KIND_DEMETRIODIGRADO

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Demetrio Di Grado


Demetrio Di Grado

KIND SOLO SHOW PERSONAL RESEARCH ANALOGIC COLLAGE #2

DAL 24 FEBBRAIO AL 10 MARZO 2018 INAUGURAZIONE 24 FEBBRAIO ORE 19

Orari: dal martedì al sabato alle 17 / 20

Piazza Cassa di Risparmio, 22

TESTO IN CATALOGO Francesco Piazza

SCANSIONE, IMPAGINAZIONE E GRAFICA ManSourcing /// Demetrio Di Grado

REALTA’ ROMANZESCA


KIND I collage di Demetrio Di Grado attraversano gli anni. Spostano l'attenzione sul concetto di bellezza rivelando inaspettate influenze rétro, mai così vicine a noi. La réclame, le movenze plastiche quasi innaturali, i monelli riccioluti e le signore felici di mostrarsi nei loro completini messi a nuovo da modiste esperte. Tutto nel mondo inventato e raccontato di Di Grado è saturo di memoria, di un periodo in cui la ricchezza non era obiettivo così difficile da raggiungere. Un mondo tanto reale quanto reali sono i tagli sulla carta avidamente cercata, sottratta al macero o alla sua successiva ed ecocompatibile funzione ultima; avvolgere qualcosa, diventare contenitore. Essere riutilizzata prima di essere distrutta. Così la carta di Demetrio contiene frasi, avvolge i racconti di uomini e donne, racchiude messaggi, si adagia accattivante su superfici non sempre adatte a essere supporto artistico. Saracinesce, lamiere, muri e palizzate, tavole, e poi quaderni e album. E la colla versata a sancire e bloccare insieme il tutto. Nel tempo ritrovato. Un procedimento semplice che racchiude però dinamiche complesse di forte impatto sociale ed emotivo. L'arte del collage, che impariamo fin da bambini, è anche l'arte della denuncia, della mistificazione, delle lettere minatorie, nelle quali era un esercizio (artistico?) il comporre frasi forti e drammatiche. Resta indelebile, fissato nel nostro immaginario, il rapporto cruciale tra la composizione “casuale” di parole e il suo effetto dirompente sulle coscienze, che attraversò gli anni di piombo definendo codici di lettura che solo il digitale è riuscito a scalzare e annullare. In Kind, il collage analogico di Di Grado compie un salto indietro nel tempo. Recupera il valore manuale e operoso dell'arte povera, per comporre immaginarie quinte sceniche di quel teatro che è la vita. Egli ferma il tempo e afferma il suo personale messaggio di denuncia, monolitico e stentoreo, coprendo gli occhi dei personaggi calati in questo tempo sospeso e trasformandoli in superfici su cui “scrivere" . Forte di questo codice interpretativo ed espressivo, decide di consegnare ai bambini i pensieri più importanti, (quali migliori messaggeri?). Perché in loro esiste una serietà che noi adulti perdiamo col tempo e che ci costringe a essere più concreti, ed una compostezza che non ti immagini in esseri così apparentemente fragili e indifesi. Il concetto di gioco, le sue regole, le penitenze. Ogni cosa assume, nei bambini, una connotazione di estrema precisione. Ogni gesto è codificato. Niente è lasciato al caso, come teorizzava Johan Huizinga che, in Homo Ludens, affidava al gioco il fondamento di ogni cultura dell'organizzazione sociale. Kind in inglese è genere, razza, tipo, natura e in tedesco assume un solo e unico significato; bambino. L'etimologia ci aiuta a comprendere quanto la natura infantile sia attraversata da elementi di complessità che ricondurre ad un solo significato, renderebbe tutto estremamente scontato e poco intellegibile. Di Grado racconta, attraverso i bambini, la contemporaneità, la società e le sue contraddizioni, contaminando i suoi collage di scenari intrisi di un asciutto nonsense; per affermare princìpi, senza rigore, ma con concreta fanciullesca benevolenza.

Francesco Piazza


I miei collage nascono dall’assemblaggio di carta e colla vinilica, per creare dei manifesti introspettivi. Un viaggio tra la coscienza e l’istinto. La scelta precisa e decisa dei soggetti sono prevalentemente figure umane. Le immagini le cerco su vecchie riviste e vecchi quotidiani, dagli anni 20 agli anni 50. La guerra, la povertà, la miseria, sono stati anni cruciali ma la conseguente rinascita dal dopoguerra, la forza di volontà, lo sviluppo economico, la voglia di ricominciare con tenacia e costanza, di quell’ epoca sono valori che oggi a mio avviso sono stati persi o si stanno sbiadendo e ingiallendo come la vecchia carta che uso. Attraverso quelle immagini e le parole che dall’ottimismo al cinismo tagliano il volto di chi li pronuncia, resta un messaggio da voler condividere in questo presente.

Valore del passato contestualizzato e attualizzato…#VINTAGEPOP così posso definirlo ? Da questo spunto nascono i miei progetti, le mie serie. A volte catalogati, a volte a schema libero fino al nonsense. La mia ricerca personale sul collage analogico è la mia necessità di raccontare con la carta una storia e fermarla con la colla. In un era dove il digitale è sempre più veloce e la frenesia divora, l’analogico diventa per me una esigenza per fermarmi e mettere dei punti, nei miei ritagli di tempo. Demetrio Di Grado

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COLLAGE SU CARTA A4 297 x 210 mm – gr 160

















Performance di Demetrio Di Grado “Eravamo puri e senza pretese” 24 febbraio ore 19,30 durante il vernissage di Kind. Collage analogico Se Demetrio Di Grado vede una parete vuota, un muro bianco o scorticato, un angolo di strada desolato, non resiste. Deve incollare. La sua indole da super eroe della strada, gli impone di indossare in un attimo la tuta bianca e tirar fuori colla e pennelli, e guanti. Ma i guanti li butta via perchè le mani nude funzionano meglio di qualsiasi attrezzo. E sporcarsi può essere davvero bello. É se hai una galleria a disposizione? Provi a trasportare l'emozione che vivi per strada, all'interno di uno spazio che è poi il prolungamento ideale di una piazza, di un luogo per tutti. Di uno spazio della condivisione. Aperto e visibile a tutti. Niente di più semplice e niente di più complicato. La performance dal titolo “Eravamo puri e senza pretese” nasce dal desiderio di mostrare a tutti come nasce un collage. Condividere il divertimento e il gioco che c'è nel trasformare e riempire un vuoto. Questa volta fuori misura e fuori dagli schemi dimensionali dei formati classici, sovvertiti e espansi a beneficio del pubblico. Lo abbiamo chiamato megakind, questo grande collage. Perchè rappresenta l'insieme di tutti i kind in mostra. Di tutti gli sguardi/codici che i bambini di Di Grado lanciano, e che vedi rimbalzare da una parte all'altra, intercettando le coscienze di ognuno di noi. Così da lontano, chi passerà da quell'angolo di piazza scambierà il suo sguardo con quello di quei “grandi bambini”, e proverà a riflettere sulla propria esistenza. Su quanta purezza ancora è in noi, senza l'assurda pretesa di essere grandi e infallibili.



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