IMV NOV 2012

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IL MIO

VINO

ALLA SCOPERTA DI GRANDI VINI SCONOSCIUTI

DAVIDE E GOLIA SEI AGLIANICO A MENO DI 12 EURO A CONFRONTO CON UNO DA 31

IL VINO DEL MESE ALPEREGIS 2007 ROTARI PAG. 4

LA GRANDE DELUSIONE COLLI ORIENTALI DEL FRIULI DOC PIGNOLO 2007 MOSCHIONI

PAG. 11

STASERA MI BEVO TERRE DI CHIETI IGT PECORINO 2011 TERRA D’ALIGI

PAG. 19

VINO AI RAGGI X VILLE D’ARFANTA 2008 VINICOLA SERENA

PAG. 56

GUIDA MERCATO I VINI DA NON PERDERE

PAG. 54 NOVEMBRE 2012 - € 4,90

PAG. 89 IL MIO CASTELLO Spa MENSILE - ANNO 11 - NUMERO 11 - NOVEMBRE 2012


ASSOCIAZIONE PIEMONTE BIO Via Fratel Prospero, 41 - Grugliasco (TO)

w w w. p i e m o n t e b i o . e u


Sessantadue sfumature di grigio Con la fine del mese di ottobre, entra finalmente in vigore il famigerato articolo 62 della legge 27/2012. Quello, tanto per intenderci, che regolerà in modo definitivo (speriamo) i tempi di pagamento di prodotti agricoli e alimentari, con consegna in Italia. Nella norma rientrano gli acquisti da parte della GDO e della distribuzione tradizionale, hotel, ristoranti e pubblici esercizi (sono invece esclusi i conferimenti in cooperativa da parte dei soci imprenditori). La norma (che purtroppo non ha nella chiarezza la sua forza) si basa su tre punti fondamentali: 1) L’obbligo di formalizzare per iscritto gli elementi essenziali del contratto (tipo e quantità dei prodotti in vendita, prezzo, tempi e modi di consegna e pagamento...). 2) Termini legali di pagamento. A partire dal 24 ottobre 2012 le merci devono essere pagate entro un termine certo. Questo termine è fissato in 30 giorni per i prodotti deperibili, che diventano 60 giorni per i non-deperibili (il vino rientra in questa seconda categoria). Si può considerare nullo e soggetto a punizione del debitore ogni accordo teso a dilazionare i pagamenti. La sanzione può arrivare sino a 500mila €, in caso di ritardi. 3) Pratiche commerciali sleali. Da oggi si devono considerare vietate molte pratiche commerciali ritenute sleali e vessatorie per il venditore. Ci si riferisce, per esempio, a sconti/contributi incondizionati o comunque non proporzionati rispetto alle attività promozionali del distributore. Pratiche al momento molto diffuse che dovranno venire interrotte subito, ed eliminate dai contratti entro il termine ultimo del 31 dicembre 2012. La cosa importante è che la norma identifica già un responsabile dei controlli. Al momento questi sono affidati all’Autorità garante per la concorrenza e il mercato che dovrà presto adottare un regolamento di procedura e che si avvarrà del supporto anche della Guardia di Finanza. Fin qua le norme. Norme che sulla carta avrebbero dovuto essere ben accettate da parte della categoria dei produttori vinicoli. Imprenditori che in questi ultimi anni, oltre a combattere con climi sempre più caldi, malattie, difficoltà burocratiche di ogni sorta e con mercati sempre meno recettivi e difficili, hanno anche dovuto far da banca a ristoratori e commercianti poco propensi a pagar le merci in tempi certi. E, in alcuni casi sia chiaro, anche molto permalosi di fronte alle lecite richieste dei produttori di vino di onorare le proprie fatture. Come era prevedibile, però, l’entrata in vigore di questa norma ha dato vita a reazioni molto diverse. Non ci sono due posizioni chiare e nette, bianco o nero. Ma infinite sfumature di grigio. Una delle paure più sentite è, guarda

caso, quella di perdere dei clienti o di dover ulteriormente comprimere i prezzi per giustificare una lecita richiesta di pagamenti in tempi certi. Timori questi che sono ampiamente condivisi anche dai responsabili di Coldiretti che si sono affrettati a rilasciare una dichiarazione ufficiale sull’argomento: «L’entrata in vigore delle nuove norme che intervengono per riequilibrare il potere contrattuale lungo la filiera agroalimentare tra distribuzione e produttori, e che prevedono il rispetto dei termini di pagamento, non devono rappresentare un alibi per la parte acquirente a rivedere al ribasso i compensi che spettano ai produttori. Sarebbe questo un atto gravissimo che denunceremo con tutte le nostre forze». Ad affermarlo è il presidente di Coldiretti Sergio Marini. In questi giorni ho avuto la possibilità di scambiare opinioni sull’argomento con parecchi amici: produttori di vino, ristoratori, buyer delle principali catene della grande distribuzione. La cosa interessante è che secondo tutti questi signori, al momento non è possibile prevedere come andrà ad impattare questa nuova normativa sulle loro attività. E’ opinione comune, però, che inizialmente creerà più difficoltà che vantaggi, soprattutto ai soggetti più fragili e dunque maggiormente esposti. Al contrario la grande distribuzione se la caverà senza grossi scossoni. Si tratta, in fin dei conti, di un semplice problema finanziario che potrà essere risolto applicando piccole modifiche ai contratti con i fornitori, senza neppure ritoccare i prezzi finali a scaffale. Anzi, alcuni buyer più previdenti, hanno già considerato questa novità nei contratti sottoscritti con i fornitori all’inizio di quest’anno e dunque non dovranno modificare proprio nulla. Chi invece dovrà fare i conti con problematiche decisamente più grandi è il piccolo distributore che in questo caso rappresenta l’anello più debole della catena, con i produttori di vino da una parte e ristoratori ed enotecari dall’altra. Che cosa dovranno fare questi signori? Secondo la norma dovranno denunciare i propri clienti che non pagano. Lo faranno? Staremo a vedere. L’argomento è molto complesso e troppo importante per essere sintetizzato in queste poche righe. Per questo abbiamo affidato alla redazione de Il Mio Vino Professional il compito di realizzare per il mese prossimo un ampio servizio sull’argomento. Nel frattempo la mia casella di posta elettronica (evescovo@ilmiocastello.it) è a disposizione di chiunque voglia dire la sua. Emanuele Vescovo evescovo@ilmiocastello.it



sommario

novembre 2012

Il mio vino n° 11

in questo numero

Il vino del mese

Trento Doc Extra Brut “AlpeRegis” 2007 Rotari

Il vino del mese: Trento Doc Extra Brut “AlpeRegis” 2007 di Rotari Davide e Golia Andiamoci La grande delusione: Colli Orientali del Friuli Doc Pignolo 2007 di Moschioni

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Il carciofino

Davide e Golia

Sei Aglianico a meno di 12 euro a confronto con uno da 31

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IL MIO

VINO ALLA SCOPERTA DI GRANDI VINI SCONOSCIUTI

Direttore Responsabile Gaetano Manti

Vino ai raggi X: Piave Doc Raboso “Ville d’Arfanta” 2008 di Vinicola Serena

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Stasera mi bevo: Terre di Chieti Igt Pecorino 56 2011 di Terra d’Aligi Vini da uve locali: Eugenio Collavini

Vitigno per vitigno: dolcetto Libri Andare per Cantine Il Mio Vino Professional Guida Mercato

Fotografie - Illustrazioni Maurizio Brera, Franco Faggiani, Vivai Cooperativi Rauscedo

Toscana Attilio De Amicis adeamicis@ilmiovino.it cell. 338.5480094

Sardegna Davide Struglia dstruglia@ilmiovino.it cell. 347.1850445

Segreteria Maddalena Baldini mbaldini@ilmiovino.it Nicoletta Pappalettera npappalettera@ilmiocastello.it

Lazio Ernesto Alessandrini ernesto@mediaplaceadv.com cell. 335.6501005 Filippo Alessandrini filippo.alessandrini@mediaplaceadv.com cell. 335.6282317

Speciali Andare per Cantine Patrizia Albanese palbanese@ilmiovino.it tel. 081.5515416 - cell. 340.8250254

Campania Gianni Del Peschio gdelpeschio@ilmiovino.it cell. 349.0509186

Sede legale, Direzione, Redazione e Amministrazione via Feltre, 28/6 - 20132 Milano tel. 02.27086.1 - fax 02.87365819 Pubblicazione mensile registrata presso il Tribunale di Milano N. 643 del 19/11/01 - Una copia € 4,90 Non si effettua servizio arretrati

Editore Delegato Emanuele Vescovo Pubblicità e Agenti di zona Veneto e Friuli Claudio Vazzoler cvazzoler@ilmiovino.it Hanno collaborato Maddalena Baldini, Adriano Battigelli, Franco cell. 338.6006949 Faggiani, Flavio Grassi, Matteo Lucchini, Marco Mancini, Alessandra Mascoli, Veneto e provincia di Brescia Giorgio Rinaldi Efrem Casonato ecasonato@ilmiovino.it Grafica e impaginazione cell. 392.3504297 Claudia Boara Realizzazione editoriale Il Mio Castello Wines S.r.l.

Produttore: Termine Grosso

Itinerari

Stasera mi bevo: Chianti Classico Docg Riserva 2006 di Fattoria di Montecchio

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Centro Sud e Sicilia Giuseppe Leogrande gleogrande@ilmiovino.it cell. 333.3370528

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Proviamolo con...: pizza

Stasera mi bevo

Chianti Classico Docg Riserva 2006 Fattoria di Montecchio

Adesso convince: Alto Adige Doc Bianco “Beyond the Clouds” 2010 di Elena Walch

4 11 16

Editore Il Mio Castello Spa

Canoni di abbonamento ITALIA annuale 12 numeri € 40 ESTERO (via superficie) annuale 12 numeri € 80,00. Le copie in abbonamento sono consegnate direttamente agli uffici postali decentrati. CCP n. 14780688 intestato “IL MIO VINO”

58 62 66 69 72 74 79 89

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Stampa Mediagraf Spa, Noventa Padovana (Pd) Distribuzione esclusiva per l’edicola Parrini & C. Spa - Via di Santa Cornelia 9 00060 Formello (Rm) tel. 06.9077811 fax 06.90400386 Servizio abbonamenti Direct Channel - tel. 02.252007200

Attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 13.00 e dalle 14 alle 18 oppure inviare una mail a: abbonamenti@directchannel.it


il vino del mese

Il gran signore della buona tavola Un Metodo Classico, affinato per oltre 48 mesi sui lieviti, ha fatto il suo debutto. Nasce nella Cantina Rotari, del Gruppo Mezzacorona. I nostri esperti approvano

A

lpe per indicare le caratteristiche geografiche predominanti del territorio, le montagne del Trentino, e Regis in onore del re longobardo Rotari, che nella Piana Rotaliana ha lasciato numerose tracce e che ha ispirato la storia della cantina trentina. Insomma: AlpeRegis è il Trentodoc - e che Trentodoc - nuovo di zecca della Cantina Rotari. L’abbiamo assaggiato in due occasioni. Nella magnifica scenografia della Cantina (la famosa “Cittadella del vino”) di Mezzocorona (il paese natale di queste bollicine) nel giorno del suo debutto ufficiale in società. Ovvero nella serata di presentazione a un pubblico di sommelier, enotecari,

ristoratori, giornalisti di settore (e c’erano davvero tutti) e addetti ai lavori in genere. Poi l’abbiamo riproposto tre giorni dopo, in redazione, al giudizio selettivo dei nostri esperti, senza dar loro nessuna notizia sul prodotto e sul produttore. Per loro solo l’informazione che stavano assaggiando uno spumante trentino, con la bottiglia fasciata fino al collo nella carta stagnola inserito in una degustazione di routine insieme ad altre bollicine nate nelle cantine della soleggiata Val d’Adige. Alla fine della degustazione due cifre piuttosto elevate al fondo della scheda riassuntiva hanno sintetizzato il parere dei nostri degustatori. Due cifre che corrispondono a un più che “alto

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Il bicchiere

Trento Doc Extra Brut “AlpeRegis” 2007 Rotari Via del Teroldego 1 38016 Mezzocorona (Tn) tel. 0461.616399 fax 0461.605695 www.rotari.it 23 euro

4 Il mio vino novembre 2012

Fate davvero peccato grave se usate un bicchiere di piccole dimensioni. Per valorizzare questo AlpeRegis serve il bicchiere più alto e ampio che avete, quello per il vino delle grandi occasioni. Raccomandazione che vi facciamo sempre ma che in questo caso vale di più: il bicchiere deve essere “smagliante”. Lucido, ben pulito dentro e fuori, senza aloni e senza i pelucchi rilasciati dal panno che userete per asciugarlo dopo averlo lavato a mano. Solo così si riuscirà a valorizzare al meglio il perlage, gli aromi e la ricchezza gustativa di questo nuovo Spumante che merita tutte le

attenzioni del caso, anche nel servizio. Da portare in tavola a una temperatura di circa 10 gradi.

gradimento”. Cosa che raramente succede per un vino al debutto. Ma, a parte il fatto che loro non sapevano che AlpeRegis aveva appena messo fuori il naso dalla Cantina Rotari (che dal 1975 rappresenta il cuore della spumantistica del Gruppo Mezzacorona), è vero che all’azienda


TRENTO

l’esperienza, in fatto di bollicine di qualità, non manca di certo. Infatti questo nuovo spumante, millesimato e dell’annata 2007, andrà ad occupare, oltre alle cantine selezionate di enoteche e ristoranti, anche le nicchie del nuovo Caveau Rotari. Pure questo inaugurato la sera stessa di AlpeRegis, con lo scopo di diventare una biblioteca storica delle bollicine e già occupato da 6mila bottiglie di “confratelli” Trentodoc: il Rotari Cuvée 28 (chardonnay e pinot nero), il Rotari Rosé (pinot nero), e il

Rotari Flavio, blanc de blanc da sole uve chardonnay e le Riserve delle annate migliori. Come si vede lo chardonnay è l’uva predominante e anche l’AlpeRegis nasce da questi grappoli dorati che hanno messo piede, anzi radici, in Trentino oltre un secolo fa. Fin da allora per essere utilizzato principalmente nella produzione spumantistica Metodo Classico dove il Trentino è leader storico. La Cantina Rotari di chardonnay ne può scegliere in abbondanza, considerato che il Gruppo Mezzacorona poggia su una consolidata base di 1600 soci produttori d’uva che coltivano 2800 ettari

di filari ben distribuiti in tutto il Trentino (altri 900 ettari sono in Sicilia ma con uve per vini prevalentemente isolani). Lo chardonnay che poi si trasforma in bollicine, dunque anche nell’AlpeRegis, viene però selezionato, scrutando davvero grappolo per grappolo, solo nella zona a maggior vocazione. Ovvero tra quelle colline che circondano Trento e la piana rotaliana, da vigne esposte su terrazzamenti tenuti come giardini da cui spuntano borgate come Faedo e Pressano e altri piccoli agglomerati e masi interamente circondati da ordinati filari che, nel tempo, hanno rimodellato l’intero paesaggio.

Un Millesimato Extra Brut che si adatta alla perfezione a un’accurata cucina di pesce

In queste zone c’è tutto quanto di meglio la natura può mettere a disposizione di coltivatori attenti e di sapienza enologica antica: terreni adatti dal buon dosaggio minerale, esposizioni soleggiate, ventilazione costante, escursioni termiche. Qualsiasi uva sarebbe felice di poter vivere qui, ma da molti decenni il privilegio spetta soprattutto allo chardonnay. AlpeRegis, confezionato in prima battuta in 45mila bottiglie, è proposto nella versione Extra Brut e dall’origine millesimata, ovvero ottenuto dalle uve di un’unica vendemmia, quella del 2007. Fatti i conti, esce fuori il lungo periodo di affinamento sui lieviti, oltre 48 mesi, tutti impegnati a formarne il carattere asciutto e l’armonica complessità degli aromi e del gusto. Indubbiamente queste lunghe  Uno scorcio della Cittadella del Vino del Gruppo Mezzacorona, dove ha anche sede la Cantina Rotari, sezione spumantistica.

novembre 2012 Il mio vino

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il vino del mese

soste e le continue attenzioni per tempi così dilatati richiedono un considerevole impegno da parte del produttore. Poi però, se i risultati sono come questi, l’impegno viene ampiamente ripagato. Che il vino fosse piaciuto ai nostri esperti l’abbiamo capito prima ancora di “estrarre” dal computer le loro schede di degustazione. Per un motivo a cui ormai siamo abituati quando si tratta di etichette d’eccellenza: la rapida sparizione delle bottiglie in surplus, quelle non aperte durante la degustazione. La scusa è sempre quella: “dobbiamo riassaggiarle con calma anche in compagnia di un menù”. Siccome sull’argomento pretendiamo risposta, ecco quella che ci è stata fornita: adattissimo al pesce in tutte le forme e preparazioni. Coi frutti di mare e il sushi, con le tartare di varie specie da consumare crude fino alle diverse pezzature di pesci grossi fatti al sale, al forno o alla griglia, comunque senza intingoli. Poi va benone anche per antipasti di sostanza come, per esempio prosciutto e fichi o carne salata, pane caldo col lardo sottile sopra… Buon compagno pure per i risotti e per secondi di carne di tutti i tagli, purché, anche in questo caso, siano privi di sughi piccanti o

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L’azienda Cantina Rotari è il produttore ed è sezione specializzata in bollicine del Gruppo Mezzacorona, che ha sede a Mezzocorona, poco a nord di Trento, a due passi dall’autostrada del Brennero (uscita San Michele all’Adige). La cantina è nata nel 1975 con l’intento proprio di affinare tecniche di produzione spumantistica col Metodo Classico e, al tempo stesso, dar maggior valore alle uve del territorio e al lavoro dei viticultori, che oggi sono arrivati ad essere circa 1600. Per esaltare tutto questo la Cantina Rotari ha da poche settimane inaugurato nella

troppo oleosi. Ci hanno, insomma, fatto venire l’acquolina in bocca, avrebbero potuto semplicemente dirci che questo spumante era, com’è del resto nella filosofia produttiva, adatto a un pasto intero, purché curato e ben servito e non da “mordi e fuggi”. Inutile dirvi che un posto nella nostra squadra di degustatori, è molto ambito: pagati per assaggiare spesso vini molto buoni e sperimentare menù con prodotti di pregio. Chi sta meglio di loro?

sua moderna e funzionale struttura un Caveau riservato alle sue diverse tipologie di Trentodoc, con uno stile architettonico moderno e piacevole, con tecnologie “nascoste” che consentono la perfetta conservazione (temperatura, luce, esposizione) delle prime 6mila bottiglie conservate e, naturalmente, con una suggestiva area degustazioni. Rotari oggi commercializza circa 2milioni e mezzo di Trentodoc sempre prodotte con le uve coltivate “in casa”. Per saperne di più: www.rotari.it

Asciutto, fresco e di carattere Torniamo però sull’AlpeRegis. Questo millesimato 2007, appena scivolato nel bicchiere, ha mostrato subito un spuma evanescente, alimentata da un perlage fine in risalita, senza mai interruzioni, attraverso un colore paglierino di buona intensità. Il naso si è subito appropriato di aromi complessi e al tempo stesso puliti, “precisi” e fragranti. Note di lievito hanno ricordato

I dossi che si affacciano sulla Valle dell’Adige e sulla Piana Rotaliana sono, da oltre un secolo, regno dello chardonnay.

la pasta di pane in lievitazione, ravvivate da toni fruttati di mela verde, sfumature di fiori bianchi e piacevolissimi tocchi di frutti esotici, ananas prima di tutti. In bocca ben secco, di medio corpo, con l’acidità marcata, ampi ricordi minerali e una effervescenza decisa. S’avverte anche una sfumatura amarognola… addolcita dalla rotondità dei lieviti. Buona intensità e persistenza dei sapori fruttati, che restano a lungo in sospensione anche dopo l’ultimo sorso. Fuor di scheda ufficiale, ecco il commento a voce di uno dei nostri esperti: “un Metodo Classico ottimo, spostato sulle sensazioni che posso definire ‘dure’, con l’acidità e la vena amarognola che lo rendono davvero perfetto come vino da pasto. La robusta acidità, la marcata effervescenza, la prevalenza delle sensazioni fruttate ne fanno un esempio inconsueto di spumante che non solo può essere conservato, ma che può migliorare ulteriormente con un paio d’anni di permanenza in cantina”. Si, ma da come abbiamo visto sparire le bottiglie, meglio se nella sua. ❦


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n piatto dai sapori unici, un accostamento degno di un grande Chef come Fabio Barbaglini che, in questa ricetta, sa unire materie prime eccellenti a un vino di qualità. Dopo aver selezionato con cura la parte magra del capretto se ne trita una , parte con coltello e l altra con il tritacarne e si aggiunge del pane , ammollato nel latte e ben strizzato. Dall impasto si ricavano delle piccole polpette che devono essere panate in un composto di pane grattugiato ed erbe fresche come timo e maggiorana. Eseguita la procedura cuocere il tutto in olio e burro chiarificato. Le melanzane viola devono essere preparate con un po, di anticipo, magari il giorno prima. Dopo averle pelate si fanno bollire in acqua per quindici minuti. Si scolano e si lasciano marinare per circa ventiquattro ore con menta e aglio intero. Passare poi al frullatore e aggiungere un po, di sale. Adagiare il tutto su un piatto e condire con olio ai pistacchi dopo averli tostati in forno a 140° e frullati con pecorino semistagionato e olio. Guarnire con erbe fresche e germogli.

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HAMBURGER DI CAPRETTO PANATI ALLE ERBE CON PUREA DI MELANZANE, OLIO AI PISTACCHI TOSTATI E PECORINO

“il valpolicella ripasso” Doc 2010

Fabio Barbaglini

Chef - Antica Osteria del Ponte - Cassinetta di Lugagnano (Mi) Executive Chef - Ristorante La Cassolette - La Salle (Ao) Main partners

Partners

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Andiamoci anche noi ◆ 11 e 18 novembre, Serrapetrona (Mc)

Si riaprono gli Appassimenti Il suggestivo borgo di Serrapetrona, incastonato a quasi 500 metri di altitudine nel cuore dei Monti Sibillini si prepara nuovamente ad accogliere turisti ed appassionati per l’ormai consueto appuntamento con Appassimenti Aperti, la manifestazione dedicata alla valorizzazione della Vernaccia di Serrapetrona Docg - l’unico spumante rosso al mondo a subire tre fermentazioni - e del Serrapetrona Doc, giunta quest’anno alla settima edizione. L’evento, organizzato dall’Istituto Marchigiano di Tutela Vini e dai Comitati di tutela delle due denominazioni di Serrapetrona, si svolgerà quest’anno nelle domeniche dell’11 e 18 novembre, due giornate in cui i visitatori attesi a Serrapetrona potranno visitare le aziende vinicole locali e vedere con i propri occhi le lunghe pareti dei locali di appassimento interamente coperte di grappoli di vernaccia nera che restano lì appesi per mesi, prima di venire vinificati. Ma le due giornate di Appassimenti Aperti non si esauriscono nei locali delle cantine perché sarà l’intero borgo di Serrapetrona ad animarsi, con una mostra mercato che occuperà la piazza principale e le strade limitrofe. Oltre agli stand delle aziende vinicole di Serrapetrona, infatti, saranno allestiti banchi di

assaggio e vendita delle tipicità agroalimentari della Provincia di Macerata, dalla Mela Rosa dei Sibillini, gli oli extravergini d’oliva, il salame Ciauscolo, il formaggio Pecorino, i legumi, il tartufo nero, la patata rossa di Colfiorito e le molte specialità dolciarie che vanno dai biscotti e panettoni alla Vernaccia al miele dei Monti Sibillini. E anche presso le aziende ci sarà la possibilità di degustare i vini e alcuni prodotti gastronomici tipici della zona. Infine, da non perdere lo splendido patrimonio artistico della cittadina che ospita chiese antiche, splendide opere pittoriche conservate nel Museo Pinacoteca d’arte sacra contemporanea e un repertorio di strumenti da lavoro dell’età pre-industriale esposti all’interno del Museo dell’Uomo. Anche quest’anno, ai visitatori sarà messo a disposizione un servizio navetta gratuito che dalla piazza centrale di Serrapetrona permetterà di raggiungere le cantine e gli appassimenti. Per conoscere nel dettaglio le diverse iniziative della manifestazione, scoprire quali sono le cantine coinvolte e per qualsiasi ulteriore informazione si può consultare il sito www.appassimentiaperti.it

◆ Fino al 9 dicembre, Umbria

Alla scoperta dell’olio umbro Giunge quest’anno alla sua quindicesima edizione Frantoi Aperti, l’iniziativa dedicata alla valorizzazione dell’Olio Dop Umbria, ideata e realizzata dall’Associazione Strada dell’Olio in collaborazione con il Consorzio di Tutela, Città dell’Olio e Comunità Montana dei Monti Martani Serano e Subasio. A ospitare la manifestazione, che si protrarrà fino al 9 dicembre, è l’intero territorio delle provincie di Perugia e Terni, punteggiato di borghi medievali ad alta vocazione olivicola, e protagoniste indiscusse dell’evento sono le cinque prestigiose zone Dop dell’olio umbro: i Colli del Trasimeno, i Colli Orvietani, i Colli Amerini, i Colli di Assisi - Spoleto e i Colli Martani. Molte le iniziative in calendario, suddivise in cinque diverse aree: il Tasting, l’area dedicata a pregiate degustazioni, aperitivi e banchetti per godere in compagnia di tutti i profumi enogastronomici del territorio; il Making, lo spazio dedicato alla vera e propria raccolta

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delle olive; lo Storytelling, l’area interamente dedicata a conferenze, esposizioni e mostre fotografiche d’autore; il Performing, con esibizioni di danza, monologhi teatrali e teatro d’autore; e infine il Playing, uno spazio riservato ai più piccoli con giochi e laboratori. Non solo. Frantoi Aperti è anche sinonimo di turismo, è infatti un’occasione, per curiosi e appassionati di enogastronomia, di seguire gli itinerari, ideati ad hoc proprio per la manifestazione, dei piccoli teatri, dei castelli medievali, delle chiesette romaniche, dei palazzi, degli ulivi secolari. Tutto questo sarà la meta ricercata per vivere un week end d’autunno assolutamente unico nel suo genere. Utile guida alla manifestazione sarà poi la App Frantoi Aperti per smartphone, questo anno disponibile anche per Android, che condurrà i visitatori alla scoperta dell’Umbria nascosta, mentre per seguire la manifestazione in tempo reale Frantoi Aperti sarà anche su

Facebook, per raccontare la manifestazione, i luoghi, le persone, gli aneddoti. Per avere ulteriori informazioni e conoscere le iniziative, i borghi interessati dalla manifestazione e le strutture ricettive consigliate si possono consultare i siti www.frantoiaperti.net e www.stradaoliodopumbria.it.


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itinerari: Marche

Da Porto Recanati a Muccia MACERATA

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nica regione italiana ad avere nome plurale, le Marche hanno un territorio particolare, quasi completamente montuoso e collinare, con rilievi che arrivano fino a ridosso della costa, spesso a tuffarsi direttamente nel mare. Ed è proprio dal mare che prende il via questo nuovo itinerario alla scoperta dell’entroterra ondulato della regione. Il punto di partenza, dunque, è Porto Recanati, subito all’uscita dell’autostrada Adriatica, località marittima di villeggiatura dove si trova la bella Abbazia di Santa Maria in Potenza, fondata dai Monaci Crociferi nel Medioevo. Da qui ci si dirige decisamente verso l’interno, lungo le belle statali che si inerpicano sulle colline fino a raggiungere Montefano. La località, che nacque sulle rovine di Veragra, venne fondata dai piceni e, al tempo dell’impero, fu una stazione militare romana posta

lungo la via consolare che portava ad Ancona. Il suo nome pare derivi da “monte del fauno”, per via del ritrovamento di un’antica statua risalente proprio al periodo in cui la citta-

Cantine  Dove dormire  Dove mangiare

dina fu posta sotto il controllo di Roma. Da Montefano, continuando sulle sinuose strade di collina, si prosegue in direzione sud fino a raggiungere la città di Ma-

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Conti degli Azzoni

  Quacquarini Alberto Colli di Serrapetrona

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Le cantine e i vini da non perdere Per quanto a lungo siano state descritte dal solo Verdicchio, le Marche esprimono nella loro produzione enologica una grande ricchezza, basata soprattutto su vitigni autoctoni che

in anni recenti sono stati riscoperti e valorizzati da parte dei produttori. Si tratta di uve come il pecorino, la passerina e, soprattutto, la vernaccia nera, vera e propria perla enologica.

Conti degli Azzoni Via Carradori 13 62010 Montefano (Mc) tel. 0733.850002 fax 0733.851056 www.degliazzoni.it

Colli di Serrapetrona Via Colli 7/8 62020 Serrapetrona (Mc) tel. 0733.908329 fax 0733.908839 www.tenutacollidiserrapetrona.it

La grande tenuta della famiglia Azzoni, a Montefano, si estende su ben 850 ettari, nei quali prende vita un’azienda agricola di notevoli dimensioni. Di questa vasta estensione, i vigneti coprono circa 130 ettari e sono dedicati alle più importanti varietà autoctone accanto a uve internazionali che, ormai, sono “tradizione” anche qui. Ne nascono vini di carattere, tra i quali vi consigliamo il Grechetto “G” e il “Sultano”, un Bianco da Uve Stramature, entrambi acquistabili in azienda a 6,50 e 10,80 euro.

Nata con la precisa volontà di ricominciare a coltivare e valorizzare la vernaccia nera, la tenuta sorge in collina, a 500 metri sul livello del mare, affacciata sui Monti Sibillini e su un panorama mozzafiato che attira molti visitatori. Non a caso, l’azienda non si limita a produrre vini ma propone anche ospitalità nel suo agriturismo. Per chi decide di fare un salto a visitare cantine e vigneti, e comprare vini in loco, consigliamo senz’altro il “Robbione”, un Serrapetrona Doc ottenuto da vernaccia nera in purezza e dagli ottimi profumi speziati, che in cantina costa 16 euro.

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Il territorio marchigiano, prettamente collinare, custodisce aree vitivinicole di grande pregio.

Mangiare e dormire Il B&B Cristina Hipting di Porto Recanati è dotato di sei camere con bagno interno e una piccola cucina comune. Colazione ricca con torte fatte in casa, grande cordialità e calore dei proprietari. Tel. 071.7591094, www.cristinabedbreakfast.com Il ristorante Il Diavolo del Brodetto, a Porto Recanati, ha fatto di questa gustosa zuppa della costa adriatica il suo fiore all’occhiello. Da non perdere anche la grigliata mista di pesce. Tel. 071.9799251. A Montefano si può soggiornare all’interno di Palazzo Carradori, uno splendido hotel di charme caratterizzato da camere arredate in modo romantico, con letti a baldacchino e scale di pietra. La struttura ospita anche un bel ristorante che propone cucina della tradizione seguendo la stagionalità degli ingredienti. Tel. 0733.850339, www.palazzocarradori.com La Trattoria da Ezio, la più vecchia di Macerata, propone la tipica cucina locale, realizzata dalle abili mani della cuoca Mirella. Da provare le polpette e le erbe strascinate. Pane e olio di produzione propria. Tel. 0733.232366, www.trattoriadaezio.eu A Serrapetrona si può soggiornare nell’Agriturismo Caravanserraglio, una struttura immersa nel verde e con vista sui Monti Sibillini. Gli alloggi sono strutturati come piccoli appartamenti con camera, piccolo soggiorno e angolo cottura. Ristorante riservato agli ospiti dove si gustano piatti tipici e vini locali. Tel. 0733.908284, www.caravanserraglio.com A Camerino si trova il Relais Villa Fornari, dotato di stanze ampie e luminose. All’interno della struttura anche un bel ristorante di specialità marchigiane e con una cantina ben fornita e selezionata. Tel. 0737.637646, www.villafornari.it A Muccia, il ristorante Del Cacciatore è un locale molto curato e caratteristico che propone cucina basata su prodotti locali. La struttura ospita anche un piccolo e accogliente albergo. Tel. 0737.646121, www.delcacciatore.it

Il vitigno è coltivato in una ristretta area a Serrapetrona, minuscolo borgo e dà vita a un vino rosso fermo Doc e a uno spumante rosso Docg realizzato nelle versioni secca e dolce. Quacquarini Alberto Via Colli 12 62020 Serrapetrona (Mc) tel. 0733.908180 fax 0733.908180 www.quacquarini.it L’azienda prende il nome del suo fondatore Alberto Quacquarini – che ha passato il testimone ai tre figli Monica, Luca e Mauro – e si estende su quella collina su cui sorge Serrapetrona, patria della vernaccia nera, vitigno principe di questa località immersa nell’entroterra marchigiano. I Quacquarini i vini li sanno fare bene e lo dimostrano le due etichette che vi proponiamo: il Serrapetrona Doc e la Vernaccia Spumante Secco Docg, acquistabili in cantina rispettivamente a 8,50 e 11,50 euro.

cerata. Di origini antichissime, colonizzata dai Romani che la battezzarono Helvia Ricina, la città conserva un bel centro storico dove è possibile ammirare monumenti interessanti come la suggestiva Loggia dei Mercanti o la bella cattedrale medievale di San Giuliano, caratterizzata dalla sua particolare facciata incompiuta. Proseguendo ulteriormente verso l’entroterra della regione, si arriva quindi a Serrapetrona, arroccata a 500 metri su una collina e circondata dai vigneti di vernaccia nera, uva autoctona e rara perla enologica dell’intera regione. La tappa successiva, a oltre 600 metri sul livello del mare, è in-

vece Camerino. Centro di lunga storia, la cittadina è nota soprattutto per la presenza di una delle università più antiche d’Italia, fondata nel 1336 da papa Benedetto XII. Oltre all’ateneo, però, il borgo è interessante per il suo affascinante centro storico medieval-rinascimentale, nel quale val la pena passare qualche ora alla scoperta dei moltissimi monumenti che raccoglie. L’itinerario si conclude, infine, a Muccia, minuscolo borgo di origine medievale a una manciata di chilometri dal parco dei Monti Sibillini e, dal quale, si può facilmente imboccare la statale 77 che collega l’autostrada Adriatica all’Umbria e alla ❦ città di Foligno. novembre 2012 Il mio vino

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itinerari: Marche La collina della vernaccia nera Arroccata in cima a una collina a 500 metri sul livello del mare, Serrapetrona è una cittadina di origini antichissime, risalenti addirittura al neolitico. Il suo nome, secondo la tradizione, deriverebbe da un certo Petronio, ricco cittadino romano che si sarebbe rifugiato qui per sfuggire a persecuzioni, ma il suo borgo antico è decisamente di impianto medievale, come le due cinte murarie, con quattro massicce porte, che lo proteggono. All’inizio del Duecento il paese era tutto stretto attorno alla chiesa di San Clemente e al palazzo pubblico già sede del feudatario e, successivamente, divenne parte integrante della Signoria di Camerino. Di quell’epoca restano il ricco patrimonio di pergamene del comune e pregevoli opere pittoriche di Lorenzo D’Alessandro che si trovano in varie chiese del comune. La storia del comune, però, è legata soprattutto a quella del suo vino, la Vernaccia, ben diversa dall’omonima parente toscana. Quella di Serrapetrona, infatti, è un’uva a bacca nera coltivata solo qui, su un’area decisamente circoscritta – oggi è di soli 45 ettari totali! – ed è una produzione secolare di queste zone, dove se ne ricava uno spumante rosso naturale ottenuto da uve che, dopo la vendemmia, vengono in parte messe ad appassire su graticci. Non a caso, nel mese di novembre, si tiene abitualmente la manifestazione Appassimenti Aperti, in cui le cantine aprono al pubblico i loro locali di appassimento. Infine, fino al 30 giugno 2013 all’interno di Palazzo Claudi si potrà visitare la mostra “La conquista del cielo”, un’esposizione che apre al pubblico il tesoro di Serrapetrona, una collezione di reperti paleontologici, archeologici e numismatici recuperata nel 2006. Per informazioni: www.comune.serrapetrona.mc.it

Dal pallone alla lirica: lo Sferisterio

La città di Macerata vanta nel suo centro storico uno dei teatri più particolari d’Italia, lo Sferisterio, un edificio unico nel suo genere architettonico ritenuto, dai più noti cantanti lirici, il teatro all’aperto con la migliore acustica sul suolo nazionale. Progettata nel 1823 dall’architetto Ireneo Aleandri la struttura, realizzata grazie alla generosa iniziativa di alcuni nobili e ricchi maceratesi che misero i fondi per la costruzione, fu inizialmente destinata alle competizioni di pallone col bracciale, uno dei più antichi sport nazionali italiani, allora molto in voga, e a questo deve la sua particolare pianta a segmento di cerchio. Inaugurato nel 1829 con una grande festa, durante 91 anni lo Sferisterio ospitò eventi sportivi di vario genere, alcune tauromachie e spettacoli circensi, e per un paio d’anni fu anche campo da gioco della squadra di calcio locale finché, nel 1920, fu restaurato e trasformato in un teatro lirico che venne inaugurato con una storica rappresentazione dell’Aida verdiana. Noto per la qualità degli allestimenti, dal 2006 lo Sferisterio ospita un importantissimo Festival estivo in cui sul palcoscenico si alternano opere del bel canto e balletti. Per informazioni: www.sferisterio.it

Il parco nazionale dei Monti Sibillini A pochi chilometri da Camerino, a cavallo del confine tra Marche e Abruzzo, si trova il parco nazionale dei Monti Sibillini, tutelato dall’omonimo ente istituito nel 1993. Massiccio montuoso dell’Appennino umbromarchigiano, costituito principalmente da rocce calcaree, i Monti Sibillini prendono il loro nome dall’antica leggenda secondo la quale l’antro della Sibilla si trovasse proprio in una delle numerose grotte che si aprono sui fianchi di questi rilievi. Il parco ospita una flora e una fauna ricchissime, in cui si incontano l’istrice, il lupo, il cervo, l’aquila reale e il falco pellegrino, e si presta a molte modalità diverse di visita, dalle escursioni a piedi lungo i vari sentieri, a quelle in mountain bike o in camper. Inoltre, all’interno del parco si trovano anche numerosi musei, tra cui il Museo dei manoscritti leopardiani e il Museo della Sibilla. Per informazioni: www.sibillini.net

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produttore: Termine Grosso

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a lasse è iglia della assione

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ampagna vera, della parte migliore del Sud. Quella fatta di campi di grano, di boschi montani, di bestiame brado, di greggi transumanti, di terre solitarie per i cavalli che dalle alte quote appenniniche scendono in inverno verso il mare, nei pascoli delineati da muretti secolari, lentischi e fichi d’india, ombreggiati da piante di carrubo e d’olivo che a volte lasciano spazio ad antichi filari. L’ambiente è questo, tra i 700 ettari condotti da Antonio Giglio Verga, “resto” di proprietà un tempo ben più ampie appartenenti al ramo materno di famiglia, una famiglia d’origine greco albanese che mise radici nel Crotonese già nella metà del 1500. Ma la cultura agricola di Anto-

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Da oltre 500 anni la famiglia Giglio ha messo radici nel crotonese, sviluppando l’agricoltura in tutti i settori. La vigna e la cantina fanno la loro parte, con vini che ben uniscono tradizione e innovazione nio proviene anche dal ramo paterno, i Giglio, che in famiglia annoverano personaggi come Aloysius Lilius, medico, astronomo e matematico che riformò il calendario gregoriano. Per dire che il calendario com’è oggi, lo dobbiamo sostanzialmente a lui. A guardare le foto in bianco e nero di un secolo fa si vedono gli stessi identici paesaggi, con

lunghe file di buoi che tirano gli aratri o le “moderne” macchine per la trebbiatura, sotto l’occhio attento, per esempio, di Giulio e Teresa Verga, entrambi a cavallo, lei elegante e sicura in sella come un’amazzone inglese. La proprietà si chiama Termine Grosso e vanta, tra le molte attività boschive, agricole e zootecniche, anche uno scampolo

CROTONE

di vigna, 7 ettari in tutto divisi in due aree. Una, di cinque ettari, proprio intorno all’azienda tra i comuni di Cutro e Roccabernarda. L’altra, di due ettari, tra le colline interne di Cirò, verso la costa ionica. In Calabria, visto il profilo geografico della regione, dire “interne”, è sempre relativo. Le Vigne di Termine Grosso, nel comune


Dove e come La sede dove fanno capo tutte le attività aziendali si trova a Roccabernarda (Crotone). Ci si può arrivare atterrando agli aeroporti di Crotone o a quello di Lamezia Terme ma ci si può arrivare anche in auto, percorrendo la Salerno-Reggio Calabria, uscendo al casello di Lamezia Terme per proseguire poi verso Catanzaro, Taranto e Cutro. Qui si trova anche la stazione ferroviaria più vicina all’azienda. Da Lamezia Terme a Roccabernarda ci sono circa 90 chilometri. Se vi perdete, ecco i numeri di Antonio Giglio Verga 392.4507831 e di sua moglie Patrizia, 392.6946843. Per info: www.terminegrosso.com

La coltivazione dei vigneti segue costantemente i ritmi dettati dalla natura I terreni sui quali maturano le uve godono dell'influenza positiva delle brezze che arrivano dal Mar Ionio.

di Roccabernarda, pur avendo le montagne addosso, stanno a 9 chilometri dal mare e quelle di Cirò a meno di cinque. Il che contribuisce a creare quel clima favorevole alle vigne. Vigne piantate da tempo immemorabile la cui uva è tornata da pochi anni ad essere protagonista.

Una lunga storia di famiglia “Mio nonno Antonio”, ricorda l’attuale Antonio, “oltre a essere un famoso allevatore di cavalli per il regio esercito fu anche importante produttore di vino e di olio. Con una particolare predilezione per il primo, anche se a dargli reddito maggiore era il secondo. Considerava il fare vino un’arte e fare l’olio un mestiere”.

L’attività venne poi ereditata da Fabrizio Giglio, figlio di Antonio e padre dell’attuale padrone di casa. “Mio padre”, continua Antonio Giglio Verga, “diede un nuovo impulso alle attività aziendali. Rinnovò l’allevamento di cavalli fondando, agli inizi degli anni 70, l’Allevamento del Giglio e dando origine ad ottimi esemplari sportivi da salto ostacoli e completo tra cui anche un campione del mondo. Anche la vitivinicoltura con lui ebbe un nuovo impulso. Essendo un convinto sostenitore della cooperazione, della condivisione, dell’unione che fa la forza, fu tra i fondatori della Cantina Sociale cooperativa di Torre Melissa e fino a metà degli anni ‘80 ne ricoprì anche il ruolo di presidente. In tutto quel lungo

periodo le uve dei nostri vigneti confluirono nelle cantine della Cooperativa. La quale, per una serie di vicende diverse ma concatenate, qualche tempo dopo, sotto la sua veste originale chiuse i battenti”. Nel frattempo Antonio s’era messo a studiare Agraria, prima all’università di Viterbo poi, per poter anche continuare a star vicino, anzi a partecipare alle attività nelle terre di famiglia, all’Università di Reggio Calabria. “Nei miei intenti principali c’era sempre stato quello di continuare a far funzionare l’azienda, migliorando ovviamente là dove si poteva migliorare ma senza mai accantonare le tradizioni più solide, quelle che già allora puntavano al massimo rispetto della natura, di cui ancora oggi seguiamo ritmi e decisioni. Noi agricoltori sappiamo bene, per educazione e perché abbiamo a che fare con lei tutti i giorni, che è la natura a decidere le nostre cose, non il mercato o i responsabili commerciali. E in questa natura la nostra famiglia vive da oltre 500 anni. Direi che possiamo considerarci ormai in simbiosi”.

La riscoperta dei vitigni autoctoni Quando Antonio Giglio Verga tornò in pianta stabile in azienda, con una laurea e un po’ d’esperienza e di cultura scien-

tifica in più, si ritrovò con quella manciata di ettari di filari – non pochi per le esigenze, ma pochi per l’estensione complessiva della proprietà – da rimettere in funzione. “Iniziai, in un certo senso, da capo. Cominciando a sperimentare. In mezzo ettaro, nell’agro di Roccabernarda, dove abbiamo la sede aziendale, misi a dimora diversi vitigni, quelli tradizionali come il gaglioppo, il trebbiano e il greco e quelli internazionali. Provai diversi vitigni, per vedere quali potevano andare bene con i miei terreni e le mie intenzioni di ottenere vini che fossero evidentemente ben fatti ma anche facili da bere, di carattere ma non irruenti, capaci di tenere gli amici a lungo intorno alla buona tavola. Tra i vitigni in campo anche la pedilonga, uno dei 150 vitigni autoctoni calabresi di cui si erano perse le tracce ma che noi ci siamo impegnati a salvare. La pedilonga non si trova da nessun’altra parte. Da sola dà un prodotto dal basso grado alcolico ma decisamente ricco di profumi. Unita al gaglioppo, per esempio, regala vini raffinati. Finito il periodo di sperimentazione, da quella piccola vigna-pilota che era diventata una specie di orto botanico, ho estratto e piantato definitivamente, ma sempre per gradi, i vitigni più idonei che hanno completato i vigneti di gaglioppo e pedilonga già esistenti a Cirò. Così a Roccabernarda, ho messo accanto a vitigni au- novembre 2012 Il mio vino

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produttore: Termine Grosso Scelti per voi Calabria Igt Bianco “Madama Giovanna” 2011 10 euro Colore giallo intenso con sfumature dorate. I sentori che salgono al naso sono di media intensità e ricordano la frutta come l'ananas e la mela. In bocca ha una discreta acidità e un buon equilibrio. Armonico, con un finale di gusto nel quale tornano le note fruttate già avvertite al naso con l'aggiunta di sensazioni floreali.

toctoni come greco bianco e gli stessi gaglioppo e pedilonga, anche merlot e i cabernet. Le vigne da tempo hanno raggiunto un equilibrio perfetto con il terreno e l’ambiente e le loro uve non tradiscono mai. Per poi fare in modo che la natura faccia del suo meglio, noi in qualche modo la assecondiamo. Non solo con interventi compatibili, come si dice oggi, ma anche curando con attenzione l’apparato fogliare, diradando e raccogliendo poca uva, poco più di un chilogrammo per ogni ceppo”. Nel 2008 Antonio Giglio Verga vara ufficialmente la nuova cantina. All’inaugurazione seguono le prime etichette, per 7 mila bottiglie in tutto. Numero che aumenta gradualmente negli anni successivi, grazie naturalmente alle richieste dei consumatori. Per un motivo semplice e basilare: ne apprezzano le qualità. Con il risultato delle vendemmie 2012 si pensa – visto che le uve hanno appena affrontato il loro percorso di trasformazione – di arrivare al potenziale massimo previsto, 45mila bottiglie. Un numero che indica, per qualche verso,

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Calabria Igt Rosso “Don Fabrizio” 2010 13,20 euro Colore rosso rubino trasparente con sfumature granata. I profumi sono avvolgenti: note di spezie come pepe nero e noce moscata si legano a sentori fruttati. In bocca è secco e ha un buon corpo. Il tannino è robusto ma non invadente. Lungo finale con aromi speziati e un accento amarognolo che ricorda il rabarbaro.

Calabria Igt Rosso “Frisio” 2011 15 euro Colore rubino di media intensità con riflessi granata. Dal bicchiere si sprigionano profumi di spezie uniti a note di confettura di mirtilli e amarene. In bocca ha una componente alcolica ben bilanciata dall'acidità e un tannino morbido ed equilibrato. Sul finale ritornano gli aromi fruttati legati a sensazioni floreali.

Un rosso ricco ed equilibrato È l’ultimo nato in casa, o meglio in cantina di Antonio Giglio Verga, presentato ufficialmente in questi giorni di novembre. È il Crete del Falco, un Calabria Igt rosso, rappresentato in questo suo debutto dall’annata 2010. Un “assaggio” per il mercato in 3mila bottiglie prodotte. È ottenuto con una selezione dell’uva della tradizione, il gaglioppo, presente al 60%, maritato con percentuali quasi uguali di vini ottenuti da merlot, cabernet sauvignon e cabernet franc, che ormai nelle vigne di Termine Grosso hanno trovato solida dimora. Un assemblaggio che dà vita a un rosso “importante” (anche nel prezzo, 30 euro in enoteca), quello da mettere in tavola nelle occasioni che contano, a fianco di quei piatti saporiti di carne che arricchiscono soprattutto le serate conviviali dell’autunno e dell’inverno. Nel bicchiere rivela il suo colore granata di discreta intensità, con sfumature aranciate. I profumi “saltano” subito al naso. Inizialmente regalando sensazioni di pepe nero, poi toni vegetali che ricordano i peperoni e sentori di cacao. Su finale note di torrefazione e di ciliegie mature. Dunque un’orchestra aromatica al completo. In bocca esordisce con una nota calda ben equilibrata dall’acidità. La struttura tannica si avverte ma con discrezione, senza lasciare strascichi aggressivi. Il finale di ogni sorso lascia Calabria Igt Rosso “Crete del Falco” 2010 sul palato gradevoli ricordi di spezie e frutta rossa. 30 euro

Calabria Igt Rosso “Gocce di Frisio” 2011 21,80 euro Nel bicchiere regala un rosso intenso con vivaci sfumature porpora. Ottimi i profumi che si avvertono all'olfatto: note di piccoli frutti rossi, sentori di spezie come il pepe nero. Al palato ha una buona freschezza. Buona la stuttura complessiva. Un vino elegante, dai tannini ben equilibrati. Persistente retrogusto fruttato.

un certo impegno da parte del consumatore nella ricerca delle varie etichette, perché la distribuzione viene fatta necessariamente con il contagocce e la distanza dai grandi mercati non è tra le più facili da percorrere. Ma vale la pena cercarli, questi vini, anche telefonando in azienda per farsi dire dove si possono trovare o acquistare. Se in Calabria ci andate per qualche motivo (quello della vacanza, per esempio è già di per sé un buon motivo e la famiglia Giglio ha anche belle strutture per l’ospitalità, tra la vegetazione mediterranea e a due passi dal mare a Cirò) potrete vedere come funziona un’azienda agricola ben articolata, storica, importante e “secondo natura”. All’interno c’è anche una bella fattoria didattica molto apprezzata, dove non solo si scoprono tradizioni contadine secolari e si vedono animali “al lavoro” (si possono poi acquistare pure i loro prodotti), ma s’imparano i segreti di un’enogastronomia spesso poco nota ma sempre di alta qualità, nell’enoteca con cucina adiacente alla cantina dedicata agli amanti del buon ❦ bere consapevole.



proviamolo con...

Pizza e Rosato: dieci e lode Abbiamo sperimentato in un paio di occasioni una classica pizza con pomodori e mozzarella, fatta in casa, con i vini rosati dotati di una certa personalità. Un’accoppiata decisamente vincente

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fare un buon piatto (o un buon vino) al di là delle belle parole, servono materie prime di qualità e perfetta conoscenza delle tecniche di preparazione. Poi, a seguire, anche se non indispensabile, tutto il resto: passione, curiosità, cultura culinaria (o enologica), che vuol dire anche conoscenza delle tradizioni”. Così l’opinione di un illustre chef con cui abbiamo avuto occasione di chiacchierare un po’ in tempi assai recenti. Insomma, la “nazionalità” e tutto quel che ne consegue e vi è collegato non conta più di tanto. Conta la capacità e, come detto, prodotti base di pregio. Poi, se c’è anche altro, tanto meglio. A titolo di esempio il nostro supercuoco ci ha portato il caso di Alice Delcourt, chef di Erba Brusca, ristorante con orto, a Milano, lungo il Naviglio Pavese. La giovane Alice ha madre inglese, nasce in Francia, cresce in America, lavora in Italia. Nel settembre scorso, per il secondo anno consecutivo, ha presentato il miglior piatto in assoluto al Cous Cous Festival, grande rassegna annuale cultural-culinaria di San Vito Lo Capo, in Sicilia, alla quale partecipano da quindici edizioni i migliori cuochi di tutti i Paesi del Mediterraneo e del Nord-Africa, anche di quelli dove il cous cous è una specie di piatto nazionale. Una vittoria conseguita la prima volta con La pizza è uno dei simboli della cucina italiana, soprattutto napoletana. È conosciuta e apprezzata in tutto il mondo.

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un cous cous e sgombro e nella seconda con cous cous e agnello. “Una che conosce alla perfezione cosa sta mettendo nel piatto in quel momento, che ha scelto con cura gli ingredienti e le dosi e che probabilmente se ne frega

delle antiche tradizioni dei berberi”, rincara il nostro chef che preferisce farsi chiamare cuoco e che, ormai s’è capito, di autoctono, territorio, radici a tutti i costi, non vuol proprio sentire parlare. Un po’ di discussione,

a tratti vivace, tra noi e il nostro burbero personaggio c’è stata. Perché pensiamo che nascere in un posto dove l’agricoltura ha una storia, crescere tra orti che danno prodotti del luogo (che so, la cipolla rossa di Breme o


i carciofi bianchi salernitani) e respirare i profumi della cucina di casa possano definire lo “stile” di una persona tra i fornelli, trasformare la sua attività in arte culinaria. “Ma va, tutte balle! Al massimo un po’ di sano artigianato, come si conviene, in ogni settore, a un apprendista volenteroso e sveglio”. È stata la replica finale. Noi, sempre scettici. Così lui ha chiamato un suo giovane assistente di cucina (abbiamo scoperto poi di origini meranesi e mai sceso nella sua vita oltre la riva destra del Po), lo ha spedito a comprare una “base” da pizza dal panettiere vicino, specificando bene che si trattava di una base adattabile a un qualsiasi forno casalingo (perché comunque c’è differenza) e al ritorno gli ha quasi “intimato” di preparare, lì all’istante, una delle pizze più classiche e in apparenza più semplici: po-

Una buona cucina deve essere basata su materie prime eccellenti e di qualità modoro, mozzarella di bufala, basilico e qualche oliva. Che poi ha assunto la forma poco classica della teglia rettangolare con cui è stata infornata. Abbiamo preso appunti, nel caso vogliate provarci. Base pizza (specificate: da cuocere nel forno di casa) da stendere poi col mattarello o, in via molto artigianale, con una ….bottiglia di vetro piena, fino a darle la forma desiderata, nel nostro caso, appunto rettangolare. Poi 500 grammi di pomodori San Marzano veri, non “tutto va bene purché siano rossi e succosi”, e altrettanta

Il bicchiere Anche in questo caso, per degustare al meglio il vino rosato, serve un bicchiere adatto. Un tulipano ben pulito e asciutto, senza traccia di aloni o residui del lavaggio. In questo modo si potranno vedere tutte le sfumature del colore. Il leggero restringimento verso l’imboccatura permetterà ai profumi di esprimersi al meglio, regalando un bouquet ricco e fresco, fatto di note fruttate e floreali. L’assaggio sarà quindi una riscoperta di tutte le buone sensazioni già avvertite al naso.

quantità di mozzarella di bufala altrettanto autentica anche lei, campana o pugliese. Questi due prodotti vanno tagliati in fettine sottili e messe a scolare in pendenza (inclinando magari uno scolapasta o un asse da cucina su cui appoggiare le fette), in modo che una parte del liquido che entrambe contengono, quello che renderebbe la pizza molliccia, se ne scorre via. Una volta ben sgocciolate – senza però “spremerle” – si può condire la pizza, cospargerla con un filo d’olio e distribuire un pizzico di sale. Nel frattempo avremo già acceso il forno per portarlo alla temperatura di 250 gradi massimo (non meno di 220 gradi però) e quando il caldo si farà sentire, mettiamo dentro la teglia con la pizza e lasciamola cuocere per circa 20 minuti circa. Prima di servirla la possiamo guarnire con qualche foglia di basilico e qualche oliva (a piacere). Così almeno ha fatto il giovane e silenzioso praticante altotatesino nella cucina del nostro amico cuoco e non immaginatevi che sia stato un luogo faraonico. Una stanza piccola (come piccolo è il suo ristorante in Veneto), ovviamente attrezzata con tutto quel che serve, in proporzione allo spazio ridotto. Risultato: una pizza che quasi quasi non si trova nemmeno da Sorbillo, che all’ombra d’o Vesuvio, da numerosi decenni, è “famosa” per le sue pizze da manuale partenopeo. Naturale dunque far fare alla pizza una fine più che dignitosa, mangiandola con gusto. Bevendoci insieme cosa?

Una birra d’autore o un vino? In questa eventuale seconda opzione, quale vino? L’abbinamento con la pizza, in linea generale, è sempre stato difficile, spesso per la tipologia degli ingredienti e per la loro mescolanza, a volte anche azzardata, a volte tanto per fare “colore”. Ha precisato il nostro ristoratore-cuciniere: “La birra ha indubbiamente i suoi estimatori ed è cresciuta l’attenzione e la valorizzazione delle diverse tipologie. Ma gran parte delle persone la abbina alla pizza perché non saprebbe che altro bere. Non ha proprio idea dei vini che possono andare bene e men che meno il cameriere, o chi per lui, si impegna a suggerire vini adatti, spesso perché lui stesso non li conosce proprio. Se i pizzaioli furbi mettessero in carta, accanto a ogni pizza, anche il vino più adatto, le cose andrebbero ben diversamente,

Cerasuolo d’Abruzzo Dop “Esor” 2011 Citra Contrada Cucullo 66026 Ortona (Ch) tel. 085.9031342 fax 085.9032537 www.citra.it 6,50 euro novembre 2012 Il mio vino

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proviamolo con... con soddisfazione per chi propone e chi mangia. Ma la pizza è sostanzialmente un piatto mordi e fuggi, nessuno sembra aver tempo e voglia di studiare un po’ le soluzioni”. Per questa pizza di mano altoatesina come sono andate le cose? Abbiamo bevuto, tirato fuori dal frigo del ristorante veneto, un rosato d’Abruzzo, prodotto da Citra, importante cantina, d’Abruzzo, a Ortona (Chieti). Il nome in etichetta è Esor, l’annata la 2011, il vino un Cerasuolo d’Abruzzo, figlio di uva montepulciano. Questa viene raccolta tra le colline della provincia di Chieti e spremuta con delicatezza. Mosto e bucce si sfiorano appena, giusto per tirar fuori il colore ciliegia chiaro dai riflessi rosati, poi fermentazione a temperatura controllata e un breve periodo di affinamento in legno. Questo, grandi linee, il percorso dell’Esor, che nel bic-

chiere abbiamo ritrovato limpido e brillante, con gli aromi puliti e delicati a ricordare ciliegia, granatina, mandorla. In bocca altra bella festa, con un gusto secco, morbido e corposo. Ha mostrato anche struttura accennata dal tannino, rallegrata da una media acidità e da una buona sapidità. Alla fine di ogni sorso ha lasciato bei ricordi fruttati. Ci ha assicurato il padrone di casa che, proprio per il gusto pieno, i profumi delicati e la freschezza, questo vino si abbina con una grande gamma di piatti, specie di pesce. È questo uno dei principali motivi per cui lui lo tiene nella sua cantina. Noi, con la pizza buona mangiata lì al volo, l’Esor 2011 l’abbiamo trovato perfetto, perciò ve lo consigliamo pari pari. Il costo in enoteca è di circa 6,50 euro.

Freschezza e struttura Siccome la nostra squadra assaggiatori è sempre scettica sui suggerimenti che portiamo noi della redazione quando torniamo dai nostri giri per le regioni, abbiamo pensato bene, qualche giorno dopo, di ripetere l’esperimento nella cucina piuttosto accogliente di un nostro esperto, offrendoci di preparare la stessa pizza (e di riassettare la cucina). Saltando le descrizioni intermedie, arriviamo al sodo: è stato bissato il successo. A portare i vini siamo stati questa volta noi “scribacchini”, forti, naturalmente, dell’esperienza fatta in Veneto e dei consigli utili dello chef. Insomma, ce la siamo rivenduta bene e in modo convincente. Abbiamo messo in tavola diversi vini leggeri, gradazioni alcoliche contenute, mai superiori ai 13 gradi, e freschi al gusto. A primeggiare sono stati, pure in questo caso, dei rosati e per questioni di spazio ci dobbiamo limitare a segnalarne solo un paio, questa volta “nordici”. Bardolino Doc Chiaretto Classico 2011 Santa Sofia Via Ca’ Dede’ 61 37029 San Pietro in Cariano (Vr) tel. 045.7701074 - fax 045.7703222 www.santasofia.com 8,20 euro

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Il mio vino novembre 2012

Valtènesi Doc Chiaretto “Selene” 2011 Civielle Via Pergola 21 25080 Moniga del Garda (Bs) tel. 0365.502002 fax 0365.5033424 www.gardavino.it 7 euro

Il primo è il Bardolino Doc Chiaretto Classico 2011 dell’azienda Santa Sofia, di San Pietro in Cariano (Verona), borgo collinare che dista dal lago di Grada poco più di venti chilometri e ne gode fino in fondo il clima mediterraneo. L’azienda, radici antiche e visioni puntate sul futuro, condotta da Giancarlo, Luciano e Patrizia Begnoni (padre il primo, suoi figli gli altri) produce davvero tutti i vini classici del veronese, dall’Amarone al Soave, poi spumanti e vini da dessert e nella lista dei “classici” non poteva certo mancare il Bardolino, anche in versione rosata, anzi chiaretto, in enoteca a 8,20 euro. Un vino piacevole e intenso. Rosa brillante nel colore con sfumature rubino scarico. Aromi di sicuro interesse: more, ciliegie appena mature, sfumature floreali. In bocca la morbidezza che si distribuisce sul palato supportata però da un buon carattere costituito dall’acidità e, dunque, dalla freschezza. Sul finale sono tornate le note fruttate, accompagnate da note erbacee fresche. Aromi e gusti “naturali” perfettamente abbinati agli ingredienti della pizza – pomodori e mozzarella di bufala - che sono stati la miglior rappresentazione gustativa della genuinità. Un altro Rosato che è sembrato su misura per la pizza casalinga d’ispirazione partenopea è stato il Selene 2011, Valtènesi Doc Chiaretto, prodotto a Moniga del Garda, quindi sulla sponda opposta del lago rispetto al precedente, dalla Cantina della Valtenesi e della Lugana. Rosato di Lombardia, dunque, regione che di pizzerie ne vanta un quantitativo probabilmente superiore a quello campano. Se il vino fosse fatto conoscere come si deve… Selene 2011 (7 euro in enoteca) ha una particolarità: è stato fatto con uve ottenute da coltivazioni

biologiche. Molti credono ancora che i rosati siano vini facili ai quali il bio, oltretutto, non aggiunge nessuna “carica”, anzi. Niente di più sbagliato e questo vino, ottenuto da uva groppello proveniente da parte degli 80 ettari complessivi – tutti biologici - della cantina, ha provato l’esatto contrario. Rosa ciliegia brillante, ha regalato al naso fragranze di amarena, fragola e fior di glicine, con sfumature minerali. In bocca secco, di acidità marcata e con un accenno di tannino che ha rafforzato la struttura, sostenuta pure dai 13 gradi alcolici. Abbinamento con la pizza da dieci e lode. Anche il rosato ha tutta la sua personalità da tirar fuori proprio quando si tratta di affiancare piatti per loro costituzione non semplici da abbinare. In conclusione: i rosati con la pizza sono spesso in grado di ❦ battere la solita birra.




LA GUIDA MERCATO

Vini che meritano di essere comprati Questa rubrica ha lo scopo di aiutarci a scegliere e a comprare i migliori vini italiani e presenta soprattutto prodotti di qualità poco conosciuti. Tutti i vini pubblicati in questa sezione e in tutta la rivista sono stati degustati e valutati dalla nostra squadra di esperti. Ogni mese presentiamo vini nuovi anche se a volte i produttori possono essere gli stessi.

Le fasce di prezzo ◆ rossi e bianchi Per facilitare la consultazione della Guida Mercato, i nostri esperti hanno suddiviso i vini non solo per colore ma anche per fascia di prezzo. Nella prima parte troveremo i vini rossi fino a 15 euro, quelli da 15 a 30 euro e quelli oltre i 30. A seguire i bianchi fino a 12 euro e oltre i 12.

◆ speciali Ultimi ma non meno interessanti, i vini "Speciali", che meritano un discorso a parte. In questa sezione, infatti, i nostri esperti hanno messo insieme diverse tipologie. All'interno delle pagine dei vini speciali troveremo quindi gli spumanti e i vini frizzanti, i rosati e i vini dolci.

L’etichetta ◆ nome del vino, denominazione È il “titolo” dell’etichetta: il nome del vino è la prima grande attrazione che la bottiglia ci offre. Per far capire meglio la tipologia del vino riportiamo subito anche la sua denominazione. Questa può essere Doc (Denominazione d’origine controllata), Docg (Denominazione d’origine controllata e garantita), Igt (Indicazione geografica tipica) e Vdt (Vino da tavola). ◆ nome proprio, annata Se è presente, il nome proprio indica come il produttore ha voluto chiamare il

suo vino. Spesso è un nome di fantasia, a volte prende spunto dal vigneto d’origine. L’anno riportato è quello in cui è stata fatta la vendemmia. ◆ votazione Nelle schede degli esperti de Il Mio Vino il 6/10 indica la sufficienza. Nella Guida Mercato sono presenti solo vini che hanno preso almeno 7/10. ◆ prezzo I prezzi sono quelli che abbiamo pagato acquistando il vino. Possono subire variazioni.

Dove comprare i vini

I vini si possono trovare nella grande distribuzione e nelle enoteche. Ci conviene telefonare al produttore per farci indicare il posto più vicino a casa nostra dove vende il proprio vino. Può anche darsi che il produttore stesso possa inviarci il vino direttamente a casa. Cosa opportuna specie quando il vino che vogliamo comprare è prodotto in poche migliaia di bottiglie e non è distribuito in tutt’Italia. Chiediamo dunque sempre: quante bottiglie vengono prodotte, qual è il posto più vicino a casa nostra dove possiamo trovare quel vino, se è possibile acquistarlo direttamente in cantina, se il prezzo comprende l’Iva, qual è il costo aggiuntivo per la spedizione.

Sicilia Igt Merlot 2008 Feudo Arancio

L’azienda ◆ regione e zona di produzione Questa indicazione ci dice in quale regione d’Italia e da quale zona provengono le uve con cui è stato fatto il vino.

◆ produttore Sono indicati numero di telefono, fax ed eventuali indirizzi internet e di posta elettronica del produttore.

voto 8.2/10 - 7,50 € SICILIA Sambuca di Sicilia (Ag)

Le caratteristiche ◆ vitigni Il vitigno è la varietà di uva usata per produrre il vino. Se si usa un solo tipo di varietà (per esempio, nebbiolo 100%) si ha la vinificazionne “in purezza”. Un vino può essere fatto anche unendo in proporzione variabile diverse varietà di uva (per esempio, sauvignon e chardonnay). ◆ gradazione alcolica La gradazione è data dall’alcol etilico che è il risultato della trasformazione degli zuccheri causata dai lieviti presenti nell’uva.

Viene misurato in millilitri, alla temperatura di 20 °C. Per esempio, quando un vino riporta in etichetta 11 gradi significa che contiene l’11% di alcol (cioè 110 millilitri di alcol su un litro), uno di 12 gradi contiene il 12% di alcol e così via. ◆ quando berlo Non tutti i vini possono essere conservati a lungo. La scritta "da bere fino al..." consiglia entro quale anno sarebbe meglio bere quel vino perché non perda le sue caratteristiche fondamentali.

Tel. 0925.579000 posta@feudoarancio.it www.feudoarancio.it vitigni: merlot 100% gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2012 novembre 2012 Il mio vino 89


ROSSI FINO A 15 EURO Ruché di Castagnole Monferrato Docg “San Pietro” 2011 Bersano

Nebbiolo d'Alba Doc 2010 Antica Cascina dei Conti di Roero

Terrazze Retiche di Sondrio Igt Nebbiolo “SassiFraga” 2009 Le Strie

Valpolicella Doc Classico “Le Pontare” 2010 Cantina Zanotti

voto 8.2/10 - 12 €

voto 7.9/10 - 11 €

voto 7.9/10 - 13 €

voto 7.7/10 - 7,20 €

PIEMONTE

PIEMONTE

LOMBARDIA

VENETO

Castagnole Monferrato (At)

Vezza d'Alba (Cn)

Teglio (So)

Negrar (Vr)

Tel. 0141.720211 wine@bersano.it www.bersano.it

Tel. 0173.65459 info@oliveropietro.it www.oliveropietro.it

Tel. 0342.780566 info@lestrie.it www.lestrie.it

Tel. 045.7500161 info@cantinazanotti.com www.cantinazanotti.com

vitigni: ruché 100%

vitigni: nebbiolo 100%

gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2015

gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2016

vitigni: brugnola, nebbiolo, pignola valtellinese, rossola nera gradazione alcolica: 13° da bere adesso fino al 2015

vitigni: corvina, corvinone, molinara, rondinella gradazione alcolica: 12,5° da bere adesso fino al 2015

Colli Euganei Doc Cabernet “Boccon” 2011 Parco del Venda

Bardolino Doc Classico 2011 Lenotti

voto 7.9/10 - 9 €

voto 7.9/10 - 5,90 €

VINO TOP Valpolicella Doc Classico Superiore Ripasso “Montecorna” 2009 Farina Vino ottenuto con la tecnica del “Ripasso“, ossia rifermentandolo a contatto delle bucce delle uve utilizzate per l'Amarone, dalle quali ricava aromi e struttura. Il colore è rosso granata profondo e brillante. Profumo intenso e fragrante, con note fruttate di amarena, marmellata di lamponi e sfumature di nocciola. Asciutto e morbido, con una gradevole rotondità e un invitante sviluppo del gusto verso il finale fruttato, tostato e con sfumature di cioccolato al latte. In sintesi è un vino che unisce potenza, immediata gradevolezza e bevibilità, ideale per accompagnare piatti autunnali e invernali come la polenta con spezzatino e formaggi stagionati come il Monte Veronese d'allevo. Da servire alla temperatura di 18-20 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 7 centimetri di diametro.

voto 8.3/10 - 11 €

VENETO

Boccon di Vo' (Pd)

Bardolino (Vr)

Tel. 049.9940188 parcodelvenda@libero.it www.parcodelvenda.com

Tel. 045.7210484 info@lenotti.com www.lenotti.com

vitigni: cabernet franc, cabernet sauvignon gradazione alcolica: 15,5° da bere adesso fino al 2016

vitigni: corvina, molinara, rondinella gradazione alcolica: 12° da bere adesso fino al 2014

Colli Euganei Doc Rosso “Vignàe” 2011 Facchin

Friuli Grave Doc Cabernet Franc 2009 Terre di Ger

voto 7.7/10 - 8 €

voto 8.2/10 - 7 €

Valpolicella (Vr)

VENETO

FRIULI VEN. GIULIA

Tel. 045.7701349 info@farinawines.com www.farinawines.com

Vo' Euganeo (Pd)

Pasiano (Pn)

Tel. 049.9940482 info@aziendafacchin.it www.aziendafacchin.it

Tel. 0434.644452 info@terrediger.it www.terrediger.it

vitigni: cabernet sauvignon, merlot gradazione alcolica: 12,5° da bere adesso fino al 2014

vitigni: cabernet franc 100%

VENETO

vitigni: corvina, molinara, rondinella gradazione alcolica: 14° da bere adesso fino al 2017

90 Il mio vino novembre 2012

VENETO

gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2015



ROSSI FINO A 15 EURO Friuli Grave Doc Cabernet Franc 2011 Tenute Tomasella

Carso Doc Cabernet Sauvignon 2009 Castelvecchio

Morellino di Scansano Docg Riserva “Dono” 2008 Serpaia di Endrizzi

IL VOTO Il voto è espresso in decimi. Nelle schede di valutazione degli esperti de "Il Mio Vino" il 6/10 indica la sufficienza.

voto 7.6/10 - 10 €

voto 8/10 - 15 €

FRIULI VEN. GIULIA

FRIULI VEN. GIULIA

TOSCANA

Prata di Pordenone (Pn)

Sagrado (Go)

Maremma (Gr)

Tel. 0422.850043 cantina@tomasella.it www.tenute-tomasella.it

Tel. 0481.99742 info@castelvecchio.com www.castelvecchio.com

Tel. 0461.650129 info@serpaiamaremma.it www.serpaiadiendrizzi.it

vitigni: cabernet franc 100%

vitigni: cabernet sauvignon 100% gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2016

vitigni: sangiovese 100%

gradazione alcolica: 12,5° da bere adesso fino al 2015

VINO TOP Montepulciano d'Abruzzo Doc “Rosso di Macchia” 2004 Dora Sarchese Colore limpido, rosso granata di media profondità. Al naso inizialmente è chiuso, cioè si percepiscono pochi profumi, ma poi, dopo qualche minuto, si apre con un bouquet di buona intensità, ampio, dominato da note di spezie, tabacco scuro e cuoio su uno sfondo di prugna e mora. Secco, corposo, acidità marcata e con tannini molto robusti con solo un accenno di astringenza. Intensi sapori di frutti neri e liquirizia chiudono la sua ottima persistenza in bocca. Molto apprezzabile ora ma può migliorare ulteriormente con un moderato invecchiamento. Un vino, di personalità e notevole ampiezza di profumi e sapori, da aprire con qualche minuto di anticipo prima di servirlo alla temperatura consigliata di 18-20 gradi in bicchieri dall'imboccatura di 7 centimetri di diametro.

voto 8.3/10 - 12 €

gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2017

Il voto tiene conto della qualità e della tipologia alla quale appartiene il vino. Perciò un ottimo Lambrusco può anche prendere un voto superiore a un Barolo.

Chianti Classico Docg 2009 Castello di Gabbiano

Monteregio di Massa Marittima Doc Rosso 2010 Valentini

voto 7.9/10 - 12 €

voto 7.8/10 - 9 €

TOSCANA

TOSCANA

Mercatale Val di Pesa (Fi)

Massa Marittima (Gr)

Tel. 055.821053 castellogabbiano@castellogabbiano.it www.castellogabbiano.it

Tel. 0566.918058 info@agricolavalentini.it www.agricolavalentini.it

vitigni: sangiovese gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2017

vitigni: cabernet sauvignon, merlot, sangiovese gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2016

Rosso di Montalcino Doc 2010 Tornesi

Rosso Piceno Doc “Colle Ambro” 2009 Garofoli

voto 8.3/10 - 12 €

voto 7.7/10 - 7 €

Caldari di Ortona (Ch)

TOSCANA

MARCHE

Tel. 085.9031249 sarchese.dora@tin.it www.dorasarchese.it

Montalcino (Si)

Loreto (An)

Tel. 0577.848689 tornesi@alice.it www.tornesi.it

Tel. 071.7820162 mail@garofolivini.it www.garofolivini.it

vitigni: sangiovese 100%

vitigni: montepulciano, sangiovese gradazione alcolica: 13,5° da bere adesso fino al 2015

ABRUZZO

vitigni: montepulciano 100% gradazione alcolica: 13° da bere adesso fino al 2015

92 Il mio vino novembre 2012

voto 8.4/10 - 15 €

In questa Guida Mercato sono presenti solo i vini che hanno preso da 7/10 in su.

gradazione alcolica: 14° da bere adesso fino al 2016



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