Pensa locale, agisci globale!

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MA DOVE VAI E QUALE BUSINESS FAI, SE L’INTELLIGENZA CULTURALE NON CE L’HAI?

Pensa locale, agisci globale! Soprattutto nel business. E’ una massima proposta da Geert Hofstede, contraria al think global and act local della IBM di qualche anno fa, che ci aiuta a tener conto del fatto che nessuno di noi può pensare “in grande”, globalmente, in quanto siamo tutti ancorati e vincolati ai contesti locali in cui siamo immersi. I “simboli” (parole, gesti, disegni, oggetti…), le narrazioni, le storie e le cronache (con i loro personaggi ed eroi) sono comprensibili perché parlano di noi, parlano proprio a noi che siamo parte di un certo contesto e “ci parlano”, cioè ispirano e conferiscono significati particolari alle nostre azioni, ai nostri discorsi, alle nostre decisioni (anche al di là delle nostre intenzioni e consapevolezze). Il cuore di una cultura è costituito dai valori. I valori sono una delle prime cose che i bambini apprendono, nella maggior parte dei casi non consapevolmente ma indirettamente. Molti psicologi dello sviluppo sostengono che, attorno ai dieci anni, la maggior parte dei bambini hanno già il loro solido sistema di valori di base e che dopo quest’età è difficile cambiarli. Proprio perché sono stati acquisiti così precocemente, molti valori restano inconsci. Dunque non possono essere “verbalizzati” e quindi non possono essere messi in discussione dai diretti interessati, che spesso non sanno di essere “parlati ed agiti” da un certo set di valori di riferimento. Nella maggior parte dei casi possono essere solo dedotti dal modo in cui le persone agiscono in circostanze diverse, dal modo in cui affrontano, discutono, qualificano e risolvono situazioni di contrarietà ai valori dati.

L’intelligenza culturale ci aiuta a renderci conto dei valori di riferimento che guidano/ispirano/condizionano i comportamenti degli altri. La cultural intelligence, così come l’antropologia della conoscenza in generale, ci apre a dimensioni di grande rilievo non solo in termini di comprensione e analisi del mondo in cui viviamo, ma direttamente in termini di management e business development. E’ la chiave che ci consente di “ascoltare” e comprendere abitudini, comportamenti, contesti e mercati diversi dai nostri. Soprattutto se lavoriamo nelle aziende e nelle organizzazioni attive a livello internazionale, facciamo parte di gruppi di lavoro nei quali le concezioni di servizio, di team-working, di gerarchia, di tempo, di qualità, etc. sono le più diverse.

Per fare global business in modo efficace serve molta cross-cultural intelligence, capacità di “far presa” a livello profondo con il contesto locale e i sistemi di pensiero più diffusi: con la consapevolezza che il significato dei nostri messaggi è quello percepito da chi li riceve, che può essere molto diverso da quello che noi gli


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attribuiamo intenzionalmente (the receiver, not the sender, defines communication). Ciò di cui abbiamo bisogno sono modi di pensare e di agire capaci di farci comprendere e frequentare le molte particolarità, contrasti e singolarità che caratterizzano i molteplici mercati locali del nostro mondo sempre più globale. La culturewheel può essere uno strumento utile proprio in questa direzione: compilarla in occasione di momenti particolarmente significativi di esposizione a culture diverse dalla nostra ci aiuta a sviluppare la nostra intelligenza culturale.

Fernando Salvetti, antropologo ed executive trainer. Managing partner LKN e docente LUISS Business School.


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