4Skiers Magazine

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johnsons media amministratore delegato CRISTIANO ZANNI cristiano@jmag.it

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Foto: Alessandro Belluscio Rider: Emilio Previtali Spot: Niseko - Japan

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Quando pensi di aver raggiunto la conoscenza suprema, quando sei arrivato a convincerti di averne viste di tutti i colori, temperature, consistenze e umidità; ti viene da dire “ho visto più tipi di neve che donne in vita mia!”, Poi, quando meno te l'aspetti devi rivalutare tutte le tue teorie, o quasi... Ti capita di partire per l'oriente e di sentirne di tutti i colori dagli amici, di divorare pagine web, bit su bit, di rispolverare ogni singolo dvd dove c'è anche solo una piccolissima traccia di viaggio in oriente. Parli con l'amico skiman con esperienza che ti dice che lì è tutto umido, che lui al tempo aveva trovato difficile capire quella neve. Parli con l'alpinista che ti dice che non sono vere montagne, sono colline grandi, e che lui non ci andrebbe! Parli con l'amico jibber-snowboarder e ti dice che ad oriente è figo, ma sicuramente un viaggio in un park in “Califoggia” darebbe molta più soddisfazione (contento lui). Parli con i tuttologi e ti dicono “ma come in Jappone c'è la neve”? Mohamed, il kebabbaro egiziano sotto casa, sostiene che il Jappone sia una via unica costellata di Sushi bar, e probabilmente un “Kebab take-away” potrebbe essere l'affare della vita! Mia nonna pensava che andassi in Cina, tanto sempre gli occhi a mandorla hanno... Il collega fotografo immaginava giornate di bluebird, cielo terso, neve vergine e germogli di bamboo da fotografare... dannati germogli, mi avete invece fatto cartellare! Qualcuno invece mi chiedeva di informarmi sui park presenti nella terra del sol levante... ma cribbio! Volete sapere com'è il Jappone? Tre semplici parole: una nevicata continua oppure il paese dei sogni (si sono 4 parole ma suonava male). Tanta di quella neve che non potete neanche immaginare. Neanche Emilio Previtali pensava di trovarne tanta! Guardate la foto qui a fianco! Eppure lui di posti e di neve ne ha visti... Una consistenza che non potete neanche vagamente supporre, a meno che non ci siate già stati o siate afecionados di posti come Jackson Hole. Effettivamente neanche io mi aspettavo che una perturbazione potesse durare circa 3 mesi... e speravo di vedere qualche bluebird. Invece niente. Però, di sicuro, è stata una delle esperienze più belle di sempre. Totalizzante, fin da subito! Ora mi tocca salutarvi, augurarvi i più sentiti auguri per un’ottima fine dell'anno e un ottimo inizio, ricco di neve e di soddisfazioni. Noi di 4SkierS vi aspettiamo per raccontarvi ancora le nostre storie, i nostri viaggi le nostre avventure. Alessandro Belluscio


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Foto Alo Rider Marco Eydallin Spot Prato Nevoso

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CONCORSO “NORDICA SHOOT YOUR FRIENDS” Filma i tuoi amici con GoPro e vinci favolosi premi 4Skiers.it presenta “Nordica Shoot Your Friends”, il concorso video dell’inverno 2010.11 dedicato ai Freeskiers di tutta Italia. Partecipare è semplicissimo: basta produrre un mini-video di Freeski insieme ai tuoi amici! Scatena la tua fantasia con riprese in pista, park, street rail o freeride, scegli la musica che preferisci, combina il tutto in un video della lunghezza massima di 2 minuti e contattaci via mail a redazione@4skiers.it I video più meritevoli saranno pubblicati nella pagina dedicata al concorso www.board.tv/archivio/rubrica/36. Tutti i mesi una giuria di esperti composta dalla redazione di 4Skiers assegnerà i fantastici premi in palio: 2 GoPro, 2 sci Nordica ed Abbigliamento Peak Performance. Se non hai una telecamera GoPro non preoccuparti! Vieni a trovarci alle tappe del Nordica Freeski Camp www.nordica.com - www.nordicafreeskiers.com, www.freeskicamp.it l’evento più atteso da tutti i rider, e ti metteremo a disposizione tutto il necessario! Oltre a prestarti delle telecamere GoPro dotate di accessori per le riprese in movimento, ti lasceremo anche in omaggio una memory card con tutte le riprese della giornata da portare a casa e montare per partecipare al nostro concorso! Affrettati, il primo video è già online al seguente link! www.board.tv/video/1237 Tappe del Nordica Freeskier Camp 18.19 dicembre – Fai della Paganella / 15.16 gennaio – Brocon / 22.23 gennaio – Andalo / 12.13 febbraio – Monte Bondone / 26.27 febbraio – Campo Felice / 5.6 marzo – Alleghe19.20 marzo – Livigno Regolamento del Concorso "Nordica Shoot Your Friends" Manda il tuo video di Freeski della lunghezza massima di 2 minuti. I più belli saranno pubblicati sulla 4SkiersTV, il canale dedicato al freeski di Board.tv! Ogni mese, a partire da febbraio e fino ad aprile 2011, una giuria di esperti designerà il miglior “Shoot Your Friends” del mese fra tutti quelli pervenuti. Premi ed Assegnazioni Il 1° febbraio 2011 sarà assegnata la prima telecamera GoPro e l’abbigliamento Peak Performance (un completo sci femminile + 1 beans + 1 felpa) in palio al miglior video pervenuto in dicembre/gennaio. Il 1° marzo 2011 saranno assegnati un paio di sci Nordica e abbigliamento Peak Performance (1 beans + 1 felpa) al miglior video pervenuto in febbraio. Il 1° aprile 2011 saranno assegnati i rimanenti premi: 1 telecamera go-pro, 1 paio di sci Nordica, abbigliamento Peak Performance (un completo sci maschile + 1 beans + 1 felpa) al miglior video in assoluto fra tutti quelli pervenuti. Come partecipare Segnala a redazione@4skiers.it - editor@4skiers.it il tuo “Shoot Your Friends” fornendo nome, cognome, data di nascita, mail e recapito telefonico. La redazione ti risponderà spiegandoti come consegnarci il tuo video! Possono partecipare al concorso video di Freeski della lunghezza massima di circa 120" circa. Quelli idonei saranno ammessi in concorso ed ogni mese da febbraio ad aprile 2011, una giuria di esperti nominerà un vincitore a cui saranno assegnati i premi. Anche i Freeskier famosi sono bene accetti in “Shoot Your Friends” per mostrare il proprio stile, ma i premi andranno solo agli amateur (Freeskiers non sponsorizzati). I vincitori saranno annunciati il 1° febbraio 2011, il 1° marzo 2011 ed il 1° aprile 2011. Per maggiori informazioni o sottoscrivere il proprio “Nordica Shoot Your Friends” scrivete a redazione@4skiers.it

BLACK DIAMOND – RICHIAMO DI ALCUNE UNITA’ AVALUNG Black Diamond, leader americano nella produzione di articoli per alpinismo e freeride, richiama una limitata serie di unità contenute in zaini Avalung prodotti nel 2010, per verificarne l’idoneità. E’ possibile infatti che le tubazioni di alcuni di alcune unità possano fessurarsi alle basse temperature. E’ possibile verificare i numeri di serie dei prodotti interessati al richiamo tramite il seguente link: www.BlackDiamondEquipment.com/AvaLungRecall . In caso il numero corrisponda è necessario contattare Black Diamond per il ritorno del prodotto che verrà ispezionato e nel caso sostituito. Non tutti gli zaini il cui numero di serie corrisponda sono necessariamente interessati da un problema all’unità Avalung ma è necessario per scrupolo procedere ad una verifica. Per maggiori informazioni su come verificare il numero di serie e su come poter ritornare il prodotto contattare l’azienda: 0041 (0)61 564 33 33 - email recall@blackdiamond.eu

LOSKI CAMP Ciao a tutti come l'anno scorso, anche quest'anno Loski-camp ripropone il suo programma di lezioni per il periodo di vacanze di Natale. Loski-camp, il primo camp di sci freestyle in Italia, durante il periodo di Natale si trova a Foppolo all'interno dell'Iron snowpark, suddiviso in due periodi di camp: dal 27 al 31 dicembre e dal 2 al 6 gennaio. Per ogni camp: 2 ore di lezione, non serve essere già capaci, perché verranno creati gruppi omogenei su diversi livelli. Quest'anno partner e sosternitori del camp sono 3 marchi d'eccellenza come HEAD SKIS, BASTARD e ELECTRIC VISUAL, oltre all'appoggio del noto negozio NEW SCHOOL SHOP. Per informazioni e prenotazioni di lezioni, anche private: INFO@LOSKICAMP.IT +393332172356 (Alessandro Bianchetti), WWW.LOSKICAMP.IT 10

GOODMORNING CAMP GoodMorning camp nasce dalla voglia di avvicinare i riders al freestlyle su ogni terreno che la montagna presenta, accostando alla sicurezza un irrinunciabile entusiasmo ed un supporto tecnico professionale che vi permetteranno di migliorare qualunque sia la vostra esperienza. Dalle piste, al park, alla neve fresca GoodMorning camp propone programmi che vi introdurranno nelle mille sfumature dello snowboard permettendovi di conoscere nuovi amici con cui divertirvi, imparare e confrontarvi. I diversi moduli vi aiuteranno ad aumentare il vostro grado tecnico ed esprimere la vostra creatività sulla tavola. GoodMorning camp sarà dedicato ai riders di ogni livello, da chi si avvicina alla neve sulla tavola per la prima volta a chi vuole perfezionare lo stile in park su jumps o rails. Durante le giornate di riprese video e photo-shooting avrete la possibilità di apprezzare meglio i vostri tricks e valutare insieme al maestro cosa si può perfezionare. GoodMorning camp propone pacchetti da 2 ore di lezione per 5 giorni nei periodi dal 27 al 31 Dicembre e dal 2 al 7 Gennaio e mini-camps per i weekend della stagione, lezioni singole e di gruppo. info: goodmorningcamp@gmail.com



ELECTRIC RIDS Electric Visual é orgogliosa di presentare RIDS, Rider Inspired Design Series; patterns, personalizzazioni e colorazioni specifiche in base ai desideri del team Electric. Pat Moore con il suo motto "Live Free Or Die" e la sua maschera con vernice speciale "scratch Off" per poter sfogare la sua rabbia e inciderla sulle sue maschere. Andreas Wiig ha portato le sue radici Vichinghe, Ikka Backstrom si è smarrito in un mondo di camouflage mentre Tanner Rainville è partito pr un trip direzione Zion ritornando carico di vibrazioni rasta. Le ragazze hanno preferito ispirarsi ad un mondo più soft fatto di colori estrosi e animali multicolore e pattern damascati come si possono vedere sui modelli di Jamie Anderson e Cheryl Maas. Riunire il team insieme per progettare una serie di goggles così marcatamente differenti può sembrare un controsenso, invece è un omaggio a questi riders così diversi ma che hanno in comune davvero tanti aspetti. Info: www.electricvisual.com - www.comvert.com

ICE FIGHT - ALPIN NIGHT RACE A gennaio due eventi sportivi per “uomini duri”, nei dintorni di Merano Ice Fight, in Val Passiria (29 e 30 gennaio) e Alpin Night Race, in Val Senales (21 gennaio). Ice Fight, terza edizione della gara riservata ai campioni del mondo di arrampicata su ghiaccio e Alpin Night Race, ottava edizione della gara sci alpinismo in notturna, su un dislivello di 834 metri. Ice Fight – 29 e 30 gennaio 2011: A Corvara, in Val Passiria, appuntamento con i migliori atleti presenti sulla scena internazionale di arrampicata su ghiaccio, che si sfideranno “a colpi di piccozza” su una torre di ghiaccio artificiale alta ben 25 metri; per tutti il miglior impianto di arrampicata su ghiaccio artificiale d’Europa. La gara prevede due distinte competizioni: una di difficoltà, in cui i campioni si dovranno cimentare in difficili e spettacolari percorsi, l’altra di velocità, in cui gli alpinisti dovranno scalare la torre, nel più breve tempo possibile. Saranno presenti anche atleti della federazione USA e di quella Russa. Alpin Night Race – 21 gennaio 2011: In Val Senales, venerdì 21 gennaio, si svolgerà l’ottava edizione dell’Alpine Night Race, difficile e spettacolare competizione notturna di sci alpinismo. Gli atleti si cimenteranno in un’ascesa di 834 metri di dislivello, da Maso Corto, 2.011 metri, al Rifugio Bella Vista, 2.845 metri, nei pressi del Giogo Alto. Il percorso sarà di 5,5 km, con partenza alle ore 20.oo. A conclusione della gara è previsto anche un Pasta Party e la premiazione avverrà sempre al Rifugio Bella Vista. Info: www.meranodintorni.com

INVICTA JOLLY ORIGINAL III L.E. IUTER Il Jolly Original III di Invicta, apparso per la prima volta nel 1981, era uno zaino concepito per la vita all’aperto, ma reso celebre dai “paninari”, un movimento giovanile nato a Milano nel 1980. Rappresentava una novità nel modo di portarsi dietro le proprie cose, uno zainetto icona di quel periodo in tutto il mondo. Per celebrare il ritorno del Jolly sul mercato, Invicta ha collaborato con Iuter realizzando due versioni limitate a 50 pezzi per modello, disponibili online nello Store di Unotre (store.unotre.com) e a Tokyo da Sexon. Nelle versioni di Iuter, il modello classico blu e arancio riprende una tra le più popolari colorazioni del Jolly negli ‘80, mentre il modello nero in pelle ricorda alcuni motivi e dettagli della linea Uppercut di Iuter. UNOTRE Store Lo store di unotre.com http://unotre.com, attivo dal 2008, nasce dalla passione e competenza nell'ambito delle sneakers vintage e rare, esempio unico nel mercato italiano. Ha saputo distinguersi per la selezione di marchi e prodotti underground, sia italiani che stranieri, ricercati e difficili da trovare. Oggi è una vetrina ambita per i lanci delle linee più esclusive dei brand all'avanguardia del settore.

NANO STORM JACKET: A PROVA DI TEMPESTA! La nuova Nano Storm Jacket di Patagonia rappresenta il meglio per quanto riguarda la protezione totale contro le intemperie. Grazie al taglio comodo e alle sue caratteristiche di impermeabilità e traspirabilità è la giacca ideale per tutti gli usi: in montagna per una sciata come in città, dovendo affrontare magari le sempre più frequenti tempeste di neve! La Nano Storm Jacket è provvista di una barriera impermeabile/ traspirante H2No a 2,5 strati che unitamente allo strato esteriore in nylon ripstop al 100%, proteggono l’isolamento PrimaLoft One. Patagonia sfrutta questo isolamento sintetico realizzato con una microfibra brevettata comprimibile, traspirante che non assorbe quasi per niente l'umidità, mantenendo la massima efficienza termica anche se bagnata. L'isolamento non è voluminoso, è morbido, leggero e in grado di offrire un'ottima performace in tutte le condizioni, ed è inoltre riciclabile. Tecnicità e comfort della giacca si ritrovano anche nei dettagli: il cappuccio è regolabile e dotato di visiera laminata che permette di avere sempre ampia visibilità, i polsini hanno le chiusure in tessuto e il cordoncino nell’orlo impedisce l’entrata dell’aria esterna. E’ possibile inoltre evitare di congelarsi le mani, se si è dimenticato di indossare i guanti, grazie alle tasche scaldamani con zip, accompagnate da quella sul petto e da una interna per mantenere all’asciutto portafoglio e documenti. Disponibile sia per uomo che per donna, in vari colori dal nebbia al blu fino al classico nero. Prezzo al pubblico: 300 euro - Info: www.patagonia.com


P o: Samo Ph Phot Samo a am Vid c Vidi

TEAM GREEN Plake Gllen P hias Mayr Matth r ud Giira ass G hia hi h atth Matt nson en Be my B Jerem aa arrhuma Ka nas K Joon ö j sjö n rens rre Orrr Sara O

Il profil fillo ul filo u trras asot otti t le è sta tatto sv viilu v lupp upp ppato o sp s ec ecificamente e per gli sc sci El sci Elan an freer errid de. La co os sttru ruzzion ne Du Dual Titaniu ium, m, unic i a ne n ls su uo ge gene ere, in n cui il n nu ucleo in legn g o è rivestit ito o da d ad du ue la ue am minati di tittan nio io, offrre la a migliore risposta, peso o riido ri dottto do o,, flex ex otimizz zzat ato at o ed una a ecc cce elle lente stabilità à tors to rs rsio sio ona nale e per la ma as sssim ima vers sa attilità à e galleggi g am gi a en e to o in ne n evve e fresc resc ca. Un ro oc ck ke er moderato con o leggero ro camber, per e una er n miigl glio lio iorre eg ga alleggiabilità tà e manov ovra rabilità nelle muttev ra voli co ond dizziio o oni n di neve con una buo ni uo u ona tenuta in condu d ziion one. e e.


DOLOMITI SUPER FREESTYLE, COSA VOLETE DI PIÙ Essendo parte dell`unione Dolomiti Superski che rappresenta 12 aree sciistiche delle Dolomiti, Dolomiti Super Freestyle offre una rete di 20 snowpark, dove si può usare un solo ski-pass. 20 snowpark, 12 aree sciistiche, un nome: Dolomiti Super Freestyle Tutti gli snowpark si presentano con un nome, cresce una rete di snowpark tra le più grandi delle Alpi. Questo paradiso unico si estende direttamente di fronte all`ambientazione mozzafiato delle Dolomiti. Non importa che site principianti, avanzati o rider professionisti, su sci o tavola, l’offerta varia fra snowpark dalle caratteristiche più varie, per far battere il cuore a tutti i Freestyler. L`offerta comprende una grande quantità di kicker, quarter, corner e halfpipes naturali e preparati. Inoltre le immense possibilità di combinare i diversi rail, boxe e kickerline invitano a migliorare le capacità o solamente a divertirsi con salti e discese mozzafiato. Come out, go wild... Gli snowpark del Dolomiti Super Freestyle si ritrovano sparsi in tutte le Dolomiti, fra l’altro in alcune aree sciistiche prestigiose come Alta Badia, Cortina d`Ampezzo o Val di Fiemme. L`offerta degli snowpark contiene le destinazioni freestyle che si sono già affermate come lo Snowpark Kronplatz o il parco Piz Sella e inoltre aree giovani ed emergenti. Oltre alle generose aree fun e training nel corso degli anni gli snowpark si sono affermati come luoghi molto amati per alcuni attraenti eventi e competizioni internazionali, come per esempio il Skicross World Cup, il rail contest King of Iron, il Burton Demo Tour, la Detour o la Chill and Destroy Tour. Ogni anno centinaia di Snowboarder e Newschooler freestyle vengono in questi snowpark per competere e per lottare per la gloria e per il montepremi. ...and get the Dolomitestyle Non importa se voi tracciare la tua Line in mezzo a un panorama mozzafiato, sfogarti nei vari freestyle playgrounds o semplicemente godere dell`atmosfera di una gara internazionale – troverai sicuramente il tuo spot preferito! Info: www.dolomitisuperski.com

EVENTO ROSSIGNOL

ALLACCIA GLI SCARPONI E PREPARA GLI SCI PER LA NUOVA EDIZIONE DEL RED BULL DISCESA LIBERA! Aperte le iscrizioni per la seconda edizione di questo particolare evento, che combina lo sci alpino con le gare “inferno” e lo skicross. Due gare in più e sempre più follia! Inizia la stagione sulle piste… e Red Bull scatena di nuovo l’inferno! Dopo il successo ottenuto lo scorso anno, riparte la nuova edizione del Red Bull Discesa Libera, competizione di una particolare disciplina, nota come downhill cinese, che si terrà sulle piste di cinque famose località sciistiche. Si parte infatti con Prato Nevoso (CN) il 22 gennaio, per proseguire con Ponte di Legno - Tonale (BS) il 29 gennaio, la new entry Foppolo (BG) il 12 febbraio, Selva di Val Gardena (BZ) il 26 febbraio e concludere a Livigno (SO) con una speciale tappa dedicata al telemark in collaborazione con il festival Skieda il 10 aprile. Per partecipare non è tanto importante essere dei campioni sugli sci o avere una tecnica eccellente, quanto essere veloci… e un tantino spericolati! Il format del Red Bull Discesa Libera prevede infatti un centinaio persone in cima ad una pista, che corrono tutte insieme per circa 50 metri con i soli scarponi ai piedi fino all’arco che indica la partenza, infilano di corsa gli sci, e scendono più velocemente possibile con gli sci ai piedi seguendo il percorso tracciato. Semplice lo scopo della gara: vince chi arriva primo al traguardo. Per far parte dell’evento, non bisogna far altro che inviare la propria pre iscrizione per la tappa preferita attraverso il sito www.redbull.it/discesalibera. L’iscrizione vera e propria, comprensiva di assicurazione, pettorale e gadget gara, si potrà effettuare invece direttamente sul posto. Oltre al primo arrivato, ci saranno premi speciali per i gruppi più numerosi ed agguerriti. Sul sito troverete anche maggiori informazioni sui luoghi di ritrovo nelle cinque località, oltre agli orari di gara e a tutti i dettagli sul Red Bull Discesa Libera. Il Red Bull Discesa Libera può contare sul supporto di Prato Nevoso Ski Spa, Consorzio AdamelloSki, Val Gardena Marketing, Brembo Ski Foppolo e Mottolino Fun Mountain Livigno. Info: www.redbull.it/discesalibera

GARMONT È ORGOGLIOSA DI ANNUNCIARE L’ARRIVO DI GRIFFIN POST,

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Campione 2010 US Extreme Freeskiing, come brand ambassador Garmont, designer di scarponi da sci ad alta performance e di calzature tecniche da outdoor, ingaggia l’extreme skier Griffin Post (www.griffpost.com) nel Garmont Freeride Team. Importante player sulla scena mondiale freeskiing, Griffin Post è campione in carica del Campionato US Extreme Freeskiing. Competere a livello globale nel Subaru Freesking World Tour e nel Freeride World Tour porta Griffin Post faccia a faccia con i migliori sciatori sui terreni più impegnativi del mondo. Nato in Austria, cresciuto in Idaho e ora di casa a Jackson Hole, Wyoming, Post ha iniziato la sua carriera sciistica all'età di 3 anni. Affronta ora le più remote discese backcountry in località considerate dei must incluse Chamonix-Mont-Blanc, in Francia, l’Engadina e St. Moritz, in Svizzera, Telluride, negli Stati Uniti, Sochi, in Russia e Las Lenas, in Argentina. Nel maggio 2010 Post ha utilizzato Garmont Radium per affrontare la sua spedizione “Source to Sea”. Durante il viaggio di trenta giorni Post ha sciato, attraversato e valicato le vette più alte dell'Alaska Brooks Range, lungo il fiume Noatak, il più grande spartiacque negli Stati Uniti, fino al suo delta a Kotzebue prima di immettersi nel Chuki Sea. Per il 2011 Post si avventurerà nel fuori pista con gli scarponi Garmont Radium e Masterlite. Per le competizioni Post utilizzerà il modello Shaman. Nota per le numerose innovazioni specifiche per lo sport e le alte prestazioni grazie al Anatomically Directed Design, l’eccezionale collezione di prodotti Garmont comprende scarponi da sci alpino, touring e telemark e calzature outdoor per l'alpinismo, backpacking, trekking e trail. Info: www.garmont.com



a cura di: Marco “Saggio” Melloni

1 / HEAD - JERRY 104 SW Un grande sci twin tip con caratteristiche big mountain per sciatori tecnici che non solo amano il freeride, ma non disdegnano curve in switch e air mozzafiato da qualche cliff. Costruzione: sandwich twin constr. / extra durable abs sidewall / uhm base Misure: 171, 181, 191. Sciancratura: 130/104/120 per 181. Raggio: 26m per 181. Uso: BC. Base Profile: Rocker. Info: Head Inter. GMBG C/O Mares - info-head@it.head.com www.head.com

2 / ELAN – PUZZLE Il re del park&pipe! Dalla costruzione robustissima, con nucleo in legno laminato, fianchi dritti SST, jib rocker in punta e coda e zero camber per agevolare gli spins. Costruzione: Jib rocker, SST Sidewall, Laminated Woodcore, Fiberglass, twin tip / UHMS base Misure: 166, 171, 176, 181. Sciancratura: 120/86/112 per 171. Raggio: 16,1m per 171. Uso: FS/PARK. Base Profile: no 16

cam/jib rock. Punta coda. Info: Socrep – info@socrep.it - www.elanskis.com www.socrep.it

3 / ROSSIGNOL – S7.117 Sci FR rivoluzionari, con tecnologia Amptek: un concentrato di curvatura invertita per il galleggiamento, i "butter" e gli "slash" nella neve farinosa, e sciancratura asimmetrica (17m) per una maggior polivalenza nella neve tracciata e battuta. Questo sci consente di interpretare i tracciati in fresca in maniera completamente diversa. La misura da 195, denominata Super7, ha la soletta più larga, da 117 e rinforzi in metallo è lo sci dei PRO. Costruzione: amptek tech/fibro metal hardcore struct./wood core/kevlar carb. reinforc./sandw. Misure: 166, 176, 188, 195, 140 pro, 150 pro. Sciancratura: 148/120/130 per 195. Raggio: 22,5 per 195. Base Profile: rock tip 450mm/tail 390mm. USE: FR. Info: Rossignol sci – 800.905683 – www.rossignol.com

4 / SALOMON – DUMONT PRO PIPE Sci ad alte performance dedicato alla precisione, alla velocità e alla stabilità nell'half-pipe. Sciancratura Pin tail e costruzione Monocoque con soletta World Cup Race. Costruzione: full woodcore, twintip shape, monoscocca sandwich, pulse pad, lamine spesse, rinforzo total edge Misure: 161, 171, 181. Sciancratura: 122/85/112. Raggio: 15,7 – 18 – 10,5. Base Profile: camber. Uso: PARK/FS. Info: Amer Sport Italia – 0422.5291 – www.salomonfreeski.com

5 / LINE - SIR FRANCIS BACON E’ lo sci preferito da Eric Pollard, per via della sua larghezza consistente, adatta alla polvere più profonda e delle tonnellate di stabiiltà alle alte velocità. L'agilità derivante dalla geometria G-Cut e dal flex simmetrico, consentono poi di sfruttare la montagna intera come fosse il proprio park personale. Costruzione: sidewall/maple macroblock core/sintered


photo: © chrisoconnell.com Red Bull Photofiles skier: Bobby Brown

base Misure: 162, 172, 182. Sciancratura: 42/115/139 per 182. Raggio: 18m per 182. Uso: BC. Base Profile: Rocker. Info: The Group Dist. - info@thegroupdistribution.it www.lineskis.com

6 / GIRO – BASIS Caratteristiche: Super Fit, lenti doppie sferiche True Sight, compatibilità con casco, face foam a doppia densità con micro fleece. Prezzo: da 109,90 a 125,00 euro Info: N.D.I. – giro@nitro.it - www.giro.com

7 / POC – RECEPTOR BUG Esterno: costruzione a doppia calotta VDSAP iniettata in PC/ABS Interno: imbottitura in EPS Fodera interna: imbottitura removibile e lavabile, antisudore, antibatterica e antiallergica. Misure: XXS - XXL Colore: Anders Backe, TJ Schiller, Tanner Hall Prezzo: euro 139,00 Info: Summit – info@summitsports.it - www.pocsports.com

8 / OUT – OF / EYES Doppia lente sferica intercambiabile in pochi secondi, alta visibilità perimetrale, foam a tripla densità, areazione frontale e seconda lente da brutto inclusa. Disponibile anche polarizzata. Info: Out Of di Federico Righi – www.out-of.it

9 / OAKLEY – PRIMED JKT Oakley ha tirato fuori il meglio per esaudire i desideri di Seth Morrison. Realizzata con un triplice strato del tessuto più traspirabile e impermeabile oggi disponibile, la giacca è abbinata a una salopette per garantire il totale isolamento dalla neve. Cappuccio regolabile con struttura di sostegno interna. Info: oakley.com

10 / O’NEILL – TWILIGHT JKT JKT: Impermeabilità / traspirabilità: 10K / 10K Caratteristiche: cuciture critiche nastrate, articolazioni sagomate, cerniere waterproof, zip di ventilazione ascella-

re, sistema di aggancio per pantaloni, panno per occhiali, cappuccio fisso. Info: Sportzun – marketing@sportzun.com - wwwoneill.com

11 / BLACK DIAMOND – PRIME Scarpone da sci alpinismo con costruzione a lembi sovrapposti, la Triax Pivot Technology (in attesa di brevetto) uniti ad una flex 110 offrono un design leggero che garantisce sia risparmio di energia e comfort in salita, sia massimo controllo e prestazione in discesa. I ganci QuickWire dello scafo lavorano insieme al meccanismo ski/walk e alla Triax Pivot Frame, garantendo al tempo stesso stabilità anche se aperti per la salita e ampia libertà di movimento nella camminata: 20º posteriormente per un lavoro a basso angolo e 20º anteriormente per un efficace movimento in salita. Peso: 1640g (misura 27 Mondo). Misure: 24.0-30.5. Info: www.skiBD.com


4 / SCOTT – BACK PROTECTOR CRX

1 / SCOTT - FIX Tipologia lenti: No Fog™ Anti-Fog Lens Treatment Air Control System (ACS) - Spherical OptiView Double Lens Vestibilità: Optimal on medium to large faces Dettagli: Helmet Compatibility - Hypoallergenic colored 3-layerface foam for best comfort - Cheek vents for active frame venting Info: Acerbis Italia – infosport@acerbis.it - www.scottsports.com - www.acerbis.it 2 / SCOTT – ROAM SOLID Costruzione esterna: PC In-Mold Technology Certificazioni: CE EN 1077-07B Ventilazione: G-vent system - Active S-Vent System - 4 Passive Vents Dettaglio caschi: Rotary Adjustment System - Removable Ear Covers - Goggle Retainer - Side Release Chinstrap Buckle - Helmet Pouch Info: Acerbis Italia – infosport@acerbis.it - www.scottsports.com - www.acerbis.it 3 / SCOTT – TEAM ISSUE POLES Strap: Strike RC and Strike Strap Colori: Green - Purple Punta: Carbon Diamond Tip (CDT) Rotelle: Rotella 3.6 Grip: Notch Strike Materiali raggi: S4 Aluminum Misure: 95cm - 140cm Info: Acerbis Italia – infosport@acerbis.it - www.scottsports.com - www.acerbis.it

© Alessandro Belluscio

NOME COGNOME: DAVIDE CUSINI ETÀ: 23 ANNI HOMETOWN: LIVIGNO HIGHLIGHTS: • MAESTRO DI SCI • HA PARTECIPATO AL FWQ 2010 • PARTECIPERÀ AL FWT 2011 • PARTECIPERÀ AL RED-BULL LINECATCHER • HA FILMATO CON FREERADICALS • HA AVUTO UNA VIDEOPART IN MOTIVATI E WATCH ME DI FUNCOOL PROD.

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CARATTERISTICHE: Concetto ergonomico con vertebrae protective system; Zip chiusura mezzo torso; Straps spalle regolabili; Cintura fissaggio torace e punto vita; Imbottitura traspirante rete 3D e sistema a piastre areate; Protezione clavicola in d3o, colonna vertebrale e coccige; Sistema fissaggio cosce regolabile e removibile OMOLOGAZIONI: CE EN 1621-2 MISURE: S/M, M/L, L/XL Info: Acerbis Italia – infosport@acerbis.it - www.scottsports.com - www.acerbis.it

5 / NORDICA - ACE OF SPADES TI N FREE CT Gli sciatori Park and Pipe hanno bisogno di uno sci in grado di offrire la stabilità, la durata e la performance necessarie al Park and Pipe. Questi sci sono costruiti per atleti come Peter Olenick, in grado di domare il pipe da 22 ai Winter X, e per tutti i giovanissimi atleti che vogliono seguire le loro orme. Leggerezza per il massimo controllo in aria, costruzione sandwich per la precisione, la durata e la capacità di accelerazione. Costruzione: Sandwich Energy TI Misura: 170, 177, 184. Sciancratura 113/86/113. Raggio: 19,5 per 177. Info: Nordica – www.nordica.com 6 / NORDICA – ACE OF SPADES Colore: BIANCO/VIOLA Materiale scafo: Leggero, alte prestazioni SEBS Materiale gambetto: Leggero, alte prestazioni SEBS materiale linguetta alta reattività PU Ether Profilo gambetto: Adulto Larghezza soletta: 100 mm Flex index:

Progressivo da 100 a 130 Flex Zeppa: FSE (Full Shock Eraser) Sistema easy entry: Costruzione in 3 parti per una calzata rapida Suola: Suole in Vibram approvate DIN sostituibili (ISO 5355) Scarpetta: Leggera, PFP Performance Fit FSE / Heat Ready rivestimento pelliccia Sottopiede: FSE (Full Shock Eraser) Spoiler posteriore: Quick Set FSE (Full Shock Eraser) Leve: Leve Alu a microregolazione con rastrelliere inverse Macroregolazione: rastrelliere gambetto avvitabili a 2 posizioni cinghia Velcro: 55 mm caratt. supplementari Baggy Pant Holder Misure: MP 24,0 - 29,5 Info: Nordica – www.nordica.com

7 / THE NORTH FACE – BIZZO JKT / PANT La giacca Bizzo è il più tecnico guscio a 3 strati in Gore-Tex Performance Shell. Con il suo tessuto super resistente garantisce comfort, durata e protezione totale. Impermeabile e traspirante, tecnologia RECCO integrata e la cerniera impermeabile in PU è il massimo per contrastare gli elementi estremi e per il freeride nelle condizioni più avverse. Con cuciture nastrate, cappuccio regolabile compatibile con il casco, tasca porta skipass sull’avambraccio, cerniera PU napoleon per l’accesso interno, tasche frontali, tasca interne porta lettore MP3 e porta maschera, ghetta antineve agganciabile al pantalone, cerniere di ventilazione. Pantalone in Gore-Tex 3 strati Performance Shell, con cuciture nastrate, regolazione della taglia in vita, cerniere di ventilazione, ghette alle caviglie, tasche cargo e tasche scaldamani, tecnologia RECCO integrata, sistema a zip per aggancio della giacca. Info: www.thenorthface.com



© Damiano Levati

NOME COGNOME: GIULIA MONEGO NATA IL: 23 JUNE 1981 HOME TOWN: CORTINA D’AMPEZZO HOME SPOT: VERBIER HIGHLIGHTS: • 2006: WINNER DERBY DE LA MEIJE, LA GRAVE, FR, WINNER O’NEILL XTREME VERBIER. 2007: REDBULL TRIBAL QUEST, NENDAZ SCHWEIZ, BEST PIC. - SKI DECENT OF CANALONE MARINELLI MT. ROSA ITALY. 2008: RACED IN THE FWT. 2009: SVALBARD SPITZBERGEN SKITRIP. PERU. - SUMMITS4KIDS CHARITY PROJECT. CONCEPTION AND DEVELOP OF THE PROJECT WITH TWO OTHER RIDERS. - CLIMBED AND SKIED ISHINCA 5530M, PISCO 5752M, YANAPACCHA 5460M

1 / THE NORTH FACE - WOMEN’S POINT FIVE JACKET Realizzata in Gore-Tex® Pro Shell, questa giacca Summit Series™ è il non plus ultra nell’unione tra impermeabilità e traspirabilità. Con un nome che già di per sé è sinonimo di protezione, questo tessuto tecnico in Gore-Tex® è stato progettato per gli atleti outdoor più esigenti, decisi ad affrontare spedizioni alpine memorabili. Le cuciture interamente nastrate, il cordino di regolazione sul fondo giacca e i polsi regolabili con Velcro sono gli accorgimenti che, anche nei rigidi climi invernali, garantiscono il massimo del comfort. La vestibilità Performance consente una sufficiente libertà di movimento, pur mantenendo una linea essenziale che la rende all’occorrenza comodamente riponibile sotto lo zaino. Il cappuccio completamente regolabile è compatibile con i caschi da sci e da arrampicata. Gli effetti personali possono essere riposti nelle due tasche sul petto e nella tasca di sicurezza interna. Point Five Jacket è proposta per lui nelle seguenti varianti cromatiche: TNF® Red/Black, Gunnison Green/Black, Insane Blue/Black, Asphalt Grey/Black e Taxi Yellow/Black. In versione femminile è disponibile in Insane Blue, TNF® Red e Crushed Plum. 2 / THE NORTH FACE - WOMEN’S GO-GO CARGO PANT Nuovi colori e nuovo rivestimento interno per Women’s GoGo Cargo Pant, un pantalone che si abbina perfettamente alla Kizamm Jacket, ideale per il big mountain più impegnativo, così come per il park&pipe più divertente. Go-Go Cargo Pant è un modello a vita bassa ispirato al mondo dello snowboard e del park, in stile cargo, provvisto di numerose 20

tasche. Tuttavia, non è solo fashion, ma anche tecnico, grazie al tessuto HyVent™ a due strati, impermeabile e traspirante. L’imbottitura riciclata HeatSeeker™ Eco su glutei e ginocchia garantisce che muscolatura e articolazioni non si raffreddino troppo. Il sistema Chimney Venting™ e i fori di aerazione con inserti in mesh sull’interno coscia incrementano il ricircolo dell’aria, mentre la compatibilità pant-alocks e le ghette StretchVent™ con fissaggi elastici tengono a bada freddo e neve. Per l’Autunno 2010, il pantalone Go-Go Cargo viene proposto in una vasta scelta cromatica, tra cui Grass Green, Safety Yellow e Brownie Brown. Info: www.thenorthface.com

3 / KASTLE - MX108 Con la sua larghezza centrale di 108mm risulta straordinariamente maneggevole in powder e in combinazione con la sua leggerezza consente di volare letteralmente sulla fresca. L’ampio raggio anteriore, accoppiato ad un raggio più chiuso centrale fornisce un eccezionale stabilità e permissività. Il camber basso attenua l’aggressività nella powder profonda, generando un flex armonico. Misure: 177, 187, 195. Sciancratura: 132/108/122. Raggio: 28, 31, 40. Base Profile: low camber. Info: www.kaestle-ski.com 4 / GARMONT – XENA Scarpone freeride ad alte prestazioni specifico per donna, studiato per le discese più impegnative con sci freeride larghi ma sfruttando le doti in salita e il comfort di uno scarpone da

sci alpinismo. Indice di Flex 120 AT. Scarpetta Pad-Lock Flash W, G-Fit High W. Peso G-Fit 1726g, Pad-Lock 1778g. Size: 23-27,5. Info: Garmont – info@garmont.com

5 / SMITH - I/OS heritage chocolate Evolve Goggle Small/medium fit, lenti con sistema Quick Release, lenti sferiche Carbonic-X con ottica TLT, sistema di ventilazione brevettato con filtro Porex. Due lenti Performance Mirror incluse, ampia strap con inserti in silicone e sistema di regolazione rapido con clip. Spugna interna a doppio strato, compatibilità con casco, custodia in microfibra con tasca porta-lenti. 6 / SMITH – VANTAGE heritage chocolate Evolve Helmet Guscio esterno con costruzione ibrida SL, sistema di ventilazione AirEvac 2, sistema di regolazione del fit, sistema di controllo del clima Low Profile Dual Regulator, fodera X-Static Performance. Paraorecchie Snapfit SL, sistema aggancio della maschera removibile. Disponibilità sistema audio compatibile con Bluetooth telefono e Skullcandy headphones. Certificazione ASTM F 2040 CE EN 1077 CLASS B. Taglie: S-M-L. EVOLVE - Smith La linea Evolve pone l’attenzione verso l’impatto ambientale. Le maschere Evolve hanno montature realizzate con materiali rinnovabili, al 100% riciclabili. I caschi Evolve usano fodere X-Static realizzate con miscele al 50% di argento riciclato e altri materiali di riciclo, mentre i gusci sono al 96,3% in PE riciclato. Anche le confezioni sono ridotte al minimo e realizzate con materiali riciclati e coloranti vegetali. Info: www.smithoptics.com


INTEGRATE

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Da qualche tempo l’idea di un Invitational balenava nella testa di Toby. Già l’anno passato durante lo Yeti freestyle Series, ha dimostrato a tutti le sue notevoli capacità di shaper, regalando kicker sempre perfetti. Pertanto dopo aver cercato consenso e supporto dalla amministrazione locale Vinatzer ha preso la pala in mano e ha instancabilmente lavorato per confezionare un evento degno di nota. Il Jib 4 beer si basa su una idea bella ed innovativa, si corre per vincere birre da scoppiarsi nel party finale al LuisKeller. Il set-up creato nel giradino dietro casa era composto da tre differenti linee su tubi di acciaio, dove i rider potevano sbizzarrirsi in ogni genere di slide possibile. L’atmosfera easy ha da subito coinvolto il folto pubblico che ha scaldato gli atleti con un tifo caloroso. I rider da parte loro, gasati al punto giusto, hanno veramente abusato delle strutture andando a mostrare come un paio di sci e due tubi possano permettere di esprimersi ai massimi livelli. Numerosi i rider accorsi alla gara anche all’esterno dei confini italiani. Una prima ora di qualifica in jam session libera, ha già regalato le prime birre, donate dai giudici che premiavano i trick più spessi. Gli 8 rider che alla fine della

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jam session avevano vinto il maggior numero di birre si sono assicurati l’ingresso alla finale, dove udite udite ci si giocavano altre 10 birre. Il padrone di casa Tobias Vinatzer con Daniel Tschurtschenthaler, Valentino Mori, Raffaele Cusini, Juri Silvestri, Lukas Schäfer, Flo Geyer e Matthias Fabbro si sono dati battaglia per il jackpot finale. Finale svoltasi testa a testa in sistema KO, in cui i rider si sono eliminati fino al vincitore finale. Flo Geyer si è portato a casa la sbronza finale con le 10 birre aggiuntive, seguito da Juri Silvestri, terzo gradino del podio per Daniel Tschurtschenthaler e dignitosissimo 4 posto per Lukas Schäfer. E’ giunta quindi l’ora di reclamare il montepremi promesso, e quindi al Luislkeller affollatissimo, i rider hanno consumato tutto quello che hanno vinto, ed anche di più in un party memorabile. Un peccato se ve lo siete perso ma tranquilli Toby ha già inziato a pensare come migliorare e far crescere l’evento, magari anche con delle salsicce!!! Insomma un evento creato dalla passione e vissuto come una vera festa, no stress just fun!!!


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Il 2010 ha avuto alcune similitudini con la stagione di debutto della formula uno del freeride nel 2008. In entrambe le occasioni la vittoria finale è stata conquistata dal Rookie di turno. Nel 2008 Henrik Windstedt ha sbaragliato una concorrenza agguerrita di nomi che del freeride hanno scritto la storia. Candide Thovex ha poi rubato lo scettro ad Henrik con la stagione magistrale dell’anno passato, in cui ha dominato, confermando questa tendenza. Ma stiamo quindi parlando di superuomini? Di freskier totali? Le vicende dei due mostrano notevoli similitudini anche seguendo il percorso che li ha portarti a dominare la scena Big Mountain internazionale. Henrik ha iniziato a farsi conoscere sulla scena internazionale all’inizio del 2000 quando ha portato a casa la medaglia d’oro al Red Bull Big Air, diventato ai giorni nostri il JOSS (John Olson Invitational). Già allora e pochi però lo sanno, Henrik partecipava costantemente al campionato Scandinavo di Big Mountain vincendolo per ben 4 volte tra il 2000 ed il 2005, proprio negli anni in cui la scena internazionale lo premiava come astro nascente del freestyle. Se state pensando che nel campionato scandinavo avesse gioco facile, andando a scorrere gli avversari si trovano nomi del calibro di Sverre Liliequist e Kay Zackrisson, vedete un po’ voi. Nel 2005 Henrik si pone un nuovo target e decide di lavorare

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seriamente per competere alle Olimpiadi 2006 nel team Moguls Svedese. Tale obbiettivo viene però stroncato da un infortunio che lo costringe a rivedere i suoi piani e lo tiene fuori dai giochi anche per buona parte della stagione 2007. Dopo aver quindi interrotto la carriera per due volte, la prima come freestyler alla ricerca della gloria olimpica, e la seconda come promessa del team Mogul con l’inaspettato infortunio, Henrik si trova ad un bivio alle soglie del 2008. Proprio in quella stagione si materializza la possibilità di entrare nel circus del FWT e Henrik, avendo assi nella manica nel big mountain, la coglie puntando al titolo. Candide a due anni di distanza sembra ripercorrere il medesimo percorso. Freestyler riconosciuto, ha tenuto alto l’onore Europeo nella scena freeski internazionale fin dalla sua nascita, in contrapposizione alla Canadian Air Force di Mike Douglas e le trois Phils. E’ stato il primo a chiudere un trick di spessore come un D-spin 7 sul Chad’s Gap ad Alta in Utah, o ancora ad avere un pro-model Dynastar quando il calendario scandiva la fine del millennio. O ad emozionare tutti nel video della sua casa di produzione chiudendo su di un jump di 30 metri un Cork 810° atterrando sul rail accuratamente posizionato sul landing, uno dei trick di freestyle più incredibili che si possano ricordare. Dal 2005, ogni anno, tutti gli atleti aspettano la data del Candide Thovex Invitational, dove il francese dà libero sfogo alla fantasia. Si vedono strutture molto innovative, dallo Skate Bowl alle pareti irregolari che permettono ai partecipanti di spingere l’acceleratore sull’evoluzione dello sport, oltre a provare il proprio coraggio sul Big Bertha, il monster kicker dell’evento. Proprio questo salto nell’ultima edizione dell’evento del 2007 ferma la carriera di Candide, una brutta caduta gli comporta la frattura della schiena ed un lungo periodo di stop fino alla metà della stagione 2009. Quando si rimette sugli sci decide di dedicarsi alla sua passione, si può vedere come tornare al backcountry e alla neve fresca sia naturale per lui già nel filmato di quella stagione: Candide Kamera. La vittoria al Red Bull Linecatcher è l’inizio della nuova stagione di Candide e da qui si capisce come sappia fondere il freestyle ed il Big Mountain, stagione che continua con l’incoronazione nell’FWT 2010. Da anni si sussurra e ci si aspetta che l’evoluzione del freeski passi per la fusione del Freestyle nel Big Mountain e ora ciò sta davvero accadendo. Candide e Henrik incarnano la passione per lo sci a 360° con la capacità di eccellere in tutte le discipline. FWT ha raccolto questi due campioni e gli ha dato un nuovo traguardo e due corone mondiali, e la possibilità di dimostrare la capacità di controllare gli avversari su pareti avverse in condizioni sempre diverse. Il freeride è ostico, una discesa che pochi giorni prima può sembrare facile, in

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condizioni perfette, solo dopo qualche giorno può essere trasformata dal vento e diventare pericolosa e difficile. Il risultato dell’FWT non è mai scontato e proprio chi ha eccelso l’anno precedente deve ripartire da zero puntando il traguardo della vittoria finale. Le due tappe aggiuntive di quest’anno rendono il tour ancora più combattuto ed emozionante, punendo ancor di più eventuali passi falsi. A lato dell’FWT si confermano e anche in questo caso aumentano, le tappe FWQ, il circuito che permette di accumulare punti nel ranking mondiale per accedere l’anno successivo alla massima categoria. La tappa italiana è confermata e si svolgerà presso il comprensorio del Monterosaski dal 18 al 20 di febbraio. Ancora una volta calcheranno le nostre nevi atleti di oltre 12 nazioni, tra cui tante promesse del futuro. Entrambi i vincitori delle due passate edizioni militano oggi nelle file degli atleti dell’FWT, a dimostrazione della bontà del progetto. Si spera solo che anche l’Italia e qualche regione abbiano la voglia di investire un giorno per far crescere l’evento fino a farlo crescere al rango di FWT, investendo in questa disciplina tanto popolare oltralpe. Il primo stop del circuito sarà a Chamonix e chissà perché ho la sensazione assolutamente personale che il prossimo freestyler a presentarsi in cima alla scena potrebbe essere il Leone Americano Tanner Hall. Dopo notevoli infortuni sembra essere un po’ perso, che la famiglia dell’FWT lo accogliesse e iniziasse ad una nuova vita sarebbe fantastico. Visto ciò che vi ho raccontato potrebbe consolidarsi la tradizione. Per seguire dal vivo tutte le tappe cliccate su http://www.freerideworldtour.com

CALENDARIO

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1. Nissan Freeride de Chamonix-Mont-Blanc 2011 by Swatch (FRA) Date: 22 January 2011 Women and Men, Ski and Snowboard

4. Nissan Russian Adventure Sochi 2011 (RUS) Date: 5 March 2011 Men only, Ski and Snowboard

2. Nissan Freeride Engadin St Moritz 2011 by Swatch (SUI) Date: 30 January 2011 Men only, Ski and Snowboard

5. Big Mountain Fieberbrunn 2011 by Nissan (AUT) Date: 12 March 2011 Men only, Ski and Snowboard

3. North American Championships Kirkwood 2011 by Swatch (USA) Date: 26 February 2011 Men and Women, Ski only

6. Nissan Xtreme Verbier 2011 by Swatch (SUI) Date: 19 March 2011 (Finals) Women and Men, Ski and Snowboard


Rider : Guillaume Sbrava

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Pic: Stef Cande

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Arriva dicembre, si avvicinano le festività, i vari Babbi Natale obesi compaiono in televisione con le peggio pubblicità, come al solito assurde, la gente stressa dicendo che dobbiamo essere tutti più buoni, di colpo il vicino mi saluta ... e col Natale arriva anche il “Railway to Heaven” di Prato nevoso. Gherry stai tranquillo, non ti do del “babbo natale”. Penso siano ormai 5 o 6 anni che puntualmente mi reco sulle alpi marittime e puntualmente torno a casa contento, mai avuto delusioni! Ho sempre trascorso un bel week end all'insegna del divertimento, del buon riding e anche di belle sorprese. Quest'anno il Railway ha nuovamente offerto qualcosa di nuovo. Nonostante le ultime perturbazioni finite purtroppo in pioggia, un buon fondo di neve era già presente. Le basse temperature hanno permesso di sparare e ammucchiare neve, tanto da consentire a Gherry e crew di rivoluzionare la linea grande del park. Sul terrazzamento storico del kicker è saltata fuori una cisterna blu, accessibile da tutti i lati, frontale e laterali. Di fianco al terrazzamento, un nuovo plateau realizzato interamente in neve, modellato in modo tale da avere un kicker con flat in salita. Un po’ all'americana. Apparentemente piccolo, ingannevole, ma vi assicuro sufficientemente performante e funzionante, i trick chiusi hanno smentito

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ogni singolo dubbio. Landing anche più pendente, in modo da potere, volendo, andare più lunghi rispetto al solito landing del terrazzamento in terra. Siccome da qualche anno il Railway è anche contest, quest'anno Gherry aveva deciso, stufo della monotonia, di cambiare il metodo di assegnazione premi. Il discorso era molto semplice. Sono state stampate delle banconote, dei dollari degli “Unit States of Prato Nevoso”, dei Pratodollari, tutti in tagli da 50. Sulla banconota, al posto del presidente degli Stati Uniti di Prato Nevoso, si trovavano le facce di 3 altri soggetti: Saddam, Bin Laden e Ronald Regan. Ogni banconota da 50 Pratodollari valeva l'equivalente di 50 euri. Montepremi del week end 3000 Pratodollari ossia 3000 euro. Come guadagnarsi le banconote? A turno tutto il gruppo rider-filmer-fotografi si spostava su una struttura. Su ogni struttura si poteva girare per un tempo prestabilito. Durante la durata della session ogni rider poteva girare quanto voleva, non c'erano limiti di run. Ogni trick buono, chiuso e pulito faceva vincere 50 Pratodollari. Non c'era un limite di banconote assegnabile, bisognava solo chiudere i trick! L'arrivo come tutti gli anni era previsto per il venerdì sera, presso il Pub SnowFever diventato ormai all'occorrenza un ufficio, un bar dove fare colazione, un posto dove fare aprè ski, aperitivo, cena, dopocena, festa ecc. Gherry e Cesarone a distribuire le camere, un paio di birre, saluti a tutti e poi tutti a dormire. Il sabato mattina inizia con un freddo pungente, neanche tanto umido, ma -14°C a inizio stagione vi garantisco che si fanno sentire. Prima session, in basso park, Pooljam da una parte, tubone piatto-salita-piatto per il rail e i rider che a turno cercano di aggiudicarsi banconote da 50 Pratodollari. Markus Eder esce in Flat 450 out dal Pooljam, Tschurtschenthaler invece riesce a entrare sul Tubone-Sex Change, cappottone out, ignoranza allo stato brado. La paura non sa neanche cosa sia. Ci si sposta sul cisternone, JJ Jefferson e Simone Canal affrontano “il grosso blu” con ingresso laterale. Fast Plant “affettuoso” da parte di entrambi, come se abbracciassero la Big-Tank. Il resto degli skier si alterna tra Nose-Bonk, Tail-Bonk e Gap to rail. Valentino Mori decide di partire di pazzia e ollando più del normale riesce a girare Flatspin Over the Tank. Prende i suoi rischi ma ottiene i suoi risultati. Ci si sposta tutti sul Kicker. Un 18 Gap-Step Up. In foto inganna. Sembra un kickerino da linea easy, ma vi assicuro che airtime e parabola permettevano di girare quasi di tutto. Non si sono visti Double ma si sono comunque visti parecchi trick interessanti. Andreas Bacher mi ha stupito girando tranquillamente Unnatural Cork 7 Reverse mute con velocità e tanto stile. Un gatto!

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JJ Jefferson ha alternato Flatspin 5 e 7, Rodeo 5, Cork 7 Reverse Mute, Cork 9 Tail. Mattias Fabbro ha chiuso i suoi Misty pulito come suo solito. Martin Premstaller ha alternato giri sul kicker a Hand-Drag spettacolari sul cambio Flat-landing del kicker. Stefan Schenk in gran ripresa ha dimostrato di essere sempre più completo e devoto ai contest. Si è anche rivisto Denis Battisti, il giovane trentino che l'anno scorso accusava un fastidioso problemino al ginocchio, era in formissima. A quanto pare il suo nuovo primo sport è diventato il Triathlon. Che diventi un ironman? Non lo sappiamo, ma sicuramente il suo stile rimane sempre lo stesso, riconoscibile da lontano, solido e reattivo. Nel frattempo i rider stranieri che dovevano arrivare, grazie alla mezza perturbazione che ha infastidito mezza Europa il venerdì, risultavano dispersi. Il gruppo svedese di Kristoffer Edwall ha rischiato di non arrivare in Italia per tempo, una volta trovati i voli in extremis (la neve aveva bloccato Francoforte) ed essere atterrati a Torino-caselle, hanno scoperto che purtroppo i loro bagagli erano ancora fermi a Francoforte. Un altro rider francese è rimasto bloccato sulla strada e soprattutto tanti altri, con Milano bloccata dalla neve, ci hanno messo una vita ad arrivare. La cosa bella è che a Prato Nevoso invece ha fatto bello per tutto il week end. Freddo ma bello. Zero perturbazione. Il clima mi spaventa sempre di più... Sabato pomeriggio ci si è ritrovati tutti sul kicker. Sunset session. Per quest’anno niente night shooting. Basta scattare al buio! Un bellissimo tramonto rosso-arancio ha incendiato tutta la Provincia Granda fino al Monviso, e se ne sono viste delle belle. Personalmente sono rimasto stupido dalla progressione del giovane Juri Silvestri, un paio di trick notevoli li ha sfoderati al momento giusto... Markus Eder macchina da trick, non si è fermato un giro, invece Tobi Vinatzer si ritrovava con una caviglia dolente e purtroppo non è riuscito a partecipare per intero all'evento. Ri-ingaggiato subito, è stato head-judge della parte freeski. Mi viene spontaneo, e voglio, non per dovere di marchette, ringraziare Gherry, anche questa volta mi ha stupito. Nonostante la condizione nevosa non perfetta, le perturbazioni farlocche dei giorni precedenti, la pioggia, la temperatura, i soliti casini logistici, è riuscito a metter su un altro super meeting degno di nota. Solo per farvi capire, molti park grossi non riescono ad avere un set-up finito prima di Natale. A Prato Nevoso invece Gherry riesce sempre a stupirci, quest'anno ha cambiato set up, l'anno scorso aveva sfruttato di più l'altra linea, l'anno prima ancora più in là. Cavolo grazie Gherry, complimenti, e permettimi, ora di darti del Babbo Natale. Tutta l'ospitalità che riesci sempre ad offrire penso non abbia eguali. Al prossimo anno allora... sono già curioso di sapere cosa si inventerà.

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Boardcore - tel. 02.69017189 - info@ boardcore.it


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Paddy e Franz

Bene Mayr

Luggi

Alo & Markus

Markus e Andri

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Franz di Amdudler


Caja

Markus

Lena

Nico

Johan

Blake

Tobi Reindl

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Markus Eder

L’inverno scorso le nostre alpi hanno nuovamente regalato una stagione e condizioni da sogno. Neve, tanta neve, freddo, tutto ha funzionato perfettamente. Purtroppo però dall’altra parte del confine, verso l’Austria e ancora più in là in Germania, le precipitazioni non sono state molto generose. Obertdorf, la piccola località delle alpi tedesche che ospita ormai da 4 anni il Nineknights, non faceva eccezione, scarseggiava di neve. Pertanto Nico e soci anziché realizzare i due castelli in programma, si sono ritrovati, senza perdersi d’animo, a costruire e plasmare un solo castello. La posizione rispetto all’anno scorso era è cambiata. L’orientamento del kicker dell’edizione precedente era verso sud, verso l’Italia per capirci e ciò permetteva di avere come sfondo un bel rosa all’alba e un tramonto infuocato la sera. Quest’anno invece il kicker era orientato verso est. Quindi prevedevamo un’alba potente ma purtroppo un tramonto poco significativo, con il sole alle spalle. Purtroppo le condizioni e la temperatura sembravano pregiudicare il risultato finale e, come se non bastasse, il vulcano islandese stava bloccando totalmente il traffico aereo (non so se vi ricordate) portando disagi non indifferenti. Ancora una volta Madre Natura ci stava mettendo in ginocchio in quattro e quattro otto. Quindi vulcano che erutta, la maggior parte dei rider concentrati a Are in Svezia per il JOSS, e trasporti bloccati. Il collega Klaus Polzer, editor di Downdays e fotografo per il team Europe al Joss decideva di procedere via terra. 50 ore di viaggio tra treni, bus e taxi, tra Are e Monaco di Baviera. Gli americani invitati rimanevano bloccati anche loro ad Are e non riuscivano a muoversi. Johan Ståhlberg, il collegafotografo svedese, decideva di caricare la sua automobile con due rider e partire alla volta di Obertdorf. Lolo Favre riusciva ad arrivare pure lui e Blake Nyman, invece, da New York ritardava di 2 giorni ma alla fine ce la faceva. Il castello appariva diverso dall’anno precedente. 2 rampe, un kicker grosso (si dice facesse volare a più di 30 metri), l’altro dava sul martello-box della Dotz. Torre d’avvistamento su un lato e un gruppo di rider super motivati. Dopo i primi salti in assoluto, gli unici commenti che ho sentito sono stati di totale apprezzamento. Markus ha da subito dichiarato di non aver mai saltato su un qualcosa di così bello e sicuro. Nico che faceva gli onori di casa sorrideva e contento si godeva gli apprezzamenti dei rider. Bene Mayr, rider of the year agli IF3 europe, ha iniziato a girare come una macchina. Thomas Hlawitchka, Paddy Grahm e Tobi Reindl in perfetto assetto “Legs Of Steel” in trasferta. Le due donnine presenti, Lena Stoffel e Caja Schoepf, nonostante i numerosi dubbi riguardo alla velocità, si sono convinte, hanno rotto il ghiaccio e iniziato a girare. Da lì in poi è stato un totale susseguirsi di momenti epici e storici, aggiungerei pure. Il programma prevedeva, nonostante il meteo, una serie di shooting e spostamenti calcolati al minuto. Dalla sunset session, alle lifestyle session, al riposo per i rider (giustamente non possono girare tutti a balla per 1 settimana di fila) alla partita di dodge-ball il venerdì sera. Di comune accordo, con Nico si è deciso di non concentrarsi troppo sulla sunset session, purtroppo come spiegato sopra, l’orientamento del kicker non permetteva di avere un’inquadratura funzionale. Così Nico ha accolto i suggerimenti e tirato fuori dal cilindro l’ennesima sorpresa... Pioggia a parte, si era pensato di concentrare, con un po’ di sforzi da parte di tutti (rider, fotografi, filmer e shaper), la maggior parte dello shooting tra il giovedì sera e il venerdì all’alba. In circa 16 ore dovevamo fare sunset shooting, night shooting e sunrise shooting con l’elicottero. Al momento non eravamo molto preoccupati, alla fine eravamo lì per lavorare bene e produrre del buon materiale, ma pensandoci a posteriori non si profilava un’impresa semplice. Si sale con l’ultima gondola al kicker alle 16.00 del pomeriggio. Sunset shooting, luce mediocre, sole alle spalle, un po’ di delusione. Alle 20.00 circa, night shooting per circa 3 ore. Il castello totalmente illuminato di blu elettrico, illuminazione studiata alla perfezione da parte dei ragazzi del team di Nico, gatto delle nevi e motoslitta pronti a far girare i rider. Ambientazione surreale,

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Lena Stoffel

immaginate il buio più totale di una vallata e al centro un castello illuminato di blu... fighissimo! Finito lo shooting si rientra al rifugio. Zuppa calda, riposo, batterie sotto carica. Al mattino alle 4 circa, risveglio. Almeno per chi è riuscito a dormire. Io non ci sono riuscito, ho aperto gli occhi che ero ancora più stanco, ma a quanto pare il mio russare ha dato problemi di riposo di tutti, ergo risveglio brusco e scorbutico. “Nonostante fossimo a fine stagione, aprile inoltrato, vi garantisco che al mattino le temperature non erano delle più piacevoli.” Si sale nuovamente al kicker, si settano le luci e si aspettano i primi rider. Poco dopo sarebbe arrivato l’elicottero, ma all’alba c’era una luce così bella che non scattare sarebbe stato proprio un peccato. È in quel momento che Xavier Gering regala uno dei più bei Cork 3 Tail che abbia mai visto. Il giovane local mi stupisce ogni anno che passa. Markus che, mettetela come volete, si ritrova un po’ nel paese dei balocchi, inizia a tirare bombe su bombe. Cork 5 Shifty, altro marchio di fabbrica della Eder & Co., grosso, lento e tirato come solo lui sa. Bene Mayr infila un Double dietro l’altro. Markus lo segue a ruota. Paddy Graham alterna Tail a Doub Cork 10. Lo svedese Kristoffer Edwall, saltato fuori quasi dal nulla e arrivato in auto con Johan dalla Svezia, dimostra un livello di riding solido come pochi. Ho visto poca gente girare decisa come lui! Blake Nyman, col suo stile inconfondibile, non si ferma un attimo e recupera tutto il tempo perso in aeroporto a causa degli aerei. Martin Misof sorprende per come, nonostante tutto, possa ancora migliorare. Verso le 5 e mezza del mattino si sente arrivare l’elicottero in lontananza, the bird. Un paio di virate sul kicker e si inizia. L’adrenalina sale. Il pilota segue rider per rider ogni singola run. Vola vicino alla torre e poi su, a impennare l’elicottero. Tutto bello, però permettetemi uno sfogo: hey tu pilota, a fare il figo vicino al kicker hai

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fatto si che tutti i flash e i radiocomandi andassero per aria... grazie caro, ma la prossima volta scendi e vieni a tirarci su i flash! Probabilmente il momento più bello è stato proprio all’alba. Rider motivati, tutti i fotografi concentrati a fare un buon lavoro, filmer sparsi per tutta la montagna e soprattutto Nico a prendersi i complimenti e Markus, che ritrovatosi di colpo in mezzo ai top rider europei non sembrava affatto spaventato o spiazzato, tutt’altro! Markus ancora più motivato, se non erro, è stato il primo ad aprire il grosso kicker in Switch. Ha chiuso perfettamente Doub Cork 12, Doub Flatspin 9, più tutti i suoi trick di repertorio. Alle 7 del mattino circa, l’elicottero vola via, session conclusa, luce ormai tornata normale, il sole a splendere su in cielo. Tutti soddisfatti scendiamo a valle, stravolti e puzzolenti, pronti a riposarci e a preparare la selezione di immagini per il photocontest. Il sabato era open day, centinaia di persone sono accorse al castello dei 9 cavalieri per vedere in azione i loro rider preferiti. Giusto per farvi capire, nonostante il martello-box della Dotz fosse costruito e piazzato bene, l’unico che ha osato sfidarlo è stato Markus con uno sgheppo to Box to Flatspin 450 out. Tanto di cappello, standing ovation da tutti i presenti. Il contest si svolge a ritmi regolari, nonostante il caldo ormai scoppiato in tutta Europa. La sfida si ritrova a un certo punto ad essere tra Markus e Bene Mayr. Bene gira bene (ah ah che battuta!), ma non al top della forma. Markus invece tutto quello che prova lo chiude alla perfezione. La ciliegina sulla torta è il Doub Cork 12 chiuso in afterbang guardando direttamente la torre dove la giuria, il sottoscritto e Franz Perini al momento del landing scoppiamo tutti in un boato di apprezzamento. Fuori programma e, soprattutto, sorpresa della giornata, un momento storico nella storia del freeski moderno. Teddy Berr si denuda, 3-2-1 drop!... Si lancia nudo come


P M OFHP[J J F S B W P 1FS US OP B UF F QJV WJDJ TUBSF J QFS BDRV DB TV JD M PO MJOF D

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Blake Nyman

mamma l’ha fatto, affronta il kicker, parte in un Superman-Frontflip, vola oltre la torre dove eravamo noi (e vi garantisco che i trick più spessi erano parecchio più bassi durante lo stallo), vola con il cosino all’aria per circa 40 metri, si chiude e fa per atterrare … probabilmente il fatto che fosse nudo, senza attrito alcuno, ha fatto si che Teddy prendesse una velocità superiore al necessario. Risultato? Culatacoglionata a fondo landing dopo 50 metri complessivi di volo! Quanto sei scemo ragazzo?!?!? Non penso sia quantificabile la tua stupidità, ma sicuramente hai fatto la storia. Ripreso, filmato, editato... vi dico solo che in 1 settimana su Youtube si sono contati 100.000 passaggi, si centomila! Più dei video del JOSS! Su MPORA, portale snowboardistico, Teddy è rimasto in top classifica per parecchio tempo. Visto ovunque... il tutto perchè? Perchè Teddy è comunque un gran freerider, un ottimo skier, ed è senza uno sponsor di abbigliamento... aiutatelo prima che ci lasci la pelle e soprattutto le palle... please! Il sabato sera, mega grigliatona, proiezione foto, premiazione rider. Markus Eder ha vinto il Big Air contest e il best jibber, in quanto è stato l’unico con i cosiddetti ad osare il mega martello Dotz. Kristoffer Edwall al secondo posto, Switch Double 1080, Bene Mayr al terzo. Per quel che riguarda le foto, “Best Action foto” al sottoscritto, “Best BW foto” Ruedi Fluck, “Best Creative angle” Stef Candè, “Best Lifestyle” Christoph Schoch. Tempo di brindare e Paddy Grahm era già in pista a strappare magliette e smutandare i rider. La festa non si sa come sia finita, a un certo punto so solo che io e Markus ci siamo ritrovati fuori dal locale per andare a dormire. Stravolti e disfatti ma contenti, entrambi. Questa stagione si ripeterà nuovamente il Nineknights, state collegati e connessi... se ne vedranno di nuovo delle belle!!!

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Markus Eder



Raffaele Cusini - Breckenridge

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Raffaele Cusini - Keystone - 720tail

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Ciao Raffa, come va? Bene, tutto a posto Alo, tu?

Courmayeur

Sono già trascorsi 5 anni dalla tua prima intervista su 4SkierS, è passato un po’ di tempo. Cosa mi racconti? Cosa vuoi che ti racconti Alo, sono ancora qua, però di cose ne sono cambiate in 5 anni, però credo di essere sempre lo stesso... o no? Negli ultimi anni hai fatto un po’ di viaggetti in giro per il mondo, che aria tira là fuori? Che aria tira... beh non è male. La fuori ogni posto è diverso, divertente a suo modo, ha le sue caratteristiche. Viaggi non è che ne ho fatti tantissimi, c’è chi gira anche di più. Alla fine sono stato un paio di volte in Colorado, Norvegia, Svezia, non è che abbia girato tantissimo... Nella tua prima intervista dicevi che la scena italiana stava crescendo, ma dovevamo darci una mossa altrimenti il livello all’estero sarebbe cresciuto troppo e noi avremmo rischiato di rimanere totalmente indietro. Ora, dopo 5 anni, la pensi sempre alla stessa maniera? No, cioè, pensavo anche al discorso double, ma è una cosa a parte. Per il resto, in quanto a riding e discorsi di quel tipo ci siamo dati abbastanza una mossa. Un esempio lampante è Markus Eder; non significa che siamo arrivati ma che abbiamo raggiunto un livello confrontabile con quello degli austriaci, dei tedeschi e degli americani.

Il front flip rimane sempre il tuo trick preferito? No, beh, uno dei tanti che mi diverto a fare. Non ho un trick preferito, mi diverto a fare tutto, forse il Cork 3 è il trick che mi diverte di più. Per il resto mi piace tutto, è il mio svago!

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Rispetto ai giovani d’oggi, cosa noti di diverso rispetto a quel che hai avuto e dovuto passare tu per farti strada? Sono solo 5 anni, ma mi pare che le cose siano cambiate... che dici? Ti posso parlare dei giovani d’oggi a livello locale. Per farti un esempio a uno dei primi Railway ho dovuto quasi imbucarmi, ero arrivato in auto col Lenatti e su tante cose dovevo sbattermi di mio. Ora invece mi pare che il livello ci sia ma i giovani si sbattano molto meno. I giovani d’oggi nonostante abbiano le capacità e le potenzialità, mi sembra che non abbiano voglia di sbattersi, o forse non hanno voglia e basta, stanno bene a casa loro. Forse manca la curiosità. Tu pensi che internet e i social network abbiano tolto curiosità? Per forza! Ormai da casa contattano tutti, a noi invece piaceva partire e andare a vedere posti e conoscere gente, ormai sembrerebbe non interessare più. Facebook ci fa buttare via il tempo e toglie il piacere di prendere e partire... Da studente a lavoratore. Cos’è cambiato negli anni? Cosa fai adesso? Quando studiavo cazzeggiavo molto di più. Avevo più tempo per cazzeggiare con gli amici, per riposarmi, avevo tempo di pensare a qualche bella idea. Logicamente andando a scuola la mattina il pomeriggio spesso ero a sciare... ora col lavoro è un po’ diverso. Col lavoro ho molto meno tempo per cazzeggiare, il tempo libero che ho lo uso per sciare e di conseguenza la stanchezza si fa sentire molto di più. Starò invecchiano? Naaaa.... Essendo un lavoratore, come riesci a programmare la stagione e organizzare il tuo tempo. Qualcuno sostiene che voi pro non facciate un cazzo dal mattino alla sera... Chi l’ha detto? Allora io non sono un pro... come incastro il tempo... Beh mi occupo di idraulica e sono titolare della società. Avendo dei bravissimi operai con molta più esperienza di me, e con una grandissima pazienza, riesco a trovare il tempo per lo ski. L’altro lato della medaglia è il fatto di lavorare a pieno ritmo fuori stagione invernale o durante le festività per portarmi avanti col lavoro. Comunque per avere del tempo libero mi gestisco io la reperibilità in modo da non far pesare le mie passioni sugli operai. L’esempio è salire in park, fare appena 2 run, ricevere la chiamata, scendere, effettuare la riparazione e poi tornare a sciare. È anche vero che non lo faccio tutta la stagione, ma durante le ferie dei turisti mi capita spesso e la reperibilità c’è sempre. Il tuo rapporto coi rail com’è ora? Non ti piacevano al tempo... adesso? Dopo questo week end trascorso al JibForBeer mi è tornata un po’ la voglia di Jibbare. Non mi reputo un super jibber. Non ho mai osato un doublekink in street, e tutt’ora non credo di pensare di lanciarmi, però... la jibbata ogni tanto ci sta. E poi comunque con Gnarcolate alla fine si finisce sempre a far Jibbate... quindi direi che ci sono dentro.

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Raffa Cusini - Breckenridge


Raffa Cusini - Courmayeur

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Raffa Cusini - Keystone

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Raffa Cusini - Livigno

Coi contest come la mettiamo, hai imparato ad amarli? Il mio rapporto è sempre di amore-odio. Succede che a qualche contest non riesca a dare il massimo e per farla breve torno ad odiarli... ma è semplicemente una scusa per non essere riuscito a dare il 100% e a fare bene come volevo. Nell’altra intervista non eri solo, eravate in due. Ti va di parlarne? Si, la prima intervista era con Danielino. Cosa dire? Mi manca, ci penso sempre, tutti i giorni. Sarebbe figo fosse ancora qui a fare un intervista doppia... mi era piaciuto. Ma in qualche modo c’è sempre. Quello che è il mio ricordo di lui, lo tengo per me. Chi lo conosceva sapeva che tipo era. Chi non l’ha conosciuto s’è perso molto, posso solo dire questo. A lui davano fastidio comunque questi discorsi, quindi direi che come risposta è più che sufficiente. Per me è una mancanza, altro non so che dire. Cosa ti piace fare ora sulla neve? E con chi? Più o meno le stesse cose. Forse mi sono diretto più verso il freeride-backcountry. Però in linea di massima mi piace sempre tutto. Partendo dall’andare a fare rail all’American, passando per i salti in park, jibbare in street... eh sai, l’altro giorno sono anche andato a fare pali con Jefferson. Sciare mi diverte sempre, qualsiasi forma. Però una cosa è sicura, a sciare non ci vado mai da solo. Non avrebbe senso per me. Vedo qualcuno che si mette le cuffie, musica, e va a sciare solo. Per me invece lo sci è un momento di aggregazione. Ci si deve trovare, divertirsi e condividere i momenti. Due settimane fa sono uscito da solo. Poi ho trovato uno snowboarder a caso e mi sono messo a girare in fresca con lui. Un maestro mi pare. Mi sono divertito, e non ero da solo. E’ cambiato il tuo punto di vista rispetto alla montagna? Pensi sia cambiato qualcosa nella tua testa? Direi di no, la montagna la guardo sempre con gli stessi occhi. È cambiato il modo con cui scelgo le le linee, con cui valuto i rischi e i pericoli. Però il modo di guardarla è sempre lo stesso, una forma di rispetto direi, è sempre lei che comanda là fuori. Ah si, se becco uno stronzo che getta qualcosa dalla seggiovia, forse 5 anni fa non gli avrei detto nulla, ora lo vado a prendere e glielo vado a dire.

Per quel che riguarda la sicurezza che mi dici? Sicuramente adesso se vado a sciare e so che esco dalla pista ho sempre con me pala, arva e sonda. Di contro se vado in park talvolta mi dimentico il casco, e francamente non so cosa sia peggio, i 3 punti che ho ora in testa dimostrano che ovunque ci si può far male, e bisogna sempre tenere gli occhi aperti e starci dentro con la testa. Vivi a livigno, e da sempre si sa, siete un passo avanti rispetto al resto dell’Italia (mi riferisco a snowpark e bike park). Fossi nato altrove, secondo te, tipo a Milano... che cosa avresti combinato nella tua vita? Fossi stato di Milano o starei ancora studiando o starei lavorando in fabbrica. Non saprei, magari sarei diventato un calciatore, o un ciclista, non so. Magari avrei avuto altri hobby. Di sicuro sono contento e sono fortunato ad essere nato qui a Livigno. Ai milanesi non invidio nulla, se non la comodità di alcuni servizi e le gnocche. Ma io sto bene qui, non cambierei con niente altro... penso che Livigno sia il miglior posto per il freestyle in Italia. Ora che mi sto avvicinando al freeride, a volte ci sono momenti in cui mi piacerebbe vivere vicino a montagne tipo il Monte Bianco. Ma poi ci penso, mi ricredo e mi convinco ancora di più che qui sto bene. This is the place to be, in Italy! Ora ti chiedo di pensare un attimo. Se potessi rivedere gli ultimi anni in un mega schermo e dovessi salvare delle parti per fare un edit che racconti di te... quali parti importanti terresti da parte? Supponi... La storia di Raffa due punti e a capo... Forse lo riassumerei in piccoli pezzi. • Uno, la videocassetta, la prima in assoluto “Sci Pazzo 2002”, prima volta che ci filmavamo tra di noi. Best trick 360 atterrati di schiena. Jefferson vinceva con 360 X. Io sparavo Duffy supertirati con degli Head WRC con piastra da gigante... • Il numero di “Skiing, the next level”, sfogliato si e no 10000 volte, trovato allo Stelvio, c’erano foto per me assurde, cose che non avevo mai visto. • Io e Danielino che facevamo rail giù dalla cuccia del cane, to flat, quello si che era spesso! • Window ski, il mio primo contest organizzato da Domenico Martinelli inverno 20032004. Lì ho usato i primi ski da freesty, Rossi Scratch 181, io ero alto appena 165 e

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Raffa Cusini - Courmayeur

tiravo 360 e 540 chiusi e i primi 720 cartellati. • Il primo shooting per 4SkierS con Danielino a Cervinia, Novembre 2006, giravo 180 late tutto il tempo, il park a Zermatt era di marmo... • Le prime trasferte io, Danielino e Jeff... • La prima estate a 2Alpes, partiti da Tirano in treno fino a Bardonecchia e poi ad aspettare che qualcuno che ci venisse a prendere. 2 bottiglie di Braulio sputtanate nel viaggio e tutti i vestiti macchiati. Jeff multato in stazione a Torino perchè girava in skate... e l’arrivo trionfale alle 22:00 a 2Alpes davanti agli occhi increduli di Anny e del Guinzaglio. • Vedere Danielino in - Switch 270 in - su un double kink... poi il resto si sa com’è andato. • Il mio Double Back in BC a Bormio (watch me movie)

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• E poi in conclusione i ricordi sono così tanti che saranno si e no 10.000 giri in park, 1000 inseguimenti nei boschetti e tantissime giornate sulla neve facendo quel che mi piace con gli amici in sostanza. Facciate, trick imparati, culate, feste, cartelle, spalle lussate ecc... • Girare in fresca con Eric Pollard, viaggiare... le cose sono tante. L’anno scorso hai chiuso Doub 10... dove pensi di spingere il tuo livello? Al momento non mi sono ancora prefissato degli obiettivi o dei trick da chiudere. Il mio livello lo spingo ogni volta che metto gli ski ai piedi, cercando di fare le cose con più naturalezza, cambiando piano piano i vari elementi che portano a formare lo stile di una persona. Comunque quest’anno qualche Doub lo vorrei avere...



Raffa Cusini - Kronplatz

Raffa Cusini - Courmayeur

E i Gipyes che combinano intanto? I gipyes. I gipyes stanno aspettando che il park venga preparato. Comunque ci stiamo organizzando per fare qualcosa di figo, verso primavera, intanto siamo già partiti bene con qualche kicker in fresca e con qualche jibbata. Anzi quest’anno abbiamo solamente fatto cose con tavola e sci a piedi e non abbiamo ancora fatto festa Gipyes. Abbiamo comunque dei progetti che quando sarà il momento esporremo a tutti. Sghilly invece è in india, ha preso la sua strada ed è lì per il momento. Ti senti più maturo? Mi sento più maturo solo perché vengo ascoltato di più. Per il resto mi sento uguale. Sempre “più metal e meno raggae”? Quella era una frase un po’ tormentone uscita in una serata... però si, l’idea è quella. Ripresento la solita domanda... vuoi salutare e ringraziare qualcuno? Vuoi dire qualcosa? Vorrei ringraziare mia madre perchè è una donna forte, fortissima! My bro Nicocò, mia sorella Giada e Lisa (waiting for the next one), Martina perchè mi riempe di felicità! L’altro fratello Jeff , Bruno uomo medio, tutta la Gipyes family (Anny, Greg, Lollo, Stemunni, Dadino, Brodo, Lore, Pippo, bormini a caso, Ninja and others) Luzio e Julio bier masters, Markus, Farraro, Tobi e crucchi vari... Dima, Fette, Marco e Pablo insomma Nordica lickers, Juri, Ian, Tobias, Ema, Tiraboschi, Freestyle Club Livigno, SUGUS prod., Franz per Smith e Dalbello, Armada nella persona di Tom, Level, Braulio, Mottolino fun mountain (grazie, grazie) e inoltre tutta la gente che sorride e chi mi sono dimenticato.

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foto: Alessandro Belluscio

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Ciao Dana, come va? Com’è andata la scorsa stagione? La scorsa stagione è stata spettacolare, ho sciato tantissimo, mai sciato così tanto. A Wisthler avevamo tanta neve, e sono riuscito a sciare per circa 50 giorni prima di iniziare a scattare le prime foto e iniziare a filmare le prime discese per la TGR (Teton Gravity Research). É stato tutto perfetto, ha funzionato tutto bene, soprattutto perchè prima di tutto sono riuscito a sciare per me stesso, e poi sono potuto arrivare all’inizio delle riprese al top della forma, della condizione mentale e fisica. Prima di tutto complimenti per la tua parte, la prima parte, del video “Light the wich”. Veramente potente! Quanto è stato difficile filmare una parte importante e completa come quella? Ho raccolto i commenti dalle passate stagioni, ho messo assieme le idee, i feedback e ho buttato giù un progetto, per tutta la stagione. Sono dell’idea che se hai la motivazione che ti spinge a fare tutti i giorni qualcosa, i risultati li ottieni. Il mio progetto era di lavorare tutti assieme (produzione) in modo da ottenere il 1000% dalle mie intenzioni, e così è stato, è quello che volevo fare e ci siamo riusciti, come potete vedere nella parte. La scorsa stagione, come si vede anche nel video, hai subito un brutto infortunio. Cosa succede nella mente di un rider quando si rompe qualcosa? Bisogna essere più “duri di spirito” o “duri di ossa”? Penso si debba essere duri su entrambi i lati, non ci si può mai permettere di sbagliare. Bisogna sempre essere concentrati, bisogna visualizzare SEMPRE il landing dei cliff e dei trick e DEVI sciare le tue linee in modo impeccabile e perfetto, sempre. Bisogna essere concentrati, altrimenti al minimo errore si rischia il peggio. Questa per me è la parte mentale. La parte fisica invece consiste nell’essere allenati, al top della forma, pronti e preparati al crash, pronti e reattivi nel momento in cui qualcosa dovesse andar male. Penso ci debba essere un equilibrio tra lo spirito e il fisico, penso si debba essere onesti e sinceri nei confronti di se stessi, essere coscienti di quel che si è in grado di fare e di quel che si può osare. Devi sapere quel che puoi e non puoi fare, e capire fin dove ti puoi spingere, secondo me si tratta di questo sostanzialmente.

E adesso come va il tuo ginocchio? Va bene! É guarito. Intendo dire, non ne ho ripreso pienamente l’utilizzo, non sono ancora al 100% perfetto. Sono solamente passati 6 mesi dall’intervento. Il mio ginocchio funziona, ma dovendolo riportare ad un livello superiore rispetto alla media, devo ancora potenziare e recuperare massa muscolare per tornare nella super forma di prima. Ci ho già sciato sopra, ho sciato qualche linea, a Whistler ha già nevicato, ho anche già cartellato un paio di volte, e il ginocchio ha reagito perfettamente, senza problemi. Non era mia intenzione stressare il ginocchio così tanto, ma vedo che ha reagito. Quindi lavorandoci sopra non dovrei aver problemi, tempo al tempo e tutto torna ok. Come funziona una stagione per un Big-mountain skier come te? Come pianifichi i tuoi trip? L’anno scorso sono riuscito a organizzarmi molto bene. Sostanzialmente tolto il mini trip fatto qui in Italia a La Thuile, il resto della stagione l’ho trascorso a casa mia a Wisthler. Ho tenuto il calendario abbastanza libero, in modo tale da non avere pressioni e poter sciare tutti i giorni. A fine stagione l’unico grande Big Trip è stato organizzare il viaggio in Alaska con TGR. Il resto è sempre stato molto tranquillo, senza stress da viaggio, senza dover arrivare in un posto di corsa e dover a tutti i costi far rendere da subito le giornate, correre, stressarsi, etc. Con TGR abbiamo un filmer stabile a Wisthler e uno a Pemberton BC, in modo che io, Ian McIntosh, Callum Petit e Kye Petersen possiamo gestire le giornate al meglio, senza stress da viaggio, sfruttando le condizioni migliori e soprattutto quando sono al Top! Quando poi ci sono le giornate di bluebird, si parte e si va a filmare ottenendo il top della qualità da tutti gli elementi, rider, neve, montagna ecc. Chi ti ha ispirato e chi è stato il tuo mentore? Molta gente credo, molti skier. Se ci penso... mmm negli anni, gli skier che mi hanno realmente influenzato sono stati molti. Partendo da lontano direi Glen Plake, Shane McConkey, Seth Morrison, dopo il loro gruppo, caratterizzato dal primo periodo newschool, direi Pep Fujas, Jeremy Jones, Sage Cattabriga Alosa. 63


Quindi anche snowboarder? Sicuro! Travis Rice, e poi Jeremy Jones cavolo! Sono snowboarder che mi ispirano totalmente, per quel che vedo e per come considero la montagna. Siamo tutti amici, non ci sono distinzioni, in big mountain è così. Eri un racer prima di passare al freeride-big mountain? Qui in Italia c’è gente che sostiene che lo ski sia solamente ghiaccio, pali e lamine, l’unico modo per imparare a sciare. Pensi che la powder possa essere un buon mezzo propedeutico per i giovani? No non lo ero, non lo sono mai stato! Credo che comunque la powder sia un buon veicolo di crescita. Tuttavia anche se non sono mai stato un racer, penso che il racing dia delle buone basi, insegni molto bene i fondamenti dello ski a un giovane in crescita. Io sostanzialmente non sono mai stato un racer perchè costava troppo, non ero in grado di sopportare tutte le spese che comporta l’affrontare una carriera da racer, e tantomeno farlo pesare alla mia famiglia, non mi sembrava proprio il caso. Ho iniziato a far freeride fin dall’inizio, avevo 10 anni, e tutto lo sci che praticavo per me era freeriding, anche se poi alla fine agli occhi dei più grandi sembrava solamente “sciare”. Penso anche che il racing sia talvolta troppo serio, è solamente fatto di fondamentali, strutture di base per costruire i ragazzi, vincoli! Io invece volevo stare lontano dalle restrizioni quando ho iniziato, non volevo che nessuno mi mettesse dei limiti, delle linee da seguire, delle cose obbligatorie, non volevo regole! “Be Free”, essere libero e divertirmi, ecco cosa volevo. Si divertirmi e sentirmi libero! Sei un local di Wisthler. Ma come sappiamo viaggi anche: AK, Europa, BC, Sud America ecc. Secondo te: il miglior posto per sciare? Per sciare penso sia la regione del British Columbia. L’Alaska è la mecca, ma devi avere soldi, devi avere l’elicottero se vuoi goderne a pieno. Wisthler, Jakson Hole, Squaw Valley direi che per me sono i posti migliori. Revelstoke è uno dei più bei posti in BC, puoi girare solo con gli impianti e sciare una buona neve in fuori pista. E il miglior posto dove divertirsi, sciare, città, locali, gente, cultura? Wisthler! Il miglior posto per viaggiare, cultura, cibo, montagne ecc? Io come local consiglierei Wisthler a chi non c’è mai stato. Ma se devo scegliere per me... direi l’Europa. A livello culturale, paesaggistico, montagne, cibo, gente, l’Europa è un gran posto! Cosa pensi dell’Italia e degli Italiani? C’è qualche altro posto in giro per il mondo simile al nostro e alle nostre valli? Come voi non ho ancora trovato nessuno. Siete persone genuine, ospitali, molto aperte, disponibili. Credo non esista nulla di simile in giro per il mondo.

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Adam Clark - Atomic - Alaska


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Differenza tra le tue montagne e le nostre Alpi? Credo che la principale differenza sia nello snowpack, la tipologia di neve. Vicino all'Oceano Pacifico, quando arrivano le perturbazioni, scaricano neve molto umida, in grado di rimanere ovunque, anche sui pendii più ripidi, disegnando un terreno molto divertente per sciare. Vedi ad esempio in Alaska, la neve sta su e disegna spine sul quasi verticale, molto divertenti da sciare. Quando invece si viene in Europa a sciare sulle Alpi, bisogna essere un po’ più scrupolosi, bisogna fare attenzione, bisogna essere svegli, informati. Fare attenzione a ogni cosa, capire la geologia della montagna, capire dove si nascondono i massi, i crepacci, i seracchi. Le dimensioni delle montagne sulle alpi, bisogna arrivare preparati, coscienti che ci si ritroverà esposti ai rischi per parecchio tempo. Sicuramente le Alpi non sono montagne facili. Cosa ti senti di consigliare ai giovani che volessero intraprendere una carriera da pro come la tua? Vorrei consigliare loro di sciare il più possibile. Di sciare prima di tutto perchè ti piace, non perché devi o perché fa figo, devi sentirlo dentro! Se non scii per divertirti e per te stesso, si perde tutto il fascino. Devi sciare solo se provi qualcosa, non per altri motivi. Devi sciare per lo stesso motivo per cui hai comprato gli sci, perché ti piace, non ci sono altre scuse. É uno sport bellissimo, se puoi scia tutti i giorni, se poi inizi a non divertirti più, significa che devi pensare a quel che veramente ti muove, ti stimola. Ma fai le cose per gradi, divertiti finché puoi, i risultati arriveranno da soli.

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Adam Clark - Atomic - Alaska



Chris Bezamat - Atomic - La Thuile

Di recente la federazione ha approvato lo slopstyle e il pipe per le prossime olimpiadi. A quanto pare il freeski diventa disciplina olimpica... cosa pensi? So che sei un big mountain skier, ma essendo comunque un freeskier, vorrei conoscere la tua opinione. Ho diversi punti di vista in merito. Sostanzialmente la federazione si è avvicinata per un discorso economico. Il freeski sta spingendo, non c’è dubbio. La gente sta fiutando di fare del business su quello che per noi è sostanzialmente una passione prima che un lavoro. Se l’half pipe va alle olimpiadi, ci saranno aziende che sponsorizzeranno i rider non perchè sono fortissimi o perchè se lo meritano, ma perchè sostanzialmente possono avere visibilità tramite loro. Se tutto questo denaro inizia ad essere convogliato in questa direzione, solo magari per un singolo evento, pur di aggiudicarsi la visibilità, probabilmente il resto della scena, il resto dello sport, ne soffrirà. Probabilmente i budget verranno presi dai freerider, dai big-mountain skier, e riversati sul grande business delle gare della federazione. Anziché spingere ancora l’insieme del freeski, le aziende si ritroveranno a supportare e spingere determinati rider veicolando le risorse su un apparizione sola, limitando la crescita del resto della scena. O comunque concentrandosi in questo ambito. Potrebbe essere una buona spinta per il freeski, ma non avverrà come dovrebbe. Cosa pensi del livello? Doubles in freestyle, cliff sempre più grossi, dove si andrà a finire? Puoi chiudere grandi cliff, essere forte, chiudere double, ma secondo me il livello crescerà a livello di sciata su una montagna completamente vergine. Sono dell’idea che un rider maturo sia in grado di incatenare su una linea di big mountain una serie di passaggi e di trick. Il livello viene così spinto tutto assieme in una run sola, senza distinzioni. Ora come ora c’è gente che è in grado di andare in Alaska e tracciare delle belle linee, di tornare in park e chiudere una serie di trick di altissimo livello. Questi secondo me sono rider di livello. Rider completi. Il passo successivo per me dovrebbe essere mettere tutto assieme sulla stessa run. Il rider dimostrerebbe così di essere ancora più completo. Non parlo più tanto dei singoli valori di un atleta, bensì della consistenza e del valore generale di un atleta, la completezza di un atleta, a quello mi riferisco.

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Quanto è importante la sicurezza? Mi capita di sentire gente che pensa sia semplice chiudere cliff. Gente che vede te o Seth Morrison chiudere super cliff, e pensa che se lo fate voi, possano farlo anche loro... tu che dici? Sostanzialmente non è sbagliato come ragionamento. Se lo posso fare io, perchè non dovrebbero farlo anche loro? Io non ho nulla di diverso dai comuni skier. Il fatto però è che la gente deve considerare e prendere coscienza delle proprie capacità. Non tutti i cliff sono fattibili e semplici. Spesso nei movie sembra tutto più semplice, ma è solo una sensazione. Questa forse è l’unica cosa che la gente non capisce, spesso alcuni cliff sembrano delle cazzate, ma non è così. Noi mostriamo nei movie delle cose affrontate nelle condizioni perfette, noi stessi siamo in condizioni perfette o quasi, quando affrontiamo la montagna. La gente deve capire che bisogna essere preparati. Dall’attrezzatura alla preparazione fisica, la neve, tutto deve funzionare al meglio! Forse siamo noi a sbagliare e a far sembrare tutto apparentemente semplice, ma non è così, almeno credo. Grazie Dana per il tuo tempo e la tua disponibilità, se vuoi salutare i nostri lettori... eccoti lo spazio! Vorrei dire che sono contento e fortunato di poter fare quel che mi piace, soprattutto farlo come lavoro. È sempre stato il mio sogno quando ero giovane, poter fare di questo sport la mia professione. A tutti la fuori, tutti voi che supportate la scena, che spingete, che supportate quel che noi facciamo, grazie! Continuate così, andate a sciare e divertitevi, perchè quello che pratichiamo è il miglior sport del mondo. Andate e divertitevi. Ma fate attenzione sempre, non prendete rischi inutili, non dovete arrivare a pensare che siete dei sopravvissuti alla fine della giornata. State tranquilli, trascorrete il vostro tempo con i vostri amici, divertitevi e la sera rilassatevi. Non cercate di fare passi troppo lunghi, divertitevi per quel che ricevete, aspettate, e giorno dopo giorno vedrete i progressi piano piano arrivare. Grazie Dana! Grazie a voi!



Rider: Emilio Previtali Spot: Niseko

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Rider: Emilio Previtali Spot: Rusutzu

Gli aeroporti sono terra di nessuno. Luoghi neutri dalla funzione provvisoria. Raramente hanno un odore proprio, o se ne hanno uno è un odore universale, uguale in tutto il mondo. Odore di gente e di borse e di valige che sono stati nei luoghi. Dentro a case, dentro a auto, dentro a aerei, dentro a strade. Le borse hanno l’odore della gente e la gente ha l’odore del mondo. E’ strano a pensarci bene, perché noi quando riempiamo una borsa per andare da qualche parte pensiamo al contenuto. Pensiamo alle cose. Pensiamo ai pezzi del nostro mondo che ci portiamo dietro e che stanno dentro a una valigia. Non pensiamo mai al nostro bagaglio come a una porzione anche olfattiva del mondo da cui proveniamo. Noi pensiamo soltanto al dentro della valigia, alle nostre cose. E le nostre cose, a casa nostra, non pare abbiano nessun odore particolare. E’ per questo che negli aeroporti l’odore della gente e l’odore delle valige ci infastidisce. Preferiamo immaginare di spostarci sul pianeta da un luogo a un altro luogo transitando da non-luoghi neutri e inodori. Gli aeroporti, appunto. E’ un modo di difenderci, di proteggerci. Non sentirci a casa da nessuna parte, se non a casa nostra. Altrimenti comprendere l’essenza del viaggio, lo spostamento, sarebbe quasi impossibile. Quando dopo quasi ventotto ore di viaggio scendi da un aereo a Sapporo, sull’isola di Hokkaido provenendo dall’Europa, tutta questa teoria sui non luoghi sembra vacillare. Non è questione di odore o di grammatica delle forme neutre con cui gli aeroporti sono costruiti – forse non ci avete mai fatto caso, ma anche l’architettura degli aeroporti rispetta la teoria dei non luoghi – quanto piuttosto, una questione di jet-leg. Viaggiare verso oriente è faticoso. Il tempo accelera. Appena sbarchi dall’aereo vorresti unicamente sdraiarti, chiudere gli occhi e andare a dormire. Dopo avere tentato di recuperare i bagagli che sono andati persi, io e Alo, è esattamente quello che facciamo. Ci addormentiamo appena dopo esserci dimenticati di essere lì per sciare. In Giappone. Siamo troppo stanchi. Il mattino successivo siamo di nuovo in forma e i nostri bagagli sono pronti nella hall dell’albergo. Efficienza giapponese. Ci spostiamo a una fermata dell’autobus che ci hanno indicato dove l’unica cosa che siamo in grado di leggere è il numero ventuno su un grande cartello verde. C’è un omino che ci accoglie e ci chiede qualcosa. Ci fa capire con un gesto di forma rettangolare che quello che vuole è il foglio con la prenotazione. Gli passo tutti i fogli che ho in mano, sono tutti scritti in giapponese. Lui ne sceglie uno color verdino. Capisco che è quello giusto, mi sorride da sotto la mascherina e mi invita a salire sul minibus. I bagagli li caricherà lui insieme a due omini che sembrano vestiti da chirurgo. Io e Alo ubbidiamo docili senza fare domande. A bordo ci sono altre persone, nessuno parla. Tutti i giapponesi siedono composti e hanno una mascherina sul volto. Un abitante del Giappone su quattro soffre di allergie. Restiamo in silenzio anche noi per la prima parte del viaggio, fino a quando usciamo fuori dalla città e non c’è più nessuna costruzione da vedere oltre il finestrino. Poi cominciamo a parlare. Parliamo male delle stazioni di sci del nostro paese, di inefficienza politica italiana e di donne di malaffare. Ad alta voce. Tanto nessuno ci 75


capisce. Siamo una coppia strana io e Alo. Ci conosciamo da tanto tempo ma questo è il primo viaggio che facciamo insieme. La nostra intesa è fatta di poche parole, di sguardi, di risate e di battute. Soprattutto battute. Brevi frasi divertenti buttate lì nel mezzo del silenzio per descrivere una situazione, un personaggio, un posto o un gesto particolare che vediamo compiere. Ad Alo piace fotografare. A me piace scrivere. Ma in definitiva si tratta della stessa cosa, della stesso modo del cervello di funzionare: catturare degli istanti. Alo li mette sulla pellicola, io li metto sulla carta. Sulla strada che da Sapporo conduce a Niseko, circa a metà, c’è una specie di Autogrill. (Mi rendo conto che Autogrill per un italiano è ogni punto di sosta sulle autostrade italiane. E’ come dire Rollerblade, tutti i pattini in linea in Italia, nella lingua parlata, si chiamano Rollerblade). Ci fermiamo per una sosta che il nostro autista ci dice dovrà essere di quindici minuti. Si, più o meno quindici, pensiamo noi. Ci siamo capiti. Io e Alo entriamo in quello che sembra un bar o un ristorante con quell’atteggiamento e quel dondolio dei passi che è tipico del turista sfaccendato. Una via di mezzo tra il desiderio di sapere cosa c’è dentro, bisogno di andare in bagno e pigro trascinare i propri passi in un luogo che non abbiamo mai visto. Tipo turista svizzero a Riccione, per intenderci. Solo che noi non abbiamo i calzini bianchi e i sandali marroni. Una volta dentro la costruzione siamo disorientati. L’arredo interno è un misto tra un rifugio alpino delle Dolomiti, un Taco Bell di Phoenix e un mercato rionale del sud Italia. Un bellissimo mercato rionale, con prodotti tipici e specialità di montagna. Almeno, così sembra. Nell’aria aleggia un odore di fritto mischiato a sapore di caramelle e salsa di soia. Io e Alo siamo soprattutto attratti dal cibo. Non abbiamo vera fame, non siamo ancora riusciti a dimenticare il non sapore e il non odore e il non colore del cibo che durante le 28 ore di volo Milano -Monaco – Tokio – Sapporo ci hanno propinato, ma tutti quei profumi, quei colori e quelle scritte di cui non riusciamo a capire niente, ci hanno risvegliato. Risvegliati dal sonno, risvegliati dal non-tempo e risvegliati dai non-luoghi. Ora finalmente riusciamo a capire: siamo in Giappone. Io e Alo ci facciamo sotto con gli assaggi. Ci sono degli stuzzichini davanti ai vari prodotti, ogni confezione in vendita ha una piccola ciotolina davanti con dei piccoli bocconi che possono essere assaggiati prima dell’acquisto. Li proviamo tutti, ma proprio tutti dico. E’ assurdo, perché noi non siamo in grado di capire se si tratta di una pietanza o di un dessert, di una cosa dolce oppure salata. O agrodolce, anche. Ce ne sono parecchi, agrodolci. Noi mischiamo tutto, assaggiando sistematicamente tutto quello che c’è sui banconi del mercatino andando dalla destra alla sinistra della stanza. Il nostro gioco è tentare di indovinare se stiamo per assaggiare un alga o un fungo o del pesce o un vegetale. E’ praticamente impossibile da capire, sulle confezioni ci sono solo ideogrammi giapponesi. Iniziamo a ridere come due matti. A volte qualche assaggio è molto buono, dolce, ma di un dolce a cui noi italiani non siamo abituati. E’ un dolce che dentro ha anche un po’ di spezie e un po’ di mare salato. Alghe in qualche caso, credo. Oriente. A volte è un gusto violento, tagliente, confuso, dentro a 76

Rider: Emilio Previtali Spot: Niseko by night


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Rider: Emilio Previtali Spot: Niseko

cui spiccano dei retrogusti sconosciuti che ci danno l’urto del vomito. Funghi o licheni, penso. Il gioco in certi assaggi è riuscire a non vomitare. Diluiamo i sapori meno graditi con una sorsata di Diet Coke. I giapponesi che ci guardano ridono dietro alle loro mascherine. D'altronde anche noi, in un Autogrill italiano, ridiamo a crepapelle quando vediamo gli stranieri mangiare la pizza con il cappuccino. Dopo mezz’ora abbondante il conducente del minibus ci viene a chiamare e ci porta via. Torniamo un po’ imbarazzati in pullmino, i signori giapponesi ci sorridono. Gli ultimi kilometri prima di arrivare a Niseko sono imbarazzanti. Ad un certo punto la strada si infila dentro a delle valli più strette, scavalca dei piccoli colli, i rettilinei quasi spariscono. Lo spessore della neve a bordo strada diventa incredibile. I paravalanghe sono letteralmente sommersi di neve. Le forme diventano tondeggianti e morbide, ma di un tondeggiante e morbido che è una cosa diversa da tutti gli altri luoghi della neve che ho visto in vita mia. Che non sono pochi, tra l’altro. Io tutta questa neve, tutta insieme, non l’ho mai vista. Fuori dal finestrino vedo degli uomini che lavorano in squadra con delle fresatrici. Si aprono un varco tra la neve, uno in fianco all’altro, schierati in diagonale. Nei loro gesti, nel loro muoversi, negli sguardi che riesco a incrociare, non c’è fretta. Non c’è particolare agitazione o senso di emergenza o di fatica, o rabbia per un lavoro inutile, come quando sulle Alpi vedo qualcuno al lavoro con la neve. Non c’è ostilità o risentimento verso l’inverno. C’è quiete. C’è organizzazione. C’è metodica laboriosità. Tutto è calmo. Tutto è così tranquillamente sotto controllo. Dopo qualche giorno di sci a Niseko, tutto è chiaro. I giapponesi, tanto per cominciare, a casa loro, sono tutta un’altra cosa. Non rassomigliano nemmeno lontanamente al prototipo di turista che siamo abituati a vedere in Piazza S.Marco a Venezia oppure all’Arena di Verona o nella Cappella Sistina a Roma. Forse dipende dal fatto che a forza di starci in mezzo capisci che non sono proprio per niente uguali tra loro. Non si somigliano, dico. Sono esattamente 78

come noi. Unici. Per capirlo che sono esattamente come noi basta mettersi in fila alla seggiovia. Basta guardarsi un po’intorno. I tic, le manie, i segnali, i codici con cui riesci a distinguere e catalogare la gente che vedi a fianco a te sono gli stessi che puoi ritrovare qui da noi, in Europa. C’è il maestro di sci con gli allievi delle scuole medie dalla faccia un po’ annoiata; ci sono le fashion victims griffate e firmate nei loro completi un po’ troppo attillati e luccicanti, con gli sci lunghi un metro e trenta; ci sono i maniaci della neve fresca con gli sci superfat e gli snowboarder. E’ impressionante vedere quanti snowboarder ci sono in Giappone. Il loro stile, gli shape delle loro tavole e i gesti ampi e morbidi con cui si muovono in neve fresca, si ispirano al surf. La cultura del mare e quella della montagna, sull’Isola di Hokkaido, si fondono perfettamente nello snowboard, nel fare surf in neve profonda. Non ho mai visto in vita mia un livello tecnico fuoripista così alto. Ai giapponesi non interessa sciare veloce, ma sciare o surfare bene, elegantemente, con armonia dei gesti e gradualità dei movimenti, quello sì, quello lo apprezzano. In ogni specialità: nello sci, nello snowboard e anche nel telemark. Infine poi, come dappertutto, ci sono anche quelli che vorrebbero girare in park, vestiti ancora più hypersize che da noi, con sci da freestyle o con le tavole da snowboard cortissime, ma quelli – pochi - li trovi quasi tutti al bar, visto che il park a Niseko è perennemente seppellito da almeno mezzo metro di neve fresca. A Niseko, si sa, ci si va per la polvere. Mica per i park. Per un malato di neve fresca in viaggio in Giappone ci sono due riti di cui vi devo parlare. Il primo rito, che sarebbe in realtà perfettamente superfluo sull’isola di Hokkaido ma che uno si prende la briga di fare lo stesso giusto per puro godimento spirituale, è quello di guardare le previsioni del tempo per il giorno dopo alla televisione. Capire il perché è facile: a Niseko nevica sempre. Dico: sempre. Le previsioni del tempo sono quasi commoventi, come un telegiornale con buone notizie soltanto. A un certo punto della stagione, normalmente a inizio dicembre, le correnti



Rider: Emilio Previtali Spot: Niseko by night

umide del Pacifico si scontrano con l’aria fredda che proviene dalla Siberia e si innesca un meccanismo per cui, fino a un dato momento della stagione, i fronti umidi condensano e scaricano neve fredda e sottile. Poi, verso febbraio, le temperature si rialzano, talvolta piove, e la neve diviene all’improvviso primaverile. Ma fino a quel momento, se amate la neve fresca, è libidine pura. Niente che si può paragonare all’Europa o agli Stati Uniti o al Canada. Se proprio volete un paragone potrei dirvi che una perturbazione nevosa che si abbatte sulle Alpi alimentata dall’Anticiclone delle Azzorre potremmo definirla una secchiata d’acqua. Le precipitazioni nevose sull’Isola di Hokkaido sono come il rubinetto della doccia aperto per quasi due mesi di fila. Gocce sottili, neve fredda e leggera, ma precipitazioni continue. Per questo la neve, in Giappone, è così speciale. L’altro rito a cui vale la pena di abituarsi è lo sci notturno. Dimenticate ciò che avete provato finora, qui si parla di sci notturno fuoripista. Dopo avere massacrato i vostri quadricipiti per tutta la giornata sciando in neve fresca – per intenderci: io e Alo in quasi tre settimane non abbiamo visto un metro di pista battuta – verso le 16.30 concedetevi una pausa relax. Mezzora, giusto il tempo per una birra - tenete a portata di mano il corrispondente di circa quindici Euro. Poi si ricomincia con il turno di notte. L’esperienza è super, perché l’illuminazione è diffusa (non come da noi, dove nella norma solo il tracciato delle piste viene illuminato) e paradossalmente nei boschetti di betulla si vede quasi meglio di notte che di giorno. E in più può capitarvi di incontrare qualche ski-patrol super simpatico/a che scia libero/a dopo una giornata di lavoro. A me è capitato, Myuki Yamashita l’ho conosciuta così. Oppure può capitarvi di vedere sbucare dal buio Taro Tamai, la leggenda vivente dello snowboard in neve fresca. Oppure ancora potreste imbattervi in Ken Fujikawa, una specie di samurai del telemark che si allena con un paio di K2 Merlin di venti anni fa sciando a velocità supersonica “per ricordarsi la forma di ogni curva”, testuali parole. Insomma, cosa volete che vi dica. 80

Andateci, a sciare in Giappone, non ve ne pentirete. Ci sono milioni di ragioni, è impossibile raccontarvele tutte. Sono a Rusutsu, in cima alla ennesima run in neve fresca di questo viaggio incredibile, è il penultimo giorno. Non mi sarei mai aspettato una cosa del genere. Un altro bosco ancora senza una traccia. Non mi sarei mai aspettato tutta questa neve, questa profondità e questa leggerezza. Non mi sarei mai aspettato tutte queste curve. Appoggiato sui bastoni aspetto che Alo si posizioni e che si prepari per scattare. Non c’è nemmeno più bisogno di parlare tra noi, quando sarà pronto per scattare alzerà la mano e mi dirà la solita cosa: “Vai dove vuoi. Ti seguo.” Allora io prenderò un po’ di velocità e comincerò con la prima curva. Lascerò scivolare in avanti lo sci esterno, mi inginocchierò nella neve e comincerò a sciare dentro alla polvere bianca che si solleva e che vola via. Dimenticherò dove sono. Perderò il senso del tempo e dello spazio, entrerò in un non-luogo fatto di assenza di gravità e di neve leggera che si solleva in alto. Allora cercherò di immaginare la traiettoria da tenere, la posizione di Alo e la forma delle mie curve. Cercherò di immaginare il mio corpo. Cercherò di immaginare il ritmo del telemark, quel dondolio delle mia anima che mi ipnotizza e non mi farebbe smettere mai. Cercherò di ricordare tutte le curve della mia vita e di riassumerle nelle prossime dieci che dovrò fare. Poi giù in fondo al pendio perderò la planata e mi fermerò. Mi girerò a guardare su per il pendio e quando la polvere di neve dietro di me si sarà dissolta vedrò Alo che guarda dentro al display della sua macchina fotografica. Lo vedrò sorridere. Di tutto quello che io ho sentito nella mia anima a lui sarà rimasto qualcosa impresso nella memoria della sua macchina fotografica. Alo alzerà la testa e mi farà un segno con il braccio, poi dirà a mezza voce: ”Figo!”. La sua voce rimbalzerà su quei metri di neve fresca gonfia d’aria e arriverà a me. E io, come ogni run da quando sono qui, penserò che in questo posto ci devo assolutamente tornare. E così, sarà. Io tornerò. Il prossimo inverno.



Xavier Gering Š AlessandroBelluscio

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Johan Ståhlberg

Nome – Nick name: Johan Ståhlberg Età: 26 Nazionalità: svedese Pro dal? Dal 2007 mi pare Chi è il tuo mentore e perchè? Mattias Fredriksson, eravamo vicini di casa, l’ho sempre ammirato e osservato. Senza le sue foto non sarei qui ora. Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? L’inverno in giro per l’Europa e in Giappone. L’estate in Svezia e Norvegia solitamente. Come mai sei diventato un fotografo? Amo fare foto e congelare momenti spettacolari. E poi faccio schifo nella competizione, peggio dei bambini, non potrei mai essere un pro, non avrei possibilità, meglio scattare. Qual’è stato l’input che ti ha fatto iniziare a scattare? Qualsiasi cosa mi dà ispirazione. Come definiresti il tuo stile? Mmm, colorato, contrastato e magari creativo? Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Penso che si andrà sempre più nella direzione dove la post-produzione farà la differenza. Senza però compromettere l’azione. Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? 84

Ho lavorato per circa un anno in analogico prima di convertirmi definitivamente al digitale. Penso che il digitale sia meglio, gamma dinamica migliore di un negativo, economica e molto più veloce in fase di editing. Cosa pensi dei contest di fotografia? Penso sia divertente, in più se ci aggiungi episodi comici come al 9knights è perfetto!

Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? Bellissimo. Perfetto il kicker ma avrei preferito meno banner e pubblicità appiccicati sopra. ;) Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento (9knights)? Beh, doveva essere lo shooting al mattino, ma tu hai russato così tanto che eravamo tutti stanchi a quell’ora... è stata una tua tattica?


Kristoffer “Piffen” Edwall

Come organizzi solitamente la tua stagione? Beh, non pianifico molto al momento, prendo spesso le cose come vengono. Il tuo soggetto preferito? Molti ritratti e persone. Il miglior rider con cui lavorare? Beh, il mio migliore amico Reine Barkered, uno dei

primi al mondo! (2° posto FreerideWorldTour). Ci conosciamo molto bene a vicenda, è sempre un gran divertimento! Oscar Scherlin e "Crill" sono davvero forti! Non ci si annoia mai con quei due! Ah ah ah!

Neve, tanta neve… e le gnocche!

Miglior posto dove scattare? Direi Åre e Niseko in Japan

Grazie del tuo tempo, ora puoi dire ciò che vuoi o ringraziare chi vuoi Grazie a Nico, Jim and Piffen, i miei genitori e la mia auto per portarmi sempre in giro!

Miglior condizione per scattare?

Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Con Red Bull, magazine svedesi e sul mio libro: Adrenalin.

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Andri Ambuehl Markus Eder

Ruedi Flüeck

Nome – Nick name: Ruedi Flück

Come mai sei diventato un fotografo? Perchè no? :)

Età: 25 Nazionalità: svizzera Pro dal? Fotografo professionista da 4 anni. Chi è il tuo mentore e perchè? La gente, qualsiasi umano che mi dimostri che la vita è fonte di ispirazione. Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? L’inverno ovunque mi porti assieme ai rider. In giro per l’Europa o anche più lontano. D’estate mi piace trascorrere la stagione verso est. Balcani, Ukraina e Russia sono i miei posti preferiti. 86

Qual’è stato l’input che ti ha fatto iniziare a scattare? Quello che è successo nel corso degli anni. Talvolta le idee vengono fuori condizionate da un posto, talvolta viaggiando in treno perdendosi nei sogni. Ho iniziato a scattare foto quando ero piccolo. Iniziai perchè volevo collezionare una serie di momenti e situazioni speciali. Come definiresti il tuo stile? Non ho mai pensato di dare al mio stile un nome... Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Lo sviluppo delle macchine fotografiche è stato molto veloce, ha cambiato radicalmente le opportunità del fotografo. Velocità, risoluzione maggiore, io penso si sia semplificata la fotografia. Le buone immagini non

sono ancora facili da realizzare, ma le modifiche sono possibili anche e soprattutto dopo le riprese. La gente pensa che dopo aver premuto il pulsante, la foto sia fatta... se si lavora pulito è possibile gestire un flusso di lavoro veramente veloce. L’utilizzo di flash potenti, comandati via radio, hanno cambiato parecchio la concezione. Nonché la profondità delle immagini! E’ qui che penso che il futuro possa spingersi: lampi sincronizzati super veloci e immagini HDR (High Dinamic Range) senza la necessità di dover scattare più immagini. Immaginate di avere un file con una profondità di 64 bit in uno scatto solo. In più le nuove fotocamere consentono iso alti senza calare di qualità, permettendo a noi fotografi sportivi di poter scattare rapidi in qualsiasi condizione! Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? L’uno è diverso dall’altro, uno richiede più lavoro prima dello scatto, l’altro dopo. Utilizzo ancora


Il guardiano del Castello e in secondo piano Thomas Hlawitschka

l’analogico per alcuni scatti speciali, ma per le foto di massa utilizzo il digitale. La pellicola ha altri colori, contrasti, definizione. Senza pellicola il digitale non esisterebbe...

Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento (9knights)? Vedere Andri Ambuhel e Markus Eder sciare sull’erba dopo una divertente discesa in bassa valle.

Cosa pensi dei contest di fotografia? Sono interessanti, mi piace condividere idee, parlare con altra gente e trascorrere il tempo sulla neve con la gente che ha la mia stessa passione.

Come organizzi solitamente la tua stagione? Calendario e un sacco di tempo passato al telefono!

Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? È stata la mia prima partecipazione, ed è stata una bellissima esperienza. Incontrare fotografi super talentuosi, rider fortissimi e la perfetta organizzazione di Nico Zacek hanno fatto si che l’evento diventasse veramente stimoltante dal punto di vista creativo. Penso che le foto scattate da tutti, parlino da sole. Un bel gruppo di gente appassionata che ha trascorso dei bei momenti assieme direi.

Il tuo soggetto preferito? Gli essere umani. Cosa pensi della fotografia freestyle-freeride-outdoor? Considerazioni? Opinioni a riguardo? Sono diversi nel loro programma di lavoro, i rider, gli atleti e i movimenti. A me piace uscire all’aperto comunque. Se è una ripresa spontanea dopo una nevicata o uno shooting di lunga programmazione come il kicker di 42m a Sörenberg, c’è comunque da divertirsi! Lo sci è quello che mi muove.

Il miglior rider con cui lavorare? Eddai, domanda stupida! :) Miglior posto dove scattare? Forse il Polo Nord, mai stato lì. Miglior condizione per scattare? Preferisco maggiormente la powder o le condizioni super primaverili! Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Check www.ruediphotography.ch e TWIN magazine (Swiss ski magazine – www.twinmagazine.ch). Grazie del tuo tempo, ora puoi dire ciò che vuoi o ringraziare chi vuoi Grazie per questa intervista e grazie agli amici e alla mia famiglia per passare il tempo con me.

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Thomas Hlawitschka

Nome: Klaus Polzer Età: 40 Nazionalità: tedesca Pro dal...? Da 3 anni se intendi scattare su commissione per i clienti (aziende) Chi è stato il tuo mentore e perchè? Voglio citare Peter Mathis, perchè ho scattato tantissimo con lui in qualità di skier, e da lui ho imparato tanto, e soprattutto ho imparato a leggere il paesaggio, a fare attenzione ai particolari. Tutto questo prima che iniziassi a scattare e prima che comprassi la mia prima DSLR. Dopo iniziai a fare il photoeditor per un magazine, selezionando e vedendo tante buone immagini provenienti da diversi fotografi. Posso dire che ho avuto tanti mentori. Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? Vivo a Innsbruck adesso, scatto prevalentemente sulle alpi, in particolare le alpi dell’est. Come mai sei diventato un fotografo? Son sempre stato affascinato dalle belle immagini, anche quando in passato ero uno skier-atleta e non un fotografo. Quando iniziai a lavorare per il magazine (Skiing the next level) ho avuto la possibilità di avvicinarmi di più alla fotografia. All’inizio era una bella sensazione attendere gli eventi come giornalista, poi venne anche la fotografia. Rimasi subito affascinato dal processo che porta alla creazione di un immagine: la ricerca di una prospettiva interessante, provare a catturare le parti salienti di una situazione o di una azione. Ora è veramente divertente scattare, talvolta più che andare a sciare per me stesso. 88

Come definiresti il tuo stile? Bella domanda. Ho uno stile? Direi che i fotografi che si possono permettere di avere uno stile la fuori sono i più grandi... e veramente pochi. Direi che non ho ancora uno stile, sto cercando, ricercando e crescendo ancora, la strada è lunga. Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Un altra domanda interessante. Curiosamente questo è esattamente il tempo trascorso da quando sto lavorando intensamente con le immagini in qualità di editor per riviste di ski. Penso che ci siano due lati. Da un lato vi è la fotografia dominata dal paesaggio, e quella non è cambiata molto. Parlo principalmente di fotografia di freeride. Naturalmente ci sono state alcune sperimentazioni, nuove prospettive, ma direi che questo tipo di fotografia era già ad un altissimo livello dieci anni fa con gente come Jeff Curtes e Peter Mathis ... e poi c’è l’altra parte, che è influenzata fortemente dalla fotografia di moda con un sacco di flash e un sacco di sperimentazioni di ogni tipo come i colori,viraggi, lenti tilt-shift ecc Penso che ci sia stato un grande progresso nel corso degli ultimi otto anni, come quest’ultimo tipo di fotografia, appena entrato nel mondo dello sci di allora ed ora è ad un livello piuttosto alto (era già su un buon livello nello skateboarding dieci anni fa). Ma in generale, il più grande cambiamento è arrivato con la fotografia digitale e internet. In un certo senso è un bene, perché questo ha portato più sperimentazione. Ma trovo anche piuttosto male in generale, perché sembra che ci sia un po ‘un decadimento della qualità della foto che rappresentano lo sport.

Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? Beh io scatto solamente in digitale, non ha senso secondo me scattare in pellicola, soprattutto da un punto di vista economico. Se tutti scattassero ancora in pellicola avrebbe un senso, non avrei problemi a spendere ancora soldi in pellicole-sviluppi-scansioni, come non vorrei neanche però spendere soldi in nuove attrezzature digitali. Ma siccome tocca spendere e investire in nuove attrezzature digitali, non voglio anche spendere in mateliale analogico, non ha senso per me. Sono abbastanza felice di scattare in digi e sono abbastanza ok per quel che riguarda la post produzione. Non mi crea problemi quando la gente una la camera oscura digitale, come non lo era al tempo quando usava la camera oscura analogica, era semplicemente costosa! E inoltre non capisco quando certa gente sostiene che le foto devono essere come le sputa fuori la fotocamera digitale... penso sia un ragionamento stupido! In ogni caso tu puoi sapere cosa vuoi, quale risultato ti serve ottenere, e uscire e scattare di conseguenza, per poi intervenire con una post produzione specifica.QUesto significa pianificare i propri shooting e i propri progetti. Ma ho la sensazione che molta gente non lo faccia, che vada fuori a scattare a caso e poi intervenga di conseguenza in post produzione, tentando la fortuna. Anche questo è un metodo,percarità, ma poco efficace e sicuro... ecco questa è una cosa che non mi piace del digitale. Cosa pensi dei contest di fotografia? I concorsi fotografici possono essere divertenti, ma è difficile farne una buona, perchè come si fa a misurare la qualità di una foto quando non ci sono delle categorie ben definite? Penso sia piacevole e


Blake Nyman

interessante valutare tutte le singole voci che partecipano alla formazione di una foto, perchè di solito ci sono delle buone foto da vedere, ma di solito non è bello dichiarare un vincitore. Quando guardo indietro, e ricontrollo le foto, mi rendo sempre conto che avrei scelto altro. Talvolta si preferisce una cosa, talvolta si preferisce l’altra. Quindi a parer mio è ingiusto dover per forza dichiarare un vincitore. Però ai contest è sempre bello ritrovarsi con colleghi e altri fotografi, e vedere come lavorano gli altri nella tua stessa situazione. Penso che la soluzione del JOSS fosse molto azzeccata qst anno, non c’era foto-contest, ma tra tutti i fotografi ci siamo organizzati da comporre una grande slideshow, e alla proiezione è stato tutto molto soddisfacente. Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? Sorprendentemente buono. All’inizio ero incerto, avremmo dovuto scattare nella stessa posizione dell’anno precedente, poi Nico ha cambiato la posizione del castello, permettendo altre angolazioni e inoltre ci siamo ritrovati con tramonto e alba perfetti. Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento (9knights)? L’esperienza di scattare al tramonto, di notte e all’alba il tutto in 12 ore. É stato veramente un momento intenso, però allo stesso tempo è stato incredibile vedere come lo stesso ostacolo cambi forma e proporzione in base alla luce che gli picchia sopra. Come organizzi solitamente la tua stagione? Beh, devo partecipare a diversi eventi a causa del mio lavoro per Downdays (european mag) e poi ci sono alcuni shooting per le aziende, “per pagare le bollette”,

per cui vi è una priorità su quest’ultimo. Tolti gli shooting per le aziende, mi muovo in base alle perturbazioni e non in base ai luoghi o ai resort. Il tuo soggetto preferito? Qualsiasi cosa nuova. Fa schifo ripetere sempre le stesse cose, le stesse foto ancora e ancora e ancora. Ecco perchè è noioso per me scattare in un park standard, perchè è difficile trovare qualcosa di nuovo, tranne le poche volte che c’è una luce particolare o unica.

Grazie del tuo tempo, ora puoi dire ciò che vuoi o ringraziare chi vuoi Beh, prima cosa grazie ai miei colleghi di downdays, e a tutti voi la fuori che apprezzate le buone foto, voi siete quelli che ci permetton odi fare quello che amiamo: scattare, sciare e scattare allo ski!

Il miglior rider con cui lavorare? Difficile da dire, ma solitamente un rider motivato e intenzionato a far bene, che lavora duro al fine di otterene una buona foto. Per questo posso dire Nico Zacek, lui sa cosa serve per ottenere un buono scatto e si impegna sempre per collaborare. Se però dovessi pensare alla produttività di un rider, ti direi anche Bene Mayr, è completo e permette di poter scattare di tutto. Miglior posto dove scattare? È tutto dipendente dalle condizioni, ma nella regione dell’Arlberg mi piace, perchè è molto semplice e con poca fortuna si trovano condizioni spesso perfette. Miglior condizione per scattare? Tanta neve e luce naturale, oppure niente neve e niente luce (aka urban spots di notte). Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Soprattutto su Downdays – Downdays Journal, Downdays digimag. In più sono stato pubblicato in diversi ski magazine: germania, francia, scandinavia, nord america e japan.

Tobi Reindl

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Nico Zacek

Legs of Steel Dodgeball team

Stef Candé

Nome – Nick name: Stef Candé aka The Crust

Come mai sei diventato un fotografo? Perchè mi piace la fotografia e incontrare gente nuova, e in più devo pur mangiare! Scatto soggetti molto diversi.

Età: 2 x 22… Nazionalità: francese Pro dal? Ufficialmente pago le tasse dal 1997 Chi è il tuo mentore e perchè? Io perchè mi sono sempre piaciuto. No, Terry Richardson. Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? Ho la tendenza a girare molto per il sud delle alpi… 90

Qual’è stato l’input che ti ha fatto iniziare a scattare? Tanto studio, poi mi sono ammalato per 2-3 anni alchè ho detto “facciamo un lavoro figo”! Come definiresti il tuo stile? Pulito, controllato, ma volutamente e sempre disordinato... coi tempi che corrono. Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Emozionante e rivoluzionario. Però l’old fashion rimane sempre di moda.


Markus Eder

(9knights)? Trascorrere un intera giornata, compresa la notte in alta montagna.

La fotocamera è una fotocamera, nessuna differenza. E la mia schiena fa male... in ogni caso scatto tanto freestyle lo stesso!

Cosa pensi dei contest di fotografia? Divertente, incontri tanta gente e visiti dei bellissimi posti.

Come organizzi solitamente la tua stagione? Non lo faccio mai. Sono concentrato sugli shooting commissionati e cerco di essere sempre disponibile. Le foto di sci d’azione occupano solamente il 25% del mio tempo.

Il miglior rider con cui lavorare? Qualsiasi persona che sorrida!

Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? Veramente bello! Ho nuovamente vinto qualcosa, ma devono procurarsi un monitor serio per presentare le foto. In Svezia per il contest di bike l’hanno fatto in un cinema, dovrebbero fare lo stesso!

Il tuo soggetto preferito? Ho scattato molto ai giovani Francesi di recente, e devo dire che spaccano!

Miglior condizione per scattare? Tendo a preferire le giornate nuvolose e nevose in mezzo ai boschi...

Cosa pensi della fotografia freestyle-freeride-outdoor? Considerazioni? Opinioni a riguardo?

Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Skieur Mag prevalentemente, in Francia.

Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? Non ci trovo reali differenze. Tornerei a scattare in pellicola volentieri, ma ci tengo al pianeta e la chimica è un incubo!

Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento

Miglior posto dove scattare? Qualsiasi posto con lo skipass free...

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Reinhard Gruber

Christoph Schöch

Nome – Nick name: Christoph “Schöchi / Sesus” Schöch Età: 25 Nazionalità: austriaca Pro dal? 2009 Chi è il tuo mentore e perchè? Forse Ludschi della “Pirates prod” mi ha aiutato veramente tanto nella crescita professionale e mi ha insegnato parecchio riguardo alla parte business del nostro lavoro.

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Qual’è stato l’input che ti ha fatto iniziare a scattare? Durante il servizio civile in Austria ho messo un po’ di soldi da parte per prendere la mia prima dslr. Era una Canon 350D con una schifosissima lente in kit. Un giorno un mio amico mi portò in montagna, un posto chiamato Hochjoch nella Montafon Valley in Austria. Costruimmo un piccolo kicker e qualche jibbata. Scattai un po’ di foto al mio amico mentre jibbava e il negozio che lo supportava mi disse che le foto erano veramente valide, che avrei potuto farne altre e andare avanti. Penso sia iniziata così...

Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? Trascorro l’estate a casa, lavorando per aziende della zona. Oppure vado in vacanza a surfare o in mtbike sulle montagne dietro casa.

Come definiresti il tuo stile? Non saprei come definire il mio stile. Non voglio copiare altri fotografi, voglio sempre fare qualcosa di mio. Faccio sempre attenzione alle proporzioni e alle simmetrie quando scatto. E provo ad ottenere buone foto durante la fase di post-produzione e di correzione colore.

Come mai sei diventato un fotografo? Ho iniziato a fotografare per hobby poi ho iniziato a collaborare con magazine e aziende del settore. Mi piace come lavoro perchè puoi viaggiare molto, e puoi conoscere tanta gente diversa!

Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Ci sono molte più sequenze e ormai tutti vanno di digitale. Penso non ci sia quasi più nessuno la fuori che scatti in analogico. Un altro fatto importante è che tutti


Xavier Gering

scattano in luce mista con i flash, dall’urban alla powder-backcountry. Sto provando a scattare molto di più in luce naturale, quella disponibile, cercando buone inquadrature per creare foto interessanti. Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? In digitale hai molte più possibilità di produrre materiale corretto, o di risolvere errori fatti in fase di scatto. Penso che il digitale sia ciò che piace ai clienti, per la facilità e semplicità di gestione dei file. Se scatti in analogico hai bisogno di tempo per sviluppo, scansione e poi invio dei file ai clienti. L’analogico è quasi del secolo scorso se ci penso, ma ha il fascino dell’incertezza finché non si vede con i propri occhi il risultato stampato. Cosa pensi dei contest di fotografia? É super divertente, perché si scatta tutti nelle stesse condizioni e con gli stessi ostacoli, come al Nineknights. Ma nessuno ha la stessa foto dell’altro alla fine. Ogni fotografo ha il suo stile, e la sua modalità per scattare foto e visualizzare l’immagine finale. Penso che per i fotografi e per chi organizza l’evento sia una buona cosa stimolare la gente a raggiungere livelli più alti.

Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? Ah ah! É stata una bella settimana, con una bella festa finale. Per me è stato il primo anno da concorrente, ho vinto la categoria Best Lifestyle grazie al piccolo aiuto di Fabio Studer e Reinadr Grhuber. É stato super divertente andar su e scattare con atleti talentuosi e divertenti. Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento (9knights)? Penso che sia stato il superman frontflip da 40 metri di Teddy Berr. E inoltre lo scatto di lifestyle con Fabio e Reini. Eravamo saliti con l’idea di scattare una foto a Fabio aka “Kevin Catch” mentre riceve la palla sul muso e sputa sangue (finto ovviamente). Dopo Fabio Reini ha voluto che lo stesso Fabio lanciasse la palla contro la sua pancia. Dopo pochi tentativi lo scatto c’era, tempo di visualizzarlo sulla macchina ed ero a terra piegato dal ridere! Mai riso così tanto

Il tuo soggetto preferito? Mi piace scattare in backcountry, il motivo è che puoi essere veramente creativo, muoverti e giocare con quello che la natura offre, trasformandolo in idee. Cosa pensi della fotografia freestyle-freeride-outdoor? Considerazioni? Opinioni a riguardo? Mi piace. Ma dall’altra parte non è facile vivere di questo tipo di fotografia. Devi lavorare duro per raggiungere un punto in cui ti puoi permettere di vivere solo di quello. Io ho impiegato 4 anni per iniziare a lavorare come professionista. Il miglior rider con cui lavorare? Tutta la banda impegnata nel progetto “Legs of Steel”. Loro stanno spingendo un progetto veramente figo! Sono creativi, diversi ed è un gruppo di skier divertenti! Miglior posto dove scattare? Arlberg

Come organizzi solitamente la tua stagione? Mi segno tutte le date degli eventi che devo seguire, una volta a calendario cerco di incastrare gli shooting e le uscite con le produzioni video. Il più delle volte si lavora bene, ma le condizioni pessime talvolta ti scombinano i programmi improvvisamente.

Miglior condizione per scattare? Powder & Bluebird (cielo azzurro) Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Skiing Magazine, e il mio sito internet www.christophschoech.com 93


Thomas Hlawitchka

Nome – Nick name: Alessandro “Alo” Belluscio Età: 29 anni mal portati

Qual’è stato l’input che ti ha fatto iniziare a scattare? La montagna, la natura, le persone e l’interazione dei 3 elementi tra di loro.

Nazionalità: italiana Pro dal? Pago le tasse dal… 2005 Chi è il tuo mentore e perchè? Mio padre mi ha insegnato le basi della fotografia, poi ho incontrato Massimo Sebastiani, di Bardonecchia, lui nel periodo in cui ho abitato in valle mi ha dato molto, mi ha dato degli spunti sulle direzioni che si potevano seguire e ha stimolato la mia curiosità nella fotografia. E poi direi John Scarafiotti per il discorso professionale specifico sugli gli Action Sport. Dove trascorri la tua stagione invernale-estiva? Inverno sulle alpi e in giro per il mondo se capitano dei viaggi. L’estate idem. Lo scorso anno oltre all’Europa ho visitato Giappone e il Colorado, in estate ho ceduto al richiamo dell’inverno trascorrendo un mese in Patagonia con la HeadBud prod.

Alessandro Belluscio

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Come mai sei diventato un fotografo? Penso sia una delle migliori scuse per viaggiare e conoscere gente.

Come definiresti il tuo stile? Non penso di avere uno stile, cerco di raccontare le emozioni e i gesti degli atleti con cui lavoro attraverso delle immagini che funzionino. Forse e se esistesse mai uno stile, me lo diranno gli altri tra qualche anno, di sicuro non sarò io a dichiararlo. Cosa pensi dell’evoluzione della fotografia sportiva negli ultimi 8 anni circa? Ho iniziato a scattare in pellicola. Quello che ho imparato di base è stato frutto di sacrifici e soprattutto di tempo speso dietro alla pellicola. Diapositive, negativi BN sviluppati e stampati a mano (lo faccio talvolta ancora ora) mi hanno permesso di prender coscienza dell’ambito fotografico in un certo modo. Il passaggio al digitale ha permesso, seppur coi dovuti tempi, di spostare la conoscenza e la tecnica fotografica analogica sui bit, partendo più avvantaggiato di chi invece di analogico ha solamente una stupida Holga per fingersi figo alle feste nei localini – CAPRE! Oppure di chi è convinto che acquistando una stupidissima mini reflex sia automaticamente


Riders alla night session

fotografo. Il digitale permette di fare passi da gigante ma fa fare anche cazzate colossali. Sicuramente l’evoluzione dell’attrezzatura ha fatto si che se prima passavano 5-6 anni tra il lancio di un corpo macchina nuovo e l’altro (in analogico) ora i tempi si siano compressi in poco più di 10-12 mesi. Evoluzione dei materiali, evoluzione della tecnica flash. In alcuni ambiti però, tipo freeride-alpinismo persiste la figura umana: se non hai le palle e l’esperienza, anche con il digitale più figo, non porti a casa nulla.

Cosa pensi dell’ultima edizione del Nineknights? Fighissimo! Il primo giorno ero molto titubante sull’orientamento del kicker e sulla geologia della montagna, molto vincolante a parer mio. Poi invece si è rivelato super selettivo come evento, tanto che tutti i vincoli hanno stimolato tutti portando ad avere foto di altissimo valore e molto diverse tra loro.

Digitale e Analogico, differenze? Cosa pensi a riguardo? Il digitale è semplicemente l’evoluzione della pellicola. Senza la pellicola il digitale non sarebbe dov’è ora. La pellicola porta via tempo di post produzione e sviluppo. Il digitale porta via tempo comunque in post produzione, cosa che molti sottovalutano e invece è di radicale importanza. A parer mio il pro del digitale è la possibilità di tagliare i tempi, internet - server – ftp hanno globalizzato anche il lavoro del fotografo. Incredibile.

Qual’è stato secondo te l’highlight dell’evento (9knights)? Direi io e Markus Eder :) Non eravamo invitati fino a poco prima e alla fine io mi sono aggiudicato la best action photo e Markus ha vinto il contest e si è aggiudicato il best jibber... non male. Però se devo essere sincero, il superman di Teddy Berr è stata la ciliegina sulla torta. 100.000 visite su youtube e Mpora in meno di una settimana! Ha fatto più visite lui dei video del JOSS!

Cosa pensi dei contest di fotografia? Servono a stimolare i fotografi, a incontrare vecchi amici, a scoprirne di nuovi e magari a vincere un set di cerchi in lega che non puoi usare perchè sotto la tua

Come organizzi solitamente la tua stagione? Telefono, calendario, magazine, clienti. Cerco di incastrare il tutto il meglio possibile, seppure ci sono delle volte dove parto e sto via per 20-30 giorni tra una località e l’altra.

automobile non avrebbero senso e sarebbero l’unica cosa di valore...

Il tuo soggetto preferito? L’essere umano credo. Cosa pensi della fotografia freestyle-freeride-outdoor? Considerazioni? Opinioni a riguardo? Siamo fotografi che forse, nel subconscio, conosciamo molto meglio di altri la luce e le sue caratteristiche. Considerando che nella fotografia BN la luce porta alla composizione, che è quasi tutto, devo dire che un fotografo di outdoor, seppur sempre nel fango, nella neve o a puzzare di sudore... ha una marcia in più di tanti altri. In più si può stare all’aria aperta... cosa volete di più? Il miglior rider con cui lavorare? Quello che ha voglia di fare e di mettersi in discussione, trovando l’affiatamento con il fotografo per tirar fuori il meglio da ogni situazione. Miglior posto dove scattare? Qualsiasi posto con un po’ di neve e di pendenza. Miglior condizione per scattare? Powder day, non per forza bluebird, ma sicuramente powder. Dove possiamo vedere i tuoi lavori? Qui su 4SkierS e sul mio sito internet, www.alessandrobelluscio.com 95


Questa stagione è iniziata bene, la neve ha fatto capolino sulle nostre montagne molto presto. Oggi 11 dicembre è già la 7a volta che ho gli sci ai piedi. Le gambe iniziano a rispondere bene, mi sento in forma e il Corvatsch è pronto a regalarmi un’altra giornata memorabile. Carico gli sci in spalla uscito dall’ultimo impianto e mi arrampico sul cucuzzolo, il vento soffia forte ed il freddo è pungente, oramai dovremmo essere vicini ai 3400mt. Mi volto e vedo che il gruppo con cui sono partito ha fatto una deviazione per entrare nel ben noto canalino che porta al Furtschellas. Io mi trovo solo sulla cima e guardo giù per pensare alla linea più sensata. Scruto il piccolo canale sotto di me che fino dove riesco a vedere sembra essere percorribile. Non l’ho mai fatto e non so come sia l’uscita, rimango sulla cima un po’ indeciso, ma mi dico e credo di poter gestire di tutto. Attacco gli sci e ci salto dentro, dopo soli 100 metri di dislivello capisco di non aver fatto la scelta corretta. Il canale inizia a stringersi e la quantità di roccia esposta supera quella coperta dalla neve e sciabile. Continuo con un paio di passaggi al limite, fino a ritrovarmi vicino all’uscita del canale. Tra me e l’uscita due salti di roccia che dalla mia posizione non è possibile valutare né per altezza né per lunghezza. Respiro profondamente e cerco una strategia, il primo sotto di me lo posso valutare bene ed individuo l’atterraggio possibile. Del secondo mi è ignoto soprattutto l’atterraggio, il che rende la cosa molto preoccupante. L’opzione di tornare indietro potrebbe rivelarsi molto più pericolosa della decisione già presa, saltare il primo cliff e fermarsi prima del secondo per definire la linea. Metto gli sci dritti e spicco il volo, la parete di roccia non si estende solamente in altezza ma anche in lunghezza e la neve non sembra arrivare mai, l’impatto è su una superficie ventata e dura, provo a tenere la lamina ma niente da fare. Da lì in poi 96

cominciano una serie di ruzzoloni, tento di rialzarmi prima del secondo balzo, provo ad orientarmi nella caduta ma perdo gli sci e sono schiavo della gravità. Finalmente mi fermo, l’adrenalina è a mille, non sento dolori a gambe e braccia che muovo bene, ma lo zaino mi pesa da morire sulle spalle. Lo tolgo subito e mi rendo conto che mi sembra di avere un’accetta conficcata tra le scapole. Forse per convincermi che non ho niente inizio ad inerpicarmi con grande fatica per recuperare gli sci. Li attacco e scortato dal resto del gruppo, che mi ha nel frattempo raggiunto, inizio a scendere. Il dolore è intenso e localizzato, so che l’ospedale sarà la mia prossima tappa. Il verdetto dopo gli esami di rito è di quelli da correre in chiesa per accendere un cero. 5 processi spinosi delle vertebre rotti, ma nessun interessamento di legamenti o midollo osseo che interessano i movimenti. Il mio pensiero va alla visita che feci a Lourdes e recupero quel poco di religiosità che ho, ringrazio chi ha guardato giù un’ennesima volta. Ora la prima parte della stagione compromessa mi permetterà di pensare alla leggerezza con cui ho affrontato la montagna. Ho certamente mancato di rispetto a questo elemento naturale e non ho seguito le regole che predico costantemente agli altri. Verificare una linea prima di percorrerla è alla base delle regole in fuoripista, e proprio non riesco a decifrare la mia mossa. Forse il fatto di essere in forma, il fatto di voler forzare i miei limiti, ma niente giustifica la cazzata di essermi infilato in un canalino al buio. Non posso che consigliarvi di imparare un po’ dal mio gesto imprudente e dirvi di chiedervi sempre una seconda volta se la scelta che state facendo sia quella giusta. Io ora mi godo un po’ di riposo forzato ma da Febbraio torno massicio ed incazzato. Buona e copiosa Powder!!




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