Io come autore 76

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autore

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e c ro C ia tt a M i d ri a n o zi lu vo ri i ro e li ●G va o n e G i d 8 G l e d i n o zi ru st o c ri : to ta S ● Trauma di i n u st O zo n e c in V i d o tic e o p ” ● Il “Faldone è già on

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● ● Illustrazione di Mattia Croce

Euridice ●

Anno 3 N. 76 / LUGLIO 2013 - Periodico - Editore e Proprietario: eBookservice srl C.F./P.I. : 07193470965-REA: MI-1942227. Iscr. Tribunale di Milano n. 324 del 10.6.2011.


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sommario

autori Mattia Croce |

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OrfeO ed EuridicE

Alessandro Didoni |

Trauma di Stato

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rubriche L’apprendista libraio |

Stefano Amato Medeo Strip |

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Eleonora Gramigna Pennellate di parole |

Giovanna Vannini BookVSmovie |

di Giorgio Ginelli

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Informazione Letteraria |

di Nerospinto

L’angolo della poesia |

Vincenzo Ostuni Eventi |

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a cura della redazione

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editoriale Cari lettori, con questo numero Io Come Autore va in vacanza. O meglio, più che in vacanza ci piace pensare di andare in beauty farm, a rimetterci a nuovo, per farci trovare ancora più in forma alla ripresa di settembre. Senza “sbottonarci” troppo, vi anticipo che vi sorprenderemo diverse novità. Ma non preoccupatevi: il cuore di Io Come Autore rimane fedele a se stesso. Continueremo il nostro impegno nella diffusione di opere di autori validi, trasversali, spesso poco in linea con il main stream letterario… ma a noi piace così, crediamo anche in questo. E a questo proposito siamo felici di accomiatarci per l’estate con la presentazione di due giovani autori molto interessanti: Mattia Croce, artista dalle pagine straripanti, è l’autore del fumetto “OrfeO ed EuridicE” che ci presenta la sua ricerca grafica nel mito e ci anticipa la sua prossima pubblicazione per La Memoria del Mondo Editrice. Alessandro Didoni invece ci costringe a fare i conti più scomodi, quelli con la nostra contemporaneità, quella di cui siamo noi responsabili, affrontando le vicende del G8 di Genova in “Trauma di Stato”, racchiuso in un progetto editoriale dinamico e quanto mai attualizzante, in puro stile Autodafé Edizioni. E chiudiamo aprendoci al nuovo, a quel che ci auguriamo sarà un appuntamento fisso di alto profilo, inaugurando uno spazio poetico in collaborazione con il premio Baghetta a cura di Dario Borso, che esordisce introducendoci al fraseggio dinamico di Vincenzo Ostuni. Insomma, vi lasciamo in compagnia di letture interessanti e vi aspettiamo, puntuali a settembre, con proposte rinnovate e obiettivi sempre più ambiziosi. Buona estate, buona lettura!

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Daniela Villa

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o i a r b i l a t s i d n e l’appr Stefano Amato Stefano Amato ha pubblicato alcuni racconti e romanzi. Lavora in una libreria.

www.stefanoamato.com http://apprendistalibraio.blogspot.it/

medeo strip

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Mammoni


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Incontri ravvicinati con i clienti (e non solo) di una libreria di provincia Il buono Cliente: “Ciao, mi hanno regalato questo buono da venti euro. Posso cambiarlo?” Io: “Certo. Puoi prendere tutti i libri che vuoi per quel valore.” Cliente: “Ah, ma veramente a me i libri non...” (Fa una smorfia) “Preferisco i soldi, grazie.” Io: “Prego?” Cliente: “I soldi, i soldi. Voglio i miei venti euro.” Io: “No, senti, i buoni non si rimborsano. Se vuoi lo puoi cambiare con dei libri, ma...” Cliente: “Ho capito, ho capito.” (Sospira.) “Sai se qui vicino c’è qualche altra libreria?” Io: “...” Cliente: “Una che rimborsa i buoni, però.” http://apprendistalibraio.blogspot.it/2011/08/il-buono.html

Eleonora Gramigna Ironica al punto giusto, spiritosa quanto basta e un pizzico sbadata, Eleonora adora viaggiare, l’arte e la musica rock. Un po’ sopra le righe, non le piace passare inosservata; ha avuto le più svariate esperienze lavorative, ma non ha mai smesso di disegnare, né di aspirare d’essere un’artista. https://www.facebook.com/disegni.porta.accanto

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pennellate di parole Passeggiata toscana Mi chiudo l’uscio alle spalle, mentre le finestre della casa rimangono aperte lasciando che il sole d’aprile e gli aromi di una campagna in risveglio invadano piano le stanze. Una brezza, a tratti più vigorosa, mi scompiglia i capelli. Scarpe da jogging, abiti comodi adatti al passeggio. Una felpa stretta in vita per quando il calore di questo sole, smanioso di farsi vedere e sentire, andrà a nascondersi con lui dietro l’orizzonte. I pollini nell’aria solleticano il mio naso allergico, che in ripetuti starnuti soccombe. Insignificante scotto da pagare quando si ha la fortuna sfacciata di vivere in campagna, tra poggi e borghi adagiati nel verde. Serrata dunque la porta, accompagnato nella battuta il cancelletto, mi immetto sulla Via di Poppiano in direzione dell’omonimo Castello. Pian piano il passo prende il suo ritmo, mentre l’occhio come sempre non sa dove posarsi, frastornato com’è da tanto paesaggio e colore. Un concentrato raggio di sole mi illumina il viso, regalandomi da qui al mio rientro il primo colorito di una abbronzatura in divenire. Per andare al Castello, antica dimora dei Conti Guicciardini, percorro in discesa l’antico viale che oggi come ieri designa il tragitto tra “poggio e borgo di Poppiano”. Cipressi verdi come sentinelle ne costeggiano i lati, vigili e discreti sul mio passare. Alla fine del viale mi tengo a destra e, percorsi ancora pochi metri in accennata salita, entro nel borgo. Le case quasi incastrate l’un l’altra costituiscono una specie da avamposto al “maniero” che già s’intravede. Avanzo ancora. La strada si fa piazzale davanti all’entrata del Castello. Un enorme cancello ne custodisce l’accesso e la corte interna. Tre le torri che svettano. Più imponente una, minori le altre

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Giovanna è nata a Firenze e residente a Montespertoli, dopo una partecipazione ad un antologia, ha intrapreso l’attività di scrittrice e recensore. Qui la conoscerete grazie alla capacità di interpretare a suo modo molti capolavori di varie correnti artistiche.


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Gustave Caillebotte, Rising Road, 1881 Olio su tela, Collezione Privata

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due. Indiscusse sanciscono l’origine e l’uso che fu dell’immensa dimora. Una coppia di turisti muniti di reflex sbircia la corte oltre l’antica cancellata, lasciandosi andare a più di uno scatto. Se il mio inglese fosse un po’ meno arrugginito mi potrei avvicinare, e raccontargli di quanto quella corte sia suggestiva d’estate, quando s’illumina di fiaccole, s’imbandisce di cibo toscano e buon vino, risuona di note live. Per tetto, un cielo di luna e stelle al bisogno. Ma raccontato che gliel’ho solo col pensiero, proseguo il mio cammino, tra vigne e oliveti, discese e salite in piacevole alternanza. Quando la strada si sdoppia a me la scelta: borgo di Fezzana o di Montebetti? Il primo ha la meglio, mentre le gambe già prendono velocità nell’ennesima discesa. Due anziani per mano mi vengono incontro, la vita di ognuno consegnata in quella morbida stretta. Stesso passo, stesso ritmo, come se fosse un solo arto a condurli. “Buonasera” -gli dico con un sorriso“Buonasera” -insieme rispondonoE prima che mi sfilino accanto provo a immaginare quanti siano gli anni che passano tra quelle dita intrecciate. Con commozione e tenerezza penso… a noi due, a chi di noi per primo lascerà la mano dell’altro. Devo stare invecchiando, amore mio, se questi pensieri mi scuotono il cuore. Passeggiando l’anima si nutre, si mettono in fila le emozioni, si resetta la mente, si sfoltiscono i pensieri. Psicologica terapia a costo zero, allenamento fisico senza palestra. Negative

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pennellate di parole

partenze. Positivi rientri. Giunta l’ora del rientro giro sulle suole di gomma, a ritroso ripercorro il cammino. Paesaggio, colori, borghi e Castello, uguali ma diversi, di nuovo catturano il mio sguardo. Dipende dalla luce, dal passo, dal mio sentire… Con questo racconto, volutamente dedicato ai luoghi che spesso hanno ispirato le mie “pennellate”, mi congedo da questa rubrica, sperando di essere stata un momento di buona lettura per tutti voi. Ci rivedremo dopo la pausa estiva con qualcosa di nuovo… Cordialmente Giovanna Vannini



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Mattia Croce Autore


E ic d i r u E d e O Or fe Un autore col cuore in fiamme per due eroi mossi dall’amore e dalla ricerca della giustizia: a Pagine Al Sole 2013 Mattia Croce racconta la sua versione a fumetti di OrfeO ed EuridicE e anticipa il suo lavoro in uscita a novembre 2013 su Sisifo. Scopriamo insieme la passione per il mito, le influenze stilistiche e l’horror vacui delle tavole straripanti dettagli di questo giovane artista. OrfeO ed EuridicE una scelta stilistica precisa Lo stile che ho adottato per la realizzazione del fumetto, per OrfeO ed EuridicE prima e per Sisifo ora, è anticonformista: oggigiorno c’è la tendenza a creare progetti realizzabili nel minor tempo possibile, mentre io ho scelto di percorrere la strada opposta, dedicando tutta la cura e tutto il tempo possibile a ogni singola vignetta e allo studio di ogni singolo personaggio. Ho cercato l’horror vacui, riempiendo ogni tavola per cercare di “dare” tutto quello che posso a chi avrà l’accortezza di leggere questa storia. La stessa scelta stilistica, pur rifacendosi ai canoni tradizionali del fumetto, ne amplifica e ne esagera ogni aspetto: ho selezionato tutto

quel che a mio avviso c’è di meglio nelle diverse scuole di fumetto, fondendolo in un unico progetto. Dal punto di vista grafico ho scelto così di associare la ricchezza di dettagli dei fondali della scuola franco-belga alla cura dei particolari dei personaggi tipica di quella anglosassone, per ottenere il risultato più elaborato possibile. Da un punto di vista narrativo invece mi sono ispirato alla tradizione giapponese di cui, pur non apprezzandone il tratto grafico, ho sempre trovato molto efficace l’essenzialità e l’asciuttezza della forma narrativa: nei manga si taglia tutto ciò che è superfluo e “tranquillo” e si tiene solo ciò che è “scioccante”. Ho quindi cercato di applicare questo stile narrativo al mito, eliminando tutto quel che avrebbe potuto rallentarne il ritmo e mantenendo solo ciò che avrebbe potuto garantire l’impatto maggiore. La scelta del mito di Orfeo è dovuta alla passione del protagonista, il cui destino sembrava scritto fin dal nome (significa sia “cantore solitario” che “uomo dell’oscurità”): la sua passione per la musica lo porta a essere premiato da Apollo con una lira con cui avrebbe suonato “come nessuno ha mai fatto e farà in questo mondo”, ma allo stesso tempo alla prospettiva di tranquillità di una vita pacifica sceglie di “ardere i (suoi) giorni come un fuoco inarrestabile, vivere avventurosamente e morire in esso”. E Orfeo in effetti vivrà per questo, imbarcandosi in numerose avventure (segue gli Argonauti alla ricerca del Vello d’Oro) finché, sbarcato su un’isola, non sente che quel posto abbia in serbo qualcosa

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E ic d i r u E d e O Or fe

Autore: Mattia Croce Titolo: OrfeO ed EuridicE. Andrei fino all’inferno per te Editore: La Memoria del Mondo Editrice Anno: 2012 Pagine: 66 ISBN: 9788895898704 Liberamente tratto da “La storia di Orfeo ed Euridice” di Mino Milani Einaudi Ragazzi

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per lui… e qui incontra Euridice, il cui nome significa “donna dallo sguardo selvaggio”. Questa figura femminile, così energica e passionale, mi ha molto colpito per la sua contrapposizione alle classiche rappresentazioni femminili della mitologia greca, quasi sempre più passive e meno rilevanti. Dall’incontro di queste di passioni scaturisce un legame d’amore molto forte a cui nemmeno la morte può opporsi: quando il giorno delle nozze Euridice viene morsa da un serpente e muore, Orfeo non accetta l’ineluttabilità della tragedia e decide di sfidare gli dei. Si reca così nell’Ade, da cui prima solo Ercole, entratovi con la forza, era tornato, e riesce a sovvertire le regole cosmiche con la sola forza dell’amore. Il mondo di Orfeo è regolato dalla passione e dall’amore e ho scelto di rendere anche graficamente questa atmosfera: nel momento in cui Euridice muore, il tempo di Orfeo si ferma e i numeri delle pagine spariscono in uno sfondo nero.


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Mattia Croce

SISIFO. L’uomo che ingannò gli dei La scelta di Sisifo non è casuale, si può trovare già una breve anticipazione in OrfeO ed EuridicE. Amo i personaggi anticonformisti che lottano per non piegarsi alla cecità delle leggi. In entrambe le opere si rintraccia il filo conduttore della sfida agli dei, ma diverse sono le motivazioni e le spinte degli eroi: Orfeo sfida gli dei per amore, Sisifo sfida gli dei per ribellarsi alle ingiustizie. L’arma di Orfeo è la sua passione, il suo amore che attraverso la musica della sua lira commuove guardiani infernali e lo stesso dio Ade, mentre Sisifo utilizza la ragione, la furbizia. Sisifo è noto per la sua pena: condannato a spingere dalla base alla cima di un monte un masso, che eternamente rotolerà a valle, in un ciclo perpetuo. La condanna all’eterno lavoro senza sosta e senza frutti. Nel fumetto si racconterà la storia dei Sisifo e dei suoi “guai” con cinque dei, a partire dal suo primo rivale Hermes, dio messaggero della comunicazione, del cui figlio Autolico (principe dei ladri) smaschererà gli inganni. Sfiderà poi Zeus, a cui impedirà di rapire una ninfa, e per questo verrà affidato alla condanna di Thanatos, dio della morte, di cui tuttavia riuscirà a prendersi gioco con la furbizia. Il castigo, solo a lui riservato in tutta la mitologia greca, dipende dunque dal fatto che Sisifo ha attirato le ire di ben cinque diverse divinità (tra cui anche Ares, dio della guerra) e che, nonostante le punizioni inflitte, non ha mai rinunciato a sfidare istituzioni intoccabili in nome della giustizia. Nel fumetto voglio quindi

esprimere la rabbia del protagonista davanti all’ingiustizia: colpevole di Hybris, ovvero di aver sfidato gli dei, anche se per opporsi alle ingiustizie divine, subisce una delle pene più tremende. In tutto questo ho cercato di dare un finale positivo, fiducioso al fumetto, come per OrfeO ed EuridicE. Questo lavoro sulla mitologia è stato portato nelle scuole nell’ultimo anno e il riscontro è stato molto buono: il mito greco contiene messaggi positivi presentati sotto forma di storie avventurose, con mostri ed eventi eccezionali. Questo fa’ sì che molti ragazzini, incuriositi, si avvicinino alla lettura e alla mitologia: mi piace pensare di aver “piantato un seme” di curiosità che potranno coltivare nella loro crescita.

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E ic d i r u E d e O Or fe

Autore: Mattia Croce Pagina 1

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Mattia Croce

Scheda del Libro

OrfeO ed EuridicE. Andrei fino all’inferno per te Lui non si sarebbe dovuto girare a guardarla. Ma l’amore e non certo il desiderio di trasgredire a un ordine ricevuto lo spinge a volgersi indietro e a violare il divieto degli dei. È la storia di Orfeo ed Euridice, un inno all’amore eterno che non conosce ostacoli, che non si arrende mai e che dura per sempre. Un mito che affrontando le tematiche universali dell’inesorabilità del destino, del

rapporto fra amore e volontà, fra vita e morte, ha affascinato poeti, pittori, drammaturghi e musicisti di tutti i tempi, catturandone l’interesse e divenendone fonte di ispirazione. Un mito che ora, per mano di Mattia Croce, diventa un fumetto illustrato in 47 tavole. Un viaggio sconvolgente nella mitologia greca tra demoni, dio Apollo, Cerbero, Caronte, Ade, fiumi infernali... e, su tutto, l’amore per Euridice.

Autore: Mattia Croce - Titolo_Orfeo - Pag. 13

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Autore: Mattia Croce Titolo: OrfeO ed EuridicE - pag. 27

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Dicono di lui:

LUCA MALINI – Editore: “Mattia riesce sempre a trasmettere la sua passione sia graficamente che verbalmente. è incapace di lasciare il foglio bianco, in una forma estrema di rispetto nei confronti del lettore, a cui dai sempre la possibilità di nuove interpretazioni. […] Spero che anche per Sisifo ci saranno delle riflessioni, come Cesare Nai ed Emanuele Torregiani per OrfeO ed EuridicE, che strutturano in modo più classico e completano l’approccio a miti del passato inseriti in un progetto estremamente moderno e contemporaneo come quello del fumetto.”

Mattia Croce CESARE NAI – Presidente di Fondazione Per Leggere (dalla prefazione di OrfeO ed EuridicE): “Mattia Croce ci propone, con questa sua bella pubblicazione, una “storia antica” e ce la racconta con una tecnica, quella del fumetto, solo apparentemente lontana da quelli comunemente definiti “generi letterari tradizionali”[…] Ecco dunque, “rimescolate le carte”, due piani temporali rincorrersi, fondersi e confondersi, immergendo il mito in un genere letterario che consente all’artista di navigare all’interno del proprio immaginario, per realizzare, attraverso il disegno, una “visione” intima e personalissima della vicenda narrata. Tutto con una particolare “potenza descrittiva”, che non è quella didascalica, ma quella che va di là degli avvenimenti e delle azioni, in un orizzonte più ampio nel quale è possibile rappresentare il senso del meraviglioso e del fantastico.”

Autore: Mattia Croce Titolo: Le porte dell’Inferno Pag. 33

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bookVSmovie La magia delle nuvole

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o visto il film Cloud Atlas quando è uscito nelle sale italiane e l’ho giudicato un film elegante. Nel complesso risulta forse un po’ eccessiva e maniacale la ridondanza degli attori, nel quasi caotico sviluppo della trama, ma alla fin fine è una produzione dei fratelli Wachowski, mi sono detto. Per cui va bene così. Certamente chi non è abituato a lasciarsi trasportare dall’ambiguità delle opere di sci-fi, deve aver fatto fatica ad apprezzare il film, mi sono anche detto. In effetti, nelle settimane successive, nessuno ha gridato al miracolo e al genio; anzi, i commenti dei “puri” appassionati di cinema sono stati in qualche caso abbastanza impietosi. Quegli degli appassionati di sci-fi sono comunque stati abbastanza insipidi - anche perché forse non si tratta di un opera di genere. Il film è l’adattamento dell’omonimo romanzo di David Mitchell, alla cui lettura sono passato qualche settimana dopo la visione del film. Si tratta di un ottimo romanzo, che si è trovato tra il 2004 e il 2005 in finale per diversi riconoscimenti letterari, senza peraltro riuscire a spuntarla. L’ho letto con calma e piacere, perché è un libro colto, articolato non solo dal punto di vista della trama, ma anche dal punto di vista stilistico. Credo che questo aspetto sia

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il suo vero punto di forza. Mitchell è un autore britannico molto bravo, che già in altri romanzi ha sperimentato l’espediente di storie che si intrecciano; non è un autore di sci-fi, forse può essere considerato un autore di romanzi storici per come si documenta e per il tipo di trame che sviluppa. E alla fin fine ho deciso che il film diretto dai fratelli Lana e Andy Wachowski e da Tom Tykwer, non è per niente bello. Anzi, è un adattamento fuorviante rispetto al romanzo e non rappresenta per niente un’opera significativa. Con Cloud Atlas ho vissuto una sindrome del tutto simile a quella provata con altre saghe letterarie portate sugli schermi: cosa c’entra, mi sono chiesto a posteriori, la ricchezza stilistica di Mitchell con il piattume cinematografico dei Wachowski? Certi tagli e cam-

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Giorgio Ginelli

biamenti messi nella trama sono veramente banali e inconcludenti; se non fosse per la bravura degli attori Tom Hanks, Hugh Grant, Halle Berry e Jim Broadbent, in primis - sarebbe perfino un film lungo e noioso. Mitchell, nella prefazione all’edizione italiana del libro edita da Frassinelli, analizza la questione adattamento premiando l’operazione dei tre registi: “può essere un disastro non per troppa infedeltà, ma anzi per troppa fedeltà: perché fare tutti quegli sforzi per produrre un audiolibro con le figure?” Sono anch’io d’accordo con lui nel dire che il trasformare la struttura a matrioska del libro in un mosaico sia stata un’idea ingegnosa, ma a quello dobbiamo fermarci purtroppo. Che ne è stato di tutta la ricerca sulla storia delle isole Chatham? Dubito fortemente che chiunque abbia visto


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solo il film capisca il senso di questa domanda. Ma il senso di questa narrazione è fortemente legato al viaggio e all’esperienza del notaio Adam - che nel film è inspiegabilmente divenuto avvocato - e alla crescita alla quale è sottoposto a causa di ciò che gli accade. È un viaggio iniziatico che lo porta a maturare un’ideale preciso. Ciò che rimane nella struttura cinematografica dell’episodio che apre e chiude il romanzo, è un medico inglese pazzo che avvelena un giovane avvocato americano, il quale è salvato da un selvaggio maori grazie al debito d’onore che si era instaurato tra i due: il maori era fuggito dall’isola Chatham, si era imbarcato sulla nave ed è salvato dall’essere giustiziato come clandestino solo grazie al tempestivo intervento di Adam. Happy end con il ritorno a casa, abbraccio con la moglie e duro confronto con il suocero, partenza della coppia verso l’orizzonte abolizionista con l’eco delle sue ultime parole nelle orecchie:

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“«[…] capirai che la tua vita altro non è stata che una piccola goccia in un oceano sconfinato!» Ma cos’è l’oceano se non una moltitudine di gocce?” L’epistola è lo stile scelto da Mitchell per l’episodio che fornisce il pretesto del titolo: “L’atlante delle nuvole” è un sestetto per archi scritto dal giovane Robert Frobisher nel periodo in cui è a servizio dell’anziano compositore Vyvyan Ayrs. Le lettere sono quelle scritte da Robert a Rufus Sixsmith, l’amante che è stato obbligato a lasciare fuggendo in fretta e furia da una camera d’albergo, ma con il quale mantiene ben stretto il cordone ombelicale. Nel film vediamo il giovane in balia delle bizze del famoso compositore Ayrs, una fugace parentesi con la giovane moglie di lui liquidata come tecnicismo amatorio inteso alla sopravvivenza, un azzardo omosessuale nei confronti dello stesso Ayrs che naufraga con la fuga di Robert e il suo fragoroso suicidio a Bruges dopo aver scritto l’ultima lettera all’amato Rufus. Del tutto scomparsa l’ambiguo ed enigmatico atteggiamento del giovane Robert Frobisher nei confronti della vita; quello sì che avrebbe dato senso al titolo del romanzo - e del film. La frammentazione della storia operata dai registri induce poi ad una serie di stonature; anche se sono funzionali alla sceneggiatura, non hanno un riscontro nel testo o addirittura operano delle storpiature senza un evidente bisogno. Che ne è del sogno a occhi aperti che conduce Robert


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a scrivere il suo sestetto? Un sogno che nel romanzo lega insieme tutte le lettere, ma che nel film forse si è perso fra le nuvole. Non deve essere stato facile frammentare e ridurre un thriller come l’episodio della giornalista Luisa Rey che incoccia nella vita di Rufus Sixsmith, con il suo terribile e ingombrante segreto. I tre registri hanno fatto del loro meglio nell’adattamento, tralasciando quegli elementi di contorno legati ad alcune figure secondarie nella storia ambientata in un’ipotetica città americana e limando le parti che potevano della storia. Peccato, perché gli spettatori si sono persi un po’ di descrizioni argute della società di quel tempo che coronano gli avvenimenti che vedono la giova-

ne giornalista di gossip trasformarsi in investigatrice e a rischiare la vita per mettere a nudo un sordido affare basato sulla pericolosità della scienza, mentre il povero scienziato viene eliminato in una camera d’albergo in un triste epigono del destino dell’amato Robert Frobisher. Per esigenze di sceneggiatura, certamente, viene tagliata tutta la fuga spasmodica di Sixsmith dal suo assassino così come alcune azioni sono state ribaltate di sana pianta - come l’incontro tra Luisa e l’ingegner Isaac Sachs: nel libro è lei che scopre lui a frugare nell’ufficio di Sixsmith, mentre nel film è esattamente l’opposto. La fretta, si sa, poi è cattiva consigliera e alla fin fine, nel film, non si capisce poi perché l’ingegnere si innamori della giornalista, ma nel libro si coglie


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tutto il respiro. Così come nel libro è necessario che Luisa si faccia passare per la nipote di Sixsmith, mentre nella sceneggiatura ciò non accade e svaniscono un bel po’ di colpi di scena in omaggio alle esigenze di copione. Svaniscono anche gli ambientalisti con cui Luisa entra in contatto nelle sue indagini e che rivestono un ruolo abbastanza importante dopo che lei subisce l’incidente causato dal sicario che ha il compito di ucciderla; tante situazioni che avrebbero portato il film lontano dai voleri dei registi, sicuramente, mettendo ulteriore carne al fuoco che difficilmente avrebbe potuto essere digerita dagli spettatori. Sarcasmo e ironia sono la vena e l’arteria dell’episodio che ha per protagonista Timothy Cavendish. Difficile stabilire se il coriaceo editore Cavendish che scrive le sue memorie possa assurgere al trono di beniamino del pubblico, ma di sicuro il suo atteggiamento è ciò che fa di questa storia pane per i denti di qualsiasi regista. Tutto l’episodio è stato condensato per poter essere facilmente frammentato, puntando principalmente sulla ridicola reclusione forzata di Cavendish alla Aurora House e alla rocambolesca fuga. Storia che diventa fiction e che inframmezzerà l’esistenza della protagonista dell’episodio più notevole del libro che segue a ruota. Peccato: rischia di essere percepito come il momento comico del film, fatto solo per alleggerire una trama troppo lunga. Se dobbiamo cercare fantascienza

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nel romanzo di Mitchell, la possiamo trovare nell’episodio ambientato in un futuro non specificato, in una Seul irriconoscibile anche per quelli che vivono in Corea. L’efficace struttura narrativa è plasmata sulla forma di intervista e in parte i registi hanno cercato di mantenerla, ma si sa che un film tende a essere specifico, come ci ricorda lo stesso Mitchell nella prefazione già citata, e che “le parole possono solo dire: ecco perché non sono immagini”. Così facendo i registi si sono persi per strada il pezzo più bello del romanzo. Sì, perché il clone Sonmi-451 interrogato da un anonimo archivista, o meglio la sua ascesi da artificio a purosangue rappresenta il momento più interessante di tutto l’Atlante. Attraverso le domande mai banali dell’archivista si percorre tutta l’esistenza del clone, la sua condizione di servente di una mangeria, la fuga organizzata dall’Unione e i mesi trascorsi al campus universitario, l’istruzione, il viaggio nel mondo reale e la scoperta della verità sul destino dei cloni, fino alla rivolta e alla registrazione della dichiarazione che inciterà il popolo alla ribellione. Fino alla presa di coscienza dell’essere stata la protagonista di una cospirazione in parte pianificata a tavolino. Più della metà degli avvenimenti narrati nel romanzo nel film non sono stati riversati, anche il lungo periodo che lei trascorre all’università di Taemosan e il viaggio a Pusan tra gli untermensh. Un po’ come raccontare la Bibbia e tralasciare del tutto l’esodo del popolo ebraico… Va be’, c’è chi potrebbe pensare di farlo.


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I registri hanno preferito indugiare su sequenze d’azione, gratuite anche se accattivanti, molto in sintonia con le loro precedenti opere cinematografiche. Del resto è un film, anche bello lungo, e se non ci metto delle scene adrenaliniche rischio di sentire gli spettatori che russano. Ne paga le conseguenza anche la figura dell’archivista, che chiaramente nel libro ha una personalità indagatrice che emerge man mano che pone le domande all’artificio prima della sua uccisione, ma che nel film risulta abbastanza patetico e insipido. Come insipidi sono tutti gli attori occidentali truccati con gli occhi a mandorla per sembrare cloni mal riusciti di se stessi. Il corpo centrale del romanzo è dedicato senza interruzioni all’episodio

ambientato nel futuro estremo, in una Terra rappresentata dalle isole Hawaii totalmente irriconoscibili e popolata da primitivi agglomerati urbani in uno scenario post-apocalittico e governati da nuovi o rinnovati miti derivati dalla storia recente. Su tutti incombe ciò che viene definita semplicemente la Caduta; solo la civiltà ultra tecnologica sopravvissuta dei Prescienti rimane a testimonianza dell’antica civiltà degli Antichi. Di sicura efficacia risulta essere l’espediente stilistico adottato da Mitchell ed egregiamente supportato da Luca Scarlini e Lorenzo Borgotallo, traduttori della versione italiana del romanzo - nel dotare le genti future di una sorta di decadenza del linguaggio, caratterizzato dalla trasformazione di avverbi, la storpiatura di pronomi e di altre particelle dei dialoghi.

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Giorgio Ginelli

Si tratta in realtà di un episodio molto complesso e anche di questo solo una minima parte ha trovato posto nella sceneggiatura. Ciò che è svanito non è solo la sottile descrizione di tradizioni, cultura e religione dei Valligeri, dei loro rapporti commerciali con i Prescienti, ma anche i dubbi e le insidie a cui è sottoposto il valligero Zachry all’arrivo della presciente Meronym. Solo accennata è la lotta interna del guardiano di capre Zachry, che da giovane ha dovuto assistere all’uccisione del padre e al rapimento del fratello da parte della selvaggia tribù dei Kona in una delle loro frequenti scorribande. Nella frammentazione del film questo episodio in forma di inedito epilogo è messo sia in apertura e in chiusa, come a voler dare un senso compiuto a tutta l’epopea, basata sulla volontà dell’uomo di produrre cambiamenti quando necessario, che è poi la giusta chiave di lettura del romanzo. Gli elementi che attraversano e saldano insieme gli episodi - del libro come del film - sono almeno due: una serie di artefatti e la voglia a forma di cometa che adorna la pelle dei diversi protagonisti delle storie; una sorta di silenzioso testimone genetico passato in eredità, e che nel film viene rafforzato - a volte anche con esiti ridicoli - dalla somiglianza delle fattezze somatiche dei protagonisti dei diversi episodi. Mitchell ha inserito anche l’espediente di far scivolare di episodio in episodio degli artefatti provenienti dal passato, che hanno il compito di sal-

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bookVSmovie

dare ulteriormente le esistenze dei protagonisti e di trasmettere un ulteriore testimone narrativo. L’artefatto del primo episodio è il diario scritto dallo stesso protagonista che ritroviamo tra le letture del compositore del secondo episodio, il cui sestetto è ritrovato come musica dalla giornalista del terzo, mentre l’editore protagonista del quarto nella sua ordalia legge il manoscritto dell’avventura della giornalista, ma poi diventa lui stesso protagonista di una fiction che accompagna l’esistenza del clone protagonista del quinto episodio, il cui testamento filmato ritroviamo nel sesto e conclusivo episodio. Una serie di passaggi fluidi, sottili, che non invadono eccessivamente la trama e sia nel romanzo che nel film mantiengon la sua forza di coesione nei caotici avvenimenti che affliggono i protagonisti. La cometa, invece, contraddistingue coloro che hanno la forza di produrre dei cambiamenti. Un testimone silenzioso, un segno del destino, un karma tatuato. La cometa come simbolo, è da sempre nella storia dell’umanità, sia come annuncio del cambiamento o partatrice di vita, in ogni caso qualcosa di notevole, di inspiegabile, di misterioso. L’epopea dell’uomo moderno inanella gli avvenimenti con il karma delle persone: la storia non ammette leggi, solo esiti.


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www.nerospinto.it

a i r a r e t t e l e n o i z a inform

“Perché Milano è meglio di Roma” Finalmente nelle librerie potete trovare il nuovo attesissimo libro dell’autrice dei best seller che negli ultimi anni ci hanno raccontato la nostra amata ed odiata città, vista dagli occhi di una milanese di adozione. Sto parlando di “Centouno cose da fare a Milano almeno una volta nella vita” e “Centouno luoghi più romantici di Milano dove innamorarsi per tutta la vita”, usciti rispettivamente nel 2008 e 2010, entrambi grandi successi. La nuova fatica di Micol Arianna Beltramini, cagliaritana, classe 1978, si intitola “Perché Milano è meglio di Roma” e l’autrice stessa lo definisce sul suo blog “una lettera all’ex fidanzata dicendole tutti i motivi per cui hai fatto una cazzata.” Una copertina con un Bansky d’autore preannuncia già l’irriverenza e l’umorismo che troverete nelle pagine del libro. Micol consiglia agli amici romani di non comprarlo, ma infondo, basta prendere le cose con una certa dose di

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autoironia per apprezzarlo comunque. Impostato come una sorta di dizionario aneddotico, elenca lettera per lettera le varie casistiche, umane e non, in cui ci si può imbattere nelle due città. Esempio? A come abbella, D come Dieci Minuti Romani, E come E Sti Cazzi. Da non confondere con quei bigini che si regalano al compleanno dell’amico, dell’amico, al quale sei stato invitato e non sai neanche perché (in classifica secondi solo alle candele profumate), la scrittura scorrevole e il senso dell’umorismo fresco e affatto scontato della Beltramini, rendono quest’ultima pubblicazione un’ottima lettura, in grado di farci imparare qualcosa di


nuovo sulla città che pensiamo di conoscere e spesso non è affatto così. Forse anche in grado di farci apprezzare di più la Milano che in tanti criticano, ma in troppi non capiscono. Più che una gara con l’eterna capitale quella che si svolge tra le pagine di questo libro, pare piuttosto una lettura dei modi di vita degli italiani, che, in base al luogo in cui vivono, si dimostrano diversi, nel bene e nel male..

Indira Fassioni

Se volete conoscere qualcosa di più sull’autrice e sulla sua personalità potete dare un’occhiata al suo blog, www.vieniminelcuore.it. Qui il link per leggere il primo capitolo del libro. http://www.librimondadori.it/libri/perche-milano-e-meglio-di-roma

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Trauma di Stato Sono nato nel 1977 in provincia di Milano. Dopo il liceo scientifico ho studiato fotografia e comunicazione digitale. Leggo voracemente fin da bambino, fotografo e suono le percussioni dall’età di vent’anni. Dal 2012 scrivo. Ho appena pubblicato un romanzo e diversi racconti (uno al mese) per la collana Narrativo Presente di Autodafé Edizioni. La vita da lettore mi ha portato, oggi, a voler scrivere qualcosa di mio. Amo sia i romanzi che i libri inchiesta. Sono convinto che seguire una vicenda reale attraverso un libro sia molto diverso che farlo tramite internet, la tv o i giornali. Il libro offre una possibilità in più, quella di approfondire, di raggiungere il cuore dell’argomento, di avere una visione d’insieme e quindi di ragionare, di farsi un’idea lucida e consapevole, cosa che un post in un blog, un titolo di giornale o un servizi(ett)o in tv non permettono, proprio per la loro natura “usa e getta”. Prima di scrivere Trauma di Stato, ho letto numerose inchieste sui fatti del G8 di Genova 2001. Tutti pensano di sapere quello che è successo in quei maledetti giorni. E forse in alcuni casi è così. Ma il perché se l’è mai chiesto qualcuno? E siamo davvero sicuro di sapere tutto? O solo quello che abbiamo distrattamente letto su un giornale o visto in tv? Approfondire è qualcosa che in Italia non sembra voler fare più nessuno ma è una pratica fondamentale per poter vivere liberi

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e consapevoli. Penso che se il movimento No Global non fosse stato affossato nel 2001 e avesse raggiunto anche in parte i propri obiettivi, oggi non saremmo nel baratro in cui ci troviamo. Gran parte della crisi attuale era infatti già stata prevista allora. Invece hanno vinto la finanza, i governi “forti” e le multinazionali. Ed ecco il risultato. Quindi quei fatti terribili (pestaggi brutali nelle strade, omicidio Giuliani, irruzione sanguinaria della scuola Diaz, torture nella caserma di Bolzaneto, ecc.) sono strettamente correlati alla crisi economico/politico/sociale di oggi, perché hanno impedito la crescita di un’alternativa possibile. Dopo il G8 di Genova il movimento No Global è a tutti gli effetti scomparso. Penso che nell’apparente confusione che hanno voluto farci vedere, sia stato realizzato un disegno preciso. Trauma di Stato ha come protagonista Marco Allievi, romano di origine ma da anni residente a Milano. Lavora come guardia notturna, guadagna poco, non ha amici e frequenta una prostituta rumena di cui poi si innamora. L’uomo è vittima di incubi, allucinazioni e strane crisi epilettiche, durante le quali rivive continuamente i fatti di sangue della scuola Diaz e della caserma di Bolzaneto. La mia è una storia inventata, ma molti elementi presenti all’interno del libro rimandano alle inchieste giornalistiche fatte in questi anni. Penso che anche la narrativa in alcuni casi possa stimolare la ricerca della verità. O forse è semplicemente una speranza. ●


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Alessandro Didoni 76 Autore

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Autore Titolo: Trauma di Stato Autore: Alessandro Didoni Editore: Autodafé Edizioni Anno: 2013 ISBN: 9788897044284 Prezzo ebook: € 9,00

Leggi l’estratto su Book Extracts: http://www.bookextracts.it/details_book.php?id=1812

L’Italia del 2012 è un paese in piena crisi materiale e morale, totalmente allo sbando. Ai margini di una Milano disperata, dove violenza, suicidi e povertà fanno da colonna sonora, vive il 37enne Marco Allievi, che sembra condurre un’esistenza anonima e appartata. L’isolamento di Marco nasconde però un segreto: è vittima di allucinazioni e crisi epilettiche, durante le quali tornano, in forma di visioni, gli eventi reali che ha vissuto undici anni prima, nei giorni del G8 di Genova. Una storia di riscatto umano e di presa di coscienza, attraverso il succedersi di vicende imprevedibili, condurrà il protagonista alla scoperta di una realtà possibile. Un romanzo di crudo realismo e lucida reinterpretazione della cronaca, che coinvolge il lettore attraverso una narrazione dal ritmo incalzante. Uno sguardo attento e disincantato sull’Italia di oggi e di ieri: quella marginale e quella del Potere, che a volte diventano due facce della stessa medaglia.

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Alessandro Didoni

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Autore

La sfida editoriale di Trauma di Stato L’opera di Alessandro Didoni è un romanzo di valore, molto moderno nello stile e nella ritmica incalzante, coinvolgente e avvincente. È anche, come nella nostra tradizione, ricco di spunti per la riflessione; di più, Didoni rivisita, pur muovendosi in una rigorosa finzione letteraria, un pezzo della storia recente del nostro paese, proponendo ipotesi che meriterebbero ampio risalto e discussioni. In potenza, un titolo che alla qualità letteraria aggiunge la capacità di suscitare dibattito e polemiche per i contenuti, tutt’altro che scontati. Altro non aggiungo, perché il romanzo merita di essere letto, e ve ne lascio il piacere. Al momento, Trauma di Stato è disponibile solo nel formato digitale, presso le piattaforme di distribuzione dei nostri e-book. Non si tratta di una scelta al risparmio, perché è già definita l’uscita cartacea per l’autunno, in accoppiata con un altro romanzo. Il motivo della pubblicazione del solo e-book, e dell’uscita sfalsata fra versione digitale e cartacea, sta invece in un esperimento collettivo in cui vogliamo coinvolgere i nostri lettori. Il romanzo di Didoni si snoda su due piani narrativi: uno portante, che segue il protagonista in una rigorosa cronologia ben scandita e si svolge in un lasso di tempo circoscritto; uno propedeutico o esplicativo, che procede per successivi falsh-back riferiti a singoli episodi avvenuti molti anni prima e diluiti in un arco di tempo a sua volta definito. Questi flash-back, nella versione digitale, possono essere inseriti in alternanza alla narrazione principale (secondo la scelta dell’autore), raggruppati, letti all’inizio, letti alla fine o bellamente ignorati; nella versione cartacea, ovviamente, la loro posizione non potrà essere scelta dal lettore, ma sarà definita dalla redazione. Proprio sull’utilizzo di questi flash-back a inserto, sulla loro necessità, sulla funzione che svolgono rispetto al dipanarsi della narrazione vogliamo sentire il parere dei lettori; chi leggerà Trauma di Stato in versione digitale e parteciperà alla discussione su questo aspetto, concorrerà quindi in certo modo alla definizione della versione cartacea. La discussione sul romanzo di Didoni è stata lanciata in un nuovo spazio: un forum dedicato all’argomento, che sarà uno dei tanti forum che apriremo per parlare di editoria, di letteratura e di Autodafé con lettori e autori. Ma il forum sarà solo una parte della grande piazza, l’Agorà di Autodafé, che stiamo implementando in queste settimane, che si arricchirà ogni giorno di nuovi contenuti e che sarà pienamente operativa a partire da settembre. Cristiano Abbadessa direttore editoriale di Autodafé

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autodafeblog.wordpress.com


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a i s e o p a l l e l’angolo d a cura di Dario Borso dio ci ha creati noi siamo i burattini di dio noi abbiamo creato i nostri burattini i burattini dei burattini sono gli animali i burattini degli animali sono le macchinine i burattini delle macchinine sono i bambini io ho creato questa poesia

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“Riproduzione dell’originale dell’autore cinquenne”


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Vincenzo Ostuni «Faldone» è il nome delle grosse cartelle in cui vengono archiviati i documenti burocratici; li si può infilare con facilità, successivamente togliere, o anche mutare di posto. A una siffatta idea di classificazione sempre provvisoria del materiale verbale è ispirata la costruzione di questo libro, che conseguentemente si rivela opera unica, in mutamento. Un libro di monologhi o dialoghi in versi. Ogni poesia è racchiusa fra parentesi, quasi si trattasse di incisi in un altro testo assente. Chi prende la parola – un io narrante, un bimbo, più interlocutori femminili, ma anche personaggi storici o immaginari – sembra riversare nel testo l’interezza della sua esperienza vitale come le incertezze e i rovesci del nostro tempo. Si discute senza fine (e senza inizio) di linguaggio e paternità, di redenzione del passato e di erotismo, di letteratura e di politica, e ogni tesi, ogni posizione sentimentale, ogni possibilità storica risuona di una sua sgrammaticata aspirazione alla permanenza e insieme del suo corrompersi prima ancora di venire formulata. Attingendo alla lezione di grandi maestri novecenteschi – Montale, Sanguineti, Pagliarani su tutti – ma anche a registri e lessici prosastici o extraletterari, in specie filosofici e scientifici, il Faldone posa così in fragile equilibrio sulla faglia tra anamnesi del soggetto e caos dell’oggettività, frammentazione dell’esperienza e sistema della conoscenza, apocalissi o palingenesi e sospensione della storia.

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ia s e o p a ll e d lo o l’ang

PREMIO BAGHETTA Il Premio Baghetta 2013, giunto alla 7a edizione, ha fatto un salto di qualità. Innanzitutto perché inserito nel Festival della Letteratura di Milano, e in posizione “principe”; ma poi perché ha cambiato formato, privilegiando l’aspetto “collettivo” della poesia nella sua capacità di comuni

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a cura di Dario Borso

care e di “agire”. Sicché il Premio è risultato un grande happening snodantesi in luoghi vari ma contigui, con la poesia che circolava col vino fino a sfociare ben oltre mezzanotte alla fonte di Benedetto Marcello, dove la parola ha infine ceduto il passo alla musica.


I 22 poeti presenti non riescono tuttora a separarsi, e stanno “lavorando� a un progetto di poesia edile (che sta allo spazio come la civile al tempo).

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Vincenzo Ostuni

Vincenzo Ostuni Faldone zero-venti Ponte Sisto Edizioni ISBN 9788895884516 http://www.youtube.com/watch?v=QovHtczoXsg

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I nostri eventi per

! i r b i l e h c a d Guar LA VALLE DEI LIBRI

Centro Congressi Comunale Saint-Vincent (AO) Sabato 10 e domenica 11 Agosto 2013 Il progetto di una fiera del libro a Saint Vincent nasce dalla volontà di far conoscere la produzione letteraria valdostana ai turisti e proporre nuovi orizzonti ai lettori valdostani. Sarà quindi possibile passeggiare per le strade e sentire la voce degli scrittori, le risate dei bambini durante i laboratori a loro dedicati, avere un momento di incontro in cui scambiare opinioni di vita o sull’ultimo libro letto. La fiera è dedicata ai piccoli e medi editori e alla loro produzione letteraria che non sempre è disponibile nel grande circuito librario. Sarà una caccia al tesoro per scoprire piccoli (nel senso di poco conosciuti) scrittori che scrivono grandi opere. La manifestazione intende coinvolgere l’intero paese attraverso eventi dislocati lungo la via pedonale in modo tale da dare la possibilità a ognuno di partecipare: la cultura è di tutti! Per informazioni: www.elmisworld.it

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i vostri 5 sensi 76 Ascolta i ragazzi! GIFFONI FILM FESTIVAL 43^ edizione Giffoni Valle Piana (SA) Dal 19 al 28 luglio 2013

Nato nel 1971 da un’idea di Claudio Gubitosi, il Festival da allora promuove e fa conoscere il cinema per ragazzi, elevandolo dalla posizione marginale che occupava al tempo, ai ranghi più consoni di un “genere” di grande qualità e capacità di penetrazione del mercato. Nel corso del tempo il numero dei giurati (tra i 3 e i 18 anni) è cresciuto fino a raggiungere quota 3000 e il ventaglio dei Paesi di provenienza si è attestato su quota 50, abbracciando tutti i continenti del Mondo. A caratterizzare il fenomeno GFF è soprattutto la sensibilità nella scelta dei film, atto finale di un processo di valutazione e analisi del panorama mondiale del cinema per ragazzi. Opere realizzate da grandi registi o autori emergenti, opere importanti di produzioni di livello internazionale. Temi sempre importanti e, talvolta, delicati presentati attraverso discussioni a seguire la visione del film. Giffoni Experience non è solo festival, ma sono ben 250 giorni di attività all’anno, e raccoglie un’offerta artistica estremamente vasta. Per informazioni: www.giffonifilmfestival.it

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I nostri eventi per Gusta le stelle! LA NOTTE DI SAN LORENZO 2013 Villa dei Vescovi - Luvigliano (PD) 10 agosto 2013 Nella notte delle stelle cadenti e dei desideri più nascosti sarà possibile visitare la villa in notturna, osservando le stelle distesi nella corte e nel parco, giocando a nascondino nel buio. Dopo il tramonto sarà possibile seguire visite guidate in villa, godendo di un momento assolutamente unico come l’imbrunire in questo scenario. Ad accompagnare la visita ci sarà la possibilità di cenare a lume di candela nelle terrazze della villa gustando piatti e vini del territorio. Per i più piccoli saranno organizzati giochi e attività didattiche all’aperto sulla notte di San Lorenzo, le stelle e il cielo. Un’occasione unica per vivere intensamente Villa dei Vescovi. Da non perdere il bagno termale di mezzanotte con ingresso ridotto in strutture alberghiere ad Abano e Montegrotto. Per informazioni: www.fondoambiente.it

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i vostri 5 sensi 76 ! a t n a r a T a l Respira

LA NOTTE DELLA TARANTA 2013 Puglia Dal 6 al 24 Agosto 2013 Il festival, organizzato e promosso dalla Regione Puglia, dalla Provincia di Lecce, dalla Fondazione La Notte della Taranta, dall’Unione dei Comuni della Grecìa Salentina e dall’Istituto Diego Carpitella, si concluderà con il grande Concertone di Melpignano che quest’anno sarà diretto dal Maestro Concertatore Ludovico Einaudi. La “pizzica” rappresenta il tipo di musica che scandiva l’antichissimo rituale delle cure impartite per sconfiggere il morso immaginario della tarantola, il pericolosissimo ragno. Un’antica tradizione vuole che per salvare la vittima, venissero suonati incessantemente i tamburelli a un ritmo vorticoso finché l’incantesimo non veniva sciolto. Il suono incessante dei tamburelli veniva accompagnato da un ballo ripetitivo ed ossessivo, utile ad esaurire completamente il veleno. Anche quest’anno sono attesi complessivamente circa 300.000 spettatori, fra il famoso Concertone che si terrà il 24 Agosto a Melpignano (LE) e le quindici tappe del Festival Itinerante che lo precede, fra il 6 e il 21 Agosto nelle città e cittadine del Salento (Corigliano d’Otranto, Zollino, Martignano, Sternatia, Sogliano Cavour, Soleto, Calimera, Castrignano dei Greci, Cutrofiano, Carpignano Salentino, Martano, Lecce, Alessano, Galatina, Cursi), quale affascinante viaggio sonoro in una delle terre e dei “mondi del mondo” più coinvolgenti e particolari.

Per informazioni: www.lanottedellataranta.it

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I nostri eventi! 76 ! o t n e m i c s a Tocca il Rin LA PRIMAVERA DEL RINASCIMENTO Palazzo Strozzi FIRENZE Fino al 18 Agosto 2013 La mostra, concepita in stretta collaborazione tra Firenze e Parigi, attraverso dieci sezioni tematiche illustrerà la genesi di quello che ancora oggi si definisce il “miracolo” del Rinascimento, grazie a 140 capolavori, molti dei quali di scultura, l’arte che per prima se ne è fatta interprete. La rassegna riunisce capolavori assoluti provenienti da musei di tutto il mondo: opere di qualità straordinaria che illustrano come il Rinascimento in scultura preceda e influenzi, a Firenze, tutte le altre arti, compresa la pittura. Attraverso opere del Ghiberti, di Donatello, di Nanni di Banco, Luca della Robbia, Nanni di Bartolo, Agostino di Duccio, Michelozzo, Desiderio da Settignano, Mino da Fiesole - ma anche attraverso dipinti di artisti come Masaccio, Filippo Lippi, Andrea del Castagno, Paolo Uccello - la mostra mette in luce il ruolo guida che la scultura ha avuto nella prima metà del Quattrocento per la nascita e lo sviluppo del linguaggio rinascimentale e la sua incidenza soprattutto sulla pittura fiorentina contemporanea. Alla chiusura dell’esposizione fiorentina, la mostra si trasferirà al Musée du Louvre. Per informazioni: www.palazzostrozzi.org

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Illustrazione di Mattia Croce

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Euridice â—?


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Io Come Autore È una rivista di Ebookservice Srl Redazione-Amministrazione Direttore Responsabile: Giorgio Ginelli Responsabile Approfondimenti: Daniela Villa Grafica: Daniele Vimborsati Art Director: L@simo Via Po, 44 - 20010 Pregnana Milanese Tel. 02/93590424 - Fax 02/93595614 redazione@iocome.it Ufficio Pubblicità: Tel 02/93590424 - Fax 02/93595614 commerciale@iocome.it Si ringrazia per la collaborazione: Cristiano Abbadessa Stefano Amato Micol Arianna Beltramini Dario Borso Mattia Croce Alessandro Didoni Indira Fassioni Giorgio Ginelli Eleonora Gramigna Vincenzo Ostuni Giovanna Vannini

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tenuto degli articoli che resta a carico degli autori, i quali lo inviano a titolo gratuito senza ricevere alcuna ricompensa in merito. In caso di pubblicazioni parziali del testo, resta l’impegno della Redazione di non modificare i dati o distorcerne il significato. Ebookservice Srl sarà libera di non pubblicare testi in contrasto con le leggi italiane vigenti.

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