Funboard 143

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PROGRAMMA: Speed slalom Disponibile in : 90 - 98 - 105 - 114 - 122 - 129 Lts

Particolare del “Toro Tail”

RRD X-Fire V4

Nella stagione 2012 Finian Maynard utilizzerà la nuova gamma X-Fire LTD V4 con l’esclusivo sistema “Toro Tail”.

“ L’ e f f i c i e n z a g e n e r a l a p e r f o r m a n c e ”


Rider: Finian Maynard - Ph: Darrell Wong

RRD ha sviluppato la gamma di tavole slalom più eccitante e mirata alla pura performance che sia mai stata lanciata sul mercato. Le nuove tavole X-Fire LTD V4 rappresentano un nuovo standard per la disciplina dello slalom grazie all’introduzione della “poppa TT” (Toro Tail), la prossima generazione del design che detterà presto la sua legge sui più importanti campi di regata. Il lavoro di sviluppo completo e meticoloso del team RRD ha portato alla produzione di 5 nuovi shape che diventeranno il riferimento del mercato nel 2012. Vi basterà dare una semplice occhiata a queste macchine da regata per essere concordare con noi!

www.robertoriccidesigns.com · info@robertoriccidesigns.com


La cover di questo mese è dedicata a Sylvain Demercastel, uno scatto preso dal suo ultimo viaggio in Sud America di cui potrete leggere il report tra qualche pagina.

ANNO XVII - NUMERO 143 DICEMBRE/GENNAIO 2012 DIRETTORE RESPONSABILE • cristiano@jmag.it

Cristiano Zanni

RIDER

REDATTORE CAPO Fabio Calò • fabio@hipow.com ART DIRECTOR Gianpaolo Ragno

Sylvain Demercastel Perù, Sud America E.De Cruz

LOCATION FOTO

ragno@hipow.com

GRAFICA E DTP Carlo Alfieri • carloa@hipow.com IN REDAZIONE Marco Melloni

marcom@hipow.com

FOTOGRAFO SENIOR Raffaello Bastiani

raffaellob@hipow.com

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Fabrice Beaux, Brawzinho, Fabio Calò, Claudio Cazzara, Valentina Crugnola, Sylvain Demercastel, Simone Grezzi, Federico Infantino, Philip Koster, Francesco Orsi, Andrea Mariotti, Sergio Minoni, Matteo Muraro, Andre Paskowski, Mattia Pedrani, Andrea Polloni, Kevin Pritchard, Marco Revel, Nicola Spadea, Jacopo Testa. immagini: Francis Brewer, John Carter, Claudio Cazzara, E. De Cruz, Sylvain Demercastel, FotoFiore, Adele Frola, Maxime Houyvet, Francesco Orsi, Valerio Pedrani, Kevin Pritchard, Demtrio Righetti, Michael Sumereder, Benjamin Thouard, Felice Zompanti.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srl via Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087 fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it AMMINISTRATORE DELEGATO Cristiano Zanni • cristianoz@hipow.com SERVIZI GENERALI Luisa Pagano • luisap@hipow.com DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA Press-di Distribuzione Stampa e Multimedia s.r.l. 20090 Segrate (MI) DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTERO Johnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano

MAUI TIME. A volte, durante il nostro percorso di vita, accadono delle cose, non necessariamente positive, ma che influenzano le nostre scelte future, aprendoci nuove strade e facendoci incontrare nuove persone. Nel mese di ottobre e novembre, insieme a un gruppo di amici, ho avuto la fortuna di condividere una delle esperienze più belle della mia vita, un viaggio a Maui. Quante volte avevo sentito la frase: “Non sei ancora stato a Maui?!? Ci devi andare!”. Solo ora posso comprendere in pieno quanta verità si nascondeva dietro quella semplice affermazione. Il nostro Maui Time è stato magico, e non parlo solo delle condizioni di onda e vento che abbiamo trovato (ragazzi… 100% di giorni con vento e onde dal metro e mezzo ai 5, con una netta maggioranza di giornate “impegnative”!!!), ma anche delle amicizie strette, delle esperienze vissute e condivise con loro e per le persone che ho avuto la fortuna di poter intervistare, di cui potrete leggere dal prossimo numero di Funboard. Maui è stato semplicemente Maui, come speravo che fosse, esattamente come le foto e i video me lo avevano sempre mostrato fin da quando ero piccolo, ma la realtà questa volta ha superato la fantasia! Se vi posso dare un consiglio, se non lo avete ancora fatto, almeno una volta a Maui dovete andare! … E poi… beh forse vedendo la foto di Jacqueline&Fabio. questo editoriale avrete già capito che il © Kevin Pritchard vostro capo-redattore, mentre si trovava a Maui, è convolato a nozze! Il 5 novembre abbiamo celebrato la cerimonia in spiaggia a Paia, in una giornata di vento e onda in cui sono anche riuscito a fare una bella uscita a Hookipa prima di pronunciare il fatidico “Yes, I do”. Mahalo a tutti gli amici con cui abbiamo condiviso questo viaggio. Buon Natale a tutti i lettori e collaboratori di Funboard. Dedicato a Luca e Matteo. ALOHA Have fun!

Fabio I-720

SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTERO Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano tel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - adv@jmag.it www.johnsonsmedia.com Servizio attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00.

ALOHA Enjoyous sharing of life energy at the present moment! Oltre ad essere un saluto ALOHA significa: condivisione gioiosa dell’energia vitale nel momento presente.

MODALITA' DI PAGAMENTO Bonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano Banca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199 CAUSALE: abbonamento FUNBOARD - NOMINATIVO E INDIRIZZO

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PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/ novembre, dicembre/gennaio

STAMPA Alfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

ISSN 1124-0261 registrazione Tribunale di Milano n.5 del 14.01.1995 ROC - Registro Operatori di Comunicazione - 1234

Funboard è una testata della casa editrice JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite), Snowb (snowboard) e le riviste Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite) Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle) 6:00AM (skateboard), GirLand (femminile), SupTime (stand up paddle).

Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista. Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.



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NEIL PRYDE RS:RACING EVOIV Nata dall’incessante programma di ricerca e sviluppo e dall’innovazione del NeilPryde Design Center. Realizzata con la collaborazione dei top pro rider di casa Neil Pryde, le EVOIV si sono evolute in vele ancora più veloci e performanti, con longevità migliorata. La curva dell’albero è stata ribilanciata per creare la massima armonia tra stabilità del profilo e twist, per ottenere la massima performance. Il sistema Integrated CompactClew crea un profilo continuo, che conferisce maggiore stabilità sia alla vela che alla penna, tenendo ben in posizione la bugna per ampliare al massimo il range di utilizzo. Costruzione con tasche d’albero composite e finestra integrata nella tasca. La costruzione della tasca d’albero è stata realizzata con materiale a bassa resistenza nella zona dei camber, per facilitare la rotazione. Questo materiale è stato rinforzato con l’utilizzo di Kevlar, soprattutto nella zona superiore della tasca, in modo da ridurre il peso in rotazione e favorire il twist progressivo. Queste sono vele Racing Pro di nuova generazione. Le metrature dalla 5.8 alla 7.8 presentano un High Aspect Ratio, con boma più lungo per un maggior equilibrio anche in uscita dalle boe. Progressive Leech Twist:con maggiore rilascio della turbolenza nella zona inferiore della vela, per un maggiore controllo e velocità di punta. Misure da Formula: dalla 10.0 alla12.0 realizzate partendo dalle EVO III, con ulteriori finiture dei dettagli. Nuove misure più piccole: 5.8 E 6.4: sono le 2 misure più piccole per coprire al meglio tutte le condizioni di vento. Bugna compatta integrata: il nuovo sistema di bugna NeilPryde Intergrated Compact Clew elimina l’utilizzo dei cutout, e collega la zona inferiore della balumina con la penna, chiudendo il profilo dietro la bugna. Il risultato è un controllo migliore, stabilità e range di vento. Sistema di chiusura: una volta installato il nuovo sistema di bugna, bisogna poi risolvere degli altri problemi di design. Uno degli obiettivi principali era far sì che la vela si aprisse in un certo momento in una posizione esatta. Dopo aver sperimentato parecchio, Robert Stroy, sail disegner di Neil Pryde, ha deciso di utilizzare una chiusura metallica, realizzata appositamente per essere completamente stabile e immobile quando chiusa. È stato scelto questo sistema per la sua semplicità, durata, resistenza, profilo basso ma soprattutto un per perfetto allineamento ogni volta che viene chiuso.

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Antoine Albeau: “La nuova EVO IV è la reinvenzione delle vecchie Evo, su cui Micah e Peter hanno lavorato a lungo e sono rimasti davvero contenti del risultato! Le vele sono ancora più leggere, con una maggiore velocità di punta e controllo con vento forte, spunto in uscita dalla strambata, per poi guadagnare sempre più distanza dai tuoi rivali. Non vedo l’ora di gareggiare in Vietnam per vedere come andrà!”. BREAKING NEWS NEIL PRYDE: Saranno disponibili a partire da gennaio 2012 le nuove RAICING EVO IV usate da Albeau, Buzianis e Co. Per chi vuole essere fra i primi ad avere queste vele, consigliamo di prenotare subito le misure desiderate presso il negozio di fiducia, in quanto verranno prodotte in quantità limitata! SIZE 5.5 6.2 7.0 7.8 8.6 9.5

LUFF 399 423 448 469 494 520

BOOM 180 190 200 210 223 233

BASE BATTENS CAMS 30/0 7 3 24 7 3 18 7 3 14 7 3 4 7 3 30 7 3

IDEAL MAST 370/400 400 430 460 490 490

TOP FINISHING Fixed Head Fixed Head Fixed Head Fixed Head Fixed Head Fixed Head


NORTH SAILS WARP F2012 Lo scorso anno i team rider North Sails hanno dato la seguente motivazione riguardo alla Warp: “Non abbiamo davvero la minima idea su cosa si possa migliorare per l’anno prossimo, in quanto la vela tra le mani è già leggerissima e ha un controllo eccezionale!”. Davvero un ottimo feedback per Kai Hopf e il suo team di R&D, ma che comunque non si è voluto accontentare per il 2012 alzando ulteriormente il livello. Prendendo in considerazione le regolazioni fatte negli ultimi anni, tra cui un moderato Autaway.Clew, il sistema Instant.Rotation e il nuovo Mini.Protector, Kai Hopf ha deciso di muoversi in questo modo per la prossima stagione: Incremento della profondità del profilo nel bordo di ingresso. Rotazione dei camber facilitata, maggior esplosività con vento leggero grazie all’incremento di profilo, senza minimamente intaccare il controllo con vento forte, grazie al centro di potenza leggermente più avanzato. BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION. L’ultimo sviluppo e tendenza nelle vele Race è un profilo davvero molto profondo nella parte inferiore della vela, combinato con un’area piattissima e ad alta tensione nella zona superiore e della penna. Questa distribuzione del profilo però è molto sbilanciata. Kai ha lavorato tantissimo per riuscire a ribilanciare lo shape complessivo del profilo, incrementandolo non solo alla base, ma anche nella zona intermedia della vela. Il profilo risultante è molto più armonioso e morbido, piuttosto che sembrare due vele cucite insieme in qualche modo. Così facendo, la vela genera maggiore spinta con vento leggero e accelerazione in uscita dalle strambate. Come se non bastasse, poi, la BALANCED.PROFILE.DISTRIBUTION comporta anche un aumento di sensazione di leggerezza tra le mani. Gonzalo Costa Hoevel e Peter Slate dopo aver testato i prototipi finali: “Oggi abbiamo testato la nuova 8.6 contro la mia 9.3 dello scorso anno e ho scoperto di avere la stessa esatta potenza ed accelerazione con vento leggero della 9.3, ma con la maneggevolezza e controllo di una 8.6! Ed è così per tutte le misure. A parte l’accelerazione fulminea, ci sono svariati altri highlight. Essendo il primo a planare, raggiungi prima la tua velocità di punta e, avendo anche un ottimo controllo anche con vento forte, significa che abbiamo raggiunto in pieno l’obiettivo del team NorthSails R&D. Siamo fermamente convinti che la nuova WARP F2012 sarà ancora una volta la vela da battere nel racing PWA.”

SIZE: 5,2 5,7 6,3 7,0 7,8 8,6 9,4 10,0 11,0 12,0 BOOM MAX (cm): 178 192 199 211 225 234 240 tbc tbc tbc LUFF MAX (cm): 412 432 456 476 502 520 538 tbc tbc tbc BATTENS: 7 7 7 7 7 7 7 tbc tbc tbc CAMBER: 4 4 4 4 4 4 4 tbc tbc tbc WEIGHT (kg): 4,8 5,0 5,2 5,6 6,0 6,3 6,6 tbc tbc tbc IMCS: 18-20 21-19 20-22 24-26 28-25 27-29 32-28 tbc tbc tbc MAST: BEST/ALTERNATIVE LENGTH (cm): 400 430/400 430 460 490/460 490 520/490 tbc tbc tbc BEST/ALTERNATIVE MAST GEOMETRY: SDM/--SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/-- SDM/--

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SEVERNE REFLEX III REFLEX SYSTEM.Il Reflex System isola la tensione della stecca superiore più avanti nel profilo della vela, per lasciare una minore pressione sulla penna. Questo sistema permette quindi alla penna di twistare con maggiore efficacia, mentre la parte anteriore della vela resta più stabile e con un profilo fissato in posizione, risultando nella massima velocità di punta, sfruttando un range di vento prima inaccessibile. Il sistema di tensione del Reflex Batten permette di ridistribuire la tensione superficiale della stecca su tutta la lunghezza anzichè esclusivamente all’estremità. Così facendo, la tensione della penna è regolabile indipendentemente dal profilo interno della vela. Regolando specificatamente la tensione della stecca sul perimetro del profilo, la penna riesce a twistare in maniera più efficiente, anche sotto carichi notevoli. Il baricentro della vela rimane invariato e in posizione avanzata, invece di spostarsi più verso il retro per l’arrotondamento della stecca sotto sforzo. UNA VELA NORMALE. Con vento leggero, il profilo più profondo si posiziona automaticamente in avanti. Con l’aumentare del vento, il centro di potenza si sposterà sempre più verso poppa. Questo implica che ci sia maggior pressione sulla mano posteriore e anche sul piede posteriore, risultando in mancanza di controllo e diminuzione della velocità. IL REFLEX SYSTEM. Impedisce che la potenza si sposti verso il retro del profilo, permettendo alla penna di sventare più liberamente grazie alle regolazioni minime dei Reflex Tensioners. Il rider così riesce ad accelerare anche in raffica senza la minima perdita di controllo. XL CAM XL PERFORMANCE. Sviluppata per massimizzare la stabilità e per aumentare la tensione dei camber, distribuendola uniformemente su tutta la superficie della vela. La rotazione delle stecche è stata migliorata aumentando la leva del camber più lungo. L’usura sull’albero è stata ridotta con l’utilizzo di 8 roller.

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ENIGMA PERFORMANCE. La filosofia racing della Severne si basa sull’utilizzo dei materiali più all’avanguardia e affidabili in commercio, in modo che il risultato finale sia una vela che funziona alla perfezione. Le nuove serie di alberi e boma Enigma sono state sviluppate di pari passo alle vele, in modo da assicurare la massima integrità strutturale necessaria al rig per ottenere il massimo flex e performance. Questi sono tutti i componenti esatti che hanno permesso a Bjoern di vincere il suo ultimo titolo mondiale. Ben Severne: Il nostro sistema unico e brevettato Severne Reflex ridefinisce le dinamiche delle tecnologie delle stecche. La tensione superficiale maggiore resta fissata nella zona anteriore del profilo, mentre la tensione della penna è regolabile in maniera indipendente, potendo flettere e twistare senza il minimo problema sotto carico. La posizione del profilo quindi resta immobile, massimizzando la velocità e l’accelerazione, coprendo un range di vento senza precedenti.

SIZE 5.1 5.6 6.2 7.0 7.8 8.6 9.2 9.6 10.7 12.0

LUFF 403 408 433 463 484 502 518 522 562 584

BOOM 180 185 200 207 218 228 238 242 258 276

HEAD WEIGHT BATTENS CAMS REC. MAST Fixed TBA 7 4 ENIGMA 400 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 400 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 430 Fixed TBA 8 4 ENIGMA 460 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 490 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550 Fixed TBA 8 5 ENIGMA 550

IMCS COM. MAST 19 SEVERNE 370 19 21 SEVERNE 400 21 SEVERNE 460 25 29 29 29 34 SEVERNE 530 34 -


CONTAINS: 4XDQWXP ;HQR 6HPLGU\ =LJJ\ 6XQJODVVHV 5DGLXP +DUQHVV &ROOLVLRQ 9HVW 8SKDXO :LQGMDFNHW 7HDP ,21

+ GIMMICKS

ZZZ LRQ SURGXFWV FRP


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Rider: Filip ippo Besteet etti

Ph: Fotoo Fioorree

SEGUICI SU:

“Lighter than ever”

Th new version The i offth the SSuperstyle t l saililhhas arrived i to the 4th generation. The ambition of this years’s version was to create a more stable profile with the addition of low end power on all sizes, keeping manouverability and control through a lighter weight. The result is a greater feel of power and lightweight, that helps imoproving your planning capability as well the potential of learning new manouvers.

Model

www.robertoriccidesigns.com - info@ robertoriccidesigns.com

Recom. Boom

Recom. Mast

Head

SuperStyle 3.3

Boom (cms) Luff (cms) Battens T.B.C.

T.B.C.

5

T.B.C.

T.B.C.

T.B.C.

SuperStyle 3.7

T.B.C.

T.B.C.

5

T.B.C.

Vogue C75 370

T.B.C.

SuperStyle 4.0

T.B.C.

T.B.C.

5

T.B.C.

Vogue C75 370

T.B.C.

SuperStyle 4.2

158

385

5

Super Style 145-205

Vogue C75 370

Adjust.

Super Style 4.5

159

402

5

Super Style 145-205

Vogue C75 370

Adjust.

Super Style 4.7

163

410

5

Super Style 145-205

Vogue C75 400

Adjust.

Super Style 5.0

167

415

5

Super Style 145-205

Vogue C75 400

Fixed

SuperStyle 5.2

170

420

5

Super Style 145-205

Vogue C75 400

Fixed

Super Style 5.7

178

438

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Super Style 145-205

Vogue C75 430

Fixed

Super Style 6.2

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457

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Super Style 160-220

Vogue C75 460

Fixed


NEW: NEIL PRYDE COMBAT TOUR

Ricardo Campello. © John Carter

La Combat Tour è la vela perfetta per tutti quei rider alla ricerca della massima durabilità e versatilità estrema, dando il massimo in ogni condizione conosciuta. La finestra cristallina della Tour migliora sensibilmente la visibilità, permettendo al rider di posizionarsi al meglio sull’onda, e per controllare meglio i rivali. La costruzione ArmourWeb garantisce la massima longevità, con una finestra in Monofilm per la massima visibilità. La curva progressiva e moderata dell’albero, assieme al profilo potente la rende estremamente versatile. Il Low Aspect Ratio mantiene la potenza nella zona inferiore della vela, per garantire il massimo controllo. La curva d’albero progressiva rende la vela ampiamente regolabile, per esaltarne al massimo la versatilità. La lunghezza del boma è sempre piuttosto contenuta, ma con buona potenza, sia con tensione minima e massima. La Combat Tour è stata realizzata per dare la perfetta combinazione tra durata e visibilità. È stata costruita con tessuto ArmourWeb a prova di bomba, e una finestra in monofilm per massima visibilità durante le competizioni. Ricardo Campello: “La Combat è facilmente regolabile per performare al massimo in ogni condizione, da onshore a side-shore. Il TeamPryde aveva bisogno di una versione ancora più estrema e competitiva di questa vela, per sfruttarne al massimo le caratteristiche. È stata quindi ampliata la finestra centrale per migliorare la visibilità nelle onde e permettere di tener d’occhio i propri rivali. La Combat Tour è ora pronta per qualsiasi gara di coppa del mondo, in qualsiasi condizione.”

I REGALI DI NATALE CONSIGLIATI DA FUNBOARD Minds Wide Open DVD. È disponibile dai primi di dicembre in tutti i migliori surf shop il nuovo film Minds Wide Open di Andre Paskowski con Marcilio Browne, Ricardo Campello, Victor Fernandez, Philip Koster e Kauli Seadi (notare bene che sono 6 Campioni del Mondo). Questo dvd non può mancare nella vostra videoteca, se Four Dimensions vi era piaciuto, questo progetto è lo step successivo. Immagini uniche dal livello tecnico e qualitativo assoluto, una colonna sonora da pelle d’oca (specialmente l’introduzione della prima parte), spot con condizioni epiche come l’Indonesia, Cabo Verde, Egitto, Maui e anche il nostro Lago di Garda. Durante l’anno vi abbiamo proposto diversi articoli del “making of” di Minds Wide Open, anche in questo numero, è giunta l’ora quindi di vedere con i vostri occhi il risultato di due anni di lavoro di Andre Paskowski! Buona visione. www.mindswideopenmovie.com. Wood Extension by AL360. Finalmente è arrivata, dopo svariati mesi di test la nuova prolunga Wood di AL360 è disponibile nei Surf Shop. I primi possessori di questo gioiellino si dicono estremamente soddisfatti. Presto vi proporremo i nostri test in esclusiva di questo nuovo prodotto.

SURFSEGNANA VI ASPETTA PER LA STAGIONE 2012 Il SurfSegnana, noto network multi-sportivo di Torbole sul Lago di Garda, ha archiviato l’ennesima stagione ricca di successi e soddisfazioni. Il numero di principianti che provano per la prima volta il windsurf sul Garda continua ad aumentare, grazie anche all’evoluzione dei materiali ormai diventati estremamente leggeri e perforanti, e il SurfSegnana con le attrezzature North Sails e Fanatic riesce a soddisfare le esigenze sia dei neofiti e sia di coloro che in windsurf ci vanno già da anni e vogliono tavole veloci e vele stabili. Il SurfSegnana è il punto di riferimento per chi vuole fare windsurf a Torbole grazie anche alla location ideale adatta alle famiglie ma anche ai surfisti radicali. Positiva e in continua crescita anche il numero di corsi effettuati giornalmente e questo dimostra ancora una volta la professionalità e serietà degli istruttori del SurfSegnana, senza dimenticare una buona dose di simpatia per rendere l’esperienza del windsurf divertente ma nella più completa sicurezza. Una grande scuola è resa tale anche dal supporto dei suoi sponsor e il SurfSegnana ringrazia: la Volvo per le macchine messe a disposizione dello staff e dei clienti per i test drive; Brunotti per l’abbigliamento casual; Smith per avere protetto gli occhi degli istruttori dalla lunga esposizione al sole dell’estate gardesana; Fanatic e North Sails per le attrezzature tecniche; SurfPlanet, surf shop di Torbole, dove i clienti del SurfSegnana posso trovare delle interessanti agevolazioni; ITAS assicurazioni. L’ufficio rimarrà aperto anche durante tutto l’inverno, potrete quindi contattare la segreteria per prenotare la vostra vacanza per la prossima stagione e continuerà anche il servizio di spedizione del libro e del dvd SurfSegnana a domicilio, piacevole regalo, anche per natale, per non dimenticarsi quello che avete imparato durante il corso!!! Sia il libro che il dvd lo potete comodamente ordinare on line sul sito www.surfsegnana.it con un pagamento veloce e sicuro tramite pos. Contattate la segreteria SurfSegnana per ogni informazione su queste iniziative o per saperne di più sui convenientissimi pacchetti tutto compreso “Blue Week” e “Week End” a partire rispettivamente da soli 299 Euro e 169 Euro. INFO: SurfSegnana – Foci del Sarca – 38069 Torbole sul Garda (TN). Tel. 0464-505963. Web: www.surfsegnana.it - e-mail: info@surfsegnana.it 18


ITALIAN SLALOM TOUR BY MAX BRUNETTI Albisola (Savona), 15-16 ottobre. Seconda tappa delle quattro previste dal calendario AICW per il circuito nazionale Coppa Italia. Anche in questa occasione la Lega Navale di Albisola ha dimostrato grandi capacità organizzative regalando a tutti i competitor due giorni molto intensi di regate, complice anche una fredda tramontana che per due giorni non ha mai smesso di soffiare, raggiungendo punte di 35 kts permettendo cosi di svolgere ben 4 tabelloni. Il tutto era chiaramente contornato da bandiere, musica e cibo, in un contesto allegro e spensierato, non sembrava neanche una gara importante eppure in acqua cera chi si dava battaglia per un titolo nazionale, e la cosa incredibile è che fra un tabellone e l’altro il comitato di regata ha trovato anche il tempo di dare le partenze per la classe Free 12 e della regata amatoriale. Sulla linea di partenza non potevano mancare i grandi nomi della disciplina nazionale come Marco Begalli, Giorgio Giorgi, Andrea Ferrin, Malte Reuscher, Luigi Romano e chiaramente il buon Matteo Iacchino che oltre ad essere il padrone di casa è anche il campione incarica del 2010. Sabato 15 ottobre. La prima giornata di regata, inizia con il classico check in degli atleti, seguito dallo skipper’s meeting nel quale veniva illustrato un percorso a scendere composto da 4 boe, e le procedure di partenza. Alle 10:30 circa si da il via alle danze, buona parte dei partecipanti è scesa in acqua con vele di circa 7.8 m vista l’irregolarità del vento sulla linea di partenza, è stato però subito chiaro che la scelta poteva diventare sbagliata perchè a metà percorso il vento era molto più forte. Si arriva velocemente alla prima finale, che vede Iacchino dominare nelle acque Alberto Menegatti a Gallipoli. © Roberto Vuilleumier di casa seguito da Andrea Ferrin e Malte, grande piazzamento anche per Romano che si impone davanti a Begalli. Terminata la prima prova si rientra tutti a terra per il secondo tabellone, tutti noi ne approfittiamo per rintegrare le energie perse e soprattutto per cambiare vela e passare a una più piccola. Nel frattempo il comitato di regata non ha perso tempo e approfitta della pausa per dare le partenze alla classe free 12. Il secondo tabellone è la copia del primo e vede ancora una volta il buon Iacchino in testa alla classifica. Domenica 16 ottobre. Alle 8:00 tutti in spiaggia a preparare le attrezzature, il vento sembra essere calato leggermente ma con una intensità che si aggira sempre sui 25 kts. Questa volta la prima prova di giornata vede Marco Begalli vincitore, seguito da Malte, mentre Iacchino conclude solo 3°. Come il giorno precedente, il comitato opta per una pausa fra la prima e seconda prova, durante la quale viene dato il via alla regata per gli amatori. Si riparte poi con la seconda prova giornaliera, batteria dopo batteria si arriva quindi alla quarta e ultima finale, l’aria è un po’ tirata tanto che al via vengono squalificati per partenza anticipata il sottoscritto (Max Brunetti) e Marco Begalli. Si ripetono quindi le procedure e questa volta Iacchino non perde tempo e vince anche questa volta confermandosi con tre primi e un terzo il campione di tappa. Si conclude quindi la seconda tappa della Coppa Italia, con Matteo Iacchino (JP, Gaastra) vincitore , e per la classe Free 12: 1° Alexis Bruno, 2° Mencarelli Flavio, 3° Inzillo Andrea. Classifica Finale Italia Slalom Tour Albisola 1) Matteo Iachino 2) Malte Reuscher 3) Andrea Ferin 4) Marco Begalli 5) Luigi Romano Seguono altri 22 concorrenti.

LOCAL NEWS Spaga con Surfplanet e Fanatic. Per il 2012, Simone Spagarino, rider torinese che già da parecchi anni milita in casa North Sails, annuncia il passaggio in Fanatic. Simone Spagarino alla Coudoulliere (Tolone, Francia). Questa nuova collaborazione avviene dopo un anno passato con Tabou. L'entrata nel team Fanatic è stata possibile grazie alla nuova collaborazione che Simone ha iniziato già lo scorso anno con Surfplanet di Torbole. La quale proseguirà anche nel 2012, quindi se avete consigli da chiedere o materiale North e Fanatic da provare chiamate Surfplanet, vi diranno in che spot potrete trovare quel giramondo di Simone, lui sarà sicuramente felice di aiutarvi! Per quest'anno sarà equipaggiato con le nuovissime North Hero per il wave e con le Duke per i laghi, per le tavole invece Simone si affiderà ai nuovi Quad e Skate, tutti Team Edition. Spaga ringrazia i suoi sponsor Fanatic e North Sails, ma soprattutto Alberto e Chiara di Surfplanet (www.surfplanet.it) per tutto il supporto che gli danno!


Franz in action a Carcavelos, a pochi chilometri dal centro di Lisbona.

Per inseguire il sogno di vento, sole, onde tutto l’anno infatti alcuni si concedono il lusso di svernare nell’altro emisfero, altri decidono di emigrare verso paesi esotici in cerca di una nuova vita lontana dai ritmi europei, altri ancora - come me decidono semplicemente di mollare un dottorato di ricerca in Austria per andare finalmente a vivere sull’oceano, in Portogallo. Il tutto, come accade molto spesso in realtà, è nato per caso: da un invito da parte di un professore dell’università di Lisbona. Mi proponeva di condurre parte della mia ricerca presso il suo dipartimento ed io, ovviamente, non me lo sono fatto dire due volte. Nel giro di due mesi ero già sbarcato in terra portoghese insieme al mio collega di dottorato, surfista pure lui, pronto per la mia nuova vita sul bordo dell’oceano. Subito mi sono trovato una bella casetta a Estoril, fuori dal casino di Lisbona ma comunque molto vicina alla città e in posizione ottimale soprattutto per raggiungere i migliori spot di windsurf e surf della zona. Ho scoperto in fretta così un paese fantastico e una nuova dimensione di vita in cui conciliare windsurf, studio, lavoro non era più un obiettivo tanto off-limits. Al mio arrivo, in novembre, ho trovato sole, onde e una popolazione surfistica da far invidia alla California. Non sarebbe potuto esserci un benvenuto migliore per me. Sì, è vero c’è voluto un po’ di tempo prima di trovare la giornata adatta per entrare in acqua in windsurf ma l’attesa, colmata da innumerevoli uscite in surf, non è stata per niente pesante. Questa è forse stata la prima “rivelazione” portoghese: in un posto dove comunque sia è possibile vivere il mare ogni giorno sotto forma diversa, chi ha bisogno di diventare matto per riuscire a farsi una planata in windsurf a tutti i costi? La cosa bella è che il Portogallo offre condizioni per praticare diversi sport acquatici 20

quasi in ogni giorno dell’anno. La quantità di gente che pratica sport d’acqua è altissima infatti: il surf la fa da padrone, al punto d’essere considerato il secondo sport nazionale - dopo il calcio ovviamente - ma anche windsurf, Sup, kiteboard, kayak-surfing, bodyboard, skimboard e vela sono molto in voga. Di solito siamo portati a guardare a questi come a compartimenti stagni senza realizzare invece che sono solo differenti modi per seguire la stessa passione: fondersi fra gli elementi e diventare un tutt’uno con l’acqua, il vento, le onde, e con l’oceano intero forse. Il Portogallo, è vero, è un luogo speciale che ispira a seguire la strada del waterman, ma anche da noi, nei nostri spot più familiari possiamo sempre trovare un modo per vivere più intensamente il nostro rapporto col mare, al di là degli schemi rigidi dettati dalle differenze di strumenti che utilizziamo e di sport che pratichiamo. L’altra “rivelazione” che si ha arrivando qui in Portogallo è che esistono infiniti stili di vita al mondo, la questione è solo scegliere quello che più ci affascina e trovare il modo per portarlo avanti. Qui sembra che molte persone ci siano riuscite, o almeno ci provino: non riesco a pensare a un’altra grande città europea dove si veda tanta gente uscire dall’ufficio un’oretta per andare a surfare un po’ di onde come a Lisbona. Il bello dell’oceano per il lavoratore 9-to-5 è che finalmente fare un po’ di waveriding non è più sinonimo di chilometri e chilometri in auto durante il weekend ma diventa un’attività conciliabile con la vita di tutti i giorni. E che dire dell’estate? Quando verso le sei la gente esce dall’ufficio e si fionda al Guincho per spararsi le più belle due ore della giornata con una session in wave interrotta solo dal calare dell’oscurità? Per me è una sensazione incredibile. Stop. L’estate, dicevamo: è sicuramente il periodo più bello per i windsurfisti in Portogallo. Il plusvalore per noi “mediterranei” è che la quantità di swell che colpiscono le coste


In wave fino al tramonto: una tipica scena di windsurf in Portogallo.

Una visione invernale del Guincho, la “cattedrale� del windsurf portoghese.

Scene di mare invernale nella zona di Lisbona.

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Terzo posto nel campionato portoghese slalom.

portoghesi è ottima anche in estate e le giornate di piatta completa sono rare. Con questi presupposti trovare il modo di farsi una bella uscita in wave o in surf non mai è difficile. A questo si aggiunga il fatto che in estate, per effetto di alcune grosse differenze di pressione fra il freddo golfo di Biscaglia e la rovente Andalusia si genera un regime di venti settentrionali, chiamato Nortada, che può arrivare a soffiare oltre i quaranta nodi, ed il gioco è fatto. Per me, abituato alle calme estati in Liguria, questa combinazione di vento e onde, è stata una sorpresa più che gradita e un’occasione di affinare la mia tecnica in wave che non mi sono lasciato scappare - anche se devo purtroppo ammettere che avrei barattato volentieri qualche buona uscita in wave con le innumerevoli giornate spese appresso alle competizioni di slalom in Portogallo e in Italia. Comunque sia la mia stagione agonistica in slalom è stata più che soddisfacente e c’è stato anche tanto da divertirsi. Partecipare al circuito portoghese è stata una buona occasione per me per conoscere i vari spot del paese, per stingere tante amicizie importanti e per entrare a contatto con il mondo del windsurf agonistico locale che ho trovato sano, fresco e vitale. Questa è stata l’ennesima epifania portoghese: comprendere come agonismo, fair play e rilassatezza possano andare d’accordo gli uni con gli altri. Alla fine di una stagione di competizioni intensa, fatta di scontri duri ma leali, con regate organizzate in spot da sogno, con vento spesso forte, campi di regata a pochi metri da riva, prove su prove fino al tramonto e feste fino al mattino a volte, sono riuscito a strappare quello che considero il mio risultato migliore di sempre. Un terzo posto stagionale nel circuito nazionale slalom giocato sempre sul filo di lama, fino all’ultima prova dell’ultimo evento stagionale con il primo e il secondo classificato: Miguel Martinho, già campione del mondo Formula pesi leggeri e Pedro Soares, campione europeo master in carica. Sono stati avversari fieri e corretti, con cui ho avuto l’onore e la gioia di confrontarmi: a loro il plauso di avermi reiniettato la voglia di vincere e rinnovata passione per lo slalom. Che dire? alla fine di tutto questo racconto forse vi sembrerà che la mia visione del Portogallo sia tutta rose e fiori, troppo viziata da un punto di vista che meno obiettivo non avrebbe potuto essere. Ammetto con assoluta onestà che non è sempre tutto così bello e affascinante nemmeno qui, che spesso mi capita di pensare a quanto duro e inospitale in fondo sia questo oceano per un windsurfista abituato al calmo 22

e rassicurante Mediterraneo ma tant’è. Per quanto rabbioso e inospitale possa essere l’oceano qui, il surfista come di fronte al sublime ne rimane rapito. Non so. C’è qualcosa qui che dona a tutto un sapore diverso: forse quel senso di impotenza rispetto alla forza spropositata della natura che esige il massimo rispetto e nozione dei propri limiti, forse il contrasto fra la bellezza del paesaggio e la brutalità delle leggi che lo regolano, sempre immutabili, costanti come le maree per noi inconcepibili, le mareggiate fuori misura, i venti che non sembrano volersi placare a volte. Sarà tutto questo insieme forse, ma qui sembra a volte che si apprezzi di più anche il senso di divenire continuo, che fa cadere la nostra attenzione sul momento, sulla prossima onda, sulla marea che sale o che scende, o anche solo sulla stagione che cambia. In questo ciclo senza fine c’è un tempo per tutto, un tempo per il surf e uno per il windsurf, come c’è un tempo per rimanere a terra a guardare le onde, o perché troppo forti e potenti o perché l’ultima volta hanno avuto la meglio loro. C’è anche un tempo quindi, in cui si possono scorrere nella mente le immagini di un anno da ricordare a lungo, sedersi al tavolino e scrivere un articolo per Funboard su tutto questo, con una mano rotta fra le onde, battendo i tasti del computer al rallentatore, aspettando che venga il momento tornare di nuovo là in mezzo. Franz checkin the surf nel sud del paese.



Anna, per favore, raccontaci un po’ come hai conosciuto Fabrizio Fabbio. È stato immediatamente amore a prima vista? L’ho incontrato facendo surf a Maui. Inizialmente abbiamo cominciato a dialogare in acqua: lui mi incoraggiava a prendere onde. Poi siamo passati dal lasciar la spiaggia subito dopo l’uscita, a fermarci a chiacchierare sino al tramonto. Cominciavamo ad andare molto d’accordo e sicuramente chiacchieravamo in totale sintonia. Poi ho dovuto partire per Barcellona, la mia stagione a Maui era terminata. Li fu quando realizzai veramente che sentivo tantissimo la sua mancanza. Credo lui abbia avuto lo stesso sentimento visto che ci siamo immediatamente cercati su Skype. Tornai a Maui con ben tre mesi di anticipo sul programma, e quando lasciai l’isola la volta successiva non ero più sola! È venuto con me a Barcellona… Ci siamo poi sposati e abbiamo deciso di avere un figlio, ora siamo felicissimi durante questa dolce attesa. Qualche volta, quando meno te lo aspetti arriva qualcuno e realizzi immediatamente che è la persona giusta. Come è cambiata la tua vita da quando sei con Fabrizio? Ora vivo alle Hawaii, sono sposata, in dolce attesa, lavoro in qualità di responsabile per Desigual, e ogni cosa al momento giusto! Continuo ad avere i miei sponsor e le cose a cui tenevo… La mia vita è solo più completa! Lo scorso anno sei stata in Sardegna, come hai trovato l’Isola? Hai avuto la fortuna di vedere qualche spot in azione? Sono stata li per una competizione, è un’isola magnifica! Sfortunatamente niente vento per gare windsurf, mentre ci siamo divertiti molto in surf da onda! 24


Ti sei trasferita definitivamente a Maui? Al momento si, poi sicuramente cercherò di viaggiare più che posso, tenendo come pianta stabile Maui! Non male no? Anna, se non sbaglio hai surfato ben oltre i sei mesi di attesa, com’è stata questa esperienza? Davvero unica! Fa impressione pensare che già condividevo una surfata con quello che diventerà il mio bambino, adoro pensare che un giorno gli racconterò anche quello! Abbiamo anche già surfato tutti e tre! Fabrizio io e lui! Salti e session wave? Nessun salto sicuramente! Anzi faccio moltissima attenzione cercando di attutire ogni minimo chop! Un po’ di surf, ma anche quello di rado e tranquillamente. Qualche consiglio da dare a future mamme waver? Solo di surfare se la sentono, facendo comunque molta attenzione: è fondamentale non dimenticare che non si è più sole! Progetti in cantiere? Provare a essere una brava madre, continuare a fare windsurf, viaggi, e godere al massimo della meravigliosa vita qui a Maui! Qualcuno in particolare che ti è stato vicino e vorresti ringraziare? La mia famiglia, le persone che mi hanno rispettata e supportata sin dall’inizio. Sicuramente anche tutti i miei sponsor, che mi hanno concesso di realizzare questa vita da sogno! 25


Giudici AICW al lavoro durante la tappa del Campionato Italiano Freestyle di Torbole sul Garda.

Spesso vi abbiamo proposto diversi articoli di gare italiane di Freestyle e Wave, anche di Slalom ovviamente, ma Funboard da sempre ha una particolare propensione verso le discipline artistiche, anche prima che arrivassi io alla conduzione di questo magazine. È il nostro modo di vedere il windsurf, anche se di recente devo ammettere di aver “ceduto” alle contaminazioni dello Slalom. Se Funboard è lo specchio della scena windsurfistica italiana e mondiale, dobbiamo constatare che i segnali riscontrati nel 2010 con una forte adesione alle regate Slalom a fronte di un costante calo di iscritti per le discipline Wave e Freestyle, si sono confermati anche per il 2011. Se al Campionato Italiano Slalom di Torbole ci sono stati 80 iscritti, a quello Wave in Sicilia solo 8, e nel Freestyle con fatica si ottengono i 20 atleti, quando solo 3-4 anni fa un tabellone da 32 era all’ordine del giorno. I fattori possono essere tanti, sicuramente gioca a favore dello Slalom sia il costante aumento (purtroppo) dell’età media dei windsurfisti, sia l’evoluzione delle attrezzature (per fortuna) che hanno reso possibile l’avvicinamento all’agonismo non solo ad atleti preparati ma anche agli “amatori”; insomma per farla breve le attrezzature moderne da Slalom sono molto più semplici di quelle di una volta e basta poco per partecipare a una gara e divertirsi. Per contro il Freestyle è diventato talmente tecnico che ormai per passare il primo turno devi fare manovre che solamente 2 o 3 anni fa facevano solo i top rider, e questo di certo non gioca a favore del ritorno dell’interesse agonistico nella disciplina. Il Wave è invece un caso a parte, e un grosso limite, almeno qui in Italia per avere tanti iscritti, è il format della gara a chiamata su previsione. Se da una parte questo format è necessario per poter sperare di portare a termine una gara Wave con onde e vento, dall’altra parte si scontra con le esigenze organizzative della vita quotidiana e lavorativa di ognuno di 26


noi. Per questo motivo gli addetti ai lavori cercheranno soluzioni alternative, cercando di non avere più dei waiting period di 7 mesi come quest’anno… è anche vero però che in questa stagione un po’ di fortuna è mancata, con quelle famose maestralate di più giorni che sono scomparse, facili da prevedere e che permettono anche un’organizzazione più agevole per i lunghi spostamenti. Premesso questo, e aspettando di vedere cosa succederà nel 2012, vorrei ora approfondire il discorso dell’organizzazione delle gare nel settore artistico. Windsurf Nation, con il suo presidente Andrea Polloni, da 3 anni è il nuovo tour organizer per conto della AICW per le discipline Wave e Freestyle. Insieme al segretario di classe AICW, Carlo Cottafavi, hanno cercato di rendere il più professionale possibile questi circuiti in modo da tutelare anche gli atleti. Molto si è fatto sul fronte della preparazione dei giudici, elemento fondamentale per questo tipo di gare, organizzando corsi con dei veri e propri esami di ammissione, e alcuni dei nostri giudici hanno anche ottenuto il patentino per poter esercitare nelle gare internazionali. Inoltre i regolamenti sono stati modificati e migliorati. Ovviamente non tutto è perfetto e dovendo gestire molti atleti diversi in svariate condizioni di gara, non sempre sono tutti soddisfatti, ma questo penso sia più che normale e fa parte del gioco. Una volta ci sono 10 nodi e l’altra volta ce ne sono 50… l’importante, per chi vuole farlo, è mettersi in gioco accettando, a fronte di una regolare iscrizione, il regolamento. Dietro ad una gara quindi, e ai report che potete vedere sulle riviste e sui web, c’è sempre da parte degli organizzatori tanto lavoro, spesso dimenticato da chi giudica dall’esterno, e poiché ovviamente sono tutte persone che hanno un altro lavoro, quello che fanno è solo frutto di passione e voglia di fare per la promozione del nostro sport. Nelle interviste che vi propongo nelle prossime pagine conoscerete alcuni personaggi che da dietro le quinte hanno lavorato in questo senso, per la diffusione del windsurf, per consentire alle giovani leve di emergere e ai vecchietti di continuare a lottare, il più delle volte rinunciando al loro tempo libero solo per permettere agli atleti di gareggiare e di divertirsi. ANDREA POLLONI, PRESIDENTE DI WINDSURF NATION La stagione agonistica Wave e Freestyle di AICW-WN si è conclusa. Questo è il momento per due operazioni importanti: valutare i risultati conseguiti e preparare la nuova stagione 2012. Prima di qualsiasi commento un grande e doveroso plauso ai Campioni Italiani 2011 delle varie categorie: Mattia Fabrizi, Matteo Romeo, Francesco Cappuzzo, Andrea Rosati. Il secondo e doveroso plauso agli organizzatori di tutte le tappe: TaboSurf, PortoLiscia, Shaka, Circolo Surf Torbole, Windsurf dello Stretto, Yacht Club Olbia, Puzziteddo REEF. Passando alla discussione critica di questo 2011 ritengo sia doveroso rimarcare la partecipazione degli atleti, al di là dei risultati ottenuti, a tutti i campionati. Nonostante una particolare preparazione dei calendari, nonostante una distribuzione degli eventi a livello nazionale e nonostante la particolare attenzione alle organizzazioni locali, la media degli atleti iscritti agli eventi è stata inferiore alle aspettative. Per contro anche quest’anno siamo riusciti a portare due gare importanti nel sud Italia, abbiamo avuto tra gli organizzatori alcuni tra i Circoli più importanti del nostro panorama, abbiamo sempre avuto Comitati di Giuria di massimo livello italiano. L’impegno messo in campo dalle organizzazioni è stato veramente tanto, la soddisfazione resta di aver portato a termine i Campionati e di aver assegnati tutti i Titoli. I Circoli organizzatori e i Club locali hanno effettuato un lavoro immenso quest’anno per il Freestyle e il Wave se paragonato agli anni passati. Da una parte un risultato positivo per AICW-WN che riesce a muovere l’ambiente degli organizzatori, d’altro canto un ritorno non sempre adeguato agli sforzi da parte dei Circoli organizzatori stessi. In questa ottica la stagione 2012 si preannuncia maggiormente adeguata alle esigenze di settore. Un minor numero di gare di livello nazionale sarà auspicabile per concentrare impegni operativi e finanziari.

Sarà per contro reso operativo un Circuito ricco di novità per le specialità Freestyle e Wave con Regolamento dedicato per portare le gare a livello zonale e renderle più fruibili da parte dei talenti giovani e meno giovani. A presto dunque per i Calendari 2012. MIRKO BRAGHIERI, RACE DIRECTOR Ciao Mirko, puoi presentarti ai lettori di Funboard: chi sei, cosa fai nella vita, come mai hai deciso di fare il race Director? Ciao a tutti i lettori sono Mirko Braghieri da Castiglione delle Stiviere (MN), nella vita mi guadagno il pane quotidiano facendo l’artigiano nel campo della climatizzazione... che gioia! Diciamo che fare il Race Director non è stata proprio una decisione presa a tavolino, dopo aver fatto tante regate e qualche anno come giudice mi è stato proposto di prendere in mano l’organizzazione di un comparto giuria e da lì, visto che mi piacciono le sfide, ho provato! In cosa consiste fare il Race Director nei campionati Freestyle e Wave? Il ruolo del RC è di gestione completa della gara che va dal preparare il seeding, tabelloni, esporre regolamenti, all’informare gli atleti su tutto quello che succede dal primo skipper’s meeting fino alla premiazione. La parte bella e quella brutta di questo incarico? Partiamo dagli aspetti negativi che fortunatamente sono pochi... Di sicuro è davvero brutto dover gestire polemiche a volte anche senza senso e poi non fare windsurf con il vento e magari le onde proprio sotto il naso! L’aspetto positivo che mi gratifica di più è di aver la possibilità di dare al mio sport preferito tutto ciò che negli anni sono riuscito a imparare e far parte comunque di un gruppo di amici partendo dagli atleti ai giudici agli organizzatori e tutti coloro che anche solo il fatto di poter fare una fotografia con il "PRO" di turno li rende felici . Come sei diventato Race Director? Come ho già detto prima, è forse stata una situazione di emergenza da parte degli organizzatori di allora e poi mi sono dato da fare imparando i regolamenti, a volte anche modificandoli, per renderli più precisi, partecipando a corsi in Italia e in Europa e continuando a fare il Giudice ad eventi un po’ dappertutto. Qual è stata dal tuo punto di vista la gara più bella della stagione? E quella più difficile? Come livello tecnico la Coluccia Freestyle ha dimostrato che i ragazzi stanno diventando veramente tosti, ma come spettacolo gli oltre 50 nodi di Puzziteddu! La gara del Garda di sicuro la più difficile, perchè il vento era veramente leggero! Parliamo di limiti di vento (e onda) delle gare, cosa dice il regolamento e come ti comporti sul rendere valida o meno la gara? Il regolamento, e tu dovresti saperlo bene, dice che non ci sono limiti di vento e onde per lo svolgimento ma è a discrezione del RC a del Comitato di Regata. Normalmente si cerca di non penalizzare ne di avvantaggiare nessuno. Come ben sapete il peso del surfista incide molto sulla planabilità... sta a noi questa “ardua” decisione e dal momento che uno accetta di iscriversi ad una gara e quindi di accettare il Regolamento deve farsene una ragione e stare alle decisioni altrui, sia che lo favoriscano che non. È vero che a volte si portano avanti le gare anche in condizioni non idonee solo per presunti doveri con gli sponsor? Ma non scherziamo, mai ricevuto pressioni da nessuno! Cosa ne pensi del continuo diminuire degli iscritti nel settore artistico? Quale potrebbe esserne il motivo e cosa si potrebbe fare per ritornare ad avere tabelloni pieni di iscritti? 27


Premetto che qui mi devo togliere un sassolino dalla scarpa. Purtroppo in Italia si fa troppo Windsurf parlato o virtuale, chiamalo come vuoi, tanti dicono di fare questa manovra e surfare quell’onda ma alla fine non vengono alle gare perchè davanti a una Giuria non puoi barare e allora è meglio non presentarsi. Per avere più persone alle gare basterebbe un pochino di umiltà in più e pensare che anche se perdi una heat nessuno mai ti potrà prendere per i fondelli anche perchè le palle per metterti in gioco le hai avute! Da parte nostra ci dovrà essere un grosso lavoro sia dal punto di vista organizzativo che mediatico e cercare magari anche nuovi format di regata.

iniziato questa esperienza di giudice grazie a Mirko (Braghieri) che mi ha coinvolto in questo interessante percorso e alla voglia di poter partecipare attivamente allo sviluppo di questo meraviglioso sport.

Nonostante il format della gara a chiamata su previsione (almeno per il Wave), quest’anno ci sono state notevoli difficoltà per far coincidere diversi fattori e purtroppo la gara in Sardegna non è stata svolta. Cosa ne pensi di questa situazione? Io credo che avere 7 mesi circa di waiting period sia troppo per tutti e quindi chi lavora a volte si vede costretto a non dare la propria disponibilità. Purtroppo quest’anno per alcune volte non c’era a disposizione un sufficiente numero di giudici per formare una giuria competente. Mi spiace moltissimo per gli organizzatori della tappa in Sardegna visto l’impegno e il lavoro che hanno fatto. Ti anticipo che stiamo lavorando per risolvere il problema.

Puoi raccontarci come sei diventato giudice? Per diventare giudice ho affrontato, a febbraio 2009, il corso giudici che, per mezzo del superamento di una prova d’esame finale, mi ha conferito il titolo di Giudice Ufficiale AICW Settore Artistico. Quest’anno a Torbole, in concomitanza con la prima tappa del campionato nazionale Freestyle, ho effettuato un corso d’aggiornamento, anche qui conclusosi con test d’esame finale.

Progetti e obiettivi per il prossimo anno? Tutto top secret... Stay tuned on Windsurfnation.eu e su funboardmag.com MAURO ROMELLI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW Ciao Mauro puoi presentarti ai lettori di Funboard: chi sei, cosa fai nella vita, come mai hai deciso di fare il giudice? Ciao, mi chiamo Mauro Romelli, 33 anni, vivo a Brescia, windsurfista sin dall’età di 10 anni, attualmente collaboro nell’azienda di famiglia e sono docente di informatica. Ho 28

La parte bella e quella brutta di fare il giudice? La più bella è data dalla possibilità di poter stare a stretto contatto con campioni del windsurf, la più brutta quella di non poter usufruire de giudizio “pari merito”, a volte le prestazioni di entrambi gli atleti sono talmente elevate da meritarlo.

Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle? La differenza fondamentale è riferita ai diversi tempi di gara delle due discipline. Una heat di Freestyle dura 5 minuti e gli atleti in questo tempo eseguono più di 15 manovre, quindi la pressione psicologica sul giudice che deve vedere tutte le manovre è intensa. Una heat di Wave, a differenza, si sviluppa in 15 minuti e questo ci permette di essere sempre concentrati ma con un pressione psicologica molto più gestibile. Posso comunque affermare che in entrambi i casi la difficoltà e comunque alta. La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011? Non ne ricordo una in particolare, per me le heat sono tutte difficili da giudicare soprattutto quando dal tuo giudizio dipende il destino degli atleti. Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione? La finale Double Elimination della tappa Wave a Puzziteddu tra Andrea Rosati e Francesco Cappuzzo, autori entrambi di una magnifica gara in condizioni al limite della praticabilità.


Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca le manovre? Credo che essere bravi windsurfisti aiuti molto, le manovre sembrano tutte facili quando le vedi eseguite dagli atleti, in realtà solo un windsurfista, che prova ad eseguirle, può rendersi conto che non è così. A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi perde? Controllo il numero di manovre su entrambe le mura, chi esegue la stessa manovra su entrambe le mura per me ha il punteggio più alto, controllo quali manovre sono varianti, es. Flaka one hand è una variante della Flaka, sulle varianti tengo un punteggio minore, e assieme ai tre parametri di giudizio, Tecnica, Stile, Difficoltà, decreto chi dei due atleti passa il turno. Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene nessuna? Il giudice ha il compito di conoscere e riconoscere tutte le manovre in qualsiasi condizione, noi in questo senso cerchiamo di fare il massimo, tuttavia a volte è veramente difficile soprattutto quando l’atleta è molto lontano dal palco giuria. Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e quindi a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi da parte degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro? Le polemiche fanno parte del gioco, nei limiti del rispetto possono essere accettate. Non sopporto comunque quando le polemiche eccedono in una mancanza di rispetto sia nei confronti di giudici, organizzatori e atleti stessi. Qual è stata la volta che sei rimasto più ore a giudicare durante una giornata di gara? La giornata più fredda? E quella più calda? La più lunga è stata alla tappa europea del circuito EFPT svolta in Sardegna nel 2010, abbiamo concluso tre Double Elimination da 32 atleti in tre giorni di gara, praticamente ogni giorno la gara iniziava alla 9:00 della mattina e finiva alle 17:00 del pomeriggio! La più calda quella EFPK- Pro Kids di Reggio Calabria sempre nel 2010 e la più fredda in Sardegna, la finale del campionato nazionale 2010. La miglior location per fare il giudice? Sono tutte sempre molto belle, forse Reggio Calabria è quella che si è distinta di più, soprattutto fuori dall’acqua…! Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara? Ci guadagni almeno qualche cosa? Le gare si svolgono solitamente nel week end, quando questo non avviene si perdono circa due giorni lavorativi, ma dipende molto dalla gara e dalle previsioni. Il giudice, solitamente, ottiene un rimborso spese che varia da gara a gara. A chi consiglieresti di fare il giudice? Consiglierei di intraprendere la carriera di Giudice a chiunque abbia la passione per il windsurf e abbia voglia di mettersi a disposizione di un movimento che ha ancora tanto bisogno di crescere e migliorarsi. FRANCESCO PRIORI, GIUDICE FREESTYLE E WAVE AICW Ciao Francesco puoi presentarti ai lettori di Funboard: chi sei, cosa fai nella vita, come mai hai deciso di fare il giudice? Mi chiamo Francesco Priori, lavoro nell’azienda agricola di famiglia in provincia di Mantova insieme a mio padre e ho iniziato a fare il giudice ormai da circa 5 anni. Ho deciso di fare il giudice perchè oltre ad essere praticante di discreto livello mi piace osservare gli atleti, soprattutto quelli bravi e credo che sia molto importante anche per migliorare me stesso.

La parte bella e quella brutta di fare il giudice? La parte bella sono le trasferte e anche il fatto di fare parte di questo ambiente, quella brutta è il non potere entrare in acqua quando le condizioni sono buone, d’altronde se sono buone bisogna sfruttarle per la competizione. Puoi raccontarci come sei diventato giudice? Per poter essere giudice abbiamo partecipato a 2 corsi con relativi esami, l’ultimo aggiornamento si è tenuto a Torbole quest’estate durante il campionato nazionale di freestyle e slalom. Durante queste giornate sono stati approfonditi alcuni argomenti, per esempio i metodi di giudizio di una heat di freestyle e le precedenze nel wave. Alla fine il corso si è concluso con un esame, nel quale veniva proiettata su un grande schermo una heat di freestyle di coppa del mondo, e qui ogni giudice doveva essere in grado di riconoscere tutte le manovre e riuscire a dare il risultato corretto. Quali sono le differenze tra giudicare una heat di Wave e una di Freestyle? La differenza è che nella heat di freestyle si scrivono le manovre sullo score e alla fine della heat in base alla tecnica, allo stile e alla varietà si decide quale atleta sarà il vincitore. Mentre nella heat di wave si da un voto, che va da 1 a 10 alla manovra e alla fine vince l’atleta che ha ottenuto il punteggio più alto. La heat più difficile da giudicare nella stagione 2011? Per me la heat più difficile è stata quella tra Lorioli e Madeddu nella finale di Coluccia dove i due hanno combattuto duro. Quale è stata invece la heat più emozionante della stagione? La heat più emozionante per me è stata quella tra Cappuzzo e Mariotti a Puzziteddu, dove Francesco è riuscito ad infilare perfettamente il suo primo Back Loop della competizione e ha lottato veramente tanto sia contro i 50 nodi che contro le ripetute heat che ha dovuto affrontare una dopo l’altra. Un giudice deve essere anche un bravo windsurfista o basta che conosca le manovre? Credo che sia importante anche il fatto che ci sappia fare, sicuramente è un aiuto in più che gli può far capire la differenza tra la stessa manovra eseguita in modi diversi. A parità di manovre eseguite da due atleti, come decidi chi vince e chi perde? In base allo stile, alla varietà e alla tecnica di esecuzione delle manovre. Riesci sempre a distinguere il tipo di manovra e a non perdertene nessuna? Si fa il possibile, nel senso che quando il campo di regata è molto ampio a volte si fa fatica anche a vedere se un atleta sta navigando in switch o in normal stance. E poi devo dire la verità, capita anche di perdere delle manovre soprattutto quando sono eseguite molto lontano e nel momento di fine heat dove gli atleti cercano di farne il più possibile. So che non è una bella cosa, ma credo che sia umano. Le heat di Freestyle come quelle di Wave sono soggette a un giudizio e quindi a volte nascono delle polemiche a fronte di risultati non compresi da parte degli atleti, cosa ne pensi di questo aspetto del vostro lavoro? Penso che sia normale, d’altronde questo è uno degli aspetti negativi che mi sono dimenticato di citare prima. Quanti giorni del tuo reale lavoro perdi ogni volta che parti per una gara? Ci guadagni almeno qualche cosa? Per poter partecipare come giudice ad una gara più meno bastano tre giorni, spesso avviene durante il week end quindi si perdono pochi giorni di lavoro, si può fare! Per quanto riguarda il denaro, abbiamo i rimborsi spese e una diaria giornaliera. A chi consiglieresti di fare il giudice? Consiglio di fare il giudice a chi è veramente un grande appassionato del nostro nobile sport, è una cosa che va presa seriamente! 29


Il giovanissimo local Francesco Cappuzzo in Goiter.

Fin dai primi sopralluoghi in spiaggia tutti ci sentiamo a metà tra l'eccitato e l'impaurito. Le onde si alzano e le creste sono spazzate dallo scirocco che già soffia oltre i 30 nodi. Dopo aver predisposto le attrezzature, montate le bandiere e verificato tutte le condizioni di sicurezza arrivano le 10 e il Race Director Mirko Braghieri da il via alla competizione. Il vento oscilla tra i 30 ed i 40 nodi con direzione side side on, l'onda nella stupenda baia di Puzziteddu si calcola sui 2 metri ma subito fuori si vedono onde alte il doppio. La condizione del campo di regata si presenta molto impegnativa ma la favorevole posizione offre la possibilità di uscire e rientrare in assoluta tranquillità e sicurezza. Dopo le fasi di riscaldamento ci si rende conto che anche la corrente non è affatto forte ed a questo punto ci si rende conto che sta per iniziare una giornata da ricordare. La tempesta perfetta! Si dice che Raimondo Gasperini abbia dovuto noleggiare una 3.3, la sua vela più piccola era intenibile!

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Il tabellone Single non offre spunti di cronaca particolari, tutto scorre velocemente. Rosati si aggiudica il primo Single battendo in finale Pischedda, il duello dello scorso anno si ripete ed è sempre attuale ed entusiasmante. La finalina per il terzo posto se l'aggiudica il mai domo Gasperini su un pur ottimo Mariotti che appare in buona forma e nonostante la forte sovrainvelatura non si lascia per nulla intimidire dalle violenti raffiche. Nella prima batteria di gara Rosati incappa in un brutto atterraggio rompendo la tavola e rimediando una bella botta alle costole che comunque non sembra impensierirlo nonostante l'apprensione di tutti i presenti. Partono le prime batterie del tabellone Double e contemporaneamente il vento rinforza, gli anemometri cominciano a segnare molto oltre i 50! Mirko Braghieri, Race Director delle grandi occasioni, decide per uno stop temporaneo e, con l'aiuto degli organizzatori esplora gli altri campi di regata a disposizione. La decisione è presa. La gara si sposta nella baia vicina dove si segnalano onde migliori e situazioni di vento migliori. La gara riprende. Il vento è ancora molto forte ma, a parte qualche breve ripensamento, nessuno alla fine intende mollare! Le batterie riprendono ed è Francesco Cappuzzo del Circolo Albaria di Palermo che si aggiudica le prime. La gara viene di nuovo interrotta, il vento adesso è davvero furioso sul campo di regata.


Andrea Mariotti.

Finalmente il vento ritorna sotto i 50 nodi e ripartono le batterie ed è ancora Cappuzzo ad aggiudicarsi la vittoria prima su Longo, che deve cedere le armi al giovane palermitano dopo aver tentato e quasi atterrato una altissima e applauditissima TableTop into Forward. Il pubblico di Puzziteddu è caldissimo e ad ogni manovra di Francesco scattano gli applausi e gli incoraggiamenti. Uno dopo l'altro ha messo in riga tutti i concorrenti. Sono rimaste solo le sfide con i pezzi veramente grossi! Pischedda e Rosati. Pischedda surfa una bella onda e sfodera il suo perfetto e inconfondibile stile, Cappuzzo chiude un perfetto Forward. GianMario Pischedda Jamiro gira per la baia a cercare la rampa che gli consentirà di sfoderare la sua temibile arma segreta: il Backloop. La trova, la punta, il pubblico assiepato dietro le dune si ferma come congelato. Jamiro va altissimo... scende dietro un'onda, vediamo solo la penna della vela... ma cade in acqua... non va! Cappuzzo nel frattempo surfa un'onda che pareva conoscere da tempo perchè lo accompagna a riva come un vecchio amico. Pischedda riprova a saltare ma non va la seconda e non va nemmeno la terza. Cappuzzo è in finale! E Rosati non può certo stare tranquillo a questo punto. Parte la batteria finale e Francesco è ormai alla quinta batteria consecutiva, i due finalisti partono insieme. Rosati comincia con un bel Forward, Cappuzzo replica il Forward ma non apre la vela in atterraggio e con 50 nodi non si scherza. La tavola di Francesco si spezza in due. Sbraccia e chiede aiuto al suo organizzatissimo REEFPuzziteddu 2011.

TEAM. Gli diportano tavola nuova. Rosati nel frattempo moto in acqua e si Gli eventi contorno una del Trofeo Nogler: cena brasiliana, fuochi d’artificio evede beachleparty. accorge dell'incidente, rallenta il ritmo ma quando vede il giovane avversario di nuovo in sella si surfa due onde alla grande e stacca uno stilosissimo Aerial. Cappuzzo si rimette in riga e, supportato dalla spiaggia che non smette un attimo di incitarlo, trova un’onda e Back Loop da manuale. Rientra, surfa in scioltezza un’onda. Rosati ribatte e va in cielo con un high jump a 10 metri di altezza che toglie il respiro alla spiaggia per qualche secondo. Rientra su una bella onda e la doma con tre entrate e un timing perfetto. Cappuzzo esce ed esegue un bel Forward alto e perfetto che lo porta a questo punto ad avvicinarsi moltissimo a Rosati nel punteggio. Il giovane local si lancia in un Backloop altissimo ruota due volte e cade sull'attrezzatura, peccato. La tromba suona e chiama i nostri finalisti a terra. Rosati vince il Double, ma che fatica. Il colpo accusato nella prima batteria lo ha certamente limitato nell’azione e la cavalcata vincente di un Cappuzzo determinato ed in grande forma di certo non lo hanno tranquillizzato ma alla fine la classe di Andrea ha ragione del giovanissimo Francesco Cappuzzo che riceve un meritatissimo applauso da tutti i presenti. La giornata di gara termina al calar del sole con tutti i protagonisti soddisfatti per aver vissuto una giornata davvero intensa ed emozionante. Premi per tutti nella stupenda cornice di Puzziteddu Bay, ma il premio più grande che ognuno riporta a casa è sicuramente l'orgoglio e la contentezza di aver partecipato a una gara davvero spettacolare e impegnativa, che ha tirato fuori il meglio da ognuno. Una gara che ricorderemo volentieri. Io c'ero! Race Director: Braghieri Mirko Giudici: Romelli Mauro, Priori Francesco, Bellani Mario Premio Best Move a Longo Fortunato, TableTop into Forward

CLASSIFICA FINALE CAMPIONATO NAZIONALE WAVE 2011 AICW 1. Rosati Andrea (RRD, Gaastra) 2. Cappuzzo Francesco (RRD, RRD) 3. Pischedda GianMario (Fanatic, North) 4. Gasperini Raimondo (Starboard, Severne) 5. Mariotti Andrea (JP, NP) 6. Longo Fortunato (RRD, RRD) 7. Paganini Fabio (RRD, MauiSails), Giorgi Giorgio(Drops, Challenger) 8 partecipanti… Tutti gli altri erano alle Hawaii!


Gigi Le Carrò Ciao Jacopo, praticamente ti ho visto crescere ed ero certo che prima o poi ti avrei visto sulle riviste, ma ritrovarmi qui ad intervistarti, beh questo no, non lo avrei mai pensato! Con immenso piacere mi tocca e quindi meglio non perdere tempo… Direi di iniziare con le solite domande canoniche di rito per poi passare alle cose più serie. Nome e cognome? Jacopo Testa. Soprannome? Da sempre e per tutti Japo. Dove e quando sei nato? Sono nato a Milano il 26/10/1991. Caspita! Auguri, li hai compiuti da poco, ottimo regalo questo da parte di Funboard! Ma dimmi dove vivi? Ho sempre vissuto a Milano ma, fortunatamente, grazie alla passione del mare e degli sport che nutre la mia famiglia, nelle vacanze estive ho sempre passato tre mesi in Sardegna, a Porto Pollo, dove ovviamente ho imparato a navigare. Diciamo una gran bella fortuna... non di vivere a Milano ovvio! Quindi tuo padre fa windsurf? Ovviamente, ma diciamo che con gli anni ha un po’ mollato il colpo. Come è nata la passione per il mare e quando hai messo piede per la prima volta sulla tavola? Ho iniziato all’età di undici anni con mio fratello Matteo, a Porto Pollo, allo Sporting Club Sardinia. Non dimenticherò mai la prima volta che ho planato, quella sensazione che provano tutti i windsurfer e che ti trasforma definitivamente in un puro windsurfista al 100%. Famiglia di windsurfisti, quindi, quando hai iniziato a fare freestyle? La prima manovra che ho chiuso è stata la Vulkan all’età di tredici anni, poco dopo arrivò il mitico Spock, da quel giorno sono diventato un assatanato di vento, un po’ come tutti i veri windsurfisti. Adesso quando non c’è vento passo le ore davanti al computer a cercare nuovi video, perché 32


osservandoli attentamente memorizzo il movimento delle manovre e quando torno in acqua riesco a chiuderle in pochissimo tempo. Ogni anno vengono inventate manovre completamente nuove o combinazioni di manovre pazzesche, il bello è cercare di stare al passo con gli altri (cosa molto difficile). Adesso senza dubbio le manovre che preferisco fare e che mi danno più soddisfazione sono la Shaka, la Culo e la Kono sul piatto di Porto Pollo con 40 nodi. So che in freestyle sei uno dei capi a livello italiano ma wave nulla? Ai miei tempi l’essenza del windsurf era andare nelle onde mentre vedo che ora molti di voi freestyler non sono mai saliti su una tavola con un po’ di rocker! Diciamo che per adesso la mia passione è il freestyle! Ma ad esempio quando sono a Porto Pollo e fa quelle giornate di vento super fotonico carico il furgone e mi faccio una bella uscitina a Cala Pischina. Cos’è per te il windsurf? Conoscendoti e surfando insieme ti ho sempre visto con il sorriso! Come hai detto per me il windsurf è sempre stato puro divertimento; ma in questo ultimo periodo quando entro in acqua mi concentro e mi alleno per migliorare ogni manovra in modo da arrivare alle gare più preparato. Questa domanda la dovrei fare a chi ti conosce ma se dovessi descriverti con due parole... pregi e difetti... Non ho proprio idea di cosa rispondere, penso che dovrebbero rispondere le persone che mi conoscono bene… Chi è il tuo idolo? Ovviamente Tonky Frans con il suo stile unico, Steven Van Broekhoven che quest’anno ha fatto veramente paura e per quanto riguarda i miei coetanei quel capo di Davy Scheffers che a soli 19 anni è tra i primi dieci nella classifica del PWA. Spero che un giorno potrò confrontarmi anche con loro. Dove ti alleni? Nel periodo estivo mi alleno in Sardegna a Porto Pollo con il ponente, uno tra gli spot più piatti che io abbia mai visto, perfetto per il freestyle, ed a Murta Maria con lo scirocco. Nel periodo invernale mi alleno in Brasile, a Sao Miguel do Gostoso e Jericoacoara, due spot fantastici con vento tutti i giorni, acqua piatta e ondine di un metro perfette per saltare. Invece nei rari e pochi giorni che sono a Milano esco a Valmadrera sul Lago di Como. Se dovessi scegliere tra una uscita freestyle con 30 nodi flat o 2 metri di onda glassy sideoff e 15 nodi? Adesso sicuramente sceglierei l’uscita freestyle! Anche se però le onde mi attirano parecchio. Tra una gara ed un uscita con gli amici? Senza ombra di dubbio uscita con gli amici!

E quando non c’è vento? Dai raccontaci una tua giornata tipo italiana e brasiliana? Quando sono a Porto Pollo mi sveglio tutte le mattine alle 8 per essere a lavorare alle 9 fino alle 14, se non c’è vento, per prima cosa, controllo tutti i siti per cercare nuovi video di freestyle e poi sto in spiaggia con gli amici. Invece, quando sono a Sao Miguel mi alzo alla mattina presto verso le 5 per andare a far surf da onda, poi torno, mangio e vado a fare windsurf perché c’è tutti i giorni vento! Diciamo che è questo più o meno quello che faccio tutti i giorni…

Voci di corridoio dicono che sei meticoloso e non lasci nulla al caso, è vero? Sinceramente non credo proprio di essere una persona precisa. Quindi come ti alleni quando sei fuori dall’acqua? Fino a un mesetto fa per me il windsurf è sempre stato puro divertimento e devo dire che non l’ho mai considerato come una disciplina strettamente agonistica. Sto in acqua anche un giorno intero e più giorni di seguito ogni volta che il vento soffia dai 20 nodi in su, ma non perché mi devo allenare più degli 33


altri ma solo perché mi diverto talmente tanto che finché non sono distrutto non esco dall’acqua! Il mio obbiettivo per il 2012 è sicuramente quello di dedicarmi con maggior costanza a un programma di allenamento e, come mi ha consigliato qualcuno, anche di alimentazione. Sono certo che in questo modo e con l’aiuto di qualche saggio surfista, come il mio mentore Gigi le Carrò, riuscirò a raggiungere migliori risultati in breve tempo. Ah ecco, a proposito, ma li ascolti i consigli dei saggi? A me non risulta, dicono che questo Le Carrò continui a martellarti sulla preparazione fisica fuori dall’acqua ma che tu non lo ascolti! È vero? Diciamo che non l’ho mai ascoltato molto riguardo alla preparazione fisica. Ma adesso mi sono ricreduto e da più di un mese nei giorni di non vento mi alleno, quando gliel’ho detto non ci credeva, a dir la verità non ci credeva nessuno! Progetti futuri? Per quanto riguarda i viaggi tornerò sicuramente ad allenarmi in Brasile per circa tre mesi, poi molto probabilmente andrò altri tre mesi in Sud Africa con il mio socio Angelo Zoccarato per allenarmi in freestyle e soprattutto nelle onde, un piccolo problema sarà superare la mia fobia per gli squali. Per quanto riguarda le gare parteciperò senza ombra di dubbio al campionato italiano, a qualche tappa dell’EFPT e certamente ad almeno due tappe del PWA in modo da confrontarmi con i top rider e rendermi conto del loro livello, cercando di migliorare il più possibile. Cosa vorresti fare da grande? Non ne ho la più pallida idea… Per adesso andrò avanti con il windsurf, poi si vedrà…

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Comunque programmino niente male passarsi l’inverno al caldo... ma come ti mantieni e cosa fai nella vita oltre al windsurf? Quest’anno ho fatto il corso VDWS e quindi lavoro presso lo Sporting Club Sardinia come istruttore, una tra le cose più belle è vedere i propri allievi fare le prime planate, sfrecciare a bocca aperta per tutta la baia; ma diciamo che lo sponsor più grande sono i miei genitori, che mi danno una grossa mano in tutto. Hai altri interessi? Con le ragazzine come va? Sei fidanzato? Oltre al windsurf ho sempre avuto altre passioni

Nome: Jacopo Cognome: Testa Peso: 65 kg Altezza: 1.76 Manovra preferita: Kono Spot italiano preferito: Porto Pollo Spot estero preferito: Sao Miguel do Gostoso Quiver sails: RRD Superstyle 3.7 - 4.2 - 4.5 - 5.0 - 5.2 Quiver boards: RRD TT 90 lt- 100 lt Sponsor: RRD, ION

come lo skate, il kite e il surf da onda, ma il migliore sport rimarrà sempre il windsurf, ti regala sempre emozioni nuove e indescrivibili. No, non sono fidanzato. Quali sono i tuoi sponsor? Per prima cosa ringrazio i miei genitori, poi i miei sponsor RRD e ION ed in ultimo, ma non di meno importanza, tutti gli amici che credono in me. Ultima domanda... se sbagli questa l’intervista non verrà pubblicata: chi è il più forte windsurfista del Lago di Como? Un certo Gigi Le Carrò… Voi lo conoscete?


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In un canale largo circa 12 metri, lungo circa 20 e delimitato da muri alti 5 metri, ogni 58 secondi parte un rumore sordo, un boato a mezza via tra un innaturale rutto e un ruggito (non saprei come meglio descriverlo) che anticipa, forgiandola nel cammino verso l’uscita del canale, un’enorme montagna d’acqua che avanza velocissima lungo i muri. Nasce come choppone malforme, si alza sempre più ad ogni metro, veloce, cattivo, per prendere le forme di un’onda da sogno verso la fine del canale… Un’onda che si fa dare del Lei che frange, raggiungendo i 3 metri di altezza per poi chiudersi, srotolandosi in un piacevole inchino… tutto questo accade in un lasso di tempo sufficiente a permettere al surfista che la pettina 3-4 bottom, cutbacks e arial… Surfisti, già, perché il parco è nel mezzo del nulla, protetto dal vento forte degli Alisei, ma comunque esposto alla brezza. Palme, bar dentro la piscina, sabbia bianca, un sacco di giochi d’acqua insomma un paesaggio artificiale dentro uno naturale. Ma niente vento. È risaputo però che i windsurfisti sono animali a sè, personaggi strani, dei border line (lo sa bene una delle tante mie personalità che in questo momento sta scrivendo). Dany Bruch è di sicuro un ottimo rappresentante di questa categoria. E cosi, dopo aver già provato un photoshooting l’anno scorso nella stessa location, non ci ha pensato due volte a richiamare a sé molti degli atleti del PWA che ancora erano in zona per organizzare una gara non competitiva di salti. L’idea è semplice: si noleggia la piscina, una moto ad acqua, ci si attacca con una mano ad una corda, con l’altra si tiene il boma, si parte coi piedi nelle strap e quando si sente il rutto/ruggito si parte tirati a palla dal jetski che farà in modo di sparare il pazzo di turno diritto sul lip dell’onda al massimo del suo picco. A quel punto basterà lasciare la corda,

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afferrare il boma, salire, saltare destinazione cielo… consiglio: don’t try this at home. In primo luogo ci sono i muri di cemento del canale che non si spostano, poi il leech, poi la moto ad acqua, il timing, l’equilibrio e come se non bastasse niente vento per finire la rotazione: lo schianto è quasi certo! Comunque Dany Bruch non si è lasciato sfuggire l’occasione di avere nientepopodimeno che Discovery Channel in loco che girava un filmato sulla struttura, per proporre loro di filmare l’evento e con abilità organizzative tedesca ha raccolto a sé 8 scriteriati che hanno dato l’anima per divertirsi… e così, in una fresca sera di mezza estate, gente del calibro dello stesso Bruch, Alex Mussolini, Jaime Hernandez, Iballa Moreno, Dario Ojeda, Peter Gartzke, Eleazar Alonso e il nostro portacolori Valter Scotto era pronta alla sfida. Suonerà campanilistico ma spendiamo una parola per Valter che a 43 anni si trova a dover imparare da zero in un giorno a farsi trainare e competere contro quella gente molto più giovane di lui. Beh, chapeau. Ci vuole fegato, a Valter non manca e non si è tirato indietro. La gara è stata puro divertimento, adrenalina. Iniziata nel tardo pomeriggio si è svolta poi al tramonto e infine al crepuscolo con le luci accese. Difficile da descrivere a parole. Ricordo il boato dell’onda che parte, la moto che sale su di giri, il silenzio quasi surreale della gente assiepata ai lati del canale che trattiene il respiro, i flash che partono, e finalmente lo schianto sordo, la sberla sull’acqua dell’attrezzatura/uomo che impatta da circa 7-8 metri a cui fa seguito l’urlo liberatorio della gente… e gli applausi. Se guardate con attenzione in alcune foto si può leggere il terrore dipinto negli occhi di molti spettatori, molti semplici turisti che non credevano possibile che gente volesse suicidarsi proprio in

piscina e proprio in quel modo. Comunque, nessuno si è fatto male, solo divertimento. I giudici hanno avuto non poche difficolta a valutare oggettivamente chi fosse il migliore, quale salto, che tecnica. C’erano molti aspetti da considerare, quasi tutti indipendenti dal controllo umano (timing, velocità, curva scelta dal jetski). I salti e le evoluzioni non potevano essere ovviamente Forward, ma quasi tutti Pushloop, Table Top, Backloop… per la cronaca il migliore, il vincitore, colui che era in uno stato di grazia quella sera tanto da renderlo oggettivamente invincibile è stato Alex Mussolini che ha battuto in finale Jaime Hernandez e deliziato tutti noi con una classe e uno stile unico. Spero che qualcosa dello spirito e della bellezza della gara possa essere colto dalle fotografie. A Valter i nostri complimenti anche perché pur non avendo vinto è stato l’unico ad atterrare in piedi (oh yes!!!) un Backloop stellare. La piscina può essere noleggiata al costo di 600 euro l’ora e chiusa per la delizia di un gruppo di amici. Ci si organizza in 10 surfisti per esempio (un solo surfista a turno per ogni onda), si surfa ogni minuto. Il calcolo delle onde a disposizione e del costo è immediato. D’accordo questo non è proprio windsurf, non è nemmeno surf, ma lo spirito dello sport c’è e rimane inalterato. Di sicuro i commenti delle ragazze e/o mogli che ci accompagnano in ventose spiagge riparate da “nulla” e che molte volte soffrono in silenzio (molte volte invece esternano, eccome se esternano!) erano tutte unanimi nell’apprezzare l’assenza di vento, i lounge bar disseminati e il fatto che i loro compagni, comunque, si divertissero. Peccato che non sia proprio una cosa per tutti.

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La parte più critica e spaventosa del guidare verso Baja sono le 3 ore che ci si mette per attraversare Tijuana ed Ensenada. Le macchine, il traffico, le storie terrificanti dei poliziotti corrotti, praticamente sei davvero in balia degli elementi. Noi eravamo riusciti a passare il confine senza problemi e in men che non si dica ci siamo trovati a guidare lungo la bellissima costa di Baja, con la luce mattutina che faceva brillare la superficie dell’Oceano. Man mano che prendevamo confidenza con la guida, abbiamo progressivamente aumentato la velocità, e proprio mentre stavamo per raggiungere la massima velocità del mezzo, nel traffico, su una superstrada a due corsie, nella corsia di sorpasso… FWWEEWW… l’intero portapacchi, con tutto il mio materiale è volato via… le mie vele, tavole ed alberi, ora si trovavano nel bel mezzo della strada, con macchine e camion che facevano del loro meglio per evitare il carico, e l’unica cosa che potevo fare era sperare che il mio materiale non venisse sbriciolato da qualche bilico. Facciamo retromarcia, cercando di togliere il materiale dalla carreggiata il più velocemente possibile, per poi spostarci a lato con la macchina e trovare un espediente per rimontare il portapacchi e arrivare a destinazione. Nello staccarsi, il portapacchi, ha frantumato il lunotto posteriore del mezzo, e oltre ai vetri sparsi per tutto il retro del furgone, avremmo dovuto percorrere ore di strade sterrate con polvere ovunque. Non proprio ideale come inizio viaggio.

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Dopo aver raccolto tutti i vari pezzi, ne siamo fortunatamente usciti con danni minimi, e ci siamo subito rimessi in viaggio verso le dune sempre più profonde e deserte di Baja. Più vai a sud, a Baja, più il paesaggio diventa drammatico e di una bellezza mozzafiato. I profili inconfondibili degli alti cactus risplendono sotto il sole, e le montagne assorbono i raggi solari che incendiano la terra. Man mano che guidiamo, il vento comincia ad aumentare, e si comincia a vedere del movimento sulla superficie dell’Oceano in lontananza. Appena arrivi all’ultima grossa città, San Quintin, l’eccitazione aumenta vertiginosamente. In lontananza vedi l’Oceano e sai già che il Point non aspetta altro che il tuo arrivo. Proprio quando arrivi al massimo dell’eccitazione, ecco che la strada, passando da El Rosario, fa una curva di 90° verso l’entroterra. Non so se sia la voglia di arrivare o cos’altro, ma questa parte di viaggio di solito vola in men che non si dica. Appena imbocchi la strada sterrata è come se fossi già arrivato a destinazione, ma poi i tuoi polmoni si riempiono di polvere, cominci a essere stanco di guidare e c’è sempre meno tempo a disposizione prima del tramonto. Io però adoro comunque questo tratto di viaggio, i cactus, le oasi naturali, la bellezza selvaggia… è tutto così sereno, tranquillo e surreale. Sembra di esser tornati nella California meridionale di 150 anni fa. Quando ormai pensi di non arrivare più, ecco che in lontananza riappare l’Oceano e subito premi a fondo sul gas. Dobbiamo riuscire ad arrivare ed entrare in acqua, ce


Kevin Pritchard

la dobbiamo fare! Proprio mentre continui ad accelerare prendi una buca più profonda e allora ti viene il terrore di bucare e rallenti, perché anche qualche km a piedi può essere disastroso. Dopo un po’ di peripezie, riusciamo finalmente ad arrivare a La Punta, che si va vedere in tutto il suo splendore. Le onde si srotolano ordinate lungo il point, e continuano a perdita d’occhio, ochette di vento costante, 4 o 5 rider in acqua ed un sacco di onde perfette e vergini. Ci siamo, ed è uno spettacolo! La guidata di 8 ore viene dimenticata in pochissimi secondi, mentre, in estasi, scarichiamo le tavole e prepariamo il materiale, controllando che i danni sostenuti siano minimi e, dopo un ringraziamento simbolico alla sacca DaKine per aver fatto il suo lavoro così bene, siamo quasi pronti. Ripensandoci, abbiamo davvero avuto una fortuna sfacciata. Sembra quasi impossibile che le tavole non si siano sbriciolate, volando sull’asfalto a 120km/h! Il tutto mi ha reso ancora più ansioso e dopo aver finalmente armato la 4.7, scendo in spiaggia di corsa e comincio a spaccare il lip con tutta la forza che ho, e già dalla prima onda, non riesco a non sorridere di gioia pura. La prima onda dopo un lungo viaggio… la ricompensa dopo la lunga attesa. Le onde a Punta San Carlos sono semplicemente eccezionali e la complicità tra i rider al campo ti fa sentire parte di un’unica grande famiglia.

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Matt Pritchard

Da questo punto in poi tutto segue il tipico ritmo di Baja. Niente di nuovo. Ti svegli, vai a far surf da onda, torni a far colazione, siesta, esci in windsurf, pranzi, windsurf, bevi qualcosa in pausa e poi windsurf fino al tramonto. La cosa davvero speciale però è che qui tutti quanti seguono questi ritmi. Si crea un legame intenso tra i rider in quanto si è soli in un posto completamente deserto, circondati da una natura mozzafiato e ci si diverte da morire. Quando si va da Solo Sports, non vai in un campeggio. Ok, dormi in tenda, ma hai la sicurezza di una doccia calda che ti aspetta dopo ogni session, accompagnata da una birra fredda e dagli eccezionali Margarita di Neil, che fa sia da barista che da cuoco, sfornando delle ottime taco di pesce fresco. Kevin Trejo di Solo Sports viene a Baja da ormai 30 anni ed è venuto qui all’accampamento di San Carlos per gli ultimi 15, migliorandolo sempre più. È un rider appassionato di windsurf, mountainbike, kite, e sempre alla ricerca dell’avventura e ha praticamente girato ogni angolo della penisola di San Carlos. Un’altra cosa positiva di Baja è che ha la capacità di scollegarti da tutto il resto del mondo moderno. Adesso c’è perfino la connessione internet satellitare, ma se vuoi esser irraggiungibile, basta usare la scusa che sei perso nel deserto messicano di Baja. Zero chiamate, sms, e computer… solo una vacanza ideale. Una volta che ti abitui all’andazzo qui a Baja, non riesci più a tornare indietro. Il sole sembra tramontare sempre troppo presto e i giorni diventano sempre più corti. I dolori e tagli tipici di Baja cominciano ad apparire, mentre i calli sulle mani diventano sempre più spessi e i muscoli s’indolenziscono ma la birra continua a scorrere a fiumi. Con ogni singola onda che prendi, arriva una serie perfetta di bottom turn e smack. Penso di aver fatto almeno 500 lip smack in una settimana. L’onda che si srotola lungo il point è davvero perfetta da disintegrare e continua per centinaia di metri. Il livello di ogni singolo rider aumenta da un giorno all’altro e spingi i tuoi limiti sempre più. Un’highlight del viaggio è stato surfare assieme a Graham Ezzy che, a mio parere, sta diventando il re della new school mure a destra. Chiaro, Philip Koster è campione del mondo wave PWA, ma penso che contro Graham qui a Baja non avrebbe la minima possibilità. So che sono parole importanti, ma Graham distruggeva ogni singola onda a suon di Taka, one handed Goiter ed altri trick incredibili. Mi sono davvero divertito a surfare assieme ad un ragazzino che spacca, per motivarmi ulteriormente a spingere il mio livello. Cioè, mi sono perfino messo a provare i Back Loop off the lip… Chi avrebbe mai pensato che il vecchio Pritch si sarebbe messo a 44

sparare i Back Loop off the lips? Fare surf con mio fratello poi è sempre divertente. Sembra sempre che mi dimentichi quanto sia effettivamente forte, perché ultimamente non lo vedo tanto in acqua, ma quando siamo qui a Baja, ha davvero una marcia in più. Ha anche organizzato degli stage negli ultimi 2-3 anni e ovviamente ha disintegrato qualsiasi onda gli capitasse a tiro. È davvero bello quindi esser qua fuori assieme a lui a condividere delle onde spettacolari e divertenti come facevamo ai vecchi tempi. Alcuni dei miei ricordi migliori di windsurf sono proprio di questo posto, con mio fratello, mamma e papà, vivendo la spensieratezza della gioventù, divertendoci come pazzi e senza avere la minima idea che il windsurf ci avrebbe permesso di girare il mondo, per poi tornare qui. Per me, tornare quaggiù dopo tutto questo tempo, le gare, i viaggi, solo il venire a Baja, solo per surfare e non per allenarmi, mi ha fatto riprovare la vera gioia alla base del nostro sport. Baja è davvero una bellezza. Dà sicuramente del filo da torcere ad alcuni degli spot più belli al mondo, a modo suo. È un mix perfetto di agitazione, incertezza e serenità di cui non si riesce più a fare a meno. Il motto di Solo Sports è “Se non vai, non sai”, il mio è “una volta che ci vai, sicuramente tornerai”.

Kevin Pritchard



INTRO 6 giorni a disposizione, 3 giornate di gara, feste ogni sera, una commovente cerimonia di apertura, 107 rider, un grandioso prize giving, onde mast high, vento leggero, attrezzature devastate, pubblico delle grandi occasioni e Camille Juban. Questo è stato il Maui Makani Classic edizione 2011, l’ultima tappa del fortunato American Windsurf Tour di quest’anno. Nelle prossime pagine leggerete alcuni commenti dei protagonisti e capirete meglio come sono andate le cose in questo strepitoso evento. Io in questa breve introduzione vorrei solo soffermarmi su alcuni aspetti e condividerli con voi. La cerimonia di apertura del Maui Makani Classic è stata qualche cosa di magico, con tutti i rider in cerchio, i fiori per terra e quelli lanciati dall’elicottero, la benedizione con i canti e balli. Ho avuto la pelle d’oca per tutta la durata della cerimonia, uno spettacolo nello spettacolo, mentre Hookipa si stava preparando ad ospitare una delle gare più importanti e affascinanti al mondo. Josh Stone ha dedicato la gara ad un suo amico, Troy, malato di SLA allo stadio terminale ed a messo 5000 dollari di tasca sua per il montepremi. Stone, sempre con il sorriso e con un indomabile ottimismo, ha preso la parola durante la cerimonia di apertura e ha condiviso con il mondo intero il suo pensiero rivolto all’amico facendoci raccogliere tutti in un minuto di preghiera. Il giorno seguente, al mattino, durante il primo skipper’s meeting, purtroppo e con la serenità e positività di 46


Camille Juban, il vincitore del Maui Makani Classic 2011.

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Hookipa vista dal cielo durante la cerimonia di apertura del Maui Makani Classic 2011.

sempre, ci ha annunciato l’intervenuta morte del suo amico durante la notte, dopo di che si è recato con il suo windsurf da solo in mezzo al mare a gettare una corona di fiori mentre tutto il pubblico sulla collina di Hookipa si stringeva in un unico abbraccio. Tornando alla gara, abbiamo avuto 3 giorni di azione su 6 a disposizione, con heat che si sono svolte dalla mattina alla sera ed una finale Master disputata, addirittura, col buio! Il tutto è proseguito agevolmente, heat dopo heat, con solo qualche breve stop a causa degli sbalzi di intensità del vento e momentanea mancanza di onde, fino ad arrivare alla finale dove lo spettacolo è stato totale! Una finale con onde oltre il mast high, 4 atleti in acqua e tutti gli altri fuori a guardare ed il pubblico da casa in streaming (peccato solo per il fuso orario…). 30 minuti di heat per Josh Stone, Kai Katchadourian, Marcilio Browne e Camille Juban, sono stati sufficienti per prendere un numero adeguato di onde, essendo il vento davvero leggero (sicuramente sotto i 10 nodi). Ha vinto Camille e penso che nessuno, vedendolo gareggiare in finale, avesse mai pensato il contrario. Pulizia e radicalità

(e aggiungerei palle quadrate con delle entrate in sezioni da suicidio) sono state le sue armi vincenti. Le altre posizioni, invece, hanno suscitato qualche perplessità come spesso accade nelle gare, ma per questa volta, per questo evento, dalle polemiche siamo voluti scappare senza prenderle nemmeno in considerazione. Brawzinho ottiene un secondo posto grazie ad un’immensa Taka, Josh Stone, terzo classificato (in questo modo si è ripreso un po’ del montepremi che aveva messo a disposizione) e quarto Kai Katchadourian, autore di una finale da urlo… E che dire dei ragazzini Morgan Noireaux e Bernd Roediger, due fenomeni che hanno dato spettacolo e che vi presenteremo in uno dei prossimi numeri di Funboard. Stessa cosa vale per le donne, i master e gli amatori. Se mi chiedete di rispondere alla domanda: “Cos’è la cosa più pazzesca che hai visto fare?” Risponderei senza ombra di dubbio un’entrata di Francisco Goya, fuori gara, appena dopo essere stato eliminato, su un albero e mezzo di onda che stava per rompere ed era talmente verticale che ha praticamente lievitato sulla schiuma mentre saliva per poi fare il Top Turn e ridiscendere con un angolo secco di 180°, il tutto con meno di 10 nodi di vento. Qualunque altro essere umano sarebbe stato travolto da un tir in corsa e rispedito in spiaggia, senza attrezzatura! Mi ritengo molto fortunato ad aver fatto parte di questo evento, ho avuto modo di conoscere tante nuove persone ed avere ancora una volta la conferma che la passione, la voglia di fare e l’attitudine positiva verso la vita e nello specifico verso il mare e le onde, molte volte possono superare anche gli ostacoli più difficili. Mahalo dal profondo del cuore per questa esperienza!

ITALIANI A MAUI Mai come quest’anno Maui è stata presa d’assalto dagli italiani. Eravamo talmente in tanti che a un certo punto sulla spiaggia di Hookipa non sembrava nemmeno di essere dall’altra parte del mondo, bastavano poi

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un paio di onde e di frullate con addosso solo il boardshort e il trapezio per farci ricordare velocemente dove eravamo. Con l’occasione della gara e un’iscrizione decisamente semplice (via web pagando con carta di credito 100$), quasi tutti noi non abbiamo perso l’occasione per partecipare ad uno degli eventi più importanti ed affascinante al mondo. Federico Infantino, Andrea Franchini, Sergio Tyrolt, Francisco Porcella, Nicola Spadea, Ferdinando Loffreda, Giampaolo Cammarota e il vostro caporedattore sono stati i porta colori della bandiera italiani al Maui Makani Classic 2011. Tutti quanti noi abbiamo cercato di fare del nostro meglio, ma per questo evento, parlo almeno dal punto di vista personale, l’importante era esserci! Il mio pensiero quando ho deciso di iscrivermi, convinto da Kevin Pritchard, non era avere l’illusione di chissà quale risultato, ma il fatto di poter avere per 10 o 12 minuti lo spot più famoso al mondo da condividere solo con altri 3 rider e non con altri 60 come in una classica giornata a Hookipa. E questa cosa non ha prezzo, certamente non paragonabile ai “soli” 100 dollari di iscrizione, anche se per un solo turno! E pensare che questo esatto mio pensiero lo ha anche condiviso niente poco di meno che il sig. Robby Naish in persona durante il suo intervento, breve, alla cerimonia di apertura! Purtroppo, e parlo sempre dal punto di vista personale, la mia gara è andata decisamente sotto le mie aspettative, non che avessi l’ambizione di passare il turno contro i miei tre avversari quali Fabrice Beaux, Nat Gil e Nick Warmuth (quando si dice culo…!?!), ma almeno divertirmi durante la heat. Invece… il giorno Francisco Porcella, ha terminato la sua gara per un infortunio.

prima della gara ho rotto l’albero per la 5.0 a seguito di una bella frullata e, non avendone altri a disposizione, ero consapevole di dover usare la 4.7, vela che il 99% delle volte va bene ad Hookipa, sia quando c’è vento che quando non ce n’è! Durante la mia heat il vento ha toccato forse i 10 nodi, ma le onde erano veramente perfette. Con la mia 4.7 nei 12 minuti di heat ho fatto davvero fatica a muovermi nel campo gara per raggiungere il line up per prendere le onde… morale, non sono nemmeno riuscito a prendere le 3 onde valide per il punteggio. Va beh…! Tornando agli altri italiani in gara vi posso dire che hanno surfato tutti alla grande e le condizioni, come avrete capito, non erano di certo facili, vento leggero e poche ma buone onde, almeno per i primi due giorni di gara. Andrea Franchini ha realmente rischiato di passare il suo turno, in realtà quasi tutti noi lo davamo vincente, purtroppo i giudici non sono stati della nostra stessa opinione penalizzandolo forse troppo per la scelta delle onde che, se pur eseguendo delle buone surfate e due Aerial, non sono state sufficienti a battere il suo diretto avversario che ha preso una sola onda buona con un Aerial massiccio. Lo stesso Andrea, mentre si trovava in spiaggia ad ammirare la finale Expert, vedendo Brawzinho disintegrare una vela, si è buttato subito in acqua portandogli l’attrezzatura di ricambio e salvandogli di fatto la finale. Bravo Andrea, che è poi tornato in spiaggia con l’aiuto del jet-ski. Francisco Porcella ha passato i suoi turni ed è stato poi fermato da un problema alla spalla che gli Kevin Pritchard

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Marcilio Browne in Wave 360. © Adele Frola

ha impedito di entrare in acqua per la sua scalata alla classifica! Ferdinando Loffreda, italiano che da molti anni (20 se non ricordo male) passa tutti gli inverni a Maui, è stato il nostro migliore rappresentante nella classifica Expert ottenendo un soddisfacente 7° posto in compagnia con Nat Gill e Graham Ezzy. Il suo stile fluido e potente e la conoscenza dello spot gli hanno permesso di conseguire un risultato di tutto rispetto! Sul fronte Master invece è stato Giampaolo Cammarota ad ottenere un ottimo secondo posto disputando una finale contro Jeff Henderson (velaio Hot Sails) all’ultimo colpo. Qui di seguito vi propongo i commenti di Nicola Spadea, Federico Infantino e Andrea Franchini.

NICOLA SPADEA (Starboard, Gun Sails, MaverX) Andare a Maui è il sogno dei windsurfisti di tutto il mondo, partecipare a un evento wave a Ho’okipa con i migliori esponenti di questa disciplina è un’opportunità più unica che rara. Al mio arrivo sull’isola si ascoltavano già le prime voci in spiaggia

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riguardo l’imminente Makani Classic e sul fatto che le pre-iscrizioni fossero già in overbooking; io a causa di alcuni impegni e di un momento di indecisione, inizialmente non mi sono iscritto ma poi, ricordando l’Aloha Classic da quando ero più piccolo ed il sogno di far parte un giorno dell’evento più affascinante del windsurf, ho fatto la mia pre-iscrizione, ormai in waiting list, poiché tutti i posti erano già stati presi; fortunatamente il giorno della presentazione alcuni atleti pre-iscritti non si sono presentati ed ho avuto il mio posto in gara. Oltre lo spettacolo in acqua è stato molto bello vivere l’atmosfera creata in spiaggia in stile hawaiiano con corone di fiori, cerimonia locale con musica e canti nativi; la grande internazionalità dell’evento con rider da tutti i cinque continenti e una sfilata di bandiere sul prato di Ho’okipa di più di venti nazioni hanno fatto il resto. La mia heat si è svolta il secondo giorno dei sei a disposizione per lo svolgimento della gara in condizioni di vento leggero e set di onde da un paio di metri; in giornata già arrivavano set più grandi e lasciavano presagire quello che sarebbe stato il giorno dopo per le finali. La mia heat era composta da Francisco Porcella italo-hawaiiano dalle indiscusse capacità windsurfistiche, Zane Scweitzer talento locale, nipote dell’inventore del windsurf e Takafumi Noguchi, atleta professionista di wave giapponese. Nei dodici minuti a disposizione ho dato il massimo cercando di impattare l’onda sempre nella sezione più critica ma, ahimè, non è stato abbastanza per bissare le performance di Francisco e Zane che sono avanzati al turno successivo. È stata comunque un’esperienza indimenticabile e piena di emozioni positive, ammirare le gesta dei finalisti è stato come vivere all’interno di un video, Josh Stone, Marcilio Browne hanno dato spettacolo, Morgan e Bern due ragazzini rispettivamente di diciassette e quattordici anni hanno surfato onde di sei-sette metri e per concludere, onore al vincitore di questa gara, Camille Juban dal Guadalupe, che con il suo stile e le sue abilità in surfata ha impressionato i giudici tanto da salire sul gradino più alto del podio davanti i grandi nomi della coppa del mondo.


Morgan Noireax, 17 anni con talento da vendere.

Josh Stone

Kai Katchadourian © Adele Frola

FEDERICO INFANTINO (Quatro, Goya Sails, MaverX) Dopo aver realizzato un sogno, ovvero quello di aver comprato un biglietto aereo per Maui, ho “scoperto” che l’ultima tappa dell’American Tour era proprio lì ad Ho’okipa con date perfette, iscrizione aperta… Perché no mi sono detto! Gareggiare ad Ho’okipa contro le leggende del nostro sport…WOW…ho pensato e così è stato! Dopo una decina di giorni dal mio arrivo sull’isola, giusto il tempo di prendere un filo di confidenza con le onde dello spot più famoso al mondo, il 26 ottobre sera si comincia in un bel localino con l’ufficializzazione delle iscrizioni ed il 27 è gara! Per i primi giorni le condizioni non sono state delle migliori, poco vento e non tanta onda, sono cominciate così le heat degli amatori e delle donne, dal 3° giorno Ho’okipa si è risvegliata ed abbiamo iniziato anche le nostre heat della categoria Expert! 4 rider per ogni heat di cui solo 2 passavano al turno successivo. Posso dire di non essere finito in una heat tanto facile! Avevo contro il mio solito rivale Camille Juban, Kai Katchadourian e il siciliano Sergio Tyrotl! Credo di aver surfato abbastanza bene: con due belle entrate in onde abbastanza grosse, il vento era poco e rafficato, ho provato un Aerial finale ma non ha avuto buon esito. Avevo comunque contro 2 mostri, Kai e Camille, che hanno dato veramente spettacolo già dalla prima heat. Sono finito al 3° posto della mia heat e non sono passato ma sono soddisfatto ugualmente, anche perché quei due mostri che avevo contro sono arrivati in finale finendo primo e quarto! In generale è stata una gara emozionante con un livello veramente alto e con condizioni toste, senza vento e onde enormi, soprattutto il giorno della finale! Ho Bernd Roediger

concluso in classifica generale al 25° posto, chissà magari con una double si poteva migliorare ma i tempi erano stretti e abbiamo terminato solo il girone della single! Dopo la tappa del PWA di Tenerife anche questa è stata una grande esperienza e sono fiero di aver partecipato ad un evento internazionale di questo livello! Speriamo di continuare così e migliorare con i risultati!

ANDREA FRANCHINI (Fanatic, North Sails) Anche quest’anno ho scelto Maui come destinazione della mia vacanza; onde, vento, caldo, palme… tutto questo in una piccola isola di cui mi sono innamorato e non ho potuto fare a meno di tornare! Girando qua e là per i negozi di Paia, attira la mia attenzione una locandina di un contest wave ad Hookipa. Il giorno successivo parlando con un po’ di local capisco meglio di cosa si tratta e senza neanche pensarci vado subito ad iscrivermi alla “Maui Makani Classic”. Leggendo il format di gara capisco che si andrà a competere con i veri talenti del waveriding! Le emozioni impresse nella mia mente sono state innumerevoli, sicuramente quella che non scorderò mai sarà la cerimonia di apertura con musiche e balli tradizionali hawaiani e l'immancabile sorriso di Josh Stone… Ho gareggiato contro Josh Stone, Bryan MetalCalf-Perez, Patrick Bergeron; purtroppo non ho passato la mia heat arrivando terzo a pari punteggio con il secondo (in questo caso passa chi ha ricevuto dai vari giudici i punteggi con valore più alto). Anche se sono stato eliminato avendo avuto solo una possibilità nella single elimination è stata comunque una bellissima esperienza. Aloha a tutti! Nathan Mershon, il vincitore dell’AWT 2011. © Adele Frola

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CAMILLE JUBAN (Quatro, Gun Sails), VINCITORE DEL MAUI MAKANI CLASSIC 2011 Ciao Camille, congratulazioni per il tuo risultato! Avresti mai pensato di essere il vincitore in una gara ad Hookipa? Grazie a te e grazie a tutti! Si, sicuramente ci avevo pensato e penso di non essere stato il solo… molti ragazzi avevano il livello per vincere il contest, ma penso che sia anche molto importante come ti senti durante la gara. Quale è stata la heat più difficile? Tutte…! Avevo così tanta pressione… ma penso che la più difficile sia stata quella nei quarti di finale contro Noireaux Morgan, che sa come rideare le onde dall’inizio alla fine (e i giudici amano questo), Graham Ezzy, che rippa sempre duro nel freesailing e Francisco Goya, che è stato il Campione del Mondo qualche anno fa. Questa era una heat molto importante da passare ma le condizioni sono state a mio vantaggio.

Harley Stone

Puoi descriverci che tipo di condizioni ci sono state durante l’evento? Abbiamo gareggiato in 3 giorni. Il primo giorno c’erano onde da 1 a 1,5 metri e vento leggero. Gli organizzatori hanno deciso di fare il primo round di tutte le categorie! Il secondo giorno erano ancora più piccole, meno di un metro, così si è continuato con i round di tutte le discipline ad eccezione degli Expert. Per l’ultimo giorno di gara le condizioni erano con onde mast hight (circa 4 metri e a volte anche di più) e vento molto leggero ma sufficiente per riuscire a prendere tutte le onde che volevi. Purtroppo, giusto prima della finale, il vento è calato completamente a causa di un piccolo fronte di pioggia in arrivo. Pensavo che fosse finita, invece, dopo la pioggia, una leggera brezza è tornata a soffiare sul campo gara e ci ha permesso di finire la competizione con la finale Expert ed Amateur. Durante la finale Expert il vento era molto leggero e le onde erano gigantesche, in quelle condizioni ti sei espresso egregiamente e per me era abbastanza sicura la tua vittoria. Cosa ne pensi della tua finale? Si è vero, le condizioni non erano certamente facili ma le onde avevano una buona misura ed erano completamente lisce. Così gli organizzatori hanno deciso di fare una heat da 30 minuti in modo tale che ognuno di noi quattro (Kai Katchadourian, Josh Stone e Marcilio Browne) avesse avuto il tempo necessario per prendere almeno 3 onde dato che il vento era inferiore ai 10 nodi. Il mio obiettivo era quello di arrivare in finale, così da quel momento in poi ho pensato solo a divertirmi ed a godermi quelle fantastiche onde condividendole con alcuni dei migliori rider al mondo sia della vecchia generazione, pronti a dimostrare che ci sono ancora, che della nuova. La tua migliore onda e manovra durante la competizione? La mia migliore onda l’ho presa sicuramente nella heat più difficile, quella contro Morgan, Graham e Francisco. Penso che era la mia prima o seconda onda e sapevo che dovevo andare nella parte più critica del lip, così ho preso il set e sono partito per l’Aerial nella prima sezione dell’onda, ma era troppo rischioso, così ho continuato con 3 bei turn nel pocket. Ho poi parlato con Keith Teboul (giudice) e mi ha detto che probabilmente era stata la surfata con il più alto punteggio della gara e di questo ne vado molto fiero. Come ci si sente a vincere la gara più celebre nello spot più famoso del mondo? Non ci potevo credere, partecipare a questo evento è stato una grande cosa per me e per tutti gli altri ragazzi che, per diversi anni, hanno surfato ad Hookipa. Tutti noi aspettavamo questo contest perché negli ultimi 6 anni in questo spot non sono stati più organizzati eventi Wave, quindi, parteciparvi è stato molto importante per me, la mia famiglia e per due dei miei sponsor che erano lì presenti. Tutti siamo stati molto contenti ed io non potrei essere più felice! Grazie a tutti per questo speciale momento.

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Andrea Franchini © Adele Frola

Federico Infantino © Adele Frola

Nicola Spadea © Pierre Bouras

Il vostro capo-redattore © Pierre Bouras

Ferdinando Loffreda

SAM BITTNER, ORGANIZZATRICE DEL AWT 2011. Ciao Sam, potresti per favore presentarti ai lettori di Funboard? Mi chiamo Sam Bittner e sono l’organizzatore e tour director dell’American Windsurfing Tour. Raccontaci qualcosa della stagione AWT 2011? La stagione AWT 2011 è stata semplicemente da sogno. Ci sono stati oltre 200 rider iscritti in totale, da 25 paesi diversi. Sono rimasta davvero impressionata dal riscontro positivo ed interesse di ogni singolo rider, per non parlare dei volontari, sponsor ed anche del pubblico.

Con quale tavole e vele hai gareggiato? Ho usato solo una tavola e vela durante tutto il contest, ed erano un 74lt Quatro Custom board by Keith Teboul e la nuova vela 4 stecche di Gun Sails, la Blow. Ultima domanda, quale set-up di pinne preferisci? Adoro il Quad ma da un paio di mesi ho iniziato ad usare il Thruster, ed ora ne sono molto contento.

Finalmente un vero evento wave in una delle location più significative e famose al mondo, Hookipa. Cosa ne pensi? La Maui Makani è stata la primissima gara che io abbia mai visto con i miei occhi ad Hookipa. Mi sono trasferita a Maui dopo la fine dell’ultima Aloha Classic e ho guardato solamente video, ma vedere i pro che spaccano il lip dal vivo, coi miei occhi, è davvero uno spettacolo eccezionale. I migliori rider al mondo tutti riuniti per celebrare il ritorno del nostro sport in uno spot così emblematico. Ci puoi descrivere la gara dal tuo punto di vista? Come ho già anticipato, la gara ha avuto un successo enorme e un risvolto

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Camille Juban pettina le onde di Hookipa. © Adele Frola

davvero positivo. Ci sono state ben 107 iscrizioni! Siamo perfino riusciti ad avere la diretta LIVE via web grazie ad “Hawaiian Extreme Sports”. Sicuramente farò del mio meglio per garantire una copertura live a tutti i singoli eventi che organizzerò d’ora in poi. Sicuramente su questo aspetto si può lavorare ancora di più ed ottenere risultati ancora migliori per il 2012. Abbiamo comunque ottenuto un ottimo impatto e sono stata davvero contenta di vedere così tanta gente alla cerimonia d’apertura, gente diversa da paesi diversi. È sempre bello ed interessante conoscere i vari rider per la prima volta. 107 rider per un singolo evento (tra donne, uomini, youth, master, amateur). Feste scoppiettanti tutte le sere e una cerimonia col botto a fine evento… come sei riuscita a fare tutto ciò? Chi ti ha aiutato? A dirla tutta anch’io sono piuttosto sorpresa di quanto bene si sia incastrato tutto. Sicuramente ho lavorato un sacco ma ne è assolutamente valsa la pena. Voglio quindi ringraziare tutti i 63 sponsor della manifestazione, i 50 tra volontari e staff, e i 107 rider. Il risultato finale è sicuramente merito della squadra intera!

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Quale pensi sia stato l’highlight della gara? Personalmente penso che il momento più toccante sia stato il primo giorno alla cerimonia d’apertura quando c’era un gruppo di 20 persone che ballavano la hula, soffiavano nelle conchiglie ed hanno benedetto la gara. Siamo rimasti tutti in cerchio attorno alle ballerine e l’atmosfera era davvero mistica. La cerimonia poi è stata coronata dal discorso del sindaco di Maui, Alan Arakawa, che ha dato la sua benedizione alla gara facendo passare un elicottero poco sopra alla zona di gara e facendo buttare in aria 1000 orchidee. È stato anche davvero eccitante essere una partecipante oltre ad organizzatore. Mezz’ora prima della mia batteria però ho rotto il mio primo albero ad Hookipa e il jetski è venuto a prendermi. Sfortunatamente non ho passato la mia batteria, ma ero comunque contenta di aver surfato contro le ragazze migliori al mondo! ... e il rider migliore? Questa è la domanda da un milione di dollari! È come chiedere a un genitore quale sia il suo figlio prediletto… Hmm. Se dovessi sceglierne uno, direi Harley Stone. È sempre là fuori a dare il suo meglio e, come suo padre, si diverte sempre un mondo.


SAM BITTNER, ORGANIZZATRICE DEL AWT 2011

Anne-Marie Reichman

Junko Nagoshi

Il podio della categoria Expert.

Il podio della categoria Women.

L’ho guardato crescere e progredire ed è incredibile vedere quanta strada abbia fatto in questi anni. Ogni volta che lo vedo surfare, mi viene la pelle d’oca! Quali erano i giudici? Che metodo di giudizio è stato utilizzato? Keith Teboul, Dave Dominy, Alex Bitoun, Garry Koop, Robby Swift, Drew Farrier e Damien Girardin. Era un team davvero competente, gestiti e guidati dall’esperienza dell’head judge, Matt Pritchard. Abbiamo utilizzato un nuovo criterio di giudizio, sviluppato appositamente per le gare AWT, in cui i giudici utilizzano i loro iPad per memorizzare i punteggi. I rider venivano giudicati su 2 onde, e se c’era vento per saltare, allora veniva anche considerato il salto migliore. Otteneva un punteggio maggiore chi effettuava più turn sulle onde e nel modo più radicale e verticale possibile. Il fattore rischio, onde più grandi e entrate nelle sezioni più critiche, erano altri elementi importanti per il giudizio. Sponsor dell’evento? Avon Sail House, Big Wave Reality, Big Winds, Café Mambo, Chinook, Dakine, Deep Relief, Eternal Riders, Ezzy, Flatbread, Goya, Ha'awina Farms, Helo, Hi Tec, Hot Sails, HST, Inn of the Beachcomber, JP, Letarte, Makani Fins, Mama's Fish House, Maui Babe, Maui County, Maui North Shore, MauiSails, Maui Ultra Fin, Maui Vans, Maui Visitors Bureau, Maui Windsurf Company, MauiWindsurfing.net, Maui Winery, Naish, Neil Pryde, NPX, Nolimitz, Nutribiotic, OES, Paia Inn Hotel, Pakaloha, Papasrock, Poor Boys, Powerex, Pritchard Windsurfing, Quatro, Real Wind, Redline Rafting, Ronstan, Sailworks, Second Wind, Severne, Simmer, Smart Water, SoloSports Adventure Holidays, Sports Insurance Hawaii, Starboard, Streamlined, Thommen, Ventana Windsports, VN7 Dynamic Capitol, WindAlert, Windsport magazine, Windsurfer International, Windsurfing Magazine. I tuoi piani per il 2012? Organizzare e realizzare ancora 5 tappe con più giornate nella tappa finale di Maui e maggior montepremi per rendere il tutto più professionale! E continuare così a spingere il futuro dello sport. Vuoi aggiungere altro? Grazie per quest’opportunità di promuovere e condividere lo spirito della “Maui Makani” e dell’“American Windsurfing Tour” col mondo intero. Sono davvero contenta di esser parte del movimento!

CLASSIFICA MAUI MAKANI CLASSIC Expert 1. Camille Juban 2. Marcilio Browne 3. Josh Stone 4. Kai Katchadourian 5. Francisco Goya 5. Nathan Mershon 7. Ferdinando Loffreda 7. Garham Ezzy 7. Nat Gill 10. Laurent Guillemin 10. Morgan Noireaux 10. Pascal Hardy

Pts 15 12 10 9 8 8 6 6 6 3 3 3

Master 1. Jeff Henderson 2. Giampaolo Cammarota 3. Yasuito Ogasawara Youth 1. Morgan Noireaux 2. Bernd Roediger 3. Zane Schweitzer Women 1. Junko Nagoshi 2. Anne-Marie Reichman 3. Ingrid Larouche

Pts 15 12 10 Pts 15 12 10 Pts 15 12 10

CLASSIFICA FINALE AWT 2011 1. 2. 3. 3. 5. 5. 7. 8. 9. 10.

Expert Nathan Merson Kevin Pritchard Graham Ezzy Josh Stone Morgan Noireaux Camille Juban Kai Katchadourian Francisco Goya Keith Teboul Skyler Haywood

CA 1 2 0 5 3 5 5 4 9 9

OR 1 5 4 2 11 0 17 0 0 9

MX 4 3 1 0 5 0 0 0 2 8

HI 5 13 7 3 10 1 4 5 0 36

Pts 47 32 30 30 23 23 19 17 16 14

Classifiche complete su www.americanwindsurfingtour.com

PROPOSTA AMERICAN WINDSURF TOUR 2012 • Santa Cruz Classic: 3 / 6 maggio • Pistol River Wave Bash: 14 / 17 giugno • San Carlos Cactus Cup: 28 luglio - 4 agosto • Hatteras Wave Jam: metà settembre • Maui Makani Classic: 25 ottobre - 3 novembre 55


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Sylvain Demercastel

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Cosa fare quando sembra che tutto vada a rotoli? Siamo venuti in questo posto sperduto esclusivamente per surfare onde grosse… ed invece siamo qui bloccati nel letto di una stanza d’albergo senza connessione ad internet, né altre comodità basilari, doccia fredda e tagli dell’acqua quando non piove per lungo tempo e di pessimo umore. El Nino, la Nina… Più il tempo passa e più sembra che questo clima anormale venga accettato e quello che in passato era considerato un fatto eccezionale, ormai è all’ordine del giorno. L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginare come sarebbe potuto essere con un po’ di fortuna dalla nostra parte. In questo frangente

Sylvain Demercastel

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S. D.: “... questa volta, però, sembra che le cose vadano per il verso sbagliato... Le condizioni windsurfistiche con onde perfette che avevo sognato erano ormai irraggiungibili!... L’unico modo per non deprimersi completamente è quello d’immaginare come sarebbe potuto essere con un po’ più di fortuna dalla nostra parte.”

la febbre ci aiuta facendoci sognare ad occhi aperti e rendendo la situazione sempre più surreale… I deliri febbrili ricoprono ogni pensiero come una nebbia sottile, confondendo la linea netta che separa la realtà dall’immaginario e fondendo vecchi ricordi con esperienze non vissute ma che però sembrano già scritte, fornendo un’interpretazione diversa della stessa realtà. L’immaginazione ha il sopravvento... E cosa succederebbe se il windsurf fosse ancora in voga come lo era all’inizio degli anni 80 e 90? Mai, più di adesso, sarebbe perfetto tornare all’era d’oro… il materiale ormai offre una facilità e performance eccezionali, internet dà un’infinità di nuove possibilità e destinazioni per i più avventurosi ed è possibile andare ovunque si voglia, riuscendo, allo stesso tempo, a conciliare le vacanze con la famiglia a surfate in posti radicali e spettacolari. Tutti cerchiamo il mix perfetto di condizioni e fattori per ottenere il viaggio che abbiamo sempre sognato. Nel frattempo, Marion è malata da ormai 6 giorni e continua a far avanti e indietro dal bagno al letto… Io, sudato e febbricitante, mi addormento e faccio un sogno stranissimo. Che altro fare quando tutto va storto ed è fuori controllo? Questo era quello che avevamo in mente: Parte tutto da un’idea, voci di corridoio… poi ci organizziamo, ci incontriamo ed eccoci qui. Marion, Joanne ed io siamo seduti comodamente nel nostro sedile d’aereo, diretti verso il Pacifico meridionale del Sud America. Questa volta non vado a fare un viaggio con due rider pieni di testosterone, ma con due ragazze sensuali e intelligenti, che renderanno il viaggio davvero indimenticabile per la loro voglia di avventura e con un solo sogno…. Surfare fino a stare male. Marion ha organizzato ogni cosa, dai biglietti, all’excess baggage, ai transfer una volta a destinazione. Eccoci qui dopo qualche ora in un taxi organizzato da queste due bambole. La direzione è idilliaca, il “Paradiso delle onde e del vento”. Mentre percorriamo le strade polverose dall’aeroporto regionale verso lo spot, il vento caldo soffia costante e sembra di essere sul set di un vecchio film western. Dopo 2 ore di macchina, raggiungiamo finalmente i nostri amici che sono già sul posto e sicuramente ci daranno delle informazioni importanti sulla zona. Bingo, rieccoci qui dall’altra parte del mondo, ancora una volta… C’è un piccolo albergo sospetto, proprio di fronte allo spot. C’è solamente una stanza disponibile per noi tre, ma almeno è a buon prezzo. Giusto il tempo di lasciare i nostri bagagli nella stanza e andiamo subito in spiaggia a far windsurf. È come un parco giochi. Le barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di un costante e caldo vento sideoff. Una settimana fa, questo spot era completamente piatta… ma adesso è arrivato lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio. Tiriamo il materiale fuori dalle sacche… mettiamo su strap e pinne alla velocità della luce per l’eccitazione e poi entriamo in acqua. Questi gesti abitudinari improvvisamente diventano più significativi, con la prospettiva di una session con condizioni perfette proprio davanti alla nostra porta. Siamo a migliaia di kilometri dalle session sotto l’acqua, col freddo pungente della Normandia. La prima session che facciamo è veloce e ci serve per risvegliarci un po’ dall’intorpidimento del viaggio e del jet lag. Poche persone lo sanno, infatti, ma il modo migliore per sconfiggere questo problema dei viaggi intercontinentali è di fare attività fisica per poi crollare e dormire come sassi. Perfetto. Dividere una stanza con due ragazze ha vantaggi notevoli: profumo inebriante, tutto è perfettamente in ordine e perfino bello da vedere. Non si vedono più montagne di boxer sporchi sparsi per il pavimento… che capita sempre quando si fanno viaggi coi ragazzi… qualsiasi ragazzo. Le ragazze riescono a creare un’atmosfera ospitale senza la minima fatica. Perfetto!! Un’altra sicurezza d’andare a far un viaggio con due bellezze è di tornare con foto di lifestyle notevoli… con quel tocco di seduzione e sensualità che non guasta mai. È anche un’occasione per allietare gli sponsor, che possono promuovere il nostro sport sotto questa prospettiva. Il pianeta diventa sempre più piccolo per tutti noi grazie alle voci, ad internet ed ai mezzi informatici moderni. Il problema è che è sempre più difficile trovare posti deserti. Ed è proprio così che sta diventando comune incrociare conoscenti od amici nel bel mezzo di una strada deserta, anche a migliaia di km di distanza dal mondo occidentale. Ho letto un po’ di articoli sul rider del sud, Raph Filippi. Non avrei mai pensato che le nostre strade si sarebbero incrociate in questa situazione. Per niente al mondo!! Sono proprio queste le sorprese che ti portano viaggi come questo che diventano anche un’opportunità per approfondire la conoscenza con persone nuove. A volte per comprendere un personaggio è meglio conoscerlo. Appena l’ho visto sono rimasto scioccato, come se mi avesse colpito un fulmine. Raph si ferma per qualche 59


S. D.: “Ho un sogno. Il windsurf potrebbe diventare nuovamente sexy... Il vento e le onde sono ovunque.” Marion Raisi

giorno. Deve quindi girare come un pazzo e fare 200 cose contemporaneamente per sfruttare al meglio il poco tempo che ha a disposizione. Vuole fare tutto. Surfare, girare, mangiare e, ovviamente, condividere racconti di viaggio e di vari progetti a cui ha partecipato. Il suo motto sembra essere “Vai: Azione!”… Adesso comincio ad apprezzare i benefici di praticare uno sport di nicchia, ormai dimenticato dalle masse. È più facile organizzare il tutto. Non c’è show né finzione. I windsurfisti veri sono gente davvero appassionata. Punto. È questa la vera bellezza di questo sport. Abbiamo dato qualche dritta a Raph in modo che potesse sfruttare al massimo le

Marion Raisi

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allucinati quando ci vedono in acqua. Le ragazze poi dimostrano sia la loro dolcezza che la loro determinazione, dallo starsene in spiaggia ad abbronzarsi al dover camminare mezz’ora tra le dune, col materiale, per arrivare sullo spot. I pregiudizi poi rendono la vita di queste ragazze più dura, in quanto è fin troppo facile immaginarsele mezze nude in uno spot tropicale con spiagge bianche e palme, che se ne stanno rilassate in un’amaca, sorseggiando cocktail esotici con ombrellini colorati. Non sarebbe neanche così male, pensandoci! Ma qui, sebbene ci sia un clima secco e caldissimo, docce ghiacciate quando l’acqua c’è e i cani che ululano tutta notte, anche le ragazze concordano sull’aver trovato il nostro El Dorado. È come una piscina con onde artificiali perfette, accarezzate da vento meridionale costante. È un set perfetto per un film d’epoca. Ci sono reminiscenze in disuso di un vecchio turismo benestante che, prima dell’arrivo dei surfisti e windsurfisti, probabilmente aveva interessato altra gente alla ricerca di una pensione con i fiocchi. Le giornate si assomigliano molto e il tempo passa senza che neanche ce ne accorgiamo. Ma chi se ne frega? Non abbiamo neanche la macchina… Solo Vento… e onde! Quando il nostro tempo sarà scaduto e sarà ora d’impacchettare tutto e ripartire, nasconderemo la nostra tristezza per la partenza, sotterrandola sotto le magiche memorie di questo viaggio. Il poter vivere e condividere momenti come questo ci fa sentire connessi a livelli profondi e ci fa apprezzare il windsurf nella sua completezza. È dura dover tornare alla realtà che sicuramente sarà meno idilliaca e ideale di quello che abbiamo vissuto per troppo poco.

Marion Raisi

condizioni durante la sua breve permanenza. Qui il vento è ideale nel primo pomeriggio, fino alle 15. Prima e dopo ci sono un sacco di surfisti da onda che affollano lo spot. È questo il problema della perfezione, tutti ne vogliono un pezzo. Una volta in acqua, non importa se non si plana e il vento è leggero: l’onda è così perfetta e potente che permette di avere tutta la velocità necessaria per fare curve vertiginose e Aerial sopra le sezioni critiche. Perfino l’acqua in questa zona, grazie ad un fenomeno termico, si scalda notevolmente permettendoci di surfare in costume e bikini. Cos’altro si potrebbe volere? Più andiamo avanti e ci addentriamo nella natura selvaggia, più i local rimangono

Sylvain Demercastel

Ma allora questo è un sogno o realtà? Quello che succede durante un viaggio windsurfistico, raramente viene raccontato interamente nell’articolo pubblicato. Perchè? Semplicemente perchè, per quanto vivida sia la descrizione, non si riuscirà mai a far trasparire la vera emozione che si prova a viverla sulla propria pelle. L’interpretazione dei momenti e delle esperienze è totalmente individuale e le testimonianze sembrano più oniriche che reali. Che senso ha segnare semplicemente su un’agenda le giornate sprecate in attesa del vento, o le notti piegati in due con la testa nella tazza del cesso? Queste esperienze sono comuni quasi a tutti, ma la situazione eccezionale rende anche la routine diversa e indimenticabile. È proprio questo meccanismo che imprime i ricordi nel nostro cervello. La stessa session, nello stesso posto, allo stesso momento, può essere insignificante per un rider e indimenticabile per un altro. Alla fine è tutto personale e dipende interamente dalle nostre emozioni soggettive. Quindi decidi tu se vuoi interpretare questo articolo come un report fittizio od una storia reale. Sicuramente qualcosa di vero c’è … Los sueños secondo Raf Filippi Le cose non vanno sempre come previsto e in questo viaggio è andato tutto storto praticamente dall’inizio. C’è stato uno sciopero dei piloti dell’Air France che mi ha scombussolato tutto il viaggio, obbligandomi a dover riorganizzare tutti i transfer e le connessioni, con 100kg di bagaglio in eccesso, a metà agosto… Quando siamo

Raphaêl Filippi

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arrivati il materiale era disperso, e quando poi è arrivato le tavole erano bucherellate come Emmental. All’arrivo poi ci hanno rubato i documenti, carte di credito e il cellulare. Speravamo che, almeno all’inizio, il viaggio fosse andato diversamente… ma avevamo ancora speranza! Dopo circa 3 giorni di viaggio ed una notte infinita in un aeroporto americano, eccoci finalmente su una spiaggia dispersa nella parte settentrionale del Sud America. Abbiamo poi incrociato una macchina, la sola sulla strada deserta, che era piena di materiale da windsurf, che ci ha poi indicato dove andare. “Sei francese anche tu?!? Abbiamo incontrato un ragazzo francese in spiaggia, assomiglia ad Iggy Pop!”. Non conoscevo Sylvain Demercastel ma dalla sua apparenza si capiva tranquillamente che fosse un vero rocker. Il mio incontro con l’ex chitarrista della band metal Artsonic è stato surreale. Sullo sfondo un vecchio paesino da selvaggio West ed ecco Sylvain che arma il suo materiale, con i lunghi capelli al vento, la giacca

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S. D.: “È come un perfetto parco giochi. Le barre perfette si srotolano accarezzate da 20 nodi di un costante e caldo vento side-off. Una settimana fa questo spot era completamente piatta… ma adesso è arrivato lo swell perfetto, proprio mentre noi eravamo in viaggio.”

di pelle nera e due bambole allucinanti al suo fianco, che fissavano intensamente le onde con lui. Non si riesce a immaginare il Rock’n’roll senza un’atmosfera sensuale ed eccone infatti la dimostrazione. Non perdo tempo e mi presento alle due ragazze, Jo e Marion, che sono in tacco da 10cm, e sembra di essere piombati sul set di una pubblicità della Reef. In men che non si dica mi sto dando da fare per uscire in acqua, armando le mie vele nuove a tutta velocità. Le onde continuano a srotolarsi e si susseguono set dopo set, offrendo un’infinità di Bottom Turn perfetti. Questo è davvero un paradiso e mi sono già dimenticato del viaggio da incubo. Dopo un bel po’ di surfate perfette, vedo le due ragazze che mi aspettano in spiaggia per lavare e smontare il mio materiale. Si avvicinano verso di me con un cocktail tropicale tra le mani, e si svestono lentamente per offrirmi un massaggio al tramonto. Sto lentamente impazzendo… non resisto più… Improvvisamente sento: “Allora, andiamo in acqua o no?! Sei un pazzo, non puoi addormentarti sotto questo sole!”. Sylvain aveva ragione. Los sueños secondo Marion Raisi Eccoci qui… alla fine del mondo. Nel bel mezzo del nulla, in una location in cui il mondo moderno non riesce ad attecchire. Il clima è desertico, non c’è nessuna pianta a parte qualche pianta per l’estrazione di petrolio e gas naturale, costruite nei lontani anni ‘60 da British Petroleum Company. Sullo sfondo c’è una città fantasma, con grossi edifici dismessi, un vecchio casinò e una chiesa… ben pochi edifici hanno ancora il tetto ed a volte mancano anche delle pareti… sembra veramente il set di un vecchio film western! Nonostante ciò, la gente è assolutamente ospitale e sorridente per celebrare l’indipendenza del Peru! Gli uomini si ritrovano nei bar per parlare del futuro della loro politica ed economia. Questo è un paese difficile in cui vivere, ma sono pieni di speranze per il futuro. Mi piace arrivare in posti del genere, dove posso venire a contatto con una realtà completamente diversa da quella a cui sono abituata. Adoro vivere la vita locale. Ed ecco che, nel bel mezzo del deserto, spunta l’Oceano ed offre delle onde magnifiche. Stiamo giocando nell’acqua ed i pescatori se la ridono. A volte però restano anche impressionati e si rendono conto della difficoltà e bravura che servono a fare quello che facciamo. Sfruttiamo al meglio le grosse onde ed il vento,

Sylvain Demercastel

nulla va sprecato. Ci sono un bel po’ di barche che affollano il mare per prendere tutto quello che possono… squali, polipi, aragoste, tonni… Ci hanno spiegato cosa sia successo qui, di come gli inglesi siano venuti e andati via senza preavviso e come vivono oggi. È ormai da qualche anno che parecchi surfisti, windsurfisti e kiter vengono da queste parti. Questi rider hippy vivono secondo lo stile locale, per poi surfarsi alcune delle onde migliori della loro vita e partire nuovamente verso le rispettive realtà. Questo posto ora sta ricominciando a vivere lentamente di turismo. E non è nemmeno così difficile da immaginare, considerando che qui ci sono onde perfette e lunghissime ovunque si guardi! Lo swell è orientato alla perfezione e le onde si srotolano per centinaia di metri, accarezzate dal vento side offshore… il sogno di ogni waverider! Eccoci qui, per divertirci a surfare le onde in surf ed in windsurf, per saltare ed imprimere immagini indimenticabili nelle nostre teste. Delle altre immagini poi si occupa Sylvain, quindi i risultati sono garantiti. Facciamo un po’ di foto d’azione a Jo quando è in acqua e quando è fuori, invece, foto di lifestyle. Questo posto è così diverso che possiamo perfino giocarci. Dobbiamo fare delle immagini inusuali, che restino impresse e sicuramente questo paesaggio così unico ci aiuterà nel nostro intento. Sylvain mi sta mettendo ansia. Malati o meno dobbiamo comunque tornare con delle foto eccezionali. Quando si è in acqua è facile, basta surfare… tranne quando sono fuori controllo. In spiaggia, paradossalmente, tutto diventa più complicato, in quanto devo anche mettermi in posa, quasi come se fossi una modella… ed io non sono portata, né mi piace così tanto. Dall’altro lato, però, l’atmosfera è perfetta per quest’esperienza, devo posare in una piccola cella arrugginita di una prigione dismessa. È come se fosse un gioco e così riesco a sciogliermi ed affrontare quest’esperienza non prendendola troppo seriamente. L’atteggiamento rock’n’roll di Sylvain ovviamente esalta gli eccessi, spingendomi oltre i miei limiti: tacchi vertiginosi, vestiti raffinati e succinti e vento tra i capelli. Stiamo giocando col contrasto tra bellezza e degrado, sia in termini paesaggistici che dei soggetti rappresentati. Nell’albergo, tutte le donne locali parlano di noi. Sono incuriosite da quello che facciamo e guardano le nostre foto con occhi dubbiosi e incerti. Non avrebbero mai pensato che una piccola città deserta avrebbe potuto interessarci così tanto ed una di loro si avvicina a me e mi sussurra nell’orecchio se il ragazzo windsurfista francese fosse single…. giusto per informazione! 63


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Roby Smart in Misty Flip davanti al famoso albergo Al Pra’. 65


Altro VIP di domenica 28 agosto: Fabian Weber in Push Loop.

Guest star d’eccezione domenica 28 agosto al Pra’: il 4X Campione del Mondo Freestyle Gollito Estredo, durante le riprese di Minds Wide Open di Andre Paskowski (in acqua con la telecamera).

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Fabio Calò: “Una giornata speciale, indimenticabile! Tanti i fattori che l’hanno resa tale, come rivedere in acqua dopo due anni il mio amico Andre Paskowski. Emozioni di un giorno speciale impresse in modo indelebile nella mia memoria. Grazie a tutti coloro che erano presenti! E grazie a Fiore per questa foto semplicemente magica!”.

INTRO by F. CALO’ Ci sono giornate particolari che ti rimangono impresse nella memoria, una di queste è stata domenica 28 agosto 2011. Sabato sera era appena finita la premiazione della 48HRS Analysis (articolo sul numero 142, pag. 74) e parlando con Andre Paskowski e Gollito Estredo di dove poter andare a fare qualche buona ripresa il giorno dopo per Minds Wide Open, ho suggerito di andare al Pra’, consapevole delle ottime previsioni. Detto e fatto, e con poche ore di sonno alle spalle ci troviamo tutti quanti domenica mattina alle 8:00 al Pra’. Anche il fotografo Fiore si aggrega alla missione all’ultimo momento, e ha fatto la scelta vincente. L’ultima domenica di agosto è sempre over booking al lago ed anche questa giornata non fa di certo eccezione. Dopo aver trovato un parcheggio all’interno dell’albergo grazie alla collaborazione di Sergio, armiamo le vele e scendiamo in acqua! Il vento è fotonico e anziché armare la 4.2 decidiamo per la 4.7, che si rileverà quasi ingestibile nelle manovre ma ottima per saltare un po’ più in alto… Gollito inizia il suo spettacolo ripreso dall’acqua da Andre, e quando la gente si accorge di quello che sta accadendo, a poco a poco molti decidono di uscire dall’acqua e ammirare lo spettacolo dalla spiaggia. Le special

guest Gollito, Kevin Mevissen e Fabian Weber esaltano il pubblico, e i diversi local nostrani non stanno di certo fermi a guardare rendendo il tutto ancora più emozionante! Oltre per il motivo puramente tecnico questa giornata rimarrà nella mia memoria anche per altri valori personali, come la condivisione di alcuni momenti importanti con dei veri amici. Il windsurf a volte può fare anche questo, indipendentemente dal posto in cui ci si trova… e se poi ci si aggiunge anche la perfezione di un’epica uscita al Pra’, ecco che non posso aggiungere altro che: grazie! WEBCAM DEL PRA’ Quando si parla del Pra’ non si può non menzionare “la Mariella”. La webcam del sito www.pradelafam.net penso sia una di quelle più cliccate del Lago, in oltre i suoi commenti puntuali ogni mattina all’alba (anche d’inverno quando ci sono -10° e nevica) sono un utile strumento decisionale per tutti i frequentatori del Pra’. Per questo articolo non abbiamo avuto il tempo di intervistarla ma non mancheremo di farlo al più presto per raccontarvi un altro pezzo di vita reale del Pra’.

Il Pra’ in una delle sue vesti migliori!

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SPOT INFO - Vento: Al Pra’ si esce al mattino con il Peler. Possibilità di brezza da Sud al pomeriggio per principianti. - Orario: il Peler si distende quando il sole spunta dalle montagne. D’estate verso le 8, d’inverno verso le 9:15. Dura poi normalmente 2 o 3 ore. - Vele: dalla 4.2 alla 5.0. - Tavole: Freestyle o Freestyle-Wave sui 90100 litri sono l’ideale. - Parcheggio: vi conviene arrivare presto! Non parcheggiate male, le multe non mancano mai! - Il “Pra’ de la fam”, si dice che prenda il nome da una zona, vicino al vecchio monastero, abbattuto durante il regime fascista, dove i frati di un convento venivano mandati in penitenza, da cui “prato della fame”.

THE SPOT by S. GREZZI Sono di nuovo qua per raccontarvi un’altra storiella non sul basso Garda visto che ormai sapete tutto ma sul “PRA DE LA FAM” dove ho trascorso tutti i miei week end estivi degli ultimi 15 anni di windsurf. I like this spot! Non so se sono stato plagiato ma non c’è secondo me nessun altro spot sul lago di Garda paragonabile al Pra’! Malcesine? Fa freddo anche il 15 di agosto! Hotel Pier? N°2. Torbole? No thanx! Correva l’anno 1996, l’inizio del Grezzi surfista, dopo aver trascorso la primavera a Campione del Garda ed essere riuscito a domare l’Ora dopo essere finito più volte nella baia degli incapaci, era arrivato il momento di fare il passo: “Surfare al Pra’”. Diciamo che il timore c’era, eccome... con ogni surfer che interpellavo per prendere informazioni su come uscire e quale tavola usare visto che aveva la nomea di spot wave, l’altezza delle onde aumentava di persona in persona; classico del surfista… queste storie mi ricordano un po’ il South Afrika, dove se non sei contemporaneamente in tutti gli spot ti perdi la surfata dell’anno! Ah che peccato! Ritorniamo a noi, mi ricordo che all’epoca c’era il dualismo CUNGA vs DOSSI, non i brother Dossi... (ciao Alex/Michele) ma Jesse, colui che ha inventato il freestyle come disse Josh Stone!

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Mirko Braghieri, super local dello spot.

I vecchi capi del Pra’ erano a favore di Cunga (tavola da 80 lt e vela 5 mq in qualsiasi condizione), fermo alle classiche ma pur sempre splendide manovre dell’epoca come Aerial Jibe e Forward; noi giovani, molto più portati alle nuove tendenze come il freestyle, eravamo a favore di Jesse con manovre nuove tipo Willy Skipper kilometriche, Vulkan, Speed Loop 1H e Duck Tuck da paura! Poi, finito il periodo di Jesse come ben sappiamo a causa di vicissitudini a voi note è arrivato il mio turno e quello di Mirko Braghieri compagno di viaggi oltre oceano, il duo più conosciuto a livello italiano e non... visto che abbiamo surfato dall’Australia alle Hawaii passando poi su tutti i migliori spot che ci sono in mezzo! Siamo stati i primi a surfare Al Pra’, con molta malfidenza da parte dei Ghota’s Pra’, con le tavole da freestyle come la prima tavola rossa RRD 270 usata all’epoca da Robby Seeger vincitore delle prime King of the Lake! Risultato? Noi planavamo e si smanovrava a manetta, loro con le talove wave fermi a guardarci! È stato il periodo che ci si confrontava in acqua con Antonello Barletta, Enrico Dusi “Il Capo” (fermo ai box da parecchi anni a causa di un grave incidente avuto in moto... Enrico sei tutti noi!), per poi passare negli anni seguenti alla Milano’s crew come il Fede La Croix, Guazza, Filippo, Franzella, Roby Smart e l’infiltrato Fabio Calò, essendo di Torino, sempre capeggiati dal grande Gigi le Carrò, anche lui desaparesidos negli ultimi anni; pare che si diletti a freestyleggiare sul lago di Como davanti alla casa di Clooney, forse sta cercando la Canalis... pare che sia libera!?


Sergio Minoni: “La più bella interpretazione del Pelèr, grazie di tutto per le uscite che mi hai permesso di godere.”

“Peler” L’è a bunùra en val de Sùra co’ i prim ciàr de la matìna che ‘l Pelèr el se sbulìna. Vènt alègher ònda spèsa vènt de Ròca lach che ciòca. Onde biànche onde da mar onde gròse che spàca sò le corne de l’Altàr. A l’altèsa de Dusa l’onda amò la se rifà ma l’è dùlsa, càlma, tànta.... l’è per ch’el che’l lach el cànta.... Masaretto di Cantarane

Missing… spariti quasi tutti, chi in Corsica come il Franzella, da me visitato recentemente, chi in Sardegna come Filippo, chi in ufficio a Milano come Federico! Gli unici che si rivedono spesso sono Robby Smart visto che si è trasferito da noi e il Caloggero con qualche apparizione di Pedrani. Non dimentichiamo l’unico allievo gardesano creato dai lavoratori della Grezzi & Braghieri production ovvero Mattia Fabrizi che a forza di cazziatoni e calci nel culo è riuscito a fare dei risultati molto importanti a livello italiano ed europeo; dimenticavo l’altro atleta di punta importato dal lago d’Iseo è il sempreverde Mario Bellani alias “Banana”… non si sa bene l’età visto che non vuole assolutamente comunicarla. Quando lo vedete provate a chiedergli l’età, forse sarete fortunati. Il Pra’ quest’anno è stato abbellito con un’ampia spiaggia e un nuovo parcheggio, ma non vorrei che fosse una trappola per disperdere noi surfisti tanto odiati su altri spot (come da mail a me girate per cc da alcuni surfer tedeschi) per portare altri tipi di clienti, ovvero hanno messo un letto di pietre aguzze sul bagnasciuga che in confronto il reef di One Eye gli fa un baffo (mi sono divertito molto un pomeriggio a veder un personaggio di spicco del comune a dover chiamare la moglie per farsi portare le ciabatte visto che non riusciva a rientrare… ). Se avessero messo dei carboni ardenti o dei vetri forse il risultato sarebbe stato migliore! Non parliamo del Parking ¤ 2/h per la notte; il Pra’ lo abbiamo fatto conoscere nel mondo con presenze illustri tipo Francisco Goya, Tomas Persson, il capo di Simmer che

organizza qui da noi ogni anno i meeting con i vari distributori mondiali; ci sarà un motivo se tutti questi personaggi passano e scelgono “the spot”!? La comunità di Tignale che fa? Esce con dei volantini con pubblicità di biker, hiking, kite e nessuna foto di windsurf... è ora di boicottare quei ristoranti o attività che si sono arricchite con le nostre presenze e ora remano contro! INTERVISTA A SERGIO MINONI Ciao Sergio, puoi presentarti ai lettori di Funboard? Sono Sergio Minoni (mi piace definirmi waterman) e pratico il windsurf dall’età di 20 anni quando a Gran Canaria ho messo per la prima volta i piedi su una tavola da windsurf. La prima scuola di windsurf l’ho avuta a Toscolano nel 1981 e dopo varie esperienze come istruttore di windsurf in tutta Italia mi è stata offerta la gestione dell’albergo Al Pra’ che ho condotto con mia moglie Laura in questi ultimi 18 anni promuovendo il windsurf fin dall’inizio e collaborando con RRD e Simmer dalla loro nascita. Colgo la particolare occasione per ringraziare Roberto, Dylan e Tomas Persson per la fiducia che mi hanno sempre dimostrato. Dopo 18 anni finisce la tua gestione dell’albergo Al Pra’. Puoi spiegarci il motivo di questa scelta e i tuoi prossimi programmi? Purtroppo non è una scelta, il contratto è scaduto e la proprietà, visti i nostri 18 anni

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Una giornata particolare anche dal punto di vista fotografico per Fiore.

di sviluppo commerciale e sportivo (il Pra’ è conosciuto in tutto il mondo del windsurf), ha scelto di rilevare l’attività. Penso di rimanere nel mondo degli sport nautici. Ho progetti indirizzati sia verso il windsurf, sia verso il Sup. Sei stato il punto di riferimento per i tanti windsurfisti del nord Italia in uno degli spot più belli del Lago. Hai assistito alla nascita e diffusione del Freestyle sul lago e molti atleti si sono allenati per diverse stagioni davanti al tuo albergo. Puoi raccontarci qualche cosa sui vari personaggi e cosa o chi ti è rimasto maggiormente impresso? I primi anni del freestyle al Pra’ c’erano personaggi come Matteo Guazzoni (l’ombroso), Michele Franciosi (lo stiloso), Filippo Buratti (la rossa), Federico la Croce (il professionista), Fabio Calò (calogero) ecc. Erano veramente ragazzini ma pieni di grinta, di passioni, di gioia e voglia di crescere: mi piaceva vedere la loro vitalità sana e intelligente. Ho visto fare “i primi passi” di Roby Smart che ricordo non perdeva nemmeno un giorno passando dai +30° in estate fino ai +3° in pieno inverno. Tra loro ci sono sempre stati Simone Grezzi e Mirko Braghieri (gli ziii) che erano i più local del momento. Le origini del freestyle nascono nel 1993/94 quando il Pra’ cominciava ad essere frequentato da personaggi del calibro di Alex Humpel, Robert Hoffmann, Jessi Dossi, il Cunga che con delle tavole freeride cominciavano a fare manovre di freestyle (freestyle classic). Nel 1996 ho avuto la prima esperienza internazionale, durante la primissima edizione della King of the Lake ho ospitato in albergo, oltre all’ideatore Alex Humpel, anche Robby Seeger con la sua famiglia, Robert Teriitehau, e Andres Bringdal al quale ricordo di aver dovuto cambiare due volte il materasso perché era sempre troppo corto per lui. Kevin Mevissen.

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Simone Grezzi, autore di parte del testo di questo articolo. @photo Demetrio Righetti

Al Pra’ negli anni scorsi si sono svolte molte gare, puoi raccontarci qualche cosa anche di questo aspetto? Ho collaborato fin dagli inizi all’organizzazione di varie gare al Pra’. Ogni volta affiancato dai vari specialisti (giudici, logistica, etc…) come Dylan, Mirko Braghieri, i fratelli Tiburon, Massimo Ravasio (Tecnolimits), Max ed altri che non ricordo. Come vedi oggi il movimento dei windsurfer che frequentano il lago e nello specifico lo spot del Pra’? Il movimento di windsurfer sul lago ed in specifico al Pra’ è sempre in fermento (anche se il freestyle ha avuto una leggera flessione). Purtroppo l’amministrazione di Tignale negli ultimi anni non ha supportato quest’attività, anzi, sembra che ultimamente abbiano obbiettivi che non danno vantaggi o agevolazioni ai windsurfisti. C’è bisogno di supporti logistici per agevolare anche le nuove generazioni. Fra tutti i vari spot del Lago di Garda, secondo te, perché e quando si dovrebbe scegliere il Pra’? Il Prà è perfetto per i freestyler, bello per i rider ed ideale per i principianti durante le scadute o anche nel pomeriggio. Il Prà è bello sempre. Perfino in inverno. Da local n° 1 dello spot, qual è un episodio che vorresti raccontarci? Un episodio che mi fa sempre sorridere è accaduto circa 6 anni fa durante uno dei tanti meeting Simmer. Kai Katchadorian, atleta Simmer, al ritorno dalla cena dell’ultima serata durante la quale avevamo alzato un po’ il gomito, si era trovato chiuso fuori dalla sua camera e il compagno non voleva saperne di sentirlo bussare. Gollito in controluce.


Allora Kai è andato in parcheggio, ha preso una comoda sacca per le tavole, è andato sulla prima cola (terrazza della limonaia) e si è fatto il suo giaciglio. Non si era accorto di essersi appostato proprio a fianco della rete di cinta dentro la quale viveva il mio cane. Solo al mattino si era reso conto di avere conversato gran parte della notte con il cane il quale, secondo Kai, gli rispondeva con versi strani ma affettuosi. Tecnicamente, il mio amico Raimondo Gasperini, “gasperotto”, in un’uscita classica mura a sinistra, con vela 5.0, tentativo di Back, ripartenza per il rientro sempre con mura a sinistra e con la stessa intensità. Il Pelèr era girato di 180° nel tempo necessario per riorganizzare un partenza dall’acqua.

Gollito dà spettacolo!

Il miglior atleta nella storia del Pra’? Prima del freestyle La Cunga. Con il freestyle: Gigi Le Carrò. Il surfista più appassionato? Il più appassionato e fedele fin dai primi anni del freestyle è Massimo Girelli (Max). Daniele, figlio di Sergio, il più giovane surfista del Pra’.

Quello che non manca mai? Roby Smart. Il più giovane? Mio figlio Daniele (10 anni), ma come professionista l’attuale campione Italiano Mattia Fabrizi (20 anni). Il più vecchio? Il Professore Alberto Pepe che se la gioca con un caro cliente Sig. Ceroni di Ravenna, entrambi ultra 75enni. Il miglior saltatore? Prima del freestyle Alex Humpel. Con il freestyle Simone Grezzi. Quello più veloce? Marco Cinco, poche manovre e tanta velocità... Quello più simpatico? È una bella battaglia ma ne vorrei citare due: Filippo Buratti e Michele Franciosi. Due aggettivi per definire il Pra’? Una volta Magico e Romantico, oggi Magico e Perfetto per gli appassionati. Tecnicamente “The best freestyle-wave spot on the lake”; se gli inglesi chiamano il lago di Garda “the wind machine” il Pra’ è la massima potenza di questa macchina. Ti rivedremo ancora nelle acque del Pra’? Spero proprio di si: abito a 10 km dal Pra’, i miei figli praticano questo sport ed io spero di continuare ad emozionarmi nel praticarlo ancora per tanti anni, sempre al Pra’. Sergio, vuoi aggiungere qualche cosa per concludere? Proprio oggi un cliente mi ha scritto: “Vi scrivo la presente in quanto probabilmente dall’anno prossimo non ci vedremo più al Pra’. Sono 10 anni oramai che ci conosciamo in quanto sono venuto al Pra’ la prima volta nella primavera del 2001. Da allora ne è passata di aria per le vele. La vostra famiglia mi ha dato tanto in questi 10 anni ed il pensiero che l’anno prossimo il Pra’ sarà Unknow rider ma la foto parla da sola!

senza di voi mi lascia un grande vuoto dentro. Oggi Laura volevo dirti tante cose ma siccome sono una persona molto riservata non me la sono sentita e sono qui a scriverti. Grazie a tutti voi per questi 10 anni dove mi avete fatto sempre sentire come a casa mia. Grazie di cuore. Vi penserò sempre e vi porterò sempre dentro di me. Il Pra’ non sarà più lo stesso senza di voi. Vi voglio tanto bene. Danilo.” È bello sapere che qualcosa è rimasto! Ringrazio tutti coloro che hanno frequentato il Pra’ durante questi 18 anni e mi hanno sostenuto e aiutato a far crescere questo Spot e a farlo conoscere in tutto il mondo. Grazie a quelli del “Ghetto Style” (Gigi e amici), quelli “della limonaia” (Killer, Geronimo, Marco e amici), i “Vips” (Walter, Danilo, Franco, Boventi e amici), le “belle ragazze” (Marcella, Vania, Natasha e amiche), “lo Zoccolo duro” (da 18 anni Carlo Alberto, Felice, Roberto, Paolo Piva, Angela e amici) e tutti gli altri che sono troppi da nominare uno ad uno. Spero che anche quelli che non mi “amavano” abbiano apprezzato gli sforzi sempre e solo mirati verso una cultura, quella sportiva, nella quale credo e per la quale ho sempre vissuto. Qualsiasi cosa ho fatto nella mia vita l’ho fatta sempre con tanta passione e amore e chi ha conosciuto il Pra’ credo abbia, in ogni angolo, respirato e percepito questi sentimenti. Grazie a tutti, proprio tutti da parte mia e della mia meravigliosa famiglia che al Prà ha vissuto un emozionante e bellissimo piccolo pezzo di vita. Sergio con Laura, Rebecca e Daniele. Il vostro capo-redattore esita il Forward.

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I SEGRETI DEL FOTOGRAFO by Francis Brewer La “Windsurf photography” è differente da ogni altro tipo di fotografia in acqua. I pericoli possono essere reali e la preparazione è sempre un fattore chiave per ottenere i risultati desiderati. Il primo e più importante fattore è proprio quello di essere ben preparato fisicamente: è necessario essere un buon nuotatore. L’oceano è un ambiente che non perdona e credetemi… se non vi sentite perfettamente a vostro agio nell’acqua, allora è meglio restare in spiaggia! Se volete iniziare a fare foto in acqua, iniziate con condizioni marginali per poi passare gradualmente a mareggiate più grosse e break consistenti. L’attrezzatura di base consiste in una buona macchina fotografica, un alloggiamento impermeabile per la macchina, un dispositivo di galleggiamento (tipo un boogie board) ed un paio di pinnette da nuoto. Ricordatevi di usare il caschetto, soprattutto quando ci vogliamo piazzare vicino al picco con molti rider che passano vicino. Occorre ricordare una serie di piccoli accorgimenti. Prima di uscire siate sicuri che tutta la vostra attrezzatura sia apposto e che i settaggi della macchina e dell’obiettivo siano corretti… se per esempio l’obiettivo è messo su “fuoco manuale”, al vostro rientro resterete molto delusi nel vedere tutte le immagini sfuocate! Verificate al meglio che l’alloggiamento sia ben pulito, specialmente la finestra e la chiusura impermeabile. La chiusura deve essere sempre ben lubrificata e libera da ogni tipo di detriti, come sabbia o polvere. Prima di iniziare a nuotare verso il largo, immergete il tutto nell’acqua e siate sicuri che non ci siano infiltrazioni… meglio trovarle prima che poi! Negli anni mi sono preparato una lista di preparativi da fare prima di uscire. Questa lista è nata da una serie di errori che ho fatto all’inizio, quindi ora faccio questo check mentalmente ogni volta prima di nuotare verso la line-up. Molte sono le variabili in gioco quando si fanno foto dall’acqua, quindi ogni volta dobbiamo analizzare la 72

La tavola si avvicina all’obiettivo di Francis. © Francis Brewer

Marco e Francis.

Big Aerial, Marco sembra volare tra le nuvole. © Francis Brewer


Onde glassy e luce magica. © Francis Brewer

situazione, identificare che tipo di scatti vogliamo ottenere e sulla base di ciò decidere innanzitutto l’obiettivo. Obiettivi differenti daranno immagini con caratteristiche completamente differenti, così come la combinazione degli altri settaggi della camera e la

Fabrice Beaux ritratto in bottom con il fisheye. © Francis Brewer

luce ambientale. La luce, in particolare, è veramente fondamentale: migliore è la luce, migliore sarà la qualità dell’immagine e quindi più alta la probabilità di successo. In generale tengo tre obiettivi nel mio arsenale per le

foto dall’acqua. Vediamo quali sono e cosa si può ottenere. Il primo è un Canon 70-200 mm. Questo obiettivo si può avere con diaframma f/2.8 o f/4. Il modello f/2.8 ci consente di lavorare anche con poca luce, ma è più pesante per le foto in acqua, in particolare se ha il dispositivo di stabilizzazione dell’immagine. In buone condizioni di luce anche l’f/4 è ottimo ed è, tra l’altro, molto più leggero ed economico. Il 70-200 vi permette di scattare abbastanza da distante rispetto al picco, per esempio dal canale, il che è molto utile soprattutto se in acqua ci sono diversi surfisti poco esperti. In generale si può dire che è l’obiettivo più semplice per fare foto con il rischio minore. Il risultato di una lente lunga è un’immagine con una certa “composizione”, non ottenibile con una lente corta. Solitamente scelgo di usare il 70-200 quando le onde sono veramente grosse (sopra un albero), c’è molta gente in acqua e il vento è forte. Un altro obiettivo che amo utilizzare è il 15-85 mm. È un ottimo compromesso, in quanto permette al fotografo di avere una certa flessibilità nella distanza, consentendogli però di arrivare abbastanza vicino al rider per poter cogliere i particolari dell’azione. Molte 73


delle foto qui presentate sono fatte con il 15-85, questa scelta si è rivelata ottimale per tirare fuori il meglio da ogni situazione. A causa del fatto che lo zoom di questo obiettivo si estende e si ritrae (a differenza del 70-200 mm dove lo zoom è tutto interno), si ha una naturale tendenza ad avere immagini “soft” (ovvero non definite al massimo), soprattutto quando lo zoom è alla massima estensione. In questo caso talvolta l’obiettivo ha difficoltà a focalizzare, in particolare se la finestra dell’alloggiamento è sporca o vi si sono depositate gocce d’acqua. Ciononostante i vantaggi di questo obiettivo e la sua versatilità lo rendono senz’altro uno dei migliori obiettivi per foto dall’acqua. Infine ho il mio fisheye (ultra-grandangolare) da 10-17 mm. Adoro la prospettiva unica di questa lente, non ottenibile con nessun altro obiettivo, che abbraccia un angolo di almeno 180°! Per fare foto con il fisheye, hai bisogno di poterti fidare ciecamente del rider. Non uso mai il fisheye se sto facendo foto in acqua a più persone, ma solo se mi concentro su un singolo rider. La fiducia deve essere totale, in quanto il rider deve arrivare a 50-60 cm dal fotografo per fare una buona foto, con effetti catastrofici in caso di errore. In questo caso indosso sempre il caschetto e spesso non porto il boogie board, in quanto si potrebbe mettere in mezzo. Anche le condizioni devono essere quelle giuste: ho notato che i risultati migliori con un fisheye si possono ottenere con uno swell moderato (1,5 – 2 m) e vento leggero. In queste condizioni il rider può avvicinarsi in pieno controllo, minimizzando il rischio, ma con la possibilità ancora di ottenere scatti da paura!

Windsurf e surf convivono sulla stessa onda al tramonto… © Francis Brewer

Ecco il risultato di una foto dal surf: Marco condivide l’onda con Stephane che lo ritrae dal surf. © Stephane Lacasa

Infine si può giocare anche sul tempo di apertura per poter ottenere effetti particolari nelle foto di action. Se la luce è buona, il tempo di apertura può essere mantenuto basso (es. 1/2000 s) per “congelare” l’immagine. Viceversa, in altri casi può essere allungato per creare un effetto di velocità (o di scia), legato alla sfocatura di alcuni particolari. Nelle foto fatte dalla spiaggia, si può scendere anche a tempi di 1/60 s. In tali casi è molto facile che tutta l’immagine risulti mossa, è quindi consigliato l’utilizzo di un cavalletto. LE IMPRESSIONI DEL RIDER by Marco Le immagini sono espressione fondamentale del nostro sport, possono trasmetterne la vera essenza a non-esperti e possono regalare forti emozioni a chi le vive in prima persona. Per tutti coloro che cercano di fare seriamente questo sport le foto sono molto importanti per molti motivi e, ad un certo punto, chiunque ve lo potrà confermare, diventano una vera passione (…quasi una malattia…)! Come si arriva a questa passione? La possibilità di rivedersi in una bella foto di azione tra le onde ci da soddisfazione se il gesto atletico è ben compiuto, inoltre si ha molta possibilità di migliorare quando il gesto è sbagliato. In alcune foto ti guardi e dici: “Ah… la mano doveva essere più spostata… la gamba più tesa… l’entrata più radicale”. È estremamente utile 74

essere critici verso se stessi nel rivedersi e questo ci farà evitare in futuro di ripetere gli stessi errori. Ci sono poi foto in cui il gesto atletico passa in secondo piano rispetto alla natura, ai colori, al paesaggio o al ricordo. In questi casi il windsurf rappresenta solo un mezzo per essere in mezzo alla natura e goderne a pieno. Altre foto invece esprimono radicalità… è bello risentire l’adrenalina del momento, anche se magari per quello scatto poi ci siamo presi una gran frullata o siamo finiti a rocce! Infine molte volte si unisce l’utile al dilettevole: infatti, per chi è supportato da sponsor, le foto ed i video rappresentano anche il modo migliore per promuovere i propri brand. In questo caso le foto devono essere un po’ diverse, devono mettere bene in evidenza l’attrezzatura che deve essere in primo piano.

In un buon photoshooting tra le onde, tutti questi fattori devono “convivere”. Una volta Fiore (bravissimo fotografo italiano) mi diceva che paradossalmente è più facile fare foto di azione tra le onde, perché l’onda è già di per se protagonista della scena. Se ci pensiamo bene è proprio vero: per rendere avvincente una foto di slalom il fotografo deve essere veramente bravo! Tuttavia fare un buon photoshoot tra le onde non è sempre immediato. In alcuni casi fare le foto è divertente, in altri, per esempio quando c’è molta gente in acqua tutti sullo stesso picco, può diventare complicato... le precedenze vanno sempre rispettate! In queste occasioni anche il feeling e la comunicazione tra rider e fotografo diventano un fattore importante, è fondamentale sapersi trovare, capire dove posizionarsi reciprocamente. Bisogna essere al momento giusto nel posto giusto e cercare


Photo session dalla spiaggia: tempi di apertura lunghi per creare effetto movimento. © Stephane Lacasa

Marco Revel ritratto in aerial con la lente 15-85. © Francis Brewer

Stephane Lacasa scatta surfando l’onda, Peter Garzke sorride. © Francis Brewer

di dare il massimo nell’azione, come se volessimo impressionare il fotografo che ci sta riprendendo. Facendo foto negli ultimi anni con fotografi differenti, ho notato stili chiaramente diversi. Alcuni stanno più nell’inside e cercano di non perdere neanche una manovra del rider. Per fare ciò è necessario che il fotografo abbia una gran resistenza, perché si prenderà tutti i set più grossi in testa. Altri fotografi invece stanno più fuori e aspettano solo i set più grossi, per fare pochi eccellenti scatti! In una

sessione si portano a casa, se tutto va bene, 8-10 scatti veramente da conservare. Francis appartiene decisamente a questa seconda classe e devo dire che con lui mi trovo bene in acqua. È stata molto interessante anche l’esperienza fatta lo scorso anno in una giornata in cui, mentre con Francis facevamo foto dall’acqua, ci siamo trovati con Stephane Lacasa (rider di classe e ora fotografo professionista) che sperimentava un modo nuovo di fare foto: partiva con il suo surf sulla stessa onda del

sailor e lo ritraeva con la macchina in modo da avere una prospettiva della surfata da un altro punto della stessa onda per tutta la sequenza. In questo caso Stephane, non potendo inquadrare accuratamente il soggetto, utilizzava un grandangolare per essere sicuro di non mancarlo, ottenendo risultati veramente molto interessanti! Marco Revel è supportato da: Fanatic – Ezzy – SurfParadise Riccione – Gotcha – Acutil Plus 75


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Distributore Italiano: Pandora srl - info@pandorasrl.net


INTRO Philip Koster è diventato campione del mondo a 17 anni sfruttando al meglio il suo enorme talento e ottenendo il massimo dalle condizioni on-shore in cui si sta disputando l’attuale circuito Wave del PWA. In questa nuova era del wavesailing sono state introdotte molte manovre freestyle nella surfata dell’onda, ed ecco quindi che i wonder kid come Philip si sono trovati in una situazione ideale per poter emergere! Non è un caso che Philip continui ad allenarsi anche in freestyle nei giorni di piatta per poter imparare e migliorare alcune manovre che poi eseguirà nelle onde alla conquista del suo prossimo titolo! Infatti solo chi ne capisce un po’ di manovre su acqua piatta può comprendere la genialità di questo Goiter One Hand, che ricordiamo essere stata l’arma vincente di Philip a Klitmoler per la conquista del titolo, insieme ai suoi Aerial Tweacked e Wave 360, eseguendo il tutto come se le condizioni fossero state con un perfetto vento sideside-off, invece erano completamente on-shore!!! Philip esegue il Goiter One Hand con il movimento assolutamente fluido di chi è abituato a fare la stessa manovra in

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acqua piatta, ciò rappresenta la genialità di questo ragazzo. Non fa altro che anticipare il più possibile il movimento della vela buttandola all’interno dell’onda e in basso sotto di lui, e il fatto di eseguirla a una mano rende ancora più semplice l’esasperazione dell’esposizione della vela. Esattamente come una Flaka One Hand che è più semplice di una Flaka normale, soprattutto per le prime volte quando si inizia a chiuderle. Ma ora lascio la parola al nuovo Campione del Mondo Wave… che ha solo 17 anni!!!

PHILIP KOSTER Per il One Handed Goiter in condizioni on-shore come quelle di Klitmøller, hai bisogno di molta velocità e un’onda sui 2 metri. FOTO 1. Vai il più veloce possibile nel Bottom Turn e prova a cercare la corretta sezione dell’onda, quella dove romperà. Personalmente preferisco essere leggermente soprainvelato.


FOTO 2. Appena prima di colpire la sezione che sta rompendo, togli la mano posteriore dal boma mentre spingi la vela in basso con quella anteriore per effettuare il take-off. È una sensazione indescrivibile quella di saltare proiettato dal lip con una mano sola sul boma! FOTO 3. Ora continua a spingere la vela. FOTO 4. Dopo aver spinto in basso la vela e sei ancora in aria, devi fare molta forza con il tuo corpo per far ruotare la tavola e rimanere sopra all’albero nello stesso tempo. Non sbilanciarti troppo in avanti o indietro. Cerca di rimanere il più possibile centrale sulla tavola. FOTO 5. Rimani concentrato e non lasciare l’altra mono in questo momento; lascia proseguire la rotazione e goditela!

FOTO 6, 7. Mentre stai finendo la rotazione la tavola e il boma sono ora molto vicini ed è questo il momento di riposizionare la mano posteriore sul boma. FOTO 8, 9. Questa è la parte più difficile del Goiter che ho impiegato più tempo per imparare. Dovete veramente sbilanciarvi in avanti per avere abbastanza potenza da riuscire a liberare la vostra vela dalla schiuma. FOTO 10. Una volta che la vela è fuori dalla schiuma, rimettetevi in posizione normale, in modo da non cadere davanti al vostro materiale. FOTO 11, 12. Godetevi questo momento! È molto difficile riuscire a chiudere un Goiter One Hand, e tutte le volte che chiudo questa manovra ho un enorme sorriso stampato sulla mia faccia perché non riesco a crederci di averlo fatto!

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INTRO (BY FABIO CALÒ)

MARCILIO BROWNE STEP BY STEP

La prima volta che ho visto questa strana manovra mi trovavo a Gran Canaria per il PWA Wave di Pozo del 2008. Improvvisamente Ricardo Campello dopo aver fatto una bella surfata delle classiche “ondine” di Pozo, conclude la sua ridata con un Grubby eseguito sul face dell’onda staccando con l’aiuto del lip che stava rompendo. Inizialmente non ero sicuro al 100% di quale tipo di rotazione avesse fatto Ricardo, ma il bordo successivo eseguì di nuovo la stessa manovra e a quel punto non avevo più dubbi, era un vero Grubby ma eseguito come un Aerial Back Side slashando sulla parete dell’onda! Che figata! Da quel momento il Reverse è entrato di diritto nelle nuove manovre del Wave, ma non tutti i top rider sono in grado di eseguirla! Uno dei migliori interpreti di questa manovra, Brawzinho, ci spiega come fare.

1 - Per cominciare questo trick conviene scegliere un’onda più piccola e provarlo sulla schiuma invece che sul lip, per iniziare ad abituarsi alla sensazione. Col vento on-shore poi risulta molto più facile. È anche meglio provarlo arrivando da sottovento alla sezione rotta, in modo da essere più alto sulla parete dell’onda e visualizzare quello che farai e cosa ti aspetta. 2 - Scendi lungo l’onda con buona velocità ma non troppo. Allarga le mani sul boma, tirandolo vicino al busto e piegando le gambe appena hai concluso il bottom turn. Appena impatti il lip o la schiuma piega le ginocchia e tira sulla mano posteriore,


TIPS cercando di allungare la gamba posteriore e tenendo quella anteriore piegata. Questa è la parte più importante, e devi farla con precisione e convinzione, in modo che la tavola parta in slashata e la poppa sia libera per la rotazione. 3 - A questo punto la tavola dovrebbe cominciare a ruotare sottovento, e poi praticamente hai finito con le gambe e i piedi e devi solo più controllare la potenza della vela, che spingerà controvento, e la posizione del busto. Per gestire al meglio la potenza della vela e la spinta contraria della bugna, allarga la mano posteriore ed aspetta di completare la rotazione della tavola come per una normale Grubby.

Un consiglio interessante è secondo me quello di tenere le ginocchia più piegate rispetto ad una normale Grubby. Questo trick eseguito sull’onda è completamente diverso in acqua piatta. C’è molta più instabilità e turbolenza sotto la tavola e a volte ruota in maniera imprevedibile. Il restare con le ginocchia più piegate, quindi, ti permette di abbassare ulteriormente il centro di gravità, permettendo di tornare in equilibrio più facilmente e correggere il tutto. Conviene non provarlo su onde troppo ripide in quanto la poppa può impuntarsi alla base dell’onda, comincia quindi con onde più piccole e mano a mano che acquisisci confidenza, fallo su onde sempre più grosse.

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INTRO Il Wave 360 è una delle mie manovre preferite. Mi ha sempre dato del filo da torcere e quindi ha reso ogni mia session più speciale quando riuscivo a chiuderlo sulle onde più grosse. Questo trick può essere eseguito in una gran varietà di stili e condizioni, da onda piccola onshore a onda grossa sideshore. A seconda delle condizioni specifiche, “l’Angolo d’impatto” del 360 lo può rendere una manovra più aerea o più carvata. Questa sequenza è stata fatta al mio home spot sulla costa meridionale di Oahu, con condizioni di vento perfettamente side shore e una bella bowl tubante su cui staccare, quindi questo lo definirei un Wave 360° aereo.

STEP BY STEP Foto 1. L’onda non è molto grossa, ma, dato che ho deciso di fare un Wave 360, ho bisogno di un punto in cui il lip mi proietti bene. Faccio un Bottom Turn a “mezz’altezza”, non andando cioè fino alla base dell’onda e per attaccare il lip in verticale. Il mio angolo d’attacco è quasi lo stesso di un’Aerial tradizionale, e 82

posiziono la mia tavola in modo che il lip, rompendo, mi spinga in avanti verso la base dell’onda, come per un’Aerial reentry. L’aspetto essenziale a questo punto è di riuscire a sincronizzare il timing della tavola e del lip. Se la tavola colpisce troppo presto, allora finirò dietro all’onda, e se invece aspetto troppo a lungo il lip m’inghiottirà. I miei occhi sono incollati sul lip e apro la vela per mantenerne la potenza. Foto 2. Appena vedo che la mia tavola ha impattato il lip, e il timing era perfetto, mi concentro e sforzo al 100% per chiudere il trick davanti all’onda. Cerco di tenere la testa in basso e giro lo sguardo nel senso di rotazione, tirandomi le gambe sotto il sedere, in modo da restare davanti al lip tubante. Utilizzo le spalle come perno della rotazione. Continuo a ruotare dallo stacco in carvata girando la testa, e cominciando a cazzare la bugna col braccio posteriore e stendendo quello anteriore. Foto 3. La mia tavola adesso ha passato il lip e viene scaraventata in avanti. Da questo momento in poi la rotazione sarà completamente aerea, fino all’atterraggio. Ancora una volta, cerco di raggruppare le gambe e proiettare il mio fisico verso la base dell’onda, cercando di continuare la rotazione iniziale impressa dalla curva,


girando testa e spalle verso poppa. Nel frattempo cazzo la bugna col braccio posteriore e stendo quello anteriore per far sì che la potenza nella vela si preservi e per evitare che si riempia controvento. Foto 4. Proseguo nel movimento di rotazione, i miei occhi si gireranno verso poppa per cominciare a cercare il punto d’atterraggio. A questo punto la tavola è verticale ma la rotazione del trick è piuttosto laterale, non perpendicolare. L’angolo ideale per la rotazione è tale che la penna non tocchi il lip dell’onda. È davvero un aspetto discriminante, e se dovesse succedere, quasi sicuramente la rotazione si fermerà e non avrai modo di chiudere il trick davanti all’onda. Foto 5. Sento che la penna gira ben al di sopra del lip, senza toccarlo, fondamentale per la riuscita del trick. Ho già individuato il punto in cui andrò ad atterrare, e voglio ritirarmi sotto la tavola il più velocemente possibile. A questo punto la vela sta cominciando a riprendere vento e quindi posso cazzare sulla mano posteriore e spingere su quella anteriore di modo da raddrizzare l’intero rig e atterrare in posizione ottimale. Foto 6. La gravità mi sta richiamando a terra e sento l’acqua che mi accarezza la

schiena. So già che sto per riatterrare davanti all’onda ed ora faccio affidamento sulla potenza del lip per restare davanti. Foto 7. Mi sto preparando a chiudere gli occhi ma so esattamente a che punto sono. Il mio materiale è nella direzione giusta e la tavola sta per atterrare. Foto 8. Il mio corpo sta per essere inghiottito dalla schiuma, ma avevo previsto che ciò sarebbe successo. La potenza dell’onda mi aiuterà a restare davanti e mi farà ripartire. Cercherò poi di far riprendere vento alla vela il prima possibile. Foto 9. Ecco che sto lottando per tenere la tavola sotto di me. Mi sono sbilanciato in avanti in modo che la potenza dell’onda mi faccia ripartire, sempre stando davanti. Ora la vela riprende anche vento e ho abbastanza potenza per ripartire dalla schiuma. Ormai è fatta, basta solo tirar su la testa.

TIPS Comincia a provare i Wave 360 abituandoti alla rotazione e chiudendolo dietro all’onda. È importante che la rotazione sia veloce e precisa per poter restare davanti all’onda. Assicurati che la penna dell’albero non tocchi il lip. 83


Vola al traverso a tutta velocità, con la vela bella piena e comincia a lascare leggermente per metterti in switch stance, cercando di trovare una zona di acqua piatta che ti permetta di mantenere la massima velocità. Essendo una Funnell eseguita quasi completamente in aria e a tutta velocità, è consigliabile saper chiudere la Funnell normale con buona dimestichezza. Una volta che ti ritrovi in switch a tutta velocità, infila l’albero nel vento spingendo in avanti col braccio posteriore, per poi prendere il terminale con quello anteriore e passare sottovento alla vela come per una Duck Tack. Per tutte le manovre in duck è davvero importante eseguire il passaggio correttamente, specialmente in questo caso, dato che la potenza della vela garantisce l’esplosività necessara per staccare e girare l’intero trick. Appena sei sottovento alla vela, in switch, sbilanciati leggermente verso prua ed appena vedi un ripido choppino sopravento a te, spingi con forza sulle punte e sulla mano di bugna. Proietta il fisico in avanti e stacca il braccio anteriore dal boma, in modo da riuscire a sbilanciarti verso prua ancora di più. Spingi con violenza sulla bugna, portando l’albero in avanti e spingi sul ginocchio posteriore in modo da far staccare la tavola. Una volta in aria, cerca di guardare la prua della tavola, girando la testa e il fisico sottovento nel senso di rotazione. Cerca di tenere il corpo il più 84

vicino possibile al boma, restando anche nel baricentro della rotazione per girare più velocemente. Per essere un’Air Funnell doc, la rotazione aerea dev’essere almeno di 270°, cioè almeno tre quarti della rotazione ideale di 360°, che però è più difficile ottenere in acqua piatta e con poco vento, a causa dell’air time ristretto. Con vento forte o chop più formato risulta più facile andare sempre più in alto ed esasperare la rotazione, atterrando perfino a 450°, quindi facendo quasi un giro e mezzo, tutto in aria. Da qui infatti deriva il prefisso AIR del trick. La parte difficile è l’atterraggio, in cui bisogna riuscire ad invertire velocemente la distribuzione del peso da poppa a prua, per non fermarsi all’impatto ed atterrare con troppa violenza, fermando l’ultimo pezzo di rotazione che permette di chiudere correttamente il trick. Una volta atterrato, resta centrale col peso, appoggiandoti nel boma e gira lo sguardo in modo da anticipare la rotazione. Ora finisci il trick come una normale backwind jibe e sarai un passo più vicino al livello dei top rider del PWA!

STEP BY STEP Foto 1-3: Mettiti in switch al traverso a tutta velocità in una zona d’acqua liscia come olio cercando di sfruttare tutta l’inerzia che hai a disposizione e cominciare a


passare sottovento alla vela. Infila l’albero nel vento spingendo con la mano posteriore, vai poi a prendere la bugna con la mano anteriore e passa sottovento alla vela. Migliore sarà il passaggio, maggiore potenza e proiezione avrai a disposizione per eseguire correttamente la rotazione area, cercando di girare il più possibile. Sbilanciati leggermente in avanti quando sei sottovento alla vela, in modo da non perdere velocità. Appena vedi un ripido choppino davanti a te, sposta il peso con forza sulle punte e spingi sulla mano di bugna (foto 3). Più brusco e veloce sarà questo movimento, più andrai alto, quindi io spingo sempre come un pazzo! Foto 4-6: Distendi la gamba posteriore per far staccare la tavola, e molla il braccio anteriore, pensando di sbilanciarti verso prua e gira la testa e le spalle sottovento nel senso di rotazione. Rannicchia le gambe in modo che la prua tocchi l’acqua il meno possibile e non rallenti la rotazione e, così facendo, riuscirai anche a stare più nel baricentro della rotazione, girando più velocemente e lascia che la bugna passi nel vento (foto 5). Rimetti la mano anteriore sul boma in modo da sbilanciarti ulteriormente in avanti in quanto la bugna tenderà naturalmente a tirarti indietro, sbilanciandoti troppo verso poppa. Piega nuovamente le ginocchia per assorbire

l’impatto e continua a guardare nel senso di rotazione. Foto 7-9: Questa fase di atterraggio è molto delicata ed è proprio qui che si rischia di sbagliare più spesso, in quanto si viene sbalzati indietro perché troppo arretrati col peso. Cerca di appenderti nel boma e lasciare che la tavola giri liberamente, alla massima velocità, dopo aver ruotato in aria almeno 270° della rotazione finale. Assorbi l’impatto con le ginocchia e continua a girare la testa e nel senso di rotazione, completando poi il trick come se fosse una normale backwind jibe. Spingi l’albero nel vento col braccio anteriore, e ricordati di non spingere sulla bugna, altrimenti fermerai la rotazione.

DRITTE ED ERRORI Per questa manovra è importante trovare le condizioni di acqua giuste, possibilmente con vento costante. Non iniziare il passaggio troppo al lasco altrimenti non avrai abbastanza potenza nella vela per staccare correttamente. In generale, se sbagli, devi andare più veloce e spingere di più sulla mano posteriore al momento dello stacco! 85


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Un primo aspetto positivo è che la condizione per divertirsi con il riding back side non deve essere necessariamente side off, come nel riding in front, ma è sufficiente che il vento sia on shore per imparare bene la sua tecnica. Quindi non è necessario surfare a Hookipa, ma vanno benissimo tutti i nostri spot europei, con il vento quasi sempre da mare e l’onda moscia. Altro fattore positivo del riding back side è che effettivamente offre una migliore visibilità e non si è costretti a guardare attraverso la finestra della vela per controllare l’onda come nel riding in front side. Inoltre ogni tipo di attrezzatura wave può andare bene, ma personalmente preferisco usare una tavola round pin quad, perché questo tipo di tavole di nuova generazione agevolano molto il poter stringere il vento nell’esecuzione del Bottom Turn. Nel riding back side si usano molto più i talloni che le punte dei piedi e per questo motivo dovete controllare che le vostre strap siano comode ed efficienti. Per iniziare a provare questa manovra è meglio cominciare con onde dal metro al metro e mezzo di altezza e con vento leggermente on shore tra i 18 ed i 25 nodi di intensità. Quindi cominciate scegliendo un’onda ripida e prendetela in modo da trovarvi sul picco o nel punto in cui comincia a rompere, cazzate la vostra vela iniziando a discendere sulla faccia dell’onda e nel frattempo fate anche pressione sui vostri talloni per risalire un po’ il vento. Una volta che siete arrivati alla base dell’onda è necessario il massimo impegno e concentrazione per riuscire ad eseguire un buon Bottom Turn. Durante i primi tentativi troverete difficile far risalire alla tavola l’onda e poi mantenere abbastanza velocità per cambiare direzione e scendere nuovamente sulla faccia dell’onda, quindi le prime volte limitatevi ad evitare il frangente. Tutto il segreto del riding back side sta nella capacità di far girare la tavola in cima all’onda mentre la vela viene tenuta nella caratteristica posizione sottovento. Scoprirete anche che il raggio della curva in cima all’onda dipende dalla forza con cui spingerete la vela sottovento. Se volete fare invece un back side aerial off the lip, la sola differenza è che dovete colpire il lip e spingere la vela sottovento esattamente quando l’onda sta frangendo. Ora, dopo queste premesse, vi spiegherò meglio fase per fase il back side off the lip. La prima cosa da fare è partire cazzando moltissimo la vostra vela e simultaneamente facendo molta pressione sul bordo sopravvento, successivamente vi butterete nella curva e in più dovrete inclinare indietro la vela per poterla terminare. Non appena la tavola risale la faccia dell’onda dovete cominciare a prepararvi per la vostra manovra sulla cresta e vi accorgerete di aver finito la curva quando non riuscirete più a cazzare ulteriormente la vela o non vi rimarrà più velocità per poter eseguire il successivo cambio di direzione. Quando raggiungete la cima dell’onda, la vostra vela dovrebbe essere così cazzata da far sfregare la base della stessa sui vostri stinchi. A questo punto è necessario liberarsi da questa posizione per far cambiare direzione alla tavola e indirizzarla di nuovo in discesa lungo l’onda. Il modo più semplice è spingere forte sul boma portando la vostra vela in una posizione sottovento e contemporaneamente spostare il peso dai talloni alle punte dei piedi, facendo anche pressione sulla poppa della tavola come se doveste fermarla, per poi spingerla col piede anteriore e dirigerne la prua nella nuova direzione giù dall’onda. Più tardi colpirete il lip dell’onda e più a lungo potrete mantenere il Bottom Turn, perché sarà la spinta stessa dell’onda che frange a farvi girare nella nuova direzione. In qualunque caso, appena cominciate a ridiscendere l’onda spostate il vostro peso indietro sulla tavola, in modo da non ingavonarvi. Riprendete dunque velocità e cercatevi un’altra onda da surfare in back. Ora una breve raccomandazione: come per tutte le manovre fra le onde fate attenzione agli altri windsurfisti, perché non tutti possono aspettarsi che vi buttiate in un riding back side, quindi, mi raccomando, state molto attenti a chi vi è vicino e ha la precedenza. Ed ora Have Fun! And “GO FOR IT”. 87


L’espressione “surfare down the line” viene usata per descrivere le surfate in condizioni side shore oppure cross off shore nelle quali si riescono a fare almeno 2 o 3 curve sull’onda. La definizione giusta, in italiano, è proprio quella di “surfare lungo la linea dell’onda”, con belle onde che tubano da sopravento a sottovento. Naturalmente, per questo tipo di surf, bisogna trovare degli spot giusti, come per esempio Capo Verde, Maui, Sud Africa, o i nostri italianissimi Capo Mannu ed Alghero in Sardegna, dove il vento è appunto side shore o addirittura side off shore, il che rende la surfata più semplice, e comunque le condizioni adatte sono dovunque si abbia un onda che rompe e si possa surfare allontanandosi dal picco. Navigare in condizioni down the line significa veramente utilizzare i bordi della tavola e concentrarsi sul mantenere la surfata fluida mentre si procede su un 88

onda lunga che sta rompendo. Per sfruttare al meglio questo tipo di wave riding, infatti, in questi ultimi 4 anni c’è stato un notevole sviluppo di tavole, pinne ed anche vele. Quindi vi consiglio vivamente, se volete migliorare e divertirvi in queste condizioni, di comprare - naturalmente questo consiglio è solo per chi non lo avesse ancora fatto - delle tavole multifin di nuova generazione. Inizialmente bisogna concentrarsi sul non fare curve troppo radicali, ma seguire una traiettoria che vi permetta di mantenere un’andatura fluida e di procedere down the line, lasciando che la tavola scorra sull’onda che vi chiude alle spalle. Personalmente preferisco un mix tra un’ipostazione down the line e qualche bella curva in carving secco, che secondo me è la soluzione migliore ed è molto usata anche dai nostri guru del wave riding new school, vedi Kauli Seadi, Keith


Teboul, Levi Siver etc.. Non c’è niente di meglio del surf down the line, la velocità prodotta da questo riding sull’onda ci è amica perché ci porta a colpire il lip più forte rispetto ad una normale surfata in condizioni on shore e quindi si è più radicali ed incisivi sull’onda con facilità. Infatti, in condizioni side off shore si riesce a surfare in frontside con semplicità, godendosi l’onda molto di più, anche se surfare in back side potrebbe essere comunque divertente (vedi il capitolo precedente). Ora la pratica vi aiuterà a capire meglio l’onda ed il suo timing e vi fornirà la confidenza nei Bottom Turn e l’esperienza nelle curve o nelle manovre sulla cima dell’onda; ricordatevi che utilizzare il materiale di nuova generazione fa comunque la differenza in questo tipo di surfing, credetemi, ve lo ripeto un'altra volta non per farvi spendere dei soldi, il che comunque sarebbe utile per aiutare questo mercato del windsurf ormai asfittico, ma perché è

nettamente più facile la conduzione di queste nuove tavole nel surfare le onde in qualsiasi condizione. Ricordatevi, comunque, che l’elemento chiave è quello di eseguire la transizione tra una curva e l’altra in modo non brusco e che per fare wave riding bisogna essere veloci, fluidi e potenti; tutto questo è inoltre legato ad un’esecuzione nella giusta posizione rispetto all’onda, amalgamando il tutto al ritmo dell’onda stessa. Front side, back side, down the line, on shore è tutto divertimento, ma sicuramente io ho investito una grossa parte della mia vita nella ricerca di condizioni “down the line” perché è il modo più divertente e spettacolare per surfare le onde con il windsurf (vedi sequenza fotografica 1 e 2 con i due tipi di Bottom Turn). Have Fun! And “LET’S GO SURFING”. 89


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Pozo rules, Ricardo Campello e Philip Koster volano alto durante le riprese di Minds Wide Open. © John Carter

Devo ammettere che, dopo uno splendido inverno carico di onde, la stagione estiva 2011 in Catalunya è stata particolarmente scarsa di condizioni wave. Come di consueto sorge l’amletico dubbio: dove andiamo a surfare? La voglia di Maui é tanta ma, sfortunatamente, i vari local e semi local contattati (grazie Facebook!) mi sconsigliano vivamente il periodo agostano per provata mancanza di swell. Avevo giurato di non tornare tanto presto alle Canarie, ma in estate, se non vai a Mauritius o in Marocco dove sono le onde? Fuerteventura si prospetta come la migliore opzione, tanti amici la caldeggiano per luglio grazie al vento stabile e le costanti mareggiate. Deciso! Sto per comprare il biglietto A/R e il ripetuto invito di Jaume di andarlo a visitare a Pozo mi martella nella mente. Ero stato a Gran Canaria durante il mio primo viaggio surfistico nel lontano

Matteo Muraro prende la rincorsa per saltare.

La famosa statua dedicata alle sorelle Moreno che sovrasta lo spot di Pozo. © John Carter

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Matteo surfa nelle condizioni on-shore di Pozo.

1994 con Paolo Migliorini e altri amici. La vela più piccola che avevamo era la 4.7, partenza dall’acqua ok, strambata manco a parlarne… praticamente a livello sportivo era stato un vero disastro di vacanza. Non ci penso più ed invogliato dall’ospitalità catalana compro un solo volo di andata per Las Palmas (GC) e il solo ritorno da Puerto del Rosario (FV). Altra indecisione, dato che volare con Ryanair significa pagare anche l’ossigeno che respiri in cabina… mi porto solo il Wavecult 92 per godere a Fuerte e soffrire a Pozo o carico l’Hardcore 84 per slashare al bunker e fare il sottomarino nell’isola degli asini? La bramosia mi fa portare tutto, 4 vele, 3 alberi, un boma e due tavole. Sia all’andata che al ritorno la lotta è all’ultimo coltello per un totale di 7 kg di sovrappeso per le due sacche pagate. Non vale © John Carter

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mantenere sollevata la boardbag, già conoscono il trucco. Mi invento la manovra del “pesa e ripesa” dopo l’abracadabra “scompare e riappare” alla consegna dei bagagli speciali. Funziona, ma non ditelo in giro! Tra le due isole ho volato con la compagnia Islas Canarias: 25 minuti di volo, 30 euro di costo e nessuno stress né sovrapprezzo per due sacche per un totale di 47 kili. Riassunto windsurfistico: - 4 giorni all’unico spot, Pozo, 4 giorni di vento da 3.3 ed io ho come vela più piccola avevo la Simmer Icon 4.0 (l’84 quad si è rivelato perfetto per surfare anche nelle condizioni rafficate sottovento). - 8 giorni a Fuerte, 2 giorni da 5.0 il resto da 5.4 ed un buon mix di uscite con entrambe le tavole al Burro, Punta Blanca, el Cotillo. - Totale: 12 su 12!


CONFRONTO SEMISERIO E QUALCHE SANO CONSIGLIO Isola

FUERTEVENTURA NORD

GRAN CANARIA - POZO

Periodo consigliato

Maggio - Giugno - Luglio

Giugno - Luglio - Agosto

Accompagnato da

Compagna e/o amici e/o figli.

Amici windsurfisti duri e puri.

Attrezzatura da casa

5.5 - 5.0 o 4,7 se pesate meno di 70 kg. Tavola da 85 a 95 litri meglio se wave, le onde spingono davvero.

3.3 - 3.7 - 4.2 e 4.7 tavola piccola a seconda del peso. Onde piccole ma surfabili.

Noleggio materiale

Si con buoni materiali e ve li potete portare in giro per l’isola.

Si con ottimi materiali direttamente in loco. Consiglio vivamente se fate solo una settimana.

Trimmaggio materiale

Vela panciuta, per sfruttare ogni raffica. Strap larghe da surfata pura.

Vela cazzata a stecca! Ho aggiunto un buco di prolunga e due di boma per ogni vela rispetto al mio trimmaggio classico. Strap più strettine per mantenere il controllo.

Rotture

Facile rompere se osate al Burro e al Cotillo. Ottimi centri riparazione vele e tavole.

Facile rompere se finite dentro la vela dopo una catapulta su raffica di 45 nodi. Meno se surfate a riva, l’onda adagerà dolcemente tavola e vela sul bagnasciuga, un attento teutonico ve le trarrà in salvo. Ottimi centri repair.

Noleggio auto

Ottimo e per niente caro.

Ottimo, se volete rimanere a Pozo non serve l’auto. Dopo 3 giorni o vi sparate o ne noleggiate una per andare a cena fuori e per fare la spesa al vicino paese chiamato El Vecindario.

Localismo

Sí, attenzione a non rubare le onde a local windsurfer o kiter: respect!

Zero, tutti ti aiutano se sei in difficoltà. Meglio non stare nei paraggi quando Campello molla tutto durante i suoi altissimi doppi forward.

Fidanzata / Moglie

Ottimo spot el Burro: spiagge bianche con bunker in roccia naturale per ripararsi. Splendida la spiaggia e carini i negozi a Corralejo. Belle visite nei dintorni e al sud. In 15 minuti di traghetto siete a Lanzarote. Yoga e Pilates su www.azulfit.com.

Ehm, diciamo che Pozo non è molto indicato, né affascinante. Le attrazioni turistiche sono al sud, Maspalomas e Playa del Ingles. Di sicuro interesse una visita all’entroterra montagnoso.

Bellezze naturali

Desertica desolazione carica di energia positiva. Dune e vulcani. Tramonti spettacolari.

La fantastica architettura di Pozo Izquierdo (sigh). Il bunker con i ventilatori, la cava di sabbia a poche centinaia di metri. L’interno dell’isola e le dune di Maspalomas meritano davvero.

Ci tornerei

100% prossimo giugno – luglio 2012, o fuori stagione su previsione.

Forse!

Relax time al nord di Fuerteventura, vento leggero e ottime onde da surfare. 93


Gli spot al nord di Fuerteventura sono ideali per gli amanti delle surfate, mentre Pozo è lo spot per i saltatori accaniti.

© John Carter

ULTIME CONSIDERAZIONI Quanto scritto sopra è frutto delle mie esperienze personali di pochi giorni di vacanza. Ultimamente prediligo onde e vento giusto con bei panorami rispetto al vento forte a tutti i costi. Se non siete veramente allenati e assatanati Pozo non fa per voi. Ho visto troppa gente (tanti italiani) che durante l’anno vanno solo con la 6.2 rompersi legamenti e caviglie perché si scatenano al primo bordo con la 3.7 e 40 nodi. Chissà perchè poi tornano a casa felici con il gesso come trofeo invece di una buona foto di un Aerial. Forse in questo caso meglio optare per Tenerife, dove al Cabezo è sovente da 4.5 side-on con onde vere sul metro e mezzo. Insomma condizioni più “umane”. Per alloggiare potete scegliere di rimanere a Pozo o cercare qualche location più accogliente al sud dell’isola. Fuerte sposa i vostri bisogni se cercate relax (vento prevalentemente al pomeriggio) e prediligete la surfata al salto. Nei giorni senza vento al Nord potete fare una capatina allo spot meridionale di Sotavento dove regna il Freestyle e l’acqua piatta. Un discorso a parte merita per le specialità culinarie Majoreras (di Fuerte) che sono veramente squisite, specialmente la carne, di tutti i tipi. Consiglio di provare qualunque ristorante di Villaverde (Al Horno – Casa Marcos – Mahoh – Casa Vieja), e magari comprare anche il formaggio alla cooperativa Guriamen di Villaverde. Per dormire mi sono trovato molto bene al Mahoh e a Casa Vieja, molte sono comunque le opportunità di alloggio nel vicino paese di Lajares. Un saluto e alla prossima. Matteo

Un ringraziamento a: RRD, AL360, www.drwind.com.br, www.hidi.it, Crema Sport Padova.

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Matteo Muraro in Forward a Pozo.



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