quanto riguarda chirotteri e micromammiferi, ed anche la meno importante mancando habitat adatti ai mammiferi più esigenti. Tra i predatori ricordiamo la Volpe (Vulpes vulpes) la Donnola (Mustela nivalis), la Faina (Martes foina). Nelle poche aree di bosco sono presenti il Tasso (Meles meles) e la specie di maggiore interesse l’Istrice (Histrix cristata), comunque molto rara e localizzata. Di notevole importanza il popolamento di micromammiferi almeno in termini di biomassa, in quanto si tratta delle principali prede dei rapaci presenti, ricordiamo il Mustiolo (Suncus etruscus), l’Arvicola di Savi (Pitymis savii), il Topo selvatico (Apodemus sylvaticus).

Pulli di Grillaio in un nido del cortile interno del Liceo Cagnazzi. [lb]

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Il falco Grillaio e la Murgia


Un lungo percorso di conoscenza Quando alla fine degli anni 80 ho iniziato ad occuparmi della natura della nostra regione mi sono imbattuto nel Grillaio, questo piccolo falco rarissimo e già allora minacciato. È iniziato allora un lungo percorso di conoscenza, di vicinanza e empatia con questo affascinante e simpatico rapace. Dalle prime osservazioni è risultato che questa specie viveva in simbiosi con gli abitanti della Murgia. Ho, infatti, scoperto che una piccola popolazione nidificante era insediata nei centri storici di alcune cittadine murgiane. Era una presenza rara e praticamente sconosciutà alla stessa popolazione che appariva indifferente ai suoi voli e poca o nulla attenzione prestava a questo importante coinquilino. Consapevole del grande valore scientifico di questa specie ho iniziato un censimento della popolazione insieme con l’associazione cipr (Comitato italiano Protezione Rapaci) e un gruppo di appassionati. I primi risultati sono stati pubblicati su uno dei numeri di “Umanesimo della Pietra Verde”, rivista regionale ante litteram che trattava dei temi ambientali. La rivista era la n. 5 del gennaio 1999 il titolo dell’articolo era già per certi versi profetico “Il Grillaio: un falco di rilevanza nazionale”. Il censimento rivelò la presenza della specie in 5 paesi della Murgia con una stima complessiva della popolazione di 90-110 coppie. Questo valore di popolazione era probabilmente sottostimato, già da allora era evidente, infatti, la difficoltà di censire una specie coloniale che s’insediava sui tetti di centri storici architettonicamente complessi e pieni di soffitte sottotetti, anfratti. Un dato interessante, già rilevato allora, registrava un leggero incremento, a fronte di una lunga tendenza di riduzione della specie negli ultimi anni. Il confronto con lo status della specie a livello italiano evidenziò un dato di grande importanza conservazionistica: quella della Murgia era l’unica popolazione della specie nidificante in tutta l’Italia peninsulare. L’inanellamento dei pulli in un nido del Liceo Cagnazzi eseguito dai volontari della LIPU di Gravina. [lb]

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Evoluzione della popolazione appulo-lucana di falchi grillai * Numero di individui delle cinque principali colonie presenti ai dormitori

12.300 11.950

16.764

07

04 20

16.764 10.488

20

1.675 785

Postriproduttivo

03

13.146 6.545

20

2005

2006

10.300

3

199

1994

2002

199

5

2001

96

00

10.138 7.130 9.450 5.350

59

Il falco Grillaio e la Murgia

1998

19

99

20

7.180 4.425

6.350 4.525

1997

* Fonte A. Sigismondi

4.825 3.150

19

11.005 6.440

Preriproduttivo

3.100 2.425

6.135 4.510


Riuscire a contarli La prima indagine sulla specie più che risolvere quesiti ne pose di nuovi e affascinanti, in particolare: perché la Murgia? quanti sono i grillai della Murgia? perché sui tetti dei centri storici? Era importante rispondere a queste domande perché solo attraverso la conoscenza della specie era possibile perseguire ed attuare azioni di conservazione della stessa. Risultò evidente che bisognava impostare ricerche a carattere scientifico perché il monitoraggio delle specie, l’analisi delle dinamiche delle popolazioni e i parametri che le regolano sono i temi classici in ecologia e gli elementi fondamentali per la conservazione della natura. Nell’area della Murgia, la presenza di una consistente popolazione di grillaio, la più grande a livello italiano, specie minacciata a livello globale, rende necessaria l’attuazione di appropriate misure di conservazione. Da questa consapevolezza, nasce la necessità di mettere a punto un programma di monitoraggio adeguato ed efficiente, che fornisca informazioni affidabili circa i parametri eco-etologici e demografici. Il metodo classico di censimento dei rapaci attraverso il conteggio delle singole coppie non era applicabile per la popolazione di Grillaio della Murgia, coloniale e insediata sui tetti dei centri storici. Era, infatti, praticamente impossibile contare le singole coppie che si insediavano sui tetti, soffitte, ecc. ed anche per l’elevata densità che la specie aveva raggiunto. L’osservazione dell’abitudine dei grillai che dormono tutti insieme su grandi alberi-dormitorio, utilizzati anno dopo anno, apparve il metodo più attendibile per raccogliere informazioni sulla consistenza della popolazione presente. Si decise di effettuare il conteggio due volte, una nella fase pre-riproduttiva nel periodo compreso tra il 15 e il 30 aprile e un’altra nel periodo post-riproduttivo, tra il 15 e il 31 luglio. La differenza tra i due conteggi forniva una informazione orientativa su quanti grillai erano nati sulla base dell’aumento degli individui presenti. La tecnica migliore di conteggio è risultata quella di contare gli individui che arrivano in volo nello spazio circostante l’albero dormitorio. Conteggi diretti sull’albero sono difficoltosi in quanto i grillai spesso dopo essersi posati s’involano nuovamente in gruppi più o meno numerosi creando grande confusione; inoltre appare molto difficoltoso contare direttamente gli individui posati per la grande concentrazione e per l’intricata vegetazione che ne impedisce la vista. I conteggi, attraverso l’uso di apposite schede, venivano effettuati da 60


più osservatori contemporaneamente almeno 2-3, dei singoli dati veniva poi effettuata la media. In alcuni casi era necessario che ogni singolo osservatore, per difficoltà logistiche, coprisse una singola porzione spaziale, i dati venivano poi sommati. A partire dal conteggio post-riproduttivo del 1995 si è inoltre deciso per una maggiore affidabilità dei dati di effettuare contemporaneamente nella stessa giornata il conteggio nei quattro dormitori più numerosi e vicini, Altamura, Matera, Santeramo e Gravina in Puglia. Il conteggio inizia un’ora prima del tramonto e si protrae sino al buio quasi totale per consentire la conta anche dei ritardatari. Per disponibilità di operatori, per problemi metereologici, o altro, non è stato possibile assicurare, per tutti gli anni, i conteggi in tutte le colonie. Si è comunque assicurato il conteggio delle colonie più numerose che offrono dati più significativi. Si evidenzia infine come raffronti attendibili nel numero d’individui presenti sono possibili solo negli ultimi anni sulla base della maggiore precisione nella tecnica di conteggio raggiunta.

Importantissima in questa fase è stata la collaborazione tra le associazioni altura e Terre del Mediterraneo per la ricerca dei collaboratori e il coordinamento delle attività. Il numero di persone che dovevano collaborare al censimento diventava sempre più numeroso e di difficile coordinamento e realizzazione, in alcuni giorni sono state mobilitate oltre trenta persone. 61

Il falco Grillaio e la Murgia


Rimaneva da capire come mai i grillai avessero scelto proprio la Murgia come loro ultimo territorio di presenza nell’Italia peninsulare e come lo utilizzassero. La popolazione presente ha la caratteristica di essere del tutto sinantropica per l’ubicazione delle colonie riproduttive; particolari e poco conosciute strategie trofiche sono probabilmente uno dei principali fattori che determinano la distribuzione localizzata e il notevole declino registrato da questa specie in tutto il suo areale. È probabile quindi che la salvaguardia delle aree trofiche sia il principale obiettivo per la conservazione della specie nell’area della Murgia. Pertanto, per definire le caratteristiche trofiche della specie e per individuare le principali aree

I dati sono stati raccolti attraverso l’uso di schede di rilevamento sul campo (a destra), che venivano compilate ogni qual volta si individuavano grillai singoli o in gruppo in attività di alimentazione. I cerchi concentrici sulla scheda (a destra nella pagina accanto) posti a distanze standard di 1,5 chilometri, consentivano di conoscere a che distanza dalla colonia i grillai erano in attività trofiche.

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di alimentazione, si sono raccolti nel corso di diversi anni, con metodi standardizzati, dati relativi all’utilizzo del territorio a fini trofici. Estremamente interessante appare il dato relativo all’utilizzo stagionale degli ambienti in quanto si puo osservare come l’utilizzo delle aree non sia uniforme nel corso del periodo riproduttivo ma varia notevolmente al variare delle stagioni. Questo aspetto pare dipendere dalle attività colturali svolte che influenzano la disponibilità delle prede nelle aree coltivate. Mentre da aprile a maggio le coltivazioni di cereali risultano ben utilizzate dai grillai, più avanti nella stagione, con la trebbiatura e soprattutto con la conseguente aratura, questi ambienti riducono notevolmente la loro disponibilità trofica in quanto si trasformano in deserti di terra arata. Inoltre i grillai osservati ad alimentarsi nelle aree a cereali dopo la raccolta lo facevano principalmente sugli appezzamenti trebbiati ma non ancora arati, che evidentemente offrono ancora buone risorse trofiche. I dati evidenziano come le attività trofiche non siano diffuse casualmente ma si concentrino in aree particolari, soprattutto di pseudo-steppa, dove evidentemente le disponibilità trofiche sono maggiori.

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Il falco Grillaio e la Murgia


La conta La raccolta dei dati è stata effettuata nel periodo compreso tra 1 aprile e 31 agosto. Negli anni 1993, 1994 e 1995, le schede sono state compilate individuando i grillai lungo percorsi casuali all’interno dell’area di studio per un totale complessivo di circa 10-15 uscite mensili. Nel 1996 si è invece utilizzato un transetto lungo 80 km rappresentativo dei vari ambienti presenti. Il transetto, che interessava anche l’importante colonia di Matera, è stato percorso mediamente ogni dieci giorni sempre con la stessa velocità. I percorsi venivano effettuati in macchina a bassa velocità a partire da circa 4 ore dopo l’alba, utilizzando binocoli 8 x 30 e 10 x 40. 1.550 ore di osservazione e 387 schede compilate hanno consentito di raccogliere un preziosissimo nucleo di dati molto importante per la conoscenza della specie.

A L T A

M U R G I A

Gravina in Puglia

Avvistamenti Percentuale dell’utilizzo degli ambienti trofici al variare della stagione pseudo-steppa Aprile Maggio Giugno Luglio Agosto 64

Tragitto

cereali

53%

40%

61%

36%

68%

29%

70%

25%

83% 10%

Prevalenza di colture ceralicole e altre coltivazioni Pseudo-steppa Misto pseudo-steppa e cereali Boschi autoctoni rimboschimenti e colture arboree


Pulo

Cassano Murge

Altamura Santeramo in Colle

Matera

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Il falco Grillaio e la Murgia


I grillai in caccia sono stati osservati anche in aree distanti 12-14 chilometri dalle colonie, tuttavia la maggior parte delle attività trofiche è svolta nella fascia compresa entro i 9 km. Si è scoperta anche una certa variazione nella distanza delle aree trofiche utilizzate in funzione della stagione, con la tendenza nel periodo riproduttivo ad utilizzare aree più vicine alle colonie e, viceversa, un utilizzo di aree a maggiore distanza dalla colonia nel periodo postriproduttivo. Rispetto alla necessità della specie di avere aree trofiche molto vicine alle colonie, l’indagine ha evidenziato come nell’insieme la popolazione utilizzi soprattutto aree trofiche distanti tra 0-9 chilometri dalle colonie. È probabile però che le coppie con prole al nido abbiano maggiore necessità di cacciare in aree molto vicine alla colonia, infatti i ritmi d’imbeccata molto intensi calcolati con un’imbeccata ogni quarto d’ora e minimi più frequenti (anche un solo minuto), richiedono zone d’alimentazione molto vicine. Inoltre il bilancio energetico tra il costo necessario a raggiungere le aree trofiche più lontane e il ritorno alle colonie potrebbe essere negativo per le coppie, con ripercussioni sul successo riproduttivo. È probabile che all’interno della popolazione le coppie riproduttive si alimentino molto più vicino alle colonie rispetto ai non riproduttori che possono avere una maggiore propensione all’erratismo. È pero evidente come le colonie abbiano tutte nelle immediate vicinanze aree trofiche a Festuco-Brometalia, la stessa consistenza delle colonie pare proporzionale alle dimensioni di questo habitat. Dalle osservazioni svolte risulta, inoltre, che notevoli estensioni di aree a Festuco-Brometalia non sono utilizzate in quanto troppo lontane dalle colonie. Infatti i grillai non hanno insediato grosse colonie in quei centri storici che pur rientrando nell’home range di 12-14 chilometri non abbiano anche estensioni di Festuco-Brometalia nelle immediate vicinanze. L’altezza della vegetazione sembra condizionare notevolmente le attività di caccia dei grillai, infatti la maggior parte delle attività viene svolta nella fascia di vegetazione compresa tra 0-40 cm di altezza, con attività nulla con vegetazione più alta di 60 cm. Un Grillaio a caccia sul fronte del fuoco. [lb] 66


Essendo una specie coloniale il Grillaio caccia spesso anche in gruppo; infatti i gruppi più numerosi in caccia si osservano soprattutto nelle aree a pseudo-steppa, mentre nelle aree cerealicole cacciano soprattutto individui singoli o piccoli gruppi. Tale aspetto dipende dalla maggiore concentrazione di prede che si realizza nelle pseudo-steppe.

I grillai sono attirati dagli incendi dove possono cacciare le facili prede che fuggono davanti al fuoco. Le aree incendiate però non sono più utilizzate nel lungo periodo. Il fuoco evidentemente distrugge le biocenosi e la produttività di queste aree, con grave danno per la specie.

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Il falco Grillaio e la Murgia


Il Grillaio delle Murge, quindi, dipende notevolmente per le risorse trofiche dalle aree naturali di pseudo-steppa a Festuco-Brometalia. Le attività svolte nelle aree cerealicole sembrano essere un semplice supporto alimentare non in grado di sostenere la popolazione presente.

Sia in termini percentuali assoluti che, soprattutto relativi al periodo stagionale, le pseudo-steppe appaiono l’ambiente che fornisce la fonte trofica principale. Infatti è proprio nel periodo di maggiori necessità trofiche, quello di crescita ed involo dei giovani, che le aree cerealicole vengono poco utilizzate in quanto le pratiche colturali le rendono carenti di prede. In sintesi possiamo evidenziare che la presenza di una così numerosa popolazione di questa specie coloniale nell’area delle Murge è dovuta: ›alla › presenza di vaste estensioni a Festuco-Brometalia che producono le elevate risorse trofiche, soprattutto ortotteri, necessarie per tutto il corso della stagione riproduttiva; ›alla › presenza, nelle immediate vicinanze delle aree trofiche, di centri storici adatti all’ubicazione dei siti riproduttivi. I centri storici rappresentano quindi a tutti gli effetti habitat riproduttivi della specie; ›che › le aree cerealicole presenti, pur fornendo una risorsa trofica, non possono sostenere nel corso di tutta la stagione riproduttiva le necessità della specie. Ai fini della conservazione di questa importante popolazione è quindi assolutamente indispensabile assicurare la salvaguardia degli habitat di Festuco-Brometalia soprattutto nelle immedite vicinanze dei centri storici.

Pseudo-steppa (pascolo a Festuco-Brometalia e Thero-Brachypodietea) e roccia calcarea affiorante. [lm] 68


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Il falco Grillaio e la Murgia


Il Grillaio a rischio SarĂ possibile garantire la sopravvivenza di questo rapace straordinario? Quali sono i pericoli che hanno agito e possono continuare a rappresentare una minaccia per la specie? 70


Perdita dell’habitat Perdita dei siti di nidificazione La perdita dell’habitat, dovuta all’espansione dell’urbanizzazione e alla modifica delle pratiche agricole tradizionali, ha negli ultimi decenni ridotto la disponibilità di risorse trofiche costringendo il Grillaio ad abbandonare molti siti dove erano presenti colonie storiche. Le pratiche agricole incentivate dalle politiche agrarie europee hanno ridotto moltissimo le superfici agricole con colture non intensive e le superfici a pascolo. La pratica dello spietramento, cioè la macinazione del banco di calcare affiorante per la messa a coltura di cereali, condotta negli ultimi decenni sulla Murgia, anche con i contributi dell’Unione Europea, ha danneggiato enormemente il territorio dell’Alta Murgia sia da un punto di vista paesaggistico e idrogeologico, sia per l’eliminazione degli habitat prioritari per i quali il territorio dell’Alta Murgia è stato inserito come psic e zps nella rete Natura 2000. I dati di perdita di superficie a pascolo sono vari: si passa da quelli ufficiali prodotti dalla Provincia di Bari che tra il 1990 e il 1999 calcolano una riduzione del 30% della superficie ad altri che stimano una perdita che supera il 50%, una vera catastrofe ecologica. Questa perdita di habitat legata alle formazioni di pseudo-steppa mediterranea ha determinato gravi effetti sull’habitat del Grillaio.

Perdita di habitat nei siti di sosta e di svernamento L’incremento della desertificazione nell’area del Sahel dal 1968 ad oggi ha causato la perdita di grandi aree di savana, un habitat importante per la migrazione e lo svernamento dei grillai. La costruzione di dighe e altre opere idriche ha distrutto importanti aree trofiche per il Grillaio in Senegal e in Niger (Ledant et al. 1986). Gli ortotteri, parte importante della dieta dei grillai nelle savane dell’Africa occidentale, sono scomparsi da molte aree, in parte per la distruzione delle praterie a causa della siccità e del sovrapascolamento, e in misura maggiore per l’utilizzo massiccio di pesticidi pesanti in queste aree. (a sinistra): Maschio di Grillaio. [Lb]

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Il falco Grillaio e la Murgia

La causa maggiore della scomparsa di siti di nidificazione presenti in strutture antropiche (edifici) è la chiusura dei buchi e la trasformazione dei sottotetti a seguito dei lavori di ristrutturazione e demolizione dei vecchi edifici nei centri storici sedi delle colonie. Questa minaccia è particolarmente significativa per la popolazione di Grillaio della Murgia in quanto la specie nidifica esclusivamente nei centri storici dove gli interventi di restauro e recupero degli edifici storici sono numerosi. Queste operazioni hanno portato alla riduzione e alla sparizione delle colonie o comunque ad una riduzione del numero di coppie nidificanti in Europa e in nord Africa. I residenti nei centri storici della murgia, spesso ostruiscono ogni “buco” lasciato consapevolmente sugli edifici per consentire la nidificazione non solo di grillai ma anche di altri uccelli come le rondini. Occorre invece sapere che, non solo per rispetto al regolamento regionale, basterebbe lasciare, ove esistano le feritoie sulle pareti dei vecchi edifici, un’apertura di sei centimetri di diametro, per consentire al Grillaio, ma non ai colombi, di passare.

Disturbo, riduzione dei dormitori La distruzione o il disturbo volontario operata da privati sugli alberi dormitorio dove numerosi si concentrano i grillai, rappresenta un forte fattore di disturbo-minaccia per la specie, soprattutto nella fase più importante del loro ciclo biologico. Questo fattore è particolarmente significativo nell’area della Murgia dove numerose sono state le azioni di disturbo (taglio, inutili potature di pini domestici, ecc) da parte di privati agli alberi dormitorio.

Disturbo antropico Nel Mediterraneo una delle cause principali di disturbo per il Grillaio è dovuto alla caccia di frodo e alla predazione di piccoli al nido.


Pesticidi

Impianti eolici

I risultati di uno studio sulla presenza di residui di organoclorine, pbc e metalli pesanti ha dimostrato che, sebbene siano state rilevate tracce di contaminanti in tutte le uova esaminate, i livelli sono generalmente bassi per avere effetti negativi sulla riproduzione (Negro et al. 1993). Al contrario una conseguenza importante circa l’uso massiccio di pesticidi è legata alla riduzione delle popolazioni di prede, specialmente ortotteri.

In Italia, attualmente la realizzazione di impianti eolici può rappresentare un fattore di minaccia particolarmente significativo per l’impatto degli uccelli con le pale eoliche, realizzate perlo più in aree trofiche per la specie, come è avvenuto nella colonia di Minervino, ma anche per la sottrazione di habitat che questi impianti determinano.

Competizione interspecifica La presenza di taccole può contribuire all’abbandono delle colonie attraverso il disturbo ai nidi, predazione delle uova e casi di cleptoparassitismo riscontrati in alcune colonie in Spagna e Francia. Nelle colonie presenti sulla Murgia si è notato un disturbo da parte di taccole ai dormitori, oltre che un disturbo predazione ai nidi. Il Lanario preda soprattutto i giovani grillai ma il suo prelievo appare del tutto sostenibile dalla popolazione presente.

Impianti fotovoltaici La realizzazione di impianti fotovoltaici, soprattutto se realizzati sui pascoli, suoli di minore valore, possono rappresentare una minaccia significativa per il Grillaio producendo una diretta sottrazione di habitat trofico. Anche quelli realizzati sul seminativo determinano comunque una sottrazione di suolo utile. Ricordiamo come per un solo MW di fotovoltaico occorrano circa 3-4 ettari di superfici utili. Come sempre la soluzione del problema sta nella giusta misura, per questo le norme in vigore impongono per ogni progettazione le Valutazioni d’Impatto e d’Incidenza Ambientali di cui, tuttavia, raramente si tiene in conto.

Impianti eolici a Minervino Murge. [LM] 72


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Il falco Grillaio e la Murgia


Le direttive europee Il progetto Natura 2000 e gli habitat di Interesse Comunitario Natura 2000 è il progetto che l’Unione Europea sta realizzando per “contribuire a salvaguardare la biodiversità mediante la conservazione di habitat naturali, nonché della flora e della fauna selvatiche nel territorio europeo degli Stati membri”. La rete ecologica Natura 2000 è la rete europea di aree contenenti habitat naturali e seminaturali, habitat di specie e specie di particolare valore biologico e a rischio di estinzione. La Direttiva Comunitaria 92/43/cee, relativa alla conservazione degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna selvatiche (cosiddetta ‘Direttiva Habitat’), disciplina le procedure per la costituzione di tale rete. Le Zone Speciali di Conservazione (zps) costituiscono la Rete Natura 2000, e sono individuate tra i psic la cui importanza sia stata riconosciuta e validata dalla Commissione e dagli stessi Stati membri mediante l’inserimento in un elenco definitivo. Fanno già parte della rete ecologica Natura 2000 le Zone di protezione speciale (zps), designate dagli Stati membri ai sensi della Direttiva Comunitaria 79/409/cee concernente la conservazione degli uccelli selvatici (cosiddetta ‘Direttiva Uccelli’). In Puglia sono stati censiti nel 1995, con il programma scientifico Bioitaly, 77 Proposti Siti d’Importanza Comunitaria (psic) e sono state designate, nel dicembre 1998, 16 Zone di Protezione Speciale (zps). La provincia di Bari è caratterizzata dal grande psic-zps della Murgia Alta che è la piú estesa e rappresentativa area steppica di tutta l’Italia peninsulare ed è caratterizzata dalla presenza di due habitat prioritari: le “Praterie su substrato calcareo (Festuco-Brometalia) con stupenda fioritura di Orchidee” ed i “Percorsi substeppici di graminee e piante annue (Thero-Brachypodietea)”. 74


zps/psic Murgia Alta

psic Bosco di Mesola

psic Bosco Difesa Grande

Aree protette individuate da direttive e norme europee Siti di Interesse Comunitario - SIC Zone di Protezione Speciale - ZPS zps/psic Murgia Alta Estensione: 125.880 ettari Comuni: Andria, Corato, Ruvo di Puglia, Bitonto, Grumo Appula, Toritto, Cassano delle Murge, Santeramo in Colle, Gioia del Colle, Altamura, Gravina in Puglia, Poggiorsini, Spinazzola, Minervino Murge.

psic Bosco Difesa Grande Estensione: 5.268 ettari Comune: Gravina in Puglia

psic Bosco di Mesola Estensione: 3.029 ettari Comuni: Cassano delle Murge, Acquaviva delle Fonti, Santeramo in Colle.

A questi ambienti è associata una delle piú importanti popolazioni di specie delle aree steppiche: calandra, calandrella, tottavilla, calandro. In quest’area è presente, forse, la piú importante popolazione mondiale del Grillaio (Falco naumanni), specie prioritaria di grande valore conservazionistico e scientifico. Significativa anche la popolazione nidificante del Lanario, altra specie prioritaria, mentre la Gallina prataiola risulta attualmente estinta. Il psic Bosco Difesa Grande è, al di fuori della provincia di Foggia, la piú importante ed estesa formazione di bosco mesofilo presente in Puglia dove si segnala la nidificazione di rapaci, rari in Puglia, quali Nibbio bruno (Milvus migrans) e soprattutto Nibbio reale (Milvus milvus) che attualmente hanno alcuni problemi di conservazione. 75

Il falco Grillaio e la Murgia


Centri storici e grillai: il regolamento regionale. Misure di conservazione relative a specie prioritarie di importanza comunitaria di uccelli selvatici nidificanti nei centri urbani ricadenti nei Siti di Importanza Comunitaria (pSIC) ed in Zone di Protezione Speciale (ZPS) 76


Regolamento regionale 28 settembre 2005, n. 24 Articolo 1 1. Ai sensi dell’art. 5 del D.P.R. n. 357/1997 così come modificato dall’art. 6 del D.P.R. n. 120/2003, i proponenti piani e interventi ricadenti nei proposti Siti d’Importanza Comunitaria (pSIC) e nelle Zone di Protezione Speciale (ZPS), tutti facenti parte della Rete europea Natura 2000 e tutti denominati Siti Natura 2000 di cui all’elenco allegato al presente Regolamento per costituirne parte integrante, che possono avere incidenza significativa sugli stessi Siti, devono effettuare la valutazione di incidenza di cui all’art. 6 della Direttiva 92/43/CEE, tenuto conto degli obiettivi di conservazione degli stessi Siti. 2. Il presente Regolamento si applica nelle zone omogenee “A” e “B” dei centri edificati così definite dalla strumentazione urbanistica comunale vigente all’atto di entrata in vigore del presente Regolamento ed ai sensi dell’art. 17 della L. 6 agosto 1967, n. 765. 3. Qualora le zone omogenee “A” e “B” di cui al comma 2. ricadano in un pSIC o in una ZPS di cui al comma 1., dovranno essere rispettate le seguenti prescrizioni: a) tutti gli interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, consolidamento, risanamento igienico e ristrutturazione edilizia, devono essere realizzati conservando i caratteri tipologici delle coperture e ripristinando materiali, colori e tecnologie costruttive della tradizione storica locale; b) devono essere conservati tutti i passaggi per i sottotetti, le cavità o nicchie utili ai fini della riproduzione del Falco Grillaio (Falco naumanni) o, in alternativa, devono essere posizionati nidi artificiali in un numero congruo indicato da apposito studio allegato alla richiesta di intervento edilizio (T.U. Edilizia D.P.R. 380/2001); c) le costruzioni di singoli edifici su lotti liberi, le sopraelevazioni e i completamenti di immobili esistenti, devono essere realizzati con copertura a tetto con rivestimento in tegole o coppi, preferibilmente in argilla e con tecnologie e colori della tradizione storica locale; devono, (a sinistra): piccola femmina di Grillaio riposa, durante il volo di addestramento, sull’elefantino della Cattedrale di Altamura. [lb] 77

Il falco Grillaio e la Murgia


inoltre, essere realizzati i passaggi per i sottotetti, eventuali cavità o nicchie utili ai fini della riproduzione del Falco Grillaio (Falco naumanni) o, in alternativa, devono essere posizionati nidi artificiali in un numero congruo indicato da apposito studio allegato alla richiesta di intervento edilizio (T.U. Edilizia D.P.R. 380/2001); d) è vietato abbattere alberi e/o modificare aree verdi esistenti se non per necessità; e) eventuali aree libere di pertinenza di edifici devono essere sistemate a verde con essenze autoctone; f) è vietato installare impianti di illuminazione ad alta potenza che possano creare disturbo alla fauna nelle eventuali aree di vegetazione naturale (gravine, aree di steppa) limitrofe al centro urbano; g) nei casi di aree di vegetazione naturale (gravine, aree di steppa) limitrofe al centro urbano le sorgenti sonore non possono determinare alcun incremento del livello di fondo misurato in assenza dell’intervento (L. 447/1995). Articolo 2 1. Tutti gli interventi descritti nell’art. 1 e ricadenti nelle zone omogenee “A” e “B” devono essere corredati da apposita autocertificazione, redatta ai sensi delle vigenti disposizioni in materia, a firma di tecnico abilitato e relativa al rispetto del presente Regolamento.

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2. La verifica positiva da parte dei competenti Uffici comunali della documentazione indicata nel presente Regolamento, con riferimento unicamente agli interventi ricadenti nei centri edificati ai sensi del comma 3. dell’art. 1, rappresenta avvenuto espletamento della procedura di valutazione d’incidenza sul pSIC e sulla ZPS. 3. L’Ufficio comunale competente è tenuto a predisporre un elenco mensile contenente gli estremi degli interventi di cui all’art. 1 e dei relativi esiti, da inviare all’Ufficio Parchi e Riserve naturali della Regione Puglia, al fine di consentire la verifica della corretta attuazione degli indirizzi contenuti nel presente Regolamento e l’eventuale formulazione, da parte dello stesso Ufficio Parchi e Riserve naturali, di osservazioni e richiami vincolanti volti a garantire la coerenza degli interventi con lo stato di conservazione complessivo del pSIC e della ZPS. Il presente Regolamento sarà pubblicato sul Bollettino Ufficiale della Regione Puglia ai sensi e per gli effetti dell’art. 53 comma 1 della L.R. 12/05/2004, n. 7 “Statuto della Regione Puglia”.È fatto obbligo a chiunque spetti di osservarlo e farlo osservare come Regolamento della Regione Puglia. Bari, 28 settembre 2005 Il centro storico di Gravina in Puglia. [lm]

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Il falco Grillaio e la Murgia


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Il Grillaio e la scuola

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La scuola e il falco Grillaio


Il progetto di formazione didattica La gran parte dei fattori limitanti che condizionano le risorse naturali e la biodiversità sono di origine antropica. È altresì riconosciuto che le possibili soluzioni per invertire la rotta sono nelle mani dell’uomo e che per attuarle è necessario innescare un reale cambiamento culturale nell’opinione pubblica. E il salto culturale, che passa inevitabilmente dalla presa di coscienza di valori da difendere, è da sempre uno dei processi più difficili di ogni settore della vita umana. Ecco perché tutte le strategie finalizzate ad attuare efficaci iniziative di sensibilizzazione ed educazione appaiono oggi centrali per la conservazione della natura e devono rientrare a tutti gli effetti tra le azioni prioritarie.

Sensibilizzare ai temi della conservazione della natura significa promuovere le condizioni per uno sviluppo durevole, necessario per far fronte alla crisi ecologica che coinvolge, oggi, il pianeta. Le attività di sensibilizzazione ed educazione prospettate sono finalizzate all’assunzione di una nuova etica che promuova attitudini e pratiche dell’uomo ispirate al rispetto e all’uso sostenibile del mondo naturale. In questo contesto è particolarmente importante individuare le cosiddette specie carismatiche (o flag species, specie bandiera) ovvero quelle specie che l’immaginario collettivo caratterizza con connotati particolari. Tali animali possono talvolta arrivare a “simboleggiare qualcosa” e quindi investono particolarmente la nostra sfera emozionale. Buona parte di tale carisma dipende naturalmente dalle caratteristiche intrinseche della specie e dai suoi rapporti con l’uomo e quindi anche dalle tradizioni e dalla cultura di una determinata società umana. Il Grillaio (Falco Naumanni) rappresenta certamente un’ottima opportunità per creare un progetto di educazione ambientale rivolto agli studenti della scuola media-superiore. Questo piccolo falchetto ha un (a destra): facciata del Liceo Cagnazzi [mc]. 82


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La scuola e il falco Grillaio


“contatto” molto stretto con le attività umane che più caratterizzano l’area dell’alta Murgia ed è particolarmente legato ai paesaggi pastorali e rurali dell’area mediterranea. Il Grillaio presenta una spiccata gregarietà evolutasi che risulta compatibile con le sue abitudini alimentari prettamente insettivore. La specializzazione trofica verso gli insetti, ed in particolare su cavallette, grilli, locuste, ecc., conferisce al Grillaio un ruolo ecologico molto importante nel regolare le popolazioni di questi artropodi il cui impatto sulle attività umane è spesso negativo. Le colonie murgiane hanno la caratteristica di utilizzare gli antichi palazzi dei centri storici della Murgia, per la loro riproduzione, radunandosi, a volte, in numerose colonie formate da oltre 1.000 individui. È in considerazione di quest’ultimo aspetto che il progetto si è avvalso per la sua realizzazione del luogo in cui è collocato lo stesso Liceo Cagnazzi. Si tratta di una struttura storica della città di Altamura, l’ex Convento dei Domenicani, edificato a partire dalla seconda metà del secolo xvi, in una zona risultata poi strategica per la stessa nidificazione del Grillaio. Infatti è in quest’area che si registra la presenza tra le più numerose di coppie di grillai intenti alla nidificazione. Grazie all’interessamento di alcuni esperti ornitologi e dello stesso Liceo, in ottemperanza al Regolamento regionale, si è avuto cura di far installare nel sottotetto dell’edificio Cagnazzi durante gli ultimi lavori di restauro delle coperture (2003), 150 nidi per la nidificazione dei falchi Naumanni. Il progetto, perciò, ha inteso utilizzare compiutamente tale opportunità, attraverso forme di studio finalizzate all’implementazione di un laboratorio didattico in grado di monitorare e di osservare dal vivo tutte le fasi di riproduzione dei falchi, con l’utilizzo di tecnologie informatiche (installazione in alcuni nidi di telecamere collegate al laboratorio informatico della scuola, programmi di gestione e collegamento alla rete web…). I destinatari del progetto sono stati, principalmente, gli alunni e le alunne del liceo Cagnazzi. Tale scelta non è stata casuale ma si è ispirata a due ragioni di fondo: la prima è l’esplicito riferimento, nei fini generali, ad una “scuola che si colloca nel mondo” e che quindi aiuta l’alunno/a ad acquisire strumenti indispensabili per la comprensione e l’interpretazione della realtà circostante; la seconda riguarda più strettamente l’aspetto metodologico del lavoro didattico con un approccio al sapere all’insegna dell’interdisciplinarietà. Ambedue questi aspetti sono stati pienamente valorizzati durante la realizzazione del progetto. Lo studio del territorio, luogo della complessità per eccellenza, chiama infatti all’incontro e al confronto i saperi più diversi. D’altro canto il radicamento nel territorio murgiano dell’esperienza didattica prospettata, configura una eccezionale 84


possibilità di osmosi tra la scuola e la realtà cui essa appartiene. In questa direzione il Liceo Cagnazzi si è avvalso della collaborazione del Centro Studi Torre di Nebbia, associazione che da molti anni opera sull’Alta Murgia al fine di individuare, attraverso una attenta ricerca e documentazione, le linee guida di una politica di sviluppo durevole, improntata ad un criterio di compatibilità con le risorse antropiche e naturali dell’area.

(sopra): un gruppo di alunni impegnati nella fase di osservazione. [mc] 85

La scuola e il falco Grillaio


L’elaborazione e la realizzazione del progetto “A scuola con i falchi”, sono stati resi possibili grazie alla sinergia dei docenti, alunni e personale amministrativo del Liceo Cagnazzi e degli esperti operanti a vario titolo sul territorio. Il progetto, in particolare, ha avuto inizio in via sperimentale nell’anno scolastico 2007-2008, quando si è predisposto un primo modulo didattico che ha fatto uso di un sistema di monitoraggio (Falco 1.0) che, successivamente, negli anni 2008-2010 è stato notevolmente potenziato, dando vita rispettivamente a “Falco 2.0” e “ Falco 3.0”. Gli obiettivi formativi e strategici del progetto sono stati quelli di: ›sensibilizzare › al rispetto e alla tutela della natura; ›sviluppare › la fantasia e la curiosità dei ragazzi; ›favorire › lo spirito di osservazione; ›creare › occasione di socializzazione attraverso lavori di gruppo;

vista dei tetti del Liceo Cagnazzi (ex convento di San Domenico) [mc] 86


›creare › e sviluppare l’interesse alla ricerca, alla conoscenza, alla riflessione su argomenti legati alla realtà e alle problematiche dell’ambiente; ›sviluppare › le capacità inventive, creative, espressive, comunicative e progettuali; ›acquisire › nuove competente nell’uso di strumenti informatici; ›promuovere › la conoscenza dell’Alta Murgia.

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La scuola e il falco Grillaio


Il progetto è stato condotto secondo tre moduli incentrati sulla conoscenza e studio del Grillaio e dell’ambiente dell’Alta Murgia. ›Modulo › didattico ha riguardato i temi generali relativi alla Classe degli Uccelli con particolare riferimento al Grillaio, agli ambienti in cui vive, alla sua ecologia e al mistero della migrazione che ogni anno si rinnova. Sono stati, inoltre, affrontati i temi relativi alla tutela degli habitat naturali e alle aree protette. Questo modulo è stato propedeutico a tutti gli altri ed ha avuto lo scopo di introdurre gli studenti alla conoscenza delle tematiche legate al Grillaio e alla sua conservazione. ›Modulo › osservativo ha riguardato il lavoro “scientifico” di osservazione e raccolta di dati sulla biologia e sul comportamento del Grillaio. Sono stati predisposti una serie di esperimenti allo scopo di illustrare la metodologia scientifica e le sue applicazioni a fatti concreti inerenti la conservazione delle specie e degli habitat naturali. A tale scopo sono state utilizzate le cassette nido in legno presenti nel sottotetto della scuola in cui nidifica il Grillaio. In una di esse si è provveduto a installare un sistema di telerilevamento collegato ad internet. Da tale postazione gli studenti hanno potuto osservare ed analizzare tutte le fasi della delicata gestazione riproduttiva di una coppia di grillai. Oltre allo studio della riproduzione gli studenti sono stati coinvolti nell’osservazione del Grillaio nel suo ambiente naturale al fine di comprendere le necessità in termini di habitat. A tale scopo sono state organizzate visite nei centri storici dove nidifica il falco e nelle aree steppiche della Murgia utilizzate per le attività trofiche.

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›Modulo › applicativo l’insieme dei dati raccolti sono stati organizzati ed elaborati in modo da renderli fruibili sulle pagine di un sito web che è stato appositamente creato nell’ambito del progetto, coinvolgendo tutti i partecipanti. A conclusione del percorso intrapreso, ai ragazzi è stato chiesto di creare una sezione specifica da inserire nel sito web, sotto forma di storie, foto, disegni, filmati, ecc. Gli stessi materiali raccolti sono stati elaborati al fine di realizzare la presente pubblicazione didattica a carattere divulgativo. I risultati complessivi sono poi stati presentati in una manifestazione pubblica conclusiva e pubblicati su www.ascuolaconifalchi.com.

(da sinistra a destra): convegno conclusivo del progetto ‘A scuola con i falchi’, Liceo Cagnazzi 10 maggio 2010 [mc], escursione sulla Murgia, aprile 2009. 89

La scuola e il falco Grillaio


Falco 1.0 Se è vero che prima di portare l’uomo sulla luna furono necessarie missioni di studio più o meno fortunate, Falco 1 rappresenta sicuramente una missione pre-allunaggio. Il progetto nasce durante l’anno scolastico 2007/2008 guidato dalla volontà e dalla passione di alcuni docenti del liceo Cagnazzi, in collaborazione con il Centro Studi Torre di Nebbia e con Giuseppe Decandia (KComputer). Il sistema (che solo successivamente prenderà il nome di Falco 1.0 ) si compone di una webcam ad ip (di quelle usate nella video sorveglianza) collegata direttamente alla rete internet. Falco 1.0 risente di una serie di problematiche tecniche e tecnologiche: ›la › qualità video scadente a causa dei modesti strumenti adottati per effettuare le riprese, ›il › software residente sulla webcam, ›la › banda internet a disposizione risulta insufficiente a consentire la visione contemporanea di più persone, perciò il tentativo di condivisione sul web risulta in generale di scarsa efficacia. Questo primo tentativo, tuttavia, ha gettato le basi di una iniziativa che, nelle successive versioni, ha saputo trovare soluzioni, alternative, ponendosi nuovi obiettivi.

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Nido artificiale

Alloggio della telecamera ip

Ingresso falchi

Internet

. . . R R R Visitatori on-line

Interfaccia web della telecamera

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La scuola e il falco Grillaio

Rete LAN della scuola


Falco 2.0 Nel 2004 Tim O’Reilly (Ceo di O’Reilly Media) coniò il termine Web 2.0 ad indicare uno stato di evoluzione che Internet, e in particolare il World Wide Web, stava subendo. L’anno scolastico 2008/2009 vede una svolta del progetto rispetto alla precedente edizione. Forti della esperienza assunta e con il contributo della UE (PON C1 - FSE 2008 - 783) e degli esperti, il progetto ha meritato di fatto l’appellativo di 2.0. La parte didattica e formativa è affidata ai due esperti biologi, Antonio Sigismondi e Michele Bux, mentre dell’implementazione del sistema di monitoraggio continuano ad occuparsene i volontari il Centro studi Torre di Nebbia. Dal punto di vista tecnico lo sforzo si è concentrato prima nello studio delle problematiche riscontrate nell’anno precedente: qualità delle riprese, diffusione delle riprese in tempo reale, condivisione del materiale girato, poi nella definizione di nuove e più attuali caratteristiche ancora da implementare: sistema automatico di ripresa e registrazione, sistema automatico di salvataggio dei dati. Contestualmente è maturata la necessità di dover operare a distanza in caso di problemi tecnici o nei momenti di chiusura della scuola. Perciò il router della scuola è configurato per permettere questo tipo di accesso attraverso un terminale (shell), consentendo così di ridurre al minimo l’uso della banda adsl che la scuola utilizza anche per i laboratori didattici.

Il ‘centro di controllo’ del sistema è un computer, mentre per le riprese è stata utilizzata una videocamera connessa via firewire. Il sistema si dota anche di un proprio router a cui è connesso un supporto di memorizzazione per il backup. (a destra): sequenza di fotogrammi tratta dalle riprese di Falco 2.0. 92


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La scuola e il falco Grillaio


Il computer è installato nel sottotetto del Liceo Cagnazzi vicino al nido da monitorare ed è connesso alla rete attraverso un collegamento wireless realizzato tramite un router aggiuntivo. Il disco di backup ed il router, sono invece situati in un altro locale per garantire maggiore sicurezza al materiale girato. Ottenere riprese di qualità comporta una grande quantità di informazioni (dati) da inviare. Permettere la fruizione in diretta delle riprese effettuate, necessita che la quantità di queste informazioni venga moltiplicata per il numero di persone che osservano, generando un notevole volume di traffico dati in uscita. Non potendo intervenire direttamente sulla rete adsl della scuola, si è pensato di trasferire il problema della diffusione video dalla scuola ad un servizio esterno. Dopo aver preso in esame differenti piattaforme di diffusione, disponibili gratuitamente in rete, si è scelta Justin.tv, che consente la diffusione online di video a presa diretta o preregistrati. In questa maniera il sistema di rilevamento invia i dati solo a Justin.tv che provvede a diffondere il video agli innumerevoli utenti connessi. Attraverso questo stratagemma si è riusciti a risolvere due problemi: ›migliorare › la qualità delle riprese, ›garantire › la condivisione del materiale girato con più persone. Nonostante questi notevoli passi in avanti i video mancano di audio, che, a causa dei problemi di banda, si è deciso di sacrificare per ottenere immagini nitide di tutti i momenti della vita nel nido.

Per la gestione di un sistema così strutturato è stato necessario sviluppare un software ad hoc. Il cuore del software è un sistema di pianificazione temporale degli eventi necessari al funzionamento. Accensione del computer, inizio delle riprese, diffusione delle riprese in rete, salvataggio dei video (organizzati per data e ora), backup giornaliero, avvengono in modo automatico, al momento opportuno. Tuttavia, il sistema necessita ancora di qualche accorgimento soprattutto nella gestore di situazioni problematiche, quali congestione della rete o impossibilità di trasmettere. In questi casi il sistema non è in grado di inviare i video a Justin.tv nè di registrarli in locale dato che i due compiti sono strettamente legati.

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Nido artificiale

Alloggio della telecamera

Computer ‘centro di controllo’

Ingresso falchi Hard disk di backup Router sottorete falchi

Rete LAN della scuola Internet

Interfaccia web di justin.tv

. . . . . . RR RRR R . . . . . R RRR R Visitatori on-line

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La scuola e il falco Grillaio


Falco 3.0 Nell’anno scolastico 2009/2010 il progetto viene di nuovo incluso nel POF del Liceo e sostenuto dall’UE (PON C1-FSE 2009-842). Il sistema prende il nome di Falco 3.0 e registra un incremento delle strumentazioni utilizzate. Il software viene ottimizzato e vengono risolti di alcuni bug. La prima novità consiste nella presenza di due telecamere: una interna e l’altra esterna al nido. L’ampliamento della banda internet a disposizione, ha garantito la diffusione di due video. Inoltre è stato possibile aumentare ulteriormente la qualità dei video prodotti scindendo (tramite modifiche al software) il video registrato da quello trasmesso su internet. Le riprese audio-video sono registrate in alta definizione sull’hard disk del computer, mentre in diretta la qualità viene lievemente ridotta per garantire una costante visualizzazione. Non è possibile ancora trasmettere sul web l’audio per motivi tecnici. I problemi di connessione e malfunzionamenti non pregiudicano più i video registrati sull’hard disk. Il computer originale è stato sostituito da due sistemi compatti (uno per ogni telecamera) più facilmente trasportabili e sottoponibili a situazioni estreme, come le alte temperature estive registrate nel sottotetto della scuola. In questa maniera è possibile costruire un sistema con molte telecamere distinte localizzate in vari punti senza problemi di cavi e dipendenze da un solo computer centrale. Anche il sistema di archiviazione è più complesso, con un disco di backup per ogni telecamera e con un sistema di archiviazione centralizzato che utilizza un disco di rete connesso al router. Il sistema è delocalizzato per ragioni di sicurezza dei dati. La quantità di informazioni giornaliere memorizzate è dell’ordine di alcuni gigabyte.

Un corso strutturato sullo studio del falco e sui sistemi di monitoraggio digitali, rappresenta la principale innovazione del progetto.

(a destra sopra): installazione del sistema di riprese interne al nido nel sottotetto del Liceo Cagnazzi, (a destra sotto) sistema di monitoraggio esterno collocato in un laboratorio del Liceo. [mc] 96


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La scuola e il falco Grillaio


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Nido artificiale

Alloggio della telecamera interna

Ingresso falchi

Telecamera esterna

Computer ‘centro di controllo’ con hard disk usb

Computer ‘centro di controllo’ con hard disk usb

Router sottorete falchi

Hard disk di backup

Interfaccia web di justin.tv

Rete LAN della scuola Internet

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La scuola e il falco Grillaio

. R . R . R . R . R

. R . R . R . R


Durante il corso i ragazzi sono stati introdotti alle conoscenze di base della fotografia e dalla video ripresa, con particolare attenzione alle problematiche del broadcasting e dello streaming online (diffusione di materiale audio-video in diretta), compreso il funzionamento del sistema di monitoraggio in uso e quello delle esperienze passate. Di particolare rilevanza è stato l’utilizzo di differenti e aggiornati sistemi informatici che hanno consentito agli studenti di rielaborare (anche da casa) quanto appreso a lezione e scambiarsi informazioni, link e foto, mediante un gruppo web creato per il progetto (http://groups.google. com/ascuolaconifalchi). Anche i test e le prove di verifica sono state effettuate sul web. Dal punto di vista pratico gli studenti hanno appreso semplici tecniche di post-produzione video grazie alle quali sono stati prodotti piccoli video dei momenti salienti della nidificazione, poi diffusi attraverso i social network. Dopo un periodo di affiancamento da parte degli esperti, gli studenti hanno gestito in totale autonomia questi strumenti. Vimeo è stato impiegato per la diffusione dei clip video. Flickr per la pubblicazione delle foto fatte dagli studenti o ricevute da altri visitatori. Facebook per la diffusione del progetto anche al di fuori della scuola. Twitter per la segnalazione in tempo reale di notizie sul processo di nidificazione.

(da sinistra a destra): i corsisti a lavoro nel laboratorio informatico, il nido monitorato nell’atrio interno, un maschio di Grillaio in un anfratto dell’atrio interno del Liceo Cagnazzi. [mc] 100


È stato, inoltre, realizzato un sito web www.ascuolaconifalchi.com che ha fatto da punto di connessione tra tutte le risorse prodotte e i social network utilizzati per la loro diffusione. Attraverso il sito è possibile accedere ai contenuti del progetto didattico, anche degli anni precedenti, e ad alcune notizie attorno alla vita del Falco Naumanni. Inoltre è sempre attiva la diretta di entrambe le telecamere. Tramite un sistema di monitoraggio delle visite al sito possiamo sapere che nel periodo della nidificazione il sito ha raggiunto un considerevole numero di visite, con un picco di 77 visitatori giornalieri, per un totale di circa 1.600 visitatori provenienti da Italy, United States, Germany, France, Russia, Netherlands, Hungary, United Kingdom, Canada, Poland, Greece, Colombia, India, Denmark, Sweden, Spain, Pakistan, Australia, Bangladesh, Brazil, Croatia, Turkey, Côte d’Ivoire, Czech Republic e Venezuela…

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La scuola e il falco Grillaio


Diario di volo

“ “

A scuola con i falchi mi è piaciuto tanto perchè ho imparato. Ho conosciuto il falco, ho imparato a cercarlo nei cieli in primavera e in estate, e a trovarlo senza difficoltà. Ho imparato non solo a vedere la Murgia, ma soprattutto a guardarla e a “capirla”. Ho scoperto che, nonostante tutto, amo la mia terra. A scuola con i falchi mi ha sottratta alla noia e mi ha dato l’entusiasmo e la voglia di partecipare. Rossella Giannuzzi

Abbiamo appreso molto da questa esperienza: un volo, una piuma, falchi portatici in classe dal prof. a qualsiasi ora, creando qualche piccolo scompiglio; eppure vedendovi volare, non possiamo non invidiarvi per l’ideale massimo di libertà che voi esprimete. Osservarvi da vicino è stato un arricchimento non solo del nostro piccolo bagaglio culturale, ma anche di quello umano. Come diceva Albert Einstein: Ogni cosa che puoi immaginare, la natura l’ha già creata. Noi sottovalutavamo l’essenza di esseri tanto piccoli come voi, eppure, la natura ancora una volta ci ha donato una lezione di vita, stupendoci. Buon volo piccoli falchi! Magari, quest’anno sarete proprio voi a nidificare a scuola, chi può dirlo! A presto! Adriana Chiaromonte & Catiana Mirgaldi Un progetto davvero insolito… ma forse proprio per questo originale e interessante! Credo che, in un modo o nell’altro, abbia sensibilizzato tutti noi a considerare diversamente il nostro territorio. In un mondo sempre più all’avanguardia, in cui l’uomo non smette mai di inventare e costruire, la nostra Murgia ci ha gratuitamente donato una ricchezza ben più grande, che è sempre stata li per noi. Sia il progetto che le nostre stancanti ma divertentissime escursioni sul territorio ci hanno permesso di guardare e toccare con mano, anche se in piccola parte, la bellezza e la magia di un grandioso patrimonio naturale. Il falco ne fa parte e, con la sua tenerezza, i suoi colori, la sua straordinaria forza, il suo istinto, è un emblema di una natura potente e grandiosa! Inutile dire che quando il professore ne ha portati due in classe, nonostante le nostre diverse reazioni, personalmente non potevo essere più sorpresa e affascinata! Rosanna Patella 102


Quest’anno ho avuto modo di frequentare il corso “A scuola con i falchi” e non vorrei negare il fatto che sin dall’inizio questa esperienza ha sempre lasciato un segno in me, qualcosa di diverso e completamente autentico. Ciò che mi ha colpito maggiormente è stato senz’altro l’approccio di carattere tecnico al problema, allo studio del falco Grillaio, al suo monitoraggio, alla salvaguardia di questa specie e ancor più al territorio della Murgia, luogo straordinario che accomuna unitamente il falco e noi abitanti di questa terra. Ciò che ne è derivato è stata sostanzialmente una maggior padronanza di conoscenze tecniche in ambito informatico, grazie all’ausilio di esperti del settore e, in ambito geografico, grazie al mio professore ho imparato a guardare con occhi diversi ciò che mi circonda, anche se talvolta si incontrano ostacoli che possono mettere a repentaglio la flora e la fauna di un paesaggio meraviglioso. Soprattutto ho imparato a conoscere… a conoscere per salvaguardare. Giuseppe Colonna

” ”

Partecipare a questo progetto è stato molto entusiasmante perchè mi ha permesso non solo di conoscere il falco ma soprattutto di vederlo da vicino e di toccarlo con mano per la prima volta. In più, contribuire alla pulizia del nido del falco Pierino e dei suoi fratelli e al loro inanellamento è stata un’esperienza che non capita tutti i giorni.Spero che, grazie a questo libro, la gente possa interessarsi a questo nuovo sano grande fratello e alla bellezza e alle risorse del nostro territorio murgiano. Cecilia Moramarco Mi ero iscritto al corso dei falchi non perchè mi piacessero ma solo perchè ci andavano tutti i miei amici di classe, però notando che il corso era interessante e che si parlava non solo di falchi ma anche di murgia e di informatica mi sono sempre più avvicinato a questi argomenti. Ora mi reputo un’amante di tutto ciò che riguarda il Falco Naumanni e la mia murgia altamurana... Alessandro Cornacchia

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La scuola e il falco Grillaio


I francobolli del Grillaio Esiste, a livello mondiale, una raccolta filatelica che ha come soggetto proprio il Grillaio (Falco Naumanni). La seguente esposizione vuole riassumere le caratteristiche principali di questa collezione. I primi due francobolli furono emessi in Polonia nel 1974 e ritraevano, l’uno il maschio, l’altro la femmina del Grillaio. Come sappiamo il falco migra dal Sud Africa verso l’Italia, ed è proprio in Sud Africa e in Botswana che furono emessi due francobolli, rispettivamente nel 1989 e nel 1999. Un altro francobollo, emesso nel 2007, ritraeva Gheddafi, governatore della Libia, al fianco del falco, e un acquedotto sullo sfondo; potrebbe sembrare un francobollo autocelebrativo ma in verità esso fu emesso dalla Guinea, e non dalla Libia, per ringraziare Gheddafi di aver costruito nel 1983 un sistema di acquedotti che aveva in gran parte risolto il problema della siccità. Il falco Grillaio è molto apprezzato anche in Mongolia, che ha emesso un francobollo nel 1999 e soprattutto in Israele. Israele è, forse, tra tutti i paesi in cui nidifica (come la Mauritania, la Slovenia, le Maldive) quello che ha il più forte legame con il Grillaio. Infatti, oltre ad aver emesso alcuni francobolli, come quelli del 2001 e del 2009, ha stampato anche delle cartoline con tanto di annullo accanto al francobollo che ne aumenta il valore. Le immagini riproducono il falco in volo sui suoi luoghi di nidificazione che sono, proprio come in Italia, i tetti delle vecchie case. Un francobollo molto importante è quello emesso in Germania nel 1980 che ritraeva il Naumanni accanto a Johann Friedrich Naumman, il primo ad aver studiato e classificato questa specie. Ci sono poi state anche alcune emissioni congiunte, come quella della Nuova Zelanda e della Francia nel 2000: furono emessi due francobolli con la stessa immagine ma con diverse tonalità di colore, oltre a cartoline (anch’esse con l’annullo al francobollo) e buste da lettere. Tappa obbligata del falco e di molti altri uccelli durante la migrazione è l’isola di Malta; è qui che, nel 1991, è stato emesso un francobollo che ritraeva il falco maschio. Si racconta che lo spettacolo nei cieli di quest’isola durante la migrazione dei vari uccelli sia straordinario. Purtroppo fino a qualche anno fa a Malta la pratica della caccia era molto diffusa e alcuni uccelli hanno rischiato l’estinzione; il problema è stato in gran parte risolto nel 2004, quando Malta, entrando a far parte dell’Unione Europea, ha dovuto adeguarsi alle nuove regole dell’UE. Altro luogo di nidificazione del falco è Gibilterra, anche se qui il falco 104


non nidifica sui tetti delle case, bensì nelle rocce, ed è per questo che viene chiamato “uccello delle rocce”. Questo Paese ha emesso un francobollo del Grillaio nel 2008, ma è quello emesso precedentemente nel 1999, che ha un certo valore per i collezionisti in quanto è possibile ritrovarlo sul foglio originale e soprattutto perché i colori sono risultati più chiari rispetto all’immagine originale a causa di un difetto di stampa. Accanto al francobollo fu emessa una busta in cui il volo del falco veniva paragonato a quello dei veloci aerei militari. Nonostante sia proprio l’Italia a essere il maggior luogo di nidificazione del Grillaio, non sono mai stati emessi francobolli o cartoline su di lui nel nostro Paese, almeno fino al 2005 quando una prima cartolina di Grillaio in volo fu prodotta proprio ad Altamura dal Centro studi Torre di Nebbia; nel 2006 un’altra cartolina fu prodotta sempre ad Altamura con l’annullo postale che ritraeva un falco (accanto a un francobollo che, però, aveva tutt’altro soggetto). Infine, in seguito al progetto “A scuola con i falchi”, il Liceo Cagnazzi nel 2010 ha prodotto due cartoline che ritraggono il Grillaio. Ancora oggi, quindi, non abbiamo in Italia francobolli con questo rapace.

Naumann Johann Friedrich (1780-1857) Ornitologo tedesco e valente disegnatore, eredita dal padre la passione per l’ornitologia. Assieme al padre, tra il 1797 e il 1817 pubblica Natural History of Central European Birds. Lavora all’opera Naturgeschichte der Vögel Deutschlands. Nach eigenen Erfahrungen entworfen (Della storia naturale degli uccelli della Germania), realizzando 400 incisioni per le tavole. Il primo volume esce nel 1820 e l’opera viene conclusa nel 1844; nel 1847 viene aggiunto un volume supplementare. Le descrizioni sono frutto delle osservazioni dello stesso Naumann che ha anche provveduto a coniare i nomi degli uccelli, tra cui quello del Grillaio (Falco Naumanni). Alle illustrazioni partecipano diversi artisti come il Keulemans, Göring, Geisler e Kleinschmidt. 105

appendice


I francobolli

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Le cartoline

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a scuola con i falchi

a scuola con i falchi



Bibliografia Biber J.P., 1990, Action plan for the conservation of Western Lesser Kestrel Falco naumanni populations, Cambridge, UK: ICBP (Study Rep. 41). Biber J.B., 1994, International action plan for the Lesser Kestrel (Falco naumanni), in Heredia B., Rose L., Painter M., Globally threatened birds in Europe – Action plans. Council of Europe Publishing, Strasbourg: 408 p. (191-203). BirdLife International, 2004, Birds in Europe: estimates population, trends and conservation status, Cambridge, UK (BirdLife Conservation Series n. 12). Brichetti e Fracasso 2003, Ornitologia italiana, vol. 3, Perdisa Editore, Ozzano dell’Emilia, (Bo). Bux M., 2008, Grillaio Falco Naumanni, in Bellini F., Cillo N., Giacoia V. & Gustin M. (eds.) 2008. Castoro P., Creanza A., Perrone N., 2005, Guida al Parco nazionale dell’Alta Murgia, Torre di Nebbia edizioni. Castoro P., Cronache murgiane, 2002, Torre di Nebbia edizioni. Gustin M. (eds) 2008, L’avifauna di interesse comunitario delle gravine ioniche, Oasi LIPU Gravina di Laterza, Laterza (Ta), pp38-41. Mascara R. & Sarà M., 2006, Densità e biologia riproduttiva del grillaio Falco naumanni nella piana di Gela (Sicilia), “Avocetta” 30, p. 51-59 Palumbo G., 1997, Il Grillaio, Altrimedia edizioni, Matera. Sigismondi A. 1990, Il Grillaio Falco Naumanni - un falco di rilevanza nazionale, in “Umanesimo della Pietra-Verde”, n. 4 Martina Franca, (Ta). Sigismondi A., Cassizzi G., Cillo N., Laterza M., 1996, Utilizzo del territorio a fini trofici nel Falco Naumanni delle Murge (Italy). “International Conference on Raptors”, Urbino 2-5 Ottobre 1996. Sigismondi A., Cassizzi G., Cillo N., Laterza M. 1996, Monitoraggio della popolazione di Falco Naumanni delle Murge (Italy) nel periodo 1993-1996, attraverso il conteggio della popolazione pre-postriproduttiva ai dormitori. “International Conference on Raptors”, Urbino 2-5 Ottobre 1996. Sigismondi A., Cassizzi G., Cillo N., Laterza M., Losacco A., Muscianese E., 2001, Population survey of the Lesser kestrel (Falco Naumanni) in the Murgia Hills (Italy), “Abstracts 4th Eurasian Congress on raptors” Seville, Spain, Raptor Research Foundation. Sigismondi A., Cassizzi G., Cillo N., Laterza M., 2003, Status e problemi di conservazione della popolazione di Grillaio Falco Naumanni nelle Murge. “Atti I Convegno Italiano Rapaci Diurni e Notturni”, Preganziol (Tv). Avocetta n. 1, vol. 27 111

appendice


Finito di stampare nel mese di gennaio 2011 dalla Tipolitografia Grafica&Stampa di Altamura




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