Funboard 129

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PERIODICO MENSILE ITALIA 6,00€

BELGIUM 9,00€ • DEUTSCHELAND 11,00€ • ESPAÑA 14,50€ • FRANCE 13,00€ • ÖSTERREICH 8,50€ • PORTUGAL (CONT) 8,50€ • CANTON TICINO 24,00 chf • SVIZZERA 14,50 chf

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Photo: A.De Maria/Canon速


“Compact and Furious” For 2010 we developed a new freestyle wave collection that we feel will introduce new standards for the market in Freestyle Wave boards design. We decreased the Freestyle Wave boards range to seven volumes; we kept 75 and 120 the same as last year, and we developed and introduced 5 brand new shapes allowing to cover the same wind range of last years but with less models.

Voluume m 75Lts Size 235 235x55 x55cm cm Fin FREEWAVE MFCC 2010 23 G-10 CNC

Voluume 85Lts Size 235 235x57 x57,,5cm Fin FREEWAVE MFCC 2010 25 G-10 CNC

Voluume 91Lts Size 237 237x59 x59cm cm Fin FREEWAVE MFCC 2010 27 G-10 CNC

Volu lume me 96Lts Size ize 239 239x60 x60cm cm Fin FREEWAVE MFC 2010 28 G-10 CNC

Vollume 101 01Lts Size ize 241 241x62 x62cm cm Fin FREEWAVE MFC 2010 29 G-10 CNC

Volu olume me 111Lts Size 244 244x65 x65cm m Fin FREEWAVE MFC 2010 31 G-10 CNC

Volumee 120Lts Volume L Sizee 248 248xx68cm REEWAVE MFC Fin FREEW Fi 20100 33 G--10 CNC

Fin box US R·S·S 3.7-5.4

Fin box US R·S·S 4.2-5.8

Fin box POWER R·S·S 4.5-6.2

Fin box POWER R·S·S 4.7-6.7

Fin box POWER R·S·S 5.0-7.0

Fin box POWER R·S·S 5.2-7.5

Fin boxx POW WER R·S·SS 5.8-88.0

www.robertoriccidesigns.com · info@robertoriccidesigns.com



ANNO XVI - NUMERO 129 APRILE 2010

Che emozione vedere questa cover di Francisco Porcella immortalato in quel gesto atletico, avvinghiato in una manovra inventata 25 anni fa, dal nome Jeasus Crist, da Cesare Cantagalli, ora suo nuovo sponsor con il marchio 99 Custom Boards, e proprio nello stesso spot di Little Bay. La storia continua…

DIRETTORE RESPONSABILE Cristiano Zanni • cristiano@jmag.it REDATTORE CAPO Fabio Calò • fabio@hipow.com ART DIRECTOR Gianpaolo Ragno

ragno@hipow.com RIDER

GRAFICA E DTP Carlo Alfieri • carloa@hipow.com IN REDAZIONE Marco Melloni

MOVE

Francisco Porcella Jeasus Crist

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PLACE

Maui, Little Bay Darrell Wong

FOTO DI

marcom@hipow.com

FOTOGRAFO SENIOR Raffaello Bastiani

raffaellob@hipow.com

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Fabio Calò, John Carter, Valentina Crugnola, Gollito Estredo, Ovidio Ferrari, Tatiana Howard, Roul Joa, Florian Jung, Gigi Madeddu, Andrea Pagan, Roberto Panizza, Mattia Pedrani, Francisco Porcella, Giuseppe Pugliese, Carlo Rotelli, Kauli Seadi, Robby Swift. immagini: Cataldo Albano, Erik Aeder, Tom Brendt, John Carter, FotoFiore, Björn Gottschall, Alberto Guglielmi, Andrea Pagan, Kevin Pritchard, Emiliano Ridolfini, Batel Shimi, Swilly, Benjamin Thouard, Darrel Wong.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srl via Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087 fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it AMMINISTRATORE DELEGATO Cristiano Zanni • cristianoz@hipow.com RESPONSABILE DIFFUSIONE Piero Monico • pierom@hipow.com SERVIZI GENERALI Luisa Pagano • luisap@hipow.com

È arrivata la primavera… finalmente! Ci sono alcune novità nel numero che avete tra le mani. Prima di tutto la testata di Funboard in copertina è stata aggiornata, con questa bella font tridimensionale che a noi piace tanto e spero che piaccia anche a voi. Sempre per quanto riguarda la copertina abbiamo deciso di dedicare questa importante pagina a Francisco Porcella che quest inverno ha veramente esagerato surfando onde immense a Jaws, sia in windsurf che in tow-in, dimostrando sempre di più di essere uno dei migliori big wave rider del pianeta… che orgoglio per il popolo del windsurf italiano! Abbiamo voluto esagerare con questa copertina, lavorando la foto e proponendovi un particolare effetto di impatto. Sfogliando la rivista poi troverete anche la nostra intervista a questo sardo-hawaiiano per conoscerlo un po’ meglio, ma anche tante altre cose come il viaggio di meditazione di Kauli Seadi in Micronesia o la toccata e fuga in Giappone di Florian Jung. Ma le novità non sono finite qui e come sicuramente vi sarete accorti, in edicola al momento dell’acquisto della vostra rivista preferita, c’è un particolare “lato B”. In allegato a Funboard avete trovato il primo numero di SupTime, gratis! Abbiamo deciso di omaggiarvi di questa pubblicazione per farvi conoscere il nostro nuovo progetto, che parla di uno sport in cui noi crediamo molto. Dal prossimo numero SupTime avrà una “vita” indipendente da Funboard e se vorrete lo potrete trovare nelle edicole come singolo magazine al costo di 5,00 euro. Buona lettura, questo mese ne avrete da leggere, ci vediamo presto in acqua… sto per tornare!

Fabio I-720

DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA A&G Marco - Via De Amicis 53 - 20123 Milano. DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTERO Johnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTERO Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano tel +39.02.43990087 - fax +39.02.48022901 - adv@jmag.it www.johnsonsmedia.com Servizio attivo dal Lunedì al Venerdì dalle 14:00 alle 18:00. MODALITA' DI PAGAMENTO Bonifico Bancario intestato a Johnsons Media - Via Valparaiso, 4 - 20144 Milano Banca Intesa - Coordinate Bancarie: IT 67 o 03069 09529 0724 0265 0199

>ECCETERA PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00 ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00

PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/ novembre, dicembre/gennaio

STAMPA Alfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

ISSN 1124-0261 registrazione Tribunale di Milano n.5 del 14.01.1995 ROC - Registro Operatori di Comunicazione - 1234

Funboard è una testata della casa editrice JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite), Snowb (snowboard) e le riviste Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite) Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle) 6:00AM (skateboard), GirLand (femminile), e MainSail (vela).

Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista. Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.

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Verso mattina, quando sentivo il vento agitare gli alberi, mi preparavo. Alle prime luci dell’alba cominciava il movimento. Il cigolio della porta che si apre, due passi e poi appariva, spettinato e ciondolante: “Andiamo papi?”. A cinquant’anni, a volte, quando era freddo o brutto, opponevo qualche timida obiezione: “è rafficato… meglio aspettare un po’… ma Tommy viene? Hai sentito gli altri?... Tanto oggi dura tutta la mattina…”. Luca ignorava le obiezioni. “Beh, io intanto vado…”. Visto il risultato mi alzavo anch’io, intanto arrivava Tommy, una veloce, molto veloce, colazione, un’occhiata fuori per decidere che vela, e poi via. D’estate, quando il parcheggio rischiava di essere pieno, caricavamo l’attrezzatura di tutti e tre sulla mitica Ape grigia, e giu’ verso il Retelino di Malcesine. Lui davanti con l’Ape e noi dietro con la vespa. Primo ad andare in acqua ed ultimo ad uscire. Così gli avevo detto, se vuoi diventare forte. E mi ha preso alla lettera, con la forza e l’entusiasmo dei suoi diciassette anni, con la gioia della passione, con il talento che tutti vedevamo. Ore in acqua, a provare tutte le manovre, con giorni di buona e giorni di delusioni, come sappiamo bene tutti noi che, in qualche tempo della nostra vita di surfisti, ci abbiamo provato. Un po’ di pausa e poi, il pomeriggio, da Nany o al Pier, attraversando dal Corno di Bo, dopo aver creato colonne infinite di tedeschi a causa della velocità dell’Ape. Oppure a Chia, il posto che amiamo tanto, che ho fotografato migliaia di volte. La mattina, quando ci svegliavamo, lui a volte era già in acqua con il suo surf a prendere le onde del mattino, in pace, senza stress. Altre volte, partivamo tutti e tre con Tommy. La sera in acqua fino a quando faceva buio. Il sogno delle onde, dei viaggi dormendo in spiaggia, di serate con gli amici in riva al mare.

Oggi ringrazio di tutto questo. Come padre di questi due meravigliosi ragazzi credo di aver provato qualcosa di molto simile alla Felicità quando eravamo tutti insieme in acqua, correndo con i nostri surf, facendo a gara per chi va di più, perché con le manovre lui era il più forte da tempo, aspettando qualche bella onda. Ora che Luca ci ha lasciati aspettiamo ancora, con Tommy, di uscire. Ma abbiamo un po’ di paura perché forse ci si spezzerà il cuore mentre armiamo, senza la sua Ape dovremo andare sempre in macchina e dovremo abituarci a caricare solo due attrezzature. Lo cercheremo in mezzo al lago senza trovare le sue vecchie vele sempre in transizione, sempre in qualche manovra… A Chia ci sentiremo un po’ più soli, ed al tramonto cercheremo qualche onda da dedicargli. Nel suo Ipod, che aveva con sé quando è partito, la sua playlist si chiama “Luca surfer”. Ecco, Luca è un surfer. Non sappiamo bene dove surfa adesso con il nostro amico Matteo, che è partito con lui, ma speriamo che il loro amore per la natura, per l’acqua, per la vita, sia finalmente appagato in misura più piena, senza raffiche, senza buchi, senza piatte, senza giorni di cippa. Ciao Luca, ciao Matte, con tanto amore. Marco

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TORBOLE SAILS TRASLOCA

NUOVO CATALOGO SUN+FUN 2010/2011 È pronto il nuovo catalogo sun+fun 2010/2011 con tutte le mete ventose da sogno! Il catalogo si può scaricare da internet oppure richiedere per posta! Per ulteriori informazioni: contact sun+fun, www.vacanzewindsurf.com, info@vacanzewindsurf.com, tel. 0365 - 91 87 00.

RODI PRASONISI

La ditta Torbole Sails, ormai da anni affermata nel settore delle riparazioni delle vele da windsurf, kite e barca a vela ha una nuova sede. Il nuovo laboratorio si trova in Via S.Nazzaro 2 a Riva del Garda nel conosciuto Liberty Center, al piano superiore dell’ala in cui si trova la Lidl. Lo stabile è attrezzato con un grande parcheggio e facilmente raggiungibile da Torbole senza passare dal centro di Riva, prendendo subito dopo la galleria la via Brione passando per S.Alessandro (cercateci in Google maps). Abbiamo poi creato una collaborazione con il negozio Surf Planet ed il Surfcenter Lido Blu di Tobole, per facilitare i turisti in vacanza che potranno consegnare e ritirare le loro vele presso di loro. Per info: Tel: 346/2888625. Web: www.torbolesails.com. E-mail: torbolesails@googlemail.com

31 STAGIONI DI SUCCESSI PER IL SURFSEGNANA

Inizia il 20 aprile la 31a stagione al SurfSegnana, anche quest’anno all’insegna dello sport e del divertimento, con tante novità e proposte per tutti. Il SurfSegnana di Torbole, riconosciuto a livello internazionale come la migliore e più attrezzata scuola di windsurf d’Europa, è pronto a ricevere gli appassionati ed i neofiti windsurfisti e velisti di tutte le età, dai 5 anni in su. La professionalità e la competenza degli istruttori, la disponibilità del miglior materiale presente sul mercato e le soluzioni didattiche nuove ed estremamente efficaci, concorrono alla realizzazione di una formula vincente che consente ad ognuno di imparare divertendosi. Tra le oltre 500 nuove tavole Fanatic 2010 e Hifly, equipaggiate con vele North Sails 2010, a noleggio e a disposizione dei partecipanti ai corsi. I catamarani TopCat e le derive RS completano l’offerta per godere appieno del fantastico vento del Garda. Ma non solo: il SurfSegnana è anche organizzato per consentire il rimessaggio windsurf direttamente sulla spiaggia per tutti coloro che preferiscono usare la propria attrezzatura. Presso i 7 centri è inoltre possibile noleggiare le fantastiche mountain bike della gamma Whistle per escursioni sui sentieri più belli della zona. A disposizione di tutti, anche non surfisti, una superficie di 10.000 mq di prato in riva al lago, il bar, la tavola calda, docce e l’ampio parcheggio, a dimostrazione che al SurfSegnana nulla è lasciato al caso. Importanti accordi con i migliori hotel, residence e campeggi della zona, consentono inoltre di usufruire di condizioni speciali per week end (a partire da 169euro per 2 notti con prima colazione, 2 giorni di corso e 3 di noleggio surf e bike) o intere settimane (a partire da 299euro per 6 notti con prima colazione, 3 giorni di corso e 7 di noleggio surf e bike). La segreteria è sempre a vostra disposizione, per qualsiasi informazione e preventivi su misura: tel. 0464.505963; fax 0464.505498; e-mail info@surfsegnana.it; web www.surfsegnana.it

Breaking News: da ottobre 2004 l'isoletta davanti a Prasonisi era collegata con l’isola di Rodi. Circa ogni 6 anni si stacca. Di fatti l’ultimo inverno, a causa di forti tempeste invernali, l’isoletta si è nuovamente staccata. Questo crea un grande vantaggio per i surfisti: 1) non devono più trascinare l’attrezzatura sopra la spiaggia quando vogliono cambiare dallo spot wave a quello di acqua piatta e viceversa; 2) nella zona wave, con vento onshore, non L’open channel di Prasonisi. restano più eventuali rifiuti come sacchetti di plastica ecc. che, una volta in contatto con le pinne, possono cause delle belle catapulte... Grazie al canale aperto, non rimangono più nella baia wave. Sun+fun in collaborazione con il Procenter Prasonisi ha preparato delle offerte superscontate nel periodo dal 1 al 16 maggio! Un altra novità sun+fun: oltre alle sistemazioni di categoria media (2-3 stelle) di Prasonisi, sun+fun offre una bella sistemazione 5 stelle: il resort di lusso l’Atrium Prestige Thalasso Spa&Villas***** si trova sulla bellissima spiaggia “Lahania Beach”, a soli 18 km da Prasonisi. Il pacchetto sun+fun include naturalmente anche il noleggio macchina. Le camere offrono ogni comfort, quelle Deluxe-Pool dispongono anche di una piccola piscina privata. Il centro Spa offre trattamenti di beauty, wellness e relax. Per ulteriori informazioni: contact sun+fun, www.vacanzewindsurf.com, info@vacanzewindsurf.com, tel. 0365 - 91 87 00. 16


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Andrea Pagan

SEATEXBOARDS & BOOMS REPAIR Dopo un inverno trascorso a Maui, per lavoro e per piacere, da metà marzo la SeatexBoards di Torbole sul Garda riapre ufficialmente i battenti. Andrea ha in riserbo per quest’anno alcune news che daranno un valore aggiunto al suo già apprezzato lavoro di riparazione tavole, regrip boma e produzione NoseProtection. Interessanti dettagli verranno svelati prossimamente. Già leader nelle riparazioni con esperienza decennale, la SeatexBoards per la stagione 2010 ripropone riparazioni veloci, a regola d’arte e con serigrafie originali (ove disponibili), utilizzando solo materiali ad alto modulo tecnico come il carbonio, carbon kevlar e vectran. Guardate con i vostri occhi la sezione “feedback” sul sito www.seatexboards.com con le foto del “prima” e “dopo”. Continua inoltre a riscuotere molto successo il NoseProtection, una vera e propria corazza (sebbene sottilissimo, ultraleggero e su misura) per proteggere la prua della tavola. Solo nella stagione 2009 la richiesta è incrementata 30%. E per il 2010 la produzione è ancora più veloce: solo 36 ore anzichè 3 giorni! (Previa prenotazione). Per informazioni www.nose-protection.com. Per quanto riguarda invece il servizio di Regrip, viene effettuato con Grip di alta qualità ed una eccellente resistenza alle abrasioni. Il nuovo Grip è applicabile su boma di ogni marca, modello e materiale: alluminio, ergal e carbonio ed il metodo utilizzato per rimuovere il vecchio grip non danneggia il vostro boma, bensì agisce solo ed esclusivamente sul grip esterno. La SeatexBoards esegue inoltre regrip per timoni nautici, sia stick che d’altura. (Racing Yacht Steering Wheels). Per maggiori informazioni: infoline +39 347 7274782, shop: +39 0464 548095, e-mail info@seatexboards.com

GOYA 2010

Carlo Rotelli

Combinazione di potenza e controllo con One ed Eclipse. Le nuove tavole One sono il modello più popolare della linea Goya, che racchiude in questo concetto una tavola per tutte le condizioni, adatte ad ogni stile. Le One sono ottime in acqua piatta, nel freestyle e nel wave. Vengono proposte in misure da 105, 95, 85 e 77 litri. La linea scoop rocker CNC curva con un piatto garantisce a queste tavole una forte accelerazione mentre il doppio concavo e la V, invitano a jibe estreme in confidenza anche nel choppy-water. One è una tavola Single Fin che si adatta alle più svariate condizioni, la scelta ideale per i più pesanti o per chi vuole un grande spunto in condizioni prevalentemente on-shore. La qualità dei dettagli è molto alta e la One fa della leggerezza e accelerazione il suo punto di forza. La costruzione in PVC è la più avanzata combinazione di leggerezza e durabilità. Look con grafiche nuove e sanded finish per tutta la linea. La tavola One, abbinata alla nuova Eclipse, la vela wave di Goya dal range molto ampio, è un mix vincente di accelerazione, velocità e manovrabilità. L’Eclipse grazie alla ridotta lunghezza dell’albero eccelle nelle rotazioni aeree e nelle transizioni. È una vela di incredibile controllo down the line e nelle acrobazie con vento forte. Web: www.goyawindsurfing.com. Distribuita da City Surf: tel. +39 050 33021, e-amil info@citysurf.it

TEAMX 2010 MaverX, l’unica azienda che produce totalmente i suoi alberi in Italia, punta alto e amplia il suo TeamX italiano mettendo a segno alcuni clamorosi colpi. Ad affiancare i rider storici marchiati MaverX già da diverse stagioni come Francisco Porcella, Fabio Calò, Mattia Pedrani, Valter Scotto e Andrea Mariotti ecco che arrivano nel TeamX due nuovi atleti: da Formia, Nicola Spadea, e dalla Sicilia il giovanissimo Francesco Cappuzzo. Nicola e Francesco, ottimi freestyler e waver, utilizzeranno da quest’anno gli alberi Maverx per i loro allenamenti, viaggi e gare in giro per il mondo, per avere quella potenza in più nelle proprie vele che solo questi alberi possono garantire, grazie all’utilizzo di fibre di carbonio di primissima qualità e a una progettazione mirata alla massima performance con un occhio di riguardo alla resistenza, caratteristica fondamentale e molto importante degli alberi MaverX. Per info e per seguire da vicino il TeamX con interessanti breaking news connettetevi sul nuovissimo sito www.maverx.it. Tel: 051.6605154. 18


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OK GO! VASCO RENNA PROFESSIONAL SURF CENTER - TORBOLE Dal 24 aprile 2010 a Torbole riparte il windsurf con il Vasco Renna Professional Surf Center. Fare windsurf nel Centro di Vasco significa: planare con tutti i modelli 2010 delle nuovissime tavole Fanatic e delle vele Gaastra, scegliere una scuola professionale con una trentennale esperienza nell’insegnamento del windsurf e navigare in acque sicure dove ogni tuo passo sulla tavola viene seguito da un team di istruttori professionali. Inoltre con Vasco puoi viaggiare senza rischi e senza alcuna fatica avendo la possibilità di scegliere, tra molteplici offerte e straordinari last minute, il tuo soggiorno in hotel o appartamento più affitto o corso windsurf. Direttamente on line in qualsiasi momento potrai avere il preventivo per la tua vacanza entrando sul sito www.vascorenna.com. Vasco e il suo team ti aspettano e ti hanno preparato anche una sorpresa straordinaria: un nuovo spot surfistico mozzafiato da scoprire nel cuore del Mediterraneo.Per Info: Vasco renna Professional Surf Center - Parco Pavese 38069 Torbole sul Garda (TN). Tel. 0464/505993, fax 0464/506254. Internet: www.vascorenna.com e-mail: info@vascorenna.com.

LAKE GARDA WIND

NUOVO RRD STORE A XXMIGLIA

Lake Garda Wind si propone come utile supporto per tutti i velisti, windsurfer e gli amanti del Lago di Garda per conoscere in tempo reale le condizioni di vento, pressione atmosferica e temperatura che l’alto lago ci offre in zona Riva del Garda, sia che si tratti di una regata che di una giornata di puro relax. Live meteo: la stazione meteo fornisce la situazione attuale rilevata, ma anche l’andamento delle ultime 24 ore e degli ultimi 30 giorni grazie a grafici di facile consultazione, è possibile inoltre scegliere l’unità di misura che più vi facilita la lettura dei dati. La webcam è posizionata in Morfina presso l’Hotel Bellariva, con un’ottima visuale della spiaggia e del lago. Web: www.lakegardawind.com; e-mail: info@lakegardawind.com

Nell’estremo ponente ligure a Ventimiglia ha aperto un nuovo punto vendita RRD. Potrete trovare tutti i prodotti RRD per il windsurf, il kite, il surf, il SUP e anche l’abbigliamento fashion dell’azienda di Roberto Ricci. A soli 20 metri di distanza dal famoso spot ligure il nuovo RRD Store dispone di un ampio parcheggio e di un vasto parco espositivo per le attrezzature. Inoltre vi è anche la possibilità di poter noleggiare tavole da scuola per il windsurf e il SUP. RRD Store2 a Ventimiglia, Lungomare A. Varaldo n° 43.



SURF, PIN UP AND MORE… ROBERT HOFMANN CON RRD Robert racconta: “Sono molto contento che dopo anni sono tornato ad usare tavole RRD. Credo molto nelle tavole Slalom. Con l’X-Fire 122 ho trovato la tavola perfetta per le regate in Italia, senza avere troppe tavole. Poi mi sono veramente trovato bene con il Freestyle Wave 96 pro model, che ho usato durante lo stage a Dahab. Per finire il Wave Twin 82 è la tavola da wave più universale che ho mai usato. Insomma credo nel prodotto e poi è tantissimi anni che ho un ottimo rapporto con Roberto Ricci.”

Vi chiederete cosa centrano le Pin Up col surf? Ce lo siamo chiesti anche noi ma quando abbiamo visto cosa realizzano gli amici di Pinupart non abbiamo potuto fare a meno di parlarvene! Pinupart, infatti, non è solo Pin Up… illustrazioni di donne con curve mozzafiato, maliziose e ammiccanti che scatenano le fantasie più ardite. Questi ragazzi di Pinupart si sono inventati la realizzazione di ritratti a tema. In tanti hanno già scelto di farsi ritrarre nei panni di un veterano del SUP che pagaia su onde gigantesche o di un windsurfer che salta un onda come mai potrebbe o mentre realizza una manovra di freestyle alla Campello! Il bello é che non devi saper fare tutto questo ma basta inviare una tua foto, indicare in che contesto ti vorresti e Pinupart fa tutto il resto! Ogni disegno è assolutamente unico non solo per il ritratto ma anche per le ambientazioni e scenari raffigurati. L’idea è fantastica e sta riscuotendo successo soprattutto tra i surfisti alle prime armi (e non) che si vedono raffigurati nella manovra che sognano di chiudere da quando hanno messo per la prima volta il piede sulla tavola. Tutto questo, poi, può essere riprodotto come poster da appendere nella tua stanza o su una t-shirt (o felpa). In molti l’hanno scelta anche come una originale idea regalo. Sul loro coloratissimo sito, www.pinupart.it, troverete tutti gli esempi dei temi disponibili ed una gallery dei ritratti già realizzati, vedere per credere! Pinupart sul web: www.pinupart.it. Diventa anche fan su facebook!



SHOX.XTR: la rivoluzione nella parte bassa del rig. Come per lo sviluppo della Power.XT ed iFront, l’ingegnere Uli Bitterolf è saltato a bordo anche per il progetto SHOX.XTR. L’idea di attenuare i colpi della zona inferiore del rig gli è venuta in mente durante l’ultimo test dell’iFront a Capo Verde. Uli Bitterolf ha costruito la primissima prolunga utilizzando l’ammortizzatore di una mountain bike. Il primo prototipo della SHOX.XTR sicuramente faceva incuriosire ma a causa del peso proibitivo di 3 kg, Raoul Joa Product & Line Manager per North, non è stato convinto al 100% del concetto dell’ammortizzatore incorporato. Questa è stata una sufficiente motivazione per Uli Bitterolf per cercare d’integrare la sospensione direttamente all’interno della prolunga. Il secondo prototipo di prolunga ammortizzata si basava su una normale forcella Manitou MTB con sospensione ad aria, che veniva inserita direttamente nella prolunga.

PRIMA PROVA IN ACQUA. Spot: Lago di Garda. Vela del test: North Sails RAM 8.5. Tester: Uli Bitterolf, windsurfista amatore ed ex triatleta. Impressioni: “Da racer non professionista, il materiale diventa difficile da controllare appena sei sovrainvelato. Quando però ho aumentato la flessibilità con gli ammortizzatori Manitou, ho provato una sensazione e comfort totalmente diversi. Improvvisamente, mi stavo divertendo un sacco anche con la vela grossa.” Da quel giorno Uli si è completamente dedicato per far funzionare questo progetto al massimo delle sue possibilità.

Durante il secondo test a Gran Canaria nel giugno 2008 anche Bjorn Dunkerbeck è rimasto impressionato ed ha incoraggiato Uli a portar avanti il suo progetto. Il modello però aveva ancora parecchie debolezze. Era ancora molto pesante e non si armava la vela correttamente. Questi problemi sono stati risolti allo step successivo, in modo che la sospensione fosse funzionale al massimo per il successivo test nell’autunno a Tarifa, Spagna meridionale. Raoul Joa ha provato la Shox in acqua per la prima volta ed è stato immediatamente convinto dei vantaggi che poteva offire la sospensione alla base dell’albero. Il controllo è molto migliorato e ti permette anche di lascare maggiormente e mantenere una velocità più alta. Dopo solo qualche minuto Raoul finalmente comincia a lasciarsi alle spalle lo scetticismo iniziale e comincia a vedere gli aspetti positivi. La SHOX.XTR è venuta alla luce! E con lei un nuovo pezzo della storia del windsurf! Anche il CEO della B&M, Till Eberle è impressionato e quasi anche un po’ geloso che non ri-possa realizzare un sistema simile per il nostro marchio di kite. Till però ha messo immediatamente Uli in contatto con Bionicon, un’azienda specializzata nella realizzazione di mountain bike. Grazie al loro “know-how” nel campo degli ammortizzatori da Mountain Bike, i ragazzi della Bionicon hanno consigliato ad Uli di non utilizzare una sospensione ad aria o ad olio in quanto, anche in Mountain Bike, ci sono un sacco di problemi di manutenzione e problemi d’usura. Ecco che per la prima volta si sente la parola magica: polimeri. Piccoli cilindri di gomma con bollicine d’aria al loro interno che rappresentano il futuro dell’industria degli ammortizzatori, in quanto non sono solo facilissimi da pulire ma sono anche estremamente resistenti.

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STADIO DI SVILUPPO NUMERO 5. L’obiettivo è una nuova prolunga con tecnologia integrata di ammortizzazione ai polimeri. Entusiasta di questa nuova prospettiva, Uli comincia subito a sviluppare il nuovo prototipo. Grazie all’aiuto dei ragazzi di Bionicon, Uli riesce a farsi spedire una varietà di polimeri di diversa densità, direttamente da BASF Germany, e anche da un altro produttore asiatico. Equipaggiati con coppe prestampate in alluminio e tutti i polimeri che potessero desiderare, Uli e Raoul se ne vanno all’OTC di Tenerife nell’aprile 2009. I polimeri, che si riescono a malapena a scalfire a mano, lasciano presagire che la rigidità scelta sia forse troppo elevata. Nelle dure condizioni di Tenerife, però, ecco che arrivano i primi problemi: la pressione esercitata risulta spropositatamente alta sulla base dell’albero (circa 2.000 Newton), e i colpi vengono assorbiti quasi completamente, il rig risulta quindi troppo morbido e poco reattivo. Delusi per non aver avuto polimeri abbastanza rigidi, i due ricercatori tornano a casa, ma hanno comunque un feedback interessante. 1) Necessitiamo di polimeri più rigidi. 2) Anche il rimbalzo ha un forte impatto sulla sensazione di controllo. 3) È assolutamente vitale avere diverse lunghezze di corsa dell’ammortizzatore a seconda delle varie condizioni (wave, freestyle o race). Una volta ritornati al quartier generale della North Sails, il Marketing Manager Alex Hasch (fan degli alberi RDM da anni) non semplifica minimamente la vita ad Uli: “Pretendo una versione RDM della prolunga, dato che uso solo alberi a diametro ridotto!”. Improvvisamente i disegni di Uli vengono estesi per disegnare un bicchierino che vada bene sia per gli alberi SDM che RDM, in modo da risparmiare sui costi di stampa. Dopo aver sviluppato le versioni SDM e RDM ed averle riempite con i nuovi polimeri più rigidi, vanno a Maui per testarle. Sfortunatamente il vento rifiuta di collaborare nella primavera 2009 e consente di provarle un solo giorno tra le onde di Hookipa. Le prime impressioni sono di wave riding molto fluido e rig morbido. Il test a Maui ci ha fatto capire che abbiamo bisogno di polimeri ancora più rigidi. È quindi necessario far un altro viaggio per testare i polimeri nuovi.

• il GPS mostra una velocità media di 1-3 nodi in più, usando la prolunga SHOX. • Maggior riuscita di strambate. • Ammortizza molto gli impatti da alti atterraggi piatti, evitando di rompere le tavole. • Perdona molto quindi è più facile imparare.

COMMENTI “A CALDO” DI: Nik Baker: “Ciao Raoul, ho appena parlato con Ant a Dahab e vorrebbe una ricarica per il cellulare in quanto ha speso quasi tutto il credito per dirmi quanto fosse entusiasta della prolunga Shox. Sembrava davvero colpito da quanto fosse funzionale al punto che Dave White (caporedattore di Boards UK) gli ha preso il telefono dicendo che l’avrebbe rispedito a casa perchè non ne poteva più di sentir parlare della prolunga. È bello sentirlo dire da qualcuno che tende ad esser scettico.”

FEEDBACK DAL DISTRIBUTORE SUD AFRICANO, RICEVUTO DAI CLIENTI: “Ciao Olaf, grazie mille per avermi fatto provare la nuova prolunga North “Shock absorber”. All’inizio pensavo fosse un giocattolino e non mi interessava più di tanto. Poi per la prima volta mi sono reso conto di andare più veloce di gente che non ho mai superato in tutta la mia vita. Avevo maggior controllo e quindi anche la mia fiducia è aumentata. Mi piaceva in particolare la sensazione di prendere i choppi da dietro, mi ricorda la sensazione che ho provato quando sono passato ad una mountain bike biammortizzata. Ora sono convinto che sia un ottimo concetto e non un giocattolo. Per convincerli definitivamente, basta lasciargliela provare. Sicuramente io ne voglio una. Grazie a presto.” “Ho appena fatto un’uscita con la nuova rdm Shox. Devo dire ottimo lavoro davvero e funziona benissimo in strambata, dandoti un sacco di controllo, ma anche saltando e smorzando gli atterraggi… Senza parlare della fiducia che ti da al lasco.” “... la sospensione della PowerXT funziona molto bene, si sente la differenza soprattutto in condizioni wave, quando le onde non sono perfette e choppate. Le curve risultano più controllate.”

Il primo vero test della SHOX.XTR di produzione è stato in un nuovo spot esotico, Oman. Condizioni perfette con onde di un albero, ideale per Uli ed anche qualche rider europeo che ne sono rimasti a bocca aperta. Chiunque abbia provato la SHOX voleva acquistarne una immediatamente e non voleva più far surf senza. Il viaggio in Oman quindi gasa un sacco i ragazzi della North ma ci sono anche delle debolezze nascoste: 1) Il tubo della sospensione tende a bloccarsi, specialmente con le vele grosse da race, oltre la 9 m, in quanto la coppa si piega a tal punto che il tubo si blocca a livello del cuscinetto. 2) La base è troppo debole e collassa sotto le alte pressioni. Una volta superati anche questi problemi sia sulle versioni SDM che RDM, il test finale è programmato per le condizioni più avverse al mondo. Sfortunatamente, il Product Manager North, Raoul Joa, non riesce a raggiungerci in quanto è impegnato con un altro aspetto della tecnologia a sospensione. In un park da mountain bike, la sua bici l’ha brutalmente disarcionato. Un disco scheggiato non gli permette di venire a Gran Canaria per il test finale. Si riesce però a trovare velocemente un sostituto, sebbene non condivida la passione dei 40 nodi e rocce grosse come meloni che rotolano lungo la battigia. Il Marketing Manager, Alex Hasch, ora completa il duo di testers. Assieme all’ingegnere, Uli, se ne vanno verso uno dei posti più ventosi al mondo. Pozo Izquierdo ha registrato più di 60 giorni di fila con vento dai 30 ai 50 nodi. Condizioni ideali per il test finale!

VANTAGGI PRINCIPALI: Stessa sensazione di quando si usa una Mountain Bike con o senza ammortizzatori, le differenze sono abbastanza estreme: • Molto più controllo, specialmente quando sovrainvelati. • Maggior velocità

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STARBOARD CARVE NUOVO STARBOARD CARVE 2010/2011, FREERIDE 100% Perfetto così com’è. I famosi freeride classici di Starboard sono tornati con la loro miscela esplosiva di velocità, facilità di utilizzo, comfort, adrenalina e performance bilanciate. I nuovi Carve sono tavole per eccitanti corse e per facili strambate. Moderatamente larghi e lunghi, offrono un classico e accessibile feeling con una veloce risposta per il carving. La linea del rocker è stata progettata per favorire un facile ingresso in planata. Un’ampia ed ergonomica coperta garantisce un eccellente comfort per i vari settaggi delle straps. Lo shape è caratterizzato da una V distribuita uniformemente, con un aumento nella zona della poppa e una riduzione sulla prua, il volume concentrato anche nella parte anteriore contribuisce a rendere questa tavola ideale per un utilizzo freeride e con un ottimo bilanciamento longitudinale alle basse velocità. DFC (Dual Flat Concept) la linea rocker assicura una velocità di avanzamento lineare e delle eccitanti

strambate. Sono disponibili 3 misure, 121, 131 e 141 litri, con la possibilità di scegliere tra due tecnologie: Wood e Tufskin. Il modello in Wood è la soluzione ideale per coloro che cercano una tavola leggera e con una rigidità superiore per brucianti accelerazioni. È una tavola di alto livello con uno shape stabile e un comfort superiore rispetto alle tavole in carbonio. La versione Tufskin è più resistente agli impatti. Entrambi i modelli sono forniti con la nuova pinna Power Freeride: relativamente spessa e rigida, che garantisce potenza e accelerazione. Questa nuova pinna ha un’ottima propensione per la bolina e mantiene la potenza nei buchi di vento. Nuovo Carve 2010/2011: plug and play!

Carve 121 Wood/Tufskin: • 251cm x 68cm • sail range 5.0-8.0 • pinna Drake FR Glide 400 • fin Box Tuttle

Carve 131 Wood/Tufskin: • 251cm x 71cm • sail range 5.5-9.0 • pinna Drake FR Glide 440 • fin Box Tuttle

Carve 141 Wood/Tufskin: • 252cm x 73cm • sail range 6.0-9.5 • pinna Drake FR Glide 460 • fin Box Tuttle


SIMMER 2010 In Simmer hanno lavorato molto per poter offrire al mercato un’eccellente linea di vele 2010. Partendo dalla grafica (la Icon è la vela vincitrice del concorso “vota la grafica più bella delle vele wave 4.7”, sponsored by boardseeker.com) fino ad arrivare a importanti soluzioni tecniche che non si vedono ma si sentono, le nuove Simmer sono vele equilibrate e performanti e tutti i modelli sono dotati delle seguenti 3 importanti innovazioni. STRETCH CONTROL SYSTEM Più potenza e più controllo. Questo sistema è stato introdotto da Simmer nel 2003, ed ora il sistema di Stretch Control in Kevlar è diventato un aspetto fondamentale di tutte le vele Simmer. Il concetto innovativo alla base del sistema è quello di controllare progressivamente il twist, rendendo il profilo della vela più stabile ed uniforme anche quando si è parecchio sovrainvelati, garantendo massimo controllo e potenza. Le strisce di Kevlar non utilizzano che una minima

percentuale di qualsiasi altro laminato o tessuto, eliminando così l’elasticità dei tessuti e la deformazione non desiderata della vela. OBIETTIVI DEL DESIGN Permette di conferire maggior profilo alla vela nella parte bassa, generando maggior potenza, facilmente controllabile. Controlla anche il twist progressivo della vela, riducendo al minimo la distorsione del profilo. Incrementa anche la durata e resistenza della vela. SYMMETRIC BATTEN POCKET DESIGN Le tasche simmetriche delle stecche garantiscono vantaggi notevoli in termini di performance; viene infatti creato un profilo perfettamente simmetrico ed aerodinamico su entrambe le mure della vela, utilizzando anche meno materiale e meno cuciture per la realizzazione. Questa costruzione con la tasca della stecca simmetrica si può trovare su tutte le vele del 2010.

Ben Proffitt


APRIRE UN CENTRO WINDSURF IN OUTSOURCERING CON UN TOUR OPERATOR

Con la collaborazione di Roberto Panizza vi spieghiamo come aprire un centro windsurf in un resort di un qualsivoglia Tour Operator, e specifichiamo bene a scanso di equivoci “Tour Operator” perché è solo in questo ambito che si concretizza la sua esperienza. TESTO DI Roberto Panizza È bene prima di tutto sapere cosa è un Tour Operator, come si rapporta con un resort e più di tutto quali sono le tendenze attuali del mercato. Per capire meglio cosa fa un Tour Operator dobbiamo pensare a quello che fa un pasticciere e cioè con arte assembla più sostanze da lui selezionate e comperate da fornitori di fiducia, le amalgama mettendoci la sua personalizzazione che renderà il prodotto finito unico. Come atto finale lo venderà lui stesso o tramite altri punti vendita.

PERSONALIZZAZIONE Tutti i T.O. quando decidono di commercializzare o gestire un resort la prima cosa che fanno è quella di personalizzarlo. Questa operazione consiste non solo nel mettere il logo del proprio Brand da tutte le parti anche sui piatti in cui mangiate ma anche e soprattutto nel trasmettere lo spirito di accoglienza e ospitalità che il T.O. ha costruito a sua immagine e somiglianza in tanti anni di onorato servizio e che lo rende unico e diverso dai competitors. Il vostro successo è legato a quanto sarete in grado di condividere questa personalizzazione.

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ALL INCLUSIVE

LO SPORT PIACE AGLI OSPITI DEL RESORT

Il villaggio è una tipologia di vacanza con un format ben preciso e chi lo sceglie sa cosa sta cercando. A questo segmento di mercato appartengono gli ospiti definiti come stanziali che vogliono trovare all’interno della struttura alberghiera tutto quello che gli serve. Il format storicamente è costituito da una ampia offerta tutto incluso che permette all’ospite di usufruire senza spendere più nulla di servizi che vanno dalla ristorazione full time all’animazione con le attività sportive comprese. Un discorso a parte meritano le attività nautiche che da sempre rappresentano uno degli elementi costitutivi del format villaggio, ma anche un impegno in termini non solo economici ma anche organizzativi difficili da sostenere e da offrire con qualità. È ormai una tendenza consolidata da diversi anni da parte dei T.O. quella di limitare l’investimento sugli sport nautici, spalancando secondo me la porta a che coloro vogliono investire in questo settore.

Se analizziamo i dati forniti dai T.O. riportati nella tabella ci accorgiamo che la percentuale di ospiti che nel resort fa uso di attrezzature sportive è piuttosto elevata. Quello che vi sto per proporre non è di aprire un centro windsurf in un Resort, quello lo fanno già in molti e bene, ma di diventare dei veri imprenditori che una volta capito cosa serve al mercato si ingegnano e propongono un qualche cosa di innovativo. Mi spiego meglio, nelle prossime righe trovate la mia ricetta per aprire un centro windsurf molto particolare e cioè un centro che lavora in simbiosi con il T.O. facendo un business nuovo e diverso da quello che fanno i normali centri windsurf. Andiamo ad analizzare tutti i passi da compiere per aprire un cento windsurf. • Business plan:A casa mia si dice che gli affari si fanno in due e non a torto. Per fare questo dobbiamo avere chiaro il nostro Bussiness plan. Per fare un business plan corretto dovete fondamentalmente sapere che alcuni costi sono facili da quantificare, come l’acquisto


delle attrezzature, altri invece no, come i costi per sdoganare le attrezzature stesse. Inoltre è molto difficile determinare i tempi necessari per realizzare tutto il progetto. Una volta capito quale è l’investimento economico, quanto volete guadagnare e i tempi di realizzo del progetto potete andare a bussare alla porta del T.O.

settimana e un corso base gratuitamente potrebbero essere sufficiente a soddisfare le esigenze di all inclusive di una formula villaggio. Il vostro guadagno sarà costituito dai corsi avanzati e dal noleggio attrezzature.

contrattuali anche l’affitto dell’area pagandola direttamente. In questo caso anche se le sorti dell’attività nautica seguono la vita del T.O. non siete in balia della proprietà del resort.

Entriamo ora nella top ten dei punti caldi da definire in modo chiaro già nella proposta di intenti.

• Lettere con proposta di intenti: Così come uno nasce quadrato e difficilmente diventerà rotondo anche un T.O. che nasce come villaggista difficilmente potrà cambiare la sua natura. Pertanto la vostra proposta non dovrà essere in contrasto con la formula villaggio anzi nel momento in cui andate a bussare alla porta del T.O. presentando la bozza di intenti avete già inserito nella stessa tra gli elementi fondamentali e a chiare lettere l’impegno a personalizzare il servizio nautico sulla base degli standard qualitativi e di immagine del T.O. stesso. Vedrete che già solo questo vi aiuterà molto nelle fasi successive. Non vi resta a questo punto che completare la proposta di intenti che presenterete al T.O. Iniziate subito con il proporre un contratto di Outsourcering dove offrite una serie di servizi in cambio di un compenso. In questa fase è meglio non quantificare l’impegno economico da chiedere al T.O. dando la vostra disponibilità a discutere un possibile accordo in grado da rendere sostenibile la proposta stessa. È importante però sapere molto bene da cosa è composto questo compenso. Fondamentalmente è composto dal mancato guadagno che avrete nel offrire gratuitamente agli ospiti del resort una serie di servizi. Più sono questi servizi e più alto è il compenso. Offrire un discovery alla

• Base nautica: È bene sapere che in caso di risoluzione del contratto per qualsiasi motivo, sicuramente riuscirete ad impacchettare le vostre attrezzature e a spedirle dove volete mentre non potete fare lo stesso con la struttura che ospita la base nautica. Il più delle volte questa struttura non esiste o non è adeguata e quindi qualcuno deve mettere i soldi per costruirla. Dato che è un manufatto che rimane al proprietario del resort sarebbe giusto che l’investimento fosse a suo carico ma su questo punto non esistono leggi fisiche certe.

• Staff: Un altro aspetto da non sottovalutare è l’alloggiamento del personale e il relativo vitto. Lo staff alberghiero e ricreativo normalmente alloggia in costruzioni apposite all’interno del resort e consuma i pasti serviti dal ristorante del villaggio. È importante che in fase di contrattazione con il T.O. si raggiunga un accordo in forza del quale il vostro staff possa usufruire dei servizi di vitto e di alloggio riservati allo staff del T.O. alle stesse condizioni economiche.

• Contratto di affitto area: Se il T.O. è proprietario del resort o affitta la struttura da terzi e la gestisce direttamente non esistono problemi perché potrebbe decidere di concedervi l’area a titolo gratuito diminuendo di fatto il compenso di cui sopra. Altra cosa è invece se il resort è gestito dalla proprietà e il T.O. si limita a commercializzare tutte le camere. In questo caso è importante che il T.O. sia disponibile ad affiancarvi nella contrattazione dell’affitto della superficie che ci serve per svolgere l’attività. Meglio sarebbe che il T.O. nel momento in cui stipula il contratto commerciale includesse nelle condizioni

A questo punto non ci rimane che ricapitolare il tutto. Una volta che avete capito in che cosa consiste il format villaggio e ne condividete i contenuti potete proporvi ai Tour Operator per gestire con la formula di outsourcering le attività nautiche in toto o solamente il windsurf in uno o più resort. L’importante è che l’attività non sia in contrasto con la formula all inclusive. Dovete prima di tutto mettervi alla vostra scrivania e redigere un piano economico dove da una parte mettete tutti i costi che questa operazione comporta e dall’altra quello che pensate di ricavare dalla vendita dei servizi che offrite a pagamento, come ad esempio il noleggio attrezzature. Una volta tirate le somme dovete quantificare il rimborso da chiedere al T.O. per i servizi che offrite a titolo gratuito agli ospiti del resort senza dimenticare di calcolare il marke up che volete applicare.

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RRD TEAM TWELVE

Hai tanta voglia di regatare ai massimi livelli, vuoi diventare un atleta con tanto di sponsor ufficiale e hai pochi soldi da spendere? Ecco l'occasione che aspettavi: la RRD Team Twelve (RRDTTW). È un nuovo evento articolato su cinque appuntamenti, in concomitanza con alcune date del Campionato Italiano AICW Slalom e Free 12, organizzato dalla Compagnia della vela di Grosseto con il supporto e la promozione della RRD e la collaborazione dei circoli Fiv organizzatori delle regate in programma. TESTO DI Ovidio Ferrari La formula è semplice e simile a quella del Free 12 proposta da AICW: una tavola slalom; due pinne di serie; due vele no camber di serie con superficie massima di nove metri quadrati; due alberi max 75% carbonio; due boma in alluminio; cinghie, prolunghe, piedi e regolazioni di bugna liberi. Per partecipare alla RRDTTW e avere così la possibilità di diventare nel 2011 atleta ufficiale RRD, basta iscriversi alle regate elencate nel calendario pubblicato in tabella e rispettare due vincoli: uno, la tavola deve essere una slalom RRD presente nel registro IFCA; due, informare gli organizzatori della propria partecipazione iscrivendosi gratuitamente sul sito della Compagnia della vela di Grosseto (www.compagniadellavelagrosseto.it ), dove è pubblicato anche il bando ufficiale di gara. Da non dimenticare: chi partecipa alle competizioni RRDTTW concorre anche per la classifica della regata Slalom o Free 12 di cui l'appuntamento Team Twelve fa parte. La prima regata in programma è a Marina di Grosseto il 15 e 16 maggio durante la kermesse Spring Cup 2010. In questa, come in tutte le altre prove ci sarà un montepremi in materiale da dividere tra i concorrenti in funzione della classifica.

Per ampliare al massimo la partecipazione all'evento sono previste cinque categorie: femminile; junior (nati dal 1° gennaio 1997 al 31 dicembre al 31 dicembre 1994); youth (nati dal 1° gennaio 1993 al 31 dicembre 1989); master (nati prima del 31 dicembre 1974; assoluta il cui primo classificato sarà atleta RRD per tutta la stagione 2011).

DATA 15-16 maggio 26-27 giugno 24-25 luglio 28-29 agosto 2-3 ottobre

SPOT Marina di Grosseto (GR) Vada (LI) Talamone (GR) Torbole (TN) Coluccia (OT)

FORMAT Free 12 Free 12 Slalom Free 12 Slalom

ORGANIZZATORE CDV Grosseto CS Pietrabianca CDV Grosseto CV Arco TBA

Per ulteriori informazioni: Compagnia della Vela Grosseto ASD Lungomare Leopoldo II di Lorena n° 101, 58046 Marina di Grosseto (GR) www.compagniadellavelagrosseto.it, info@compagniadellavelagrosseto.it



JESPER ORTH

Il crescente impegno di RRD nello sviluppo delle tavole slalom sta portando ad una costante crescita del Team Slalom della factory grossetana. L’ultimo e interessante personaggio che si è andato ad aggiungere alla rosa dei team rider RRD si chiana Jesper Orth, un ragazzo danese che da 10 anni vive in Australia e che negli ultimi 5 si è occupato dello sviluppo delle linee racing per Starboard e Severne partecipando con risultati sempre crescenti alla Coppa del Mondo PWA slalom.

INTERVISTA RACCOLTA DA Ovidio Ferrari FOTO DI courtesy RRD

Ciao Jesper, vuoi presentarti ai lettori di Funboard? Ciao, mi chiamo Jesper Orth (AUS-10). Sono nato in Danimarca, ma ormai sono sette anni che vivo a Perth in Australia, per via del mio impiego presso Severne Sails. Recentemente, però ho deciso di interrompere la mia collaborazione con Severne per mettermi alla prova con nuove sfide. Ho appena trovato un nuovo board sponsor e sono a buon punto anche per quel che riguarda le vele, dal momento che credo continuerò ad utilizzare le KA Sails che mi hanno dato ottimi feed back e prestazioni a Lancelin, e che mi daranno la possibilità di continuare a fare il mio lavoro di ricerca e sviluppo sulle vele Racing. Sappiamo che hai appena raggiunto un accordo per utilizzare tavole RRD per il 2010. Quali sono le tue aspettative in vista di questa stagione così impegnativa e piena di incognite? La prima parola che mi viene in mente è: fiducia. L’importatore RRD per l’Australia è un mio buon amico ed era così ansioso di poter mettere i piedi sui nuovi X-Fire che si è fatto subito spedire un set completo di tavole non appena sono state prodotte, pertanto ho avuto tutto il tempo di provare tutte le misure nelle più svariate condizioni ed ho potuto constatare che si tratta di tavole davvero fantastiche! Devo fare i miei complimenti a Finian e alla RRD perché hanno sviluppato un range di tavole davvero super veloci, ma anche molto facili da gestire sia in andatura sia in strambata. Mentre sei impegnato in gara non vedi l’ora di arrivare alla boa per poterti lanciare in strambata, dal momento che fare girare queste tavole è davvero un gioco da ragazzi. Direi pertanto che

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la mia scelta per quanto riguarda le mie nuove tavole slalom non poteva essere più semplice e felice! L’altro giorno poi ho anche avuto l’occasione ti provare un WaveTwin82 in condizioni serie e… “Wow, that board also rips!!!”. Quali sono i tuoi obiettivi per la stagione 2010? Seguirai ancora tutto il Tour PWA slalom? Il mio obiettivo è quello di migliorare i miei risultati dell’anno scorso. Mi sono allenato davvero tanto e la mia attrezzatura di quest’anno è davvero fantastica, pertanto non vedo l’ora di iniziare la stagione agonistica! A proposito del Tour PWA, l’anno scorso ho perso solo la tappa di Sylt, ma quest’anno alcuni eventi PWA non sono ancora stati confermati, per cui staremo a vedere cosa succederà. Raggiungere tutte le località del Tour dall’Australia è molto oneroso, ma cercherò di organizzarmi al meglio, magari sfruttando la mia residenza Danese durante l’estate, quando le tappe sono concentrate in Europa. Hai detto di avere testato a fondo tutte le misure degli X-Fire sviluppati quest’anno da Finian Maynard. Quali sono le tue impressioni e quali misure registrerai per seguire il Tour PWA Slalom 2010? Beh, a dirla tutta da questo punto di vista Finian e i ragazzi della RRD mi hanno messo nei guai! Infatti tutte le tavole sono davvero molto buone e tutte le misure ti danno la stessa sensazione di facilità e scorrevolezza. Purtroppo per il PWA devi registrare solo 3 misure che poi userai per tutta la stagione! La


Jesper Orth con i suoi nuovi RRD X-Fire 2010.

decisione dipende molto anche da quali misure di vele sceglierò di registrare, ma in linea di massima per il momento penso che registrerò il 122, il 102 e il 90. Ma vorrei davvero poter avere a disposizione tutto il range! Hai già messo a segno ottimi risultati alla Lancelin Ocean Classic, un grande evento australiano che di anno in anno vede partecipare sempre più Pro in vista dell’inizio di stagione. Puoi raccontarci qualcosa della tua gara? La Lancelin Ocean CLassic è l’evento australiano più importante in assoluto ed è ormai giunto alla sua 25° edizione. La competizione principale è una Long Distance down wind di 25 km, con un’originale partenza dalla spiaggia. Lungo il percorso 7 pescherecci per gamberetti fanno da boa. I due giorni antecedenti alla maratona si disputa anche una gara Wave (che quest’anno è stata vinta da Ben Severne, nrd), e il giorno dopo la Long Distance viene disputato una più classica competizione slalom. Tutto questo succede nel corso di 4 fantastici giorni di competizione. La maratona è un evento unico, con oltre 200 windsurfisti che si sfidano tutti gli anni. Il momento più spettacolare è quello della partenza, con oltre 200 vele che corrono sulla spiaggia prima di lanciarsi in acqua! Un’altra cosa davvero molto bella è che puoi vedere correre verso il percorso ogni genere di atleti, dal Pro ai ragazzini che sanno a malapena strambare, tutti col solo obiettivo di divertirsi e di provare ad arrivare fino all’arrivo (molti però si devono ritirare prima del tempo!). Quest’anno c’erano parecchi Top Rider internazionali, ma avendo già vinto questo evento un paio di volte, contavo di poter dire la mia. Quest’anno il vento è aumentato appena prima della partenza, e così mi sono ritrovato in acqua con l’attrezzatura troppo grande (vela 8.3 e X-Fire 122). A dirla tutta, ho sofferto furiosamente per tutto il percorso, così sono stato a dir poco entusiasta del mio 7° posto finale! Se avessi usato la 7.5 e l’X-Fire 102 probabilmente sarebbe stata tutta un’altra storia, dal momento che Volwater ha vinto utilizzando una 7.0, ma purtroppo sono valutazioni che puoi fare a cose fatte. Vorrei sottolineare anche la performance di Annika Gillgren, la mia ragazza, che ha usato il mio X-Fire 90 e si è piazzata al secondo posto fra le ragazze alle spalle della leggendaria Karin Jaggi. Hai detto che il giorno dopo la maratona si è svolto anche uno slalom? Sì, una trentina di rider si sono registrati per disputare lo slalom la domenica, e c’erano anche un sacco di ottimi atleti, fra i quali Volwater, Patrick Diethelm, Chris Lockwood, Dan Engdal e molti altri ottimi rider locali. Abbiamo disputato 5 tabelloni di livello assoluto, con una battaglia all’ultima strambata per la vittoria finale. Alla fine solo una manciata di punti separavano le prime tre posizioni, ma Lockwood (che in Australia è un po’ un’istituzione, ndr) si è portato via il primo posto, io il secondo e Volwater il terzo. Ho disputato tutte le batterie di questo slalom con la 6.4 e l’X-Fire 102 e ho constatato che si tratta di una configurazione davvero molto veloce che mi fa ben sperare per le competizioni a venire. A quali altri eventi hai in programma di partecipare in vista della prima tappa PWA che si correrà in Korea a metà maggio? Qui in Australia siamo nel vivo della stagione e gli slalom e le long distance non mancano, anche se non hanno lo stesso richiamo della Lancelin Classic, ma rimangono lo stesso eventi di alto livello e molto interessanti. Ogni mercoledì puoi partecipare ad una gara slalom ben organizzata e con un parco partenti molto importante. Inoltre abbiamo anche una competizione speed molto popolare, la GPS Speed Challenge, che tutti gli anni vede iscritti circa 350 speed freak! Non vedo l’ora di dare l’inizio alle danze del GPS per mettere a segno qualche buon record col mio X-Fire 80! Grazie mille per il tuo tempo e in bocca al lupo per questa tua stagione così piena di nuove sfide e traguardi. Grazie mille, farò del mio meglio per sfruttare al massimo tutte le mie motivazioni extra per mettere a segno risultati all’altezza delle aspettative!

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Tatiana vola nel limpido cielo di Maui.

Com’è crescere a Maui? È sicuramente meraviglioso. Riconosco di essere molto fortunata per essere cresciuta qui a Maui. C’è così tanto fermento sempre qualcosa di nuovo da fare! Puoi fare windsurf, surf, kite, snorkeling, giocare in spiaggia, andare all’università, lavorare, avere amici da tutto il mondo (quindi andarli a trovare…) inoltre buone classi di yoga, cibo sanissimo e tantissimi sorrisi! I tuoi genitori facevano già parte del mondo del windsurf e del surf? Si, entrambi i miei genitori amavano praticare windsurf. Mi ricordo che quando ero piccola i miei fratelli imparavano a strambare a Kanaha ed io li guardavo mentre giocavo sulla spiaggia. Loro hanno smesso prima del mio esordio. Quindi sono stata in parte autodidatta ed in parte aiutata da amici conosciuti al mare. Come mai non partecipi a competizioni? La mia passione sono le onde, in particolare il wave riding. Se ci fosse a Cabo Verde una gara per donne parteciperei, come quando ce ne sono a Maui. Solo non posso giustificare il fatto di spostarmi per andare in posti dove non ci sono eccellenti condizioni wave. Inoltre mi dedico tantissimo al Butterfly Effects Program che richiede molto tempo ed impegno. Ogni volta mi assicuro che non manchino in quest’evento almeno un paio di spot con condizioni windsurf ideali, come Maui, Fiji, Tahiti e Brasile. Hai uno sport preferito tra windsurf, surf o kite? Il windsurf e il surf sono i miei favoriti, trovo il kite divertente solo con vento leggero.

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Tatiana a Maui fotografata da Kevin Pritchard.

Le onde ti sono piaciute sin dall’inizio? Si! Ho imparato surf e windsurf nello stesso tempo, quindi i due sport erano complementari. Inoltre sin dall’inizio mi sono sentita a mio agio tra le onde. Qual è il tuo wave spot prediletto a Maui? È Ho’okipa! E Bassa Kanaha quando è enorme e fa close uot in tutti gli altri spot dell’isola! Suggeriresti Maui come isola dove apprendere il wave riding? Ci sono anche posti semplici dove uscire per imparare? Si certo! C’è Kanaha dove ho cominciato. Penso sia perfetto per principianti. È solitamente piccolo con un canale per uscire e non dover affrontare i frangenti. Ha un’onda facile da surfare ed inoltre prenderla è semplice. Non ultimo, in caso si venga frullati, non si finisce a rocce! Sino ad ora qual è lo spot wave più belo dove sei uscita? Maui indubbiamente è grandioso, ma fuori casa ho incontrato splendidi spot a Tahiti e in Brasile. Cosa significano per te le onde? Onde… per me vogliono dire moltissimo. Le onde mi apportano gioia immensa. Poter surfare in sintonia con la Natura e con l’energia oceanica è semplicemente straordinario! Talmente unico. Per me è come una meditazione essere la fuori in mezzo al mare a cavalcare qualche onda. Quando sono preoccupata o triste mi basta uscire in mare, prendere un paio d’onde che tutti i brutti pensieri svaniscono “lavati” via dall’acqua e subito mi sento leggera e felice. Senza cosa non potresti vivere? L’oceano!

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Hookipa style, lycra, trapezio e costume!

Tra i pro del windsurf hai legato con qualcuno in particolare? Tutte le ragazze professioniste che transitano a Maui sono state fonti di ispirazione per me. Ci siamo sempre divertite insieme in acqua, e con loro è come dovrebbe essere: puro divertimento. Qualche rimpianto riguardo le scelte intraprese sino ad ora? Assolutamente no! La mia vita è perfetta! Come sei giunta alla creazione del Butterly Effect Event? L’idea primitiva era avvicinare più ragazze possibile attraverso un down wind. Fare foto e divertirsi era lo scopo principale. Ho sottoposto l’idea a Juliana Shelef ed era entusiasta! Lei ha suggerito di aprire l’invito a tutte le windsurfiste ed è così che l’Evento ha avuto inizio. Da allora ogni tappa è piena di partecipanti! Il fine il medesimo: promuovere questo sport tra le ragazze divertendosi! È un’opportunità quella di aiutare ad imparare piuttosto che avere una gara per cercare di vincere ed essere la migliore. Con l’evento si vuole divulgare il più possibile lo spirito “aloha” dell’oceano. Qualche consiglio per debuttanti nei salti? Per prima cosa bisogna aver bene in mente che si vuole saltare! Una volta che la decisione è chiara in mente si può passare all’azione. Io ho cominciato guardando un chop in mare. Si può colpirlo andando un po’ al lasco per avere più velocità, spingere con i piedi verso il basso e poi velocemente richiamare le gambe, soprattutto quella posteriore. Consiglierei di prendere bene confidenza con questi salti normali, poi di passare al Forward! Qualche sogno che vorresti realizzare? Sicuramente il mio è di continuare a fare windsurf surf e kite in giro per il mondo. In ognuno dei posti meravigliosi che scopro spero di riuscire ad ispirare qualche persona a realizzare i propri sogni! A me gli sport d’acqua hanno dato talmente tanto che spero davvero che qualcun’altro possa provare i medesimi sentimenti che ho per l’oceano!

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Surf o windsurfing: entrambi! Surf al mattino e windsurf nel pomeriggio! Freestyle o wave: wave. Mure a sinistra o mure a destra: mure a destra. Tavola e vela preferite: la nuova Naish 64 lt Wave è davvero troppo bella! Uno shape a “uovo” è sempre bello tra le onde. Come vela la mia Sessions Naish. Cibo preferito: qualsiasi al Mana Foods (negozio di alimenti sani a Maui!). Un must per il tuo ragazzo: deve essere molto divertente e pieno di sorprese! Se poi è anche bello è sempre bene! Musica preferita: qualsiasi che sia buona per ballare! Libro preferito: i soli che leggo ora sono quelli noiosi di scuola, non posso al momento pensare ad uno bello. Film preferito: Nemo. Lingua preferita: italiano. Rider preferito: tutti gli svitati rider di Ho'okipa! Hobby: danza, fare gioielli, uscire con amici.



Vi siete mai domandati cosa vuol dire fare sport? È una parola che trova applicazione in una molteplicità di situazioni, anche nei gesti più comuni che quotidianamente compiamo, come ad esempio camminare o salire le scale. Fare sport è comunque un gesto che porta benefici al corpo umano ed ultimamente, visto l’incremento della malattie cardiovascolari, se ne parla più volentieri e sempre più spesso. Personalmente sono affascinato ed incuriosito dal capire come si può condurre un gesto sportivo sfruttando al 100% tutto il potenziale che il nostro organismo ci mette a disposizione. Parliamo quindi, nello specifico, di Sport a livello agonistico. È vero, la corsettina al mattino in campagna ci aiuta a star bene, ma è il motivo che spinge un essere umano a competere e cercare di superare i propri limiti che rende l’argomento più affascinante. Parliamo per l’appunto di limiti, parliamo di performance e parliamo del fattore età, che per gli sportivi dopo i quarant’anni diventa un elemento da tenere in considerazione.

Marco Begalli 38

Quando mi accingo a preparare un atleta inizio a raccogliere alcuni dati quali l’età, l’altezza, il peso, circonferenze, diametri, pliche (che dovrebbero servire a fini della classificazione del somatotipo), nonchè all’individuazione di particolari problemi fisici... Questi dati sono molto importanti ma quello più importante di tutti, quello imprescindibile è quello delle “finalità” e della “motivazione”: è lì che capisci la quantità di determinazione che possiede l’individuo nel raggiungere l’obiettivo che si è prefissato. Credo che un buon preparatore, per poter raggiungere il fine che si è prefigurato lo sportivo, oltre a conoscere quei complessi processi fisiologici, deve valutare e continuamente curare lo stato psichico dello sportivo nei vari stadi dell’allenamento. Con ciò voglio dire che il preparatore deve diventare una sorta di confidente al quale svelare tutte le sensazioni e stati d’animo del proprio corpo. Tutto questo aiuterà l’atleta ad intraprendere con sicurezza la strada giusta per il raggiungimento del top delle proprie capacità psicofisiche nel tempo prestabilito.


Nei diversi anni in cui ho praticato sport ed allenato atleti di un certo rilievo, ho potuto constatare che persone poco dotate geneticamente riuscivano a ottenere risultati maggiori rispetto a chi le possedeva naturalmente. Questo perchè la determinazione è l’aspetto psicologico essenziale in uno sportivo. Nel mondo della cultura sportiva e fisica in genere sono molteplici le considerazioni su come allenare e preparare gli atleti ad un certo evento sportivo, quindi non meravigliatevi se sentite qualcuno dire che l’altro non capisce niente. È solo una questione di educazione e rispetto. L’importante è che l’atleta che si segue non ne paghi le conseguenze. Dopo tutte queste premesse, ricordando che personalmente confido tantissimo sulla determinazione psicologica dell’atleta, affrontiamo la programmazione ad un certo evento sportivo. Nel caso specifico Marco Begalli, 44 anni, Campione Italiano Formula Windsurf Overall, vincitore della Coppa Italia Windsurf Overall, vincitore dell’Italian Slalom Tour Overall e vincitore del campionato Italiano Slalom Master. Marco rientra negli atleti di una certa età, ma i test effettuati recentemente e paragonati a quelli dei più giovani dimostrano che non ha niente da invidiare anzi… L’aspetto più interessante di questo atleta, oltre alla predisposizione genetica, è la determinazione che dimostra nel raggiungere gli obiettivi che si è prefissato, ed è questa la qualità che più convince un preparatore ad insistere nel lavoro che sta svolgendo. Quattro sono i fattori da considerare importanti nel processo di condizionamento fisico e tecnico: 1) Livello iniziale (test) 2) Durata dell’allenamento 3) Frequenza ed intensità degli allenamenti 4) Periodizzazione degli allenamenti.

Il suo allenamento è organizzato in microcicli, mesocicli e macrocicli. I mesocicli saranno suddivisi in: introduttivi-preparatori-speciali-di gara-di transizione. Si verificheranno con appositi test i mesocicli in modo da poter effettuare eventuali correzioni o confermare il lavoro precedentemente svolto. Lo scarico è fondamentale nella programmazione, in particolare nel caso specifico, in quanto i tempi di supercompensazione saranno più alti. Quindi, miglioramento della potenza aerobica, della forza resistente specifica sugli arti superiori nonchè inferiori, della tolleranza all’acido lattico, della presa del boma e della destrezza. Non dimentichiamo che all’inizio di ogni seduta di allenamento è necessario un buon riscaldamento ed allungamento muscolare, mentre al suo termine un buon defaticamento ed allungamento muscolare. Una corretta programmazione del training deve sempre prevedere l’inserimento di esercizi di allungamento di modo da mantenere la naturale flessibilità delle articolazioni e limitare gli infortuni. Ma di questo parleremo nel prossimo articolo. Mi raccomando, prima di tutto una bella visita medica sportiva agonistica, e soprattutto “NO DOPING”.

INTERVISTA A MARCO BEGALLI Ciao Marco, ora sei appena rientrato da una session di windsurf sotto la neve ma immagina che chi leggerà questa intervista lo farà ad aprile con almeno 20 gradi in più e al rientro in acqua dopo l’inverno... che consiglio gli daresti prima di rimettersi la muta? Devono riprendere a fare windsurf! Dopo un inverno di inattività però attenzione alla forma fisica... io esco tutti i giorni e mi alleno 360 giorni l’anno ma, se mi dovessi fermare per 3 o 4 mesi, prima di entrare in acqua, cercherei di riacquistare un po’ di forma... in acqua non si scherza!! Cioè? Beh dico solo che andrei a fare un po’ di running e di bici almeno 2 o 3 settimane prima del giorno “X” per riabituare il cuore a lavorare sotto sforzo... mi metterei in soglia aerobica e via! 39


Un po’ di bici per prepararsi al meglio per la prima uscita stagionale.

Come ti alleni? Da poco sono entrato nel team GARMINREVOLUTION di Garmin Italia che mi fornisce tutto il supporto tecnico ed il know-how di anni di “Ciclismo professionistico e Maratone Internazionali” per quello che riguarda il monitoraggio ed il miglioramento delle performance sportive. Un sistema facile da usare che, grazie all’uso integrato dei satelliti e dei dati cardiaci rilevati attraverso una fascia, ti da una serie di informazioni impensabili fino a qualche anno fa e oggi indispensabili per chi come me ama essere al top o semplicemente migliorare le proprie prestazioni! E in acqua che vantaggio ti da? Infiniti! Innanzi tutto la durata dell’allenamento e la distanza percorsa in acqua, poi velocità media e velocità massima, frequenze cardiache con vibrazione quando vado fuori soglia il tutto te lo scarichi sul pc e lo confronti, uscita con uscita, allenamento dopo allenamento... un contachilomentri e un contagiri... io devo solo pensare ad essere un motore sempre più efficiente! Per questo, quello che raccomando a tutti, è di tenere sotto controllo, prima di tutto, il cuore! Nel numero precedente la tua nutrizionista ci parlava della tua alimentazione, cosa raccomandi in poche parole? Niente fumo, alcol con molta moderazione, pochi grassi. Poi mangiare bene... pasta, carne e verdura... io amo la verdura!

Quanto è importante per te l’allenamento aerobico? Fondamentale, diciamo che faccio potenza per 4 mesi l’anno e cardio per 12. E la cosa che mi diverte è vedere sempre più windsurfer che tengono alla propria forma fisica e fanno fitness! Ho un gruppo di amici con i quali vado in bici ed un’altro con il quale corro!

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Allora riassumendo un’alimentazione controllata e un allenamento programmato per stare più tempo in acqua? Aiutano tantissimo, direi proprio di si. Se ci provate anche voi... non mi vorrei sbilanciare... ma dopo già una settimana noterete i primi benefici! Bene allora a presto e in acqua! Dateje er gass!!!



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Il freestyle e il wave sono due discipline separate? Sicuramente si, se consideriamo un atleta con l’aspirazione di vincere il titolo di specialità. Ormai, con il vertiginoso evolversi delle manovre, o fai una cosa o fai l’altra. Ma in questo articolo non voglio parlare del lato agonistico, vorrei ancora una volta far notare come l’evoluzione del freestyle abbia portato a un positivo innalzamento del livello anche nel wave. Il wave, visto come disciplina, esiste da quando è nato il windsurf, il freestyle invece è molto più giovane e per come lo intendiamo noi adesso, possiamo far risalire la sua nascita alla prima King of the Lake (Hotel Pier, Lago di Garda, 1997). Negli anni ’80 e ’90 le “manovre wave” sono state sempre abbastanza uguali. L’innovazione dei materiali ha portato ad un continuo miglioramento della tecnica, ma le manovre rimanevano fondamentalmente le stesse. Con la nascita del freestyle la situazione ha iniziato a cambiare e nuovi e giovani rider si sono affacciati sulla scena del windsurf mondiale. Come spesso accade in

altri sport, le nuove leve portano nuovi stimoli e idee innovative, facendo di conseguenza progredire lo sport. Negli ultimi 6 anni il freestyle ha preso una strada senza possibilità di ritorno, il numero delle manovre è aumentato esponenzialmente e con esso il livello tecnico per eseguirle. Fino al 2006/2007 stavamo andando però verso un’estremizzazione “negativa” del freestyle, con le manovre cosiddette “slashate” all’infinito e con una spettacolarizzazione minore del gesto atletico rispetto all’aumento del grado di difficoltà tecnica. Da un paio di anni però il freestyle è tornato, secondo me, nella giusta direzione, anche grazie al cambiamento del regolamento PWA (ndr.: il format Best Move), che predilige le manovre aeree e più spettacolari, comprensibili anche per un pubblico non esperto. Proprio questo cambiamento nel freestyle ha spinto anche l’evoluzione del wave, un corposo numero di manovre eseguite in acqua piatta sono state applicate anche alle onde e la disciplina e il livello sono così tornati a

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progredire. La così detta New School nel wave infatti è rappresentata da giovani rider che nel freestyle sono stati dei protagonisti assoluti, come Ricardo Campello, Kauli Seadi e più recentemente Brawzinho. Manovre come Flaka, Shaka, Air Flaka, Ponch sono entrate a pieno titolo nel panorama wave, sotto nomi diversi come Taka o Goyter. Ma il Goyter esiste da un bel po’ direte voi! Esatto, ma quanti erano in grado di provare a girare un Goyter su un’onda? Non dico di chiuderlo, ma semplicemente di provare la rotazione! Erano veramente in pochi e soprattutto solo wave sailor navigati. Invece ora, quasi tutti i freestyler, anche quelli più “normali”, provano normalmente dei Ponch, oppure delle Flaka, nelle loro session su acqua piatta e il passo per portare le stesse manovre sulle onde è veramente corto. Questo, sempre secondo il mio parere, si riflette positivamente sulla percezione che tutti noi abbiamo del wave; magari in pochi riusciranno a chiudere le manovre davanti all’onda, e questo è assolutamente normale, ma sicuramente in tanti potranno provare

almeno il movimento, dando così quel pizzico di sale in più all’uscita, che farà desiderare l’uscita successiva per provare a migliorarsi, con la speranza, prima o poi, di chiudere la manovra e quindi di continuare ad amare il windsurf! Personaggi come Brawzinho non possono che fare bene al nostro sport e la sua scelta di abbandonare il freestyle è perfettamente coerente rispetto all’evoluzione che sta prendendo il wave. Sono convinto che anche lui darà un’ulteriore spinta alla disciplina grazie alla sua creatività e al suo talento per le manovre. Nelle sequenze proposte in questo articolo potrete vedere chiaramente come l’evoluzione del freestyle si sposi alla perfezione con la nuova concezione del wave. Buon divertimento a tutti!

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La partenza dei 207 concorrenti! 47


LA SCALATA AL SUCCESSO La “Ledge to Lancelin” è rinomata per esser entrata nel libro dei Guinness World Records come la gara windsurfistica più lunga in oceano aperto. La sterminata costa della Western Australia è ideale per questo tipo di stravaganza windsurfistica e col passare degli anni questa regata ha raggiunto una status leggendario per il suo semplice format ideale a tutti i livelli. La partenza in massa avviene da una

piccola spiaggia bianca a Ledge Point, il percorso è poi un downwind naturale che però si svolge ben al di fuori delle lagune protette da reef e che tempestano la baia di Lancelin, per poi finire attraversando il pass meridionale per uno sprint finale tra le barche per le aragoste e farsi poi catapultare in spiaggia per arrivare di corsa fino al traguardo. Rob Goyen, organizzatore dell’evento, ha fatto del Un’emozionante avventura. A destra: Laure Treboux ci fa vedere quanto grandi sono le ruote di questo mostro 4X4 per le dune di sabbia di Lancelin.

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suo meglio per far sì che il venticinquesimo anniversario della gara fosse senza dubbio l’evento windsurfistico più massiccio che si sia mai svolto sulle coste di Lancelin. Con un budget enorme grazie alla produzione televisiva, appoggio delle infrastrutture locali, sicurezza ed aiuto, l’evento è andato liscio come l’olio ed il filmato della gara è stato mandato in onda in più di 100.000.000 di abitazioni!


Peter Volwater, il vincitore della Lancelin Ocean Classic 2010.

GUIDA TRA LE DUNE! Appena scesi dall’aereo ci siamo dovuti sparare 150km a nord verso Lancelin ed ho appena fatto in tempo a lasciare giù le valigie quando mi hanno invitato a partecipare ad uno degli sport locali che preferisco, la guida tra le dune. Credetemi: quest’attività non è adatta ai deboli di cuore. Provate a pensare ad andare a tutta birra su un quad o una moto da cros nell’OutBack Australiano. Abbiamo sentito il rombo degli enormi motori di uno scuolabus mutante, ma quando ce lo siamo trovati davanti, sicuramente questo era il mezzo 4WD più grosso che sia mai stato realizzato, con il motore allo scoperto e le gomme alte come una persona, coi cerchi cromati che scintillavano sotto il sole mattutino. Non ero sicuro di cosa aspettarmi provando a salire su questo bestione ed andando in giro per le infami dune sabbiose di Lancelin e sicuramente nessuno di noi si sarebbe mai aspettato quello che il driver aveva in mente, quando sì è fermato proprio sull’orlo di un burrone di circa 35metri. Dopo aver pompato a manetta “We will rock you” nello stereo, senza dire una parola, il nostro conducente si butta giù dal precipizio. La parte posteriore della duna infatti era praticamente completamente verticale e non penso che nessuno sia riuscito a non emettere neppure un urletto di terrore prima di arrivare in fondo. I pneumatici enormi però, fortunatamente, hanno mantenuto la trazione sebbene quasi in caduta libera e siamo

La torretta dei giudici direttamente sul reef vicino al picco.

usciti a tutta velocità nella sezione piatta, solo per poi arrampicarci lungo un’altra duna impossibilmente ripida e continuare il nostro giretto tra le dune bianche, divertendoci gradualmente sempre di più, una volta abbandonata l’idea di cappottarci e venir schiacciati da quel mostro metallico. Bhè di sicuro questo è stato un modo diverso per iniziare la mia avventura qui in Australia!

BANCHETTO DI ONDE Appena finita la nostra avventura in fuoristrada, abbiamo deciso di uscire sul nostro campo di battaglia acquatico per una gara wave sul reef al pass meridionale. In perfetto stile australiano, i local avevano costruito la torretta dei giudici proprio sul reef, a circa 1km da riva, proprio sul picco! Lo swell era aumentato nel corso della notte ed ora le onde erano sui 2 metri abbondanti ed

Uno spendido delfino nella baia di Lancelin, sempre presenti al tramonto.

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Vista dall’elicottero della spiaggia di Lancelin ricoperta da vele!

avrebbero visto scontri diretti man to man tra i local australiani ed i forestieri. Proprio come piace a noi! Il vento leggero ha però creato un po’ di scompiglio e l’uscita prematura di alcuni dei rider locali favoriti. Le ex superstar del PWA, Ty Bodycoat e Luke Walmsley, sono stati i primi a dover uscire in spiaggia e gustarsi una birra fresca nel pub mentre Glenn Alexander e Ben Severne sono riusciti ad arrivare in cima alla lista dei rider australiani. Una strambata del lungo percorso downwind.

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Per quanto riguarda la parte Europea/PWA del tabellone, Peter Volwater ha combattuto con ardore vincendo delle batterie difficili, per scontrarsi poi col sottoscritto in semifinale. Il vento è aumentato quel poco che bastava per far sì che i giudici ora contassero anche un salto per questa batteria, e proprio questa sottigliezza è stata la mia fine. Essendomi nutrito con costanza di Fish and Chips e pasticci di carne dal mio arrivo in Australia,

sentivo il peso di tutti i miei 90kg ed ho pagato il prezzo contro un Volwater in ottima forma. Per quanto riguarda le surfate, l’ho battuto anche con un ampio margine, ma non sono riuscito nemmeno a partire in planata per un salto, neppure col mio 93lt e la 5.8, e quindi mi sono ritrovato a guardarmi la pancia disgustato dopo il verdetto della batteria. È stata comunque una decisione con un minimo scarto, perfino senza un mio salto, quindi mi sono davvero sentito uno stupido per non aver pensato neanche a fare un Forward in acqua piatta… Errore da novellino! Cavolo… Non sono riuscito ad accedere alla finale ed il meglio che potevo far ora era di sperare nel terzo posto. Con 3000 dollari australiani al primo, sarebbe stata una somma interessante per il mega festone di chiusura di sabato sera. Anche nell’altra semifinale, Ben Severne e Glenn Alexander si sono battuti in parità e la decisione è stata molto difficile. Tre giudici però hanno dato uno scarto minimo di punti in più a Ben, e quindi la finale sarebbe stata Australia contro Olanda. Dire che Ben conosce questo posto come le sue tasche significherebbe ancora sottovalutarlo. Arrivava da fuori sempre su un’onda perfetta che si srotolava fino al pass. Appena prima della batteria ha annunciato che avrebbe chiuso un Wave 360 sulla prima onda ed è stato esattamente ciò che ha fatto. Prima onda: Wave 360, Aerial e 5 entrate da paura, per poi arrivare nel pass ed uscire per il


salto. Grazie e buona notte a Peter Volwater! Venivano giudicate 3 onde ed un salto, ma dopo una prima onda del genere, non c’era assolutamente modo di capovolgere il verdetto e quindi, senza ulteriore attesa, Ben è stato dichiarato il vincitore della gara wave.

Jesper Orth, il nuovo atleta RRD anche lui ha partecipato alla gara.

LA GRANDE GARA Finalmente l’evento che tutti stavamo aspettando stava per cominciare. Per la celebrazione del 25esimo anniversario, il primo premio era stato portato ad un’ottima somma di 6000$ australiani ed io ero affamato sia di gloria che di cash. Già dieci minuti prima della partenza, una flotta infinita di rider di tutti i livelli si studiava in spiaggia. Il vento è aumentato improvvisamente da 10-15 nodi a solidi 25 e quindi quasi nessuno ha il materiale adatto. Bjorn è proprio di fianco a me che fissa l’adesivo sulla vela con la misura 9.8 e sembra domandarsi cos’abbia mai fatto di male per ricevere una simile punizione. Io almeno stavo volando via con la mia 8.6 quando mi sono allineato con Volwater appena prima l’inizio della gara. Ma che cacchio sta succedendo? Ecco il “Voltage” che ritorna a tutta birra, dopo aver fatto una magia che ricorda le vittorie nella Lano Marathon. È indubbiamente uno dei racer più esperti in gara ed ecco che mi arriva affianco con tra le mani una velettina che sembra un fazzoletto. Come diavolo ha fatto ad armare e cambiare la sua 7.0m così di nascosto ed in così poco tempo? Ero la fuori che lo sverniciavo quando aveva la sua 8.4 ed ora mi passa allegramente come se avesse tra le mani una vela wave. Sarebbe stato sbagliato fregare la mia 7.8m ad Hudson, il rappresentante NeilPryde che ha sborsato il mio biglietto per Lancelin? Me lo sono domandato. Sicuramente non gli sarebbe dispiaciuto se avessi tenuto ancora la 8.6m. Peserà sì e no 75kg, e sicuramente sarebbe riuscito a tener giù il 122 senza problemi… o no?!? È stata una decisione che ho rimpianto per i 30 minuti successivi ma mi sono detto: “Dai Swifty. Sii uomo. Vai a palla o vai a casa”. Pensa a Bjorn che ha tra le mani una 9.6m. Pensa come ti sbudellerebbe al lasco se tu avessi solo una misera 7.8m tra le mani. Fai la cosa giusta. Lascia che Hudson si goda la gara con la 7.8m. Il vento probabilmente calerà in ogni caso in un minuto e quindi poi vedremo quanto durerà quel sorriso stampato sulla faccia di Peter. Mancano ormai solo 5 minuti alla partenza e tutti son allineati e pronti. Sto cercando subdolamente di spingere Hudson sopravento e sopra di me, mentre faccio ondeggiare precariamente tavola e vela sottovento in modo da creare instabilità. Il ragazzo appena sottovento a me sicuramente mi starà coprendo d’insulti ma mi ricordo che nei vecchi giorni del Super Cross, più spazio riesci a guadagnare alla partenza meglio è. 15 secondi al via e tutti stanno combattendo col loro materiale cercando di guadagnarsi un posto appropriato. La 8.6 sta cominciando a rivelarsi un errore madornale. Guardo sopravento e penso che avrei ancora tempo per fare un velocissimo

scambio con Hudson. Quel 112 sembra molto invitante con sotto una piccola e veloce pinnetta da 40cm. Il 122 sta volando via in ogni direzione. Glielo chiedo? 10.9.8. Cacchio, troppo tardi. ”Vai a palla o vai a casa, Swift”. Hai appena fatto la tua scelta, 8.6 fino alla meta. 5… 4… 3… 2… 1… Caricaaa!!! Scatto in partenza dalla spiaggia quanto più veloce le mie piccole gambette tozze me lo permettono. Bjorn e Steve Allen sono sottovento a me e sgambettano come gazzelle in fuga. Sono quasi in acqua fino al collo cercando di passare un banco di sabbia infestato d’alghe ed ecco che vedo Bjorn che se la cammina tranquillo con l’acqua alla vita… Perché sono così tappo? Ora della partenza dalla spiaggia. Adesso sono io ad essere avvantaggiato. Sono leggero, flessibile ed un wave sailor, non un rigido gigante come gli altri racer. Sono saltato sulla tavola di corsa ed ho pompato come mai prima d’ora. Chiaro, sapevo perfettamente che la mia 8.6 sarebbe stata

perfetta. Bjorn e Steve erano partiti a loro volta ed erano sottovento a me e Peter ancora più giù. Patrick è sopravento ed anche un altro ragazzo Starboard/Severne incollato al mio sedere. Ora chiudo e lascio che la tavola voli via. Ecco qua, sembra che sia molto più veloce rispetto lo scorso anno. Sembra anche che riesca a superare Steve e Bjorn. Così si fa, dai che vinco! OK, adesso siamo usciti dalla baia e siamo in oceano aperto. Le cose stanno diventando un pochino più complicate. Il mio boma mi sembra davvero altissimo e per qualche strana ragione mi sembra che stia facendo più pressione col braccio anteriore che con quello posteriore, non riuscendo a cazzare la vela con efficienza. Perchè sta tavola non rimane in acqua? Non mi sembrava fosse choppato quando stavo facendo un po’ di riscaldamento con Volwater prima della gara. Cavolo, la mia gamba posteriore sta cominciando a bruciare ed il piede sta cominciando ad irrigidirsi. 51


Robby Swift, un po’ sfortunato in questa trasferta australiana, ma sempre competitivo sia tra le onde che sull’acqua piatta.

Peter Volwater

Dov’è la prima barca da pesca con sopra le bandiere? Sicuramente non manca tanto alla prima strambata. O cavolo, eccola là. Almeno altri 3km. Quante strambate dobbiamo fare ancora… hmm sette mi sembra?!? Non ci penso nemmeno!!! È una corsa a tutta birra fino alla prima boa. Nessuno vuole mollare la testa del gruppo ma gradualmente le energie si prosciugano e la posizione cambia da velocità, a freeride ad una

Peter Volwater indovina la vela giusta e vola verso il traguardo per primo 52

pallina in cerca di non catapultarsi. Sicuramente dobbiamo essere quasi alla boa a questo punto. Eccola lì. Dai ancora un ultima botta a tutta velocità in modo da portarmi in testa al branco. OK, forse è meglio pensare di arrivarci in un pezzo unico, dannato Volwater, guarda com’è rilassato con la sua 7.0m. Prima strambata andata. A Bjorn è caduta la vela. Riesce in qualche modo a ritirarla su ma ormai ha

perso un sacco di terreno. Buone notizie, la prossima boa è quasi al lasco pieno. Basta con questi infiniti bordi al traverso. Peter non riesce a lascare quanto me altrimenti perderebbe troppo potenza e Patrick gli è incollato, lasciando me e Steve Allen liberi di fare una poppa piena come in Formula. Oh sì ce li mangiamo sicuramente quei due. Ora sono davvero estasiato di aver scelto la mia 8.6! Ora della seconda strambata siamo proprio incollati a Peter e Patrick. Dopo aver super la seconda barca per le aragoste, ci rendiamo conto, con enorme dispiacere, tranne che per l’olandese volante, che la prossima boa è di leggera bolina. Come possono farci questo? Riuscirà la mia gamba posteriore a non cedere fino alla boa? Siamo tutti nei guai ora. Perfino Pete sta sciogliendo le braccia che stavano cominciando ad essere preda di crampi. Che diavolo fa adesso? Si gira e ci saluta sorridendo con una sola mano sul boma?!? Dopo mi ha detto che questo è stato sicuramente uno dei momenti memorabili del weekend. La visuale quando s’è girato ed ha visto Patrick, Steve, Bjorn, Dan ed io in un mare di dolore, mentre combattevamo con le nostre 9m. Stava cercando di farci innervosire e distrarre, in modo che venissimo sollevati dall’acqua e si fosse liberato di noi una volta per tutte. Non è riuscito proprio a far a meno di togliere la mano posteriore e di metterla in acqua, facendoci vedere quanto si stesse


divertendo mentre noi eravamo nell’agonia più totale. Finalmente è arrivata anche la terza boa. Finalmente posso togliere il mio piede posteriore da quella posizione maledetta e lasciare che le fiamme nella mia gamba posteriore si calmino per un po’. Riesco a strambare abbastanza tranquillamente, anche sapendo che Bjorn e Dan sono appena dietro di me. Non so quanto ancora riesca ad andare avanti. Sono quasi a metà strada ma sembra che il vento sia in continuo aumento. Come cavolo fa Bjorn ad essere ancora in piedi attaccato alla sua 9.6m? Almeno si capisce quello che pensa dalla sua espressione. Steve, Patrick e Pete per ora sono scomparsi ed io decido che sarei stato contento se fossi anche arrivato solo davanti a Bjorn. Dai però Swift, impegnati. Spingi. Siamo quasi alla quarta boa. Ecco che arriva l’elicottero. Sicuramente John Carter farà delle foto spettacolari di me e Bjorn in lotta sul bordo al lasco. Questa è roba da prima serata. Che vista dev’essere stata controllare l’intera flotta volare via sospinta dalla leggera brezza pomeridiana, mentre gareggiano a tutta velocità lungo l’enorme campo di regata. Aspetta un po’. Cosa cavolo sta facendo il pilota dell’elicottero? Non ho bisogno di un altro nodo nella mia vela, grazie tante, figuriamoci poi il vento contrario di un elicottero televisivo che mi vola sottovento, cercando nuovi scoop. JC, non lasciarglielo fare! Sicuramente mi

vedi! Nooo!!! Bam, dritto in aria, mezzo Backloop e sono sott’acqua. Com’è possibile che stia succedendo davvero? Dopo tutta quella fatica sono stato spazzato via dall’elicottero del fotografo inglese che avrebbe dovuto dare una carica in più al suo compatriota. Dopo aver finito il mio ampio vocabolario d’imprecazioni ed aver sventolato i pugni a quel maledetto insettone metallico ho deciso di

spostare l’attenzione da quel maledetto pilota, a svuotare i galloni d’acqua che hanno riempito la tasca della mia 8.6 durante questo bagno imprevisto, pensando poi di dovere ancora passare tre boe agonizzanti. Ora sono piombato in sesta posizione con possibilità quasi nulle di riuscire a riprendere il quinto o il quarto e poche di più che anche Jesper Orth non mi superi a causa di questa mia

Bjorn Dunkerbeck, special guest.

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disavventura. Riesco a vedere Pete in testa, che vola via come se fosse a bordo di una Ferrari mentre il resto del gruppo fosse su una Panda. Il coniglietto Energizer dall’Olanda è arrivato in spiaggia correndo ed ha finito la gara in prima posizione in poco più di 27 minuti. Nessuno degli altri concorrenti s’è sentito in vena di correre lungo la spiaggia, dopo aver dovuto combattere con le loro enormi vele lungo il L’olandese volante si porta a casa un assegno da 6.000$!

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percorso infinito. Volwater stava saltellando in spiaggia come se avesse mangiato troppi zuccheri mentre gli altri hanno trascinato il loro materiale oltre il traguardo per poi collassare sulla spiaggia. Io ero completamente disintegrato! La 9.8m di Bjorn sembrava più una 3.2m dopo che l’ha fatta a pezzi per il nervoso al termine della gara. Le sue parole la dicono lunga: “tavola enorme. Vela enorme. Fanc**o!!!”.

A MANETTA Tra un totale di 207 concorrenti, un rispettabilissimo 142 sono riusciti a completare la gara. Non ci sono state vittime e tutti i 207 dei 207 rider sono tornati a casa con un enorme sorriso ed una storia da raccontare. Tutto quello che era rimasto da fare era di prepararsi per la regina di tutte le feste. La banda rock è salita sul palco e i fiumi di birra hanno cominciato a sgorgare. La Taverna era pronta a rockeggiare e sicuramente l’avrebbe fatto con stile. Dopo anni ed anni di feste rovinate, è stato deciso di erigere un’enorme recinzione intorno all’edificio in modo da tener fuori gli ospiti non desiderati. Sono stati venduti 1500 biglietti per l’evento ed ognuno è stato venduto con settimane d’anticipo. Se c’è una cosa in cui gli australiani eccellono, è come far casino fino alla mattina successiva. Detto questo, l’evento è sicuramente uno dei più divertenti e pubblicizzati tra tutti gli appuntamenti windsurfistici internazionali annuali. È un must per chiunque viva in Australia e se doveste pianificare un viaggio in zona in questo periodo dell’anno, assicuratevi di fermarvi a Lancelin. Chiunque può partecipare con qualunque tipo di materiale ed è garantito che sarà uno dei giorni windsurfistici che non vi dimenticherete mai nella vita, quindi se siete in zona, venite! L’anno prossimo avrò più di una sola vela armata alla partenza! Occhio Volwater!



Š Batel Shimi

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© EriK Aeder

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Ciao Francisco e benvenuto su Funboard! Sono due mesi che aspettiamo a Maui le condizioni per questo photoshooting e finalmente sono arrivate. Siamo anche riusciti ad avere una tua cover, insomma bottino pieno questa volta! Non è stato un inverno tanto ventoso quindi a Maui? Invece le onde non sono mancate? Si, diciamo che questo inverno “el nino” è stato il più bello degli ultimi 11 anni per le onde. Era dall'inverno ‘98 che non si vedevano cosi tante mareggiate grosse a Maui. Sembrava che per quasi tre mesi di seguito ci fosse una mareggiata XXL ogni settimana, con onde di minimo 10-12 metri. Ci preparavamo per Jaws o gli outer-reef per cavalcare le onde giganti come dei 58

guerrieri. Io e il mio tow-partner Kai Katchadourian, che avevamo la moto d’acqua insieme, eravamo sempre li, come se ogni settimana ci fosse un mercoledì da leoni! Iniziamo con l’intervista “seria” e con le domande di rito. Come hai iniziato a fare windsurf? E quando hai iniziato a fare surf, tow in e tutti gli altri sport legati all’acqua? Avevo iniziato a fare windsurf e un po’ di surf nella mia amata Sardegna nel ‘98 a 12 anni. Mio padre ci aveva insegnato col vecchio Windsurfer a me e a mio fratello nella baietta di Capitana, 20 minuti da Cagliari. Era il

periodo dove stavo giocando seriamente nelle giovanili del Cagliari Calcio per due anni, e tutti mi dicevano che avevo il potenziale per avere una carriera col calcio. Però dopo un mese a Maui nell’estate del ‘99 ho cambiato idea e ho scelto il windsurf. Tutto è iniziato a Capitana dove io e Niccolò avevamo iniziato a fare i nostri primi salti, e da li era diventata la nostra passione! Ho lasciato il calcio per essere a contatto con il mare, con il sogno di diventare professionista un giorno. Il trasferimento a Maui nel 2000 ha fatto realizzare i miei sogni. Ho iniziato a fare invece tow in nel 2005, quando il mio amico Topper surfista della mia età, aveva comprato una moto d’acqua e avevamo


Francisco Porcella sta per staccare il Goyter a Hookipa, il suo home spot!

e le tue session a Jaws. Cosa è cambiato? Niente è cambiato, ho sempre avuto la passione e la voglia di migliorare in quello che amo fare, cioè il puro waveriding! D’altronde vivendo a Maui ho la possibilità di uscire sulle onde con o senza vela, ed è per questo che continuerò ad apparire dove ci sono veramente le onde. Cercherò di far vedere come si surfano le onde con il windsurf, e se non c’è vento, mi butto in acqua con la tavola da onda o in tow-in! Parliamo delle competizioni. Al momento sei indubbiamente il più forte wave sailor d’Italia, e a Maui sei uno dei top rider, in classifica generale nel PWA però sei sempre rimasto in posizioni basse. Il motivo lo possiamo ricercare nel fatto che ormai il World Tour Wave ce lo si gioca in due gare europee di salti mure a sinistra? Ad eccezione ovviamente di Cabo Verde (tappa annullata per il 2010) in cui hai sempre dimostrato il tuo talento. Non pensi che con un bel mese di allenamento alle Canarie prima delle gare tu possa aspirare alla Top Ten? Come hai ben detto, le due gare attuali che chiamano “World Tour” consistono di solo salti mura a sinistra. In passato mi ero fatto male alla spalla a Pozo saltando e ancora oggi ho problemi a causa di quell’incidente. La seconda, Sylt, è con vento onshore e un cattivo shorebreak. Diciamo che in questa situazione quelli che vivono in quei posti o chi si allena li anno dopo anno sarà sempre nei top ten. Io invece mi sento più un puro wave rider un waterman! Ed è per questo che stiamo cercando di creare un tour dove si va in posti nel mondo dove ci sono le migliori onde, dove facciamo vedere cosa possiamo fare su delle vere onde col windsurf. È per questo che negli ultimi anni, piuttosto che fare tutte le gare del PWA, ho preferito fare delle travel story. Noi rider ci stiamo ribellando all’attuale situazione e abbiamo creato i Wave Classics. Lì produciamo foto e video radicali con rider di grido, su onde vere! E si appare nelle riviste molto più che con un 9° posto a Pozo... ecco perchè faccio le travel story anzichè un mese a Pozo e spero che un giorno le vere gare “wave” ritornino sul World Tour e che la mentalità non sia quella attuale del PWA.

© EriK Aeder

iniziato a surfare gli outer reef e onde segrete con la mia sola tavola da tow-in che ci scambiavamo in tre sul jet ski. Negli anni passati si diceva che avevi un talento innato per il waveriding e ti esprimevi molto meglio in surf da onda che in windsurf. È vero? Non è vero, ho sempre fatto tutte due e li amo entrambi moltissimo. Nel 2004 a 18 anni avevo battuto Rush Randle nel PWA Hawaiian Pro e quell’anno avevo anche vinto l’Aloha Classic negli juniores. Devo dire però che forse hanno notato la mia capacità di surfare da onda quando abbiamo fatto la gara wave PWA in Portogallo

tre anni fa, e ci sono stati un bel po’ di giorni senza vento ma con belle onde. Allora avevano deciso di fare una gara di surf non ufficiale con tutti i top windsurfer. E nella finale avevo vinto io, con secondo Kauli Seadi e terzo Francisco Fonseca, un mio caro amico che vive vicino a Guincho. Forse da li tutti pensavano che fossi forte anche in surf, ma a Maui i local già mi conoscevano in entrambe le discipline. Sembra però che negli ultimi 2 anni il tuo livello nel windsurf, e in particolar modo nel waveriding, sia notevolmente cresciuto. Dimostrazioni concrete sono i due ottimi risultati del PWA di Ponta Preta 2008 e 2009

Capo del Capo 2009, Sardegna, sei stato il vincitore morale della gara, anche se il titolo è andato ancora una volta a un kiter, ma hai dimostrato, e tutti lo hanno confermato, che la tua è stata una gara a parte. Il tuo livello era talmente superiore rispetto ai tuoi avversari che hai gareggiato solo contro te stesso e hai dato veramente spettacolo. Anche se non hai vinto, ti sei almeno divertito? Che sensazioni provi quando surfi al Capo paragonate a tutti gli altri top spot del globo che hai visto? Il Capo rimarrà sempre il Capo! La Sardegna è la mia terra! Anche se vivo a Maui e in giro per il mondo, quando torno in Sardegna mi sento veramente a casa perchè il 50% del mio sangue è sardo. La mia famiglia, i miei amici e le mie radici sono li. Perciò quando sono in acqua al Capo sia in gara che in freesailing, ho questo senso di orgoglio e rappresentanza, con la voglia di far vedere a tutti un po’ di spettacolo, perchè alla fine... Deu Seu unu Sardo-Hawaiianu! Il Capo è un posto unico, come tutta la Sardegna, e poter cavalcare quelle onde 59


Francisco in uno dei suoi hobby preferiti: i tuffi da altezze vertiginose.

con le condizioni giuste e tutti gli italiani che mi guardano, mi fa venire i brividi e una gioia indescrivibile, perchè so che sono momenti speciali della mia vita. Non vedo l’ora di avere un Wave Classic in Sardegna! Surfare con tutti i migliori al Capo o magari al Mini Capo che a volte può esser anche meglio… Quali sono le onde e i luoghi che ti hanno lasciato i migliori ricordi nei tuoi tanti viaggi alla ricerca della condizione perfetta? Sicuramente l’Indonesia, dove ho passato mesi indimenticabili in tre anni diversi che ci sono stato, partendo da Bali e la sua Bukit Peninsula... ho in mente il setup perfetto di Sumbawa con tre onde magnifiche davanti a te: la sinistra di Lakey Pipe, al centro Lakey Peak e a destra Nungas. Tre onde una più bella 60

dell’altra, una che tuba pesantemente, una col picco destra e sinistra e la terza con delle sezioni lunghe. In windsurf le connetti tutte con una velocità e un controllo impressionante, perchè l’onda è liscia come l’olio e il vento side-off ti fa volare. In alternativa, sempre alla ricerca della perfezione con nessun altro vicino in acqua, l’abbiamo trovato nella splendida isola di Sumba. Un altro posto è sicuramente Tahiti, con la sua onda famosa di Teahupoo dove solo cavalcarla in windsurf ti dà una adrenalina impensabile. Immaginati quando entri dentro quel tubo unico al mondo e poi ti sputa fuori... questo è il motivo perchè amo anche tantissimo il surf. Poi ovviamente la perfezione di Cabo Verde, con la famosa Ponta Preta. Peccato che non ci sarà più nelle gare PWA perchè Josh Angulo che vive li ha finito con le gare… ma spero un giorno si possa fare

un Wave Classic e sono sicuro che Josh riorganizzerà qualcosa per solo i radical wave rider. Parliamo di Francisco fuori dall’acqua, hai studiato? Lavori? Come fai a mantenerti? Ho conseguito a Maui il diploma liceale, si chiama il GED (Diploma Educazione Generale) che sarebbe come un Liceo Scientifico in Italia. Ho fatto due anni di High School a Maui nella scuola chiamata King Kekaulike e poi sono passato in privato all’Hui Malama, questo quando nel 2002 ho iniziato a viaggiare e la scuola pubblica mi aveva accennato che se mancavo più di due mesi dell’anno scolastico mi bocciavano automaticamente. Allora ho fatto la scuola privata e finalmente mi sono preso il GED nel 2004. Per il resto a volte lavoro con i miei amici che sono costruttori di


© EriK Aeder

Francisco Porcella a Jaws in windsurf...

case in legno o in bamboo. Sto imparando da loro come si costruiscono le case qui alle Hawaii, e chissa che un giorno non mi costruisca la mia casa, magari con mio fratello e un paio di operai. Poi ho fatto un paio di lavori come modello tra cui delle riviste fashion Giapponesi, che pagano molto bene. A Maui non c’è molto lavoro nel campo della moda… Quali sono le tue passioni? Quando non ci sono le onde faccio la pesca subacquea (spear fishing). Vado con i miei amici a nasconderci dietro le rocce e spariamo col fucile ai pesci più buoni che si trovano qua nella barriera corallina. A volte troviamo anche aragoste gustosissime. Ed è sia un bel allenamento di respirazione e fiato sott’acqua, sia un modo per stare in forma... e magari ci esce fuori una

...e in tow-in

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© EriK Aeder

bella cena tra amici. Amo anche lo snowboard, in questi anni, sono stato in Aspen Colorado per due settimane, a Big Boulder in Pennsylvania vicino a New York con la famiglia e i nonni americani, nelle Alpi italiane al Sestriere e dintorni. Mi piace fare kite quando è piatto e andare a fare saltoni enormi. Sembra di fare parapendio quando scendi giù. In americano si dice to go out and send it! Ho sempre la passione per il calcio, infatti quando ho la possibilità vado a giocare con gli italiani e gli argentini qui a Maui. Da dieci anni vivi a Maui, come è nata questa avventura? Quale è stata la motivazione che ti ha fatto lasciare la splendida Sardegna? C’ero già stato diverse volte con mio padre giornalista. La convinzione è nata quando io e Niccolò avevamo capito che per diventare professionisti e diventare bravi sulle onde bisognava trasferirsi a Maui. Ogni sera ci guardavamo i video dei nostri idoli e volevamo diventare come loro. Era l’inverno del ‘99. Allora avevamo convinto subito papà a farci fare quella esperienza. Lui ci era già stato qualcosa come 40 volte in venti anni, e a Maui era di casa. Per un paio di mesi facemmo fatica a convincere mamma che era alle prese con la crescita delle altre due sorelline più piccole, Giulia e Gaia. Fino ad una sera di primavera del 2000, quando in un famoso pub di Cagliari c’era una serata del Quicksilver tour in Sardegna con i famosi big wave riders Dave Kalama, Rusty Keaulana e Jeff Hackman “mister Sunset”. Eravamo a tavola con 62

loro. Avevano messo questo video indimenticabile di Maui, con immagini del posto, le onde, e la gente che ci viveva. Non mi dimenticherò mai quel momento, dopo aver visto il video, quando mamma aveva detto: “Si, perchè non proviamo a vivere alle Hawaii?”. Con Nikki avevamo esultato. Dopo un paio di mesi, appena finito l’anno scolastico, detto-fatto eravamo a Maui tutti e 6 dall’estate del 2000 a iniziare la nuova avventura. Sei soddisfatto della tua scelta? Si come si può vedere, sto facendo quello che amo fare e sto vivendo una vita sana e calda. Questo era il mio sogno da piccolino, e le possibilità che ti da quest’isola sono infinite, ma le devi volere e devi avere la voglia e le palle di cavalcare quello che l’oceano ti propone. Hai la possibilità di allenarti costantemente, in più hai degli spot come Hookipa che è da anni la mecca del windsurf. Con tutti gli sponsor, i media e i fotografi che vengono qui a catturare i momenti speciali che poi sono distribuiti nelle riviste e su internet in giro per il mondo. Poi abbiamo onde come Jaws. Solo il nome ti da l’idea della sua potenza. Insomma ci sono le onde più grandi del mondo e le onde più famose al mondo, penso proprio di aver fatto la scelta giusta. Ma stai tranquillo che la Sardegna è sempre nel mio cuore e quando arriva aprile/maggio mi chiama e io non vedo l’ora di tornare in Italia e beccare le condizioni giuste per cavalcare le onde sarde e passare le ore in simpatia al Chia Classic e al Capo.

Come è la tua giornata-tipo a Maui? Qui a Maui vivo su West Kuiaha in Haiku a fianco al Pawela Cannery dove fanno tutte le tavole sia di windsurf che di surf. Affitto una casa a due stanze, col mio amico e team rider Simmer Frederick Steineck. La mia giornata tipo sarebbe sveglia la mattina alle 8:30, tazza di cereali, bagno, un po’ di streaching e degli esercizi per la mia spalla per un ora. Un po’ di computer, e-mail, check delle condizioni onde e vento. Carico l’attrezzatura e via subito in spiaggia a mezzo giorno sono al mio home spot Hookipa. Se c’è vento subito in acqua un’ora e mezza o due, poi stacco per un pranzo leggero, magari un panino a Mana Food o un '”chicken and rice” a Kuau Mart e dopo si torna in spiaggia per un altra sessione di due ore dove magari lavoro con fotografi fuori e dentro l’acqua. Magari un’altra sessione in surf se il vento cala e ho ancora forze per nuotare. Torno a casa, doccia, ceno e magari un film con la mia ragazza e vado a letto verso le 22, se non sono distrutto e crollo anche prima. Diciamo che qui a Maui si va a letto presto, con le galline, non c’è molto movimento la sera. So che ti piace anche tuffarti da molto alto…? Si mi piace tantissimo la sensazione di tuffarmi da posti alti e fare un calcio alla luna. C’è questa sensazione di gravità ma allo stesso tempo per quattro secondi sto volando a testa in giù e questo e quello che amo fare. Il posto più alto da cui mi sono tuffato è stato a Chia a Capo Spartivento, alto 30 metri! Chissa se


quello è il mio limite, l’impatto era forte. Io so esattamente quando chiudermi bene ed entrare perfettamente a chiodo compatto dopo aver fatto il calcio alla luna. 99 NoveNove, una nuova avventura con la leggenda Italiana, Cesare Cantagalli, e il tocco magico degli shape di Gianni Valdambrini. Raccontaci qualche cosa di questa storia, come è iniziata e che tipo di tavole utilizzi? Da quando ero neonato, nel 1986 in Sud Africa, Cesare mi ha visto crescere e siamo sempre stati amici di famiglia da tanti anni. C’è una foto del 1989 a Capo Vieste, di quando non avevo ancora 3 anni che ero uscito per la prima volta in windsurf con lui, in mezzo alle sue gambe, con un bomino minuscolo che aveva montato sotto di lui... Ho sempre avuto un bellissimo rapporto con Cesare è so bene che lui è stato l’unico vero wave rider che ha rappresentato l’Italia in giro per il mondo e penso che essere assieme in questa avventura era proprio quello che cercavo. Finalmente siamo arrivati in un punto della nostra vita dove possiamo crescere assieme e spingere un unico marchio. Con una combinazione esplosiva, Gianni Valdambrini mi sta facendo tavole da paura e adesso sto usando un Thruster 78 litri e un Twin Fin 73 litri. Per i mesi estivi stiamo preparando e testando il mio nuovo Signature Line che sarà una tavola Quad da paura! Get ready its going to be insane!

Quali sono i tuoi altri sponsor? Il mio altro main sponsor e Simmer Sails, dove sono da 9 anni in collaborazione e ho un rapporto eccezionale con Tomas Person il capo e Kai Katchadourian il capitano del team. Poi ho Maverx mast, con gli alberi più forti che abbia mai usato, anche con le frullate a Jaws non si è rotto il mio 400 rdm Stilo 300. Per i boma Al 360, i boma più belli che puoi trovare nel mercato ora come ora. DaKine da 10 anni è al mio fianco come sponsor tecnico, MFC con le pinne giuste per ogni condizione, Body Glove per le mute e infine Vans per abbigliamento e scarpe. Ah dimenticavo, vorrei tanto riprendere lo sponsor Sardegna, che mi ha supportato lo scorso anno a Capo Verde. Il fenomeno multi fin, Twinzer, Thruster e Quad. A Maui so che è Quad fever, cosa ne pensi delle 4 pinne? E perché tu usi il Tri Fin? Io penso che il Quad sia un’idea grandiosa e fra poco anche io userò un bel po’ di Quad, ti danno una sensazione di una tavola molto loose ma allo stesso tempo con un gran controllo, mai in spin out e puoi spingere quanto vuoi. Io ho voluto il Thruster da Gianni perché da anni faccio anche surf e poter usare una tavola con tre pinne mi fa pensare che forse quello che faccio in surf lo posso trasmettere nel mio stile in windsurf. La tavola va da dio, e sorprendentemente veloce e tiene il cambio “rail to rail” come non ho mai sentito prima. Amo il mio Thruster e sto lavorando con Pio al set up perfetto di pinne per poter veramente danneggiare l’onda come voglio. Mi è sempre piaciuta

l’idea e sono contentissimo che Gianni mi ha fatto un Thuster pauroso! Sul numero scorso ti abbiamo dedicato una spettacolare Ecsatsy di un tuo wipe out a Jaws. Jason Polakow mi ha scritto che sei stato molto fortunato, lui pochi giorni prima era quasi affogato. Come ti prepari per un’uscita a Jaws? Che tipo di materiale usi? Diciamo che la preparazione è sopratutto mentale perchè ormai siamo pronti fisicamente, ma lo stato mentale è quello di avere rispetto per l’onda e di prendere quelle giuste la fuori. Il materiale è lo stesso, tranne che per la tavola. Usiamo delle tavole molto più pesanti, più lunghe e più strette di quelle normali, perchè sull’onda di Jaws vai a delle velocità superiori in più devi stare attaccato all’acqua quando tutto a un tratto nelle discesa o nel Bottom inizi a colpire dei chop di mezzo metro che se non hai il peso ti fanno saltare in aria. Poi usiamo un giubbotto speciale col trapezio incorporato che fa la DaKine. Questo ti fa galleggiare molto più facilmente quando vieni travolto dall’onda, che ti può tener sotto come abbiamo visto con Jason Polakow molto più a lungo di quello che ti aspetti. Quali sono le sensazioni che provi surfando Jaws? E quando sfortunatamente cadi, come fai ad uscirne indenne? È una sensazione indescrivibile, una pompata di adrenalina che solo poche cose al mondo ti danno ed e per questo che è così speciale e per certi una volta 63


Il quiver di Francisco davanti alla sua casa di Maui. insieme al team manager Simmer e suo fedele compagno di tow-in Kai Kachadorian.

basta. Per altri come me, diventa una malattia e uno stile di vita. Vuoi sempre prenderne una più grossa, più liscia, più lunga, più perfetta. Non ti basta mai, c’è il momento in cui hai paura ma poi dopo che riesci a superarla e sai cosa fare, diventa una droga. E come se scendessi da una montagna e cadi, la valanga ti prende. Hai cosi tanta velocità che tutto diventa piccolo e ti concentri su quello che c’è davanti a te, certe discese sembrano non finire più e il rumore e la potenza con l’onda che tuba e frange a pochi metri da te così violentemente, ti fa venire i brividi e quando ne esci fuori pulito magari con un bel Cut Back è la sensazione più bella che ci sia al mondo. Ti senti veramente un capo, ti viene voglia di urlare da quanta adrenalina hai nel corpo. Poche persone al mondo hanno la possibilità di domare queste onde o montagne d’acqua come le vuoi chiamare. Quando cadi veramente capisci quanta potenza ha quest’onda... ed è li che devi imparare a controllare il tuo impulso mentale e metterti in uno stato di calma invece che di panico. Prendi il respiro, ti chiudi un po’ con le braccia e ti metti l’anima in pace perchè l’onda deve fare il suo ciclo (violentemente…) ma dopo un bel po’ ti rilascia e inizi a nuotare verso la superficie. La cosa bella è che a differenza della valanga di neve che ti tiene sotto, qui è acqua e anche se ci sono correnti fortissime prima o poi risalirai e speri di avere una moto d’aqua che ti prenda prima che ti arrivi quella dopo... a me è successo e sicuramente non era bello ma ero sorpreso di quanto il mio corpo poteva reggere e anzi sentivo la 64

possibilità di poter stare anche più a lungo sotto, perchè non ci pensi, ma il nostro corpo riesce a rendere molto più di quello che noi pensiamo quando si trova in altre circostanze… Progetti futuri e sogni nel cassetto? Spingere al massimo e continuare a fare quello che sto facendo adesso. Continuare a fare i Wave Classic come il Marocco in maggio e Reunion a settembre. Cercare di creare con i miei amici pro rider un bel Wave Classic Tour, serio, negli spot di vero wave riding! Il sogno è di trovare gli sponsor e le persone giuste per spingere questa parte del nostro amato sport nella direzione corretta. Sicuramente un altro sogno è di continuare a intubarmi nelle onde giganti di Jaws e di Teahupoo a Tahiti e di aprire la “Porcella Sport Academy” una nostra scuola di water sport in Sardegna a Capitana (Cagliari) con mio fratello e mio padre. Potrebbe già iniziare quest’estate. Francisco Porcella a 40 anni? Spero di aver trovato la ragazza giusta per avere un paio di figli, vivere sei mesi in Sardegna e sei mesi a Maui o da qualche altra parte nel mondo. Con i miei figli che crescono sapendo parlare sia l’italiano che l’inglese. La scuola di Water Sports che va a gonfie vele. Una vita sana e felice dove sia col windsurf che col surf mi troverete ancora in acqua a scivolare davanti o dietro di voi dentro il tubo! Arrasta scetti!

© Benjiamin Thouard



Jeffrey Henderson 66


Ciao Jeff, dove sei nato? Burlington, Vermont, USA Dove vivi? Sprecklesville, Maui, Hawaii Quando hai iniziato a lavorare per HSM? Ho fondato l’azienda nel 1985 Quante vele vendi in tutto il mondo? Circa 4000 all’anno Cosa pensi dell’attuale situazione economica mondiale? Estremamente interessante. Molto difficile per le aziende ma ci sono dinamiche davvero interessanti. Quali sono le strategie che HSM usa per competere con le aziende più grandi? Non ci provo più, dal 2000. E questo ha aiutato un sacco il mio business! Quanti diversi modelli vengono realizzati da HSM? Oltre 125 fra modelli e misure. È pazzesco. Per quali discipline windsurfistiche? Tutte tranne la Formula. Che cosa c’è di nuovo per il 2010? Un sacco di nuove costruzioni e design. Nuovi camber nella GPS, nuovo design per la vela Freestyle Wave (Bolt), Super Freak nuova e più leggera, nuova linea di alberi RDM più economici, nuove prolunghe, nuovi boma… Dove vengono prodotte le vele della HSM? Tutto in Cina, in 2 fabbriche differenti. Potresti darci qualche anticipazione per le vele 2011? No, purtroppo non posso. Innanzitutto potrebbero non esserci delle vele 2011. Penso che lavorare per linee annuali di vele, non corrisponda alle esigenze di consumatori, negozianti, distributori e perfino per il marchio. Cosa vuol dire fare una vela che va benissimo e darle un solo ”anno” di vita? Ugualmente, se ho un design nuovo ed innovativo, perché aspettare fino all’anno seguente per metterlo in commercio? La tua compagnia è stata la primissima a realizzare rig appositi per i bambini. Costituisce una buona fetta di mercato? Per noi è una grande soddisfazione. Per tanti altri marchi no invece. Abbiamo delle conoscenze ed un design davvero ai massimi livelli ed è quasi 10 anni che li sviluppiamo, continuando a realizzare il miglior materiale per bambini, senza dubbio. Chi fa parte del team HSM windsurf in questo momento? Non mi ricordo! Guarda la pagina team su internet! Quanto è importante il team e come influenza il tuo lavoro? In certi casi è importantissimo in altri casi inutile. Per quanto riguarda il marketing o la pubblicità con

Jeff e Andrea Pagan parlano della SuperFreak, la vela che contraddistinge la HSM da tutti gli altri marchi. Più di 5000 esemplari prodotti e tutti diversi!

diversi mezzi e linguaggi, è assolutamente indispensabile. Io però probabilmente faccio molte più ore in acqua rispetto al resto dei ragazzi del team, quindi non ho bisogno di loro per nuove idee sul design. Ho troppe idee! Ho bisogno di loro per dei feedback sul materiale che disegno e per verificare che non mi sia dimenticato di qualcosa. Non faccio freeride con vele grandi, quindi in questo settore ho bisogno di aiuto. Non faccio neanche windsurf in acqua dolce, quindi ho bisogno di feedback anche lì. Poi ci sono tante situazioni in cui mi baso sulle buone informazioni comunicate dai rider in giro per il mondo. Queste informazioni sono davvero vitali.

Lavori anche con amatori o solo professionisti? Lavoro con tutti coloro che si divertono ed apprezzano quello che fanno, incluso i clienti. Ho un sacco di clienti che fanno più di quanto fanno molti miei team rider. Quindi sì, il feedback di amatori e pro è vitale. HSM è ritornata in Italia con un nuovo importatore. Come volete conquistare il mercato? Come abbiamo sempre fatto. Ottime vele e ottimo materiale. Gli italiani sanno riconoscere il design La partenza dei 207 concorrenti! ideale e capiscono cosa sia la vera qualità. 67


Jeffrey Henderson alle Fiji.

Da cosa nasce il nome Hot Sails Maui? Beh ho fondato il marchio nel 1985, avevo sogni di gloria e volevo creare un’azienda che avrei potuto rivendere per 1.000.000 di $ dopo 5 anni. Hey, avevo 23 anni e sogni molto grandi! Non volevo che il marchio contenesse il mio nome come i miei concorrenti vicini. Volevo che ci si soffermasse su HOT, un termine immediato e comprensibile in molti linguaggi. Quando hai realizzato la tua prima vela e che modello era? La mia primissima vela HOT è stata una vela wave a 5 stecche, con la stecca più lunga che incrociava proprio sotto il boma (simile alla nuova BOLT ma in direzione opposta). La mia prima vela in assoluto invece l’ho realizzata quando ancora lavoravo per la veleria Hood ed era una vela Division 1 a taglio crescente, una vela da race in Dacron leggero. Quali sono state le difficoltà che hanno rallentato il successo iniziale? La difficoltà maggiore è stata imparare le semplici e fastidiose regole di gestione di un piccolo business. Non mi sarei mai immaginato di dover spendere così tanto tempo, denaro ed energia dietro a scartoffie burocratiche. Questo è il vero problema dell’avere un business personale. Se avessi avuto consigli migliori o avessi attuato scelte più appropriate, sarei molto più avanti di dove sono ora. L’unica vera e propria difficoltà che ancora mi tormenta, dopo tutti questi anni, è 68

proprio la distribuzione. Non avrei mai pensato che per quasi 10 anni mi sarei dovuto scervellare per trovare una soluzione. Ora mi rendo conto che è effettivamente l’incubo di tutte le aziende. Utilizzi il CAD per il design e sviluppo delle vele? Sì da molti anni ormai. È un attrezzo indispensabile, proprio come la matita o le forbici.

Come sviluppi le varie linee di vele? Tom Hammerton (designer) ed io abbiamo approcci differenti. Consideriamo le richieste dei rider, controlliamo cosa ci succede attorno quando siamo in acqua, ma soprattutto cerchiamo di realizzare quello che noi, come rider, vogliamo. Non m’importa se il marchio “X” abbia sviluppato un nuovo sistema, finché non l’ho controllato e ho capito che Jeff al lavoro nel suo loft/negozio di Maui.


Viaggi spesso in giro per il mondo per lavoro? Sì, lo faccio ancora. Mia figlia ormai ha 12 anni e da quando è nata ho ridotto i miei viaggi a 2 all’anno, ma ora sta diventando più indipendente e quindi posso viaggiare più spesso. Questo si traduce in due viaggi in Asia, due nel Mainland USA, e uno finale in Europa, ogni anno. Poi anche qualche posto nuovo, come il Brasile, in cui sono stato la prima volta lo scorso anno. Qual è la filosofia su cui si fonda la vostra compagnia? Realizzare materiale migliore che possa rendere migliore il tempo passato in acqua dal rider. Suona facile ma non lo è.

effettivamente si tratta di un innovazione valida. Ho circa 50 idee rivoluzionarie che mi frullano in testa, quindi non ho assolutamente bisogno di seguire gli altri, a meno che la loro idea risulti veramente eccezionale. Quali sono secondo te le fondamentali di una vela wave?

caratteristiche

Questa è una domanda a cui è impossibile rispondere. Realizziamo circa 3/4 vele wave e ognuna ha diverse caratteristiche specifiche per i diversi stili dei rider in circolazione e le diverse condizioni. Tuttavia, sicuramente non si possono tralasciare resistenza, manovrabilità e una sensazione di leggerezza e piacevolezza.

Raccontaci un po’ della SuperFreak, la vela più customizzata mai messa in commercio? Questa è davvero una bella storia. Nel 2000, avevo quasi deciso di abbandonare tutto, pensavo che avrei realizzato solo le vele che volevo io, senza curarmi minimamente della richiesta del mercato. Le cose andavano malissimo in ogni caso, quindi non mi sembrava d’aver nulla da perdere. Le 3 linee principali che sono uscite in quel periodo sono state: Diva,vele per donne, le MicroSails e i mini rig per i bambini e la SuperFreak. Tutti questi prodotti non erano mai usciti sul mercato prima e hanno tutti avuto un successo enorme. La Superfreak è stata la vera sorpresa. Non ho mai avuto una “visione” precisa della vela. Ho solo pensato che sarebbe stato bello realizzare una vela dal taglio moderno, con i materiali moderni iperleggeri, utilizzando il classico tessuto in Dacron. “Perchè no?” mi sono detto. Non avevo minimamente idea che sarebbe diventata il nostro modello di punta, distinguendosi e restando unica nel suo genere in tutto il mercato windsurfistico mondiale. Dopo circa 2 anni di sviluppo, era finalmente pronta per il mercato e ho deciso che non ne avrei mai fatte due dello stesso colore. Da quel momento, 5000 vele dopo, stiamo ancora realizzando vele un pannello alla volta, specificatamente su richiesta dei clienti. Facciamo anche gruppi più grossi per i distributori, ma anche queste sono tutte diverse tra loro. Solo i set sono realizzati con gli stessi colori e se un cliente volesse farsi fare l’intero set come una vela che ha avuto in passato, possiamo farlo senza il minimo problema. È davvero divertente e, sebbene comporti lavoro in più, non ho intenzione di smettere di offrire questo servizio. Per quanto riguarda il design della SuperFreak, è semplicemente l’opposto delle comuni vele da windsurf. Va bene quanto ogni altra vela però. Un sacco di altri designer, quando gli viene chiesto della SuperFreak, dicono che “non può funzionare”, “è così lontana dal normale concetto di design commerciale di una vela, che semplicemente non può funzionare”. Funziona perfettamente invece. È una vela davvero divertente che offre uno stile ed una performance completamente differenti. Questo stile non è adatto a tutti i rider, ma per coloro che cercano una vela morbida e super manovrabile, è la scelta giusta. 69


Andrea Pagan con un prototipo 2011.

Com’è la tua giornata tipo? A beh dipende da due cose: le condizioni e i bambini! Se le condizioni sono belle e ho davvero voglia di andare in acqua, allora questa diventa la priorità numero uno. Comincio la mattina con una session di surf o Stand Up per ingranare bene. Poi vado in bici o in macchina al negozio che è a circa 3km da casa. Poi, a seconda del vento, e dagli affari del giorno, posso o andare a fare una session a fine pomeriggio

o ancora del surf da onda. Se le condizioni non mi attirano particolarmente, allora lavoro tutto il giorno e poi sto con i bambini dopo la scuola. Adesso mi ritrovo con 3 bambini sotto i 13 anni nella stessa casa… è più faticoso che lavorare e far windsurf per una settimana intera! Che cosa non sopporti del tuo lavoro? Le tasse.

Piani per il futuro? Questo periodo è molto interessante in ambito windsurfistico. Un sacco di gente è molto preoccupata per quanto malridotto sia il proprio business ma penso che sia già da tempo che si sarebbe dovuto modificare l’equilibrio dei marchi e dei rispettivi leader, il cui unico scopo è stato quello di uccidere il nostro sport. Il windsurf non è solo uno sport radicale. Non vedo l’ora che quei cervelloni dietro la scrivania se ne rendano conto. Penso però che gli ci vorranno ancora degli anni prima d’arrivarci. Come vedi il futuro del windsurf? Secondo te la crisi globale che ha portato al collasso del mercato del windsurf sta migliorando? Sicuramente. L’industria ha lasciato che la delicata infrastruttura collassasse, vendendo uno sport in cui solo pochi eletti dalle alte capacità possono godersi le condizioni ideali in qualche location remota. Una volta che questo modello sarà sepolto, il windsurf rinascerà ed io sarò lì.

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THE PLACE Qualche grado al di sopra dell’equatore c’è un’isola paradisiaca ancora quasi totalmente sconosciuta. Le montagne sono alte, massicce ed abbastanza ripide. La vegetazione è lussureggiante e varia, a parte il colore verde, che domina quasi completamente il paesaggio. La gente è estremamente accogliente e quando facciamo autostop sulla strada, spesso e volentieri vanno anche nella direzione opposta alla

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loro destinazione per portarci alla nostra. Per noi però, il vero paradiso si trova a qualche miglio dalla costa, su una pass situata su un atollo corallino. Le onde vengono generate dalle basse pressioni invernali nel Pacifico Settentrionale, fino a srotolarsi perfettamente lungo la bocca del canale. Gli alisei costanti hanno una direzione semplicemente perfetta: side offshore. L’isola e lo spot saranno tenuti segreti per salvaguardarlo, ma

la regione è la Micronesia. Quando ho fatto il mio primissimo viaggio nel 2000, sapevo già che sarei incappato in qualcosa di speciale. Sono uscito con dei miei amici per un viaggio estremo nell’Oceano Indiano. Ci sono stati dei momenti davvero rischiosi ed ho perfino pensato che ci saremmo inabissati in mezzo al nulla. Ho passato un sacco di giorni col mal di mare. Ho mangiato e dormito malissimo. Ma cosa sarà mai


cambiato in me, che anche dopo un viaggio del genere, non vedo l’ora di tornare in barca?

GUINNES WORLD RECORD Quasi 10 anni dopo, Konan Lang ed io stavamo guardando un perfetto set vergine dal finestrino dell’aereo. Una dopo l’altra le onde si srotolavano sul reef, in attesa di qualcuno che le cavalcasse. Abbiamo anche visto una barca a vela ancorata lì vicino. Avremmo dovuto raggiungere due vecchi amici: Diogo Guerreiro e Flavio Jardim. Diogo ha cominciato a surfare e gareggiare con me, ma poi le nostre strade si sono divise, per poi incrociarsi nuovamente qui in Micronesia. Nel 2004/05 sono entrati a far parte del libro dei Guinness World Records, dopo aver viaggiato per 8.120 chilometri su un normalissimo windsurf senza il supporto di nessun mezzo ,ma solo con uno zaino in spalla.

ITUSCA Nell’agosto 2008 sono partiti dal Brasile con un progetto chiamato Destino Azul (Destino Blu) su un catamarano di 45 piedi chiamato Itusca. Sono andati prima ai caraibi - dove ho visto la loro barca – attraversato il Canale di Panama e poi viaggiato esplorando le varie isole del pacifico meridionale, prima di arrivare in Micronesia. Qui sono circa a metà del loro viaggio intorno al mondo. Il posto però è così perfetto che sembra già la destinazione finale. Da qui, poi, possiamo vedere che direzione hanno preso le 75


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nostre vite e capire cosa vogliamo dal futuro.

THE FIRST WAVE

È divertente immaginare che la barca sia immobile e sia il mondo che ci scivoli sotto. Il nostro giardino continua a cambiare. Qui invece vogliamo che il mondo giri più lentamente, in quanto vorremmo restare in questo giardino il più a lungo possibile. Il vento potrà continuare a soffiare e le onde proseguire verso mete sconosciute...

La mia prima onda sul pass è stata semplicemente un sogno. Il reef ingannava l’onda, svelandomi con qualche secondo d’anticipo come “lei” si sarebbe comportata, in modo da poterle essere vicino anche nei momenti più critici. Nei giorni che siamo rimasti ancorati nel pass ho alternato surf e windsurf, cercando di capirne le differenze più intime, ma trovando anche un sacco di

affinità. Dalla pancia fin su al lip, con la mia mano sul rail oppure sul boma. I Cut Back potenti… dal surf sono anche riuscito a sfruttare meglio l’energia esplosiva che l’onda riversava sul reef. La vela non è altro che un mezzo per poter prendere le onde e per sollevarti negli Aerial, ma la lettura vera e propria dell’onda è la vera chiave che mi permette di restare connesso con la parete liquida con la massima


efficacia e durante ogni mio viaggio, sapendo che il tempo va solo avanti.

SAIL LIFE Di notte, tutti sulla barca condividono memorie che resteranno indelebili per tutta la vita. Un Tail Slide, un Aerial o un tubo in surf da onda. Una foto mentale dell’onda di un amico. La barca è assolutamente il posto ideale per questo tipo di esperienze. La vita a bordo è molto semplice e la collaborazione ed interazione è inevitabile. Qui possiamo davvero vedere gli ingredienti fondamentali della felicità. Gli amici. La connessione con la natura. Usiamo l’energia solare, beviamo acqua marina filtrata o acqua piovana e mangiamo pesci pescati pochi secondi prima. Ci sentiamo parte della natura stessa. La vita cambia come le maree o il vento. Appena arriva una raffica, tutto cambia in men che non si dica. Ecco la risposta. Durante questo viaggio mi sono sentito più vivo, in quanto ho dovuto rischiare di affondare per apprezzare nuovamente la terra ferma. Sulla barca ho capito che il viaggio è più importante della destinazione. Alla fine ognuno ha ottenuto quello che desiderava. Le onde sono finalmente state cavalcate, il mondo era dentro di noi, la Itusca ha continuato a danzare, galleggiando sulle onde e noi… noi non abbiamo trovato la felicità eterna, ma per un momento l’abbiamo assaporata e non vediamo l’ora di farlo nuovamente. 77


Florian Jung vola nel tramonto giapponese.

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Tokio

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TOCCATA E FUGA IN GIAPPONE A volte ci si trova davanti a situazioni che richiedono decisioni immediate. Questo è proprio quello che è capitato a me appena ho ricevuto una telefonata di un mio amico a Tokyo, 3 giorni prima dell’ultimo dell’anno. Il mio amico, che lavorava in zona, mi ha

chiesto se volessi raggiungere lui e suo padre per festeggiare assieme l’anno nuovo. 5 giorni prima ero tornato da un lungo viaggio in Cile, ed avevo programmato di passare le feste assieme alla mia famiglia tra le montagne e non vedevo l’ora di tornare a casa per potermi rilassare un po’. Florian raggiunge lo spot in metropolitana.

D’altra parte però, il biglietto per Tokyo a solo 450¤ era davvero difficile da passare, senza poi parlare delle previsioni ottime che davano vento forte ed uno swell mostruoso. Ho deciso di tirare una monetina. Testa – montagne, Croce – Giappone. Una volta che la moneta argentata da 1 euro s’è appoggiata sul mio palmo, ho dovuto organizzare tutto in fretta e furia. Ho prenotato il biglietto, contattato dei surfisti locali ed ho limitato il mio extrabagaglio all’essenziale, portando solo una tavola e tre vele. A dir la verità non mi piacciono i viaggi corti, in quanto non si riesce a pianificare il tutto con calma. Mi sono però sentito tentato da questo salto nel vuoto, sempre sul limite, in cui ogni secondo potrebbe portare nuove esperienze. Non conoscevo nulla della cultura giapponese ed ancora meno della loro lingua. Il mio vocabolario personale constava in 3 parole: “konnichi wa” ciao, “kampai” salute, ed “arigatou“ grazie, che non mi sarebbero state molto d’aiuto una volta a Tokyo.

TOKIO Appena sceso dall’aereo, ho preso un autobus dall’aeroporto a centro città, alla ricerca della casa del mio amico. Non ho mai visto un posto minimamente paragonabile a questa città. Tokyo è la 80


Vento nucleare con sullo sfondo il monte Fujiyama innevato.

metropoli più vasta al mondo. Quasi 34 milioni di persone vivono in uno spazio molto angusto e la maggior parte non parla una parola d’inglese (o qualsiasi altro linguaggio europeo). Ho fatto abbastanza fatica ad orientarmi seguendo i cartelli stradali in giapponese. Come se non bastasse, il mio telefono tedesco non prendeva... Fortunatamente il mio bagaglio conteneva solo l’essenziale. Per rendere il viaggio più facile ho legato la mia sacca piccola al mio trolley con le ruote, in modo da potermela tirare dietro senza fatica. La gente mi guardava in maniera perplessa quando vedeva la mia lunga sacca passare tra la folla, attraversando incroci enormi e sovrappassi della metropolitana. Esausto dal lungo viaggio, sono finalmente riuscito a trovare l’appartamento del mio amico. Ero talmente esausto che mi sono addormentato immediatamente appena mi sono seduto sulla poltrona nel piccolo appartamento del mio amico. Il giorno seguente ho scoperto che il Giappone è sicuramente il posto più costoso in cui sia mai stato. Una tazza di caffè costa almeno 4¤ ed una macchina a noleggio parte dai 70¤ al giorno ,ed è solo disponibile con una patente internazionale tradotta in giapponese. Stupidamente, non avevo una patente del genere, e comunque tutte le agenzie di noleggio erano chiuse per vacanze. Ho dovuto quindi trovare un altro

modo per arrivare alla costa ed ho optato per la metropolitana.

LA METROPOLITANA Vi anticipo che a volte la metropolitana in Giappone è talmente piena di gente che ci sono degli impiegati comunali chiamati gli “spingitori”, che spingono la folla di forza dentro il treno. Non riuscivo a credere ai miei occhi quando ho visto perfino delle vecchiette venir spinte di peso dai piccoli impiegati coi guanti neri. Sono rimasto altrettanto sorpreso quando ho visto che il mio enorme bagaglio è stato accettato senza batter ciglio, ed in men che non si dica mi sono trovato su un vagone zeppo di gente diretto verso la costa. Un’ora dopo, il mio fotografo Björn ed io siamo arrivati alla piccola città di Kamakura, dove Toshi, windsurfista locale, ci stava già aspettando in macchina. Con un sorriso in faccia ci si avvicina e mi dice: “Hai portato la 3.7?”. Una volta in acqua ho capito il perchè! Ero davvero al limite della sovrainvelatura e abbiamo davvero surfato fino allo svenimento, distruggendo i set di un albero che entravano in baia. Lo scenario poi era mozzafiato, proprio ai piedi del monte Fujiyama, la montagna più alta del Giappone. Le mezze calzette avrebbero parecchi problemi con queste condizioni. A causa della forte corrente, era fondamentale nuotare 81


velocemente e con forza per risalire sulla tavola dopo ogni wipeout. Alla fine però, dopo un wipe out enorme, il mio rig s’è incastrato nel reef e l’enorme massa d’acqua ha letteralmente brutalizzato il mio unico albero – ma alla fine doveva succedere prima o poi. La mia session quindi finisce qui.

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UN POTENZIALE POCO CONOSCIUTO Guardando dalla costa verso il mare, la visuale delle onde mi ha fatto capire che il Giappone è seriamente sottostimato come destinazione wave. Le cause potrebbero essere svariate come la lontananza da ogni altro paese “windsurfistico”, il fatto che tutti

costi un occhio della testa o semplicemente perchè non si conosce minimamente il potenziale della zona. Le previsioni e report del vento però dicono tutt’altro, con vento e condizioni davvero hardcore per almeno il 50% del periodo invernale. Il livello richiesto per poter surfare queste onde è estremamente alto e tra i local ci sono anche svariati kamikaze che continuano a far surf anche dopo averti centrato in pieno. Lo spot più famoso, Omeazaki, è la nostra prossima destinazione. La piccola cittadina situata a circa 300 km a sud di Tokyo, è il posto più sicuro in Giappone in termini di vento. Hisa Ishii, uno dei migliori rider locali, si è offerto di farci da guida. Come previsto, le sue primissime parole sono state: “In questa zona ci sono venti nucleari, spero davvero che abbiate portato la 3.7!”. Abbiamo fatto davvero delle ottime uscite in questa zona e tutti si sono dimostrati molto accoglienti ed amichevoli, secondo la tradizione giapponese. Hanno anche cercato di farci entrare un po’ nella cultura e mentalità giapponese e quindi abbiamo anche visitato i templi, mangiato pesce crudo e cominciato ad esplorare la tradizione degli Onsen (bagno nelle sorgenti termali). Onsen ha un ruolo molto importante nel lifestyle giapponese, in particolare in termini di rilassamento dopo il lavoro.


Sport e cultura in Giappone si integrano alla perfezione.

Ti devi strofinare e lavare con cura con un piccolo asciugamano e restar seduto in un bacino d’acqua calda per svariati minuti. Dopo il tutto ci si sente come un bambino appena nato.

RIFLESSIONI Il mio soggiorno in Giappone ha allargato la mia mentalità sotto molteplici aspetti. Quando i giapponesi si dedicano a qualcosa, lo fanno con la più totale ambizione e devozione, indipendentemente dall’esito finale. Sono estremamente gentili, cooperativi e di larghe vedute, ma sempre nel rispetto delle loro tradizioni. Il giorno del mio ritorno ho avuto l’ennesima riprova della loro gentilezza quando lo staff aeroportuale mi ha detto che avrei dovuto pagare il mio materiale. Quando gli ho chiesto demoralizzato il prezzo, con un sorriso in faccia e tranquillità mi hanno detto che avrei dovuto pagare 500¤ per una singola tavola – prezzo che ho pagato in pieno dopo un’accesa ma educata discussione. Per concludere, c’è ancora una sola cosa da dire, cioè che vale sempre la pena di esplorare nuove destinazioni facendosi coraggio e sconfiggendo le avversità per scoprire nuovi orizzonti – un principio che noi surfisti non dovremmo dimenticare mai. 83



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TECNICA Metti la boa nell’obiettivo, comincia a poggiare ed inizia la curva alla massima velocità, tieni sempre il peso in avanti e all’interno della curva per mantenere la planata, appena la prua è nella nuova mure, cambia deciso entrambi i piedi e allo stesso tempo apri la vela e lasciala strambare.

LE VARIE FASI L’inizio della strambata slalom è sempre eseguito solo alla massima velocità e ben soprainvelati (più si è invelati più bisogna poggiare ed abbassare la

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vela per scaricarla dal vento e riuscire a strambare!); quindi si poggia decisi, il bordo sottovento della tavola morde bene l’acqua ed è proprio qui che si scalerebbero due marce in moto prima della piega in curva... ma visto che non siamo in una pista, il nostro equivalente in acqua con il windsurf significa peso al centro della curva e bene avanzato. La presa sul boma si allarga e si cazza decisi la vela con la mano posteriore sul boma (peso sempre avanti, imperativo per uscire veloci!). Allo stesso tempo si fa pressione sul boma verso il basso per dare stabilità e per non far saltellare la

tavola. Inizia la piega. Si sfrutta l’inerzia e la velocità d’entrata per effettuare una curva fluida ed efficace. Questo è il momento cruciale della salom jibe! Chiudere troppo la strambata qui vorrebbe dire piantarsi. Per evitarlo i piedi sono al centro della tavola, il peso è ancora centrale, tutto è bilanciato, la vela da una parte e il corpo dall’altro. Per aiutare la rotazione della vela conviene afferrare l’albero in basso con una mano e con l’altra si va a cercare il boma. Si deve far correre la tavola e non chiudere bruscamente la curva per mantenere la planata! In questa fase i talloni


caricano il peso sul bordo interno della curva e danno la direzione alla tavola in uscita, le ginocchia sono ben piegate (hai presente il back side nel surf?). Se si avverte una diminuzione della velocità al cambio di mure, due o tre pompate energiche saranno sufficienti a riprendere la planata e tornare in assetto nel nuovo bordo verso nuove... slalom jibe!

TIPS • Vietato andare piano! La curva si inizia alla massima velocità e bene invelati.

• Iniziare la curva al lasco se si ha una buona traiettoria in boa. • Cercare di non far saltellare la tavola nelle “buche” create dal vento o dalla scia dei tuoi avversari. I piedi mordono il bordo con pressione ben dosata e controllata. • Dividere la slalom jibe in tre fasi: 1. Entrata, massima velocità poggiando 2. Metà della curva, strambata della vela e avanzare il peso in avanti 3. Nella nuova mura non chiudere la curva per non perdere la planata e ritornare in assetto.

ERRORI CLASSICI • Se quando inizi la curva la poppa perde aderenza la pinna è troppo piccola. • Se appena strambato la tavola si impenna e ti sei piantato, il peso era troppo dietro oppure hai chiuso troppo la traiettoria in uscita dalla curva. • Se la vela ti cade addosso appena la strambi, hai chiuso troppo la curva o hai anticipato troppo la strambata della vela. • Se perdi velocità già a metà curva, non hai abbastanza superficie velica. Usa una vela più grande!

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INTRO La disciplina del Freestyle sta progredendo rapidamente, le nuove manovre non vengono solo più svelate all’inizio della stagione di World Cup, ormai mensilmente i Top Freestyler se ne escono con una nuova manovra oppure con una variazione inedita. Una delle ultime invenzioni è la manovra chiamata Skupo. Il giovane danese Davy Scheffers, PWA Rookie 2009, ha inventato una Kono into Flaka, idea venuta fuori osservando Kiri Thode mentre si esercitava in una manovra simile durante l’ultima WorldCup di Lanzarote. In poche parole la Skupo è una Kono seguita da una Flaka, quindi una manovra sopravento abbinata ad una sottovento, tanto per 88

complicare un po’ le cose. Prima di tutto, se volete provare questa nuova manovra, non dovete aver nessun problema nella Kono normale e nella Air Flaka.

INIZIO Naviga in Switch Stance e proiettati in una Duck Sail per arrivare nella posizione sottovento alla vela. Con la mano posteriore vicina al corpo inizia a carvare con la tavola sopravento per lo stacco cercando di mantenere il peso del corpo in avanti prima di dare l’impulso alla tavola e alla vela per uscire fuori dall’acqua come per la normale rotazione della Kono. Ricordati che mentre spingi con la mano

posteriore per caricare la vela di vento e per aiutarti a salire alto, devi spostare il rig in avanti e il più possibile nel vento. Slancia il corpo nell’aria il più avanti che puoi rispetto al nose della tavola per permettere la rotazione della stessa attraverso il vento.

PARTE CRITICA Per una normale Kono a questo punto dovresti cercare di avere più vento possibile nella vela e ruotando maggiormente il tuo corpo nel senso della rotazione. Per la Skupo, non appena l’albero ha attraversato il vento, devi iniziare con la rotazione della Flaka, quindi una rotazione sottovento. Per


questo motivo devi lasciare l’albero il più possibile sul nose della tavola e cercare di riposizionare la vela controvento e di ruotare il tuo corpo in senso contrario alla rotazione della Kono. Se riesci a spostare il peso del tuo corpo in avanti rispetto al centro della tavola abbastanza velocemente la rotazione della Flaka si dovrebbe innescare automaticamente.

CONCLUSIONE Quello che accade adesso dovresti conoscerlo abbastanza bene in quanto del tutto identico ad una normale Flaka. Mantieni la posizione della vela proiettata in avanti, la mano posteriore vicina al

corpo, ruota le tue spalle verso la parte finale della rotazione prima di lasciare la mano anteriore dal boma aiutando la bugna della vela ad attraversare il vento e… sorridi!

CONSIGLI Maggiore sarà la tua velocità, più facile sarà l’esecuzione della manovra e salirai più alto, in questo modo avrai più tempo a disposizione per la parte cruciale della manovra. Quando inizi la Kono con il peso del corpo troppo in dietro rispetto alla vela, sarà impossibile riposizionarti correttamente in avanti nella fase aerea per innescare la rotazione della Flaka. 89


Tonky Frans, uno dei super eroi locali, presto aprirĂ a Bonaire il suo windsurf center Gaastra-F2.

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Gigi Madeddu ci porta a scoprire l’isola di Bonaire.

Bonarie è una piccola isola che fa parte dell’arcipelago delle Antille Olandesi, molto frequentata sia da turisti americani che nord europei e per questo abbastanza costosa rispetto ai paesi del centro america o dell’arcipelago caraibico. Per quanto riguarda il volo, la soluzione più economica e semplice è quella di viaggiare con la compagnia olandese KLM via Amsterdam: il biglietto costa abbastanza ma, prenotando per tempo, si riesce a trovarlo intorno ai 1000 ¤. Il vantaggio di viaggiare con questa compagnia è il costo del trasporto della sacca windsurf. Prenotando infatti, in agenzia o tramite il call center, entro i 32 kg si pagano 40¤ per il bagaglio sportivo e in più si ha la possibilità di imbarcare un altro bagaglio in stiva del peso massimo di 25 kg. Risolto il problema del biglietto, Francesco, grazie alla precedente esperienza, trova una casetta tramite un agenzia turistica ad un prezzo ragionevole rispetto alle classiche cifre richieste e, per 900 NAF al mese, circa 400¤, riesce a trovare la sistemazione per tutto il periodo del soggiorno a Bonaire. La data di partenza è fissata per il 14 dicembre con rientro in Italia il 15 marzo, periodo, secondo le statistiche, abbastanza ventoso nell’arcipelago caraibico. Bonaire, infatti, è un posto ideale, dove il vento non manca, ma non è mai fortissimo, dai 18 ai 24 nodi, con punte di quasi 30 nelle migliori giornate, ma molto spesso anche sotto i 16, quando costringe chiunque ad usare grosse vele per non perdere la giornata. Finalmente arriva il giorno della partenza, compagna del mio lungo viaggio sarà la mia ragazza Corinne. Dopo due giorni di viaggio finalmente arriviamo al Flamingo Airport di Bonaire. Ritirati i bagagli ci avviamo all’uscita dove ci attende Francesco che è accompagnato da una faccia a me familiare… Taty Frans!!! Sistemati i bagagli, dopo qualche ora di riposo, Taty passa a prenderci e ci avviamo al tanto sognato spot:

Sorobon. All’arrivo in spiaggia rimango esterrefatto dalla bellezza di questo piccolo paradiso caraibico. Paesaggio stupendo, acqua turchese, una piscina direi, con palme, spiaggia bianca, 30 gradi e vento da 4.5 pieno. Francesco e io non esitiamo un secondo; registriamo il mio materiale al rimessaggio e ci buttiamo subito in acqua per la sessione mattutina. La laguna si divide in quattro zone principali, adatte ad ogni livello windsurfistico, dal principiante al freerider, dallo slalom al freestyle più estremo. Di fronte alle due scuole dello spot il vento arriva da mare, qui l’acqua è sempre bassa e si tocca fino ad arrivare al reef che divide la laguna dal mare aperto. La giornata vola via in un batter d'occhio e stanchi morti torniamo a casa per darci una rinfrescata e programmare il resto della vacanza. La prima cosa fondamentale è organizzarsi per arrivare allo spot. Sorobon dista infatti circa 15 km dalla cittadina di Kralendijk, dove noi abbiamo il nostro alloggio. Con grande serenità Francesco mi dice che lui non ha bisogno della macchina, dato che per andare al mare fa l’autostop tutti i giorni. La cosa mi sembra alquanto strana, ogni giorno per tre mesi avere la fortuna che qualcuno ti porti fino al mare mi sembra un po’ surreale, ma Francesco mi tranquillizza dicendo che la popolazione locale è molto ospitale e qui è normale dare passaggi. Così infatti sarà. Per tre mesi non avremo bisogno della macchina né per andare al mare né per andare a fare la spesa, o per muoverci in città. Facendo autostop tutti i giorni inoltre si riesce davvero ad immergersi nella vita locale e a conoscere persone di ogni tipo. La cosa che più mi ha stupito dei ragazzi locali è la loro semplicità e disponibilità. Kiri Thode, Taty e Tonky Frans sono 3 ragazzi che hanno portato alla ribalta mondiale l’isola di Bonarie, facendola conoscere al mondo grazie alle loro performance in acqua e alla loro affermazione nel PWA. Anche il solo spirito e la semplicità di questi 3

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Taty Frans, fratello di Tonky, anche grazie ai suoi successi nel PWA che il nome di Bonaire è ora sulla bocca di tutti.

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ragazzi ti invogliano a fare windsurf; sono i primi ad incitarti in acqua, a correggerti se sbagli e ad esultare per una tua manovra chiusa!

e balli locali che danno colore a questo scorcio di paradiso. Rincon, invece, è più all'interno, molto più piccola e poco frequentata dai turisti.

Nelle giornate con poco vento visitiamo la bellissima isola. Bonaire, infatti, è uno dei centri per il diving di importanza mondiale; è possibile, munendosi di una mappa, andare a fare snorkeling in siti davvero bellissimi e molto suggestivi. Si trovano pesci di ogni colore e forma, delfini, e le tartarughe non mancano mai durante una bella nuotata vicino al reef. Sul lato nord dell'isola abbiamo il piacere di visitare il parco nazionale “Washington Park” dove è possibile ammirare un’infinità di iguana, animale locale molto tipico e anche i bellissimi fenicotteri rosa, i flamingo.

La popolazione locale è composta da un misto tra olandesi e nativi delle Antille Olandesi che comunque riescono a convivere abbastanza serenamente. Stupisce tantissimo lo stile americano "Gangsta" che i veri local hanno copiato dagli USA. Macchine con vetri oscurati, turbo bost e stereo a palla non mancano mai. Per non parlare poi della musica Rap sempre al massimo volume. Non è raro sentire sgommate di ogni tipo, provenire da moto o macchine preparate. Gli stessi windsurfer pro sono appassionatissimi di motori e molto spesso li si vede smanettare con le loro auto o i loro quad super preparati.

Sull’isola sono presenti due cittadine, ovvero Kralendik, la principale, e Rincon, per un totale di circa 14.000 abitanti. Durante la nostra permanenza riusciamo a visitare entrambe le città. La prima è più grande, si trova sul lato ovest dell’isola e si affaccia sul mare. Ha un piccolo porto dove settimanalmente fanno tappa le navi da crociera caraibiche. In queste giornate il lungomare si popola di bancarelle, feste

La notte Boneriana, invece, si ravviva principalmente nel fine settimana. Il venerdì e il sabato l’“Havana” e il “City Caffè”, che si trovano sul bellissimo lungomare, sono i locali di punta per feste e serate fino all’alba. Come tutte le cose belle però prima o poi anche il mio soggiorno a Bonaire doveva finire. Dopo 3 mesi

di windsurf, feste, autostop e relax, sono abbastanza contento di tornare nella mia splendida Sardegna.

SPOT GUIDE BONAIRE È una piccola isola che fa parte dell’arcipelago delle Antille Olandesi che comprendono anche Curacao e Aruba. E’ diventata famosa grazie ai suoi bellissimi centri diving e alla costanza con cui l’aliseo soffia nella stagione invernale. È una ex colonia olandese che veniva sfruttata per la produzione del sale di altissima qualità. VOLO La cosa più semplice è prenotare con KLM, anche tramite internet sul sito www.klm.com. Se prenotate online, ricordate di chiamare il call center per segnalare la sacca. Vi consiglio di farvi mandare una e-mail di conferma per il bagaglio sportivo. ALLOGGIO Dipende da che disponibilità economica avete, è possibile trovare sistemazioni più o meno lussuose, ce n’è per tutte le tasche. Se volete relax e comodità la sistemazione ideale è vicino allo spot presso il


Acqua piatta, calda e un vento medio sui 20 nodi, il posto ideale per una vacanza in tutto relax!

Kontiki Beach Club, www.kontikibonaire.com. In caso cerchiate una sistemazione più economica potete rivolgervi come abbiamo fatto noi ad un’agenzia immobiliare, noi vi consigliamo Harbourtown, www.harbourtownbonaire.com. Oppure Sun Belt sul sito www.sunbeltbonaire.com AUTO Se volete stare comodi avrete bisogno dell’auto, o di uno scooter. Tramite le agenzie o i resort in loco è possibile avere agevolazioni per il noleggio. Le cifre variano dai 40 ai 50 dollari al giorno per un’auto, mentre uno scooter si aggira intorno ai 30 dollari al giorno. È comunque possibile avere qualche sconto per il noleggio settimanale. MONETA La moneta locale è il Guillder o “Fiorino delle antille olandesi”, al cambio 1¤ vale circa 2,50 NAF. È possibile pagare anche in dollari ovunque andiate ma è consigliata la moneta locale. Nella città di Kralendjk ci sono diversi punti bancomat dove è possibile prelevare in dollari o in guillder, inoltre nel centro del paese ci sono due banche dove si possono cambiare i soldi in cash locale, (ricordate di portare il passaporto per cambiare i soldi). SANITA’ Non sono richieste particolari vaccinazioni, a Bonaire è presente un ospedale utile per un primo soccorso, ricordatevi che è a pagamento e se avete bisogno, un controllo costa 200 NAF a prescindere da cosa abbiate. È perciò consigliata come sempre un’assicurazione medica privata da stipulare prima della partenza. L’acqua del rubinetto è potabile, noi abbiamo sempre bevuto quella e non abbiamo avuto nessun problema.

Francesco Todeschi, in Grubby, compagno di viaggio di Gigi.

LINGUA La lingua locale è il Papiamento, un misto tra spagnolo, portoghese, inglese, francese, olandese con influenze africane. L’olandese rimane comunque la lingua predominante. Ma non vi preoccupate, con l’inglese ci si fa capire facilmente ovunque. WINDSURF Lo spot principale è Sorobon con la sua laguna dall’aspetto di una piscina. Sopravvento, raggiungibile di bolina c’è Lac dove è possibile saltare mure a sinistra con onde da un metro e mezzo in su in un punto dove il reef è aperto. Ma se avete la macchina è possibile uscire anche in altri punti dell’isola quali Red Slave, dove è possibile fare un po’ di Wave mure a sinistra side on shore e surf da onda. Salt Pier, una laguna affianco alle saline, ha l’acqua super flat.

Burner One Hand per Gigi, tre mesi di allenamento a Bonaire e i risultati si vedono.

SCUOLE DI WINDSURF A Sorobon ci sono due scuole molto ben organizzate dove è possibile lasciare il materiale in rimessaggio oppure, in caso andiate senza la vostra attrezzatura, è possibile noleggiare. La prima che si incontra è

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Kiri Thode, cugino dei fratelli Frans, anche lui local di Bonaire.

Jibe City. Provvista di bar e servizio sdraio, è fornita di materiali JP-Gaastra. Il rimessaggio costa 5 dollari al giorno. Per informazioni più dettagliate potete visitare il sito www.jibecity.com . The Place è la seconda scuola che si incontra sulla spiaggia di Sorobon. Questa e fornita di materiali Hot Sails, Starboard, RRD. Anche qui è possibile noleggiare, prendere lezioni e lasciare il materiale in rimessaggio (sempre 5 $ al giorno). È inoltre possibile connettersi gratuitamente ad internet. Per info più dettagliate: www.bonairewindsurfplace.com Dalla prossima stagione, inoltre, un nuovo centro windsurf aprirà i battenti con materiali F2-Gaastra. La scuola sarà di proprietà del mitico Tonky Frans, uno dei più forti freestyler del pianeta e super local di Bonaire. TASSE In qualsiasi posto andiate a mangiare, o fare la spesa, ricordate che il conto finale avrà una piccola percentuale extra. Si tratta di una tassa di circa il 3% che viene applicata agli alimenti.

DA NON PERDERE • Tutti i siti per lo snorkeling sono segnalati da boe gialle. Qui potrete sicuramente ammirare qualcosa di particolare, pesci di ogni tipo e coralli mozzafiato. • Bonaire Washington Park: il parco nazionale dell’isola. L’ingesso costa 10 dollari ma vale davvero la pena visitarlo. Potrete vedere flora e fauna locale davvero incredibili e fermarvi a fare il bagno in spiagge isolate. • Le saline: Bonarie è famosa per le sue saline e per l’eccelsa qualità del sale prodotto… vi sembrerà di vedere delle montagne di neve. • Klain Bonaire: è una piccolissima isola che si trova di fronte al lungomare della cittadina di Kralendjk. È possibile raggiungerla solo in barca facendo un’escursione. Qui avrete la possibilità di fare il bagno con i delfini e visitare un posto incontaminato. • In caso vogliate fare una “vacanza nella vacanza”, per la cifra di 80¤ circa è possibile acquistare un biglietto aereo per visitare Curacao, un’altra isola delle Antille Olandesi. La distanza è circa 15 minuti di volo. La “piscina” di Sorobon, il principale spot di Bonaire.

FORECAST Le previsioni si possono controllare su www.windguru.com cercando le Antille Olandesi, località Bonaire, Spot Sorobon. Su www.windfinder.com bisogna invece cliccare su North America, Caribbean, Bonaire, Lac Bay. Quando segnano da 16 nodi in su le planate sono assicurate. AIRPORT TAX All’uscita dal paese ricordatevi di non andare a mani vuote all’aeroporto. Dopo il check in, infatti, dovrete pagare una tassa di uscita da Bonaire di 60 NAF, circa 25 euro. 94






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