Elementi 35 - Agosto - Novembre 2015

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Settore idrico, investimenti daranno efficienza e qualità Matteo Del Fante

Periodico del GSE Agosto – Novembre 2015

Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Elementi

Alberto Biancardi

Stiamo anticipando il futuro Paolo Frankl

Regole eque per la generazione fotovoltaica distribuita Monica Frassoni

Co2, Ue rispetti gli impegni Carlo Bagnasco

Mercato elettrico più competitivo con meno oneri fiscali Vittorio D’Ermo

Consumi e fonti fossili in difficoltà. Il futuro nell’efficienza energetica Arianna Occhipinti

La terra mi ha insegnato il tempo dell’attesa

SPECIALE SISTEMI EFFICIENTI DI UTENZA

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GSE, OVVERO UN PEZZO DI STORIA DELL’ENERGIA ITALIANA A dieci anni dalla sua costituzione e a quindici dal processo di liberalizzazione del mercato elettrico italiano, il Gestore dei Servizi Energetici continua a rivestire un ruolo di primo piano nel settore energetico del nostro Paese. In uno scenario che ha visto il progressivo sviluppo delle fonti rinnovabili e l’affermarsi del ruolo strategico dell’efficienza energetica, il Ministero dello Sviluppo Economico ha affidato al GSE sempre più numerose attività coerenti con la crescita del settore. Sono lontani i tempi in cui, appena dopo la separazione del ramo d’azienda dal Grtn, non era ancora ben chiaro cosa avrebbe fatto il Gse da “grande”. Incertezza che negli anni ha lasciato il posto alla gestione d’importanti funzioni di natura pubblicistica, che hanno garantito il corretto sviluppo del comparto delle rinnovabili in Italia. Non solo, quindi, istruttoria delle pratiche, ma anche erogazione degli incentivi, verifiche ispettive e ritiro dell’energia elettrica immessa in rete. Il GSE ha esteso poi le sue competenze anche al settore dell’efficienza energetica. È stato scelto quale soggetto responsabile per l’Italia del collocamento all’asta delle quote di CO2 secondo lo schema europeo Ets e ha dato un impulso positivo e propositivo allo sviluppo della filiera del cleantech italiano, grazie al progetto Corrente.

Insomma, da Gestorino come qualcuno in modo “affrettato e affettuoso” lo aveva definito dieci anni fa, il Gse è arrivato a ricoprire il secondo posto tra gli operatori nazionali di borsa, attraverso il ritiro e poi la vendita sul mercato di 41 TWh di energia prodotta da fonti rinnovabili. Nel tempo, grazie ai risultati raggiunti, al Gse sono stati affidati altri incarichi, come la gestione del meccanismo d’immissione dei biocarburanti in Italia e, non ultimo, la stesura delle regole applicative del meccanismo dei SEU, i Sistemi efficienti di utenza che costituiranno un ulteriore passo verso la generazione distribuita. Il raggiungimento di tali risultati è anche merito delle spiccate professionalità del suo personale, la cui età negli anni si è sensibilmente ridotta arrivando alla media di 38 anni, a fronte di un miglioramento del livello del titolo di studio, che nel 2015 conta il 72% di laureati. E mi piace sottolineare che l’intera compagine è formata dal 45% di donne. Oggi il Gse è una società pienamente accreditata in tutti i contesti nazionali ed internazionali ed ha posto solide basi per affrontare gli obiettivi futuri, che si inseriranno in un complesso scenario globalizzato, nel quale le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica avranno un ruolo sempre più indispensabile allo sviluppo economico italiano. Il tutto in un ambito regolatorio, quello europeo, fatto di traguardi sempre più stringenti in materia di riduzione dei gas serra. Il Gse è pronto, quindi, a raccogliere queste sfide, contribuendo allo sviluppo del nostro Paese, sempre più proiettato in una dimensione internazionale.

l’E

l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Claudia Delmirani Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico Immaginali Impaginazione Pomilio Blumm

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato Hanno collaborato a questo numero Andrea Amato Roberto Antonini Stefano Besseghini Edoardo Borriello Gabriella Busia Alessandro Buttà Libero Buttaro Stefania Concàri Fausto Carioti Francesco De Mango Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Jacopo Giliberto Maurizio Godart Roberto Laurenti Paola Liberali Piergiorgio Liberati Fabrizio Mariotti (la vignetta di Fama) Gabriele Masini Ilaria Proietti Prometeo - Adnkronos Maurizio Riccardi Sallie Sangallo Camillo Settimi Luca Speziale Maria Pia Terrosi Ivan Piacenza Tommaso Tetro Fabrizio Tomada Luca Ventorino

Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Adn Kronos (Prometeo) Anev Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Bartucci S.p.A Centro Documentazione Giornalistica City Life Cobat Ferrania Solis iCASCO Hfv Italia Energia IVPC Jinko solar K energy Kenergia sviluppo Leitwind Northen Power Nuovo Trasporto Viaggiatori Punto Com Quale Energia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Staffetta Quotidiana Telecom Trans Adriatic Pipeline

Elementi è distribuito presso le principali rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.

­­­­Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

In copertina L’ora incerta 1998, olio su tela cm 135x135 di Gino Guida Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Chiuso in redazione il 23 giugno 2015

AU Guidubaldo Del Monte, 45 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it

GME Largo Giuseppe Tartini, 3/4 00198 Roma T +39 0680121 F +39 0680124524 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org

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RSE Via R. Rubattino 54 20134 Milano T +39 0239921 F +39 0239925370 www.rse-web.it

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Anno 2015 n. 35 agosto - novembre 2015

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Ciao Francesca Sapessi quante volte il tuo sorriso ci ha regalato un istante di ironia e ilarità impensato. Sapessi quante volte la tua serenità ci ha aiutato a vedere con altro sguardo un momento della vita. Sapessi quante volte la tua umanità ci ha fatto riflettere sulla nostra.

Virgolette di Romolo Paradiso

Sapessi quante volte abbiamo avuto bisogno di chiamarti e di sentire le tue parole, per condividere con te un’emozione, una gioia, un sentimento. E sapessi quante volte abbiamo apprezzato la tua creatività, la tua sempre fulgida fantasia, la tua instancabile disponibilità all’aiuto. Cara Francesca, tutto questo ci mancherà. E ci mancherà tutto quello che poteva ancora essere, e non sarebbe mai stato abbastanza.

I tuoi Amici di Elementi

A Francesca Correani, che per tanti anni ha graficamente curato, con creatività e passione, Elementi.

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rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 74 Mc il Mondo di Corrente 78 En Elementi Normativi 80 Be Bizzarre Energie 95 Bi Biblioteca 97 Mp Fn Mondo Piccolo e Filo di Nota 98 E+ Energia, letteratura, umanità 101 Co La copertina 102 Cc Controcopertina

primo piano

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Dialogo con Alberto Biancardi

Investimenti daranno efficienza e qualità

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Il punto di vista di Matteo Del Fante

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Faccia a faccia con Paolo Frankl

Stiamo anticipando il futuro

Regole eque per la generazione fotovoltaica distribuita

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Colloquio con Monica Frassoni

Ue rispetti gli impegni. Sì a efficienza energetica e rinnovabili

mercato oil

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Parla Paolo Vigevano

Barile in calo, Ocsit in crescita

mercato elettrico

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A tu per tu con Carlo Bagnasco

Più competitivo con meno oneri fiscali

Speciale Sistemi efficienti di utenza

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Obiettivi del meccanismo e ruolo del GSE

energia

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Incontro con Vittorio D’Ermo

Consumi e fonti fossili in difficoltà, il futuro sta nell’efficienza

Elementi

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Colloquio con Hafez El Salmawy

Separare i prezzi dell’energia dai sussidi

ricerca e innovazione

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La ricerca pubblica non sia pubblica amministrazione

energia rinnovabile

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L’Italia alla conquista del fotovoltaico africano

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Il parere di Luca Delle Monache

Con le previsioni meteo, rinnovabili programmabili

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edilizia ed energia

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Come avere edifici efficienti… non solo sulla carta

energia e ambiente

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Via al progetto Fiesta

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Acqua, serve una gestione responsabile

letteratura

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Il ‘900 da non dimenticare. Grandi firme - I parte

Dialogo con Alessadnro Sbrana

Geotermia, servono norme e strutture efficienti

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energia del pensiero

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Un bicchiere di vino con Arianna Occhipinti

Il grafene, energia per l’energia del futuro La terra mi ha insegnato il senso dell’attesa

energia e solidarietà

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Il pensiero di Michel Crémieu

Daremo energia sicura a impatto sostenibile

efficienza energetica

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Dal risparmio energetico 400mila posti di lavoro

So

Sommario


Prossimi a un cambiamento epocale? Con ogni probabilità nei prossimi anni assisteremo al cambiamento del “paradigma energetico”. Le tecnologie ancora una volta potrebbero ribaltare l’economia, com’è avvenuto con la prima rivoluzione industriale e con la seconda. Forse questa sarà la terza? Per tale motivo, i prossimi mesi e i prossimi anni saranno fondamentali per impostare un sistema regolatorio e normativo in modo da non frenare ma governare la transizione in Italia e in Europa. Per fare un paragone con quanto sta accadendo citerò un esempio che a qualcuno parrà remoto, ma non lo è. Il parallelo è con i tassì di Milano. A Milano il Comune sta istallando un nuovo sistema per la chiamata delle vetture pubbliche. Fu fatto un bando

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(la prima tornata andò deserta, e non per disinteresse dei concorrenti) e vinse una compagnia telefonica non dominante. Attraverso una rete intelligente e strumenti come i gps o le app dei telefonini i tassì indipendenti vengono informatizzati e collegati con un numero telefonico unico cui possono chiamare i clienti. La superrete individua il luogo della telefonata, le posizioni delle auto pubbliche nei posteggi più vicini e mette in contatto cittadino e tassista. Chi guadagnerà con questo sistema? I cittadini, che avranno un servizio migliore, e i tassisti indipendenti che non aderiscono a cooperative o centrali radiotaxi. Chi s’è opposto a questo sistema, con ricorsi al Tar? Le cooperative di radiotaxi e i sindacati. La minuscola vicenda milanese è di esempio perché il settore dei tassì è libero sì, ma regolatissimo; tariffato in modo occhiuto; diviso fra alcuni grandi gruppi e cooperative in competizione e ricco di poltrone da consigliere. Ed è di esempio perché anche per i tassì la rivoluzione tecnologica del silicio – l’informatica – sta superando la prima fase, quella del computer sulla scrivania, e sta diventando un terremoto che scombussola i rapporti sociali ed economici stratificati. Le smart grid sono questo, cioè la somma e l’integrazione di strumenti indipendenti messi in rete, in modo che più servizi dialoghino fra loro. Oggi i servizi che citerò fra poco sono aggregati da reti e sistemi diversi, ma in futuro la stessa (contestata) rete dei tassisti milanesi potrà regolare i semafori in relazione con il traffico, riservare un tavolo al ristorante, gestire i flussi di elettricità fra le batterie delle auto elettriche in ricarica alle colonnine o addormentate nelle rimesse delle villette a schiera, cercare una poltrona all’opera, bilanciare la produzione delle turbine eoliche e dei pannelli fotovoltaici, regolare il riscaldamento delle case, dirottare i sovraccarichi e gli eccessi di produzione delle fonti rinnovabili di energia, attivare gli elettrodomestici, controllare gli ingressi in banca, prenotare il treno, verificare le targhe di chi entra nel’area a traffico limitato, aprire o chiudere le serrande nei negozi, regolare le luci negli uffici e nei lampioni sulla strada. E mille altre cose che scopriremo domani, e ci sembreranno come se fossero le cose più ovvie e naturali al mondo, così come oggi ci pare ovvia e naturale un’app su uno smartphone che appena pochi anni fa pareva una fumisteria da film di fantascienza. Molte aziende del settore elettrico sono attive nella ricerca e nella sperimentazione di smart grid. Per esempio Terna lavora sugli accumulatori lungo la rete di alta tensione, fra energy storage e power storage, ma anche altri operatori italiani stanno provando con successo queste tecnologie di riequibratura dei flussi di energia sulla rete. Diverse compagnie elettriche hanno testato abbozzi di smart city su suggerimento dell’Autorità dell’energia e dell’acqua, imbattendosi nelle difficoltà di inserire le tecnologie moderne in una rete preesistente frutto di un secolo di stratificazioni e di tecnologie differenti. Per questo motivo l’Enel ha trovato nell’Expo di Milano un’area test ideale per progettare fin dall’inizio, dal ground zero, una rete intelligente in grado di gestire l’area espositiva che ha consumi e produzione distribuita paragonabili a quelli di una città di 100mila abitanti. E come nel caso dei tassì milanesi, in cui la rete intelligente gestisce i rapporti indipendenti e disaggregati fra clienti e tassisti, c’è chi teme questo cambiamento di scenario, un cambiamento

che diminuisce il ruolo delle grandi aggregazioni di vecchia fattura a vantaggio dei consumatori e dei produttori più veloci a cogliere le opportunità. Un campo di battaglia per esempio è quello della liberalizzazione totale dei consumatori ancora allacciati al servizio tutelato. Ne è testimone il rinvio al 2018 per la fine del segmento protetto, rinvio sollecitato dalla paura che i consumatori siano ancora indifesi e impreparati. Il futuro dell’Acquirente unico, gli incentivi alle fonti rinnovabili d’energia, le agevolazioni ai consumi innovativi, la revisione del sistema tariffario sono i temi su cui si esercitano le due tendenze, di chi vuole il nuovo e di chi lo teme, soprattutto attraverso le pressioni della politica. Il problema del dibattito su questi temi che sembrano così marginali è che non sono per nulla temi marginali. Basti pensare a che effetto può avere, in positivo e in negativo, un taglio importante delle tariffe di rimunerazione degli investimenti in distribuzione. Sono aspetti in apparenza minimi, ma che condizioneranno per molti anni lo sviluppo tecnologico – e quindi economico – dell’Italia decretandone un divario di crescita o di rallentamento rispetto alle tendenze del resto del mondo.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

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primo piano Sistema idrico

Investimenti daranno efficienza e qualitĂ DIALOGO CON ALBERTO BIANCARDI Componente AEEGSI e Presidente di WAREG European Water Regulators 10

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di Fausto Carioti Dal febbraio 2011 Alberto Biancardi è un componente di quell’istituzione che - nel frattempo - ha modificato la propria denominazione diventando l’Autorità per l’Energia elettrica, il Gas e il Sistema idrico e dal 29 maggio, il primo presidente di WAREG, il network dei regolatori idrici europei. Chiediamo a Biancardi di fare un bilancio sul primo periodo quadriennale di regolazione del settore idrico. “Prima che iniziasse il nostro lavoro”, tira le somme Biancardi, “l’idea era che il prezzo dell’acqua fosse deciso a livello locale tramite accordo politico. Il nostro compito

tecnico è stato sviluppare un metodo tariffario basato sul costo efficiente, che meglio garantisce i consumatori. Certo, abbiamo trovato una situazione molto disomogenea e abbiamo dovuto operare in modo flessibile, creando percorsi iniziali differenti. Siamo comunque arrivati a un metodo tariffario applicato in modo omogeneo in tutta Italia, con la sola eccezione dell’autonomo Trentino-Alto Adige”. E: Il periodo regolatorio che inizierà nel 2016 segnerà una discontinuità rispetto a quello che sta per chiudersi?

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AB: No. Anzi, il criterio principale del nuovo metodo, che contiamo di varare tra settembre e ottobre, sarà garantire la maggior continuità possibile con le regole attuali, in modo che tutti gli operatori - banche incluse - possano pianificare sulla base di esse. E: Sui vostri progetti pendono però i ricorsi presentati da parte di referendari, associazioni di consumatori e gestori proprio contro il nuovo criterio di determinazione delle tariffe. AB: In primo grado, dinanzi al Tar, il nostro metodo ha superato l’esame. La decisione di secondo grado da parte del Consiglio di Stato è attesa entro settembre, ma quanto prima questa arriverà tanto prima l’Autorità potrà definire tutte le regole, partendo da gennaio 2016 con un metodo sicuro e convalidato. E: Sinora la vostra azione che impatto ha avuto su tariffe e investimenti? AB: In media si è avuto un aumento delle tariffe attorno al 4,9%. Dal 2014 ad oggi le determinazioni tariffarie hanno riguardato 1.678 gestioni, interessando 46,6 milioni di residenti. Per 122 gestioni, che corrispondono a 39 milioni di residenti in 4.804 Comuni, è stato approvato lo schema regolatorio proposto dai soggetti competenti, che insieme agli aumenti prevede un ammontare di investimenti per il prossimo quadriennio pari a 5,3 miliardi. Per altre 284 gestioni, corrispondenti a circa due milioni di residenti, è stata disposta l’invarianza dei corrispettivi. Infine per le 1.272 gestioni che non hanno inviato la documentazione richiesta è stata approvata una riduzione del 10% rispetto alle tariffe applicate nel 2013. In questi casi, che interessano 5,6 milioni di abitanti, la tariffa calcolata sulla base delle nuove disposizioni produrrà effetti solo dal momento in cui si renderanno disponibili tutti i documenti e le informazioni necessarie. E: In media sono aumentati più le tariffe o gli investimenti? AB: Gli investimenti, senza dubbio. Il settore idrico ha un’esigenza estrema di investimenti in ogni parte della filiera ma soprattutto nelle grandi condotte - dove le perdite d’acqua sono alte - e nella parte finale, quella della fognatura e depurazione. L’aspetto più delicato del nostro intervento è far capire che, in cambio di tariffe magari aumentate in media di qualche decina di euro l’anno, cresce la qualità del servizio, migliora la compatibilità ambientale e si ha la certezza di poter bere l’acqua in modo sicuro ancora a lungo. In altre parole, se la bolletta sarà eventualmente un po’ più alta è perché il consumatore godrà di servizi prima non erogati (es: depurazione, fognatura, ecc.) raggiungendo livelli più vicini agli standard europei. Al tempo stesso una maggiore efficienza nella gestione operativa indurrà tendenziali contenimenti dell’importo prima pagato. E: A che punto è la controversia con l’Unione europea che ci vede sottoposti a procedura d’infrazione per il mancato trattamento delle acque reflue in molti Comuni?

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AB: Come regolatore l’Autorità non è direttamente coinvolta, ma stiamo comunque lavorando in contatto con il ministero e abbiamo partecipato ai colloqui di Bruxelles. Anche sotto questo aspetto la situazione è molto diversificata: ci sono situazioni in cui se agiamo in fretta, possiamo evitare le sanzioni ed altri in cui le sanzioni formalmente sono già arrivate. In questi ultimi casi l’auspicio è che un’azione rapida possa consentirci, quantomeno, di ridurre le sanzioni. Di sicuro certe zone del Paese, non solo al Sud, hanno una compatibilità ambientale molto precaria e corrono il rischio di inquinare le falde e non avere più acqua pulita. E: L’Autorità si sta concentrando anche sull’aspetto della perequazione tariffaria. Quale è l’obiettivo? AB: In certe zone del Paese – ad esempio in Sardegna – il sistema regolatorio e tariffario è stato fermo per anni. Il risultato è che non si sono fatti investimenti, il rapporto col sistema finanziario è diventato pessimo e sono emersi rischi di solvibilità. In queste zone sarebbe previsto un aumento molto alto delle bollette per sanare la situazione pregressa. Per evitare questo, l’Autorità ha deciso di riprodurre, sebbene in modo atipico, meccanismi di equità già adottati con le tariffe di elettricità e gas. In questi settori, siccome il distributore che opera in alta montagna non può comprimere i costi più di tanto, facciamo in modo che il sovraccosto non sia pagato solo dal consumatore locale, ma un po’ da tutti tramite un prestito che verrà restituito entro qualche anno. Con l’acqua intendiamo usare questo criterio per dare impulso agli investimenti e facilitare il dialogo col sistema finanziario. E: Come funzionerà il meccanismo? AB: La delibera che abbiamo approvato per Abbanoa, gestore unico del servizio sardo, prevede che questa prenda in prestito 90 milioni dai consumatori italiani, tramite la Cassa Conguaglio, e li restituisca entro il 2019 a un tasso ragionevole. Grazie a questo prestito Abbanoa potrà attivare gli investimenti necessari e migliorare il rating con le banche, anche perché in cambio noi chiediamo miglioramenti alla loro gestione. E: Quanto costerà ai consumatori? AB: I casi come Abbanoa sono pochi e peseranno in maniera irrisoria sulla bolletta degli italiani: frazioni di centesimo di euro per ogni metro cubo d’acqua. E: L’Autorità ha contribuito anche alla nascita di WAREG, network che collega i regolatori europei dei servizi idrici, di cui lei è neo presidente. A che servirà? AB: Anche in questo caso abbiamo provato a replicare quello che è stato fatto con l’energia elettrica e il gas. Al momento i membri di WAREG sono diciotto, più un osservatore. Inizieremo compilando insieme, in tempi rapidi, un “libro di istruzioni” con le pratiche adottate dai Paesi europei nelle diverse situazioni. WAREG ci servirà anche per confrontarci con Bruxelles e per illustrare la nostra missione ai consumatori e alle istituzioni finanziarie.


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primo piano

Stiamo anticipando il futuro IL PUNTO DI VISTA DI MATTEO DEL FANTE Amministratore Delegato di Terna

Rafforzamento della rete in Italia, integrazione del mercato elettrico europeo, investimenti selettivi con minori impatti sulla tariffa elettrica e sul debito, sviluppo delle attività non regolate; maggiore efficienza operativa. Nei prossimi 5 anni un impegno per lo sviluppo della rete elettrica pari a circa 3,9 miliardi di €. Stiamo sperimentando attività di trasmissione all’estero, affiancamento delle aziende italiane, efficientamento e ottimizzazione della generazione distribuita. Matteo Del Fante 14

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di Jacopo Giliberto

“Del piano industriale di Terna che abbiamo presentato in primavera mi fa piacere darle un focus sul tema delle interconnessioni, che ci pare pregnante. Rispetto a quanto avevamo comunicato durante la presentazione del piano, si è aggiunta anche l’interconnessione con la Tunisia” avverte Matteo Del Fante, amministratore delegato di Terna.

E: Del Fante, ci dà qualche dettaglio aggiuntivo sul progetto tunisino? MDF: Stiamo operando per avere il sostegno europeo e il riconoscimento della connessione a corrente continua da 600 megawatt con la Tunisia come Pci, Project of Common

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Interest. Servono le risorse per collegare il progetto alla Connecting Europe Facility, per renderlo economico e finanziabile. Oggi la Tunisia non ha ancora raggiunto una capacità di produzione elettrica che consenta di avere energia a un costo inferiore rispetto a quello italiano. Il collegamento va visto in chiave strategica, in prospettiva, e quindi oggi deve avere un sostegno europeo per essere economicamente valido. E: Quali gli altri punti forti del vostro piano? MDF: Quattro i pilastri del nuovo piano quinquennale al 2019. In sintesi: rafforzamento della rete in Italia e integrazione del mercato elettrico europeo; investimenti selettivi con minori impatti sulla tariffa elettrica e sul debito; sviluppo delle cosiddette attività non regolate; maggiore efficienza operativa. Negli ultimi 10 anni Terna ha investito circa 9 miliardi di euro per rafforzare la rete elettrica nazionale, ridurre le congestioni della rete e il divario tra i prezzi zonali dell’energia. In futuro continueremo a svolgere il ruolo istituzionale e a garantire una maggiore integrazione del sistema elettrico, promuovendo meccanismi utili al bilanciamento energetico in Italia e in Europa. E: Un cenno agli investimenti italiani. MDF: Nei prossimi 5 anni Terna prevede un impegno per lo sviluppo della rete elettrica pari a 3,9 miliardi di euro. È uno sforzo maggiore rispetto al precedente piano strategico, che era di 3,6 miliardi di euro. Al tempo stesso avremo un impatto più basso sulla tariffa elettrica e sul debito netto. Di questi, 3,2 miliardi di euro rappresentano gli investimenti che verranno realizzati sulla rete elettrica nazionale, l’80% dei quali impiegati nello sviluppo di nuove infrastrutture e tecnologie. A questi si aggiungeranno investimenti di terzi (le aziende cosiddette “energivore”) per oltre 400 milioni di euro per costruire interconnessioni secondo i criteri della legge 99 del 2009, oltre a finanziamenti europei per complessivi 300 milioni. Sono elementi che non avranno impatto sulla tariffa elettrica né sul debito della società. E: Che tipo di investimenti le sembrano più allineati con le tariffe? MDF: Mi pare che il quadro normativo europeo e regolatorio italiano sia sempre più indirizzato verso una crescita progressiva e una selettività ancora maggiore degli investimenti, che privilegeranno le infrastrutture energetiche più tecnologiche, smart e a basso impatto ambientale, ma soprattutto le nuove interconnessioni elettriche tra Paesi confinanti. Dopotutto, queste infrastrutture migliorano la sicurezza degli approvvigionamenti e conferiscono una maggiore indipendenza energetica. Le farò qualche esempio: proseguiranno i lavori sulle interconnessioni con l’estero Piossasco-Grand’Ile tra Italia e Francia, e Villanova-Tivat tra Italia e Montenegro. In Italia ricordo il collegamento elettrico tra Sicilia e Calabria Sorgente-Rizziconi e gli elettrodotti ad altissima tensione Udine-Redipuglia e, in Abruzzo, Villanova-Gissi. E: … e c’è anche il programma dei sistemi di accumulo.

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MDF: Proseguiremo lo sviluppo di sistemi di accumulo e di sistemi cosiddetti smart, soprattutto nelle isole maggiori e nel Sud Italia. Proprio nel settore delle smart grid, Terna può vantare un primato: il progetto sperimentale chiamato Storage Lab, uno dei primi impianti multitecnologici al mondo. È un progetto cui tutto il settore energetico sta guardando e che consente di testare l’efficienza e la potenza delle diverse tecnologie esistenti per l’uso ottimale delle batterie. Siamo i primi operatori di rete al mondo nelle batterie, con il nostro Storage Lab abbiamo già una capacità significativa di accumulatori in esercizio. Abbiamo adottato due tipologie di batterie. Ci sono quelle energy intensive che accumulano l’energia quando ci sono colli di bottiglia o quando gli utilizzi non assorbono tutta la produzione. Il nostro obiettivo sono 35 megawatt, di cui 18 già in esercizio e 17 autorizzati, collocati soprattutto nelle zone del Mezzogiorno che sono la porta verso Nord dell’energia rinnovabile non programmabile. L’altra tecnologia di accumulo, power intensive, mira alla sicurezza della rete e offre servizi di stabilizzazione della frequenza che normalmente si ottenevano modulando gli impianti di produzione. Per esempio, pochi mesi fa in Sardegna una centrale s’è fermata: grazie questo sistema e con un compensatore sincrono abbiamo ristabilito l’equilibrio senza far soffrire i consumatori. E: Del Fante, cambio tema. Provi a socchiudere gli occhi e a immaginare un futuro più lontano. Come sarà Terna fra dieci, quindici anni? MDF: È questo il momento giusto per chiederci: tra 5 anni dovremo essere diversi? Dovremo prevedere un percorso di crescita diverso da quanto fatto finora? Vede, negli anni scorsi abbiamo impegnato progetti e risorse, abbiamo fatto investimenti importanti che ci hanno dato una posizione primaria sul lato della modernità della rete, modernità che tra circa 5 anni sarà a un livello ancora molto più avanzato. Dopo 15 anni di investimenti importanti, in futuro a mano a mano che la rete sarà completata e resa modernissima gli investimenti fisiologicamente tenderanno a diminuire. Dovremo valutare se le risorse finanziarie che fra 3-5 anni cominceranno a liberarsi saranno indirizzate verso la destinazione migliore. Intendo dire che oggi dobbiamo porre le basi - in termini di analisi e di primi passi di sperimentazione - per l’assetto che avremo in futuro. Per esempio stiamo sperimentando attività di trasmissione all’estero, affiancamento delle aziende italiane, efficientamento e ottimizzazione della generazione distribuita. E: Allarghiamo lo scenario: dove va il settore elettrico europeo? MDF: Gli obiettivi espressi dal pacchetto Energy Union vedono nelle reti elettriche una condizione necessaria per avvicinare l’Europa all’indipendenza energetica. La declinazione di questo esercizio va giocata su due direttrici. La prima è aumentare il numero di linee e la capacità di trasmissione, non sapendo dove sarà la produzione e la tecnologia tra 20 anni; l’altra è allineare i mercati e le borse elettriche in modo che siano efficienti al meglio. Quando c’è il cavo, deve essere consentita la massima flessibilità per utilizzarlo.


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primo piano

Regole eque per la generazione fotovoltaica distribuita FACCIA A FACCIA CON PAOLO FRANKL Direttore Unità Energie Rinnovabili IEA Nella generazione di energia le rinnovabili non sono più le sorelle minori: competitive in molti mercati e ritenute ormai mature e affidabili, spuntano anche migliori condizioni di finanziamento. Ciò fa prevedere un incremento del 45% nella produzione elettrica rinnovabile: fino a 7.300 TWh al 2020, pari alla previsione della domanda elettrica cinese per quella data. Restano però ancora barriere a questa crescita, come le incertezze nelle politiche. Questi alcuni degli spunti che fornisce Paolo Frankl, Capo Divisione delle Energie Rinnovabili dell'International Energy Agency, in una conversazione con 'Elementi'. Paolo Frankl 18

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di Roberto Antonini

E: Una decisa accelerazione delle rinnovabili a livello globale: quali le principali ragioni di questa crescita? PF: Credo si debbano distinguere due fasi. Negli ultimi 10 anni le rinnovabili hanno ricevuto un forte sostegno nei Paesi Ocse in nome degli obiettivi di decarbonizzazione, della diversificazione e della sicurezza degli approvvigionamenti e delle nuove opportunità di sviluppo economico. Ciò ha permesso la loro prima diffusione e poi grazie alla ricerca e sviluppo sono arrivati significativi miglioramenti tecnologici e riduzioni di costo. Oggi, in particolare eolico e fotovoltaico a terra, sono a livelli competitivi (o vi sono vicini) in un crescente numero di mercati. Per alcune rinnovabili ciò consente non solo uno sviluppo che si sostiene da solo, ma funge anche da incoraggiamento per un gran numero di Paesi a fissare degli obiettivi, a ridurre le barriere di natura non economica e a fornire supporto economico quando e dove serva ancora. Inoltre si aggiunge un secondo stimolo: migliori condizioni di finanziamento in molti Paesi. In generale, il settore finanziario considera le rinnovabili come mature e affidabili.

Ciò ha consentito di ridurre i premi per il rischio, ottenere un costo del capitale più basso e in definitiva ridurre il costo delle rinnovabili, che non avendo costi di combustibile sono tecnologie ad alta intensità di capitale. E: Il costo dell’accesso ai finanziamenti resta un elemento importante. PF: L’innovazione finanziaria sarà un fattore sempre più importante per le rinnovabili, anche nei nuovi mercati. A Dubai, ad esempio, sarà realizzato un grande impianto solare fotovoltaico che produrrà elettricità a un prezzo inferiore ai 60 dollari a MWh: un record mondiale. E in Egitto sorgerà una wind farm che avrà prezzi di generazione ancora più bassi. E: Qualche altro dettaglio sulle dinamiche della crescita delle Fer? PF: A livello globale ci aspettiamo un forte impulso in particolare per le rinnovabili elettriche. Prevediamo un

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incremento del 45% nella produzione di elettricità da fonti rinnovabili, fino a raggiungere i 7.300 TWh al 2020. Ciò è equivalente alla previsione della domanda elettrica della Cina a quella data. Le rinnovabili per il riscaldamento degli edifici e dell’industria, e i biocarburanti per il trasporto stanno ugualmente facendo progressi, ma a un ritmo più lento.

quantità di elettricità prodotta con il gas e due volte quella da nucleare. Questi valori includono il grande idroelettrico, che rimane una importante spina dorsale della generazione elettrica da rinnovabili, ma si noti che nel 2020 più di 1/3 dell’elettricità da rinnovabili verrà da fonti non-idro come vento, solare, bioenergie e geotermico. Un ammontare equivalente alla produzione globale da nucleare oggi.

E: Sono dati del vostro rapporto in uscita ad ottobre? E: L’Italia nello scenario internazionale della crescita delle rinnovabili: una storia di successo?

PF: Si tratta di dati ancora preliminari. Parte dei numeri saranno rivisti: alcuni verso l’alto –ad esempio nel caso del solare – altri verso il basso, anche se complessivamente i ‘più’ supereranno i ‘meno’. Terremo inoltre in considerazione i nuovi annunci di alcuni Paesi, in particolare in preparazione della COP21 di Parigi. Ciò detto, continuiamo a rilevare barriere che impediscono alle rinnovabili di dispiegarsi rapidamente come potrebbero. Si tratta principalmente di persistenti incertezze politiche in alcuni paesi Ocse e dell’accesso ai mercati e al finanziamento nelle economie emergenti e in altre economie non-Ocse.

PF: Il mio è un giudizio in chiaroscuro. È stato un successo in termini di diffusione degli impianti, anche se per raggiungere questo risultato i consumatori italiani hanno pagato un prezzo troppo alto a causa di imperfezioni nelle politiche attuate. In futuro dovremo fare delle distinzioni e stabilire le priorità alla luce del fatto che con una domanda stagnante il mercato dell’elettricità rinnovabile in Italia è abbastanza saturo e la crescita sarà limitata. La priorità dunque è sviluppare regole eque per la generazione fotovoltaica distribuita che permettano di favorire l’autoconsumo e recuperare allo stesso tempo i costi fissi della rete. Nel campo delle rinnovabili termiche, poi, resta un grande potenziale, sia in relazione all’uso dei residui di biomassa che all’installazione di collettori solari e di sistemi di riscaldamento geotermico. Per quanto riguarda i biocarburanti, l’Italia oggi è uno dei Paesi guida per quelli avanzati ottenuti dalla conversione da residui agricoli, con la tecnologia sviluppata dal Gruppo Mossi & Ghisolfi. Anche se la tecnologia non è ancora competitiva rispetto ai combustibili fossili: per questo occorrono economie di scala. Al riguardo mi congratulo con il governo italiano per la definizione di obiettivi chiari per i biocarburanti di seconda generazione, che contribuiranno al proficuo sviluppo di queste tecnologie. Da ultimo, ma non meno importante, l’Italia ha sviluppato un cospicuo patrimonio industriale nelle fonti rinnovabili, anche tra le Pmi. Il Paese ha però bisogno di favorire l’esportazione di tali tecnologie in altri Paesi, dove i mercati delle rinnovabili si espanderanno più velocemente. Quanto a questo, rivolgo un plauso al programma ‘Corrente’ del Gse, volto a aggregare, promuovere e aggiungere valore alla supply chain italiana delle tecnologie pulite.

E: Quali le fonti e le aree geografiche dove si svilupperà la maggior parte della crescita rinnovabile? Quale tecnologia la spingerà? PF: In generale la crescita sarà guidata dalla Cina che è già il mercato principale per molte tecnologie pulite, seguita da altre economie emergenti e dagli Stati Uniti. Più nello specifico, le tecnologie solari si stanno già diffondendo verso le regioni più assolate del pianeta, spinte da costi competitivi: non solo in Africa e nel Medio Oriente ma anche in Cina, India, Cile, Usa. L’eolico invece sta mostrando un modello di diffusione differente in quanto l’evoluzione tecnologica delle turbine consente oggi una generazione elettrica competitiva anche in siti meno ventosi rispetto a quelli inizialmente presi in considerazione, Europa inclusa. E: Come si rapportano le rinnovabili alle fonti tradizionali come gas o nucleare? Sono ancora le sorelle minori? PF: Chi pensa che le rinnovabili siano ancora piccole semplicemente sbaglia. Con circa 5.400 TWh nel 2014 le rinnovabili hanno prodotto a livello globale la stessa

ENERGIA DA FONTI RINNOVABILI NEL 2013 PRODUZIONE DI CALORE DERIVATO (KTEP) FONTI RINNOVABILI

Solare Biomassa solida Frazione biodegradabile dei rifiuti

CONSUMI DIRETTI (ktep)

Totale (ktep)

impianti di cogenerazione (*)

168

-

-

168

6.725

74

527

7.515

189

-

-

-

-

-

21

21

Bioliquidi sostenibili Biogas

impianti di sola produzione termica

45

-

201

246

119

16

-

135

Geotermica a bassa temperatura, aerotermica e idrotermica (pompe di calore)

2.519

-

-

2.519

TOTALE

9.765

90

748

10.603

Geotermica

Fonte: GSE; Terna per cogenerazione. (*) Il dato disponibile non consente di distinguere tra la frazione biodegradabile dei rifiuti e la biomassa solida

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Elementi 35


Elementi 35

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primo piano Riduzione emissioni CO2

Ue rispetti gli impegni. Sì a efficienza energetica e rinnovabili COLLOQUIO CON MONICA FRASSONI Presidente European Alliance to Save Energy di Ilaria Proietti

Presidente, le speranze che si arrivi ad un accordo vincolante per il contenimento delle emissioni nella prossima Cop 21 di Parigi sono molto deboli. Eppure gli scenari formulati dagli scienziati nel caso in cui non si registrasse un cambiamento di tendenza sul fronte del riscaldamento globale restano allarmanti. MF: L’Ue non mi pare che in questo momento abbia grandi ambizioni. E in più è divisa. Se facciamo un confronto con il vertice di Copenaghen, fallito nei suoi obiettivi ma almeno Monica Frassoni 22

Elementi 35


animato dai buoni propositi della vigilia, la situazione oggi è peggiore. Le maggioranze politiche presenti in Europa promettono poco di buono e le ambizioni di arrivare ad un accordo vincolante sembrano archiviate. Il nostro obiettivo immediato è rinnovare gli sforzi affinché non prevalga la rassegnazione: la necessità di arrivare a un accordo globale mi pare evidente, quindi la prima cosa da fare è cercare di ribaltare questo atteggiamento. E fare in modo che non si arrivi al vertice di Parigi nelle stesse condizioni di conflitto interno all’Europa che si registrò nel 2009, perché o siamo tutti uniti o non si va nella giusta direzione e con la giusta prospettiva. E: L’Italia ospiterà ad ottobre una preCop21, offrendosi in questo modo di svolgere un ruolo di facilitatrice del negoziato...

C’è addirittura chi ha messo in discussione l’utilità degli impegni sottoscritti in passato in sede europea… MF: L’Ue ha sottoscritto degli impegni unilaterali, che per quanto insufficienti, sono vincolanti e ormai acquisiti, come quello di ridurre le emissioni del 40% entro il 2030 e credo siano perfettamente nelle nostre possibilità. Il problema è come rispettare questi target attraverso le politiche interne di ciascuno Stato. La transizione energetica deve essere basata sull’efficienza energetica e sulle rinnovabili. E: Non la pensano così le aziende di produzione tradizionale che denunciano le loro difficoltà di resistere, specie in questa lunga fase di crisi…

MF: In Paesi come la Spagna e l’Italia c’è una disponibilità doppia rispetto al necessario e alla quale si aggiunge la MF: In Italia in questo momento non mi pare che tali temi produzione da fonti rinnovabili. E il dibattito è intorno al ‘chi siano prioritari nell’agenda del governo e neppure nel corso vince e chi perde' rispetto a questa sovracapacità. del semestre di presidenza si sono registrate grandi iniziative. Non sfuggirà come le polemiche sul presunto costo salatissimo Poi c’è un’altra questione: quella di politiche nazionali non delle rinnovabili in questi anni non siano state propriamente coerenti con ambizioni particolari. In questo senso mi permetto disinteressate. di ricordare il caso dell’Ilva.. E: Però qualche elemento di verità pure ci deve essere… E: A quali Paesi allora dovremmo guardare in vista del vertice? MF: Dopo anni di incentivi si è deciso uno stop brusco che ha MF: Chi conta in negoziati di questo tipo sono la Francia, fatto uscire dal mercato molti soggetti perché è fondamentale il Regno Unito e la Germania. E dal mio osservatorio tali per gli investitori la coerenza del quadro legislativo. Paesi, che pure dovrebbero fare da traino ad una posizione La questione del rispetto dei target da parte dei singoli comune, si limitano a rappresentare le proprie posizioni. Paesi dell'Ue ha a che vedere con quella più generale della Un esempio, qualche mese fa, nel corso di un importante politica industriale europea per i prossimi anni. La creazione appuntamento istituzionale, il ministro degli Esteri francese, del mercato unico dell’energia deve riguardare anche il Laurent Fabius, nel suo intervento (è lui per il suo Paese tema del mix, mentre c’è chi continua a intenderlo come e non il ministro dell’Ecologia che si occupa dei negoziati uno strumento per spuntare condizioni di maggiore favore sul clima) è stato capace di non pronunciare nemmeno attraverso l’acquisto unico di gas a livello europeo o per una volta la parola Europa. autorizzare o meno una certa quantità di infrastrutture, di gasdotti. Immaginare una transizione basata su efficienza e E: Sarà perché l’Europa pesa poco a livello globale in termini rinnovabili significa ribadire una leadership europea da non di economia e di emissioni. Forse conta di più un accordo, abbandonare: con la Cina non puoi competere sui prezzi ma sebbene parziale, come quello sottoscritto tra Usa e Cina. solo sull’innovazione.

DOMANDA DI ENERGIA IN FONTI PRIMARIE NEL 2014-2015 (MTEP) 2014

var.% 2014/13

Gennaio - Aprile 2014

2015

var. % gen-apr

Aprile 2014

var. % 2015

aprile

Combustibile solidi

13,40

-5,4%

4,30

4,11

-4,4%

0,99

0,96

-2,5%

Gas naturale

50,71

-11,7%

20,94

23,07

10,2%

3,33

3,61

8,3%

9,61

-3,7%

3,57

3,74

4,7%

0,63

0,77

23,0%

Prodotti petroliferi

Importazione di energia elettrica

56,00

-4,0%

18,50

18,64

0,7%

4,73

4,98

5,3%

Fonti rinnovabili

36,00

-6,4%

11,79

11,67

-1,1%

3,05

3,01

-1,4%

di cui: idro

12,77

-7,4%

3,99

2,88

-27,6%

1,17

0,80

-31,2%

altre rinnovabili

23,23

-6,2%

7,81

8,78

12,5%

1,88

2,21

17,1%

TOTALE Elettricità richiesta sulla rete (GWh)

165,73

-4,2%

59,10

61,23

3,6%

12,73

13,34

4,7%

309006

-3,0%

102196

102183

0,0%

24003

24064

0,3%

Fonte: Osservatorio Energia AIEE

Elementi 35

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mercato oil

Barile in calo, Ocsit in crescita PARLA PAOLO VIGEVANO Presidente e AD di Acquirente Unico S.p.A.

“Anche con Ocsit si rispetta la vocazione di AU: terzietà, aggregazione della domanda, creazione di un prezzo di riferimento e trasparenza sul mercato.” Paolo Vigevano, AD di Acquirente Unico, sintetizza così il valore aggiunto dell’assegnazione dell’Organismo centrale di stoccaggio scorte petrolifere (Ocsit) alla società che da anni approvvigiona di energia il mercato tutelato. Previsto da una direttiva europea, l’organismo è già attivo in altri Paesi da molti anni. Il giovane soggetto italiano ha da poco acquistato il terzo giorno di scorte. Paolo Vigevano 24

Elementi 35


di Alessio Borriello E: Ingegnere, con il prezzo del barile ridottosi della metà Ocsit avrà fatto una corsa all’acquisto di greggio! PV: Non bisogna immaginare Ocsit come una sorta di trader di prodotti petroliferi che gioca su rialzi e ribassi per trarne vantaggi magari di tipo finanziario. L’efficienza va letta in un’ottica di piano industriale, che si dispiega su un arco temporale fissato in 10 anni. Poi, è chiaro che le scorte di combustibili sono una immobilizzazione di capitale per lo Stato. Se l’immobilizzazione, che ha un orizzonte virtualmente illimitato, è fatta a un prezzo vantaggioso, già solo un andamento crescente dell’inflazione premia il compratore. E: Perché è conveniente che lo Stato investa in questo tipo di attività? PV: Perché questo determina benefici sia per i consumatori che per le infrastrutture del settore e quindi, indirettamente, di nuovo per il consumatore. Tanto è vero che si tratta di una soluzione adottata a livello europeo. E: In che modo questo avvantaggia i consumatori? PV: Una scorta è di fatto capitale immobilizzato. Spostare il costo dagli operatori a un soggetto pubblico capace di approvvigionarsi ad un prezzo concorrenziale, anche dal punto di vista della raccolta del capitale necessario, significa ridurre il costo che - alla fine - si scarica sul consumatore finale. E: Poi c’è il problema della logistica, cioè delle infrastrutture in cui queste scorte vanno detenute. PV: Anche un deposito costituisce capitale immobilizzato e, per giunta, è soggetto a deperimento. Quindi, costi fissi di mantenimento e necessità di ulteriori investimenti per garantirne l’efficienza. E: Al riguardo come può Ocsit avere effetti positivi? PV: Attraverso le gare per lo stoccaggio, che costituiscono uno stimolo al mantenimento in efficienza degli impianti. Perché così, tra spendere un euro per dismettere un deposito oppure spenderlo per mantenerlo in efficienza e poterlo poi affittare, l’operatore sarà indotto a questa seconda scelta. Un vantaggio

per il Sistema Paese in termini economici, di efficienza e anche - last but not least - ambientali. E: Non si rischia di mettersi nelle mani di chi possiede le infrastrutture? Siete in condizioni di impostare gare sufficientemente stringenti? PV: Si può sempre fare meglio, ma mi sento di dire che le nostre gare sono piuttosto efficaci. Innanzi tutto abbiamo condotto una ricerca molto seria sui costi industriali dello stoccaggio. Sulla base di questi abbiamo stabilito un prezzo massimo, che non rendiamo noto se non a posteriori. Chi sfora la soglia non entra nemmeno in gara. E: Insomma, siete soddisfatti dei meccanismi adottati, ma avete qualche riscontro oggettivo da portare? PV: Siamo ancora all’inizio dell’attività, ma mi pare che il miglior riscontro sia l’interesse che stanno manifestando alcuni degli operatori minori per la possibilità di cedere a noi il loro obbligo. E: Ecco, ci faccia capire bene. La legge prevede che anche altri soggetti obbligati possano delegare a voi quest’obbligo. Qual è il senso di questa possibilità? PV: Come dicevo, i nostri prezzi stanno cominciando a costituire un benchmark, specie per gli operatori più piccoli e non verticalmente integrati, che non immettono sul mercato quantità valutabili in milioni, ma solo in migliaia di tonnellate. Per loro, l’incidenza sul business del costo delle scorte, sia in termini di prodotto che di logistica, è alta. La possibilità di delegare a noi l’obbligo per questi soggetti è molto importante. E: Ma così non si avvantaggiano troppo rispetto ad altri operatori? PV: Attenzione, la cessione dell’obbligo non è a costo zero. I costi restano a loro carico, ma un conto è fare una gara per acquistare cento tonnellate di scorte, un conto è entrare in un acquisto aggregato di centinaia di migliaia di tonnellate. I costi sono ben diversi. Insomma, anche con Ocsit si rispetta la vocazione di AU: terzietà, aggregazione della domanda, creazione di un prezzo benchmark di riferimento e trasparenza sul mercato.

Elementi 35

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mercato elettrico

PiĂš competitivo con meno oneri fiscali A TU PER TU CON CARLO BAGNASCO Vice presidente Aiget di Roberto Antonini

Con le bollette paghiamo una mole di oneri di sistema. Un sistema che va riequilibrato per aumentare la competitivitĂ delle aziende italiane e alleviare i bilanci delle famiglie. Ma una vera soluzione potremo trovarla solo Carlo Bagnasco 26

Elementi 35


CB: Come vice presidente di Aiget, ho ritenuto opportuno dare il mio contributo, soprattutto considerato il momento delicato che sta attraversando il mercato dell’energia. Abbiamo discusso dei possibili rimedi all’aumento delle componenti fiscali che gravano in maniera eccessiva sulle bollette: si consideri che tali componenti superano il 50% del valore annuo dell’elettricità consumata dalla famiglia media italiana. Il peso così spropositato degli oneri di sistema è riconducibile a diversi fattori che vanno dalla componente A3 agli incentivi - a mio parere eccessivi a supporto del fotovoltaico. Il risultato finale è che tale peso va inevitabilmente ad impattare anche su chi opera sul mercato. Di conseguenza la riduzione del peso degli oneri fiscali e parafiscali è necessaria per rendere questo mercato più competitivo. E: Oneri di sistema e incentivi: quale può essere una soluzione che consenta di accompagnare le rinnovabili senza gravare troppo su cittadini ed imprese? CB: Come dicevo, sulle bollette pesano oneri di sistema che vanno dalla componente A3 agli incentivi per il fotovoltaico. La situazione attuale, pertanto, impedisce anche a chi opera in questo settore di favorire un risparmio agli utenti. Ritengo che una strategia energetica nazionale, che consenta di sfruttare al meglio le risorse che abbiamo potrebbe essere una strada da percorrere per rendere il mercato più efficiente. La legislazione vigente ha finora favorito una crescente convergenza dei mercati, ma esistono ancora numerosi ostacoli normativi alla piena integrazione, anche a livello infrastrutturale.

CB: Ad oggi l’efficienza energetica credo sia l’unico strumento davvero efficace per ridurre i costi in maniera significativa. Aumentare l’efficienza significa anche ridurre la vulnerabilità rispetto ai problemi di approvvigionamento, perché in caso d’indisponibilità di un fornitore i volumi da rimpiazzare sono minori. “Consumare meglio per spendere meno” è uno slogan perfetto. Consumare meglio significa essere più consapevoli e cercare di apportare tutte quelle modifiche, anche le più piccole: dall’uso della lampada led, agli adattatori fino ad arrivare alle pompe di calore. Si tratta di un insieme di strumenti che permettono un effettivo risparmio perché agiscono all’origine dei consumi. Consumare meglio per consumare meno – quindi è la nuova sfida che ci aspetta, raggiungere l’efficienza energetica è un traguardo che garantirà a noi tutti un mondo migliore da lasciare ai nostri figli. E: Sullo sfondo del settore energetico italiano e delle sue caratteristiche positive e negative resta il tema della regolazione: quali sono gli interventi da porre in atto per risolvere le inefficienze, tenendo presente il nuovo scenario del settore elettrico con il grande ruolo delle rinnovabili? CB: Ritengo che sia di fondamentale importanza la creazione di un vero e funzionante mercato unico dell’energia in grado di confrontarsi ed integrarsi con le politiche comunitarie, che sempre più si stanno riunendo sotto l’unico cappello definito ‘Unione energetica europea’. Il nuovo scenario, infatti, non solo aiuterebbe a definire i confini dell’arena competitiva entro cui i diversi players si muoveranno, ma soprattutto contribuirebbe a colmare quel divario fra Italia ed Europa in fatto di energia. Contemporaneamente la strada per una Unione energetica europea renderebbe il mercato più competitivo e più trasparente.

La crescita delle rinnovabili (MW) Idroelettrico

Geotermia

Eolico

2007

E: Lei ha partecipato ad un convegno intitolato ‘Il mercato dell’energia, un nano sotto i piedi del gigante fiscale e parafiscale’. È davvero così pesante il ruolo degli oneri di sistema che gravano sulle bollette degli utenti?

meglio: è d’accordo con questa affermazione? Aiget sta puntando sul risparmio e sulle tecniche per ottenerlo?

2004

costruendo una “cultura energetica che coinvolga davvero tutti”, da costruire partendo “dalle cose semplici, dai ragazzi, dalle scuole”, una cultura dove l’efficienza nell’uso dell’energia abbia un ruolo centrale. Questo in estrema sintesi un estratto della conversazione di ‘Elementi’ con Carlo Bagnasco, vice presidente di Aiget Associazione italiana di grossisti di energia e trader - che si propone di promuovere la concorrenza e la trasparenza dei mercati energetici, favorire lo sviluppo e la standardizzazione dei prodotti energetici primari e derivati e dei relativi mercati, promuovendo il commercio dell’energia, in particolare per quanto riguarda elettricità, gas naturale e prodotti e servizi connessi.

Fotovoltaico

Biomassa

60.000 50.000 40.000

E: Quali sono gli interventi da mettere in campo a suo giudizio?

30.000

2014

2013

2012

2011

2010

2009

2008

2006

2005

2003

2002

2001

E: L’efficienza energetica sembra essere l’unico strumento davvero in grado di ridurre i costi, consumare meno e

2000

CB: La vera sfida si chiama “cultura dell’energia”. Dobbiamo 20.000 partire dalle cose semplici, dai ragazzi, dalle scuole per 10.000 insegnare loro ad utilizzare al meglio l’energia, spiegando cos’è l’energia, come si produce, quali sono le misure che ne 0 rendono efficiente l’uso.

Elaborazione Legambiene su dati Terna

Elementi 35

27


Speciale sistemi efficienti di utenza

Obiettivi del meccanismo e ruolo del GSE di Luca Ventorino

Nel 1999 col decreto Bersani si introduceva, all’interno del più ampio progetto di liberalizzazione del mercato elettrico, il concetto di oneri sul consumo e in particolare sul consumo di energia elettrica non prelevata dalla rete pubblica ma proveniente da un impianto di produzione direttamente collegato all’utenza. Nel decreto legislativo n. 115/08 (modificato dal decreto legislativo n. 56/10) sono stati definiti gli elementi essenziali dei cosiddetti Sistemi Semplici di Produzione e Consumo (SSPC), poi ripresi nella legge n. 99/09, nel decreto ministeriale 10 dicembre 2010 e nel decreto legislativo n. 93/11. A questo complesso quadro normativo è stata affiancata una altrettanto corposa regolazione da parte dell’Autorità che, dopo diversi documenti di consultazione, è giunta, con la Deliberazione 578/2013/R/eel e le successive Delibere 609 2014 R/eel e 612 2014 R/eel a definire la regolazione per i SSPC che sono stati trattati separatamente rispetto alle Reti elettriche tradizionali. Il 3 marzo 2015 il GSE ha pubblicato la notizia “Sistemi efficienti di utenza: pubblicate le Regole Applicative, è online il portale informatico per inviare le richieste di

28

Elementi 35

qualifica” chiudendo l’iter iniziato parecchi anni prima. In effetti partendo dalla riflessione secondo cui un SSPC dovrebbe consentire un’efficiente produzione e consumo di energia elettrica nel medesimo sito, la “regolazione” ha cercato, attraverso varie delibere, di disciplinare tutte le configurazioni realizzabili in modo poi da poter distinguere le casistiche alle quali applicare gli oneri generali di sistema e gli oneri di rete, da quelle a cui riconoscere l’esenzione tariffaria dai medesimi oneri. È bene in proposito ricordare che tali componenti tariffarie prima della Delibera 578/2013/R/eel erano sostenute dai clienti finali solo sulla energia elettrica prelevata dalla rete, e non anche sull’energia consumata e non prelevata dalla rete. Già da questa riflessione si arriva ad intravedere una controindicazione insita all’interno del cosiddetto fenomeno SEU, la cui “profittabilità” nel frattempo sta attirando l’attenzione di molti operatori. Risulta infatti abbastanza evidente che qualora i sistemi a cui riconoscere il beneficio tariffario crescano in larga misura, buona parte del consumo non sarà gravato dal pagamento degli


oneri di sistema. Pertanto, questa che si presenta come una opportunità per i Produttori di energia elettrica che mediante il riconoscimento della qualifica avranno accesso ad una sorta di incentivo implicito (o meglio: un mancato esborso), rappresenta invece un potenziale aggravio per i Clienti finali i quali andrebbero ad essere caricati dei suddetti oneri tariffari in quanto impossibilitati ad accedere all’esenzione prevista, non avendo un impianto di produzione. L’Autorità ha stimato che i consumi di impianti riconducibili ai SEU sono pari a circa 22 TWh, senza considerare le nuove realizzazioni e gli interventi su impianti esistenti realizzati allo scopo di aumentare l’autoconsumo rispetto alla cessione dell’energia elettrica prodotta direttamente alla rete pubblica. A questo punto è importante comprendere la ratio in base alla quale il governo lo scorso agosto ha modificato l’impostazione iniziale del meccanismo tariffario prevedendo: • il pagamento del 5% dei corrispondenti importi unitari dovuti sull’energia prelevata dalla rete applicati

all’energia elettrica autoconsumata per i sistemi realizzati fino al 31/12/2014; • il pagamento di una quota che potrà essere oggetto di aggiornamento da parte del Ministero con cadenza biennale per i Sistemi realizzati a partire dal 1/1/2015 aggiornamenti senza effetto retroattivo); riservandosi la possibilità di porre un limite alla criticità intrinseca alla normativa stessa. Vediamo allora più in dettaglio cosa sono i SSPC. Si tratta di “sistemi caratterizzati dall’insieme dei sistemi elettrici, connessi direttamente o indirettamente alla rete pubblica, all’interno dei quali il trasporto di energia elettrica per la consegna alle unità di consumo che li costituiscono non si configura come attività di trasmissione e/o di distribuzione, ma come attività di auto approvvigionamento energetico. Tra questi l’Autorità ha distinto: a. i sistemi di autoproduzione (SAP); b. i sistemi efficienti di utenza (SEU); c. gli altri sistemi esistenti (ASE); d. i sistemi esistenti equivalenti ai sistemi efficienti di utenza (SEESEU).

> Elementi 35

29


Speciale sistemi efficienti di utenza

SSPC

A loro volta nell’ambito dei SAP è possibile distinguere: a. le cooperative storiche dotate di rete propria; b. i consorzi storici dotati di rete propria; c. gli altri sistemi di autoproduzione (ASAP)”

SISTEMI SEMPLICI DI PRODUZIONE E CONSUMO (SSPC) COOPERATIVE STORICHE

CONSORZI STORICI

ALTRI SSPC (ASSPC)

TICOOP

SISTEMA EFFICIENTE DI UTENZA (SEU - DL 115/08)

SEE SEU - B

ALTRI SISTEMI DI AUTOPRODUZIONE (ASAP)

ALTRI SISTEMI ESISTENTI (ASE)

SEE SEU - C

L’Autorità ha attribuito al GSE il compito di qualificare i sistemi SEU e SEESEU comunicando a Terna oltre che ai Produttori e ai Clienti finali l’esito della qualifica e il periodo in cui al sistema verrà riconosciuto il beneficio tariffario previsto.

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Sistemi Efficienti di Utenza (SEU)

SSPC

SISTEMA ESISTENTE EQUIVALENTE AI SISTEMI EFFICIENTI DI UTENZA (SEE SEU - DL 115/08)

SEE SEU - A

Cooperative e Consorzi storici con rete propria

Elementi 35

Sistemi Esistenti Equivalenti ai Sistemi efficienti di Utenza (SEESEU)

ASSPC

Altri Sistemi di Autoproduzione (ASAP)

Altri Sistemi Esistenti (ASE)

Oggetto di qualifica da parte del GSE

In generale “il sistema efficiente di utenza (SEU) è un sistema in cui uno o più impianti di produzione di energia elettrica, con potenza complessivamente non superiore a 20 MWe alimentati da fonti rinnovabili ovvero in assetto cogenerativo ad alto rendimento, gestiti dal medesimo produttore, eventualmente diverso dal cliente finale, sono direttamente connessi, per il tramite di un collegamento privato all’unità di consumo di un solo cliente finale e sono realizzati all’interno di un’area, senza soluzione di continuità, al netto di strade, strade ferrate, corsi d’acqua e laghi, di proprietà o nella piena disponibilità del medesimo cliente e da questi, in parte, messa a disposizione del produttore o dei proprietari dei relativi impianti di produzione.”


Nella tabella di seguito vengono riepilogati per categoria di qualifica i vincoli che differenziano una tipologia di sistema da un’altra:

TIPOLOGIA

POTENZA MAX

OBBLIGO DI FER O CAR (*)

VINCOLI DI DATA

VINCOLI DI ASSETTO

SEESEU-A

Nessun limite

Non necessario

Autorizzazioni chieste entro il 4 luglio 2008 e otProduttore = cliente tenute entro il 31 dicembre 2013 1 cliente; 1 produttore (anche diverso); 1 unità di consumo; realizzati all'interno di un'area di proprietà o nella piena disponibilità del cliente

SEESEU-B

20 MW

Si

Autorizzazioni chieste entro il 4 luglio 2008 e ottenute entro il 31 dicembre 2013

SEESEU - C Tipologia a termine, valida fino al 31 dicembre 2015.

Nessun limite

Non necessario

Autorizzazioni chieste entro il 4 luglio 2008. Entrata in esercizio entro il 31 dicembre 2013

1 o più clienti nello stesso gruppo societario; 1 o più produttori (anche diversi)

SEU

20 MW

Si

Nessun limite

1 cliente; 1 produttore (anche diverso); 1 unità di consumo; realizzati all'interno di un'area di proprietà o nella piena disponibilità del cliente

ASAP

Nessun limite

Non necessario

Nessun limite

Consumo annuale almeno pari al 70% della propria produzione

ASE

Nessun limite

Non necessario

Entrata in esercizio entro il 31 dicembre 2013

Nessuno

(*) FER= Fonti rinnovabili ; CAR= cogenerazione ad alto rendimento per almeno la metà dell'energia alettrica

Cercando di semplificare, per quanto possibile la norma, tali sistemi possono essere così schematizzati:

private, tali che il prelievo complessivo di energia elettrica relativo al predetto insieme sia utilizzato per un singolo impiego o finalità produttiva. Su quest’ultimo elemento occorre fare qualche precisazione in quanto l’Autorità con la delibera 578/2013/R/eel ha spinto i Gestori di rete ad andare oltre l’ormai famoso confine della cabina di consegna portandoli piuttosto a “censire”, le attività produttive che insistono dietro un determinato punto di consegna. Nel caso infatti di un sito produttivo sviluppato su più unità immobiliari, l’UC è tale se ricorrono entrambe le condizioni:

Fonte AEEGSI In cui è più agevole identificare gli elementi essenziali che compongono il nucleo di un sistema SEU/SEESEU: • Il Collegamento privato che connette alla rete pubblica, oltre che tra loro, almeno un impianto di produzione e una Unità di Consumo; • l’Impianto di Produzione inteso come l’insieme delle apparecchiature destinate alla conversione dell’energia fornita da una qualsiasi fonte primaria in energia elettrica; • l’Unità di Consumo costituita dall’insieme di impianti per il consumo di energia elettrica connessi ad una rete pubblica, anche per il tramite di reti o linee elettriche

• sono unità immobiliari localizzate su particelle catastali contigue in un unico sito produttivo e nella piena disponibilità della medesima persona giuridica; • sono unità immobiliari utilizzate per attività produttive di beni e/o servizi destinate in via esclusiva alla realizzazione, in quello stesso sito, di un unico prodotto finale e/o servizio. Tali UC, definite all’ art. 23 del TISSPC (UC interne) nella disponibilità del medesimo cliente finale o di soggetti giuridici appartenenti al medesimo gruppo societario sono caratterizzate da: • unico contratto per la fornitura dell’energia elettrica (non differenziato fra le varie UC interne); • un Codice identificativo attribuito dal gestore della rete cui l’ASSPC è connesso Sulla carta sembra dunque tutto chiaro, ma le definizioni introdotte dalla disciplina in analisi devono trovare

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Speciale sistemi efficienti di utenza applicazione nelle configurazioni reali che nel tempo sono andate a crearsi di pari passo alla realizzazione degli impianti di produzione. Configurazioni in cui oltre agli aspetti fisici dei sistemi di autoapprovvigionamento vanno considerati gli aspetti giuridici che legano Produttore e Cliente finale.

Le condizioni attuali del mercato elettrico sembrano infatti favorevoli affinché su questa energia autoconsumata, non gravata dai suddetti oneri per effetto della qualifica rilasciata dal GSE, possa convergere l’interesse sia del Produttore che del Cliente finale. Il primo potrebbe ricavarne un vantaggio economico rispetto alla cessione in rete dell’energia elettrica

CONDIZIONI TARIFFARIE PER L'ANNO 2014 COMPONENTI FISSE DI TRASPORTO

COMPONENTI VARIABILI DI TRASPORTO

COMPONENTI A E UC

TIPOLOGIA

Componenti A (parte fissa)

Componenti UC (parte fissa)

Componenti A (parte variabile)

SEU SEESEU-A SEESEU-B

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica prelevata dalla rete pubblica

Punto di connesione con la rete elettrica

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica Energia elettrica Energia elettrica prelevata prelevata prelevata dalla rete dalla rete dalla rete

SEESEU-C

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica prelevata dalla rete pubblica

Punto di connesione con la rete elettrica

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica Energia elettrica Energia elettrica prelevata prelevata consumata dalla rete dalla rete

ASE/ASAP

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica prelevata dalla rete pubblica

Punto di connesione con la rete elettrica

Punto di connesione con la rete elettrica

Energia elettrica Energia elettrica Energia elettrica consumata consumata consumata

Componenti UC (parte variabile)

Componente MCT

Sono questi infatti i soggetti che al fine di ottenere il beneficio tariffario derivante dal riconoscimento della qualifica SEU/SEESEU - riassunti nello schema di seguito per l’anno 2014 - stanno cercando di adattare il complesso quadro regolatorio alle proprie realtà industriali per quanto complesse esse siano (opifici, aeroporti, ospedali, mercati..etc) cercando ove possibile di massimizzare l’autoconsumo.

prodotta all’attuale prezzo di mercato, mentre il Cliente finale potrebbe invece trovare preferibile consumare l’energia prodotta all’interno del sistema acquistandola dal Produttore ad un prezzo inferiore rispetto a quello di mercato. Ovviamente i due attori coinvolti devono trovare il giusto punto di equilibrio affinché si configuri un reciproco vantaggio.

Richiesta di qualifica SEU-SEESEU: indicazioni per la presentazione

reso disponibile l’applicativo dedicato all’inserimento delle richieste di qualifica SEU/SEESEU, in attuazione a quanto previsto dall’articolo 24 della deliberazione 578/2013/R/EEL dell’Autorità. La richiesta può essere trasmessa dal cliente finale, dal produttore o anche da un soggetto terzo appositamente delegato da cliente e produttore ad interloquire con il GSE per la gestione tecnica ed amministrativa della richiesta di qualifica del sistema SEU/SEESEU. La documentazione per richiedere il riconoscimento della qualifica SEU/SEESEU va trasmessa entro 90 giorni dalla data di apertura del portale SEU per i sistemi realizzati e in esercizio in data antecedente all’apertura del portale, mentre per tutti i sistemi realizzati in data successiva sono previsti 60 giorni dalla data di entrata in esercizio. L’attività di qualifica svolta dal GSE include la gestione delle configurazioni assunte dal sistema oggetto di qualifica e l’allineamento delle anagrafiche degli impianti di produzione presenti all’interno del SEU/SEESEU

di De Mango-Piacenza-Settimi

Contestualmente alla pubblicazione delle “Regole Applicative per la presentazione della richiesta e il conseguimento della qualifica di SEU e SEESEU per i sistemi entrati in esercizio entro il 31/12/2014”, il GSE ha

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con quanto indicato nel sistema di Gestione Anagrafica Unica degli Impianti (GAUDI’) realizzato da Terna ed istituito dall’Autorità con la deliberazione ARG/elt 124/10. A tale scopo il portale realizzato dal GSE per l’invio delle richieste di qualifica risulta interoperabile con il sistema GAUDI’. La presentazione della richiesta di qualifica di SEU o SEESEU presuppone, infatti, la corretta registrazione su GAUDI’ degli impianti di produzione (con conseguente rilascio del codice CENSIMP) e dei relativi produttori. La richiesta di qualifica deve essere corredata da un set di documenti finalizzati a identificare univocamente gli elementi caratteristici (impianti di produzione e unità di consumo) e i soggetti (produttori e clienti finali) che costituiscono il sistema. Sulla base delle informazioni inserite in fase di compilazione della richiesta, viene generato uno specifico allegato tecnico, che dovrà essere sottoscritto dal soggetto referente, in cui viene fornita una fotografia sintetica del sistema nonché un’indicazione dei contratti e delle convenzioni già attive sugli impianti di produzione. Tra i documenti necessari da sottoporre all’attenzione del GSE, assume un’ importanza rilevante la relazione descrittiva del sistema, che dovrà riportare informazioni relative al prodotto finale e/o servizio realizzato nel sito produttivo. La relazione dovrà essere corredata del layout della planimetria catastale del sito comprensivo dell’ubicazione delle unità di consumo e produzione, del collegamento privato e di tutti i punti di connessione (primari, secondari e di emergenza) con la rete elettrica. Il set di allegati alla richiesta di qualifica comprende, inoltre, le opportune evidenze documentali per l’individuazione dei produttori e dei clienti finali presenti all’interno del sistema e uno schema elettrico generale. La documentazione necessaria da trasmettere tramite portale dedicato è dettagliatamente descritta nelle Regole Applicative pubblicate. Il GSE effettua l’attività di istruttoria entro 90 giorni dall’invio della richiesta, al netto dei tempi imputabili al cliente finale, al produttore e al soggetto referente o ad altri soggetti interpellati dal GSE per l’acquisizione di maggiori informazioni o integrazioni documentali. Nel caso il sistema sia costituito da uno o più impianti di produzione combinata di energia elettrica e calore, la qualifica SEU/SEESEU è subordinata al riconoscimento della Cogenerazione ad Alto Rendimento (CAR). È da evidenziare che, nel caso in cui l’impianto di produzione combinata di energia sia costituito da più unità, non è necessario presentare richiesta di riconoscimento CAR per tutte le unità dell’impianto. Ai fini del riconoscimento SEU/SEESEU, l’impianto di produzione è definito di Cogenerazione ad Alto Rendimento se almeno per una delle unità di impianto si ottiene il riconoscimento CAR ai sensi del D.Lgs. 20/07 come integrato dal DM 4 agosto 2011 e se l’energia elettrica cogenerata dall’impianto di produzione è superiore al 50% della totale energia elettrica lorda prodotta dall’intero impianto di cogenerazione realizzato o presente all’interno del sistema. Come previsto dal DM del 24 dicembre 2014 che definisce le nuove tariffe valide per il triennio 2015-17, per la

copertura dei costi sostenuti dal GSE per lo svolgimento delle attività di gestione, verifica e controllo sui meccanismi di incentivazione e sostegno delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, l’avvio del processo di istruttoria SEU è subordinato al pagamento di uno specifico corrispettivo. Sono stati previsti, infatti, dei costi di istruttoria da applicarsi alle qualifiche, differenziati tra “qualifica semplice” per richieste relative ad un sistema costituito da un unico impianto di produzione e “qualifica complessa” nel caso di sistemi caratterizzati dalla presenza di più impianti di produzione. Gli importi da corrispondere al GSE sono altresì diversificati in funzione della fonte di energia utilizzata.

CORRISPETTIVO (€ QUALIFICA)

Fonte

QUALIFICA SEMPLICE

COMPLESSO

Solare

250

500

Altro

300

550

Tabella: corrispettivi da pagare al GSE in funzione della tipologia di qualifica e della fonte di energia

Sono stati esclusi dal pagamento dei corrispettivi gli impianti destinati all’autoconsumo con potenza inferiore ai 3 kW, mentre per i sistemi con impianti di produzione di potenza fino a 20 kW si applica, in tutti i casi, un contributo pari a 50 €. È importante sottolineare che in presenza di un ASSPC operante in regime di Scambio sul Posto non è necessario richiedere alcuna qualifica, poiché per tali sistemi di autoapprovvigionamento energetico l’Autorità ha introdotto delle semplificazioni. I sistemi per i quali è attiva una convenzione di scambio sul posto (SSP) sono riconosciuti dal GSE in maniera automatica, per l’anno 2014, come SEESEU-B, differentemente nel 2015 sono qualificati come SSP-A nel caso in cui il sistema sia caratterizzato da soli impianti di produzione alimentati da fonti rinnovabili e con una potenza installata complessiva non superiore a 20 kW o come SSP-B negli altri casi non rientranti nella categoria di SSP-A. Dal perimetro delle qualifiche automatiche sono esclusi, ad esempio, gli impianti fotovoltaici incentivati con il meccanismo del Quinto Conto Energia in tariffa omnicomprensiva in regime di autoconsumo per i quali è quindi necessario inoltrare richiesta per il riconoscimento dei benefici tariffari previsti per i sistemi qualificati SEU/ SEESEU. Il processo che vedrà impegnato il GSE nell’immediato futuro rappresenterà una vera e propria sfida, sia per la complessità e specificità dei sistemi che per la loro potenziale numerosità.

Elementi 35

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energia

Consumi e fonti fossili in difficoltà, il futuro sta nell’efficienza INCONTRO CON VITTORIO D’ERMO Direttore dell’Osservatorio AIEE di Piergiorgio Liberati “L’Italia ha purtroppo perso pezzi di industria che probabilmente non verranno più recuperati. Per questo sono convinto che anche in un contesto di ripresa economica la Vittorio D’Ermo 36

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domanda di energia difficilmente potrà tornare ai livelli di una volta”. Non ha dubbi Vittorio D’Ermo, Direttore dell’Osservatorio dell’Associazione economisti dell’energia (AIEE), che ad Elementi descrive un futuro fatto per lo più di fonti rinnovabili e di un sistema produttivo radicalmente cambiato rispetto al passato, nel quale “la strada maestra da percorrere sarà quella dell’uso razionale dell’energia nella quale può essere investito anche il know-how italiano”. E: Negli ultimi cinque anni le fonti rinnovabili hanno conosciuto un rapido sviluppo che, unito alla crisi economica, sta mettendo in seria difficoltà la produzione di energia da fonti fossili. Che scenari ipotizza? VDE: Negli ultimi anni la struttura produttiva italiana è radicalmente cambiata e con essa anche la domanda energetica, il cui spazio si è sensibilmente ridotto. L’Italia ha perso alcuni comparti d’industria che probabilmente non verranno più recuperati, visto che si tratta di attività che ormai si sono spostate in altri Paesi come la Cina. Mi riferisco in particolare ad alcune attività del settore manifatturiero ad elevati consumi energetici ed elettrici.D’ora in poi l’Italia dovrà puntare su produzioni più innovative, dall’alto valore aggiunto, che non comportano una grossa domanda di energia per unità di produzione. È per questo, che anche in un contesto di ripresa economica, a mio avviso la domanda di energia - in particolare quella di energia elettrica difficilmente tornerà ai livelli di una volta. E: Si è sottovalutato anche l’impatto delle rinnovabili… VDE: Il sistema energetico italiano è stato concepito pensando ad una crescita costante della domanda energetica e ritenendo che settori come il manifatturiero avrebbero mantenuta invariata la propria struttura. Poi si sono verificati due effetti: l’effetto struttura e l’effetto congiuntura. A

questa situazione si è aggiunta la grande diffusione delle rinnovabili che hanno ulteriormente spiazzato le centrali tradizionali. Le vittime di tutto questo sono le fonti fossili, in particolare il gas che secondo in previsione avrebbe dovuto coprire gran parte della domanda di energia elettrica. E: Le fonti fossili sono destinate a scomparire? VDE: Non proprio. Le fonti fossili certo recupereranno un po’ del terreno perso, anche per coprire alcuni limiti oggettivi delle rinnovabili. Ma il futuro sarà di queste ultime che hanno compiuto passi in avanti molto importanti e dimostrato che un loro spazio consistente lo manterranno al di là degli incentivi. Semmai i problemi, nel medio e lungo periodo, per le rinnovabili potranno sorgere sulla loro localizzazione, penso specialmente all’eolico. E: Il crollo del prezzo del petrolio, arrivato a 65 dollari al barile, può influire negativamente sulla cosiddetta grid-parity da parte dell’energia prodotta da fonti rinnovabili? VDE: Non credo che il prezzo del petrolio possa influire sulla grid-parity, in particolare se ci riferiamo al contesto italiano. Se, infatti, si guarda al grande produttore elettrico, quest’ultimo può trarre dei vantaggi dal costo più basso della materia prima. Per il consumatore finale, però, non cambierà molto. Sappiamo bene, infatti, che la bolletta è caratterizzata da una serie di costi fissi, mentre il prezzo del combustibile costituisce solo una piccola percentuale. Se guardiamo al settore del terziario e del domestico, le rinnovabili reggono il confronto anche senza incentivi. Insomma, frazionando tutta la catena energetica, ci si accorge che per il consumatore finale poco conta la quotazione internazionale di petrolio o gas. E: Alcuni analisti sostengono che la rapida diffusione, a buon prezzo, dello shale gas negli Stati Uniti, unito alle forti

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restrizioni alla pratica del fracking qui in Europa, abbia fatto sì che si riaccendesse l’interesse per il carbone, la fonte fossile più economica del Vecchio Continente. VDE: Il carbone è sempre stata una fonte molto competitiva. A pesare, però, sono altri fattori come ad esempio quelli ambientali, per i quali è difficile trovare un sito adatto ad una centrale a carbone, oltre all’obbligo di dover rispettare le normative sulle emissioni di CO2 varate dall’Europa. Direi che alla fine ci sono una serie di difficoltà che rendono oneroso puntare su questa materia prima. E, in ogni caso, bisognerà attendere gli sviluppi della tecnologia sulla cattura e stoccaggio della CO2. Credo che la strada da percorrere sia quella dell’uso razionale dell’energia nella quale può essere investito anche il know-how italiano. E: Certo l’efficienza energetica riscuote consensi, ma dal punto di vista della bancabilità dei progetti, i tempi di ritorno sono lunghi e fanno sì che ci siano perplessità sul loro finanziamento. VDE: La strada maestra per la diffusione dell’efficienza energetica deve essere prima di tutto culturale e poi istituzionale. Le idee e i progetti non si possono realizzare solo con gli incentivi, ma anche guardando ai conti. Un investimento il cui ritorno economico è in otto anni non è la fine del mondo. Per questo bisogna anche semplificare

il sistema normativo: se da una parte gli incentivi favoriscono gli investimenti, va anche considerato che conta molto il contesto burocratico nel quale s’investe. Infine, bisogna puntare sulla cosiddetta “ingegneria” finanziaria, affinché metta a punto degli strumenti finanziari mirati all’efficienza energetica. Applicare un po’ d’inventiva in questo settore si può e soprattutto non crea danni all’ambiente! E: L’Europa chiede di rinnovare gli impegni sottoscritti con il pacchetto Clima Energia, alzando l’asticella al 2030 con un obiettivo del 27% sia per l’efficienza energetica che per le fonti rinnovabili. Considerando la progressiva moratoria degli incentivi da una parte e la ripresa economica dall’altra, crede sarà possibile raggiungere questi risultati o costituiranno un freno alla competitività? VDE: Quello della perdita della competitività è un tema a lungo dibattuto. Effettivamente se negli altri Paesi non si fa nulla per migliorare la situazione delle emissioni di gas serra, un percorso virtuoso può rivelarsi in salita per le aziende europee. Forse questo è anche uno dei motivi per i quali abbiamo perso pezzi della nostra industria manifatturiera. I primi dati sul 2014, però, dimostrano che anche in Cina i consumi energetici stanno diminuendo e si parla di grossi progetti di approvvigionamento di gas. Quindi è possibile che anche in Asia debbano a breve rivedere la loro politica energetica basata sul carbone.

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energia

Separare i prezzi dell'energia dai sussidi COLLOQUIO CON HAFEZ EL SALMAWY Presidente Medreg di Gabriele Masini

Il Medreg, l’associazione dei regolatori dell’energia del Mediterraneo, è stato istituito nel 2007. Da allora rivoluzioni e controrivoluzioni si sono susseguite sulla costa sud del Mediterraneo, e poche cose sono rimaste immutate. Tranne il bisogno di una maggiore interconnessione tra i Paesi che si affacciano sul bacino. Recentemente Hafez El Salmawy 40

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il Medreg (www.medreg-regulators.org) ha lanciato una consultazione in merito, per individuare gli ostacoli e quali le possibili soluzioni. Ne abbiamo parlato con il presidente Hafez El Salmawy. E: Quasi tutti i soggetti che hanno risposto alla consultazione hanno individuato come principale ostacolo l’instabilità politica. Vi ha sorpreso questa risposta? HES: No. Se parliamo di investimenti, specie quelli in infrastrutture, la stabilità politica è assolutamente necessaria per essere sicuri che infrastrutture e investimenti siano ripagati e portati a termine. Questo è uno dei meriti del processo di consultazione: se avessimo solo pubblicato un rapporto, la discussione sarebbe rimasta tra regolatori. Con la consultazione abbiamo avuto la possibilità di raccogliere opinioni da diverse prospettive. E: Viste le difficoltà politiche, forse una spinta decisiva potrebbe venire dalle esperienze di successo. Così su due piedi vengono però in mente solo esperienze fallimentari, come Desertec. HES: Non è fallito solo Desertec, ma anche il Mediterranean Solar Plan. Tuttavia una storia di successo c’è: il Medring, un’iniziativa partita nel 2000 con lo scopo di costruire un anello elettrico intorno al Mediterraneo. L’anello non è ancora completato e ci sono sfide da affrontare in alcune zone: in Libia dove l’80% delle infrastrutture sono state distrutte o nel collegamento tra Siria e Turchia. Ma direi che questa è una storia di successo, in particolare per quanto riguarda i Balcani, l’interconnessione tra Turchia e Grecia, il collegamento tra Turchia e Bulgaria ormai quasi pronto, il rafforzamento delle interconnessioni tra i Paesi del Maghreb. Insomma, è la prova che la cooperazione regionale su larga scala può riuscire. Un altro esempio positivo è l’interconnessione elettrica tra Spagna e Marocco, esistente dal 1997 che sarà potenziata con ulteriori 2.000 MW. Un collegamento che garantisce il 20-30% dei consumi del Marocco. Infine, un parziale successo è il Progetto Imme (Intergated Maghreb Market for Energy), che prevede l’interconnessione di otto Paesi e la creazione di un mercato subregionale. Anche qui è l’instabilità politica il problema principale, ma c’è scambio di energia tra Egitto, Giordania e - prima della guerra – anche con Siria e Libano.

È verosimile una loro progressiva eliminazione, senza turbare i delicati equilibri sociali? HES: I sussidi sono misure politiche, mentre l’energia è un’attività economica: i due piani non vanno confusi. Il problema è che molte aziende elettriche sono gestite dai governi, soprattutto sulla costa sud del Mediterraneo. Così le politiche governative entrano nella gestione delle utility, che hanno quasi tutte bilanci disastrati. È invece molto importante tenere distinti i sussidi dalla normale operatività delle aziende energetiche. Le utility forniscono un servizio e devono quindi operare su basi economiche. Se il governo vuole dare sussidi non deve farlo distorcendo i prezzi energetici, ma utilizzando bonus, finanziamenti al consumo e così via. Per non parlare del fatto che i sussidi al consumo di energia spesso non favoriscono chi ne ha davvero bisogno. Non dico che i sussidi vadano rimossi in assoluto, ma non vanno mischiati con i prezzi dell’energia. E: È un percorso fattibile? HES: Ci vogliono due condizioni: una comunicazione efficace con i clienti, che devono essere coinvolti nel dibattito in modo che non si ritrovino di fronte ad un aumento improvviso dei prezzi dell’energia. E poi bisogna mettere in campo un programma integrato, intervenire sui prezzi dell’energia e creare una rete di protezione sociale. Bisogna mandare i giusti segnali di prezzo, altrimenti non si può fare efficienza e non si incoraggiano gli investimenti. E: Qualcuno sta intervenendo? HES: Ci sono iniziative in tal senso in Marocco, Egitto e Giordania. In particolare l’Egitto ha varato un piano quinquennale - per il quale è stata portata avanti un’ottima comunicazione ai consumatori - per l’eliminazione dei sussidi al consumo di elettricità. La nuova legge dispone che le tariffe siano stabilite dall’autorità di regolazione: se il governo decide di vendere l’elettricità a un prezzo diverso allora deve pagare per conto del consumatore, prendendo i soldi dal bilancio statale. In questo modo i sussidi non saranno più nascosti nei bilanci disastrati delle utility.

E: Il progetto europeo di Unione dell’Energia può aiutare la cooperazione euro-mediterranea? HES: In Europa molte interconnessioni sono congestionate e ci sono pochissimi punti di accesso tra sud e nord. Tutto ciò che può alleviare queste congestioni e aumentare i punti di interconnessione e ingresso tra sud e nord, aiuta e incoraggia gli investimenti e crea maggiori possibilità di cooperazione regionale. Un esempio è l’interconnessione gas tra Spagna e Francia: se funzionasse anche in direzione contraria darebbe più flessibilità al sistema. E: Uno degli ostacoli agli investimenti in infrastrutture euro-mediterranee è la forte presenza di sussidi al consumo di energia, specialmente sulla costa meridionale.

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ricerca e innovazione

La ricerca pubblica non sia pubblica amministrazione di Stefano Besseghini

Febbraio del 2011: durante un evento alla Camera di Commercio di Lecco di fronte all’allora Ministro dell’Università e Ricerca Francesco Profumo mi permisi di lanciare questo semplice slogan: “Facciamo in modo che la ricerca pubblica non sia pubblica amministrazione!” Sono passati 4 anni e alla luce della costante “disattenzione” per i problemi della ricerca in Italia, mi pare che il tema sia ancora di attualità e meriti qualche approfondimento. Certamente non è utile svolgere un’ulteriore analisi dei diversi indicatori che caratterizzano il settore della ricerca nazionale. Ma per definire lo scenario di riferimento è opportuno richiamare alcuni punti su cui continua ad esserci un diffuso consenso nel mondo, relativamente vasto, delle strutture che svolgono stabilmente ricerca a valere su fondi di natura pubblica. L’investimento medio in ricerca in Italia è inferiore rispetto ai principali paesi industrializzati. In Italia segue a pagina 44

Stefano Besseghini 42

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il finanziamento pubblico appare confrontabile con i Paesi di riferimento, mentre è inferiore l’investimento privato. Il sistema della ricerca nazionale esprime, sia in generale sia a livello settoriale, una buona collocazione nelle graduatorie bibliometriche, per volume e qualità. La presenza in ambito brevettuale al contrario è decisamente scarsa. Il sistema della ricerca nazionale viene descritto come confuso, male organizzato, ricco di duplicazioni e non orientato a un risultato e a una chiara visione strategica. Il sistema è caratterizzato da eccellenze a macchia di leopardo e da una diffusa capacità di esportare risorse umane di qualità. Per contro ha poca o nessuna capacità di attrazione di risorse umane qualificate. Questi elementi sono indicatori chiari di un sistema della ricerca che si basa essenzialmente sulle spiccate qualità dei singoli e fatica a trovare una dimensione organizzata e strutturata. Posto che la ricerca, come evidenziato da tutti gli indicatori internazionali di competitività e attrattività è un investimento strategico per un Paese, la considerazione immediatamente correlata è che non esiste nessuna attività strategica che trovi compimento in sé. Per questo deve essere funzionale a un obiettivo e la ricerca non si può sottrarre a tale regola. Solo una ricerca che abbia ben chiaro l’obiettivo cui tende e i problemi cui vuole porre soluzione sarà in grado di perseguirli efficacemente. Per dare alla ricerca un contesto di rilevanza è importante che essa mantenga un rapporto stabile, dinamico e virtuoso con la società. Questo discorso vale naturalmente per la ricerca di tipo industriale, ma si può estendere ad altri ambiti quale quello sociale, culturale e sanitario. Più si parte dai bisogni della società più i risultati della ricerca ritornano alla società stessa e con più chiara evidenza emerge la rilevanza del settore. Come sottolineato in premessa, una larga parte della (poca) ricerca che si fa in Italia è svolta in strutture pubbliche, caratteristica che non differenzia il nostro paese da analoghi paesi occidentali. Alla Pubblica Amministrazione sembra quindi far difetto quell’idea di adattamento alle situazioni particolari e alla valutazione puntuale dei risultati della propria attività che invece sono presupposto dell’attività di ricerca. Nei settori della PA che sovrintendono all’attività di ricerca, fasi diverse dello stesso processo sono presidiate da professionalità sostanzialmente analoghe. La popolazione media delle nostre strutture di ricerca è di frequente costituita da persone di elevata seniority, con incarichi di natura gestionale e con più attività

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prettamente amministrative. Ne consegue che la gestione del progetto di ricerca assume un carattere prevalente rispetto all’oggetto del progetto stesso. Il blocco delle assunzioni ha poi desertificato gli ambiti tecnici di supporto alla ricerca e profondamente depauperato lo stesso ambito amministrativo. Non solo. Appare del tutto logico, e per taluni addirittura auspicabile, che il ricercatore che ha sviluppato una ricerca di frontiera sia in grado di occuparsi altrettanto bene della fase di sviluppo. Oppure, addirittura, elaborare una visione industriale, magari fondando una start up e avviando percorsi di valorizzazione del risultato. Sebbene esistano alcuni esempi (pochi) di soggetti in grado di coprire efficacemente questo percorso, questa non rappresenta la strada corretta se l’obiettivo è quello di costruire un processo replicabile e scalabile. Troppe startup sono estensioni del laboratorio universitario con poca o nessuna possibilità di aprirsi ad una reale dimensione di mercato. Da più parti si chiede una riorganizzazione delle strutture di ricerca. E il dibattito, pubblico e politico, ha già cominciato ad animarsi attorno a percorsi di aggregazione e riorganizzazione, certamente opportuni e auspicabili. In un recente documento di programmazione strategica del Consiglio Nazionale delle Ricerche, è comparso esplicitamente il tema del riconoscimento della specificità della ricerca nel comparto della pubblica amministrazione. E la nota esperienza da ministro della funzione pubblica dell’attuale presidente, Luigi Nicolais fa ben sperare rispetto a un percorso che sarà pure lungo, ma che è bene intraprendere quanto prima. Di certo la definizione di un comparto ricerca con regole diverse dalla normale PA rappresenta una condizione necessaria ma non sufficiente per consentire al settore della ricerca di contribuire alla ripresa economica del nostro paese. È necessario che si prenda atto della necessità di un disegno funzionale del sistema complessivo che associ ad obiettivi precisi strumenti adeguati e spinga strutturalmente ad evitare la diaspora di ogni singola struttura su un numero ampio di temi e di strumenti. Un lavoro di visione strategica complessivo di altissimo livello che non può incastrarsi in farraginosi sistemi di valutazione sistematicamente in ritardo, ma che deve riconoscere la specificità delle diverse azioni ed elaborare sistemi relativamente automatici di premialità. Occorre inoltre un sapiente disegno del comparto che organizzi ed includa le diverse fasi della ricerca, dello sviluppo e dell’innovazione consentendo una selezione di eccellenza, l’assegnazione di responsabilità chiare sulle risorse (tante o poche che siano) ai principal investigators. Così come la definizione di percorso di carriera articolato nei campi della normazione tecnica, della divulgazione, del trasferimento tecnologico: ciò permetterebbe di costruire un ambito reattivo, funzionale alle esigenze del paese e attrattivo anche per professionalità straniere. Solo così si potrà arginare la fuga di risorse qualificate che spesso non scappano per mancanza di risorse, ma per la chiara percezione di non poter esprimere davvero la propria voglia di fare e le proprie potenzialità.


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energia rinnovabile Progetto Solar Breeder

L’Italia alla conquista del fotovoltaico africano di Piergiorgio Liberati

Creare un distretto industriale alimentato solo con energia fotovoltaica, progettato e coordinato da un pool di aziende italiane. Ed ancora, avviare un laboratorio per favorire la transizione dell’Africa verso un modello energetico basato sulla sostenibilità ambientale, sul mercato e sulla competizione tra tecnologie e imprese. Tutto questo è Solar Breeder, progetto che ha per teatro il deserto del Marocco, voluto dalla società Kenergia di Giovanni Simoni e sostenuto per quanto riguarda la parte istituzionale dal GSE, attraverso l’iniziativa Corrente. Al programma, infatti, partecipa anche RSE, società del gruppo GSE che si occupa di ricerca di sistema, la quale offrirà il suo supporto insieme agli altri partner dell’iniziativa tra cui Brandoni solare, Friem, Moroni&Partner, Saet e Raptech.

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Tutti saranno guidati da Simoni (ex Presidente di AssoSolare confluita poi in AssoRinnovabili) che ha saputo trasformare l’iniziativa in una vera e propria alleanza societaria con la marocchina Societè d’Investissment Energetique (Sie) che si occuperà di promuovere investimenti per oltre 22 milioni di euro. Tra gli altri obiettivi di Solar Breeder c’è quello di realizzare moduli fotovoltaici ad alta efficienza per almeno 50 Megawatt, considerando che nei piani del governo di Rabat c’è l’installazione di 2.000 Megawatt fotovoltaici entro il 2019. Del resto le premesse ci sono tutte. Non solo per l’elevata percentuale di insolazione del Marocco, ma anche per la costante crescita della domanda elettrica che sta aumentando del 6% l’anno (58% negli ultimi 10 anni)


spinta dallo sviluppo demografico e socio-economico del Paese. Attualmente quasi il 70% del mix energetico di Rabat è sbilanciato sul petrolio con un considerevole apporto di carbone (16%). L’obiettivo del progetto Solar Breeder è di ridurre - con il fotovoltaico - il primato delle fonti fossili, in linea con quanto stabilito dal governo marocchino nel 2010, avviando un massiccio piano di sviluppo delle rinnovabili. Un’occasione ghiotta, se pensiamo che oggi il Marocco importa quasi il 90% del proprio fabbisogno energetico. Ed è qui che Simoni, con la sua Kenergia ha deciso di

inserirsi, per poter cogliere tutte le potenzialità di sviluppo del paese africano. Ad oggi l’Agenzia marocchina per l’energia solare, MASEN, sta predisponendo varie gare internazionali per attrarre investimenti, per un totale di 1.500 MW messi a bando, dei quali 270 da realizzarsi entro il 2016. E proprio per questi impianti l’Agenzia di Rabat aveva imposto il 6 aprile 2015 il termine ultimo per la pre-qualifica alla gara: ebbene, Kenergia è riuscita a far superare la prequalifica alla Solar Breeder Morocco (SBM), holding operativa del progetto voluto da Giovanni Simoni. Un primo passo che dovrà condurre, nelle stime prudenziali fatte da Kenergia, la Solar Breeder a coprire l’8% del mercato marocchino del fotovoltaico.

Simoni: “Investimenti per 20 milioni in tre anni” INTERVISTA A GIOVANNI SIMONI Ad di Kenergia Group di Fabrizio Tomada E: Com’è nata l’idea del Solar Breeder? GS: È stata una reazione spontanea dopo aver vissuto le varie fasi dello sviluppo del fotovoltaico in Italia, che ha portato prima al record mondiale di installazioni annuali e poi al rapido crollo del mercato interno e ad enormi difficoltà per tante imprese del settore. Abbiamo, quindi, unito due necessità: far fruttare la grande esperienza italiana cercando nuovi mercati e sfatare al contempo la credenza che il fotovoltaico italiano “non esisteva”. E: In cosa consiste il progetto? GS: Con Solar Breeder vogliamo creare un distretto industriale “aperto” in un Paese estero. Sono presenti tutte le fasi della creazione del valore della filiera del fotovoltaico, per la progettazione e realizzazione chiavi in mano di impianti

fotovoltaici di qualunque dimensione. Abbiamo selezionato imprese italiane per produrre stabilmente in Marocco. Operando nella stessa area e usufruendo di numerosi servizi comuni, i costi sono ridotti al minimo. Ciò da un lato permette l’ingresso in mercati esteri anche alle piccole imprese; dall’altro valorizza la componente di “lavoro locale”, che sarà determinante per le gare internazionali. E: Perché proprio il Marocco? GS: In Marocco troviamo le condizioni adatte per un investimento di lungo termine. Ecco la prima che – a prima vista - sembra negativa: non ci sono incentivi alla produzione di kWh. Il mercato generato dalle prossime gare pubbliche e quello privato si fondano su “condizioni reali”, effetto di una serie di fattori: radiazione solare, temperature

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non eccessive e costi contenuti delle tecnologie. Il Marocco, poi, è un Paese in forte crescita (il PIL al 5% nel 2015) e la domanda di energia elettrica aumenta del 7%. E: Qual è l’ammontare complessivo degli investimenti del Solar Breeder? GS: Siamo nell’ordine dei 20 milioni di euro in circa tre anni, comprendenti le attività produttive, gli edifici, l’impianto fotovoltaico, il sistema di accumulo e tutti i servizi. Il distretto sorgerà su un terreno di 20 ettari. Abbiamo scelto un’area poco nota: la città di Ben Guerir, dove si trovano un Politecnico e il Centro di Ricerche Solari IRESEN. Grazie al sostegno di OCP, la maggior azienda del Paese, sta sorgendo una Green City: Ben Guerir sta divenendo un esempio di sostenibilità non solo per il Marocco, ma per l’intera Africa.

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energia rinnovabile

Con le previsioni meteo, rinnovabili programmabili IL PARERE DI LUCA DELLE MONACHE National Center Atmospheric Research Applications Laboratory di Tommaso Tetro

Con l’Analog Ensemble (questo il nome del metodo), la programmabilità delle fonti pulite potrebbe non essere più un miraggio, tant’è vero che già oggi è così per chi ha adottato questo metodo. A metterlo a punto, insieme al suo team, Luca Delle Monache 50

Elementi 35


Luca Delle Monache, ricercatore italiano che dopo aver studiato nel nostro Paese ha messo le sue competenze al servizio del National Center for Atmospheric Research Applications Laboratory, a Boulder negli Usa. E: Come funziona l’Analog Ensemble? LDM: L’idea di base è quella di fare delle previsioni il più vicine possibili a quello che si verificherà. Per prima cosa viene fatta una simulazione meteorologica, una previsione: poi andiamo a cercare le previsioni del passato più simili a quelle di oggi e prendiamo le migliori che sono state fornite per quello stesso luogo in quella medesima fascia oraria. A questo punto si selezionano le misure che corrispondono a tali previsioni passate e che sono le più simili a quelle di oggi. In questo modo il margine di errore è inferiore rispetto a metodi tradizionali, dal momento che non si fa affidamento su simulazioni, ma a fenomeni e valori già misurati in passato. Inoltre avendo a disposizione dei dati veri e propri aumenta la precisione della previsione stessa. E: Quale il campo di applicazione dell’Analog Ensemble? LDM: È molto vasto. Principalmente nei casi in cui occorre una previsione in un punto specifico, come per le rinnovabili. Però stiamo estendendo l’algoritmo a situazioni più complesse. Per esempio con la NOAA (National Oceanic and Atmospheric Administration) abbiamo un progetto dove stiamo testando la nostra tecnica per cercare di prevedere l’intensità degli uragani centrandosi sull’occhio del fenomeno. E stiamo esplorando il nostro modello anche con la NASA.

E: Quali i vantaggi? LDM: Faccio degli esempi. Il progetto con un utility company nel campo dell’energia eolica, Xcel, ha permesso un risparmio di circa 40 milioni di dollari su 5 anni. Ed ancora: si possono prendere determinate decisioni relative al mercato dell’energia, per evitare di comprare all’ultimo momento quando il prezzo è più alto. In realtà non stiamo risparmiando energia ma la stiamo semplicemente utilizzando al meglio, cioè in modo più efficace. E così se la previsione parla per il giorno successivo dell’80% di copertura eolica, ci si deve preoccupare di coprire soltanto il restante 20%. E: Un buon modo per pianificare? Cosa non sempre facile con le rinnovabili… LDM: È sicuramente un miglior modo di pianificare la distribuzione dell’energia. Ma tra i vantaggi del nostro metodo c’è la capacità di quantificare in maniera affidabile l’incertezza delle previsioni, cosa da tenere presente con le rinnovabili. Ecco perché, per esempio si può risparmiare la quantità di energia da acquistare all’ultimo momento ad un prezzo più alto: questo dipende proprio dalla precisione con cui è stata stimata la percentuale di energia che sarebbe stata prodotta dal solare o dall’eolico. E: A quando l’introduzione in Europa e in Italia? LDM: Stiamo già collaborando con i colleghi di Rse, mentre in Nord Europa stiamo lavorando con Vattenfall che prevede di utilizzare la nostra tecnica sia per le previsioni che per la stima dell’energia eolica.

E: Cosa significa tutto questo per le rinnovabili? E: All’Italia cosa servirebbe? LDM: Questa tecnica è un matching perfetto per le rinnovabili. Si potrebbe arrivare a programmare le fonti rinnovabili fornendo delle previsioni puntuali: la forza del vento, l’irraggiamento solare e l’energia prodotta. Il vantaggio è che vengono fornite delle previsioni probabilistiche sulle quali si possono prendere decisioni efficaci per ridurre i costi del mercato energetico.

LDM: In Italia secondo me un problema è quello della legislazione. la normativa in alcuni casi non aiuta. Risolto quello, le tecniche possono essere migliorative. Mi piacerebbe anche poter collaborare con il Gse, visto che ho frequentato le scuole italiane, ma poi dei miei studi ne hanno beneficiato gli Stati Uniti.

NUMERO, POTENZA E PRODUZIONE DEGLI IMPIANTI ALIMENTATI DA FDONTI RINNOVABILI NEL 2013 Produzione da fonti rinnovabili Effettiva Fonti rinnovabili Idraulica

Potenza (MW)

TWh

da Direttiva 2009/28/CE ktep

TWh

ktep

18.366

52,8

4.537,7

45,0

3.868,0

Eolica

8.561

14,9

1.280,9

14,1

1.214,1

Solare

18.053

21,6

1.856,3

21,6

1.856,3

773

5,7

486,6

5,7

456,6

Geotermica Bioenergie

4.033

17,1

1.469,5

17,0

1.458,3

- Biomasse solide *

1.604

5,9

506,0

5,9

506,0

- Biogas

1.388

7,4

640,4

7,4

640,4

- Bioliquidi

1.041

3,8

323,1

3,6

311,9

49.786

112.0

9.631,0

103,3

8.883,2

TOTALE

Fonte per le potenze e le produzioni effettive: GSE per la fonte solare, Terna per le altre fonti. (*) Comprende la frazione biodegradabile dei rifiuti urbani.

Elementi 35

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energia rinnovabile Geotermia

Per il decollo servono norme e strutture efficienti DIALOGO CON ALESSANDRO SBRANA Professore ordinario di Geotermia Università di Pisa di Fausto Carioti La tradizione c’è, la tecnologia e la competenza pure. Per Alessandro Sbrana, professore ordinario di Geotermia all’Università di Pisa, quello che manca per un nuovo decollo dell’energia geotermica in Italia è il framework rappresentato da regolamenti, legge e strutture pubbliche efficienti, soprattutto a livello regionale.

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E: Professore, una recente risoluzione parlamentare impegna il governo ad avviare le procedure di zonizzazione del territorio italiano per le varie tipologie di impianti geotermici. Cosa vi attendete? AS: Negli anni Ottanta lo Stato, attraverso la joint venture Eni-Enel, ha condotto l’esplorazione dell’intero territorio nazionale con un forte impegno economico e tecnologico. Oggi manca semmai una zonizzazione per le varie tipologie di impianti geotermici che la tecnologia attuale mette a disposizione per produrre energia elettrica. Identificare le aree sfruttabili e stabilire i relativi criteri comporta però investimenti ingenti che lo Stato non è in grado di sostenere. Quindi appare molto difficile che si arrivi in tempi brevi a realizzare l’auspicio del Parlamento. Un altro aspetto che induce al pessimismo è la debolezza delle strutture regionali preposte al controllo e allo sviluppo dei progetti geotermici: mancano sia personale che mezzi tecnologici adeguati. E: Come giudica la legislazione in materia?


(100-150°C) e alta temperatura (>150°C). Anche in Campania e Sicilia esistono riserve geotermiche accertate, limitate però dalla grande urbanizzazione delle zone in questione, che nei casi di Campi Flegrei ed Ischia presentano anche un elevatissimo rischio vulcanico e sismico. Possibilità esistono pure in Sardegna, ma prima la moratoria sulla geotermia poi i Comitati locali hanno bloccato le iniziative industriali. E: Cosa non va nelle Regioni? AS: Le normative e le strutture regionali non sembrano in grado di guidare lo sviluppo di questa fonte rinnovabile. Sono necessarie strutture più preparate, che possano condurre le attività di natura tecnica in supporto alle decisioni politiche, le quali altrimenti sono influenzate da gruppi di pressione le cui posizioni spesso non hanno fondamenti tecnico-scientifici. E: A gennaio la Regione Toscana ha sospeso per sei mesi le procedure per il rilascio di nuovi permessi di ricerca. AS: I rischi ambientali vanno compresi e gestiti con competenza, senza demonizzare la geotermia. La moratoria nella Regione Toscana, dove la geotermia è nata e da dove è stata insegnata al mondo, è stata un colpo durissimo alla geotermia in generale: vedremo che conseguenze avrà nei prossimi mesi. E: Quanto sono concreti i rischi legati alla sostenibilità ambientale dello sfruttamento della geotermia? AS: Dipende da come si affronta l’utilizzazione delle risorse geotermiche. L’industria geotermica italiana e mondiale ha ampiamente dimostrato che i rischi ambientali, laddove presenti, con le tecnologie attuali sono gestibili senza problemi. E: Sono apparsi i primi condomini in grado di sfruttare la geotermia a bassa entalpia, dotati di impianti capaci di riscaldare e raffreddare gli appartamenti a bolletta zero. È un modello adottabile su larga scala? AS: È molto farraginosa e mancano indicazioni chiare dei livelli di responsabilità necessari per condurre le attività minerarie. In quattro anni di attività condotta dalle aziende nei permessi di ricerca, nessun permesso è giunto alla ubicazione autorizzata del pozzo geotermico esplorativo. Interessante appare - invece - l’attività che il Mise ha svolto con i Progetti geotermici pilota, nati per favorire l’ingresso delle nuove tecnologie di produzione a ciclo binario con reiniezione totale. Questi progetti hanno un percorso autorizzativo unico che unisce il permesso di ricerca con la concessione di sfruttamento, eliminando cosi una parte delle pastoie burocratiche.

AS: La geotermia a bassa temperatura (<100 °C) rappresenta il presente ed il futuro concreto della geotermia. L’utilizzazione delle risorse a bassa temperatura può essere fatta ovunque, a patto di operare con competenza e con conoscenza di questi sistemi di produzione di calore a basso costo e sostenibili. Le tecniche sono adottabili su larghissima scala e le fonti di energia sfruttabili sono molteplici: dai suoli alle falde superficiali e profonde, ai corsi d’acqua, ai laghi, ai bacini artificiali. In questo momento in Toscana, in particolare in provincia di Pisa, sono in corso vari progetti proprio per evidenziare le risorse presenti e acquisire esperienza di campo e tecnologica.

E: Le nuove tecnologie rendono possibili sfruttamenti dell’energia geotermica più estesi ed efficienti. Quali sono le località italiane in cui è possibile fare di più?

E: È negli impianti più piccoli e a maggiore diffusione la chiave per aumentare lo sfruttamento dell’energia geotermica?

AS: Possono essere utilizzate riserve geotermiche accertate, ubicate nelle aree esterne ai sistemi toscani e laziali sedi di concessioni di coltivazione di Enel Green Power ed estese aree del Lazio settentrionale sedi di serbatoi geotermici a media

AS: Sì. Gli impianti fino a 10 MW diffusi sul territorio possono essere la chiave di volta per incrementare lo sviluppo della geotermia elettrica nel nostro Paese, fermo da anni al contrario di quanto accade nel mondo.

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energia rinnovabile

Il grafene, energia per l’energia del futuro di Gabriella Busia

Viviamo in un’epoca in cui l’attenzione per la tutela dell’ambiente è sempre più viva, vi è una forte propensione all’adozione di comportamenti virtuosi rivolti al risparmio energetico e all’utilizzo di energia pulita. L’impegno alla lotta all’inquinamento ha inevitabilmente innescato dei cambiamenti in tanti settori della società: in quello energetico con gli investimenti nelle rinnovabili, in quello edilizio con la riqualificazione a fini energetici, in quello automobilistico con la produzione dei veicoli elettrici. Presupposti e obiettivi lodevoli, anche se alcuni settori specie quello automobilistico e fotovoltaico - risentono di un grosso limite: l’immagazzinamento dell’energia. Ma forse è stata trovata una soluzione: si chiama grafene. Si tratta di un materiale scoperto nel 2004 da due giovani ricercatori russi, Andre K. Geim e Konstantin S. Novoselov, ai quali nel 2010 è stato conferito il Premio Nobel per la Fisica. Il grafene è un foglietto bidimensionale di grafite,

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dallo spessore di un milionesimo di millimetro, dimensione che lo rende il “materiale più sottile mai isolato”. La sua struttura è composta da uno strato di atomi di carbonio, che legati tra loro formano un reticolo esagonale. È un formidabile conduttore elettrico, la cui conducibilità è 250 volte superiore rispetto a quella del silicio utilizzato attualmente. Questa e altre caratteristiche - quali la trasparenza, l’impermeabilità, la durezza e la flessibilità - lo hanno reso interessante nel campo dell’applicazione tecnologica. A questo proposito merita di essere menzionata un’importante scoperta tutta made in Italy. È stata effettuata da due ricercatori del Consiglio Nazionale delle Ricerche e dell’Istituto Nazionale di Tecnologia, Vittorio Pellegrini e Bruno Scrosati, che con la loro equipe hanno realizzato una nuova Super batteria. A differenza delle batterie ricaricabili tradizionali con l’anodo in grafite, materiale affidabile ma con scarsa capacità di accumulare


ioni di litio, la Super batteria ha l’anodo formato da una soluzione di grafene spalmata su un supporto di rame. Rispetto alla classica batteria agli ioni di litio ha delle caratteristiche che la rendono molto appetibile: una capacità di carica superiore del 25%, costo contenuto, peso e tempo di carica decisamente modesto. Le nuove batterie potrebbero far decollare alcuni settori come quello dell’auto elettrica. Qui infatti le maggiori perplessità riguardano proprio la capacità e i tempi di ricarica dell’auto, che con le Super batterie potrebbero essere drasticamente abbattuti. Un pieno di energia potrà essere fatto in pochi minuti e durare il 25% in più rispetto a un pieno di un veicolo elettrico attualmente in commercio. Ma la batteria al grafene spopolerà anche nel settore dell’informatica e della telefonia: computer portatili e smartphone saranno ancora più leggeri e con autonomia di batteria più elevata. Inoltre, grazie alla sua flessibilità,

le nuove batterie potrebbero essere utilizzate e poi ripiegate occupando pochissimo spazio. Ora occorre attendere il 2018 per iniziare la produzione industriale della super batteria. Già alcune aziende di telefonia - come Nokia e Samsung hanno dimostrato un forte interesse per questo materiale e lo stanno sperimentando anche per creare nuovi schermi flessibili. Altro settore in cui il grafene potrebbe riscuotere successo è quello del fotovoltaico. Il grafene – infatti - oltre ad essere ottimo conduttore elettrico ha un elevato rapporto peso/superficie coperta: 1 solo grammo di grafene può essere esteso su ben 2600 metri quadri di superficie. Se si creassero dei pannelli fotovoltaici con il grafene sarebbero di dimensioni irrisorie: un impianto da 3 Kwp, che oggi occupa una superficie di circa 20 metri quadri, potrebbe essere realizzato con appena 0,7 milligrammi di materiale. Possiamo dire che il grafene è un materiale dalle straordinarie virtù; ora non ci resta che attendere che esca dai laboratori e arrivi tra gli oggetti di utilizzo comune.

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energia e solidarietà

Daremo energia sicura a impatto sostenibile IL PENSIERO DI MICHEL CRÉMIEU Presidente Elettrici senza frontiere e Presidente di Enel Francia di Maurizio Riccardi

Attualmente, il 18% della popolazione mondiale (1,3 miliardi di persone)* non ha accesso all’energia elettrica e il 38% (2,6 miliardi di persone)* non ha accesso alle fonti energetiche Michel Crémieu 56

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necessarie per cucinare e per riscaldarsi: l’Oms stima che ciò causi la morte prematura di 4 milioni di persone ogni anno. L’associazione Elettrici senza frontiere nasce con l’obiettivo di contribuire al miglioramento delle condizioni di vita in alcune zone del mondo in via di sviluppo e di realizzare interventi umanitari in occasione di emergenze o di catastrofi naturali. Elementi, a qualche mese dalla conferenza stampa di presentazione dell’associazione, ha incontrato il suo presidente Michel Crémieux, grande conoscitore dell’universo elettrico italiano avendo passato alcuni anni alla testa di Edison ed attualmente Presidente di Enel Francia. E: Com’è nata l’idea di costituire in Italia un corrispettivo di Electriciens sans frontières? MC: L’associazione francese Electriciens sans frontières da più di 30 anni è attiva nel mondo in missioni di solidarietà internazionale a vantaggio delle popolazioni il cui sviluppo - e a volte la stessa sopravvivenza - sono compromessi dalla mancanza di accesso all’elettricità. E dato che purtroppo c’è ancora molto da fare, è importante che si aggiungano nuove energie per supportare questo tipo di azioni umanitarie. Non si può restare inattivi di fronte ai dati drammatici che documentano la vastità della popolazione che non ha ancora accesso all’elettricità. Con una serie di problemi collaterali non di poco conto, quali l’impossibilità di avere dei centri di assistenza sanitaria, l’essere esclusi da ogni tipo di comunicazione, il mancato sviluppo del lavoro e il diritto allo studio. Ma soprattutto la difficoltà spesso di accedere all’acqua, e di conseguenza alla coltivazione agricola o all’allevamento. In pratica la sopravvivenza stessa delle persone.

progetti autonomi in accordo con associazioni umanitarie italiane. La cooperazione è determinante: l’associazione metterà le sue competenze al servizio di numerose altre organizzazioni e attori della solidarietà internazionale per realizzare missioni di competenza sulle loro installazioni elettriche. E: Qual è la missione di Elettrici senza frontiere? MC: Contribuire alla grande sfida di portare l’elettricità a quasi un miliardo e mezzo di persone che non ne dispongono. L’accesso a servizi energetici affidabili è fondamentale per ridurre la povertà e migliorare le condizioni di salute, accrescere la produttività e promuovere lo sviluppo economico di una comunità. Per operare al meglio verranno messe in campo diverse professionalità. Si partirà dalla valutazione delle necessità, di quali siano le migliori tecniche per soddisfarle in modo più efficace ed economico. Le energie rinnovabili rispondono a queste necessità, soprattutto per la logistica delle zone d’intervento: i due terzi delle persone che non hanno accesso all’elettricità oggi in Africa sono situate in zone rurali molto decentrate. Occorre quindi trovare soluzioni adeguate, operando sempre con la massima professionalità per la sicurezza di tutti. Per riuscire a vincere questa sfida è importante però mobilitare diversi attori: piccole e grandi imprese, ONG, comunità locali. Bisogna fare un vero lavoro di squadra. Se l’elettricità è una leva indispensabile per lo sviluppo, è ancora più vitale nelle situazioni di emergenza umanitaria e in occasione di catastrofi naturali: come le alluvioni che l’inverno scorso hanno colpito l’Italia e i terremoti che di recente hanno devastato il Nepal, dove Electriciens sans frontières è subito partita per intervenire.

E: Quali le prime azioni dell’associazione? E: Cosa avete in programma per il futuro? MC: L’Associazione Elettrici senza frontiere è costituita da volontari. In un primo momento si affiancherà all’omologa francese attiva dal 1986 e alla tedesca Elektriker ohne Grenzen - che opera dal 2012 - per dare un accesso all’elettricità sicura, sostenibile e rispettosa dell’ambiente alle popolazioni più povere del pianeta. In seguito svilupperemo

MC: Alla conferenza stampa di presentazione sono intervenuti i responsabili di Electriciens sans frontières, Hervé Gouyet e Sylvain Volpp di Elektriker ohne Grenzen. È importante stringere una forte collaborazione tra le tre associazioni affinché ci si trasformi sempre più in una grande organizzazione internazionale, con l’obiettivo di costituire un network europeo degli Elettrici senza frontiere basato su stessi obiettivi, principi e valori. L’idea è di presentare questo network alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, che si terrà a Parigi dal 30 novembre all’11 dicembre prossimi. L’energia è indispensabile alla sopravvivenza e alla crescita di una comunità. L’accesso all’elettricità e la trasformazione delle infrastrutture sono inseparabili. La produzione di ricchezza richiede dell’energia. Agevolarne l’accesso è dunque indispensabile per ridurre la povertà e raggiungere gli obiettivi di sviluppo.

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efficienza energetica

Dal risparmio energetico 400mila posti di lavoro di Edoardo Borriello Quella che ormai molti chiamano “White Economy” offre all’Italia notevoli vantaggi, non solo sul fronte del prodotto interno lordo e su quello dell’occupazione, ma anche sui costi della bolletta elettrica nazionale. Non c’è infatti attività o settore produttivo - dalle imprese alle famiglie - che resti escluso dall’efficienza energetica. La cosiddetta “white economy” comprende le riqualificazioni edilizie, l’ottimizzazione degli impianti domestici e industriali, l’automazione e l’ammodernamento

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di infrastrutture e dei sistemi di distribuzione dell’energia. Si tratta di uno dei settori più strategici per lo sviluppo del Paese. Anche dal punto di vista economico, come dimostra lo studio “Stato e prospettive dell’efficienza energetica in Italia” realizzato dalla Fondazione Enel insieme al Dipartimento di ingegneria gestionale del Politecnico di Milano. I mercati legati all’efficienza energetica possono, infatti, arrivare ad impiegare anche più di 400 mila persone, generando volumi di affari tra i 350 miliardi - in uno scenario di sviluppo moderato - e i 510 miliardi in quello considerato ottimale. Quanto al prodotto interno lordo, l’impatto è stato valutato tra i 22 e i 32 miliardi di euro, pari all’1,4% e al 2,1 % del PIL nazionale secondo i valori del 2013. Una significativa riduzione della bolletta elettrica rappresenta un altro frutto delle attività di efficienza energetica. Secondo l’analisi di Fondazione Enel e Politecnico di Milano gli interventi di efficientamento sono in grado di produrre potenziali risparmi di energia tra i 195 miliardi kWh e i 290 miliardi di kWh, che si traducono in una riduzione della bolletta elettrica compresa tra i 5,6 e gli 8,2 miliardi di euro annui e una riduzione dei consumi tra i 21,4 e i 31,4 miliardi di euro. In questa corsa dell’efficienza energetica le filiere più promettenti sono le pompe di calore, la cogenerazione in ambito industriale e la domotica. Ad esse poi si aggiungono le attività di installazione e manutenzione degli impianti che vanno a completare la nuova linea di offerta di servizi a valore aggiunto che le utility come l’Enel stanno sviluppando per rispondere al meglio al mercato e alle esigenze dei consumatori. Qui però si rileva un punto debole per il nostro paese. Infatti il potenziale di mercato delle pompe di calore - circa 9 miliardi l’anno nello scenario migliore - è destinato ad essere sfruttato soprattutto dagli operatori stranieri. Lo stesso dicasi per la cogenerazione, che figura al primo

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posto tra gli investimenti dei gruppi industriali. Tutto questo ha un impatto non trascurabile sul PIL valutato in circa 3 miliardi di euro, corrispondente al valore della italianità della filiera. In entrambi i settori va meglio se si guarda ai servizi di installazione e di manutenzione, dove la necessità di una capillare presenza sul territorio rende predominante il ruolo delle aziende italiane. La soluzione può venire proprio dalle utility che possono svolgere un ruolo di aggregazione, cioè un canale attraverso il quale fare arrivare le offerte al cosiddetto mercato residenziale. L’efficienza energetica ha dato vita ai Certificati Bianchi. Di questi titoli, nelle prime otto sessioni del 2015, ne sono stati scambiati ben 603.283, per un controvalore di circa 63 milioni di euro. L’anno in corso si prospetta come quello del boom dell’efficienza energetica, con una crescita che vede protagoniste fabbriche e impianti industriali, raffinerie, cementifici, cartiere, vetrerie e tutte le altre imprese del comparto manifatturiero, particolarmente energivore, ma anche il mondo del terziario e quello immobiliare. “Le società che hanno nominato un energy manager sono raddoppiate rispetto all’anno precedente” commentano gli esperti della ESCo Avvenia, secondo i quali le Diagnosi Energetiche Obbligatorie, che impongono alle grandi imprese specifici obblighi in materia di efficienza energetica, sono diventate per molte aziende una vera e propria opportunità per individuare un percorso strutturato di iniziative che permettono di migliorare i processi produttivi. Con conseguente crescita di competitività, miglioramento dei servizi, riduzione dei costi, notevoli vantaggi e contributi economici. Oggi il settore dell’efficienza energetica in Italia coinvolge circa 500 mila aziende. Avvenia è tra le principali società che operano in questo settore, essendo riuscita a portare ai suoi clienti e partners risparmi di energia primaria mediamente oltre il 40% e una diminuzione dei consumi di gas naturale di oltre il 78% in tutti i settori.


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edilizia ed energia

Come avere edifici efficienti… non solo sulla carta Da luglio, per ottenere i permessi a costruire, i nuovi edifici dovranno dimostrare di avere prestazioni energetiche elevate. Ma gli uffici tecnici dei comuni riusciranno a controllare e verificare i progetti presentati?

di Maria Pia Terrosi Senza dubbio vivere in un edificio ad energia quasi zero NZEB (Nearly Zero Energy Building) è più piacevole. Non solo: una casa con un microclima ideale in estate ed inverno ed isolata termicamente fa anche risparmiare,

riducendo i consumi energetici legati al riscaldamento, raffrescamento, produzione di acqua calda e generazione elettrica. Infatti, in un edificio NZEB il bilancio fra energia consumata e prodotta è prossimo allo zero. Si tratta di un immobile con prestazioni energetiche elevatissime grazie sia ad un involucro edilizio ad alta prestazione, sia alla presenza di impianti tecnologici ad alto rendimento. Risultato: un confort ideale e pochissima energia utilizzata. Fino ad oggi, realizzare un edificio in classe A, ad energia quasi zero, era un obiettivo cui si puntava per la

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consapevolezza dei benefici derivanti in termini di confort, di riduzione dei consumi e quindi di risparmio economico.

I materiali innovativi nell'edilizia

Non per legge. Ora invece dal prossimo luglio – secondo quando previsto dal Decreto Sblocca Italia – realizzare edifici ad energia quasi zero diventerà un obbligo: già in fase progettuale le nuovi costruzioni e le ristrutturazioni oltre una certa soglia, dovranno rispettare requisiti stringenti in materia di prestazioni energetiche. In pratica, le norme tecniche che stanno per entrare in vigore si rivolgono essenzialmente ai progettisti che nel presentare i progetti agli uffici tecnici comunali per il rilascio dei titoli abilitativi - i permessi a costruire - dovranno tenere conto di quanto previsto dalla nuova normativa sul rispetto dei cosiddetti requisiti minimi di efficienza energetica. Ma - novità assoluta - la legge prevede inoltre che gli uffici tecnici dovranno controllare e verificare le prestazioni energetiche dell’edificio, sanzionando i progetti irregolari che non hanno rispettato la normativa. Il problema vero sarà quello di riuscire a passare dalle parole ai fatti, dalle norme alla realtà, evitando il rischio di avere edifici nuovi super efficienti solo sulla carta. Per questo sarà indispensabile un’azione di controllo puntuale da parte degli uffici tecnici sui progetti in via di esecuzione, sulla relazione tecnica e sui calcoli stessi presentati per attestare il rispetto delle prestazioni energetiche richieste. Solo con il controllo da parte delle amministrazioni pubbliche si potrà iniziare a spostare l’offerta edilizia verso un prodotto tecnologicamente più avanzato, creando un mercato più consapevole ed attento. La concretezza dell’applicazione delle nuove norme è anche una preoccupazione di Mario Cucinella, architetto da sempre attento ai temi dell’efficienza energetica: “Il punto più debole della catena credo”, afferma Cicinella, “sia l’efficacia di questi provvedimenti nella concretezza. Occorre un controllo delle amministrazioni sul progetto e sul cantiere. Spesso infatti gli uffici tecnici dei comuni si limitano e protocollare e se va bene a eseguire un controllo a campione sulla relazione tecnica, ma i controlli in cantiere sono assenti. Faccio l’esempio di un edificio che sto realizzando in Svizzera: l'amministrazione è venuta a controllare direttamente in cantiere se la realizzazione avveniva come previsto nel progetto.”

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Per aver un “prodotto edilizio” tecnologicamente più avanzato ed efficiente in termini di prestazioni energetiche è fondamentale utilizzare in cantiere prodotti e materiali innovativi. Si tratta di “materiali avanzati” caratterizzati da prestazioni termiche, acustiche, meccaniche e chimiche superiori rispetto a quelle dei materiali tradizionali. Eccone alcuni. In questi mesi al californiano “Lawrence Berkeley National Laboratory” è stato messo a punto un vetro speciale in grado di controllare il flusso di luce e calore che lo attraversa a seconda delle condizioni meteorologiche. Il nuovo vetro sfrutta l’interazione di due materiali altamente conduttivi riuscendo a controllare - in maniera selettiva - la luce visibile e il calore. In pratica, si potrà avere luce naturale all’interno degli ambienti senza avere al contempo un aumento di calore con un notevole risparmio di risorse e un’ottimale gestione dei costi per il raffreddamento e l’illuminazione. Un settore di particolare interesse è quello legato alla produzione di intonaci ecologici con elevato potere deumidificante, traspirante ed impermeabilizzante e delle pitture mangia smog che alla luce del sole attivano un processo ossidativo in grado di decomporre le sostanze inquinanti presenti nell’atmosfera (biossido di azoto, biossido di zolfo, monossido di carbonio, benzene, ammoniaca, formaldeide, particolato atmosferico PM10) che vengono a contatto con la facciata dell’edificio, trasformandole in composti inerti solubili in acqua. Tra i materiali da costruzione sono ormai disponibili sul mercato blocchi strutturali di calcestruzzo con materiali isolanti con elevate caratteristiche termiche, acustiche, di resistenza al fuoco e di leggerezza e pannelli trasparenti prefabbricati – sempre in calcestruzzo – con all’interno resine speciali che permettono il passaggio della luce, naturale o artificiale. Per finire: mattoni biologici che garantiscono alle pareti alti standard di isolamento termico e acustico e al contempo riescono a ridurre l’inquinamento interno ed esterno assorbendo la CO2 presente nell’aria.


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energia e ambiente Con il caldo schizzano i consumi

Via al progetto Fiesta a cura di

Adnkronos

L'inverno e l'estate sono i periodi in cui il dispendio di energia per climatizzare le abitazioni tocca i picchi più elevati: bisogna puntare sul risparmio di energia. Con questo obiettivo parte Fiesta, il progetto triennale finanziato dal programma Intelligent Energy Europe 20072013 che mette in cantiere diverse attività per ridurre il consumo energetico. La prima iniziativa è l'attivazione di sportelli informativi per indirizzare i cittadini verso investimenti consapevoli in tema di riscaldamento e di raffrescamento degli ambienti domestici. A fare da battistrada in Italia saranno le città di Forlì, Ravenna e Trieste. Fiesta, coordinato a livello europeo da Area Science Park, il parco scientifico di Trieste, sarà attivo anche in Spagna, Bulgaria, Croazia, Cipro, coinvolgendo 19 partner: 5 tecnici, uno per ogni Paese partecipante, e 14 per i comuni con più di 50.000 abitanti. Il budget complessivo del progetto è di 2,4 milioni di euro. Gli sportelli forniranno gratuitamente alle famiglie residenti sul territorio consulenze e consigli per ridurre i consumi energetici.

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In particolare, spiega Area Scienze Park "saranno fornite indicazioni per modificare le abitudini quotidiane che incidono sulla spesa energetica, consigli su come scegliere impianti di condizionamento e raffrescamento ad alta efficienza energetica ed effettuare investimenti in fonti rinnovabili". Inoltre, 150 famiglie in ogni città coinvolta avranno la possibilità di usufruire di un audit energetico gratuito a domicilio per valutare le possibilità di efficientamento energetico, di contenimento dei consumi e della spesa energetica. "Con circa il 29% del consumo finale, il settore delle famiglie è uno dei più grandi utilizzatori di energia in Europa" avverte Fabio Tomasi, project manager di Fiesta. "Al tradizionale bisogno di riscaldamento, si è aggiunto negli ultimi anni quello di raffreddamento con una crescente domanda di energia nei mesi estivi". E in diversi Paesi "il consumo di energia per raffrescamento ha raggiunto gli stessi livelli di quella impiegata per cucinare e ha superato il consumo per illuminazione". Per questo il progetto europeo Fiesta "risponde alla sfida, suggerendo alle famiglie modi per risparmiare energia pur mantenendo il livello di comfort richiesto".


Le principali innovazioni 2015 per l'efficienza energetica? Ecobonus e attuazione del Dlgs 102/2014 Queste due misure danno una spinta fondamentale agli interventi necessari per percorrere la strada dell'utilizzo sostenibile della risorsa energetica che rappresenta un importante volano di sviluppo per l'economia. Le innovazioni in tema di efficienza hanno un loro premio: il “Good Energy Award 2015”, la cui sesta edizione avrà la sua cerimonia di premiazione a fine settembre 2015. Protagoniste tutte le imprese italiane, siano esse profit, non profit, Pa e start up. A livello nazionale ed europeo, le principali innovazioni in tema di efficienza per il 2015 riguardano l’estensione degli incentivi sotto forma di detrazioni del 65% e l’attuazione delle previsioni del Dlgs 102/2014, tra cui il miglioramento della prestazione energetica degli immobili della Pa e l’obbligo di diagnosi energetica per le imprese di grandi dimensioni entro fine 2015. Per quanto riguarda gli ecobonus, il ministero dello Sviluppo Economico ha deciso di proseguire nell'attuazione delle misure per la promozione di interventi di risparmio ed efficienza energetica.

La legge di Stabilità ha infatti prorogato di un anno le detrazioni del 65%. per i lavori di efficientamento energetico e del 50% per le ristrutturazioni in edilizia. Le detrazioni vengono riconosciute se le spese sono state sostenute per i seguenti interventi: riduzione del fabbisogno energetico per il riscaldamento dell'intero edificio; miglioramento delle prestazioni termiche dell'involucro dell'edificio; installazione di pannelli solari; sostituzione degli impianti di climatizzazione invernale. Anche il decreto legge 102/2014 di “Attuazione della direttiva 2012/27/Ue sull’efficienza energetica” prevede misure per il miglioramento dell’efficienza energetica in tutti i settori e di riduzione del 20% per i consumi di energia primaria entro il 2020. Il Decreto introduce novità significative per la riqualificazione degli edifici. La norma, tra l’altro, prevede l’istituzione di un Fondo per l’efficienza energetica destinato a sostenere il finanziamento di interventi realizzati anche mediante le Energy Service Company, il ricorso a forme di partenariato pubblico-privato e società di progetto o di scopo appositamente costituite.

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energia e ambiente Un problema globale

Acqua, serve una gestione responsabile

di Maurizio Godart

Anche nel mondo occidentale cresce sempre più la consapevolezza dell’immenso valore dell’acqua. Definita come “oro blu” ha da sempre condizionato la vita dell’uomo: basti pensare ai primi insediamenti preistorici e le più grandi civiltà del passato sviluppatesi in prossimità di sorgenti acquifere, fondamentali per la sopravvivenza e lo sviluppo dell’umanità. Tracce degli acquedotti a gravità, introdotti in Europa dai romani, testimoniano l’allontanamento dei primi centri urbani dalle fonti primarie delle acque. Infatti, grazie a questo sistema l’acqua veniva trasportata mediante canali a pelo libero

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e convogliata in cisterne da cui veniva estrapolata manualmente. Solo con lo sviluppo della metallurgia nel XIX secolo si sono realizzati acquedotti a pressione che convogliano l’acqua all’interno di dotti chiusi consentendone l’erogazione all’interno delle abitazioni. Un nuovo tipo di distribuzione dell’acqua che ha migliorato la vita dell’uomo, sia dal punto di vista igienico che pratico. Oggigiorno tra i tanti problemi ambientali, quello idrico è uno dei più sentiti. Si teme che in un periodo medio-breve la siccità o l’inquinamento delle falde acquifere possano creare danni irreversibili alla terra e alle sue popolazioni. Per ovviare a questo problema molte organizzazioni mondiali, tra cui l’UNESCO si stanno adoperando per lo sviluppo di progetti utili a migliorare la gestione delle risorse idriche e alla loro protezione dall’inquinamento. Secondo i dati diffusi dall’ Organizzazione Mondiale della Sanità, il problema della siccità riguarda oltre un miliardo di persone e causa la morte ogni anno di circa 3,4 milioni di individui per malattie legate alla carenza di acqua. Anche se la Terra è ricoperta per oltre due terzi da acqua, solo il 2,5% è bevibile senza dover ricorrere a costosi processi di desalinizzazione. Se si considerano poi le acque ghiacciate, questa percentuale scende all’1%. A causa di ragioni climatiche, dell’inquinamento industriale e dell’utilizzo di pesticidi e fertilizzanti in agricoltura, le scorte di acqua stanno diminuendo. Per questo motivo l’Oms ha lanciato un allarme, sottolineando che la disponibilità d’acqua per i paesi del Terzo Mondo sta diminuendo più rapidamente che nel resto del pianeta a causa dell’ingente crescita demografica e della scarsa disponibilità di acqua potabile in molte zone di Asia e Africa.

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Gli organismi internazionali sottolineano quanto sia fondamentale investire sempre nell’acqua, soprattutto nei paesi più poveri: gli esperti dell’UNPD – United Nations Development Program – hanno calcolato che 1 dollaro investito nelle infrastrutture idriche ha un ritorno di 8. Ma i problemi legati all’acqua non mancano neanche nei paesi più ricchi. Prendiamo, ad esempio, l’Italia. La richiesta d’acqua è in aumento e tende ad assorbire tutta la sua disponibilità che invece si contrare a causa dell’inquinamento, che ha già reso inutilizzabili alcune risorse. I tecnici consapevoli di questi problemi richiamano l’attenzione degli amministratori, i quali spesso mostrano scarsa sensibilità ai mali che minacciano l’ambiente in cui viviamo. Servono investimenti per raccogliere le acque di scarico, che - se trattate - potrebbero diventare potabili o comunque utilizzabili, con vantaggi economici e ambientali. Anche in questo caso l’investimento accorperebbe in sé etica e profitto oltre che essere appetibile per molte imprese private del settore. Inoltre, occorre contenere l’uso di fertilizzanti chimici, promuovere quello di formulati meno dannosi nella lotta ai parassiti, per risolvere molti problemi legati all’agricoltura e, quindi, anche all’acqua. Nessuno tornerebbe all’epoca della candela e del somaro: vogliamo luce elettrica, automobili e agi di ogni tipo. Nessuno tornerebbe ad una alimentazione povera e poco assortita, i fertilizzanti e gli antiparassitari sono indispensabili. Ma ciò che è necessario, nel nostro paese come in tutto l’occidente, è la consapevolezza che ciò che ci salverà è l’equilibrio tra progresso ed ecosistema.


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Il mondo di Corrente Le imprese italiane SFIDA PER L’ACCESSO UNIVERSALE ALL’ENERGIA di Paola Liberali

Secondo i dati dell’Agenzia Internazionale dell’Energia ad oggi oltre 1,3 miliardi di persone nel mondo (circa il 19% dell’intera popolazione) non hanno accesso all’energia: di queste più del 95% vivono nell’Africa subsahariana e in Asia e l’84% in aree rurali. L’accesso all’energia rappresenta una delle sfide più importanti dei prossimi anni. E’ un tema su cui organizzazioni ed istituzioni internazionali hanno lanciato numerosi piani con l’obiettivo di arrivare a garantire l’accesso universale all’energia entro il 2030 (Sustainable Energy for All in ambito ONU e Global Lighting and Energy Access Partnership in ambito Clean Energy Ministerial). Per affrontare questa sfida uno degli approcci è favorire la collaborazione tra istituzioni, attori del terzo settore e imprese. La Legge 125 del luglio 2014, con cui si è riformato l’intero sistema della cooperazione italiana allo sviluppo, va in questa direzione. Per la prima volta, infatti, le imprese private sono considerate attori della cooperazione allo sviluppo. D’altra parte le imprese italiane del settore energia stanno già operando da tempo - alcune in collaborazione con ONG e operatori del terzo settore che hanno un rapporto diretto con i territori attenzionati - per realizzare progetti

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di elettrificazione e di produzione di energia in aree rurali in Africa sub-sahariana, Asia e in America Latina. Nell’ambito dell’iniziativa GSE Corrente - con l’obiettivo di rispondere ad un’esigenza spesso segnalata dalle imprese ovvero la necessità di aggregazione con altre PMI portatrici di progetti di sviluppo sostenibile, per la partecipazione a bandi internazionali e per la conseguente realizzazione di progetti di elettrificazione - è stata lanciata un’azione di avvicinamento delle imprese alle iniziative legate allo sviluppo sostenibile in ambito di energia rinnovabile. La prima iniziativa, promossa dalla Commissione Europea ed organizzata il 30 aprile 2015 da Confindustria, Gestore dei Servizi Energetici e Federazione ANIE, ha visto la presentazione della Electrification Financing Initiative (ElectriFI) per accelerare l’elettrificazione nei Paesi in via di sviluppo, attraverso la concessione di capitale che minimizzi il rischio-Paese legato ad interventi privati in questi mercati. L’evento, a cui hanno aderito circa 40 imprese, ha visto la partecipazione di rappresentanti della Direzione Generale per lo Sviluppo e la Cooperazione della Commissione Europea e di FMO, la Banca di Sviluppo Olandese che gestirà i fondi messi a disposizione per questo regime di sostegno, oltre a rappresentanti di Confindustria, Federazione ANIE,


SIMEST, Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione. ElectriFI mira ad aumentare la leva finanziaria delle risorse economiche indirizzate all’integrazione delle fonti rinnovabili in rete nelle aree rurali e allo stesso tempo intende assicurare una sostenibilità finanziaria alle iniziative realizzate. Attraverso questa iniziativa saranno sostenuti investimenti basati sulle fonti energetiche rinnovabili con forti caratteristiche di sostenibilità finanziaria, replicabilità e scalabilità, in grado di adattarsi a differenti modelli di busines: dalla realizzazione di mini reti fino ad arrivare a progetti a sostegno alle utilities locali. L’idea è di colmare il gap finanziario attraverso diversi tipi di intervento: • Quasi-equity nella forma di prestiti convertibili in una fase iniziale di progetto, che aiuteranno a rendere bancabili i progetti. I fondi saranno resi disponibili mediante una conversione in debito subordinato una volta raggiunti determinati obiettivi • Quasi-equity nella forma di debito subordinato in una fase successiva a quella iniziale • Capitale di rischio contingente in uno stadio avanzato di progetto, per coprire eventuali extra costi per ritardo realizzazione o superamento costi, al fine di completare l’effettuazione del progetto.

La Commissione ha già stanziato, nell’ambito di ElectriFI, 75 milioni di euro per catalizzare gli investimenti del settore privato sul tema dell’elettrificazione rurale. Va anche sottolineato che i meccanismi di blending nel settore dello sviluppo rappresentano un modello di finanziamento innovativo che permette all’UE di partecipare, con aiuti a dono o prestiti, al finanziamento di iniziative nei Paesi in via di sviluppo, agendo come catalizzatore per la mobilitazione di risorse da parte di istituzioni finanziarie multilaterali e nazionali, Banche di Sviluppo regionali oltre a istituti di credito e soggetti privati. GSE Corrente, insieme ai partner istituzionali coinvolti Confindustria, Federazione ANIE e Simest - continuerà le attività di supporto alle aziende italiane, per facilitarne l’aggregazione al fine di presentare progetti di filiera per l’accesso ai fondi messi a disposizione dall’iniziativa ElectriFI. Per conoscere i dettagli dell’iniziativa, consultare e scaricare gli atti del Workshop tenutosi lo scorso 30 aprile e manifestare il proprio interesse a partecipare alle prossime iniziative, collegarsi al sito http://corrente.gse.it o scrivere a corrente@gse.it

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il mondo di Corrente

Dai sistemi di potabilizzazione di acqua salata all’energia con gli scarti Solwa Srl nasce nel 2012 come StartUp Innovativa nel settore della “Green Technology” e dopo 3 anni dedicati alla Ricerca & Sviluppo, entra a far parte del Gruppo Santex. Il percorso di miglioramento della Tecnologia Solwa sfocia in un processo completamente innovativo: l’idea di utilizzare serre solari per sfruttare la radiazione del sole. La tecnologia Solwa infatti imita, all’interno di una serra solare, il processo di evaporazione/condensazione che avviene ogni giorno in natura. L’intero processo è protetto da brevetto.

non è garantito come in diversi Paesi in Via di Sviluppo. Il Modulo SolWa, operando solamente grazie al sole, non necessita né di elettricità né di combustibili fossili, nè di manutenzione periodica né di manodopera specializzata. Per questi motivi, il Modulo SolWa è stato dichiarato dalle Nazioni Unite come “Innovazione per lo Sviluppo dell’Umanità” (Programma IDEASS). L’adattamento del brevetto Solwa ad altri settori, ha favorito la nascita di nuovi prodotti in grado di soddisfare i bisogni umani ed ottimizzare i processi industriali:

Il Modulo SolWa, ad esempio, è un modulo solare in grado di potabilizzare l’acqua salina o inquinata, in particolare in quelle zone del Pianeta in cui l’accesso all’acqua potabile

• DryWa: sistema in grado di trattare i fanghi biologici derivanti dai processi depurativi delle acque per ridurli in cenere.

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• DigeWa: sistema in grado di asportare la parte acquosa del digestato in uscita dagli impianti di digestione anaerobica utilizzati per la produzione di biogas. • FoodWa: sistema solare in grado di essiccare gli alimenti (frutta, verdura, carne e pesce) in ambienti igienici e con notevoli riduzioni dei tempi di permanenza. • IrriWa: sistema integrato di depuratori/desalinizzatori d’acqua e serre agricole per lo sviluppo dell’agricoltura in aree aride o lungo le coste. • WastWa: sistema integrato in grado di trattare in loco il percolato di discarica sfruttando l’unione di diverse tecniche a basso apporto energetico. Il desiderio di inventare prodotti che rispettassero l’ambiente, diminuendo le emissioni in atmosfera, riducendo le superfici occupate, ma aumentando al contempo le prestazioni, è stato vissuto da Solwa Srl come una sfida. Il punto di arrivo è stato sempre considerato come una partenza per nuovi traguardi: dalla potabilizzazione dell’acqua, si è passati all’essicamento alimentare, fino ad arrivare alla produzione di energia da matrici che ancor oggi vengono considerate come rifiuti.

circa il 90%. Tutto il sistema è contenuto in un container così da essere facilmente trasportabile. Ma il sole può essere utilizzato anche per altre applicazioni e scopi: ecco quindi che dalla ricerca nel settore essiccamento, vengono implementati altri due sistemi completamente innovativi: DigeWa, ovvero un sistema in grado di dare una soluzione economicamente ed ambientalmente sostenibile all’attuale sistema di gestione e smaltimento del digestato in uscita dagli impianti di biogas. Il sistema può essere alimentato con l’energia termica residuale prodotta dai cogeneratori o con la combustione del digestato essiccato. FoodWa è un innovativo essiccatore solare per la disidratazione degli alimenti (frutta, pesce, carne, verdura, etc.). Totalmente diverso dalle tecnologie attualmente utilizzate, FoodWa può essere definito come l’essiccatore solare più all’avanguardia e performante attualmente nel mercato, essendo l’unico sistema per l’essiccamento degli alimenti basato esclusivamente su energie rinnovabili. Il sistema è stato rinchiuso in container (40 feet) per essere facilmente trasportato in base alle esigenze e alla stagionalità degli alimenti.

Nel 2015, con l’aiuto e l’esperienza industriale del Gruppo Santex, Solwa Srl presenterà sul mercato internazionale DryWa, un sistema innovativo in grado di trasformare i fanghi biologici in cenere, riducendo i costi di gestione di

Le innovazioni e i prodotti della startup italiana Solwa, sono presenti a Expo 2015 e nelle principali iniziative di Corrente dedicate a promuovere il Sistema Italia delle energie rinnovabili.

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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Ricerca di sistema, 210 milioni per il Piano triennale 2015-2017 Circa 210 milioni di euro per finanziare la ricerca di sistema elettrico nazionale, nel triennio 2015-2017. A tanto ammonta la copertura necessaria al Piano predisposto dall’Autorità per l’energia e inviato, per il parere, a inizio marzo, ai Ministeri competenti e alla Cassa conguaglio per il settore elettrico. Il Piano individua le priorità, gli obiettivi e le risorse delle attività di ricerca e sviluppo d’interesse generale per il sistema elettrico nazionale. Le risorse per il Piano 2015-2017 sono destinate a quattro aree, tra cui: generazione di energia elettrica con basse emissioni di carbonio (65,5 mln) ed efficienza energetica e risparmio di energia negli usi finali elettrici ed interazione con altri vettori energetici (52 mln).

A Bruxelles il summit per l’Unione dell’Energia Ribadire l’impegno europeo per la costruzione dell’Unione dell’Energia con una politica climatica lungimirante. Rafforzare l’impegno con i partners a est e a sud dell’Europa oltre a stabilire una linea di sanzioni verso la Russia con l’osservanza effettiva degli accordi di Minsk. Sono questi alcuni degli obiettivi discussi a Bruxelles il 19 e 20 marzo scorsi, nella riunione dei Capi di Stato e di Governo dei 28 Paesi membri europei, con il Presidente del Consiglio Donald Tusk e il Presidente della Commissione Juncker.

Cala la bolletta elettrica nel secondo trimestre 2015 Con la delibera 129/2015/R/com, l’Autorità per l’energia ha aggiornato le componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per il II trimestre 2015. Con le nuove tariffe la spesa annuale per un cliente domestico tipo passa a 510 euro, in lievissima riduzione rispetto al valore in corso. Dei suddetti 510 euro, 102 euro (circa il 20% della bolletta) derivano dall’applicazione della componente A3. Dalla relazione dell’Authority emerge che le componenti in aumento sono la A2 (oneri fuoriuscita dal nucleare) e la A3 (a causa prevalentemente del ritiro dei certificati verdi). Anche la componente UC7 subisce un leggero incremento, dovuto all’aumento dei costi per la promozione dell’efficienza energetica.

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Prezzi energia, in Senato l’audizione del GSE Lo scorso aprile il GSE è stato ascoltato in Senato nell’ambito della indagine conoscitiva sui prezzi dell’energia. Il Presidente e AD Nando Pasquali illustrando i costi dell’energia elettrica, ha evidenziato che, per una famiglia media italiana, circa l’83% degli oneri di sistema presenti in bolletta, derivano dall’applicazione della componente tariffaria A3, posta a copertura degli incentivi. Per quanto riguarda i Certificati Bianchi per l’efficienza energetica, Pasquali ha ricordato che nel biennio 2013-2014, per i 36.000 progetti approvati, sono stati rilasciati quasi 13,5 milioni di TEE, per una spesa complessiva per i clienti finali di circa 710 milioni di euro, di cui circa 390 coperti con la componente tariffaria elettrica UC7 e circa 320 coperti con la componente tariffaria gas RE.

Italia in ritardo sulla riduzione di CO2 Italia in ritardo rispetto agli obiettivi di Kyoto per circa 4,7 milioni di tonnellate di CO2 all’anno. È quanto si evince dalla relazione del Ministro dell’Ambiente, Gian Luca Galletti, allegata al Documento di Economia e Finanza 2015 approvato lo scorso 10 aprile. Con la ratifica del Protocollo di Kyoto (Legge 120/2002) l’Italia si è impegnata, infatti, a ridurre le emissioni nazionali di gas serra del 6,5% nel periodo 2008-2012 rispetto ai livelli del 1990. La legge stabilisce anche che il ministero dell’Ambiente, sulla base dell’inventario nazionale delle emissioni di gas serra per l’anno 2012, presenti al CIPE l’aggiornamento della distanza dall’obiettivo di Kyoto, con una proposta del portfolio titoli (AAU, CERs/ERU) da acquistare sul mercato internazionale del carbonio per “colmare” la distanza pari a 23,41 MtCO2eq.

Riqualificazione edifici scolastici: Decreto Ambiente in Gazzetta Finanziamenti a tasso agevolato per un totale di 350 milioni di euro, con un importo massimo per singolo edificio che può arrivare, in base alle diverse tipologie di intervento, a 30.000, 1.000.000 o 2.000.000 di euro. È quanto disposto dal Decreto 14 aprile 2015 del Ministero dell’Ambiente recante “Misure per l’efficientamento energetico degli edifici scolastici”, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 109 del 13 maggio scorso.

“Pacchetto Unione dell’Energia”, parte l’esame in Parlamento Avviato l’esame parlamentare del c.d. “Pacchetto Unione dell’Energia” (Atti comunitari n. 60, 61 e 62) con il quale la Commissione europea propone una strategia complessiva e integrata in materia di energia e ambiente per il raggiungimento di obiettivi successivi al 2020. Il primo atto del Pacchetto, per un’Unione dell’energia resiliente, costituisce il quadro di riferimento all’interno del quale si inseriscono anche le altre due Comunicazioni: quella sull’interconnessione della rete elettrica e quella sul Protocollo di Parigi. In relazione all’esame è stato avviato un nutrito calendario di audizioni dei maggiori player e decisori nazionali, sia alla Camera che al Senato.

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Bizzarre energie

A cura di Sallie Sangallo

La pellicola per alimenti andrà Arance di luce in pensione? La pellicola per alimenti potrebbe avere vita breve. Infatti due aziende che producono oggetti capaci di migliorare la vita delle persone, hanno inventato le “Cover Blubber”, ovvero speciali coperture di gomma morbida e flessibile, capaci di ampliarsi a seconda delle dimensioni dell’alimento o del contenitore da proteggere. Le “Cover Bubbler” sono una valida alternativa alla pellicola per alimenti, atossiche, anallergiche ed eco-compatibili.

Come torni a casa? Prendo il tubo Si chiama Hyperloop Transportation ed è il progetto di un sistema di trasporto ecologico, ideato da Tesla motors, SpaceX e altre società. L’innovativo mezzo di trasporto si compone di tubi d’acciaio sostenuti da piloni, in cui è mantenuta una condizione tale da ridurre la resistenza dell’aria. Al suo interno si muovono vagoni o capsule sigillate, che slittando su uno strato di aria soffiata posto al di sotto, possono raggiungere fino a 1.220 km/h. La propulsione delle capsule – ognuna delle quali ospita 28 persone - è assicurata da motori elettrici alimentati da pannelli fotovoltaici. Un circuito di prova è stato realizzato in Messico, mentre nel 2016 in una cittadina californiana “green” inizieranno i lavori per la costruzione del primo vero Hyperloop Transportation.

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L’Università di Catania e il Distretto agrumi di Sicilia hanno siglato un progetto pilota per alimentare energeticamente 300 abitazioni, grazie all’utilizzo di energia da biomasse. In particolare saranno utilizzati scarti provenienti dagli agrumeti e dalle altre filiere agroalimentari. Sansa d’oliva, vinacce, pale di fichi d’india e il “pastazzo”, ovvero il residuo della produzione industriale di succhi di agrumi, smetteranno di essere rifiuti per trasformarsi in energia. Inoltre da questi scarti verrà prodotto biometano e altre sostanze nutritive per i terreni.

Le strade olandesi autoilluminanti Smart Highway è una tecnologia che sta illuminando, in modo artistico e funzionale, i manti stradali di tante vie olandesi. Questo è possibile grazie a una particolare vernice, che applicata sull’asfalto o sulle pietre è capace di immagazzinare luce durante il giorno e rilasciarla la notte. Le strade trattate con la vernice si illuminano creando forme particolari: alcune nelle notti fredde formano i simboli del ghiaccio allertando così gli automobilisti dei possibili pericoli, altre come il tratto di pista ciclabile battezzato “Notte stellata” diventano opere d’arte. Quest’ultimo è un percorso che collega la città natale di Van Gogh con quella in cui è vissuto e la notte si trasforma in un immenso cielo notturno in cui è possibile pedalare tra le stelle del famoso dipinto dell’artista.


Prêt-à-porter con il batterio Acetobacter xylinum è un batterio innocuo presente nella birra. Durante la fermentazione della “bionda” il microorganismo in questione produce microfibre di cellulosa, che unendosi formano un materiale fitto e denso, simile al cotone. L’azienda australiana Nanollose con questo innovativo materiale, trattato con delle sostanze che lo rendono più resistente, ha creato un abito da sposa che presenterà al Textifood, festival dei vestiti creati con fibre alimentari.

Con Bamboo bike la pedalata è verde!

Gioca con il riciclo Gli amanti del parkour ora possono praticarlo al “Mount Center”. Il parco giochi si trova a Berlino e ha la particolarità di essere costruito con oggetti che spesso troviamo dallo sfascia carrozze. Al Mount Center, infatti, volteggiano

vecchie automobili appese alle corde, pneumatici dismessi, motori di automobili, legno e tanti altri rifiuti disposti in maniera tale da creare percorsi caratteristici del parkour, disciplina francese che prevede il superamento di ostacoli metropolitani con il maggior equilibrio e velocità possibile.

Ciliegie “impermeabili”

La bamboo bike è una bici ecologica dal telaio di bamboo. È stata costruita su iniziativa di Bernice Dapaah in collaborazione con l’impresa sociale Ghana Bamboo e rappresenta una soluzione alla disoccupazione e alla tutela ambientale del territorio africano. Infatti, grazie a questa iniziativa, i giovani ghanesi lavorano assemblando il bamboo e diffondono un nuovo mezzo di trasporto ecologico. La pianta di bamboo ha una crescita rapida e produce una gran quantità di ossigeno; inoltre per ogni albero di bamboo usato per la costruzione di bici ne vengono piantati altri 10. In questo modo si potrà garantire la materia prima per la costruzione delle bici e contemporaneamente scongiurare la deforestazione del territorio. Il costo dell’ecologico mezzo di trasporto è di 120 euro, ed è acquistabile sia in Europa che negli Stati Uniti. È stata creata una pellicola bio, composta da cellulosa e cera, che spruzzata sulle ciliegie forma uno strato biodegradabile e trasparente capace di proteggere i frutti da un’eventuale disidratazione o scalfittura provocata da agenti atmosferici, come piogge violente o temporali. In questo modo si elimineranno gli scarti alimentari tipici di questa filiera.

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letteratura

Il ‘900 da non dimenticare Grandi firme

prima parte

Parte da questo numero la prima di tre puntate dedicate a quell’energia potente che è stata nel ‘900 la letteratura italiana. Poeti, scrittori, romanzieri che hanno illuminato la nostra cultura, dandole lustro e diffusione in tutto il mondo. Artisti gagliardi, capaci di trasmettere e radicare fortemente la bellezza della lingua con opere il cui spessore era e rimane altissimo. Personaggi in grado di infondere idee nuove, rivoluzionarie che avrebbero contribuito a caratterizzare il vissuto societario. Con questa iniziativa, Elementi ne vuole ricordare alcuni, tra quelli più in vista, per non disperdere un capitale intellettuale orgoglio e vanto della nostra Nazione. (Romolo Paradiso).

di Mauro De Vincentiis

FERDERICO DE ROBERTO Nel centesimo anniversario dello scoppio della Prima guerra mondiale, è stata pubblicata una scelta di racconti di Federico De Roberto (1861-1927) sul tema del conflitto (“La paura e altri racconti”), riproponendo così all’attenzione del mondo letterario un autore pressoché dimenticato. Con Giovanni Verga e Luigi Capuana, De Roberto appartiene a quella triade di scrittori siciliani che dal “verismo” europeo

ricevettero un energico impulso per sviluppare, con originalità e su argomenti della vita italiana, la propria genialità. La sua opera narrativa culminò nel 1894 con “I viceré”: romanzo storico nel quale sono rappresentate le vicende di una aristocratica famiglia di origine spagnola, che percepisce il disfarsi delle forze tradizionali dinanzi agli entusiasmi suscitati in Sicilia dall’irrompere garibaldino. Storia non solo di una segue a pagina 84

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De Roberto, Prezzolini e Papini visti da Alessandro ButtĂ

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famiglia, ma di una regione del Regno borbonico illuminata di scorcio e presentata nel momento contraddittorio della crisi storica e del trapasso del regime, tra il 1850 e il 1882.

GIUSEPPE PREZZOLINI Il nome di Giuseppe Prezzolini (1882-1982), pur significativo nella cultura del Novecento in Italia, è stato oggetto di una critica costante e di un certo scetticismo, in un mondo tendente - come sottolineò a suo tempo Giovanni Spadolini ai conformismi e alle ortodossie. Giovane irrequieto, Prezzolini, insofferente delle tradizioni scolastiche, si trasferì a Firenze nei primi anni del Novecento dove assimilò tutti i fermenti innovatori della società di quei tempi. Con qualche umore polemico, Prezzolini ha rievocato in un articolo per il “Corriere della Sera” (13 novembre 1970), quel centro di vita che per tanti intellettuali fu “come il bozzolo in cui misero le ali” divenendo farfalle “libere e sempre controcorrente”. In Toscana Prezzolini ha sentito la grande lezione dell’essenziale e del capitale, del semplice e del chiaro, dell’ironico e dello spavaldo, del birichino e del savio: “Invece di poesie, filosofia; invece di versi, prosa; invece di forma, contenuto; invece di chiacchiere, fatti”. Se ci fu una ricerca, almeno per lui, fu quella di dire le cose con chiarezza e col numero minore possibile di parole: “E di qui l’amore per l’aforismo, per il bon mot, per l’arguzia”. Prezzolini, animatore del dibattito politico e culturale dei primi quindici anni del XX secolo, si espresse in una ricca fioritura di riviste. Nel 1909 fondò con Papini il “Leonardo”; dal 1903 al 1905 collaborò alla rivista “Il Regno” di Enrico Corradini e a “Idea liberale”; nel 1908 a Firenze fondò “La Voce” che diresse fino al 1914.

che lo spirito più rappresentativo del buono e del cattivo che essa ebbe, dei suoi tormenti, della sua mutevolezza, delle sue incertezze, delle sue aspirazioni… Resterà sempre quel tratto di genialità e di estro con il quale egli impugna un argomento, tratta una scena, dipinge (più di rado) un tipo”.

GIOVANNI PAPINI La presenza di Papini nella storia culturale è stata potente e originale. Come pragmatista, giovanissimo attira su di sé l’attenzione europea: da Croce a Bergson. Nel 1906 debuttò col “Crepuscolo dei filosofi”; nel 1912 pubblicò il suo libro più famoso “Un uomo finito”. Poco dopo si lanciò nell’avventura futurista, ma nel 1921 con la “Storia di Cristo” ha dato un’altra immagine di sé, quella dell’apologeta della fede cristiana. Tanti i titoli di questo “poligrafo”: da “Sant’Agostino” (1929) fino alle inimitabili pagine giornalistiche (“Schegge”), dettate alla nipote Anna durante il progredire della malattia che lo aveva colpito agli occhi nel 1952.

Nel “Diario” il 15 febbraio 1944 Papini scrisse: “Mi sembra che nessuno abbia avuto il coraggio di dire agli uomini tutta la nuda, cruda, crudele verità sulla vita e natura loro… Il libro da me sognato fin dal 1908 (n.d.r. “Il Rapporto sugli uomini”) e al quale ho lavorato per tanti anni, senza esserne mai contento, potrebbe essere l’opera più nuova che mai sia stata scritta”. Pubblicato dopo la sua scomparsa, nel 1977, “Il Rapporto sugli uomini” si richiama alla matrice culturale, antropologica e nietzschiana del Papini giovane, una personalità che, al di là di ogni giudizio, è essenziale al bilancio del primo Novecento.

Nel 1930 si trasferì a New York, dove insegnò “italiano” per vent’anni alla Columbia University. Nel 1968, rientrato in Europa, si stabilì a Lugano da dove collaborò alla “Nazione” di Firenze, a “Il Tempo” e al “Borghese”. Una solida amicizia unì Prezzolini a Giovanni Papini (18811956). “Della nostra generazione – ha ricordato Prezzolini – Papini resta il lirico più forte e lo scrittore più solido, oltre

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Let ture suggerite • Federico De Roberto: “L’impero” (ideale seguito de “I vicerè”) • Giuseppe Prezzolini: “Dio è un rischio”; “Il meglio” (antologia dei suoi scritti) • Giovanni Papini: “Un uomo finito”; “Storia di Cristo”


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energia del pensiero

La terra mi ha insegnato il senso dell’attesa UN BICCHIERE DI VINO CON ARIANNA OCCHIPINTI Viticoltrice e scrittrice di Romolo Paradiso

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uando arrivo nell’azienda agricola di Arianna è quasi il tramonto. Il sole sta calando sui filari in un gioco variegato di luci e ombre. Intorno è silenzio, mentre in lontananza il mare s’affaccia ancora allo sguardo.

la terra scura di suo e di poca luce è ancor più prepotente. Lascio cadere delicatamente la mano sulle alcune foglie, come ad accarezzarle. La sensazione è di sentire il fluire di una linfa vitale al loro interno. Una magia chiamata vita.

Un signore gentile con un marcato accento siciliano e dalle movenze lente e pacate mi accoglie cortesemente e mi comunica che la signorina Occhipinti sta per arrivare. Ha avuto un piccolo contrattempo, ma è solo questione di pochi minuti. Mi dice di seguirlo per accomodarmi dentro la bella casa di campagna sede dell’azienda e abitazione di Arianna. Lo ringrazio, ma preferisco aspettare fuori, godermi l’aria dolce primaverile e lo spettacolo dei filari.

Arianna mi coglie di sorpresa alle spalle, mentre assorto nei pensieri non sento i suoi passi avvicinarsi. “Non è emozionante tutto questo?” Mi domanda. Non le rispondo, ma il mio sguardo le è bastato a capire.

Mi piace questa atmosfera. Concilia il pensiero e invita alla serenità. Faccio qualche passo nella campagna tra le viti. Il sole, ora più radente, le illumina di taglio e il contrasto con

Aveva 18 anni Arianna quando ha lasciato la Sicilia, la sua città, Vittoria, per andare a Milano a studiare viticoltura ed enologia. Diciotto anni e una voglia pazza di realizzare un sogno: una azienda vinicola tutta sua, nella sua terra, nel suo paese. Ma aveva anche tanti dubbi, tante perplessità, tante paure. Ma il sogno è stimolo, è avventura, soprattutto, per una con il suo carattere, forte, volitivo, controcorrente. segue a pagina 88

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Arianna Occhipinti

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“I siciliani devono tornare a essere ribelli se vogliono A salvare la loro terra”

E allora…”allora mi sono fatta coraggio e ho iniziato il cammino”, mi dice, “con entusiasmo, con passione. Ho affittato un ettaro di terreno e piano piano, giorno dopo giorno, fatica dopo fatica, ho preso a dar corpo e senso a quest’impresa. Ho deciso di produrreil Nero d’Avola e il Frappato, vitigni di questa terra, cercando anche di sperimentare, di iniziare un percorso di viticoltura che mirasse all’autenticità del prodotto. Volevo un vino che fosse il più puro e naturale possibile, non commerciale, ma artigianale. Un vino con delle caratteristiche proprie, originale, capace di parlare del nostro territorio, di trasmettere le emozioni che da lì provengono, di catturare il palato ma anche la fantasia di chi lo beve”.

Arianna parla veloce. Muove freneticamente le mani. I suoi occhi scintillano di passione. Si percepisce che nel raccontare riporta tutta l’emotività che l’ha spinta all’impresa e che sta nell’impresa. Le chiedo se ha mai avuto momenti di sconforto, se ha mai pensato di rinunciare. Mi risponde categorica: “mai!”. “Anche se”, aggiunge “ho dovuto imparare a mitigare il mio carattere volitivo e estremamente sognatore con la realtà, che non di rado tende a ostacolare il sogno. Ho capito che per realizzare qualcosa a cui si tiene bisogna saper smussare certe prese di posizione estreme. Non scendere necessariamente a compromessi, ma saper essere duttile, realista. L’ho fatto per me, ma anche per lei, la mia terra”.

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rianna si ferma un attimo. Mi guarda con quei suoi occhi neri da siculoaraba e con la mano afferra una zolla di terra. La stringe con dolcezza, come una mamma il figlio al petto e mi dice: “io questa terra l’ho amata, sempre. L’ho guardata sin da piccola con ammirazione per la bellezza e la forza creatrice. E l’ho sognata quando ero lontana da qui. Perché da lei volevo tornare. I suoi colori, il suo profumo, il suo sapore perfino, sono dentro di me. Lei e io siamo una cosa sola. Lei è la nutrice del mio sogno che ogni giorno si realizza”. Tu sei una romantica ribelle le dico. Lei sorride, guarda un attimo nel vuoto, poi di getto afferma: “in Sicilia devi saper essere ribelle se vuoi ottenere qualcosa.Devi lottare con tutte le tue forze, fisiche psichiche. Senza mai abbandonare la passione e l’euforia che spingono a superare le difficoltà. E poi è ora che i giovani e non solo loro in Sicilia siano ribelli. Abbiano voglia di cambiare ciò che è marcio, mettendosi in gioco con determinazione e fantasia. Abbiamo una terra meravigliosa, unica al mondo per la sue ricchezze naturali, culturali, artistiche, e non dobbiamo permettere che questo enorme capitale si depauperi per incuria, per rassegnazione, per viltà, per incapacità di immaginare il futuro”. Arianna è un fiume in piena, non smetterebbe mai di


parlare. Allora la interrompo e le comunico la sensazione che ho in quel momento, prima che un vortice ulteriore di parole me la faccia svanire. Sai Arianna, ho sempre pensato che in Sicilia i pantaloni li hanno portati le donne. I fimmini comandavano in casa e davano consigli ponderati agli uomini su come comportarsi nella vita. Tu incarni perfettamente questo tipo di donna. In contrasto con lo stereotipo che delle donne siciliane è sempre stato offerto. In più, aggiungi un tocco di intelligente modernità: ti affacci all’orizzonte del mondo del lavoro da protagonista, portando con te la cultura, i valori, la sensibilità delle donne di ieri, con la visione imprenditrice adatta a questo tempo. Non è poco! Ed è un importante esempio per le tue coetanee. “La donna in Sicilia ha sempre avuto un ruolo determinante sia in casa sia nelle decisioni che riguardavano la vita fuori della casa” afferma Arianna. “Appariva poco, sì, ma quel che poi si faceva nasceva quasi sempre da una sua visione “sensibile” delle cose. Oggi la donna è cambiata molto. Anche in Sicilia. Ha acquisito una maggiore autonomia, ha compiti e ruoli che prima erano prettamente maschili, è rispettata e apprezzata per il lavoro che svolge, ma d’altra parte, per molti aspetti, ha perduto quella visione sensibile di cui dicevamo. Si è spesso adeguata alle logiche e agli atteggiamenti maschili e si è lasciata condizionare dal fare continuo e dalla fretta, perdendo la capacità di riflessione, di attenzione alle cose. Quello sguardo profondo che andava alla radice del tutto e il tutto comprendeva. Insomma, i ruoli di uomo e donna sono complementari, ognuno deve portare il proprio mondo, le proprie

caratteristiche, perché è l’insieme delle due diversità che fa la bellezza, nel momento in cui l’una sa accogliere l’altra”. Mentre Arianna parla lascio che lo sguardo si perda tra le sagome dei filari. Penso che un settore come l’agricoltura, in mano a persone che hanno passione, senso del sacrificio, visione e amore per il proprio territorio potrebbe rappresentare un’alternativa valida al mondo industrializzato. Una fonte d’occupazione, di rivalutazione e di riscatto per l’ambiente e per le nuove generazioni. Glielo dico e lei rimette la quarta e va. “Molti amici e coetanei hanno voluto puntare al posto sicuro o alle libere professioni, pensando che ciò rappresentasse una forma di riscatto rispetto alla vita dei genitori dedicata faticosamente alla terra, oltre che una giusta conseguenza degli studi intrapresi. Poi ho visto molti di loro delusi, demotivati, impauriti per un futuro tutt’altro che roseo. Io ho creduto alla terra e ci credo fortemente e lo dico, ai bambini, ai giovani, a quanti cercano un avvenire fatto di soddisfazioni. Certo ci vuole disposizione al sacrificio, capacità di programmazione, organizzazione, carattere e un bel po’ di follia. Perché la terra è come una bella donna, devi dargli attenzioni, disponibilità e sogno per conquistarla”. Ma tu Arianna, quali insegnamenti hai ricavato dal lavorare la terra e dallo stare al contatto con la natura, in una realtà coinvolgente ed emozionante come la Sicilia? “Il senso dell’attesa”, mi risponde senza esitare. “A me che sono stata, e per certi versi ancora sono, una persona che vuole tutto e subito, la terra mi ha insegnato ad aspettare. Quando pianto una barbatella devo aspettare tre anni per poterla

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“Il vino racconta sempre storie di sacrifici e d’emozioni”

avere. Quando faccio un vino per berlo, metterlo nel mercato, renderlo più morbido devo attendere mesi, a volte anni. Questo significa fermarsi, rivedere determinate cose, dare una risposta ai dubbi, riflettere, ponderare, ricredersi, scegliere. Significa anche godere la visione fantastica di quello che verrà, di come esso sarà, di ciò che dovrò e potrò ancora fare”. È la forza dell’immaginazione che dà gusto, entusiasmo, motivazioni. “C’è tutto questo”, dice Arianna, “ma c’è qualcosa in più. Senti intorno a te un’atmosfera magica, quasi irreale, in contrasto con la realtà odierna dove vige la frenesia, l’agire in preda all’ansia, alla necessità del risultato immediato, dell’utile a tutti i costi…Bedda matri!…”

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i scappa un sorriso e la voglia di un attimo di riflessione e di silenzio. Il signore dall’accento fortemente siciliano e dal fare estremamente cortese, procede lentamente verso di noi con una bottiglia di vino e due calici. È una delle

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tante che produce Arianna. Sono più di centocinquantamila all’anno, esportate orgogliosamente in tutto il mondo. È un Nero d’Avola. Il signore lo versa nei bicchieri con lenta ritmicità. E il vino scorre nei calici quasi accarezzandone i contorni. Sembra danzargli intorno, come attraversato da una magica melodia. “Sai come devi fare ora?”, mi chiede Arianna. Rispondo, bugiardo, di no. “Abbraccia delicatamente il calice con la mano destra. Muovi dolcemente, in modo ritmato, il bicchiere, così che il vino ruoti su se stesso. Bravo, così…Ora annusa… Senti il profumo, l’aroma? Lascia che penetri fin dentro l’anima. Chiudi gli occhi, fermati un secondo a meditare… Assaggiane un poco. Tienilo in bocca, in modo che le papille ne assorbano il sapore. E gustalo”. È una sensazione fantastica. Una scoperta. Sembra, assaporandolo, di percepire il racconto di una storia.


“Il vino racconta sempre una storia. E dà emozioni”, mi dice Arianna. “Io quando bevo un bicchiere di vino penso prima alla fatica, all’impegno di chi quel vino ha prodotto. Poi penso al territorio, alla sua storia, ai suoi profumi, ai sui sapori. Il mio vino porta con sé tutto il calore, il colore, le atmosfere, la cultura, la poesia, la forza prorompente della mia terra. La cura che metto dall’inizio della produzione fino alla fine è rivolta a questo. Solo a questo. La più grande soddisfazione ce l’ho quando vedo negli occhi delle persone che bevono il mio vino la contentezza, il piacere, la gioia di vivere quel momento”. Arianna, da buona siciliana, parla degli occhi. Del loro linguaggio, più forte e più vero delle parole. È un retaggio delle persone di questa terra il cui sguardo è sempre fisso negli occhi degli interlocutori, per carpire e condividere pensieri ed emozioni. “Sai”, mi dice quasi sottovoce, mentre assapora il suo vino, “che momenti belli sono quelli in cui puoi condividere con uno o più amici una bottiglia di vino. A volte si beve sussurrando le parole, o in completo silenzio, lasciando agli occhi qualsiasi commento, qualsiasi sensazione provata. Il racconto di qualcosa che ognuno ha percepito dentro di sé bevendo e che lentamente viene fuori e diventa oggetto di dialogo. Non poche amicizie vere sono nate così”.

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orseggio il vino e penso che c’è qualcosa nei suoi caratteri che ben si coniugano con quelli di Arianna. Allora le domando: dimmi la verità, nel Nero d’Avola e nel Frappato che tu produci, non c’è forse il riconoscimento di un carattere, di un’espressione, di un’essenza di passato e di futuro e una nota di sana malinconia, che assomigliano alle tue? “Il Frappato è un vino abbastanza sanguigno e ribelle e io, da buona siciliana sanguigna e ribelle sono! Il Nero d’Avola, così come anche il Frappato hanno quella certa delicatezza, quell’eleganza che li contraddistingue e che credo facciano parte del mio carattere. Inoltre in loro ci sono i residui di un passato dai caratteri un po’ diversi, così come in me ci sono ancora residui di un temperamento che nel tempo s’è trasformato. Certo, si tratta di situazioni contrastanti, ma i contrasti mi alimentano, mi danno vigore e propensione al fare, al realizzare. Non so se tutto questo sia frutto di una coincidenza, ma io voglio credere di no. In fondo se ho scelto di produrli è perché li sentivo vicini ai miei gusti, e i gusti sono o no un’espressione del carattere?”

“Ribelle, delicata e romantica come il mio vino”

Poggiato sul muretto adiacente la casa, dove siamo seduti a gustare il vino, vedo un libro. È una raccolta di poesie.

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Penso allora che ben si coniugherebbero eventi legati al vino e alla poesia, o alla letteratura, alla pittura, alla musica, all’arte in genere, da fare proprio qui, tra i vigneti, in un’atmosfera che si addice alla meditazione, al pensiero e alla gioia. Glielo dico. “Appena avrò finito di ristrutturare la casa, ci sarà un posto dove tutto questo spero possa realizzarsi”, mi confida. “Lo sto progettando da tempo”. Bisognerà coinvolgere le istituzioni, aggiungo, occorrerà dare eco a queste cose così che non solo le popolazioni locali ne possano trarre beneficio, ma soprattutto i giovani e chi viene in Sicilia da altre parti della penisola e del mondo. Per realtà così satolle di bellezza sarebbe una cosa fin troppo facile, con ricadute importanti sul turismo e il mondo del lavoro. “Certo!”, risponde lei, “sarebbe un modo per svegliare chi s’è assopito troppo sull’esistente e non si sforza di guardare avanti, d’essere creativo. E a proposito di giovani, un altro mio sogno che spero presto di realizzare e al quale da tempo sto lavorando, è quello legato a una scuola di viticoltori a loro dedicata. La prima aula è quasi pronta. Sono sicura che andrà alla grande!” “C’è ancora una cosa però che vorrei presto realizzare”, mi dice Arianna con un filo di voce, come volesse parlare di un segreto. “Penso a una famiglia. A dei figli. È ora! Voglio che quanto ho creato sia un giorno loro. E a loro trasmettere l’amore per la terra, per le sue genti, per la sua tradizione, per la sua cultura. E per la fantasia, il coraggio, l’attesa e la speranza”. Il buio sì è fatto fitto. La sera è scesa già da parecchio. Guardo l’orologio è vedo che abbiamo superato abbondantemente la mezzanotte. Non ce ne siamo accorti, il dialogo ci ha catturati e così l’aria delicata e piacevole di questa notte ragusana. E poi il vino…splendido compagno di vita. Affabulatore impalpabile di note e sogni. Arianna mi scruta con aria stranita mentre guardo l’ora. “Che fai?”, mi dice, “sei proprio un cittadino, ti sei messo a taliare l’orologio?!” Ho un pizzico di vergogna, ma le faccio notare che fra poco meno di quattro ore lei dovrà stare nuovamente in piedi. Ma Arianna alza le spalle. “E allora?!”, aggiunge, “una volta tanto si può fare, no?” Certo, si può fare. Mentre sto per congedarmi mi guardo per l’ultima volta intorno. La casa e l’azienda in stile antico siciliano, i filari lunghi, quasi sterminati, ora avvolti dal buio, il mare a due passi da lì che di tanto in tanto fa sentire la sua voce e il suo profumo, il vino, la terra, la storia di questa isola e poi lei, Arianna, con la sua grinta, il suo entusiasmo coinvolgente, la sua passione realizzata e quelle tante cose che in questo contesto, in questo triangolo di mondo si potrebbero fare, mi fanno venir voglia di non andar più via. Ma tant’è!... “Se dopo questa serata ti è rimasto dentro un desiderio”, mi dice a bruciapelo lei, “bè, non ci pensare su due volte. Qui, in questa terra, in questa isola, c’è ancora posto per chi vuol sognare e con tutte le sue forze realizzare un sogno!... A presto!...” Ciao Arianna, ribelle sognatrice, istigatrice di sogni!

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Asterisco Le note fluttuanti del cuore di Stefania Concàri

Immaginiamo di ascoltare il primo preludio del Clavicembalo ben temperato di Bach. Mentre le note fluiscono, in noi si genera l’effetto per cui una catena di libere associazioni si sussegue nella mente. L’esempio dell’ascolto del preludio di Bach è estremamente appropriato al godimento del bello. Quando giudichiamo bello un oggetto, un’opera d’arte, una persona, un paesaggio, il nostro giudizio è condizionato da ciò che ‘sentiamo’ e che nello stesso tempo - come dimostra Immanuel Kant nella “Critica del giudizio” - non riusciamo a definire in termini logicoconcettuali. Le cose non sono belle per la loro intima costituzione, che in se stessa resta a noi sconosciuta, ma perché sono capaci di eccitare e tendere in maniera armoniosa le nostre forze spirituali. Il bello è l’emozione dell’animo umano. E, per dirla con Ezra Pound: “solo l’emozione resiste!” Le emozioni e le sensazioni sono introdotte esclusivamente dal nostro cuore. Ma come possiamo alimentarle? Forse attraverso l’attenzione ai nostri stati d’animo, ai rapporti interpersonali, a quanto intorno a noi vive e accade. Senza di essa nulla ha più valore. Perché viene a mancare la spinta “amorosa” verso le cose della vita. Una magia unica. Un segmento di luce che apre spiragli di vita altrimenti nascosti e irraggiungibili. E il mistero sembra non avere più maschere.


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Di impossibile non c’e niente romanzo

DI IMPOSSIBILE NON C’È NIENTE

IL MONDO SALVERÀ LA BELLEZZA?

LA CENTRALE INVISIBILE!

LA MEMORIA DELL’ACQUA

di Andrea Vitali

di Maurizio Olivieri

(Dalle sorgenti all’Appia Antica fino

Salani, 2014, pag.156,

(Responsabilità, anima, cittadinanza)

EMI, 2015, pag.64,

al cuore di Roma, tra mito, natura

Euro 12,90

di Salvatore Settis

Euro 7,00

e storia) di Marta Visentin, Pasquale Grella,

Ponte alle Grazie, 2015, pag.55,

Proprio davanti alla casa del bambino Gelso c’è un bosco dove i pupazzi di neve resistono per giorni e gli alberi vegliano sui cespugli. Ma il bosco è in pericolo: vogliono abbatterlo per costruirci case, tante case, come se non fossero abbastanza quelle che stanno soffocando la natura tutt’intorno. Per Gelso c’è solo una speranza, scrivere una lettera agli unici che conoscono bene il valore delle cose semplici, quelle che sanno fare la gioia dei bambini: i personaggi della tradizione. I tempi, però, sono cambiati: i Sette Nani, Il Topolino dei Denti, la Cicogna che porta i bambini, Babbo Natale hanno scelto di ritirarsi, dimenticati da tutti, a respirare l’ultima aria buona, nella tranquilla casa di riposo “Vistalago”. Riuscirà il richiamo disperato di un bambino a far scattare in loro l’antico orgoglio?

Euro 8,00

Per l’Autore di questo pamphlet, oggi non basta più amare il prossimo, ma è necessario estendere il precetto evangelico alle prossime generazioni, conservando per loro la Terra, custode e nutrice. Così, per rendere migliore il presente e il futuro, il comandamento deve diventare: “Amerai la Terra come te stesso”. Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, ha diretto la Scuola Normale Superiore di Pisa e il Getty Research Museum.

Può un comune di diecimila abitanti, con i vincoli imposti dagli enti locali, produrre in proprio energia pulita raggiungendo piena autonomia, con un progetto d’avanguardia? A Montechiarugolo, “comune virtuoso” del Parmense, ci sono riusciti. Dal 2014, il bilancio è positivo: non solo sono stati coperti i consumi energetici locali, ma il surplus (circa il 25%) viene venduto con ritorni economici per le casse comunali. Il volume indica anche il percorso da intraprendere per i Comuni interessati al progetto.

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Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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Piero Ceruleo Prefazione di Mario Tozzi Iacobelli, 2014, pag.320, Euro 20,00

Un itinerario che lega l’origine della vita al mito e a quanto i nostri antenati hanno costruito con tecniche ingegneristiche uniche, usando l’elemento senza il quale la vita non sarebbe possibile: l’acqua. Il viaggio parte dalle sorgenti dell’Aniene e raggiunge Roma, passando per ville antiche, terme, acquedotti, boschi e campagne. Un fiume d’informazioni scorre nei settantotto brevi capitoli: con la scoperta che il sapone era già usato nelle terme, duemila anni fa, e che, prima della scoperta della soda liscivia, i panni erano lavati con la cenere, per disinfettarli. C’è anche la storia dell’ammiraglio inglese che, mezzo secolo fa, si mise ad allevare gamberi di fiume, nella cascata d’acqua che scende vicino ai resti della villa d’Orazio a Licenza. Una tappa suggestiva è nella centrale idroelettrica dove, il 14 luglio 1892, fu accesa per la prima volta nel mondo la lampadina elettrica.

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Restare bambini

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Restare bambini, aver un pizzico di quel nitore, di quell’ingenuità, di quella voglia di sfogliare la fantasia, di sognare a occhi aperti, di guardare il mondo con speranza e positività. Credo che qui stia il segreto per vivere a pieno la nostra vita. Da adulti i pensieri, veri o presunti, si dipanano prepotenti nella mente, intaccando sovente la serenità dell’animo e del cuore, disponendoci più al cattivo umore, al dispiacere, che al sorriso. Se solo ci ricordassimo di ritagliare ogni tanto un momento di ludicità, di leggerezza, di astrazione dai pensieri, ritroveremmo improvvisa la voglia di guardare noi stessi e quanto cade sotto i nostri occhi, in modo più profondo e puro. Perché vivo si fa allora lo sguardo, libero il pensiero, ampio il respiro, autentico il desiderio di offrire ed essere vita. La fantasia, la fiducia, la speranza, si rivitalizzeranno prepotenti per sollecitare l’entusiasmo e il sorriso.

Mondo Piccolo

E ritorna il tempo. Quello nel quale ogni suo singolo segmento, pur minuscolo, ha un senso, una forza, una ragione. Il senso dell’agire nella consapevolezza del limite. La forza del voler essere. La ragione del cuore. Quella che più di tutte sa colorare, affascinare e realizzare il nostro percorso. lo Smilzo

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Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

L’energia nei detti dei romani “de ‘na vorta” Nei motti e nei detti, tesori d’arguzia e di saggezza, nell’uso dei romani “de’ na vorta”, c’era già il senso del risparmio energetico. Come in “Buonanotte Gesù, che l’ojo è caro”. L’origine della battuta era attribuita a un tirchio, con devozione a orario limitato, che – prima di addormentarsi – si affrettava a spegnere lo stoppino, galleggiante nell’olio di una coppa di terracotta, acceso davanti a una immagine sacra; e, con gli occhi rivolti in alto, si giustificava con la succitata frase. Oggi, pressoché dimenticata, era comunemente utilizzata per chiudere una discussione, nei confronti dell’interlocutore che non voleva afferrare il senso degli argomenti affrontati, per risparmiare…non l’olio ma il fiato. Nel campo dell’energia, c’era anche la “ciavatta elettrica”, attribuita alle mogli intransigenti, nei confronti dei mariti che rientravano a casa tardi, per qualche bicchiere in più con gli amici. La “ciavatta”, veniva lanciata con forza, verso il malcapitato, appena varcata la porta. L’aggettivo “elettrica” derivava dall’energia con la quale era scagliata.

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A UN MACCHINISTA (…) Tu guardavi esperto i manometri, le valvole docili, i segnali mutevoli, e la via perfida lucida e labile, attento, mentre sul tuo capo tra il pennacchio del fumo languiva il disco della luna cinereo, e apparivano le stelle come uno sciame traverso a le matasse dei fili che recano i pensieri degli uomini (…) − Gli stantuffi ansavano infaticabili, i freni mettevano stridori rochi, le molle brandivano, il vapore sferravasi dal lucido carcere con orridi fremiti e sibili, la solida Terra fuggiva, avversa, dinnanzi a te… – Adolfo De Bosis (1863-1934) in “Amori ac silentio e Le rime sparse”, 1924

E+ Energia, letteratura, umanità

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

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Gino Guida Gino Guida (Napoli 1932) è un intellettuale che, in oltre sessant’anni di attività, ha indagato multiformi espressioni di “comunicazione”: dalla pittura all’incisione, dalla cinematografia (da sceneggiatore ha vinto nel 1967 al Festival Cinematografico di Mosca il Premio del Ministero della Cultura dell’URSS ed è stato regista e sceneggiatore anche di film di animazione) ai fumetti (nel 1957 è stato l’inventore del “Signor Rossi”, la striscia quotidiana di Paese Sera), alla didattica. I temi da lui svolti - sempre di tipo sociale - sono definiti entro strutture compositive nitide e lucide per proporre come stimolo alla riflessione, con un linguaggio vicino a quello della “Nuova Figurazione”, situazioni di degrado morale e ambientale attraverso un processo creativo espressione di una non comune continuità culturale e poetica. Le sue opere sono permeate di un silenzio che riempie lo spazio pittorico per esprimere la solitudine dell’uomo, ritratto spesso in nude ambientazioni, in una società dalla quale sembra essere sempre più avulso. Anche il paesaggio nei suoi dipinti perde le connotazioni naturali per divenire evocazione, narrazione allusiva della realtà riproposta attraverso dissonanze cromatiche come grandi spazi scanditi da dosatissime stesure di colore e linee incisive quasi taglienti. Il compito di Gino Guida, quando prende contatto con un paesaggio, non è quello di ricrearlo sulla tela ma di conferirgli una nuova e ulteriore carica espressiva esulando dalla stretta osservazione naturalistica a vantaggio della suggestione che rende lo spazio infinito, di struggente malinconia. Il suo impeto espressivo, rapido quanto può durare una impressione di luce e di cose in un paesaggio, abbraccia lo spazio della visone trasformando l’immagine in ambientazione naturale e allo stesso tempo astratta, visionaria. Attraverso una pittura fondata essenzialmente sul colore e sull’intuizione dei toni tendenti alla realizzazione di una sintesi sostenuta dai forti contrasti, crea sulla tela un’espressione dinamica di un paesaggio indefinibile. Considerato dalla critica una delle più interessanti e significative presenze nell’arte contemporanea, Gino Guida ha allestito personali in varie città europee ed è stato invitato ad oltre cento manifestazioni artistiche, ottenendo sempre significativi riconoscimenti, in Italia e all’estero (Francia, Russia, Austria, Olanda, Jugoslavia, Romania, Svizzera, Turchia, Bulgaria, Spagna). Gino Guida

“L’ora incerta”, 1998, olio su tela cm 135x135

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

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controcopertina La persona al centro dell'impresa di Romolo Paradiso Marchionne l’ha fatto. I dipendenti del gruppo Fca parteciperanno agli utili dell’azienda. Lo prevede il nuovo accordo sulle retribuzioni dei lavoratori relativo al piano industriale 2015-2017. È il risultato di una nuova politica retributiva. È il risultato, si spera, di una visione moderna del lavoro, in cui il dipendente non è considerato solo un lavoratore dell’azienda, una “risorsa”, come impropriamente e indegnamente spesso viene chiamato, ma visto nella sua complessità di persona. Le cui potenzialità umane e lavorative sono vaste e variegate, degne d’essere sollecitate a manifestarsi attraverso politiche aziendali che ne curino la crescita con strumenti idonei, personalizzati se occorre, oltre che comuni. Un soggetto cui si riconosce la capacità di attuare e incrementare ricchezza, sviluppo e innovazione e per questo degno di dividere, in percentuale con l’imprenditore, gli utili ricavati dall’attività produttiva. Una rivoluzione? Forse. Più giusto però definirla un’evoluzione delle politiche aziendali, che dovrebbero preludere al coinvolgimento del lavoratore nelle scelte societarie di gestione e di mercato, condividendo con l’imprenditore tutte le fasi di vita dell’azienda, con i riflessi che ne derivano.

Immagine di sfondo di: Caspar David Friedrich “Viandante sul mare di nebbia”

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Il lavoratore assumerebbe così un’immagine di attore a tutto tondo nel processo di sviluppo produttivo della società. Un concetto e un’operazione quelli messi in opera dalla Fca tendenti a superare le barriere ideologiche che fino ad oggi hanno dettato i rapporti all’interno delle fabbriche e delle aziende, dove ancora è forte il richiamo alla ottocentesca lotta di classe. Qualcosa di logoro e inattuale, capace solo di produrre conflitti su conflitti. Non in grado di far fronte alle difficoltà che nel quotidiano assillano il mondo del lavoro. Non ultime quelle frutto di culture estremamente liberiste, capaci di ampliare dannosamente il divario tra lavoratori e imprenditori, che invece hanno necessità di trovare un modus vivendi imperniato sulla collaborazione solidale, autentica e creativa per la buona gestione dell’impresa. La scelta del gruppo Fca, se attuata con sensibilità sulle persone, visione e senso delle cose, può rappresentare un esempio e un incentivo per il mondo del lavoro a trovare strade altre per definire i rapporti all’interno di una comunità produttiva, nella cui operatività devono percepirsi in modo forte e coinvolgente il senso di responsabilità e il merito. Due elementi, ma meglio dire due valori, senza i quali nessuna espressione umana può aspirare al successo.




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