Funboard 128

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PERIODICO MENSILE ITALIA 6,00€

BELGIUM 9,00€ • DEUTSCHELAND 11,00€ • ESPAÑA 14,50€ • FRANCE 13,00€ • ÖSTERREICH 8,50€ • PORTUGAL (CONT) 8,50€ • CANTON TICINO 24,00 chf • SVIZZERA 14,50 chf

Poste Italiane Spa - sped. in abb. post. - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27.02.2004, n° 46) - art. 1 - comma 1 - DCB Milano




“Energized Twin Power”.

PPho hooto: t Da Darrrre r ll Won W g

Photo: A.De Maria/Canon®

The WaveTwin Limited Edition are the same shape of all the boards 2009, thanks to the fact that it was a great success throughout the whole world, and to the fact that having three wave boards lines this year in collection allowed us to have a complete range of boards with a single, twin and tri-fin set up. The most complete range of wave boards in the market today.

www.robertoriccidesigns.com · info@robertoriccidesigns.com


Volume Vol ume m 66 66Lts Lts t

9 ltd 90

8 ltdd 82

7 ltdd 74

6 ltdd 66

9 ltd 99 ltd

Vol o ume 74 7 Lts

Vol o ume 82 82Lts Lts

Volume Vol um ume m 90 90Lts 0Lts

Volume Vol Vo olume um me 99 99Lts Lt Lts

Sizee 23 Siz 232x52 232 x52.5 .5cm .5 5cm

Sizee 233 Siz 233x55 23 x55 x55cm 5 cm 55 m

SSizze 2234 34x57 x5 .55cm m

Sizee 23 Siz 2355x60 x60cm cm

Si e 225 Siz 2 x62 x622cm x6 x62cm m

LS 15 1 ,5 GG--1 -10 -0 Fin in 2010 2010 MFC CNC N

FC LS 166 GG 10 10 Fin 20 2010 10 MFC CNCC

C LS 16 16,5 ,5 G-1 G- 0 Fin 20 Fin 2010 10 MFC 10 CNC N

M LS LS17 117 GG 10 F 20 Fin 2010 1 MFC 10 CN CNC

MF LSS 177 GG-10 10 10 Finn 2010 Fi 2010 MFC CNC

Fin in bo boxx US R ·SS 3.2-4 R·S 3 2-4. 3.2 47

Fin bo b x US R·S·S R·S ·S 3.7 3.7-5 3.7-5. -5. 5.3

Fin bo boxx USS R·S·S R·S ·SS 4.22-5. 58

Fin in bo boxx US US R ·S 44.777-6. R·S -6. 6.33

Fin bo Fin boxx US US R·S·S R·S ·S 5.0 5 -6. -6 5



ANNO XVI - NUMERO 128 FEBBRAIO/MARZO 2010

L’inverno 2009/2010 rimarrà nella mente di molti per l’alto numero di mareggiate che si sono abbattute sulla North Shore di Maui, permettendo ad uno degli spot più famosi del pianeta per il big wave riding di lavorare con estrema regolarità! Brawzinho ci fa vedere che da ex-campione del mondo di freestyle se la cava decisamente bene anche con i mostri di Jaws!

DIRETTORE RESPONSABILE Cristiano Zanni • cristiano@jmag.it REDATTORE CAPO Fabio Calò • fabio@hipow.com ART DIRECTOR Gianpaolo Ragno

ragno@hipow.com RIDER

GRAFICA E DTP Carlo Alfieri • carloa@hipow.com

MOVE

Marcillo “Brawzinho” Browne | Big Wave Riding |

PLACE

Maui, Jaws Eric Aeder

FOTO DI

IN REDAZIONE Marco Melloni • marcom@hipow.com Katiuscia de Letteriis • adv@jmag.it FOTOGRAFO SENIOR Raffaello Bastiani

raffaellob@hipow.com

INOLTRE HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO

testi: Manu Bouvet, Fabio Calò, John Carter, Karim Cirillo, Valentina Crugnola, Sylvain Demercastel, Tatiana Howard, Federico LaCroce, Massimo Mannucci, Mattia Pedrani, Matt Pritchard, Emiliano Ridolfini, Benjamin Thouard. immagini: Cataldo Albano, Erik Aeder, Franck Berthuot, John Carter, Rudy Castorina, Sylvain Demercastel, Nicoletta Gurioli, Maxime Hoyvet, Francesca LaCroce, Valerio Pedrani, Patrik Pollak, Kevin Pritchard, Emiliano Ridolfini, Sebastien Staub, Benjamin Thouard.

EDITORE E PUBBLICITÀ Johnsons Media srl via Valparaiso 4 - 20144 Milano - tel +39.02.43990087 fax +39.02.48022901 - info@hipow.com - www.johnsonsmedia.it AMMINISTRATORE DELEGATO Cristiano Zanni • cristianoz@hipow.com RESPONSABILE DIFFUSIONE Piero Monico • pierom@hipow.com SERVIZI GENERALI Luisa Pagano • luisap@hipow.com DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ITALIA A&G Marco - Via De Amicis 53 - 20123 Milano. DISTRIBUTORE ESCLUSIVO PER L’ESTERO Johnsons International News Italia - via Valparaiso 4 - Milano SERVIZIO ABBONAMENTI E ARRETRATI ITALIA & ESTERO ACME ITALIA - Via Portuense 1555 Isola N/47 - 00148 Roma tel +39 0665000808 - fax +39 0665000367 www.subacme.com - subscriptions@subacme.com MODALITA' DI PAGAMENTO C/C postale n°. 89636328 Intestato a: ACME Italia srl - Acme Italia, via Portuense, 1555 Isola N/47 - 00148 Roma - Bonifico Bancario intestato a ACME Italia srl - Banca Sella Ag.14 c/c 052843274590 Abi 03268 Cab 03214 - Iban IT 18 V 03268 03214 052843274590 SWIFT SELBIT2BXXX - Carta di Credito tramite Tel +39 06 65000808 - Fax + 39 06 65000367 e-mail: subscriptions@subacme.com

Ragazzi che inverno! Sono passati talmente tanti mesi dalla mia ultima uscita in windsurf, a causa delle conseguenze di una caduta in motocross, che sinceramente ho il timore di non ricordarmi più come si prenda il boma in mano. Speriamo che anche per me valga il detto: “È come andare in bici, non ci si dimentica mai!”. È così difficile rimanere fuori dall’acqua ma anche da tutto il contorno che implica questo fantastico mondo del windsurf che non vedo l’ora di tornare! Ad ogni modo ho cercato di seguire i consigli di Matt Pritchard, trovando delle valide alternative e lavorando duro in palestra. Così sto facendo e vi posso assicurare che il tempo in questo modo sta passando velocemente, Matt aveva proprio ragione! Ma torniamo a noi… Nel mio editoriale sul numero precedente vi annunciavo la rinascita del sito funboardmag.com. A distanza di un mese iniziano ad arrivare i primi risultati e il numero di visitatori è in continua crescita. Stanno nascendo però anche dei “conflitti di interesse”, infatti come noterete tra poco, sfogliando le pagine di questo numero, la sezione Fast News è stata notevolmente ridimensionata. Questa è una prima conseguenza del sito, in quanto le news per essere davvero fast avranno il naturale collocamento sul web, lasciando lo spazio sulla rivista per altri tipi di articoli e approfondimenti. Questo non è per dare meno importanza alle news ma per garantire la loro reale natura, informare rapidamente, cosa che con la mensilità o bi-mensilità della rivista risulta essere più difficile. Speriamo quindi in questo modo di darvi ancora una volta un servizio migliore! Ma le novità non sono finite e con soddisfazione vi annuncio la nascita della nostra nuova rivista dedicata al mondo del SUP in seguito alle richieste e al recente successo della rubrica presentata nei numeri precedenti. Rivista autonoma ma veicolata su Funboard al suo debutto sarà distribuita capillarmente anche grazie all’apporto fondamentale dello storico magazine. Un nuovo progetto e un’avventura inedita, con grandi motivazioni e nuove sfide ad attenderci; abbiamo una gran voglia di lanciarci anima e corpo, senza esitazioni. Certo è anche una scelta dettata dalle tendenze del mercato, un settore in cui i più importanti brand del windsurf e non solo stanno investendo energie e risorse, stanno nascendo nuovi marchi e noi di Funboard siamo pienamente convinti che il SUP, oltre ad essere un movimento in espansione, porterà di riflesso linfa vitale anche al nostro amato windsurf! Noi ci dedicheremo con passione anche a questa nuova rivista come abbiamo sempre fatto con Funboard, dandogli il nostro stile, raccontandovi nuove ed entusiasmanti storie e cercando di farvi scoprire questo nuovo modo di interagire con l’acqua, soprattutto cercando di trasmettere l’estrema immediatezza di questo sport anche a chi non ha mai avuto l’occasione di prendere una tavola da surf in mano. Chiunque può provare e magari, se non lo sa ancora, capirà cosa può trasmettere il mare e diventerà uno di noi! Il nome di questa nuova pubblicazione è SUPTIME!

Fabio I-720

>ECCETERA PREZZO DI UNA COPIA IN ITALIA euro 6,00 ABBONAMENTO ANNUALE ITALIA (8 NUMERI) euro 38,00

PERIODICITÀ mensile: febbraio/marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto/settembre, ottobre/ novembre, dicembre/gennaio

STAMPA Alfaprint - via Bellini 24 Busto Arsizio (VA)

ISSN 1124-0261 registrazione Tribunale di Milano n.5 del 14.01.1995 ROC - Registro Operatori di Comunicazione - 1234

Funboard è una testata della casa editrice JOHNSONS MEDIA, che pubblica anche gli annuari Surfing (surf, windsurf, kite), Snowb (snowboard) e le riviste Surf Latino (surf), Kite Magazine Stance (kite) Entry (snowboard), 4Skiers (sci freestyle) 6:00AM (skateboard), GirLand (femminile), e MainSail (vela).

Nessuna parte di Funboard può essere riprodotta in alcun modo senza la preventiva autorizzazione di Johnsons Media. Testi, disegni e immagini non saranno restituiti se non espressamente richiesti. L’editore è a disposizione degli aventi diritto nei casi in cui, nonostante le ricerche, non sia stato possibile raggiungere il detentore del diritto di riproduzione di eventuali testi e immagini. L’editore e gli autori non potranno in alcun caso essere ritenuti responsabili per incidenti o conseguenti danni che derivino o siano causati dall’utilizzo improprio informazioni contenute in questa rivista. Poste Italiane Spa - Sped. Abb. Post. - D.L. 353/2003 (conv. L. 27.02.2004, n.46), art.1, comma 1, DCB Milano.

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Come promesso vi proponiamo l’esposimetro nazionale 2009 con la classifica finale dei rider italiani più fotografati in questa stagione. Il sistema di conteggio dei punti lo potete trovare sul numero 119 di Funboard (o semplicemente cliccate su ISSUE ARCHIVES del nostro sito funboardmag.com e sfogliatevi virtualmente il numero in questione). Abbiamo tabulato per un anno intero le riviste FUNBOARD, WINDSURF ITALIA e WIND NEWS catalogando ogni singola foto dei rider italiani. Riassumendo in breve le regole: - Tutti i rider italiani vengono “schedati” e ricevono un punteggio per ogni foto pubblicata o per ogni pagina a loro dedicata. Nel conteggio sono incluse le pagine pubblicitarie. - Ogni rivista viene tabulata pagina per pagina assegnando un punteggio per ogni foto pubblicata al rider e, dai risultati ottenuti, si realizzano delle rank e dei grafici che traducono visivamente i risultati. - Il sistema di punteggio prevede: copertina/3punti; pagine interne/1punto; foto piccole o pagine condivise da più rider/da 0.25 a 0.5. Il rider più attivo, che ha dato in questo modo maggiore visibilità ai suoi sponsor, è stato Mattia Pedrani. Mattia è stato presente sulle riviste a 360° con report di gare, sequenze didattiche, interviste, test materiali e come testimonial di alcune pagine pubblicitarie di Simmer. In seconda posizione troviamo un rinato Cesare Cantagalli che facendosi portavoce di due marchi italiani con cui collabora direttamente (Challenger Sails e 99 Custom

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Boards) è stato più volte presente sulle pagine pubblicitarie di questi marchi ed ha anche scalato la classifica con alcune sequenze didattiche dedicate al wave. In terza posizione troviamo Raimondo Gasperini che supera in volata finale il suo eterno rivale Andrea Rosati. Dalla parte di Raimondo sicuramente la sovraesposizione della pagina pubblicitaria Pat Love con la sua foto in action, non dimentichiamoci anche un paio di servizi “tosti” modello “spot guide” ed una doppia pagina sull’annuario Surfing. Andrea Rosati invece può vantare nel 2009 una copertina su Funboard ed altre due copertine “condivise” (Windsurf Italia e Surfing). Nella Top Ten troviamo anche Robert Hofmann, sempre molto visibile su Windsurf Italia, Francisco Porcella, sempre costante su tutte le riviste, Federico LaCroce, con un finale d’anno in crescita esponenziale, Nicola Spadea, presente ovunque, Valter Scotto e Fabio Calò. Per l’esposimetro 2010 adotteremo una modifica: moltiplicando il risultato finale per il coefficiente della quantità totale del numero delle riviste su cui è uscito il rider. Per fare un esempio semplice: Andrea Baldini, in 13° posizione, grazie al suo successo nello Speed ha ottenuto un’ottima e ampia copertura sulle riviste di fine anno, ma solo su un paio di numeri; Nicola Spadea, in 8° posizione invece, è stato presente con regolarità su tutte le riviste nell’arco dell’intero anno. Secondo noi la regolarità della presenza del rider sulle riviste va premiata. Per questo motivo il prossimo anno aggiungeremo questo coefficiente

01. MATTIA PEDRANI 34,55 02. CESARE CANTAGALLI 28,45 03. RAIMONDO GASPERINI 23,30 04. ANDREA ROSATI 21,20 05. FABIO CALO' 20,35 06. ROBERT HOFMANN 20,20 07. FRANCISCO PORCELLA 16,75 08. NICOLA SPADEA 15,75 09. FEDERICO LA CROCE 14,90 10. VALTER SCOTTO 10,30 11. MASSIMO MANNUCCI 9,50 12. EZIO PAPALIA 9,40 13. ANDREA BALDINI 9,30 14. VITTORIO MAZZOCCA 8,85 15. CARLO ROTELLI 7,20 16. IVAN ZECCA 7,05 17. GIANNI VALDAMBRINI 6,80 18. STEFANO LORIOLI 6,50 19. MARCO REVEL 5,80 20. NICHOLAS SLIJK 5,50 21. ALBERTO MENEGATTI 5,00 22. ANDREA MARIOTTI 4,75 23. JOHN BENAMATI 4,30 24. FRANCESCO PRATI 3,75 25. MATTIA FABRIZI 3,70 26. ANDREA CUCCHI 3,60 27. VALENTINA CRUGNOLA 3,40 28. MATTEO IACHINO 3,40 29. VITTORIO MARCELLI 3,00 30. ROBERTO DA COSTA 2,90 31. GIANMARIO PISCHEDDA 2,80 32. ANDREA FRANCHINI 2,65 33. MARCO BEGALLI 2,40 34. GABRIELE VARRUCCIU 2,20 35. MASSIMO RE 2,15 36. PIETRO ALBANO 2,10 37. GIGI LE CARRO' 2,05 38. MALTE REUSCHER 2,05



WELCOME EMMA

Il nostro amico e collaboratore Federico LaCroce con Nicoletta ci hanno annunciato con immenso piacere la nascita della loro bellissima bambina Emma, nata a Milano il 13 gennaio 2010 alle ore 19.15 con uno “shape” di tutto rispetto: 4,04 kg x 51 cm! Speriamo solo che la piccola Emma prenda lo stile di LaCroce ma la bellezza di sua mamma, scherzi a parte congratulazione a tutti e tre dalla redazione di Funboard.

IL NUOVO MODO DI SURFARE CON “CONTACT” 2010. IL NUOVO BOMA CON SHOCK ABSORBER BY TECNO LIMITS

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Sin dalla nascita di questo meraviglioso sport il boma ha subito negli anni molteplici modifiche atte a migliorarne l’uso ovvero agevolare il suo montaggio sull’albero (maniglia con attacco rapido), aumentare la sua rigidità (con l’impiego di fibre di carbonio nei tubi) e innumerevoli modifiche alla geometria dei tubi ma sostanzialmente è rimasto immutato il suo concetto basilare. Ovvero il boma, in generale, concettualmente è costituito da un tubo piegato ad U dove nella zona di curva della “U” viene fissata la maniglia con lo scopo di agganciare rigidamente l’albero e dalla parte opposta viene infilato un terminale regolabile per fissare la bugna della vela. Completamente smontabile. Prima di tutto per il nuovo Contact è stato notevolmente ridotto il disassamento tra asse tubi e centro albero. Questo comporta in termini di uso una grande precisione e sensibilità dovuto al diretto innesto delle 2 ganasce del boma sull’albero. La grande sensazione che ne deriva può essere paragonata ad una conduzione che si può esprimere come avere “l’albero tra le mani”. Questo tipo di fissaggio avrebbe controindicazioni in termini di confort se non venisse sopportato da un ammortizzatore interno che interviene costantemente liberando le nostre braccia da stress e colpi. La “surfata” con il Contact diventa fluida, docile, precisa, reattiva e si potrà prolungare, in quanto non affatica, le nostre uscite. Inoltre il boma wave non peserà nemmeno 2 kg, un traguardo impensabile e lungamente atteso! Inoltre, da non sottovalutare, il rig rimane stabile perchè è l’ammortizzatore che lavora costantemente e non stressa le nostre braccia. Ne viene facilitata la surfata in condizioni wave anche radicali, l’atterraggio da un salto non fa scappare il boma dalle mani. Con lo slalom il rig dotato di questo sistema “Shock Absorber”, permette di sviluppare maggiore velocità. Da non sottovalutare l’effetto visione libera perchè è assente la sporgenza anteriore della maniglia rispetto all’albero. Sempre a causa del minore ingombro sulla zona anteriore del boma ne consegue di velocizzare il cambio di mura. Il boma è completamente smontabile senza attrezzi per cui, quando necessita, occuperà

meno spazio rispetto a un boma tradizionale. La sua modularità è completa in quanto, se necessario, sarà possibile sostituire qualsiasi componente a ricambio (tubi, componenti maniglia, ammortizzatore, terminale) e questo peserà meno sia sulle tasche dei possessori che sull’impatto ambientale, creando nel futuro il minimo possibile di smaltimento rifiuti. Il progetto nasce da una collaborazione, tra un esperto surfista tecnico, Efisio Atzeni, un esperto progettista specializzato nel campo della ricerca e sviluppo consolidata per 40 anni in grosse Aziende affermate e surfista Giovanni Alcedo, già ai primi mesi del 2007, e la Tecnolimits di Massimo Ravasio. È stato necessario testare molteplici prototipi con lo scopo di arrivare a centrare l’obiettivo prefisso. Di pari passo si passava dalla progettazione alla verifica dei componenti con analisi FEA alla verifica in acqua. Il tutto volto a garantire i risultati e la resistenza dei suoi componenti. Nel 2008 fu depositata la domanda di brevetto della maniglia e del meccanismo inerente lo “Shock Absorber”. Da sottolineare che il progetto è stato sviluppato completamente con l’ausilio di programma CAD modellatore tridimensionale e tutti i componenti verificati con le Analisi ad Elementi Finiti (FEA). Il tutto completamente verificato da oltre 2 anni di test intensivi da parte di vari atleti e varie specialità in modo da evidenziare e convalidare i pregi ipotizzati. È stata determinante e fruttuosa la collaborazione intrapresa con Tecnolimits Srl con lo scopo di industrializzare e commercializzare il prodotto incorporando tutte le positività in termini di esperienza raccolte da una azienda avente una pluriennale capacità specifica nel settore. Concludiamo con l’affermare che la caratteristica principale, al di là di tutte le parole, e dell’espressione comune da parte di tutti gli atleti che lo hanno testato, è che si tratta di un boma abbastanza diverso che trasforma in senso piacevole la surfata e che difficilmente se ne può fare a meno: provare per credere. Foto e dettagli tecnici presto su funboardmag.com

FRANCESCO PRATI PASSA A RRD

BACK AGAIN!

Francesco Prati (ITA-10), nostro collaboratore per la rubrica 2fast, entra a far parte del team RRD per la stagione 2010. Userà i nuovi slalom X-FIRE 2010. Francesco: “Sono molto contento di entrare nel team RRD, appena ho provato gli XFire non ho avuto alcun dubbio, se già nel 2009 erano delle tavole velocissime, quest’anno hanno veramente superato tutti i limiti, non hanno rivali. Sono le tavole più performanti che abbia mai provato, e non vedo l’ora di dimostrarlo.”

Mikel Slijk titolare del negozio di surf SHAKA a Torbole torna in Conca d’Oro con la sua nuova scuola si surf dopo una pausa di 7 anni. In previsione una Shaka Bump con le Star e tante novità! Per informazione e prenotazioni potete contattare la mail: info@shaka.it. Su funboardmag.com vi terremo aggiornati sui prossimi sviluppi.

Francesco Prati

Mikel Slijk


99/69

Francisco Porcella. © Rudy Castorina

Eccovi la ricercata combinazione dei numeri vincenti! “Affiancato al nr. velico I-69 c’è oggi un nuovo logo sulla penna della sua vela, e un’ancor più, una nuova tavola sotto i suoi piedi!”. Un giovane personaggio dal look e carattere tipicamente mediterraneo, con valide potenzialità e capacità di esprimersi ad alti livelli in tutte quelle discipline legate al boardriding. È grazie al suo innato feeling con le onde che oggi lo troviamo, a soli 23 anni e privo di limiti, con o senza vela, a surfare montagne d’acqua tra Jaws e Teahupo, o ad estremizzare ogni manovra con stile e radicalità tra gli spot più ambiti del globo. Stiamo parlando di Francisco Porcella (I69) e della sua neonata collaborazione con l’emergente board-brand 99NoveNove in un’accoppiata “tutta italiana” che dimostra un’energica crescita del marchio a livello internazionale. Insieme produrranno i nuovi gioielli del waverding, contrassegnati da quel sigillo di garanzia da sempre riconosciuto quale è il “made in Italy”. È una storia affascinante! Quella di un cambio generazionale tutto italiano, dove quel ragazzino surfista di ieri (I-99 Cesare Cantagalli, oggi coaudiuvato dall’amico-top-shaper Gianni Valdambrini nel progetto 99-NoveNove), trasferisce le proprie esperienze e maturità surfistiche, mentre quel bambino di allora di nome Francisco Porcella crescendo diventa una star italiana del wave riding internazionale…“Ripensando a quel bimbo che all’età di 6 anni aggrappato alle mie ginocchia provava i brividi delle prime planate, e vedere oggi il nostro marchio rappresentato da quel “Francisco”, oramai riconosciuto atleta di fama internazionale, è per noi motivo di estrema soddisfazione”. Cesare Cantagalli. “Il fatto che abbia deciso di appoggiarsi alla nostra azienda (ACME/99 design), considerando la nostra esperienza negli shape, il supporto a favore di una sua crescita d’immagine, sposando la nostra filosofia nel mondo del boardriding, è decisamente un grosso stimolo per entrambi”. Gianni Valdambrini. Un connubio d’energia ed estrema potenzialità. Una sinergia tra immagine-prodotto-azione-esperienza che Cantagalli, Valdambrini e Porcella potranno, insieme, esprimere e generare tramite un solo logo. Welcome to 99 NoveNove Francisco! ACME srl via I.Nievo 10/I - 59100 Prato (PO). Italy - tel:0574 870224 - info@99customboards.com - www.99customboards.com

GAS FIN

Dopo anni di studio e di ricerca, nel settembre 2009 nasce un nuovo marchio nel settore windsurf “Gas Fins”- azienda impegnata nella produzione di pinne custom; l’obiettivo è creare e realizzare prodotti d’eccellenza contraddistinti da uno sguardo multidisciplinare e dall’unione di competenze tecniche diverse. Le pinne - realizzate nei laboratori di Roma e fresate a controllo numerico dopo una prima progettazione 3D vengono testate con innovativi plug in di fluidodinamica e attraverso severe verifiche di funzionalità, direttamente in acqua; infine sono scrupolosamente passate in produzione. La recente e preziosa partecipazione del noto campione italiano Andrea Rosati, ha dato vita alla prossima collezione: sulla scia del nuovo trend hawaiiano delle pinne ellittiche, Gas Fins ha messo a punto la linea Mega ed Elix, ora disponibile per sbalordire tutti coloro che vogliano veramente provare un nuovo modo di fare windsurf, oltre ad Andrea collaborano ai test e allo sviluppo i rider Nicola Spadea, Alessio Angeli e Claudio Marzeddu. Per info www.gasfins.it. Prove e riflessioni a breve su www.funboardmag.com


NON SOLO MUTE Windcather drysuit 3L. L’unica muta stagna costruita interamente in Cordura accoppiato in tre strati per garantire il massimo della resistenza ad un’ottima traspirabilità alla sudorazione. Un prodotto studiato per chi pratica sport acquatici (windsurf, kite catamarano, etc) ed esige una totale libertà di movimento anche nelle manovre più radicali. Le mute sono interamente prodotte nel laboratorio aziendale di Lecco fornito anche di un efficientissimo laboratorio di assistenza. Anche per quest’anno è confermato Mattia Pedrani come testimonial e tester con il giovanissimo Matteo Romeo che già hanno dato una mano nella scorsa stagione per migliorare ancora di più l’efficienza della muta. Novità di quest’anno (dopo due stagioni di test) le nuove morbidissime cerniere tizip. Le cuciture sono fatte a mano e termosaldate a caldo con macchinari professionali in grado di assicurare un’ottima tenuta. Anche le guarnizioni sono applicate a caldo per una tenuta sempre ottimale. Il modello è rinforzato in cordura 500 nei punti più soggetti all’abrasione e rottura è presenta un taglio ottimizzato per consentire un’alta mobilità nei movimenti. La muta è dotata di collo, polsini e caviglie in lattice con la possibilità di montare anche i calzari, protezione antivento per il collo e protezione paraspruzzi per le caviglie e polsi, bande riflettenti 3M ad alta visibilità di sicurezza su tutta la muta. Nel nostro laboratorio vengono prodotti anche sottomuta tecnici ed altri capi tecnici per chi pratica sport acquatici. Distribuito da: Non Solo Mute, tel. 03411840338; web www.nonsolomute.com; e-mail info@nonsolomute.com

VOTA LA FOTO ECSTASY

Dopo due mesi di collaborazione tra Funboard e windsurfmag.it la votazione è terminata e le foto per le prossime Ecstasy sono state scelte da voi. Il primo posto se lo aggiudica Simone Grezzi con un bellissimo Ponch sulle onde del “biancone” durante l’ultima edizione della Shaka Bump&Jump di Torbole, Lago di Garda. La foto la potete trovare sull’Ecstasy di questo numero di Funboard. Il secondo posto (la foto verrà pubblicata sul prossimo numero) va invece ad Alessandro Finessi in arte Cresta, local trapiantato di Porto Pollo, nella sua “classica” manovra: Cheese Roll su acqua piatta. Se andate a Porto Pollo e vedete un ragazzone che si arrotola sulla vela e ne esce perfettamente in piedi

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questo è il Cresta con il suo immancabile cavallo di battaglia! Fabio Calò ringrazia tutti coloro che lo hanno votato ma rinuncia al primo posto. Inoltre tra quelli che hanno votato e lasciato la propria e-mail, come da regolamento, sono stati estratti due abbonamenti gratuiti a Funboard per un anno, i fortunati vincitori sono: - Fabio Varesano - Claudio Nicoletti Ringraziamo windsurfmag.it per la collaborazione ed ovviamente anche il fotografo, Cataldo Albano per le 36 foto del concorso.


STINTINO CONTEST, IL VENTO TRA LE MANI

Dal 3 al 5 aprile la Pelosa diventerà un “surf spot” di primo piano, con atleti di windsurf e kitesurf a darsi battaglia nelle acque dello splendido mare del golfo dell’Asinara. SASSARI 30 gennaio 2010. Il vento, il mare, le onde tra splendidi paesaggi circondati da una natura ancora incontaminata saranno gli ingredienti del primo “Stintino Contest” che si svolgerà nel periodo di Pasqua dal 3 al 5 aprile 2010 a Stintino. Nello stupendo paesaggio della Pelosa di Stintino, che per l’occasione diventerà un “surf spot” di primo piano, il windsurf e il kitesurf saranno gli sport protagonisti di un evento che, in Sardegna, si preannuncia tra i più interessanti nel panorama delle manifestazioni sportive primaverili. Un grande “raduno” in grado di catalizzare professionisti e amatori ma che vuole coinvolgere anche la famiglia e consentire a tutti di godere di questa splendida località. A seconda delle condizioni meteo, nel golfo dell’Asinara gli atleti di windsurf e kitesurf si affronteranno in prove di long distance, ins & out, freestyle e wave. A fare gli onori di casa ci penseranno Roberto Tavazzi per il windsurf e Antonio Egris per il kitesurf. La manifestazione in programma a Stintino sarà anche l’occasione per le aziende produttrici e distributrici di materiali per il windsurf e il kitesurf di far conoscere e testare gli ultimi prodotti disponibili sul mercato. L’evento Stintino Contest sarà presentato ufficialmente dal 18 al 21 febbraio a Milano, in occasione della Bit 2010 presso dello stand del Comune di Stintino. Per info news e proposte di soggiorno: www.mec3.sardegna.it/stintinocontest; telefono ufficio 079.234965. Per maggiori info www.funboardmag.com.

SURF SEGNANA

La nuova stagione è alle porte ed il centro SurfSegnana, Torbole sul Lago di Garda, sta preparandosi ad accogliere i prossimi clienti. Tante le novità per il 2010, ad iniziare dalle nuovissime tavole Fanatic abbinate ai fantastici rig della North Sails. Corsi windsurf per tutti i livelli e gusti, con lezioni individuali o di gruppo. Anche quest’anno saranno garantiti corsi e noleggi per il kite con le attrezzature RRD. Transfer con i shuttle bus by SurfSegnana per raggiungere i centri migliori rispetto alle condizioni del vento. Vantaggiose offerte con i pacchetti Blue Week e Blue Week-End in convenzione con i migliori alberghi della zona. In più canoa, bike e catamarano, insomma se volete vivere al meglio ed in assoluta tranquillità tutto ciò che il Lago di Garda possa offrire contattate la segreteria del SurfSegnana e prenotate la vostra vacanza attiva. Tel: 0464.50 5963 (3 linee); e-mail - info@surfsegnana.it, web - www.surfsegnana.it


ANDREA BALDINI VOLA TRE NODI SOPRA IL CIELO Il “Principe” Andrea Baldini è il nuovo Campione Europeo di Speed 2009. Ha ottenuto questo risultato utilizzando vele e boma italiani, cosa che rende la sua vittoria ancora più prestigiosa per il made in Italy. Conosciamo un po’ meglio questo ragazzone che con passione e dedizione è riuscito a coronare il suo sogno. INTERVISTA RACCOLTA DA Karim Cirillo

Andrea Baldini. © Masters of Speed

Ho sentito che con Bjorn vi siete parlati durante la gara, che vi siete detti? Ero totalmente euforico, avevo volato a 42,6 nodi con più di 40 sulla run e con la 7.0! Verso fine gara, il vento ormai era sceso, camminando in acqua con Bjorn gli chiedo quanto avesse fatto (avevamo i GPS con due velocità: media su 2 secondi e media su 23secondi: circa 50 e 500metri) lui mi dice 36 (in inglese) ed io gli chiedo 46? No 36-37 (sulla run chiaramente) risponde. A questo punto lo guardo serio e basito e gli chiedo se avesse avuto problemi o non avesse preso delle buone raffiche ma lui risponde sicuro, con la fierezza che lo contraddistingue: “Certo che ho avuto delle buone raffiche”. A questo punto si avvicina, mi da il cinque e con un sorriso dal grande Campione che è mi dice: “Bravo Principe sei andato veloce!”. Ecco questa è stata un’emozione forte!!! Quindi alla fine tu 40,4kts e il Terminator 37, come è stata la run? Una vocina mi ha detto che nell’outside avrei potuto tentare senza rischiare di morire (schiantandomi) e quindi ho chiuso tutto... E si vede che sono stato in grado di controllare la situazione (non come a Karpathos che sono riuscito a far esplodere pure il trapezio!!!). Sento che ho migliorato la tecnica di sopravvivenza!!! Comunque pure a Karpathos sei andato forte vero? Si soprattutto nella prima gara dove ho fatto 44,13 sui 2 secondi e ho cominciato ad accusare la fatica. Venivo da due mesi di riposo forzato: frattura delle cartilagini sterno-costole per una caduta in bici (DH) il 23 maggio. La gara cominciava il 26 luglio. Ora capisco quando dici che il Fato non rema contro... Però tu non fai proprio una vita conservativa? Ma si... Abbastanza!

Prima di tutto complimenti! Hai realizzato il sogno di molti. Una vittoria così importante davanti al più grande windsurfista di sempre. Come ci si sente? Ci si sente d’incanto! Quando il meccanismo gira alla perfezione e senza intoppi (ed il Fato non rema contro) e sei in grado di esprimere il 110% è una sensazione meravigliosa!

Ci dai qualche dritta per andare veloci? Ci provo… Comincerei con la scelta del materiale che è fondamentale in relazione alla condizione: intensità e costanza del vento, condizioni dell’acqua, angolo del vento, lunghezza della run. Un esempio può semplificare: - Vento 25-30 nodi al traverso (90°): tavola sui 44cm, pinna 24cm, vela 6.0 non Il Principe vola a 44,13 nodi! © Patrik Pollak

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© Pierre Bisson/gsyphoto.com

troppo cazzata sotto e non troppo lasca di bugna, cime del trapezio 28, track 135cm e 5-7 kg nel weight jacket. - Vento 25-30 nodi al lasco/gran lasco (140°): tavola 44cm, pinna 25cm, vela 7.1 ben cazzata sotto e bella lasca di bugna, cime del trapezio 32, track 130cm e 0-3 kg di zavorra. Se l’acqua fosse molto choppata opterei per una tavola più grande che da più sicurezza (50-54cm). Se è molto rafficato: niente pesi! Altra cosa importante è la posizione: bisogna stare belli dritti con le braccia distese e sentirsi fieri come gli antichi cavalieri, questo aiuta la posizione! Non bisogna lottare col vento, ma nemmeno fargli prendere il sopravvento (scusate il gioco di parole), essere decisi e sicuri e quando sembra che ci si sta per sorprendere... È lì che una buona dose di fermezza tramuta la forza del vento in velocità e un attimo dopo tutto diventa più facile: si va più veloci del vento ed è lui a sentire la nostra furia; non noi la sua!!! Ma a volte si cade? Si ma spesso per colpa nostra! Quando si cade ci si fa male. Ho sentito che in Namibia 2007 ti sei rotto malamente una costola. Eri andato a salvare un concorrente “non proprio liceale” vero? Che storia. Eravamo appena arrivati dopo tre giorni di viaggio, appena il tempo di mangiare e dormire poche ore, per alzarci presto e preparare l’attrezzatura sull’isola dove si fa Speed, quando si decide di fare un fun race. Il vento era leggero: 15-20 nodi. Entro col Falcon 80 e la 7 metri, faccio due run rilassato sui 34kts e sono tra i primi 10, mi sento in forma. Esco per bere ed il vento aumenta fino a 40 nodi di traverso. Prendo la 5.0 ed il 44 custom e rientro determinato. Come parto di bolina vedo una cosa gialla tipo una boa a 300 mt da riva (in Namibia si sta sempre entro i 100 mt e il run tra 0 e 15 mt dalla riva), mi accorgo che si trattava di un caschetto e vado a vedere. Era un simpatico signore di 60 anni svedese che si era voluto cimentare nella gara. Il grosso problema era che a differenza dei nostri mari, lì più vai a largo meno vento c’è... C’erano 15 nodi, lui poi aveva paura degli squali (come dargli torto), non potevo trainarlo a causa dell’attrezzatura che mi ritrovavo e non mi rimaneva altro che nuotare 100mt prima di riprendere il vento... In 15 minuti arrivo a terra, avverto il gommone di salvataggio che in 2 minuti riporta il malcapitato a riva. Così riparto e vedo Patrik Dietehlm passare a oltre 42kts e penso: “Ok manca pochissimo alla fine e voglio fare almeno un run”. Come passo la boa dei 100mt al via, bandiera rossa e gara finita (per 2 maledetti secondi). Faccio lo stesso il run con la 5 a stecca, volando!!! A fine run per la stanchezza (10 minuti di nuoto con pesi e attrezzatura, 100 prove di partenze dall’acqua, stress ecc!!!) e per il nervoso, invece di rallentare in modo consueto mi lascio cadere in acqua e mi sono bloccato senza rimbalzare e l’impatto è stato “brutale”, come disse poi David

White che mi ha visto da dietro. Rimango senza fiato e se non fossero arrivati i soccorsi in 10 secondi (ero a 20 metri da riva davanti alla giuria) rischiavo di affogare! Sento che mi sono rotto le costole. Come purtroppo si vedrà poi dalle lastre fatte a fine competizione, la nona costola aveva due fratture, una scomposta ed una composta. Ciò nonostante ho portato a termine tutte le nove prove dei sette giorni seguenti, anche se faceva male, soprattutto nella partenza dall’acqua col ventone, terminando purtroppo solo 35° su 45 con 37kts di run (un abisso dietro i 42 e più di Albeau, Dunkerbeck, Finian e Patrik). Una delle poche parole di conforto nei primi giorni di gara l’ho avuta da Finian: “Per favore Prince non rientrare più in acqua, non ti posso vedere soffrire così, non siamo mica nel medioevo... Se ti buchi un polmone qui dove ti fai curare? Riposati che poi tra due mesi al canale ti prenderai le tue rivincite!”. Se gli avessi dato retta avrei avuto una convalescenza più corta e meno dolorosa! Il giorno seguente vado nell’unico laboratorio medico nell’arco di chilometri e le lastre purtroppo mi confermano quello che temevo: frattura scomposta ecc. E poi sei andato al canale? Si ma non ho fatto niente di buono. Non ho mai avuto una run decente. Però ho visto Antoine fare il record. È stato emozionante! Sembra che Dungarvan sia stata una sorta di rivincita? A Dungarvan ha girato tutto in modo giusto, l’attrezzatura era perfetta, mi sentivo bene fisicamente e di testa e l’atmosfera tra i concorrenti era corroborante! Più che una rivincita ho raggiunto un obiettivo che dentro di me sentivo di poter sognare… Ma tra i sogni e la realtà ce ne passa, e qui sono andato al di là dei sogni!!! Una cosa bellissima poi sono stati i tantissimi messaggi ricevuti da un po’ tutto il mondo del racing (via Facebook, sms, telefono). Non erano i soliti complimenti, mi hanno davvero toccato il cuore! È meraviglioso avere il privilegio di poter condividere un’emozione così grande! Quali sono i tuoi obiettivi per il 2010? Alcune gare del World Tour, i mondiali in estate e soprattutto il Canale in autunno! Stiamo studiando insieme con la Challenger Sails, Al360, Anders Bringdal e Chris Locwood i giusti materiali per abbattere questo famoso muro dei 50 nodi col windsurf! Mi Auguro che Pascal Maka e Christophe Simian (organizzatori del Masters of Speed) possano brindare a questo grande obiettivo entro la primavera del 2011!!! E non si sa mai che qualcosa di italiano sarà lì nell’Olimpo dei grandi! Sarebbe meraviglioso! Sarà meraviglioso!!! Un saluto affettuoso a tutti i lettori di Funboard e Vai Col Vento! 23


GENNAIO 2010

What’s happening in Maui? Dal punto di vista del vento il nostro corrispondente Matt Pritchard ci informa che non è successo proprio nulla, anzi è stata una delle peggiori stagioni degli ultimi anni. Ma dal punto di vista delle onde il discorso cambia radicalmente, infatti sono state tantissime le giornate buone per il surf e per il SUP e Jaws è tornato a lavorare come nei migliori anni. Francisco Porcella non si è perso una mareggiata e stanno circolando delle foto da urlo del nostro migliore esponente italiano per il big waveriding. Tutte le aziende hanno giocato le proprie carte nel surfmercato e possiamo vedere due comportamenti diametralmente opposti: da una parte i colossi di Neil Pryde e North Sails che hanno drasticamente ridotto il numero dei loro team rider; mentre dall’altra parte marchi come RRD, Severne, Vandal e Gaastra hanno messo a segno colpi importanti accaparrandosi molti big name. In particolar modo sembra che Gaastra, di cui Matt Pritchard è team manager, abbia aperto i rubinetti investendo su molti nuovi team rider, come Finian Maynard e i giovani talenti Steven Van Broeckhoven e Sarah-Quita Offringa. Ai posteri l’ardua sentenza.

TESTO DI Matt Pritchard Bhè, nell’ultimo periodo ci sono stati un sacco di turisti che sono arrivati qui e mi hanno chiesto cosa stesse succedendo? Abbiamo appena passato uno degli inverni con meno vento degli ultimi vent’anni! La buona notizia è che le onde non sono mancate, il surf è stato davvero da paura, ha pompato praticamente ogni giorno e ci sono un sacco di persone che ne sono state molto contente. Jaws ha rotto con regolarità circa una volta ogni due settimane e tutti ne hanno approfittato! Dopo tre anni senza che succedesse un granchè, la giostra ha ricominciato a girare. Dire che ci fosse un bel po’ di gente è riduttivo, ma va bene così. Il pubblico è anche in costante aumento e non vedono l’ora di piazzarsi sull’orlo del burrone a guardare i rider sfidare la forza dell’oceano, con onde da 15 e più metri. Per quanto riguarda il windsurf, ha fatto davvero pena. Ogni tanto entra un po’ di vento per qualche perturbazione di passaggio, ma niente di chè. Devi essere pronto ad agire in ogni momento altrimenti rischi di restare a mani vuote! A parte la mancanza quasi totale di vento, il tempo è stato perfetto: sole, cielo pulito, acqua cristallina e blu... La vita è bella. Per il “surfmercato”, ci sono stati un sacco di cambiamenti di sponsor in questo ultimo periodo. Sicuramente le maggiori novità riguarda Starboard/Severne, che hanno acquistato le gemelle Moreno! Penso sia un ottimo affare per tutte le

parti! John Skye è passato ad RRD anche per le vele e sembra voglia spingere. Gaastra ha reclutato un sacco di nuovi atleti: Finian Maynard sì è unito al Team di Racing e sarà letale con le nuove Vapor tra le mani. Il campione Europeo, Steven Van Broeckhoven, ha rinforzato il già portentoso team di freestyle. La Steven Van Broeckhoven, Campione Europeo Freestyle, campionessa del mondo femminile PWA, è il nuovo acquisto di Gaastra. Sarah-Quita Offringa continuerà a lasciare il segno in Tour con Gaastra. Phil Horrocks, direttamente dall’Inghilterra, userà a sua volta le nuove Gaastra Manic per il 2010 ed oltre. Sembra che Neil Pryde abbia deciso di stringere la cinghia ancora una volta ed ora terrà solamente i suoi star rider... Anche North Sails ha ridimensionato il suo team, probabilmente a causa dell’attuale situazione economica disastrosa. Le vele Vandal stanno cominciando ad attirare attenzione a livello mondiale. Dopo aver vinto la tappa finale di PWA Wave a Sylt, il marchio sta spingendo parecchio, sull’onda di parecchi review positivi. È sempre bello vedere qualcosa fuori dal normale. Non riesco a dirvi se vi siano o meno un sacco di pro in zona, a causa della totale assenza di vento... Ho visto Kauli l’altro giorno e so che anche John Skye è qui, tutti aspettano con ansia un po’ d’azione. Per altre informazioni ed updates giornalieri, controllate www.pritchardwindsurfing.com per aver le ultime news dal paradiso!



© birdseyeviewphotograph

INTERVISTA A LAURE TREBOUX Dove sei cresciuta? Sono cresciuta in Svizzera a Lausanne. Come hai scoperto il windsurf? Sul lago di Lausanne? Si, ho visto volare sull’acqua alcuni windsurf durante un giorno particolarmente ventoso a casa. Mi sembrò sorprendente, mi entusiasmai a tal punto da voler assolutamente imparare. Ricordo con precisione l’istante preciso di quel momento e credo non lo cancellerò per il resto della mia vita. Come sei arrivata ad essere una professionista di questo sport? Viaggiare per il mondo e fare windsurf nei luoghi più belli è sempre stato un sogno. Diventare una professionista è avvenuto lentamente quasi da solo. Lavoravo sodo per guadagnare soldi e poter partire per far windsurf. Poco alla volta facevo progressi, un po’ di gente mi vide e disse che potevo provare a fare qualche gara. Così ho provato con ottimi risultati sin dall’inizio. È in quel momento che gli sponsor hanno iniziato a supportarmi. Hai dovuto affrontare grossi ostacoli perseguendo il tuo sogno? Immagino il tipico stile di vita svizzero sia diverso da quello che segui ora! Si certo, non è facile dire agli altri che vuoi partire per fare windsurf appena terminato il liceo… Ma l’unica cosa che desideravo era essere in acqua ed essere felice, e quando ho qualcosa di preciso nella mente e difficile dissuadermi per farmi cambiare idea. È così che mi buttai a capofitto. Ero davvero contenta di darmi da fare per poter andare in acqua. Lavorare come istruttrice mi piaceva molto e mi piace tutt’ora, quindi insegnare e poi partire per qualche viaggio e poi 26


Laure Treboux in Australia. © birdseyeviewphotograph

tornare era perfetto. Il divenire professionista è stata una conseguenza, sono stata anche fortunata, ho “avuto un bonus” e da allora le cose sono andate sempre meglio! Le onde, sono state la passione sin dai tuoi esordi? Si, sono sempre stata affascinata dalle onde, leggevo giornali di surf ancora prima di essere mai salita su una tavola, e guardavo video di wave con le mie compagne ancor prima di imparare a strambare! La prima volta che sono uscita tra le onde è stato in Australia, durante il mio primo grande viaggio… E lo amate da subito. Mi ricordo di te alla prima apparizione in Tour, eri impressionante: pareva che essere in competizione non ti stressasse per niente! Era davvero così? Haha, no per niente! Le gare sono il mio peggior nemico, non mi sono mai piaciute. Nonostante io sia migliorata nei risultati, più faccio gare più è peggio

con lo stress, che aumenta sempre di più tanto da bloccarmi e dimezzare la mia resa rispetto quello che faccio normalmente. So che trascorri molto del tuo tempo in Australia, è un buon posto per migliorare in wave o sono quasi solo spot troppo radicali? La costa ovest Australiana è per me il miglior posto per fare wave! Amo tutto di questi luoghi. Le onde sono favolose e ce ne sono di tutti i tipi e per tutti i livelli: da morbide e facili a grandi e potenti! C’è tutto lì! Sino ad ora qual è il posto più bello che hai surfato? Gnaraloo. Cosa significano per te le onde? Tutto! La mia vita è basata sul mondo marino e ciò che lo circonda. Appena comincio a surfare un’onda il mondo si ferma. Non c’è più niente attorno a me. © birdseyeviewphotograph

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Bottom a sinistra e Aerial a destra per Laure. © Sebastien Staub

Quando navigo normalmente la mia mente è occupata da diversi pensieri, ma non appena sono su un’ onda è tutto, siamo solo l’onda ed io, nient’altro. Se ne prendo una bene è a dir poco entusiastico! Una buona giornata di wavesailing è semplicemente il meglio, difficile da descrivere. Di cosa non potresti fare a meno? La mia famiglia, i miei amici, Simon, il mare e la musica. Tra gli altri compagni in Tour, qualcuno in particolare rappresenta molto per te? Un po’ di loro sono ora parte dei miei amici. Navigo e viaggio molto con loro, sia in Australia che in altri posti. C’è qualcosa che rimpiangi pensando alle decisioni intraprese sino ad ora? No, sono così felice delle decisione prese fino ad ora, nessun rimpianto! Cerco sempre di fare del mio meglio per ciò che credo sia giusto, anche se a volte è difficile. In questo modo non c’è spazio per rimpianti e la vita va meglio. Sono grata a tutti coloro che mi hanno appoggiata e supportata. Non sarei mai arrivata qui senza tutti voi. Qual è l’ostacolo più difficile che hai dovuto superare? Rimanere a lungo lontana dalla mia famiglia e gli amici più cari, specialmente durante le gare che sono per me tanto dure. Qualche consiglio per aspiranti waver? Quale potrebbe essere secondo te il primo passo per entrare in confidenza con le onde? Cominciare con onde piccole. Ci sono molti spot wave facili, perfetti per un approccio con il waveriding. È bene imparare a saltare e surfare senza “spaccarsi” in caso di cadute. Allora si può poi cominciare ad uscire con onde più grandi in modo da prendere sempre più confidenza. Potete divertirvi tantissimo anche con onde piccole! Non è necessario andare a Margaret River come prima uscita! Qualche sogno nel cassetto? Si, tanti nella mia lista…

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Surf o windsurfing: entrambi. Freestyle o wave: Wave se posso scegliere. Ma amo il Freestyle se non ci sono onde! Mure a sinistra o mure a destra: mure a sinistra. Tavola e vela preferite: la mia piccola Fanatic Twin e 4.2 Ego. Cibo preferito: Sushi e Pizza. Un must per il tuo ragazzo: essere perfetto… Haha! Musica preferita: Hip hop e reggae. Libro preferito: Prisoner or birth, di Jeffrey Archer. Film preferito: Ghost Dog. Lingua preferita: italiano. Rider preferito: Jaegger Stone. Hobby: Surf, snowboard, wakeboard, cucinare, leggere.



Quando l’ho conosciuto credevo fosse uno dei tanti Campioni che si incontrano alle manifestazioni sportive, uno dei talenti naturali che passano 10 mesi l’anno in Sud Africa o a Maui, uno di quelli ai quali riesce tutto facile. Lo studiavo e pensavo “Cavolo...come fa? Come fa ad essere sempre così in forma?”. Poi ho iniziato ad uscire insieme a lui al Naloo, il circolo vicino Roma dove grazie ad un termichello primavera\estate da 16-17 nodi è possibile uscire quasi tutti i giorni, e ho iniziato a scoprire il segreto del suo successo. Dietro lo stato di grazia del 44enne Marco Begalli (3 figli, 1a moglie, 1 cane 3 gatti, un lavoro come Ag.di Commercio) non c’è solo lui. Marco è infatti la parte visibile del lavoro di un team che ha schedulato e proceduralizzato la magica formula per l’eterna giovinezza e, quello che faremo nei prossimi mesi, è cercare di farvi vedere che è possibile e si può... Mantenersi in forma si può! Poi starà a voi provarci (per me è stato così lo scorso anno) o continuare a scivolare inesorabilmente verso la vostra vecchiaia fisica. Il Real Power inizierà oggi con l’art. scritto dalla d.ssa Ilaria Pugliesi, da 6 anni la sua Nutrizionista. Ilaria ci parlerà del percorso affrontato e di come Marco si prepara alle gare. Nei prossimi mesi incontreremo Giuseppe Pugliese, Preparatore Atletico, ed il suo Fisioterapista per poi farci raccontare direttamente da Marco con che spirito bisogna scendere in acqua. Marco Begalli quest’anno ha vinto: • Campionato Formula Overall e Master • Italian Slalom Tour Overall e Master • Coppa Italia di Formula • Campionato italiano Slalom Master e Vicecmpione Overall

Marco Begalli 30

Questi numeri e la preziosa collaborazione con Funboard hanno un obiettivo: sviluppare in noi la consapevolezza delle nostre potenzialità e mostrarci come non ci sono limiti di età per essere i Numeri Uno! Il Real Power è un progetto che ha come scopo quello di condividere le informazioni e i dati di 20 anni di PWA e di titoli vinti al solo unico fine di trasmettere la voglia ed il metodo attraverso il quale è possibile star bene, rimanere sempre in forma e restare il più possibile in acqua divertendosi!


Parallelamente seguiremo la stagione agonistica di Marco Begalli che quest’anno sarà veramente densa di appuntamenti: 7 tappe di PWA, campionato mondiale di Formula (Argentina), campionato Italiano di Formula e Slalom, campionato turco, campionato greco, Grand Prix di Fortaleza, Italian Slaolm Tour, tutti gli appuntamenti Windsurfistici di rilievo in Italia e una traversata che è in fase di realizzazione. Da adesso rinizia la primavera ed è tempo di riprenderci dalle fatiche e dalle abbuffate dell’inverno... Buon Real Power a tutti voi!

ALIMENTAZIONE E SALUTE D.SSA ILARIA PUGLIESI Un esempio di ciò che si può ottenere con uno stile di vita sano è rappresentato dai risultati sportivi ottenuti da Marco Begalli negli ultimi anni. Marco è un atleta tecnicamente di alto livello, abituato alla competizione ed è riuscito a migliorare le proprie performance grazie al perfezionamento della sua alimentazione e dei suoi allenamenti. Il regime alimentare di Marco è stato personalizzato in base alle sue esigenze sportive ed agli obiettivi che ci siamo posti. Il primo passo è stato quello di ridurre la sua percentuale di grasso corporeo, pari al 17%, percentuale troppo elevata per un professionista. Nel periodo di tempo che ci siamo prefissati, siamo riusciti a scendere ad un livello del 3%, il tutto grazie ad un’alimentazione più equilibrata (nelle percentuali e nella giornata) e bilanciata (in base al metabolismo basale dell’atleta). Innanzi tutto Marco si è sottoposto ad alcune analisi specifiche che gli hanno permesso di conoscere la percentuale della propria massa grassa (BIA) ed il proprio metabolismo basale (K4). In base agli esiti dei suddetti esami è stato possibile elaborare un programma alimentare personalizzato. È importante sottolineare, però, che avere uno stile di vita sano non è importante solo per i grandi atleti ma per tutti gli individui. Un’alimentazione sana (nella qualità dei cibi oltre che nella quantità) e un’attività fisica regolare permettono di mantenere un peso corporeo nella norma e di evitare malattie “alimentari” come il diabete, la statosi epatica (grasso nel fegato) e le placche di colesterolo (che sono la causa di infarto ed ictus). Logicamente, se in un atleta di alto livello si riduce il peso della massa grassa, la prestazione sportiva sarà sicuramente migliore: un soggetto più leggero, infatti, riesce ad essere più veloce ed atletico, in poche parole è “in forma”.

Ma come è possibile raggiungere questo risultato con una corretta alimentazione? Chiunque abbia seguito una dieta ipocalorica sa benissimo che ai primi risultati iniziali, in cui si perde peso abbastanza velocemente, fa seguito un periodo nel quale è sempre più faticoso dimagrire. Dopo qualche settimana, la perdita di peso tende addirittura ad arrestarsi. Esiste infatti una differenza tra il concetto di “dimagrire”, ovvero perdere massa grassa, ed il concetto più generale di “perdere peso”, senza cioè ulteriormente indagare sull’origine della perdita del peso. Il nostro peso corporeo è costituito da: • Ossa; • Organi interni (cuore, fegato, milza ecc.); • Muscoli; • Acqua; • Grasso; • Glicogeno muscolare; • Contenuto dello stomaco e dell’intestino. Se la massa ossea e quella degli organi in condizioni di salute normali non variano in breve tempo, la variazione di peso a breve temine dipende principalmente da come variano i liquidi corporei, il glicogeno muscolare, il contenuto dell’intestino, i muscoli ed il grasso corporeo. Se il nostro desiderio è quello di dimagrire, allora dobbiamo perdere peso solo attraverso una riduzione di grasso. Tuttavia, non possiamo impedire che gli altri parametri subiscano variazioni: per valutare correttamente il dato fornito dalla bilancia è, quindi, importante comprendere come questi elementi possano variare ed in funzione di cosa. Ne deriva che l’unico modo sicuro per sapere cosa stiamo perdendo (acqua, grasso, muscolo, ecc.) è quello di utilizzare una “Bioimpedenza”, cioè fare un’analisi dettagliata del nostro organismo con la quale è possibile misurare i vari componenti corporei, la ritenzione idrica e l’attività cellulare. È, quindi, fondamentale preservare il muscolo e bruciare il grasso; spesso, però, specialmente sotto gara, si fanno errori alimentari che determinano una riduzione del glicogeno muscolare e del muscolo 31


alle proteine durante il periodo di recupero. Nei periodi fuori gara ed allenamento, le percentuali alimentari dovrebbero attestarsi sui seguenti valori: 55% - 60% carboidrati 25% - 30% grassi 15% - 20% proteine Naturalmente, variabili a seconda del soggetto.

Test misurazione del metabolismo.

che portano ad una performance negativa. Le percentuali alimentari, infatti, cambiano in base al periodo di allenamento, al tipo di allenamento (forza - massa – velocità) ed al tempo d’avvicinamento alla competizione. Per avere il massimo dei risultati per un atleta che ha bisogno di sviluppare energia e resistenza, è fondamentale fare un carico di glicogeno i giorni prima della competizione, aumentando la percentuale di carboidrati, e ricorrere ad un pasto leggero (composto sempre da carboidrati) le ore prima della gara. Bisogna poi dare spazio 32

Per quanto riguarda la quantità degli alimenti, tutti ormai sanno che per dimagrire, cioè perdere grasso, si devono assumere meno calorie di quante se ne consumano abitualmente. Ma non tutti sanno che per perdere un kg di grasso dobbiamo assumere, nel tempo (deciso solo dal nutrizionista) 7.800 kcal in meno rispetto al nostro consumo calorico. Per fare un esempio è possibile ingrassare 1 kg al giorno, ma bisogna concatenare un evento dopo l’altro (cenoni di natale, pranzi e cene con gli amici, ecc.)! Questo significa che, in condizioni normali, l’aumento del peso avviene in modo lento e se consideriamo di mangiare solo 100 Kcal più del dovuto, in un anno ingrassiamo circa 4 Kg, cioè 20 Kg in cinque anni. Lo stesso vale per il dimagrimento. La restrizione calorica è limitata dal fatto che il nostro consumo calorico varia da 1.500 a 3.000 Kcal al giorno e che quindi, in media la restrizione calorica è limitata a 500-1.500 Kcal al giorno. Considerando un valore medio di 600-1.000 Kcal, il dimagrimento fisiologico indotto da una corretta dieta dimagrante, per un soggetto in sovrappeso (non obeso) si attesta su valori compresi tra 0,5 e 1 Kg. a settimana. È finita, dunque, l’era delle diete che affamano il soggetto. Oggi esistono macchinari che permettono di misurare il metabolismo basale e di adattare le Kcal in base alle diversità metaboliche. Punto fermo rimane l’obiettivo del massimo benessere psicofisico che deve essere sempre raggiunto con il minor sacrificio possibile. Quindi: star bene e vincere ad ogni età è assolutamente possibile e Marco (44 anni) ne è la prova vivente!!! d.ssa Ilaria Pugliesi (ilaria1975@tiscali.it)



Aloha everybody! Ci siamo, vi sento già carichi e partecipi a questo grande evento, non potrebbe essere altrimenti, a Maui, l’unica isola al mondo dove il windsurf è “true religion”, è Quad Fever! Immagino la vostra perplessità: ”vai eccoci… ora non basta più neanche il Twinzer!”. ”My friend, dear rider. Qui non si scherza più, il Quad è al momento qualcosa che stupisce, che risveglia interesse e rispecchia, alla grande, tutte le capacità di un medio windsurfista che si vuole divertire! E allora… Let’s movie… Check this best friend comment.” Ho fatto la domanda più ovvia e più facile da comprendere: A – Che cosa ti piace del Quad? B – Che cosa non ti piace del Quad? Ho scelto i Master Guru di Hookipa e i supergood con carattere, sentiamo le loro impressioni:

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PRO MARCILIO BROWNE “BRAWZINHO” + PLUS: adoro il grip e la velocità di raidata tra i turn, è molto facile da surfare in tutte le condizioni, anche onshore, è estremamente buona anche la velocità quando si perde di potenza nella vela. - MINUS: non mi piace usare 4 viti per la regolazione delle pinne, invece che una. Sto cercando di abituarmi, con Fanatic utilizzeremo il sistema FCS (surf da onda) per facilitare l’utilizzo di queste pinne.


Massimo Mannucci in super Aerial con il suo Quad Quatro ad Hookipa.

KAI KATCHADOURIAN

FRANCISCO GOYA

+ PLUS: gira più stretto di qualsiasi altra tavola, permette di raidare molto più in profondità nell’onda e attaccare il lip più verticali. Con il Quad hai l’opportunità di scoprire nuovi orizzonti su come surfare un’onda. - MINUS: il Quad è una vera sfida in termini di mobilità generale, in certe occasioni, specialmente down the line sull’onda, mi sembra di essere in terza marcia, a differenza che col single con cui sono in quarta.

+ PLUS: ho provato il Quad posizionando le pinne piccole molto in avanti e il feeling è stato molto bello, nei turn è molto spontaneo e risulta molto naturale quando surfi un’onda. Il Quad aumenta il drive e il controllo e dà una maggiore potenza sull’upwind, ottimo anche in condizioni di mare side/on. - MINUS: non ho trovato nessun grande problema nel Quad, dopo tanti esperimenti in diversi anni siamo pronti per il mercato. Un piccolo appunto sul Single Fin: continuerà a far felici tutti gli appassionati e io li accontenterò continuando a produrlo.

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LOCALS TALENTS NICOLAS DRAMASINO

+ PLUS: è facilissima da usare tra le onde e in qualsiasi condizione, ottima anche la velocità impressa per effettuare dei bei salti. - MINUS: la sento molto corta (effetto dei nuovi shape) e qualche volta in condizioni di chop elevato non è il massimo del comfort.

PASCAL BRONNIMAN

+ PLUS: mi piace moltissimo la reattività nei cambi di direzione sull’onda e la velocità di esecuzione nel fare tutto ciò, il Quad non ha rivali! In più, è facile da usare e con un’esaltante velocità di punta. - MINUS: pensare di cascare sulle pinne dopo un wipe out!

NADIA PILFER + PLUS: il Quad perdona molto di più un qualsiasi errore e ha un controllo molto dolce. I cambi di direzione sull’onda sono estremamente radicali e riesco anche ad andare molto di più upwind. - MINUS: di sicuro il fattore prezzo, tavola/pinne è superiore. Per quanto riguarda la conduzione in acqua, raramente ho avuto qualche accenno di spin out in condizioni di vento molto forte e andando upwind.

INTERVISTA PIO MARASCO VS KEITH TEBOUL Ora che vi siete scaldati e vi siete resi conto un po’ di più di che cos’è il Quad, andiamo da chi il Quad lo ha interamente creato, senza dimenticare però che il vero leader di questa nuova era è il brasiliano Kauli Seadi. Keith Taboul (Quatro), Pio Marasco (Maui Fin Co.) e Kauli sono il focus point di

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tutto ciò, senza di loro questo “ben di Dio” ce lo potremmo scordare e a parte un gran “Mahalo” (grazie), cerchiamo di capire come è andata veramente fin dalle origini! Let’s chat. Ciao Pio, raccontaci l’inizio di queste mega 4 pinne che hai realizzato per il Quad? Pio

Tutto è iniziato quasi 2 anni fa; dopo tutti questi sforzi per realizzare i Twinzer, on-shore, side-off, allround... ecco che mi entrano Keith e Kauli in ufficio e mi chiedono: “Che ne pensi se mettessimo due pinne laterali e sviluppassimo un 4 fin?”. Attimo di silenzio... poi ho pensato che forse era proprio quello che cercavamo, ancora innovazione! Let’s keep going e continuiamo a testare, magari funzionerà magari no, ma se non proviamo, non lo sapremo mai! Ed ecco che inizia la “rumba” del R&D con crazy shape, differenti profili idrodinamici rigorosamente sviluppati con i miei ingegneri di fiducia (MFC secret weapon), fino ad arrivare a quello che abbiamo messo in produzione quest anno, all’inizio del 2010.


Keith Teboul in Wave 360.

Keith, così Pio ti ha dato i “right tools”, ma come nasce lo shape di un Quad? Keith

Circa 2 anni e mezzo fa stavo facendo degli esperimenti aggiungendo altre due pinne al mio Twinzer. Ho utilizzato il sistema FCS (tavole da onda), giusto per fare qualche test, inoltre, le pinne non erano il massimo, le avevo fatte io personalmente a mano e quindi il feeling all’inizio non è stato dei migliori. Quindi ho deciso di mettere da parte il progetto, fino a quando, Kauli è venuto a trovarmi e mi ha chiesto delle tavole a quattro pinne, che ho realizzato prima che andasse a Cabo Verde. Nella gara tutto è andato benissimo e al suo ritorno ho provato quelle stesse tavole trovando un feeling fantastico, anche grazie alle ottime pinne realizzate da Pio. L’avvento del Quad mi ha convinto a sperimentare nuove frontiere nel waveriding. Pio, quindi le pinne Quad sono differenti da quelle del Twin, oppure ce ne sono solo due in più? Sono completamente diverse; iniziamo col dire che è un concetto totalmente nuovo e deve essere trattato come una cosa nuova, non come quattro pinne invece di due

o di una. E’ molto semplice da un lato, ma complicato dall’altro, soprattutto quando i rider iniziano a chiedere differenti misure, differenti shape. MFC misura i Quad set up tramite “surface area”, e non per lunghezza, larghezza, etc. Non ha senso, è un concetto nuovo e va trattato come tale. Oramai con tutti i nostri software per il CAD designing e machining è diventato obbligatorio guardare certi numeri e misure; questo è il bello della tecnologia, bisogna sfruttarla al massimo, e noi con la nostra esperienza e 19 anni sulle spalle di fin design, non possiamo non usufruire di questo incredibile working tool. Il Twin Fin design già era nei vecchi template della MFC 1992 e 1993; Dave Kalama, Josh Angulo, Alex Aguera, Rush Rundle, erano tutti con MFC, quello che abbiamo fatto con i Twin Fin è stato riprendere quei design e applicare i nuovi concetti idrodinamici lavorando sulla revisione con i nostri software. Credetemi, già eravamo a buon punto in quegli anni ed è stato emozionante aggiornare i Twinzer e riproporli sul mercato. Ma al Twin mancava qualcosa... Mancava la direzionabilità alle grandi velocità, mancava la potenza. Personalmente ero rimasto fedele al Single Fin, lo preferivo al Twin. Da lì l’idea del Quad, windsurfing concept, non surfing concept. Tanta gente pensa che il surf e il windsurf siano identici, ma purtroppo non è così; non è detto che perchè nel surf usano il Tri Fins, allora dobbiamo usarlo anche nel windsurf, non e detto che se nel surf il Quad ha le pinne anteriori più grandi delle centrali posteriori, allora noi nel windsurf dobbiamo fare uguale. Chi l’ha detto? Nel windsurf hai la vela che ti tira, devi planare, devi risalire il vento, poi quando sei sull’onda la tua velocità è tre volte superiore che con il surf, come si può usare lo stesso set-up? MFC sui Quad usa le pinne laterali piccole e le centrali più grandi, altrimenti il rail della tavola sarebbe praticamente su un binario, e addio manovre. Con questo non dico che non lavoriamo sullo sviluppo anche del Tri Fin, ma siamo ancora in fase di R&D e dobbiamo sviluppare un windsurfing Tri Fin, non un surfing Tri Fin!

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Massimo Mannucci in Cut Back.

Keith, dimmi quattro aspetti positivi e quattro aspetti negativi, se ci sono, nel Quad? Drive, carve, speed, proiezione e rifinitura dei turn sono gli aspetti positivi. Invece, una leggerissima lentezza di partenza in planata, un po’ di instabilità per gli intermediate rider e la possibilità che non funzioni se si decide di usare le pinne per planare. Pio, quali difficoltà hai avuto nel realizzare le pinne per i Quad? Nessuna grossa difficoltà, è un normale R&D, è una cosa bellissima sviluppare concetti e design nuovi, è la cosa che più mi piace di questo lavoro e di questo bellissimo sport! Inoltre avere la fortuna di lavorare, testare e navigare con dei talenti e atleti incredibili come Keith Teboul, Kauli Seadi, Francisco Goya, Kevin Pritchard e tutto il team MFC mi dà la forza di andare avanti. It’s a lot of fun, ed una grande fortuna! Keith, parliamo delle differenze di surfata tra Single/Quad e Twin/Quad, e della tua esperienza personale sul Quad? Il Quad è molto vicino, come drive, al Single Fin, ma molto più semplice da usare nei turn e permette di stare facilmente nel pocket dell’onda. Penso che il Twin Fin sia più looser del Quad e più facile nello slide; il Quad però trasmette maggiormente il feeling di un Twin e di un Single messi insieme. Pio, quali sono le tue raccomandazioni sulle misure delle pinne da usare sul Quad? Direi che per un uso medio di un rider dai 70kg agli 80kg di sicuro le nostre 250QS; per il resto le 300QS sono un’ottima alternativa in caso di rider sopra gli 80kg e per condizioni light wind big board. Keith, quanto margine di miglioramento c’è nel prossimo futuro nella realizzazione dei Quad? Penso che siamo solo all’inizio, ogni volta che faccio una nuova tavola mi sembra che sia sempre meglio di quella precedente! Dalle pinne agli outline, rocker e rail, è tutto in evoluzione. Pio, Maui Fin che tipo di pinne di serie ha realizzato per i Quad? Per adesso abbiamo: QS-250, QS-300 e QS-350. Keith, pensi che il Quad chiuderà la porta al Twinzer e al Single? Niente affatto, il Single e il Twinzer funzionano alla perfezione, c’è senza dubbio abbastanza spazio per ognuno, tutto dipende dal feeling che ognuno di noi desidera. Pio, descrivici brevemente Keith? Keith è uno dei miei migliori amici, una persona incredibile, sempre disponibile, windsurfista che ha portato il surf style nel nostro sport. La sua più bella qualità è l’umiltà! Bisognerebbe inventare una medicina per sviluppare questa qualità che a tanti manca. Keith, descrivici brevemente Pio? Pio è veramente il migliore, mi diverto così tanto a lavorare con lui, ha un’incredibile preparazione sul mondo delle pinne e quando gli porto un’idea che penso funzioni lui me ne presenta un’altra che è migliore! Mi ha sempre dato delle pinne eccezionali sia per i Single che per i Twinzer o Quad, per non parlare dei miei surfboard. È un amico e un grande partner di lavoro.

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RIASSUMENDO… Spero di avervi aiutato a comprendere meglio il “Quad moment”. A questo punto, dopo 4 mesi di uso incondizionato dei miei Goya Quad, vi scrivo la mia esperienza personale. Keith mi ha realizzato due tavole Quad: una da 85lt e una da 77lt. Parliamo subito di questo punto: mai nella mia vita windsurfistica avrei pensato di navigare con tavole così grosse. Per anni ho usato tavole piccolissime, l’ultima mia Single era 63lt. Non ci posso credere, la grande soddisfazione è che con il Quad (evoluzione del Twin) si gira con ancora più litri e si raida l’onda come se non esistessero. Hai tutto il comfort di una bella galleggiabilità e quando attacchi di Bottom o Cut Back fa letteralmente paura! Gira come la più piccola delle tavole da onda. Quindi veniamo al dunque: floati di più e raidi meglio. Il volume aiuta negli Aerial e nella confidenza con il timing sull’onda. Quelle belle giornate di vento leggero e onda, sono ora alla portata di tutti i wave rider; i buchi di vento e quelle situazioni in cui i venti off-shore non arrivano in spiaggia ma solamente sulla line-up non sono più un problema. Tutte le doti del Quad hanno aumentato in maniera esponenziale le mie uscite in acqua e quindi il divertimento. La mia esperienza personale mi ha portato ad apprezzare molto il Twin e francamente, l’unica cosa di cui sentivo la mancanza era quel carving, quel grip, che ti fa spingere ed essere sicuro di quello che fai, quando magari hai voglia di un bel Bottom a vela stesa su onda di misura importante. Ora con il Quad si può fare, hai tutta l’aderenza del Single e puoi giocare sull’onda come con il Twin! Personalmente trovo questo tipo di tavole estremamente versatili, in tutte le condizioni, non ho mai avuto problemi di “guida”. Ti permettono di entrare nelle bolle più impossibili e avere quella sicurezza che nessuna altra tavola ti può dare. Distinguiamo ora le due manovre principe del wave riding. - Bottom Turn: grip impressionante, puoi spingere anche con tutta la tua forza che non parte in spin out e aderisce sempre sull’acqua, raggi di curva strettissimi, reazione immediata alla verticalità sull’attacco al Cut Back, aumento progressivo della velocità da metà Bottom. - Cut back: “over the limit”, difficilmente si perde il controllo, anche in caso di slash o spray forzati senza misura. Anche in questi casi una leggerissima correzione ti permette di riprendere il timing. Può capitare che il Quad abbia un effetto stop&go sul Cut Back, questo è il risultato di tanta verticalità in uscita dal Bottom. Il Quad in questo momento esprime il mio massimo desiderio in termini di wave riding e sinceramente non vedo l’ora di vedere come evolveranno le cose! Full power Manna.



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Dopo numerose chiamate ed e-mail, questo complesso puzzle d’impegni e persone era quasi completo ed il servizio era fissato per le 8.00 di mattina del lunedì di Pasqua. La sera prima ho ricontrollato ogni singolo componente del mio equipaggiamento fotografico, chiedendomi quanti di questi titani del windsurf si fossero presentati. Era prevista un High Surf Advisory per quei giorni ed il richiamo di un’uscita all’alba era quasi irresistibile. La location scelta per il servizio fotografico era proprio davanti alle roccie a Pavillions, all’estremità settentrionale di Ho’okipa. Io sono arrivato alle 7.30 per l’ansia, e c’erano anche delle nuvole minacciose in arrivo... Sembrava avessi tutto contro! Le previsioni erano perfettamente azzeccate...”Cielo totalmente coperto con rischio di precipitazioni molto copiose”, ha detto Glen James, guru delle previsioni locali… La mia solita fortuna... Potevo sopportare la copertura nuvolosa ma i miei campioni sarebbero rimasti sotto l’acqua per farsi fare una misera foto?!? Non penso proprio, a meno d’organizzare una mega festa con Champagne, buffet, ballerine di hula e privé VIP. Oltre al tempo, c’erano anche altri problemi con cui dover far i conti. Il mio cast di personaggi includeva molte delle personalità più importanti e rinomati dello sport e sicuramente si doveva fare i conti con qualche ego smisurato. Finirà a cazzotti o in lacrime?! Cosa avrebbero fatto Robby Naish o Bjorn Dunkerbeck se non si fossero sentiti al centro dell’attenzione del fotografo? Forse se ne sarebbero andati senza voltarsi o magari si sarebbero saltati al collo per qualche vecchia faida ancora in sospeso? Che altro?! Che succede se il manager di Jason Polakow arriva qui e mi chiede soldoni per farlo posare in una foto, in cui sicuramente non avrebbe offerto il suo lato migliore! E se Robby si fosse rifiutato di scendere dal suo pickup finchè gli venisse srotolato il tappeto rosso fino al set ed anche in quel caso... 52

Quanto tempo avrebbe impiegato per scendere dall’abitacolo del suo enorme mostro su quattro ruote e se avesse bisogno di una scaletta speciale... Questo ritarderebbe tutto il photoshooting. Scottie “Nonnetto” Mckercher magari ha bisogno di una rampa per la sedia a rotelle per riuscire a scendere dalle rocce dal parcheggio sovrastante o magari era troppo drogato da tutti i suoi cappuccini mattutini per ricordarsi di venire a fare le foto... Magari Cisco Goya si presenta con tutta la famiglia al completo, compresi i marmocchi che urlano, con un pic nic e secchielli e palette? Magari Kevin Pritchard e Bjorn si rifiutano di fare una foto assieme a meno che Starboard spari fuori un enorme fotoincentivo?! Che dire poi di Josh Angulo, magari si rifiuta di farsi fotografare il lunedì di Pasqua per motivi religiosi o magari si presenta con una pila di bibbie e comincia a far sermoni in spiaggia? Per quanto mi riguarda... E se mi dimentico di portare le batterie, o magari cancello per sbaglio la memory card o magari i denti bianchissimi di Kauli Seadi mi sballano il bilanciamento del bianco sulla macchina?!? Le possibilità che questo photoshoot finisca in maniera disastrose sono infinite... Senza poi considerare che magari non viene nessuno! Alle 7.45 arriva però il primo truck al parcheggio. È un brasiliano, tre volte campione del mondo, Kauli Seadi è stato il primo sulla scena alla guida di uno scassato pickup a noleggio, pieno zeppo di JP twins e prototipi di quad. Il prossimo a varcare il traguardo è stato Robby Naish, arrivato in gran stile a bordo del suo truck mostruoso, pimpato con cerchi cromati, sospensioni rialzate e perfino i dadi pelosi appesi allo specchietto retrovisore! Una alla volta, con calma, tutti i rider sono arrivati al parcheggio... Josh Angulo, Bjorn, Kevin Pritchard, Scottie Mckercher e Francisco Goya, tutto insolitamente in perfetto orario. Finora sette su otto hanno risposto all’appello… Non male... Ma dov’è Jason

Polakow? Avevo un disperato bisogno di tutte le leggende dello sport per completare il servizio come l’avevo pensato e se il rider più influente nella storia del wave sailing non si fosse presentato, l’intero progetto sarebbe andato a rotoli. Mentre Pritchard giocherellava con le chiavi, Mckercher era a corto di caffeina ed Angulo incerava il suo longboard, finalmente Polakow è arrivato sgommando a bordo della sua Toyota, appena in tempo per rimediare al danno da lui provocato, di cui però sembrava essere totalmente allo scuro! Improvvisamente tutta la pressione era ora sulle mie spalle, per riuscire a far qualche bella foto senza far danni irreparabili. I minuti successivi sono volati in un secondo, mentre tutti i campioni si mettevano in posa per il mio obbiettivo, mentre cercavo di catturare anche l’essenza dell’oceano in questa riunione di leggende che capita una volta nella vita! Con un cast così prestigioso era piuttosto difficile collocare i rider in una certa posizione ed in posa per il fotografo, quindi ho lasciato che si mettessero dove volevano e nell’ordine da loro deciso. Naish e Pritchard sono riusciti a piazzarsi in mezzo al “set” mentre Josh Angulo e Scottie Mckercher si sono ritrovati alle estremità opposte in men che non si dica. A dir la verità mi sembra che il photoshooting sia finito in un batter d’occhio senza il mimino problema nè dramma da prima donna, rotture del materiale o ego danneggiati. I rider sono tornati ai loro trucks ed ecco che il servizio era al sicuro! Pochi secondi dopo che l’ultimo furgone è uscito dal parcheggio, il cielo s’è rovesciato in terra ed ha diluviato per tutto il resto della giornata. Se solo avessimo organizzato il tutto dieci minuti dopo, saremmo stati spazzati via dall’acqua ed avremmo perso l’occasione di una vita... Meno male! Ora che le foto erano al sicuro immaganizzate sulla memory card della mia fidata Canon 40d, non mancava che


Kauli Seadi ed il suo inseparabile Quad.

Josh Angulo sdraia la vela sulle onde di casa.

cucinarmi i rider per bene, dandogli in pasto un bel po’ di domande sul passato, presente e futuro della loro attività...

QUANDO HAI VINTO E QUANTO È STATO IMPORTANTE PER TE RIUSCIRE A VINCERE IL TITOLO MONDIALE WAVE?

JOSH ANGULO: Ho vinto sia nel 2003 che nel 2009, ed entrambe le vittorie sono speciali per ragioni differenti. Nel 2003 sono finalmente riuscito a rilassarmi dopo aver ottenuto il titolo che sognavo da quando ero giovane, dopo aver fallito per svariati anni consecutivi. Nel 2009, è stato altrettanto speciale perchè ho portato la bandiera Capoverdiana ed ho anche deciso di ritirarmi della scena competitiva mondiale PWA, uscendo con la massima soddisfazione ed in vetta alla classifica. Un’ottima sensazione. FRANCISCO GOYA: Ho vinto il mio titolo nel 2000; è stato molto significativo in quanto era il risultato e l’obiettivo che mi ero prefissato per svariati anni. Il titolo era come una ricompensa tangibile per tutti i miei sforzi e concentrazione di tutti quegli anni, ma soprattutto è stato un viaggio mozzafiato che mi ha portato a crescere anche a livello personale. Conosciamo tutti il clichè di “Fai avverare i tuoi sogni” e “non importa la destinazione, ma il viaggio” ma, a dir la verità, è esattamente così. Lungo questo percorso son riuscito a capire me stesso più profondamente. Questa consapevolezza è la vera ricompensa e continuo a coltivarla giorno per giorno, cercare di conoscermi sempre meglio. KAULI SEADI: Ho vinto nel 2005, 2007 e 2008. Sicuramente tutti questi titoli sono importantissimi per me, in quanto hanno richiesto un grande sforzo e tanta preparazione. Penso però che il titolo del 2007 sia speciale, in quanto c’erano un sacco di eventi in Tour ed ho potuto perfino gareggiare a casa mia per la 53


primissima volta! L’evento in Brasile è stato per me un momento magico, in cui ho potuto condividere il tutto con i miei amici e la mia famiglia che mi hanno sempre supportato da vicino. Hanno sempre controllato i video in internet e, finalmente, sentirli farmi il tifo dalla spiaggia è stata davvero un’emozione ed anche parte integrante del mio lavoro! KEVIN PRITCHARD: Se non ricordo male ho vinto sia nel 2002 che nel 2006. Non c’è nulla come vincere un titolo mondiale! La sensazione è davvero indescrivibile... La adoro! Spero di vincere ancora qualche titolo, specialmente in racing! ROBBY NAISH: Il mio primo titolo mondiale wave è stato durante il primo anno in cui è nato il Tour wave… 1983! È stato davvero stupendo. Era già dal ‘76 che vincevo praticamente ogni evento, ma essere in “Tour” è una sensazione molto diversa! BJORN DUNKERBECK: Il primo risale al 1990… Sensazione magnifica! Niente in confronto ad aver vinto uno in fila all’altro i titoli nel 92-93-94-95!!! Ho vinto ancora nel 1999 e poi l’ultimo titolo risale al 2001. In 54

totale, penso d’aver collezionato 7 titoli mondiali wave! JASON POLAKOW: Ho vinto il primo titolo mondiale nel 1997 ed ho raddoppiato nel 1998. È stata davvero una sensazione magica ed anche una liberazione, in quanto sono riuscito a vincere anche l’Aloha Classic, appena dopo essermi ripreso da una terribile caduta in moto, che secondo i dottori mi avrebbe impedito di toccare nuovamente il windsurf! Mi ricordo i primi anni in cui vincevo le gare a Maui e mi continuavo a ripetere che se avessi fatto quegli off the lip verticali anche in gare di coppa del mondo, avrei potuto vincere. Allora c’erano almeno 2 grossi eventi a Maui, ogni anno. L’Aloha Classic e la O’Neill. Ai tempi avevo appena sviluppato appositamente le tavole con la poppa a pin, più stretta ed arrotondata, mentre quasi tutti ancora utilizzavano le asimmetriche vecchia scuola. Quando mi trovavo in batterie davvero difficili, entravo a testa bassa nelle sezioni più aggressive e nove volte su dieci ne uscivo indenne. Sono convinto che anche la tavola mi abbia aiutato un sacco a vincere quelle competizioni a Maui. La seconda vittoria mondiale è stata la prova

del nove. SCOTT MCKERCHER: Ho vinto nel 2004. Ovviamente ero al settimo cielo per la vittoria, ma non me l’ero mai realmente prefissato come obiettivo, è successo e basta. A dir il vero ne sono rimasto anche abbastanza sorpreso. Purtroppo in quel periodo avevo un sacco di preoccupazioni personali per la testa e quindi forse non sono riuscito ad assaporarne la dolcezza a tutti gli effetti.

TI RICORDI UNA HEAT IN PARTICOLARE O UN MOMENTO DECISIVO CHE TI HA FATTO GUADAGNARE UNO DEI TUOI TITOLI?

JOSH ANGULO: Ho La cosa divertente è che ogni singola heat conta. Inizialmente tendevo a ricordarmi solamente le heat più eclatanti, come le finali ecc. Con l’età però mi sono anche fermato a riflettere su tutte quelle batterie che ho passato a malapena o che ho perso e che poi mi hanno dato quella carica in più per cercare di migliorare il mio risultato. Ho avuto un


Kevin Pritchard vola in un Aerial One Hand ad Hookipa, semplicemente fantastico!

proprio punto di vista, ma effettivamente ogni batteria è importante quasi quanto la vittoria. Ho fatto una finale contro Victor a Pozo. Abbiamo entrambi fatto salti eccezionali ed il mio punteggio più basso dei tre era un 9.5. Ho chiuso per la prima volta in assoluto un Pushloop Forward in un evento di PWA e, nonostante ciò, ho perso! Quella heat mi è quasi costata il titolo, ma fortunatamente poi ho vinto l’evento in Brasile! Cerco sempre di far affidamento sulle mie tattiche di gara ormai consolidate in questi anni in tour ed ovviamente riesco a dar il meglio anche perchè sono al 100% a mio agio col mio materiale! KEVIN PRITCHARD: Mi ricordo nel 2006 quando Ricardo ha battuto Kauli a Hookipa ed io sono esploso di gioia in spiaggia, perchè avevo vinto il titolo! Ero davvero al settimo cielo e risollevato. ROBBY NAISH: Fortunatamente, no. Ci sono stati una miriade di eventi spettacolari, batterie vicinissime, sconfitte brucianti e vittorie maestose… E non ce n’è una in particolare. È per questo che sono andato avanti così a lungo. I momenti importanti, cambio di materiale e nuove location da scoprire, non finivano mai! BJORN DUNKERBECK: Haha che domanda sciocca… Ci saranno stati centinaia se non migliaia di momenti del genere! JASON POLAKOW: Mi ricordo un anno in cui ero contro Robby nella finale dell’Aloha Classic e chiunque avesse vinto la finale sarebbe anche diventato campione mondiale. Robby ha vinto sia gara che titolo e purtroppo è un momento che mi è rimasto impresso più di tanti altri in cui ho vinto io, perchè sono davvero rimasto male a perdere un titolo così importante per un soffio. SCOTT MCKERCHER: Mi ricorderò sempre l’approccio mentale che ho usato a Gran Canaria. Non me ne poteva fregar di meno. Niente da perdere. Sono anche stato uno dei primi ad utilizzare tavole corte e larghe come l’ Evo ed anche questo ha probabilmente giocato a mio vantaggio.

CHE COSA HAI MANGIATO A COLAZIONE QUELLA FATIDICA MATTINA? sacco di vittorie, mi sono davvero divertito tantissimo ed ora sono pronto ad affrontare il prossimo capitolo della mia vita. FRANCISCO GOYA: Un momento che sicuramente mi ricorderò per sempre è durante una semifinale in cui avevo solo pochi secondi per riuscire a saltare e poter accedere alla finale. Mi ricordo di essere arrivato nell’acqua più profonda ed azzurra e le onde lì non erano abbastanza ripide per farmi provare un double, e con 2 soli dei 3 salti che contano, sarei uscito sicuramente. Mancavano 3 secondi. Bjorn, contro cui stavo gareggiando, mi è passato vicinissimo sopravento e la sua scia s’è magicamente combinata col choppo, permettendomi di girare due volte ed il resto è storia... Non ci potevo credere. L’altro momento che non mi scorderò mai è durante l’Aloha Classic, quando mi hanno comunicato che avessi vinto io. Non riuscivo a crederci ed ho chiesto conferma svariate volte. Finalmente ero riuscito ad ottenere ciò che volevo. KAULI SEADI: Ci sono sempre delle heat decisive dal

JOSH ANGULO: Se non ricordo male, caffè, non mi sembra di aver consumato nient’altro. FRANCISCO GOYA: Acqua, frutta e cereali. Sono andato a nuotare nell’oceano quella mattina e volevo anche andar a far un giro in bicicletta ma poi mi sono ricordato che avrei dovuto anche portare le tavole e quindi sono andato in macchina. KAULI SEADI: Latte con mandorle e cereali e pane con una fetta di formaggio e succo d’arancia! KEVIN PRITCHARD: Ero troppo nervoso… Solo un toast. ROBBY NAISH: Red Bull e succo d’arancia. BJORN DUNKERBECK: Cereali, caffè, toast con la Nuttela assieme a mia moglie Maria ed i miei figli Alba, Liam e Martina. JASON POLAKOW: Uova e toast. Praticamente la mia solita colazione, dato che mi diverto a cucinare. SCOTT MCKERCHER: Non ricordo. Quando sono a Maui di solito mangio quasi sempre da Anthony’s, quindi probabilmente un bagel con hummus e verdura. Sicuramente caffè.

CHI AVEVA IL TRUCK PIÙ PIMPATO E TRUCCATO QUELLA MATTINA?

JOSH ANGULO: Esiste qualcuno in grado di competere con il furgone di Robby? Chi è veramente più cazzuto di quell’uomo!? Nessuno! FRANCISCO GOYA: Adoro il mio Van, e faccio anche carpooling con altre famiglie quando portiamo i nostri figli a scuola. Posso ancora mettere tutto il materiale asciutto nel retro... Meglio di così... E poi ci sta anche la bicicletta e tutto quanto per meno di un serbatoio a settimana! KAULI SEADI: Probabilmente se la giocano Robby, Jason e Kevin Pritchard, ma sicuramente non io! Ho un vecchio Tacoma pickup a noleggio da Kimo’s. KEVIN PRITCHARD: Chissà... Probabilmente Polakow o Naish... Naish è cazzuto! Ha un sacco di giocattoli ma tende comunque a restar in incognito. Ha talmente tante macchine pimpate che noi probabilmente non lo sappiamo nemmeno. Un giorno lo vedo nel suo van da spiaggia, poi su una monovolume e poi su una jeep Cadillac tutta pimpata. Non riesco neanche a ricordarmele tutte... Magari avessi anch’io problemi simili. ROBBY NAISH: Io… Mi dispiace. Anche quello di Jason non è male, se fosse un giocattolo! BJORN DUNKERBECK: Robby, gli sono sempre piaciuti i truck più enormi. JASON POLAKOW: Il truck di Robby fa paura! È come un mini monster truck! Riconosco sempre la marmitta quando passa vicino a casa mia o andiamo assieme a Baby Beach per una session di sup. SCOTT MCKERCHER: Quasi tutti i ragazzi che vivono qui a Maui sembrano aver il pallino per i truck modificati. Penso che quello di Pozza sia davvero molto pulito ed aggressivo. Quello di Rob è un po’ troppo esagerato.

DESCRIVICI LA TUA SESSION DA SOGNO DI WINDSURF?

JOSH ANGULO: Sinceramente le mie ultime due vittorie a Capo Verde sembravano uscite direttamente dalla mia fantasia! Negli ultimi 11 anni, da quando mi sono trasferito in questo paradiso, ho fatto talmente tante session memorabili che non riesco a ricordarle tutte. Trovarsi da solo in acqua con onde perfette, o anche con un paio d’amici oppure contro un tuo avversario con tutta la spiaggia che ti fa il tifo, per poi vincere in casa. Questi sono due esempi delle mie session da sogno. FRANCISCO GOYA: Sicuramente l’uscita a Capo Verde il mese scorso è la prima della lista, seguita a ruota dalle session di photoshotting a Maui lo scorso mese, o il viaggio in Baja California lo scorso autunno, in cui ho surfato da solo fino all’oscurità, in campeggio con un paio di amici per una settimana. Le migliori session continuano a susseguirsi, ed infatti settimana scorsa sono uscito ad Ho’okipa da solo, per la terza volta quest’anno, surfandomi qualsiasi onda volessi, sperfino due dello stesso set! KAULI SEADI: Un paio di amici in acqua, 3 metri con vento side offshore, onda simpatica con cui giocherellare senza rischi su fondo sabbioso e delle sezioni aggressive per le ultime manovre... Benvenuto a casa mia... Ibiraquera... Il mio sogno divenuto realtà! 55


Robby Naish, la nostra leggenda!

KEVIN PRITCHARD: Mio fratello ed io a distruggere Punta Preta. Non c’è mai stato e sono sicuro che mi divertirei tantissimo a surfare con lui. Zero gare, solo puro divertimento ed onde enormi e perfette! ROBBY NAISH: Qualche amico, vento side shore 5.0 ed un albero d’onda. BJORN DUNKERBECK: Tre amici in acqua su un point break, onde potenti dai 3 ai 6 metri ed almeno 10 Bottom! JASON POLAKOW: Uno spot con vento side-off ed onde di 5 metri che srotolano lungo un reef a tutta velocità. Più o meno come Capo Verde, ma ancora più concava, come Teahupoo. Qualcuno dei tuoi migliori amici in acqua e la spiaggia completamente tappezzata di ragazze bellissime che vogliono saltarti addosso! SCOTT MCKERCHER: Su al nord, in West Oz. Lunghissime onde che si srotolano su reef, marea calante, vento da 5 ed un albero d’onda. Tutti i miei amici sono con me. Birre al fresco nel parcheggio e poi bbq sul fuoco dopo la session. Ho già fatto talmente tante di queste session però che ormai non sono un sogno… Ma sono una realtà!

QUAL È LO SPOT MIGLIORE IN CUI HAI FATTO WAVE?

JOSH ANGULO: Ponta Preta, Little Hookipa, Ali Baba, e Curral Jaoul… Praticamente tutti gli spot di Capo Verde. FRANCISCO GOYA: Di solito i nuovi spot mi danno qualcosa in più perchè c’è sempre da imparare. Ogni manovra varia a seconda dello spot ed i local sanno bene cosa fare. Questo mi motiva molto e mi spinge a migliorarmi sempre. 56

KAULI SEADI: Senza dubbio casa mia... Mi piace viaggiare, specialmente adesso che mi concentro esclusivamente sul Tour Wave... Quindi giochiamo quasi sempre con le onde nei vari spot in giro per il mondo, sono davvero soddisfatto. Casa mia però resta sempre il posto in cui riesco veramente a ricaricare le mie batterie. KEVIN PRITCHARD: Per le condizioni in acqua, sicuramente, Capo Verde; anche Tahiti non è male. Capo Verde è semplicemente spettacolare. La direzione del vento, l’onda così perfettamente liscia e disegnata, la lunghezza, la potenza... È perfetta. Puoi entrare in ritardissimo senza venire completamente disintegrato. È un’onda abbastanza leggera anche se tuba… Non so se abbia senso. Tahiti è anche stupendo da vedere, così selvaggio ed aggressivo, un po’ troppo estremo per me però. Ho windsurfato a Teahupoo una sola volta ed è stato davvero spaventoso. Rompe praticamente sul reef... Esattamente il tipo d’onda che ti spaventa alla morte, ma col suo fascino ti porta a rischiare sempre di più. ROBBY NAISH: Ho’okipa. È così facile trovare condizioni ottime che anche se non è il miglior spot al mondo, la qualità media di una delle tante session è davvero alta. BJORN DUNKERBECK: Punta Preta per divertirmi a fare wave sailing down the line, Jaws per surfare onde enormi e poi Pozo per saltare! JASON POLAKOW: Capo Verde e Backyards ad Oahu! SCOTT MCKERCHER: Caspita. Questa è una domanda difficile. Ci sono talmente tante onde magnifiche al mondo… Sumbawa, Coco’s, Mauritius, Fiji, Capo Verde. Ma c’è un posto segreto disperso

nella terra di nessuno, in North West Oz. Devi sbattere le tue scarpette rosse per arrivarci! Non è dove pensi. Ho fatto una session che penso sia stata la migliore della mia vita, sotto vari punti di vista!

CHE COSA RAPPRESENTA IL WINDSURF PER TE?

JOSH ANGULO: Il windsurf è parte integrante del mio benessere ed è una delle cose più divertenti da fare. Mi motiva parecchio a restare fisicamente in forma ed a sfamare la mia voglia di viaggiare che ho sviluppato già dalla culla. È anche un ottimo mezzo per poter portare la parola del nostro signore Gesù Cristo. FRANCISCO GOYA: È sicuramente una componente fondamentale della mia vita e, grazie alle opportunità che lo sport mi ha offerto, sono riuscito a vedere il mondo intero, conoscendo nuovi amici, vedendo nuovi posti, facendo esperienze in competizione e dandomi una conoscenza diretta del business, in modo che possa anche aiutarlo ad evolvere. KAULI SEADI: Per me significa soprattutto libertà, relax e divertimento allo stato puro. A volte una session di windsurf calma la mia mente e dopo una buona uscita sono molto più tranquillo... Come una medicina, spensierato come un bambino. Se invece non esco per un po’ divento frustrato... Fa parte della mia routine quotidiana. È come non aver il proprio spazzolino e sperare d’averlo per sentirti pulito e fresco! KEVIN PRITCHARD: Per me è una totale dipendenza, uno stile di vita. Chissà dove sarei ora senza il windsurf?! Probabilmente non dove sono oggi, anzi


Scott McKercher attacca a modo suo, in ritardo, un bel lip del Western Australia.

questo è sicuro. Ho visitato 23 paesi in giro per il mondo e posso dire tranquillamente che ho vissuto un sacco di valide esperienze e lezioni di vita attraverso il windsurf. Se dovesse finire tutto domattina, avrei comunque vissuto la mia vita la massimo! ROBBY NAISH: Tutto! È sempre stato il fulcro intorno a cui gira la mia vita, già da quando ero un bambino. Sono quello che sono e, lo sono diventato, proprio grazie al nostro meraviglioso sport. BJORN DUNKERBECK: Il windsurf è la mia vita! È da quando ero ragazzino che vado in giro per il mondo per gare, riprese, foto ecc, conoscendo nuovi amici e vedendo posti magnifici, tutto esclusivamente grazie al windsurf. È tutto per me! JASON POLAKOW: È semplicemente qualcosa che adoro fare, specialmente quando le condizioni sono buone. È la mia vita ed è così da quando ero bambino. Non riesco ad immaginarmi a far nient’altro! SCOTT MCKERCHER: Libertà a tutti i livelli. Puoi viaggiare, esplorare, sognare, dando alla tua mente spazio per assimilare il tutto e vagabondare in libera. È da quando ho dodici anni che la mia vita gira attorno a questo magico sport. Per me rappresenta la felicità!

DOVE HAI SISTEMATO IL TUO TROFEO?

JOSH ANGULO: È nell’ufficio del nostro Business Manager a Santa Maria, Capo Verde. FRANCISCO GOYA: Il mio si trova alla veleria ed officina Goya ad Haiku, Maui. KAULI SEADI: La maggiorparte dei miei trofei sono a casa, tutti impilati sulla prima tavola custom mai

realizzata! KEVIN PRITCHARD: L’ho sistemato sopra una credenza in cucina. Non sono molto una persona da trofei. Di solito li perdo per strada, ancora prima d’arrivare a casa! Cerco di appendere o esporre quelli speciali, ma ne ho persi un po’ anche di quelli. Non ho poi così bisogno dei trofei; possiedo già quello che voglio, nel profondo della mia anima. ROBBY NAISH: Il mio è sistemato nella stanza dei trofei, accanto a tutti gli altri… Da qualche parte. Non so minimamente dove però… Non sono molto in ordine, anche se può sembrare un ottimo progetto per il primo giorno senza vento. Ho però una stanza appositamente per i trofei, così almeno sono tutti nello stesso posto! BJORN DUNKERBECK: Sono sparsi in una miriade di posti! JASON POLAKOW: A casa dei miei genitori a Torquay, Australia meridionale. SCOTT MCKERCHER: Se ne sta appollaiato con orgoglio in cima alla mia riserva di alcohol nella mio soggiorno/cucina.

HAI AVUTO UN INCENTIVO PER IL TITOLO E COME L’HAI SPESO?

JOSH ANGULO: Penso che David Ezzy mi abbia dato un piccolo incentivo nel 2003, con cui ho probabilmente pagato un po’ di bollette. Di solito il mio prize money finisce sempre così. FRANCISCO GOYA: Sì, abbiamo comprato la casa ad Haiku. KAULI SEADI: Ho avuto un bonus e l’ho speso per costruire il mio centro di windsurf personale a casa, Ibiraquera , in Brasile. Ho sempre sognato di poter

accogliere tutti sul mio home spot e far loro vedere quanto le condizioni siano belle. Ho aperto il centro nel settembre 2008 ed offriamo pacchetti per qualsiasi livello con oltre 60 attrezzature complete Neil Pryde /JP. KEVIN PRITCHARD: Col mio ho pagato la casa. Costruire da zero qui a Maui costa parecchio. È abbastanza semplice, nulla di esotico, ma è davvero un posto stupendo in cui vivere. È vicino ad Hookipa, ma non troppo. Ho un enorme cancello all’ingresso per tenere fuori tutti i miei fan e così non devo firmare autografi tutto il tempo... Cerco di restare coi piedi per terra, semplice e funzionale. ROBBY NAISH: No. Non ho mai previsto incentivi per vittorie o titoli nei miei contratti. Alla fine si viene pagati per vincere o almeno per essere il più vicino possibile alla vetta, quindi è un controsenso. Mi piace anche sapere già all’inizio della stagione cosa riuscirò a far durante l’anno, anche in termini monetari. BJORN DUNKERBECK: Sì ne ho avuti un bel po’ ma non ricordo per cosa li ho spesi! JASON POLAKOW: Ho ricevuto un bonus per il titolo e penso di averlo bruciato uscendo a cena la sera stessa... Ha ha ha. SCOTT MCKERCHER: Sì. Mi sono comprato il mio Ute. (Truck australiano).

QUALE DEGLI ALTRI CAMPIONI TEMERESTI MAGGIORMENTE IN UNA HEAT?

JOSH ANGULO: Penso seriamente di non aver nulla da perdere appena tocco l’acqua. L’unico posto in cui mi importa veramente vincere è a Capo Verde. Non fraintendermi quando dico “mi importa veramente”, 57


in quanto sicuramente darò il 100% ogni volta e questo influenza anche la mia carriera winsurfistica, che è qualcosa su cui investire. Ma “importarmi veramente di vincere” capita solo a Capo Verde, in quanto è un paese così piccolo ed accogliente. Tutti seguono con trepidazione la gara ed, in quanto “figlio adottivo” del paese, ritengo d’aver un sacco di responsabilità nel restituire una piccola porzione di orgoglio ad ognuno dei capoverdiani che mi sostiene e fa il tifo per vedere uno dei suoi in cima al podio. Questo è uno dei tanti regali che mi son stati dati dal signore. Condividere tutto con la gente intorno a te. Detto questo, è palese che nessuno riesce a darmi filo da torcere a Ponta Preta quanto Kauli, che è uno dei rider più eccezionali al mondo, ma ora è anche diventato uno di più freddi calcolatori di tattiche da competizione. Sebbene non utilizzerei la parola “paura”, sicuramente una heat contro Kauli è un affare molto delicato ed ostico. FRANCISCO GOYA: Sono tutti fortissimi; devo sempre fare del mio meglio in ogni batteria per poter competere. KAULI SEADI: Direi Josh Angulo e Kevin Pritchard; loro due sono ancora molto competitivi ed ostici avversari. KEVIN PRITCHARD: Kauli fa veramente paura! E poi detesto veramente perdere contro Josh. Non è assolutamente una questione di rancore, ma odio davvero perdere contro di lui, sebbene abbiamo entrambi avuto i nostri alti e bassi durante gli anni. Dunks è anche un rivale temibile, ed anche se non gareggia più in wave, riesce ancora a lasciarsi parecchia gente alle spalle. Io e Dunks abbiamo avuto una rivalità abbastanza accesa in passato. Adesso è storia vecchia e facciamo semplicemente il nostro lavoro, ed abbiamo entrambi rispetto per il lavoro 58

dell’altro.

ROBBY NAISH: Qualsiasi rider al momento giusto con la condizione giusta… Rider diversi in posti diversi con condizioni diverse. Ognuno ha le sue condizioni preferite in cui riesce veramente a dar il massimo. Io sono molto fiero di non aver delle condizioni particolari in cui non mi trovi a mio agio. BJORN DUNKERBECK: Tutti quanti, a seconda delle diverse condizioni! JASON POLAKOW: Dipende dallo spot ma Kauli e Josh sono sempre molto difficili da battere. SCOTT MCKERCHER: Dipende molto dallo spot. Chiunque nel loro home spot. Anzi chiunque ovunque!

QUAL È LA COSA PIÙ RADICALE CHE HAI MAI VISTO FARE IN WINDSURF?

JOSH ANGULO: Mi chiedi quale sia la cosa più radicale che abbia mai visto fare in windsurf? Il tentativo di Triplo Forward di Ricardo. I suoi Back Loop off the lip, e degli altri tricks che fa Mark. È da un po’ ormai che fa la sua nuova manovra, la “Mutant”, come gli avevi chiesto già in un’intervista. E poi ho fatto anche delle session di salti da far girare la testa. Sebbene a volte possa sembrare totalmente fuori controllo, mio fratello calcola ogni dettaglio e sa bene in che posizioni si trovi e cosa voglia che il suo corpo faccia. FRANCISCO GOYA: Xavier Huart in Stalled Forward Loop dopo 3 secondi in aria! KAULI SEADI: Penso il nuovo Blackshot di Boujmaa! Era un bel po’ che pensavo a quella manovra e l’avevo già provata prima, ma non riuscivo a girare come lui. Boujmaa è un pazzo, dopo aver visto le sue, i miei non li considero nemmeno più come tentativi... Mi ha mandato il video per email... Non credevo ai miei occhi! È la manovra più radicale, alta e potente che abbia mai visto. Penso che ci si possa far davvero male se si sbaglia qualcosa!

KEVIN PRITCHARD: Le entrate di Polakow con onde grosse non smettono mai di stupirmi. Quella che mi resterà impressa per tutta la vita è stata in una giornata con vento di Kona a Lanes... Era enorme. Io ero spaventato a morte mentre Pozza è entrato in un lip così spesso, grosso e così in ritardo che fa paura solo a ricordarlo. Di solito poi viene triturato e sputato fuori ma almeno ha sempre una foto mozzafiato da copertina. Anche in quel caso comunque non proverei alcune delle pazzie che lui fa senza batter ciglio. Anche vedere Victor Fernandez e Ricardo Campello saltare è impressionante. Sono spaventosi! Sicuramente non ci vorrà ancora molto prima che entrino a far parte del “nostro” gruppo di campioni! ROBBY NAISH: La foto della partenza alla Defi Wind! BJORN DUNKERBECK: Difficile a dirsi, ce ne sono talmente tante. Vedere i miei amici a Jaws con onde di 14 metri o anche l’expression session di salti lo scorso anno a Pozo! Tutti in batteria provavano l’impossibile... Specialmente Ricardo! JASON POLAKOW: Mi ricordo ancora d’aver visto Mark Angulo chiudere il primo wave 360 della storia in una batteria contro Dave Kalama, in una gara a Maui. Totalmente radicale ed anni avanti agli altri... Sarà stato almeno 15 anni fa!!! SCOTT MCKERCHER: Questa è una domanda difficile. Il doppio Forward in planata piena di Ricardo Campello a Pozo lo scorso anno... L’Aerial di Scott Carvill a Jaws… Una sequenza fotografica di Dave Sheen che faceva un’Aerial assolutamente gigantesco a Margaret River verso la fine degli anni 80. La Taka di Levi nel Windsurfing Movie. Ultimamente mi è rimasta impressa un’onda che ho visto a Jaeger Stone a Gnaraloo durante il nostro ultimo viaggio lassù. Un’entrata potente con poppa in delirio, un’Air Taka chiusa sul flat davanti all’onda e per finire un Goyter. Un’onda davvero paurosa!!


Bjorn Dunkerbeck, Bottom Turn a Cabo Verde.

CONTINUI AD UTILIZZARE SINGLE FIN O SEI PASSATO A TAVOLE A SCASSE MULTIPLE?

JOSH ANGULO: Io uso solo singles, funzionano alla grande. FRANCISCO GOYA: C’è un enorme cambiamento in corso nello sport in questo periodo. Nel passato si dovevano creare nuove discipline per affrontare un nuovo concetto di riding, mentre ora si riesce a sfruttare al meglio la stessa disciplina, utilizzando però approccio e stili diversi. Sembra quasi dipenda dalle condizioni e dal posto, a volte utilizzo il mio single e giorni in cui non posso far a meno del mio twin, per surfare a tutta velocità. Devo ancora provare il thruster a tre pinne e stiamo sviluppando il design del Quad Goya proprio in questo momento. La vera differenza ed innovazione sarà però quando riusciremo a surfare tavole senza pinne... Quello sì che è il livello successivo! KAULI SEADI: Adesso mi diverto a giocherellare con tutte le varie combinazioni possibili! Da pinna singola a quad. Funzionano tutti alla grande a seconda delle condizioni! I quad e twin sono molto meglio per il waveriding ed alzano colonne d’acqua. Io utilizzo single fin solo se è completamente onshore e sopra i 40 nodi! KEVIN PRITCHARD: Uomo della vecchia scuola. Vecchia scuola! Single per me. A dir il vero non è che li preferisca, in quanto utilizzo i twin fin ad Hookipa… Ho solo deciso di dir qualcosa di diverso da tutti gli altri, tranne Robby, Josh e Francisco! ROBBY NAISH: Va tutto alla grande. Anche se adoro la versatilità dei single che “funziona ovunque, in qualsiasi momento e condizione”. BJORN DUNKERBECK: Continuo con i single fin, che sono più adatti al mio stile veloce e potente di surfare, anche i twin funzionano bene in svariate condizioni, ma non fanno per me.

Jason Polakow, uno dei rider più innovativi degli ultimi anni.

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Francisco Goya, classe, stile ed eleganza, un esteta dell’arte del waveriding.

Well done John, sei riuscito nella tua impresa. 8 Campioni del Mondo in un'unica fotografia!

JASON POLAKOW: Utilizzo twin fin per quasi tutte le mie uscite anche se ho ancora un custom inestimabile che uso solo a Jaws, a pinna singola. SCOTT MCKERCHER: Senza ombra di dubbio, multi fin! Abbiamo sperimentato un sacco con tutte le varie possibilità di regolazioni multi-pinna. Abbiamo testato a fondo i single, quad, tri e twin. La combinazione di quad che abbiamo trovato ora rappresenta un enorme passo avanti in termini di spinta, potenza e performance per i pro, mentre i rider intermedi possono andare dove vogliono in qualsiasi momento.

DOVE VI VEDETE TRA CINQUE ANNI?

JOSH ANGULO: Cinque anni, è come dire domani… Sempre a manetta e a rippare! FRANCISCO GOYA: A migliorare in tutto quello che 60

faccio, come le relazioni con tutta la gente che mi circonda e a far prodotti migliori. KAULI SEADI: Spero di essere ancora in Tour, con la stessa motivazione che ho adesso! KEVIN PRITCHARD: Vecchio, grasso, finito, mentre racconto quanto fossi bravo da giovane! ROBBY NAISH: Non sono mai stato una persona che guarda così avanti nel futuro. Ho sempre cercato di vivere al massimo ogni singolo giorno, ed il mio obiettivo generale è stato fare sempre il mio meglio e sperare che il futuro mi riservasse il meglio. Vorrei continuare a fare quello che amo... Windsurf, kite, surf e rimanere in salute. Mi piace pensare che tra cinque anni mi troverò più o meno in questa stessa situazione, a far le stesse cose che faccio oggi. Con un po’ di fortuna ce la farò e ci rivedremo ancora in acqua.

BJORN DUNKERBECK: Su una tavola da qualche parte del globo, ancora a divertirmi e godermi la vita! JASON POLAKOW: A far esattamente quello che faccio ora. Divertirsi a manetta cercando di non farmi troppo male! SCOTT MCKERCHER: Solo Dio lo sa. Non sono un grande fan dei piani. Potrebbe sembrare un po’ irresponsabile ma sono molto contento della mia situazione attuale. Pensavo che la mia vita fosse piena già prima di gareggiare per guadagnarmi da vivere, ma avere un lavoro sufando onde, lavorando al design di tavole wave, vele e tavole da SUP, è davvero il massimo. Tutti i miei giochi preferiti sono nelle mie mani e riesco ancora a viaggiare liberamente. È uno spettacolo. Non so però se riuscirò ad essere uno zingaro per sempre, o magari sì?!?!?



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Carine Camboulives in Jibe.

Carine Camboulives, Manu Bouvet e la piccola Lou.

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BAJA CALIFORNIA

RITORNO IN MESSICO

Per svariati anni mi sono chiesto come mai, quando si pensa al windsurf in Messico, si pensa che ci sia solo la Baja California. Possibile che quella penisola che si estende dalla California nel territorio messicano sia l’unico posto in tutto il paese con la giusta combinazione di vento ed onde? Eppure ci saranno almeno 1200 miglia di costa del Messico continentale costantemente esposte alle mareggiate meridionali? Prima di poter scoprire il Messico continentale, ho avuto l’opportunità di passare in macchina e far un giro nello spot più famoso della Baja California: Punta San Carlos. Parecchi anni fa, Kai Katchadorian, mi chiese di raggiungerlo a San Francisco, dove si stava preparando per guidare fino laggiù. Il suo 4x4 era pronto ed io ero intenzionato a spararmi 18 ore di viaggio con musica metal a manetta, che Kai adora. Ero in missione! Avevo sentito parlare un sacco delle lunghissime destre che si srotolano davanti alla ripida costa, accarezzate dal vento side-off che entra puntualmente verso mezzogiorno. Era tutto esattamente come me ne avevano parlato, ma non era il Messico che stavo cercando io. Uno scenario mozzafiato, il colore della costa era davvero spettacolare ed anche le onde erano pulitissime ma mancava ancora qualcosa.

Nove anni dopo, assieme a Carine e la nostra figlia di 3 anni, Lou, abbiamo deciso di tornare in Messico. Maxime Houyvet, amico e fotografo, ha deciso di unirsi a noi. Tra i due viaggi, ho avuto parecchio tempo per studiare le varie possibilità per trovare sia vento che onde in quella terra. Per svariati anni ormai, molti aficionados del tube riding si riuniscono al “Pipeline messicano” di Puerto Escondido. Troppa gente e poca probabilità di vento sull’onda ci ha portato a scartare questo spot. Stessa cosa per lo spot più a sud, “the Search”, onda su cui è stata disputata una gara di

coppa del mondo ASP di surf da onda parecchi anni prima, ed è stato uno degli eventi più belli in assoluto. Immagini e video di tubi di 30 secondi hanno fatto il giro del mondo. Ora però si dovrebbe condividere l’onda con 50 altri surfisti furiosi! Quell’onda particolare è a ridosso di un burrone e quindi non c’è assolutamente la possibilità che entri il vento. Decidiamo allora di dirigerci più a sud verso la regione di Chiapas, alla ricerca di vento migliore, su onde di qualità simile. È davvero difficile trovare, al giorno d’oggi, un paese che abbia una pubblicità così negativa quanto il Messico. Le guerre di droga nel nord della


Manu Bouvet se la surfa con il SUP.

Carine Camboulives

regione sono davvero state spettacolari e mortali, specialmente negli ultimi 2 anni. Nel 2008, 5300 donne sono state ammazzate, 2000 delle quali nella piccola città di Ciudad Juarez! Il controllo del mercato di droga più grosso, gli USA, è la priorità numero uno. Spesso però questo tipo di conflitto non affligge tutto il paese ma solo un’area specifica. Indipendentemente da quello che abbiamo sentito dai media, siamo convinti che il resto del paese sia amichevole ed accogliente.

UN BUON INIZIO! Appena scesi dall’aereo, stiamo facendo la nostra prima cena messicana e sentiamo delle esplosioni appena fuori il ristorante. Probabilmente sono solo i festeggiamenti per la “semana santa” (settimana di Pasqua). Improvvisamente però la guardia di sicurezza del ristorante entra urlando e si butta sotto un tavolo, dicendo a tutti di fare lo stesso. Max è il primo a reagire! Ci rendiamo subito conto che c’è qualcosa che non va quando vediamo che tutti i clienti e camerieri si butano per terra in un attimo. Afferro velocemente mia figlia Lou e la piazzo sotto il tavolo di fianco a me. C’era un silenzio tombale finchè Lou mi dice: “È divertente qui papà, giocano tutti a nascondino!”. “Mmmh… Sì e vero… Però adesso dobbiamo stare in silenzio così non ci trovano e vinciamo!”. Le ho sussurrato, cercando di esser il più naturale e rilassato possibile. Dopo pochi secondi Lou mi riponde: 65


Manu Bouvet in Bottom Turn su una lunga onda messicana.

“Adesso salto fuori all’improvviso e spavento tutti e li faccio andare via!”. “No no no… Non è una buona idea, se vuoi vincere devi startene qui brava in silenzio.” Dopo qualche secondo di paura, tutti ritornano ai loro tavoli e continuano a mangiare come se non fosse successo nulla. Il giorno seguente ci hanno detto che hanno derubato 3 ragazzi nel cinema di fianco a noi ed i ladri hanno sparato un paio di colpi in aria per far

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sparpagliare la gente e scappare indisturbati. Sono però stati arrestati ed ora sono sulla prima pagine del giornale locale! “Bell’inizio!” penso tra me e me. A parte quest’evento spettacolare all’inizio della nostra avventura, ci siamo immediatamente innamorati del posto: spiagge deserte con pointbreaks spettacolari a perdita d’occhio lungo i 50 km di costa! Carlos, la nostra guida, conosce la zona come nessun altro. Capisce anche cosa stiamo

cercando in termini di direzione ed intensità di vento. Sa bene che il vento side off-shore che cerchiamo deve spirare nella stessa direzione in cui l’onda si srotola. Il problema è che la maggior parte delle baie a mezzaluna sono direttamente sotto a burroni alla loro destra, che blocca completamente il vento. Facciamo davvero fatica a capire se queste onde siano windsurfabili... Nel frattempo, ci alziamo all’alba per fare delle sessions spettacolari di SUP o surf da onda, perchè le onde sono


semplicemente incredibili. E sono quasi solo per noi! Dall’alto della mia tavola vedo benissimo il fondo e sembra di essere in un acquario. L’acqua verde cristallina è piena di razze, tartarughe, pesci volanti, serpenti marini ed altre specie. È spettacolare vedere quanto sia differente osservare tutto stando in piedi. Quando sei stufo di remare o ti vuoi riparare un po’ dal sole cocente, ti puoi mettere sotto una delle “casitas” piazzate sulle dune di sabbia, dove ci gustiamo i “camarones al ayo” (gamberetti con aglio) mentre la brezza pomeridiana comincia ad arrivare. Da quel punto abbiamo un’ottima visione della baia che ci permette di vedere che il vento passa oltre il burrone e si avvicina a riva qualche centinaia di metri sottovento. Sul picco più vicino invece, entra quasi da mare! Abbiamo capito tutto ed ora corriamo ad armare!

EPIDEMIA DI PARANOIA Ci stavamo davvero godendo il nostro stile di vita messicano con session mattutine di surf, session pomeridiane di windsurf e qualche passeggiata sulle colline della zona. Sembra che tutto sia abbastanza normale. Quasi troppo tranquillo per esserE normale. Prima che possiamo dire qualcosa, ecco che arriva l’infame febbre suina. Che diavolo è?!?! Si parla solo di questo sia in internet, TV, radio, ed in tutti le e-mail e telefonate. “Siete ancora vivi ?” ci chiedono. “No, siamo già morti, stai parlando direttamente col mio fantasma col naso che cola e la tosse!”. Ecco un’altra bella dose di pubblicità negativa per il Messico, cosa di cui non aveva assolutamente bisogno. Non ho nessuna conoscenza medica ma lo tsunami di notizie che inonda i mezzi televisivi sembra, a me ed ai locals, davvero sproporzionata. Più ascolto e leggo le notizie, più rimango sconcertato di quanto la gente si spaventi facilmente! Sembra che i media vogliano spaventare il mondo intero senza veramente sapere con precisione quale sia l’effettiva situazione. A volte non riesco a credere alle mie orecchie. Il titolo di oggi poi è spettacolare: ”Ci potrebbe essere anche un caso in Europa !”. Ma davvero, addirittura un caso! Mi ricorda un po’ l’episodio dell’Antrace di parecchi anni

fa in America. In quel periodo sembrava che un’organizzazione sconosciuta di terroristi avesse contaminato lettere missive delle vittime, che non sono mai state identificate a loro volta. Ciò nonostante, era tutto quello che si sentiva nei telegiornali, per mesi in tutto il mondo. La gente apriva la posta coi guanti in lattice! Poi, a poco a poco, è scomparso tutto nel nulla, proprio come farà la febbre suina. Allo stesso tempo però non riesco a capacitarmi del fatto che ci siano

migliaia di adulti e bambini che muoiono ogni settimana per Malaria ed Aids. Che fine hanno fatto? Sicuramente i media non ne parlano. Queste epidemie sono ormai conosciute e non fanno più notizia ed anche le notizie, come tutti gli altri prodotti commerciali, hanno una data di scadenza.

ALLARME ROSSO LIVELLO 6! La paura continua a diffondersi e i livelli di allarme

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Manu Bouvet attacca il lip con un buon timing!

sono altissimi: livello 1, 2 poi 3 poi 4, ed ora perfino 5 ed addirittura 6! “State tutti chiusi in casa” dicono. L’ultima volta che ricordo degli allarmi, si parlava di colori e non di numeri. Era per il rischio di attacco da parte di terroristi. Verde, Giallo, Rosso! Vita Rastafari! Ops ho sbagliato... Aspetta un secondo, adesso ricordo: era giallo, arancione e rosso. Ogni giorno nelle notizie ci aggiornavano sullo stato delle borse: la borsa azionaria guadagna punti mentre la paura cambia colore. Il fatto è che, vivendo sotto costante paura, non siamo più in grado di decidere con calma e quindi veniamo controllati come manichini. Ci vengono perfino date delle mascherine di protezione e Lou continua a ripetere: “Max mettiti la maschera!”. Abbiamo quindi deciso di andarcene a fare un giro in città con le nostre mascherine perchè Max era convinto che avrebbe fatto la copertina di Newsweek o

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Time Magazine! “State lontani dalle folle e dai centri cittadini” è il messaggio in tutto il Messico. Noi non abbiamo assolutamente problemi a seguire questo consiglio e ci godiamo vento ed onde su spiagge deserte, quindi ci autoponiamo in quarantena. Sto divagando e penso sia meglio che vi racconti delle numerose e spettacolari session su 5 picchi diversi, i 3 giorni con 40 nodi di vento e la “fiesta” a cui ci hanno invitato con 300 persone che ballavano in giro per tutta la città, gli alberi di mango che profumano l’aria tutt’intorno, i pasti deliziosi e poco costosi, i posti di blocco militari con lanciarazzi pronti al fuoco, che assicurano un caldo benvenuto a tutti quanti. Tutto questo sotto il sole cocente, proprio di fianco all’oceano cristallino, circondato da dune di sabbia e montagne coperte di cactus, senza un solo edificio in cemento. Ma

non c’è bisogno che vi parli di tutto ciò perchè tanto lo vivrete voi direttamente durante il vostro prossimo viaggio o da qualche altra parte con i vostri amici e la vostra famiglia. Non c’è modo di scappare, sei già stato contagiato dal virus del viaggiatore. Ecco i primi sintomi: ti vedi fare un grosso off-the-lip davanti ai tuoi amici, controlli Windguru 20 volte al giorno. La tua testa è piena di visioni e profumi esotici, quindi fai fatica a restare concentrato. Attenzione però perchè esiste un vaccino contro questa magica malattia: la paura. Ti conviene guardarti le spalle perchè è proprio dietro l’angolo. Non te ne rendi nemmeno conto e poi improvvisamente ti ritrovi a pensare: “Aspetta un secondo, mi conviene andare a fare questo viaggio... È ragionevole?!? Con tutto quello che sentiamo al giorno d’oggi...”. C’è un solo antidoto: vai a prenderti un biglietto aereo per te e la tua famiglia!



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La stupenda isola di Tahiti. 71


LE ORIGINI In settembre, Tatiana, Verda, Beatrice, Courtney, Clarissa, Fernanda, Michelle, e Monika hanno abbandonato la loro culla a Maui, Hawaii, per andare a surfare alcune delle onde più toste del pianeta, Tahiti. Le nostre “Butterflies” (Farfalle), non dimenticheranno mai l’esperienza vissuta. Troppi break da surfare, vento con cui giocare, bambini a cui insegnare sport acquatici, lezioni di Stand-Up Paddle per le ragazze Tahitiane locali, veleggiare su un catamarano di 55 piedi fino all’isola vicina di Moorea, cenare con sindaci Tahitiani, nuotate con gli squali, dar da mangiare alle razze, nuove lingue da scoprire e nuovi amici con cui condividere questo piccolo sogno diventato realtà. Il Butterfly Effect è nato alle Hawaii, ideato da Tatiana Howard e Juliana Shelef, ed è cresciuto a dismisura negli anni, ben oltre le aspettative iniziali. È cominciato tutto con 15 ragazze amanti dell’oceano, a Maui nel 2007, come un evento divertente in cui si veleggiava al lasco da Hookipa a Kanaha, ora si è esteso al mondo intero, fino a Brasile, Germania, Francia, Repubblica Dominicana, Oregon, Nuova Zelanda, Australia ed adesso Tahiti. L’ “Effetto Farfalla” a Tahiti consisteva in un viaggio di due settimane organizzato da una delle fondatrici del Butterfly Effect, 72

Tatiana Howard, ed ospitato da Emmanuel Ancet del Te Matai Windsurf Center di Tahiti, sponsorizzato da Dakine e Matiko Shoes. È stato il primo viaggio di Butterfly Effect interamente al femminile ed è stata un’esperienza magica per tutte e 8 le “Farfalle”.

PARADISO TAHITIANO Una volta arrivate nel paridiso Tahitiano, siamo state accolte con collane di fiori di Tiare e musica

Tahitiana dal vivo, un benvenuto tradizionale che scalda il cuore. Da questo momento in poi, sapevamo che ognuna di noi avrebbe vissuto esperienze indimenticabili. Esauste dal volo e dal raggruppare tutto il materiale per 8 windsurfiste: i kite, i surf, l’attrezzatura da immersione, gli stand up paddle e le valigie piene zeppe di bikini, eravamo tutte pronte per una bella notte di riposo. Il mattino è cominciato con l’ormai classica sessione Incontri molto ravvicinati...


Un po’ di fashion style...

Windsurf, kite e SUP, le ragazze del Butterfly Effect non stanno mai ferme.

di yoga e il “petit dejeuner” alla francese, che include baguette appena sfornata e caffè. Metabolizzata la carica della caffeina, ci siamo fiondate in spiaggia senza mai voltarci indietro. Hitimahana è una bellissima spiaggia di sabbia nera sulla costa settentrionale di Tahiti. Il reef esterno protegge l’inside, offrendo le condizioni ideali per fare un po’ di kite freestyle in laguna e poi salti e surfate sul reef esterno. Le “farfalle” hanno volato attorno alla spiaggia per tutto il giorno e i local erano eccitati vedendo che eravamo finalmente arrivate nella città principale di Mahina. Non c’è voluto molto prima che le ragazze locali, sia kiter che windsurfer, entrassero in contatto con noi, per condividere le storie piene d’azione ed esagerazione della giornata trascorsa. Poi ci è venuta voglia di qualche cosa di diverso e con il nostro capitano è il suo catamarano di 55 piedi, in men che non si dica, abbiamo caricato tutto il materiale per partire alla ricerca di più vento ed onde sull’isola vicina di Moorea.

IL CATAMARANO Ci siamo piazzate sulla coperta del catamarano già di buon’ora, sommerse dal materiale. Il capitano

vedendoci ha fatto un profondo sospiro, con un’aria perplessa. Non aveva la minima idea di che ragazze avesse caricato sulla barca. Ragazze amanti dei party? Noo. Ragazze che vogliono solo abbronzarsi? Noo. Vere watergirl che non vedevano l’ora di entrare in azione con qualsiasi materiale? Sii! Il capitano ha subito notato che la bellezza delle farfalle andava oltre l’apparenza. Si è immediatamente reso conto della loro sapienza riguardo al vento e al come governare un catamarano. Ci ha subito incaricate di controllare il timone, cazzare le cime, occuparsi dell’ancoraggio, pescare, pulire, controllare la vela, strambare e virare. In men che non si dica, ognuna di noi aveva un compito e delle responsibilità ben precise. Veleggiare da Tahiti a Moorea in compagnia delle balene che risalgono in superficie per respirare, nel mezzo del blu dell’oceano tra le due isole francesi è stato semplicemente indescrivibile. Il vento costante e leggero ha reso il viaggio perfetto, facendo dondolare dolcemente la barca, lasciandoci con il cuore pieno di gioia. Appena arrivate a Moorea, il vento era troppo leggero per far kite o windsurf, ma noi siamo molto versatili, quindi l’assenza di vento non rappresentava minimamente un problema. Sapevamo bene che avremmo potuto trovare un sacco d’azione in giro per 73


Body Drag in laguna di Tatiana Howard, mentre un’altra delle ragazze fotografa dalla spiaggia.

l’isola. Grazie alla connessione wireless, abbiamo scoperto che c’era uno swell attivo proprio in quel momento dall’altra parte dell’isola. Ogni ragazza ha preso la sua posizione, abbiamo alzato l’ancora, issato le vele, e proseguito il giro attorno all’isola, fino all’arrivo al break di Haptiti.

HAPTITI Haptiti si trova sulla costa sudoccidentale di Moorea e si srotola lungo un reef esterno, come la maggior parte delle onde qui a Moorea e Tahiti. Mentre noi ragazze navigavamo lungo il profondo pass sul reef, abbiamo visto uno scorcio di Hapiti, una destra di circa 2 metri che si srotola alla perfezione. Inizialmente la situazione era un po’ intimidatoria, non c’era nessun altro in acqua. Un marinaio locale simpaticissimo è saltato in acqua con noi, dandoci tutte le dritte sul posto ed il giusto incoraggiamento. C’era una forte corrente che risucchiava continuamente verso l’Oceano e onde massicce che rompevano su un reef bassissimo. C’è voluto un po’ di tempo per abituarsi alla potenza e forza delle onde in questo spot, ma quando si riusciva a prendere quella giusta, valeva tutti gli sforzi e l’ansia.

INCONTRI RAVVICINATI Il mattino seguente ci siamo svegliate di buon ora con il rollio del catamarano e siamo saltate sul piccolo gommone per andare verso una scogliera dove avremmo dovuto fare il bagno con le razze e gli squali! 74

Mentre ci stavamo dirigendo sul posto, 2 squali e 6 razze seguivano la barca attratti dal rumore del motore. Avremmo avuto meno paura ad entrare in acqua con 2 alberi d’onda, c’è voluto un po’ di tempo prima che trovassimo il coraggio di saltare in acqua. Alcune hanno cominciato facendo snorkeling proprio di fianco al piccolo gommone, ma dopo soli dieci minuti tutte le ragazze erano in acqua a seguire gli squali e accarezzare le morbide razze. Più tardi siamo andate a cercare il vento alla spiaggia locale di Les Tipaniers. Questa spiaggia è ideale per il kite e windsurf e la vista è spettacolare. Sopravento si scorgono i famosi burroni verdi tahitiani, che precipitano vertiginosamente per poi livellarsi in prossimità della spiaggia, tappezzata dalle tipiche capanne locali, le tiki huts. Sottovento invece c’è l’acqua azzurra cristallina e la piccola isoletta nascosta verso cui surfare. Dopo un giorno intero a giocherellare col vento, eravamo davvero esauste e pronte a goderci il tramonto con un fresca Hinano alla mano, ma prima che riuscissimo a racimolare abbastanza franchi per pagare le nostre birre, siamo state riportate di corsa a prendere il traghetto per l’isola principale di Tahiti. Avevamo un appuntamento a cui non potevamo assolutamente mancare!

WELLCOME Emmanuel Ancet del Te Matai Windsurf Center ci ha aiutate a organizzare il nostro arrivo. Molta gente qui a


Tahiti ci aspettava, perfino il sindaco di Mahina, Tahiti! Era molto gentile e voleva esser sicuro che ci fossimo tutte sentite le benvenute sull’isola, quindi ha invitato l’intera crew a mangiare pupus e sorseggiare dei drink per la cerimonia ufficiale d’apertura con la consegna delle tradizionali collane di fiori, i Leis Tahitiani, come ringraziamento per aver dato lezioni di sport acquatici alla comunità.

divertiti un sacco. I ragazzini si sono goduti ogni singolo istante e hanno continuato a provare il giorno, la notte e ancora i giorni seguenti.

EPLORAZIONE MERIDIONALE Il surf break di Teahupoo è certamente famoso. Tutte noi avevamo sentito un sacco di storie e visto innumerevoli foto sulle riviste circa questo spot.

Teahupoo si trovava dalla parte opposta rispetto al nostro accampamento. Non vedevamo l’ora di visitare la parte meridionale dell’isola, quindi ci siamo prese un’intera giornata per andare a studiare e osservare una delle onde più spesse e intimidatorie in tutto il mondo. Siamo partite presto la mattina e abbiamo fatto una fermata veloce al mercato locale a Papeete. Qui abbiamo assaporato il

CJA Una volta arrivate a Tahiti, dovevamo raggruppare tutti i ragazzini che volevano imparare a far windsurf, kite, o stand-up paddle. Grazie all’organizzazione offerta CJA (Centre pour Jeunes Adolescents), centro per i giovani adolescenti, non è stato assolutamente difficile. Abbiamo cominciato le lezioni facendo stretching ed una nuotata di riscaldamento fino ad una boa. Dopo qualche nuotata in compagnia, le lezioni sono cominciate. C’erano Clarissa, Monika e Verda ad insegnare kite, Bea ed io ad insegnare windsurf, e Courtney, Michele e Fernanda che mostravano il neonato stand-up paddling. Era impressionante vedere con che velocità i ragazzi apprendevano ogni movimento. Hanno imparato un sacco semplicemente provando, in quanto noi non sapevamo una parola di francese o tahitiano e non potevamo quindi dare spiegazioni, abbiamo potuto semplicemente mostrare i movimenti e le tecniche base. È stata una bellissima giornata e tutti si sono 75


Prima una lezione di SUP alle ragazze locali, poi una bella planata spensierata.

cibo locale e ci siamo immerse nelle arti, osservando i manufatti, le perle nere, i souvenir Hinano, i quadri colorati, i tiki scolpiti a mano, le collane di conchiglie, i fiori profumati e tutto ciò che ci si può immaginare pensando a Tahiti. A pranzo abbiamo gustato il Poisson Cru Tahitiano, (pesce crudo con limone e altri ingredienti deliziosi) con frutta cotta e pane dolce alla

noce di cocco. Dopo questo pranzo così gustoso ed energico, eravamo pronte ad entrare in acqua. Per telefono ci hanno detto che Tim McKenna era già sulla barca pronto a farci delle foto di surf da onda, su un picco ad appena 5 minuti da Teahupoo, chiamato Teva Iti. Teva Iti è la prima destra che abbiamo visto da quando siamo qui a Tahiti. Era già pomeriggio e non

avevamo ancora avuto la possibilità di entrare in acqua, quindi mentre caricavamo la barca l’impazienza era alle stelle. Abbiamo preso un’onda dopo l’altra, la dimensione era perfetta, né troppo piccola né troppo grossa. Ci siamo abituate ai break su pass di reef e finalmente abbiamo cominciato a divertirci senza timore. Quasi tutte le onde a Tahiti sono al 99% sinistre e rompono quasi sempre su reef esterni, ai bordi dei passaggi profondi ci sono dei canali per il passaggio delle barche. L’unica eccezione è Papara, che sembra sia l’unico beach break della zona. Papara è un altro spot in cui ci siamo divertite un sacco, dal momento che essendo un facile point break, non c’era bisogno di preoccuparsi per le forti correnti o il tagliente reef sottostante.

LE FOTO DI KEVIN PRITCHARD La prima settimana è volata velocemente. Era già sabato mattina e la lezione di stand-up del Butterfly Effect per ragazze era in corso. Il clinic è cominciato in tranquillità ma poi, una dopo l’altra, sempre più ragazze si sono avventurate in acqua. Un sacco delle ragazze che hanno partecipato, facevano già Va’a (canoa), quindi erano molti forti e coordinate a remare e hanno fatto pochissima fatica ad imparare. Sembra che tutte si siano divertite un sacco a provare questo nuovo 76


sport. Durante il nostro ultimo giorno abbiamo avuto condizioni perfette per windsurf e kite. Kevin Pritchard è venuto assieme a noi come fotografo e grazie alla sua esperienza sapeva che Mara era il posto su cui puntare per trovare le condizioni adatte. Le previsioni davano venti sudorientali con un pochino d’onda da sud, proprio le condizioni ideali per una giornata epica. Appena arrivate sullo spot e scese dal van, siamo quasi state spazzate via dal vento! Sicuramente la giornata più ventosa dell’intera settimana! Con l’adrenalina in corpo, abbiamo armato e steso i cavi più velocemente possibile. Strizzavamo gli occhi per riuscire ad intravedere la dimensione delle onde che rompevano sul reef esterno, sembrava piuttosto piccolo visto da riva ma quando siamo arrivate sul pass col windsurf, le onde erano molto più grosse di quanto avessimo immaginato! Ancora una volta abbiamo surfato delle sinistre perfette con vento mure a sinistra fino al tramonto, finché il vento è calato, la marea s’è alzata e le nostre braccia non riuscivano più a piegarsi.

“Na Na” (arrivederci) e “Maruru” (grazie) all’isola di Tahiti e a tutti i nuovi amici che avevamo conosciuto. L’esperienza vissuta visitando le isole della Polinesia Francese senza andare nei soliti alberghi, conoscendo nuovi amici, vivendo al centro della comunità di Mahina, gustando cibo locale, adattandoci allo stile di vita Tahitiano e venendo

accettati a braccia aperte è stata un’esperienza che ci ha aperto gli occhi. Non solo ci siamo divertite un sacco ma abbiamo anche surfato con condizioni bellissime, con vento e onde che non ci saremmo mai immaginate. Ci siamo davvero divertite un sacco godendoci il vento e le onde e abbiamo trascorso il tempo al meglio, condividendolo con la comunità

IL RITORNO Dopo che il sogno è divenuto realtà in queste due settimane, era ora che noi ragazze impacchettassimo tutti i nostri bikini, le tavole, le vele e i kite e dicessimo 77


Le ragazze del Butterfly Effect di Tahiti... Presto le vedremo in Italia, stay tuned!

attraverso le lezioni. Non dimenticheremo mai di aver assaporato la nostra passione comune per l’oceano, assieme ai ragazzi locali e alla comunità della Polinesia Francese. Mentre volavamo verso Maui, abbiamo cominciato a fantasticare nuovamente su chi, cosa, come e dove si dovrà svolgere il prossimo Butterfly Effect.

BUTTERFLY TIPS 1. Contattare Emmanuel, www.tematai.com. 2. Se non avete già un capitano di catamarano da 55 piedi, assicuratevi di noleggiare una barca. Quasi tutti gli spot wave sono su reef esterni, quindi è vitale avere una barca per arrivarci e per la sicurezza! 3. Nuotare con gli squali. A Moorea c’è un posto splendido per nuotare assieme alle razze e agli squali. È davvero una bellissima esperienza da fare quando non c’è vento o onda. Sembrarà strano, ma è un’esperienza indimenticabile! 4. Meglio essere ottimi nuotatori. Le correnti a Tahiti e Moorea sono molto più forti di quanto si pensi. Se non si fa attenzione, in un secondo ci si ritrova in mare aperto, quindi conviene uscire sempre in compagnia e continuare a remare per restare nella stessa zona. 5. Bevetevi una birra Hinano nel modo Tahitiano, ma preparatevi a pagarne il prezzo. È parecchio costosa come birra e assicuratevi di fare riserve per la settimana in quanto è vietato comprarle di domenica. 6. Se andate a Tahiti, assicurati anche di vedere Moorea. Moorea offre lo stesso vento e condizioni di surf di Tahiti, ma l’acqua è molto più blu e pulita. 7. Portate il materiale kite/windsurf da vento leggero in quanto è spesso sui 12-18 nodi. 8. Il cibo locale migliore è il “Poisson Cru” (pesce crudo)! 9. Compratevi un macete per tagliare e raccogliere le noci di cocco, lo sport drink migliore al mondo a Tahiti/ Moorea e le palme da cocco sono ovunque! 10. Andate a vedere il centro windsurf Te Mata’i / CJA (Centre pour Jeunes Adolescents) e cercate di usare 78

il vostro tempo per insegnare ai locali gli sport acquatici. La ricompensa morale per avere fatto un bene alla comunità non ha prezzo.

INFORMAZIONI SULLE ISOLE Molti spesso fanno riferimento alle Isole della Polinesia Francese come “Tahiti”, questo però è un errore perchè Tahiti è solo una delle 130 isole che si raggruppano in 5 diversi arcipelaghi che formano la Polinesia Francese. L’isola di Tahiti è solo una delle tante situate in posizione esposta agli alisei e fa parte dell’arcipelago delle Society Islands. Tahiti effettivamente è l’isola più vasta e rinomata della Polinesia Francese, in cui si trova anche la capitale, la città di Papeete. Altre isole dell’arcipelago Society sono Bora Bora, Moorea, Huahine, Raiatea, Tahaa, Maupiti, Tetiaroa, e qualche altra. Eccovi una lista con dritte e indicazioni sugli spot di windsurf più conosciuti.

BORA BORA 1) Matira Point: questa è la “spiaggia per il windsurf” a Bora Bora! Si trova sulla costa meridionale dell’isola, proprio nel mezzo della zona più turistica dell’isola, ed è il punto di ritrovo dei rider locali. Le correnti sono abbastanza forti e il corallo molto affilato! Ciò nonostante, in una buona giornata di vento, almeno 812 rider saranno in acqua. Non ci sono onde in laguna a causa del reef esterno, ma a volte l’acqua è choppata. La visibilità è incredibile e arriva fino a 5m di profondità, come vetro. È però opportuno stare attenti ai testoni di corallo, ci vuole una buona esperienza e un buon livello per entrare in questo spot. 2) Airport Motu:se non lavori all’aeroporto, hai bisogno di una barca per arrivarci! Col vento giusto, si fanno delle ottime surfate! C’è pochissima gente, spiagge lunghe e tranquille e per partire si deve fare attenzione ai pochissimi testoni di corallo.

MOOREA 1) Beach Club / Les Tipaniers: situato sulla punta nordoccidentale dell’isola, questo spot (il cui nome

deriva dal vecchio Hotel che prima era sulla spiaggia), è lo spot principale e più conosciuto di Moorea, grazie alla sua comodità. È una lunga spiaggia bianca con fondo sabbioso e senza coralli per almeno 100 metri verso l’oceano. Ci possono però essere degli ostacoli, come pietre o barche. 2) Haapiti: situato sulla costa sudoccidentale dell’isola. È uno spot per il surf da onda, che funziona perfettamente quando il vento gira più da ovest, con sinistre pulite e perfette che si srotolano fino nel canale. Se le onde sono piccole, ci si può divertire un sacco anche nell’inside. La partenza non è proprio il massimo in quanto praticamente non ci sono spiagge di sabbia in zona. I rider si buttano giù da un molo, che non è proprio né saggio né sicuro.

TAHITI 1) Venus Point: questo spot è più conosciuto dai local col nome di Motu Martin ed è probabilmente lo spot più rinomato a livello windsurfistico di tutte le isole della Polinesia Francese. L’aliseo orientale è abbastanza costante e la vicinanza a Papeete, ha reso questo spot uno dei più comodi e conosciuti della zona. C’è anche un po’ di chop e ci si può quindi divertire con le piccole onde vicino a riva. Per ora non è affollato, anche nei giorni migliori… la zona di partenza è una larga spiaggia abbastanza morbida di sabbia nera, senza corallo e perfino con l’erba per armare il materiale. 2) Sapinus: spot perfetto per surfare quando il vento è sudorientale. Spiaggia bianca con qualche roccia.

HUAHINE / TA’A / RAIATEA Su queste isole si possono trovare parecchi spot perfetti per il windsurf, ma sono difficili da trovare, se avete una barca d’appoggio, siete a posto. Spot incredibili da surfare! Le condizioni di vento sono quasi identiche per tutte le isole: Vento medio dai 15-25 nodi. Il periodo migliore per il windsurf è tra giugno e settembre, quando soffiano gli alisei sudorientali del Mara’amu.



Ritrovandosi a 19 anni su un letto d’ospedale in Corsica, in fin di vita, con polmoni, cassa toracica e fegato spappolati a causa di una brutta caduta in windsurf, sarebbe normale non aver più voglia di avvicinarsi ad una tavola per tutta la vita. Ma non tutti reagiscono allo stesso modo. Dopo averci pensato su e dopo aver dato qualche sbirciatina sotto le gonne delle infermiere, il giovane Sylvain Demercastel, è uscito dall’ospedale, purtroppo ormai affetto irreversibilmente dal virus del windsurf. La sua vita in seguito è stata nuovamente scossa da un episodio traumatico: il giovane ambientalista ed attivista è sopravvissuto a quello che i media hanno soprannominato “Il massacro di Nanterre” nel 2002. Durante un consiglio municipale insanguinato, Sylvain ha perso uno dei suoi più cari amici e smarrito la propria fede politica. L’esistenza stessa e le passioni del giovane parigino, le sue doti artistiche manifestate in collaborazione col gruppo ArtSonic, le sue composizioni musicali, e i suoi progetti tra cui Planet Blow, sono tutti influenzati da dolori ancora vivi. Lo sono però anche a causa dei suoi incontri, ad esempio quello con il noto waverider, Fabrice Beaux. I due si sono incontrati sulla spiaggia di Ho’okipa quando lui aveva 20 anni; per poi ritrovarsi all’alba dei 30 e condividere le proprie passioni e saziare la fame di viaggi. Il loro progetto è la realizzazione di un vero e proprio film sul windsurf intitolato: Planet Blow, the Dark Lines, che uscirà nel 2010 e di cui noi abbiamo visto delle anteprime mozzafiato. Godetevi l’intervista a Sylvain Demercastel, artista-windsurfista-surfista-viaggiatore che stona nel normale universo e sia per gelosia che per ammirazione o incomprensione, non lascia mai indifferenti. 80


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Sylvain Demercastel durante le riprese di Planet Blow 2.

COME SEI RIUSCITO A RIPRENDERTI DOPO IL GRAVE INCIDENTE IN CORSICA ALL’ETÀ DI 19 ANNI? Subito dopo l’incidente avevo pensato di smettere di far windsurf, ma appena sono stato meglio, sono partito immediatamente per Maui, mollando perfino gli studi. Facendo tutto in modo razionale non riuscivo a divertirmi…

I TUOI GENITORI TI SPONSORIZZARONO OPPURE NO? Ho sfruttato i soldi dell’assicurazione e i miei genitori hanno reagito bene, supportandomi, anche quando ho confessato che avrei mollato gli studi. Pensavano sarei morto… da quel momento le relazioni sono cambiate profondamente. Mi hanno spinto e incoraggiato a fondo. Sapevano che non avrei fatto stupidaggini, non sono il tipo da buttar via la mia vita.

IL TUO PRIMO INCONTRO CON FABRICE BEAUX? A Maui. È stato davvero mitico. Il periodo d’oro del windsurf a una delle gare di coppa del mondo più importanti. A vent’anni ci si ingozza con qualsiasi emozione. Il mio idolo dell’epoca e anche di adesso è Mark Angulo, la nuova star nascente, Jason Polakow, stava cominciando a far vedere il suo nuovo ed unico stile di wavesailing. Tutti volevano surfare come lui. Io sono stato fortunato e avevo le sue stesse vele Gaastra, e quindi mi sono detto: “Chissà… magari un giorno”…

POI IMPROVVISAMENTE TI SONO VENUTI DEI RIMORSI E TI SEI CONVINTO CHE LA VITA ERA MEGLIO A NANTERRE? Non volevo studiare alle Hawaii, come un figlio di papà. I miei genitori me l’hanno proposto ovviamente ma io non ho voluto, e non ho nessun rimpianto. I miei genitori hanno sempre avuto modo e voglia di aiutarmi. 82

Non mi sentivo di piantare gli studi, così mi sono iscritto alla facoltà di storia con l’obiettivo di diventare docente, per aver anche un po’ di vacanze. Una professione perfetta!

DUNQUE IL TUO PIANO ERA TIMBRARE IL CARTELLINO COME UN DOCENTE DI STORIA CHE SI RISPETTI? Più o meno. Mentre ero in facoltà, durante due manifestazioni, sono entrato a far parte di Artsonic, ho trasferito la mia adrenalina dal windsurf alla scena artistica. Il gruppo stava acquistando sempre più spazio e forza e stava diventando difficile gestire anche il windsurf, coi vari viaggi, il materiale e le attese. Tutto ciò ha cominciato a stressarmi parecchio, quindi ho deciso di smettere per dedicarmi totalmente al surf. Pensavo non sarei mai tornato indietro. Il brutto ritorno a Nanterre, combinato con l’incontro di Fabrice a Bali in un momento di crisi, mi ha fatto ritornare una voglia incontenibile di fare windsurf. Fab mi ha riempito la testa di nuove prospettive, interessanti e positive.

DOPO IL TERRIBILE MASSACRO A NANTERRE DURANTE IL CONSIGLIO MUNICIPALE A CUI STAVI ASSISTENDO, HAI DECISO DI MOLLARE IL GRUPPO, RIPRENDENDO A FAR WINDSURF. COME PORTAVI A CASA IL PANE? Ho sempre vissuto grazie alla musica, facendo illustrazioni pubblicitarie sonore (come quello per la Lega contro il Cancro) e facendo siti internet. Quando ho ricominciato col windsurf, mi sono riappassionato all’immagine e ai video. Una scelta logica e naturale, che mi ha permesso, sempre come freelance, di potermi procurare nuovi clienti.

QUANDO È NATO IL TUO ATTIVISMO PER L’AMBIENTE? È iniziato tutto negli anni ‘80. I miei genitori sono sempre stati attivisti, sempre informati sulla situazione. A furia di leggere notizie sconvolgenti, ti viene la voglia di reagire e far qualcosa. Mi sono arruolato nei partiti che a quel tempo si occupavano ancora di ecologia, come i Verdi. Sicuramente ci sono


ancora molti ecologisti, ma cercano di fare un miscuglio con tutte le altre problematiche in modo da potersi guadagnare un posto sulla scena politica. Prima ero convinto che per poter cambiare le cose fosse necessario farsi eleggere e aver le idee chiare. La politica però fa perdere la propria identità. Nessuna esclusione di colpi, vale qualsiasi mezzo, basta non parlarne.

I TUOI FILM SONO RICERCATI, HANNO UN MAGGIOR EFFETTO NEL “SALVATAGGIO DEL PIANETA”? È una pulsione, ho assolutamente bisogno di farlo, non mi faccio alcun tipo di domande strategiche. Considerando il tempo e il denaro che impiego in questi progetti, non è un investimento molto intelligente… Faccio il tutto pensando che sarebbe bello se servisse… ma non sono un grande ottimista e sicuramente non riuscirò a cambiare il mondo con un film. Avremmo dovuto agire drasticamente già molto tempo fa. Quando ero ancora in politica, pensavo di poter cambiare il mondo con le mie idee ma ora credo che sia il mondo che ci farà cambiare completamente.

DUNQUE TI RIPETI “DEVO APPROFITTARNE AL MASSIMO”, DEVO FARE CIÒ CHE NESSUNO HA MAI FATTO PRIMA? Non si può tutto il tempo vivere senza godersi la vita al massimo e approfittarne. Ci sono un sacco di cose bellissime da fare e da vedere. Egoisticamente parlando, vorrei che la mia vita fosse molto bella. La mia coscienza ecologia però tende ad ostacolarmi e

non riesco a non chiedermi “per quanto tempo?”. Il tutto si complica ulteriormente quando, da rappresentante della cultura occidentale, do mostra del nostro stile di vita, in paesi poco sviluppati. L’esempio è lampante ed imbarazzante: arrivi nelle Filippine, tiri fuori il tuo materiale che costa migliaia di euro, vestito tutto a puntino, davanti a dei bambini che giocano per strada con una bottiglia vuota e una specie di pallone di cartone. Chiaramente il loro desiderio diventa poter godere dei nostri stessi privilegi e aver quello che abbiamo noi. È davvero difficile diventare consapevoli del danno che si fa a questa gente, quando si parte per un viaggio come facciamo noi.

Attore, regista, musicista, artista e windsurfer: questo è Sylvain.

STAI PROMUOVENDO UNA ZONA POCO SVILUPPATA, NON STAI INTRODUCENDO I DEMONI DELL’OCCIDENTALIZZAZIONE! Purtroppo viviamo tutti in questo modo. La gente conosce la mia reputazione di ecologista e capisce i miei ragionamenti, ma anche Fabrice che non è rinomato per il suo attivismo, la pensa esattamente come me. Noi viaggiamo assieme tutto il tempo e nel prossimo film ci sarà un messaggio chiaro e molto esplicito. Non ci si può sentire troppo a proprio agio andando in un posto appositamente per surfare le onde, quando la gente locale ha a malapena degli stracci da indossare.

QUALE È IL TUO SOGNO? Non mi faccio illusioni. È proprio per questa ragione che il mio lavoro e tutte le mie attività sono permeate da una certa malinconia e dolore.

Aerial tweaked per Sylvain.

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interamente la musica di Planet Blow 1 e ho anche curato parte del montaggio. Durante la realizzazione ho anche conosciuto Sophie Saigneur, che s’è innamorata profondamente del progetto e mi ha permesso di distaccarmi maggiormente dal lavoro, per raggiungere una maggiore obbiettività. È totalmente diverso guardare qualcuno al montaggio e dare qualche consiglio o avere le mani sulla tastiera del computer che magari non si sa nemmeno usare perfettamente. È davvero bello sapere che lavorerà ancora con noi anche al prossimo capitolo. Abbiamo avuto un’ottima risposta dal pubblico. La gente s’immedesima in Planet Blow 1, il lifestyle del windsurf, questo feeling e stile di vita impalpabile e difficile da spiegare che però si intuisce nell’aria e rende i rider felici. Questo film mi ha permesso di consegnare e condividere il mio messaggio con gente che non avrei potuto conoscere direttamente, e mi ha permesso di conoscere anche nuova gente, come il mio nuovo cameraman.

ANCHE LUI È APPASSIONATO DI WINDSURF? Mi ha detto: “Ho visto il film, adoro ciò che hai fatto e voglio farne parte”. Non conosce il mondo del windsurf, ma pratica anche snow, skate e surf da onda. Effettivamente, Sebastian Joffard è uno dei professionisti che hanno filmato Kamelot. Ci ha quindi permesso di utilizzare delle vere telecamere. Andavamo in giro con la telecamera che ha registrato Star Wars e con la nostra Red. Per poter utilizzare tutto questo materiale al massimo livello, occorre un sacco di personale, tra cui solo due persone per la Red.

SIETE PASSATI A MEGAPRODUZIONI A TUTTI GLI EFFETTI QUINDI…

Uno dei prossimi scenari di Planet Blow 2, un film sul windsurf con una visione ecologica.

CI FARAI IMPAZZIRE COL TUO NUOVO FILM? Impazzire no. La vita è fatta di alti e bassi. Bisogna avere il coraggio di mostrare i denti quando ce n’è bisogno. È questo che mi motiva a realizzare i film. I normali film e video di surf-windsurf non fanno altro che mostrare ottima azione e qualche paesaggio mozzafiato, mentre i ragazzi si divertono nell’acqua cristallina. Questo è sicuramente piacevole, ma…

COME DEFINISCI IL TUO PROGETTO PLANET BLOW? È la visione del mondo di un artista che fa anche windsurf e surf da onda. Un punto di vista non totalmente disilluso, ma critico sul mondo moderno, sui viaggi e sull’arte del windsurf. 84

COM’È NATO IL FILM PLANET BLOW 1? E COME, TU E FABRICE, SIETE RIUSCITI A SCAMBIARVI DI RUOLO? Inizialmente Fabrice montava i suoi video e io mi occupavo esclusivamente dell’aspetto musicale. In seguito mi ha offerto di occuparmi anche della parte visiva. Inizialmente volevo solo fare dei reportage dei nostri viaggi per poi fare dei video da distribuire con le riviste di windsurf. Una volta però che ci siamo resi conto che il materiale era davvero valido, abbiamo deciso di provare qualcosa di più rischioso e impegnativo. Per questa ragione in Planet Blow 1 c’è sia una visione curata che una più cruda e grossolana. Il messaggio non è proprio così evidente, è celato nella musica: è più una cartolina animata che un film, con un evidente messaggio ecologista. Ho composto

Ci sono un sacco di possibilità e mezzi e pochi soldi a disposizione, a volte addirittura non abbiamo neanche un centesimo. Fortunatamente però, la gente crede profondamente in questo progetto e sia il cameraman che la regista lavorano volontariamente, investendo tutto il loro tempo e capacità. Per ora riusciamo giusto a pagare le postazioni per le riprese in ogni singolo spot (4000 euro a viaggio!). O’Neill ci aiuta, assieme anche ad un’agenzia di telecomunicazioni italiana e Sport Away, che vuole unirsi all’avventura. Nei mesi seguenti dovremmo riuscire a trovare degli altri sponsor. Abbiamo anche fatto due meeting con TF1 che ha già confermato che manderanno in onda il nostro progetto in quanto va ben oltre il solo windsurf.

PLANET BLOW 2, COS’È? Un sacco di windsurf ma anche surf e qualcosa di kite. È un film a tutti gli effetti. Non bisogna però aspettarsi un film di windsurf come Windsurfing Movie 3. Loro fanno già benissimo il loro lavoro ed è quindi inutile seguire la stessa via. Il filo conduttore è il windsurf che ci permette di viaggiare. Si tratta di una sorta di biografia di personaggi che solcando gli oceani in giro per il globo e ci offrono una nuova prospettiva sulla vita moderna. Il tutto si svolge nel futuro. Si chiamerà Planet Blow Dark Lines, con un ovvio riferimento alle linee scure, profilo delle onde che marcano l’oceano e ai tratti oscuri di alcuni personaggi.


In Planet Blow 2 non ci saranno solo spettacolari immagini di windsurf, ma anche tanta action di surf e kite.

QUANDO USCIRÀ PLANET BLOW THE DARK LINES? Nel 2010. Abbiamo previsto due metodi principali per la diffusione: il primo è appoggiarsi ad un grosso gruppo televisivo che finanzia il progetto mettendolo sui canali on demand e anche sul via cavo, il secondo invece è quello di continuare in autoproduzione, appoggiandoci ai nostri sponsor. L’idea nel secondo caso è quella di fare diversi cortometraggi da mettere nelle varie riviste e in DVD, per poi vendere una versione “Director’s Cut”, allegata ad un libro venduto tramite riviste e negozi; un prodotto di ottima qualità e molto profondo, che costerà intorno ai 20 euro. Una percentuale ovviamente sarà destinata ad uno dei maggiori enti ambientalisti.

CHI SONO GLI ALTRI RIDER? È tutto in continua crescita. Nel prossimo video ci saranno perfino due pro surfer del Team O’Neill: Nat Young e Roy Powers. È interessante e sicuramente avremo surfisti d’altissimo livello, ben oltre i semplici rollers di Fabrice e Sylvain.

LE DESTINAZIONI SONO TENUTE SEGRETE? Ritorneremo sicuramente nelle Filippine in quanto è veramente una miniera d’oro. Ci sarà sicuramente anche la California, il Marocco e magari anche un po’ di Francia.

COME AVETE SUDDIVISO IL LAVORO TRA FABRICE E TE? Senza Fabrice, non sarei mai riuscito a realizzare questo progetto: è lui che propone le destinazioni, gli spot che nessuno ha mai visto né surfato prima, come per esempio nelle Filippine. Io non ho competenze di queste livello. È assolutamente indispensabile evitare a tutti costi le solite vecchie Hawaii. Per quanto riguarda la produzione, l’idea è tutta mia, il mio progetto, il ruolo di Fabrice è quello di waverider, anche se ovviamente partecipa attivamente e mi dà parecchi consigli. Siamo in un progetto cinematografico a tutti gli effetti, in cui ognuno di noi ha un ruolo ben preciso e, ovviamente, Fabrice è un personaggio centrale. 85



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INTRO È consigliabile iniziare il trick al traverso alla massima velocità possibile, con buona potenza nella vela, in modo da non rallentare troppo durante il cambiamento dei piedi in Switch. Come al solito, purtroppo, i prerequisiti di questa manovra sono la Flaka One Hand o normale, la Spock bugna in avanti sulle mure opposte (che è praticamente identico come movimento) ed una buona padronanza dell’andatura piedi al contrario. Una volta che ti sei messo in Switch e trovi l’assetto, comincia a lascare cazzando la vela verso poppa con la mano posteriore, ma tenendo il corpo centrale in modo da non perdere troppa velocità. Contemporaneamente, sbilanciati leggermente sui talloni, in modo che la tavola carvi sottovento come 88

per il minibottom turn di una Flaka regular stance. Appena sei al lasco e senti che la tavola sta per staccare dal dorso di un choppino, molla la mano anteriore, infilando l’albero nel vento con la mano posteriore. Pensa di voler saltare “al di là” della bugna. Contemporaneamente, rannicchia la gamba posteriore sotto il sedere e stendi quella anteriore in modo che la prua faccia perno e la poppa slashi liberamente. Il braccio anteriore ti aiuterà a girare, in quanto favorisce la rotazione del busto, della testa e dei fianchi nel vento. La parte aerea di questa manovra non deve essere necessariamente una rotazione di 180°, anzi, spesso e volentieri è di circa 120°-150°. Una volta che la prua tocca l’acqua, e ti trovi sottovento alla vela, cerca di stare il più centrale possibile e di anticipare

la rotazione girando testa e spalle sottovento. La parte slashata e la chiusura sono praticamente identiche a quelle di una McTwist bugna avanti one hand. È consigliabile piazzare la mano posteriore a livello delle cime del trapezio, e quindi nel baricentro della vela stessa, in modo che si riesca a gestirne meglio i cambi di potenza e quando sei controvento. Una volta completata l’intera rotazione One Hand, e stai planando dritto verso la spiaggia, puoi rimettere anche la mano anteriore sul boma. Più tardi la si rimette e più il trick risulta stupefacente! La prossima volta, senza mani!!!

STEP BY STEP Foto 1-2: Stacca a tutta velocità sul dorso di un choppino abbastanza al lasco, infilando l’albero nel


vento con la mano posteriore e stacca il braccio anteriore, stendendolo verso poppa. Questo movimento facilita la rotazione della testa, spalle e bacino nel vento, innescando la rotazione aerea nel modo corretto. Spingi con le gambe per far staccare la tavola. Foto 3-6: Sbilancia il peso verso prua e continua a girare testa e spalle nel vento, rannicchiando la gamba posteriore e stendendo quella anteriore. La prua farà quindi da perno, lasciando la pinna libera di slashare. La rotazione aerea è di circa 120 gradi ma è sufficiente ad innescare la seconda parte slashata della manovra. In questa prima fase ci si trova sottovento alla vela, ed è quindi opportuno spostare la mano posteriore verso il centro del

boma, sulle cimette. Ora resta centrale col peso e continua a girarE la testa sottovento per continuare la rotazione. Foto 7: Questa fase è critica per la corretta chiusura della manovra. La bugna passa nel vento, riacquistando potenza, ed è quindi necessario sbilanciarsi leggermente verso il rail sopravento, restando però abbastanza centrali. Se c’è vento forte, si può anche spostare la mano posteriore, facendola scivolare più verso l’albero, in modo che la vela sventi più facilmente e non ti sbalzi sottovento. Foto 8-10: A questo punto il difficile è passato, non ti resta che rimanere col peso centrale e cercare di

proiettare il corpo in avanti, sempre ad una mano, in modo che la tavola si assesti nuovamente. A questo punto puoi anche rimettere la mano anteriore sul boma, e pomparti, perchè hai fatto l’intero trick, dallo stacco alla chiusura, ad una sola mano!!!

DRITTE ED ERRORI Anche per questa manovra è importante trovare le condizioni di acqua giuste, possibilmente con vento costante e non sovrainvelati. Se c’è l’acqua choppata è difficile riuscire a mantenere l’alta velocità necessaria durante la curva sottovento. Le prime volte si può anche rimettere la mano sul boma appena dopo esserE atterrati controvento. Se la rotazione non è fluida, conviene aumentare la velocità d’ingresso! 89


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© Nicoletta Gurioli

Fede LaCroce si prepara all’action! © Francesca LaCroce

Non sto ad entrare in dettagli noiosi sul perché e sul percome, vi basti sapere che il giorno più grosso del primo swell da Nord della stagione, sabato 30 agosto, ho optato per un’uscita al secret reef di Baby Beach, convinto che fosse l’unica valida alternativa a Ho’okipa (visti i problemi avuti il giorno prima con surfisti da onda, lifeguard e polizia per la 10-Man rule). Solo mentre tornavo verso casa alle 16.30 mi sono reso conto che in realtà erano tutti fuori a divertirsi a Ho’okipa e la condizione era veramente esagerata. Agitato, nervoso e allo stesso tempo un po’ deluso, ho armato di corsa la 4.7 nella speranza di riuscire a godere ancora di qualche minuto di quella

spettacolare condizione. Mentre entravo in acqua con il 72 lt rosicavo pensando a quello che mi ero perso certo che ormai fosse troppo tardi. Sono stati, però, sufficienti un paio di bordi, giusto quelli necessari per prendere le misure con le onde, per rendermi conto che la condizione diventava sempre più bella ogni minuto che passava: il vento ruotando da terra spazzolava le onde rendendole glassy come mai le avevo viste prima a Ho’okipa. Barre lunghe tra logo e mast high si srotolavano da Middles fino al Point permettendo delle surfate memorabili: discese da brivido da pareti perfette fino alla base dell’onda, Bottom Turn potenti e

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Condizione Un grande punto di forza di Ho’okipa è che lo spot lavora davvero moltissimo, tendenzialmente si può uscire ogni giorno in cui soffia il vento, è praticamente sempre side/side-off shore mure a destra e c’è sempre un po’ d’onda.

Una bella entrata di Federico LaCroce. © Andy Vilet

Vento Il vento per eccellenza è l’aliseo, che soffia da Est-Nord Est con costanza da aprile a ottobre, raggiungendo il suo apice nel periodo estivo, ma anche d'inverno le giornate ventose non sono poi così rare. Nel periodo invernale capita, a volte, che soffi vento da Sud Oves, detto Kona, in questi casi più che a Ho’okipa si esce a Lanes mure a sinistra e la condizione è davvero esagerata. Onda Le mareggiate migliori sono quelle da N-NW, tipiche dell’autunno-inverno, ma anche d’estate i wind swell da NE possono generare discrete onde, non tanto ordinate, ma comunque divertenti. L’onda è veloce e potente, per prenderci la mano ci vogliono una paio di uscite e qualche bella macinata, ma regala grandi emozioni. Difficoltà (I) lo shorebreak: la prima difficoltà che si incontra quando si esce a Ho’okipa è lo shoebreak, che non è dei peggiori in termini di dimensioni, ma è potente al punto giusto che basta un’esitazione di troppo – visto soprattutto il vento rafficato – per ritrovarsi schiacciati sul bagnasciuga. Il segreto per superarlo è di attendere il momento appropriato ed essere rapidi a partire dalla spiaggia sfruttando la corrente di risacca; (II) la corrente: per uscire a Ho’okipa, soprattutto se c’è un po' di misura e magari il vento è, come spesso capita, rafficato nell’inside, è utile conoscere come si muove la corrente, in maniera da sfruttarla in caso di necessità e non fare fatica inutile. In particolare, capire la corrente vicino alle rocce può evitare spiacevoli gite a scogli; (III) le rocce: c’è un detto che dice: “non puoi dire di aver veramente surfato a Ho’okipa se non ti sei fatto un bel giro sulle rocce!”. Il rischio di finire a scogli è sempre in agguato, ma a ben vedere è molto peggio andare a rocce a Capo Mannu! (IV) l’affollamento: Ho’okipa è molto probabilmente lo spot più affollato del mondo ed il livello in acqua è decisamente alto. Lo spazio è limitato e non c’è da stupirsi se ci si trova a dividere la stessa onda con altre 2/3 persone, di cui magari una è Levi Siver o Mark Angulo o addirittura lo Zio Robby, quindi, mi raccomando, rispettare sempre le precedenze; (V) i surfisti da onda: a chiudere il cerchio non potevano mancare i surfisti da onda che per loro natura sono sempre un po’ ostici, soprattutto nei confronti dei windsurfisti. Oltretutto a Ho’okipa vige la regola dei 10 uomini in acqua, che è bene conoscere e rispettare se non si vuole avere seri problemi con local e autorità.

Il piccolo ma impegnativo shore break di Ho’okipa. Non fatevi trovare impreparati! © Nicoletta Gurioli

10-MAN RULE A Ho’okipa vige appunto la regola del “numero di uomini in acqua”, nel senso che, a seconda del settore in cui ci si trova, se c’è un determinato numero di surfisti da onda sulla line up, nessun windsurf/kite si 93


può avvicinare. Più che una regola questa è una vera e propria legge e in caso di violazione scatta il sequestro dell’attrezzatura e una multa salata. Vi assicuro che sono molto rigidi nel farla rispettare, ho visto con i miei occhi poliziotti contare al binocolo i surfisti da onda in acqua e ho sentito con le mie orecchie i guardaspiaggia urlare al megafono ai windsurfisti di allontanarsi dalla line up. La baia è, quindi, divisa in 3 settori: Zone A The Pavillions: si tratta del lato destro della spiaggia, qui sono ammessi solo surfisti da onda e bodyboarders; Zone B Middles: come dice il nome stesso, si tratta della parte centrale della baia, qui vige la regola dei 5 uomini: se ci sono almeno 5 surfisti sulla line up nessun windsurf/kite si può avvicinare; Zone C The Point: questo è il vero spot windsurf di Ho’okipa, il lato sinistro della spiaggia. Qui la regola è quella dei 10 uomini, ossia se ci sono 10 surfisti sulla line up nessun windsurf/kitesurf si può avvicinare. Non importa quanto vento c’è, che ore sono o la dimensione dell’onda, se ci 10 surfer non si scappa, o si aspetta in spiaggia o si va a Lanes. Lanes: è il reef sottovento a The Point, praticamente tra Mama’s Fish House e Ho’okipa, qui si può surfare sempre senza limitazioni, ma la condizione non è ugualmente bella.

FRED’S TIPS COME ARRIVARE: per arrivare a Maui quest’anno ho volato con Delta/AirFrance da Milano via Parigi-Seattle mentre il ritorno è stato via L.A.-Atlanta; buona tariffa e ottimo trattamento per l’attrezzatura (zero all’andata e 150 $ al ritorno). Negli anni passati ho sempre volato con Lufthansa. DOVE DORMIRE: per dormire consiglio di affittare una casa, ci sono soluzioni per tutti i gusti e budget, un buon contatto sull’isola è sicuramente Giampaolo Cammarota. (http://mauisurfreport.blogspot.com cammar@cammar.net), ottimi consigli ve li può dare anche Andrea Pagan (www.seatexboards.com; Maui4You), alternativamente su internet potete trovare diverse agenzie immobiliari che trattano ogni tipo di accomodation. COME MUOVERSI:fondamentale avere una macchina, se volete un bel truck rivolgetevi a Surf Truck Rentals. DOVE MANGIARE: assolutamente da provare il Paia Fish Market (fats food di ottima qualità con pesce fresco ogni giorno, favolosi il loro Fish Burger!) e perché no anche Mama's Fish House, sicuramente non economico, ma la serata da sogno con la vostra compagna è garantita (consigliato prenotare). NIGHTLIFE: di vita notturna non ce nè moltissima, però qualche bella serata non è da escludere, in particolare il mercoledì al Casanova di Makawao (Ladies’ Night) e il venerdì da Jaques a Paia. Anche Charley’s, sempre a Paia, offre serate interessanti, spesso con musica dal vivo. 94

Spray esagerato per Fede.

ATTREZZATURA CONSIGLIATA: dipende da quello che volete fare, ci sono spot per ogni gusto e disciplina, sicuramente non potete non portarvi una bella tavola wave! Vele dalla 5.3 in giù, comunque la più usata è sicuramente la 4.7. Se non avete esigenze particolari, consiglio di portarvi solo board short e trapezio, il resto lo potete tranquillamente affittare direttamente sull’isola, ci sono molti negozi che noleggiano attrezzature complete per tutta la vostra permanenza. SURF SHOP: Naish Shop, High-Tech, Neil Pryde Maui, Second Wind, Maui Windsurf Company, Action Sports Maui a Kahului, loft Quatro/Goya/MFC alla Pawela Cannery di Haiku Un solo consiglio, anche se il motivo principale del vostro viaggio a Maui è il windsurf, non perdete l’occasione di girare l’isola, ci sono un sacco di cose da fare e da vedere per cui vi assicuro vale la pena dedicare un po’ di tempo, ad esempio: vedere l’alba sul vulcano Haleakala, percorrere la tortuosa strada che porta ad Hana, nuotare nelle 7 Pools, farsi strapazzare dallo shorebreak di Big Beach a Makena, girare la West Maui, visitare Lahaina e molte altre.




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