IMQ Magazine n. 98

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Anno XXXI Numero 98 Giugno 2013 IMQ, via Quintiliano 43 - MI

98 NOT MI L

primo evento sportivo in Ital ia e prima Marat ona in Europa a ottenere la

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IZIE

ITY MARATH OC ON N A

RESPO CERTIFICARTITO N

SPORT & CO:

IMPATTO ECONOMICO, SOCIALE E AMBIENTALE DI UN SETTORE A GRANDI CIFRE PRIMO PIANO: SPORT E...

• Business • Italiani • Sostenibilità: intervista a Shaun McCarthy (Olimpiadi di Londra) • Sostenibilità delle strutture: intervista all’Arch. Alessandro Zoppini • Illuminazione: i punti di vista di Fael Luce, Gewiss e IGuzzini I L

M A G A Z I N E

• Impianti: intervista a Ernesto de Filippis • Stadi e Stadio Juventus • Motorsport e sostenibilità • Giro d’Italia e sostenibilità • Biciclette: intervista a Marco Genovese (Wilier Triestina) • Milano City Marathon: dietro le quinte di un evento sportivo sostenibile. P E R

U N A

Interviste a Keith Peters (Council for Responsible Sport), Lorenzo De Salvo (RCS Sport) e Andrea Trabuio (Direttore MCM) • Sicurezza delle folle: intervista al Prof. Vizzari (CSAI) e al Dott. Federici • Robotica: intervista al Prof. Bonarini (Artificial Intelligence

V I T A

and Robotics Lab)

D I

Q U A L I T À

STORIE DI QUALITÀ

• Roadrunnerfoot Engineering: l’alta tecnologia accessibile all’utenza • EcoZema: dal bucato alle Olimpiadi

QUALITÀ DELLA VITA • Viaggi: Olanda • Hobby: creare una “app” • Salute: i consigli del medico dello sport E

S I C U R E Z Z A


Numero 98 Direttore Responsabile Giancarlo Zappa Capo redattore Roberta Gramatica Progetto grafico Fortarezza & Harvey Impaginazione Joint Design s.a.s. Hanno collaborato Piero Babudro Eliana De Giacomi Ursula Dobrovic Velia Ivaldi Walter Molino Giordana Sapienza Foto Stefano Burrini A.G. Colombo, LaPresse Emiliano Porcu Direzione, Redazione, Amministrazione IMQ, Istituto Italiano del Marchio di QualitĂ Via Quintiliano 43 20138 Milano tel. 0250731 - fax 0250991500 mkt@imq.it - www.imq.it


EDITORIALE

Si pensa sempre di aver inventato chissà che cosa, e poi si scopre che di sostenibilità se ne parlava già ai tempi di Socrate, Pericle e Zenone, nel V secolo a.C., e ne parlava anche il Palladio, come ci racconta l’architetto Zoppini intervistato in questo nuovo numero di IMQ Notizie. Un’edizione dedicata in particolare allo sport e alla sostenibilità dei suoi protagonisti, siano essi strutture, impianti, team, Federazioni, produttori o anche tifosi.

Il quadro che ne è uscito è quello di un ambito nel quale, in generale, il concetto di “impatto ambientale” è molto diffuso, condiviso, ma purtroppo ancora poco applicato. Ma è anche un quadro che ci ha offerto alcune sorprese: come ad esempio le iniziative green avviate nel mondo del motorsport, un settore al quale difficilmente si penserebbe di affiancare la parola “eco”, ma che invece molto sta facendo in tale direzione. O, al contrario, il settore del ciclismo o delle maratone: contesti che si penserebbero “sostenibili” per DNA, e che invece molto possono inquinare ma che altrettanto possono fare per ridurre il loro impatto. E bene lo testimonia l’esperienza della Milano City Marathon, il primo evento sportivo in Italia e la prima Maratona in Europa ad avere ottenuto la “ReSport”, la certificazione made in USA della sostenibilità ambientale e sociale. Passando alla rubrica “Storie di qualità” due sono gli esempi selezionati, rigorosamente made in Italy: la Roardunnerfoot Engineering, l’unica società italiana specializzata nella costruzione di protesi con materiali tecnologicamente avanzati e dai costi altamente competitivi; la EcoZema, una storica azienda veneta che dalla produzione di mollette in legno si è reinventata realizzando posate biodegradabili, utilizzate anche alle Olimpiadi di Londra. Nella rubrica “Qualità della vita” parliamo di salute e sport, con un‘intervista a un medico dello sport; di sport da praticare in vacanza, ad esempio visitando l’Olanda in bicicletta; di sport da leggere, ascoltare e guardare, con un’ampia selezione di libri, musica e film dedicati al tema portante di questo numero. La rivista si chiude con alcune informazioni relative alla nostra attività e con il “wall of fame”, una raccolta di citazioni di sportivi famosi dalla quale emergono le principali regole dello sport. Regole che chiedono rigore, disciplina, spirito di sacrificio. Regole esigenti, ma al tempo stesso in grado di suscitare passione, generosità, impegno nel superare i propri limiti e capaci di portare grandi soddisfazioni e memorabili vittorie. Ancora più belle se conseguite grazie a un lavoro di squadra. Buona lettura! Giancarlo Zappa


SOMMARIO PRIMO PIANO: SPORT

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SPORT E BUSINESS 130 miliardi di fatturato solo nel 2012 e un trend di crescita medio del 3,7%: ecco le cifre di un settore che va a gonfie vele.

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LO SPORT ITALIANO IN CIFRE Con un giro d’affari di 25 miliardi di euro, lo sport italiano rappresenta oggi l’1,6% del nostro PIL. Guadagni e spese in dettaglio.

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SPORT E ITALIANI Siamo un popolo di sportivi?

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SPORT E SOSTENIBILITÀ: IL BENCHMARK DELLE OLIMPIADI DI LONDRA Intervista a Shaun McCarthy (Commission for a Sustainable London 2012).

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LA PROGETTAZIONE SOSTENIBILE DEGLI EDIFICI DEDICATI ALLO SPORT Gli antichi greci ci avevano già pensato. Intervista all’architetto Alessandro Zoppini.

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PER UNA GESTIONE “ECO” DEGLI IMPIANTI SPORTIVI Quanto sono sostenibili le nostre strutture sportive? Ce ne parla Ernesto de Filippis.

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ULTIMO STADIO Se quello italiano è il calcio tra i più belli al mondo, lo stesso non si può dire dei nostri stadi. Strutture vecchie e obsolete. Ma qualcosa sta cambiando, grazie anche all’esempio di quanto avviene all’estero.

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JUVENTUS STADIUM: IL PIÙ BELLO DI TUTTI Uno stadio sostenibile, ma anche il primo stadio di proprietà di un Club, pensato non solo per le partite di calcio.

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SE ANCHE LA FORMULA UNO DIVENTA GREEN Anche in un settore ad “alte emissioni” come il motorsport, c’è una coscienza green. Intervista all’Avv. Francesco Gaetano, consulente legale del FG Group.

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SPORT E ILLUMINAZIONE Rispetto delle normative, sicurezza, risparmio energetico, sostenibilità ma anche spettacolarità: ecco i capisaldi richiesti nei progetti di illuminazione degli impianti sportivi. Ce ne parlano Fael Luce, Gewiss, IGuzzini.

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BEST PRACTICES SOSTENIBILI NEL MONDO DEL MOTOCICLISMO Dalle Federazioni ai produttori, un breve excursus sulle iniziative sostenibili avviate nel settore del motociclismo. IL “GIRO” LIFESTYLE Quando uno storico evento sportivo come il Giro di Italia, diventa prima di tutto veicolo di messaggi sociali. Dimostrando che investire in sostenibilità conviene. Sempre. L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLA BICICLETTA Intervista a Marco Genovese, ingegnere della Wilier Triestina.

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Milano City Marathon 2013 PRIMI IN SOSTENIBILITÀ Grazie anche al supporto di IMQ, la Maratona meneghina è il primo evento sportivo italiano e la prima Maratona in Europa ad avere ottenuto “ReSport”, la certificazione made in USA per la sostenibilità ambientale e sociale. 64

REPORTAGE MCM13 Carrellata su alcuna delle 40 azioni messe in atto per ottenere la ReSport.

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RESPORT IN PRIMO PIANO

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and

PRIMI. MA NON È FINITA QUI Intervista a Lorenzo De Salvo, Responsabile Business Development RCS Sport.

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ALTRE CERTIFICAZIONI PER LO SPORT Le certificazioni amiche della sostenibilità, non sono a disposizione solo degli eventi sportivi e dei loro organizzatori. Per tutti gli attori dello sport system - produttori, gestori o team - ecco un elenco delle principali certificazioni disponibili.


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QUALITÀ DELLA VITA

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QUANDO LA SICUREZZA PASSA DALLE FOLLE IN MOVIMENTO Prevedere “in silico” il comportamento di vasti flussi di persone in movimento, per meglio gestire la sicurezza nei luoghi a grande affollamento. Intervista al Prof. Giuseppe Vizzari (CSAI) e al Dott. Mizar Luca Federici (Crowdyxity).

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THE ROBOT-MENTALIST L’eccellenza della robotica made in Italy al servizio anche dello sport. Intervista al

Prof. Andrea Bonarini (Artificial Intelligence and Robotics Laboratory).

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VIAGGI: in bicicletta in Olanda.

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HOBBY: adesso mi creo una “app”.

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SALUTE: intervista al medico dello sport.

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LIBRI, FILM, MUSICA.

RUBRICHE 96

Panorama News.

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Brevi IMQ.

STORIE DI QUALITÀ

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IL “COMMENDATORE” CHE METTE LE ALI intervista all’ing. Daniele Bonacini, Roadrunnerfoot Engineering Storia di Roadrunnefoot Engineering, un’eccellenza tutta italiana. Partita il 22 dicembre 1993, quando lo sterzo dell’auto di Daniele Bonacini si blocca in curva e il guardrail gli trancia la gamba destra, sotto il ginocchio. Una manciata di minuti che ha cambiato la vita di un uomo e il suo approccio allo sport, ma forse, ancora prima, alla vita. Grazie a una prima protesi professionale nel 1998, Bonacini passa dalle corse amatoriali alle gare agonistiche, in una carriera che lo ha portato fino alle paralimpiadi di Atene dove, tra disabili provenienti da tutto il mondo, è nata la sua grande idea imprenditoriale: mettere sport e tecnologia al servizio delle persone con disabilità fisiche. Il risultato? Un esempio di eccellenza, premiato lo scorso dicembre anche con l’onorificenza di Commendatore dell'ordine al merito della Repubblica italiana.

DAL BUCATO ALLE OLIMPIADI DI LONDRA intervista ad Armido Manara, Amministratore Delegato EcoZema Storia di tenacia e passione. Di un’azienda che, dalla produzione di mollette di legno per il bucato, ha saputo reinventarsi e rinnovarsi fino ad approdare sulle tavole delle Olimpiadi di Londra come fornitore ufficiale. Il segreto? Una proposta sostenibile: posate bio-degradabili a ridotto impatto ambientale.

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PRIMO PIANO: IL BUSINESS DELLO SPORT

SPORT

E BUSINESS

I DATI DI FATTURATO DEL “SISTEMA SPORT” NON SONO CERTO UN GIOCO. DALLA GESTIONE DELLE STRUTTURE ALLE SPONSORIZZAZIONI, DALLE PRODUZIONI DI ARTICOLI SPORTIVI FINO ALLE SCOMMESSE, ECCO LE CIFRE DI UN’INDUSTRIA CHE RAPPRESENTA IL QUINTO BUSINESS AL MONDO E IL TERZO IN ITALIA PER IMPATTO ECONOMICO.

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C

Tv stadi sempre più vuoti, può suonare entotrenta miliardi di dollari alstrano che la fetta più grossa dei ril'anno. Se qualche romantico cavi (40,6 miliardi di dollari) sia ansognatore pensasse ancora che cora rappresentata dai biglietti in fondo è solo un gioco, ecco una belvenduti, ossia dagli spettatori assiepala secchiata di acqua fresca servita dalti sulle tribune di stadi e palazzetti, che l'ultimo rapporto di Pricewaterhouse continuano a riempirsi soprattutto in Cooper (multinazionale di revisione e Nord America e nelle regioni EMEA (Eucertificazione bilanci) sul giro d'affari ropa, Medio Oriente e Africa). mondiale dello sport. Centotrenta miTuttavia, questo è il segmento di merliardi fatturati nel mondo solo nel cato più maturo, destinato a crescere a 2012, una cifra che equivale al valore ritmi sempre più contenuti a causa deldegli investimenti decennali nel settore la diffusione più estesa degli eventi energetico di un paese come l'Italia. sportivi (Tv, web, smartphone) e delRomanticoni a parte, che lo sport sia un mercato miliardario a livello globale è un dato acclarato. Sono le dimensioni, semmai, a lasciare stupefatti, oltre a un trend di crescita medio (+3,7%) che, nonostante la crisi mondiale, si mantiene costante. La fetta più grossa della torta (41%) spetta al mercato nordamericano, seguito da Europa, Medio Oriente e Africa (EMEA) con il 35%, dall'Asia con il 19% e dall'America latina con il 5%, ultima ma in fase di recupero grazie all'organizzazione dei prossimi mondiali di calcio in Brasile nel 2014. In controtendenza c'è solo la vecchia Europa, che ha limitato i danni nel 2012 grazie alle Olimpiadi di Londra. Attenzione però: spiegano gli esperti che per valutare il reale impatto economico (sui consumi e sul turismo in primo luogo) nel Paese ospitante ci vogliono almeno cinque anni. Il giro d'affari complessivo dei Giochi (in cui guadagnano atleti, federazioni, Tv, aziende di articoli sportivi, ecc.), come l'intera industria dello sport, si regge su quattro leve fondamentali: il pubblico pagante, le sponsorizSe qualche romantico zazioni, i sognatore pensasse ancora che in diritti telefondo è solo un gioco, ecco una visivi e il bella secchiata di acqua fresca merchanservita dall'ultimo rapporto dising. di Pricewaterhouse Cooper sul Per noi italiagiro d'affari mondiale ni, che da anni dello sport. ormai vediamo in

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PRIMO PIANO: IL BUSINESS DELLO SPORT

l'aumento dei prezzi dei biglietti. Le sponsorizzazioni nello sport valgono invece 39,1 miliardi di dollari, e sono destinate a diventare la principale fonte di ricavi. Non a caso negli ultimi anni c'è stato un notevole incremento degli sponsor finanziari. E grande rilievo ha avuto anche la recente deregulation americana che ha consentito alle grandi multinazionali che operano nel settore degli alcolici di stampigliare i loro loghi sulle maglie dei giocatori di

baseball, football e hockey. Per non parlare dello straordinario veicolo rappresentato da tutti i social media (Facebook, Twitter, ecc.) che consentono alle aziende di legare il proprio nome a larghissime comunità di fans. Anche il segmento dei diritti Tv va a gonfie vele, considerando che il campo andrebbe allargato a tutte le altre piattaforme web che trasmettono eventi sportivi (anche se la pirateria digitale rende difficile stabilire confini precisi). In ogni caso, la cessione dei diritti vale 32,1 miliardi di dollari, anche se il dato del 2012 è certamente condizionato dalle Olimpiadi di Londra e dagli Europei di calcio. In generale, quello dei diritti di trasmissione su multipiattaforme rimane il seg-

LONDRA 2012 - L'OLIMPIADE RICCA E SOSTENIBILE

Anche se i costi sono quadruplicati rispetto alla stima iniziale, con i suoi 11 miliardi di sterline (circa 13 miliardi di euro) non è stata la più costosa della storia, ma sarebbe stato impossibile eguagliare Pechino 2008 (40 miliardi di euro). Di certo però l'Olimpiade di Londra 2012 sarà ricordata come la più ecologica e sostenibile della storia. E poi ha lasciato in eredità la periferia Sud-orientale della città completamente rimessa a nuovo per ospitare il villaggio olimpico. È anche così che un grande evento sportivo, oltre ai record e al business, può trasformarsi in un grande investimento socio-urbanistico per il futuro: 250 ettari di verde impiantati in un quartiere tra i più degradati, che durante i Giochi ha ospitato oltre 17mila persone tra atleti, tecnici e dirigenti, e adesso sta diventando un centro residenziale con 3500 appartamenti, rivenduto per oltre 1 miliardo di sterline a un grande gruppo immobiliare. Sugli 11 miliardi di sterline spesi, due li hanno guadagnati i privati con sponsorizzazioni, merchandising e vendita dei biglietti. Ci vorrà ancora del tempo per misurare l'impatto economico delle Olimpiadi sulla Gran Bretagna, ma le stime dell'audience planetaria di 4 miliardi di persone potrebbe valere un ritorno dell'investimento fino a 5 miliardi di sterline.

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zazione capace di connettere popoli e passioni. L'industria dello sport alimenta ai suoi confini mercati collaterali di dimensioni rilevanti. Primo fra tutti quello degli articoli sportivi, che secondo le stime di NPD Group ha raggiunto nel 2011 il fatturato record di 333 miliardi di dollari. Un mercato che comprende abbigliamento e attrezzature. Anche in questo caso gli Usa rappresentano il mercato più grande, seguiti da Giappone, Cina, Brasile e Germania. La classifica dei principali

RI

UN PO’ DI NUME

L’INDUSTRIA SPORTIVA MONDIALE 40,6 130 miliardi di $

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miliardi di $

miliardi di $

diritti TV

39,1 miliardi di $

merchandising sponsorizzazioni

200

miliardi di € all’anno

333 miliardi di $

scommesse sportive nel mondo fonte: IRIS, 2012

130 miliardi di $ fatturati nel mondo solo nel 2012, una cifra che equivale al valore degli investimenti decennali nel settore energetico di un paese come l'Italia.

esportatori di articoli sportivi vede in testa la Cina seguita da Hong Kong, Francia, Italia, Germania e Stati Uniti. C'è poi tutto il capitolo delle scommesse sportive. Un giro d'affari quasi impossibile da quantificare, soprattutto con l'esplosione del gioco on line. C'è da dire che da questo settore gli introiti per l'industria sportiva sono limitati alle sponsorizzazioni: le agenzie di scommesse pagano i testimonial e versano contributi alle Federazioni tramite le imposte, ma nessuna percentuale diretta delle scommesse finisce nella casse di club o giocatori delle varie competizioni. Secondo uno studio elaborato dall'Istituto francese di Relazioni Internazionali e Strategiche, le scommesse sportive muovono un giro d'affari di 200 miliardi di euro annui, con grande compiacimento delle organizzazioni criminali, che hanno strutturato delle vere e proprie holding mondiali. A impressionare è anche la quota delle scommesse sportive online, che è passata dai 16 miliardi di euro del 2004 agli oltre 50,7 miliardi del 2012. z

32,1

fonte: Pricewaterhouse, 2012

pubblico pagante

fatturato globale 2012

cuore che si riflette in primo luogo la crisi economica, che va ad aggiungersi al dilagante mercato della contraffazione. Anche in questo caso le maggiori aspettative vengono dal web, dove il commercio di prodotti originali è più facilmente controllabile. Numeri e dati aggiornati mostrano complessivamente che lo sport all'industria fa bene: in tutto il mondo si registra una sempre più stretta convergenza tra sport e spettacolo, due mondi che hanno raccolto la sfida delle tecnologie digitali per contribuire allo sviluppo di una globaliz-

miliardi di $

fatturato globale industria articoli sportivi

fonte: NPD Group, 2011

mento con maggiore potenziale di crescita per l'industria dello sport, ma molto dipende dallo sviluppo delle tecnologie per i micropagamenti on line, unico vero argine virtuoso alla condivisione illegale dei contenuti proprietari. Un tema chiave del XXI secolo che abbraccia gli interessi di tutta l'industria dell'intrattenimento (cultura, sport e spettacoli). Al merchandising rimane la fettina più sottile della torta, ma si tratta pur sempre di 18 miliardi. La crescita dei ricavi di questo segmento è legato a doppio filo alle abitudini di spesa dei consumatori ed è sull'acquisto di magliette e gadget della squadra del

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PRIMO PIANO: IL BUSINESS DELLO SPORT IN ITALIA

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CON UN GIRO D'AFFARI DI 25 MILIARDI DI EURO, LO SPORT ITALIANO RAPPRESENTA OGGI L'1,6% DEL PRODOTTO INTERNO LORDO. DALL’ABBIGLIAMENTO E LE CALZATURE ALLE SCOMMESSE, PASSANDO PER IL TURISMO SPORTIVO, VEDIAMO IN DETTAGLIO COME SONO RIPARTITE LE SPESE.

LO SPORT ITALIANO

IN CIFRE S

econdo le stime contenute nel “Libro bianco 2012” del Coni, lo sport italiano, con il suo giro d’affari di 25 miliardi, rappresenta oggi l’1,6% del Prodotto Interno Lordo (PIL). Una spesa sostenuta per lo più dai privati (22,1 miliardi) e molto meno dal pubblico (2,3 miliardi circa, erogati dallo Stato per il 27%, dalle Regioni per l’11%, dalle Province per l’8% e dai Comuni per il 54%). L'Istat stima che la spesa per lo sport

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PRIMO PIANO: IL BUSINESS DELLO SPORT IN ITALIA

sport e salute

L’IMPATTO DELLA PRATICA SPORTIVA SULLA SPESA SANITARIA Per cinque patologie è provata la relazione tra la pratica sportiva e i benefici sulla salute: malattie cardiovascolari, ictus, tumori al colon, tumore al seno e diabete di tipo II. Grazie allo sport, agli attuali livelli di pratica agonistica, sono 25.580 le malattie evitate ogni anno. Il costo delle cure per le malattie ammonta a un miliardo e 283 milioni all’anno, ai quali vanno aggiunti 178 milioni di costi non sanitari. La stima delle morti evitate è di 11.653 l’anno. Il risparmio sulla spesa sanitaria con i livelli di pratica sportiva è stimabile in 1,5 miliardi di euro all’anno e il valore della vita salvaguardato è di 32 miliardi all’anno. Con l’aumento dell’1% di persone attive si risparmierebbero 80 milioni a livello di spesa sanitaria. (FONTE: Lanfranco Senn, Docente Ordinario del Dipartimento di Analisi delle Politiche e Management Pubblico della Bocconi di Milano)

rappresenti circa il 2,3% dei consumi totali di un anno di privati e famiglie italiane, più o meno lo stesso livello di spesa per cellulari, giornali e media. Ma come li spendiamo tutti questi soldi? Soprattutto in abbigliamento e calzature (6,7 miliardi di euro: e questo ci fa già capire che non tutti i consumi siano assimilabili all’effettiva pratica di uno sport). In sport attivo spendiamo infatti appena 3,3 miliardi, 10

mentre altri 2,9 li usiamo per il turismo sportivo (e qui bisogna mettere in conto anche le spese di viaggio), 2,6 miliardi se ne vanno per ristorazione, cibo e bevande, mentre 1,9 miliardi li investiamo in totocalcio e scommesse sportive. Per comprare bici e altri articoli sportivi spendiamo 900 milioni l'anno, la partecipazione a eventi e manifestazioni ci costa 700 milioni, i servizi sanitari ne assorbono 500 e chi può ne usa 400 per acquistare, mantenere e assicurare barche e natanti. Infine, siccome di sport ne


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sse

sport e scomme

SCOMMETTERE SUGLI IMPIANTI SPORTIVI Le principali fonti di finanziamento pubblico dello sport sono i giochi e le scommesse sportive. Anche se tra il 2004 e il 2011 in Italia il gioco è cresciuto del 320%, con tassi molto diversi per tipologia di gioco, le entrate erariali destinate allo sport sono aumentate in modo contenuto: da 7 a 9 miliardi di euro. In particolare, la raccolta dei giochi a base sportiva è passata da 1,7 miliardi di euro nel 2004 a 3,9 miliardi di euro nel 2011. Tutto dipende dalla legge: le norme in vigore non prevedono meccanismi automatici per il trasferimento diretto delle somme raccolte a favore dello sport. Tra le proposte in campo c'è quella della costruzione di un “salvadanaio” per gli impianti sportivi: una quota della raccolta delle scommesse dovrebbe cioè andare a rimpinguare direttamente un fondo per la progettazione e realizzazione di strutture sportive pubbliche. Difficile, considerato che in Italia non esiste ancora un database completo degli impianti sportivi sull'intero territorio. Tra quelli censiti si registrano forti discrasie tra le regioni del Nord e quelle del Sud rispetto alla “pressione” sugli impianti, ovvero il rapporto tra popolazione e spazio per attività sportiva: 234 cittadini per spazio al Nord contro 800 al Sud.

facciamo, ma ci piace anche parlarne e vederlo comodamente seduti, bisogna aggiungere 2,2 miliardi per tv, dvd, cd, giornali ecc. Per arrivare ai 25 miliardi totali c'è poi il saldo positivo tra esportazioni (1,8 miliardi di euro) e importazioni (1,6 miliardi) di prodotti sportivi definiti dalla Convenzione di Vilnius (che ne ha classificati ben 700 tra abbigliamento e calzature, attrezzature, bevande, integratori alimentari, ecc). A confronto con l'Europa. Il “Libro bianco” del Coni mette sotto la lente d'ingrandimento l'intero asset

dello sport italiano ed europeo, mostrando come l'attività sportiva svolta dai cittadini, nelle varie modalità, sia considerata strategica da tutti gli stati europei. Nel vecchio continente i comportamenti dei soggetti pubblici nella gestione dello sport sono molto diversi in termini di modalità di erogazione del sostegno finanziario pubblico e di utilizzo delle leve fiscali. Non solo, ma la differente capacità di spesa dei cittadini europei determina una propensione allo svolgimento dell'attività sportiva molto diversificata tra le varie nazioni. In tutta Europa del resto la spesa sportiva

è sostenuta prevalentemente da individui e famiglie rafforzando il legame tra capacità di reddito delle nazioni e livello di diffusione della pratica sportiva. Insomma, manco a dirlo, nei paesi ricchi si fa più sport che in quelli poveri. Banalità a parte però, ad apparire impietoso in tal senso è il confronto tra quanto, per lo sport, spende lo Stato per ogni singolo cittadino: secondo i dati dell'Unione europea si va dai 40 euro a testa degli italiani ai 67 della Gran Bretagna e ai 69 della Germania, fino ai 215 della Francia. Peggio di noi però, c'è la Spagna: appena 19 euro a testa. z

sport ed export

ARTICOLI SPORTIVI, L'ITALIA CHE RESISTE Ne produciamo di meno ma ne esportiamo di più. Il made in Italy funziona anche nel mercato degli articoli sportivi, e i produttori del Belpaese portano a casa buoni risultati anche in tempo di crisi. Nel 2011 l'export italiano di articoli sportivi è cresciuto del 9,5% rispetto al 2010. Un risultato lusinghiero in una fase in cui i big player mondiali soffrono la concorrenza cinese. Le migliori performance dei produttori italiani sono state realizzate in Europa, in particolare in Francia, Germania e Spagna, ma si registrano anche crescenti livelli di penetrazione in mercati significativi come Cina, Russia e Corea. Secondo i dati di NPD Sports Tracking Europe, a tirare in maniera particolare sono il settore del ciclo e quello della calzatura. In generale, considerando tutti i prodotti sportivi nel complesso (quindi anche bibite e integratori alimentari), l'Italia ha esportato nel 2011 per un valore di 1,8 miliardi di euro, con un saldo attivo di 240 milioni. 11


PRIMO PIANO: SPORT E ITALIANI

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SIAMO UN POPOLO DI SPORTIVI? (CAMPIONI DI PLAYSTATION ESCLUSI)

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uelli che “siamo un popolo di sportivi perché ai mondiali alla Germania gliele diamo sempre” si mettano a sedere. Anzi, probabilmente seduti ci sono già. Prima di tutto, quand'è che possiamo definirci sportivi? Togliamo subito di mezzo campioni di Playstation e abili strateghi degli scacchi e chiediamo soccorso all'Istat, che nei suoi annuari sulla pratica sportiva rileva quattro possibili at-

teggiamenti della popolazione di età superiore ai tre anni durante il proprio tempo libero: quelli che praticano uno o più sport con carattere di continuità; quelli che lo praticano saltuariamente (meno di una volta a settimana); quelli che svolgono qualche attività fisica (fare passeggiate di almeno 2 chilometri, nuotare, andare in bicicletta) più di una volta all’anno e quelli che non svolgono alcuna attività fisica o sportiva: i se-

dentari. Fatte le squadre, ecco le cifre: gli italiani che praticano lo sport con continuità sono circa 13 milioni, ovvero il 22% della popolazione sopra i 3 anni. I sedentari (chi non pratica né attività sportive né attività fisica nel tempo libero) sono quasi il doppio: il 40%. Un dato, questo, in lieve calo negli ultimi dieci anni. Il 28% degli italiani sostiene poi di svolgere nel tempo libero qualche at-

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PRIMO PIANO: SPORT E ITALIANI

I I PRIM T Calcio 5 SPORIA 12.. Pallavolo IN ITAL TI 3. Basket ERA PER TESS 4. Tennis

I PRIMI 5 SPORT IN ITALIA PER 1. Ginnastica e fitness PRATICANTI 2. Calcio 3. Nuoto 4. Tennis 5. Sport invernali

sportiva 5. Pesca i, 2011) (fonte:

(fonte: Istat, 20

06)

Con

tività fisica, mentre il 10% pratica uno sport saltuariamente. Nel loro insieme i dati sono confortanti: negli ultimi dieci anni, secondo l'Istat, sono aumentati di oltre due milioni (+15%) gli italiani che dichiarano di praticare sport con una certa continuità. Gli uomini sono sempre un po' più attivi (26,3% contro 17,9%) delle donne, ma l'aumento più rilevante degli ultimi dieci anni è quello relativo alle fasce di età: mentre bambini, adolescenti, giovani e adulti fino ai 40 anni rimangono stabili, sono au-

È TEMPO DI CRISI: IL FITNESS TRASLOCA IN CASA 14

Gestori e trainers hanno un bel daffare a inventarsi nuove proposte e ribassi sensazionali: dopo la parentesi di un abbonamento, che di per sé comporta un minimo d'impegno, ci sono quelli che ritornano placidamente alla coppia birra&divano. Ma oltre ai pigri ci sono anche quelli che s'inventano la propria palestra personale in casa: in tempo di crisi, pur di non rinunciare a un po’ d’allenamento, possono bastare un tappe-

tino, delle bottiglie e i mobili di casa da usare come sostegno. È il cosiddetto fitness “a costo zero”: gli esercizi si trovano su decine di siti Internet specializzati, e basta allenarsi per una mezz'ora al giorno per cominciare a vedere i risultati. È sufficiente lo spazio tra muro e letto, poi tutto il necessario può scomparire sotto il medesimo. Se poi si dispone di un budget minimo ci si possono procurare strumenti sem-


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mentati del 5% gli sportivi nelle fasce 40-50 anni, 50-60 anni e oltre. Tra le diverse regioni, trentini (33%) e valdostani (29,3%) sono i più sportivi, mentre Puglia (13,6%) e Campania (13,1%) chiudono la fila, peggiorando perfino rispetto al dato Istat di dieci anni fa. Piano a bollare i meridionali come sedentari: è soprattutto la qualità (e in casi limite per-

fino l'esistenza) degli impianti sportivi a fare la differenza. Ma ci sono anche regioni che in dieci anni hanno fatto passi da gigante: tra queste la Val d'Aosta è quella che registra l'incremento di sportivi continuativi più alto: ben il 58% in più. Ottime performance anche del Molise (+52%), della Liguria (+41%) e della Basilicata (+24%).

Nel complesso, la pratica sportiva in Italia rimane molto fai-da-te: secondo i dati dell'Unione europea, infatti, in Italia i tesserati sono solo l'8% degli sportivi, contro il 24% della Francia e il 26% della Germania. Tra questi, in Italia la fa da padrone ancora il calcio, con oltre un milione di tesserati, seguito da pallavolo e pallacanestro. Più difficile dire quale sia lo sport più praticato dai non tesserati (la stragrande maggioranza): internet in questo senso è la giungla della propaganda. Dai campioni di body building che giurano su milioni di muscoli in perenne allenamento (e dargli torto potrebbe essere pericoloso) ai siti di quelli che giocano a curling pure a scuola. Il fatto è che l'ultima rilevazione affidabile è dell'Istat, su un campione di 24 mila famiglie (54 mila persone in totale) ma risale al 2006. Ciò detto, allora la notizia fu che il calcio non fosse più lo sport italico per eccellenza. Al primo posto, infatti, c'era la ginnastica (aerobica, fitness, cultura fisica in generale) praticata da 4,3 milioni di persone. E aggiungendo anche varie discipline di danza e ballo, gli italiani nelle palestre arrivavano sei anni fa a 5,3 milioni, con il calcio staccato a 4,1 milioni di praticanti della domenica (o dell'infrasettimanale di calcetto). Al terzo posto il nuoto (3,5 milioni di praticanti), poi tennis, sport invernali, ciclismo e atletica leggera. z

sbagliate. C'è chi, a questo proposito, ha fatto di necessità virtù, e come regalo di compleanno ha chiesto Wii Fit, il videogioco sviluppato da Nintendo che permette di allenarsi controllati dall'apposita console elettronica. Per tutti loro, la crisi è arginabile con il sistema domestico. Non ci sono scuse per smettere di tenersi in forma, mentre le controindicazioni sono innumerevoli: dal sovrappeso all'incremento del ri-

schio d'infarto, passando attraverso una serie di conseguenze ritenute “minori”, come la perdita di autostima e l'aumento dello stress. Ci vuole disciplina, e certamente le prime volte sarà dura: nessuno dice se si è fatto abbastanza, le distrazioni sono troppe e il divano ammicca dall'altra stanza. Ma volete mettere la soddisfazione di scegliere voi la musica con cui allenarvi?

Gli italiani che praticano lo sport con continuità sono circa 13 milioni, ovvero il 22% della popolazione sopra i 3 anni.

plici, come una corda per saltare, o dei pesi calibrati alla propria struttura fisica: senza dimenticare di svolgere gli esercizi sempre davanti ad uno specchio per controllare che lo sforzo sia simmetrico, mentre la respirazione deve essere regolare e la cassa toracica allineata con il bacino. Sembrano cose difficili a farsi senza la sorveglianza di un istruttore, ed effettivamente non è da sottovalutare il rischio di assumere posture

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PRIMO PIANO: SPORT E SOSTENIBILITÀ

QUANDO LA SOSTENIBILITÀ PASSA DA UN “REGALE” CAPPELLO A CILINDRO P A DETTA DEI PIÙ, LE OLIMPIADI DI LONDRA HANNO FISSATO UN NUOVO BENCHMARK PER LA SOSTENIBILITÀ DEI GRANDI EVENTI SPORTIVI. PER SAPERE COSA È STATO FATTO E COSA SI POTRÀ ANCORA FARE ABBIAMO INTERVISTATO SHAUN MCCARTHY, CHAIRMAN DELLA ”COMMISSION FOR A SUSTAINABLE LONDON 2012”CHE TRA LE TANTE INFORMAZIONI CI HA PARLATO ANCHE DI UN CAPPELLO INDOSSATO DA SUA MAESTÀ, LA REGINA D’INGHILTERRA. Intervista a Shaun McCarthy 16

rime Olimpiadi a “rifiuti zero” con l’obiettivo di eliminare il ricorso alla discarica; utilizzo di strutture sportive già esistenti e creazione di nuove secondo criteri ecologici; promozione della mobilità dolce e realizzazioni urbanistiche a basso impatto ambientale; controllo degli sprechi di luce e acqua; catering con prodotti compostabili dalle forchette ai coltelli e menu speciali venduti in imballaggi per la raccolta differenziata: sono solo alcuni degli aspetti che hanno reso Londra 2012 l'Olimpiade più eco sosteni-

bile della storia dei giochi. Il lavoro fatto grazie ai Giochi londinesi per creare un filo rosso tra il concetto di sostenibilità e quelli di sport, alimentazione, logistica, cerimonie, tecnologia e gestione degli eventi, ha contribuito ad evidenziare una serie di opportunità mai realizzate prima in un contesto olimpico e paralimpico. Più che apprezzabile la particolare propensione degli organizzatori al risparmio energetico, alla riduzione dei costi e delle emissioni di CO2 negli ambienti e nei luoghi dell’evento.


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Obiettivo? Ispirare in questo modo anche iniziative ed eventi futuri per adottare non solo stili di vita rispettosi dell’ambiente, ma anche un approccio sistematico alla sostenibilità con il contributo attivo degli stakeholder. A condurci dietro le quinte della 30° edizione dei Giochi Olimpici, ci ha pensato Shaun McCarthy, Chairman della Commission for a Sustainable London 2012, organismo indipendente creato nel gennaio 2007 per garantire il monitoraggio e il rispetto della sostenibilità del programma olimpico e paralimpico.

di sicurezza, informando in maniera obiettiva il pubblico su quanto accade. Rappresentiamo, infine, il primo organismo al mondo di questo tipo: abbiamo dovuto ‘inventare’ tutto quello che abbiamo fatto non potendo contare su alcun programma precedente o esperienza pregressa.

Se dovesse scegliere tre aggettivi per sintetizzare la sua esperienza quale Chairman delle Olimpiadi di Londra, quali sarebbero?

Molti sostengono che Londra abbia segnato una pietra miliare cui si farà riferimento d’ora in poi, in termini di sostenibilità di grandi eventi sportivi. Quali saranno in particolare gli

Equilibrio, oggettività e innovazione sono i primi tre che mi vengono in mente. Innanzitutto è stato fondamentale fare appello, sempre, al buon senso per poter così bilanciare da un lato le esigenze dei molteplici attori che hanno avuto un interesse nella sostenibilità dei Giochi e dall’altro le esigenze pratiche di coloro che hanno messo a punto il programma. L’intera Commissione, inoltre, agisce secondo principi di oggettività e del resto tutti noi ci Prime Olimpiadi affidiamo agli avvenia “rifiuti zero” menti quotidiani, non disponiamo di un'agenda con l’obiettivo di eliminare il ricorso politica e ciò che ci interessa è riuscire a garantire alla discarica. un servizio professionale

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PRIMO PIANO: SPORT E SOSTENIBILITÀ

scontri durante il lavoro per le Olimpiadi? Londra 2012 ha dato tantissimo in termini di sostenibilità sebbene ci sia ancora molto da fare per sfruttare il potenziale dei Giochi Olimpici affinché ispiri l’attuazione di pratiche sempre più sostenibili. Posso affermare con orgoglio che la maggior parte delle mie aspettative è stata ampiamente soddisfatta, ma devo comunque dire che si sarebbe potuto fare di più per quanto riguarda il risparmio energetico, le energie rinnovabili, le infrastrutture dei rifiuti e le filiere etiche.

aspetti che avranno maggiore rilevanza anche in futuro? Spero che in futuro i grandi eventi (e non solo quelli sportivi) possano ispirarsi a Londra 2012 - che ha portato a numerosi e importanti passi avanti sotto molteplici aspetti - raggiungendo un livello ancora più alto. Basti pensare all’eccellente lavoro di totale smaltimento dei rifiuti prodotti, eliminando il ricorso alla discarica. Altrettanto fondamentale la London 2012 Food Vision che ha determinato profondi cambiamenti nel settore della ristorazione e così come la costruzione di locali sostenibili ha rappresentato un modello di alto livello da replicare. Tuttavia, Londra 2012 non ha riportato solo risultati positivi: avrebbe dovuto essere compiuto, ad esempio, un maggiore sforzo di canalizzazione delle energie investite, le problematiche legate alle filiere etiche avrebbero dovute essere affrontate più a fondo e la questione di etica aziendale, insieme con le sponsorizzazioni, richiede ancora alcune risposte. Sostenibilità: per molti un’esigenza fondamentale, per altri un aspetto superfluo. Quali sono stati i suoi ri18

Quali sono stati gli attori maggiormente sensibili alla sostenibilità e quelli meno? Quanta collaborazione ha trovato nel supporto cittadino e sociale e quanta nelle strutture sportive e nelle amministrazioni? La maggior parte delle organizzazioni coinvolte nella realizzazione dei Giochi Olimpici ha dato un grande contributo, incluse le organizzazioni spesso attaccate da media e opinione pubblica come, ad esempio, McDonald che ha invece sposato la causa della London 2012 Food Vision e ha giocato un ruolo importante nella fornitura di cibo utilizzando fonti sostenibili. Sono invece rimasto deluso dal servizio di trasmissione condotto dalle emittenti televisive i cui organizzatori erano stati invitati ad adottare pratiche e a partecipare a iniziative per evitare inutili sprechi di energia, cosa che non sempre è avvenuta, con un conseguente spreco di denaro e produzione di emissioni inutili. Abbiamo inoltre ampiamente utilizzato Twitter per divulgare dettagli e informazioni di vario genere, ottenendo una risposta positiva da parte dei nostri follower. Durante i Giochi abbiamo anche realizzato un blog quotidiano sul nostro sito per coinvolgere in modo diretto il nostro pubblico e stimolarne i commenti, ottenendo così una risposta davvero soddisfacente. Che cosa vorrebbe che, negli annali


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delle Olimpiadi, rimanesse impresso nella storia in merito a Londra? Credo che i Giochi di Londra 2012 abbiano rappresentato un fondamentale progetto di riqualificazione per East London: spero che negli anni a venire ci si possa ricordare del 2012 non solo come dell'anno in cui East London si è fatta davvero conoscere quale destinazione turistica e luogo in cui vivere e lavorare, ma anche come momento in cui alcuni dei quartieri più poveri d’Europa hanno potuto godere di un tenore di vita del quale molti londinesi godono già da tempo. Olimpiadi di Rio: partendo da un

Occorrerebbe un quadro etico di fondo in cui gestire gli sponsor e le relazioni a lungo termine con i produttori di merce. Per dare in tal modo una direzione alle norme sul lavoro e, contemporaneamente, far capire alle emittenti Tv che anche esse hanno una precisa responsabilità per l'energia che utilizzano. background molto diverso da quello londinese, quanto si potrà fare? Rio ha le sue sfide uniche e la visione delle prossime Olimpiadi in termini di sostenibilità sarà diversa rispetto a quella di Londra. Il problema principale dei brasiliani è la fortissima distanza sociale tra le persone molto ricche e quelle molto povere. Se i giochi potranno fare qualcosa per ridurre questo gap, allora avranno già ottenuto molto. Se dovessero riproporle di seguire la sostenibilità di una nuova Olimpiade, accetterebbe? E se sì, quanto e cosa cambierebbe

rispetto a quanto già fatto? Non accetterei, del resto credo che un’Olimpiade sia già abbastanza! Vorrei piuttosto replicare gran parte delle pratiche positive di Londra 2012 per fissare il prima possibile all’interno del programma olimpico obiettivi molto chiari da attuare successivamente attraverso un corretto processo di gestione. Vorrei inoltre lavorare a più stretto contatto con l’International Olympic Committee per considerare alcuni aspetti che un comitato organizzatore da solo non ha energia sufficiente per affrontare. Ciò presuppone un quadro etico di fondo in cui gestire gli sponsor e le relazioni a lungo termine con i produttori di merce per dare in tal modo una direzione alle norme sul lavoro e, contemporaneamente, far capire alle emittenti Tv che anche esse hanno una precisa responsabilità per l'energia che utilizzano. Infine, una curiosità: la regina l’ha incontrata? Sì, ho incontrato la Regina. Molto affascinante e minuta, mi ha colpito per un cappello a cilindro che indossava quel giorno. z

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PRIMO PIANO: SPORT E SOSTENIBILITÀ DELLE STRUTTURE

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IMQ NOTIZIE n. 98

LA PROGETTAZIONE

SOSTENIBILE? TUTTO MERITO DEGLI ARCHITETTI GRECI

AMBIENTALE, SOCIALE ED ECONOMICA: ECCO LE TRE DIMENSIONI CHE DEVE SODDISFARE UN EDIFICIO PER POTER ESSERE DEFINITO SOSTENIBILE. E NON SI TRATTA CERTO DI UNA NOVITÀ DATO CHE QUESTI TRE CAPISALDI ERANO BEN SCOLPITI PERSINO NELLE MENTI E NELLE MANI DEGLI ARCHITETTI DELL’ANTICA GRECIA. Intervista ad Alessandro Zoppini, Studio Zoppini Associati

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PRIMO PIANO: SPORT E SOSTENIBILITÀ DELLE STRUTTURE

LO STUDIO ZOPPINI Fondato nel 1961 da Pino Zoppini, lo Studio vanta una grande esperienza nell’ambito della progettazione urbana e paesaggistica di edifici pubblici ad elevata complessità tecnologica e tipologica. La competenza specifica sviluppata negli anni è culminata con l’aggiudicazione del concorso internazionale per l’incarico di progettazione dell’Oval per le Olimpiadi Invernali di Torino 2006. Riconosciuto come l’edificio più significativo delle Olimpiadi, l’edificio si è aggiudicato numerosi premi internazionali tra i quali l'award d’oro 2007 del IOC (International Olympic Committee) ed il Premio Europeo per Costruzioni in Acciaio 2007. L'esperienza olimpica è proseguita con i progetti dell’Oval per il pattinaggio di velocità e l’Arena per il pattinaggio artistico che verranno realizzati in occasione delle Olimpiadi Invernali in Russia di Sochi 2014. Attualmente lo Studio sta progettando il palasport Oval per la candidatura coreana alle Olimpiadi Invernali di Pyeongchang 2018. 22

gramma di riciclaggio dei materiali, per finire con lo stadio Juventus al quale abbiamo dedicato un approfondimento in questo numero di IMQ Notizie. Dunque, da parte degli architetti e degli studi di progettazione la sensibilità nei confronti della sostenibilità è tanta e anzi, come dice l’architetto Alessandro Zoppini dello Studio Zoppini Associati nell’intervista che segue,“c’è sempre stata”; peccato però che questa sensibilità sia più carente da parte di chi i progetti li commissiona.

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arlando del rapporto tra sostenibilità e sport uno dei temi più caldi è sicuramente quello della progettazione degli impianti destinati alle competizioni. Di stadi, impianti di risalita, velodromi e autodromi dalle caratteristiche “green” ne conosciamo tanti: basti pensare, ad esempio, all’Olympics Basketball Stadium di Londra 2012, realizzato con una buona percentuale di materiali riciclati e caratterizzato da una struttura scomponibile e ricomponibile che può essere impiegata anche per altri eventi; oppure ai “nostri” impianti di risalita altoatesini che utilizzano energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili e al “nostro” Autodromo Internazionale del Mugello nel quale è stato installato un notevole impianto fotovoltaico; o, ancora, si pensi al Miami Marlins Stadium che annovera tra le sue numerose caratteristiche sostenibili anche l’adozione di un aggressivo pro-

Come si coniugano l’innovazione tecnologica e l’avanguardia con la progettazione sostenibile? L’espressione “progettazione sostenibile” ha un’accezione molto ampia. Nel mio studio ci riferiamo alla sostenibilità in senso lato, ovvero teniamo conto non solo degli aspetti ambientali ma anche, soprattutto per quel che riguarda gli impianti sportivi, degli aspetti sociali ed economici: interventi di questo tipo sono infatti molto onerosi e devono quindi avere anche una sostenibilità economica, altrimenti muoiono. Il concetto di innovazione può anche essere parallelo a quello di sostenibilità: noi cerchiamo infatti dei modelli innovativi di sostenibilità economica, sociale ed ambientale. Sono le due facce di uno stesso prodotto che deve quindi risultare sia innovativo (noi veniamo scelti proprio perché facciamo cose nuove, diverse) sia sostenibile.


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Quando e perché l’esigenza di una progettazione sostenibile nel settore sportivo ha cominciato a farsi sentire? In realtà è un qualcosa che c’è da sempre! Pensiamo al teatro di Epidauro, allo Stadio di Delfi e a quello di Olimpia, tre edifici sostenibili dai punti di vista sociale e ambientale, caratterizzati da un basso consumo energetico e da una forte integrazione con il territorio circostante. La Galleria Vittorio Emanuele a Milano un tempo era dotata di un sofisticato sistema di ventilazione naturale. Ancora, le Ville Palladiane erano caratterizzate da un sistema di illuminazione e ventilazione naturale. Tutti questi esempi dimostrano come il tema della sostenibilità è sempre stato presente nella storia dell’uomo che doveva necessariamente realizzare degli edifici sostenibili (dai grandi luoghi di culto al Colosseo alle case private) per tenere conto delle poche risorse che aveva a disposizione. La sostenibilità è un tema che adesso va molto di moda; ma in realtà non se ne dovrebbe più parlare perché c’è sempre stato! Quali sono le caratteristiche sostenibili dell’edificio pensato per i giochi olimpici invernali del 2018 in Corea? In quel caso abbiamo spinto molto sul concetto di sostenibilità. Dal punto di vista ambientale si è compiuta una precisa e innovativa strategia di ottimizzazione attraverso modelli matematici e algoritmici che porti all’integrazione tra i

requisiti strutturali, illuminotecnici e acustici dell’edificio, in modo che venga utilizzato il minor quantitativo possibile di materiali. Quindi, attraverso modelli matematici e forme apparentemente irregolari, che però nascondono un grosso ragionamento funzionale, si è mirato a ridurre i consumi energetici nella fase di realizzazione della struttura. Abbiamo dato delle precise indicazioni anche riguardo l’approvvigionamento dei materiali che dovrebbe basarsi sull’utilizzo di risorse e produttori locali per ridurre i costi di trasporto. Per l’impianto coreano abbiamo anche cercato di utilizzare dei materiali innovativi, provenienti da prodotti riciclabili e riciclati. Inoltre, il progetto prevede dei sistemi di ventilazione e di illuminazione naturale che riducano il consumo energetico pur mantenendo una forte inerzia termica all’interno dell’edificio in modo che si disperda la minor quantità di calore possibile.Dal punto di vista economico e sociale abbiamo progettato un impianto che, oltre alle due settimane previste per i giochi, permetta un utilizzo garantito anche per i prossimi vent’anni: nella fattispecie, l’Oval sarà utilizzato come centro espositivo all’interno di un grande Parco Scientifico.

Pensa che la gente oggi riesca ad “afferrare” l’importanza della sostenibilità nelle costruzioni? No, nell’80% dei casi è solo un fatto di marketing, non c’è una coscienza sostanziale e vera del problema. È davvero difficile trovare dei committenti che siano sensibili all’importanza della sostenibilità nel settore delle costruzioni. Magari sono sensibili solo ad alcuni aspetti che nel concreto è facile toccare con mano, come ad esempio il risparmio energetico, ma la maggior parte non ha ancora sviluppato un interesse nei confronti di queste tematiche.

Il suo studio ha progettato diversi impianti sportivi sostenibili. A quale tra questi progetti è più affezionato e perché? Il progetto al quale mi sento più legato è un progetto che non è mai stato realizzato! Si tratta dell’Aquatics Centre di Londra, dove siamo arrivati secondi. Era

Può darci qualche anticipazione sui vostri prossimi progetti sostenibili? Per ora abbiamo sicuramente il progetto per i giochi del 2018 di Pyeongchang, per il quale c’è ancora molto da lavorare. Ci sono anche altri progetti importanti in corso ma sui quali, al momento, preferisco non pronunciarmi! z

un progetto davvero sostenibile che costava circa la metà di quello che poi è stato realizzato. Inoltre, prevedeva un elemento mobile di 12.000 posti che si inseriva su un solo lato dell’elemento permanente, che invece ne contava solo 3.000, e che, una volta finiti i giochi, sarebbe stato spostato e riutilizzato da un’altra parte, mentre al suo posto sarebbe stata impiantata una vetrata che collegava la piscina del centro acquatico con il nuovo parco dell’Lee valley (cosa che poi è stata effettivamente realizzata).

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PRIMO PIANO: SPORT E ILLUMINAZIONE

QUANDO L’ILLUMINAZIONE DIVENTA SPORTIVA RISPETTO DELLE NORMATIVE, SICUREZZA, RISPARMIO ENERGETICO, SOSTENIBILITÀ E SPETTACOLARITÀ: ECCO I CAPISALDI RICHIESTI NEI PROGETTI DI ILLUMINAZIONE DEGLI IMPIANTI SPORTIVI. A PARLARCENE, LUCIANO PARRAVICINI, PRESIDENTE DI FAEL LUCE

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Poliedro, Caracas

Chernomorec Stadium, Odessa

Partiamo dalla vostra esperienza: quali sono i principali progetti realizzati in ambito sportivo? La nostra esperienza si è formata realizzando complessi nuovi e in fase di rinnovamento, in Italia e all’estero. Nel corso degli anni abbiamo sviluppato un forte know how che ci ha consentito di essere all’avanguardia nella fornitura di un innovativo lighting concept, dall’analisi del progetto fino alla consegna di tutti i prodotti e accessori necessari a dare vita alla luce. Vantiamo progetti prestigiosi come gli Stadi del Sud America, dove si è disputata l’ultima Coppa America, i recentissimi stadi di Hong Kong, il Chernomorec ad Odessa, il National Stadium di Tbilisi, in Georgia, il Poliedro di Caracas, dove nel 2012 si è svolto il playoff di qualificazione olimpica organizzato dalla Federazione internazionale di basket (FIBA), e l’ippodromo di Follonica in Italia. Annoveriamo, inoltre, alcuni impianti golfistici, tra cui spicca il complesso di Al Ain, negli Emirati Arabi Uniti. Quale fonte di illuminazione può essere considerata più efficace in ambito sportivo? A tutt’oggi le lampada ioduri metallici da 1000 o 2000 W. Questo tipo di lampada trova un’ampia applicazione in ambito sportivo, grazie alle sue caratteristiche di elevata efficienza luminosa, resa cromatica e lunga durata. Il nostro laboratorio di ricerca e sviluppo ha brevettato nuove ottiche asimmetriche e asimmetriche rotazionali che, unite alle lampade sopra indicate, consentono un’ottimizzazione dell’emissione del flusso lumi-

Hong Kong Stadium

noso, indirizzato esclusivamente sull'area da illuminare, con un conseguente risparmio di energia elettrica, di risorse economiche e un’eliminazione dell’inquinamento luminoso senza un’inutile dispersione della luce verso l’alto. Siamo inoltre consapevoli dell’evoluzione che sta investendo il mercato del LED. Questa nuova tecnologia può essere considerata la fonte di illuminazione del futuro anche in ambito sportivo. Il nostro compito è quindi quello di seguirne l’evoluzione e ricercare il modo migliore per poterla applicare alla gamma di proiettori per impianti sportivi. Tra le caratteristiche maggiormente richieste all’impianto di illuminazione sportivo compaiono anche l’efficienza e il rispetto per l’ambiente? Il nostro punto di forza consiste nello studio e nell’analisi del progetto illuminotecnico al fine di ricercare il miglior livello di efficienza e risparmio energetico. Di fronte a ogni progetto i nostri professionisti della luce si pongono precise domande: come e quanto illuminare, che tipo di sorgente maggiormente efficiente utilizzare, come ottimizzare gli impianti e come gestire al meglio la luce. Grazie ad una maggior efficienza delle ottiche è possibile ridurre il numero degli apparecchi installati pur mantenendo lo stesso livello di illuminazione, con un conseguente risparmio economico ed energetico e una drastica riduzione dell’emissione dei gas serra in atmosfera. Un duplice obiettivo legato quindi a una doppia soddisfazione: quella relativa alle speci-

fiche richieste del cliente - la risorsa principale della nostra azienda e quella legata all’ambiente che ci circonda. Quali sono stati i vostri progetti più “verdi” e quale il vostro rapporto aziendale con la sostenibilità? Per noi ogni progetto è sostenibile e siamo consapevoli del nostro ruolo all’interno del mercato. Siamo consci di essere attori proattivi e che abbiamo responsabilità in termini di impatti ambientali. Per FAEL il concetto di sostenibilità deve essere inteso a 360 gradi. Un prodotto sostenibile è sia un prodotto che consenta un risparmio energetico concreto, sia un apparecchio realizzato con materiali di prima scelta. FAEL segue con la massima precisione tutta la filiera produttiva, impiegando solo materiali di prima scelta che rendono i proiettori completamente riciclabili e non dannosi per l’ambiente. Anche le nostre strutture produttive riflettono le nostre scelte, come dimostrano le coperture con pannelli fotovoltaici dei nostri capannoni. La sostenibilità, secondo la vostra esperienza, paga anche in termini di fatturato? La sostenibilità paga in termini di reputazione e competitività. La sostenibilità è cultura. Da anni ci impegniamo per trasmetterne l’importanza ai nostri stakeholders per sottolineare come la combinazione costo-prestazioni-sostenibilità possa essere considerata un parametro per la valutazione complessiva dell’attività aziendale. z

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PRIMO PIANO: SPORT E ILLUMINAZIONE

ILLUMINAZIONE DA MANUALE DA GEWISS UNA GUIDA PER LA REALIZZAZIONE DI IMPIANTI DI ILLUMINAZIONE PER ATTIVITÀ SPORTIVE, CHE RISPONDONO ALLA REGOLA DELL’ARTE DAL PROGETTO ALLA MESSA IN OPERA.

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IMQ NOTIZIE n. 98

Club Nataciç Barcellona

L'

illuminazione delle aree sportive, siano esse in interno che in esterno, richiede, ad oggi, una competenza specifica nella progettazione. Da una prima analisi è possibile affermare che gli ambienti sportivi risultano molto differenti tra loro, a partire da quelli dove si praticano esercitazioni amatoriali fino a quelli dedicati alle competizioni agonistiche. In effetti, a seconda del tipo di attività svolta e del grado di agonismo, sono richiesti livelli di illuminamento (orizzontali e verticali) ed uniformità differenti. A livello generale, gli interventi in esterni sono solitamente più critici di quelli in interni: ogni errore appare con grande evidenza, in quanto manca il contributo delle interriflessioni, che negli ambienti interni attenua gli errori di una progettazione non perfetta. Le esigenze illuminotecniche devono tenere conto di molti dettagli: del tipo di sport, della velocità e dei movimenti dei giocatori, della taglia e della velocità della palla, della posizione degli spettatori. Di conseguenza, l'illuminazione deve presupporre la conoscenza delle normative di riferimento, del tipo di sport e del contesto in cui tale sport si svolge. Da non dimenticare sono poi le tribune, gli spalti ed i luoghi dedicati alla posizione delle telecamere per le riprese, se previsti. Schematicamente, i parametri in campo risultano essere:

Toyota Arena - Praga

• illuminamento orizzontale e/o verticale medio; • uniformità, cioè il rapporto tra i valori calcolati di illuminamento; • abbagliamento provocato dagli apparecchi sui giocatori; • contrasto, cioè la differenza di luminanza tra lo sfondo (campo) e gli oggetti (giocatori, palla, ecc.); • dimensioni e velocità degli oggetti da osservare: elevate velocità e piccoli oggetti necessitano di impianti di illuminazione con prestazioni maggiori; • nell'effettuare il calcolo illuminotecnico si dovrà considerare in primo luogo il tipo di sport cui è dedicata l'area oggetto di studio, al fine di stabilire i parametri illuminotecnici necessari. Successivamente si dovrà capire dove posizionare gli apparecchi per poter stabilire, attraverso il calcolo illuminotecnico, ottica e potenza: in interni: gli apparecchi, normalmente con ottiche diffondenti o asimmetriche, vengono disposti in maniera regolare sul soffitto dell'ambiente oppure intorno all'area da gioco; in esterni: gli apparecchi, con ottiche diffondenti per l'illuminazione generale ed ottiche concentranti per sottolineare le zone più distanti, vengono installati su torri faro di altezza variabile secondo l'ampiezza dell'area da gioco. z

L’ILLUMINAZIONE SPORTIVA VISTA DA GEWISS Una guida per la realizzazione di impianti di illuminazione per attività sportive che rispondono alla regola dell’arte dal progetto alla messa in opera. Uno strumento di facile consultazione, nel quale reperire informazioni utili sulle soluzioni progettuali per impianti sportivi di piccole/medie dimensioni indoor e outdoor. Le soluzioni progettuali proposte sono ottimizzate e perfettamente conformi alle norme UNI EN 12193 ed alla normativa CONI 1379. 27


BETTER “

PRIMO PIANO: LUOGHI PUBBLICI E ILLUMINAZIONE

FOR A

Precedente illuminazione

QUANTE VOLTE IN UNA PALESTRA, IN UN ALBERGO, IN UN AEROPORTO O IN UN SUPERMERCATO VI SIETE ACCORTI CHE QUALCOSA DISTURBAVA I VOSTRI OCCHI? QUANTE VOLTE PASSANDO PER UNA STRADA DI NOTTE, VI SIETE SENTITI POCO SICURI PERCHÉ POCO ILLUMINATA? QUANTE VOLTE VISITANDO UNA MOSTRA D’ARTE VI SIETE DOVUTI SPOSTARE PER RIUSCIRE A VISUALIZZARE MEGLIO L’OPERA? 28


LIGHT

BETTER LIFE

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Nuova illuminazione

SONO SOLO ALCUNI CASI DI “CATTIVA ILLUMINAZIONE”, MA INDICATIVI DI QUANTO LA GESTIONE DELLA LUCE ARTIFICIALE SIA FONDAMENTALE NELLE NOSTRE CASE, MA PRIMA ANCORA NEI LUOGHI PUBBLICI. PER UNA QUESTIONE DI SICUREZZA, ANZITUTTO, MA ANCHE DI VALORIZZAZIONE, DI PRESTAZIONE, DI FUNZIONALITÀ, DI SALUTE, DI CULTURA E, NON ULTIMO, DI RISPARMIO ENERGETICO, COME BEN CI SPIEGA PIERGIOVANNI CEREGIOLI, DIRETTORE CENTRO STUDI E RICERCHE IGUZZINI. 29


PRIMO PIANO: LUOGHI PUBBLICI E ILLUMINAZIONE

PARCO DIVERTIMENTO RAINBOW

MAGIC LAND (VALMONTONE)

STRADA COMUNALE POLIGNANO A MARE (BA) Alla fine del 2012, Adolfo Guzzini, all’iniziativa “cieli bui” avanzata all’interno della Legge di stabilità, rispose con una lettera pubblica e una proposta: “Cieli bui sì, ma non illuminando meno ma illuminando meglio”. Cosa significa illuminare bene? Illuminare bene significa creare, con il minimo dei consumi, un confort visivo per gli utenti che vivono dentro quello spazio. E significa, quindi, che la luce non deve generare fastidio fisico come, ad esempio, una sensazione di abbagliamento. La luce deve poter migliorare la qualità della vita delle persone; non a caso, il nostro slogan è proprio “Better light for a better life”. Il vantaggio cui tutto questo può portare è la riduzione dei consumi: migliorando la qualità della luce e, di conseguenza, dell’ambiente in cui si vive, si possono ottenere riduzioni anche del 70-80% dei consumi. E questo non si ottiene spegnendo la luce solo perché si vuole consumare meno; la riduzione si ottiene gestendo meglio gli impianti. Quali sono i prodotti maggiormente indicati per raggiungere tali obiettivi? Più che parlare di prodotti bisogna parlare di tecnologia: quella a LED la fa da padrona e risolverà sempre più problemi, in futuro. La tecnologia a LED si porta dietro un’elettronica intelligente che permette, ad esempio, di programmare l’accensione e lo spegnimento delle luci o, ancora, di intensificare la luce non appena avverte che un pedone sta attraversando la strada. O, ancora, quando piove, un apposito sensore capta la cattiva condizione climatica e intensifica automaticamente la luce per favorire la visibilità. Tra le diverse tipologie di impianti di illuminazione che trattate (urbana, grandi aree, strutture ricettive, stradale, ecc) quale è quella che si presta più facilmente ad essere green e quale meno?

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DAVID DI DONATELLO

TEATRO CONDOMINIO, GALLARATE Tutte le tipologie di impianti di illuminazione si prestano a una notevole riduzione dei consumi. Bisogna tener conto del fatto che la riduzione dei consumi passa attraverso il rispetto di tre parametri fondamentali: un progetto di luce ben fatto, l’uso di apparecchi efficienti e l’utilizzo di sistemi che permettano di ridurre il consumo quando la luce non serve. In generale, questi tre parametri sono applicabili in tutti i settori dell’illuminazione; fa in parte eccezione l’ambito dell’illuminazione stradale, dove non è sempre facile avere un progetto ben fatto. Spesso, infatti, in questo campo ci si trova ad agire su impianti di illuminazione preesistenti e questo rende più complessa l’ottimizzazione dei consumi (si pensi, ad esempio, a quando viene sostituito soltanto un lampione ma l’impianto resta vecchio). Quali sono le caratteristiche tecniche richieste a un impianto di illuminazione urbana? L’illuminazione urbana comprende sia gli spazi pubblici sia gli edifici. Questi ultimi possono essere gestiti da enti pubblici o da privati e ciò comporta un elemento fondamentale, ossia l’adozione di un piano urbano della luce che coordini gli interventi pubblici e quelli privati, secondo regole che siano valide per tutti.

Le caratteristiche tecniche di un impianto di illuminazione per aree urbane devono innanzitutto tener conto della facilità di gestione dell’impianto. A questo proposito, i dispositivi a LED sono di grande aiuto: durano di più e riducono le possibilità di guasti e le difficoltà di gestione dell’impianto. In questo, poi, si innesca l’opportunità di ricorrere a sistemi programmabili e automatici (ad esempio, il telecontrollo) che facilitino la gestione degli impianti di illuminazione e limitino ulteriormente le possibilità di guasto. E quelle di un impianto di illuminazione per una struttura ricettiva? Anche in questo caso vale il discorso della necessità di una manutenzione semplice. Per gli hotel, c’è anche un’altra variabile da considerare, ossia la necessità di modificare la luce in base agli ambienti e alle loro funzioni. I sistemi automatici e programmabili cui accennavo prima permettono, ad esempio, di variare una luce in una sala, a seconda che questa funzioni come sala congressi o come sala ristorante. Nei progetti di illuminazione stradale, dove certamente la sicurezza è il primo requisito da rispettare, c'è posto anche per un'esigenza "green"? Sì, il primo requisito da rispettare è senza


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EDIFICIO PIRELLI, MILANO

LIGHT LABORATORY, RECANATI

LA PORTA DEL PARCO, NAPOLI dubbio la sicurezza. Il secondo è cercare di garantire la sicurezza consumando meno energia possibile. Anche in questo caso cito la tecnologia a LED, che permette di risparmiare fino al 70% di energia! E torniamo anche al discorso della gestione, perché uno dei principali oneri della gestione di un impianto di illuminazione è proprio il risparmio sui consumi. Inoltre, quando si parla di esigenza “green” nel settore dell’illuminazione bisogna considerare un altro aspetto: la riduzione delle luci parassite (che possono disturbare gli animali e persino le piante o ostacolare l’osservazione del cielo) e dell’inquinamento luminoso. Passiamo ora all’arte: come si illumina? L’arte (parlo di quella visiva) si illumina considerando la luce come un mezzo che deve trasmettere un messaggio culturale, un mezzo che deve saper valorizzare l’opera. Mi servo di un parallelismo con il mondo musicale: possiamo ascoltare una bellissima canzone durante un concerto o usarla come suoneria del cellulare; allo stesso modo, possiamo scegliere di illuminare un quadro restituendogli e valorizzando tutte le sue sfumature oppure possiamo illuminarlo in modo banale. La differenza è notevole! La luce è un fatto di cultura. Ad esempio, di recente si è tenuta l’iniziativa del WWF per la quale le luci dei monumenti sono state spente per un’ora; un’opera imponente e nota a tutti come l’Arco di Trionfo di Parigi, una volta spente le luci, sem-

brava addirittura che fosse sparito! Un monumento come questo non è solo un’immagine, ma rappresenta una vero e proprio valore culturale per la sua città; e il merito va anche all’illuminazione della quale è dotato. La luce è quindi uno degli elementi che permette di trasmettere i valori culturali e che contribuisce a far conoscere la cultura di uno spazio a chi è straniero e che, anche grazie alla luce, riesce a integrarsi meglio. Quali sono stati i vostri progetti più sostenibili e qual è il vostro approccio aziendale con la sostenibilità? Il nostro approccio è duplice: da un lato, tendiamo alla produzione di apparecchi sempre più efficienti e, dall’altro, alla creazione di architettura ecosostenibile. Un esempio è rappresentato dal Light Laboratory che abbiamo completato nel 2010. Si tratta di un edificio di circa 6000 mq progettato come ampliamento del quartier generale della nostra sede di Recanati. Quello che volevamo ottenere era un edificio multifunzione, con una morfologia non sofisticata, un “cubo” capace di inserirsi e integrarsi con il complesso industriale esistente e che nel contempo fosse concepito nel rispetto dei più moderni requisiti di efficienza energetica e di sostenibilità ambientale. L’edificio, nel suo complesso, è costituito da quattro piani fuori terra, di cui tre dedicati agli uffici destinati alla progettazione dei nuovi prodotti e alla ricerca, mentre il piano terra accoglie le salette di formazione - riunione e la zona catering. Dal piano terreno si ha anche accesso alla sala riunioni istituzionali, uno spazio a doppia altezza in grado di ospitare circa 300 persone. Al piano interrato, attorno alla grande sala riunioni si sviluppa lo show-room, uno spazio appositamente

studiato per mostrare la luce e i suoi effetti attraverso i prodotti realizzati dall’azienda. Sempre al piano interrato, localizzato all’esterno dalla sagoma dell’edificio, si sviluppano i locali tecnici, cuore pulsante del nuovo sistema. Il progetto del complesso sistema di architettura e impianti messo a punto ha permesso di ottenere un’efficienza energetica del 30% superiore rispetto a quella di un edificio simile che impiegasse una tecnologia tradizionale. L’architetto Varratta che l’ha progettato ha adottato una metodologia integrata dove tutti gli aspetti che concorrono a criteri di sostenibilità ambientale sono stati affrontati in parallelo e le scelte progettuali sono state valutate nell’intento di massimizzare il livello di sostenibilità ambientale definito dal Sustainable Building Challenge. Un sistema che permette di valutare in modo oggettivo e misurabile le prestazioni energetico-ambientali degli edifici assegnando un punteggio finale al livello di sostenibilità raggiunto. Il punteggio globale di sostenibilità che ha totalizzato il nostro quartiere generale è di 3,5 (in una scala da 1 a 5), che corrisponde al valore più alto registrato fino a oggi per un edificio per uffici in Italia. In particolare, il Light Laboratory presenta consumi energetici talmente contenuti da raggiungere il massimo del punteggio (pari a 5) nei criteri di valutazione dei consumi energetici. Un risultato che si è ottenuto grazie ad aspetti quali: l’utilizzo di sistemi passivi per il controllo della temperatura e della luce naturale, l’utilizzo di fonti rinnovabili di energia (è stato infatti realizzato un impianto fotovoltaico integrato), l’efficienza energetica degli impianti sia per climatizzazione che per illuminazione artificiale, il livello di confort degli occupanti, sia da un punto di vista termico, sia di qualità dell’aria e sia visivo. La sostenibilità, secondo la vostra esperienza, paga anche in termini di fatturato? Decisamente sì. Paga soprattutto perché l’efficientamento degli impianti è uno degli investimenti più frequenti sia in Italia sia in Europa. E gli impianti vengono resi più efficienti soprattutto ricorrendo alla tecnologia a LED che per noi rappresenta ben oltre il 30% del fatturato. z

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PRIMO PIANO: SPORT E GESTIONE IMPIANTI

PER UNA GESTIONE

“ECO ” DEGLI IMPIANTI Intervista a Ernesto de Filippis

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PARLANDO DI SPORT E SOSTENIBILITÀ, NON SI PUÒ TRALASCIARE UN ASPETTO IMPORTANTE CHE, OLTRE AI NOTEVOLI COSTI ECONOMICI, COMPORTA SPESSO ANCHE NOTEVOLI CONSUMI AMBIENTALI: QUELLO DELLA GESTIONE DEGLI IMPIANTI E DEGLI EVENTI.

L

a nostra indagine del rapporto tra sport e sostenibilità passa anche dalla gestione delle strutture e dall’organizzazione degli eventi. Nell’intervista che segue, Ernesto de Filippis, Amministratore Unico di MCA Events ed ex Direttore Generale di Milanosport, ci racconta lo stato dell’arte della gestione degli impianti e degli eventi rilevando soprattutto come, nonostante vada molto di moda parlare di sostenibilità anche nel settore sportivo, nel nostro Paese ci sia ancora tanta strada da fare.

Quanta attenzione c’è nel mondo dello sport per la sostenibilità ambientale e sociale? Nonostante qualcosa si stia già muovendo, in Italia, purtroppo, siamo ancora parecchio indietro. Il concetto che tutti coloro che si occupano di gestione in ambito sportivo dovrebbero tenere in mente è quello di responsabilità, la responsabilità di veicolare i messaggi positivi di lealtà, eguaglianza e sana competitività.

Come si gestiscono le strutture sportive e quali sono le principali esigenze da tenere in considerazione? Dal 2000 al 2009 ho ricoperto la carica di Direttore Generale di Milanosport, una S.p.A. a totale partecipazione pubblica che gestisce più di 36 impianti sportivi di proprietà comunale. Ricordo che la quasi totalità degli impianti sportivi che furono trasferiti in gestione dal Comune alla società era in pessime condizioni manutentive. La società si trovò a gestire impianti vetusti, la gran parte dei quali risalenti ai primi del Novecento, e con importanti problemi di sicurezza. Quei pochi impianti sportivi che invece erano stati oggetto di recenti e costose ristrutturazioni da parte del Comune erano inutilizzabili perché la progettazione era stata affidata a tecnici che non avevano alcuna esperienza e competenza in materia. I primi problemi che ho dovuto affrontare in Milanosport sono stati quelli le-

gati al parco impianti ceduto in gestione, alla sicurezza e alla messa a norma di tutte le strutture e successivamente, dove possibile, a rendere gli stessi polifunzionali. Infatti, per quanto riguarda la domanda, negli anni si sono affacciati nel sistema sportivo nuovi soggetti (le donne, gli anziani, i bambini), sono cambiate le modalità della pratica sportiva e le discipline verso cui orientarsi; contestualmente a questo sul versante dell’offerta bisognava quindi adeguare gli impianti alle nuove esigenze, renderli polifunzionali e accoglienti. Nei nove anni della mia gestione la società è passata da una perdita di 12 milioni a 5 milioni. Una perdita dovuta al fatto che la società è obbligata ad applicare all’utenza tariffe per l’utilizzo degli impianti imposte dal Comune e che naturalmente non riescono a coprire i costi di gestione della società. La perdita, pertanto, equivale al costo sociale che l’amministrazione comunale sopporta per sostenere lo sport. Un costo che potrebbe essere anche azzerato se si prendesse in considerazione ciò che avviene in altri Paesi, ossia la diversificazione delle tariffe di utilizzo degli impianti in base al reddito dei fruitori e all’attività svolta, problema che il Comune non ha mai voluto affrontare.

Quali sono le figure professionali che, all’interno di un sistema di strutture sportive, si occupano della sicurezza e della salubrità degli ambienti? La gestione della sicurezza all’interno di una struttura sportiva è complessa e riguarda tante funzioni: dalle attività previste per la salvaguardia dell’incolumità di tutti gli utenti dell’impianto sportivo, fino alla gestione delle emergenze come eventuali incendi che dovessero verificarsi ai danni di un impianto. Si tratta di funzioni solitamente delegate a società e professionisti esterni.

Qual è il percorso formativo necessario per poter “diventare” gestore delle strutture sportive? 33


PRIMO PIANO: SPORT E GESTIONE IMPIANTI

In realtà, manca un vero e proprio percorso formativo che consenta la crescita e l’educazione dei gestori di strutture sportive. Quelle partecipate da enti pubblici sono, inoltre, spesso campi di conquista della politica nel senso di “poltrone da occupare”. Tuttavia, una specifica esperienza in ambito sportivo, abbinata a una laurea in Scienze motorie sono validi presupposti per svolgere questa professione. Un gestore deve senz’altro conoscere le discipline sportive, deve avere conoscenze di marketing, amministrazione, deve avere grande capacità organizzativa e di relazione perché sia assicurato il massimo benessere ai frequentatori. Deve, inoltre, essere capace di valorizzare e coordinare l’attività di tutti i collaboratori e, infine, deve conoscere le norme igienico-sanitarie e quelle relative alla sicurezza.

Passiamo ora agli eventi. Cosa implica l’organizzazione di un evento sportivo? In questo momento specifico, ci vogliono tanto coraggio e un pizzico di follia! Certo, la competenza, la serietà e l’esperienza aiutano a creare momenti di sport. Io credo fermamente che l’organizzazione di un evento debba essere anche un momento di comunicazione dei valori, quindi cerco sempre di coniugare i valori sportivi a quelli spettacolari.

Quanto l’evento sportivo può diventare un canale preferenziale anche per la veicolazione di messaggi sociali e sostenibili? Le rispondo con un esempio, quello de

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“La Grande Sfida”, l’evento dedicato al tennis organizzato da MCA Events, che si è tenuto il 1 dicembre a Milano. Un evento di grande tennis, ma anche benefico. Per ogni biglietto venduto, infatti, è stato devoluto 1 euro a Telethon, la fondazione che finanzia la ricerca sulle malattie genetiche. Ma non solo. Oltre ai biglietti è stata organizzata un’asta benefica su Ebay con in palio le racchette e l'abbigliamento di gara delle quattro tenniste protagoniste.

C’è attenzione per la sostenibilità negli eventi sportivi e negli eventi aziendali più in generale? Anche in questo campo si stanno muovendo i primi passi. Ad esempio, stiamo organizzando eventi “go green” nei quali il materiale cartaceo è ridotto e, a volte, totalmente eliminato e sostituito da applicazioni che consentono di scaricare il materiale scientifico direttamente sui propri device. In genere organizziamo coffee break e lunch utilizzando materiali biodegradabili e cibo biologico locale. Ma prendere iniziative che siano sostenibili sul serio non è facile e tanto meno economico. All’estero questa sensibilità è decisamente più accentuata e le Olimpiadi di Londra ne sono un esempio. Un bell’esempio di sostenibilità annunciata prima e verificata poi!

Quando, secondo lei, un evento può essere definito “sostenibile”? Quando riesce a coniugare tre dimensioni fondamentali: la dimensione ambientale, la dimensione economica e quella sociale. La differenza la fa la sensibilità dell’organizzatore e la voglia di metterci più tempo e più energie per trovare soluzioni che siano più sostenibili possibile. Chi progetta una qualsiasi manifestazione oggi dovrebbe tener conto sempre dell’impatto che questa genera sull’ambiente a prescindere dalla tipologia di evento. z


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PRIMO PIANO: SPORT E IMPIANTI - GLI STADI

ULTIMO SE QUELLO ITALIANO È IL CALCIO TRA I PIÙ BELLI DEL MONDO, LO STESSO NON PUÒ ESSERE DETTO DEI NOSTRI STADI. STRUTTURE PER LO PIÙ VECCHIE E OBSOLETE CHE SOFFRONO DEL CRONICO RITARDO DELL’APPROVAZIONE DI UNA LEGGE PER LA RISTRUTTURAZIONE E LA COSTRUZIONE DI NUOVI IMPIANTI, E DI UNA GESTIONE PRINCIPALMENTE DI TIPO PUBBLICO. MA ORA, SU ESEMPIO DI QUELLO CHE STA SUCCEDENDO ALL’ESTERO, QUALCOSA STA CAMBIANDO ANCHE DA NOI.

I

brahimovic, Menez, Thiago Silva, Lavezzi, Eto'o, Balotelli, Maicon, Julio Cesar. Sono solo alcuni dei grandi campioni che negli ultimi due anni hanno (o avevano) lasciato il calcio italiano, quello che una volta chiamavamo, a ragione, “il più bello del mondo”. I lidi del lusso pallonaro sono ormai altrove: Inghilterra, Spagna, Germania, adesso anche la Francia. I club italiani tirano la cinghia, generosi miliardari come Moratti e Berlusconi sono ormai soffocati nella morsa del fair

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STADIO

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play finanziario voluto dal presidente UEFA Michel Platini. Ai tempi d'oro funzionava così: i club ricchi spendevano centinaia di miliardi sul mercato, pagavano ingaggi stratosferici ai campioni strappati alla concorrenza e poi, a fine anno, gli azionisti staccavano pesanti assegni per ripianare i buchi. Adesso la pacchia è finita: non bastasse la crisi, dal 2014 le società che non avranno i bilanci a posto rischieranno multe e squalifiche dalle competizioni europee. Si potrà spendere solo ciò che si ricava. E in Italia come siamo messi? Male, molto male. I principali club di casa nostra (Juventus, Inter e Milan) tra diritti Tv, merchandising e stadio ricavano in media quattro volte meno dei principali competitor europei (Real Madrid, Barcelona, Manchester United, Manchester City, Chelsea, Bayern Monaco, Paris St. Germain, Arsenal ecc).

LA QUESTIONE STADI

Uno dei fattori chiave che ci tiene così indietro è sicuramente la questione stadi. I nostri sono vecchi, grandi, scomodi, insicuri e sempre più spesso desolatamente vuoti, anche se i prezzi dei biglietti non sono più cari che in altri paesi. Gli stadi vuoti sono il simbolo del decadimento del calcio italiano, che soffre anche il cronico ritardo della politica, incapace di portare a termine l'iter della legge per la ristrutturazione e la costruzione di nuovi impianti. Ma come funziona la gestione degli

stadi? In Italia gli impianti sono di proprietà pubblica e utilizzati grazie a concessioni d’uso pluriennali rinnovabili che prevedono anche canoni molto elevati, come nel caso del “Meazza” di San Siro, per cui Inter e Milan versano ogni anno al Comune 7,5 milioni di euro. In sostanza gli stadi italiani, oltre a non essere fonte di reddito per le nostre società, sono un costo che condiziona sia i ricavi che il budget destinato al calciomercato. Splendida eccezione è il nuovo “Juventus stadium”, di proprietà della società bianconera e inaugurato nel settembre 2011. Una vera inversione di tendenza che non a caso è coincisa con il ritorno ai vertici della Vecchia Signora, di nuovo campione d'Italia dopo la vergogna di Calciopoli e l'onta di un campionato di serie B. Gli altri club sono in ritardo: l'Inter dovrebbe costruire il suo stadio di proprietà entro il 2017 in partnership con la China Railway Construction Corporation, mentre Fiorentina, Roma, Lazio e Napoli sono ancora alle dichiarazioni di intenti.

IL MODELLO INGLESE

In Europa è in atto da anni un processo di cambiamento del concetto stesso di stadio, portando questa infrastruttura a diventare un centro di profitto autonomo, in grado di produrre reddito. Ma il processo è stato lungo e complesso. Quando oggi si parla di calcio inglese vengono in mente imprese di campioni come Wayne Rooney o Frank Lampard, il bel David Bec37


PRIMO PIANO: SPORT E IMPIANTI - GLI STADI

kham, fino a prima del suo ritorno al MIlan, le prodezze del nostro Mario Balotelli, più celebrato nei tabloid che sui giornali sportivi. Ma basterebbe chiedere a chi gli stadi li bazzicava negli anni Ottanta per ricordare un mondo completamente diverso, quello dominato dai famigerati hooligans, gli ultras responsabili delle più gravi tragedie calcistiche. Come quella dell'Hillsborough stadium di Sheffield nel 1989, in cui persero la vita 96 persone, o l'altra - più nota ai tifosi nostrani - avvenuta quattro anni prima allo stadio Heysel di Bruxelles, in cui morirono in 39, in maggioranza italiani lì giunti per assistere alla finale di Coppa dei Campioni tra Juventus - Liverpool. Allora le squadre inglesi furono escluse dalle competizioni europee per cinque anni, e quel tempo non passò invano. Il governo, d'intesa con la Federazione calcio, riuscì infatti a liberarsi definitivamente degli hooligans grazie a una serie di provvedimenti: obbligò i club ad abolire i posti in piedi, a dotare gli impianti di telecamere di sorveglianza e a predisporre un servizio d'ordine con steward pagati dalle società, liberando dall'incombenza centinaia di poliziotti. Nel tempo si è poi completato anche il rinnovamento quasi totale degli impianti, un investimento globale da oltre 4,5 miliardi di euro in vent'anni sostenuto dal governo, dalle autorità locali e dai club, ma in parte ripagato dai ricavi di gestione e dalle sponsorizzazioni. La maggior parte delle squadre della Premier League hanno ormai costruito un nuovo stadio. Gli impianti di proprietà del club consentono una maggiore personalizzazione e un migliore sfruttamento del marchio, grazie alla possibilità di integrazione con altre attrazioni, quali il museo della squadra, ristoranti e club house dedicate, negozi dove vengono venduti i prodotti ufficiali della squadra, possibilità di prenotare ed eseguire visite guidate. A questa offerta standard sono state aggiunte le iniziative più disparate, fra cui la presenza di palestre e centri di fitness legati al club, concorsi riservati ai tifosi che consentono di vedere la partita accanto ad un giocatore in tri38

buna e molte altre iniziative localizzate sullo stadio. Insomma, lo stadio è passato da centro di aggregazione di tifosi a prodotto da vendere a dei tifosiconsumatori, così da rendere la struttura un'area aperta e visitata in maniera stabile durante tutto il corso della settimana: il calcio continua a rappresentare il “core business”, ma non è più l'esclusiva sorgente di introiti. Come nel caso dell'Old Trafford, casa del Manchester United: un impianto grandioso che con i suoi 76 mila posti a sedere è secondo soltanto a Wembley. Il teatro dei sogni - così è chiamato dai tifosi dei Red devils - è stato uno dei primi impianti sportivi a essere dotato di telecamere a circuito chiuso: le foto dei protagonisti dei disordini finiscono sui giornali, con tanto di numeri da chiamare per sporgere denuncia contro i facinorosi. Grazie allo stadio e ai suoi servizi (negozi, ristoranti e museo della squadra), il club gode di quasi 100 milioni di incasso annuo, indispensabili al suo bilancio (attivo).

LA BUNDESLIGA

Anche in Germania le cose funzionano piuttosto bene: i biglietti di ingresso sono i meno cari d’Europa, gli stadi sono ordinati, puliti e soprattutto pieni fino al limite della capienza: oltre 13 milioni di spettatori a stagione (su 360 partite) per una media superiore ai 42 mila tifosi a partita. E lo stesso vale nelle serie inferiori. L'anno scorso, in occasione dell'ultima partita della Bunde-

sliga 2, la nostra serie B, lo stadio dell'Herta Berlino, che festeggiava il ritorno nella massima divisione, ha ospitato 77.100 tifosi. Mentre la media della nostra serie B è inferiore ai 5 mila spettatori a partita. Più in generale, in Italia l’affluenza rispetto ai posti disponibili è pari al 54% (a ogni giornata gli spettatori sono 239 mila contro i 440mila di capienza totale). In Spagna si arriva al 76,9%, in Inghilterra al 93,3% dell’Inghilterra e in Germania al 95,7%.

STADI DI PROPRIETÀ

Dunque nuovi stadi per tutti? Di sicuro la realizzazione di stadi di proprietà influirebbe in positivo sui bilanci dei club italiani, anche perché i costi sostenuti per la realizzazione dello stadio saranno esclusi dalla normativa del fair play finanziario. Stadi più belli e vivibili con


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centri commerciali e musei dello sport e rivendite del merchandising ufficiale: l’obiettivo dei club a quel punto sarebbe quello di gestire il giorno della partita (e non solo) come l'opportunità di

La realizzazione di stadi di proprietà influirebbe in positivo sui bilanci dei club italiani, anche perché i costi sostenuti per la realizzazione dello stadio saranno esclusi dalla normativa del fair play finanziario.

sfruttare appieno il “prodotto” sportivo, andando al di là dei novanta minuti e dei diritti televisivi. Riusciremo a esportare e magari migliorare il modello inglese? I sudditi della regina Elisabetta il calcio l'hanno inventato ma noi abbiamo imparato bene e vinto molto di più di loro. Sarà un buon auspicio?

LA LEGGE SUGLI STADI

Il calcio italiano ha perso terreno rispetto all'Europa. Le società hanno le loro responsabilità: troppi soldi buttati al vento, l'ansia (solo) per il risultato, il rapporto di dipendenza dagli ultras, la

trascuratezza dei settori giovanili. Ma anche le istituzioni ci hanno messo del loro. Sugli stadi la questione è ormai annosa: da tempo giace in Parlamento un disegno di legge per stabilire nuove regole sulla costruzione di impianti sportivi. Tutta speculazione, sostiene qualcuno, e forse non ha tutti i torti. Tirar su centinaia di migliaia di metri cubi di cemento per costruire intorno a un rettangolo da gioco anche parcheggi e centri commerciali, svincoli e qualche grattacielo, può in effetti attrarre appetiti indigesti. Ma che gli impianti sportivi in Italia siano fatiscenti e ormai inadeguati è un fatto innegabile. Il disegno di legge sugli stadi è stato approvato una prima volta in Senato nel 2009, poi 39


PRIMO PIANO: SPORT E IMPIANTI - GLI STADI

è rimasto impantanato tre anni alla Camera, prima di essere approvato con una serie di emendamenti che ne hanno richiesto un nuovo passaggio in Senato, dove è di nuovo bloccato. E la legislatura è finita. La legge prevede che, oltre all'impianto sportivo, sia previsto “ogni altro insediamento ritenuto necessario e inscindibile, purché congruo e proporzionato ai fini del complessivo equilibrio economico e finanziario della costruzione e gestione del complesso multifunzionale”. Insomma, niente speculazioni. E c'è anche un altro problema: se per costruire gli stadi i comuni non dovranno scucire una lira, chi finanzierà le infrastrutture necessarie (strade, metro, bus)? z

L'EMIRATES STADIUM, IL NUOVO TEMPIO DELL'ARSENAL L‘EMIRATES STADIUM, INAUGURATO NEL 2006, È DI PROPRIETÀ DELL'ARSENAL, UNA DELLE PRINCIPALI SQUADRE DI LONDRA DELLA PREHIGHBURY, DOVE AVEVA GIOCATO SIN DAL 1913. L‘INVESTIMENTO PER LA COSTRUZIONE DEL NUOVO STADIO È STATO DI 420 MILIONI DI STERLINE, CIRCA 500 MILIONI DI EURO. PER FINANZIARE L'INVESTIMENTO L’ARSENAL È RICORSA A VARIE FONTI: DALLA CESSIONE DEI NAMING RIGHTS DELL’IMPIANTO ALLA COMPAGNIA AEREA EMIRATES (CIRCA 120 MILIONI DI EURO) FINO ALL‘OPERAZIONE IMMOBILIARE EFFETTUATA SUL SITO DOVE INSISTEVA IL VECCHIO STADIO , AL POSTO DEL QUALE È STATO REALIZZATO HIGHBURY SQUARE, UN COMPLESSO RESIDENZIALE CON 680 APPARTAMENTI. LA COSTRUZIONE DEL NUOVO STADIO HA FORTEMENTE INCREMENTATO I RICAVI DELLA SQUADRA INGLESE: CONFRONTANDO IL BILANCIO DELLA STAGIONE 20062007 CON QUELLO DELL’ANNO PRECEDENTE (IN CUI L’ARSENAL GIOCAVA ANCORA AD HIGHBURY) I PROVENTI DERIVANTI DALLO SFRUTTAMENTO DELLO STADIO SONO PRATICAMENTE RADDOPPIATI. LE MAGGIORI FONTI DI ENTRATA DERIVANO DALL'INCREMENTO DEI POSTI DISPONIBILI (DA 38.500 A 60.430) CHE CONSENTONO ALLA SQUADRA DI AVERE CIRCA 44 MILA ABBONATI ED UNA MEDIA DI 55 MILA SPETTATORI A PARTITA; DALL'AUMENTO DEI PREZZI DEI BIGLIETTI E DEGLI ABBONAMENTI (GRAZIE A UNA FORTISSIMA DOMANDA: C'È UNA LISTA D'ATTESA DI CIRCA 37 MILA PERSONE) E DALLA CREAZIONE DI CIRCA 9.000 POSTI DI CATEGORIA PREMIUM (POSTI VIP), CHE DA SOLI RAPPRESENTANO IL 35% DEI RICAVI GENERATI DALLO STADIO. MIER LEAGUE, CHE VI SI È TRASFERITA ABBANDONANDO LO STORICO IMPIANTO DI

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IL

LATO BUONO

Educare e fare prevenzione andando allo stadio. Un progetto che in Europa sta prendendo piede grazie all’European Healthy Stadia Network, un network creato per diffondere le best practices in termini di salute e sostenibilità nell’ambito dei diversi stadi europei. Finanziato dal “Public Health Programme” dell’Unione Europea e in parte dalla “World Heart Federation” attraverso la partnership con UEFA, e coordinato dal “Heart of Mersey”, ente non-profit inglese per lo studio delle malattie cardiovascolari, il network è nato nel 2007 a seguito di un progetto pilota durato trenta mesi, in otto Paesi europei. L’obiettivo finale del network è suggerire lo stadio come posto sostenibile, concetto ben rappresentato dal motto del Network: “Gli stadi salutari sono luoghi che promuovono la salute dei visitatori, dei fan, dei giocatori, degli impiegati che ci lavorano, della comunità circostante. Luoghi nei quali le persone possono recarsi, per praticare o guardare lo spettacolo sportivo in totale sicurezza e salubrità”. La finalità principale è dunque rappresentata dalla salute pubblica, trattata da diversi punti di vista, raggruppabili nelle tre macro aree di: qualità della vita (lifestyle), responsabilità sociale (social) e responsabilità ambientale (environmental). Come stile di vita si propone, tramite il luogo di aggregazione sportiva, di lanciare messaggi contro il fumo, comunicazioni su un uso moderato dell’alcool, sulla nutrizione e sull’importanza del-

HEALTHY STADIA: EDUCAZIONE ALLA SALUTE E ALLA SOSTENIBILITÀ ALL’INTERNO DELLO STADIO

l’attività fisica, sulla salute mentale e sulla prevenzione delle malattie sessuali, il rinforzo delle campagne di screening e prevenzione e, infine, l’utilizzo di campioni sportivi come forieri di messaggi positivi. In Italia, ad esempio, l’Università di Pavia ha interagito con il Pavia calcio per rinforzare la campagna di screening per la prevenzione oncologica che la ASL locale offre alla popolazione a rischio. A Varzi, un piccolo paese in provincia di Pavia, si è trascorso un pomeriggio con i bambini della scuola di calcio per parlare dell’importanza dell’attività fisica e di una dieta equilibrata, affrontando il tema dell’obesità infantile, problema largamente diffuso in paesi come gli Stati Uniti. Dal punto di vista della responsabilità sociale, può essere citato l’esempio dello stadio di Siviglia, che sorge in una zona periferica e non sempre ben frequentata della città. Durante la settimana, la struttura è adibita a palestra per gli anziani della zona che traggono quindi benefici sia a livello di benessere fisico, sia a livello di relazioni interpersonali. Per la responsabilità ambientale, il network di Healthy Stadia ha sviluppato diversi programmi di riciclo, di risparmio idrico, di architettura sostenibile, di potenziamento dei trasporti urbani e di rigenerazione ur-

bana. In tale contesto va citata l’esperienza dell’Aviva Stadium di Dublino, il primo stadio nato sotto il concept di Healthy Stadia, nel 2010. La struttura che sembra fare da supporto allo stadio in realtà è un complesso di tubi che raccolgono l’acqua piovana per poi utilizzarla per l’irrigazione del terreno e del campo di gioco. Inoltre, mentre da una parte lo stadio possiede tre anelli di sedute, dall’altra parte ce n’è solo uno. Il motivo risiede nella presenza di alcune abitazioni dietro lo stadio alle quali l’architetto che ha costruito l’Aviva non ha voluto togliere la luce. z

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PRIMO PIANO: SPORT E IMPIANTI - GLI STADI

JUVENTUS STADIUM

IL PIU’ BELLO DI TUTTI

S

to e odiato d'Italia si gloria da poco e vi accadesse di chiedere a un più di un anno di uno stadio favoloamico juventino che significa la so sorto dalle ceneri (o piuttosto daldata dell'otto settembre non le fondamenta) del vecchio Delle Alaspettatevi che pensi all'armistizio pi, secondo un progetto architettodel '43. Aspettatevi piuttosto che vi nico e urbanistico che ha citi il 2011, e la grandiosa cedavvero dell'avanguarrimonia di inaugurazione dia. E si rassegnino gli avdello Juventus Stadium, Quello della Juve versari storici delle zebre favoloso impianto calciè il primo stadio di stico di proprietà della proprietà di un club bianconere: in questo caso la Vecchia Signora ha squadra. C'erano tutte le italiano, pensato ragione da vendere. Il cabandiere bianconere di per il calcio, per le tino bianconero ha ieri e di oggi: da Bonidiverse tipologie di 41.000 posti a sedere, di perti a Del Piero, da Zoff pubblico e per le cui 3.600 Premium, che a Buffon, da Lippi a Confamiglie. offrono un'esperienza te. Un'epica coreografia incredibile: una visione di giocolieri, trapezisti e del campo mai provata perché nessbandieratori ha salutato la nuova suna barriera divide i tifosi dal terrestruttura dove si è giocata la prima no di gioco, proprio come negli stapartita contro una squadra, il Notts di inglesi più belli. Quello della Juve County di Nottingham, Inghilterra, è il primo stadio di proprietà di un nota alle cronache per aver regalato club italiano, pensato per il calcio e ai bianconeri i colori della maglia nel per le diverse tipologie di pubblico: lontano 1903. E così con buona pace a cominciare dai tifosi più caldi che, delle altre squadre, il club più ama42

in curva o in tribuna, sono talmente vicini al campo da avere la sensazione di spingere le galoppate a centrocampo di Vidal e Marchisio o accompagnare i voli tra i pali di Gigi Buffon. Ma l'impianto è pensato anche per le famiglie: l’adozione di moderni standard tecnologici in termini di sicurezza rende l'ambiente tranquillo e sicuro, con servizi dedicati ai bambini. L’assenza di barriere architettoniche, il controllo biglietti di ingresso sull’anello che circonda lo stadio e gli steward della società per mantenere l'ordine completano il progetto innovativo voluto fortemente dalla famiglia Agnelli per rilanciare il marchio Juventus dopo gli anni bui di Calciopoli e della serie B. Il nuovo impianto bianconero esalta lo spettacolo e introduce in Italia un nuovo concetto di stadio che non vive soltanto la domenica o in occasione delle partite di coppa, ma un luogo vivo e frequentato du-


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120 MILIONUSI STADIUM

IL COSTO DELLO JU

VENT

Q 355.000 M ATA AL PROGETTO

L'AREA URBANA IN

TERESS

41.000

POSTI A SEDERE

7,5 METRI

PRIM ENO DI GIOCO E LA RR TE IL A TR ZA LA DISTAN DELLE TRIBUNE

4.000

I POST

ILI NEL PARCHE I AUTO DISPONIB

A FILA

GGIO DELLO STAD

IO

34.000 MSI QSTA SVILUPPANDO

ALE CHE L'AREA COMMERCI O ALLO STADIO INTORN spogliatoi e dei servizi, filtraggio e utilizrante tutta la settimana, grazie ai bar, ai zo delle acque piovane per irrigare il terristoranti, agli store, al baby parking e al reno di gioco. Il risultato? 2,3 milioni di museo storico del club. E il progetto va materiali risparmiati, 50% in meno di avanti: presto nell'area dello Stadium sprechi idrici, ridotto il rischio di incendi, sorgeranno la nuova sede sociale, una quasi azzerate le emissioni serie di campi sportivi destinati nocive. L'affare, finora, ha alle Juventus Soccer Schools Stadio dato ottimi risultati: costae aree verdi, per un'area risostenibile. to 120 milioni di euro, lo qualificata grande oltre Il risultato? stadio sta facendo la sua 200.000 mq. Un altro 2,3 milioni di aspetto da non trascurare è materiali risparmiati, parte nel miglioramento del bilancio del club, che sia quello dell’eco-sostenibili50% in meno di tà: grazie alla costruzione sprechi idrici, ridotto pur in perdita nel 2012 ha del nuovo stadio è stato riil rischio di incendi, visto crescere i ricavi del 62%, grazie soprattutto alqualificato un intero quarquasi azzerate le emissioni nocive. la vendita dei biglietti e al tiere all'insegna del rispetto tutto esaurito degli abboper l'ambiente e le sue risornamenti (27.400 tessere), a cui vanno se. Oltre allo smantellamento della aggiunte le attività nei giorni in cui non struttura precedente e il riuso dei matec'è partita, come museo, tour e altri riali del vecchio impianto nel nuovo caneventi, che fruttano circa 3 milioni di eutiere, ci si è avvalsi delle più innovative ro. L'unica pecca il nome. A 18 mesi dal tecnologie in grado di produrre energia suo battesimo, lo Juventus Stadium non verde: e quindi pannelli fotovoltaici per ha ancora trovato uno sponsor (anche produrre energia elettrica, impianti sose al momento in cui scriviamo si parla lari termici per scaldare l'acqua degli

di un possibile accordo con Samsung) che ci voglia mettere sopra il suo nome e riempirlo di quattrini, come nel caso dell'Arsenal con l'Emirates Stadium e del Bayern Monaco con l'Allianz Arena, sponsorizzazioni decennali che valgono circa 75 milioni di euro l'una. I tifosi, forse, sono più contenti così anche perché la scorsa primavera la Juventus è tornata al vertice del calcio italiano vincendo il suo 28° scudetto, mentre quest’anno, oltre a disputare la Champions League dopo molte stagioni di assenza, ha realizzato la dopietta con il secondo scudetto consecutivo, portandosi dunque a quota 29 (anche se il club rivendica i due titoli persi a tavolino a causa di Calciopoli). Quanto conta per i risultati sportivi un impianto tanto caldo e sempre stracolmo di passione? Moltissimo, tanto che il nuovo stadio è rimasto imbattuto a lungo, violato per la prima volta proprio dagli acerrimi rivali dell'Inter lo scorso novembre. z 43


PRIMO PIANO: MOTORSPORT E SOSTENIBILITÀ

A L E H C N SE A 1 A L U M R FONTA GREEN E V I D EMBRA S , E R PU TO? EP LITAMENTE T E D I O A BBE M SETTORE S I” COME E R V A CHI L’ NCHE IN UN I EMISSION GREEN CHE A LTO TASSO D ’ESIGENZA O PIEDE. “AD A TORSPORT, L PRENDEND E AGLI IL MO EMPRE PIÙ ETTO ANCH TI STIA S RAZIE VA DE PIU’ ATTEN E UN G OR SEMPR ITÀ. SPONSSOSTENIBIL aetano, co G gale ALLA rances ente le sta a F Interviato e consul avvoc oup FG Gr

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er molti anni, a torto o a ragione, il motorsport è stato considerato espressione di valori antitetici alla sostenibilità e all’ambiente, identificando comportamenti, interessi e valori maggiormente associabili a concetti come “consumo”, “inquinamento”, “rumore”. Eppure, come ci dice Francesco Gaetano, avvocato del Flammini Group (FG Group), nell’intervista che segue, molti passi avanti sono stati compiuti dalle case automobilistiche e motociclistiche. E addirittura c’è da aspettarsi che nei prossimi anni i combustibili fossili scompariranno completamente dalle competizioni motoristiche per lasciare spazio a energie ecocompatibili e nuovi motori non inquinanti. FG Group ha una storia di oltre 35 anni di successi. Rispetto a 35 anni fa, nel settore degli eventi sportivi (e nello specifico nelle gare di auto e moto) come è cambiata l’attenzione nei confronti della sostenibilità? La storia della FG Group nel motorsport

è fondamentalmente legata al successo del Campionato Mondiale Superbike di motociclismo (www.worldsbk.com), ideato nel 1987 e gestito per oltre 25 anni, e della Superstars International Series, lanciata nel 2004 per proporre lo stesso concept del Superbike all’industria dell’automotive. Alla base del successo di questi campionati c’è la loro formula: veicoli (moto e auto) di serie, elaborati per le competizioni motoristiche, proposte attraverso un’efficace e spettacolare piattaforma di marketing, comunicazione e promozione. L’obiettivo di questa formula è cogliere le esigenze di tutti i key player coinvolti: partendo dalle case produttrici che attraverso il motorsport possono promuovere i loro prodotti e la loro immagine - passando per circuiti, team, piloti, televisioni e sponsor, per arrivare infine al pubblico degli appassionati. Di certo negli anni ‘80, la sostenibilità non era un tema così sentito come oggi. Ma proprio perché non vi è formula che possa avere successo se non si incontra-

no le esigenze del mercato, il motorsport ha ed avrà sempre crescente bisogno di adeguarsi. E l’evoluzione, oggi, va incontro alle esigenze legate alla sostenibilità. Da questo punto di vista, alcune testimonianze importanti arrivano dalle Federazioni Internazionali. Sia la FIA (Fédération International de l’Automobile) sia la FIM (Fédération International de Motocyclisme) hanno tra i principi guida la sicurezza e la sostenibilità. E in questa direzione vanno anche le varie iniziative promosse su sicurezza stradale, ambiente e mobilità sostenibile e il supporto alla ricerca legata a questi temi. Altro esempio significativo è il lancio a partire dal 2014 del FIA Formula E Championship, il primo campionato automobilistico riservato a vetture con propulsione elettrica. Com’è possibile riuscire a coniugare la sostenibilità con un mondo solitamente definito "inquinante" come quello delle moto e delle auto?

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PRIMO PIANO: MOTORSPORT E SOSTENIBILITÀ

Da un lato è vero che il motorsport è sempre stato considerato nemico dell’ambiente. Dall’altro lato però, come già detto, è assodato che il motorsport rappresenti un importantissimo veicolo di promozione e marketing, oltreché un fondamentale settore di ricerca e sviluppo per gli operatori del settore. I successi nel motorsport (Formula 1, MotoGP, Superbike, Superstars, ecc.) hanno incidenza non solo sulle vendite di prodotto, ma anche sull’immagine, ed è questo evidentemente il motivo degli ingenti investimenti apportati per la partecipazione nei diversi campionati. L’ultima edizione della “24 Ore di Le Mans”, la gara di durata più famosa del mondo, è stata vinta dall'Audi con due vetture ibride (giunte prima e seconda). Questo dimostra come le case automobilistiche - con l'ibrido e prossimamente, forse, anche con l'elettrico - stiano già pensando al futuro, che vedrà al via delle competizioni motoristiche sempre più vetture con soluzioni ecologicamente compatibili. Un successo “green” nel motorsport è uno spot incredibilmente efficace. Quindi coniugare sostenibilità e

FG GROUP

motorsport per gli operatori non è solo un’esigenza o un impegno, ma anche una grande opportunità.

Come si riduce l'impatto sull'ambiente di una gara di moto o di auto? Gli interventi da mettere in pratica sono tanti. Alcuni di questi sono già sistematicamente implementati. È il caso del rispetto delle condizioni di sicurezza in circuito, delle limitazioni all’inquinamento acustico e delle procedure per lo smaltimento di combustibili e altri materiali inquinanti. Regole imposte di conseguenza a chi va in pista. Ovviamente, molto altro è legato all’impegno degli operatori - case auto, fornitori di combustibili e pneumatici, ecc. che certamente sono sensibili al tema dedicando grande attenzione alla ricerca e allo sviluppo tecnologico per mettere in pratica interventi utili. Il motorsport è sempre stato il trait d’union tra ricerca e mercato. La storia ci porta l’esperienza dei motori turbo, sperimentati in Formula 1 degli anni ‘80, divenuti poi una caratteristica di molte vetture di serie. Un esempio più attuale è quello del kers, il sistema di recupero dell’ener-

FG Group è un'azienda nata nel 1975 e specializzata nei settori Sport, Eventi (ideazione e organizzazione), Marketing e Comunicazione, oltre che nell'offerta di servizi di Architettura, Ingegneria e Tecnologia. In oltre 35 anni di storia, FG Group ha realizzato oltre 1.000 programmi

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gia cinetica in frenata, realizzato a partire dal 2008 per la Formula 1 e poi fonte di soluzioni e ricadute tecnologiche anche per i sistemi e componenti finalizzati alla propulsione ibrida ed elettrica di serie (motogeneratori, sistemi elettronici di controllo, inverter, controllo batterie, ecc). La realtà è che lo sviluppo tecnologico è in grado di realizzare il binomio tra sostenibilità e prestazioni. Gli interventi da mettere in pratica andranno di pari passo con tale sviluppo.

La realtà è che lo sviluppo tecnologico è in grado di realizzare il binomio tra sostenibilità e prestazioni.

Gli stakeholder di un evento di questo tipo quanto sono sensibili nei confronti dell'ambiente? Ognuno deve fare la sua parte. FG Group è il promotore e l’organizzatore di campionati che hanno valenza internazionale ed è certamente molto sensibile rispetto a questo tema.

nei 5 continenti: dall’ideazione e organizzazione di manifestazioni sportive di livello mondiale a grandi eventi promozionali e di lancio prodotto, passando per programmi di Marketing e Comunicazione integrata fino alla progettazione e realizzazione di grandi opere di Ingegneria e Architettura. FG Group esalta l’alto valore dello sport come momento di aggregazione sociale e come veicolo di comunicazione. Il motorsport rappresenta l’area di maggiore coinvolgimento. In questo settore FG Group è uno dei key player a livello mondiale in qualità di organizzazione e promotore della Superstars International Series.


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La “Superstars International Series”, ad esempio, si fonda su regolamenti sportivi e tecnici che consentono la partecipazione di vetture aventi caratteristiche diverse (sono rappresentati ben 10 marchi diversi), le cui prestazioni vengono bilanciate attraverso interventi limitati. Questo significa che le vetture ibride potranno essere ammesse in qualsiasi momento e di fatto sono già in corso progetti avanzati con alcune aziende per assicurare le prime vetture ibride in Superstars fin dalla prossima stagione. In Superstars sono inoltre adottate misure specifiche quali controllo rumore, convertitori catalitici omologati, controlli tecnici, ecc. Infine, è utile ricordare che Superstars non è solo un Campionato automobilistico, ma anche un efficace strumento di marketing e promozione, che ha una distribuzione televisiva mondiale (nel

2012 il campionato è stato trasmesso in 195 paesi, di cui 66 hanno offerto copertura live) e pertanto offre notevoli opportunità di visibilità, oltre che un canale preferenziale rispetto al mercato dei consumatori finali. Come tale, può rappresentare un ideale veicolo per accrescere la public awareness sul tema e promuovere in sinergia con i propri partner iniziative e tecnologie eco-friendly.

della non diffusione di moto e auto elettriche, che non quelli legati alla loro diffusione. Gli ostacoli penso siano legati essenzialmente ai costi di ricerca e sviluppo per la realizzazione di prodotti adeguati e fruibili. z

Secondo lei in futuro andremo tutti a spasso con moto e auto elettriche? Quali ostacoli potrebbe incontrare la diffusione di massa di questi prodotti? Forse ci vorrà ancora un po’ di tempo. Ma penso che questo sia oramai un percorso obbligato. Sinceramente mi sembra molto più facile vedere i contro

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PRIMO PIANO: MOTORSPORT E SOSTENIBILITÀ

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BEST PRACTICES

SOSTENIBILI

NEL MONDO DEL MOTOCICLISMO N

ell’elencare esempi di attenzione per la sostenibilità che ci arrivano dal settore del motociclismo, partiamo con una Federazione, la FIM, Fédération Internationale de Motocyclisme che ha dato il via a un’apposita commissione ambientale, l’International Environment Commission (CIE), che ha portato all’adozione, già nel 1994, del primo codice FIM Environmental Code. Questo documento, la cui versione ultima fu adottata alla fine del 2009, viene aggiornato ogni anno dal CIE e rappresenta uno strumento indispensabile per le Federazioni nazionali affiliate e per gli altri organizzatori di eventi nell’ambito FIM. L’obiettivo del Codice è stilare una lista di regolamenti e raccomandazioni utili per migliorare la relazione tra lo sport motociclistico e l’ambiente, anche attraverso la promozione di eventi sostenibili. In particolare, tra gli aspetti considerati dal Codice figurano: il rumore, il carburante, la protezione del terreno e le problematiche legate alla pulizia; il comportamento e le attività di spettatori, organizzatori, responsabili del circuito, piloti e team ed utilizzatori delle strade; i doveri dei delegati CIE e degli ispettori ambientali (Environmental Stewards).

A testimonianza dell’impegno della FIM va citato anche il Memorandum of Cooperation, l’accordo firmato tra FIM e United Nations Environmental Programme (UNEP) nel dicembre 2006. Esteso per altri due anni nel 2011 ad Alicante (Spagna), durante il Global Forum for Sport and Environment, il Memorandum ha come scopo primario quello di fornire un quadro di riferimento per le iniziative di riduzione degli impatti ambientali messi in pratica negli eventi motociclistici, nonché uno strumento di monitoraggio degli stessi.

L’Environmental Code, voluto dalla FIM, ha l’obiettivo di stilare una lista di regolamenti e raccomandazioni utili per migliorare la relazione tra lo sport motociclistico e l’ambiente, anche attraverso la promozione di eventi sostenibili. La riduzione dell’impatto sull’ambiente non è l’unico ambito di riguardo della FIM che, con Alternative Energy Working Group (AEWG), un gruppo di lavoro composto da esperti provenienti da differenti campi dal settore dell’industria motociclistica, dal mondo dello sport e da diversi centri di ricerca per l’energia, si è prefissato anche lo scopo di introdurre nell’ambito delle gare mo49


PRIMO PIANO: MOTORSPORT E SOSTENIBILITÀ

Molto si può fare partendo anche da semplici iniziative. Ad esempio, l’utilizzo di moto elettriche all’interno del paddock (caricate con pannelli solari e pale eoliche posizionate sui camion del team); il consumo di cibi e bevande prodotte in aziende certificate a ridotta emissione di CO2; l’impiego di vernici ecologiche e detergenti biologici; il rifornimento dei camion sempre con eco-diesel, la raccolta differenziata in pista, l’utilizzo di sola carta riciclata. tociclistiche le innovazioni più recenti emerse dal settore delle energie alternative. L’attività principale dell’AEWG è identificare e supportare lo sviluppo di progetti che coinvolgono sistemi alternativi di propulsione per i motocicli, utilizzando poi il network del FIM per dare voce e diffondere le buone pratiche. In particolare, il gruppo è impegnato attualmente nello studio dei veicoli con propulsione elettrica o che utilizzano biofuel, laddove non ci sia conflittualità con la produzione di cibo. Un’altra importante iniziativa legata al settore moto è il FIM e-Power International Championship, un campionato internazionale per moto elettriche che prende spunto dal TTXGP, la prima gara internazionale per due ruote elettriche svoltasi nel 2009 come evento di contorno al Tourist Trophy dell'Isola di Man. Lanciato nel 2010 dalla FIM, la Federazione Motociclistica Internazionale, il progetto FIM e-Power International Championship venne affidato all'imprenditore inglese Azhar Hussain, fondatore appunto del TTXGP che, oltre al "campionato elettrico internazionale", lanciò anche il TTXGP UK e il TTXGP USA. Le moto che un tempo gareggiavano al TTXGP, e che prendevano parte al FIM e-Power International Championship, inizialmente erano moto da corsa deri-

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vate da quelle di serie, dotate però di motore elettrico in grado di spingerle a velocità superiori ai 200 km/h. Ma non occorse attendere molto prima che i costruttori iniziassero a costruire moto completamente elettriche. Oggi, aziende quali la Brammo, Mavizen, Mission Motors, Quantya, Zero Motorcycles, Vectrix, elMotors e l'italiana Evolt, solo per citarne alcuni, propongono moto da cross, enduro, trial, scooter, naked, quad accomunate dal motto "veloci sì, ma a emissioni zero". Contributi tecnologici al rispetto dell’ambiente che non si limitano alle gare già citate. È noto, infatti, quanto le innovazioni tecnologiche apportate alle moto destinate alle competizioni sportive agonistiche, nel breve-medio tempo siano poi diventate elemento di miglioramento anche per le produzioni standard. Questo per quanto riguarda sia gli aspetti legati alla sicurezza e sia quelli legati alla prestazione. Per citare uno dei nomi più noti e tifati in ambito moto, va ricordato il forte impegno di Yamaha Motor Corporation sia nell’ambito della responsabilità sociale e sia della sostenibilità ambientale. Partendo da un’assunzione di responsabilità di cui tutte le aziende che producono prodotti per la mobilità dovrebbero farsi carico, Yamaha ha infatti avviato un programma ambientale


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per lo sviluppo di veicoli compatti di alta qualità ma con un basso impatto ambientale, e una campagna di sensibilizzazione rivolta a clienti e fornitori. Un impegno con obiettivi fino al 2020 illustrati nel documento Yamaha Motor Group’s 2020 Environmental Plan. Inoltre, già nel 2008, Yamaha Motor Racing, l’organizzazione che si occupa della gestione del MotoGP, aveva avviato il progetto Environment, Health & Safety con l’obiettivo di migliorare le condizioni di lavoro e diffondere una maggiore attenzione per le problematiche ambientali. Nel 2010, Yamaha Factory Racing è stato il primo team MotoGP a ottenere la certificazione ambientale ISO 14001. Infine, in ottica di sostenibilità ambientale, di condivisione delle tecnologie a minore impatto e di sensibilizzazione alla tematica, Yamaha collabora attivamente anche con la FIM, l’associazione IRTA (International Road Racing Team Association) e Dorna Sports. Un altro team particolarmente “verde” è quello di Pramac, che ormai da 10 anni partecipa al motomondiale come team satellite Ducati nella categoria MotoGP. Per promuovere al meglio il nuovo impegno dell’azienda verso le energie rinnovabili e il rispetto dell’ambiente, il Pramac Racing Team si è proposto dal 2010 come Green Energy Team, ovvero team ecologico impegnato nella riduzione dell’impatto ambientale, a dimostrazione che anche nel settore motociclistico molto si può fare per la sostenibilità. Partendo anche da semplici iniziative, quali, ad esempio, l’utilizzo di moto elettriche all’interno del paddock (caricate con pannelli solari e pale eoliche posizionate sui camion del team), il consumo di cibi e bevande prodotte in aziende certificate a

ridotta emissione di CO2, l’impiego di vernici ecologiche e detergenti biologici, il rifornimento dei camion sempre con eco-diesel, la raccolta differenziata in pista, l’utilizzo di sola carta riciclata. Accanto alle “piccole” iniziative, Pramac si è poi imposto con la creazione di Eco Hospitality, un veicolo a zero emissioni di CO2, autosufficiente nella produzione di elettricità grazie ai 70 m2 di pannelli solari Pramac Micromorph e a una tripala eolica disegnata da Philippe Starck. E passiamo ora alla sostenibilità delle strutture e degli impianti dedicati alle gare su due ruote. L'Autodromo Internazionale del Mugello, grazie alla collaborazione col Pramac Racing Team, ha scelto nel 2011 le energie rinnovabili. A copertura della tribuna principale dell’autodromo di proprietà Ferrari è stato installato un impianto fotovoltaico da 252 kWp. Il progetto, realizzato dalla Energy Resources, garantirà una produzione annua di circa 300.000 kWh, pari al 20% delle necessità complessive del circuito. Per l’installazione sono stati utilizzati 2016 moduli fotovoltaici Pramac (MCPH P7) e inver- ter Power One da 100 e 165 kWp. Inoltre, sui 2.911 m2 della tribuna sono state montate 18 file di moduli a film sottile con cornice della potenza di 125 kWp, per un totale di 2016 pannelli. Grazie a questo intervento l’autodromo risparmierà l’emissione di 211 tonnellate di CO2 annue e prosegue in un cammino intrapreso da tempo e che lo ha portato al conseguimento della certificazione di conformità alle norma ISO 14001. Infine, dato che la pista del Mugello si trova in un contesto paesaggistico naturale di estrema importanza, la Dire-

zione del Circuito ha deciso di utilizzare per la realizzazione delle Nuove Tribune dei materiali eco-attivi a impatto zero sull’ambiente circostante e che potessero anche contribuire all’abbattimento degli inquinanti e dei batteri. La scelta è caduta su ACTIVE Clean Air & Antibacterial CeramicTM, l’innovativa metodologia produttiva di Granitifiandre che, grazie al biossido di titanio (TiO2) presente sulle lastre in forma di particelle micrometriche, ha la capacità di ridurre sensibilmente gli inquinanti tossici prodotti. ACTIVE, infatti, oltre a una straordinaria attività battericida, è in grado di riportare i valori di inquinamento sotto la soglia dei 40 microg./m3 in poco più di 3 ore, come dimostrato dagli ultimi esiti successivi alle nuove prove effettuate dai ricercatori dell’Università degli Studi di Milano su lastre White Ground Active. In sostanza, la for nitura di oltre 4.000/m2 di ACTIVE Clean Air & Antibacterial CeramicTM ha portato al Mugello l’equivalente, in termini di riduzione di NOx, di oltre 1.200 alberi di grande fusto. A completamento della rassegna “eco” legata al settore moto, ecco il Circuit of The Americas di Austin, in Texas. Si tratta di una moderna struttura che ospita le più importanti gare automobilistiche statunitensi, tra cui la Formula 1 United States Grand PrixTM. Il circuito è degno di nota per aver intrapreso alcune iniziative sostenibili, quali: un sistema di spostamenti offsite effettuato tramite servizi di trasporto collettivi, un’area verde per la comunità, alcune misure per un efficiente utilizzo dell’acqua, la piantumazione di oltre 800 alberi, la promozione e l’organizzazione di gare per veicoli con carburanti alternativi. z

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PRIMO PIANO: BICI E GREEN

IL “GIRO”

LIFESTYLE QUANDO UNO STORICO EVENTO SPORTIVO COME IL GIRO DI ITALIA DIVENTA PRIMA DI TUTTO VEICOLO DI MESSAGGI SOCIALI, DIMOSTRANDO CHE INVESTIRE IN SOSTENIBILITÀ CONVIENE. SEMPRE.

B

ello, spettacolare, coinvolgente. il Giro d’Italia, quet’anno alla sua 96a edizione, continua a conquistare sportivi e non di tutto il mondo. Partito da Napoli il 4 maggio si è concluso a Brescia, dopo 3 settimane, con la vittoria del grande Vincenzo Nibali, protagonista, nella penultima tappa, di una gara indimenticabile sulle Tre Cime di Lavaredo a una temperatura quasi polare. In mezzo 21 tappe, pianificate su tutto il nostro bel Paese, con una piccola escursione all’estero, la scalata del Col du Galibier. La nascita del Giro risale al 1909, su un’idea del giornalista Tullio Morgagni per una corsa a tappe di ciclismo professionista su strada. Un’età che non dimostra, stando a guardare i dati che lo caratterizzano, ma soprattutto stando a guardare le sue capacità di grande evoluzione. Partito come gara sportiva, oggi il Giro d’Italia è anche questo. Ma prima di tutto è un brand, con una grande potenza di comunicazione, data dall’aver saputo creare una sorta di empatia con i propri sostenitori. Un gruppo di 12 milioni di Italiani che negli anni si sono affezionati al Giro, oltre che per lo sport per i valori che esso rappresenta. 52

Una forza comunicativa della quale gli organizzatori, quelli di RCS Sport, si sono ben resi conto e della quale hanno voluto approfittare non solo in termini commerciali ma prima di tutto sociali. La grande sfida del Giro, in questi ultimi anni, è infatti stata quella di affiancare ai messaggi sportivi, messaggi sociali, ambientali, civili. Per farlo si è avvalso anche del supporto di partner autorevoli e fidati nei loro rispettivi ambiti. Ad esempio Unicef. Un partner inizialmente diffidente ad affiancarsi a una realtà considerata prettamente commerciale, ma che ben presto ha invece potuto toccare con mano l’incredibile forza comunicativa del Giro. Una realtà che ha saputo veicolare i messaggi sociali più “scomodi” - quali ad esempio la mortalità infantile - anche presso un pubblico “nuovo”, al quale per tradizione, una realtà come il Fondo delle Nazioni Unite per l’infanzia - portatrice del messaggio - non avrebbe altrimenti avuto accesso. I risultati sono stati così sorprendenti che il Giro di Italia è, secondo solo dopo il Barcellona, l’unica società - e non persona fisica - ad essere stata eletta Ambasciatore Unicef.


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PRIMO PIANO: BICI E GREEN

BICI CHE PASSIONE! Poeti, santi, navigatori, cellulari-dipendenti e adesso, ancora, un popolo di ciclisti. Sarà anche colpa della crisi, ma in Italia, secondo una ricerca Nextplora, circolano 25 milioni di biciclette. Un bel dato, non c'è che dire, anche se usare le due ruote nelle nostre città può anche essere molto pericoloso. La nota dolente è sempre quella delle piste ciclabili: seppur in aumento sono poche e non sempre ben protette dal traffico dei veicoli. E comunque 3.200 chilometri di ciclabili sono sempre meno del 10% di quelle tedesche (35.000 Km), un quinto di quelle percorribili in Gran Bretagna, e di Olanda e Danimarca, veri e propri paradisi dei ciclisti, meglio non parlare. Ma nonostante il percorso a ostacoli, gli italiani hanno ormai riscoperto la passione per la bicicletta: citybike, unisex o da corsa, se ne vendono sempre di più. Nel 2012, secondo i dati di Confindustria Ancma (Associazione nazionale ciclo motociclo e accessori), ne sono state vendute oltre 2 milioni, con un incremento di oltre 200 mila pezzi rispetto al 2011. Per il secondo anno consecutivo quindi, in Italia si vendono più bici che auto (1,7 milioni nel 2011 e nel 2012 i dati sono in netto calo). Le più richieste sono le citybike, seguite dai modelli pratici e resistenti, un po' come quelli messi a disposizione dei bike-sharing. Bici da corsa e mountain bike sono preferite soprattutto per il tempo libero. La riscoperta della bicicletta in tempi di magra passa però anche dalla rigenerazione delle vecchie bici che giacciono in cantina, che secondo Confindustria Ancma sarebbero oltre 32 milioni. Dunque sempre più italiani lasciano a casa l'auto e inforcano i pedali, attratti da una forma di mobilità tanto antica quanto sostenibile. Secondo una ricerca della FIAB (Federazione italiana amici della bicicletta) la scelta delle due ruote viene fatta a beneficio della salute (67%), dell'ambiente (58%) e... per evitare problemi di parcheggio (46%)! La bici infatti si usa molto per andare al lavoro e per girare in città facendo le commissioni. Città che sono prevalentemente nel Nord-Ovest, ma le regioni con i ciclisti più contenti sono Trentino Alto Adige ed Emilia Romagna, mentre la Lombardia è ancora abbastanza indietro. Al centro-sud, Puglia e Marche sono le regioni che dimostrano più voglia di cambiare verso la mobilità sostenibile e tentano di facilitare gli spostamenti dei ciclisti.

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Ma il Giro è anche un evento che pensa alla salute, in particolare all’importanza della prevenzione maschile - spesso sottovalutata - argomento per il quale ha contributo a supportare la Fondazione Veronesi nell’attività di sensibilizzazione. E pensa anche all’educazione civile, che deve essere affrontata, per essere efficace, con i più piccoli. Così ecco che da 11 anni il Giro entra nelle scuole per spiegare ai bambini che lo sport ha numerosi benefici, ma questi devono essere inseriti, come in un perfetto puzzle, in un contesto di vita altrettanto edificante. Dunque sensibilizzazione alla giusta alimentazione, al rispetto dell’ambiente, alla mobilità consapevole. In tutto ciò non dimentichiamo lo stretto legame che il Giro ha anche con il territorio. Le tappe vengono decise in estate e comunicate in autunno. Spesso, però, possono accadere imprevisti, che comportano, anche all’ultimo, modifiche del percorso. Citiamo ad esempio il terremoto in Abruzzo, le alluvioni in Liguria, gli incendi nel Gargano o, quest’anno, il maltempo del Passo dello Stelvio. Territori che il Giro si trova costretto a “saltare” per forze maggiori, ma dei quali non si dimentica. E ci ritorna, negli anni successivi, per portare giornate di svago e gioia ma anche

per richiamare l’attenzione dei media, spesso a memoria corta, sulla disgrazia di cui quel territorio è stato vittima. Come è successo nel Giro 2013, ad esempio, con una tappa nel Vajont, proprio a 50 anni dall’enorme disgrazia che lo colpì. Il Giro d’Italia, insomma, prima ancora che campione di sport è campione di stile di vita. Proponendo attenzione per il sociale e l’ambiente, ma anche per la qualità della nostra vita. L’indotto portato dal Giro si estende infatti anche a chi non si occupa di sport direttamente. Prendiamo il caso di Napoli, città dalla quale ha preso il via la 96a edizione. Ebbene è bastata la notizia per far quintuplicare, in città, la vendita delle biciclette. Con grande soddisfazione di molti cittadini che hanno notato come, l’inforcare la bici lasciando l’auto nel box, consentisse di risparmiare circa 400 euro al mese. Ma il lifestyle proposto dal Giro è anche una testimonianza di come investire in sostenibilità convenga. Una vita più salutare, infatti, comporta minori costi sanitari, promuovendo una mobilità sostenibile rispetto a una tradizionale che inquina. Comporta una migliore qualità della vita per chi la applica e per chi gli sta vicino. Facendo un esempio in scala, basti pensare ai benefici derivati dallo sforzo che il Giro ha fatto per ottimizzare la logistica e i trasporti durante l’evento. Benefici in termini di riduzione dei costi di tutta l’organizzazione, dei trasporti necessari e dunque diminuzione dei costi di carburante e di emissioni. Miglioramento delle condizioni di gara, a vantaggio degli atleti ma anche di tutti gli organizzatori. Il tutto a conferma che investire nella sostenibilità è sempre un grande affare. z

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PRIMO PIANO: BICI E GREEN

L’IRRESISTIBILE ASCESA DELLA

BICICLETTA

SE POTESSIMO AVVALERCI DI ANTICHI FILMATI E POTESSIMO QUINDI CONFRONTARE, ANCHE SENZA SCENDERE NEI PARTICOLARI, LE PEDALATE DEI GUERRA E DEI BINDA PRIMA, DEI COPPI E DEI BARTALI, DEI MERCKX E DEGLI INDURAIN POI, CON GLI ATTUALI "MISSILI" CAVALCATI DA TOM BOONEN, GILBERT, CONTADOR E VINCENZO NIBALI, PER CITARE QUATTRO STELLE DEI PEDALI, CI RENDEREMMO IMMEDIATAMENTE CONTO DELLA SORPRENDENTE RIVOLUZIONE TECNOLOGICA CHE HA RIGUARDATO IL MONDO DELLA BICICLETTA.

Intervista a Marco Genovese, ingegnere della Wilier Triestina 56


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esistente e quindi pesante, costruita per strade infernali, sconnesse e polverose e per uomini duri che si misuravano soprattutto nella capacità strenua di sopportare la fatica, la biMentre ci da corsa nasce come le bici del passato erano insignificante variaziofiglie dell'intuito di corridori e costruttori, adesso c'è un intero ne della bici di tutti i giorni. Nel tempo, sistema che si muove dalla poi, avvalendosi progettazione fino alla dell’esperienza dei regolazione spesso millesimale campioni, della scodi strumenti che aiutano perta di nuovi materiagli atleti a migliorare le li e del lavoro sperimenloro prestazioni. tale di tecnici e ingegneri è diventata una "macchina" con la quale si potrebbe anche andare... sulla Luna! Ma non c'è da stupirsi più di tanto se il tempo ha dato anche al ciclismo la stura a una delle tante rivoluzioni tecnologiche delle quali l'uomo oggi può usufruire. Insomma, mentre le bici del passato erano figlie dell'intuito di corridori e costruttori, adesso c'è un intero sistema che si muove dalla progettazione fino alla regolazione spesso millesimale di strumenti che aiutano gli atleti

a migliorare le loro prestazioni. Frazioni impensabili di tempo oggi stanno alla base di una vittoria o di un insignificante terzo o quarto posto. Ma non è tutto: su questo mondo di professionisti super specializzati galleggia oggi un mercato fiorentissimo di ciclisti della domenica che vogliono la maglia del campione, le sue scarpette, i suoi occhiali ma soprattutto la sua bici, costi quello che costi. Ecco perché, se una volta esistevano poche case che fabbricavano i "gioielli" per i campioni, oggi fra industria e artigiani di singolare prestigio il mondo del "velocipede" è praticamente sconfinato. In una delle fabbriche più antiche e rinomate, la Wilier Triestina di Rossano Veneto in provincia di Vicenza, l'ingegner Marco Genovese ci ha fatto il punto sulla "galassia bicicletta".

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PRIMO PIANO: BICI E GREEN

Come sono cambiati i materiali per le bici da corsa e i sistemi per costruirle? Nel mondo dei telai tutto è nato quando abbiamo cominciato a usare i materiali compositi. Nuovo know-how, nuova progettazione e uno sviluppo molto accelerato. In passato le scelte venivano fatte su base artigianale: l'esperienza e null'altro suggeriva come saldare i tubi fra loro, la lunghezza, l'ampiezza degli angoli. Ora invece cosa

Usiamo sistemi di accade? calcolo che permettono Per prima cosa di prendere un oggetto dobbiamo satridimensionale, di suddividerlo pere se la bici in un’infinitesimale quantità di che andiaelementi più piccoli e calcolare mo a progettare sercome questi si scambiano virà per un le sollecitazioni della percorso strastrada e dell'uomo. dale, per la corsa di un giorno o per una sequenza di tappe come il Giro d'Italia o il Tour de France, ovvero se servirà per la pista o per una cronometro. Le forme geometriche del telaio devono giocoforza cambiare per poter dare alla pedalata la possibilità di esprimersi al meglio. I materiali usati sono in prevalenza le fibre di carbonio con rinforzi per i compositi (di questi ultimi ne esistono un'infinità). Se si deve poi procedere su territori inesplorati, i tempi di

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IMQ NOTIZIE n. 98

progettazione si decuplicano e occorre interrogarsi con sistemi di Fem, Finite Element Method, un calcolo che permette di prendere un oggetto tridimensionale, di suddividerlo in un’infinitesimale quantità di elementi più piccoli e calcolare come questi si scambiano le sollecitazioni della strada e dell'uomo. Un metodo abbastanza oneroso ma, fortunatamente, con i mezzi di oggi si possono ottenere riIn passato c’è stato sultati assai interesil periodo delle nano santi. Questi eletecnologie ma è stata menti vengono solo una fase di moda. analizzati attraAl momento non sono in verso cromatodell’atleta e alla volontà corso grosse rivoluzioni. grafie, ovvero codel costruttore. Il risultaSe ci saranno lorazioni sul modelto ottenuto non sarà un cambiamenti li vedremo prodotto con il 30% di resilo, che indicano i tra parecchi anni. "punti sensibili" cui destenza aerodinamica in meno dicare maggiore attenzione ma anche una piccola riprima della fase produttiva. duzione in gare di un’ora può fare la differenza! In sostanza, È il tipo di stampo che decide il maavere un mezzo performanteriale o viceversa? te che porti via un joule al Sulla base dell’esperienza pregressa si scechilometro di energia dissiglie di disegnare un telaio che abbia le pata è molto importante. geometrie più attinenti al nostro scopo. Una volta terminata questa fase si proceUna volta i telai erano de a un piano di deliminazione, un protomolto diversi da quelli collo che le persone che realizzano la bici attuali, oggi si ha e i componenti devono seguire. Una voll’impressione ta terminato si effettua una verifica strutdi avere biciturale, di rigidità o flessione e via discorclette molto rendo. In base ai test poi si può decidere se ci sono delle migliorie da apportare e, di conseguenza, se eseguire un secondo iter del processo. Nell’ipotesi che alcuni aspetti siano da approfondire si ricorre ancora una volta al Fem che potrebbe essere utile anche per l’aspetto aerodinamico sul quale lavorano gli ingegneri aeronautici. Chiaramente i nostri modelli devono avere portanza pari a zero, neutri. Il trucco è quello di ottimizzare al meglio i profili in base ai regolamenti della Uci (Unione Ciclistica Internazionale), alle caratteristiche

più piccole costruite con materiali poco elastici, è corretto? Il telaio è l’elemento di congiunzione tra i componenti che permettono la costruzione della bicicletta e l’uomo. Un 50% è dettato dall’ergonomia e un 50% dalla telaistica, intesa come funzionamento della bicicletta. I telai più piccoli sono legati al cambio di posizione dell’atleta. Basta pensare che i componenti non sono mutati visto che ad esempio le ruote sono sempre di 28 pollici. A cambiare è stata l’ergonomia. È cambiato anche il modo di pedalare passando dalla potenza all’agilità? In linea di massima ho notato che è cambiato il modo di stare in sella. Per questo i telai sono più lunghi e più bassi, per poter portare l’atleta a una migliore posizione aerodinamica possibile. Da un lato bisogna tenere conto dei limiti imposti dall’Uci mentre dall’altro si cerca di “deformare” l’atleta per migliorare l’aerodinamica. Possiamo quindi dire che lo slooping (telaio col tubo orizzontale non parallelo al terreno) ha portato a telai più piccoli e più performanti. Quale sarà il futuro dei materiali dal carbonio in poi? Io sono un ingegnere dei materiali e penso che al momento le tecnologie siano consolidate da 5/6 anni su materiali compositi a matrice polimerica e matrici lunghe. Oggi prendono piede tecnologie che riprendono uno standard classico: la fibra di carbonio ha avuto successo ed è stata usata in quasi tutti gli elementi della bici e su questo non vedo possibili cambiamenti. In passato c’è stato il periodo delle nano tecnologie ma è stata solo una fase di moda. Al momento non sono in corso grosse rivoluzioni, se ci saranno le potremo vedere tra parecchi anni. z

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PRIMO PIANO: MARATONA SOSTENIBILE

PRIMI IN SO

PRIMO EVENTO SPORTIVO ITALIANO A OTTENERE “RESPORT”, LA CERTIFICAZIONE 60


IMQ NOTIZIE n. 98

OSTENIBILITÀ

E PRIMA MARATONA IN EUROPA MADE IN USA PER LA SOSTENIBILITÀ 61


PRIMO PIANO: MARATONA SOSTENIBILE

L

a posta in gioco non era delle più semplici. Anzi. Perché quando si parla di un evento di ampia portata, estesa anche a livello internazionale, come la Milano City Marathon, i soggetti e le componenti in gioco sono davvero molti. E invece quelli di RCS Sport, gli organizzatori della competizione milanese, ce l’hanno fatta. Nove mesi di dedizione e impegno per arrivare a quello che oggi è un prestigioso traguardo: l’ottenimento, primo evento sportivo in Italia e prima maratona in Europa, dell’autorevole ReSport, la certificazione made in USA rilasciata dal Council for Responsible Sport, relativa alla sostenibilità ambientale e sociale degli eventi sportivi. Una certificazione strutturata su 4 livelli - Certified, Silver, Gold e Evergreen, a seconda dei punteggi ottenuti in termini di sostenibilità, efficientamento energetico, rispetto dell’ambiente, rispetto sociale - che all’estero è già stata ottenuta da numerose manifestazioni. Solo per citarne alcune: Big Sur Marathon, Bank of America Chicago Marathon, Nike Marathon, Men’s and Women’s Olympic Trials Marathon, 40th Annual Chevron Houston Marathon, Aramco Houston Half Marathon, El Paso Corporation 5K, ABB Team Challenge, AJC. Competizioni di tutti i tipi e le misure, a cominciare da quelle più piccole, di contesto universitario, con poche centinaia di atleti, fino a eventi con oltre 55.000 agonisti quale la AJC Peachtree Road Race di Atlanta. Ora, finalmente, un grande risultato anche da parte dell’Italia, grazie alla maratona meneghina.

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1.RIFIUTI

I 9 FRONTI DI AZIONE

2. CLIMA ED ENERGIA 3. APPALTI E ACQUISTI 4. IMPATTO SULLA COMU NITÀ 5. STILE DI VITA SALUTA RE 6. COINVOLGIMENTO COMUNITÀ

7. INTEGRAZIONE 8. INNOVAZIONE 9. SPAZI EXPO E

INDOOR

Un traguardo raggiunto con nove mesi di lavoro, come dicevamo, che hanno visto impegnati gli organizzatori su 9 fronti: rifiuti, clima ed energia, appalti e acquisti, impatto sulla comunità, stile di vita salutare, coinvolgimento della comunità, integrazione, innovazione, spazi espositivi e sponsor. 9 ambiti per i quali il gruppo di lavoro della RCS Sport, guidato e supportato in questa impresa da IMQ, ha dovuto porre in essere più di 40 iniziative allo scopo di ottenere i crediti necessari per ottenere la certificazione e guadagnarsi, alla sua prima prova, il “Silver level”.


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PRIMO PIANO: MARATONA SOSTENIBILE

REPORTAGE

MCM13

PIROVANO DI IMQ (AL CENTRO) CONSEGNA

IL CERTIFICATO A TRABUIO (MCM) E DE SALVO

(RCS SPORT)

ALCUNE DELLE 40 AZIONI REALIZZATE PER OTTENERE LA RESPORT No paper! L’iscrizione alla MCM 2013 è stata resa disponibile solo on line. In questo modo è stato possibile eliminare tutta la carta e i form cartacei altrimenti necessari per la partecipazione. Magliette a discrezione. Ovvero la possibilità per i partecipanti, al momento dell’iscrizione, di indicare la propria volontà di non ricevere la maglietta e la medaglia ufficiale dell’evento, consentendo in questo modo di evita-

DIETRO LE QUINTE DI UN GRANDE EVENTO Andrea Trabuio, Direttore della SuisseGas Milano City Marathon

re sprechi nella realizzazione del materiale e di ridurre le emissioni altrimenti necessarie per la produzione. Via gli imballaggi e no al polistirolo. Per le magliette ufficiali è stato richiesto ai produttori di non fare uso di buste e imballaggi. In generale ai fornitori è stato richiesto di non fare uso di polistirolo, in modo da evitare l’utilizzo di sostanze inquinanti. L’arredamento riciclato. Archi, gonfiabili, stendardi, transenne e “arredamenti” distribuiti lungo il percorso del-

A capo dell’immensa macchina organizzativa della maratona meneghina c’è lui, Andrea Trabuio. Volto ben conosciuto nel mondo sportivo, apprezzato per le sue doti di “nocchiere”, sempre pronto ad affrontare anche la più ambiziosa delle sfide ma soprattutto temprato a risolvere tutti gli imprevisti che, si sa, in un evento come la maratona sono all’ordine del giorno. “Quella della sostenibilità era una sfida che non potevamo non affrontare” ha dichiarato Trabuio. “Importante per noi, per gli atleti, per la collettività, per il territorio, per gli sponsor e per tutti coloro che con noi hanno collaborato alla buona riuscita di questo evento. Ci tengo anche a sottoli-

la maratona sono stati recuperati dalle precedenti manifestazioni o noleggiati e personalizzati con il logo dei nuovi sponsor. No car! Il 7 aprile, giorno dell’evento, la città di Milano è rimasta chiusa al traffico. Cittadini e atleti sono stati sensibilizzati all’uso di mezzi pubblici (agli atleti è stato consegnato un biglietto ATM valido per tutto il giorno) o dei sistemi di bikesharing.

neare come il ruolo di IMQ sia stato fondamentale. Nel guidarci nell’interpretazione e nell’applicazione del protocollo di certificazione, nell’individuare le iniziative utili per guadagnare i crediti necessari ai fini della certificazione, nell’attivare i contatti necessari per creare coinvolgimento e valorizzare il network di relazioni indispensabili per l’efficacia dei progetti di sostenibilità ambientale e sociale. Sempre IMQ si è occupato anche dei calcoli relativi alla carbon e alla water footprint dell’evento. Il tutto in una collaborazione che ci ha portato, primo evento sportivo in Italia e prima Maratona in Europa, a un grande risultato”.


IMQ NOTIZIE n. 98

Riciclaggio e rottamazione. All’interno del Marathon Village è stato organizzato un sistema di raccolta delle vecchie scarpe da corsa. Grazie allo schema messo a punto da Esosport, il raccolto è stato opportunatamente smembrato, recuperando il materiale utile per la produzione di pavimenti in gomma per parchi gioco o materiale per il fondo di piste di atletica. Raccolta differenziata e compostaggio. Sensibilizzare atleti e simpatizzanti a rispettare l’ambiente anche durante la corsa. Con questo obiettivo, all’interno del Marathon Village sono stati distribuiti i bidoni per la raccolta differenziata: plastica, carta e perfino l’umido per il compostaggio. Ugualmente lungo il percorso, in prossimità dei punti di ristoro, nei passaggi di cambio testimone e naturalmente all’arrivo. Il proposito è stato quello di provare a raccogliere separatamente plastica (quelle delle bottigliette di acqua), carta, umido (la new entry milanese, ideale per i torsoli di mele e le bucce di arancia), indifferenziato e, non ultimo, anche le spugne utilizzate per rinfrescare gli atleti in modo da poterle recuperare e riciclare. Meno emissioni con il sistema “deposita o scambia”. Un’idea semplice, come lo sono molte delle idee più geniali. L’obiettivo è stato quello di ridurre le emissioni generate dai trasporti dei sacchi gara degli staffettisti. Così è stato richiesto a frazionisti di voler depositare personalmente, la sera precedente o prima della gara, la propria sacca per

il cambio al punto di arrivo oppure di consegnarla al proprio compagno di squadra della frazione successiva. Insieme ad AMSA sempre più green. La pulizia delle strade post maratona è stata affidata a AMSA che ha offerto un grosso contributo anche in termini di sostenibilità. Anzitutto condividendo l’iniziativa della raccolta differenziata anche durante la gara, poi perché per la pulizia delle strade sono stati utilizzati solo mezzi ecologici, infine per i numerosi bagni mobili con caratteristiche “green” (che riducono al minimo la tossicità delle acque nere) messi a disposizione. Marathon village: green e social. Molta attenzione è stata poi dedicata al Marathon Village organizzato in uno degli edifici più “eco” d’Europa (il Palazzo della Regione di Milano) alimentato a fonti rinnovabili e dotato di sistemi di raccolta dell’acqua piovana. All’interno del Village, oltre agli accorgimenti per la raccolta differenziata prima descritti, sono stati organizzati degli eventi di formazione, coinvolgimento e informazione dei cittadini sulle tematiche ambientali e sociali. Tra questi si segnala l’installazione di APA, una nuova tecnologia per l’abbattimento delle polveri sottili, le esibizioni di tango con la possibilità di partecipazioni di tutti i presenti, gli incontri con gli esperti dell’Enervit nutrition center per un’alimentazione sana ed equilibrata, nonché gli stand riservati alle onlus per la raccolta fondi a scopo benefico.

(Centro Universitario Sportivo) di Milano per la partecipazione di staffette non competitive composte da studenti, docenti e dipendenti delle Università Milanesi. Con il concorso indetto presso gli studenti della Nuova Accademia di Belle Arti di Milano (NABA) per un poster celebrativo della MCM. E, ancora, con il premio IMQ eight(gr)een rivolto al più giovane e alla più giovane maratoneta alla loro prima competizione sportiva.

TROFEO IMQ “EIGHT(GR)EEN” Per valorizzare i giovanissimi che hanno partecipato alla Milano City Marathon, IMQ ha assegnato il trofeo IMQ “eight(GR)een” ai due atleti più giovani che hanno tagliato il traguardo. Il trofeo, una scultura sensoriale riproducente un piede stilizzato, ottenuta per mezzo della fusione di vetri recuperati dagli scarti di lavorazione delle vetrerie, realizzata dall’artista Adam Cinquanta noto per le sue opere di vetro recuperato, riciclato e riciclabile, è stato assegnato a Marius Kipserem e Claire Lelièvre. Marius, ventiquattrenne di nazionalità etiope, oltre ad essere stato il più veloce tra i corridori più giovani, è anche stato il terzo classificato della competizione meneghina; Claire, francese, classe 1992, giovane studentessa, di madre italiana e attualmente nel nostro Paese per motivi di studio, era alla sua prima maratona.

Spazio ai giovani e alle Università milanesi. Con la collaborazione con CUS

MCM Awards 2013: Giancarlo Zappa, consegna il premio IMQ eight(GR)een 65


Non buttiamo via niente. Un accordo con la cooperativa sociale In-Presa ha consentito di poter donare tutti gli alimenti commestibili non distribuiti. Carbon footprint e water footprint alla prova della bilancia. Quante sono state le tonnellate di gas ad effetto serra emesse dall’organizzazione della maratona meneghina e quanti i litri di acqua consumati? A seguito dei calcoli eseguiti da IMQ sappiano che le tonnellate di GHG prodotte il 7 aprile (giorno della gara) sono state 26, mentre quelle emesse dai partecipanti (atleti+organizzatori) per raggiungere il luogo della gara 1.088. Per quanto riguarda i litri di acqua consumati - necessari per beveraggi, spugnaggi, docce, toilette ecologiche, pulizia della strada - questi sono stati 165.584. Numeri ricercati non certo per amore di statistica ma ai fini di un’informazione concreta riguardo gli impatti dell’evento sull’ambiente e il clima, in ottica sia di compensazione delle emissioni, sia di miglioramento dei comportamenti nelle edizioni future.

Emissioni gas effetto serra

26 t organizzazione

1.088 t travel

Acqua consumata

165.584 litri

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Neutralizzazione delle emissioni. L’impatto sull’ambiente delle 1.088 tonnellate prodotte dagli spostamenti di atleti e organizzatori è stato compensato al 50% con l’acquisto di crediti VER maturati da un progetto di efficienta-

mento idrico. Un impatto peraltro limitato dal fatto che il 7 aprile, giorno di svolgimento della competizione sportiva, ricorreva una delle “Domeniche a spasso”, ovvero una delle giornate volute dal Comune con il blocco del traffico.


IMQ NOTIZIE n. 98

CHE COS’È LA RESPORT E ALTRI SPUNTI “SOSTENIBILI” “ReSport” è un innovativo schema nato dal Council for Responsible Sport, pensato e testato da sportivi per la certificazione del singolo evento sportivo. Un modello che molto si differenzia dai sistemi di certificazione dell’organizzazione degli eventi già esistenti. Anzitutto per la customizzazione della certificazione, studiata appositamente per gli eventi sportivi e impostata sulle specifiche caratteristiche di ogni singolo evento. Per la sua strutturazione in 4 livelli (Certified, Silver, Gold, Evergreen), disposti in ordine crescente a seconda del numero di requisiticomportamenti sostenibili introdotti e rispettati. Quindi per l’iter certificativo che prevede una dichiarazione iniziale di intenti, nella quale vengono espressi gli obiettivi ambientali e di responsabilità sociale che si desiderano raggiungere in un determinato evento, seguita poi, il giorno dell’evento stesso, dal concreto riscontro dei traguardi ottenuti. Ma cosa implica la valutazione di questi parametri per l’organizzazione dell’evento, in termini di impegno concreto? Oltre agli esempi riportati nelle pagine precedenti e relativi alle case-history della Milano City Marathon, ecco altre iniziative che possono rivelarsi utili per il raggiungimento della certificazione: • Ove possibile, sostituire le tradizionali fonti di energia con le rinnovabili, come quelle provenienti da sole, vento etc. • Massimizzare la sostenibilità degli omaggi di gara ufficiali e del merchandising. • Accrescere le infrastrutture della comunità locale (legacy) • Favorire il coinvolgimento attivo della comunità ospitante sia nella pianificazione, sia nella partecipazione alla maratona. • Incoraggiare gli approcci e le idee che puntano sul miglioramento della sostenibilità dell’evento e che portano a soluzioni facilmente misurabili e verificabili.

Da Keith Peters

(Executive Director Council for Responsible Sport) 6 buoni

motivi per richiedere la ReSport Certification

• Perché è una garanzia di

impegno e trasparenza. • Perché offre l’opportunità di avviare

EVENTO NON SOSTENIBILE

EVENTO SOSTENIBILE

un circolo virtuoso dato dalla necessità di coinvolgere, nel cammino verso la sostenibilità, tutti gli stakeholders e i fornitori. • Perché offre l’opportunità di introdurre

delle migliorie nella comunità e nel territorio nei quali l’evento si svolge. • Perché la sostenibilità garantita è un

indice sempre più valutato dagli sponsor in termini economici. • Perché è un elemento distintivo

rispetto agli eventi non certificati. • Perché anche gli atleti sono

orientati sempre più verso la sostenibilità.

Vedi anche: www.imq.it/it/img/swf/sport.swf

and 67


PRIMO PIANO: MARATONA SOSTENIBILE

PRIMI. MA NON È FINITA QUI

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IMQ NOTIZIE n. 98

ALCUNI NUMERI Intervista a Lorenzo De Salvo Responsabile Business Development

Tutto è iniziato grazie a lui, Lorenzo De Salvo. Lo abbiamo incontrato un pomeriggio di settembre 2012, negli uffici della RCS Sport nella centralissima via San Marco a Milano. Gli abbiamo presentato la ReSport Certification, i suoi obiettivi, il percorso richiesto per poterla ottenere. Una manciata di minuti e aveva già deciso che quella certificazione sarebbe stata tra gli obiettivi dell’edizione 2013 della maratona meneghina organizzata dal suo gruppo. Da lì è partita tutta la macchina organizzativa. Un team numeroso e affiatato fatto di personale interno, ma anche di tanti, tantissimi partner e fornitori esterni e di un numero interminabile di progetti, che hanno saputo far correre su un’unica strada sport, sostenibilità e solidarietà. Ma vediamo con le parole del diretto interessato come è andata. Grazie a IMQ, anche in Italia è approdata la ReSport Certification e la MCM13 è stato il primo evento sportivo italiano e la prima maratona in Europa ad ottenerla. Come ci siete riusciti? Con tanto impegno e grazie al costante supporto di IMQ, di tutti i fornitori che ci hanno seguito in questa avventura e anche di tutti gli atleti che hanno condiviso alcune scelte effettuate in ottica green. Vi fermerete qui? Essere pioneri è sempre una grande soddisfazione. Continueremo a lavorare per migliorare la Milano City Marathon, ma cercheremo di portare alla certificazione anche altri eventi.

Quando una maratona può essere considerata "sostenibile"? Quando da un lato si rispetta l’ambiente e dall’altro non si producono sprechi. Guardando più da vicino alla SuisseGas Milano City Marathon, quali sono i punti di forza di questo evento e le novità dell'edizione 2013? Oltre all’aspetto sostenibilità, il punto di forza della SuisseGas Milano City Marathon è il percorso, uno dei più veloci non solo in Italia, che nel 2013 è stato ulteriormente migliorato con più servizi collaterali ai corridori. C’è poi da considerare anche la Relay Marathon, la staffetta collegata al Charity Program, il primo programma in Italia di questo tipo e che ha permesso di portare oltre 13.000 runners a correre a Milano, determinando così una crescita di oltre il 100% negli ultimi 3 anni. Un risultato senza dubbio importantissimo è stato poi quello di riconquistare, dopo anni, una Milano che per lungo tempo non ha apprezzato e amato la sua maratona. Altro fondamentale traguardo raggiunto è stato, inoltre, avere all’interno della maratona di Milano la seconda maratona a staffetta del Mondo. Numeri e curiosità della Milano City Marathon: può dirci qualcosa? Nel 2013 abbiamo registrato oltre 13.000 runners presenti, 2.100 staffette, più di 141 charity collegate all’evento, 1 villaggio expo aperto per ben 3 giorni con 40 stand dei partner, 8 band sul percorso, diretta televisiva di oltre 2 ore e più di 100 uscite tra La Gazzetta

600.000

dello Sport, giornali e siti di settore anche internazionali. L'atleta cecoslovacco Emil Zatopek ha detto: "Se vuoi correre un miglio, corri un miglio. Se vuoi vivere un'altra vita, corri una maratona". Per lei cosa significa partecipare a una maratona? Vuol dire condividere un’esperienza unica, vuole dire sacrificio e tenacia. Vuol dire ingaggiare una sfida con se stessi, allenarsi per raggiungere un obiettivo sia personale sia di gruppo e questo aspetto rappresenta una delle cose più belle che ci possano essere. Qualche cenno su RCS Sport: quando nasce, come opera e su quali discipline principali punta? RCS Sport nasce formalmente nel 1989, come braccio operativo e organizzativo degli eventi della Gazzetta dello Sport. Per quanto riguarda le discipline: il ciclismo professionistico rimane il nostro core business, ma va coLa grandezza munque sotdella MCM non è tolineato soltanto nei suoi numeri, che negli nella mastodontica ultimi 12 organizzazione, ma è anni RCS anche e soprattutto nella Sport è capacità di far correre su diventata un’unica strada sport, una sport business insostenibilità e dustry operatisolidarietà. va su diversi sport tra cui il calcio, il Basket, il Golf e, naturalmente, il Running. z

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PRIMO PIANO: SPORT E CERTIFICAZIONI

LE CERTIFICAZIONI AMICHE DELLA SOSTENIBILITÀ NON SONO A DISPOSIZIONE SOLO DEGLI EVENTI SPORTIVI E DEI LORO ORGANIZZATORI. PER TUTTI GLI ATTORI DELLO SPORT SYSTEM, CHE SIANO PRODUTTORI DI APPARECCHIATURE, GESTORI DI IMPIANTI, COSTRUTTORI DI EDIFICI, TEAM O PRODUTTORI DI ABBIGLIAMENTO E CALZATURE, SONO NUMEROSE LE STRADE CERTIFICATE CON LE QUALI È POSSIBILE DARE EVIDENZA DELLA PROPRIA SENSIBILITÀ AMBIENTALE. VEDIAMONE ALCUNE.

ALTRE CERTIFICAZIONI

PER LO SPORT DICHIARAZIONE AMBIENTALE DI PRODOTTO (EPD - Environmental Product Declaration) è uno schema di certificazione volontaria, nato in Svezia ma di valenza internazionale. Si tratta di un documento che garantisce che tutto il ciclo di vita del prodotto (o servizio), è stato analizzato e il suo impatto ambientale misurato lungo tutto il suo ciclo di vita (LCA-Life Cycle Assessment): dalla sua concezione, la sua fabbricazione e utilizzazione, fino al termine della sua vita utile e al relativo smaltimento. L’EPD permette quindi di comunicare informazioni oggettive, confrontabili e credibili relative alla prestazione ambientale di prodotti e servizi, anche se non fornisce criteri di valutazione o livelli minimi di prestazione da rispettare.

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MARCHIO ECOLABEL (Regolamento CE n. 66/2010) è il marchio europeo di qualità ecologica, che attesta che il prodotto sul quale è applicato ha dimostrato, almeno in una fase del suo ciclo di vita (produzione, imballaggio, distribuzione, utilizzo e smaltimento), una riduzione significativa del suo impatto ambientale. Questa certificazione è attualmente presente su 24 categorie di prodotti (tra le quali carta, detersivi, scarpe, vernici, alcuni elettrodomestici, mobili in legno) e due di servizi (strutture ricettive e campeggi). Per essere incluso nel sistema, un gruppo di prodotti o servizi deve soddisfare le seguenti condizioni: includere beni di largo consumo (ovvero deve rappresentare un volume di vendite o

scambi significativo a livello di mercato); comportare, almeno in una fase del ciclo di vita, impatti ambientali significativi; presentare un significativo potenziale di miglioramento, dal punto di vista ambientale, rispetto ad altri prodotti simili (deve esserci, quindi, confrontabilità). In Italia l’organo competente per il rilascio del marchio è il Comitato Ecolabel ed Ecoaudit, mentre la verifica del rispetto dei requisiti è affidata all’ISPRA.

CALCOLO E CERTIFICAZIONE DELLA CARBON FOOTPRINT La Carbon Footprint (letteralmente, "impronta di carbonio") è l'ammontare dell'emissione di CO2 attribuibile ad un prodotto, un'organizzazione o un individuo. Viene così misurato l'impatto che tali emissioni hanno sui cambiamenti climatici di origine antropica. La Carbon Footprint è


IMQ NOTIZIE n. 98

espressa in termini di kg di CO2e (CO2 equivalente). Il calcolo e la certificazione della Carbon Footprint effettuati da un ente terzo garantiscono che l’impatto dichiarato dall’azienda corrisponde al vero.

tà, e ne ricerchi sistematicamente il miglioramento in modo coerente, efficace e soprattutto sostenibile. CSQ-ECO rappresenta la certificazione del sistema di gestione ambientale rilasciata da IMQ.

CERTIFICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELL’ENERGIA MARCHIO IMQ-ECO Relativo alle asserzioni ambientali di prodotto è un marchio volontario, rilasciato da IMQ. Indica che una o più specifiche asserzioni ambientali dichiarate dal produttore (riguardanti ad esempio la composizione, la biodegradabilità, il consumo d'acqua o d'energia, la riciclabilità) riguardo a un determinato prodotto, corrispondono al vero, sono misurabili e vengono mantenute nel tempo. Le caratteristiche certificate sono indicate nel dettaglio sull’etichetta che accompagna il prodotto.

Certificazione volontaria basata sulla norma ISO 50001 che sollecita lo sviluppo di una politica energetica che consideri, tramite la comparazione e l’analisi dei consumi, informazioni utili per mettere in pratica piani di monitoraggio dell’efficienza energetica. CSQEnergy rappresenta la certificazione dei sistemi di gestione dell’energia rilasciata da IMQ.

CERTIFICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE DELLA RESPONSABILITÀ SOCIALE CERTIFICAZIONE EMAS Regolamento valido a livello europeo che riguarda l'adesione volontaria delle organizzazioni a un sistema comunitario di ecogestione e audit. L'obiettivo di EMAS consiste nel promuovere miglioramenti continui delle prestazioni ambientali delle organizzazioni anche mediante: l'introduzione e l'attuazione da parte delle organizzazioni di un sistema di gestione ambientale; l'informazione sulle prestazioni ambientali e un dialogo aperto con il pubblico e altri soggetti interessati anche attraverso la pubblicazione di una dichiarazione ambientale.

Nell’ambito delle certificazioni della responsabilità sociale, la sigla SA 8000 (Social Accountability) identifica uno standard internazionale di certificazione redatto dal CEPAA (Council of Economical Priorities Accreditation Agency) volto a certificare alcuni aspetti della gestione aziendale attinenti alla responsabilità sociale d'impresa: il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei lavoratori, la tutela contro lo sfruttamento dei minori, le garanzie di sicurezza e salubrità sul posto di lavoro. La norma ha lo scopo di migliorare le condizioni lavorative a livello mondiale e soprattutto permette di definire uno standard verificabile da Enti di Certificazione. PER

QUANTO RIGUARDA LE CERTIFICAZIONI RILA-

SCIATE A STRUTTURE E IMPIANTI SEGNALIAMO:

CERTIFICAZIONE DEL SISTEMA DI GESTIONE AMBIENTALE (SGA) Certificazione volontaria basata sulla norma ISO 14001 che garantisce che l'organizzazione certificata ha un sistema di gestione adeguato a tenere sotto controllo gli impatti ambientali delle proprie attivi-

LEED - LEADERSHIP IN ENERGY AND ENVIRONMENTAL ®

Per quanto riguarda gli edifici, citiamo la

LEED® - Leadership in Energy and Environmental, un sistema di certificazione indipendente che stabilisce precisi criteri di progettazione e realizzazione di edifici salubri, energeticamente efficienti e a impatto ambientale contenuto. Il sistema di classificazione LEED affronta sette aree principali: sostenibilità del sito; gestione efficiente delle acque; energia e atmosfera; materiali e risorse; qualità degli ambienti interni; innovazione nella progettazione. z

I SERVIZI IMQ PER LO SPORT SERVIZI PER ORGANIZZAZIONI E TEAM

• Certificazione sistemi di gestione aziendale ISO 9001 • Certificazione sistemi di gestione ambientale ISO 14001 • Certificazione sistemi di gestione energia ISO 50001 • Certificazione responsabilità sociale SA 8000 • Certificazione salute e sicurezza nei luoghi di lavoro BS OHSAS 18001 • EMAS (IMQ è Verificatore Accreditato n. IT-V-0017 per la verifica e la convalida delle Dichiarazioni Ambientali)

SERVIZI PER IMPIANTI E STRUTTURE

• Verifica conformità impianti elettrici e di sollevamento • Certificazione energetica degli edifici • Certificazione acustica • Misure campi elettromagnetici • Certificazione QIS HEPA 10001 (CONI-FMSI)

SERVIZI PER I PRODOTTI

• Certificazione conformità materiale da installazione (in particolare elettrico) e prodotti da costruzione • Certificazione conformità attrezzature sportive • Certificazione delle asserzioni ambientali di prodotto - IMQ-Eco

SERVIZI PER LA SOSTENIBILITÀ • • • •

Inventario GHG (gas ad effetto serra) Carbon Footprint LCA - Studio di Life Cycle Assessment Quantificazione e compensazione emissioni CO2

SERVIZI PER EVENTI E COMPETIZIONI SPORTIVE

• Quantificazione e compensazione emissioni CO2 • Rilascio ReSport Certification 71


PRIMO PIANO: SPORT E SICUREZZA DELLE FOLLE

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O D N E A L L U O Q F O E T L L EN A D M I A V S O S M A P IN

LA

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IMQ NOTIZIE n. 98

FORSE NON TUTTI SANNO CHE È POSSIBILE PREVEDERE IL COMPORTAMENTO DI VASTI FLUSSI DI PERSONE IN MOVIMENTO PER POTER MEGLIO GESTIRE L’AFFOLLAMENTO E, DI CONSEGUENZA, LA SICUREZZA DI LUOGHI SPESSO CAOTICI COME STADI, METROPOLITANE, LUOGHI DI CULTO. E PROBABILMENTE POCHI SANNO CHE IL NOSTRO PAESE È CULLA DI UN CENTRO D’ECCELLENZA CHE DA ALCUNI ANNI SI OCCUPA PROPRIO DI QUESTO.

Intervista al Prof. Giuseppe Vizzari del CSAI (Complex Systems and Artificial Intelligence Research Centre) dell’Università di Milano Bicocca e al dott. Mizar Luca Federici di Crowdyxity S.r.l., spin-off dello stesso Ateneo.

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i “comportamento delle folle” il Centro di ricerca CSAI (Complex Systems & Artificial Intelligence) dell’Università di Milano Bicocca ha iniziato a parlarne già nel 2005, avviando un percorso che ha portato al progetto “Crowdyxity” (divenuto una realtà commerciale nel 2010 sotto forma di spin-off universitario) grazie a delle ricerche su come prevedere il comportamento delle folle in luoghi caotici, ricorrendo a strumenti computazionali avanzati e a modelli psicologici, sociologici e antropologici. Studi fondamentali, se si pensa alle numerose vittime di gravi incidenti avvenuti in situazioni di forte caos. Come ci spiegano, nell’intervista che segue, il Prof. Vizzari del CSAI e il dott. Federici di Crowdyxity, si tratta di situazioni di pericolo che possono essere prevenute

basandosi su scenari possibili nei quali simulare l’atteggiamento dei pedoni. Lo studio del comportamento dinamico delle folle è un tema cruciale che abbraccia svariati argomenti: da quelli di grande portata internazionale come il terrorismo, le catastrofi naturali ed ecologiche e i piani di evacuazione, a quelli su minore scala come i trasporti pubblici, la gestione di eventi e la pianificazione urbanistica. Al CSAI il merito di avere iniziato ad approfondirlo. Come nasce l’esigenza di studiare il comportamento della folla? La progettazione di diversi tipi di strutture, dai corridoi o dalle uscite di sicurezza di un edificio fino all’intero sistema dei trasporti su scala urbana o regionale, può beneficiare di strumenti utili a simularne le prestazioni, date 73


PRIMO PIANO: SPORT E SICUREZZA DELLE FOLLE

latori di pedoni e folle, specifiche assunzioni relative una volta opportunaalle condizioni di utilizzo A Milano mente calibrati e e ai comportamenti di abbiamo fatto circolare su validati (anche chi le popolerà. viale Fulvio Testi e sulla grazie appunto Si riscontra quindi Tangenziale est, in fasce orarie di ai precedenti un crescente intetraffico a media-alta densità, sette esperimenti), resse nei modelli e nelle tecnologie auto equipaggiate con nuove tecnologie sono però dei wireless in grado di suggerire ai veri e propri lache supportano la conducenti uno stile di guida che può boratori "in silirealizzazione di simulazioni, in particoridurre i consumi e consentire una co" (ovvero con simulazioni inforlare nell'area dei tramigliore gestione matiche tramite alsporti, della logistica, ma del traffico. gortimi matematici ndr) anche della sicurezza in siper l'analisi di fenomeni di tuazioni di evacuazione. L’interesse in questo tipo di simulazioni, che affollamento anche su scala relativamente larga (appunto a livello di edifibadano principalmente a verificare ci, stazioni ferroviarie o della metropol’aspetto operativo delle strutture, è motivato dal fatto che esse possono litana, con modelli comportamentali piuttosto sofisticati, oppure aree anche contribuire attivamente alla progettazione di ambienti sicuri ed efficienti, te- più grandi ma con modelli maggiornendo conto delle abitudini e dei com- mente semplificati). Questi scenari più ampi vengono validati, ove possibile, portamenti umani. con dati sui flussi pedonali ottenuti traCom’è possibile riprodurre in la- mite conteggi nelle strutture analizzaboratorio i movimenti della folla te. I disegni e la struttura dell’ambienche si sposta in occasione di te sono i “dati” dai quali si comincia a grandi eventi o anche semplice- costruire la simulazione. La logica della mente in prossimità di una sta- struttura deve ovviamente essere ben compresa, assieme alle funzionalità zione metro? Tipicamente si possono riprodurre "in operative degli spazi che ne costituivitro", ovvero in situazioni sperimenta- scono l’ambiente (per esempio la porli e controllate che coinvolgano effetti- tata dei tornelli, i cicli degli ascensori, la vamente delle persone, solo dinamiche capacità delle scale mobili, le eventuali su scala ridotta e quindi con numeri strategie di crowd management in uso, piuttosto contenuti. I modelli e i simu- gli orari di afflusso e deflusso). Inoltre

IL CSAI E I SUOI STUDI L’attività di ricerca del centro CSAI (www.csai.disco.unimib.it) dell’Università di Milano-Bicocca si svolge all’interno di un network internazionale di competenze multidisciplinari volto a raggruppare esperti del panorama scientifico attuale sul tema dello studio, modellazione e simulazione di dinamiche di folle e pedoni. Il principale progetto di ricerca in cui il centro è attualmente coinvolto riguarda la progettazione e realizzazione di strumenti innovativi per il supporto alla gestione di uno degli eventi di aggregazione col74

lettiva di maggiori dimensioni a livello internazionale: il pellegrinaggio che annualmente si svolge alla Mecca, al quale ogni mussulmano almeno una volta nella propria vita partecipa. Al progetto CRYSTALS (http://www.csai.disco.unimib.it/CSAI/CRYSTALS/) collaborano: ricercatori dell’Università di Milano Bicocca (con competenze di crowd modelling and simulation ma anche provenienti da discipline umanistiche ed esperti nel campo dello studio etnografico) con l’obiettivo di sviluppare strumenti di modellazione che tengano in considerazione la presenza di gruppi di individui; il Centre of Research Excellence in Hajj and Omrah (Hajjcore) dell’Università di Umm Al-Qura (Makkah, Arabia Saudita, http://www.hajjcore.com/), direttamente interessato ai risultati della ricerca sulla ge-

devono essere acquisiti i dati sui flussi di persone; se questi dati non sono disponibili occorre organizzare una “survey” (un rilevamento che in genere è un conteggio). L’acquisizione dei dati precede la loro successiva organizzazione in matrici di origine/destinazione che sono poi usate per “informare” il modello base nel processo di validazione. La validazione consiste nel verificare che il modello replichi le dinamiche di movimento esistenti in realtà e i dati. Poi, ovviamente, occorre costruire la simulazione, processo spesso lungo. Quando il modello base è validato, cioè quando replica i fenomeni osservati, allora si costruiscono scenari alternativi che prevedono variazioni a livello strutturale, fino ad arrivare a sovrappopolare le strutture per eseguire i test sui cosiddetti worst-case scenario, che di solito non sono osservabili nella realtà. Quali benefici possiamo trarre dallo studio del comportamento della folla in movimento? I benefici per i progettisti sono essenzialmente legati alla possibilità di avere una plausibile previsione delle prestazioni degli ambienti che stanno disegnando qualora fossero popolati da un certo numero di pedoni aventi determinate caratteristiche, a volte anche immaginando situazioni di sovraffollamento. Questa possibilità è molto utile per valutare quanto il design realizza-

stione della folla di pellegrini e che contribuisce con competenze di tipo esperienziale e dati relativi al pellegrinaggio, con particolare riferimento alla nuovissima linea ferroviaria Mashaer progettata e realizzata nel 2010; il Research Center for Advanced Science and Technology dell’Università di Tokyo, con competenze su metodi originali per la raccolta e l’analisi automatica di dati da immagini video in situazioni ad altissima densità e sullo sviluppo di esperimenti condotti in ambiente controllato per la modellazione del comportamento dinamico dei gruppi di individui. Per quanto riguarda invece lo studio del comportamento in situazioni d’emergenza e condizioni di panico, il CSAI collabora con ricercatori d’eccellenza nel panorama internazionale che sviluppano ricerche


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to sia soggetto a possibili situazioni di congestione o densità potenzialmente problematiche come formazioni di code o, in generale, a situazioni non desiderabili. Altri dati che possono essere ricavati dalle simulazioni sono tempi di trasferimento, di attesa, i ritardi ai tornelli, i tempi di evacuazione, la dimensione delle code, le densità, l’utilizzazione dello spazio ma anche quello che viene chiamato “costo sociale”, che rappresenta un'aggregazione dei tempi spesi da ogni pedone che entra nella simulazione in una determinata struttura. Quest'ultimo è utilizzato soprattutto per comparare l’efficienza di due schemi alternativi, in particolare nell’ambito di stazioni di transito. Ci racconta l’esperimento dell’EXIT Project dello scorso maggio? L’EX-IT Project rientra nell’attività di ricerca intrapresa dall’Università di Tokyo e Honda, che hanno scelto il CSAI come partner scientifico e Milano come primo territorio reale di verifica. Per l’esperimento abbiamo fatto circolare su viale Fulvio Testi e sulla Tangenziale est, in fasce orarie di traffico a mediaalta densità, sette auto equipaggiate con nuove tecnologie wireless in grado di suggerire ai conducenti uno stile di guida che può ridurre i consumi e consentire una migliore gestione del traffico. Uno dei fattori più influenti sul consu-

mo di carburante nei percorsi urbani o extra urbani a media-alta densità sono i comportamenti iper reattivi con continue accelerazioni e frenate, il peggiore per i consumi ma anche istintivo e naturale in presenza di ingorghi o code a tratti. L’esperimento ha avuto il duplice scopo di valutare il vantaggio di un comportamento di guida “virtuoso” (che riduce accelerazioni e frenate) in termini di risparmio energetico e che possa favorire una migliore gestione del traffico e di verificare il funzionamento dei dispositivi che suggeriscono questo stile di guida. La raccolta di dati provenienti da un ambito reale è molto importante per calibrare l’elaborazione di modelli scientifici da applicare a sistemi complessi con interazioni umane e sociali. Attualmente su cosa si concentrano i vostri studi e progetti? La collaborazione di un Centro di Ricerca e di uno spin-off universitario permette di organizzare attività di ricerca che possano portare ad attività di trasferimento tecnologico e tesaurizzazione dei risultati di ricerca in termini di prodotti e servizi. Stiamo quindi lavorando sia su aspetti di ricerca e sia su progetti commerciali. Nell’ambito degli studi stiamo cercando di estendere l’espressività dei modelli computazionali per abbracciare anche aspetti cognitivi ed emotivi (ad

esempio le percezioni avanzate rispetto alla segnaletica o i diversi legami di gruppo). Questo è sicuramente un lavoro a lungo termine, dato che non è semplice investigare le tecniche e le sperimentazioni più mirate per quantificare comportamenti psicologici e sociali che normalmente sono descritti solo in modo qualitativo. Inoltre le innovazioni introdotte devono preservare alcune proprietà desiderabili dei modelli attuali ed è quindi necessario adottare una strategia di piccole innovazioni, da validare opportunamente con dati empirici, che non è facile raccogliere. Siamo interessati anche allo studio delle dinamiche di interazione tra pedoni e veicoli, dinamiche che hanno anche una forte componente culturale. Sul fronte invece dei progetti stiamo partecipando a proposte per progetti europei ma anche collaborando con aziende per studi di valutazione, specialmente nell’ambito dei trasporti, di proposte di strutture. Per questo settore ci avvaliamo anche dell’utilizzo di strumenti commerciali consolidati, che spesso sono richiesti dal mercato e che, in quell’ambito, costituiscono una pratica consolidata per il supporto di architetti e ingegneri per la progettazione e valutazione della funzionalità operativa di proposte specifiche. z

orientate a sopperire alle problematiche legate a questo tipo di studio: prima fra tutte l’impossibilità di raccogliere dati in ambiente controllato. Ne sono esempi gli studi condotti per l’analisi di situazioni di emergenza con il coinvolgimento diretto dei sopravvissuti agli eventi, e gli studi orientati al trasferimento di risultati dell’etologia sul comportamento animale per mettere a punto dei modelli nel settore del crowd management.

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PRIMO PIANO: SPORT E ROBOTICA

SE LO INCONTRATE IN UNA FIERA, MAGARI DEDICATA ALLO SPORT, E VI RENDETE CONTO CHE VI LEGGE PERFETTAMENTE NEL PENSIERO, NON PREOCCUPATEVI, NON È UN ALIENO SENSITIVO. È “SOLO” UN ROBOT PROGRAMMATO PER INTERPRETARE I VOSTRI MOVIMENTI E INTERLOQUIRE CON VOI DI CONSEGUENZA. QUELLO CHE ABBIAMO CONOSCIUTO NOI SI CHIAMA E-2 ED È UN ROBOT CON MOLTE POTENZIALITÀ, NATO NELLA FUCINA DEL POLITECNICO DI MILANO, IN PARTICOLARE NELL’ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND ROBOTICS LABORATORY, A CONFERMA CHE LA ROBOTICA È DAVVERO UN AMBITO NEL QUALE IL NOSTRO PAESE ECCELLE. Intervista con il Prof. Andrea Bonarini, coordinatore dell’Artificial Intelligence and Robotics Laboratory del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano.

THE ROBOT P

MENTALIST

rima di conoscere da vicino E2, partiamo dal contesto generale. Quale è la situazione della ricerca nel settore della robotica in Italia? È meglio di quanto si potrebbe pensare! A livello industriale, la robotica si è sviluppata a supporto dell’industria manifatturiera, che in Italia è molto forte; in produzione attualmente abbiamo dei 76

robot piuttosto sofisticati, realizzati non solo per le grandi aziende, come le case automobilistiche, ma anche dalle piccole imprese che hanno bisogno di supporti robotici, ad esempio, per scaricare i camion o spostare delle lastre di vetro molto pesanti. Per quanto riguarda la ricerca, in Italia abbiamo diversi centri, di cui alcuni anche alcuni molto grossi e finanziati direttamente dallo

Stato, che sono rinomati esempi di eccellenza: a parte il Politecnico di Milano, ricordo l’Istituto Italiano di Tecnologia di Genova, impegnato tra l'altro anche nello sviluppo di robot, e la Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa. Nel contesto internazionale, siamo tra i leader del settore. I ricercatori italiani continuano ad essere apprezzati e lo dimostra il fatto che per due volte di se-


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guito, negli ultimi dieci anni, a dirigere l’IEEE Robotics Society (la principale associazione di robotica) sono stati due italiani. E anche la proposta robotica avanzata per il grande progetto europeo “Future and Emerging Technologies (FET) Flagships” era guidata da un italiano, Paolo Dario. Passiamo ora a conoscere E-2 E-2 è un robot che abbiamo presentato nel 2009. Il suo scopo è quello di contattare le persone in ambito fieristico e di cercare di convincerle ad andare allo stand. Nel 2009 era solo in grado di parlare e fare delle espressioni con il viso. Ma in questi 3 anni è cresciuto molto. La sua dizione si è raffinata, è diventato più interattivo e soprattutto, grazie al sensore Kinect, è in grado di riconoscere e interpretare gesti inconsci delle persone a cui si rivolge per capire se sono interessate o meno a quanto viene detto loro. Lo studio della gestualità non sta avanzando alla velocità con cui vorremmo, dato che non abbiamo ancora risorse per questo progetto e procediamo solo grazie a studenti tesisti. Che utilità potrebbe avere un robot che riconosce la gestualità delle persone? Noi lo abbiamo pensato per le fiere, i centri commerciali o gli eventi, anche sportivi, con grande afflusso di persone. “Vestendolo”, in maniera curiosa, potrebbe diventare un elemento di attrazione dei visitatori. A lui si potrebbe affidare il servizio di accoglienza e l’indirizzamento verso gli spazi espositivi. Mi spiego meglio. Il lavoro che stiamo portando avanti è la realizzazione di robot che siano in grado di riconoscere le persone (cosa che è già possibile fare anche con sensori di largo consumo come il Kinect, usato nei videogiochi), parlare usando delle frasi pre-confezionate, e capire quello che le persone dicono. In quest’ultimo ambito i risultati sono quasi accettabili, ma solo quando le persone parlano con microfono o in ambiente neutro. Ben diverso è un ambiente affollato e rumoroso come una fiera. Ma è proprio su questo che stiamo migliorando, cercando di lavorare

sull’interpretazione dei gesti. A seconda della gestualità del suo interlocutore stiamo facendo in modo che il robot capisca se la persona con la quale sta interagendo è interessata o meno e agisca di conseguenza. Programmando una risposta di saluto nel caso l’interlocutore non sia interessato o, al contrario, un invito ad andare allo stand se invece la persona è interessata facendo in modo che poi il robot l’accompagni alla destinazione. Passiamo ora allo sport: che funzione ha e potrà avere la robotica? Attualmente esistono tanti margini di collaborazione tra robotica e sport. Si pensi prima di tutto ai robot che svolgono in autonomia delle attività sportive, per il momento solo nell’ambito di competizioni tra robot, ma con lo scopo di giungere a competere con giocatori umani, obiettivo, ad esempio, dell'iniziativa mondiale Robocup per quanto riguarda il calcio: per ora i robot giocano tra di loro, ma esistono già dei robot in grado di parare i rigori tirati da umani; in qualche dimostrazione ab-

biamo visto robot calciatori che riescono a mettere in difficoltà anche giocatori umani e potrebbero tornare utili per sviluppare strategie o anche solo fare allenamento. Ci sono poi dei robot in grado di giocare a ping pong e altri che hanno imparato dai campioni del mondo a giocare a calcio balilla e sono in grado di competere a quel livello. Per quanto riguarda il supporto allo sport ci sono diverse possibilità: si pensi ai robot che aiutano negli allenamenti come macchine da fitness che permettono un’interazione attiva con la persona, si adattano e addirittura permettono di correggere un movimento e quindi di migliorarlo. Esprimenti di questo tipo sono stati fatti, ad esempio, nel campo di alcune arti marziali. Poi c’è il versante della riabilitazione, cui è dedicata una branca della robotica, con i robot che supportano nel fare del movimento passivo, assistito. In alcuni casi possono anche sostituire un terapista in carne ed ossa, aspetti importante, ad esempio, per esercizi di riabilitazione lunghi e faticosi. z

L’ARTIFICIAL INTELLIGENCE AND ROBOTICS LABORATORY DEL POLITECNICO DI MILANO

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Il laboratorio del Dipartimento di Elettronica e Informazione del Politecnico di Milano, del quale il prof. Bonarini è coordinatore, è stato fondato nel 1973 da Marco Somalvico, a sostegno delle attività di ricerca e di insegnamento di docenti, studenti e ricercatori nei campi della Intelligenza Artificiale, Robotica e Visione Artificiale. In particolare, le attività dell’AIRLab riguardano: > La progettazione e lo sviluppo di robot autonomi per servizi, legati all’intrattenimento, all’esplorazione, all’edutainment e alla riabilitazione. La creazione di robot bio-mimetici e umanoidi. L’analisi e l’interpretazione di dati sensoriali e multi-sensoriali. L’analisi intelligente di dati, tra cui i bio-segnali. La realizzazione di agenti e sistemi autonomi applicabili nei campi della negoziazione automatizzata, della gestione museale, dell'interpretazione dei dati sensoriali, dell'esplorazione e del funzionamento in ambienti sconosciuti, del supporto alle funzioni del corpo umano, del monitoraggio ambientale. L’implementazione di modelli di comunicazione. La creazione di interfacce uomo-macchina intelligenti L’apprendimento automatico. E-Science e bioinformatica Lo studio del design per videogame e robogame. 77


STORIE DI QUALITÀ: ROADRUNNERFOOT ENGINEERING

STORIA DI ROADRUNNERFOOT ENGINEERING, UN’ECCELLENZA TUTTA ITALIANA. PARTITA IL 22 DICEMBRE 1993, QUANDO LO STERZO DELL’AUTO DI DANIELE BONACINI SI BLOCCA IN CURVA E IL GUARD-RAIL GLI TRANCIA LA GAMBA DESTRA, SOTTO IL GINOCCHIO. UNA MANCIATA DI MINUTI CHE HA CAMBIATO LA VITA DI UN UOMO E IL SUO APPROCCIO ALLO SPORT, MA FORSE, ANCORA PRIMA, ALLA VITA. GRAZIE A UNA PRIMA PROTESI PROFESSIONALE NEL 1998, BONACINI PASSA DALLE CORSE AMATORIALI ALLE GARE AGONISTICHE, IN UNA CARRIERA CHE LO HA PORTATO FINO ALLE PARALIMPIADI DI ATENE DOVE, TRA DISABILI PROVENIENTI DA TUTTO IL MONDO, È NATA LA SUA GRANDE IDEA IMPRENDITORIALE: METTERE SPORT E TECNOLOGIA AL SERVIZIO DELLE PERSONE CON DISABILITÀ FISICHE. IL RISULTATO? UN ESEMPIO DI ECCELLENZA, PREMIATO LO SCORSO DICEMBRE ANCHE CON L’ONORIFICENZA DI COMMENDATORE DELL'ORDINE AL MERITO DELLA REPUBBLICA ITALIANA. Intervista all’Ing. Daniele Bonacini Il Presidente Giorgio Napolitano durante la consegna dell' Onorificenza di Commendatore dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana all'Ing. Daniele Bonacini in occasione della Giornata Internazionale delle persone con Disabilità.


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IL “COMMENDATORE”

CHE METTE

LE ALI I

l concetto di sostenibilità è ormai trasversale e sempre più legato a doppio filo a tutto ciò che ruota attorno al mondo dello sport. Spesso si parla anche di mentalità sostenibile: un modus di pensare e agire che si ispira ai valori etici dello sport e a tutto ciò che è passione, costanza, spirito di sacrificio, gioco di squadra, rispetto dell’altro e dei suoi limiti. Questo stile di vita, Daniele Bonacini, Amministratore Delegato della Roadrunnerfoot Engineering (www.roadrunnerfoot.com), lo ha trasformato nella mission della sua azienda, specializzata in costruzione di protesi con materiali tecnologicamente avanzati e dai costi altamente competitivi, per tutelare il diritto alla salute e allo sport dei soggetti disabili. Dalle attività svolte alle iniziative di sensibilizzazione, dalla gestione della catena di fornitura alla scelta dei produttori di materiali e dei servizi da erogare, il motto della Roadrunnerfoot è “alta tecnologia accessibile all’utenza”. I sacrifici fatti in una vita di sport e le non poche difficoltà da superare hanno temprato lo spirito e il carattere dell’ing. Bonacini, che oggi rappresenta un esempio

vincente di dedizione alla ricerca e allo sviluppo di nuove tecnologie e materiali per la produzione di protesi innovative, che tutti possono acquistare e indossare per una vita migliore. A che età si è avvicinato allo sport e come ha cambiato la sua vita? Potrei dire che pratico sport da sempre! Dal pallone al tennis al surf arrivando alla corsa, ho vissuto sulla mia pelle emozioni fortissime grazie alle discipline più diverse. La svolta è però arrivata nel '93: a seguito di un incidente stradale mi è stata amputata la gamba destra sotto al ginocchio ma grazie all'aiuto di una protesi ho ricominciato a camminare e ho ripreso a fare sport. Con una differenza sostanziale: prima del 1993 ero uno "sportivo amatoriale", dopo mi sono affacciato all'agonismo, partecipando così a quattro mondiali, tre europei e alle Paralimpiadi di Atene 2004. Spesso si sente parlare di disabilità sportiva e obiettivi etico-sociali legati allo sport. Vuole darci una chiave di lettura? Parlando di disabilità sportiva, mi preme 79


STORIE DI QUALITÀ: ROADRUNNERFOOT ENGINEERING

Azienda specializzata in costruzione di protesi con materiali tecnologicamente avanzati e dai costi altamente competitivi, per tutelare il diritto alla salute e allo sport dei soggetti disabili.

WALKING FOOT MP® PIEDE IN FIBRA DI CARBONIO PER TUTTI I LIVELLI DI ATTIVITÀ innanzitutto puntare l'accento su un aspetto, ovvero il gap esistente tra cultura europea, da una parte, e cultura angloamericana, dall'altra, nel senso che in Europa e in Italia in particolare, essendoci per fortuna pochi atleti amputati, automaticamente altrettanto pochi sono i movimenti e le associazioni che difendono i diritti degli atleti disabili, molto più ascoltati e tutelati Oltreoceano e nel Nord Europa, laddove la stessa pratica sportiva è decisamente più sostenibile. Sulla scorta di questa situazione, obiettivi etico-sociali fondamentali per il nostro Paese dovrebbero essere la massiccia sensibilizzazione alla difesa dei diritti delle disabilità sportive, la creazione di programmi governativi per ausili gratuiti e la creazione di convenzioni ad hoc per disabili. La Roadrunnerfoot Engineering è un'eccellenza nel nostro Paese in quanto unica realtà italiana a produrre protesi non solo per camminare ma anche per correre. Ci vuole spiegare meglio come opera e quali sono i suoi obiettivi? La mission della Roadrunnerfoot, nata nel 2007, è tutelare il diritto alla salute e 80

allo sport dei soggetti disabili, fornendo prodotti dall'elevato standard qualitativo, altamente prestazionali, fabbricati con materiali innovativi e sempre sottoposti a rigorosi controlli durante tutto il ciclo produttivo. Tutti i nostri prodotti sono certificati e prodotti nel nostro Paese, rendendoci la prima azienda italiana che progetta, produce e vende ausili per disabili, tra cui soprattutto componenti per protesi ortopediche. Il nostro è un immenso sforzo ingegneristico-industriale a totale supporto di un grande obiettivo: abbattere i costi di vendita delle protesi per garantire a noi un minimo "margine etico" di guadagno e a chiunque di acquistare senza troppi sforzi economici i prodotti di cui necessita. Ci poniamo, pertanto, come alternativa sia ai semplici rivenditori di prodotti stranieri sia alle filiali di grandi produttori esteri che, a causa dei ricarichi degli intermediari a cui si appoggiano, hanno prezzi elevatissimi. La costante collaborazione con Associazioni non profit e simili ci aiuta inoltre a promuovere progetti sostenibili e replicabili. Tra le nostre principali attività ci sono la donazione di ausili, la ricerca insieme ad aziende di settore per ottenere una di-

minuzione dei costi e dei prezzi a favore dell'utenza, la sensibilizzazione delle istituzioni verso il tema della disabilità e l'informazione all'utenza circa i propri diritti, gli ausili e i centri di riabilitazione. Tutte attività ben spiegate dal vostro motto che rappresenta anche la vostra mission: "rendere la tecnologia accessibile all'utenza". Quali sono le strade seguite per rendere tutto ciò possibile? Dietro la Roadrunnerfoot c'è una precisa idea imprenditoriale. Noi come Roadrunnerfoot ricerchiamo l'aiuto di sponsor per ottenere finanziamenti oppure doniamo direttamente la protesi a titolo gratuito in casi davvero difficili sul piano economico, ma eccezionali sotto il profilo del talento sportivo. Tendiamo, inoltre, a collaborare con tecnici ortopedici di comprovata esperienza e bravura, attraverso i quali promuovere missioni internazionali che da un lato portino business e dall'altro modelli di lavoro che questi stessi tecnici, per periodi di tempo circoscritti, possano replicare a titolo gratuito in Paesi disagiati e con alta richiesta di protesi per disabili.


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Se dovesse pensare a uno dei più grandi successi ottenuti sino ad ora con la Roadrunnerfoot, cosa le viene in mente? In questi anni ho davvero avuto moltissime soddisfazioni grazie ad attività portate avanti a livello mondiale e ci aspettano tanti altri successi in relazione a nuovi progetti che stiamo promuovendo, dall'Africa al Medio Oriente. Attualmente sono legato in particolar modo a due diversi 'momenti'. Mi riferisco all'iniziativa solidale di Haiti dove, a partire dal 2010, successivamente al terremoto che colpì tragicamente la popolazione locale, abbiamo avviato un laboratorio ortopedico. Nell'arco di soli 6 mesi abbiamo fornito inizialmente 300 kit di emergenza per bambini e, in due anni, siamo arrivati a 700 protesi: una gioia senza eguali. Dall'altro lato, proprio nel 2012, è stata assolutamente sorprendente la Maratona di Milano, organizzata nel mese di aprile e

alla quale siamo riusciti a far partecipare tre atleti africani disabili, grazie alle protesi che abbiamo donato. Più di così non avrei potuto desiderare! Parlando del binomio sport-sostenibilità, quali valori secondo lei sono da tenere ben presenti? Ritengo fondamentali il rispetto e la lealtà. Vedo, inoltre, nella passione il miglior trampolino di lancio per qualsiasi attività sportiva e sono convinto che ogni pratica sportiva abbia in sé uno spirito aggregante ad altissimo potenziale. Credo anche, in generale, che uno sport possa essere sostenibile se concepito innanzitutto come un diritto e se ci si adopera, in maniera onesta e determinata, affinché la tecnologia e i suoi progressi siano accessibili alla collettività tutta. Instancabile nelle numerose iniziative che promuove e sostiene, lei è anche il co-fondatore dell'organizzazione internazionale no profit You Able. Di cosa si tratta?

You Able (www.youable.org) è un'associazione senza fini di lucro, nata alla fine del 2012, con l'obiettivo di tutelare la salute degli individui disabili, sia in Italia che all'estero. In totale siamo sei soci fondatori e ciò che ci accomuna è l'essere tutti impegnati in quest'ambito da diverso tempo. I principi fondamentali ai quali ci ispiriamo sono il diritto alla salute e il diritto ad avere gli ausili necessari per condurre una vita indipendente, a prescindere dalle condizioni sociali ed economiche della persona. In questo panorama s’inserisce perfettamente la pratica sportiva intesa come strumento fondamentale nella riabilitazione e nel recupero di una vita autonoma. Non a caso, per promuoverci stiamo percorrendo diverse strade tra le quali rientrano progetti mirati di riabilitazione, attività di formazione per tecnici e medici del settore, oltre che collaborazioni con fondazioni, aziende, ONG e associazioni di medici e tecnici della riabilitazione. C'è uno spirito giusto con cui approcciarsi alle discipline sportive e superare eventuali difficoltà come quelle che lei stesso ha vissuto? Non esiste, in realtà, uno spirito giusto o sbagliato. Quello che conta è dedicarsi allo sport che si è scelto di praticare con passione, dedizione e correttezza avendo sempre ben presente il fatto che ogni disciplina sportiva può essere fonte inesauribile di gratificazioni e al tempo stesso un mezzo attraverso cui crescere, confrontarsi con gli altri, mettersi ogni giorno alla prova e ogni giorno provare a superare i propri limiti. Violeta Parra cantava "Grazie alla vita che mi ha dato tanto". E lei, per cosa ringrazierebbe lo sport? A onor del vero, devo dire innanzitutto che da quando ho avuto l'incidente, il bilancio è assolutamente positivo e anzi, ho avuto più di quello che ho perso sotto tutti i punti di vista. Lo sport mi ha permesso di esprimermi e di fare ciò che in fondo mi piace. Piuttosto, ho una speranza: che il nostro Paese possa aprirsi sempre più a tematiche, come quella della sostenibilità sportiva ad esempio, che sono ancora poco considerate e mal valorizzate. z 81


STORIE DI QUALITÀ: ECOZEMA

DAL BUCATO ALLE

OLIMPIADI DI LONDRA STORIA DI ECCELLENZA ITALIANA. MA ANCHE STORIA DI TENACIA E PASSIONE. DI UN’AZIENDA CHE DALLA PRODUZIONE DI MOLLETTE DI LEGNO PER IL BUCATO HA SAPUTO REINVENTARSI E RINNOVARSI FINO AD APPRODARE SULLE TAVOLE DELLE OLIMPIADI DI LONDRA COME FORNITORE UFFICIALE. IL SEGRETO? UNA PROPOSTA SOSTENIBILE: POSATE BIO-DEGRADABILI A RIDOTTO IMPATTO AMBIENTALE, LE PRIME AL MONDO AD ESSERE RICONOSCIUTE COME COMPOSTABILI. 82


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Intervista ad Armido Marana, Amministratore Delegato di EcoZema

D

alla produzione di grandi pinze in legno per l’industria della concia verso gli inizi del ‘900 alla nascita del marchio Zema negli anni ’70, sino all’utilizzo di plastiche riciclate dal 2010. Quali sono i segreti del successo di una fabbrica come la Schio che si è reinventata sotto il segno della sostenibilità? Non credo esista un segreto particolare. Le aziende sono fatte di persone e sono le intuizioni di queste ultime che generano le giuste idee e le strategie da seguire. A volte si devono fare dei passi indietro e altre dei salti in avanti. Nel caso della nostra azienda direi che si è compreso in tempo che un’epoca stava finendo e ciò ha permesso di investire in nuove strade da percorrere. Queste ultime, poi, sono il risultato della formazione culturale delle persone.

un raddoppio del fatturato in pochi anni con un trend assolutamente positivo in questo momento di crisi. Se la EcoZema non fosse stata a Schio, l’operosa terza Italia storica, sarebbe stata in grado di reinventarsi nello stesso modo? Essere a Schio facilita molto: è il luogo ideale per le nuove idee. Nel raggio di 20 km si può trovare tutto ciò che serve. Importante è anche lo spirito che alimenta gli imprenditori della zona, da sempre abituati a lavorare in rete e mettere le proprie competenze a disposizione per nuovi progetti. Fondamentali sono comunque le persone. Il 2010 ha rappresentato un anno di svolta per voi grazie alla nascita dei prodotti Re-Zema: può illustrarcene i punti di forza? Come siete arrivati a un cambiamento così radicale di produzione? Re-ZEMA nasce come conseguenza della linea EcoZema. La produzione di prodotti com-

postabili è diventata predominante rispetto alle produzioni storiche e così abbiamo pensato di ridare una nuova spinta alle nostre mollette realizzandole con gli stessi concetti di sostenibilità. Abbiamo ottenuto la certificazione di produttori di plastica di seconda vita e abbiamo iniziato a proporre ai nostri clienti dei prodotti con un ridotto impatto ambientale, realizzati con plastica proveniente dalla raccolta differenziata e in questo modo abbiamo evitato di utilizzare materie prime derivanti da risorse non rinnovabili. Ogni azienda ha la sua mission. La vostra quale è? Quello che ci sta più a cuore è creare prodotti di qualità, rispettosi dell’ambiente e socialmente sostenibili. Il fiore all’occhiello della EcoZema è l’eco-sostenibilità. Quando un prodotto rispetta l’ambiente e può essere considerato eticamente sostenibile?

Quanto paga la sostenibilità (in termini di fatturato)? Per noi la scelta del percorso iniziato ha significato

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STORIE DI QUALITÀ: ECOZEMA

no poi da considerare anche altri parametri chimico-fisici che non devono cambiare dopo la degradazione del materiale in studio: pH, contenuto salino, solidi volatili, azoto, fosforo, magnesio, potassio. Si tratta di una norma che rappresenta un vero e proprio punto di riferimento per i produttori di materiali, le autorità pubbliche, i compostatori e i consumatori. Come e perché il compostaggio aiuta l’ambiente? Il fatto di smaltire le stoviglie monouso in compostaggio evita di conferirle in discarica o peggio di bruciarle. Ciò permette di risparmiare circa 30 kg di CO2 ogni 100 kg di rifiuti. Una volta ottenuto il compost si può usare come ammendante per il terreno aumentando in tal modo il contenuto di carbonio dello stesso. La sostenibilità di un prodotto è inversamente proporzionale al suo impatto ambientale, calcolato dalla sua progettazione fino al suo fine vita. Un prodotto inoltre diventa anche eticamente sostenibile se realizzato con i criteri della CSR, ovvero la responsabilità sociale delle imprese. Quali sono le caratteristiche dei prodotti della linea EcoZema in termini di high technology e materiali utilizzati? Abbiamo dovuto inventarci le attrezzature per la trasformazione dei biopolimeri e lo abbiamo fatto applicando le ultime tecnologie disponibili in termini di progettazione e lavorazione dei metalli. I materiali utilizzati appartengono alla famiglia delle bio-plastiche, nascente filiera industriale di cui l’Italia è considerata leader. Tra i vostri prodotti di punta rientrano le posate EcoZema che sono state le prime al mondo a ottenere la certificazione OK-Compost. Può spiegarci di cosa si tratta? Si tratta della certificazione Europea EN 13432, che definisce come devono essere i manufatti, e in quanto tempo si trasformeranno in Compost. 84

Bioplastiche è il terzo settore di inQuesta norma è vestimento in Europa, dopo enermolto importante in quanto biodegrada- gie e batterie. Per una volta l’Italia è leader nel zione, materiali biodegradabili, compostabilità mondo, eppure gli italiani sono ancora un po’ pigri nelle tematiche ecc. sono concetti molto comuni inerenti a ecologia, sostenibilità, ma caratteristiche che ancora troppo green. Cosa ne pensa? poco spesso si ritrovano in determinati E quali pensa possano essere evenprodotti. tuali spunti di stimolo per una La norma europea EN 13432 “Requisimaggiore sensibilizzazione su queti per imballaggi recuperabili mediante ste tematiche? compostaggio e biodegradazione Penso che dovremmo crederci di più. Schema di prova e criteri di valutazione Diventare consapevoli che potremo sviper l’accettazione finale degli imballagluppare una nuova filiera industriale, cagi”, recentemente adottata anche in pace di rappresentare il futuro e offrire Italia con la denominazione grandi opportunità UNI EN 13432, risolanche in termini ve questo probleUn prodotto occupazionali. ma definendo le diventa anche eticamente Potremo inoltre caratteristiche che sostenibile se realizzato con i sfruttare gli scarti un materiale deve criteri della CSR, ovvero la agricoli per propossedere per poresponsabilità sociale durre bio-plastiter essere definito delle imprese. che. Invece, c’è chi “compostabile". difende vecchie In particolare deve produzioni, ormai obsolete, che ci rengarantire la biodegradabilità, ossia la dono perdenti nei confronti dei giganconversione metabolica del materiale compostabile in anidride carbonica, la ti asiatici, oltre a renderci sempre più dipendenti dai produttori di petrolio. disintegrabilità, cioè la frammentazioPolitiche egoistiche, insomma, che dine e perdita di visibilità nel compost fifendono l’interesse di pochi a scapito nale, l’assenza di effetti negativi sul dell’interesse nazionale. Le leggi esistoprocesso di compostaggio e la presenno, basterebbe farle rispettare. za di bassi livelli di metalli pesanti. So-


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Basta uno stampo per creare un mercato: lo stampo di Zema e il mercato di mollette avviato a Quito. Si tratta di una piccola grande storia. Padre Adriano nasce a Schio e una volta presi i voti, negli anni ‘70, si reca a Quito, in Ecuador, per occuparsi dei bisognosi di quella città. La sua passione per la meccanica lo induce a organizzare una produzione di manufatti utilizzando le macchine dismesse dagli amici industriali di Schio. Anche la nostra azienda collabora cedendogli la prima pressa e alcuni stampi obsoleti. Lui approfitta della cosa per organizzare una scuola di meccanica. Insegna ai ragazzi di strada cos’è la meccanica riparando e modificando le nostre attrezzature, per poi iniziare a produrre. Oggi quella piccola attività degli anni ‘80, conta 1.200 studenti e svariate produzioni. Le posate EcoZema sono state scelte, inoltre, per il catering delle

Un giusto compromesso tra corrispondenza alla norma, funzionalità del prodotto e capacità produttiva. Olimpiadi di Londra: la sostenibilità ambientale ha incontrato la sostenibilità dello sport. Ci vuole raccontare quest’esperienza? Le grandi manifestazioni sportive devono essere a basso impatto ambientale e nel caso delle Olimpiadi di Londra gli organizzatori hanno deciso di applicare la norma EN 13432. Noi siamo risultati il giusto compromesso tra corrispondenza alla norma, funzionalità del prodotto e capacità produttiva. Secondo la vostra esperienza nel mondo dello sport, a che punto è la sostenibilità in questo ambito? Decisamente il settore sportivo rappresenta l’ambito in cui la sostenibilità si è

maggiormente sviluppata nel corso degli anni anche se c’è ancora molta strada da fare. Che importanza hanno la “rete”, il networking e le alleanze nel successo di EcoZema? Fondamentale il networking, senza ombra di dubbio. Oggi i mercati sono sempre più complessi e le piccole-medie imprese, se non vogliono morire, devono imparare a mettere insieme le competenze per arrivare sempre insieme alla meta. Cosa vede nell’immediato futuro della EcoZema? Può svelarci qualche anticipazione? All’orizzonte ci sono nuove linee di prodotti che oltre ad essere sostenibili saranno anche belli e in grado di dare maggiori emozioni al noz stro consumatore.

UNA PICCOLA IMPRESA CON UN GRANDE CUORE VERDE Una storia iniziata ai primi del 900, producendo grandi pinze in legno per l’industria della concia, molto sviluppata in zona. Proseguita con la realizzazione di pinze ferma biancheria in legno ad uso domestico. Poi gli anni ’60, la diffusione della plastica e l’introduzione in azienda delle prime presse per lo stampaggio di termoplastici con la produzione della prima molletta al mondo ferma biancheria in plastica. L’automatizzazione dei processi produttivi, l’introduzione del marchio Zema, la produzione di articoli che in alcuni casi hanno fatto storia quali la Super Pierino, Lola, Kaimano e molti altri prodotti realizzati accanto alle mollette ferma biancheria. Nel 2000 la sperimentazione con i biopolimeri e l’utilizzo di plastiche riciclate. Il primo risultato è stata la nascita di Garden Zema, una linea prodotta con plastiche riciclate, capace di coniugare l’estetica del ferro battuto con i vantaggi delle resine termoplastiche. Dopo 5 anni di sperimentazione nel 2005 arriva EcoZema, prodotti per catering monouso biodegradabili e compostabili realizzati con biopolimeri o con fibre vegetali e i Re-Zema, articoli realizzati interamente con plastiche riciclate post-consumo e con numerosi altri contenuti di valore ambientale e sociale.

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QUALITÀ DELLA VITA: VIAGGI

MA DOVE VAI BELLEZZA IN BICICLETTA?

IN OLANDA!

ITINERARI TRA TULIPANI E MULINI A VENTO, ALLA SCOPERTA DI UN PAESE DOVE LE DUE RUOTE LA FANNO DA PADRONE.

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8 milioni di biciclette che scorrazzano su quasi 30.000 km di piste ciclabili! Questi sono i numeri dell’Olanda, un paese in cui girare sulle due ruote fa sempre piacere (oltre a essere poco faticoso per via dei paesaggi per lo più pianeggianti), dove i ciclisti sono rispettati e perfino incoraggiati e sostenuti dalle leggi. Una forte spinta all’uso delle due ruote risale alle leggi introdotte dal governo olandese negli anni Settanta, leggi che stabiliscono che in qualsiasi incidente tra un’auto e una bici, il responsabile è sem-

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pre l’automobilista. Inoltre, percorsi ciclabili, parcheggi e piste sono sempre stati fortemente integrati nelle infrastrutture del paese. In Olanda esistono strade con piste ciclabili separate, con i propri segnali e semafori. Inoltre, ponti e tunnel proteggono i ciclisti dal traffico dell’area urbana, per garantire la massima sicurezza e un viaggio veloce al riparo anche da fumi e gas di scarico. Un altro vantaggio consiste nella libertà di poter portare la propria bici a bordo dei traghetti pagando una tariffa extra. Inoltre, per legge, davanti a quasi tutti i ne-

gozi deve essere presente un parcheggio per bici, e ci sono varie file di parcheggi di fronte a nodi importanti come le stazioni ferroviarie. Un’altra comodità a disposizione dei ciclisti è il noleggio: qualsiasi centro urbano olandese offre l’opportunità di noleggiare le biciclette sia in centro, sia presso le stazioni e persino presso molti alberghi e residence. Insomma, chi è fan delle due ruote e ha voglia di prendersi una vacanza, scegliendo l’Olanda non resterà deluso! Le escursioni in bici sono perfette per conoscere la campagna senza perdersi e


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per visitare splendide città come Amsterdam, Utrecht, l’Aia e Rotterdam.

OLANDA IN BICI: QUALCHE IDEA Come consiglia il sito web dell’Ente del turismo olandese, quando si sceglie di andare in vacanza in Olanda la prima tappa del tour non può che essere Amsterdam, città ricca di paesaggi, cultura e di un’architettura che attraversa tutti gli stili, da quello rinascimentale, all'Art Déco, fino alla Scuola di Amsterdam. Si può iniziare a pedalare lungo la Zeedijk, una delle vie principali del centro storico, crogiolo di culture e stili diversi, per proseguire poi con il tracciato delle mura medievali passando accanto alla Porta di Sant'Antonio e all'unico tempio buddista di Amsterdam. Per chi fosse già stanco e avesse voglia di una pausa, i locali con tavolini all’aperto della piazza Nieuwmarkt, intorno all'imponente Waag, la più antica porta cittadina rimasta, sono un ottimo posto per riprendere fiato. Da qui si può proseguire in direzione di Raamgracht percorrendo Jodenbreestraat, dove si trova la Casa di Rembrandt, e poi verso l’oasi di silenzio e tranquillità del Begijnhof. Questo è uno dei luoghi più incantevoli della città, sede persino di antichi miracoli. Al suo interno vivevano le “beghine”, donne che vivevano come monache sebbene non avessero preso i voti, e che si occupavano dei malati e dei più poveri. Ad Amsterdam non resteranno delusi neanche gli amanti dello shopping, la cui meta preferita sarà sicuramente il quartiere Zuid, che si caratterizza per la presenza dei negozi più belli della città. Se nel frattempo è giunta l’ora di pranzo, il quartiere offre anche un’ampia scelta di locali e ristoranti come, ad esempio, il College Hotel (Roelof Hartstraat 1) e il Conservatorium Hotel (van Baerlestraat 27). Un altro percorso imperdibile da affrontare in bicicletta è quello lungo il fiume Amstel, che si snoda attraverso la zona ricca d'acqua nei dintorni di Amsterdam. Dalla città si costeggia il fiume in direzione di Ouderkerk, passando davanti al bellissimo mulino a vento Riekermolen con la statua di Rembrandt. Dopo avere superato il pittoresco villaggio di Ouderkerk aan de Amstel, attraverso vaste zone di pascolo si attraversa il percorso ad anello

'Ronde Hoep' lungo fiumi e canali, toccando anche borghi incantevoli e antichi come Vreeland, Loenersloot e Baambrugge. Da Vreeland si costeggia il meraviglioso fiume Vecht fino a Nederhorst Den Berg, e ci si dirige verso i laghi di Ankeveen. Passando per Weesp e Abcoude, si torna poi verso Ouderkerk e Amsterdam. Un altro itinerario, ideale per chi ama pedalare lontano dal caos della città, è quello che collega Amsterdam ai villaggi di pescatori di Volendam ed Edam, affacciati sul lago IJsselmeer.

Per cominciare, si può prendere il traghetto diretto ad Amsterdam-Noord, per proseguire in bici attraverso gli splendidi polder e alcuni tipici villaggi olandesi come Zuiderwoude, Monnickendam, Katwoude, Volendam e infine Edam. Grazie alla segnaletica efficiente e diffusa lungo tutto il percorso perdersi è praticamente impossibile! Nei villaggi di pescatori che sorgono lungo l'IJsselmeer vale la pena di concedersi una pausa: l’atmosfera, il paesaggio stupendo e l’ottimo pesce fresco vi faranno passare la voglia di tornare indietro! Attenzione però all’orario dei traghetti, che spesso di sera non fanno servizio. Un altro percorso consigliato dall’Ente del turismo olandese agli amanti delle due ruote è quello che conduce al Beemster, uno dei polder più antichi e spettacolari dell'Olanda Settentrionale. Si pedala in mezzo a prati sconfinati e a campi di bulbi, passando accanto ai mulini a vento e alle tipiche fattorie con il tetto a forma di campana. Lungo il tragitto è possibile osservare la bellezza di numerosi uccelli tipici degli ambienti prativi, come la pittima e la pettegola. Come molti sanno, l’Olanda è il paese ideale anche per gli amanti dei fiori. In primavera è possibile ammirare lo spettacolo dei campi di tulipani dalle tonalità

brillanti - che vanno dal rosso acceso, al rosa e al giallo - un’estasi di colori. In particolare, dalla fine di marzo alla seconda settimana di maggio, si può assistere alla fioritura dei campi di bulbi. La fine di marzo segna l'inizio della fioritura del croco, seguito dai narcisi e dai primi tulipani che fioriscono dall’inizio di aprile fino a circa metà maggio. A metà aprile tocca invece ai giacinti. I campi di piante da bulbo più noti si trovano alle spalle delle dune del Mare del Nord, tra Leida e Den Helder. Altri campi, altrettanto belli, si trovano vicino Enkhuizen (Bovenkarspel, Andijk) e nella provincia del Flevoland (Noordoost Polder, Oostelijk Flevoland). Gli uffici locali del turismo di queste regioni forniscono tutte le informazioni necessarie su piste ciclabili, sentieri e strade. Chi si reca in Olanda tra la metà di marzo e la metà di maggio non potrà non fare una visita ai famosi giardini Keukenhof (a Lisse), parco storico che vanta oltre 2700 alberi e copre un'area di 32 ettari, ricchissima di tulipani, giacinti, narcisi e altre piante da bulbo. A chi ha ancora del tempo a disposizione per girare, è consigliata una gita in bici a Utrecht e Haarlem, a pochi chilometri da Amsterdam. La prima accoglie il cicloturismo con un reticolo di piste ciclabili che costeggiano romantici canali e conduce al magnifico Castello de Haar, un vero e proprio capolavoro di architettura gotica. Haarlem è invece l’emblema di un paese ancorato alle sue tradizioni, legate alle coltivazioni di tulipani e alla produzione di birre artigianali. Haarlem spicca come cittadina medievale, con monumenti di rilevanza artistica come la Chiesa di San Bavo, altro splendido esempio di architettura gotica. z Fonti: http://www.holland.com/it/Turismo.htm http://www.verde-natura.it

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QUALITÀ DELLA VITA: HOBBY

ADESSO MI CREO UNA

VELOCI, COLORATE E GRADEVOLI ALLA VISTA, PRATICHE, COMODE: SONO LE APP, OSSIA LE APPLICAZIONI CHE INSTALLIAMO NEI NOSTRI TELEFONINI E TABLET PER SEMPLIFICARCI LA VITA, PER DIVERTIMENTO E PER AVERE SEMPRE A PORTATA DI MANO TUTTO QUELLO CHE CI SERVE. LE APP SONO QUINDI MOLTO UTILI PER GLI UTENTI MA ANCHE PER GLI ENTI, LE ISTITUZIONI E LE AZIENDE CHE, CREANDONE SEMPRE DI NUOVE, FACILITANO LA FIDELIZZAZIONE DEI CLIENTI. MA COME SI REALIZZA UN’APP? Intervista a Fabrizio Morroia, sviluppatore di “app"

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uali competenze tecniche servono per realizzare un'app? Sono diverse le competenze che entrano in gioco nello sviluppo di un'app. Innanzitutto, le competenze di programmazione, che possono anche essere basiche per cominciare a fare esperimenti ma se dobbiamo sviluppare delle app di successo abbiamo bisogno di sviluppatori esperti e anzi, spesso, di un team di sviluppatori. Servono poi competenze grafiche e di comunicazione perché l'immagine complessiva dell'app, che si delinea a partire dal logo fino a ogni singolo elemento dell'interfaccia, è fondamentale. Infine, le competenze di User Experience Design, che sono indispensabili per realizzare un’app di facile utilizzo, capace di rivelare tutte le proprie funzioni in modo naturale anche all'utente meno esperto e di rima88

nere piacevole a daFabrizio utilizzare anche nell'uso Intervista Morroia, quotidiano.

sviluppatore di App

Come si costruisce un'app? Un’app nasce da un'idea, che a detta di molti degli autori di app di successo deriva a sua volta da alcune necessità forti: la necessità di risolvere un problema, la necessità di esprimere la propria creatività, magari attraverso il disegno dei personaggi di un videogioco, la necessità di comunicare. Da queste si sviluppa poi un disegno (che può essere anche solo mentale) delle funzionalità dell'applicazione e di come queste dovranno essere accessibili e attivabili attraverso gli elementi che andranno inseriti sull'interfaccia. Si passa poi alla fase di realizzazione vera e propria, in cui si scrive il codice che realizza le funzionalità e si applicano gli elementi grafici che ne migliorano l'aspetto. Dalla realiz-

zazione si passa poi ai test, con i quali si controlla la qualità del prodotto (assenza di errori, prestazioni, ecc.). Queste fasi descritte in sequenza sono in realtà mescolate tra loro, possono anche essere portate avanti in parallelo o possono essere riviste e migliorate in fasi successive di raffinamento. Come e perché sono nate le app? Il mondo delle app nasce con i cellulari e si sviluppa di pari passo con questi. Anche prima dei moderni smartphone esistevano le app. Pensiamo ad esempio alle rubriche, ai calendari, alle calcolatrici, agli orologi e ai programmi di mail, già presenti nei telefoni degli anni '90. La vera rivoluzione è stata compiuta più recentemente dalle grandi aziende produttrici di telefoni (Apple, Nokia, Samsung, Blackberry) attraverso:


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• L’integrazione nei telefoni di hardware sofisticati (potenti processori, GPS, accelerometri, camere ad alte prestazioni sia per le foto che per i video). • Il rilascio di strumenti per facilitare lo sviluppo di app: quelli che vengono chiamati framework di sviluppo, che permettono di aggiungere funzionalità complesse alle applicazioni con pochi click. Pensiamo, ad esempio, all’aggiunta di elementi grafici di controllo come bottoni o menu con il solo utilizzo del mouse, o a come siano sufficienti poche righe di codice per diffondere facilmente in rete le foto appena scattate. • La nascita degli app store, che rendono agevole la pubblicazione e la vendita delle applicazioni e che hanno a mio avviso promosso un enorme crescita nel numero di persone che si sono incuriosite, appassionate e che sono in poco tempo diventate dei bravissimi sviluppatori.

formazioni e permettono di esplorare la zona circostante e trovare punti di interesse. • Videogiochi e app di intrattenimento che occupano una parte molto grande del mercato. • Comunicazione in tempo reale gratuita, sia con semplici servizi di messaggistica, sia con le applicazioni per le videochiamate.

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What's app: servizio di messaggistica. Vine: social di microvideo. SnapSeed: ritocco fotografico. Dropbox: condivisione file. La nuova applicazione Facebook: social networking. z

Quali sono le app più in voga al momento? • Ruzzle: gioco di abilità in cui si sfidano gli amici a comporre parole. • Flipboard: notizie e news su misura. • Evernote: gestione di note scritte, vocali, o fotografiche.

Le prime applicazioni, come già accennato, erano principalmente strumenti di organizzazione con lo scopo di supportare le attività quotidiane e professionali degli utenti. Adesso abbiamo a disposizione una gamma sconfinata di categorie di applicazioni, ad esempio: • Servizi di notizie in tempo reale da tutto il mondo. • Applicazioni che geo-localizzano le in89


QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE

SPORT TRA RICERCA E

PREPARAZIONE ATLETI, AMATORI E SEMPLICI APPASSIONATI: LO SPORT PUÒ FARE BENE SE INTERPRETATO NEL MODO CORRETTO, MA PUÒ ANCHE CREARE PROBLEMATICHE MOLTO IMPORTANTI SE SVOLTO IN MODO ERRATO. ECCO PERCHÉ È FONDAMENTALE IL CONTRIBUTO DELLA MEDICINA DELLO SPORT. Intervista al dott. Franco Confalonieri, medico dello sport

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ome per tutte le cose, anche per lo sport vale la regola che non bisogna esagerare! E bisogna sapersi dare una forte disciplina. A cominciare da una sana alimentazione e dal ricorso a un preparatore atletico, che possono fornire le basi per un’attività che aiuti il nostro corpo a migliorare e a crescere senza per questo intaccarne il suo funzionamento. “La preparazione è il fondamento di qualsiasi metodologia di allenamento in qualsiasi disciplina sportiva ed è di importanza primaria” ci spiega il dottor Franco Confalonieri. “Dietro alle performance di un atleta, qualunque disciplina interpreti, si nascondono sempre lunghe e dure sedute di allenamento. Ieri come oggi. Ecco perché in generale direi che non c’è stata una grande evoluzione nelle teorie di preparazione per molte discipline come, ad esempio, nella messa a punto di una maratona, di un Giro d’Italia o di una gara di triathlon. La ricerca, rispetto alla preparazione di prestazioni soprattutto di alto livello, è ferma ormai da decenni e questo è stato uno dei motivi per cui parallelamente si è diffusa quella in ambito farmacologico, lecito e illecito. Possiamo dire che mentre negli anni ‘70 la ricerca studiava fondamentalmente le teorie più efficaci di allenamento e le loro metodologie, negli anni ‘80 la ricerca si è spostata dagli aspetti medico sportivi a quelli farmacologici. Sulla preparazione ad alto livello, quindi, sono stati fatti pochissimi passi avanti. La sfida del futuro dovrebbe essere quella di fare un salto di qualità in termini di allenamento e non continuare a concentrarsi sulla scoperta di farmaci che possono, di fatto saltando o esasperando un allenamento, alterare un risultato sportivo o, quel che è peggio, mettere in serio pericolo la vita di un atleta”.

È giusto che un amatore segua le orme di un professionista? Il desiderio di valutare quelle che sono le potenzialità individuali è qualcosa di giusto e soprattutto lecito. Purtroppo però molto spesso nel mondo amatoriale si tende a dedicare all’attività fisica troppo tempo e troppa attenzione. Il risultato diventa centrale e questo devia dal vero scopo del fare sport. Da un punto di vista della preparazione l’obiettivo dovrebbe essere quello di raggiungere le prestazioni migliori senza danneggiare la propria salute. Su questo aspetto si stanno facendo dei passi avanti riducendo il tempo ma migliorando l’impegno, quindi facendo meno sacrificio rispetto al passato. Questo si ottiene con prove sempre più mirate e individualizzate sulla base di test di valutazione funzionale o allenamenti che seguono un certo tipo di metodologia che ci consente di fare una maratona o una gran fondo di ciclismo, dedicando così tempi mirati alla preparazione e rischiando quindi molti meno danni fisici da sovraccarico. L’orientamento non dovrebbe essere tanto quello di spostare in avanti il limite della prestazione quanto quello di coniugare un risultato valido con una qualità della vita il più possibile ottimale. Molti atleti professionisti a fine carriera si ritrovano con un corpo devastato da infortuni ma anche da preparazioni non corrette; in questo senso qualcosa sta cambiando? Questo aspetto colpisce sia il professionista che l’amatore con la differenza che il primo è seguito da una equipe di medici mentre il secondo è solo contro i rischi. Oggi, al professionista viene fatto fare un lavoro preventivo molto importante, quello che un tempo, in modo scorretto, veniva giustificato con la frase “fa parte del suo lavoro”. L’evoluzione prevede la riduzione al massimo degli infortuni attraverso l’opera del preparatore atletico che riesce a dare un’aspettativa di vita più lunga all’atleta. Le nuove tecniche ci consentono di attuare un riequilibrio muscolare prevenendo patologie molto rischiose. Inoltre, gli allenamen-

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QUALITÀ DELLA VITA: SALUTE

ti mirati ci consentono di ottenere lo stesso incremento della prestazione con una quantità di lavoro minore che porta anche a un prolungamento della carriera. Attraverso sensori e computer dunque è corretto dire che ad esempio un atleta come Fausto Coppi che per allenarsi pedalava 12 ore al giorno, oggi non avrebbe bisogno dello stesso carico di allenamento ma potrebbe ridurlo a tre o quattro ore mirate? Le nuove tecnologie ci aiutano molto a capire come e dove intervenire ma, mirandolo, il rapporto corretto del carico può fermarsi attorno al 30% di riduzione totale. Va detto che questa riduzione ha portato anche dei benefi92

ci a livello di doping: una volta gli atleti ne facevano uso soprattutto per poter prolungare il tempo degli allenamenti, mentre ora, negli ultimi 5 anni soprattutto, l’aver ridotto la durata ha richiesto sempre meno il supporto farmacologico per lo sportivo. Quindi il concetto di dare l’Epo a un brocco per trasformarlo in un campione non è corretto? Diciamo che l’Epo piuttosto che il Gh, piuttosto che qualsiasi pratica di tipo dopante, non ti consente tanto di andare più forte quanto di allenarti di più e avere poi un miglior rendimento in gara. Va detto anche che oggi il doping è meno praticato nel mondo dei professionisti e con questo si spiega perché alcuni amatori, dove i controlli

sono scarsi, vanno più forte. Bisogna anche ricordare che un professionista corre meno rischi di un amatore perché alle spalle ha un medico che, purtroppo, ne cura le pratiche dopanti e non usa mezzi empirici. La sua società, la “Start Performance”, si occupa di seguire l’atleta in tutte le fasi della sua vita; a che età un bambino deve rivolgersi a una struttura professionale? Un bambino dai 6 ai 12 anni deve crescere correttamente per poter sfruttare quella che è la sua intelligenza motoria al 100%. A questo scopo dovrebbe fare due o tre ore di attività fisica organizzata o spontanea al giorno. Purtroppo in Italia questo è un’utopia!


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Fino agli 11-12 anni il minore dovrebbe fare attività prevalentemente sotto forma di gioco, dopodiché sarebbe corretto orientarlo, secondo le sue qualità fisiche e caratteriali, verso una disciplina nella quale possa o divertirsi di più o gratificarsi raggiungendo migliori risultati. In questa fase sarebbe importante avvalersi di esperti: questo, infatti, è il nostro lavoro. Dopo l’affiancamento è giusto accompagnare la crescita del bambino per consentirgli di raggiungere i migliori risultati possibili senza creare danni e quindi facendo una prevenzione su quelli che sono i fattori di rischio specifici per lui, legati alla sua struttura, ai tempi di crescita e via discorrendo.

LA MEDICINA DELLO SPORT

Lo stesso discorso vale per gli adulti? Diciamo che più avanti si va e più è fondamentale avvalersi di qualcuno, anche perché non è assolutamente vero che lo sport fa bene! Anzi, se fatto male, può portare a numerosi dan-

ni. Quindi bisogna rivolgersi a professionista per capire come e quando svolgerlo nell’arco della giornata e soprattutto capire quali sono i rischi legati alle caratteristiche organiche che ciascuno ha. z

La medicina dello sport è una branca della medicina che si occupa dello sport e delle sue patologie anche a livello preventivo. Il compito principale è quello di valutare la condizione fisica delle persone per indicargli i comportamenti più corretti per la pratica dello sport, i mezzi di prevenzione, la cura delle patologie, fornendo i giusti consigli sull’alimentazione e, nel caso di un adulto che inizi a fare sport o lo riprenda dopo molti anni, per indirizzarlo al tipo di attività cui sottoporsi senza rischi. La figura del medico sportivo è molto cambiata negli anni. Oggi può essere considerata la figura professionale con la maggiore competenza nell’utilizzare, prescrivere e valutare l’attività fisicomotoria sia come strumento preventivo, sia come strumento terapeutico per il mantenimento di uno stato di benessere fisico e psichico. La professionalità dello specialista in medicina dello sport, non si esaurisce nella certificazione non agonistica, agonistica, professionistica o amatoriale, ma valuta anche i programmi di allenamento, cura direttamente l’atleta o valuta il suo percorso terapeutico e riabilitativo e decide quando lo stesso potrà riprendere la propria attività dopo un infortunio. Inoltre, il medico dello sport vigila sulle possibilità di frode nel mondo dello sport, come nel caso del doping. La prima scuola italiana di Specializzazione in Medicina dello Sport è stata fondata a Milano nel 1957 dal prof. Margaria.

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QUALITÀ DELLA VITA: LIBRI, FILM, MUSICA

LIBRI ACQUA, SUDORE, GHIACCIO Antonio Franchini Marsilio Editore, 2003

"Acqua, sudore, ghiaccio" sono tre racconti lunghi con una voce narrante unica. Sono storie di uomini messi di fronte alla paura e al coraggio: a una rapida, a un pendio e a un avversario. Essi vivono quasi sempre chiusi nella prigione dei rischi e delle ombre che attraversano la mente, tra fatica, follia e smemoratezza, ma qualche volta li sfiora il bisogno di conoscere la ragione dei loro sforzi, il senso ultimo della loro recita e della loro sfida.

OPEN

Andre Agassi Einaudi, 2011

Costretto ad allenarsi sin da quando aveva quattro anni da un padre dispotico ma

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determinato a farne un campione a qualunque costo, Andre Agassi cresce con un sentimento fortissimo: l'odio smisurato per il tennis. Contemporaneamente però prende piede in lui anche la consapevolezza di possedere un talento eccezionale. Ed è proprio in bilico tra una pulsione verso l'autodistruzione e la ricerca della perfezione che si svolgerà la sua incredibile carriera sportiva. Con i capelli ossigenati, l'orecchino e una tenuta più da musicista punk che da tennista, Agassi ha sconvolto l'austero mondo del tennis, raggiungendo una serie di successi mai vista prima.

DIVINA. SUZANNE LENGLEN, LA PIÙ GRANDE TENNISTA DEL MONDO

LA SOLITUDINE DEL MARATONETA

Questo libro è il "romanzo" di uno dei più contradditori e affascinanti personaggi del XX secolo. Suzanne Lenglen è il simbolo di un periodo storico e di uno sport. Affermatasi alla soglia della Prima guerra mondiale morirà alla vigilia della Seconda. Fu campionessa senza avversari, imbattuta dal 1919 al 1926. Nel periodo tra le due guerre, mentre il tennis cessava di essere un divertimento aristocratico di dilettanti ricchi, e spesso snob, un gioco che le dame affrontavano con le mani ricoperte di guanti bianchi e impacciate da lunghe gonne, Suzanne Lenglen fu la prima ad allenarsi come un uomo. A lei è stato intitolato il nuovo Campo Centrale dello Stadio Roland Garros, sede degli Internazionali di Francia. Gianni Clerici racconta la vicenda di colei che rivoluzionò un'epoca semplicemente danzando con una racchetta in mano sull'erba e la terra di un campo da gioco.

“Appena finii al riformatorio mi misero a correre la maratona”. Inizia cosí il racconto di Sillitoe, il primo di una breve raccolta di 9 ripubblicata di recente. La corsa vista come forma istituzionale di rieducazione e riabilitazione dalla devianza, e nel contempo, paradossale strumento di ribellione e libertà dal sistema per chi come Colin Smith - protagonista ed io narrante - è obbligato a praticarla. L’imposizione di doversi allenare per vincere la “Coppa Nastro Azzurro dei Riformatori per la Maratona” diventa così l’occasione di un percorso quotidiano di solitudine ed introspezione, lontano da vincoli e limiti che non siano quelli del ritmo e del respiro, nel tentativo di darsi una risposta alla domanda: vincere per convenienza la gara a cui si è costretti a partecipare o, semplicemente, correrla per se stessi, decidendo liberamente come affrontarla e concluderla. Un racconto sul rapporto tra singolo e istituzioni, regole sociali ed istinto di libertà, pervaso dall’orgoglio di sentirsi soli e di-

Alan Sillitoe Minimum Fax, 2009

Gianni Clerici Fandango Libri, 2010


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versi. Perché il maratoneta è solo, sempre. Quando si sveglia per il primo allenamento della giornata, pronto a tagliare col fiato la nebbia lattiginosa di un’alba qualunque. E quando, più tardi, si arresta al limite del traguardo, perché la “sua” vittoria è più importante, e diversa, della “loro”. “Correre mi fa pensare che ogni corsa come questa è una vita - una piccola vita, lo so - ma una vita piena di sofferenza e felicità”. (Domenico Peila)

MUSICA LA PARTITA DI PALLONE Rita Pavone (Vianello-Rossi, ediz. Leonardi/BMG Ariola, 1962) AUTOMOBILI (Mille miglia, Nuvolari, Il motore del 2000) Lucio Dalla (RCA, 1976)

FILM MIGLIORI FILM SU SPORT VARI 1. “Momenti di gloria” di Hugh Hudson (1981 - Atletica) 2. “Without Limits” di Robert Towne (1998 - Atletica) 3. “Cool Runnings” di Jon Turteltaub (1993 - Bob) 4. “Kingpin” di Peter e Bobby Farrelly (1996 - Bowling) 5. “All American Boys” di Peter Yates (1979 - Ciclismo) 6. “Lagaan” di Ashutosh Gowariker (2001 - Cricket) 7. “Stick it - Sfida e conquista” di Jessica Bendinger (2006 - Ginnastica artistica) 8. “Una bracciata per la vittoria” di Russell Mulcahy (2003 - Nuoto) 9. “Iron Ladies” di Yongyooth Thongkongthoon (2000 - Pallavolo) 10. "Gli anni spezzati” di Peter Weir (1981 - Atletica) 11. “Blades of Glory” di Will Speck e Josh Gordon (2007 - Pattinaggio artistico) 12. “Lo sport preferito dall'uomo” di Howard Hawks (1964 - Pesca) 13. “Prefontaine” di Steve James (1997 - Atletica) 14. “Un ragazzo di Calabria” di Luigi Comencini (1987 - Atletica) 15. “Wimbledon” di Richard Loncraine (2004 - Tennis) MIGLIORI FILM SU RUGBY E FOOTBALL AMERICANO 1. “Ogni maledetta domenica” di Oliver Stone (1999) 2. “M.A.S.H.” di Robert Altman (1970) 3. “Il Sapore della Vittoria” di Boaz Yakin (2001) 4. “Friday Night Lights” di Peter Berg (2004) 5. “Quella Sporca Ultima Meta” di Robert Aldrich (1974) 6. “Rudy - Il Successo di un Sogno” di David Anspaugh (1993) 7. “Io sono un Campione” di Lindsay Anderson (1963) 8. “I Mastini del Dallas” di Ted Kotcheff (1979) 9 “Le Riserve” di Howard Deutch (2000)

BARTALI (In “Gelato al limone”) Paolo Conte (RCA Italiana, 1979)

BICYCLE RACE Queen (Emi, 1978)

COPPI (in “Ti lascio una canzone”) Gino Paoli, (Five Records, 1985)

NELLA QUALE SI SENTE CHIARAMENTE UN CORO DA STADIO REGISTRATO DURANTE UNA PARTITA DI CALCIO IN INGHILTERRA

GIMONDI E IL CANNIBALE (in “L’uomo che vola) Enrico Ruggeri (Sony, 2000) IL BANDITO E IL CAMPIONE Francesco De Gregori (Serraglio/Columbia, 1993)

MEDDLE You'll never walk CANZONE

Pink Floyd (Emi, 1971) DESIRE Hurricane, DEDICATO AL PUGILE RUBIN CARTER, CHE ERA STATO CONDANNATO FORSE ERRONEAMENTE PER UN OMICIDIO.

Bob Dylan (Columbia Records, 1976)

10. “L'altra Sporca Ultima Meta” di Peter Segal (2005) 11. “Mi Chiamano Radio” di Mike Tollin (2003) 12. “Invictus” di Clint Eastwood (2009) 13. “Il paradiso può attendere” di Warren Beatty e Buck Henry (1978) 14. “The Program” di David S. Ward (1993) 15. "Forever Strong” di Ryan Little (2008) MIGLIORI FILM SUL BASKET 1. “He Got Game” di Spike Lee (1988) 2. “Coach Carter” di Thomas Carter (2005) 3. “Hoosiers - Colpo Vincente” di David Anspaugh (1986) 4. “Space Jam" di Joe Pytka (1996) 5. “Hoop dreams” (documentario) di Steve James (1994) 6. “Glory Road - Vincere cambia tutto” di James Gartner (2006) 7. “Chi non salta bianco è” di Ron Shelton (1992) 8. “Voglia di vincere” di a Rod Daniel (1985) 9. “Blue Chips – Basta Vincere” di William Friedkin (1994) 10. “Semi Pro” di Kent Alterman (2008) MIGLIORI FILM SUL CALCIO 1. “Fuga per la vittoria” di John Huston (1981) 2. “Il Maledetto United” di Tom Hooper (2009) 3. “Febbre a 90°” di David Evans (1997) 4. “Jimmy Grimble” di John Hay (2001) 5. "Fimpen il goleador" di Bo Widerberg (1974) 6. “Sognando Beckham” di Gurinder Chadha (2002) 7. “Il mio amico Eric” di Ken Loach (2009) 8. “Shaolin Soccer” di Stephen Chow (2001) 9. “L'Allenatore nel Pallone” di Sergio Martino (1984) 10. “Maradona di Kusturica”(documentario) di Emir Kusturica (2008) 11. “Hooligans” di Philip Davis (1995) 12. “Goal” (Saga di 3 film) (2005, 2007, 2009) 95


PANORAMA NEWS

ANIE: IL MERCATO DELLA SECURITY

Intervista al Presidente ANIE SICUREZZA, Rosario Romano

COME FOTOGRAFARE, AD INIZIO 2013, LO STATO DEL MERCATO ITALIANO DELLA SECURITY? Certamente con l’immagine di un’eccellenza tecnologica all’interno del settore industriale nazionale: quella dell’industria italiana fornitrice di tecnologie per la Sicurezza e Automazione edifici rappresentata in ANIE SICUREZZA. A fine 2011 il fatturato totale aggregato ammontava a quasi 2 miliardi di euro. L’attenzione costante all’innovazione tecnologica è l’elemento chiave a sostegno della sviluppo settoriale, anche in una fase congiunturale difficile come l’attuale. A fine 2011 il comparto Sicurezza e Automazione edifici aveva messo a segno una crescita del volume d’affari complessivo del 4,9% rispetto all’anno precedente, anche grazie al positivo contributo dell’export (+27,3%). In controtendenza rispetto alla media del manifatturiero, queste dinamiche hanno trovato parziale conferma anche nella prima metà del 2012, un anno caratterizzato da un quadro congiunturale decisamente critico. Secondo una recente indagine condotta fra le imprese Socie, nel primo semestre del 2012, nel confronto con lo stesso periodo del 2011, l’industria italiana fornitrice di tecnologie per la Sicurezza e Automazione edifici ha mantenuto un andamento di segno positivo, seppur più contenuto (vicino al punto percentuale), del fatturato totale. Ovviamente, sulla dinamica complessiva del comparto, hanno avuto pesi diversi i vari segmenti merceologici che lo compongono. Come nella prima metà del 2012, il segmento della Videosorveglianza ha mostrato una maggiore dinamicità, e negli anni più recenti ha ricoperto, grazie a crescenti fenomeni di sostituzione tecnologica, un ruolo trainante nello sviluppo dell’intero settore. Il segmento Antincendio è rimasto sostanzialmente stabile rispetto ai livelli del 2011, mentre quello del Controllo Accessi ha registrato un lieve incremento. Ha invece subito una moderata flessione il segmento dell’Antintrusione. Emergono andamenti differenziati anche fra singole imprese operanti nello stesso mercato. Fra i maggiori problemi che gli operatori della Sicurezza si trovano ad affrontare, resta il difficile accesso al credito e il relativo incremento dei tassi. La disponibilità di credito è essenziale in un comparto come quello della Sicurezza che, nonostante la crisi, continua a mantenere alti gli investimenti in innovazione tecnologica. Continua a ripercuotersi negativamente sulla liquidità e sui margini aziendali anche il fenomeno dei ritardati pagamenti. La crisi ha altresì accentuato anche nel 2012, pur in uno scenario internazionale più critico, il canale estero che ha continuato a fornire un contributo positivo allo sviluppo del comparto Sicurezza e Automazione edifici. DOPO ALCUNI ANNI DIFFICILI, QUALI SONO LE SUE ASPETTATIVE SUI SEGMENTI ANTINTRUSIONE E CONTROLLO ACCESSI? Mi aspetto che gli operatori professionali del mondo della sicurezza siano sempre più consapevoli che per fare business e vincere in questo settore nel prossimo futuro, bisognerà investire in formazione e in soluzioni tecnologiche innovative ed integrate e puntare sulla qualità, sull’etica professionale e non sulla logica del “low cost”. Altro elemento imprescindibile è il riconoscimento della professionalità degli operatori del mercato della Sicurezza da parte delle Istituzioni. Dal punto di vista dell’utente finale, gli incentivi di recupero del 96

50% del costo dell’impianto, previsti dagli ultimi provvedimenti legislativi sono stati un aiuto. COME SI STANNO SVILUPPANDO LE COMPETENZE DELLE AZIENDE DEL SETTORE? CI SONO AREE CHE ANDREBBERO SVILUPPATE MAGGIORMENTE? Sviluppo di competenze e implementazione hanno la via obbligata dell’integrazione degli impianti. Richiamo alla memoria il capitolo finale del Libro sui 25 anni della nostra associazione: parlare di integrazione degli impianti fa tornare la memoria agli albori del settore della sicurezza. L’installatore di sistemi che voleva occuparsi di sicurezza proveniva principalmente dal mondo delle comunicazioni e delle telecomunicazioni. Da qui nasce l’”abitudine” e l’abilità (conseguente) di “gestire”. Dall’impianto al singolo componente, dall’allarme all’intervento, dalla progettazione alla manutenzione. L’impianto di sicurezza nasce per essere gestito. Il concetto di gestione quindi è il vero motore della sicurezza tecnologica, e ha contribuito ad aprire nuovi mercati ed opportunità, in primis per gli operatori (abili sin dall’inizio ma purtroppo poco “abilitati”) della sicurezza, e successivamente a tutti coloro che hanno saputo e sanno tenersi al passo con le nuove tecnologie e con una domanda di sicurezza sempre più attenta alla qualità e all’efficacia del servizio erogato. Facile quindi estendere il concetto di gestione della sicurezza all’intero edificio. Ed ecco la sfida a cui ANIESICUREZZA non può e non deve sottrarsi. Preparare il mercato e i suoi operatori alla svolta epocale, alla totale pervasione del mondo dell’ICT nella gestione evoluta dell’edificio in tutte le sue componenti, compresa e non ultima, quella della sicurezza antintrusione, del controllo accessi, della videosorveglianza e della rivelazione elettronica incendio. Una sfida che forse ha già visto, in questo inizio di secondo decennio del XXI secolo i suoi vincitori e i suoi vinti; una sfida alla quale da sEMPRE SONO PREPARATI GLI OPERATORI DEL NOSTRO SETTORE.

DA ANIE/ITACA: I CAPITOLATI TECNICI Federazione ANIE ha iniziato a occuparsi di capitolati tecnici agli inizi del 1987 con l’obbiettivo prioritario di porsi al servizio della pubblica amministrazione per fornire uno strumento che facilitasse gli uffici tecnici tramite schede relative ai capitolati tecnici per impianti elettrici, elettronici e ausiliari. Tra le prime tipologie edilizie considerate, il settore ospedaliero, quello scolastico e il residenziale. Successivamente si posero le basi per la definizione di un capitolato tecnico destinato alle Residenze sanitarie assistenziali, un percorso che avrebbe portato ANIE a importanti riconoscimenti. Venne dato mandato alla Federazione di iniziare la revisione di altre parti di questo strumento sia per la sezione generale Impianti e Componenti sia per le sezioni più specifiche. La sinergia tra ANIE e le regioni si accrebbe quando queste ultime nel 1988 si riunirono in Itaca1, Istituto per la trasparenza e certificazione degli appalti. La nascita del nuovo ente portò a un unico interlocutore e a un riesame degli accordi precedenti; l’intesa con ANIE venne quindi estesa a tutte le regioni riunite in Itaca. Oggi, con la stesura dei capitolati tecnici realizzati da ANIE, la Federazione ha inteso mettere a disposizione di tutta la filiera elettrica (committenti, progettisti, installatori, sia in ambito pubblico sia privato) uno strumento aggiornato dal punto di vista tecnico e normativo, volto a migliorare la sicurezza e la funzionalità degli impianti e a garantire la trasparenza nella gestione degli appalti, soprattutto in materia di


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impiantistica elettrica. Attualmente il Capitolato è composto da 500 pagine suddivise in circa 150 schede raggruppate in tre sezioni: - impianti - schede che riportano le caratteristiche normative, legislative e soprattutto tecniche, nonché indicazioni di buona tecnica per una corretta realizzazione e integrazione degli impianti elettrici e ausiliari; - componenti - schede che forniscono tutte le caratteristiche tecniche e i riferimenti normativi dei componenti, utilizzabili nella esecuzione a regola d’arte degli impianti elettrici ed ausiliari; - strutture - schede relative alla tipologia di ambiente trattato. Tali schede vanno a integrare quelle presenti nella parte generale del capitolato e ne coprono le specifiche funzionalità. Le tipologie trattate sono: • settore ospedaliero • scolastico • residenze sanitarie per anziani • palazzi-uffici • e il residenziale privato Per l’elaborazione, la gestione e l’aggiornamento del capitolato, ANIE si avvale di una struttura dedicata, composta da esperti professionisti e da rappresentanti delle aziende associate, che assicura sia al progettista sia al committente delle varie opere uniformità di approccio, metodologie adeguate, aggiornamento tecnico e normativo. Ulteriore e rilevante obiettivo è quello di instaurare, tramite Itaca, un rapporto di collaborazione tecnico-normativa con le Regioni. A tutt’oggi sono 12 le regioni italiane (Marche, Abruzzo, Lazio, Lombardia, Piemonte, Liguria, Umbria, Veneto, Basilicata, Emilia Romagna, Toscana e Puglia) che fanno riferimento, nei loro siti istituzionali, al capitolato ANIE-Itaca per le gare di appalto nell’impiantistica elettrica, elettronica e ausiliaria. Federazione ANIE ha inoltre operato a livello governativo per promuovere l’utilizzo dei capitolati. ANIE ha realizzato un sito nternet dedicato (www.capitolatitecnici.it) dal quale è possibile scaricare il capitolato, e gli aggiornamenti tecnici resi disponibili. è possibile ricevere mensilmente la newsletter con le più importanti notizie tecnico normative (leggi, norme Cei, Cenelec, Iec, ecc.) del settore elettrico ed elettrotecnico. Come per gli utenti registrati che sono passati da 6.800 a circa 11.000, anche il download del Capitolato è in continua crescita. Risultano essere state scaricate oggi 76.630 schede, contro le circa 35.000 del 2009. Le schede tecniche maggiormente scaricate sono quelle riguardanti le nuove tecnologie (ad es. il fotovoltaico), l’efficienza energetica (casa intelligente, domotica) e l’automazione degli edifici. Numero utenti registrati sul sito Capitolati tecnici (Fonte: ANIE) Settori di attività Progettazione Installazione Pubblica Amministrazione Sanità Altro

6000 1950 1360 165 1590

ANIE ha realizzato un aggiornamento delle schede esistenti e predisposto delle schede nuove, con particolare attenzione ai temi emergenti. Sono stati rivisti i contenuti impiantistici allineandoli all’ultima edizione della norma Cei 64-8 “Impianti elettrici utilizzatori” e al D.M. 37/08 (che sostituisce di fatto la legge 46/90). Sono stati infine inseriti i riferimenti alle certificazioni di prodotto (per esempio IMQ) e alle di1

ITACA, Istituto per l’Innovazione e la Trasparenza degli Appalti e la Compatibilità Ambientale, raggruppa le regioni e le province a statuto speciale e altri enti come il Ministero delle Infrastrutture e i Trasporti, la Conferenza dei Presidenti delle regioni, UNI, gli ordini professionali etc.

rettive EU (per esempio, Low Voltage Directive, Cpd-Construction Product Directive, Emc-Electromagnetic Compatibility Directive). La struttura di ANIE è al lavoro per realizzare una nuova edizione del Capitolato, che sarà totalmente rivista ed ampliata con numerose schede dedicate a nuove strutture (ad es. complessi fieristici, alberghi/hotel, centri direzionali, musei ed edifici pregevoli per rilevanza storica o artistica) che andranno ad aggiungersi a quelle già esistenti.

I CONVEGNI

ISTITUZIONALI CEI 2013 ATTRAVERSO LE EVOLUZIONI NORMATIVE E TECNOLOGICHE COMITATO ELETTROTECNICO ITALIANO

Anche quest’anno il CEI ha confermato il suo impegno nella formazione e nell’aggiornamento normativo rivolto agli operatori del settore, organizzando un ciclo di incontri su tutto il territorio nazionale. Le giornate formative 2013, dal titolo “Impianti elettrici, elettronici e di antenna: evoluzioni normative e tecnologiche” si aprono con una relazione dedicata alla realizzazione di impianti domotici e dei sistemi di allarme intrusione: questi ultimi sono approfonditi con la presentazione della recente nuova edizione della Norma CEI 79-3. La relazione riguarda gli aspetti che vanno dalla predisposizione degli spazi entro una struttura edile a quelli progettuali e realizzativi degli impianti stessi. Una seconda relazione offre una panoramica sulle novità tecniche introdotte dalla seconda edizione della serie di Norme CEI EN 62305 dedicate alla protezione contro i fulmini. Vengono illustrate, in particolare, le criticità nella progettazione d’installazione di questi sistemi che sono emerse dalla precedente edizione della norma. Un esempio applicativo tratto dall’uso della versione aggiornata del software Flash by CEI chiude, infine, la relazione. Una terza relazione costituisce la naturale continuazione dell’intervento della scorsa stagione dedicato alla Norma CEI 0-21. Questo intervento, oltre a fornire un aggiornamento sulle prescrizioni normative contenute nella Norma CEI 0-21 (aggiornata a tutto il 2012) sulle regole di connessione alla rete BT, riguarda anche la nuova edizione della Norma CEI 0-16, che è adottata dall’AEEG come regola tecnica per la connessione alle reti di distribuzione MT. Si prosegue con la relazione di un rappresentante del Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco, relativa alla preparazione della documentazione riguardante le attività soggette al controllo di prevenzione incendi, in base al DPR 1 agosto 2011 n.151. Infine, la relazione conclusiva tratta i contenuti della nuova Guida CEI 100-7 (quarta edizione) del dicembre 2012, con particolare attenzione agli aspetti della sicurezza sia elettrica sia meccanica, mettendo in evidenza alcuni aspetti riguardanti la funzionalità dell’impianto comprese le problematiche relative alla coesistenza dei segnali DVB-T con i nuovi segnali LTE (la telefonia 4G trasmessa nella banda 800MHz). A chiusura dell’intervento viene generalmente fatto un accenno alle novità introdotte dal nuovo decreto ministeriale che disciplina gli impianti condominiali centralizzati d’antenna riceventi del servizio di radiodiffusione, terrestre e satellitare. Dopo gli appuntamenti del primo semestre i Convegni CEI si terranno con il seguente calendario: Catania - 24 settembre • Torino - 9 ottobre • Bologna -17 ottobre • Napoli - 29 ottobre • Padova - 7 novembre. 97


BREVI IMQ

ACCREDITAMENTI: DA IMQ TUTTE LE GARANZIE RICHIESTE PER L'AFFERMAZIONE DEI PRODOTTI SUL MERCATO INTERNAZIONALE E PER LA PARTECIPAZIONE A BANDI E GARE Riguarda tutti i laboratori di IMQ l’estensione dell’accreditamento ai sensi della norma ISO/IEC 17025 ricevuto da Accredia ad operare quale laboratorio di prova per i principali settori di attività di IMQ e, dunque, per lo svolgimento delle prove finalizzate alla certificazione dei prodotti. Il riconoscimento Accredia è un’ulteriore garanzia indipendente dell’operato IMQ, improntato alla professionalità, alla serietà e all’affidabilità. Inoltre l’accreditamento Accredia delle prove di laboratorio consente l’utilizzo del logo ILAC (International Laboratory Accreditation Cooperation) sui rapporti di prova rilasciati da IMQ, permettendone quindi il riconoscimento ai fini della certificazione in qualsiasi parte del mondo, in aggiunta agli accordi già in essere quale membro del circuito internazionale IECEE. Con questo accreditamento, IMQ si pone come il principale ente italiano di valutazione della conformità, sia per le attività di certificazione sia per le attività dei laboratori di prova, offrendo alle aziende quelle garanzie sempre più richieste anche a livello internazionale per l’affermazione dei prodotti certificati sui mercati esteri e per la partecipazione a bandi e gare internazionali.

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ACCREDITAMENTO IN DETTAGLIO I laboratori IMQ sono accreditatiper prove di sicurezza e di prestazione su cavi, materiale di bassa tensione, apparecchi di illuminazione, elettrodomestici, apparecchi elettromedicali, inverter, dispositivi per impianti antincendio, apparecchi a gas; prove chimiche, prove EMC (misure di emissione e prove di immunità), prove ambientali, prove in atmosfere esplosive.

IMQ accreditato da Accredia per la certificazione delle figure professionali e delle imprese che operano nei settori dell’installazione e della manutenzione delle apparecchiature fisse di refrigerazione, condizionamento d’aria, pompe di calore e impianti antincendio contenenti gas fluorurati a effetto serra. Accreditamento ai sensi del D.P.R. n. 43 del 27.01.2012 e dei Regolamenti CE n. 303, 304, 305 e 306 del 2008. verifiche.impianti@imq.it

AGENZIA DELLE DOGANE E DEI MONOPOLI E IMQ: CONTROLLI PER UN MERCATO PIÙ SICURO

È proseguita anche nei primi mesi del 2013 l’azione congiunta tra IMQ e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Una collaborazione ormai consolidata da numerosi anni, finalizzata alla tutela del mercato. In attesa di divulgare i dati del primo semestre ricordiamo quelli dello scorso anno. Nel 2012 gli interventi di ispezione e prove di verifica condotti su migliaia di prodotti elettrici provenienti dall’estero che stavano per essere immessi nel nostro mercato, sono stati 116. IMQ ha svolto presso i suoi laboratori verifiche su un campione rappresentativo di circa 500.000 prodotti elettrici, selezionati sulla base di una sofisticata analisi dei rischi da numerosi Uffici dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. I controlli effettuati hanno confermato l’efficacia dei criteri di selezione dato che circa l’80% dei campioni di merce prelevati dalle dogane sono risultati non conformi alla normativa vigente. Nel 20% dei casi la gravità delle irregolarità rilevate ha comportato l’immediato divieto di commercializzazione, mentre nei restanti casi, i prodotti, prima di essere immessi sul mercato, sono stati sottoposti a procedure di conformazione. Tra le principali categorie di merci giudicate non conformi da IMQ e quindi potenzialmente pericolose, ci sono: apparecchi d’illuminazione sia con sorgenti tradizionali sia con sorgente LED, lampadine a risparmio energetico, piccoli elettrodomesti-


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Postgara: una rappresentanza dei team IMQ, con Silvio Angeleri, HR Director IMQ

ALL’IMQ TEAM BUILDING E ATTENZIONE PER IL CLIENTE Non è stato un supporto finalizzato solo all’ottenimento della ReSport certification quello offerto da IMQ alla SuisseGas Milano City Marathon. Il coinvolgimento diretto di 4 squadre che hanno partecipato alla Relay, ha infatti rappresentato un’opportunità di team building oltre che un’occasione per testimoniare la “filosofia” IMQ.

“In IMQ crediamo che alla base di ogni progetto ci debba essere anzitutto il coinvolgimento diretto. E che ogni percorso, anche il più complesso, possa essere affrontato se alla partenza vi è fiducia e condivisione degli obiettivi” ha dichiarato Silvio Angeleri, HR Director di IMQ. “Anche solo la scelta dei nomi che ogni squadra ha deciso di assegnarsi” prosegue Angeleri “ovvero Tested to run, Certified runners, Certified sustainable run-

ners fino all’ironico Runners not compliant, è dimostrazione di una forte empatia. Infine non dimentichiamo” conclude “che la partecipazione dei team IMQ alla SuisseGas Milano City Marathon ha ben rappresentato anche la filosofia che sta alla base della nostra organizzazione, il cui scopo primario è quello di condividere il percorso certificativo di tutti i nostri clienti affiancandoli e supportandoli in ogni loro esigenza”.

ci (ad esempio: pentole, ventilatori, asciugacapelli e piastra per capelli), utensili elettrici per il fai da te, alimentatori per sigarette elettroniche, caricabatterie, apparecchi per parrucchieri e saloni di estetica, catene luminose. La collaborazione tra IMQ, da sempre impegnato nella tutela della sicurezza e nella qualità dei prodotti immessi nel mercato italiano, e l’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli si conferma ancora una volta fondamentale per la salvaguardia dei consumatori e per la va-

lorizzazione del lavoro delle aziende rispettose delle normative vigenti.

motore di ricerca è possibile consultare, per i principali elettrodomestici (piccoli e grandi, comprese le fonti luminose a Led) indicazioni sui modelli disponibili, su come funzionano, come sceglierli, le istruzioni per l'uso ma soprattutto consigli sulla sicurezza a cominciare dal significato del marchio IMQ, dal perché sia preferibile acquistare i prodotti così certificati e dal perché rappresentino una garanzia per la sicurezza delle nostre case.

UNA “APP” PER ACQUISTI SICURI

È stata realizzata dall'Unione Nazionale Consumatori e IMQ “Elettrodomestici” una App per acquistare bene. Scaricabile gratuitamente sia da App Store sia da Play Store, l’App si propone di rappresentare un utile strumento in fase di acquisto. Attraverso un immediato

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WALL OF FAME: CITAZIONI SUL VALORE DELLO SPORT



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Tutte le informazioni qui pubblicate possono essere liberamente riprese citando la fonte IMQ Notizie, periodico d'informazione sui problemi della sicurezza e della certificazione. Via Quintiliano 43 - 20138 Milano - tel. 0250731 Direttore responsabile: Giancarlo Zappa - Autor. Tribunale Milano n. 17 del 17/1/1981 Stampa: Mediaprint - Milano

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In conformitĂ a quanto previsto dal D.lgs. 30 giugno 2003 n. 196 (Codice in materia di protezione dei dati personali) e fatti salvi i diritti dell'interessato ex ate. 7 del suddetto decreto, l'invio di IMQ Notizie autorizza I'Istituto Italiano del Marchio di QualitĂ stesso al trattamento dei dati personali ai fini della spedizione di questo notiziario.


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