Elementi 33 - Dicembre 2014 - Marzo 2015

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Dal settore agricolo energia pulita Claudio De Vincenti

Ridurremo la bolletta elettrica

Periodico del GSE Dicembre 2014 – Marzo 2015

Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Maurizio Martina

Lapo Pistelli

Favoriremo lo sviluppo energetico-economico dell’Africa Francesco Starace

Smart Grid, l’evoluzione del sistema elettrico Massimo Beccarello

Settore energetico, serve più competitività Fatih Birol

Sostenere le rinnovabili, ma con nuovi elementi Carlo Andrea Gemme

Innovazione tecnologica, volano per un futuro migliore Ferdinando Scianna

La fotografia? Una fascinosa via di fuga

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CONTO TERMICO

LEVA DI SVILUPPO PER LA PA La Direttiva europea 27 del 2012 e il Decreto legislativo di recepimento 102 del 2014 costituiscono il presupposto normativo che pone l’efficienza energetica quale principale strumento non solo per il raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, ma anche per il rilancio di un’economia più competitiva. Oggi gli strumenti incentivanti a disposizione dei privati sono molti, dai Certificati Bianchi agli eco-bonus, recentemente rinnovati anche per il 2015. La Pubblica Amministrazione, però, dispone di un solo meccanismo che le consente di rientrare in parte delle spese sostenute per interventi di riqualificazione energetica. Si tratta del Conto Termico, operativo dall’estate del 2013, che registrava, a fine ottobre, più di 8.500 richieste d’incentivazione arrivate al GSE. L’esito positivo dell’istruttoria tecnico-amministrativa compiuta dal Gestore dà diritto al soggetto richiedente pubblico di ricevere un rimborso di circa il 40% della spesa sostenuta per quel particolare intervento, in un periodo di cinque anni. Il Conto Termico porta in dote ogni anno 900 milioni di euro, dei quali 200 riservati alla Pubblica Amministrazione la quale, non avendo la possibilità di detrarre le spese nella Dichiarazione dei redditi (essendo soggetto giuridico) può usufruire solo di questo meccanismo

incentivante. Il Decreto legislativo 102/2014, inoltre, introduce alcune novità che tendono a semplificare l’accesso al Conto Termico proprio da parte delle Amministrazioni pubbliche. Un’occasione unica, soprattutto alla luce dei progetti che il Governo ha in cantiere, in particolare quello della riqualificazione dell’edilizia scolastica italiana. Un piano, come ha spiegato il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, che prevede più di 21mila interventi in altrettanti edifici scolastici, per investimenti che superano il miliardo di euro. È giusto del resto che la Pubblica Amministrazione si ponga al centro di un processo di rinnovamento che, prima ancora che economico, deve essere culturale: quello della riduzione degli sprechi energetici e dell’ottimizzazione dei consumi, in modo tale da avere un risparmio in bolletta e un’economia più competitiva. Il Conto Termico costituisce una leva importante per tutti quegli Enti locali che vogliano puntare sulla riqualificazione energetica. Con un vantaggio rispetto agli altri strumenti incentivanti: per sua stessa natura esso tende a responsabilizzare tutta la filiera dell’efficienza. L’istruttoria tecnica eseguita dagli ingegneri del GSE, infatti, fa sì che il progetto risponda a particolari requisiti di qualità, che non vengono richiesti ad esempio con la detraibilità al 50%. Va da se che questo inneschi un procedimento virtuoso, per cui i progetti finanziati dal Conto Termico risultano di qualità superiore rispetto agli altri interventi. Un aspetto da non trascurare quando si parla di settore pubblico, che deve farsi promotore di interventi di riqualificazione che diano il giusto risalto alla filiera dell’efficienza energetica italiana, una tra le migliori al mondo.

l’E

l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE

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Anno 2014 n. 33 Dicembre 2014 - Marzo 2015 Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Claudia Delmirani Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico Imaginali Impaginazione Pomilio Blumm Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato Hanno collaborato a questo numero Andrea Amato Roberto Antonini Luca Benedetti Stefano Besseghini Edoardo Borriello Gabriella Busia Alessandro Buttà Libero Buttaro Stefania Concari Fausto Carioti Mauro De Vincentiis Martino dal Verme Tommaso Franci Jacopo Giliberto Roberto Laurenti Piergiorgio Liberati Romina Maurizi Fabrizio Mariotti (la vignetta di Fama) Gabriele Masini Michele Panella Alberto Pela Ilaria Proietti Prometeo - Adnkronos Antonio Rizzi Sallie Sangallo Luca Speziale Gabriele Susanna Maria Pia Terrosi Tommaso Tetro Fabrizio Tomada Riccardo Toxiri

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Adn Kronos (Prometeo) Anev Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Centro Documentazione Giornalistica City Life Cobat E-On Eni iCASCO Italia Energia IVPC Jinko Solar Leitwind Manutencoop Marcopolo Engineering Nuovo Trasporto Viaggiatori Quale Energia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Sogin Staffetta Quotidiana Studio Bartucci S.r.l. Trans Adriatic Pipeline

­­­­Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte.

Elementi è distribuito presso le principali rappresentanze diplomatiche italiane all’estero.

Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

In copertina L'energia del sole di Francesco Todde Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Chiuso in redazione il 26 novembre 2014

AU Guidubaldo Del Monte, 45 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it

GME Largo Giuseppe Tartini, 3/4 00198 Roma T +39 0680121 F +39 0680124524 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org

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IL “NATALE” DEI BAMBINI

della natura, dell’ambiente e delle persone. No, non è una visione ingenua del tutto. E’ quello che ognuno di noi vorrebbe nel suo intimo. E’ la speranza, malcelata, che affiora ogni volta che ci si rende conto di vivere una situazione di crisi, di malessere comune, per colpa di altri uomini, e non di rado, di noi stessi. Non sarebbe male allora ricordarsi di quando anche noi siamo stati bambini. Di come vedevamo e pensavamo le cose. Rimpossessarsi di quella visione e agire di conseguenza. Farsi guidare dalla semplicità, dalla naturalezza, dal candore, dalla gioia di operare per il bene. Viatici per un momento migliore, perché più vero e vicino al senso d’umanità. Non sarebbe affatto male se accanto ai così detti “grandi” della terra, prima di prendere una decisione, ci fosse una bambina o un bambino. E non ci sarebbe da meravigliarsi se la “grandezza” non nascesse dalla maturità, dallo studio, dall’esperienza e tanto meno dal ruolo, ma da una parola, piccola, semplice, diretta, detta da un visino con gli occhi vispi e un sorriso con non molti denti, carico di gioia, di fiducia e d’amore.

Questo di Elementi è il numero di Natale. E il Natale è la festa della semplicità, del nitore, della comunione d’intenti e di spirito. Tutte cose che noi adulti sembriamo dimenticare facilmente. Ma non i bambini, la cui realtà è permeata di una voglia dirompente di vita, veicolata da una incontenibile fantasia e da una capacità di guardare il momento e il futuro con una robusta dose di positività. Per questo è a loro che abbiamo voluto dedicare la copertina di Elementi e il calendario del 2015. A loro e al loro modo di immaginare la vita e l’energia, quelli di oggi e di domani. Nei disegni e nelle filastrocche che questi bambini di una classe elementare di Nuoro ci hanno regalato, a trionfare è sempre il desiderio di migliorare le cose. Di vedere e volere un mondo nel quale regni la purezza, la giustizia, il rispetto

Virgolette di Romolo Paradiso

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rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 74 Mc il Mondo di Corrente 78 En Elementi Normativi 80 Be Bizzarre Energie 95 Bi Biblioteca 97 Mp Fn Mondo Piccolo e Filo di Nota 99 Fo La foto di Andrea Amato 100 E+ Energia, letteratura, umanità 102 Cc Controcopertina Elementi

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primo piano

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Intervista a Maurizio Martina

Dal settore agricolo energia pulita

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Confronto con Claudio De Vincenti

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Dialogo con Lapo Pistelli

Ridurremo la bolletta elettrica

Favoriremo lo sviluppo energetico-economico dell’Africa

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Colloquio con Francesco Starace

Smart grid, l’evoluzione del sistema elettrico

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A tu per tu Massimo Beccarello

Settore energetico, serve più competitività

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Faccia a faccia con Fatih Birol

Sostenere le rinnovabili, ma con nuovi elementi

speciale bioenergie

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La galassia delle bioenergie

energia

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Parla Claudio Andrea Gemme

Innovazione tecnologica, volano per un futuro migliore

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Il punto di vista di Paolo Vigevano

AU, un valore aggiunto per il mercato


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Il parere di Alberto Pototschnig

Sì al monitoraggio dei mercati all’ingrosso

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Innovazione energetica per vincere le grandi sfide

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I campioni... d’energia crescono a scuola

bioedilizia

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La casa dal cuore di lana

Shale gas: una sfida possibile?

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Riforme istituzionali, ecco le novità per l’energia

58

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Ristrutturare edifici storici? Un vantaggio

che energia quelle voci!

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Cogenerazione, viatico per l’efficienza energetica

Tre moschettieri della parola in TV

energia rinnovabile

energia del pensiero

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Il pensiero di Simone Togni

Basta con il vento contrario all’eolico!

Zavoli, Padre Mariano, Manzi

Un caffè con Ferdinando Scianna

La fotografia? Una fascinosa via di fuga

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È l’ora di “un’unione energetica verde” Sommario

So


Signori, si cambia! Una decina d’anni fa – erano gli anni del famoso blackout – si avviò un processo importante di investimenti in nuove centrali elettriche. Lo scenario di allora, stimolato dal blackout, era completamente diverso da come poi si è formato negli anni successivi. Oggi ne vediamo le conseguenze. Il backout del 28 settembre 2003 fu attribuito a una carenza di centrali, all’inadeguatezza della riserva, ma in realtà segnava soprattutto la debolezza dei sistemi di protezione della rete. Segnava le debolezze dell’elettromeccanico – che funziona bene, ma stacca in un tempo eterno rispetto al correre degli elettroni - in contrapposizione con la risposta

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Elementi 33


istantanea dell’elettronico. Il sistema italiano fu salvato da una tecnologia antica di centocinquant’anni, la tecnologia della ghisa, quella delle saracinesche aperte dai guardadighe, che girarono i volantini e fecero ruggire nelle condotte forzate l’acqua, e le turbine a una a una si rimisero in moto. Dietro la spinta emotiva di quell’evento, i governi vararono provvedimenti chiamati "sbloccacentrali", semplificazioni autorizzative e normative per accelerare la costruzione di impianti di produzione. Originatori di ogni tipo e sorta si misero alla ricerca di luoghi idonei dove costruire centrali a ciclo combinato. Le società elettriche italiane ed estere cercarono di accaparrarsi questi progetti. Le grandi centrali tradizionali a vapore che erano state ereditate dalle “Genco” dell’Enel furono riviste e trasformate in cicli combinati. I “paralleli” dei nuovi impianti che si sintonizzavano con la frequenza della rete si seguivano a cadenza settimanale. E si decise di forzare sulle rinnovabili. Il secondo conto energia non bastava più e mentre l’allora sottosegretario Stefano Saglia lavorava a una rimodulazione degli incentivi arrivò lo strappo del cosiddetto “salva-Alcoa”, provvedimento omnibus che aprì le porte a investimenti finanziari assai aggressivi nel segmento fotovoltaico. Ovviamente, si investì anche in altri impianti, come per esempio la rete. Lo scenario è cambiato, in modo radicale. La crisi cominciata a partire dal 2008 ha chiuso centinaia di fabbriche e ha ridotto in modo drastico la domanda di energia. L’energia rinnovabile ormai rappresenta più di un terzo dell’elettricità prodotta e il surplus fa scendere le quotazioni della Borsa elettrica. Il mercato dei combustibili è stato spazzato dal ciclone tecnologico degli scisti, cioè dello shale oil e dello shale gas che soprattutto gli Usa producono in grandi quantità. Molti degli investimenti degli ultimi dieci anni così sono fuori mercato. Alcune di queste centrali - inaugurate con tappeto rosso, autorità civili, religiose, militari, corpo musicale con gli ottoni lustri e delizioso scoppio del tappo di sughero dalla bottiglia di spumante – producono in pareggio o con una perdita sostenibile. Con quotazioni così sobrie sul Mercato elettrico, altre centrali invece bruciano risorse economiche sempre: da spente, spendono con la manutenzione e i costi fissi; da accese, sembrano essere alimentate con cartamoneta. Così sono in programma sequenze impressionanti di chiusure di centrali, una quarantina di impianti destinati al lucchetto per circa 29mila megawatt di capacità istallata. Non tutte chiuderanno. Se sarà introdotto in tempi brevi, molto brevi, un sistema di capacity payment, alcune di queste centrali si salveranno. Qualcun'altra economicamente più solida, si salverà anche se il capacity payment dovesse arrivare più in là nel tempo, come pare probabile. Altre sono in bilico, ma scelte più strategiche e meno contabilistiche ne salveranno la produzione. Per esempio è difficile che vengano chiuse entrambe le centrali sarde a carbone del Sulcis (Enel) e Fiume Santo (Eon), sebbene in teoria condannate dai bilanci economici; più probabilmente una delle due rimarrà attiva. In alcuni casi, invece, non c’è alternativa. Rimarranno riserva fredda, riserva calda o verranno

smantellate, dipende dai casi singoli. È sufficiente il caso di Porto Tolle, una immensa centrale che dalla località Polesine Camerini domina i canneti del delta del Po. È spenta da cinque anni. L’Enel ha già decretato che il progetto di ricostruirla come centrale a carbone sul modello di Civitavecchia non si farà più. Oppure Tavazzano, la centrale che ha percorso la storia dell’elettrificazione italiana a partire da quando l’Edison era una delle oligopoliste pre-Enel, e poi nazionalizzata, ceduta attraverso le “Genco”, e arrivata infine all’Endesa e all’Eon. Oppure un altro colosso, quella Montalto di Castro monumento ai due referendum antinucleari. In ottobre l’amministratore delegato dell’Enel, Francesco Starace, davanti al Parlamento aveva elencato le prime nove centrali per le quali la chiusura è già decisa in modo definitivo. Ecco Trino Vercellese, un’altra centrale erede del periodo nucleare, centrale in cui nel ’99 mise qualche pennellata di genio l’architetto Michele De Lucchi e a fianco della quale furono piantati alberi uno dei quali porta il mio nome. Oppure la vecchia centrale di Marghera. Ci sono centrali turbogas a ciclo aperto, simili a grandi motori d’aereo, che servivano per rinforzare l’offerta nelle ore di massima richiesta. Ci sono vecchie caffettiere a carbone come quella sotto la Lanterna del porto di Genova, costruita negli anni ’20 e rifatta negli anni ’50. C’è la centrale a biomasse del Mercure, sulla quale per anni si sono scatenate le polemiche nimby dei comitati così detti ambientalisti. Oppure impianti che segnano la storia di un territorio, come Bastardo in Umbria, Rossano Calabro, quella di Porto Empedocle vicino alla quale l’Enel ha tentato di costruire un rigassificatore, o la centrale del Sulcis a Portoscuso che ha affiancato decenni di proteste e di speranze su quel lembo di Sardegna. Ognuno di questi enormi castelli d’acciaio e cemento ha un senso simbolico. Erano i simboli dell’Italia del boom economico, o dell’ammodernamento degli anni recenti. Saranno il simbolo delle tecnologie che cambiano e del mondo che evolve.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

Elementi 33

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primo piano

Dal settore INTERVISTA A MAURIZIO MARTINA Ministro delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali

Maurizio Martina

Si abbatterà la dipendenza da fonti fossili. Ma dobbiamo imparare a sfruttare meglio la possibilità di valorizzare tramite la conversione in energia rinnovabile i sottoprodotti e i residui delle normali attività agricole e di allevamento. Questo ovviamente nel rispetto delle produzioni tradizionali di qualità e rendendo le aziende agricole più competitive e multifunzionali.

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agricolo energia pulita di Roberto Antonini Negli ultimi 5 anni il numero di impianti a biogas è cresciuto del 490% e la potenza installata è aumentata del 267% arrivando a toccare gli 8 mila GigaWattora, pari al 10,45% del totale delle fonti rinnovabili. I numeri mostrano da soli come sia arrembante la crescita del biogas, un biocombustibile gassoso ottenuto dalla fermentazione in assenza di ossigeno, digestione anaerobica, di materiali e residui di origine organica, animale o vegetale: in pratica gli scarti dell'attività agricola. Il valore aggiunto nel solo 2013 ammonta a 347,5 milioni con 2.695 occupati diretti. Secondo una ricerca Althesys, nonostante una crescita più lenta (nel 2013 più 3%), il potenziale del biogas al 2030 corrisponderà a 7,3 miliardi per una potenza installata di 2.300 MegaWattora, il doppio di quella attuale (su circa 1200 impianti a biogas agricolo). L'impresa agricola può quindi- sempre facendolo 'bene' e in maniera ecosostenibile - diventare una biogas refinery, con l'imprenditore agricolo che potrà produrre energia elettrica, termica, biocarburanti, bio-plastiche e fertilizzanti, valorizzando i reflui e gli scarti d'agricoltura. Visti questi presupposti e queste opportunità, 'Elementi' ha deciso di coinvolgere il ministro delle Politiche agricole, Maurizio Martina, in un confronto su una tecnologia che può far bene all'agricoltura e al mix energetico dell'Italia, sempre alla ricerca di nuovi punti di equilibrio ed esposta alla dipendenza dall'estero. E: Il Biogas agricolo, fonte rinnovabile in rapida crescita, rappresenta davvero un'opportunità per il settore primario,

“l'anello mancante per la sostenibilità dell'agricoltura moderna”? MM: Parliamo di un settore che già oggi vale oltre 2,5 miliardi di euro, con oltre mille impianti di imprese agricole, equivalenti ad oltre i 2/3 del totale installati nel nostro Paese. Sono numeri importanti, soprattutto perché rappresentano una fonte interessante di sostegno al reddito degli agricoltori. Dobbiamo imparare a sfruttare sempre meglio la possibilità di valorizzare tramite la conversione in energia rinnovabile i sottoprodotti e i residui delle normali attività agricole e di allevamento. Questo ovviamente nel rispetto delle produzioni tradizionali di qualità e rendendo le aziende agricole maggiormente competitive e multifunzionali. Anche nel caso delle produzioni zootecniche possiamo limitare gli impatti ambientali attraverso la valorizzazione energetica condotta con impianti e tecnologie efficienti e innovative. E: Quali sono le potenzialità che vede per l'agricoltura italiana? Quali le dimensioni dello sviluppo di questa tecnologia misurandole sulle caratteristiche delle nostre aziende agricole? MM: Abbiamo deciso di premiare con incentivi gli impianti di biogas di dimensioni minori. Una scelta che vuole ottimizzare al meglio i cicli produttivi aziendali ed evitare fenomeni distorsivi e speculativi, con impianti dimensionati alla effettiva disponibilità di biomassa delle aziende.

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La microgenerazione diffusa è un modello produttivo e innovativo che si adatta meglio alle caratteristiche del nostro settore agricolo. In alternativa è fondamentale promuovere modelli di aggregazione tra aziende per valorizzare il patrimonio di biomasse in impianti comuni, in questa ottica potranno essere colte anche le nuove opportunità offerte dalla possibilità di produrre anche il biometano. E: Ma i vantaggi non sarebbero solo per il settore agricolo: alcune stime indicano che dai campi italiani potrebbero arrivare tanto metano quanto quello che potremmo estrarre dai giacimenti italiani. MM: È una prospettiva sulla quale stiamo lavorando concretamente, considerato che la legge già consente la conversione del biogas in biometano. L’obiettivo è quello di aumentare la produzione energetica da fonti rinnovabili e lo stesso settore agricolo potrà ridurre la dipendenza dalle fonti fossili, utilizzando carburanti rinnovabili di nuova generazione per i trasporti. È un fronte aperto sul quale vogliamo coinvolgere di più anche il mondo della ricerca. E: Una forte sinergia tra settore agricolo e industriale: sono in equilibrio o uno dei due prevale sull'altro? MM: Le opportunità offerte dalle fonti di energia rinnovabili potranno essere sfruttate pienamente, con vantaggi per tutti gli attori, solo se gli interessi agricoli e quelli industriali saranno in equilibrio con una equa ripartizione del valore aggiunto creato dagli investimenti. Sappiamo bene quale è l’anello più debole della filiera e le scelte che facciamo, come ho detto, vanno nel senso di impedire fenomeni speculativi o distorsivi.

Energia e ambiente: i target europei (dati rispetto al 1990)

VECCHI OBIETTIVI

MM: La parola d’ordine è semplificazione, anche in questo settore. Di concerto con gli altri Ministeri competenti e con le stesse Amministrazioni regionali stiamo lavorando per togliere la burocrazia inutile e uniformare le normative. Occorre dare a tutti i soggetti elementi chiari e univoci per valutare la fattibilità e la sostenibilità degli impianti, ridurre i tempi delle autorizzazioni, ma al tempo stesso avere la certezza del rispetto dei parametri ambientali, paesaggistici e di sicurezza. Su questi punti cardine non facciamo sconti, ma non vogliamo nemmeno che sia impedita l’istallazione di impianti pienamente legali. E: Gli operatori segnalano nodi irrisolti che vanno dalle norme tecniche sul biometano alla stabilizzazione del sistema fiscale: come li può rassicurare? MM: Il mio Ministero è costantemente impegnato nel lavoro di completamento delle norme di attuazione relative al biometano, insieme alle altre Amministrazioni e Autorità che hanno la competenza per questo settore: sono fiducioso che in tempi brevi potrà essere superata ogni difficoltà residua. Sul fronte fiscale lavoriamo per dare certezza agli operatori e per l’applicazione di un sistema che tenga conto delle peculiarità della produzione di energia da biomasse e biogas rispetto ad altre fonti rinnovabili e che sia compatibile con le attuali esigenze di bilancio pubblico.

NUOVI OBIETTIVI

40% 20% 2020

20% 2030

Riduzione delle emissioni di Co2

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E: Si registrano diverse criticità sul territorio, legate alle autorizzazioni concesse agli impianti (come accaduto nella Regione Marche, ad esempio): in che modo possiamo superare questi incagli?

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2020

27-30% 2030

Energia prodotta da fonti rinnovabili

Fonte: IL SECOLO XIX

20% 2020

30% 2030

Aumento dell’efficienza energetica


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Ridurremo elettrica È un obiettivo che vogliamo raggiungere, cercando di salvaguardare la competitività della grande industria e lo sviluppo delle reti

CONFRONTO CON CLAUDIO DE VINCENTI Vice Ministro Sviluppo Economico

Claudio De Vincenti

di Fausto Carioti Malgrado le tensioni con la Russia (da cui proviene il 38% del metano che importa l’Italia), nonostante il deteriorarsi della crisi in Libia (altro 9% delle importazioni), quello che ci attende non sarà un inverno senza gas. Claudio De Vincenti, Vice Ministro dello Sviluppo economico, assicura che gli stress test hanno dato risposte confortanti. Persino l’interruzione di un mese del flusso dalla Russia “non avrebbe effetti significativi”. Il governo, spiega, si è dato comunque una scadenza ambiziosa: completare entro il 2019 le infrastrutture necessarie alla diversificazione degli approvvigionamenti.

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la bolletta E: Ci avviamo verso la conclusione del semestre europeo a guida italiana e l’energia è uno dei temi più importanti in agenda. Con quali risultati concreti pensate di chiudere il bilancio politico di questi sei mesi? CDV: Puntiamo a tre risultati principali. Il primo è l’adozione, nel Consiglio Energia di dicembre, delle conclusioni sul completamento del mercato interno, tema d’ interesse nazionale sia perché porta alla convergenza dei prezzi dell’energia per tutte le imprese europee, sia perché aiuta a mettere le capacità di generazione specifiche di ogni Paese al servizio del mercato europeo. Il secondo è il chiarimento dei temi principali di governance del pacchetto clima-energia al 2030. Il terzo è la convergenza tra i Paesi membri sulla strategia necessaria a garantire la sicurezza energetica. E: La differenziazione degli approvvigionamenti, e in particolare di gas, era già nell’agenda del Governo prima che scoppiasse la crisi ucraina e si riaccendessero le tensioni nell’area libica. Adesso diventa ancora più necessaria e urgente. Quali sono i vostri obiettivi e i vostri tempi? CDV: La differenziazione degli approvvigionamenti è uno degli elementi-chiave di una strategia per la sicurezza energetica. Richiede di impostare la realizzazione di infrastrutture, come il Tap e i rigassificatori, che abbisognano di alcuni anni e che proprio per questo vanno avviate da

subito. Per il completamento di queste opere infrastrutturali possiamo assumere come orizzonte temporale il 2019. Nel frattempo dobbiamo accelerare nella costruzione delle interconnessioni tra i Paesi membri e nella realizzazione del reverse flow, fondamentali per sfruttare al meglio la differenziazione di approvvigionamenti oggi disponibili per i diversi Paesi europei. E: Quanto è concreto il pericolo che l’autunno sia caratterizzato da una carenza di gas per le famiglie e le imprese italiane? Cosa state facendo per ridurre questo rischio? CDV: È vero che la situazione energetica internazionale è attualmente molto complessa. Tuttavia nell’affrontare la questione dobbiamo partire da una premessa rassicurante: il livello di riempimento degli stoccaggi italiani è al massimo (94%). Una serie di stress test effettuati su indicazione della Commissione Europea ha evidenziato problemi che possono essere gestiti. Per capirci: l’eventuale interruzione di un mese del flusso di gas dalla Russia non avrebbe effetti significativi. Mentre l’impatto di un’interruzione per sei mesi richiederebbe un utilizzo più intenso degli stoccaggi commerciali e strategici e interventi preventivi di gestione della domanda. Confidiamo inoltre, e l’Italia sta lavorando in questo senso, sul fatto che la politica estera della UE conduca a risultati distensivi.

> Elementi 33

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E: Il taglio del 10% del costo delle bollette elettriche che gravano sulle Pmi entrerà in vigore nel 2015. È il primo di una serie di interventi mirati a ridurre il costo dell’energia per le aziende o è destinato a rimanere un “unicum”? CDV: Pensiamo sia possibile ridurre il costo dell’energia elettrica con un percorso di revisione complessiva delle diverse voci che compongono la bolletta. Le misure del decreto sulla competitività, e i relativi decreti di attuazione, costituiscono i primi passi. Il nostro programma è di continuare in questo percorso, cercando il giusto equilibrio tra l’obiettivo di ridurre la bolletta da un lato e, dall’altro, la necessità di salvaguardare la competitività della grande industria e lo sviluppo delle reti. E: State valutando interventi per alleviare il costo della bolletta per le famiglie? CDV: Le liberalizzazioni stanno dando i loro frutti a questo riguardo. Inoltre le detrazioni fiscali per l’efficientamento energetico degli edifici e il conto termico sono strumenti diretti principalmente alle famiglie e danno l’opportunità di riqualificare l’abitazione, riducendo la spesa energetica.

Il peso delle accise sui costi dell’elettricità Euro/megawatt per utilizzo industriale

54,52 DANIMARCA*

15,37 GERMANIA

15,00 AUSTRIA

12,50 ITALIA

7,03

E: Il Governo è soddisfatto dell’attuale regime che regola gli incentivi per la produzione di rinnovabili e i titoli di efficienza energetica?

FINLANDIA

CDV: Ad agosto si è chiusa la prima fase di applicazione dei nuovi strumenti di incentivazione dell’elettricità da fonti rinnovabili, basati su meccanismi competitivi per i grandi impianti e sulla prenotazione degli incentivi in appositi registri per quelli di medie dimensioni, il tutto in un quadro di governo della spesa per gli incentivi. I risultati ci sembrano incoraggianti, sebbene siano visibili alcuni elementi da correggere.

POLONIA

4,47 ESTONIA

4,47 GRECIA

E: A quali correzioni state pensando? CDV: Per esempio abbiamo riscontrato che le aste per l’eolico hanno dato ottimi esiti in termini di ribasso delle tariffe richieste, e tuttavia vediamo che i progetti vincitori si realizzano con fatica. Stiamo dunque riflettendo su possibili correttivi per rendere il meccanismo efficiente e, insieme, efficace. Così come stiamo anche valutando i risultati dei primi due anni di applicazione del cosiddetto “conto termico”, maturando la convinzione di dover semplificare il meccanismo. Infine, quanto ai titoli di efficienza energetica, è in corso l’aggiornamento delle linee guida per la preparazione, esecuzione e valutazione dei progetti. E: Come è destinato ad evolvere il ruolo del Gestore dei Servizi Energetici nei prossimi anni? CDV: Dopo una fase di crescita vertiginosa delle attività, conseguente soprattutto alla rapidissima diffusione del fotovoltaico ed alla diversificazione dei compiti che gli sono stati affidati, il GSE è ora entrato in una fase più adulta, nella quale si è accresciuta la consapevolezza di gestire ingentissime risorse pubbliche, la cui erogazione deve avvenire con rigorosa verifica di possesso e mantenimento dei requisiti per beneficiare degli incentivi.

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4,56

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1,00 BULGARIA

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Fonte: Commissione Europea


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Italia - Africa

Favoriremo lo sviluppo ed economico DIALOGO CON LAPO PISTELLI Vice Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Lapo Pistelli

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energetico dell’Africa di Riccardo Toxiri E: A ottobre il suo Ministero ha ospitato la Prima Conferenza Ministeriale Italia-Africa Segmento Energia. Quale sarà il ruolo dell’Italia nel supportare i paesi dell’Africa subsahariana verso uno sviluppo sostenibile basato su tecnologie rinnovabili e a basso contenuto emissivo? LP: L’Africa si troverà ad affrontare importanti sfide nel settore energetico, soprattutto a fronte degli elevati tassi di crescita demografica ed economica, e l’Italia con l’Iniziativa Italia-Africa rappresenta l’interlocutore adatto per assistere e sostenere in Africa un modello di sviluppo sostenibile. L’obiettivo è rafforzare la presenza delle nostre imprese in tali settori e condividere con i partner africani l’esperienza maturata dalle nostre aziende. Momento topico dell’iniziativa è stata la prima Conferenza Ministeriale “Italy-Africa, working together for a sustainble energy future” alla quale hanno partecipato 33 Paesi africani ai cui lavori hanno preso parte i principali operatori nazionali attivi nei settori energetici, tra cui Eni, Enel, GSE,

Terna, Enel Green Power. La Conferenza ha permesso di avviare un processo di coinvolgimento del settore sia pubblico che privato africano e delle loro controparti europee per dar vita ad una cooperazione strategica nei mercati delle energie rinnovabili. Nel corso della conferenza sono state analizzate ed approfondite le potenzialità del mercato delle energie rinnovabili, illustrando il know-how italiano nella produzione di energia rinnovabile, anche grazie allo sviluppo di tecnologie innovative ed in costante evoluzione; così come sono stati esaminati i principali ostacoli che si frappongono al pieno sviluppo economico di molti paesi africani sul piano della regolamentazione e degli investimenti in progetti di lunga durata. E: Quali sono le principali evidenze che emergono dall’Africa Energy Outlook dell’AIE, presentato durante la Conferenza Ministeriale? LP: I dati raccolti nel volume Africa Energy Outlook dimostrano che l’Africa è un continente in rapida

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espansione, le cui dinamiche economiche, energetiche e demografiche lasciano presagire - già nel medio periodo - un ruolo nuovo per il continente. È facile intuire che la necessità di approvvigionamento energetico per l’Africa si incrementerà sensibilmente in futuro. Si tratta di un continente con molte risorse ma senza tecnologia adeguata che le renda utilizzabili e le metta al servizio della popolazione. L’energia non deve essere considerata solo uno strumento dell’attività economica, ma deve garantire lo sviluppo sostenibile da un punto di vista anche sociale ed ambientale. In tale ottica assume una rilevanza fondamentale incrementare l’utilizzo delle fonti di energia rinnovabili in Africa, assicurando benefici per l’intero pianeta in termini di sostenibilità. E: La nuova legge sulla Cooperazione Internazionale prevede l’istituzione dell’Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo. Anche per l’Italia l’energia rappresenta un volano per iniziative e programmi di cooperazione internazionale? LP: ONG italiane- attraverso cofinanziamenti del MAECI in Africa subsahariana - hanno realizzato interventi mirati, rivolti soprattutto allo sfruttamento delle energie rinnovabili. In particolare nei settori della produzione di energia rinnovabile in sistemi off grid o small grid, assicurando così l’accesso all’energia a comunità escluse dalle reti nazionali. Si sta approfondendo la possibilità di intervenire, attraverso lo strumento del credito d’aiuto, per favorire lo sviluppo di sistemi energetici legati a tecnologie sulle quali l’Italia ha tradizionalmente sviluppato un know-how specifico, come la produzione di energia geotermica. Quello energetico è dunque un settore che potrà assumere una rilevanza crescente per la cooperazione italiana allo sviluppo. In tale quadro l’accesso equo ma sostenibile all’energia da parte dell’Africa è strettamente collegato alle sue prospettive di sviluppo, ma il continente deve affrontare anche i crescenti problemi causati dai cambiamenti climatici.

AEEP è il Renewable Energy Cooperation Programme, creato per assicurare un approccio a tutto tondo nello sviluppo di mercati per energia rinnovabile in Africa. La Commissione Europea ha un ruolo fondamentale nella AEEP sia politicamente che finanziariamente, ed ha identificato strumenti idonei a favorire investimenti del settore privato e di organizzazioni multilaterali tra cui l´Infrastructure Trust Fund, la Technical Assistance Facility e la Energy Facility. E: Che ruolo ha l’Italia nell’ambito dell’iniziativa Africa Clean Energy Corridor (ACEC) lanciata da IRENA con l’intento di creare un corridoio energetico rinnovabile nella dorsale africana orientale e meridionale? Quali le opportunità per le imprese italiane di settore? LP: L’Italia svolge un ruolo centrale nella promozione dell’iniziativa ACEC, sia a livello governativo che con il coinvolgimento del settore privato. Siamo partner government dell’iniziativa e abbiamo più volte espresso il nostro sostegno al rafforzamento delle condizioni che favoriscono lo sviluppo di un adeguato framework finanziario e di mercato. Per quanto riguarda il coinvolgimento del settore privato, l’Italia ritiene che un consolidamento delle azioni di sistema faciliterebbe un’ulteriore espansione della presenza di imprese italiane; in particolare nelle rinnovabili, settore in cui potranno svilupparsi numerose opportunità in ragione delle dinamiche di crescita economica e demografica previste per i prossimi anni.

AfricA 2030

E: Nel 2014 l’Italia è stata designata co-chair della AfricaEurope Energy Partnership (AEEP). Che ruolo gioca la Partnership nel programma di sviluppo del Continente africano e quali gli strumenti per il finanziamento di progetti in loco realizzati anche da imprese europee? LP: Con il 2014 l´Italia ha assunto la guida politica della AEEP a livello europeo a fianco della Germania. La partnership è una piattaforma di azione congiunta tra i due continenti su temi di cooperazione energetica, istituita al Africa-EU 16 Summit del 2007 su iniziativa dei leader europei ed africani. La AEEP ha obiettivi ambiziosi per il 2020 in termini di accesso all´energia, sicurezza energetica, sviluppo di energie rinnovabili ed efficienza energetica, e si coordina attentamente con i singoli paesi Africani, le Comunità Economiche Regionali Africane. In particolare con la Commissione dell´Unione Africana, che è coinvolta in tutti i processi della Partnership assieme alla Commissione Europea. La AEEP coinvolge inoltre rappresentanti della società civile, del settore privato e del mondo accademico di entrambi i continenti e contribuisce in modo significativo al monitoraggio dei progressi del continente Africano in ambito energetico. Uno dei programmi più visibili della

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Fonte: IRENA Executive Workshop - 22 giugno 2013


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primo piano

Evoluzione del sistema elettrico

Passa tutto dalle COLLOQUIO CON FRANCESCO STARACE A.d. di Enel

La crisi del termoelettrico, il futuro del Gnl, le rinnovabili e la riduzione delle emissioni, le smart grid. Molte le sfide che Enel è chiamata ad affrontare nei prossimi anni. Ne abbiamo parlato con l’A.d. Francesco Starace. Francesco Starace

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smart grid di Gabriele Masini E: La domanda elettrica è assediata dalla produzione da rinnovabili e dalla crisi economica. Quale sarà il ruolo del termoelettrico e delle utility tradizionali? FS: Le fonti rinnovabili avranno un ruolo sempre crescente nel mix produttivo di tutti i paesi in virtù degli obiettivi di decarbonizzazione che ci siamo posti. Tuttavia, ai fini della gestione del sistema elettrico in sicurezza, gli impianti convenzionali continueranno a svolgere un ruolo importante per la fornitura di servizi, quali la riserva e il bilanciamento del sistema istante per istante. Sarà necessario sviluppare e innovare le reti di distribuzione attraverso la realizzazione di smart grid per consentire la connessione di nuova potenza distribuita e permettere la gestione in sicurezza di un sistema progressivamente più complesso. Lo sviluppo smart della rete consentirà di riconoscere un ruolo attivo nella gestione del sistema alle fonti rinnovabili, alla generazione distribuita e ai clienti finali. Le utility dovranno mutare radicalmente le proprie strategie di business per adattarsi al cambio di paradigma in atto nel sistema elettrico. E: Da venditori di kWh a fornitori di servizi al cliente

finale: cosa significa questo slogan per una società come Enel? FS: A seguito delle liberalizzazioni l’Italia è il paese che più ha cambiato i propri assetti: da strutture monopolistiche statali a mercati segnati da una pluralità di operatori, dove la competizione ha avuto successo. In questo contesto, una grande azienda come Enel si propone non solo come fornitore di energia elettrica e gas, ma anche come leader nella qualità nell’offerta di servizi integrati “chiavi in mano” con caratteristiche di economicità, competenza tecnica, affidabilità. Le nostre soluzioni legate al monitoraggio e analisi dei consumi e al settore dell’efficienza energetica favoriscono il cliente nelle proprie esigenze finanziarie e di consumo con ricadute positive a livello economico, occupazionale e ambientale. E: CO2, l’Ets fa fatica, nonostante i continui aggiustamenti. La Carbon tax potrebbe essere più efficace? La riforma della tassazione dei prodotti energetici a livello Ue è una soluzione praticabile? FS: L’obiettivo originario dell’ETS era assicurare il rispetto del limite di emissioni consentite e in questo

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senso ha funzionato. Tuttavia, all’interno del difficile contesto macroeconomico, l’ETS fa fatica ad assicurare la decarbonizzazione di lungo periodo per un debole segnale di prezzo. Le misure di aggiustamento promosse fino ad oggi dalla Commissione Europea non sono tante, ma la loro discussione si è faticosamente trascinata nel tempo riducendo le la loro efficacia nel breve termine e rendendo necessaria l’anticipazione di una riforma strutturale. La Carbon tax non assicura la stabilità che tutti auspicano, non garantisce una riduzione assoluta delle emissioni e non segue i cicli economici, gravando sull’industria durante i periodi di rallentamento dell’economia. La riforma della tassazione dei prodotti energetici deve promuovere un utilizzo dei combustibili più efficienti e ambientalmente sostenibili nei settori non soggetti all’ETS, come il trasporto. E: Ogni tanto affiora l’idea di un unbundling dei pompaggi Enel per utilizzarli ai fini della sicurezza di un sistema elettrico sempre più caratterizzato da rinnovabili intermittenti. Cosa ne pensa? FS: Gli impianti di pompaggio sono già utilizzati ai fini dell’esercizio in sicurezza del sistema nell’ambito del mercato dei servizi di dispacciamento in cui vige l’obbligo di offerta da parte di tutti gli operatori che dispongono di tali tipologie di impianto. In tale mercato Terna ha la facoltà di chiamare in servizio gli impianti programmabili – quindi non solo i pompaggi – per effettuare il dispacciamento del sistema. L’unbundling di questi impianti, al di là di configurarsi come un vero esproprio di asset nella disponibilità degli operatori, non apporterebbe alcun miglioramento alla attuale gestione del sistema elettrico. Per altro la gestione e la manutenzione in perfetta efficienza di questa tipologia di impianti richiede capacità tecniche e operative che sono presenti nel nostro gruppo. E: Il cambiamento del mercato elettrico ha messo in crisi molti nuovi progetti di impianti di pompaggio. Anche qui ci vorrà una sorta di “garanzia sui ricavi”?

della fornitura. Così come non sempre continuativa è la disponibilità dei nostri terminali operativi, poiché influenzata dalle condizioni meteo marine. Un nuovo rigassificatore come quello di Porto Empedocle, con caratteristiche tecniche tali da assicurarne la disponibilità continuativa, se venisse riconosciuto come terminale “strategico” di rigassificazione, ci garantirebbe 8 Ml di mc/ anno e migliorerebbe il livello di sicurezza del sistema, riducendo la dipendenza dagli attuali Paesi produttori. Nel prossimo futuro, quando verranno completati gli impianti di liquefazione di gas attualmente in costruzione negli Stati Uniti, i terminali GNL rappresenteranno la porta di accesso ai nostri mercati anche dello “shale gas” statunitense, per cui il Enel ha già firmato due contratti di approvvigionamento, per un totale di 3 miliardi di metri cubi l’anno, di cui circa un miliardo destinato al mercato italiano. Per quanto riguarda i nuovi utilizzi del GNL sulla navigazione e sull’industria, sappiamo che ad aprile scorso il Ministero dello Sviluppo Economico ha avviato un gruppo di lavoro con la partecipazione di operatori e istituzioni interessate, con l’obiettivo di individuare le potenzialità e le eventuali modalità di promozione dell’uso del GNL per trasporti in Italia.



Impegno Enel nelle rinnovabili in Italia 

          Aumento

  

 







 





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

 performance di tutte le tecnologie FS: Non credo. L’Italia dispone di un ingente capacità di in portafoglio, pompaggio sfruttata in misura molto limitata a causa 1 sviluppo Circa 1.200  M€ di investimenti della presenza di congestioni sulla rete di trasmissione   fino al 2018 di nuove tecnologie visto che gli impianti di pompaggio sono al nord e la  e miglioramento gran parte della produzione non programmabile è al sud. Oltre 220 MW di capacità addizionale  fino al 2018 (Biomassa, Geo, Eolico) dell'efficienza Sarebbe importante il completamento degli interventi di connessione già pianificati dal Gestore per consentire il operativa   pieno sfruttamento di questo potenziale.   si accompagnano all'incremento E: Enel ha ancora in ballo un progetto di rigassificatore in   di capacità  Sicilia e ha comprato  gas dagli Usa. Ha senso  investire in  infrastrutture di rigassificazione e stoccaggio, anche con un  contributo in bolletta? Quale  ruolo possono avere i nuovi  utilizzi del Gnl nella navigazione, nel trasporto pesante e    nell’industria?  

    FS: L’Italia al momento ha una capacità di rigassificazione 

inferiore rispetto ai paesi europei paragonabili per  estensione costiera e si approvvigiona principalmente via   a tensioni gasdotto da pochi paesi produttori soggetti geopolitiche che possono ripercuotersi sulla continuità

 

   

  Elementi 33 

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







primo piano

Settore energetico

Serve più competitività A TU PER TU CON MASSIMO BECCARELLO Responsabile energia e ambiente di Confindustria Massimo Beccarello

di Romina Maurizi E: A giudicare dai numerosi rilievi arrivati dagli operatori nel corso dell’indagine conoscitiva della Camera, la Strategia Energetica Nazionale sembra già da rivedere. E’ d’accordo? MB: La Strategia Energetica Nazionale è un importante documento di policy che necessita di un continuo

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aggiornamento perché la politica energetica è per sua natura un processo dinamico. Il risultato più rilevante della SEN è stato quello di ricondurre ad una sintesi organica un quadro energetico del Paese che negli ultimi 20 anni era rimasto frammentato. Per questo penso che ne dovrebbe essere rivalutata l’importanza sia sul piano informativo sia come


strumento di accountability degli effetti e dei risultati delle decisioni adottate. E: Il Governo ha iniziato ad agire sul caro-elettricità con il taglia-bollette per le Pmi, criticato però dal mondo industriale perché non incide sui fattori strutturali che ci pongono tra gli Stati con i prezzi più alti in Europa. Qual è il suo giudizio? MB: Il differenziale del costo elettrico italiano è un dato ormai confermato dalle statistiche europee. Sono quindi comprensibili le istanze che hanno portato l’esecutivo ad affrontare il provvedimento taglia-bollette, specie nel momento in cui le componenti amministrate e/o regolamentate hanno superato il prezzo della commodity scambiata sul mercato. Forse sarebbe stato opportuno ricondurre le scelte allocative dell’intervento ad un preventivo confronto con quanto avviene nei principali Paesi Ue. Siamo ormai in un mercato comune e ciò che più rileva non è il costo dell’energia della Pmi rispetto alla grande azienda, ma il confronto competitivo energetico tra imprese dei diversi Stati membri. L’efficacia della manovra dovrà essere valutata rispetto agli obiettivi con i quali è stata annunciata, agli effetti sugli investimenti energetici, ai risultati complessivi sugli obiettivi di crescita industriale. E: E sul gas come bisognerebbe intervenire? MB: L’evoluzione della crisi ucraina ha evidenziato i punti deboli dell’assetto di approvvigionamento gas in Europa, fortemente incentrato sulla dipendenza dalla Russia. Per rafforzare le politiche di sicurezza energetica devono essere considerati due elementi. Il primo è che le importazioni di gas russo sono state negli ultimi due anni tra i 130 e 140 miliardi di mc. Il secondo è relativo al fatto che in Europa sono funzionanti 19 terminali Gnl con una capacità di rigassificazione pari 186 miliardi di mc: purtroppo il loro utilizzo medio è stato del 20%. Ciò significa che l’attuale struttura di terminali consentirebbe ulteriori importazioni di gas per circa 137 miliardi di mc, una capacità quasi equivalente all’ammontare complessivo di gas arrivato dalla Russia. La gestione della sicurezza richiederà prioritariamente di sviluppare le infrastrutture per un sistema di dispacciamento in grado di gestire anche flussi secondo le direttrici ovest-est, al fine di ottimizzare nuove rotte attraverso la capacità inutilizzata dei rigassificatori. Inoltre, l’Europa deve rafforzare le politiche orientate ad accelerare lo sviluppo di pipelines di importazione alternative.

Gli impegni che la Ue intende assumere ci obbligheranno a rivedere le impostazioni e il funzionamento del mercato. La riforma deve quindi identificare un nuovo paradigma che accompagni lo sviluppo delle rinnovabili all’interno di un sistema di generazione diffusa integrato con modelli di consumo sempre più intelligenti. E: Da più parti si invocano politiche adeguate in materia di efficienza per creare lavoro e promuovere innovazione. Il decreto legislativo 102/2014 può essere una buona occasione? MB: Il decreto rappresenta uno strumento fondamentale per creare un contesto di mercato in cui le imprese possano definire le loro strategie di investimento nel medio periodo, avendo le adeguate garanzie finanziarie per lo sviluppo degli investimenti. Così si possono promuovere accordi di filiera integrati tra gli operatori indispensabili per aggredire i mercati internazionali. Confindustria, con lo studio “Smart Energy Project”, ha quantificato gli effetti sul sistema Paese di una politica volta ad incentivare la produzione di prodotti e servizi per l’efficienza. In base alle nostre analisi, nel periodo 2014-2020 si potrebbe avere un incremento della produzione industriale di oltre 65 miliardi di euro all’anno e un aumento dell’occupazione di circa 500 mila unità. Un corretto programma di sostegno ai progetti per l’efficienza può dunque essere la chiave per agganciare la tanto auspicata ripresa che tarda a realizzarsi in Italia.

Energia finale, i risparmi al 2020 In Mtep/a* per settore Fabbisogno energetico convenzionale

5,14

5,10

5,50 6,05

3,67 1,26 RESIDENZIALE

E: A che punto è il lavoro di Confindustria per arrivare a una proposta di riforma dell'assetto del mercato elettrico?

7,14

Energia primaria

1,72 0,57 0,80 0,66 0,92

TERZIARIO di cui

PA

(*) Milioni di tonnellate equivalenti petrolio all’anno

Privato

INDUSTRIA

TRASPORTI Fonte: ENEA

Le sole misure di efficienza energetica introdotte in Europa nell'edilizia hanno

MB: La riflessione sulla riforma del mercato elettrico è stata avviata e sarà sviluppata all’interno del comitato energia. Si tratta di una tappa necessaria per superare, in modo strutturale, alcuni forti limiti del sistema attuale dovuti al mancato adeguamento delle regole di mercato allo sviluppo esplosivo della generazione distribuita. Il processo di liberalizzazione ha favorito un significativo ciclo di investimenti in nuovi impianti termici convenzionali, ma non è stato in grado di integrarsi con le nuove policies per la lotta ai cambiamenti climatici che hanno modificato le decisioni di investimento nel settore elettrico italiano ed europeo.

portato vantaggi ai conti pubblici dell'Ue pari a 41-55 miliardi di dollari

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primo piano

Sostenere le rinnovabili, ma con nuovi elementi FACCIA A FACCIA CON FATIH BIROL Direttore IEA di Gabriele Masini E: Il business della raffinazione si sta spostando a Est. L'Europa è definitivamente fuori gioco? FB: Il sistema di raffinazione europeo sta attraversando un periodo difficile. La sua competitività nei confronti degli impianti del Medio Oriente e dell'Asia è minata dai maggiori costi operativi e delle materie prime. L'aumento della produzione di metano sta portando sul mercato quantità crescenti di liquidi di gas naturale (natural gas liquids) da non raffinare. Quindi, un numero importante di raffinerie europee rischia la chiusura. Vale la pena ricordare che la domanda di prodotti raffinati in Europa è sbilanciata verso il diesel: va riequilibrata così che i raffinatori possano avere buoni margini vendendo benzina in Europa, invece di esportarla affrontando la concorrenza di altri produttori.

Fatih Birol

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E: La questione dei sussidi alle fonti fossili riguarda principalmente i Paesi produttori. Qual è la strada per una loro progressiva eliminazione? FB: L'Agenzia Internazionale dell'Energia (Aie) si occupa da oltre un decennio dei sussidi alle fonti fossili: le sue ultime stime indicano che gli incentivi al consumo dei combustibili fossili a livello globale ammontavano a 544 miliardi di dollari nel 2012. Il problema resta enorme, ma qualche progresso c’è. Negli ultimi anni i Paesi del G20 e dell'APEC (Asia-Pacific Economic Cooperation) si sono impegnati a eliminare i sussidi alle fonti fossili: tra questi Cina, India, Russia e Indonesia. Nei Paesi importatori le riforme sono state legate agli alti prezzi dell'energia, che hanno reso insostenibili i sussidi dal punto di vista finanziario. Ma anche alcuni Stati esportatori hanno iniziato a muoversi coscienti che mantenere i prezzi bassi in modo artificioso riduce la disponibilità di prodotti per l'esportazione e le entrate di valuta estera. La realtà è che i prezzi delle risorse energetiche sono ancora inferiori al dovuto in molte parti del mondo. E: Settore elettrico: c'è ancora un ruolo per il modello tradizionale delle utility, caratterizzato da una produzione centralizzata? I mercati della capacità sono una soluzione per l'affidabilità del sistema elettrico, la stabilità della rete e la realizzazione di nuovi investimenti? FB: Il business elettrico sta cambiando, ma il modello di utility tradizionale “centralizzato” non è morto. In Europa il settore ha attraversato una tempesta perfetta, creata dalla combinazione della recessione economica, da una forte penetrazione delle rinnovabili e dalla conseguente overcapacity che ha abbattuto i prezzi. Data l'attuale situazione, ci sono misure che servirebbero a mantenere il sistema elettrico affidabile e funzionante negli anni a venire. Tra queste, lo sviluppo di norme per migliorare la demandside response e per aumentare la capacità delle reti e delle interconnessioni, ma anche alcuni tipi di meccanismi di capacità. Bisogna agire con cautela, perché i Paesi europei adottino misure coerenti per evitare di aggiungere ostacoli alla creazione di un mercato unico europeo.

5. snellimento delle procedure amministrative. E: Il governo italiano ha introdotto delle norme per rilanciare la produzione nazionale di idrocarburi. Potranno migliorare la sicurezza energetica del Paese e dell'Ue? FB: L'Italia è uno dei pochi Paesi europei ad avere risorse significative di olio e gas ma è anche uno dei più dipendenti dalle importazioni. Credo che lo sfruttamento delle risorse nazionali possa aiutare dal punto di vista della sicurezza energetica e della bilancia commerciale. Con due avvertenze: a) considerare nella giusta prospettiva il contributo che potrà venire dall'aumento della produzione nazionale, perché l'Italia resterà fortemente dipendente dalle importazioni; b) condurre le attività upstream con le tecnologie più avanzate per assicurare che non abbiano un impatto sull'ambiente. E: L'Italia può diventare un hub del gas? E’ una scelta corretta garantire un sostegno pubblico a nuovi rigassificatori? FB: L'obiettivo di sviluppare un sistema del gas più integrato con il resto d'Europa va accolto con favore, come diversificare le fonti di approvvigionamento. L'apertura del Corridoio Sud e il collegamento con le risorse della regione del Caspio potrebbero essere fondamentali per il mercato nazionale ed europeo. Quanto alla realizzazione di nuove infrastrutture per l'importazione, la questione va vista a livello europeo, considerando le tendenze dei mercati internazionali, le prospettive della domanda di gas nei Paesi vicini e le loro politiche energetiche. Da evitare la realizzazione di investimenti ad alta intensità di capitale non sfruttabili poi economicamente, con costi addizionali che porterebbero a un aumento dei prezzi dell'energia per i consumatori finali.

E: L'Italia ha recentemente ridotto gli incentivi alle rinnovabili: quale la strada per portare le Fer a camminare con le proprie gambe? FB: L'Italia non è l'unico Paese ad avere corretto le proprie politiche sulle rinnovabili. Vedi Spagna e Germania, ma anche Usa. Molti interventi di riforma sono stati determinati dalla preoccupazione che le norme fossero troppo generose, ma si è cercato anche di introdurre incentivi che orientino gli investimenti nelle rinnovabili minimizzando le difficoltà dell'integrazione nel sistema. Importante è sostenere lo sviluppo delle rinnovabili inserendo alcuni elementi nei nuovi schemi: 1. un quadro normativo trasparente; 2. obiettivi credibili per determinate tecnologie, appropriate per ciascun Paese; 3. regolazione dinamica del livello degli incentivi per i nuovi impianti, adeguandolo all'andamento dei costi delle tecnologie; 4. individuazione dei problemi di integrazione nel sistema;

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Efficiencycloud: network virtuale, business reale

Il mondo dell’efficienza energetica sta affrontando un profondo processo di trasformazione, con un crescente interesse da parte di tutti i settori e del mondo finanziario. Inoltre, sta favorendo la nascita di nuovi modelli di business e creando un’opportunità concreta per il rilancio del Paese. L’efficienza energetica libera risorse ed accresce la competitività delle imprese; rappresenta il mainstream delle politiche ambientali alla base delle società low-carbon e dello sviluppo sostenibile e incarna una concreta possibilità di sviluppo che porta con sé profonde trasformazioni culturali per i soggetti che operano nel settore e da cui derivano, tra le altre, nuove forme contrattuali e nuove criticità nella valutazione dei rischi. Alla luce di tutto cio’, l’efficienza non va limitata ad un intervento che riduce il consumo né, tantomeno, ad un semplice sfruttamento di incentivi, ma costituisce un vero e proprio pilastro per lo sviluppo di medio e lungo termine del settore industriale, rappresentando un vantaggio economico di per sé. Diventa, quindi, un oggetto di business reale, in grado di favorire in maniera efficiente il ricambio tecnologico e la condivisione di informazioni. Ed è proprio una “efficient innovation” quella che iCASCO sta promuovendo con la sua piattaforma efficiencycloud,

che diventerà il nuovo punto di riferimento per il business dell’efficienza energetica in Italia e in Europa. Partendo dal concetto di innovazione, il suo team è arrivato a sviluppare il nuovo portale b2b dell’efficienza energetica, raggiungibile all’url www.efficiencycloud.it; l’approccio adottato, infatti, considera l’innovazione come variabile economica esogena, non subordinata all’andamento dell’economia, ma che segue il proprio sviluppo e può diventarne un fattore trainante: da questo presupposto è nato un prodotto completamente nuovo e imprevisto per il mondo dell’efficienza energetica italiana! Lo spirito innovativo, tipico della società promotrice, è alla base del successo della piattaforma: al suo interno, i partecipanti possono proporre opportunità o strumenti di finanziamento, trovare investitori per il proprio progetto di efficienza e creare nuove sinergie per nuovi modelli di business. Un portale che va oltre il modello di fiera virtuale: non un sito vetrina, ma un luogo di possibilità concrete per favorire lo sviluppo dell’efficienza energetica italiana ed europea. L’innovazione fa da sempre parte della società e del team di iCASCO: negli ultimi 5 anni i prodotti e i servizi offerti ai suoi oltre 500 clienti sono stati sempre rinnovati e adattati


alle esigenze dei mercati e delle commodity. Il team giovane, che lavora in uno spazio più simile a quello della Silicon Valley che a quello classico del mondo dei trader, ha con grande entusiasmo riversato in un business serio come quello dell’efficienza energetica la propria creatività e il suo dinamismo: il risultato è una piattaforma complessa, ma allo stesso tempo semplice da utilizzare il cui logo ricorda quello della società, pur declinandosi verso questo nuovo progetto: una nuvola che sembra una tartaruga, forse un non-sense per un mercato che cresce e cambia velocemente, ma che riprende esattamente lo spirto di iCASCO: leggero, ma con una corazza solida. Gli anni di esperienza sui mercati ambientali hanno permesso di osservare lo sviluppo del settore e di individuare anche gli elementi di ostacolo. Parafrasando una frase celebre di Steve Jobs, iCASCO ha saputo unire i puntini guardando avanti, osservando quello che era alle proprie spalle, avendo fiducia che “i puntini .. possano in qualche modo unirsi nel futuro”. E il concept nel naming del progetto fa trasparire l’idea alla base del portale. Il cloud è, infatti, quel modello di business in cui l'utente non compra il prodotto, ma la possibilità di utilizzarlo e di

farlo a distanza: solo attraverso una “nuvola” è possibile superare ed innovare il modello ormai obsoleto di fiera, creando non solo uno spazio virtuale, ma un vero e proprio non-luogo dell’efficienza energetica e dei suoi progetti. Si tratta di una piazza che raccoglie tutti gli attori della filiera e che li stimola a creare e condividere modelli di business e opportunità reali nel settore, promuovendo lo scambio di best practice. Inoltre, rappresenta l’efficienza per antonomasia perché raccoglie in un unico spazio virtuale tutti i protagonisti del settore e li connette in modo diretto, rapido e quindi efficiente anche dal punto di vista del risparmio di tempo. Il portale, lanciato a metà settembre, ha raccolto fin da subito i consensi dei maggiori player del mercato: nel giro di pochissime settimane il numero dei partecipanti ha raggiunto la doppia cifra ed, entro la fine dell’anno, la società punta ad arrivare a un numero di utenti pari almeno a 100. L’entusiasmo con il quale il team leader di progetto, Catia Santolin, presenta il portale è quello di chi ha lavorato a lungo prima di sentirsi pronto a presentare al pubblico il suo prodotto, ma che ora lo fa con orgoglio, consapevole di offrire qualcosa di originale e che porterà una nuova spinta alla crescita del settore.


Speciale bioenergie

La galassia delle Opportunità e prospettive per un ruolo importante nel mix energetico nazionale di M. dal Verme, A. Rizzi e L. Benedetti

Il quadro delle bioenergie Nel panorama delle fonti di energia rinnovabili, le bioenergie rappresentano una galassia assai articolata, sia per l’estrema varietà dei prodotti e degli impieghi possibili, sia per la complessità delle filiere produttive. La stessa definizione di biomassa, più volte riformulata all’interno della normativa italiana, è esplicativa di questa marcata varietà. Il Decreto Legislativo n.28 del 3 marzo 2011, che recepisce la direttiva 2009/28/CE sulla

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promozione dell’energia prodotta da fonti rinnovabili, definisce le biomasse come “la frazione biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui di origine biologica provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali), dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, comprese la pesca e l'acquacoltura, gli sfalci e le potature provenienti dal verde pubblico e privato, nonché la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani”. Una vasta gamma di materiali, quindi, che si distinguono per diversi canali di approvvigionamento e tipologia di biomassa (agricola, agroforestale, zootecnica, industriale e rifiuti urbani), stato fisico (gassoso, liquido e solido), nonché per la tecnologia di conversione ed il settore di impiego (elettrico, termico, trasporti).


bioenergie Statistiche e obiettivi Le bioenergie rivestono un ruolo molto importante nel mix energetico nazionale, in tutti i settori di impiego, tra cui in primis nel settore termico. Nel 2012 le bioenergie hanno coperto circa 7 Mtep dei consumi finali lordi, pari ad oltre il 40% delle fonti rinnovabili ed il 5% dei consumi di tutte le fonti. I risultati preliminari di una recente indagine condotta da ISTAT-ENEA sui consumi energetici delle famiglie sembrano inoltre incrementarne il rilievo, fino ad arrivare a valori in linea con i principali Paesi europei. In attuazione della direttiva 2009/28/CE, che fissa target

vincolanti al 2020, l’Italia si è data obiettivi ambiziosi di incremento nell’utilizzo di biomasse, formalizzati dalla pubblicazione del Piano di Azione Nazionale (PAN) per le fonti rinnovabili di energia. Il Piano prevede che entro il 2020 le FER dovranno soddisfare il 17% dei consumi finali di energia ed il 10% dei consumi nei trasporti. Alle bioenergie è assegnato un ruolo importante, in quanto dovranno contribuire con 9,8 Mtep (45% delle fonti rinnovabili, al netto dei trasferimenti statistici). In dettaglio, ci si attende dalle bioenergie una produzione di elettricità pari a 18.780 GWh (il 19% dell’obiettivo complessivo delle FER elettriche al 2020), un consumo per riscaldamento pari a 5,6 Mtep (il 54% del totale FER termiche) ed un consumo di biocarburanti di 2,5 Mtep (il

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Speciale bioenergie

100% dei consumi di rinnovabili nei trasporti, con esclusione dell’energia elettrica). La Strategia Energetica Nazionale (SEN), approvata a marzo 2013, fissa obiettivi ancora più sfidanti. Secondo la SEN, le FER copriranno il 19% dei consumi finali lordi al 2020. Assumendo che tale obiettivo sia raggiunto con il medesimo mix di fonti e tecnologie tracciato dal PAN, si può stimare che alle bioenergie possa essere richiesto un contributo complessivo di 10,2 Mtep, così articolato: produzione di elettricità pari a 20 TWh, consumi per riscaldamento di circa 6 Mtep, consumi di biocarburanti di circa 2,5 Mtep.

Termico

Bioenergie

Elettrico

Trasporti*

4.485

1.061

1.366

Biomasse solide

4.281

408

0

Bioliquidi

21

256

1.366

Biogas

183

397

0

7.388

8.026

1.366

57.669

29.269

31.604

8%

4%

4%

Spagna

13%

2%

0%

Francia

15%

1%

6%

Germania

10%

7%

6%

Totale rinnovabili

La promozione delle bioenergie

Totale consumi (Fer e no Fer)(**) Bioenergie rispetto ai consumi totali (%)

Con l’avvio delle politiche applicative degli obiettivi 2020-20, quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea hanno avviato o aggiornato le misure di supporto dedicate alle bioenergie, privilegiando determinate biomasse, tecnologie e destinazioni d’uso, in base a considerazioni di natura economica ed ambientale nel contesto nazionale. In Italia, il Decreto interministeriale del 6 luglio 2012 ha ridefinito i meccanismi di incentivazione delle fonti di energia rinnovabile nel settore elettrico. Il supporto alle agroenergie è stato revisionato in un’ottica di maggiore sussidiarietà con il settore primario e al fine di limitare effetti indiretti, quali la perdita di suolo agricolo o la competizione con altri

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Le bioenergie nel 2012 (dati Eurostat) [ktep]

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Italia

(*) Sono esclusi i consumi di energia elettrica nei trasporti. Sono conteggiati solo i biocarburanti sostenibili, senza considerare le premialità riconosciute a specifici biocarburanti (cosiddetto double counting). (**) Consumi finali lordi settoriali calcolati secondo le convenzioni fissate dalla direttiva 2009/28/CE.


Settore elettrico: Evoluzione della produzione da bioenergie

Settore termico: Evoluzione dei consumi di bioenergie

Dati Eurostat e stime GSE sulla base degli obiettivi SEN

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Speciale bioenergie Settore trasporti: Evoluzione dei consumi di bioenergie.

Sono esclusi i consumi di energia elettrica nei trasporti. Sono conteggiati solo i biocarburanti sostenibili, senza considerare le premialità riconosciute a specifici biocarburanti (cosiddetto double counting).

Dati Eurostat e stime GSE sulla base degli obiettivi SEN

usi delle biomasse vergini. Tra i principali aspetti innovativi si evidenziano per le bioenergie: tariffe differenziate per taglia, tipologia di impianto e fonte di approvvigionamento (prodotti, sottoprodotti, rifiuti); bonus aggiuntivi rispetto alla tariffa base, che promuovono comportamenti virtuosi; promozione dei sottoprodotti delle filiere agricole, agroalimentari e forestali rispetto agli impianti alimentati a sole colture dedicate; priorità di accesso agli incentivi per gli impianti di proprietà di imprese agricole e di piccola dimensione. Per quanto concerne le politiche di incentivazione delle bioenergie nel settore calore, esistono in Italia diversi meccanismi tra loro alternativi: Conto Termico, Titoli di Efficienza Energetica e detrazioni fiscali. In particolare il primo meccanismo, introdotto con il D.M. 28 dicembre 2012, ha dato attuazione al regime di sostegno previsto dal D.Lgs. n.28 del 3 marzo 2011, per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per l’incremento dell’efficienza energetica e la produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Tra gli interventi incentivabili rientrano ad esempio la sostituzione o, in alcuni casi, la nuova installazione di impianti alimentati a fonti rinnovabili (pompe di calore, caldaie, stufe e camini a biomassa, impianti solari termici anche abbinati a tecnologia solar cooling per la produzione di freddo). Sul versante trasporti, da alcuni anni in Italia è stato introdotto l’obbligo per i fornitori di benzina e gasolio di immettere in consumo una quota minima di biocarburanti calcolata sulla base del tenore energetico della quota fossile. Tale quantità nel 2013 è stata pari al 4,5%. A partire dal 2012 possono essere conteggiati solamente i biocarburanti per cui è stato verificato il rispetto di precisi requisiti di sostenibilità. La crescente preoccupazione riguardo alla competizione dei biocarburanti per lo sfruttamento dei terreni con le materie prime alimentari e la necessità di individuare nuovi biocarburanti, che permettano significativi risparmi in termini di emissioni di gas serra rispetto alla filiera convenzionale, costituiscono un valido motivo per incentivare l’innovazione tecnologica necessaria per lo sviluppo dei biocarburanti avanzati e la loro introduzione sul mercato. Al momento della redazione di questo articolo, è in fase di predisposizione un decreto che aggiorna le condizioni, i criteri e le modalità di attuazione dell’obbligo di immissione in consumo di biocarburanti e determina, per gli anni successivi al 2015, la quota minima di immissione in consumo,

prevedendo quote differenziate per i biocarburanti avanzati. Sul fronte autorizzativo il D.M. n.139 del 9 ottobre 2013 ha semplificato le procedure per la realizzazione di impianti di bioraffinazione. Parimenti, l’Italia è impegnata a promuovere lo sviluppo della filiera del biometano. A tale scopo è stato emanato il D.M. 5 dicembre 2013 che ha definito le modalità di incentivazioni del biometano quando destinato ai trasporti, utilizzato nelle centrali di cogenerazione ad alto rendimento, o semplicemente immesso nella rete del gas naturale indipendentemente dal suo utilizzo. Il Piano per le Bioenergie, approvato dal MIPAAF ad agosto 2014 e condiviso con amministrazioni ed enti pubblici e associazioni di categoria, disegna un quadro di insieme del settore e individua le priorità d’azione. Il Piano ha lo scopo di sintetizzare i punti di forza e le criticità delle filiere bioenergetiche, le opportunità, i risvolti economici, le strategie e gli obiettivi per il futuro, nell’ottica di contribuire a definire politiche legislative, economiche e commerciali a medio e lungo termine. Probabilmente esso potrà essere utile anche per le Regioni, per suggerire azioni ad hoc in vista degli obiettivi previsti nell'ambito dei Programmi di Sviluppo Rurale 2014-2020.

Gli impatti occupazionali e l’industria italiana Come tutte le altre fonti rinnovabili, anche lo sviluppo degli impianti a biomasse ha prodotto in questi ultimi anni importanti ricadute economico-occupazionali. Peraltro, poiché la filiera delle bioenergie è più articolata rispetto a quella di altre fonti rinnovabili, essenzialmente per l’incidenza dell’approvvigionamento del combustibile, si registra un tasso di ricadute dirette, indirette e indotte più consistente. In generale, guardando agli impatti economicooccupazionali delle bioenergie è importante sottolineare le influenze reciproche con il settore primario e le dinamiche che interessano la componente industriale che sviluppa e produce le tecnologie necessarie all’approvvigionamento e alla conversione energetica dei sottoprodotti agricoli e del segue a pagina 38

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Speciale bioenergie legno, spaziando pertanto dal sistema della meccanizzazione agricola, forestale e zootecnica alle imprese che si occupano di manutenzione boschiva per l’approvvigionamento della filiera legno-energia, fino alle fasi di manutenzione impiantistica. Nel 2012, secondo stime del GSE, sono stati investiti oltre 3,2 miliardi di euro in nuovi impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da bioenergie (biogas, biomasse solide e bioliquidi). Tali investimenti hanno dato luogo a ricadute occupazionali dell’ordine delle 50.000 unità nella fase di costruzione e installazione degli impianti (in termini di occupati equivalenti diretti, indiretti e indotti). Anche le spese di esercizio e manutenzione degli impianti esistenti hanno inciso sulla creazione di occupazione. Il GSE ha stimato, infatti, che nel 2012 fossero circa 27.000 gli occupati impiegati stabilmente nella fase di O&M degli impianti. In media, nel 2012, un euro investito in impianti a bioenergie ha creato circa il doppio degli occupati rispetto a settori, come quello del fotovoltaico, più interessati dalle importazioni. Per quanto concerne l’industria italiana, i principali segmenti della filiera per la produzione di energia elettrica in cui hanno operato le imprese italiane sono quelli delle caldaie e dei generatori di vapore, gli impianti ORC (Organic Rankine Cycle), gli impianti a biogas e gli impianti di termovalorizzazione dei rifiuti. Ma soprattutto è nel settore termico che l’Italia si distingue, essendo tra i leader mondiali nella realizzazione di piccoli impianti per la produzione di energia termica da biomasse nel settore residenziale (caldaie, stufe, termocamini). La filiera della produzione delle apparecchiature domestiche per il riscaldamento rappresenta uno dei settori più interessanti, grazie ai buoni volumi di vendita registrati in Italia (specie di apparecchi a pellet e termocamini) e nei mercati internazionali. Il principale distretto industriale è situato tra Veneto e Friuli Venezia Giulia. Va sottolineato che, al pari di quanto avvenuto in altri settori, anche nella filiera della combustione domestica delle biomasse negli ultimi 15 anni sono stati introdotti notevoli elementi di innovazione tecnologica, con importanti risultati in termini di efficienza energetica e riduzione delle emissioni. Occorre infatti distinguere tra le emissioni prodotte dalla combustione di biomasse legnose nei tradizionali apparecchi (camini aperti in primis) e quelle prodotte dai moderni apparecchi, in grado ad esempio di ridurre le emissioni di particolato anche del 70-90%. Il rapporto con il territorio Gli effetti delle bioenergie sulle questioni ambientali e sociali possono essere molteplici in base alle condizioni locali, al sistema produttivo delle materie prime avviate come combustibile e alla filiera tecnologica scelta. Nonostante ciò le energie rinnovabili rappresentano sempre più un importante fattore di integrazione al reddito di territori, spesso periferici, grazie all’installazione di impianti (eolici, fotovoltaici e a biomasse), che non a caso sono sorti spesso in contesti agricoli. In alcuni territori si è paventato il rischio di un effetto

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sostitutivo da parte della nuova risorsa energetica a dispetto della tradizionale economia rurale (vedasi alcune discussioni sorte in merito ai casi della diffusione degli impianti a biogas nella Pianura Padana e del boom del fotovoltaico a terra in Puglia). Tuttavia esiste un compromesso virtuoso in cui rinnovabili e agricoltura coesistono senza distorsioni, ma integrandosi. È il caso delle diverse forme di generazione distribuita che si integrano alle attività rurali: il fotovoltaico sui tetti delle aziende agricole, l’eolico che non snatura le colture in cui si inserisce, il mini-eolico a servizio dell’autoconsumo aziendale, gli impianti che adoperano scarti agricoli e reflui zootecnici chiudendo il ciclo produttivo aziendale nei vari contesti produttivi in cui sono inseriti (agroindustria, zootecnia, attività agroforestali, etc.). Volgendo lo sguardo alla programmazione futura è necessario supportare un corretto inserimento nel settore primario della generazione di energia da fonti rinnovabili, accompagnandone lo sviluppo con criteri sostenibili e in linea con le principali vocazioni peculiari dei territori italiani: per rendere l’energia virtuosa ancella a sostegno di un comparto strategico e di pregio del sistema produttivo italiano, quale è in particolare quello agricolo.

Conclusioni In tutte le analisi di scenario sul futuro energetico del nostro Paese, l’impiego delle biomasse per la generazione di energia nei tre settori (elettrico, termico e dei trasporti) gioca un ruolo centrale. Tra le fonti rinnovabili, le biomasse sono di certo le più complesse ma allo stesso tempo anche le più duttili, con caratteristiche tipiche rispetto alle altre fonti, quali ad esempio la programmabilità, lo sfruttamento di canali d’approvvigionamento locali e il conseguente incremento di specifiche filiere territoriali. Per limitare la dipendenza dalle importazioni di biomasse dall’estero e garantire in futuro un approvvigionamento adeguato al mercato delle centrali termoelettriche a biomassa e a quello crescente della generazione domestica di calore, è necessario porre in essere azioni di indirizzo chiare e mirate, per stimolare la produzione sostenibile di biomasse locali nei territori più interessati dal settore agroforestale, pianificando in modo capillare le fasi di raccolta e recupero degli scarti e dei sottoprodotti privi di un mercato di riferimento e che sono spesso inutilizzati o distrutti impropriamente. Parallelamente, evitando di focalizzare le politiche, seppur con una sempre minore intensità di aiuto pubblico, solo sul lato dello stimolo alla produzione energetica, occorre comprendere e indirizzare le potenzialità della ricerca, dell’innovazione tecnologica e del tessuto produttivo nazionale, al fine di stimolare la produzione industriale e l’occupazione in tutte le fasi della lunga e ramificata filiera bioenergetica.


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energia

Innovazione tecnologica

Volano per un futuro migliore PARLA CLAUDIO ANDREA GEMME Presidente di Anie Confindustria di Ilaria Proietti

E: Quali sono le soluzioni tecnologiche più innovative messe in campo ambientale ed energetico negli ultimi anni? CAG: L’innovazione tecnologica ha aperto nuove frontiere della domanda in tutti i contesti, anche i più tradizionali. Si tratta di soluzioni di impiantistica evoluta, tecnologie per l’efficienza energetica, sistemi di accumulo e dispositivi per la mobilità elettrica, solo per citarne alcune. Tutto ciò nasce dalle esigenze di qualità, sicurezza e contenimento dei consumi energetici emerse a seguito dei cambiamenti sociali e demografici e delle questioni ambientali intervenute nell’ultimo decennio. E: Qual è l’incidenza della spesa in R&S delle vostre aziende associate? CAG: Le aziende ANIE investono in media ogni anno il 4% del loro fatturato in attività di Ricerca e Innovazione (la media

Claudio Andrea Gemme

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al cittadino. Manca però una vera e propria cultura della ‘smartness’. Occorre quindi che quelli che per ora sono solo progetti di eccellenza diventino modelli concreti di sviluppo per tutto il territorio nazionale. E per far questo occorre diffondere presso la pubblica amministrazione e i privati cittadini un’effettiva conoscenza delle potenzialità offerte dalle tecnologie esistenti. E: Quali misure sarebbero necessarie per far ripartire la domanda interna? CAG: Riponevamo grande fiducia in alcuni provvedimenti annunciati dal nostro esecutivo, ma ciò che è stato fatto finora non appare sufficiente. La nostra proposta è quella di tagliare le tasse per le imprese eliminando totalmente l’Irap, una tassa iniqua, mettendo contestualmente più soldi nelle tasche dei cittadini. In questo modo avremmo imprese più competitive e una domanda interna più dinamica, grazie all’aumento dei consumi. Non si può continuare a fare affidamento solo sull’export, se vogliamo davvero uscire da questa crisi. E: Come giudica le azioni finora messe in campo dal governo sul fronte del rilancio dell’industria italiana? CAG: Vogliamo continuare a riporre fiducia in questo esecutivo, ma dobbiamo constatare che finora non è riuscito a mettere in atto quegli strumenti in grado di far tornare l’Italia attrattiva per gli investitori, di riportare le fabbriche nel Paese, crearne di nuove e contribuire ad abbattere il tasso di disoccupazione. La riforma del mercato del lavoro e la messa a punto della Legge di Stabilità 2015 rappresentano due banchi di prova importanti per l’attuale governo. del manifatturiero si attesta intorno allo 0,4%), con punte di eccellenza del 20% in alcuni comparti ad elevata innovazione. L’elettrotecnica e l’elettronica rappresentano più del 30% dell’intero investimento in R&S effettuato dal settore privato in Italia. E: Quali sono gli ostacoli che impediscono alle nostre aziende di approfittare dei fondi nazionali ed europei per la ricerca e l’innovazione, quali per esempio i finanziamenti del programma Horizon 2020? CAG: Sono stati recentemente divulgati i numeri di Sme Instrument, l’ultimo bando comunitario a sostegno delle PMI innovative, compreso nei fondi Horizon 2020: un progetto su cinque è italiano, ma tra i vincitori abbiamo solo 20 aziende nazionali su 155 selezionate. Quello che manca alle nostre imprese è una guida, uno strumento di orientamento sul da farsi. Per questo ANIE Confindustria ha recentemente dato vita allo Sportello Ricerca che fornisce ai soci un servizio di consulenza gratuita in materia. È possibile incontrare singolarmente esperti che valutano l’idea sia dal punto di vista tecnico che dal punto di vista delle possibilità offerte dai bandi e delle opportunità di partnership a livello italiano ed europeo. E: Negli ultimi anni si è parlato molto di smart city: quali sono le tendenze in atto e gli ostacoli da superare? CAG: La smart city è ormai una realtà più concreta di quanto si possa pensare. Alcuni capoluoghi italiani sono già all’avanguardia in molti settori, dai trasporti ai servizi

E: A fronte della crisi del mercato interno, l’export è destinato a giocare sempre più un ruolo di traino. Ci può dire qual è il fatturato derivante dalle esportazioni e come si è evoluto negli ultimi anni? CAG: Dei 56 miliardi di fatturato aggregato registrati dall’industria elettrotecnica ed elettronica italiana nel 2013, più del 50% è derivato dall’export: 29 miliardi di euro. Tra il 2009 e il 2013 sono state organizzate da ANIE 12 missioni imprenditoriali, 11 partecipazioni fieristiche e 3 workshop internazionali. Vanno poi aggiunte le iniziative del 2014, non ancora concluso, articolato in venti appuntamenti in 4 continenti. E per il 2015 sono previsti altri 25 appuntamenti sui principali mercati esteri. Nel 2009 l’export si attestava a “solo” 23 miliardi di euro: in soli cinque anni c’è stata una crescita di questo segmento di fatturato del 20%. E: Quali sono le mete privilegiate delle vostre missioni e partecipazioni fieristiche sui mercati esteri? CAG: Oggi i mercati più interessanti per le tecnologie dell’eccellenza ‘made in Italy’ elettrotecnica ed elettronica sono Medio Oriente e America Latina. Il nord Africa, mercato ugualmente interessante, è al momento fermo a causa delle turbolenze geopolitiche. In queste aree gli investimenti in settori strategici come l’energia, i trasporti e le costruzioni rappresentano degli importanti driver di crescita sul lungo periodo.

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energia I primi 10 anni di AU

Un valore aggiunto per il mercato IL PUNTO DI VISTA DI PAOLO VIGEVANO Presidente e A.d. di Acquirente Unico SpA di Luca Speziale Benchmark di prezzo, servizi terzi, tutela del cliente per il superamento delle controversie. Ecco alcune voci della “carta d’identità” di AU che, dopo dieci anni di attività, ha chiesto a esperti del settore di dare il loro punto di vista sul suo ruolo. Ne è nato un volume, “Riforme elettriche: tra efficienza ed equità”, che tenta di inquadrare la prospettiva futura di AU, alla luce dell’evoluzione del suo ruolo e delle sue funzioni.

Paolo Vigevano

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E: Per i decennali si organizza un convegno, voi pubblicate un volume scientifico.

dedicata ai nuovi strumenti di intervento pubblico necessari in questo scenario di cambiamento.

PV: Io penso che tutto quello che fa una società pubblica, deve sempre essere all’insegna dell’operatività. Abbiamo voluto valorizzare il patrimonio costruito finora, esaminando l’attività di AU, coinvolgendo esperti per chiedere loro di esprimere la propria posizione sul nostro futuro. Vogliamo generare riflessioni e animare il dibattito sui temi a noi vicini.

E: AU nel volume è rappresentato come una parte dello schema o il suo ruolo viene esaminato anche in particolare?

E: “10 anni”, ma AU non è stato istituito nel 1999? PV: Si intendono 10 anni di attività, di azione sul campo. Quindi da quando l’azienda è entrata a regime, prima con il solo acquisto di energia, dopo fino ad arrivare ad essere una vera è propria holding di servizi. Direi che si sono voluti festeggiare i dieci anni di“prima linea”. E: Come è strutturato il volume? PV: È diviso in due parti: la prima è articolata in tre sezioni e analizza le riforme in una dimensione europea; la seconda riguarda la specificità del mercato elettrico italiano. E: Quali sono i focus? PV: La definizione dell’indice è stata un’operazione delicata compiuta con il professor Clò che, con la sua RIE, ha curato il volume. Gli argomenti trattati sono molti perché quando si esamina l’attività di AU, ci si accorge che per collocarla nel percorso di liberalizzazione, si finisce per toccare tutti i gangli del settore. Troviamo quindi l’analisi sulla liberalizzazione e i suoi effetti sul percorso d’integrazione dei mercati europei e sulle diverse possibilità e modalità di promuovere investimenti di lungo periodo. E: In pratica si descrive la storia del settore elettrico degli ultimi 10 anni? PV: Non una storia, ma un’analisi del modo in cui il percorso si è dispiegato. Ci si è occupati, da varie angolature, delle ripercussioni dei meccanismi concorrenziali sui consumatori e come garantirne l’integrazione col mantenimento di condizioni di universalità, accessibilità e qualità del servizio elettrico, base del benessere sociale. Era un obiettivo delle prime direttive energetiche e ogni paese lo ha perseguito in maniera diversa. In Italia, lo abbiamo fatto anche attraverso AU. Quest’analisi ha mantenuto sempre in sottofondo una domanda: dove andiamo adesso?

PV: Non ci siamo sottratti ad un’analisi. L’evoluzione del ruolo e delle competenze di AU sono descritte alla luce dell’attuale modello organizzativo di mercato, mantenendo sempre al centro la nostra mission: accompagnare il mercato verso la completa liberalizzazione e aiutare il consumatore a comprendere i reali benefici derivanti da questo processo. Inoltre viene approfondita l’importanza di quanto è stato fatto da AU, in termini di servizi per il settore e in favore del consumatore. E: Avete voluto mettervi sotto esame, come è andata? PV: Questo non è un volume autocelebrativo. Il taglio scientifico ha garantito agli autori di esprimersi in totale autonomia (e in maniera gratuita, se si escludono alcuni costi vivi come le traduzioni). Posso dire, con soddisfazione, che qualche autore ha mutato la sua posizione sul nostro ruolo. E anche dalle valutazioni più “critiche”, deduciamo la necessità di qualche aggiustamento, non certo l’opportunità di capovolgere il sistema. D’altra parte, un tema come quello della Maggior Tutela e degli acquisti all’ingrosso di AU ha caratteristiche delicate e anche controverse. L’Italia ha una sua particolarità in Europa e l’approccio alla tutela del consumatore adottata nel nostro paese ha delle sue specificità. La Commissione Europea ha pienamente sancito la nostra legittimità come strumento, a dimostrazione di un’attenzione sul nostro mercato che varca i confini nazionali. E: Il libro è solo per “addetti ai lavori”? PV: Si tratta un testo con una forte connotazione tecnica. Però ha molti aspetti che si possono considerare divulgativi. Il presupposto per la lettura è che si sia interessati alla materia, non che la si conosca già. Anzi, il volume può costituire un percorso per capire meglio le dinamiche dei mercati e le relazioni tra i diversi attori che vi agiscono, osservati in ottica sia tecnica, che economica e giuridica, in un contesto di policy italiana ed europea.

E: Una domanda cui però pare impossibile rispondere, in una situazione d’incertezza come quella che viviamo nel settore elettrico. PV: Se c’è una possibilità di “evitare le buche più dure”, questa sta nel chiedersi se oggi ha ancora senso leggere la realtà con chiavi di lettura di ieri. Quindi una particolare attenzione è dedicata al tema di come devono, e quanto, cambiare infrastrutture e meccanismi di mercato in relazione allo sviluppo di rinnovabili e smart grids. E naturalmente, dei nuovi o diversi ruoli che potremo aspettarci. C’è poi una parte

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energia

Sì al monitoraggio dei mercati all’ingrosso IL PARERE DI ALBERTO POTOTSCHNIG Direttore Acer (Agency for the cooperation of energy regulators) di Tommaso Tetro

Alberto Pototschnig

La cooperazione tra i regolatori dell'energia per il completamento del mercato interno a livello europeo e un mercato trasparente e integro grazie all'avvio di un progetto unico al mondo. Sono due degli aspetti principali su cui si concentra il direttore dell'Agenzia per la cooperazione dei regolatori dell'energia, l'Acer, Alberto Pototschnig, quando parla dello stato dell'arte a livello europeo e delle sfide per il futuro. Tra queste inserisce la sicurezza degli approvvigionamenti e la necessità di maggiore flessibilità per una risposta più veloce del sistema quando in rete circolano le rinnovabili.

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E: Facciamo il punto della situazione in Europa tra i regolatori? AP: Se parliamo della cooperazione tra i regolatori, da quando l'Agenzia ha cominciato a lavorare si è progredito molto sia nelle cose fatte sia nel modo in cui i regolatori e noi cooperiamo: si è instaurato un buon meccanismo attraverso il board dei regolatori e i vari working group. Tutti gli obiettivi sono stati raggiunti.

E: Relazioni con l'Italia, con l'Authority su quali temi avete avuto modo di collaborare?

E: Come si comporta il mercato elettrico? AP: Abbastanza bene. Si è fatta molta strada, soprattutto nel mercato del giorno prima, anche se c’è ancora da fare, ad esempio nel mercato intragiornaliero e in quello a lungo termine. All'inizio del 2015 l'Italia si unirà al mercato all’ingrosso del giorno prima, che da maggio scorso già opera a livello continentale come singolo mercato dal Portogallo alla Finlandia. Questo è un obiettivo che solo qualche anno fa sembrava lontanissimo. Siamo invece indietro sull’integrazione del mercato intragiornaliero, sempre più importante con l'entrata delle rinnovabili. E: Il ruolo del gas? AP: Nel gas ci sono varie piattaforme per l’allocazione della capacità transfrontaliera di interconnessione. Non tutti i mercati del gas però sono sufficientemente liquidi, un po' per la limitata dimensione geografica degli stessi, un po' per il fatto che in alcuni di essi c'è un solo fornitore. L'Agenzia sta provvedendo alla revisione del cosiddetto Gas target model per cercare di definire un set più accurato di criteri. Il settore gas, tradizionalmente legato a contratti a lungo temine, ha fatto significativi passi in avanti verso l’integrazione dei mercati a livello europeo. E: Lo shale gas? AP: In Europa non ha la stessa penetrazione degli USA. Da noi non c'è lo stesso fenomeno e forse non ci sarà mai. In Europa l’approvvigionamento di gas è più complicato perché siamo dipendenti da fonti esterne e finora buona parte delle infrastrutture era unidirezionale. Il riflesso nel nostro continente del boom dello shale gas è stato un’offerta abbondante di carbone americano a buon mercato. E: La crisi Ucraina, effetti sull'approvvigionamento europeo? AP: Se la crisi si fosse verificata tre anni fa saremmo stati in una situazione peggiore. Avevamo un quadro in cui alcuni Stati Membri potevano approvvigionarsi del gas solo da est, mentre adesso siamo in grado di approvvigionare almeno parte della domanda nell’Europa dell’est con gas disponibile in altre parti dell’Unione. Questo fa parte di quella solidarietà che è uno dei capisaldi dell’azione dell’Unione Europea. E: Le rinnovabili in Europa, fila tutto liscio? Quali le potenzialità di crescita ulteriore? In Italia la discussione spesso si concentra sugli incentivi, in Europa come vanno le cose? AP: Devo dire che per noi come Agenzia, la sfida delle

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rinnovabili è quella di supportare la loro penetrazione nel sistema energetico. Vento e sole hanno una variabilità maggiore rispetto alla generazione tradizionale: c'è bisogno di avere un sistema energetico più flessibile. È questa un po' la sfida che proviamo ad affrontare aumentando le interconnessioni e cercando risorse che possano compensare la variabilità delle rinnovabili attraverso una risposta rapida del sistema.

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AP: Il rapporto con l'Autorità italiana è ottimo. E poi alcune pratiche italiane sono di grande interesse anche a livello europeo. In verità lavoriamo bene con tutte le Authority: le considero allo stesso modo. E non potrei che far così. E: Cosa vede nei prossimi anni per l'Europa dell'energia e del gas? AP: Abbiamo presentato a fine settembre un documento – Bridge to 2025 – che guarda alle sfide future ed ha ricevuto l'approvazione unanime del board dei regolatori. Da questo punto di vista l'Agenzia ha raggiunto uno dei suoi obiettivi: promuovere la cooperazione tra i regolatori ed una visione comune della regolazione a livello europeo. Allo stesso tempo stiamo dando vita al progetto enorme: rendere operativo il meccanismo di monitoraggio dei mercati all’ingrosso dell’energia previsto dal Regolamento sull'integrità e la trasparenza dei mercati – il Remit - che coinvolge noi, i regolatori nazionali e tutti i partecipanti ai mercati dell’energia. E' un approccio che non è mai stato sperimentato nei mercati dell’energia, una sfida sia per noi che per i regolatori. Il provvedimento dovrebbe entrare in vigore già tra la fine dell'anno e l'inizio dell'anno prossimo.



energia

Innovazione vincere di Stefano Besseghini “Comunicare l’un l’altro, scambiarsi informazioni è natura; tenere conto delle informazioni che ci vengono date è cultura” (J.W. Goethe) Anche quest’anno RSE ha voluto interrogarsi ed interrogare le imprese del settore sul ruolo dell’innovazione energetica come fattore di competitività in un contesto che deve affrontare sfide globali e locali molto complesse. A questo fine ha organizzato una ricerca di campo svolta in collaborazione con Icom (Istituto per la Competitività -www.i-com.it - e con il Politecnico di Bari) per approfondire le esigenze di innovazione delle imprese italiane che operano nel settore elettro-energetico.1

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La ricerca è stata presentata nel Rapporto ICOM sull’Innovazione Energetica 2014 - http://www.i-com.it/wp-content/uploads/2014/05/rapporto_i-com_2014_sull_ innovazione_energetica.pdf

Stefano Besseghini AD e Presidente RSE

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energetica per le grandi sfide Il 78% delle aziende intervistate ha effettivamente svolto attività di innovazione nel campo dell’energia attraverso attività in house o mediante l’attivazione di collaborazioni con enti pubblici nel settore energetico. Il 46% di queste ha presentato almeno una domanda di brevetto nel periodo 2007-2013, a fronte di un 7% che ha acquistato diritti di sfruttamento da terzi. A supporto di questi processi di innovazione le imprese ricorrono spesso (62% del campione) a collaborazioni scientifiche con enti pubblici di ricerca. Collaborazioni che appaiono attivamente ricercate dalle imprese (solo il 3% afferma che questa collaborazione nasce su sollecitazione dell’ente di ricerca) e molto positive nei risultati (solo il 5% delle imprese non è pienamente soddisfatto dell’esito di queste attività congiunte). Esiste dunque una interessante domanda potenziale di strumenti e risorse pubbliche da destinare per ottimizzare e potenziare le collaborazioni tra imprese e centri di ricerca pubblici nel settore dell’energia. Le imprese, soprattutto quelle di dimensione più piccola, devono essere meglio supportate nella ricerca del miglior partner scientifico. Un contributo in questo senso può venire dalle associazioni di impresa che possono svolgere una funzione di intermediazione tra i centri di ricerca e/o le grandi imprese da una parte e le PMI dall’altra. Ad esempio mediante la partecipazione attiva ai centri decisionali delle Università, oppure implementando servizi a beneficio dei propri associati, per l’individuazione del centro di competenza utile alle esigenze di innovazione dell’azienda. Il principale elemento che emerge dall’analisi delle risposte delle aziende è l’assenza di una chiara specializzazione rispetto ai temi sull’innovazione. Emergono i settori più trasversali (efficienza energetica, smart grid), molte imprese dichiarano di svolgere attività innovativa contemporaneamente su più fronti (es. materiali, automazione, diagnostica) e l’innovazione sembra orientarsi verso l’integrazione di sistema e non si focalizza su singoli settori ma abbraccia l’intero ciclo di vita dei prodotti.

L’esigenza di innovazione è fortemente sentita anche nei settori apparentemente più tradizionali - come la trasmissione e la distribuzione di energia elettrica - per le nuove sfide poste dalla crescente penetrazione delle fonti energetiche rinnovabili intermittenti e della generazione distribuita. In termini di risorse più che una questione di quantità assoluta destinata alla ricerca e sviluppo nel settore energetico, la richiesta principale proveniente dalle imprese sembra essere la semplificazione: burocrazie e tempistiche incerte sono gli elementi ritenuti più critici nella valutazione delle imprese. Lavorare sullo scambio di capitale umano tra imprese e centri di ricerca e viceversa sembra essere un altro importante motore di potenziale innovazione. In tal senso dovrebbero essere riviste alcune rigidità - non solo di carattere culturale - che caratterizzano il mondo del lavoro e i metodi di valutazione della carriera accademica, almeno per i settori a più alta valenza tecnologica. Importante, anche per dare un carattere di maggiore stabilità a queste collaborazioni, è offrire una prospettiva di più lungo respiro alle sinergie che si creano tra pubblico e privato. Ad esempio, prevedendo nei bandi di fornitura di beni e servizi per la PA clausole premianti per le associazioni costituite nell’ambito della partecipazione a bandi di innovazione, o diffondendo maggiormente il ricorso allo strumento dell’ Innovative Public Procurement. Oltre alla potenziale domanda di innovazione da parte delle imprese che operano nel settore energetico, il rapporto ha messo in evidenza la qualificata offerta da parte dei centri di ricerca nazionali di competenze scientifiche e tecnologiche di assoluta eccellenza. Prova ne è, da un punto di vista generale, l’ottima performance dell’Italia nella produzione scientifica nel settore energetico, anche per il 2013. Mantenere il livello di eccellenza scientifica degli enti pubblici di ricerca risulta quindi funzionale anche alla competitività del sistema delle imprese che operano nel settore energetico.

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energia

Shale gas: una sfida possibile? Lo sfruttamento di gas non convenzionale fra timori, ritardi e prospettive di Michele Panella Prezzi del gas scesi a circa un quarto di quelli europei e a un ottavo di quelli asiatici: complice anche la debolezza dei consumi interni, questo il risultato più evidente conseguito dagli USA a giugno 2012 grazie allo sfruttamento del gas non convenzionale. Con notevoli vantaggi per l’industria americana, soprattutto manifatturiera, che ha iniziato il rientro in patria dopo anni di delocalizzazione all’estero. La rivoluzione del gas non convenzionale, e dello shale gas in particolare, sta contribuendo al graduale affrancamento del Paese a stelle e strisce dalle importazioni energetiche con la possibilità di annoverare gli USA nei prossimi anni fra gli esportatori netti di gas - e sta obbligando i Paesi medio orientali a reindirizzare le proprie vendite. L’intera filiera di produzione di questo gas è, peraltro, foriera di nuovi posti di lavoro, diretti e indiretti, tanto da far prevedere che negli Stati Uniti ne saranno creati più di 800.000 entro il 2015 e oltre un milione e mezzo

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entro il 2035. Per non parlare, poi, dei riflessi benefici sulla generazione elettrica - che ha visto una sensibile riduzione della produzione da impianti a carbone, contribuendo così a portare le emissioni di CO2 all’inizio del 2012 ai livelli del 1992 – nonché sull’industria della trasformazione e, in prospettiva, sul settore dei trasporti. Ma cos’è in definitiva lo shale gas e quali i paesi che potrebbero sfruttarlo? Lo shale gas fa parte dell’insieme dei gas non convenzionali, in quanto si trova in giacimenti diversi da quelli tradizionali e viene estratto con tecniche di scavo perfezionate negli ultimi decenni. In pratica, il gas si trova intrappolato in rocce sedimentarie argillose ed è tecnicamente sfruttabile grazie all’uso combinato della fratturazione idraulica (fracking) e della perforazione orizzontale. Questa ultima si riferisce alla possibilità di trivellare un pozzo, inizialmente in verticale e poi in direzione orizzontale raggiungendo così le formazioni rocciose situate in profondità. Così si possono sfruttare quelle formazioni non accessibili dalla superficie se non aprendo un’infinità di pozzi verticali.


La perforazione delle rocce argillose permette di liberare il gas contenuto grazie all’impiego di un fluido ad altissima pressione, costituito da acqua, solventi e sabbia e/o sostanze ceramiche: l’acqua pompata in pressione nei pozzi crea delle fratture, anche di centinaia di metri, facendone fuoriuscire il gas intrappolato. La sabbia garantisce che le fratture rimangano aperte permettendo al gas di uscire anche dopo il deflusso dell’acqua di fratturazione. Lo sfruttamento dello shale gas potrebbe davvero modificare la “geografia” del gas a livello mondiale. Infatti, mentre i giacimenti di gas convenzionale sono situati soprattutto nell’Eurasia, nell’Est Europa e in Medio Oriente, i giacimenti di gas non convenzionale sono concentrati soprattutto nei Paesi dell’Asia-Pacifico e in America (le due aree insieme coprono una percentuale di oltre il 65% del totale considerato estraibile). E in effetti, sulla base dell’esperienza USA è chiaro che considerate anche la riduzione dei costi di estrazione e la limitazione delle implicazioni ambientali, conseguite grazie

ai progressi compiuti nei procedimenti estrattivi - il gas non convenzionale ha un ruolo non secondario in materia di sicurezza degli approvvigionamenti e di disponibilità di risorse energetiche, da utilizzare anche per l’esportazione qualora ce ne fossero le condizioni. Fra i paesi che si ritiene abbiano le maggiori risorse di shale gas tecnicamente sfruttabili - da verificare se lo siano anche economicamente - vi sono la Cina (stimati 31 trilioni di m3), l’Argentina (23 trilioni di m3), gli USA (19 trilioni di m3). A seguire Canada, Messico e Australia attestate fra i 16 e i 13 trilioni di m3. La Cina con il gas non convenzionale potrebbe allentare la pressione esercitata dalla crescente domanda interna di energia. Tuttavia, la produzione cinese risulta difficoltosa per la mancanza di adeguate competenze tecniche e della scarsa conoscenza del sottosuolo. Non è un caso che nel 2009 il Presidente Hu Jintao abbia sottoscritto con il Presidente USA un accordo per condividere le conoscenze statunitensi in merito allo sviluppo della filiera dello shale gas. segue a pagina 53

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La nuova via dell’energia.


Come noto l’Europa rappresenta il secondo mercato di gas naturale al mondo, mentre le stime sulle sue risorse di shale gas si aggirano complessivamente sui livelli del Canada (15-16 trilioni di m3). Ciò consentirebbe di coprire i consumi europei per circa 30 anni nell’ipotesi di impiegare esclusivamente shale gas. E’ certo più verosimile una copertura parziale dei consumi con questo gas, che quindi risulterebbe fondamentale per alleggerire la dipendenza dalle importazioni, attualmente provenienti per la maggior parte dalla Russia. Per il momento, mentre la produzione di gas non convenzionale ha consentito agli USA di ridurre con l’importazione di GNL, creando situazioni di surplus di gas esportato in Messico, Canada ed Europa, il Vecchio Continente continua a essere uno dei principali importatori mondiali di gas, con il relativo bagaglio di investimenti necessari per la realizzazione di infrastrutture, quali gasdotti e impianti di rigassificazione e stoccaggio. È tuttavia vero che l’Europa, pur avendo risorse proprie di shale gas, difficilmente potrà replicare in toto le politiche americane, non fosse altro che per le diverse condizioni al contorno. Differenti sono, infatti, la conoscenza della geologia del sottosuolo e la legislazione in materia di diritti sul suolo, nonché la densità di popolazione, il che rende più complessa l’individuazione di zone idonee a effettuare gli scavi, mentre appaiono più stringenti i vincoli ambientali, specialmente nei Paesi occidentali dell’Unione, dove è spiccata la sensibilità ai temi del territorio. Ed è proprio per le implicazioni di carattere ambientale e sociale, talora ingigantite, che lo sfruttamento dello shale gas è divenuto un tema estremamente controverso in Europa. Gli aspetti più dibattuti vanno dalle emissioni di CO2 che si verificano durante le operazioni estrattive, alla possibile sollecitazione di eventi sismici, passando per l’eccessivo uso d’acqua in fase di fratturazione idraulica, per l’inquinamento delle falde acquifere, a causa dell’utilizzo di reagenti chimici, o delle acque di ritorno post fratturazione.

convenzionale e a promuovere valutazioni di fattibilità più accurate: si tratta delle cosiddette golden rules, regole auree rivolte a tutti gli operatori del settore, dagli investitori ai regolatori alle popolazioni coinvolte. E in effetti queste regole richiamano la necessità imprescindibile di coinvolgere le comunità anche con azioni di trasparenza, che non sono state sempre tempestive nel passato, contribuendo così a dare corpo a ombre e sospetti. È poi necessario scegliere accuratamente i siti di scavo - anche in base alla geologia e all’opportunità di realizzare economie di scala - impermeabilizzare i pozzi così da evitare dispersioni inquinanti, minimizzare le operazioni di venting per ridurre le emissioni di CO2 e usare responsabilmente l’acqua di fratturazione, con una gestione attenta delle acque di ritorno, che ne preveda il riutilizzo o lo smaltimento. Il tutto deve essere accompagnato da adeguati piani di sicurezza e dal monitoraggio continuo di opportuni indicatori ambientali, stabiliti a priori e resi pubblici. La partita europea, in definitiva, si giocherà proprio sulla capacità di attivare un dibattito pubblico aperto e trasparente – basato su analisi scientifiche indipendenti piuttosto che sull’onda di percezioni momentanee o interessi di parte - e su un coinvolgimento sociale tale da consentire alle comunità di comprendere la reale portata dell’opportunità che si presenta: in prospettiva, lo sfruttamento delle risorse di gas non convenzionale a livello globale potrebbe incidere significativamente sulla bilancia commerciale di molti Paesi, arrivando a cambiare gli attuali equilibri energetici mondiali e il quadro della sicurezza energetica europea. Ovviamente tutto ciò non basta: per lo sviluppo del settore, oltre alla reale accessibilità delle risorse e a costi di estrazione abbordabili, saranno importanti la definizione di un quadro regolatorio chiaro, che dia stabilità a chi deve investire e sicurezze alla popolazione, l’adozione di politiche fiscali mirate e la determinazione di opportuni segnali di mercato.

In realtà, non è semplice esprimere un giudizio definitivo sulle argomentazioni pro o contro l’estrazione di shale gas. Per questo è fondamentale insistere sulla necessità che vengano effettuati studi e approfondimenti da parte di organismi terzi, che affrontino a tutto tondo i problemi connessi con lo sviluppo della filiera, senza pregiudizi di sorta. D’altra parte occorre dire che la fratturazione idraulica non sarebbe l’unica attività umana che richiede grandi quantità di acqua e neppure l’unica attività che potrebbe, per così dire, favorire l’attività sismica, peraltro limitata nelle intensità che fino ad ora si sono registrate: è ben noto agli esperti, infatti, che talune attività di estrazione mineraria possono ugualmente indurre fenomeni sismici. Di certo buona parte dei problemi e dei timori associati allo sfruttamento di questi giacimenti è pienamente affrontabile con l’adozione dei principi propugnati dall’International Energy Agency, mirati ad aumentare la consapevolezza dei cittadini sui temi del gas non

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pubbliredazionale

Italo il nuovo modo di viaggiare Nuovo Trasporto Viaggiatori è il primo operatore privato italiano sull’Alta Velocità ferroviaria. Italo, questo il nome di battesimo del treno oggi più moderno d’Europa, assicura 52 collegamenti giornalieri tra 16 stazioni di 13 città: Salerno, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Milano, Torino, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro e Ancona. Italo, figlio del prototipo che detiene il record mondiale di velocità su rotaia (574,8 chilometri orari), è un treno ecologico, costruito al 98% con materiali riciclabili, e consuma meno energia. Il progetto imprenditoriale, che ha innovato il mondo del trasporto sull’alta velocità, è nato con l’obiettivo di cambiare la cultura dell’accoglienza e garantire al viaggiatore una nuova moderna esperienza di viaggio, grazie al comfort degli ambienti, alla ricchezza dell’intrattenimento di bordo e a un servizio accogliente e puntuale. Italo è nato per soddisfare infatti le esigenze dei viaggiatori che possono scegliere tra l’esclusiva carrozza Club, gli ampi spazi e l’accurato servizio della Prima, i colori vivaci dell’ambiente Smart o ancora la Carrozza Cinema, una novità assoluta che offre la visione di grandi film d’autore comodamente seduti mentre si sfreccia a 300 km/h tra le città italiane.

In tutti gli ambienti le poltrone sono in morbida pelle Frau, la connessione Wi-Fi è gratuita ed è disponibile un portale di bordo che offre un ricchissimo intrattenimento. I viaggiatori NTV possono leggere la versione digitale di prestigiosi quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Gazzetta dello Sport, International New York Times), aggiornarsi con le notizie di Ansa e SkyTg24, leggere un ebook o godersi 100 film disponibili, le notizie Meteo e turistiche, i divertenti programmi televisivi trasmessi da MTV. A completare il servizio di alta qualità c’è la ristorazione curata da Eataly che è servita al posto e che è a base di menù gustosi, cibi biologici e stagionali. NTV ha pensato anche a una vasta gamma di servizi accessori per rendere il viaggio semplice e piacevole: convenzioni per parcheggi e noleggi auto (con o senza conducente), consegna bagagli a domicilio, soluzioni ad hoc per minori non accompagnati e cani extralarge. In stazione l’accoglienza è assicurata da Casa Italo, il centro assistenza al viaggiatore con Wi-Fi libero e comode postazioni relax. Tutte le informazioni sull’offerta e i servizi di NTV sono disponibili sul sito italotreno.it o tramite il contact center Pronto Italo (060708).


energia Riforme istituzionali

Ecco le novità per l’energia di Tommaso Franci È in corso un processo di riforma istituzionale. È stata avviata l’attuazione della riforma delle Province1 e il disegno di legge di riforma della Costituzione è stato approvato in prima lettura nel mese di agosto. Gli effetti per il settore energetico ed in particolare sull’assetto delle competenze che vedono oggi un ruolo determinante delle Regioni e delle Province, potrebbero essere rilevanti. La Strategia Energetica Nazionale2 (SEN) ha tra le sue priorità quella di un intervento costituzionale in materia di energia che introduca una “Modernizzazione del sistema di governance” delle politiche energetiche ed in particolare con riguardo al rapporto tra Stato e Regioni, riportando allo Stato la competenza legislativa esclusiva in materia di energia, per quanto riguarda le attività e le infrastrutture energetiche di rilevanza nazionale.

1

Legge n. 56 del 7 aprile 2014 “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni” G.U. n. 81 del 7 aprile 2014.

2

Decreto del Ministero dello sviluppo economico e del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio dell’8 marzo 2013 ”Strategia Energetica Nazionale: per un’energia più competitiva e sostenibile”

Città metropolitane e Province Dal primo gennaio 20153 dieci amministrazioni provinciali diventeranno Città metropolitane, mentre le altre manterranno la denominazione di Province ma con un nuovo assetto istituzionale. Con la legge 56/2014 sia le città metropolitane che le nuove Province sono enti territoriali di secondo grado, i cui organi collegiali sono eletti dai rappresentanti - consiglieri comunali e sindaci - dei comuni. I nuovi enti hanno funzioni proprie definite ”fondamentali” dalla legge. Per le nuove province sono quelle di “pianificazione territoriale provinciale di coordinamento, nonché tutela e valorizzazione dell’ambiente, per gli

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Tale scadenza vale per le amministrazioni provinciali il cui mandato è già scaduto o scade nel corso del corrente anno, in alcuni casi tale scadenza è posposta alla successiva scadenza del mandato amministrativo.

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aspetti di competenza”. Alle città metropolitane vengono attribuite ulteriori “funzioni fondamentali” come l’adozione di un piano strategico triennale e quella di “pianificazione territoriale” vincolante per i comuni. Stato e le Regioni, secondo le rispettive competenze, potranno attribuire alle città metropolitane e alle Province ulteriori funzioni oltre a quelle “fondamentali”. L’accordo sancito l’11 settembre 2014 in sede di Conferenza unificata traccia il percorso da seguire nel processo di attribuzione delle funzioni amministrative.

Il disegno di legge costituzionale e l’energia Il disegno di legge costituzionale, in corso di esame, non riguarda solo la ripartizione di competenze legislative tra Stato e Regioni, ma prevede anche il superamento del bicameralismo perfetto, la trasformazione del Senato in Senato delle autonomie e l’abolizione delle Province come ente costitutivo della Repubblica. La scelta di questi interventi ha il fine di rafforzare l’efficienza delle politiche pubbliche, e di razionalizzare il sistema di governo multilivello articolato tra Unione Europea, Stato e autonomie territoriali. Con l’abolizione delle Province, lo status di ente autonomo, costituzionalmente riconosciuto, con propri poteri e funzioni sarebbe previsto solo per i comuni, le città metropolitane e le Regioni. Il DDL costituzionale prevede l’abolizione delle materie di competenza concorrente tra Stato e Regioni e un aumento delle materie di competenza esclusiva dello Stato tra cui quella della “produzione, trasporto, e distribuzione nazionali

Competenze per il procedimento autorizzato

dell’energia” che oggi figura come materia di competenza legislativa concorrente. Nel nuovo assetto costituzionale le materie non attribuite esplicitamente allo Stato sarebbero di competenza esclusiva delle Regioni. Il quadro verrebbe completato dall’introduzione della “clausola di supremazia” che consentirebbe allo Stato di legiferare anche su materie o funzioni non attribuite alla competenza statale ogni qualvolta che sia richiesto dalla tutela dell’unità della Repubblica.

Il ruolo attuale delle Province Anche limitandosi solo ad alcuni ambiti del settore energetico - come quelli delle autorizzazioni uniche per gli impianti di generazione da fonti rinnovabili, delle valutazioni di impatto ambientale, e delle concessioni idroelettriche - oggi lo scenario di attribuzione delle funzioni amministrative è assai articolato, e riflette le scelte compiute nelle varie fasi del processo di decentramento culminato circa 15 anni fa con la riforma del Titolo V della Costituzione. Questo scenario è stato ricostruito dal rapporto predisposto dal GSE “Regolazione regionale della generazione elettrica da fonti rinnovabili”4. Sono significativi i casi di attribuzione esclusiva delle competenze alle Province per le concessioni idroelettriche e le autorizzazioni uniche, e molto diffusi i casi di ripartizione delle funzioni amministrative tra regione e province. Si evidenzia un maggiore “centralismo” regionale per le valutazioni di impatto ambientale, e più in generale come opzione che caratterizza le regioni meridionali.

Procedure di VA e VIA

Competenze regionali

Concessione risorse geotermiche

Competenze regionali e provinciali

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Concessione derivazione idroelettriche

Competenze provinciali

Il rapporto è scaricabile all’indirizzo: http://www.gse.it/it/salastampa/news/Pages/ Aggiornato-al-31-dicembre-2013-rapporto-Regolazione-regionale-della-generazioneelettrica-da-fonti-rinnovabili.aspx


Il Biogas da discarica:

“LA VERA ENERGIA VERDE” OLTRE A PRODURRE UN KW VERDE TRASFORMA UN PROBLEMA IN UNA RISORSA

Con tecnologia MARCOPOLO

Senza tecnologia MARCOPOLO

discariche in sicurezza = Zero Inquinamento Atmosferico e Terrestre = Energia Verde

Danno per l’ambiente e per la salute dell’uomo

delle discariche, migra in atmosfera e nel sottosuolo inquinando; le sostanze chimiche si disperdono in atmosfera e i cosiddetti “acidi volatili” ricadono sulle colture, persone e cose anche a centinaia di chilometri. Grazie alla messa in salubrità dei prodotti agricoli e dell’ambeinte circostante. La dispersione di 1 kg di metano equivale ad emettere 25 kg di CO2 in atmosfera (IPCC 2007), si evince pertanto l’importanza e la necessità della sua distruzione; la cogenerazione in tal senso è il metodo più sicuro anche perché si . Con la tecnologia MARCOPOLO l’impatto serra provocato dalle emissioni della discarica viene ridotto di ben 24 volte! maleodoranti presenti in discarica, in quanto ENZYVEBA® è un bioattivatore microbiologico naturale, frutto di anni di ricerca con primarie Università italiane. VANTAGGI AMBIENTALI E SOCIALI energia elettrica verde, Marcopolo, con i suoi 50 MW installati, OGNI ORA apporta i seguenti Vantaggi ambientali e sociali: • • • • • •

OGNI ORA 12,500 Metri Cubi Biogas distrutto OGNI ORA 175 Ton. di Co2 evitate in atmosfera OGNI ORA 25 Barili di Petrolio risparmiati OGNI ORA 85.000 abitazioni private alimentate OGNI ORA 121 alberi sopravvissuti La quantità di CO2 abbattuta può essere paragonata ad un lenzuolo gassoso spesso 1mm che OGNI ORA si

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energia

Cogenerazione

Viatico per l’efficienza energetica di Gabriele Susanna L’efficienza energetica è la principale tra le sette priorità individuate dalla Strategia Energetica Nazionale (SEN) per raggiungere gli obiettivi di politica energetica nel mediolungo termine (2020). Uno dei principali strumenti che negli ultimi anni ha dimostrato la sua efficacia nel raggiungimento degli obiettivi posti è la cogenerazione. Quest’ultima è una delle modalità di produzione dei vettori energetici per usi finali più efficiente; permette, infatti, di produrre contemporaneamente energia elettrica e termica (calore) sfruttando in maniera ottimale l’energia primaria contenuta nel combustibile. Se vi è un fabbisogno contemporaneo di energia elettrica e di energia termica, anziché installare una caldaia e acquistare energia elettrica dalla rete, si può pensare di produrre energia elettrica e recuperare il calore residuo per

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soddisfare le esigenze termiche. Da questo punto di vista la cogenerazione può far risparmiare energia. Occorre però valutare quando è davvero vantaggiosa e rispetto a quale alternativa. Per valutare il risparmio di energia conseguito da un impianto di cogenerazione, rispetto alla produzione separata, è stato introdotto un indice di risparmio di energia primaria (Primary Energy Saving - PES) che, se superiore al 10%, consente di certificare l’energia elettrica prodotta da un impianto come CAR. E’ previsto, inoltre, che nella determinazione della quantità di energia elettrica cogenerata si tenga conto del rendimento di primo principio (rapporto fra energia elettrica e termica prodotte e energia del combustibile) conseguito dall’impianto. Nel caso in cui l’impianto non raggiunga la soglia minima di rendimento di circa il 75%, solo una parte dell’energia elettrica prodotta può considerarsi cogenerativa e partecipare alla determinazione dell’indice PES.


Per supportare lo sviluppo della cogenerazione in Italia è stato introdotto, con l’emanazione del decreto del 5 settembre 2011, un regime di sostegno attraverso il sistema dei Certificati Bianchi (CB-CAR). Il meccanismo prevede il rilascio di Certificati bianchi determinati sulla base dei risparmi di energia primaria conseguiti. Il tep risparmiato viene moltiplicato per un coefficiente K che varia da 1 a 1,4 in funzione della taglia dell’impianto. Possono accedere ai CB-CAR, per un periodo di 10 anni, le unità riconosciute CAR che, a decorrere dal 7 marzo 2007, sono entrate in esercizio a seguito di nuova costruzione o sono sottoposte a interventi di “rifacimento”. Nel caso in cui tali unità siano abbinate a una rete di teleriscaldamento, il periodo di incentivazione può essere esteso a 15 anni. I certificati bianchi riconosciuti agli impianti di cogenerazione possono essere scambiati sulla piattaforma gestita dal GME,

con contratti bilaterali o mercato, oppure ritirati dal GSE a un prezzo di ritiro determinato sulla base dell’anno di entrata in esercizio dell’unità e costante per tutto il periodo di incentivazione. Dall’entrata in vigore del regime di sostegno sono stati riconosciuti circa 1.200.000 CB-CAR per le produzioni dal 2008 al 2013. Per il 40% di tali certificati gli operatori hanno scelto l’opzione del ritiro da parte del GSE. Per rappresentare lo stato della diffusione della cogenerazione in Italia è utile analizzare le informazioni contenute nelle richieste pervenute al GSE ai fini del riconoscimento CAR, relativamente alla produzione dell’anno 2012. Dall’analisi emerge che la capacità di generazione installata in cogenerazione è stata pari a circa 14.000 MW. Le turbine a gas a ciclo combinato, in termini di capacità installata, sono risultate la tecnologia più utilizzata (circa 85%), mentre i

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motori a combustione interna, in termini di numerosità, sono risultati la tecnologia più diffusa. La produzione di energia elettrica lorda è stata pari a circa 63 TWh (22% della produzione elettrica nazionale) e la produzione di energia termica utile è stata pari a circa 33 TWh. Sulla base dei rendimenti di primo principio e dell’indice PES sono stati riconosciuti circa 27 TWh di energia elettrica CAR. La differenza tra l’energia elettrica totale prodotta e quella riconosciuta CAR è principalmente dovuta alla notevole diffusione, in termini di produzione di energia elettrica, delle turbine a gas a ciclo combinato con recupero di calore, caratterizzate da un elevato rapporto “energia elettrica/ calore” utile e da un basso rendimento globale. Tale tecnologia, infatti, è installata presso utenze caratterizzate da una ridotta richiesta termica rispetto al fabbisogno elettrico, oppure nei casi in cui l’obiettivo principale è la produzione elettrica per l’esportazione verso la rete, sfruttando utenze termiche localizzate presso l’area predisposta per la produzione di energia elettrica. Per le turbine a gas e i motori a combustione interna si può riscontrare un’elevata percentuale di energia elettrica ad alto rendimento sulla produzione complessiva. Ciò è dovuto rispettivamente all’elevato rendimento termico e al medioalto rendimento elettrico. Producendo in cogenerazione, nel 2012 si è conseguito un risparmio di energia primaria, rispetto alla produzione separata di energia elettrica e calore, di circa 1,5 milioni di tep (circa 3,5 milioni di tonnellate di CO2). Questi dati confrontati con quelli delle economie mondiali

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più avanzate in tema di efficienza energetica - come si evince dall’ultimo rapporto dell’American Council for an EnergyEfficient Economy (ACEEE) - posizionano l’Italia come il primo paese al mondo per utilizzo della cogenerazione. Tale risultato deriva dal forte sviluppo che questa tecnologia ha avuto in ambito industriale nel nostro Paese, principalmente a servizio di processi produttivi con impianti di produzione medio-grandi. L’attenzione riservata alla cogenerazione, sia a livello comunitario sia a livello nazionale, si riscontra ancor più nel recente recepimento della Direttiva 2012/27/UE. In particolare, alla cogenerazione viene assegnato un importante ruolo per il raggiungimento degli obiettivi in termini di efficienza energetica e si stabilisce che qualsiasi possibile sostegno sia subordinato alla condizione che l’energia elettrica prodotta provenga da cogenerazione ad alto rendimento. Un ulteriore strumento messo in campo, fondamentale per lo sviluppo e la diffusione della cogenerazione, è rappresentato dalla valutazione globale del potenziale della cogenerazione ad alto rendimento e del teleriscaldamento e teleraffreddamento. Tale valutazione ha come scopo l’individuazione delle eventuali barriere alla diffusione e l’individuazione delle strategie, delle politiche e delle misure che possono essere adottate entro il 2020 e il 2030 per realizzare il potenziale individuato e gettare le basi per il futuro di questa tecnologia efficiente ed efficace in termini energetici, ambientali ed economici.



energia rinnovabile

Basta col vento contrario all’eolico! IL PENSIERO DI SIMONE TOGNI Presidente Anev

Simone Togni

di Fabrizio Tomada E: Presidente Togni, si è chiusa la prima fase di assegnazione degli incentivi per le rinnovabili tramite aste competitive. Per quanto riguarda l’eolico, come giudica questo sistema? ST: Un vero e proprio fallimento. Come emerge da uno studio effettuato dall’ANEV per l’asta 2012, il 46% dei MW risultati vincitori e aggiudicatari dell’incentivo, non sono ancora in costruzione. Dei 442 MW ammessi infatti solo 217 sono in esercizio (49%) e 22 (5%) in costruzione. Per l’asta 2013, i dati evidenziano come nessuno degli impianti ammessi, 465 MW, risulti in esercizio e solo 113 MW (25%) in costruzione.

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Quindi ad oggi ci sono 346 MW (75%) aggiudicatari dell’asta dello scorso anno che sono in una situazione di stallo. Aggregando i dati relativi ai due anni emerge che per 550 MW su 907 (61%) non sia stata ancora posata la prima pietra e solo 16 impianti su 36 allo stato attuale siano destinati a produrre energia. Per il 2014 i risultati evidenziano un progressivo innalzamento dei livelli di sconto che renderà forse irrealizzabili gran parte degli impianti in graduatoria (356 MW totali a bando). La necessità di abbreviare i tempi di realizzazione ed entrata in esercizio degli impianti a cui si aggiunge il ritardo nell’emanazione delle regole che


governeranno lo sviluppo delle rinnovabili dopo il 2015, ha obbligato gran parte degli operatori a forzare la mano sulle offerte, sì da avere sconti anche molto spinti, accentuando per questa sessione il rischio di non veder realizzati gli impianti vincitori anche se supportati da garanzie fideiussorie bancarie. E: Erano ipotizzabili questi risultati? ST: Le aste competitive per le rinnovabili sono fallite in tutti i Paesi europei. Si poteva partire da questo dato per analizzare le criticità e porvi rimedio: non è stato fatto e l’allarme e le proposte di tutte le associazioni delle rinnovabili, sono rimasti inascoltati. E: Quali i principali fattori di criticità nel meccanismo? ST: L’esperimento delle aste ha evidenziato un aspetto: l’obiettivo non può essere limitato ad avere sconti significativi ma va rapportato al livello di sconto raggiunto dagli impianti che sono realizzati e messi in esercizio. Da questo punto di vista il risultato è scarso. Va aggiunto l’aumento del contenzioso che rischia di bloccare anche le poche iniziative in fase di realizzazione e allontanare gli operatori seri. In poche parole l’introduzione di questo sistema sta portando al blocco dell’eolico, la cui percentuale di realizzazione sta pian piano crollando. Bisogna correggere le cose che non hanno funzionato, e ridurre la “sindrome del vincitore”, ovvero che pur di risultare vincitori alcuni partecipanti formulino offerte poi insostenibili economicamente. E: Quali gli aspetti da salvare o da cui ripartire in vista delle prossime formulazioni? ST: Innanzitutto occorre selezionare i progetti con la producibilità più alta: è un meccanismo che premia gli impianti con maggiore efficienza di produzione, che hanno qualche grado di libertà in più nel momento di quantificare un prezzo della tariffa di partecipazione. Tutto a favore di soggetti finanziariamente più solidi con meno problemi a spuntare condizioni di finanziamento migliori del progetto laddove non possano sopperire con risorse proprie.

% MW Aste 2012

% impianti Aste 2012

E: Mantenendo l’attuale sistema di assegnazione degli incentivi tramite aste competitive, quali i correttivi per avere risultati soddisfacenti per l’industria eolica? ST: Si deve elevare l’asticella della cantierabilità dei progetti consentendo la partecipazione solo ai progetti esecutivi. È inoltre indispensabile rendere operativo il meccanismo di scorrimento effettivo della graduatoria, oggi inapplicabile se non dopo 42 mesi. Sarebbe sufficiente introdurre meccanismi di controllo dell’avanzamento delle realizzazioni su base di un cronoprogramma che, qualora non rispettato per motivi imputabili al proponente, comporti la sostituzione dell’operatore inadempiente al quale va data la possibilità di uscita con escussione parziale della garanzia, ovvero di rimanere in graduatoria offrendo ulteriori garanzie o magari di spostarsi su contingenti successivi. Poi urge un intervento del Ministero per stabilizzare il futuro delle rinnovabili non fotovoltaiche, visto che si andrà progressivamente verso l’esaurimento delle risorse a disposizione. Oggi la quota residua rimane esigua rispetto ai 5,8 miliardi previsti, ma le risorse disponibili dal nuovo anno derivanti dal termine della fase di incentivazione di vecchi impianti a cui si aggiunge un aumento del prezzo dell’energia, fanno pensare che si potrà andare avanti per un po’. Indispensabile normalizzare il valore del contatore applicando un calcolo con una media mobile per sterilizzare le oscillazioni del prezzo dell’energia che altrimenti altererebbero il valore complessivo degli incentivi. E: Gli obiettivi di crescita dell’eolico possono subire un ridimensionamento? ST: Nel breve-medio periodo ci sarà un ridimensionamento dei livelli di installazioni e occupazionali. Il settore è cresciuto molto negli ultimi anni arrivando a occupare circa 30.000 persone, ma da tre anni i livelli sono rimasti invariati. Siamo in tempo per trovare finalmente una stabilità per le rinnovabili; ci auguriamo che il sistema possa trovare un equilibrio ed esprimere le sue potenzialità. Il nostro sistema industriale e la società lo richiedono anche per contrastare i mutamenti climatici in atto che generano eventi estremi anche nel nostro Paese.

% MW Aste 2013

% impianti Aste 2013

0%

0% 25%

46%

49%

44%

33%

45% 75%

67%

11% 5% In esercizio In costruzione Non ancora in costruzione

In esercizio In costruzione Non ancora in costruzione

In esercizio In costruzione Non ancora in costruzione

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In esercizio In costruzione Non ancora in costruzione

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energia rinnovabile

È l’ora di “un’unione energetica verde” Per l’Europa, l’occupazione e contro i cambiamenti climatici. Il progetto punta all’indipendenza Ue, trasformando i cittadini in produttori-consumatori. Ferrante: “Serve una politica industriale” 64

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a cura di

Su efficienza energetica e rinnovabili l’Ue deve fare gioco di squadra e dare vita a un’Unione Energetica Verde in grado di creare occupazione, contribuire a fermare i cambiamenti climatici, rendere i Paesi membri indipendenti dalle importazioni. Ma “serve una politica industriale”, spiega Francesco Ferrante (Green Italia - Verdi Europei): un’agenda di investimenti per cambiare la situazione di un’Europa i cui Paesi pagano più di un miliardo di euro al giorno per importare petrolio, gas e carbone. Insomma, l’obiettivo è quello di produrre l’energia nel nostro continente, trasformando i cittadini in produttoriconsumatori. Nel 1990, abbiamo importato il 62% del fabbisogno energetico, per arrivare sino al 75% nel 2008. Secondo la Commissione Ue, nel 2012 il conto netto delle importazioni di petrolio e gas ammontava a più di 400 miliardi di euro, ovvero circa il 3,1% del Pil dell’Unione. Il dato è contenuto nel dossier presentato in occasione del convegno “Rinnovabili e risparmio energetico: l’opportunità di creare nuovi posti di lavoro in Italia e in Europa”. Per questo serve un’Unione Energetica Verde, cioè una politica energetica comune sulla base di energie rinnovabili ed efficienza energetica, con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini Ue l’accesso a un sistema di energia (tra i 50 e i 125 milioni di cittadini Ue ancora oggi sono soggetti a carenza energetica) a prezzi accessibili, sicuro e sostenibile e che sia indipendente dai combustibili importati e dalle tecnologie pericolose. Il progetto vede l’Europa trasformarsi in un “leader verde” in grado di generare esportazioni del valore aggiunto pari a 25 miliardi di euro all’anno e ridurre la bolletta energetica di ben 350 miliardi di euro l’anno entro il 2050. Un’opportunità anche per creare nuova occupazione: secondo il dossier, raggiungendo a livello comunitario gli obiettivi vincolanti al 2030 per la quota di energia rinnovabile (45%), l’efficienza energetica (40%) e riduzione delle emissioni (60%), si creerebbero fino a 2 milioni di posti di lavoro nel settore dell’efficienza energetica entro il 2020 e potenzialmente altri 2milioni fino al 2030. Un esempio virtuoso esiste già. “Il Portogallo - dichiara Claude Turmes, deputato del gruppo dei Verdi al Parlamento Europeo - è l’unico paese Ue che è riuscito ad affrancarsi dal bisogno di gas e petrolio, riducendo le importazioni del 70%, convertendo le strutture esistenti al fine di produrre energia eolica e puntando sulle auto elettriche. E potrebbe iniziare a produrre tanto da poter esportare l’energia prodotta da fonti rinnovabili”.

Adnkronos

Gli Stati Membri sono oggi dipendenti dalle importazioni provenienti da altri Paesi per il 90% del loro fabbisogno di petrolio, per il 95% del loro fabbisogno di uranio, per oltre il 60% del fabbisogno di gas e di oltre il 40% dei combustibili solidi quali carbon fossile. Una dipendenza che può essere drasticamente ridotta grazie alla “solidarietà” che consentirebbe a tutti i gli Stati Ue di beneficiare di un approvvigionamento pari quasi al 100% di energia sostenibile entro il 2050, sfruttando reciprocamente le potenzialità energetiche ‘green’: ad esempio biomassa ed energia idroelettrica dei Paesi dell’Europa orientale, l’eolico del Mar Baltico, il solare dei Paesi del Sud e ancora eolico e idroelettrico dai Paesi nordici. Ma per rendere la “solidarietà rinnovabile europea” fattibile, serve una rete europea interconnessa intelligente che colmi i collegamenti mancanti tra le infrastrutture energetiche Ue. Solidarietà a parte, l’Unione Energetica Verde passa attraverso una legislazione comune su emissioni, efficienza energetica ed energie rinnovabili; una strategia di investimenti radicale verso soluzioni sostenibili; l’eliminazione graduale delle sovvenzioni dirette e indirette ai combustibili fossili, l’eliminazione graduale del settore dei combustibili fossili, misure sociali per coloro che lavoro nel settore del fossile. E poi, tra gli altri strumenti, disinvestimenti (il denaro in fondi pensione deve essere ri-diretto da carbone e petrolio a energia solare ed eolica); un fondo di risparmio energetico (entrate fiscali da utilizzare per la ristrutturazione ogni anno del 3% del patrimonio edilizio esistente); un conto di risparmio verde europeo (permetterebbe un regime fiscale agevolato per gli investimenti in rinnovabili ed efficienza); divieto di shale gas. Un’opzione alternativa – si legge nel dossier – è la creazione di una Banca centrale europea del biossido di carbonio con la missione di regolare il mercato del carbonio, e implementare un livello minimo comune di imposte sul biossido di carbonio al fine di aumentare i prezzi di emissione, opzione che dovrebbe essere parte di una politica più ampia per garantire il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni globali, chiarendo il ruolo del sistema Ets e fornendo gli incentivi necessari per garantire investimenti sostenibili. Il progetto prevede infine la distribuzione dei ricavi effettivi degli Ets e quote di carbonio individuale o di un sistema di tassazione sulla Co2 ai confini, in conformità con le norme del Wto.

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energia rinnovabile

I campioni... d’energia crescono a scuola

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di Libero Buttaro La sostenibilità ambientale sta diventando un fattore discriminante per qualificare le nostre azioni, sia individuali che collettive. La bontà di un’iniziativa, ma anche la qualità dei nostri beni di consumo, è oggi valutata anche analizzandone il grado di impatto complessivo sull’ambiente. Il sistema educativo è conscio della necessità di preparare i giovani ad affrontare questo cambiamento culturale e i programmi scolastici includono elementi che fanno riferimento ai problemi ambientali e all’adozione di buone pratiche di comportamento. Per rafforzare quest’azione formativa sono stati avviati anche progetti scolastici che prevedono la collaborazione di soggetti esterni (istituzioni, associazioni, formatori) operanti nel campo. Il successo di tali iniziative e il grado di coinvolgimento dei partecipanti dipendono spesso dalla capacità di instaurare adeguati “canali di comunicazione”. Nella formazione i giovani apprezzano l’utilizzo di linguaggi diretti e sentono più intensamente l’importanza dei contenuti quando questi vengono calati nel loro vissuto quotidiano. La possibilità di strutturare le attività in modo sistematico all’interno dell’offerta formativa dell’istituto scolastico, contando anche sul coinvolgimento e la partecipazione dei docenti, rafforza l’autorevolezza del progetto. Con tali presupposti, dal 2012 alcuni Istituti comprensivi di Aprilia, in provincia di Latina, in collaborazione con varie realtà associative locali, hanno avviato “Campioni … d’Energia”, iniziativa tesa a diffondere tra gli studenti i principi basilari della sostenibilità ambientale e a promuovere l’adozione di comportamenti responsabili. Al centro di tale progetto è stato posto il tema dell’energia, al quale direttamente o indirettamente - possono essere collegati i vari elementi che incidono sulla sostenibilità ambientale.

Il progetto “Campioni … d’ Energia” è riservato agli studenti della scuola secondaria di 1° grado ed è strutturato in moduli differenziati per le seconde e terze classi. Dopo un corso per l’apprendimento di conoscenze base sull’energia, svolto con l’ausilio di presentazioni illustrate alla classe e distribuite su supporto informatico, viene proposto agli studenti un quiz di 30 domande. Successivamente gli stessi gruppi vengono impegnati in un gioco di simulazione su temi energetici. A conclusione del progetto vi è lo svolgimento, facoltativo, di un modulo sportivo, che mette in risalto alcuni aspetti dell’energia nello sport, quali il fabbisogno alimentare e la fisica delle discipline sportive. Nello svolgimento delle attività i gruppi acquisiscono punteggi, espressi simbolicamente in chilogrammi di petrolio. Il gruppo della classe con il maggior punteggio è proclamato vincitore. A tutti i partecipanti viene distribuito materiale informativo e gadget attinenti la materia energetica. Il progetto è gratuito per le scuole, potendo contare sul sostegno delle istituzioni e di operatori economici coinvolti nei temi trattati.

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energia I contenuti Per le seconde classi il corso denominato “Il Cammino dell’Energia” fornisce informazioni generali sulle modalità con cui arriva l’energia che consumiamo ogni giorno, affrontando i problemi ambientali ed economici connessi all’approvvigionamento. Con il gioco di simulazione “Etichettiamoci” gli studenti si confrontano - invece - con le informazioni riportate sulle etichette dei cibi confezionati, relative al contenuto energetico e alla natura dei contenitori. Per le classi terze, il corso “Base Energia” introduce alla conoscenza delle varie forme di energia, delle tecnologie utilizzate per le trasformazioni energetiche e dell’uso efficiente dell’energia in casa. Con il gioco “Classe Energetica” gli studenti devono spendere “virtualmente” una cifra stabilita per l’installazione di pannelli solari e fotovoltaici e per la sostituzione di 5 elettrodomestici in classe B con altri aventi classe energetica A o superiore. L’importo residuale è convertito in risparmio da una Banca del Risparmio Energetico. Nel gioco di simulazione gli acquisti sono effettuati a prezzo di mercato, consultando vere inserzioni pubblicitarie. Nello svolgimento delle attività particolare attenzione viene rivolta alla illustrazione di casi di interesse ed esempi che coinvolgono direttamente il territorio.

Campioni… d’Energia edizione 2013-2014 Alla seconda edizione del progetto svoltasi nell‘anno 20132014 hanno aderito 21 classi degli Istituti comprensivi “G. Pascoli”, “G. Matteotti” e “A. Gramsci” di Aprilia, coinvolgendo circa 530 studenti. Oltre ai materiali necessari per lo svolgimento delle attività, agli studenti delle terze è stata fornita una pubblicazione GSE sulle fonti rinnovabili realizzata appositamente per le scuole. Alle seconde classi, impegnate su aspetti che riguardavano anche il problema dei rifiuti, l’Assessorato all’Ambiente della città ha consegnato una brochure sulla raccolta differenziata. A tutti i partecipanti è stato regalato un gioco didattico incentrato sul risparmio dell’energia elettrica. La cerimonia di premiazione dei gruppi vincitori si è tenuta il 24 maggio 2014 alla presenza delle istituzioni e dei rappresentanti dell’associazione “Energie del Territorio”, promotrice dell’iniziativa, e dell’associazione Soci Coop, sostenitrice del progetto, che ha offerto lampade ad alta efficienza energetica come premio ai vincitori. A tutti anche medaglie, gadget e simbolici attestati personalizzati di “competenza energetica”. Per l’anno scolastico 2014-2015 “Campioni... d’Energia” propone innovazioni per agevolare la partecipazione delle scuole. Attraverso un portale informatico sarà possibile acquisire il materiale informativo e gestire le varie fasi del progetto. Con l’apporto diretto dei soggetti sostenitori verranno proposte ulteriori attività, in modo da rendere più ricca l’offerta formativa.

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bioedilizia

Un’eccellenza italiana

La casa dal cuore di lana di Gabriella Busia

Elementi ha intervistato Daniela Ducato, uno dei suoi fondatori.

Negli ultimi anni l’attenzione nei confronti dell’ambiente circostante e di quello abitativo è cresciuta in maniera esponenziale, favorendo lo sviluppo di nuovi settori come la bioarchitettura, la bioedilizia e l’ecodesign. In Sardegna esiste un’azienda, Edilana, che opera con profitto nel mondo della bioedilizia tanto da vincere premi importanti, come quello di Ecomondo 2009 per lo Sviluppo Sostenibile. L’azienda ha coniugato l’amore per l’ambiente con la valorizzazione di una risorsa locale, la lana di pecora, utilizzata per realizzare materiali ecocompatibili.

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E: Come e quando è nata l’idea di valorizzare un prodotto locale, la lana, nel settore bioedile? DD: Materiali bioedili simili a quelli che ora realizza Edilana esistevano in Germania, in Francia e in altre parti del mondo. Si trattava, però, di prodotti composti da lana di pecora unita a fibre petrolchimiche, che davano maggiore resistenza meccanica. Noi di Edilana avevamo l’obiettivo di creare un prodotto totalmente ecocompatibile, che grazie


a un’ingegneria industriale all’avanguardia e ai nostri laboratori siamo riusciti ad ottenere. Si tratta di prodotti dotati di un’eccellente tecnica prestazionale, come indicano le nostre certificazioni compresa la recente Anab ICEA , composti al 100% da pura lana vergine di pecora sarda. E: Quali caratteristiche rendono la lana un prodotto valido per il settore della bioedilizia? E che funzioni hanno i materiali ricavati?

predilige i “prenditori”. Ovvero i finti “im-prenditori” responsabili dei fallimenti del passato, che hanno determinato spreco di denaro pubblico e perdita di posti di lavoro. Viviamo in quest’isola smemorata mentre sarebbe importante coltivare la memoria, per fare “impresa sana” e non ripetere gli errori del passato. Le criticità sopraelencate sono fonte di dispiacere, ma allo stesso tempo ci motivano a percorrere tenacemente la strada intrapresa. E: Dopo sei anni di attività di Edilana può darci qualche dato in termini di benefici ambientali e occupazionali?

DD: La lana unita ai materiali petrolchimici come il poliestere, perde le sue caratteristiche ambientali e non solo. Quindi occorre specificare lana di pecora non in modo generico. La lana, così come ogni altra materia prima naturale, ha delle ottime caratteristiche, ma per ottenere un buon prodotto occorrono processi produttivi ad alta tecnologia e forte innovazione. La materia prima più importante è l’intelligenza, “intelligenza condivisa”.

DD: Zero petrolchimica e tonnellate di CO2 risparmiate: basti pensare che un tetto composto da pannelli Edilana di 100 m2 svolge la stessa funzione di 7500 mq di foresta. I benefici ambientali ed economici sono quelli di tutta la filiera, derivata dall’indotto non solo locale ma nazionale, quindi del Made in Italy.

E: Nella vostra filosofia aziendale si parla di economia di scambio, economia della relazione ecc… Di cosa si tratta?

E: Per il futuro che novità immagina per Edilana e per la bioedilizia?

DD: Economia sobria, dove le relazioni ci portano a fare innovazione. Non si spreca tempo né denaro.

DD: Il futuro è frutto del lavoro passato e attuale, quindi... Rimanendo al presente posso dirle che l’ultima innovazione è EDIMARE, isolante termico e acustico con la più alta inerzia termica al mondo. Nato dall’ingegneria industriale Edilana è composto dall’unione della lana di pecora alla posidonia spiaggiata, ascritta a rifiuto. Il prodotto Edimare, così come anche gli altri Edilana, Edilatte ed Editerra sono certificati ANAB ICEA, massima certificazione ambientale etica riconosciuta in Italia e tra le più rigorose al mondo.

E: Quali sono stati gli elementi determinanti per la crescita aziendale e quali le maggiori difficoltà incontrate? DD: Lavoriamo in squadra, ognuno con le proprie competenze e limiti, non facciamo mai il passo più lungo della gamba: questo è il nostro allenamento giornaliero. Produciamo in Sardegna in uno scenario dove la politica

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bioedilizia

Ristrutturare edifici storici? Un vantaggio di Edoardo Borriello Migliorare le prestazioni energetiche degli edifici storici non solo è possibile, ma anche vantaggioso. Infatti, se è vero che restaurare un immobile storico significa contribuire alla conservazione e alla valorizzazione del patrimonio culturale nazionale, è altrettanto vero che farlo in chiave energetica significa ridurre i consumi e tutelare l’ambiente. E’ questo un argomento di particolare importanza in un momento in cui ridurre i consumi di energia elettrica negli edifici rappresenta una priorità nell’ambito degli obiettivi “20-20-20” in materia di efficienza energetica decisa dalla Comunità Europea. Tanto più che attualmente il patrimonio edilizio consuma il 40% dell’energia disponibile. La direttiva approvata dal Parlamento Europeo e dal Consiglio del 19 maggio 2010 impone a tutti gli stati membri di fissare i requisiti minimi di prestazione energetica secondo le varie tipologie edilizie. Per cui anche per gli edifici oggetto di importanti ristrutturazioni l’obiettivo è quello di renderli completamente autosufficienti e, quindi, portarli a zero emissioni entro il 2018.

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In questo contesto l’Italia assume un ruolo di primo piano, perché nel nostro paese è presente il 60% dei beni culturali mondiali. Si tratta di un patrimonio storico, artistico e architettonico che fa parte della nostra identità culturale: castelli, giardini, parchi, ville, edifici da tutelare e conservare, anche come dovere morale verso i posteri. E’ appunto in questo clima di conservazione e tutela che rientra la necessità di rendere tutto energeticamente sostenibile. Per raggiungere questo traguardo bisogna superare molti problemi. Innanzitutto i vincoli strutturali, ma anche burocratici, che possono essere affrontati grazie anche a nuove soluzioni per lo sfruttamento delle energie alternative, che coniugano la loro efficienza con la necessità di tutelare la struttura antica dell’edificio. “I nuovi prodotti consentono di raggiungere - ha spiegato l’architetto Cinzia Abbate, specializzata nei restauri in chiave energetica, nel corso di un convegno a Roma risultati elevati con una crescente capacità di integrazione. Ci sono ad esempio infissi speciali che uniscono alte prestazioni termo-acustiche alla caratteristica di avere profili di spessore minimo, in grado di simulare il disegno


delle porte in ferro tradizionale e, in alcuni casi, già approvati dalle soprintendenze”. Anche le soluzioni sul fronte delle rinnovabili risultano sempre più integrate e di impatto visivo minimo. Ad esempio le tegole e i mattoni costituiti in parte da normale laterizio e in parte da materiale fotovoltaico, risultano pressoché invisibili sulle coperture tradizionali. Nel caso di superfici piane, inoltre, è possibile pensare a “tetti verdi” per aumentare la coibentazione termica dell’edificio. Sono interventi che, insieme alla installazione di impianti ad alta efficienza, possono ridurre fino al 35% i consumi energetici. Per quanto riguarda il solare, il mercato propone diverse soluzioni innovative. Moduli trasparenti, tegole fotovoltaiche e pannelli solari termici compatti che sembrano lucernari consentono di installare impianti anche sui tetti di palazzi storici e ville antiche, con risultati di alta qualità, sia dal punto di vista energetico che architettonico. La direttiva europea - ha ricordato Sebastiano Serra del Ministero dell’Ambiente, ricordando il problema degli immobili della Pubblica Amministrazione - impone l’efficientamento del 3 % delle superfici utili all’anno. Si tratta di milioni di metri quadri.

“Per quest’attività – ha sottolineato Serra - che va portata avanti con un grosso impegno, dobbiamo fare in modo che - grazie a tali investimenti - palazzi che sono estremamente inefficienti siano resi efficienti. Fra questi vi sono anche dei palazzi storici, per cui le tecnologie ci interessano molto. Anzi, serve una svolta tecnologica per le dimore storiche su cui è più delicato intervenire. Per trovare le risorse necessarie si pensa ad un fondo nazionale che riesca a convogliare e coordinare tutti i fondi in giro per l’Italia”. Con il passare del tempo il problema diventa sempre più grande, poiché diventano “storici” edifici più recenti di costruzione. “Il patrimonio delle dimore storiche si sta accrescendo - ha avuto modo di spiegare Maria Grazia Bellisario del ministero dei Beni Culturali - visto che gli edifici del 900 stanno diventando storici. Stiamo fornendo degli strumenti di conoscenza, ad esempio quelli del censimento dell’architettura del secondo 900 avviato da alcuni anni e che ora è in fase di completamento. Intanto è in corso la ricerca tecnologica, oltre che con le università, anche con il Gse. Una collaborazione volta a favorire la ricerca dell’industria sui materiali di qualità che possano contribuire a migliorare l’intervento sul contemporaneo”.

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Il mondo di Corrente OSSERVATORIO INDIA

Opportunità e risultati per le imprese italiane di Alberto Jr. Pela

Nell’ambito del Protocollo d’Intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Agenzia ICE, Corrente ha attivato da ottobre 2013, in collaborazione con l’Ufficio ICE di Nuova Delhi, l’Osservatorio Cleantech India. L’iniziativa nasce con lo scopo di monitorare, presidiare e diffondere le opportunità di business del mercato indiano delle rinnovabili coinvolgendo la filiera italiana aderente a Corrente. Tra le attività sviluppate in maniera sinergica dall’Osservatorio e offerte alle imprese italiane attraverso l’Ufficio ICE di Nuova Delhi, si segnalano le newsletter settoriali in cui sono riportate tutte le informazioni utili a livello di normativa, di bandi e di opportunità locali, lo sviluppo e l’organizzazione di iniziative sistemiche e il supporto nella ricerca di partner locali per favorire l’avvio di nuovi investimenti o accordi di collaborazioni tra imprese italiane e controparti indiane. Dopo un anno di attività, l’Osservatorio Cleantech India ha raggiunto risultati incoraggianti in termini di nuovi ordini commerciali a favore delle imprese coinvolte e di iniziative di sistema innovative realizzate. Ciò a conferma che le competenze e le esperienze della green economy italiana possono contribuire allo sviluppo energetico del subcontinente indiano offrendo prodotti e servizi di qualità e di eccellenza. Attualmente sono coinvolte nelle attività dell’Osservatorio 60 imprese italiane che partecipano attivamente alle iniziative settoriali, segnalano le proprie richieste e necessità, propongono progetti innovativi scambiandosi virtuosamente

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informazioni e favorendo l’avvio di nuove collaborazioni tra le stesse. Tra le varie opportunità che il mercato indiano offre alle imprese italiane interessate vi è lo sviluppo di prodotti e

I risultati dell’Osservatorio Cleantech in India: • 10 Milioni di Euro di nuovi ordini commerciali ItaliaIndia per l’acquisto di prodotti cleantech Made in Italy • 60 imprese e start-up coinvolte • 9 Newsletter settoriali mensili che recepiscono le indicazioni delle imprese • 15 aziende italiane partecipanti alle iniziative di sistema in India


progetti ibridi e di storage, la progettazione e realizzazione di impianti fotovoltaici sia a terra che su tetto anche grazie alla crescente domanda energetica del Paese, l’alto tasso di irraggiamento, gli obiettivi nazionali per lo sviluppo dell’energia elettrica da fonti rinnovabili e le politiche statali e governative di incentivazione. Per contro si segnalano la volatilità del cambio Rupia-Euro, la difficoltà di accesso al credito e nel reperimento di manodopera tecnica qualificata. Tra i principali risultati perseguiti nell’ambito dell’Osservatorio, vi sono nuovi ordini commerciali per circa 10 milioni di euro per l’acquisto di prodotti Made in Italy

da parte di controparti indiane, lo sviluppo di progetti nella filiera del fotovoltaico, l’organizzazione della prima Area Italia nel corso della principale manifestazione fieristica in India a Nuova Delhi, lo svolgimento del Roadshow Cleantech negli Stati del Tamil Nadu e del Karnataka con il supporto del Ministero dello Sviluppo Economico, l’Ambasciata d’Italia, l’Agenzia ICE, l’Ufficio ICE Di Nuova Delhi e l’Indo-Italian Chamber of Commerce. Per iscrivere una impresa italiana alle attività dell’Osservatorio Cleantech India, è necessario manifestare il proprio interesse via email a corrente@gse.it

La Vignetta di Fama

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il mondo di Corrente

BRG Progetti s.r.l.

Messico e green energy BGR PROGETTI SRL è un’azienda italiana operante nel settore del cleantech. In joint venture con JEMA, società spagnola del gruppo IRIZAR, svolge un’importante attività in Messico, in parte con il sostegno del governo messicano e il supporto della Banca mondiale, con lo scopo di sviluppare le zone rurali prive di acqua potabile ed energia elettrica, realizzando impianti fotovoltaici e mini-eolici “a isola”. La BGR è anche impegnata nella costruzione di impianti fotovoltaici per attività industriali energivore e per grandi hotel. Il Messico ha una rete di distribuzione elettrica a macchia di leopardo e manca di alcune dorsali ad alta tensione per la trasmissione. Inoltre la legislazione in materia di produzione e distribuzione dell’energia elettrica è in continuo

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aggiornamento, con il passaggio da un sistema monopolistico a timide aperture per le industrie private per auto-consumo. In futuro si prevede una situazione di maggior libertà al fine di favorire i produttori messicani nei settori generalisti e nella produzione di componenti, quali inverter e pannelli fotovoltaici. È importante sottolineare l’apertura del mercato messicano che permette inserimenti in affiancamento a realtà locali interessate ad operare nelle rinnovabili, tenendo presente la necessità di sviluppare progetti con tecnologie innovative e con componentistica di qualità. Le prospettive sono molto interessanti per la quantità di attività in via di sviluppo tipica di un mercato in espansione appetibile anche alle PMI italiane.


Clean Air City L'innovazione parla italiano La relazione tra inquinanti dell’aria e malattie dell'apparato nervoso e cardio-respiratorio è oramai un dato acquisito, confermato anche dalla World Health Organization. A dichiarare guerra agli inquinanti in Italia ci ha pensato l’azienda ISTECH, fondata da manager e ricercatori. La sua arma vincente è APA (Air Pollution Abatement) sistema in grado di rimuovere gli inquinanti dell’aria come polveri sottili, metalli pesanti, idrocarburi policiclici aromatici e leggeri (metano, benzene, ecc.), pollini e spore. L’aria è purificata attraverso un processo chimico, fisico e meccanico. Per prima cosa è aspirata l’aria sulla quale vengono rilasciate gocce di liquido capaci di abbattere gli agenti inquinanti nocivi. Una volta ripulita, l’aria è reimmessa nell’atmosfera: il tutto senza generare rifiuti speciali e con un consumo energetico irrisorio.

Per oltre tre anni ISTECH ha validato la tecnologia APA attraverso varie sperimentazioni, sia in ambienti chiusi che all’aperto, in aree urbane ed industriali. Ciò ha consentito di introdurre nel mercato le prime soluzioni a servizio del settore industriale, confermando la valenza dell’innovazione e i vantaggi competitivi delle proprie proposte rispetto alla concorrenza. ISTECH propone anche modelli “CLEAN AIR CITY” attraverso l’integrazione di tecnologia APA nella pianificazione e riorganizzazione delle aree urbane, ripensando e riprogettando le cosiddette “Cities of Tomorrow”. Sin dall’avvio ISTECH ha ottenuto numerosi riconoscimenti fra cui il Primo Premio per lo Sviluppo Sostenibile - Start - up dedicata alla Green Economy e il “Premio Giuria Stampa Best Practices Innovazione” di Confindustria Salerno - Servizi innovativi e tecnologici.

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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Sistemi efficienti di utenza. Dal GSE via libera alle regole applicative Scaduto il termine per le consultazioni avviate dal GSE sulle regole applicative inerenti la regolazione dei Sistemi Efficienti di Utenza (SEU) e i Sistemi Equiparati ai SEU (SESEU). Tutte le osservazioni mosse dagli operatori sono state discusse dal Gestore con l’Autorità per l’energia, per valutare quali suggerimenti inserire nelle Regole applicative e rendere così operativo il sistema, a partire dal 1° gennaio 2015. Le norme applicative per i SEU e i SESEU riguardano, in particolare, la regolazione dei servizi di connessione, misura, trasporto, dispacciamento e vendita in caso di Sistemi Semplici di Produzione e Consumo, descrivono le modalità di richiesta, il procedimento di valutazione e la comunicazione degli esiti della qualifica SEU o SESEU esclusivamente per i Sistemi entrati in esercizio entro il 31 dicembre 2014.

Fotovoltaico, il MiSE firma i decreti di modifica del Conto Energia Disco verde da parte del Ministero dello Sviluppo Economico, il 16 e il 17 ottobre scorsi, a due decreti ministeriali attuativi del Decreto Competitività (DL 91/2014) riguardanti le modalità di erogazione degli incentivi per il fotovoltaico. Con il primo decreto si stabilisce che il pagamento dell’incentivo, con effetto dal 1° luglio 2014, avvenga tramite acconti mensili del 90% della produzione annua, con conguagli finali da effettuare entro il 30 giugno dell’anno successivo. Il secondo decreto stabilisce l’iter per la scelta, da parte dei produttori con impianti superiori ai 200 kW - a partire da gennaio 2015 - di uno dei piani di incentivazione alternativi previsti dal DL, che intervengono sul valore e sulla durata di erogazione delle componenti incentivanti.

Costi del GSE: sì dell’Autorità sul 2013 Via libera ai costi di funzionamento del GSE per il 2013 e all’acconto per i costi del 2014. Lo ha stabilito l’Autorità per l’energia con la Delibera 163/2013/R/com confermando il metodo di calcolo adottato dal 2008. L’Autorità ha pertanto disposto che il corrispettivo a copertura dei costi di funzionamento del GSE per il 2013 sia tale da assicurare al Gestore una remunerazione prima delle imposte del 6,52% del patrimonio netto, detratti il valore delle partecipazioni del GSE stesso nelle società controllate e il valore dei dividendi distribuiti. L’Autorità ha inoltre riconosciuto un corrispettivo a copertura dei costi di funzionamento del GSE per l’anno 2014, a titolo di acconto e salvo conguaglio, pari a 8,7 milioni di euro.

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Ottobre-dicembre 2014, l’AEEGSI aggiorna gli oneri di sistema L’Autorità per l’energia ha aggiornato le componenti tariffarie a copertura degli oneri generali di sistema per il quarto trimestre 2014, aumentando la componente A3 dello 0,4%. Confermato l’aumento degli oneri a causa del ritiro dei Certificati Verdi, già evidenziato dal GSE in occasione del precedente aggiornamento. Il Gestore ha altresì segnalato all’Autorità che la proroga al 30 settembre 2015 del termine ultimo per la presentazione delle istanze di risoluzione delle convenzioni CIP 6/92, determina un potenziale aggravio sulla componente A3, stimabile in circa 570 milioni di euro. Tra le varie componenti regolate dall’AEEGSI, solo quella relativa ai costi di dispacciamento, scesa dello 0,2%, è risultata in diminuzione rispetto al trimestre precedente. Considerato l’aumento dello 0,9% della materia prima, l’impatto complessivo sulla bolletta elettrica per il consumatore tipo risulta del 1,7 % in aumento.

“Taglia-bollette”, c’è il sì del parlamento Con la conversione in legge del DL 91/2014, è stato approvato definitivamente, l’11 agosto scorso, il cosiddetto “taglia-bollette”. La norma interviene su vari aspetti che incidono sul prezzo pagato dai consumatori finali, tra cui gli incentivi al fotovoltaico che vengono ridotti. Approvate inoltre azioni per la riduzione dei costi relativi ai meccanismi di regolazione delle reti interne di utenza e sulle modalità di copertura degli oneri sostenuti dal GSE per le proprie attività. Interventi di riduzione sono stati inoltre adottati per lo scambio sul posto, per il servizio elettrico nelle isole minori e per gli sconti riconosciuti alle Ferrovie dello Stato. Introdotte anche semplificazioni amministrative e di regolazione per la realizzazione di interventi nel campo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica.

Efficienza energetica, approvato il Piano d’azione 2014 È stato adottato il Piano d’Azione italiano per l’Efficienza Energetica (PAEE) 2014. Il documento, elaborato da Enea e disponibile sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico, descrive gli obiettivi di efficienza energetica fissati dall’Italia al 2020, le misure di policy per il loro raggiungimento e i risultati raggiunti al 2012. L’approvazione del Piano 2014, già trasmesso alla Commissione Europea, si inserisce nella strategia di potenziamento delle politiche a favore dell’efficienza energetica avviata dal Governo, in aggiunta al Dlgs 102/2014 che ha recepito la Direttiva Ue sull’Efficienza Energetica. Importante ricordare che l’articolo 3 del Dlgs 102 stabilisce in 20 milioni di tep l’obiettivo indicativo per l’Italia di riduzione di energia primaria al 2020. Il PAE prevede che dalla riqualificazione energetica degli edifici nel settore civile possa derivare un risparmio di 4,9 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti petrolio) all’anno. Per il settore industria viene sinteticamente richiamato il meccanismo dei Certificati bianchi, indicato come uno strumento fondamentale per il raggiungimento dell’obiettivo di efficienza energetica nel settore, fissato in 5,1 Mtep al 2020.

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Bizzarre energie Ricicla e riempi il carrello In alcuni supermercati di Lamezia Terme si fa la “raccolta incentivante” utile al riciclo dei rifiuti, che fa guadagnare chi la effettua. I punti vendita sono dotati di un macchinario che raccoglie e quantifica bottiglie di plastica e lattine ed emette dei buoni spesa del valore di 30/70 centesimi ciascuno, che non sono tanti ma contribuiscono ad incentivare il riciclo dei rifiuti.

Ecologicamente cullato Roll è una culla ecocompatibile composta da un guscio multistrato di faggio ecologico. La parte interna è rivestita da morbidissimo feltro di lana estraibile, che permette il riutilizzo della struttura di legno come porta riviste o tavolino per la cameretta del bambino. Inoltre per consentire l’oscillazione della culla, agli angoli sono agganciate quattro robuste corde di cotone unite alle estremità da un anello.

“Sgonfiati” diventano accessori Originalissimi e coloratissimi accessori quali cappelli, vestiti, fermagli, borse e borsellini vengono prodotti dall’azienda Bauer Borrelli Recycle Project, fondata dalla green designer Karen Bauer. La peculiarità principale dei suoi prodotti è la materia prima, ovvero gonfiabili abbandonati sulle spiagge o nei lidi, che grazie a un particolare procedimento diventano accessori alla moda e non inquinano l’ambiente.

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A cura di Sallie Sangallo


Mulino solare spazzino degli oceani

Le vecchie scarpe non vanno in pensione

Nell’area portuale di Baltimora è stato installato un mulino che pulisce le acque del fiume prima che sfocino nell’Oceano. Situato nella foce, il mulino con due grandi bracci di contenimento posizionati contro corrente rispetto al passaggio dell’acqua, acchiappa tutti i detriti che poi – con un nastro - sono trasportati e convogliati all’interno di un contenitore galleggiante. Il movimento del nastro è possibile grazie all’energia solare di pannelli fotovoltaici e al movimento di rotazione della pala posta sull’acqua, identico a quello dei mulini ad acqua.

La società Esosport si occupa di riciclare le scarpe sportive per produrre pavimentazioni anti trauma da inserire nei parco giochi. Le scarpe raccolte vengono scomposte separando la gomma dalla canapa. La gomma è triturata e trattata per comporre le mattonelle in grado di assorbire l’impatto da caduta. I punti di raccolta Esosport si trovano in alcuni negozi sportivi dislocati in varie parti d’Italia.

Una stazione a impatto zero

Un ombrello quasi magico ci riparerà dalla pioggia

In Germania, nella città di Horrem, si sta lavorando per la costruzione di una stazione ecosostenibile. L’energia di cui necessiterà sarà fornita dall’impianto fotovoltaico posto sul tetto, una piccola centrale geotermica provvederà al riscaldamento e raffreddamento dell’edificio, mentre l’impianto solare termico dispenserà acqua calda. Per il funzionamento degli scarichi del bagno si utilizzerà l’acqua piovana, confluita e conservata in apposite cisterne. Anche il sistema di illuminazione è stato studiato per sfruttare al massimo la luce del sole durante il giorno, mentre nelle ore serali la stazione sarà illuminata da led di ultima generazione, garantendo un risparmio energetico consistente.

Si chiama “air umbrella”, è un parapioggia dalla forma di un microfono a cono. Esistono tre modelli di misure differenti, ed è stato progettato da un gruppo di ingegneri cinesi. Impugnando la parte bassa e premendo un interruttore, si attiverà la fuoriuscita di getti d’aria in direzione orizzontale rispetto alla pioggia. In questo modo le gocce d’acqua saranno deviate verso l’esterno, garantendo una protezione anche superiore rispetto agli ombrelli tradizionali. Infatti il getto d’aria è così forte che, il modello più grande, è in grado di riparare dalla pioggia circa 4 persone. Il funzionamento è possibile grazie alle batterie al litio ricaricabili che consentono - per ora - un’autonomia di 15 minuti. L’ombrello del futuro sarà in vendita a fine 2015 a un costo di circa 200 dollari.

“Mitti cool” refrigera senza energia

Gli architetti del bosco

“Mitti Cool” è un frigo che non necessita di elettricità. Infatti per refrigerare utilizza le proprietà termoregolatrici dell’argilla, materiale di cui è composto. La parte superiore del frigo possiede due contenitori in cui va versata dell’acqua, che poi gocciola all’interno delle pareti. Il processo di evaporazione dell’acqua consente di mantenere una temperatura bassa al suo interno rendendo così possibile la conservazione del cibo. L’inventore del frigo ecologico è un operaio indiano specializzato nella lavorazione dell’argilla, che dopo un terremoto provò a creare un sistema semplice ma efficace per la conservazione del cibo.

Si tratta di un sogno realizzato da due architetti, nelle campagne limitrofe a Madrid. La struttura si presenta come un lungo tunnel coperto da plastica acrilica dello spessore di circa 20 millimetri. Il tetto presenta una curvatura che consente un’ottima illuminazione solare, ma contemporaneamente ne scongiura il fastidioso effetto abbagliante della luce diretta. Il tetto è stato ordinato alle ferrovie della Germania, poiché identico a quello dei treni tedeschi. In questo contesto fiabesco tra alberi ed animali, gli architetti dello studio di José Selgas e Lucia Cano lavorano in perfetta sintonia con l’ambiente.

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che energia quelle voci! 3

Tre moschettieri in TV di Mauro De Vincentiis

Sergio Zavoli Il lavoro di Sergio Zavoli, giornalista e radiocronista prima e telecronista poi, si è svolto tra innumerevoli esperienze, incontri, problemi, tra felicità, miserie e grandezze. L’umanesimo di Zavoli ha così affrontato “in voce” personaggi illustri, al pari dei meno conosciuti, degli umili, con il suo stile in punta di voce e di penna, firmando programmi di successo. In particolare, uno è nella storia radiotelevisiva: “Il processo alla tappa”. Un programma che, nella prima edizione, negli anni Sessanta del secolo scorso, rivoluzionò il modo di trattare lo

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sport in TV. Andava in onda dopo la conclusione di ogni tappa del Giro d’Italia: da un palco improvvisato nei pressi del traguardo, si alternavano corridori, direttori sportivi, giornalisti. La prima edizione, creata e condotta da Zavoli, che aveva proposto questa trasmissione in radio dal 1958, fu quella legata al Giro d’Italia del 1962. Il programma piacque perché, oltre ad analizzare tecnicamente la tappa, raccontava piccole storie di umili gregari, di massaggiatori, di meccanici, di corridori di secondo piano che, solo per un giorno, erano riusciti a uscire dal gruppo con un’impresa, magari non andata in porto, proprio nel finale.

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Uno dei personaggi chiave della trasmissione fu il “Camoscio d’Abruzzo”, Vito Taccone, il corridore abruzzese (scomparso nel 2007) divenuto famoso per le sue vittorie e per la sua combattività, in corsa e fuori. Un ospite quasi fisso del programma, con il suo modo schietto di affrontare un argomento e con il suo dialetto. Parlava della mamma (“Io vinco e lei mi prepara il capretto arrosto. Che profumo, che sapore, caro Sergio”), cantava canzoni abruzzesi (“Sun salito alla Maiella, la muntagna è tutta in fiore, me paria che passu passu se fignisse all’infinitu”). “Il processo alla tappa”, con la voce di Zavoli, fu una delle prime trasmissioni


della parola Sergio Zavoli con il “Processo alla tappa”, Padre Mariano con la sua “Posta” e il maestro Manzi con “Non è mai troppo tardi”

per diventare “La posta di Padre Mariano”, facendolo conoscere e amare dal grande pubblico.

della televisione a impiegare la moviola, per chiarire eventuali dubbi di un arrivo contrastato. Fu usato il radiotelefono per riproporre, alla fine della tappa, collegamenti effettuati durante la corsa. Il primo esperimento fu con Vittorio Adorni che, in corsa, con il radiotelefono intervistò nel 1966 il francese Jacques Anquetil. C’era, poi, l’auto con la camera mobile sul tetto che seguiva dall’inizio alla fine le tappe. Zavoli intervistava i corridori con un microfono, preparato ad hoc, dal finestrino anteriore destro.

Rivedendo oggi alcune sue trasmissioni, colpisce la familiarità con il medium televisivo. Non solo: davanti alla macchina da ripresa spicca il suo interpretare i tempi, il linguaggio e i modi gestuali (non da meno dei più conosciuti conduttori di ieri ma anche contemporanei). Chi lo conobbe ricorda che Padre Mariano, nella preparazione dei programmi, dispensava al regista e ai programmisti suggerimenti, esortazioni e modalità di messa in onda.

Padre Mariano

Cercare il tema della trasmissione, concentrarlo nel tempo stabilito, argomentarlo in un insieme di parole semplici, scandite con una voce unica e personalissima e trovare le immagini per farsi comprendere meglio, era il suo modo di relazionarsi con milioni di telespettatori. Ogni trasmissione terminava con la frase “Pace e bene a tutti!”, accompagnata da un profondo sorriso: era un incoraggiamento affinché si riflettesse ancora – a video spento – sui punti più importanti affrontati.

Padre Mariano da Torino, al secolo Paolo Roasenda (1906-1972), è stata una voce tra le più conosciute e seguite della radio e della televisione italiana, con vari programmi tra gli anni Cinquanta e gli anni Settanta. Dopo le sue prime trasmissioni radiofoniche “Il quarto d’ora della serenità”, alla Radio Vaticana, e “Sorella radio”, per quella italiana, divenne popolare in televisione nel 1955, con “Sguardi sul mondo”, rubrica religiosa che nel 1959 cambiò nome,

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Alberto Manzi A partire dal 15 novembre 1960, un’altra voce “coinvolgente” condusse un programma storicizzato nel nostro immaginario collettivo: “Non è mai troppo tardi”. La voce era quella del maestro e pedagogo Alberto Manzi. Le

puntate in totale furono 484, fino alla fine nel 1968, anno in cui fu sospeso, con l’aumento della frequenza della scuola dell’obbligo. “Corso di istruzione popolare per il recupero dell’adulto analfabeta” era il sottotitolo della trasmissione, per insegnare a leggere e a scrivere agli

Asterisco Il desiderio di volare oltre l’arcobaleno di Stefania Concari “E dove dunque vogliamo arrivare? Al di là del mare? Dove ci trascina questa possente avidità, che è più forte di qualsiasi altro desiderio? Perché proprio in quella direzione, laggiù dove sono fino ad oggi tramontati tutti i soli dell’umanità? Un giorno si dirà forse di noi che, volgendo la prua a occidente, anche noi speravamo di raggiungere l’India, ma che fu il nostro destino a naufragare nell’infinito?” Con queste parole Nietzsche nell’opera “Aurora” arriva a paragonare gli ingegni superiori agli uccelli che spiccano il volo, che tanto più si innalzano e tanto più sembrano piccoli a quelli che non possono volare. Chi si eleva al di sopra degli altri non viene compreso, ma osteggiato e si cerca di tirarlo giù per riportarlo al pari dell’ “armento”.

italiani che avevano superato l’età scolare. Erano lezioni che utilizzavano tecniche di insegnamento moderne, con filmati, supporti audio, una lavagna luminosa (a quel tempo suggestiva), nonché con la felice mano di Manzi che – con rapidi tratti di carboncino – scriveva semplici parole con lettere su fogli, accompagnate da un accattivante disegnino di riferimento. Durante il provino, Manzi strappò il copione che gli era stato dato

e improvvisò una lezione alla sua maniera. “Non è mai troppo tardi” (imitato in più di 70 Paesi) ebbe un ruolo socio-educativo fondamentale, contribuendo all’unificazione culturale della Nazione, con l’insegnamento della lingua italiana e abbassando il tasso di analfabetismo, ancora elevato in quegli anni. Secondo le stime, quasi un milione e mezzo di persone seguendo queste lezioni riuscirono a conseguire la licenza elementare.

Illustrazioni di Alessandro Buttà

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Chi si eleva è colui che riesce a sfuggire al meccanismo in base al quale l’uomo si afferma nella società attraverso la possibilità di possedere, e quindi di “potere”, quale finta espressione di libertà, i cui confini sono definiti oggi dal mercato. Dobbiamo avere la forza di dire “no” a ciò che può procurarci inutili illusioni di essere e tornare a guardare noi stessi e il mondo con quel nitore e quella speranza tipica degli “ingegni”, dei bambini e dei sognatori più folli. Gli unici in grado di indicare la strada che porta verso la libertà, il benessere e il progresso.


VERSO IL DEPOSITO NAZIONALE E PARCO TECNOLOGICO “UN PROGETTO PAESE” Lavoriamo per realizzare il Deposito Nazionale, un’infrastruttura ambientale di superficie che permetterà di mettere in sicurezza tutti i rifiuti radioattivi italiani. Nel Deposito saranno sistemati definitivamente i rifiuti radioattivi prodotti dalle attività di decommissioning degli impianti nucleari dismessi e dalle attività di medicina nucleare, industriali e di ricerca, che continueranno a generare rifiuti anche in futuro. Si tratta di un grande progetto Paese che possiamo scrivere tutti insieme.

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Italia Energia 2015 Associazioni, Enti ed Eventi dell’Energia

Lo storico Annual di Gruppo Italia Energia si trasforma in un “chi è chi” delle associazioni, degli enti, dei centri ricerca e degli appuntamenti dell’energia. Il volume è introdotto da articoli e interviste a cura delle Istituzioni di riferimento (Ministero Ambiente, Ministero dello Sviluppo Economico, GSE, RSE, Autorità per l’Energia), e sarà suddiviso in 3 sezioni:

una presentazione editoriale di ciascuna associazione

il vero e proprio elenco delle singole associazioni con una dettagliata scheda informativa infine, a chiusura del volume, sempre in forma di scheda, l’elenco ragionato dei principali eventi dedicati all’energia previsti nel corso del 2015


Italia Energia

Spazio intervista

La prima sezione presenta le singole associazioni attraverso l’intervista al Presidente o mediante contenuti redazionali curati dai propri quadri direttivi

Spazio scheda La seconda sezione fornisce l’elenco in ordine alfabetico delle associazioni per una rapida consultazione e ricerca dei dati principali: sedi, contatti, organigramma e principali azioni promosse, eventuali eventi, con i riferimenti web immediatamente linkabili nella versione on-line

Per informazioni e prenotazioni: Sara Delli Colli

 06.45479165  sara.dellicolli@gruppoitaliaenergia.it

Camilla Calcioli

 02.92888701  c.calcioli@gruppoitaliaenergia.it


energia del pensiero

La fotografia? Una fascinosa via di fuga UN CAFFÈ CON FERDINANDO SCIANNA Fotografo, scrittore, giornalista di Romolo Paradiso

Ha definito il fotografo “colui che trova profondità nella superficie delle cose” e la fotografia “un meraviglioso regalo del caso”. Due immagini letterarie, filosofiche calzanti con la poliedricità di Ferdinando Scianna, il fotografo italiano più apprezzato nel mondo, ma anche persona capace di fare letteratura come pochi. Come coloro che sono nati in quella controversa, fascinosa e tumultuosa culla d’arte e di cultura che si chiama Sicilia. Come facevano Bufalino, Sciascia, Pirandello, De Roberto, Verga, Brancati,

Tommasi di Lampedusa, Butitta, Consolo e tanti altri che hanno contribuito ad arricchire, far conoscere e apprezzare ovunque la capacità italiana del saper narrare. Anche nello sguardo, indagatorio, nei gesti, scattosi e brevi, nella voce, ora incisiva, ora pacata, come nelle parole, mai banali, in Scianna si riverbera la sicilianità, intesa come adesione particolare alla vita, con non rari, palesi aleggiamenti alla finitezza, cruccio e forza di ogni siciliano. segue a pagina 90

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Ferdinando Scianna

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E il suo ultimo libro: “Visti e Scritti”, edito da Contrasto, ne è la prova concreta. Una moltitudine di immagini e di pensieri a quelle relative, che attraversa il lungo percorso che ha portato l’autore dalla Sicilia ai luoghi più disparati e impensati del mondo. Volti, immagini, situazioni fotografate con estro e creatività, accompagnati da parole spesso ricche di poesia, sentimento d’umanità e crudo realismo. Quella sua definizione di fotografo, gli dico, mentre sorseggiamo un caffè in una hall di un albergo romano, me ne fa ricordare una di Raffaele La Capria: “lo scrivere deve svilupparsi come lo stile dell’anatra, leggero in superficie e faticoso sott’acqua”. Scianna sorride e afferma: “La letteratura, diceva Victor Hugo, è la profondità portata in superficie. Superficie che in questo caso significa

La fotografia a volte è un alibi altre una forma di viltà comprensione, arrivare a decriptare il profondo. Il fotografo necessariamente si occupa di “superficie”, perché riprende il visibile. Ma in quel visibile è racchiuso un frammento di mistero. L’attimo così fermato diventa uno scrigno di emozioni, di sensazioni, di verità. Potremmo dire che la foto, più di ogni altro mezzo artistico, affonda il proprio sguardo in un segmento fuggevole di senso della vita”. E:  Cosa la colpisce di più in una persona? FS: Gli occhi, sicuramente, perché determinano l’espressione. Ma non solo gli occhi. I volti anche, che costituiscono, come tutte le sfaccettature visibili della vita, la maniera con cui noi entriamo in relazione con l’altro. E il volto non di rado esorbita la faccia. Nel senso che ci sono volti la cui espressività dipende da fattori altri. Da alcune movenze impercettibili del naso, della bocca, delle mani. Da qui emerge la personalità di un essere umano. D’altra parte la cosa è così importante che nel tempo il nostro cervello evolvendosi ha selezionato, una funzione dedicata ai volti. Un neuroscienziato mi spiegava che ciò accade perché abbiamo avuto bisogno da subito di decodificare, attraverso i volti di chi avevamo di fronte, l’ amico dal nemico.

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E:  Noi siciliani siamo bravi in questo. FS: Fino alla follia!.. A proposito della follia, ci sono delle bellissime pagine di Leonardo Sciascia, e anche di Vincenzo Consolo, sulla “follia della somiglianza” in Sicilia. In una famiglia siciliana la follia di recuperare le genealogie attraverso singoli elementi del volto è una specie di scienza. In “Visti e Scritti”, a margine di una sua foto che ritrae una ragazza parigina in attesa del metrò, Scianna ha scritto che” la fotografia serve anche a fuggire”. Gli domando il perché. Ma lui non mi risponde. Ha un momento di attesa, nel quale mi lancia uno sguardo traverso. Intenso. Investigativo. La domanda lo ha sorpreso. Intuisco che quella foto ha per lui un significato particolare. “Sì la fotografia serve a fuggire”, mi dice, “perché è un ponte tra noi e il mondo. La fotografia è nata in un momento in cui il mondo lo si voleva misurare, decodificare. Ma la fotografia a volte è un alibi quando il nostro rapporto con il mondo non riesce a sfondare il muro della superficie per arrivare all’essenza di ciò che riprende. Oppure è una forma di viltà. In quel caso lo è stata. Perché ho soffocato il desiderio di cercare un contatto, un incontro con quella ragazza. Ho fatto il fotografo. Ho fermato un momento. Ma così facendo ho lasciato abortire la mia volontà di relazione, e forse di futuro con lei. Ho perso un’occasione? La mia vita poteva cambiare?...Chissà?... Me lo sono domandato molte volte”. E:  Quanti sguardi potevano diventare un amore… FS: Già…Il caso è sovrano nella vita. In quella situazione ci fu un incontro degli occhi, prima della macchina fotografica. Mi ispirarono un sentimento. Per descriverlo ho utilizzato una parola spagnola che si traduce in “immedesimata”, ma che suona così: “ensimismada”. Cioè, avere dentro di sé un pensiero, uno smarrimento, una sospensione del flusso della vita, da quella situazione determinata. E:  Diciamo la verità, s’è pentito di non averla conosciuta? FS: Mii, tanto!... Però, ogni volta che rivedo quella fotografia non posso fare a meno di domandarmi chi fosse quella ragazza, cosa le passasse per la mente, chi aspettava, chi l’aspettava, cosa l’attendeva…Ecco, quando dico che la fotografia aiuta a fuggire è perché porta a queste considerazioni. E:  Lei è un siciliano in esilio. Come molti. Come me del resto. La Sicilia è mistero. È un “continente” di bellezze, di dolcezze e di atrocità. Di contraddizioni, di giuramenti violati. Dalla Sicilia si vuole fuggire. Ma lo si fa col pianto, col rimorso, con il cuore ferito. E si ritorna. Sempre. Perché? FS: Si fugge pieni di rancori. Di stizza. È una fuga che lascia piaghe e lacerazioni incolmabili. Si pensa alla Sicilia da lontano con altrettanto rancore e stizza. Ma sono i sentimenti di un innamorato tradito. Che sempre


innamorato rimane. E che dentro di sé non vede l’ora di trovare un appiglio per giustificare il proprio ritorno.

considerarsi speciali. Probabilmente non siamo affatto speciali. Però la nostra specialità sta proprio nel considerarci speciali! Verità a parte, gli sguardi dei siciliani hanno una dimensione più ampia di quelli di tante altre genti.

E:  Il ritorno è un fallimento o un successo? FS: Me lo sto domandando da tempo. Non lo so. Quando sono andato via la frase che mi accompagnava era: “manco morto!” Avevo venticinque anni. Ora ne ho settantuno e con mia moglie abbiamo comprato una casa a Ortigia, a Siracusa. La Sicilia è un posto difficilissimo per viverci, ma meraviglioso per morirci. E:  C’è qualcosa nello sguardo del siciliano che lo fa unico, che lo caratterizza. Mi verrebbe da dire che è come lo sguardo di una donna: “non è mai banale, c’è sempre un perché e tanti forse…” FS: Sciascia diceva che “la Sicilia è uno dei posti più interessanti del mondo… Purtroppo!” Tutto è racchiuso in quel “purtroppo”. La peculiarità dei siciliani sta nel

E:  Gesualdo Bufalino, Leonardo Sciascia, hanno parlato spesso della luce della Sicilia. Un elemento altro che la caratterizza e crea emozioni. Quanto quella luce ha influenzato le sue scelte fotografiche? E quale differenza ha notato con la luce di altre parti del mondo? FS: La fotografia è una dialettica tra la luce e l’ombra. La luce della Sicilia mi ha influenzato in modo determinante. Ha creato una condizione non solo fisica, ma anche esistenziale. È il discorso della profondità che arriva alla superfice. Per Cartier-Bresson, nato in Normandia, un posto dove la luce è poca e l’ombra persistente, esotico era il sole. Quelle situazioni ambientali hanno certamente caratterizzato la sua vita e la sua fotografia, e hanno fatto emergere il suo sentimento più “intimo”. Per me esotica è la nebbia. La condizione costante del mio percepire è

Giuseppina Di Fiore, Bagheria, 1961

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la luce, pur non disconoscendo l’importanza dell’ombra. In sostanza, ci si abitua a vedere il mondo culturalmente, ideologicamente, psicologicamente, sul piano del gusto, con lo stesso tipo di attenzione a questa dialettica drammatica, la quale diventa una metafora del mondo. Non a caso, Bufalino parla di “luce e lutto” a proposito della Sicilia, e non di ombra. Sono contrapposizioni che comunque favoriscono l’armonia.

E:  Anche la terra è fisicamente prepotente, dirompente, tumultuosa, fascinosa, vitale e mortale nello stesso tempo.

E:  Parlando del grande fotografo Jacques Henri Lartigue, lei afferma di invidiarle la leggerezza. Elemento forse precluso a un siciliano. Ci spieghi perché.

Ho avuto e ho pochi amici. Ma sono stati la mia ricchezza

FS: Non la può avere perché lo spettacolo in Sicilia è normalmente troppo violento, esagerato. Da noi tutto è eccessivo! L’amicizia, l’amore, il senso della famiglia, quello di appartenenza, sono fortissimi. Così come il sentimento negativo dell’odio, del disprezzo. E quello della morte, che si cerca di esorcizzare con manifestazioni collettive di grida, di disperazione, di contorcimenti vari.

FS: Il sole è un elemento di forza spropositato. Dà la vita, ma può far morire la natura e gli uomini. E la pioggia, che spesso latita, quando cade allaga ogni cosa. E poi i colori e gli odori sono intensi, inebrianti.

E:  E così i cibi, ricchissimi di elementi dai sapori contrastanti, dell’agro e del dolce, che però coniugano un’armonia magica di sapori. FS: Quindi come si fa a essere leggeri? La leggerezza può essere un’aspirazione ad avere una distanza giusta dalle cose e dalla vita. Può essere un fatto estetico, culturale. Ma è una cosa difficile per un siciliano. E:  Lei ha dato dell’amicizia una definizione intensa e suggestiva. “Lo scambio di chiavi delle rispettive cittadelle individuali. È l’acquisizione del reciproco diritto di utilizzare ciascuno dell’altro gli occhi, la mente, il cuore”. Mi dica, quanti “amici” ha? FS: Ho avuto e ho pochi amici. Ma sono stati la mia ricchezza, perché con loro ho vissuto tutto quello che indico nella definizione di amico. Certo, oggi le parole assumono spesso significati altri rispetto a quelli della loro etimologia. “Amico” nell’era di facebook è colui con il quale scambio messaggi attraverso la rete. E così si hanno milioni di “amici”. Ma questi non hanno nulla a che vedere con il senso, la forza, il sentimento dell’amicizia. Lo stesso vale per la parola “amore”. Allora ci si accorge di trovarsi in un mondo dove tutto è edulcorato, finto, virtuale, fasullo. E non di rado, anche chi non vuole cadere in queste trappole, rischia invece di incapparci.

Leonardo Sciascia, Racalmuto, 1964

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E:  L’amicizia è più importante dell’amore? FS: Sì, perché nell’amore c’è un certo tipo d’interesse. La molla può essere la sessualità… Ma tra due amici non c’è interesse alcuno. Una persona di cui ti sei innamorato la devi sedurre, un amico no, perché l’amicizia è una forma di cristallizzazione di tipo diverso. L’amicizia sta nel dire ad un amico che il libro che entrambi abbiamo letto è bellissimo, e lui rispondere che è una porcheria, e non avere alcun rancore, anzi sentirsi stimolato a capire il perché delle due differenti visioni. E:  Il titolo di un suo libro è “Le forme del Kaos”. È una metafora della vita e dell’arte?

fotografo che racconta forme che hanno a che fare con la vita. A me interessano gli scrittori di cose e i fotografi che raccontano storie. E:  Si considera un realizzatore di ossessioni? FS: Forse sì, a giudicare da quello che dicono alcuni. Una mia assistente una volta mi ha detto: sai, me ne sono andata anche perché tu almeno tre volte al giorno parlavi della morte. Io? le ho risposto. Sono stupito, solo tre volte? Se va bene ci penso mille volte! Qualcun altro ha scritto che nelle mie fotografie c’è un’ossessione della morte. Forse è così, non so. Magari! dico io. Anche perché penso che i grandi ossessi sono dei grandi artisti. Io invece credo di essere solo un “piccolo artista”.

FS: Ho voluto fortemente questo titolo, anche contraddicendo per una volta Sciascia, il quale aveva quasi sempre ragione, perché mi sembrava che assomigliasse alla mia idea della vita e della filosofia: una costante ricerca di senso e di forma. Ma quel titolo ha anche il vantaggio di essere ossimorico come spesso lo sono titoli che do alle cose che faccio. È una mia “passione geometrica”. So che la geometria senza la passione non ha senso e il caos non è affrontabile intellettualmente se al suo interno non si cerca un senso. La fotografia è obiettiva perché ha una forma tecnologica che la rende tale, ma contemporaneamente offre a chi la guarda la possibilità di vederci quello che sente di percepire. E:  È la vanità la molla della comunicazione? FS: Direi più il desiderio di approvazione, di riconoscimento, che soprattutto in età giovanile trasmette una forza non indifferente. Con il tempo però questo desiderio, se uno non è proprio “un fissa” (“fesso” in italiano- ndr), si placa molto. Certo trovo soddisfazione nell’approvazione delle persone, ma fino a un certo punto. Così come meno mi addolora la disapprovazione altrui. Gli altri mi interessano. Scrivo e fotografo per loro, perché interessa me. Se a loro non piaccio…pazienza!. E:  Misone, filosofo greco del VI secolo a.C. diceva che “occorre studiare le parole a partire dalle cose, non le cose a partire dalle parole”. Non le pare che oggi, in gran misura, la comunicazione si avvale della seconda scelta? FS: Sciascia, sosteneva che ci sono gli scrittori di cose e quelli di parole. Sembra una contraddizione letteraria, perché in letteratura le cose sono parole, però l’utilizzazione di quelle parole può allontanarsi moltissimo dalle cose. Allora, sì, bisogna partire dalle cose. E oggi lo si fa poco e male. Curiosamente però mi domando se un fotografo possa essere fotografo di immagini, oppure fotografo di cose. Facendo un parallelo con la letteratura, un fotografo che si occupa dalla superficie delle relazioni visive è un fotografo di parole, di immagini. Invece un fotografo le cui forme nascono da una passione per la realtà è un

Ragazza, Parigi, 1970

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È il manifesto di un nuovo modello di gestione dei rifiuti, basato su buone pratiche amministrative, unite all’impegno e alla fiducia nell’educazione, nella formazione scolastica e nella capacità di organizzarsi dal basso. L’Autore, nell’aprile 2013, ha ricevuto il “Goldman Enviromental Prize”, riconoscimento mondiale sui temi della sostenibilità e dell’ambientalismo.

Questo libro tratta di emergenze – piccole e grandi, naturali e tecnologiche – che minacciano di stravolgere la nostra esistenza. Ma quali rischi siamo disposti a correre, quali gli strumenti per gestirli? Cos’è il rischio? È, tecnicamente, la probabilità che si verifichi un evento indesiderato. In queste pagine, la risposta tocca problemi culturali, regole etiche e soprattutto politiche (il rapporto tra persona e istituzioni, tra comuni cittadini ed esperti, tra ragione ed emozione). Simona Morini insegna Teoria delle decisioni razionali e Filosofia della scienza presso il Dipartimento di design e pianificazione in ambienti complessi dell’Università IUAV di Venezia.

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Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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Con questo libro, l’Autore racconta, con parole e immagini (oltre 350), gli innumerevoli incontri avuti nel corso della sua vita e i ritratti che ne sono scaturiti: come quelli di Giuseppe Tornatore e di Mario Monicelli; ma anche della madre e delle figlie, di Henri Cartier-Bresson, di Ken Follett, di José Saramago, di Karl Lagerfeld, di Roland Barthes e di Gesualdo Bufalino. Una carrellata di icone, di sguardi, di pose, di istantanee in bianco e nero che intrecciano il percorso personale e professionale dell’Autore. Ogni ritratto, infatti, è accompagnato da un testo in cui Scianna presenta il personaggio, definendone le peculiarità caratteriali oltre che estetiche; raccontando, con l’attenzione di un vero maestro e con la sensibilità di un intellettuale, il momento dello scatto, il suo rapporto con la persona fotografata, ma anche le emozioni suscitate da quell’incontro.

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I fenomeni naturali, anche negli aspetti più temibili, ricordano che la Terra è un pianeta vivo. L’Italia, paese geologicamente fragile, è soggetto a terremoti, eruzioni, frane, inondazioni, con conseguenze spesso devastanti. Quali sono le cause dei fenomeni naturali? In che misura sono prevedibili? Come difendersi? Per l’Autrice, il primo passo è trasformare la cultura dell’emergenza e del soccorso in cultura della prevenzione e della mitigazione del rischio. Silvia Peppoloni è responsabile della Sezione di geoetica della Società geologica italiana e componente della Commissione di Geoetica della Federazione italiana di Scienze della Terra.

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I sassi in riva al mare Raccontava un vecchio pescatore, che i sassi che vivono in riva al mare conoscono i segreti del mondo. Sanno degli uomini e delle cose. Lo sanno dal vento e dalle maree. Conservano nel tempo ricchezze sconosciute e le rivelano solo a chi le sa ascoltare. Ai bambini, che li accarezzano intensamente con lo sguardo, e con stupore li trovano preziosi. Ai semplici, che li osservano in silenzio per lunghi momenti, carpendone il sorriso e la gioia. Ai poeti, che scavano fin dentro le loro viscere per raccogliere il verso del momento e quello della vita. E ai folli, che con la loro purezza, nei sassi, vedono un frammento della volontà e del respiro di Dio. lo Smilzo

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Pubblicità d’autore: la “scatola maggica” e una poesia al magnete Tra i più richiesti testimonial degli anni Trenta del secolo passato, fu Trilussa (Carlo Alberto Salustri, 1871-1950), il poeta romanesco che, nelle sue “favole”, nel suo “serrajo” – tra uomini, agnelli e lupi – commentò con coraggio e con la satira le vicende italiane di quel tempo. I suoi versi si trasformarono anche in spot promozionali, contribuendo non poco alla popolarità di dentifrici, di caffè e di pasticche per la gola. Nelle sue poesie “pubblicitarie”, spicca un sonetto per una casa di produzione di radio: «Come me piace a stàmmene in poltrona/co’ sta scatola maggica vicino/che parla sola o me rifà a puntino/la robba che se canta e che se sona./ Chiami Parigi? Senti una canzona…/E a Vienna?...C’è “La forza del destino”./Ecco la “Tosca”…Arriva da Berlino…/ Ecco la “Norma”…Vie’ da Barcellona…/L’Africa pure canta e quanno sento/la ninna-nanna mentre pijo sonno,/me pare un coro che me porta er vento…». Non da meno fu Guido da Verona (1881-1939), con i suoi versi per un pneumatico («Beve la strada-supera i monti/ stritola i ciottoli…» e per una fabbrica di magneti («…una calamita divina…»).

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Fo La foto di Andrea Amato

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QUANNO NASCETTE NINNO Quanno nascette Ninno a Bettalemme, era notte e pareva miezojuorno… Maje le stelle, lustre e belle, se vedèttero accussí… e’a cchiù lucente, jette a chiammá li Magge a ll’Uriente.

E+ Energia, letteratura, umanità

De pressa se scetajeno ll’aucielle… cantanno de na forma tutta nova: pe’ nsi’ ‘agrille, co’ li strille, e zompanno ‘a ccá e ‘a llá: -E’ nato! E’ nato!-decévano- lo Dio che nce ha criato!Ninno mio… Non c’erano nemice non c’erano nemice pe’ la terra: la pecora pasceva co’ ‘o lione. Co’ ‘o capretto, se vedette ‘o liupardo pazzeá… E se sonnava pace e contentezza… Alfonso Maria de Liguori*

* Marianella, 1697, Nocera dei Pagani, 1787. Santo, dottore della Chiesa. Scrisse numerose opere di apologetica e di teologia morale.

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controcopertina L’uomo d’occidente

Non mi piace quest’uomo! Non mi piace quest’uomo! Quest’uomo che non ha mai tempo per un tempo di crescita interiore. Quest’uomo che disconosce il pensiero ma conosce l’azione, il fare continuo, meccanico e istintivo. Quest’uomo sempre proteso nell’acquisizione di cose, di potere, di piacere, di denaro. Quest’uomo irresponsabile, egoista ed egotista. Quest’uomo superficiale e stupidamente ludico. Non mi piace quest’uomo che non sa domandarsi il perché delle stelle, che non ascolta la voce delle maree, che non è attento alle manifestazioni della natura. Che non riflette sul senso del suo andare e del limite. Quest’uomo estraneo a se stesso e all’altro, più solo che mai nella sua solitudine colorata di nulla. Cullato dal suono del cellulare, inebetito di sms e dalle immagini di internet. Stordito dalle migliaia di notizie e nozioni che non diverranno mai conoscenza. Dalle chiacchiere inutili sul sesso degli angeli, da un infinito parlare di se’ e solo di se’. Quest’uomo che chiama “amici” sconosciuti raccolti nell’etere, e non sa cercare se stesso negli occhi di chi gli sta accanto, nelle sue storie, nei suoi percorsi. Che con l’altro non sa condividere il momento, il tempo della gioia e del dolore. Quest’uomo che sorvola sullo sguardo di un bimbo, che non sa tendergli la mano, né

Immagine di sfondo di Caspar David Friedrich: “Viandante sul mare di nebbia”

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trovare l’attimo per condividerne l’ascolto, il gioco, la fantasia, la felicità e lo smarrimento. Non mi piace quest’uomo che guida gli uomini con la logica del mercante, con animo privo di comprensione, d’emozione, di sogni. Quest’uomo che offende e umilia l’uomo, perché incapace di favorire le condizioni per garantirgli il lavoro, impoverendo così la sua dignità sociale, rendendolo precario, instabile e senza possibilità di progettare il futuro. Quest’uomo che uccide la creatività, l’estro, la cultura, lo slancio folle della poesia, perché inutili al superamento della depressione economica-finanziaria. Non mi piace quest’uomo servile, umettatore, quaquaraquà, al servizio del più forte, incapace di ideare, di lottare e sacrificarsi per un ideale d’umanità. Quest’uomo noioso, ipocrita e confuso. Quest’uomo povero, triste, ansioso e fragile. Quest’uomo misero e pavido, terrorizzato dalla finitezza, ma mascherato da ciclope del nulla, pieno di muscoli e privo d’intelletto e cuore. Non mi piace quest’uomo che non ha più nulla dell’uomo e tutto del “pupo” mosso a piacimento da pupari invisibili, uomini contro altri uomini. E non mi piace quest’uomo che non sa più fertilizzare con i valori la propria Comunità. E lascia al caso, che non è mai il caso, la sua storia, che è non solo la sua storia, ma quella dell’umanità. No, quest’uomo non mi piace! Romolo Paradiso


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