Elementi 31 - Aprile 2014 - Giugno 2014

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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Dirk Forrister

Sistema ETS, debolezze e possibili riforme Leonardo Licitra

Cambiamenti climatici, no a impegni vincolanti Gilberto Callera

Sostenibilità energetica, miglioriamola così Filippo Bernocchi

Rinnovabili, la scommessa è l'efficienza energetica Simone Togni

Eolico, un patrimonio da difendere Dante Caserta

Energia e territorio, così sarà binomio vincente Ron

Io, che mi meraviglio per ciò che sento, vedo, faccio e conosco

SPECIALE L’ENERGIA DEI MIST Indonesia e Messico

Periodico del GSE Aprile - Giugno 2014

La bolletta? Si riduce toccando interessi rilevanti

Elementi

Massimo Mucchetti

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per te è un gesto per risparmiare energia. per noi di eni, è migliorare l’efficienza energetica dell’ambiente in cui vivono i nostri 8 milioni di clienti gas e luce. per farlo, offriamo consulenza personalizzata, eseguita da professionisti che ti aiuteranno a utilizzare al meglio le risorse riducendo i consumi. inoltre potrai scegliere, all’interno degli energy store eni (trova il negozio più vicino su energystore.eni.com), gli apparecchi più adatti a soddisfare le tue esigenze, e se sei cliente eni gas e luce, potrai misurare l’efficienza della tua casa con il nostro check-up energetico online. Elementiinsieme 31 prenderci cura dell’energia vuol dire creare nuova energia,

eni.com


“CORRENTE” UN AIUTO CONCRETO ALLE IMPRESE ITALIANE Sostenere le aziende italiane, divulgando all’estero la nostra esperienza e le nostre capacità ingegneristiche nel settore delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica, costituisce un punto dal quale ripartire per il rilancio economico delle piccole e medie imprese di settore. Proprio queste ultime hanno il grande pregio della flessibilità, di sapersi cioè adattare alle diverse situazioni normative e alle specifiche richieste che il committente pone loro, confezionando soluzioni su misura che la grande azienda, per quanto importante, non potrebbe attuare. Dal 2010 il Gestore dei Servizi Energetici persegue questo obiettivo al fianco del Ministero dello Sviluppo Economico, dell’Agenzia per l’internazionalizzazione ICE, della Simest e della Sace, sostenendo attraverso il Progetto Corrente (al quale la nostra rivista dedica in ogni numero un lungo articolo) le imprese italiane del comparto cleantech. Ad oggi sono gratuitamente iscritte quasi 2.000 tra aziende e centri di ricerca, per un fatturato complessivo di 23 miliardi di euro. Molte le missioni che sono state organizzate con i nostri partner per supportare il made in Italy, dal Brasile all’Arabia Saudita, passando per Cina, Giappone, Africa e Sud America.

Grazie a questa attività, il GSE oggi si pone quale soggetto in grado di dialogare con le omologhe realtà internazionali e cioè le società e le Istituzioni che all’estero offrono servizi al comparto delle rinnovabili. Tra gli altri, recentemente è stato avviato un proficuo dialogo con la K.A.Care, l’Agenzia che a Riyadh sostiene lo sviluppo della green economy, interessata all’esperienza italiana maturata negli ultimi 10 anni di attività. Ad esempio, sul problema della non programmabilità delle fonti alternative, fotovoltaico ed eolico in testa, il GSE ha messo a punto un sistema di monitoraggio satellitare in grado di fornire, con un margine di errore massimo del 10%, la capacità produttiva dei 540 mila impianti fotovoltaici, dei 700 eolici e dei 2.300 impianti mini idroelettrico ad acqua fluente presenti in Italia. Grazie al sistema di metering satellitare, in grado di incrociare le previsioni meteorologiche a 72 ore con altri dati, si riesce ad avere stime per due importanti funzioni: da un lato decidere quanta energia ritirata il GSE dovrà vendere sul mercato e, dall’altro, fornire importanti informazioni al gestore della rete elettrica, Terna, per stimare la copertura del fabbisogno e approvvigionare le risorse necessarie per il bilanciamento della rete. Quello appena citato è soltanto un esempio di come l’Italia può guardare con fiducia ai mercati esteri, per gettare le basi di una crescita economica che, in un contesto globalizzato come quello attuale, può avvenire dentro e fuori i confini del nostro Paese.

l’E

l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Claudia Delmirani Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

Foto Fabio Abbruzzese Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato Fotolia Hanno collaborato a questo numero Simone Aiello Andrea Amato (La Foto) Roberto Antonini Luca Benedetti Stefano Besseghini Edoardo Borriello Alessandro Buttà Libero Buttaro Fausto Carioti Ilaria Carderi Dario De Marchi Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Maria Teresa Fronterotta Maurizio Godart Jacopo Giliberto Costantino Lato Roberto Laurenti Piergiorgio Liberati Romina Maurizi Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama)

Gabriele Masini Michele Panella Ilaria Proietti Lorenzo Rossi Marta Salvadori Sallie Sangallo Luca Speziale Maria Pia Terrosi Renato Terrosi Tommaso Tetro Fabrizio Tomada

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Adnkronos (Prometeo) Anev Axpo Italia Banca Intesa San Paolo Bartucci S.p.A. Centro Documentazione Giornalistica City Life Cobat E-On Enel Eni HFV iCASCO Innovation Cloud Italia Energia Inergia IVPC Jinko Solar Leitwind Manutencoop Marcopolo Engineering Nuovo Trasporto Viaggiatori Punto Com Puraction Quale Energia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Staffetta Quotidiana GSE, in collaborazione con Puraction, ha compensato le emissioni di CO2 prodotte dalla stampa sostenendo il progetto Bom Jesus con standard VCS e Social Carbon.

­­­­Un

particolare ringraziamento a Sandro Renzi ­­­­Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

In copertina Ironica ascesa 2009, acrilico su tela cm. 80x90 di Franco Ferrari Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Chiuso in redazione il 24 marzo 2014

AU Guidubaldo Del Monte, 45 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it issuu.com/gsedocs

GME Largo Giuseppe Tartini, 3/4 00198 Roma T +39 0680121 F +39 0680124524 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org

Elementi 31

RSE Via R. Rubattino 54 20134 Milano T +39 0239921 F +39 0239925370 www.rse-web.it

Elementi

Anno 2014 n. 31 Aprile - Giugno 2014

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MODESTA PROPOSTA PER UN PIANO ENERGETICO AMBIENTALE Sento dire da più parti che sarebbe ora di avere un “Piano energetico salva ambiente”. Non è un’idea malvagia, tutt’altro. Lo abbiamo detto sovente da queste colonne: l’ambiente, il territorio hanno bisogno di atti capaci di rimediare ai guasti causati dall’incuria della politica e di operare con visione e responsabilità per un futuro di sicurezza e benessere. Qualcuno obietterà: “ma se non abbiamo ancora un Piano energetico funzionante, come si può immaginare d’averne uno per l’ambiente?” Giusta osservazione. In linea con il costume di questo paese. Ma se ci lasciamo andare ai pessimismi, nulla mai si farà. E allora proviamo a tracciare le linee essenziali che dovrebbero essere alla base di un accettabile Piano dedicato all’ambiente. E proviamo a farlo indicando le cose da attuare con la logica con cui si parla ai bambini, la semplicità, che nasce dalle più elementari constatazioni. Partiamo. Alla base di tutto c’è l’educazione al rispetto dell’ambiente e del territorio, che scaturisce da una meticolosa sollecitazione istituzionale. Diffondere attraverso i mezzi di comunicazione con incisività, il senso di rispetto e d’amore per ciò che con noi, intorno a noi e per noi vive e ci consente di vivere: alberi, prati, acque, montagne, fiori, aria.

Ambiente al quale Stato e Enti locali devono dedicare continua attenzione, per evitare di deturparlo, impoverirlo, renderlo pericoloso. Rimboschire le montagne, bonificare i territori, aumentare gli spazi destinati al verde, avere cura dei nostri mari e fiumi, della loro flora e fauna, dell’aria che respiriamo, favorire, come si sta cercando di fare, la costruzione di luoghi di lavoro, di svago e le abitazioni in sintonia con l’ambiente anche da un punto di vista energetico e fare in modo che quelli di più antica concezione possano migliorare la risposta al consumo di energia, sono solo alcune delle cose indispensabili per la sua conservazione. Ancora. Nella società dei consumi è necessario educare a saper risparmiare. Vorrei dire, con Goffredo Parise, “ad avere amore per la povertà”, rappresentata dal desiderio di usare solo ciò che è essenziale e utile per il nostro vivere. Abbandonando una bulimica e dannosa cultura di acquisto e possesso, per nulla sintomo di civiltà e progresso. Nella quale rientra l’uso individuale superfluo di energia, che comporta non solo spese, ma anche inquinamento e politiche energetiche di acquisto di materie prime spesso onerose, non di rado compromissorie e non sempre sicure. Fare in modo che ogni atto compiuto dal pubblico o dal privato per migliorare e rendere moderne situazioni di vita che coinvolgono il territorio e l’ambiente siano concepite e attuate mantenendo un equilibrio tra l’utilità che si vuol ottenere e la salvaguardia dei beni naturali. L’esempio è l’alta velocità. Non se ne può fare a meno, è vero, ma la si deve fare dove c’è veramente bisogno, senza provocare danni al territorio e con criteri di responsabilità e sicurezza. Se il territorio non è adatto, è bene migliorarlo prima di operare o cambiare zona. E poi non bisogna tralasciare la necessità di favorire la ricerca e lo sviluppo tecnologico. Settori che in un passato meno florido da un punto di vista economico, l’Italia ha avuto come campi d’eccellenza. Ricordiamoci di Marconi, di Fermi e della scuola di via Panisperna. Il loro progresso non può che avere ricadute positive sull’ambiente, sulla evoluzione culturale, sociale ed economica della Nazione. Certo, tutto questo comporta un realismo e un decisionismo che cozza con la polverizzazione d’interessi di svariati settori della società e, soprattutto, dell’economia. Ma non è più tempo di compromessi utili solo a lobby e fazioni di vario genere. Occorre fare ciò che è necessario per il bene di tutti. Di quella Comunità che oggi più di ieri lamenta serietà, onestà, capacità, visione e voglia di un avvenire migliore. Partendo proprio da ciò che di più necessario c’è per l’uomo, il luogo dove vive. Diceva Vittorio G. Rossi: “la civiltà di una persona non si vede da quello che dice né da quello che possiede, ma da come tiene la sua casa”.

Virgolette di Romolo Paradiso

Tutto questo con il coinvolgimento indispensabile delle famiglie e delle scuole, dalle quali deve arrivare l’esempio che convince e, soprattutto, coinvolge, perché emoziona.

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primo piano

rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 80 Mc il Mondo di Corrente 86 Be Bizzarre Energie 88 En Elementi Normativi 107 Bi Biblioteca 109 Mp Fn Mondo Piccolo e Filo di Nota 111 E+ Energia, letteratura, umanità 112 Fo La Foto di Andrea Amato 114 Co la Copertina Elementi

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10 La bolletta? Si riduce toccando Intervista a Massimo Mucchetti

interessi rilevanti

14 Sistema ETS, debolezze e possibili Confronto con Dirk Forrister

riforme

18 Cambiamenti climatici, no a impegni Parla Leonardo Licitra

vincolanti

22 Sostenibilità energetica,

Colloquio con Gilberto Callera

miglioriamola così

26 Rinnovabili, la scommessa è l'efficienza Il parere di Filippo Bernocchi

energetica mercato oil

28 Prodotti petroliferi, l’Ocsit per

Il punto di vista di Paolo Vigevano

un’efficiente gestione economico finanziaria speciale l'energia dei MIST

30 Indonesia e Messico energia rinnovabile

38 Fonti rinnovabili, Progress Report su presente e futuro


73 Il sogno degli alchimisti 40 Eolico, un patrimonio da difendere A tu per tu con Simone Togni

energia e ambiente

43 76 Riduzione costo bolletta elettrica Energia e territorio, così sarà Dialogo con Emilio Cremona

diamoci una strategia

46 Rinnovabili, le opportunità del

Quattro chiacchiere con Marco Carta

mercato mondiale

Confronto con Dante Caserta

binomio vincente

78 Il giardino della biodiversità energia del pensiero

48 L’energia spinge il reddito agricolo 90 Io, che mi meraviglio per ciò che sento, vedo, faccio e conosco 51 Vento in poppa per l’offshore? che energia quelle voci! Il parere di Federico Vecchioni

biocarburanti

54 L’immissione in consumo dei biocarburanti energia

60 Costo energia elettrica? Riduciamolo così

Un caffè con Ron

98 Il calcio e il ciclismo "visti" alla radio cinema ed energia

102 Quando Fellini fece "Ciak!" con la luce

di Stefano Besseghini

64 Mercato gas, consumo mondiale Incontro con Alessandro Bianchi

in crescita, l’Europa frena

68 Rischiamo di restare senza Il pensiero di Alessandro Gilotti

benzina

Sommario

So


Energia, quel "tanto" che c'è da fare I primi mesi del 2014 si erano annunciati statici per il mondo italiano dell’energia. Pareva a tutti un periodo che non avrebbe portato novità al settore. Invece, febbraio ha aperto scenari nuovi. Per esempio, la crisi di Governo con il cambio fra Enrico Letta e Matteo Renzi, e la nomina degli emiliani Federica Guidi e Gianluca Galletti all’incarico di ministro (Sviluppo economico e Ambiente), tratteggiano percorsi differenti. Inoltre, si stanno sviluppando ora gli effetti del decreto del “Fare-2” approvato dal Parlamento a metà febbraio: si sono aggiunte norme per rimodulare il sistema di incentivazione delle rinnovabili, sulla diffusione dei contatori elettronici e per la sistematizzazione dei sistemi di misura. Norme sull’efficienza energetica degli edifici e sulla percentuale di biocarburanti nella benzina e nel gasolio. Norme sugli stoccaggi di metano e sulle eccedenze da destinare alla Borsa del gas del Gse.

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I mesi scorsi sono anche stati segnati dalle preoccupazioni sugli approvvigionamenti di metano all’Italia – basta pensare alla sanguinosa vicenda ucraina – e dal fenomeno shale gas in America del Nord. Ma i temi davvero caldi di confronto sull’energia rimangono, purtroppo, due. Il primo argomento è il costo dell’energia. Il secondo tema è quello delle contestazioni locali che paralizzano ogni investimento energetico in Italia. Viene contestato per esempio il sistema degli incentivi, che produce sovra costi all’energia. In effetti, il peso degli oneri fiscali e parafiscali sull’energia italiana è fra i più salati d’Europa e anche il costo dell’energia all’ingrosso perde il confronto con le Borse elettriche europee. Tuttavia, non siamo i più costosi. Ci battono per esempio Cipro e la Danimarca, ma soprattutto spicca la Germania, dove il peso degli incentivi sulle bollette finali è orgoglioso. Ma è stato dimostrato che gli incentivi alle rinnovabili hanno un effetto contrastante: fanno salire il costo finale ma fanno scendere quello all'ingrosso. E gli incentivi all’efficienza energetica con il credito d’imposta e l’ecobonus hanno prodotto nel 2013 investimenti per 19 miliardi di euro e dato lavoro a 280mila persone. Il decreto Destinazione Italia potrebbe creare nuovi incentivi, come quello alle miniere inutili del Sulcis, ma i correttivi al testo di legge fanno sì che il vistoso sussidio (2,4 miliardi in vent’anni) sia concesso solamente ai chilowattora prodotti con tecnologie di cattura e stoccaggio della CO2 prodotta.

L’esempio più classico è quello della piattaforma Ombrina Mare progettata davanti alla costa abruzzese. Per anni nel web abruzzese c’è stata un’accorta preparazione del terreno antipetrolio e di semine terroristiche e cospirologiche; e la contestazione è esplosa in modo esemplare. La piattaforma Ombrina Mare distruggerà l’Abruzzo. Ci uccidete tutti. I nostri figli con la leucemia. Il turismo sarà devastato. Queste le frasi più ricorrenti durante le proteste che hanno aggregato attorno alle cittadine di Ortona e Lanciano migliaia di contestatori di ogni fascia sociale, in testa dei quali c’erano i politici assetati di consenso. La piattaforma Ombrina Mare – se mai si farà – non c’è dubbio che sarà brutta: ma sarà più brutta del lungo costa con l’anarchia dell’edilizia d’arrembaggio, dei cartelloni lungo la statale, dei chioschi, dei capannoni industriali, delle insegne, dei mercatoni super sconto? La piattaforma inquina: ma inquina e ha un maggiore impatto ambientale dell’autostrada, delle fabbriche e delle mille attività della fascia costiera? La piattaforma può avere effetti negativi sul turismo della zona: ma allora come può esistere il divertimentificio romagnolo che di piattaforme ne ha una quarantina? La contrarietà al progetto espressa dagli abruzzesi a tutela di una costa che non è fra le pregiate ambientalmente è una contrarietà importante ed emotivamente comprensibile, e questa domanda emotiva esige una risposta, ma le motivazioni non sono razionali. È un bisogno emotivo che esprime la contrarietà al cambiamento di ciò che è.

Come ha osservato Carlo Stagnaro in uno studio dell’Istituto Bruno Leoni, ci sono soluzioni per risparmiare tra i 4 e i 6 miliardi l'anno intervenendo sulle principali cause del caro-bolletta, cause “tutte riconducibili a decisioni pubbliche: una liberalizzazione lasciata a metà, pesanti manovre di politica industriale (si pensi ai sussidi alle fonti rinnovabili), frequente confusione tra le competenze del Governo e quelle dell’Autorità per l’energia". Federica Guidi, attiva nell’innovazione tecnologica nell’energia, saprà rafforzare il sistema degli aiuti di mercato ai settori emergenti capaci di dare quello shock tecnologico sperato, e al tempo stesso riduca i sussidi simili ai vecchi aiuti di Stato. Sul fronte delle contestazioni blocca-progetti, in questi anni la rete ha dato a tutti la possibilità di esprimersi. Basta leggere i social network più popolari per avere una raccolta preoccupante della contrarietà al mondo che cambia, questa paura del futuro, ora esce dal virtuale e si esprime anche negli atteggiamenti attivi. Succede per esempio in Liguria con la centrale a carbone di Vado Ligure e in Puglia con il Tap, il metanodotto che dovrebbe portare in Italia il gas dell’Asia Centrale. In analogia con il movimento no-tav è nato un movimento no-tap per difendere dalla “devastazione” la posa della conduttura. L’approdo è progettato con un micro tunnel che passerà sotto la spiaggia di San Foca a Melendugno, senza toccare un granello di sabbia; poi bisognerà scavare una trincea di otto chilometri per posare la tubazione che s’innesterà alla dorsale Snam e infine, come di consueto, ripristinare terreno, colture, alberi. Il progetto è in una zona già percorsa da condutture dell’acqua, del gas, della luce, delle fogne; è in un’Italia che conta già 80mila invisibili chilometri di tubazioni del gas.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

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primo piano

La bolletta? Si interessi rilevanti INTERVISTA A MASSIMO MUCCHETTI Presidente della Commissione Industria del Senato Massimo Mucchetti

di Piergiorgio Liberati I suoi editoriali sul Corriere della Sera hanno offerto per anni ottimi spunti per chi le decisioni doveva prenderle da Palazzo Chigi o da Montecitorio. Oggi Massimo Mucchetti è sceso nell’agone politico, ricoprendo un ruolo, quello di Presidente della Commissione Industria del Senato, in un periodo non certo facile per l’Italia. A lui Elementi ha chiesto di scattare una fotografia dei più importanti provvedimenti del settore energetico, oggi sul tavolo del neopremier Matteo Renzi o all’attenzione del Parlamento. Partendo dal tema più scottante: la bolletta.

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riduce toccando E: A che punto è l’indagine conoscitiva sui prezzi dell’energia della Decima Commissione del Senato?

E: Come giudica i provvedimenti varati dal governo Letta con il “Destinazione Italia”.

MM: Abbiamo ascoltato analisi e opinioni di quasi tutte le parti in causa. Stiamo ultimando il lavoro e mi auguro si possa ricavarne un disegno di legge il più possibile condiviso.

MM: Due premesse. La prima, ho votato la legge di conversione di quel decreto senza poter entrare nel merito. Essendo il Ddl arrivato all’ultimo dalla Camera al Senato, non c’era più tempo per emendamenti. La seconda, il governo Letta aveva adottato anche altri provvedimenti energetici in altri decreti omnibus, ma anche in questa occasione si è trattato di interventi limitati e parcellizzati quando servirebbe un disegno organico. Se si devono toccare degli interessi, meglio prendere il toro per le corna e toccarli tutti nella misura possibile e utile per ciascuno.

E: Il Presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha indicato l'obiettivo di ridurre del 10% la bolletta, con un impegno particolare verso le piccole e medie aziende. MM: L'obiettivo che il premier ha espresso nel progetto di massima del Jobs Act come segretario del PD, prima di entrare a palazzo Chigi dunque, comporterebbe risparmi netti per 4,2 miliardi. La finalità è perfettamente condivisibile. Del resto, già il titolo della nostra indagine conoscitiva la dice lunga. Risparmiare di netto 4,2 miliardi è un vasto programma. Quando mi è capitato di rispondere ai cronisti sull'argomento, ho scelto numeri più contenuti. Meglio stupire realizzando il 120% o il 200% di una promessa più bassa, piuttosto che realizzare il 70% di una promessa altissima.

E: Ma nel merito del “Destinazione Italia”? MM: Nutro alcune riserve operative. Ad esempio l’opzione offerta ai produttori di elettricità da FER, di allungare il periodo di incentivazione di sette anni a fronte di una proporzionale riduzione dell’incentivo annuale, temo renda poco. Molti produttori, che hanno finanziato l’investimento con mutui tarati sulla precedente durata dell'incentivo, avranno difficoltà a rinegoziare i loro rapporti bancari.

E: Non ci crede? E: Alternative? MM: Se vogliamo parlare di energia, dobbiamo sapere che, dato l’attuale mix delle fonti, per tagliare la bolletta dobbiamo incidere su rilevanti interessi non privi ciascuno di una propria ragion d'essere e tutti legati a constituency elettorali più o meno grandi. I sussidi alle rinnovabili, sostanzialmente doppi rispetto a quelli tedeschi, hanno ricevuto consensi generali senza che alcun partigiano dei pannelli si fermasse un attimo a paragonare l’onere complessivo delle FER per i cittadini al costo dello Stato imprenditore. Avrebbe scoperto che il fotovoltaico costa di più, a moneta costante, di quanto sia mai stato erogato alle Partecipazioni statali in settant’anni di storia.

MM: Si potrebbe ragionare sull’acquisizione di una quota degli incentivi residui da parte di un veicolo pubblico, posto fuori dal perimetro Eurostat, attraverso aste trasparenti sulla base di prezzi scontati per tempo e rischio. Il veicolo potrebbe finanziarsi emettendo obbligazioni di durata analoga, a interessi decisamente inferiori allo sconto ottenuto sul prezzo. Il delta sarebbe un guadagno pubblico da trasferirsi ai consumatori riducendo l’imposizione fiscale e parafiscale in bolletta.

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E: Altre riserve?

Prezzo Elettricità (per kWh)

MM: Il Sulcis. La norma prevede un contributo di 60 milioni l’anno per 20 anni a carico della bolletta per la costruzione di una centrale termoelettrica a carbone con sequestro delle emissioni di CO2. L’Italia ha già una forte eccedenza di capacità produttiva e in Sardegna c’è già l’unità di Fiumesanto. Ma soprattutto è entrato in funzione il cavo che collega la rete elettrica isolana al continente. I casi sono due: o la norma è un percorso a ostacoli e questa centrale a carbone non si farà mai, oppure stiamo alimentando un'impresa antieconomica che costerà il doppio del mero costo del lavoro del complesso minerario dell'Iglesiente. E: Fa molto discutere il capacity payment per le centrali a ciclo combinato. MM: È un bene che se ne discuta. La misura si giustificherebbe con gli sbilanciamenti provocati dalla priorità concessa all’energia da fonti rinnovabili e quasi sempre intermittenti e incerte. I turbogas possono supplire a vuoti di fornitura. Ottimo. Ma quanto vale il servizio? La domanda è d’obbligo perché gran parte dei produttori termoelettrici vorrebbe un generoso compenso per sostenere i propri bilanci taglieggiati dalla caduta della domanda elettrica e dallo spiazzamento determinato dalle fonti rinnovabili che hanno priorità di dispacciamento. Mi par ragionevole legare il costo del capacity payment all’effettivo impatto delle rinnovabili, e allora stiamo parlando di poco, e quel poco andrebbe caricato sulle spalle di chi provoca il problema. E: Faccia dei numeri. MM: Non oggi. Ma offro una griglia di ragionamento. Se, come leggo, il capacity payment di nuovo tipo dovrebbe costare in bolletta 600 milioni l’anno, cosa accadrebbe se una tale cifra, anziché essere usata per coprire anche problemi congiunturali ed errori manageriali, fosse utilizzata per finanziare la ricerca e poi l’industrializzazione dell’auto elettrica. Prima mettiamo in fila i numeri, poi vediamo. E: L’Ue ha varato uno schema per elevare al 40%, entro il 2030, l’obiettivo di riduzione della CO2 rispetto alle emissioni del 1990. Cosa ne pensa? MM: Sarei scettico sulla sua efficacia in mancanza di analoghi impegni da parte delle altre macroregioni economiche del mondo. Rischieremmo di chiudere un’acciaieria in Europa per riaprirla in Paesi che nemmeno osservano i più limitati obiettivi di Kyoto. Con il duplice svantaggio di perdere posti di lavoro qui e di inquinare di più là. Ma siccome la materia è complessa e non si decide solo sulla base di uno schema, mi riservo di saperne di più e di ragionarci ancora.

Domestico*

Industriale**

2011 s1

2012 s1

2013 s1

2011 s1

2012 s1

2013 s1

EU-28

0,179

0,189

0,200

0,110

0,115

0,120

EU-27

0,180

0,189

0,201

0,110

0,115

0,120

Euro Area

0,189

0,199

0,213

0,116

0,122

0,127

Belgio

0,214

0,233

0,217

0,110

0,108

0,108

Bulgaria

0,083

0,085

0,092

0,065

0,069

0,081

Repubblica Ceca

0,150

0,150

0,153

0,111

0,104

0,102

Danimarca

0,291

0,300

0,300

0,099

0,097

0,105

Germania

0,253

0,260

0,292

0,125

0,128

0,143

Estonia

0,097

0,110

0,135

0,072

0,078

0,097

Irlanda

0,190

0,216

0,230

0,116

0,132

0,136

Grecia

0,125

0,139

0,156

0,105

0,118

0,125

Spagna

0,198

0,219

0,223

0,114

0,121

0,122

Francia

0,138

0,139

0,147

0,085

0,095

0,096

Croazia

0,114

0,121

0,137

0,091

0,090

0,095

Italia

0,199

0,213

0,229

0,152

0,165

0,168

Cipro

0,205

0,278

0,276

0,167

0,224

0,208

Lettonia

0,117

0,138

0,138

0,098

0,110

0,113

Lituania

0,121

0,126

0,137

0,105

0,114

0,123

Lussemburgo

0,168

0,170

0,165

0,100

0,105

0,110

Ungaria

0,168

0,155

0,140

0,100

0,095

0,096

Malta

0,170

0,170

0,170

0,180

0,180

0,180

Olanda

0,174

0,186

0,196

0,098

0,097

0,096

Austria

0,199

0,198

0,208

0,113

0,110

0,111

Polonia

0,147

0,142

0,148

0,101

0,092

0,093

Portogallo

0,165

0,199

0,208

0,099

0,114

0,115

Romania

0,108

0,105

0,132

0,080

0,083

0,090

Slovenia

0,144

0,154

0,161

0,099

0,095

0,097

Slovacchia

0,168

0,172

0,170

0,128

0,132

0,129

Finlandia

0,154

0,155

0,158

0,076

0,076

0,075

Svezia

0,209

0,203

0,210

0,089

0,081

0,080

Regno Unito

0,143

0,168

0,174

0,098

0,115

0,118

:

0,111

0,105

:

:

:

Norvegia

0,213

0,188

0,191

0,111

0,092

0,097

Montenegro

0,087

0,091

0,102

0,061

0,065

0,073

Islanda

Repubblica di Macedonia

:

:

0,081

:

:

0,080

Turchia

0,122

0,131

:

0,079

0,086

:

Albania

0,115

0,116

0,116

:

:

:

Bosnia e Erzegovina

0,075

0,080

0,080

0,061

0,065

0,065

*Annual consumption: 2500 kWh < consumption < 5000 kWh **Annual consumption: 500 MWh < consumption < 2000 MWh

E: L’efficienza energetica può costituire un volano per la ripresa? Fonte Eurostat

MM: Sì. Il moltiplicatore keynesiano degli incentivi dati all’efficienza energetica è assai più elevato di quello connesso agli aiuti alla produzione da fonti rinnovabili. La filiera industriale italiana è più forte, e dunque migliore sarebbe l’impatto non solo sul Pil, non solo sull’occupazione ma anche sulla bilancia commerciale.

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primo piano

Sistema ETS

Debolezze e CONFRONTO CON DIRK FORRISTER Presidente e AD di International Emission Trading Association (IETA)

Dirk Forrister

È importante affrontare i problemi che limitano la funzionalità del sistema EU ETS, cominciando nel breve periodo ed intervenendo con riforme strutturali nel lungo termine. Partire dunque dalla centralità dell’EU ETS nel quadro delle policy europee ed integrare gli obiettivi per rinnovabili ed efficienza energetica con il prezzo della CO2. Con questo messaggio il Presidente e Amministratore delegato di IETA, Dirk Forrister, affronta il tema delle riforme del pacchetto clima-energia al 2030.

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possibili riforme di Simone Aiello E: La riforma di breve periodo dell’EU ETS (back-loading) è in dirittura di finalizzazione. Qual è la prospettiva di IETA? DF: Il back-loading consente di modificare il profilo temporale delle aste CO2, evitando l’ingresso di un ulteriore surplus di quote di emissione nel mercato, in un momento già gravato da eccesso di offerta, collocando all’asta le quote temporaneamente ritirate negli ultimi anni della fase 3. IETA ritiene questo il primo passo per affrontare il surplus di quote nell’EU ETS nel breve termine, poiché negoziare riforme sostanziali di lungo termine richiede tempo. Attuare il backloading è importante perché contribuisce a ridefinire il contesto in cui si discute di riforme strutturali. Negli ultimi 18 mesi, la Commissione ha chiesto osservazioni sulle sei proposte strutturali di riforma. IETA ha dato attenzione all’ipotesi di creare una riserva che intervenga qualora il sistema sia caratterizzato da ampi surplus o deficit. Le imprese associate ad IETA ne hanno dibattuto e hanno condiviso la propria visione con i policy maker europei. Il 22 gennaio scorso, la Commissione ha pubblicato la propria proposta di “Riserva per la stabilità del mercato”, per affrontare l’eccesso di surplus nel mercato e migliorare la resilienza dello schema di fronte a circostanze eccezionali. Si propone di accantonare il 12% del surplus di quote

in una riserva, finché tale livello non si riduca rispetto a quello attuale: quote che potrebbero rientrare nel mercato in momenti di forte domanda. La proposta sembra in linea con i principi di IETA, perché trasparente e legata a regole non dipendenti da scelte discrezionali. E: L’Europa sta dibattendo anche sul pacchetto clima-energia al 2030. È preferibile mantenere il vecchio approccio con tre obiettivi distinti o indicarne uno basato sulle emissioni? DF: IETA ritiene che l’EU ETS debba essere lo strumento centrale per ridurre le emissioni, perché favorisce soluzioni a basso contenuto di carbonio al minor costo. Fissare un obiettivo europeo vincolante è essenziale in quanto permette di predeterminare il livello necessario di riduzione delle emissioni da realizzare tramite EU ETS, ed il totale delle quote disponibili. Il pacchetto 20-20-20 indicava tre obiettivi distinti: emissioni, rinnovabili ed efficienza energetica. Suonava bene, ma nella realtà ha creato confusione e più elevati livelli di prezzo dell’energia. Infatti, mentre il mercato del carbonio si aggiustava in riferimento all’andamento economico, i sussidi a rinnovabili ed efficienza energetica non sono stati legati ai prezzi del mercato. Inoltre, si è verificato effetto di interazione reciproca che ha ulteriormente distorto i prezzi del carbonio, causandone un ulteriore declino. Gli investitori ne sono usciti confusi e l’incertezza non ha permesso di giustificare investimenti di lungo periodo. È per questo

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che abbiamo bisogno della centralità dell’ETS nel quadro delle policy europee e l’integrazione degli obiettivi per rinnovabili ed efficienza energetica con il prezzo della CO2. La proposta della Commissione per il pacchetto al 2030 saggiamente si discosta dal vecchio approccio di tre distinti target, e non ne propone alcuno né per l’efficienza energetica né per le rinnovabili vincolante a livello nazionale. È indicato tuttavia un obiettivo per le rinnovabili, vincolante a livello europeo: ciò fornirebbe flessibilità agli Stati membri, consentendo di decidere fino a che livello investire in rinnovabili. Ulteriore lavoro è però necessario per evitare che la varietà degli strumenti non conduca agli stessi errori derivanti dall’attuale quadro 20-20-20 e per creare incentivi a ridurre emissioni in misura efficiente. IETA continuerà il proprio lavoro per assicurare un grado più avanzato di complementarietà tra strumenti, per assicurare che i costi siano bassi per i consumatori e per la tutela della competitività all’industria europea.

europea goda dei benefici da essi derivanti. Tra questi, l’opportunità di esportare tecnologia e il potenziale di ottenere riduzioni a basso costo. La Commissione ha proposto un target del 40% a livello europeo da realizzarsi attraverso interventi entro i confini UE, escludendo la possibilità del ricorso a crediti internazionali. Questa posizione potrebbe cambiare a fronte di un confronto tra i Capi di Stato ed è importante che tale impostazione muti se si vuole contribuire costruttivamente all’accordo internazionale per il clima nel 2015. E: Quale valore può derivare dal promuovere collegamenti con mercati del carbonio e consentire il ricorso a crediti internazionali corrispondenti a riduzioni di emissioni extra-UE? DF: Al momento, la Comunicazione sul nuovo quadro climaenergia post 2020 ha fallito nel fornire garanzie sul futuro delle attività progettuali di riduzione delle emissioni (e.g. CDM) o sui meccanismi di flessibilità di stampo ONU. Tuttavia il tema è ancora vivo in molti contesti, presso l’ONU e la Banca Mondiale e l’Europa è ingaggiata in questi lavori. IETA è anch’essa attiva, ed apprezza il ruolo che l’Europa sta svolgendo nel processo di avanzamento dei mercati del carbonio nel mondo. Auspichiamo che l’UE mantenga il suo ruolo di leadership. Le imprese e IETA da un lato e l’Europa dall’altro condividono l’importanza della partnership con altri paesi per costruire legami con i mercati del carbonio che offrano un sufficiente livello di protezione ambientale e siano economicamente validi. Ciò perché i mercati sono il miglior mezzo per mobilizzare investimenti in tecnologia pulita e raggiungere l’obiettivo dei 2°C.

E: La Commissione ha proposto un target di riduzione delle emissioni del 40%. È un segnale sufficiente per la Comunità internazionale? DF: IETA è impegnata nell’obiettivo UE di decarbonizzazione dell’economia nel lungo termine ( meno 80/95% entro il 2050). È incoraggiante vedere un obiettivo al 2030 per le emissioni, vincolante a livello europeo e coerente con il target al 2050. Il livello esatto del target sarà oggetto di negoziati politici, ma è importante raggiungere un accordo presto per assicurare prevedibilità agli investimenti. Un altro segnale che l’Europa deve fornire alla Comunità internazionale è la sua apertura ai mercati internazionali del carbonio e il riconoscimento di relativi crediti. Attraverso la connessione ad altri mercati, l’Europa può incentivarli all’azione, assicurando che l’industria Andamento del surplus di quote di emissione nel sistema EU ETS 3000

Surplus (in million)

2500

2000

1500

1000

500

-500 Andamento del surplus di EUAs misurato nel secondo periodo (2008 - 2012) e stimato per il terzo periodo (2013 - 2020). Fonte Commissione Europea, gennaio 2014.

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2030

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Energia su misura per te Vestiamo le aziende italiane con prodotti energetici personalizzati e studiati in funzione delle caratteristiche di consumo di ogni singola impresa. Elementi 31

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primo piano

Lotta ai cambiamenti climatici

No a impegni PARLA LEONARDO LICITRA Vicepresidente Giovani Imprenditori di Confindustria

Leonardo Licitra

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Anche alla luce dell’alto costo sociale sostenuto per raggiungere obiettivi che sembravano facilmente attuabili. L’efficienza energetica importante per il rilancio delle componenti manifatturiere nelle quali siamo leader internazionale. Trasformare obiettivi comunitari di sostenibilità in investimenti strutturali per la crescita di importanti comparti del nostro sistema industriale è la sfida dell’Italia delle competenze tecnologiche, è la sfida a potenziare il valore dell’industria Italiana, è la sfida delle urgenti politiche di creazione di posti di lavoro.

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vincolanti di Fausto Carioti Incentivare gli impianti di generazione capaci di garantire flessibilità al sistema, stop ad obiettivi fortemente vincolanti sulle rinnovabili, attendere le decisioni di Usa, Cina e India prima di disegnare le strategie per i prossimi decenni. Leonardo Licitra, vicepresidente Giovani Imprenditori di Confindustria con delega ad Energia e Ambiente, riassume così le indicazioni in materia di politica energetica per il nuovo governo. E: Licitra, la bolletta dell'energia è una delle cose più gravose del Made in Italy: il prezzo pagato dalle nostre aziende è il più alto d'Europa. Il confronto con la Germania è impietoso: le nostre piccole imprese pagano 17,90 centesimi per chilowattora, quelle tedesche 12,77. Quali interventi ritenete necessari per ridurre questo gap? LL: Il mercato elettrico italiano ha una serie di difficoltà strutturali: serve un nuovo e più adeguato modello di

mercato. I produttori dovranno garantire una disponibilità di capacità produttiva per tutelare il sistema elettrico dai rischi legati a deficit di generazione, anche alla luce di una riflessione sui limiti funzionali del sistema di dispacciamento. Per mantenere la sicurezza del sistema, il modello dovrebbe prevedere una equiparazione di tutte le fonti di generazione, in particolare di quelle a intermittenza, sul piano dei costi di bilanciamento, con meccanismi di incentivazione economica a impianti che garantiscono i servizi di flessibilità al sistema di dispacciamento. E: L'Italia pare aver problemi nel raggiungere gli obiettivi della strategia europea 20-20-20. Con l'arrivo dell'auspicabile ripresa economica, il raggiungimento di questi target può farsi più difficile. È sensato il perseguimento di tali traguardi? LL: Obiettivi fortemente vincolanti su rinnovabili ed efficienza hanno generato incentivi distorsivi rispetto all’efficacia delle singole tecnologie nel contributo alla riduzione delle emissioni, con conseguenze sul costo dell’energia e penalizzanti per la Green Economy Italiana. Siamo contrari

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a impegni vincolanti in materia di lotta ai cambiamenti climatici, anche alla luce dell’alto costo sociale sostenuto per raggiungere obiettivi che sembravano facilmente raggiungibili. E: Otto ministri dell'Ambiente europei, incluso quello italiano, hanno inviato una lettera congiunta alla Commissione europea a sostegno della riduzione delle emissioni di gas serra del 40% entro il 2030. Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha avvisato che si tratta di un obiettivo difficilmente realizzabile, il cui perseguimento rischia di penalizzare il sistema italiano. È anche la linea di voi Giovani? Cosa proponete? LL: Le riflessioni strategiche potranno essere operate solo quando saranno noti gli orientamenti delle grandi economie mondiali. È necessario evitare impegni vincolanti senza aver prima verificato quali provvedimenti saranno adottati nella stessa direzione sia dagli USA che dai Paesi emergenti, in particolare da Cina e India, nella Conferenza Intergovernativa che si terrà a Parigi il prossimo anno. Si potrà poi cominciare a definire obiettivi di politica energetica ed ambientale integrati a strategie politiche di sviluppo e supportati da analisi di impatto sugli effetti economici dei Paesi Europei. E: Le rinnovabili sono state le protagoniste della politica energetica degli ultimi anni. Come giudica la linea seguita dai nostri governi? LL: Lo sviluppo delle FER ha ormai superato i target che il Paese si era dato con il Piano Nazionale 2020 (pari a 98,8 TWh), raggiungendo nel 2013 un livello prossimo al 35%. Accanto all’energia prodotta e dispacciata attraverso

i meccanismi di merito economico della borsa elettrica, il quantitativo di energia elettrica incentivata immessa con priorità di accesso nella rete impatta notevolmente sul mercato e sul dispacciamento. Si creano così situazioni paradossali, dove per lunghi periodi della giornata prolungate mancanze di indicazioni dei prezzi di sbilanciamento comportano una inevitabile socializzazione dei costi conseguenti, passati da 3 Euro/MWh del 2009 a 7,5 Euro/MWh nel 2013. A questo si aggiunge un generoso sistema di incentivazione con un conseguente incremento della componente A3 della bolletta, che dai 16 Euro/MWh del 2010 è passata a 48 Euro/MWh del 2013. E: Efficienza energetica degli edifici, smart grid, potenziamento delle interconnessioni, riequilibrio del mix di generazione... quali tecnologie e investimenti ritiene prioritari nei prossimi anni? LL: L’efficienza energetica rappresenta una importante misura di rilancio delle componenti manifatturiere nelle quali il nostro paese è leader internazionale: trasporti, illuminazione, edilizia, riscaldamento, cogenerazione, elettrodomestici, elettromeccanica, motori, inverter. Trasformare obiettivi comunitari di sostenibilità in investimenti strutturali per la crescita di importanti comparti del nostro sistema industriale è la sfida dell’Italia delle competenze tecnologiche, è la sfida a potenziare il valore dell’industria Italiana, è la sfida delle urgenti politiche di creazione di posti di lavoro.

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SostenibilitĂ miglioriamola

Gilberto Callera

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COLLOQUIO CON GILBERTO CALLERA Presidente WEC Italia Elementi 31


energetica, così di Romina Maurizi E: Callera, secondo il “Trilemma Report” del WEC nella classifica mondiale della sostenibilità energetica - indice che tiene conto della sicurezza degli approvvigionamenti, equità e difesa dell’ambiente - l’Italia è collocata in basse posizioni. Come risalire la china? GC: I Paesi posizionati nella parte alta della classifica hanno in comune un quadro normativo chiaro e servizi energetici accessibili (equità energetica). Negli ultimi anni l’Europa ha fatto passi avanti in ambito normativo: tuttavia le politiche energetiche e ambientali hanno indebolito la dimensione dell’accessibilità riguardante i prezzi che cittadini e imprese sostengono per disporre di energia, aumentati sensibilmente. Per un migliore bilanciamento dell’accessibilità con le altre due dimensioni dell’Energy Trilemma l’Europa dovrà continuare sulla strada dell’integrazione dei mercati energetici e rivedere la fiscalità. L’Italia deve insistere sulla razionalizzazione del sistema energetico e sostenere l’innovazione tecnologica per ridurre i costi e l’impatto ambientale anche nei settori trasporti e commerciale-residenziale.

E: C’è chi intravede una luce in fondo al tunnel della crisi. I dati sui consumi energetici non sembrano però confermare queste aspettative. Quando la ripresa della domanda? GC: Il calo della domanda di elettricità e gas del 2012 e 2013 non è un fenomeno solo congiunturale e molto dipende dal crollo della richiesta delle attività industriali. Nel medio termine sarà difficile riempire questo gap e i progressi ottenuti sull’efficienza contribuiranno ad attenuare la ripresa della domanda. Nel residenziale e terziario i consumi mostrano una dinamica migliore, ma da soli non bastano. L’unico fattore che potrebbe favorire una decisa risalita della domanda è il ritorno dell’industria di base e manifatturiera in Italia. Perché ciò avvenga bisogna che le amministrazioni creino le condizioni favorevoli agli investimenti.

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E: Gli obiettivi Ue al 2030 scontentano un po’ tutti. È meglio un obiettivo unico CO2 come sostiene l’industria o essere più coraggiosi come chiede il settore delle rinnovabili? GC: Gli obiettivi UE post-2020 sono stati oggetto di un position paper elaborato dagli esperti della Task Force WEC Europe costituita a livello regionale (WEC Italia era tra i 7 Comitati Nazionali della task force). Il WEC Europa ritiene che la struttura dei tre pilastri-obiettivo è stata efficace per lo sviluppo di tecnologie innovative per l’efficienza e l’impiego diffuso di tecnologie per le rinnovabili, ma impatta negativamente sulla competitività dell’industria Ue e sulla bolletta delle famiglie, e potrebbe avere ricadute anche sulla sicurezza energetica del sistema europeo. L’obiettivo unico della riduzione della CO2 ha il vantaggio di rendere più semplice il quadro normativo europeo, ma deve essere accompagnato dalla riforma del sistema ETS e da un sostegno allo sviluppo di tecnologie per la riduzione delle emissioni. Atto che però dovrà essere valutato prima di tutto sotto il profilo dell’impatto sulla competitività Ue. E: Secondo l’AIE l’efficienza è il primo combustibile al mondo. L’Italia ha fatto abbastanza per sfruttare questa risorsa? GC: Come confermato dai dati del Terzo Rapporto Efficienza Energetica ENEA, l’Italia sta facendo bene in quest’ambito. Le tecnologie sviluppate dalle aziende italiane confermano la leadership internazionale del nostro Paese. Questo knowhow trova già importanti spazi sui mercati esteri ma il sistema Paese deve giocare di squadra per una maggiore penetrazione. Mi piace qui rinnovare l'apprezzamento a iniziative come “GSECorrente” che mirano ad aggregare le eccellenze imprenditoriali dell’Italia e metterle in connessione con le opportunità di sviluppo-business nei mercati internazionali. E: Qual è la strada per rendere sostenibili i trasporti? Che futuro può avere l’utilizzo del Gnl? GC: I trasporti sono l’unico settore tra gli impieghi finali di energia che dipende ancora da una singola fonte: per circa il 93% dall’oil. Nell’Ue i trasporti contribuiscono per il 33% alle emissioni di CO2 e a gran parte delle emissioni di inquinanti locali. Tra le soluzioni innovative per i trasporti marittimi e stradali su lunga distanza l’impiego diretto di Gnl assicurerebbe significativi benefici ambientali. Inoltre il costo della caloria e la fiscalità sono a favore del Gnl rispetto ai carburanti tradizionali. Per i trasporti in ambito urbano, invece, l’elettricità rappresenta un volano molto promettente. Anche i biocarburanti di nuova generazione mostrano buone potenzialità. In Italia abbiamo un’eccellenza mondiale in questo settore con Biochemtex, società di ingegneria di Mossi Ghisolfi Group, che ha sviluppato la tecnologia PROESA per la produzione di bioetanolo da biomasse lignocellulosiche di scarto, già applicata nell'impianto di Crescentino1.

1 L’impianto è gestito da BetaRenewables, joint venture tra Biochemtex e il fondo statunitense TPG (Texas Pacific Group).

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E: Si parla insistentemente di riforma del Titolo V della Costituzione. Cosa non ha funzionato in questo decennio di federalismo energetico? GC: Il federalismo energetico ha dato alle amministrazioni regionali un potere eccessivo. Nel settore energia spesso gli investimenti e la costruzione di infrastrutture strategiche valicano i confini nazionali e richiedono un’attenta gestione delle relazioni con i Paesi esteri. In un’ottica di ottimizzazione del sistema energetico nazionale e sua integrazione con il mercato unico europeo, è auspicabile che gli interlocutori nazionali siano ridotti. La dialettica interna con le popolazioni locali va poi gestita informandole e coinvolgendole. Su questo l’Italia si sta muovendo nella giusta direzione con la previsione del debate public alla francese. E: Secondo il rapporto World Energy Resources del WEC i combustibili fossili continuano ad essere le fonti dominanti. In Italia, quale sarà il mix di domani? GC: Nel settore elettrico l’evoluzione del mix italiano è tracciata: gas e rinnovabili. I dati del GSE mostrano come già al 2012 l’Italia abbia prodotto circa il 70% di elettricità da queste fonti. La capacità oggi installata è più che sufficiente a soddisfare la domanda interna e lo sarà anche nel medio termine, dunque la priorità riguarderà l’ottimizzazione del sistema. Sul versante delle fonti primarie l’Italia ha risorse di oil&gas ancora interessanti e deve svilupparle. E: Qual è il futuro del fracking in Europa alla luce della recente raccomandazione Ue? GC: La Commissione Ue ha voluto fare chiarezza sull’impiego del fracking per garantire l’attuazione di misure per la protezione dell’ambiente. Gli Stati Membri dovranno effettuare un’attenta valutazione dei progetti prima di autorizzarli. D’altro canto la raccomandazione offre agli imprenditori la possibilità di pianificare meglio gli investimenti. In diverse parti d’Europa lo shale gas offre buone potenzialità, ma ancora diversi Paesi non sono convinti della soluzione. Molto dipenderà dal grado di accettazione delle comunità locali.


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primo piano

Rinnovabili

La scommessa energetica IL PARERE DI FILIPPO BERNOCCHI Delegato ANCI all’energia e ai rifiuti

di Tommaso Tetro

I Comuni sono la vera forza 'verde' dell'Italia se liberi di poter scegliere e investire, anche grazie a uno snellimento delle procedure e delle decisioni specie su questioni legate all'energia rinnovabile, e non solo. Al contrario adesso, nonostante la 'spiccata vocazione', i comuni hanno “le ali tarpate”. Il pensiero di Filippo Bernocchi, delegato dell'Anci (l'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani) all’energia e ai rifiuti e assessore a Prato, è chiaro e spazia dalle rinnovabili, all'efficienza energetica, alla green economy (che dice, andrebbe “declinata” e non soltanto evocata) fino alla Riforma del Titolo V della Costituzione (“assolutamente” da fare). E: Bernocchi, nell'esperienza dei Comuni, quali sono le iniziative nell’ambito delle rinnovabili? FB: Per le rinnovabili, ci sono state politiche anche fin troppo generose. Ora si deve cambiare modello di business. Gli investimenti che riusciamo a fare nelle rinnovabili sono legati alla capacità di intercettare finanziamenti. Tutto questo tarpa un po' le ali alle amministrazioni comunali, le quali invece in questi ultimi anni hanno dimostrato che possono facilitare gli investimenti in questo settore e spingere tutte le iniziative.

Filippo Bernocchi

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è l'efficienza E: Sul territorio quali sono i risultati? FB: A livello locale sussiste un pregiudizio anche sulle rinnovabili assolutamente pulite e per le quali per ora continuano ad esserci investimenti, come le biomasse e il mini-idroelettrico. Una follia: c’è un retaggio ideologico dei decenni passati secondo cui tutte le volte che si va a toccare il territorio si corre il rischio di danneggiarlo e allora meglio lasciarlo così com'è. Invece l'Italia e i Comuni non si sono fermati.

competitivo al sistema Paese, sia sotto l'aspetto degli investimenti sia sotto quello dell’innovazione. E: La riforma del Titolo V della Costituzione potrebbe aiutare a snellire le procedure, penso soprattutto alla questione energetica.

FB: Finita la sbornia delle rinnovabili, la nuova scommessa sarà quella dell'efficientamento energetico. Qui ci scontriamo con un quadro normativo e un quadro di finanza pubblica complessi; con modelli di business ancora non certificati. E il settore bancario è assolutamente fermo su questo. Tra l'altro, i modelli non vanno a coprire l'investimento, e non riuscendo ad abbassare i costi della bolletta diventano un fattore disincentivante. Un problema, quello del costo dell'energia, su cui il legislatore dovrà intervenire.

FB: Il nodo principe è la burocrazia. Il problema è che il sistema Italia è talmente frastagliato e poco chiaro sotto il profilo delle competenze che se non interveniamo sulla forza Stato, non faremo mai niente in questo settore. In Italia non c'è un'idea complessiva. Troppa teoria e poca pratica, insomma. Inoltre i tempi sono enormi per la concertazione e per la partecipazione pubblica. E non sono i tempi degli interventi ma anche quelli legati alla fase di programmazione; poi parte l'iter delle autorizzazioni (che sono provinciali con i comuni che intervengono in un secondo momento, nella fase successiva ed esecutiva del progetto). Stando così le cose la riforma del Titolo V può aiutare, bisogna avere uno Stato snello e sapere 'chi fa cosa'. Questo è il vero tema in Italia; c'è bisogno di un grande coraggio e di una grande forza politica.

E: E l’eco-bonus?

E: In che modo i Comuni potranno incidere in futuro?

FB: Una battaglia vinta dall'Anci. Un intervento che ha avuto un impatto positivo sui territori, non solo in termini economici ma anche ambientali, e che in alcune regioni ha apportato enormi benefici.

FB: Ai Comuni rimane la vocazione ambientalista anche se, sulla capacità di incidere veramente, ho molti dubbi: le autorizzazioni non dipendono dai Comuni, poi c’è il problema delle risorse forse che anche ci fossero, probabilmente non si potrebbero spendere per via del Patto di Stabilità. Insomma, il futuro non lo vedo bene anche se si può fare ancora molto dal punto di vista regolamentare: cioè ci sono molti atti che non costano nulla attraverso cui il Comune può indicare come fare a disegnare un territorio ambientalmente più compatibile. Ma finché non si restituirà piena dignità ai Comuni, dal momento che oggi la capacità di intervento degli stessi è pari a zero, e fino a che non gli riconosceremo quella centralità nel ruolo propulsore dell'economia italiana, non andremo da nessuna parte.

E: I Comuni hanno sfruttato le potenzialità offerte dall'eco-bonus?

E: La green economy è un fattore anti-crisi? FB: Si dice ma poi non si declina nei fatti. Dovremmo anche smettere di parlare di green economy: un termine abusato che contiene tutto e il contrario di tutto. Invece la green economy dovrebbe essere una rivisitazione dei processi industriali produttivi e di energia elettrica in un'ottica ambientalmente più compatibile ma che al tempo stesso porta un vantaggio

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mercato oil Scorte prodotti petroliferi

Con l’Ocsit una gestione econo IL PUNTO DI VISTA DI PAOLO VIGEVANO Presidente e AD di Acquirente Unico spa Il MiSE ha emanato l’atto di indirizzo con cui si definiscono gli obiettivi, le priorità, gli strumenti operativi e le modalità di utilizzo delle risorse dell’Ocsit, l’Organismo Centrale di Stoccaggio Italiano, dal quale il governo si aspetta benefici per il comparto sia in termini di sicurezza dell'approvvigionamento di petrolio e di prodotti da esso derivati, sia di economicità del sistema scorte, grazie anche a meccanismi affidabili e trasparenti. Ma non mancano le voci critiche, proprio in tema di costi. Cerchiamo di fare il punto con Paolo Vigevano, AD di Acquirente Unico, l’azienda pubblica cui è stato affidato il ruolo di allestire l’Ocsit.

Paolo Vigevano

di Luca Speziale E: Vigevano, perché nasce l’Ocsit?

territorio italiano, oltre a strutturare un servizio di stoccaggio e di trasporto di scorte petrolifere di sicurezza e commerciali.

PV: Già da diversi anni, in tutta Europa è attivo un sistema di gestione centralizzato delle scorte petrolifere obbligatorie stabilito dalle normative internazionali. Ora questo strumento è stato anche reso obbligatorio e omogeneo a livello comunitario da un’apposita direttiva (2009/119 CE). Le attività e funzioni sono state affidate ad AU, sotto la vigilanza del MiSE. L'Ocsit, operando con criteri di mercato e senza fini di lucro, ha il compito di detenere le scorte specifiche di prodotti petroliferi all'interno del

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E: Perché questa attività è stata affidata ad Acquirente Unico? PV: La missione di AU è sempre stata quella di contribuire allo sviluppo del mercato elettrico, grazie alla sua caratteristica di “soggetto terzo”. AU opera in piena sintonia con le istituzioni e gli operatori, in maniera non discriminatoria e pro-concorrenziale sui mercati regolati nazionali ed internazionali. Allo stesso modo, ritengo che la presenza di AU porterà una maggiore trasparenza


efficiente mico finanziaria nel mercato dei carburanti. La sua azione, oltre a migliorare il sistema grazie alle economie di scala, determinerà una disponibilità superiore di risorse economiche che gli operatori potranno rinvestire.

non essendo sottoposto a criteri contabili che prevedono la valutazione delle voci di bilancio ai valori di mercato. E: Cosa succede se il prezzo dei prodotti petroliferi scende sotto il prezzo di acquisto?

E: Quali i vantaggi che porterà il nuovo strumento? PV: È una missione che può fornire un contributo positivo al settore petrolifero nel suo complesso, che da tempo soffre di una situazione negativa, non solo congiunturale. Con l’Ocsit si punta a una gestione economica e finanziaria efficiente delle scorte obbligatorie, così da ridurre gli oneri a carico degli operatori e dei consumatori. Questo strumento faciliterà l’adempimento dell’obbligo da parte di tutte le società che potranno delegarlo - tutto o in parte - ad Ocsit. Altre positive ricadute si aspettano sul fronte dell’efficienza determinata dalla possibilità di assicurare, in modo tempestivo e centralizzato, il controllo sulla giacenza delle scorte localizzate e, quindi, la conoscenza immediata della disponibilità e dell'accessibilità fisica delle scorte di sicurezza e di quelle specifiche, agevolando il compito di controllo svolto dal MiSE. E: Chi ordina e come avviene l’eventuale processo di vendita delle scorte? PV: Le scorte sono vendibili solo su iniziativa del MiSE e attraverso una gara pubblica. Inoltre la vendita dei prodotti petroliferi costituenti le scorte, sempre previa indicazione del Ministero, potrà avvenire anche per il rimborso del finanziamento a scadenza ove l’Ocsit non possa reperire in altro modo le risorse finanziarie. E: Il prezzo di mercato dei prodotti petroliferi influirà sulla valutazione delle scorte ?

PV: Nulla, in quanto non vi è alcuna garanzia prestata da Ocsit al sistema bancario legata al valore delle scorte, né la valutazione di Ocsit ne risente per via dei criteri contabili cui accennavo poc'anzi. L’unico momento in cui la valorizzazione dei prodotti detenuti in scorta ha rilevanza è quello dell’eventuale vendita ordinata dal MiSE. E: In questo scenario le banche svolgono un ruolo fondamentale. Quali sono le garanzie offerte a fronte di elevati investimenti di capitale utili all’acquisto dei scorte? PV: Per espressa disposizione legislativa, le scorte sono impignorabili, ma è stata inserita una clausola nel finanziamento che prevede l’apertura di un conto vincolato, nel quale si facciano affluire i ricavi derivanti dalla vendita. Queste somme vanno a ripagare l’esposizione del sistema bancario in maniera proporzionale fra tutti gli istituti. Inoltre il finanziamento concesso ad Ocsit, sarà un “finanziamento destinato” e questo a garanzia del fatto che eventuali creditori di AU non possano rifarsi sui proventi derivanti dalla vendita delle scorte di Ocsit. Le banche sono quindi le uniche titolari delle somme incassate e le suddividono proporzionalmente alla loro esposizione verso Ocsit. E: Come gestirà AU i costi legati all’attività dell’Ocsit? PV: I costi di Ocsit, per legge, sono a carico degli operatori. Questo meccanismo riprende quanto già avviene per le attività del settore elettrico svolte da AU.

PV: No, in quanto Ocsit iscriverà nell’attivo della situazione patrimoniale il valore delle scorte al prezzo storico di acquisto,

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speciale l'energia dei MIST

478

104

Indonesia di Simone Aiello, Michele Panella e Lorenzo Rossi Di recente Indonesia e Messico hanno suscitato l’interesse di molti Paesi occidentali e asiatici per via delle favorevoli condizioni createsi con il superamento di annose vicende politiche ed economiche che ne avevano rallentato lo sviluppo per decenni. Ma vediamoli più da vicino.

Indonesia, “Unita nella diversità” La Repubblica di Indonesia è stata fra i Paesi del sud-est asiatico più duramente colpiti dalla crisi economica della fine degli anni ’90, che ha fatto scendere il PIL del 20% nel biennio ‘97-‘98. La crisi e le violente manifestazioni di massa che ne sono conseguite hanno contribuito alla caduta del generale Suarto, al potere dal 1965, gettando di fatto le basi per la ripresa economica del Paese.

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L’Indonesia ha superato quasi indenne la crisi del 2008, da cui è uscita con un debito addirittura inferiore a quello di partenza, al punto che nel 2011 ha fatto registrare una crescita del PIL intorno al 6%, perfino superiore a quella del boom degli anni 2003 2007, ed oggi è classificata dalla Banca Mondiale al 16° posto con 878 miliardi di dollari di PIL. Tutto questo è stato anche merito delle politiche del presidente Susilo Bambang Yudhoyono, capace di garantire al Paese stabilità e sufficiente flessibilità per favorire lo sviluppo, cosa che gli è valsa un secondo mandato, primo caso dopo la dittatura. L’Indonesia è un Paese in evidente crescita circa 250 milioni di persone - con un’economia fondata essenzialmente sul gas (esportato via nave sotto forma di GNL in Giappone e tramite gasdotti a Singapore), carbone (di cui è il primo esportatore al mondo in termini di tonnellate vendute), petrolio, nickel e olio di palma. Un capitolo interessante di questa gestione sono le esportazioni, che hanno guadagnato competitività sotto la spinta di una valuta non troppo cara e, soprattutto,


706

617

e Messico di un costo del lavoro concorrenziale. Nel 2010, infatti, il costo del lavoro era circa 1/4 di quello cinese - che si aggirava sui 450 $ al mese - con il duplice effetto di favorire le esportazioni e di attrarre investimenti esteri, pari a 10 miliardi di dollari l’anno. Investimenti che, talora, sono stati effettuati senza attenzione per l’ambiente, anche se il governo si sta ora sforzando di attuare meccanismi di mercato per il controllo delle emissioni di CO2, tramite la messa a punto di progetti. Tra questi il perfezionamento del sistema di monitoraggio, comunicazione e verifica (MRV) delle emissioni generate dal settore della produzione di energia elettrica e dell’industria, seconda fonte emissiva dopo il settore della gestione del suolo e forestale. Obiettivo è la riduzione del 26% delle emissioni entro il 2020, rispetto allo scenario tendenziale. Tuttavia, l’Indonesia non si affida totalmente alle esportazioni (che rappresentano il 25% della sua economia) ma ha anche sviluppato una domanda interna significativa e in crescita in grado di reggere i periodi di calo delle esportazioni.

In taluni casi, anzi, è corretto dire che l’Indonesia fatica a soddisfare tale domanda, come accade nel caso del petrolio di cui - a causa dell’aumento dei consumi, della maturazione dei giacimenti petroliferi e della lentezza di alcuni investimenti - il Paese è diventato un importatore netto dal 2004. Proprio per questa ragione, nel 2011 sono state varate importanti riforme volte a facilitare la realizzazione di nuove infrastrutture, con il contributo dei privati. A dispetto degli innegabili limiti, l’Indonesia è l’unico Paese del sud-est asiatico in cui gli investimenti, pari a circa 1/3 del PIL, hanno raggiunto livelli superiori a quelli precedenti alla crisi del ‘98. E laddove il Paese non ha realizzato investimenti, ha comunque accumulato risparmi, riducendo il debito pubblico dal 97% del PIL nel 1998, al 27% nel 2012. Un interessante indicatore della crescita di un Paese è l’incremento della popolazione delle città minori confrontato con quello delle città principali. In molti paesi emergenti, infatti, il rapporto fra la popolazione delle prime e delle seconde città è compreso fra 1/3 e 1/2: questa sorta di

> Elementi 31

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speciale l'energia dei MIST “rapporto aureo” riflette la presenza di un buon equilibrio regionale. Se poi si è in presenza di nuove città con popolazioni al di sopra di un milione di abitanti, allora vuol dire che la crescita è armoniosa sul territorio e non favorisce solo le capitali più ricche e le elite nazionali. L’Indonesia rispetta pienamente questi criteri: Surabaya, una città con 2.7 milioni di abitanti, ha circa 1/3 della popolazione della capitale Jakarta ed esistono diverse altre città con quasi due milioni di abitanti ciascuna. Peraltro, a differenza di quanto avviene in Cina - dove il potere centrale è non di rado in conflitto con quello locale - e in controtendenza rispetto a quanto attuato dal regime di Suarto, che ha represso con forza le differenze etniche e regionali, l’Indonesia ha scelto di conferire autonomia ai governi locali: una scelta in linea col Paese reale, che presenta una popolazione estremamente variegata e composta da centinaia di gruppi etnici e linguistici. E l’equilibrio fra autonomie locali e governo centrale trova fondamento nell’indole di una nazione che, per quanto diffusa su un arcipelago di oltre 17 mila isole, si riconosce nel motto “Unita nella diversità”. Questa “decentralizzazione” si è rivelata un buon volano per la crescita delle provincie: in queste aree gli investimenti stranieri, nel periodo 2006-2011, sono cresciuti del 23%, contro il 10% di Java, la provincia più ricca e in cui si trova la capitale. Dal punto di vista energetico, e in particolare elettrico, l’Indonesia

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Elementi 31

presenta gravi carenze infrastrutturali: nel 2011 ben 66 milioni di persone, il 27% della popolazione, non aveva ancora accesso ai servizi elettrici, a cui ha sopperito con il consumo di biomasse, almeno nel settore residenziale. In termini di capacità installata, nel 2011 il Paese aveva un parco di generazione elettrica di 41 GW per una produzione di 174 TWh. Quasi l’86% della produzione proviene da fonti convenzionali – con in testa il carbone, sempre più usato in sostituzione dei combustibili liquidi – circa il 9% da fonte idroelettrica, oltre il 5% dalla geotermia – settore in cui l’Indonesia si piazza al terzo posto nella classifica mondiale dopo USA e Filippine – e il resto da altre fonti rinnovabili.

Messico, tra monopoli di stato e investimenti privati Per anni il Messico ha vantato il poco invidiabile primato di essere in mano a pochissime – e ricchissime – famiglie che, controllando svariati settori imprenditoriali, hanno moltiplicato i loro profitti a discapito dell’economia del Paese. In altre parole, circa un terzo del valore complessivo del mercato azionario – che peraltro vanta le aziende più importanti al mondo, tra cui la America Movil, tra le prime compagnie di telecomunicazioni, e la CEMEX, la terza compagnia di cemento – è rimasto concentrato nelle mani delle 10 famiglie più in vista del Paese, valore che rappresenta la soglia più elevata riscontrabile nell’ambito dei Paesi emergenti. Queste stesse famiglie hanno reinvestito i loro profitti


all’estero lasciando il proprio Paese indietro dal punto di vista dell’innovazione: prova ne è il fatto che il Messico, a partire dalla crisi del 1994, ha avuto per molti anni una crescita della produttività praticamente nulla. Gli “oligopoli” messicani, che producono il 40% dei beni e dei servizi per il mercato interno, vendono a prezzi del 30% più alti dei corrispettivi prezzi esteri: questo vale, ad esempio, per i costi della telefonia, dei servizi, delle bevande e degli alimentari, che sono addirittura superiori a quella degli USA, dove il reddito pro-capite è cinque volte maggiore. La struttura oligopolistica del Messico nasce negli anni ’70 quando il Paese, di stampo essenzialmente socialista, difese strenuamente le industrie di Stato. Tuttavia, in seguito alle crisi del debito degli anni ‘80 e ’90, il Messico si è visto costretto a vendere sottocosto le aziende statali ai pochi privati con accesso ai grandi capitali, che hanno sfruttato il mercato interno per realizzare i profitti da reinvestire altrove. In un certo senso, l’economia messicana è andata per molto tempo contro le normali regole della crescita. Durante la fase di sviluppo, infatti, i Paesi generalmente sono in grado di creare benessere per tutte le classi sociali, ovviamente con vantaggi iniziali maggiori per le classi più abbienti. E questo accade praticamente sempre nell’ambito dei Paesi emergenti, con pochissime eccezioni, quali la Corea del Sud che è stata in grado di far crescere in maniera omogenea quasi tutti gli strati sociali. Il Messico, al contrario, con una crescita nazionale limitata, è stato capace di generare i più alti livelli di disuguaglianza sociale. Segno del malcontento diffuso è l’esodo dei messicani verso i Paesi esteri: fra il 2006 e il 2010, su 110 milioni di abitanti, l’esodo netto è stato di quasi 2,5 milioni, la cifra più alta al mondo. Nello stesso periodo la Cina ha visto un esodo di 1,7 milioni di persone, con una popolazione però dodici volte maggiore. Eppure il Messico ha vissuto tempi migliori, essendo stato uno dei Paesi più ricchi dell’America Latina, sorpassato poi da Brasile e Cile. Oggi, però, sembra poter rivivere una nuova stagione di crescita, collocandosi al 14° posto nella classifica mondiale con oltre 1.178 miliardi di dollari Usa di PIL . Un tratto interessante dell’economia messicana è quello di essere fortemente correlata all’andamento dell’economia USA: una variazione, positiva o negativa, dell’1% dell’economia statunitense si riflette in una corrispondente variazione di circa l’1,2% dell’economia messicana. Questo perché il Paese si affida massicciamente alle esportazioni manifatturiere verso gli Stati Uniti. Tuttavia, il quadro economico sta cambiando: sotto la spinta della crisi, molte aziende hanno fatto pressione per infrangere il potere dei pochi operatori dominanti, al punto che, nel 2011, il governo ha finalmente varato una legge antitrust che ha prodotto, come primo risultato, una sanzione da un miliardo di dollari nei confronti dell’America Movil. Molto di più ci si aspetta, però, dalle recenti riforme volute dal presidente Nieto e dai segnali incoraggianti che provengono dal Paese: se nel primo decennio del 2000 si è avuta una crescita del 3% scarso, con una lieve accelerazione nel periodo di espansione economica 2003-2007, ora la crescita è salita intorno al 4%.

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speciale l'energia dei MIST E per questo molti Paesi esteri sono ora più invogliati a investire in Messico, soprattutto con l’intento di entrare nel settore delle energie rinnovabili e in quello del petrolio, dove la società PEMEX, per anni statale, non è stata in grado di sfruttare a pieno le ricchezze del golfo. Dal punto di vista ambientale, al pari dell’Indonesia il Messico sta facendo sforzi nella lotta ai cambiamenti climatici, confermando l’intenzione di decarbonizzare la propria economia e puntando ad ottenere il 35% di energia da rinnovabili entro il 2035. Ad oggi, peraltro, sono operativi un registro nazionale che contabilizza i gas serra e il sistema di monitoraggio e reportistica delle emissioni (MRV), mentre altri progetti sono in fieri, come il lancio di un meccanismo di trading volontario del carbonio. In materia di energia elettrica, il Messico nel 2011 aveva un parco di generazione di 61,5 GW, costituito per lo più da centrali termiche convenzionali – alimentate essenzialmente da petrolio, anche se si assiste a uno spostamento verso il gas e da una sola centrale nucleare da 1.600 MW. Con riferimento alle fonti rinnovabili, circa il 14% della produzione elettrica del 2011 deriva da fonte idroelettrica e, a seguire, dalle altre rinnovabili con in testa la fonte geotermica. Minori risultano, invece, i contributi dell’eolico e del solare. Lo sfruttamento dell’energia eolica ha trovato sviluppo soprattutto sulla terra ferma, con la prospettiva di esportarne la produzione verso gli Stati Uniti con cui sono previsti, nel medio periodo, incrementi della capacità di interconnessione tramite la realizzazione di nuove linee elettriche in altissima tensione. In ogni caso, la partita del Messico si giocherà sul terreno dell’apertura agli investimenti esteri, grazie proprio alle significative riforme attuate di recente che consentiranno finalmente di trarre pieno vantaggio dalle risorse naturali del Paese e di ridurre auspicabilmente le distorsioni degli oligopoli.

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Elementi 31

Tabella 1 – Estratto dalla classifica sulla “facilità di fare impresa” nel mondo, con evidenza dei Paesi MIST PAESE

Posizione in classifica (su 189 Paesi)

Singapore

1

Hong Kong RAS, Cina

2

Nuova Zelanda

3

Stati Uniti

4

Korea del Sud

7

Regno Unito

10

Germania

21

Cile

34

Sud Africa

41

Spagna

52

Messico

53

Italia

65

Turchia

69

Grecia

72

Brasile

116

Indonesia

120

Fonte: Doing Business 2014, World Bank.

Tabella 2 - Produzione elettrica e capacità installata di Indonesia e Messico nel 2011 INDONDESIA

MESSICO

174 TWh

257,5 TWh

85,7%

*83%

Idroelettrica

8,8%

13,7%

Geotermica

5,4%

2,5%

Altre rinnovabili

0,06%

0,8%

Capacità elettrica installata

41 GW

61,5 GW

Produzione Elettrica Suddivisione della produzione per fonte Termica convenzionale

*inclusa quota nucleare Fonte: U.S. Energy Information Administration


Elementi 31

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pubbliredazionale

Studio Bartucci diventa Spa La nuova forma giuridica rafforza la presenza della società nel mercato italiano dell’efficienza energetica

Giovanni Bartucci

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Nuova forma giuridica e denominazione sociale per Studio Bartucci srl, la società di consulenza industriale nel settore dell’efficienza energetica che dall’inizio del 2014 è diventata Bartucci Spa. Una trasformazione che definisce fin da subito le intenzioni della società per il prossimo futuro e risponde alle esigenze di un’azienda che nel solo 2012 ha raggiunto un fatturato di circa 10 milioni di euro. “I risultati degli ultimi anni - commenta Giovanni Bartucci, CEO Bartucci Spa – ci hanno spinto ad investire ancora più risorse ed energie nel mercato dell’efficienza energetica, che riteniamo essere un mercato con basi solide e trainante per la ripresa dell’Italia. Le risorse che questo settore è in grado di generare hanno un potenziale incredibile per il nostro Paese e l’obiettivo che ci prefiggiamo è proprio quello di individuare e progettare le soluzioni tecnologiche migliori per liberarle, affinché diventino di reale vantaggio per l’intero tessuto industriale nazionale”. Oltre all’incremento del capitale sociale, pari ora ad un milione di euro, il nuovo progetto industriale prevede l’inserimento di dieci nuove figure professionali entro un anno e la riorganizzazione interna della società in tre nuove divisioni operative: la Divisione Strategic Consultancy per i servizi di consulenza strategica rivolta alle realtà industriali, la Divisione Energy Services per gli investimenti della società in qualità di Esco con il modello dell’Energy Performance Contracts, infine la Divisione Research & Projects che svilupperà ricerca sulle tecnologie più innovative attraverso collaborazioni con le università e i centri di ricerca più accreditati. Presente su tutto il territorio nazionale con sedi operative a Soave, Roma e Milano, Bartucci Spa segue oggi oltre 300 clienti dislocati in tutta Italia e si avvale di un team di lavoro composto da 30 giovani professionisti. Nel 2013, l’International Energy Agency ha selezionato un progetto di Bartucci Spa rivolto a migliorare l’efficienza produttiva di un cementificio a Monselice e l’ha inserito nel report annuale delle best practice europee da perseguire.


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energia rinnovabile Fonti Rinnovabili

Progress Report su presente e futuro di Costantino Lato e Luca Benedetti

disponibilità ed uso delle biomasse e relazione con i prezzi dei prodotti agricoli, effetti ambientali, meccanismi di cooperazione internazionale, aggiornamento delle previsioni di produzione e consumo di energia fino al 2020, etc.

L’articolo 22 della Direttiva 2009/28/CE dispone che ciascuno Stato membro presenti ogni due anni alla Commissione europea una relazione sui progressi realizzati nella promozione e nell’uso dell’energia da fonti rinnovabili (Progress Report). Entro la scadenza stabilita, il Ministero dello Sviluppo Economico ha pertanto inviato alla Commissione europea il secondo Progress Report, relativo agli anni 20112012. Il GSE, come previsto dal D.Lgs. 28/2011, ha supportato il MiSE nella elaborazione di questa seconda relazione, in continuità con il lavoro di collaborazione già svolto per la predisposizione della prima relazione e del Piano di Azione Nazionale per le energie rinnovabili (PAN, 2010). Le informazioni contenute nel secondo Progress Report riguardano molteplici aspetti: dati statistici sull’energia prodotta e consumata, procedure autorizzative, trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica, regimi di sostegno,

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Elementi 31

La prima parte del documento si apre con i dati statistici riguardanti l’incidenza dei consumi finali di energia da fonti rinnovabili rispetto ai consumi totali. In Italia, a fine 2012, il 13,5% dei consumi finali di energia è stato coperto grazie alle fonti rinnovabili (l’obiettivo previsto per l’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE è quello di raggiungere al 2020 il 17%). Quello raggiunto è certamente un risultato di rilievo, più elevato rispetto alle indicazioni riportate nel PAN, che prevedeva di raggiungere nel 2012 una quota percentuale di fonti rinnovabili pari al 9,2%. Nel corso del 2012 in Italia sono stati consumati complessivamente 16,8 Mtep di energia da fonti rinnovabili: 8 Mtep nel settore elettrico, 7,4 Mtep nel settore termico e 1,4 Mtep di energia fornita dai biocarburanti nel settore dei trasporti. Le rinnovabili hanno soddisfatto il 27,4% dei


Andamento della quota complessiva di energia rinnovabile (rapporto tra consumo di energia rinnovabile e consumo totale di energia) 20%

Previsione della Strategia Energetica Nazionale 19%

Dati rilevati

17% 15% 13,5% Target prefissato per l’Italia dalla Direttiva 2009/28/CE

10%

5%

0% 2010

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

2019

2020

Quota complessiva di energia rinnovabile prevista nel Secondo Progress Report (2013) Quota complessiva di energia rinnovabile prevista nel Piano di Azione Nazionale (PAN 2010)

punto di vista economico, nel secondo Progress Report sono state confermate le indicazioni della Strategia Energetica Nazionale (SEN), per la quale entro il 2020, la quota di consumi finali coperti dalle rinnovabili potrebbe raggiungere il 19%, fermo restando l’impegno vincolante per l’Italia al rispetto del 17% previsto dalla Direttiva 2009/28/CE.

consumi nazionali di energia elettrica e il 12,8% di energia termica. Nei trasporti, applicando le apposite convenzioni definite a livello comunitario per l’obiettivo specifico (10% entro il 2020), nel 2012 le rinnovabili hanno coperto il 5,8% dei consumi totali settoriali. Questi risultati sono stati raggiunti per diverse ragioni: la rilevante crescita delle rinnovabili nel settore elettrico negli ultimi anni (soprattutto fotovoltaico, eolico e bioenergie), il contributo significativo delle rinnovabili nel settore termico (da imputarsi in particolare alle biomasse e alle pompe di calore), nonché la riduzione dei consumi totali di energia che ha interessato l’Italia dal 2005 in poi passati da 138,7 Mtep nel 2005 a 124,1 Mtep nel 2012. L’utilizzo energetico delle fonti rinnovabili nel nostro Paese è, dunque, un fenomeno consolidato che tenderà a confermarsi anche nel futuro anche se, probabilmente, con tassi di crescita inferiori rispetto al passato. In ogni caso, tenuto conto dei risultati raggiunti e delle recenti revisioni dei meccanismi di sostegno, volte a renderli maggiormente sostenibili da un

Il Progress Report fornisce anche un’analisi dettagliata dei regimi di sostegno in vigore nel biennio considerato. La novità maggiore, rispetto alla relazione precedente, è rappresentata nel settore elettrico dall’entrata in vigore dei nuovi sistemi incentivanti previsti dai due D.M. del 5 e 6 luglio del 2012, caratterizzati da meccanismidi controllo delle quantità (registri e aste). Nel settore termico la novità descritta è invece il cosiddetto Conto Termico, introdotto per incentivare i piccoli interventi di efficienza energetica e le rinnovabili termiche. I risultati e i costi dei meccanismi incentivanti sono illustrati in manieradettagliata, come richiesto dalla Commissione europea, che ha ritenuto necessario focalizzare l’attenzione sull’efficacia e l’efficienza degli strumenti di sostegno. Nel documento una sezione è dedicata all’importante tema della stima, effettuata secondo l’approccio dell’analisi del ciclo di vita, delle emissioni evitate di gas a effetto serra conseguenti allo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia. La diffusione delle rinnovabili nei settori elettricità, riscaldamento e trasporti ha comportato una crescente riduzione di emissioni di gas climalteranti negli ultimi anni: da 56 milioni di tonnellate di CO2 evitate nel 2009 a 71 milioni nel 2012, con il contributo prevalente proveniente dal settore elettricità. In conclusione, il secondo Progress Report è un documento ricco di informazioni, coerente con la tabella di marcia inquadrata dal PAN e aggiornata dalla SEN che, in vista di obiettivi al 2020 non troppo lontani, consente di iniziare anche a ragionare sulle strategie europee e nazionali, in corso di definizione, in materia di clima ed energia, nell’orizzonte che si colloca al di là del 2020.

Elementi 31

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energia rinnovabile

Eolico, un patrimonio da difendere A TU PER TU CON SIMONE TOGNI Presidente ANEV di Fabrizio Tomada Simone Togni

E: Presidente, un commento sui risultati dell’eolico nel 2013 e sulle prospettive future. ST: Il 2013 per l'eolico non è stato un anno positivo. Le nuove installazioni non hanno raggiunto neppure 450 MW contro i 1.200 MW degli anni precedenti. Il risultato è frutto dell'applicazione delle nuove regole per l'assegnazione degli incentivi che vede nelle aste e nei registri degli ostacoli allo sviluppo di nuovi impianti eolici. La circostanza, da tempo prevista dall'ANEV, si è purtroppo concretizzata. Per gli stessi motivi anche il 2014 sarà un anno difficile. Oltre alle criticità connesse allo sviluppo delle nuove iniziative si aggiunge il ritardo nell'emanazione delle regole che governeranno la crescita delle rinnovabili nel periodo post 2015. Riteniamo

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Elementi 31

che il governo debba presto emanare nuove regole per raggiungere gli obiettivi fissati al 2020. Speriamo che l'Italia riesca a superare l'esperienza delle aste per andare verso meccanismi basati su sistemi di crediti fiscali in grado di alleggerire le bollette elettriche dei consumatori e garantire continuità al settore. Tali meccanismi, in altri Paesi, stanno dimostrando la loro efficacia con una crescita significativa del settore, tanto che la potenza eolica negli ultimi 4 anni è cresciuta di oltre il 60%, passando da 200 GW installati a fine 2010 a 318 a fine 2013, mentre in Italia viviamo una situazione di stallo.


impianti eolici immessa nel mercato. L’Italia ha assunto al 2020 un impegno a raggiungere i 12.680 MW di potenza eolica installata (dei quali 680 off-shore). Considerando invece il 2030 come arco temporale utile bisogna portare l’obiettivo a coincidere con il potenziale tecnico dell’Italia, calcolato in 16.200 MW. Inoltre il settore off-shore al 2030 dovrebbe assicurare più dei 680 MW previsti, arrivando a 3/4.000 MW, soprattutto se le innovazioni tecnologiche allo studio, come le piattaforme flottanti, arriveranno a maturità industriale. Così l’eolico potrebbe al 2030 raddoppiare l’attuale potenza (8.550 MW a fine 2013). E: Quali le nuove frontiere per l’energia eolica?

E: Si troverà una casa comune per la rappresentanza delle rinnovabili? ST: È importante per essere più efficaci e portare le istanze del settore ai decisori. Per questo l'ANEV ha fondato, insieme ad altre 25 associazioni, il coordinamento delle Fonti Rinnovabili e dell'Efficienza Energetica - FREE - che oggi rappresenta la quasi totalità del settore. L'auspicio è che tale associazione si trasformi in un organismo capace di valorizzare sempre più l’importante settore della green economy nell’ambito del mondo confindustriale, vedendone riconosciuti il giusto ruolo e peso. Non sarà facile, ma la mediazione delle posizioni è strumento indispensabile per raggiungere gli obiettivi desiderati, ovvero lo sviluppo delle rinnovabili e dell'efficienza energetica in Italia. E: La crescita significativa della produzione elettrica non programmabile ha indotto l’Autorità a intervenire con una regolazione che l’ANEV non ha condiviso. Come si può superare il conflitto risolvendo il problema degli sbilanciamenti?

ST: Occorre dare continuità alla crescita del settore eolico per consentire alle industrie del comparto di investire in sviluppo e ricerca. I principali campi di studio saranno quelli relativi all’off-shore, alle nanotecnologie applicate ai materiali e all’evoluzione dell’aerodinamica delle pale. Aspetti già oggetto di sviluppo, da parte degli imprenditori eolici, che in Italia potrebbero trovare grandi applicazioni nelle nuove installazioni e nella creazione di un piano specifico capace di innovare il parco di generazione eolica nazionale oggi di 8.500 MW. Su questi temi il Governo dovrebbe studiare un piano volto alla semplificazione autorizzativa, utile all’agevolazione dell’iter burocratico relativo alla sostituzione dei vecchi aerogeneratori. I risvolti positivi sarebbero tanti. Il primo riguarda il risparmio immediato nella bolletta elettrica, perché gli incentivi pesano il 50% in meno di quelli utilizzati per i vecchi impianti. Il secondo, l’impatto paesaggistico, 10 torri eoliche che producono 600KW, sostituite con 2 torri da 3 MW. Con un incremento occupazionale e crescita dell’industria nazionale. Eolico Potenza Eff. Lorda (MW) 2013

ST: La crescita delle fonti rinnovabili impone la necessità di una loro maggiore integrazione all'interno del sistema elettrico nazionale, nel rispetto della sicurezza degli approvvigionamenti, dei consumi e del sistema nel suo complesso. L'ANEV ha sostenuto che le fonti di energia rinnovabile non programmabile dovessero contribuire a ridurre al massimo gli sbilanciamenti dovuti alla loro imprevedibilità. Al contempo, però, questi giusti meccanismi non possono penalizzare oltremodo tali fonti solo per la loro specifica peculiarità. Per questo proponiamo all’AEEG un sistema che imponga agli operatori un impegno costante, definendo un benchmark a cui gli stessi devono riferirsi e, se non vi riescono, è corretto che paghino per tali differenze. Altre soluzioni che non leghino l'onere dello sbilanciamento alla possibilità tecnica di farlo ci sembrano penalizzanti per gli operatori.

8500

2012

8119

2011

6936

2010

5814

2009

4898

2008

3538

2007

2714

2006

1908

2005

1639

2004

1131

2003

874

2002

E: Quale ruolo il settore eolico in Italia può giocare rispetto agli obiettivi energetico-ambientali al 2030? ST: C’è bisogno di un nuovo quadro normativo e regolatorio per il settore. È necessario spostare dalla bolletta elettrica l'onere ancora necessario al raggiungimento della competitività piena dell'energia elettrica prodotta da

780

2001

664

2000

363 0

2000

4000

6000

8000

10000

Fonte GSE

Elementi 31

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H O L D I N G

S I M

Intermonte Holding SIM e Puraction Soluzioni affidabili per le aziende in ETS

ll gruppo Intermonte, leader in italia per i servizi di Stock Brokerage, Investment Banking, consulenza ed informazione on-line, da oggi attraverso Intermonte Holding SIM, società regolamentata Mifid, in collaborazione con Puraction, è anche in grado di fornirvi gli strumenti adeguati per operare nel mercato CO2

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energia rinnovabile

Riduzione costo della bolletta elettrica

Diamoci una strategia DIALOGO CON EMILIO CREMONA Presidente GIFI Il settore delle rinnovabili rappresenta un'opportunità di crescita per tutto il sistema Italia, benché spesso faccia da facile puntaspilli per chi cerca i colpevoli del caro energia italiano. Un settore che crea occupazione ma che ora, guardando al fotovoltaico, affronta una vera e propria “recessione”. Allora, prima che sia troppo tardi, ai tavoli ministeriali si ascoltino le ragioni delle associazioni di settore per una “strategia vera” benché in un'ottica di riduzione del costo della bolletta. Questi i temi che affronta Emilio Cremona, presidente GIFI, in una conversazione con 'Elementi'.

Emilio Cremona

di Roberto Antonini

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E: Quando si parla di bollette care, le rinnovabili vengono regolarmente poste sul banco degli imputati: meritano questa accusa?

Faccio riferimento alle cosiddette esternalità: costi ambientali, impatto sulla salute umana, tempi di ritorno energetico, riduzione import di energia primaria.

EC: Gli incentivi per le rinnovabili, così come tante altre voci di costo, gravano sulla bolletta elettrica dei cittadini e delle imprese, seppur in maniera disomogenea, a discapito della competitività delle PMI. Dubito che il legislatore non sapesse che una volta iniziata la strada delle rinnovabilii costi sarebbero stati a carico dei cittadini e delle PMI. Non dimentichiamoci comunque che la bolletta elettrica da sempre è stata utilizzata per soddisfare variegate esigenze. Nella mia opinione gli incentivi alle rinnovabili non rappresentano un costoper la comunità, ma sono un vero e proprio investimento per lo sviluppo sostenibile e per l'indipendenza energetica del nostro Sistema Paese.

E: E ci sono anche effetti 'tangibili' sul mercato elettrico.

E: …non tutti la vedono allo stesso modo. EC: Purtroppo questo argomento genera sovente diatribe tra i sostenitori delle fonti tradizionali e quelli delle rinnovabili. Il problema di fondo è che manca una vera strategia per la produzione di energia in Italia in un'ottica di riduzione del costo della bolletta. Il Ministero dello Sviluppo economico deve invitare al Tavolo per l’analisi del problema anche l’Associazione confindustriale del fotovoltaico, perché la crisi non dipende solo dall'energia ma anche dalla mancanza di domanda interna con la conseguente riduzione dei consumi totali.

EC: Possiamo affermare che il Prezzo Unico Nazionale dell'elettricità si è ridotto grazie al cosiddetto effetto "peak shaving". Nel 2013 la riduzione media è stata del 17% con la conseguenza che coloro che acquistano l'elettricità direttamente sul mercato libero possono godere di prezzi più bassi per l'energia proprio grazie al fotovoltaico. Inoltre negli ultimi anni si è ridotta la bolletta nazionale per l'import di energia primaria, anche grazie alle rinnovabili in genere. Nel 2013 rispetto al 2012, la riduzione è quantificata in 8.8 miliardi di euro dall'Unione Petrolifera Italiana, complice anche la diminuzione dei consumi. Per il 2014, sempre secondo le stime di Up, la riduzione sarà di altri 1,7 miliardi di euro rispetto al 2013, questa volta grazie esclusivamente all'impatto del fotovoltaico in quanto per l'anno corrente è prevista una ripresa dei consumi elettrici. Infine, la diffusione del fotovoltaico aumenta la penetrazione della generazione diffusa e fa da stimolo allo sviluppo di nuove tecnologie innovative per la gestione dinamica e intelligente della rete elettrica.

EC: Rappresenta un vero e proprio ostacolo al tanto desiderato sviluppo sostenibile del comparto. Di recente abbiamo svolto una indagine tra le aziende associate ANIE/GIFI proprio in merito all'andamento dell'occupazione nel settore. I dati sono allarmanti e possiamo tranquillamente parlare di recessione del fotovoltaico. Parlando solamente degli addetti diretti, quindi senza considerare l'indotto, nel 2011 i posti di lavoro erano circa 16.500; nel 2013, quindi solo dopo due anni, gli addetti si sono dimezzati e dei restanti oltre un terzo sono in Cassa Integrazione Conguagli. I numeri parlano da soli: il cambio delle regole in corso d'opera e i cambi repentini della tariffa incentivante hanno reso quasi impossibile lavorare nel fotovoltaico in Italia. E: Il fotovoltaico quanto è vicino alla grid parity? E che effetti positivi porta attualmente al sistema elettrico italiano? EC: Da un punto di vista tecnico e commerciale il fotovoltaico è già alla "grid parity" nel settore residenziale, anche se sarebbe più giusto chiamarla "market parity". Grazie infatti ai benefici derivanti dallo Scambio sul Posto e dalla detrazione IRPEF del 50% prevista per i soggetti privati, già oggi un impianto residenziale comporta una notevole riduzione del costo totale della bolletta nell'arco della vita utile dell'impianto. Tuttavia risulta difficile fare un'analisi dettagliata sulla "grid parity", in quanto nel computo dovrebbero essere prese in considerazione una moltitudine di fattori che sono sempre citati quando si parla di fotovoltaico e mai quando si parla delle fonti tradizionali.

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La Vignetta di Fama

E: Invece gli imprenditori delle rinnovabili lamentano il continuo cambio delle regole in corso d'opera. Quanto pesa questa incertezza nel fare impresa?


Il Biogas da discarica:

“LA VERA ENERGIA VERDE” OLTRE A PRODURRE UN KW VERDE TRASFORMA UN PROBLEMA IN UNA RISORSA

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energia rinnovabile Rinnovabili

Cogliere le opportunita’ del mercato mondiale QUATTRO CHIACCHIERE CON MARCO CARTA Coordinatore Osservatorio Industria Rinnovabili AGICI

E: Carta, anche nel settore delle rinnovabili si registra una contrazione degli investimenti. Si può parlare di sistema in crisi? MC: Non proprio. A livello mondiale la riduzione degli investimenti è dovuta a un processo di miglioramento e di efficientamento tecnologico. Se si guarda a quanti impianti sono stati installati si registra un aumento continuo che corrisponde, ogni anno, a 100 GW di nuova capacità elettrica. In Italia, invece, si può parlare di crisi perché la domanda di picco è 55 GW, mentre la potenza installata è 130. Il mercato è saturo, l'offerta è il doppio della domanda.

di Ilaria Proietti

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Marco Carta

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E: In questo scenario di overcapacity cosa è lecito attendersi? MC: La convivenza tra fonti fossili e rinnovabili mi sembra difficile dato lo sviluppo - per certi versi inaspettato - delle rinnovabili e il ruolo dell'efficienza energetica. Negli anni passati per molti operatori il pacchetto 20-20-20 è stato vissuto come un sogno irrealizzabile di cui non tener conto nelle strategie aziendali. Ora, alla luce di quanto è avvenuto, o si percorre la strategia del capacity payment (con il rischio di caricare ulteriormente le bollette) o si punta a creare un po' di domanda addizionale. Comunque si tratta di misure tampone. Credo sia inevitabile la chiusura o lo spostamento all'estero di alcune centrali a gas. È un fenomeno che sta accadendo altrove, ad esempio in Germania. In Italia lo ha già fatto Bg con la chiusura di impianti non più redditizi. E: E quanto alle rinnovabili? La stagione degli incentivi è finita....

Altro discorso è quello del revamping: penso che nei prossimi anni si lavorerà sulla sostituzione di vecchi impianti con macchine più efficienti e silenziose. E: Ma quali sono, superata la fase degli incentivi, gli ostacoli da rimuovere affinché siano competitive? MC: In molti casi sono già competitive, in altre si tratta di metterle in condizioni di competere ad armi pari. Se produco in autoconsumo perché non posso vendere al cliente finale? E ancora. Se sull'autoconsumo si caricano al 100% i costi di rete, è evidente la penalizzazione: è come chiedere all'inquilino del piano terra di pagare la riparazione dell'ascensore nella stessa misura di quello che abita al quinto piano. E: Ma il mercato mondiale che opportunità offre per le aziende italiane?

MC: Sì. Non a caso il settore sta guardando ad altri modelli. Per la produzione è in corso un fenomeno di consolidamento, anche se ancora frammentario, in cui il ruolo della finanza sta diventando sempre più centrale: basti pensare all'operazione di F2i con Holding Fotovoltaica o Terra Firma con l'acquisto degli impianti di Sorgenia, Terna e Acea. Proprio i temi relativi alla finanza, in particolare al ruolo dei fondi (private equity, infrastrutturali, fondi pensione) e società di assicurazione saranno al centro delle analisi 2014 dell’Osservatorio da me coordinato sulle Rinnovabili (per maggiori informazioni: http://www.agici.it/oir/).

MC: Il problema è saperle cogliere e presentarsi all'estero in forme strutturate. In ogni paese si sta puntando sulle rinnovabili. In America Latina c'è uno spazio immenso per l'idroelettrico, in Sud Africa per il solare. La Cina sta su tutto, come l'India o il Messico. L'importante è che l'azienda si presenti con i propri fornitori e con la propria banca: andando all'estero così, magari avendo anche l'appoggio e il sostegno dello Stato. Insomma, si tratta di elaborare una strategia, anche basandola su studi come quelli su cui lavoriamo noi in Agici. E questo a volte si verifica come nel caso di Egp o Moncada in Sud Africa, ma a volte si fallisce o si perde tempo e grandi occasioni.

E: Quale impatto invece ha avuto la crisi sulle filiere?

E: Si sta facendo abbastanza per sostenere le smart grid?

MC: Per la componentistica, la crisi ha impattato soprattutto sul fotovoltaico data la concorrenza cinese e indiana che è stata devastante per l'industria dei pannelli e degli inverter. In altre filiere come l'eolico l'impatto è stato minore, mentre si è registrato un fenomeno spiccato di efficientamento.

MC: Il concetto di Smart grid è ancora evanescente. Dovrebbe essere un modello per gestire in maniera ottimale i flussi e quindi produrre un abbassamento delle bollette. Il sostegno pubblico non dovrebbe essere necessario. Credo ci siano investimenti che si possono fare senza. Comunque c'è bisogno di una grande selettività per limare i costi in bolletta, laddove il peso degli oneri di rete è aumentato in maniera spaventosa negli ultimi cinque anni. Poi c'è il tema della ricerca e sviluppo. Il punto di svolta del processo, già in atto, avverrà quando si produrranno sistemi di accumulo competitivi. Il salto tecnologico determinerà uno sviluppo impetuoso senza incentivi.

E: Ma il settore è ancora attrattivo? Cosa ci si può attendere? MC: Le rinnovabili restano tutte molto attrattive, ciascuna con profili specifici. Il fotovoltaico di piccola taglia, l'eolico per impianti più grandi, le biomasse, hanno spazi di sviluppo molto interessanti anche per quel che riguarda la valorizzazione degli scarti delle aziende agricole e alimentari. Tendenzialmente mi sento di dire che per i grandi impianti non mi sembra più aria.

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energia rinnovabile

L'energia spinge IL PARERE DI FEDERICO VECCHIONI Presidente e AD del Gruppo Terrae di Dario De Marchi

Federico Vecchioni

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L’obiettivo è ambizioso: produrre energia da scarti agricolo-alimentari e dare reddito aggiuntivo all’agricoltura. Il tutto in un momento per il settore agricolo di profonda sofferenza a causa dello spopolamento e l’abbandono dei terreni coltivati per 3 milioni di ettari di superficie (oggi sono 12,8 milioni) e con un fatturato medio delle imprese rurali inferiore ai 13.000 euro l’anno. A dare una soluzione è il Gruppo Terrae, nato dopo i tagli imposti dall’UE all’Italia nel 2006 che hanno soppresso 15 dei 19 zuccherifici, imponendo una riconversione intelligente. Padre della svolta è Federico Vecchioni, dottore in Agraria, imprenditore nell’azienda agricola di famiglia, per 6 anni presidente della Confagricoltura, ora vicepresidente dell’Accademia dei Georgofili e presidente e AD del Gruppo Terrae, società partecipata dall’Associazione Nazionale Bieticoltori, Enel Green Power, Gruppo Generali, Gruppo Gavio, ecc., cui si aggiunge una quota di azioni proprie in via di collocazione. “Il progetto Terrae nasce dalla consapevolezza del mondo agricolo di avere nuove possibilità d’integrazione di reddito e dalla convinzione che il capitolo dell’energia da biomasse può coinvolgere il settore non solo come utente finale, ma anche come produttore - spiega Vecchioni, ricordando che - all’interno del mercato delle energie rinnovabili, le bioenergie sono la seconda fonte con un contributo di 11 terawatt sui 291 terawatt di produzione nazionale. In termini di presenza di biomasse per la produzione di energia elettrica l’Italia è seconda solo alla Germania, con una quota pari al 13% del totale europeo, rispetto al 15% tedesco”. Terrae offre al mondo agricolo una serie di opportunità: tra queste l’utilizzo energetico dei sottoprodotti delle lavorazioni agricole e agroforestali il cui smaltimento ecologico costituisce

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il reddito agricolo un costo, anche ambientale. Il Gruppo è il principale operatore in Italia nella mini-generazione distribuita di energia da biomassa, affiancando l’imprenditore agricolo nell’accesso ai finanziamenti e gestendo le complessità autorizzative, burocratiche e tecniche. Terrae si occupa, inoltre, di progettazione, acquisizione, realizzazione e gestione degli impianti per trasformare in elettricità una vasta gamma di scarti agricoli, animali, alimentari, forestali e conservieri. Ad esempio: sansa di olive, bucce di pomodoro, pastazzo di agrumi, residui della lavorazione dei cereali e della pulizia dei boschi, nel rispetto dell’ambiente ed eliminando così il costo dello smaltimento. “ Terrae – ha aggiunto Vecchioni - sta realizzando una centrale da 15 MW a Casei Gerola (PV) e sta partecipando a quella di altre due centrali nel Nord Italia. Inoltre, ha in produzione impianti a biogas per complessivi 3 MW e ha in corso di autorizzazione 5 impianti da 300 Kw e 3 di media taglia a biomasse legnose. Questo sviluppo consentirà al Gruppo Terrae la presenza nella produzione di energia da biomasse in grandi centrali e generazione distribuita. In attesa di verificare l’andamento di mercato - precisa Vecchioni – Terrae sta valutando le opzioni da perseguire dove sussistano effettive condizioni di redditività”. Oggi gli incentivi per le biomasse sono stati riformulati valorizzando i sottoprodotti rispetto alle colture dedicate, dando una indicazione chiara sulle dimensioni degli impianti e sull’incentivo legato al piccolo impianto. “L’aver scelto questa strada ha riequilibrato gli incentivi stabilizzandoli in un arco di 20 anni. È evidente – prosegue Vecchioni - che l’incentivo per le bioenergie con una corretta gestione dell’impianto è un'opportunità per

l’agricoltura e vale circa 1,5 miliardi di euro. Quello che si è perso in termini di occupazione nel settore bieticolo-saccarifero è stato in parte riassorbito dalla filiera energetica. L’aver creato un sistema di incentivi di medio-lungo periodo in grado di garantire gli investimenti e la programmazione, come è stato il Certificato Verde prima e poi la Tariffa onnicomprensiva a 0,28 euro/kWh, ha dato una dimensione importante alla diffusione delle biomasse”. A beneficiare di tale strategia è l’intero Sistema Paese, non solo gli agricoltori. “L’incentivo erogato per le biomasse, infatti, ha una forte ricaduta sull’indotto produttivo e industriale. Poiché si vuole promuovere tecnologia e innovazione Made in Italy, si genera know-how e lavoro qualificato, rilevanti nella produzione di tecnologia e non solo nel suo uso. A volte si dimentica che il sistema incentivante il recupero energetico degli scarti ha innescato una modernizzazione del settore, con investimenti significativi e nuove opportunità, come l’integrazione di reddito, essenziale per la vita dell’impresa agricola. Le biomasse sono ancora identificate come materie prime inquinanti e gli impianti considerati destinatari di altri tipi di approvvigionamenti. Tutto ciò crea confusione. Conoscere il potenziale socio-economico delle biomasse significa non reiterare l’errore di sacrificare il terreno coltivabile per altri utilizzi. Dobbiamo salvaguardare il potenziale produttivo agricolo del Paese e non scendere sotto i 12 milioni di ettari coltivati. Le bioenergie – conclude l’AD di Terrae - rappresentano una leva per rilanciare la capacità competitiva del fattore terra e per ottimizzare cicli produttivi il cui impatto ambientale, anche per le norme UE, era oggetto di costi rilevanti”.

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Vento in poppa per l’offshore? di Maurizio Godart

Sfruttare insieme la forza del mare e quella del vento per creare energia: questa l’idea alla base del sistema eolico offshore. Gli impianti sono situati in mare in genere a qualche miglio dalla costa, ma quando i fondali lo permettono anche più al largo: così, per le condizioni favorevoli dei venti, più forti e stabili rispetto a quelli che soffiano sulla terraferma, l’eolico offshore produce mediamente il 30% di energia in più degli impianti eolici tradizionali situati sulla terraferma. Si tratta di installazioni realizzate tramite turbine eoliche multiple flottanti, montate su una piattaforma galleggiante sull’acqua: tali turbine dissalano l’acqua marina, generano energia elettrica, producono metanolo ed idrogeno.

Si stima che entro il 2020 l’energia prodotta da questo tipo di impianti aumenterà di 30-40 volte, grazie alla loro sempre maggiore diffusione e alla inevitabile evoluzione tecnologica. Eppure tra gli specialisti del settore non mancano gli scettici, coloro che non vedono un futuro così roseo per l’offshore: autorevole, in tal senso, il parere di Jim Platts dell’Università di Cambridge. Egli nota come, dopo un decennio di sviluppo industriale, il numero di turbine offshore cresce senza uniformità né standardizzazione, e questo non permetterà tanto facilmente di rendere il settore economicamente competitivo nel medio periodo. Molti altri, invece, non concordano con questa visione e prevedono una riduzione dei costi degli impianti fino al 40% in pochi anni. Alessandro Totaro, responsabile energetico di AssoRinnovabili, sottolinea come della tesi di Platts bisogna prendere per buono che i costi oggi sono molto elevati, ma che questo è vero

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per tutte le tecnologie agli albori che devono essere aiutate nella loro maturazione. Dello stesso parere Michael Hannibal, responsabile a livello globale del settore eolico offshore di Siemens, fra i maggiori operatori mondiali in questo ambito. Secondo lui, dopo dieci anni di serio sviluppo industriale e a venti anni dalla prima centrale eolica offshore in Danimarca nel 1991 (l’impianto di Vindeby ancora perfettamente funzionante) è normale considerare questo settore ancora agli albori, ma certamente nei prossimi anni è destinato ad un ruolo di primo piano nel quadro delle fonti rinnovabili. Infatti il costo del MWh prodotto dall’eolico offshore è diminuito del 40% per decennio negli ultimi venti anni, un risultato eccezionale per un’industria così giovane. E in Europa i risultati si stanno vedendo: come indicano i dati riportati dal nuovo rapporto “European Offshore Statistics” stilato dall’European Wind Energy Association (EWEA). Durante lo scorso anno in 13 parchi eolici sono state installate 418 turbine in grado di fornire 1567 Megawatt di nuova capacità. Con questo incremento, pari al 34% in più rispetto a quanto installato nel 2012, l’eolico offshore europeo si attesta su 6562 MW di energia (2080 turbine) valore sufficiente a soddisfare lo 0,7% del fabbisogno energetico dell’Unione Europea. Secondo i dati EWEA dei 1567 MW installati nel 2013 il 72% provengono dai parchi situati nel Mare del Nord, il 22% nel Mar Baltico e il restante 6% nell’Oceano Atlantico. In particolare il Regno Unito fa da apripista nei progetti nuovi, ricoprendo il 47% della nuova capacità (pari a circa 733 MW), seguito da Danimarca, Belgio Svezia e Spagna. In questi Paesi l’eolico offshore ha prodotto nel 2013 rispettivamente 350 MW, 240 MW, 192 MW, 48 MW e 5 MW.

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Secondo gli esperti, una volta completati i 12 studi attualmente in costruzione, la capacità eolica offshore è destinata ad aumentare di ulteriori 3 Gw, portando così la capacità cumulativa in Europa a circa 9,4 GW. In Italia per ora è stato autorizzato un solo progetto che è possibile definire realmente in mare, proposto da Mediterranean Wind Offshore (Gruppo Termomeccanica), da 136 MW nel Golfo di Gela. La valutazione d’impatto ambientale è stata rilasciata dal Ministero dell’Ambiente nel 2012, ma il piano è bloccato a causa di un ricorso al Tar da parte di alcuni Comuni dell’area interessata. Gli altri progetti in mare sono di tipo near shore, come quello da 30 MW in Puglia, che ha vinto la prima asta eolica a fine 2012. Fra gli altri studi italiani, c’è da segnalare quello proposto da 4Power al largo di Rimini, con l’adesione concessa in via informale dall’Assessorato al turismo della Regione Emilia Romagna. Nei nostri mari dunque, ad oggi, non sono stati ancora installati impianti, e quindi anche azzardare ipotesi sui costi è, per ora, impensabile. Per adesso l’interesse in Italia per l’offshore è basso, poiché le caratteristiche dei nostri fondali marini sono abbastanza problematiche per la realizzazione di questo tipo di impianti e poiché le ventosità medie delle coste non sono altrettanto allettanti come quelle dei mari del Nord, ad eccezione della Sicilia e della Sardegna. A livello mondiale, interessante segnalare il caso della Cina che nell’offshore si sta ponendo obiettivi importanti: 5 GW entro il 2015 e 30 GW entro il 2020. Le regioni interessate sono soprattutto quelle della costa orientale, perfette per i fondali marini e per la tipologia dei venti che le attraversano.



biocarburanti

L’immissione in biocarburanti Il meccanismo della quota d’obbligo in Italia di Michele Panella*

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Sebbene sia noto quasi solo agli addetti ai lavori, da diversi anni in Italia vige l’obbligo di immettere in consumo biocarburanti miscelati ai tradizionali carburanti fossili, benzina e gasolio, in risposta a specifiche direttive europee volte a ridurre le emissioni di CO2 nei trasporti. Il compito è per i cosiddetti Soggetti Obbligati, chi paga l’accisa sui biocarburanti tradizionali e rifornisce le stazioni di servizio con benzina e gasolio miscelati a una quota minima di biocarburanti, cioè combustibili ricavati da biomasse utilizzati per autotrazione. I biocarburanti più diffusi sono il biodiesel - usato nei motori diesel in miscela con il gasolio, derivato per lo più da oli vegetali estratti da semi di piante (girasole, colza e palma) e da oli di scarto come l’olio da cucina - e il bioetanolo, prodotto da biomasse ricche di zuccheri (mais, vinacce e barbabietole) e usato in miscela con la benzina. La quota minima di miscelazione annuale, aumentata negli anni, è stabilita per legge come percentuale del contenuto energetico della benzina e del gasolio immessi in consumo nell’anno precedente: nel 2014, i fornitori di carburanti fossili dovranno miscelare quantità di biocarburanti con un


consumo dei contenuto energetico pari almeno al 4,5% di quello della benzina e del gasolio immessi in consumo nel 2013. Per monitorare l’assolvimento dell’obbligo, ai Soggetti Obbligati che immettono in consumo biocarburanti sono rilasciati dei Certificati (Certificati di Immissione in Consumo CIC): un Certificato (chiamato CIC10) attesta l’immissione di 10 giga-calorie (Gcal) di biocarburante sostenibile. Per alcuni biocarburanti, tuttavia, sono previste particolari maggiorazioni. È il caso di quelli a partire da rifiuti o sottoprodotti, per i quali viene rilasciato un Certificato ogni 5 Gcal (CIC5), e dei biocarburanti “premiali” – prodotti da filiera europea o miscelati al 25% e immessi in consumo al di fuori della rete di distribuzione – per i quali è previsto il rilascio di 1 Certificato ogni 8 Gcal (CIC8). L’istituzione dei CIC traduce il rispetto dell’obbligo annuale di immissione nel raggiungimento di un certo numero di Certificati che ogni Soggetto deve possedere per dimostrare di aver coperto il proprio obbligo. I CIC, quindi, costituiscono uno strumento per svincolare il rispetto dell’obbligo dalla miscelazione del biocarburante da parte di ogni singolo Soggetto Obbligato. I Soggetti che non avessero fisicamente immesso in consumo il biocarburante, infatti, possono assolvere il proprio obbligo acquistando i CIC dai Soggetti che ne avessero in eccesso. A tal fine è stata predisposta una piattaforma informatica di scambio dei CIC – gestita dal Gestore dei Servizi Energetici – dove sono registrate le transazioni, cioè i CIC venduti e acquistati dai diversi Soggetti Obbligati. Presupposto imprescindibile per considerare il biocarburante immesso come valido ai fini del rispetto dell’obbligo è la sua sostenibilità ambientale, documentata da certificati di

sostenibilità rilasciati da organismi di certificazione indipendenti. La sostenibilità è un tema che investe l’intero ciclo di vita del biocarburante - dalle sementi delle piante utilizzate per produrre i biocarburanti fino al momento della miscelazione - e viene verificata rispetto a specifici criteri, atti a distinguere i biocarburanti di cui è possibile dimostrare un alto valore ambientale e sociale, poiché a basso impatto in termin di emissioni di gas serra sui terreni e sui prodotti agricoli destinati alla produzione alimentare. Le competenze operative e gestionali sui biocarburanti sono attribuite al Ministero dello Sviluppo Economico, che le attua insieme al Comitato tecnicoconsultivo sui biocarburanti, presieduto dallo stesso Ministero e composto dal Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, dal Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, dal Ministero dell’Economia e delle Finanze e dal Gestore dei Servizi Energetici. A quest’ultimo è affidata la gestione operativa del sistema di immissione in consumo, i cui oneri sono a carico dei Soggetti Obbligati. È il GSE, infatti, a emettere i Certificati, a gestire la piattaforma informatica per tutti gli adempimenti degli operatori e a rilevare il rispetto delle quote d’obbligo da parte degli stessi. Nel 2012, i Soggetti Obbligati hanno immesso in consumo 14 milioni Gcal di biocarburanti sostenibili, circa il 4,2% del contenuto energetico del carburante fossile immesso, pari a quasi 340 milioni di Gcal. Nel 2013 sono stati emessi circa 1,8 milioni di CIC, suddivisi fra le tre diverse tipologie esistenti. La differenza fra la quota d’obbligo da raggiungere, 4,5%, e quella raggiunta è spiegata dalla possibilità, per i Soggetti Obbligati, di rimandare all’anno successivo la copertura di una parte del proprio obbligo, dal “doppio conteggio”

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di cui godono determinate tipologie di biocarburanti nonché dalle sanzioni in cui alcuni Soggetti sono incorsi. Infatti, nei confronti dei Soggetti inadempienti è prevista l’irrogazione di sanzioni, variabili da un minimo di 600 a un massimo di 900 €, per ogni CIC mancante alla copertura dell’obbligo. Tra le novità che interesseranno il settore dei biocarburanti c’è l’introduzione di un nuovo incentivo: quello relativo al biometano per autotrazione, la cui potenzialità di produzione nazionale annua è di circa 8 miliardi di m3. Il biometano, compatibile con il gas naturale, è impiegabile nei veicoli a gas che abbiano la possibilità di ottimizzare il funzionamento del motore in base alla composizione della miscela gassosa. Ciò comporta notevoli vantaggi in termini di riduzione della CO2, paragonabili, in determinate condizioni di miscelazione fra biometano e gas naturale, a quelli ottenibili da veicoli analoghi alimentati da batterie, con energia elettrica prodotta secondo il mix di produzione europeo. Si stima che, con 2 miliardi di metri cubi annui, si potrebbero far circolare quasi 2 milioni di autoveicoli. Sotto l’aspetto gestionale, il Decreto del Ministero dello Sviluppo Economico del 5 dicembre 2013 ha previsto che l’immissione di biometano come biocarburante dà diritto

al rilascio dei CIC sia a favore dei Soggetti Obbligati che lo immettono in consumo nei trasporti, sia a favore dei Produttori del biometano stesso. Così il modello gestionale dei Certificati di Immissione in Consumo si avvicina in parte a quello dei Certificati Verdi (CV), sebbene ancora non esista una vera e propria borsa dei CIC, ma una piattaforma di registrazione degli scambi di Certificati. La vera rivoluzione del meccanismo di immissione si avrà con il passaggio, a partire dal 2015, dal sistema a consuntivo a quello a preventivo. A breve, infatti, saranno definite nuove regole, in base alle quali la quota d’obbligo non sarà più calcolata sui carburanti fossili immessi in consumo nell’anno precedente, ma sull’immesso nel corso dello stesso anno solare. Nonostante le possibili difficoltà gestionali, dovute soprattutto al passaggio dal vecchio al nuovo sistema, a regime si prevedono benefici per gli operatori che potranno assolvere il proprio obbligo nel medesimo anno di maturazione, senza doverlo trasferire agli anni seguenti, anche qualora l’attività imprenditoriale fosse terminata.

*Hanno collaborato alla redazione dell’articolo: Maria Teresa Fronterotta, Lorenzo Rossi, Gabriele Sorace

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pubbliredazionale

Solarexpo The Innovation Cloud Solare e sinergie tra fonti rinnovabili e tecnologie per l’efficienza energetica

Dal 7 al 9 maggio 2014, Fiera di Milano Era l’aprile del 1999, la prima edizione di Solarexpo, pochissimi gli impianti solari in Italia, soprattutto quelli fotovoltaici. Pochi i megawatt sul territorio. Una piccola Fiera nel parco delle Dolomiti bellunesi, ideata e progettata da Luca Zingale, metteva in mostra gli stand di alcune aziende del solare e delle rinnovabili, i pionieri del settore, e organizzava numerosi e ambiziosi seminari tecnici sullo stato dell’arte delle tecnologie e sugli sviluppi futuri di un comparto che in molti guardavano con sufficienza e simpatia allo stesso tempo. Mettere un po’ di rinnovabili nel proprio business, come un fiore all’occhiello, allora era allora un must. Sono passati quasi 15 anni e notiamo che il paesaggio italiano è cambiato. Tanti impianti solari a terra e su qualche fabbricato. Oltre 600mila impianti a fonti rinnovabili stanno cambiando l’ambiente costruito, la mentalità dei cittadini e il mix energetico del paese. Le tecnologie rinnovabili e per l’efficienza energetica sono diventate una realtà, ma ora vengono considerate da alcuni, quelli del ‘fiore all’occhiello’, con molta meno simpatia.

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La scommessa di Luca Zingale, direttore scientifico dell’evento fieristico, è stata vinta. Dal 7 al 9 maggio 2014, dopo 15 anni, la mostra-convegno Solarexpo sarà ancora lì, ad accompagnare aziende e professionisti: un punto di riferimento di una vera e propria comunità del solare e delle energie pulite. Una manifestazione che ha affiancato le imprese nel fare questa storia del solare in Italia: Verona, Vicenza e ancora Verona, e dal 2013 a Milano, con The Innovation Cloud. Solarexpo-The Innovation Cloud 2014 si svolgerà alla Fiera di Milano e, in questa nuova accezione, continuerà ad anticipare idee e visioni, secondo un orientamento multitecnologico e di ibridazione delle tecnologie: rinnovabili elettriche e termiche, storage, smart grid, mobilità elettrica, tecnologie e servizi per l’efficienza energetica nell’edilizia e nell’industria, smart cities. Continuando così il suo percorso per un modello energetico basato sulla generazione distribuita e low carbon. Quasi un’agenda tecnologica per la politica industriale del paese. La rivista Photon International valuta che l’evento fieristico Solarexpo sia per le tecnologie solari tra i primi cinque per importanza nel mondo. L’Italia, è vero, non sarà più il secondo mercato mondiale perché a scalzarci ci saranno, oltre a Giappone e Usa, anche Cina e India, Paesi di nuova


industrializzazione, ma soprattutto colossi demografici. Ma questo non vuol dire che il mercato italiano sia sulla via del declino e l’evento, anche grazie alla sua location, è anche un importante appuntamento internazionale. Nell’edizione 2013 il 23% delle aziende erano straniere e 41 erano le nazioni rappresentate. Tra le ragioni del riconoscimento di Solarexpo-The Innovation Cloud c’è quella di aver sempre anticipato tendenze di mercato, prima fra tutte la caduta delle ‘barriere disciplinari’ tra le varie tecnologie. Oggi ad esempio la direttiva europea sugli edifici fissa un obiettivo, quello di arrivare a edifici e emissioni ‘quasi zero’, senza dare indicazioni sulle tecnologie specifiche da adottare. Ciò costituisce una grande sfida per progettisti e imprese, ma al contempo genera un vero e proprio ‘fabbisogno di sinergia’ tra diverse fonti di energie rinnovabile, e fra queste e le tecnologie per l’efficienza negli involucri edilizi e negli impianti. La forte crisi congiunturale del mercato FV ha imposto un ripensamento dei modelli di business per il settore e dunque l’idea della mostra-convegno è quella di offrire alle aziende del solare opportunità di business contigue e di incoraggiare l’integrazione fra tecnologie innovative: accumuli per l’autoconsumo, climatizzazione e produzione dell’acqua calda sanitaria a pompa di calore, cucina a induzione, illuminazione a led,

mobilità elettrica e ibrida plug-in. Tra i nuovi comparti c’è anche quello della domotica, che sposa le innovazioni dell'IT e della sensoristica per gestire in modo integrato le diverse tecnologie che entrano in gioco in un edificio a basso consumo energetico. In questo ambito la crescita mondiale del giro di affari è stimata al 150% entro il 2017. Tornando al fotovoltaico, cuore dell’evento, molti pensano che ci sia al momento un eccesso di pessimismo. Il settore a livello mondiale continuerà la sua crescita a ritmi importanti: per il 2014 si prevedono circa 50 GW. In Italia le coperture FV di edifici residenziali, commerciali e industriali rappresenteranno ancora un business interessante, grazie alle detrazioni fiscali del 50%, i SEU e la grid parity diventa ogni giorno di più una realtà anche per le utenze del Nord e per quelle non domestiche. Molti sono ancora gli ostacoli normativi che dovranno essere superati in questa fase postincentivi. Manca una completa liberalizzazione del mercato elettrico, per ora avvenuta solo a monte e non a valle. L’edizione 2014 manderà un messaggio in questo senso alla politica e alle istituzioni energetiche. Come anche che la ripresa passerà attraverso uno sviluppo ‘innovation intensive’ del sistema energetico, oltre che da una maggiore certezza del quadro normativo.

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energia

Così riduciamo il elettrica di Stefano Besseghini*

Il prezzo dell’energia elettrica in Italia, più alto rispetto a quasi tutti gli altri Paesi dell’Unione Europea, preoccupa gli operatori economici per essere un elemento di svantaggio per le nostre imprese nella competizione internazionale. Il rapporto fra il costo complessivo di acquisto dell’energia elettrica e il PIL è di circa il 3.6%: un’analisi dei singoli settori mostra che tale rapporto è più basso della media nazionale per il terziario e la Pubblica Amministrazione, poco sopra la media per l’agricoltura e molto più elevato (6%) per l’industria. In quest’ultimo caso l’incidenza raggiunge, e molte volte supera il 10%, in ordine decrescente, per la metallurgia, la chimica, la lavorazione di plastica e gomma e l’industria alimentare. Per capire le ragioni di questo costo è necessario analizzare i diversi elementi che concorrono alla formazione della bolletta elettrica. RSE lo ha fatto, riassumendone i risultati in un volume della serie RSEview. La specificità del mix italiano di generazione nasce da una serie di fattori: limitatezza delle fonti fossili sul territorio nazionale, rinuncia al nucleare, ridotto sfruttamento del carbone, rigidità del sistema di approvvigionamento del gas naturale, notevoli

Stefano Besseghini

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costo dell'energia risorse economiche investite a sostegno delle rinnovabili. Gli oneri generali di sistema (componenti A, UC4, UC7, MCT) hanno rappresentato un costo di 13,7 miliardi di euro: la sola componente A3 ne vale 12,7 miliardi portando il contributo di questi oneri a circa il 20% alla bolletta elettrica italiana. La Rete di Trasmissione Nazionale ha ancora troppi colli di bottiglia che determinano diseconomie: prezzi zonali nettamente più alti rispetto alla media nazionale, limitazioni di capacità di trasporto con impatto sulla produzione da FER, costi per la risoluzione delle congestioni. Tra ottobre 2012 e settembre 2013 la media aritmetica dei prezzi “unconstrained” (cioè quelli formati liberamente sul mercato, se non vi fossero limiti alla capacità di scambio di energia fra le diverse zone) è stata pari a 60,92 €/MWh, a fronte di una media del PUN di 63,11 €/MWh. Le congestioni valgono quindi in media 2,19 €/MWh. In sintesi, in una sorta di bolletta elettrica nazionale, il sistema elettrico genera un flusso complessivo di cassa pari a 50 miliardi di euro nel 2012, mentre il costo medio del MWh al cliente è cresciuto oltre i 160 €.

Bolletta elettrica nazionale 2010

2011

2012

SERVIZI DI VENDITA

24.407

26.626

27.738

approvvigionamento

21.494

22.993

23.330

commercializzazione e vendita

1.248

1.244

1.269

dispacciamento

1.664

2.389

3.140 8.533

COSTI DI RETE

8.627

8.316

trasmissione

1.306

1.381

1.532

distribuzione e misura

7.321

6.935

7.001

ONERI GENERALI DI SISTEMA

5.522

7.362

11.024

componenti A

5.248

7.203

10.904

componenti UC

117

105

102

componenti MCT

157

54

18

1.328

1.297

2.777

IMPOSIZIONE FISCALE TOTALE [milioni di euro]

39.884

43.601

50.072

CONSUMI FINALI [GWh]

309.884

313.792

307.219

128,71

138,95

162,99

COSTO UNITARIO [€/MWh] Fonte RSE

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Peso percentuale delle singole voci di costo nel 2012

6%

22%

55%

Oneri generali di sistema Imposizione fiscale

Fonte RSE

Il problema della riduzione del costo dell’energia è aggravato da una sostanziale rigidità del sistema, che sconta vari vincoli legati al mantenimento di oneri consolidati per scelte di indirizzo maturate negli anni. La ricerca pubblica del settore - e quella di RSE in particolare - può indicare una serie di azioni per ridurre i costi, che sintetizziamo in una sorta di decalogo. 1 - Dynamic Line Rating (DLR): Gli sviluppi tecnologici recenti e l’utilizzo di sensori collegati a modelli matematici, consentono di prevedere il reale limite di funzionamento delle linee elettriche, permettendo al gestore di sfruttare la linea al massimo della sua capacità di trasporto. 2 - Gestione probabilistica del rischio di disservizi di sistema: Le tecniche probabilistiche consentono una gestione del rischio connesso agli stati di esercizio in cui il sistema elettrico si trova ad operare, anche a fronte di informazioni incerte. 3 - Market Coupling: L’obiettivo europeo dell’implementazione di un unico e integrato “Internal Electricity Market” prevede come tappa fondamentale il “coupling” delle diverse borse elettriche dei Paesi dell’Unione da realizzarsi entro il 2014. L’accoppiamento tra le borse consentirà una gestione maggiormente ottimizzata degli scambi di energia garantendo che tutta la capacità di trasporto disponibile sia utilizzata, evitando fenomeni di “adverse flows” e determinando una maggiore convergenza dei prezzi dell’energia tra i vari Paesi. 4 - Cost-Benefit Analysis (CBA) - Analisi Multicriterio: la CBA consente di confrontare differenti opzioni in termini monetari, al fine di scegliere quella maggiormente conveniente. Complementare alla CBA è l’analisi multi-criteri (MCA), strumento di supporto alle decisioni in presenza

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5 - Flessibilizzazione del parco di generazione: oltre agli impianti idroelettrici, i cicli combinati sono i più adatti a fornire un servizio di bilanciamento del sistema elettrico. Trattandosi di impianti basati su cicli termodinamici che operano a temperature elevate, la rapidità di intervento è limitata dalla necessità di riscaldare gradualmente i componenti, onde evitare danni gravi. 6 - Modellazione e monitoraggio del sistema elettrico: la gestione del sistema elettrico impone che sia mantenuto il perfetto equilibrio tra l’energia generata in ogni momento e quella consumata dai carichi. Essenziale un sistema capillare di monitoraggio, che beneficerebbe di un sistema di comunicazioni e di elaborazione delle informazioni complementare e sovrapposto a quello elettrico.

17%

Servizi di vendita Costi di rete

differenti portatori di interessi non riconducibli al solo parametro di costo. Sono metodologie applicabili nel breve termine con un impatto significativo nella riduzione dei costi “occulti” connessi ai ritardi nella realizzazione delle grandi opere infrastrutturali.

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7 - Smart Grid - flessibilizzazione della domanda: il mantenimento dell’equilibrio tra generazione e carico, può essere facilitato se si dispone di una leva sul carico, consentendo che si adatti alla disponibilità di energia in rete. È dimostrato che l’utilizzo delle tecnologie di smart grids per controllare il carico consentono risparmi di energia elettrica fino al 10% per gli utilizzatori domestici e fino al 15%-20% per il settore terziario ed industriale. 8 - Previsione della produzione da rinnovabili non programmabili: Le fonti rinnovabili, in particolare fotovoltaico ed eolico, mostrano una fortissima dipendenza dalle variabili meteorologiche locali che ne causano l’intrinseca “non programmabilità”. La disponibilità di previsioni affidabili e accurate della produzione di energia nelle 24-48 ore successive permetterebbe (in una gestione al minimo costo degli accumuli) un contenimento dei costi di dispacciamento. 9 - Interventi sul parco di generazione: il mix di generazione italiano risulta sbilanciato, rispetto agli altri paesi europei, con una preponderante quota di gas e - al contrario - un modesto apporto del carbone. Anche ipotizzando misure "strutturali" atte a migliorare a medio - lungo termine la competitività e incrementare l'uso di fonti a basso costo, l’effetto sul prezzo medio nazionale potrebbe essere largamente inferiore alle attese se non inserito in un’attenta programmazione sulla localizzazione degli impianti. 10 - Breakthrough tecnologici: Su un arco di tempo più esteso la ricerca di base e applicata è in grado di assicurare l’introduzione di tecnologie più evolute capaci di valorizzare le risorse energetiche del nostro Paese e della competitività economica. Tra queste: l’accumulo di energia, la cattura e stoccaggio della CO2 per i grandi impianti di combustione, i biocarburanti e lo sviluppo di materiali a dimensionalità ridotta (cosiddetti “nanomateriali”).

* AD di RSE


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energia

Mercato del gas

Consumo mondia l’Europa frena INCONTRO CON ALESSANDRO BIANCHI Ad di Nomisma Energia

Alessandro Bianchi

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le in crescita, ma di Ilaria Proietti E: In Italia e in Europa stiamo assistendo a ciò che qualcuno ha definito una tempesta perfetta: la recessione deprime la domanda di gas direttamente e soprattutto indirettamente per effetto congiunto di riduzione della domanda elettrica, basso prezzo del carbone, valori di mercato del carbonio a pochi euro, boom delle rinnovabili. AB: È un loop dove inizio e fine si confondono. Ma guai a non considerare il mercato del gas come un mercato mondiale, soprattutto in una fase dinamica come quella presente. Basti pensare che dal 2000 al 2012 la domanda di gas nella macrozona europea (Russia esclusa), è rimasta invariata, mentre nello stesso periodo è cresciuta nell’area Asiapacifico di 274 mld.mc, nel Medioriente di 183 mld.mc, nel Nord America di 127 mld.mc. Negli USA si registra un boom di consumo e di produzione di shale gas parallelo al calo dell’import dal Canada. Sul mercato LNG, dopo 30 anni di crescita nel 2012 e 2013 si è verificata una contrazione. I carichi spot di LNG nel 2012 hanno rappresentato il 31% delle transazioni totali. Il tasso di utilizzo dei rigassificatori europei negli ultimi 2 anni è stato molto basso (37%), e molti carichi di LNG originariamente destinati all’Europa sono stati dirottati in Sud America. La concentrazione del mercato LNG è massima: Giappone e Korea insieme coprono metà della domanda mondiale e il Qatar rappresenta un terzo dell’offerta. La bolletta

giapponese del gas è cresciuta del 75% dal 2010 al 2012, e lo spot sta cedendo il posto a nuovi contratti long-term. E: È dunque infondato parlare di crisi del gas. Quali gli scenari ipotizzati per i prossimi anni? AB: Si prevede che il mercato del gas supererà i 4 mila miliardi di consumo annuo al 2018. Il commercio di LNG crescerà del 26% al 2020, con una espansione dei consumi in Asia e un raddoppio in Cina. L’offerta di LNG potrebbe essere limitata nei prossimi 2 anni, mentre tra il 2015 e il 2018 la capacità di liquefazione aumenterà di 140 bcm, di cui 85 bcm dall’Australia e 36 bcm da Canada e USA. Al contrario in Europa la domanda di gas rimarrà depressa per altri 3-4 anni. E: Quali sono gli effetti più evidenti della crisi europea del gas? E come incide rispetto alle scelte fatte nel recente passato, in particolare rispetto alle relazioni tra importatori e esportatori? AB: La crisi europea del gas ha portato a confronti tra esportatori e importatori per rinegoziare il prezzo dei gas nei contratti di lungo periodo, mai visti in precedenza. Ma anche in questo caso la rinegoziazione avviene secondo clausole ben definite e ancorate a concetti quali valore del gas e competizione, differenti da contratto a contratto. Nelle rinegoziazioni, le varie o nuove situazioni di mercato

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Le fonti energetiche europee, in %

Da dove arriva il gas Ue In % del consumo totale

Rinnovabili

10%

Petrolio e prodotti petroliferi

35%

Gas

24%

Carbone

17%

Nucleare

14%

Altri

9%

Autoproduzione

33%

Russia

27%

Norvegia

23%

Algeria

8%

Fonte: Wall Street Journal

Fonte: Wall Street Journal

vanno reinterpretate alla luce di tali clausole concordate tra importatore ed esportatore. E senza alcun dubbio il valore è molto lontano dal concetto di costo marginale, quale quello che si determina su un hub. Come pure è evidente che il gas venduto con contratto di lungo periodo e take-or-pay differisce dal gas venduto spot in un hub per il fatto di aver incorporato costi di investimenti e servizi che originano il differenziale osservato sul mercato.

aziende controllate dallo Stato e con visioni di lungo periodo. È il caso delle compagnie esportatrici di Algeria, Russia, Norvegia, Qatar, ma anche dell’Olanda dove lo Stato ha il 50% dell’azienda esportatrice Gasterra. Al contrario la visione dell’acquirente è ben più ridotta di quella del venditore, laddove per uno Stato la risorsa mineraria rappresenta spesso il fondamento con cui fare i conti per la definizione della spesa sociale e più in generale del benessere collettivo. Far finta che quello del gas non sia dissimile dal mercato di qualsiasi altra materia prima equivale a precludersi la comprensione di un mercato complesso con un grande impatto macroeconomico.

E: In questo caso si evidenzia non solo il rapporto tra chi compra e chi vende, ma anche il ruolo del regolatori nazionali nell'ambito di regole di un mercato globale... AB: Il mercato non si fa per legge o con la regolazione. E comunque, un regolatore nazionale che punta alla riduzione del costo del gas per il consumatore non può essere considerato arbitro o interprete neutrale del mercato –un mercato globale sottolineo ancora una volta- in un confronto tra esportatore e importatore. Ignorare quanto accade sul mercato globale del gas e limitarsi a ragionamenti che poggiano sull’analisi del solo sistema Italia è miope e genera incapacità di strategia. Quando poi si procede ad alcuni atti regolatori relativi al costo della materia prima sulla base di analisi di mercato parziali o addirittura fallaci, (ad esempio confondendo l'abbondanza di offerta con la semplice abbondanza di progetti infrastrutturali o confidando in rivoluzioni del mercato per effetto dello shale gas Usa), le conseguenze potrebbero essere contrarie alle finalità perseguite, marginalizzando l'Italia e allontanandola dal progetto di hub. E: D'accordo il mercato ma rispetto alla risorsa energetica gas incidono anche altri fattori... AB: Nessuno può ignorare neppure gli aspetti geopolitici perché di oligopolio stiamo parlando, dove i venditori sono

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E: Cosa è lecito attendersi per quel che riguarda i prezzi nel nostro Paese? E ancora: quali sono le reali prospettive della creazione di un hub del gas in Italia? AB: Ogni riflessione sulla bolletta del gas per le famiglie deve partire dalla consapevolezza che nel primo trimestre 2014, la tassazione ha rappresentato il 35% di quanto pagato; i servizi di rete il 17% e il prezzo del gas in senso stretto il 48%. L’incertezza sul prezzo di equilibrio del mercato è massima se consideriamo che mai prima del 2012 si erano osservati differenziali così ampi tra il prezzo del gas sui mercati asiatici e quello europeo, o tra questi e il prezzo negli USA. È ingenuo pensare che il prezzo più basso possa avere capacità di attrazione al ribasso di tutte le curve di prezzo. O che l’abbondanza di gas sul mercato italiano del gas sia garantita e strutturale. Si tratta di una prospettiva senza fondamento se si allarga lo sguardo al mercato globale e se si considera la difficoltà di insediamento di quelle che sono le premesse di un hub italiano del gas, i rigassificatori e gli approdi delle pipeline di trasporto internazionali: quando localismi strumentalizzati rendono impossibili o estremamente incerti tali investimenti, non più di miopia ma di cecità bisogna parlare.


Elementi l’energia che fa notizia Quadrimestrale del Gestore dei Servizi Energetici

Consultabile sul sito www.gse.it


energia

Rischiamo di restare senza benzina IL PENSIERO DI ALESSANDRO GILOTTI Presidente Unione Petrolifera L’atteggiamento “dogmatico” dell’Europa in merito agli obiettivi su clima ed energia; il problema delle bonifiche dei siti industriali dismessi; il ruolo degli operatori finanziari nella speculazione sui prezzi petroliferi. E, soprattutto, il rischio per l’Italia di restare a corto di benzina e gasolio, dopo essere stati considerati per molti anni i “raffinatori d’Europa”. Le analisi di Alessandro Gilotti, Presidente dell’Unione Petrolifera.

Alessandro Gilotti

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di Gabriele Masini E: La Ue sta definendo nuove misure su energia e clima. La Commissione ha proposto un obiettivo unico sulle emissioni di riduzione del 40%. Strasburgo ha chiesto obiettivi anche su rinnovabili ed efficienza. Come valutate queste politiche? Qual è secondo lei il modo migliore per ridurre le emissioni? AG: Il nostro giudizio non è positivo. Non tanto sugli obiettivi al 2030 o al 2050, ma sul modo in cui si vogliono raggiungere. Finora è mancata un’analisi seria su costi e benefici di scelte che hanno messo in crisi l’intero comparto manifatturiero europeo che deve fronteggiare una concorrenza agguerrita da parte di Paesi che spesso non hanno alcun vincolo, né ambientale né sociale. La riprova è nell’ultima comunicazione sui nuovi obiettivi al 2030 ancora più ambiziosi - che non faranno altro che accelerare la deindustrializzazione in atto, in particolare nel settore petrolifero. Da parte delle istituzioni europee servirebbe uno sforzo di realismo anziché un atteggiamento dogmatico, anche perché si sta mettendo in discussione il futuro di un’industria fondamentale per la tenuta della stessa economia europea. Vedo invece l’incoerenza delle posizioni europee, che da un lato invocano un rilancio dell’industria e dall’altro propongono misure che vanno nella direzione opposta se adottate in “splendida solitudine” rispetto al resto del mondo. L’Italia deve avere più coraggio in Europa e sostenere posizioni anche impopolari ma necessarie per cercare di salvare ciò che resta dell’industria energetica e petrolifera in particolare, non solo italiana. La presidenza di turno per il prossimo semestre europeo è l’occasione giusta per cambiare rotta, stabilendo vincoli e oneri uguali per tutti coloro che operano sul mercato globale. E: Raffinazione: il settore è in crisi sia in Italia che in Europa. Quante raffinerie sono a rischio chiusura in Italia? C’è la possibilità di ritrovarsi “senza benzina” in futuro? AG: La crisi della raffinazione ha tante cause e non ultima anche la legislazione europea che si traduce in un vero e proprio svantaggio competitivo rispetto ad altre regioni. Tutte le raffinerie sono in pericolo, anche le più efficienti. In gioco, oltre a migliaia di posti di lavoro e competenze che rischiamo di perdere, c’è pure la sicurezza energetica del Paese che potrebbe dipendere dall’estero anche per i prodotti finiti che sono suscettibili di essere più volatili e meno disponibili rispetto al greggio. Sarebbe una sconfitta per l’Italia abdicare al suo ruolo in questo settore dopo essere stati considerati per anni i “raffinatori d’Europa”.

E: Approfittando della crisi, operatori finanziari e del trading hanno acquistato raffinerie in Europa. Potrà succedere anche da noi? AG: Perché no. Sino ad ora i nuovi operatori entrati in Italia hanno investito in attività industriali e non finanziarie, mostrando un certo coraggio considerato il momento delicato che vive la raffinazione. Mi piacerebbe che l’Italia diventasse un Paese che attira gli investimenti produttivi, anziché fare di tutto per scoraggiarli. E: Con la chiusura degli impianti si pone la questione delle bonifiche. Per le compagnie si tratta di un costo, per l’ambiente di una necessità. Si possono coniugare le due esigenze? Quali prospettive per una reindustrializzazione delle aree dismesse? AG: Non consideriamo il tema delle bonifiche solo come un costo, ma anche un’opportunità per recuperare aree di valore altrimenti perse, i cosiddetti siti brownfield. Ciò che manca in Italia è una strategia che colleghi la bonifica al concreto uso del sito dismesso per contenere i costi dei progetti, oggi ingiustificatamente alti. Occorre anche semplificare le procedure evitando la farraginosità delle stesse, la moltiplicazione delle competenze e la sovrapposizione dei ruoli. Servirebbero garanzie su tempi e procedure: spesso tali elementi si traducono in una vera e propria barriera alla chiusura e trasformazione delle raffinerie, ma anche di strutture più semplici come i punti vendita carburanti. E: I prezzi dei carburanti alla pompa sono legati a quelli registrati dalle price reporting agency come il Platts. La Commissione Ue sta mettendo a punto una proposta di direttiva per rendere più trasparente la formazione di questi prezzi. Cosa ne pensa? AG: Sull'argomento si è detto tutto e il contrario di tutto. Al momento non vedo alternative. Se qualcuno le ha, si faccia avanti. Questo è un mercato trasparente: sono convinto che la trasparenza sia un valore e dunque ben vengano misure che possano migliorarla. E: Che peso ha la speculazione sulla formazione dei prezzi petroliferi? AG: Non saprei dare una dimensione. Rilevo solo che le compagnie che operano in Italia subiscono la speculazione che c’è sui mercati internazionali soprattutto da parte di investitori puramente finanziari. Per noi il greggio, che viene usato come materia prima, è un costo. Quanto ai prodotti, i prezzi in Italia seguono l’andamento di benchmark usati in tutto il mondo, basati sul mercato fisico.

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Sostenibilità, Energia e Sviluppo a cura di Prometeo-Adnkronos

Le ferrovie rappresentano solo il 3% delle emissioni del settore trasporti Le ferrovie rappresentano il 9% del trasporto mondiale e solo il 3% delle emissioni del settore dei trasporti. È quanto emerge da una ricerca pubblicata dall'Unione internazionale delle ferrovie (Uic) in collaborazione con l'Agenzia internazionale per l'energia (Iea) alla quale la Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile ha fornito supporto tecnico. La ricerca “Uic/Iea Railway Handbook 2013 - Energy Consumption and Co2 Emissions” presenta dati su consumi di energia ed emissioni di CO2 del settore trasporti, in particolare delle ferrovie. In questo settore dal 2000 al 2010 il consumo di energia e le emissioni di Co2 per passeggero-km del settore ferroviario sono calate di più del 30% e l'elettricità rappresenta un terzo dell'energia utilizzata dalle ferrovie.

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Nessuna politica a sostegno degli obiettivi fissati dall'Ue su clima ed energia È questo il giudizio dell'ex ministro dell'Ambiente, Corrado Clini che commenta l'accordo che prevede al 2030 una riduzione del 40% delle emissioni di Co2 e il 27% di rinnovabili. Secondo Clini, ''la conclusione del lavoro della Commissione europea ha soprattutto un valore politico internazionale perché dice che l'Europa sta portando avanti l'impegno di ridurre i gas serra e va avanti per la propria strada''. Si tratta però di ''un dato politico non sostenuto da politiche''. La prima cosa che manca, sottolinea l'ex ministro, ''è la strumentazione che serve a sostenere l'obiettivo del 40%''. Per ridurre le emissioni ''è necessario promuovere tecnologie in grado di sostenere quelle esistenti nella produzione di energia, nell'efficienza energetica, nel sistema dei trasporti e nella distribuzione dell'energia elettrica''. Per Clini, dunque, ''è necessario trasformare il sistema energetico


europeo e dare un ruolo più importante alle fonti rinnovabili'' per le quali l'obiettivo del 27% è ''modesto rispetto alla riduzione delle emissioni''. Ma soprattutto ''si tratta di un obiettivo senza gambe''. Secondo l'ex ministro dell'Ambiente, ''per aumentare la quota di rinnovabili servono misure incentivanti e una posizione unica a livello europeo''. In passato, invece, ''c'è stata una frammentazione e gli investitori non hanno avuto un quadro di riferimento certo. Serve una regola comune è uno strumento normativo e fiscale che consenta un vantaggio a chi investe nelle rinnovabili". La terza cosa che manca" è un quadro di riferimento normativo nel settore dei trasporti. Un settore molto importante visto che copre il 27% delle emissioni''. Partendo dal presupposto che l'Ue non produce petrolio, secondo Clini, per ridurre del 40% le emissioni ''bisogna scegliere l'auto elettrica e utilizzare i biocarburanti di seconda generazione. Cosa che l'Ue non sta facendo''. I biocarburanti ''sono fondamentali perché rappresentano il petrolio verde su cui l'Unione europea può puntare''. Ricapitolando dunque "servono tecnologie per le fonti rinnovabili, per l'auto elettrica e per i biocarburanti''. Grazie a questi tre filoni, ''l'Europa associa alla riduzione del 40% di Co2 investimenti sulla crescita''. Il quarto gruppo di investimenti ''riguarda l'efficienza energetica ma l'Europa non sa decidere se fissare obiettivi vincolanti per tutti. In merito c'è una discussione in corso che rischia però di tradursi solo in buoni propositi''. L'ultimo strumento, conclude l'ex ministro, ''è la fiscalità energetica che si può tradurre con il lasciare un contributo di carbonio nell'energia. Questo perché il carbone deve avere un prezzo alto''. In questo modo ''è più facile promuovere le altre energie''.

Il tragitto casa-ufficio lo offre il datore di lavoro, un benefit per i dipendenti Sono già 4mila i lavoratori milanesi che per il tragitto casalavoro usano un benefit offerto dall'azienda, un po' come succede con i buoni pasto. Così si incentiva l'utilizzo dei mezzi pubblici a discapito dell'auto privata e il dipendente risparmia integrando il proprio stipendio. Il sistema si chiama 'Pass Mobility' ed è realizzato dalla Sodexo Benefits&Rewards Services in collaborazione con l'Atm di Milano, la locale azienda di trasporti, ma potrebbe presto arrivare anche a Roma. 'Pass Mobility' è un benefit defiscalizzato, proprio come il buono pasto, che il datore di lavoro fornisce al dipendente permettendogli di percorrere il tragitto casa-lavoro gratuitamente, scegliendo i mezzi pubblici. La tessera, simile al classico abbonamento Atm, vale per il tragitto casa-lavoro e lavoro-casa ma il lavoratore può decidere di estenderla all'intera rete a proprie spese. Inoltre essendo un benefit defiscalizzato anche il datore di lavoro è incentivato ad adottarlo. Il sistema è dedicato a tutte le imprese del territorio responsabili dei tanti pendolari e cittadini che dalle aree urbane ed extraurbane si spostano al mattino per raggiungere il luogo di lavoro, e risponde ad una necessità in termini di corporate welfare e impegno sostenibile. Secondo una indagine realizzata dall'Osservatorio Sodexo Benefits&Rewards Service, però, sono ancora poche le aziende milanesi che rispondono sul tema della mobilità, circa il 7,9% su un campione di 869, dividendosi tra chi utilizza convenzioni dirette come la navetta e chi ha già sposato il progetto Pass Mobility.

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Il sogno degli alchimisti Energia dalle stelle fatte in casa di Michele Panella

Chi l’avrebbe mai detto che uno scienziato del calibro di Isaac Newton, padre del calcolo infinitesimale, scopritore di leggi fondamentali della meccanica e dell’ottica, avesse dedicato molte sue energie allo studio dell’alchimia? Eppure ne fu affascinato, tanto che fra le cause della sua morte si annovera anche un’intossicazione da mercurio, usato proprio negli esperimenti di alchimia. L’antico sogno degli alchimisti, in effetti, porta con sé un’idea grandiosa, legata al processo di trasmutazione: creare materia preziosa a partire da materia vile, liberando la materia primigenia nascosta in ogni materiale. Ebbene quest’idea ha un fondo di verità e non è poi così strampalata come potrebbe apparire a prima vista: la trasformazione della materia, degli atomi in particolare, è qualcosa che in natura avviene da sempre, seppure con metodi diversi da quelli praticati dagli alchimisti. Nell’universo esistono delle gigantesche “fucine” dove gli elementi chimici vengono, per così dire, foggiati in modo da formarne di

nuovi, fino a dare vita a tutta la varietà di elementi oggi conosciuti. Si tratta delle stelle che nel loro ciclo di vita consumano idrogeno, l’elemento più semplice e diffuso in natura, trasformandolo in elementi più pesanti e complessi e liberando energia che, nel caso del Sole, arriva sulla Terra consentendo lo sviluppo della vita. Ma come avviene questa strana “alchimia”? In realtà nelle stelle avviene una reazione termonucleare chiamata fusione: grazie alle elevatissime temperature e pressioni in gioco, si fondono gli atomi di idrogeno per creare atomi di elio e da questi ultimi atomi di carbonio e così via. E sarà pure un caso, ma non si può fare a meno di pensare che una delle possibili etimologie della parola alchimia è l’unione del prefisso arabo “al” e della parola greca “chyma”, che vuol dire appunto fusione. Ciò che interessa dell’alchimia “stellare” è che nella reazione si libera energia e questo ha attirato l’attenzione di folte schiere di scienziati che da alcuni decenni stanno cercando di riprodurre la fusione sulla Terra, per ricavarne energia in modo non esplosivo, come invece fatto nel ‘53 con la bomba all’idrogeno, primo esempio di fusione “terrestre”. Insomma, la fusione potrebbe essere la vera svolta energetica di questo secolo, anche perché la materia di base è l’idrogeno, ottenibile facilmente dall’acqua, sebbene almeno inizialmente verrebbero usate le sue due forme più rare, il deuterio e il trizio. E il tutto può avvenire con pochissime scorie radioattive o addirittura con nessuna scoria. Ma la cosa davvero incredibile è la quantità di energia in gioco: da un bicchiere d’acqua si potrebbe ricavare l’energia di 500.000 barili di petrolio.

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500 MW per 400 secondi, il che equivale a produrre 10 volte l’energia usata per innescare la fusione: le prove, molto complesse, dovrebbero iniziare entro il 2020 e durare 15- 20 anni dopodiché, se tutto funzionerà, potrebbe partire la fase commerciale con la produzione continuativa di energia. Ma c’è anche il NIF – National Ignition Facility – sviluppato in America e candidato a raggiungere la “parità energetica” prima dell’ITER. L’idea di base del NIF è che la fusione si può innescare tramite raggi laser che, per un lasso di tempo

Rappresentazione dell’International Tokamak Experimental Reactor - ITER

I metodi allo studio per riprodurre in piccola scala la fusione sono molti, ma due sono in fase avanzata di implementazione: si tratta dei progetti ITER e NIF. L’ITER – International Tokamak Experimental Reactor – è un grande reattore a forma toroidale, una grande ciambella cava di 23.000 tonnellate, 3 volte il peso della Torre Eiffel, nel cui interno l’idrogeno verrà riscaldato fino a raggiungere temperature anche di 150.000.000 °C - 10 volte la temperatura interna del Sole! - che consentono di vincere le forze repulsive fra gli atomi e fonderli, liberando energia alla giusta velocità. Il problema, però, è che tali temperature non sono sopportabili da alcun materiale. E qui entra in gioco il confinamento magnetico: gli atomi di idrogeno - che a quelle temperature si trovano in uno stato della materia chiamato plasma sono “intrappolati” da un intenso campo magnetico, che li comprime e ne impedisce il contatto con le pareti del reattore, mentre una corrente elettrica li attraversa per riscaldarli. Per ora, tuttavia, il gioco non vale la candela: l’energia spesa per innescare la fusione è superiore a quella ricavata. Soprattutto non si riesce a mantenere la fusione per un lasso di tempo utile. E proprio per questo si sta lavorando per poter produrre

Esempio di camera toroidale per la fusione termonucleare

Particolare del National Ignition Facility

brevissimo, concentrano con estrema precisione l’energia su un bersaglio di deuterio e trizio grande come una punta di spillo, fino a farlo implodere simmetricamente. Il NIF occupa un edificio di 10 piani grande come 3 campi da calcio, nel quale, tramite un complesso sistema di specchi, 192 raggi laser, attualmente i più potenti al mondo, vengono focalizzati in modo sincronizzato sul materiale di fusione. In entrambi i casi i costi sono elevatissimi: 4 miliardi per il progetto NIF e 15 miliardi per l’ITER. Insomma, le idee ci sono ma occorre arrivare a renderle economicamente convenienti, ponendo così fine allo scetticismo di coloro che pensano che la fusione rimarrà la tecnologia energetica del futuro… per sempre.

Rappresentazione del National Ignition Facility – NIF

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energia e ambiente

Energia e territorio

CosÏ sarà binomio vincente CONFRONTO CON DANTE CASERTA Presidente WWF Produzione di energia e tutela della natura possono convivere, basta solo che si valutino le ricadute, si programmino gli interventi e si efficientino le catene di governance: tutte cose che farebbero bene non solo alle rinnovabili e all'ambiente, ma all’Italia. Riflessioni queste che emergono dalla conversazione di 'Elementi' con Dante Caserta, presidente del WWF.

Dante Caserta

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di Roberto Antonini

E: Le fonti rinnovabili sono il modo più pulito e sostenibile di produrre elettricità, ma a volte – fotovoltaico nei campi, eolico in aree di pregio – non vanno d'accordo con la tutela della natura. Di chi è la colpa? DC: È dei cattivi progetti, pensati nei posti sbagliati e delle valutazioni di impatto spesso non fatte seriamente. Forse la responsabilità principale è delle Regioni che hanno abdicato al loro ruolo di programmazione dell’uso del territorio, che sarebbe stato importante anche per mappare e indicare come prioritarie per le rinnovabili alcune aree, ad esempio quelle degradate. Del resto, la certezza del diritto fa risparmiare molti soldi agli stessi imprenditori e costituisce una garanzia di legalità. Per quale motivo la stessa azienda, quando vuole realizzare un impianto eolico in altri Paesi europei, è disposta a fare studi e monitoraggi approfonditi in fase autorizzativa e qui in Italia, invece, presenta studi assolutamente insufficienti? Evidentemente mancano norme e controlli adeguati. E: Eolico e avifauna sono compatibili? E se le turbine sono offshore? Si riesce a trovare una soluzione? DC: È un problema di localizzazione. I corridoi lungo le rotte migratorie degli uccelli, ad esempio, devono essere protetti. Per questo, basandoci proprio sulle rotte degli uccelli, come WWF abbiamo stilato da anni delle linee guida. Analoga analisi deve essere fatta per i progetti di turbine off-shore, anche qui dando priorità alle piattaforme per l’estrazione di petrolio e gas dismesse, in modo da riutilizzare e non moltiplicare le infrastrutture. E: Le biomasse devono essere a km zero e sostenibili e sfruttare la gestione forestale sostenibile: come le vede il WWF? DC: Sono da preferire le piccole centrali integrate, per esempio, nella gestione agricola dei residui. È indispensabile un’adeguata programmazione dell’uso del territorio per salvaguardare i boschi naturali e seminaturali e le aree agricole necessarie per le coltivazione a fini alimentari oggi e in futuro. Vanno favoriti gli impianti di biomasse che usino residui e biomasse di scarto da lavorazioni agricole e/o industriali, prestando particolare attenzione a che queste attività non nascondano pratiche illegali di incenerimento dei rifiuti solidi urbani.

foraggiare le centrali convenzionali (con il capacity payment), oltretutto senza alcun piano di chiusura delle centrali in eccesso e di quelle più inquinanti (carbone e olio combustibile) e senza alcun piano di transizione: si toglie al futuro per dare al passato. Come utente, prima che come ambientalista, vorrei avere una bolletta trasparente, con voci comprensibili e non aggregate: avremo delle sorprese. E: Però restiamo “schiavi” delle fonti fossili: l'Italia può porsi in equilibrio tra queste ultime e le rinnovabili, magari bilanciandosi con il gas, aumentando i punti di ingresso (gasdotti e rigassificatori)? DC: L’Italia deve puntare sulle rinnovabili. Questo è il Paese dove il provvisorio diventa permanente, figuriamoci quando parliamo di opere che costano moltissimo. Il gas è il combustibile fossile la cui combustione emette meno CO2, ma se dobbiamo arrivare al carbonio zero entro il 2050, è bene valutare di cosa abbiamo bisogno. La cosiddetta Strategia Nazionale varata da due ministri del governo Monti è un documento vago e con un orizzonte di appena otto anni: servono una Conferenza nazionale su Clima ed Energia e un piano che individui di cosa abbiamo bisogno a livello energetico, dopo aver fissato obiettivi chiari, in armonia con l’orizzonte europeo. Da anni si parla del fare dell’Italia un hub, uno snodo per la distribuzione del gas verso l’Europa. L’Italia non avrebbe vantaggi e l’Europa non ce l’ha chiesto. Occorre che un Piano Energetico Nazionale valuti le effettive necessità e impedisca che si installino rigassificatori e gasdotti in quantità eccedente al consumo italiano. I rigassificatori già esistenti e qualcuno in fase di costruzione sono forse sufficienti a rimpiazzare parte delle forniture via gasdotto in maniera da ridurre il rischio di “ricatti” di fornitura. Ovviamente va valutata la sicurezza. E: Green economy ed export di tecnologie low carbon, tra efficienza, rinnovabili e ricerca. È questo il futuro dell'Italia? DC: Sì. Oggi le lobby dei combustibili fossili stanno cercando di resistere, ma l’Italia deve guardare al futuro e comprendere quale ruolo vuole avere nell’economia verde, efficiente e rigenerativa. Puntare su nuovi settori in crescita è l’unica scelta sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che economico. Per far questo, servono visione e regia, in modo da fare sistema. Ed è quello che oggi manca.

E: Le rinnovabili “piacciono a tutti”, ma poi vengono additate quali responsabili delle bollette “bollenti”: quanto c'è di vero? DC: Che gli incentivi andassero modulati meglio lo hanno riconosciuto tutti, ma i segnali dati hanno pesantemente colpito la crescita delle rinnovabili perché è stato chiaro che si voleva frenare lo sviluppo dell’energia pulita, non modulare la leva sulla bolletta in modo da favorirne la diffusione. Le fonti rinnovabili vanno sostenute fin quando ce n’è bisogno. È scandaloso che si attacchino gli incentivi alle rinnovabili per

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energia e ambiente

L’Orto Botanico di Padova

Il giardino della biodiversità di Edoardo Borriello

È indubbiamente un'opera straordinaria, un felice connubio tra architettura, alta tecnologia, energia rinnovabile e ambiente, quella che a Padova ha ridato splendore all'antico Orto Botanico di proprietà dell'Università, divenuto "Il giardino della biodiversità" e già meta di studiosi europei, giapponesi e nordamericani. Dopo quasi 500 anni, l’Orto Botanico della città veneta, uno dei più antichi d'Italia, è stato completamente rinnovato, tramutato in una grande scatola di vetro alimentata dal sole, nel centro storico della città, con vista sulla grande cupola della basilica di Sant'Antonio. Un'impresa che ha richiesto tre anni di lavori e un investimento di ben 15 milioni di euro. L'Orto comprende un’area di 15 ettari di giardino, che ospiterà esemplari delle diverse specie di piante provenienti da tutto il mondo: circa 1300 appartenenti a tutte le zone climatiche e racchiuse in

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una serra di vetro lunga cento metri e alta diciotto. "In un mondo che si sta cementificando - dice Cristina Villani, responsabile botanica - l'idea di rendere ancora più grandioso l'Orto più antico del mondo, mi riempie di orgoglio." Quello che era nato come giardino per studiare le piante officinali, è diventato un esempio di area verde high-tech sostenibile, grazie all’uso di materiali della Nasa ed a tecniche costruttive innovative, come quelle previste per la copertura: un'incredibile distesa di cuscini trasparenti gonfiabili che hanno la capacità di raccogliere di giorno il calore del sole e di disperderlo la notte. All'interno delle serre, poi, è stato previsto un sistema “intelligente” per cui le piante reagiscono alle condizioni ambientali rilasciando anidride carbonica e ossigeno in misura diversa al variare di umidità e di temperatura. In questo modo, quindi, possono dare l’input per l’apertura e chiusura delle vetrate delle serre. "Si tratta di un modello unico al mondo - afferma Giuseppe Zaccaria, Rettore dell'Università di Padova - che vengono a studiare dagli altri Paesi, a dimostrazione che cultura e scienza


possono diventare una formidabile arma di sviluppo.” Poi aggiunge: “Questo resterà un luogo di ricerca che si aprirà alla città e al mondo e diventerà un luogo di aggregazione urbana e di richiamo turistico". L’Orto Botanico di Padova fu istituito nel 1545 per la coltivazione delle piante medicinali e nel corso degli anni è stato continuamente arricchito di piante provenienti da varie parti del mondo, confermando così la fama dell’Ateneo padovano e la sua influenza a livello internazionale, che ha portato, tra le altre cose, all’inserimento dell’Orto nei Patrimoni dell’Unesco. Ma, dopo oltre 450 anni di vita, l’orto più antico del mondo aveva bisogno di essere rinnovato per unire alla tradizione innovazione e tecnologia. È così che l’Università di Padova ha bandito un Concorso internazionale che ha visto vincere l’architetto Giorgio Strapazzon con un ambizioso progetto con cui sono stati raggiunti importanti obiettivi: la salvaguardia del sito storico e l’utilizzo, in chiave moderna, dell’area acquisita pochi anni prima a sud dell’Orto. L’ampliamento, realizzato in appena tre anni, si articola in tre percorsi diversi: “La pianta e l'ambiente”, “La pianta e l'uomo” e “La pianta nello spazio”.

Orto botanico di Padova

La pianta e l’ambiente La sezione accoglie oltre 1300 specie vegetali ripartite in aree che simulano diverse condizioni climatiche: quello della foresta pluviale tropicale, della foresta tropicale subumida e savana, il clima temperato e mediterraneo, il clima arido, la tundra artica, tundra alpina e Antartide. La pianta e l’uomo Tramite pannelli, filmati, exhibit interattivi viene esaminato il rapporto tra vegetazione e uomo e i danni che quest’ultimo ha portato alla biodiversità.

Vedute laterali serre

La pianta e lo spazio Il terzo percorso illustra le capacità delle piante di crescere in ambienti estremi e molto particolari (come quello di una stazione spaziale) e la necessità di utilizzare la scienza e la tecnologia per combattere la perdita di biodiversità. Tema ricorrente del progetto è quello dell’acqua in memoria del paesaggio di un tempo in cui i campi erano solcati da canali di irrigazione. Le fasce climatiche a cui appartengono i diversi gruppi di piante sono separate tra loro dall’acqua, ed è inoltre presente una successione di vasche, disposte a cascata su livelli diversi, che convogliano l’acqua piovana raccolta dalla superficie dei tetti delle serre e utilizzata per l’irrigazione. Il progetto – come detto sopra - è costato ben 15 milioni di euro, una cifra incredibile in un periodo di tagli alla cultura come questo, ma i responsabili dell’Orto contano di coprire parte delle spese sostenute con i biglietti di ingresso e altre attività. All’interno dell’Orto troverà posto anche un centro di ricerca con la «banca» che conserva i semi a rischio di estinzione e attiva programmi di scambio con altri 800 orti botanici. L'ambizione è di educare il pubblico attraverso una vera e propria "vetrina della biodiversità", che ripropone in chiave moderna la forma di orto antico nella sua essenza rinascimentale.

Visitor center

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Il mondo di Corrente CORRENTE AL WORLD FUTURE ENERGY SUMMIT 2014 PER PROMUOVERE IL MADE IN ITALY DI SETTORE di Ilaria Carderi e Marta Salvadori

Il World Future Energy Summit 2014 di Abu Dhabi, giunto alla sua settima edizione, si conferma la più importante manifestazione fieristica del Medio Oriente dedicata al settore delle energie rinnovabili, dell’efficienza energetica e delle tecnologie pulite. Con la presenza di diversi rappresentanti economici, politici e finanziari provenienti da oltre 155 Paesi, il Summit ha rappresentato una piattaforma di business senza eguali. La partecipazione italiana al WFES – organizzata da ICE, GSE-Corrente, ANIE-Confindustria e con la partecipazione di oltre 10 aziende nazionali del settore cleantech – ha permesso di promuovere, valorizzare il sistema e la filiera italiana delle fonti energetiche rinnovabili.

Al seminario, aperto con l’intervento di Francesco Pensabene, Direttore dell’Ufficio Partenariato Industriale e Rapporti con gli Organismi Internazionali, sono intervenuti l’Ambasciatore Giorgio Starace, il Masdar Institute of Technology, il Vice Presidente di ANIE Giuliano Monizza, l’AD di RSE Stefano Besseghini, Ferdinando Fiore dell’Ufficio ICE Dubai e 9 aziende italiane.

I NUMERI DEL WEFS 2014 26.000

visitatori attesi Le imprese italiane espositrici sono l’espressione di diverse filiere. Tra queste: produttori di componentistica Made in Italy per sistemi ad energia solare e idrica; EPC; realizzatori di serre fotovoltaiche e impianti a biomasse; aziende operanti nel settore acqua.

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Paesi rappresentati

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padiglioni nazionali Il Padiglione Italia è stato curato da una startup italiana e dall’architetto Romolo Stanco, progettista di e-QBO, architettura “smart” off-grid pronta a ogni utilizzo. Per dare ulteriore visibilità alla presenza industriale italiana, l’Agenzia ICE ha organizzato un seminario (“Le eccellenze italiane nel Cleantech”) che ha permesso di sostenere opportunità di collaborazione industriale e partnership a beneficio delle tecnologie italiane delle rinnovabili.

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imprese italiane

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padiglione Italia


Start up

e-QBO creatività e ingegno italiani conquistano gli Emirati T°RED, start up innovativa nata nel luglio 2014, è stata scelta dall’Agenzia ICE e dal GSE per rappresentare attraverso e-QBO il Padiglione Italia al World Future Energy Summit di Abu Dhabi. e-QBO è una vera e propria architettura off-grid progettata da Romolo Stanco, sviluppata con la supervisione di RSE e realizzata grazie alla collaborazione di numerose aziende e istituzioni. Oltre ai contenuti di creatività e innovazione del progetto, e-QBO è stato scelto come fiore all'occhiello di una Italia virtuosa che ha visto la sinergia di realtà istituzionali, pubbliche e private capaci di dare concretezza a nuove idee per le città del futuro e i suoi abitanti. e-QBO coniuga architettura e design con ricerca e innovazione: si tratta di una architettura/prodotto polifunzionale in grado di funzionare sconnessa dalla rete, rimanendo al tempo stesso un'isola altamente connessa e funzionale agli usi più diversi. L'energia accumulata dalla pelle fotovoltaica esterna viene infatti utilizzata per alcune funzioni "standard" (illuminazione esterna pubblica, hub wi-fi, ricarica di mezzi elettrici e device elettronici), ma può essere utilizzata trasformando la destinazione d'uso dell'architettura-prodotto: da sala riunioni a lounge area, ma anche juice bar, temporary shop o addirittura casa vacanze, palestra privata. Senza dimenticarne gli usi per zone "off-grid”: info point in parchi o aree remote, piccola clinica/luogo di primo soccorso o aula scolastica.

Lo spazio è modulare e adattabile in base alle esigenze dell’utente, con alcune versioni e ipotesi "chiavi in mano". Il modello 5x5 installato al WFES ha 15,5KWp di potenza e può accumulare fino a 60-70KW. Internamente e-QBO è stato allestito come una “open lounge” in stile mediorientale con uno splendido tappeto in acciaio disegnato da Romolo Stanco, alcune sedute e lampade/vaso GreenLantern realizzate in legno liquido (altro brevetto della start up piacentina). e-QBO è stato scelto da delegazioni internazionali come luogo per la firma di importanti accordi: il “Black Cube” è diventato un’attrazione per pubblico e addetti ai lavori che lo hanno definito “elegante”, “geniale” e addirittura “sexy”. L'ambasciatore italiano negli Emirati Arabi, Giorgio Starace e il vice ministro degli Affari Esteri Lapo Pistelli hanno commentato: “e-QBO è energia e design tutti italiani: è una testimonianza di un Paese che quando supera le sue malinconie è vincente". La presenza di e-QBO come Padiglione Italia al WFES è stata resa possibile grazie al Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero degli Esteri, l’Agenzia ICE, GSE, RSE, Comune di Piacenza, SD4SC – Smart Design 4 Smart Cities, T°RED, Sunerg Solar, LAM32, FIAMM, Legnami Malaspina, Niccolai, GSF di Schiavi, Iren, Imesa, Zehus, Eurapo, Design&Me e Nòva.

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il mondo di Corrente

Start up Micro Hydro Innovation

Energia da vite idraulica Micro Hydro Innovation s.r.l è la prima start up innovativa certificata in Italia, qualificata come Spin-off del Politecnico di Torino (www.i3p.it). Progetta microimpianti per la produzione di energia idroelettrica basati sull’impiego della vite idraulica o coclea come girante. Le coclee non sono semplici riduzioni delle turbine tradizionali, ma offrono una tecnologia innovativa e semplificata, in grado di dare nuovo impulso all’utilizzo della risorsa idrica, già ampiamente sfruttata nei grandi impianti. La coclea idraulica infatti può essere applicata nei piccoli dislivelli di acqua (fino a 5 metri, ma anche al di sotto del metro) e con piccole portate (fino a circa 6 m3/s, ma anche inferiori a 1 m3/s), poiché sfrutta l’energia potenziale di tipo stazionario. Il fluido entra nella coclea nel punto più alto andando a formare singole camere (fig.1,2,3) in cui l’acqua entrando spinge sulle pareti dando origine ad una rotazione. L’energia prodotta dalla rotazione dell’albero della coclea viene trasmessa attraverso un moltiplicatore di giri a un generatore elettrico. L’ingresso di Micro Hydro Innovation sul mercato degli impianti microidroelettrici è l’ultima tappa di un lungo processo di

ricerca e studi (fig.4) condotto dal team imprenditoriale, costituito da docenti del Politecnico di Torino. L’applicazione del know-how così maturato permette di progettare impianti ad-hoc al fine di massimizzarne il rendimento energetico, sfruttando appieno il salto disponibile e con criteri di posizionamento adatti ad ogni sito. Grazie alla loro versatilità, questi microimpianti possono essere realizzati in corsi d’acqua naturali e artificiali, di pianura e montani, senza conflittualità con gli utilizzi irrigui. Gli impianti si integrano nell’ecosistema naturale utilizzando direttamente la portata del corso d’acqua e senza rilevanti opere di sbarramento, contribuendo con le loro attività derivate - quali pulizia e controllo delle acque - a contrastare il dissesto idrogeologico del territorio. Vantaggi tecnici che si traducono in benefici economici poiché i costi di investimento e di esercizio si mantengono su livelli contenuti, che insieme all’incremento di resa energetica possibile derivante dalla metodologia MHI, genera un tempo di ritorno dell’investimento inferiore rispetto agli impianti tradizionali.

Figura 1

Figura 2

Figura 3

Figura 4

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Socomec, soluzioni per bassa tensione È il gruppo industriale specializzato nella produzione e diffusione di soluzioni dedicate alla continuità, al controllo e alla sicurezza dell'alimentazione nel campo della bassa tensione. Offre soluzioni per le reti elettriche BT in quattro applicazioni chiave: Power Control and Safety, Critical Power, Energy Efficiency e Solar Power. Testare le tecnologie prodotte attraverso un vero laboratorio, utile per conoscere le potenzialità dei propri prodotti, analizzarne le eventuali criticità, implementare nuove funzioni e avere un ritorno economico per l’azienda. Questi i motivi che hanno spinto Socomec a dotare la sede produttiva di Isola Vicentina (VI) di un impianto fotovoltaico. Un impianto quello installato in Socomec che ha la caratteristica di integrare tecnologie diverse, utile per valutare la produttività dei vari tipi di moduli nelle medesime condizioni. Entrato in funzione ad agosto 2010, l’impianto di Isola Vicentina è equipaggiato di componenti fotovoltaici all’avanguardia: dagli inverter della gamma SUNSYS di

Socomec ai moduli solari, dai tracker al sistema di supervisione, ai quadri di campo a controllo di stinga SUNSYS IFB. All’interno dello stabilimento è stata realizzata la soluzione integrata e innovativa SUNSYS H30i, made in Italy, per applicazioni fotovoltaiche residenziali con potenza di 3kWp, che grazie alla progettazione senza trasformatore offre un rendimento di conversione tra i più elevati del mercato. La soluzione, completa e sicura, comprende i dispositivi di protezione e sezionamento necessari alla realizzazione dell’impianto. Maneggevole e robusto SUNSYS H30i assicura facilità di installazione e manutenzione (cosiddetto: Easy To Connect, Easy To Swap), anche in ambienti gravosi grazie al grado di protezione IP65. Il sistema composto da inverter e da quadro “Easy Connection Box” è garantito infatti da una certificazione di sicurezza rilasciata dall’ente TÜV SÜD. Per ogni esigenza relativa all’implementazione o all’utilizzo dell’inverter, Socomec ha strutturato una rete di assistenza composta da 12 centri e 40 tecnici che operano su tutto il territorio nazionale, in grado di garantire un eccellente servizio al cliente.

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Scopri Quotidiano Energia Quotidiano Energia è dal 2005 punto di riferimento dell’informazione specializzata del comparto energetico. Per abbonarti chiama lo 06. 45479164 o scrivi a abbonamenti@quotidianoenergia.it

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Dal 21 marzo tornano in distribuzione CH4 ed EIDOS, i periodici del Gruppo Italia Energia dedicati al mondo del Gas e delle Smart City, rinnovati nei contenuti, con nuove sezioni e nuove rubriche, e nella grafica con una migliorata fruibilità per pc e tablet. Entrambi i primi numeri ospiteranno uno speciale dedicato alla mobilità: CH4 esplorerà le applicazioni navali e terrestri del GNL, mentre EIDOS metterà a confronto tre “carburanti” sostenibili: elettricità, metano e idrogeno.

Per l’abbonamento alla versione cartacea o per richiedere la versione digitale scrivi a info@gruppoitaliaenergia.it o chiama lo 06.45.47.91.65

è un prodotto editoriale

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Bizzarre energie La piscina s’illumina a bracciate Si chiama colonna d’acqua oscillante ed è un sistema per la conversione del moto ondoso, generato dai nuotatori delle piscine, in energia elettrica. È l’invenzione di Yinger Eagle Jin, ricercatore dell’Università Wake Forest, che ha testato il prototipo per 10 ore all’interno di una piccola piscina nella quale si alternavano 10 nuotatori ogni ora. Risultato, una produzione di 10kwh sufficienti ad alimentare 10 lampadine da 100w per 10 ore. Il dispositivo è in fase di perfezionamento e potrebbe essere utilizzato per rendere energeticamente autosufficienti le strutture sportive dotate di piscina.

Un fulmine abbatte la CO2 I ricercatori dell’Istituto tedesco Fraunhofer hanno ideato un sistema per la frammentazione elettrodinamica dei calcinacci. Si tratta della riproduzione di un’onda di pressione potente quanto un piccolo fulmine, capace di disgregare i calcinacci nelle sue componenti, pietra e cemento. In questo modo si ottiene un notevole risparmio di CO2 rendendo la ghiaia riutilizzabile e il processo di lavorazione di calcestruzzo meno impattante per l’ambiente.

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A cura di Sallie Sangallo

Quelle le città di miele Molteplici esempi di apicoltura metropolitana ci vengono dalle terrazze dei grattacieli di New York o dai tetti dell’Operà di Parigi. In Italia il primo progetto di apicoltura urbana si chiama Urbees e coinvolge i cittadini interessati al miele, cera e propoli prodotti dalle api del proprio balcone o giardino, oltre che a biomonitorare la qualità dell’ambiente circostante. Infatti i proprietari delle arnie, analizzando i prodotti derivati dall’apicoltura, saranno in grado di stabilire le quantità di inquinanti o eventuali cambiamenti dell’ecosistema. Alcune persone hanno mostrato scetticismo nei confronti del miele Urbees poiché prodotto in un ambiente soggetto ad agenti inquinanti: preoccupazione smentita dalle analisi che rilevano la presenza di una quantità minima di metalli pesanti, per cui potremmo dire che il miele di città è buono quanto quello di campagna.

Se il fico d’india è mobile La società pugliese Sikalindi ha brevettato un metodo di riciclo delle pale di fico d’india che consiste nell’estrazione della fibra dai cladodi ancora verdi, attraverso un metodo ecologico privo di agenti inquinanti. La fibra estratta viene fatta essiccare e poi viene lavorata con un metodo simile alla “impiallacciatura”, fino a diventare un manufatto d’arte mobiliera. Grazie a questo sistema di riciclo si tiene sotto controllo la proliferazione delle piante di fico d’india note per essere infestanti.


Quando il tetto fa acqua e elettricità Blackfriars bridge è eco

Photoflow è un dispositivo innovativo, ideato dall’azienda messicana NOS, per produrre elettricità e acqua potabile in zone in cui queste scarseggiano. Si tratta di un dispositivo posizionabile sui tetti, composto da 8 pannelli fotovoltaici triangolari convergenti verso il centro con una pendenza di circa 3°, dove è collocata una tanica della capacità di 400 litri. L’idea geniale dei pannelli Photoflow è la loro doppia funzione, producono energia durante le giornate soleggiate e fanno confluire l’acqua all’interno della tanica in quelle piovose. I materiali che compongono i pannelli sono riciclati e di ultima generazione; per ottimizzare la produzione di energia sono ricoperti da particolari pellicole che evitano dispersione di energia causata dal riflesso del raggio del sole o dalla sporcizia. Anche la tanica è in materiale riciclato e lo strato che la riveste limita il proliferare di funghi e batteri rendendo l’acqua sempre potabile.

Centrale elettrica in giostra Energy carousel è la giostra green vincitrice del concorso per la riprogettazione di piazza Gouverneursplein a Leeuwarden, nei Paesi Bassi. Si tratta di una tensostruttura composta da seggiolini, liane per appendersi, altalene e da uno spazio per saltare, pattinare, correre. Alla base è presente un accumulatore di energia cinetica prodotta dal movimento dei bambini e immagazzinata all’interno di una batteria. La sera la giostra si illumina di vari colori grazie all’energia raccolta durante il giorno e il colore delle luci ha la funzione di indicare la quantità di energia prodotta. Un gioco ecologico, educativo e divertente.

Dopo un duro lavoro di 5 anni, il Blackfriars Bridge di Londra è stato ricoperto da 4400 pannelli fotovoltaici che producono in un anno 900 mila kwh, circa la metà dell’energia necessaria al funzionamento della stazione di Blackfriars, con un risparmio circa 511 tonnellate di Co2 annue. La struttura, con una superficie di 6000 mq, detiene il primato del più grande impianto solare al mondo.

I Rayban caricano l’iPhone È l’idea di un gruppo di studenti di San Francisco guidati da una designer indiana, che coinvolge due grandi multinazionali. Si tratta di dotare gli occhiali da sole più famosi del mondo di stanghette estraibili, ricoperte da piccoli pannelli fotovoltaici che immagazzinerebbero, durante la giornata, l’energia solare poi riutilizzabile per ricaricare l’iPhone.

Porro e barbabietola diventano lampadari Due designer olandesi, K. Ludwing e F. Kräutli, hanno creato una linea di paralumi utilizzando verdure essiccate, sminuzzate, pressate e modellate a seconda dello stile che prenderà il lampadario. Questo, una volta dismesso potrà essere lasciato all’aria aperta e diventare cibo per volatili.

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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Sì al decreto “Destinazione Italia” con le norme del taglia-bollette Revisione dei prezzi orari per i clienti in maggior tutela, applicazione del prezzo zonale per l’acquisto di energia da impianti che usufruiscono del ritiro dedicato (eccetto fotovoltaici fino a 100 kW e idroelettrici fino a 500 kW), possibilità di ridistribuire gli incentivi spettanti ad impianti a fonti rinnovabili su un periodo più ampio di erogazione. Questi i tre punti contenuti nell’articolo 1 del decreto “Destinazione Italia”, convertito in legge lo scorso 19 febbraio, che hanno un impatto diretto sulla bolletta elettrica pagata dagli italiani. Ma la legge 9/2014 tocca anche aspetti riguardanti l’energia geotermica, gli incentivi per la costruzione della centrale a carbone nel Sulcis (con annesso impianto di stoccaggio della CO2) e l’obbligo di vendita di carburanti con assegnata percentuale di origine biologica, che per l’anno 2014 viene mantenuta al valore del 2013 (4,5%). Presenti anche disposizioni, sulla verifica dei contatori elettronici; sulla certificazione energetica degli edifici e sugli stoccaggi di gas naturale.

Nuove modalità per verifiche e controlli, in Gazzetta il Decreto del MiSE Controlli del GSE su non meno del 50% delle nuove richieste di incentivo, svolgimento triennale di controlli documentali su almeno il 15% delle istanze relative a impianti già incentivati e non oggetto di precedenti controlli. Questi i due punti principali del decreto ministeriale in materia di controlli e sanzioni approvato dal MiSE e pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 31 gennaio 2014. Il Decreto, inoltre, definisce alcuni aspetti salienti di cui si deve tenere conto nelle ispezioni, quali la tecnica delle opere, dei macchinari e delle apparecchiature installate e la configurazione impiantistica e il processo di produzione di energia elettrica.

Accordo clima-energia al 2030, c’è il sì dell’Europarlamento Il 5 febbraio scorso il Parlamento europeo ha approvato in seduta plenaria la risoluzione sul quadro clima-energia al 2030, indicando tre distinti obiettivi vincolanti per emissioni (-40% rispetto ai livelli del 1990), rinnovabili (+30% al 2030) ed efficienza energetica (+40% al 2030). Inoltre il 6 febbraio, sempre l’Europarlamento ha stabilito di non opporsi alla misura di esecuzione della Commissione per il differimento temporale delle aste CO2 per 900 milioni di quote nel triennio 2014-2016.

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Proroga termini in materia di energia Con il via libera definitivo di Montecitorio al Decreto “Proroga Termini” per i comuni dell’Emilia Romagna colpiti dal sisma del maggio 2012 si sposta al 31 dicembre 2014 il termine di entrata in esercizio degli impianti a fonti rinnovabili ai fini dell’ottenimento degli incentivi. Per gli stessi comuni è prolungato fino al giugno 2014 il regime di tassazione dell’energia elettrica prodotta in cogenerazione ad alto rendimento stabilito con il decreto fiscale 16/2012. Introdotto e poi cancellato nel corso dell’esame lo slittamento temporale degli obblighi di utilizzo delle fonti rinnovabili nel caso di edifici nuovi o sottoposti a ristrutturazioni rilevanti. Dal 1° gennaio 2014, per tali edifici, come previsto del Dlgs 28/2011, il 35% della somma dei consumi previsti per l’acqua calda sanitaria, riscaldamento e raffrescamento dovrà essere coperto mediante utilizzo di fonti rinnovabili.

Efficienza energetica, ecco il contributo per il 2013 96,43 euro per titolo di efficienza energetica. È questo il prezzo fissato dall’Autorità per l’energia, relativo all’anno d’obbligo 2013, per il valore del contributo preventivo a copertura dei costi sostenuti dai distributori soggetti all’obbligo di acquisto dei titoli di efficienza energetica. L’erogazione del contributo annuo spettante a ciascun distributore è effettuata da Cassa Conguaglio per il settore elettrico, su specifica richiesta del Gse, dopo aver completato le opportune attività di verifica in merito all’ottemperanza agli obblighi.

Cip/6, determinato il prezzo del CEC per l’anno 2013 e il primo trimestre 2014 Ai fini della determinazione dei prezzi da riconoscere agli impianti di produzione elettrica che usufruiscono del regime CIP 6/92, il Ministero dello Sviluppo economico è intervenuto con il decreto del 31 gennaio scorso fissando i prezzi a conguaglio per l’anno 2013 e quelli in acconto per il primo trimestre 2014. Con lo stesso decreto è stata semplificata la procedura utilizzata per la determinazione del CEC rendendola più congruente agli effettivi costi di mercato del gas naturale. In base al decreto l’Autorità per l’energia, previa comunicazione al MiSE, pubblicherà periodicamente i valori di acconto trimestrali e quello di conguaglio annuale del CEC.

Decreto interministeriale per l’incentivazione del biometano Il provvedimento firmato il 5 dicembre 2013 stabilisce le modalità di incentivazione per il biometano immesso nella rete di trasporto di gas naturale, in particolare nell'uso del biometano come carburante per l’autotrazione o come combustibile in impianti di cogenerazione ad alto rendimento. La finalità del provvedimento è quella di promuovere lo sviluppo di tale risorsa energetica, anche ai fini dell'incremento del reddito agricolo. In base alle disposizioni previste dal decreto sono definite dal GSE le procedure applicative per la richiesta e l’erogazione degli incentivi, il GSE si occuperà inoltre della qualifica e dei controlli sugli impianti che accedono agli incentivi.

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energia del pensiero

Io, che mi ciò che sento, UN CAFFÈ CON RON Cantautore

di Romolo Paradiso

È la vigilia del Festival di Sanremo. Ron e il suo staff si muovono freneticamente in sala di registrazione. Stanno ultimando gli ultimi ritocchi alla canzone che il cantautore porterà alla kermesse canora nazionale. Il telefono del suo manager brucia. Dall’altra parte del filo, giornalisti di varie testate chiedono un’intervista ma la risposta è sempre la stessa: “non ora, domani o dopo.” Mi sento un po’ in imbarazzo perché privilegiato rispetto ad altri colleghi. Sono lì e fra poco inizieremo la nostra chiacchierata. Ron mi guarda

Ron

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meraviglio per vedo, faccio e conosco e fa un cenno d’assenso. Un attimo e sarà da me. È stanco, si vede, ma ha gli occhi che gli brillano. “Sono felice. Come sempre mi capita quando sto per fare qualcosa che mi prende completamente”, mi dice. Il suo sguardo non è cambiato, è sempre quello vivace e gioioso dei tempi di “Pà, diglielo a Mà”, la sua canzone d’esordio nel mondo della musica leggera italiana, avvenuto proprio a Sanremo nel 1970 a soli sedici anni. Da lì a poco Rosalino Cellamare, in arte Ron, avrebbe raggiunto la notorietà e il successo. Il momento era quello dei cantautori così detti impegnati. Ma diversamente da loro che s’industriavano a parlare, a volte in modo fin troppo stereotipato e non autentico, di cose sociali, Ron affrontava temi diversi. Raccontava di sentimenti, di valori, delle debolezze e delle meraviglie dell’uomo e della natura e, soprattutto, di Dio. Gli chiedo se ha mai sofferto questa “distanza” dai suoi colleghi. “Sofferta proprio no. Anche se un po’ di fastidio l’ho avuto. Molti colleghi facevano canzoni che parlavano di sociale, con risvolti ammiccanti alla politica. Io ne ero fuori, avevo altre esigenze, altre spinte emotive. Allora pensai di fermarmi un po’. Di ragionare sul momento. Poi ho deciso di continuare per la mia strada. Certo, ho avuto in questo l’appoggio di Lucio Dalla, di Francesco De Gregori, di Antonello Venditti. Sostegno che mi ha aiutato moltissimo. Così come il non avere la smania di stare alla ribalta a tutti i costi. Avevo assaporato il successo, ma sentivo che starne per un po’ senza mi avrebbe aiutato a maturare, a essere migliore. E poi scrivevo per gli altri. E questo mi piaceva e mi riempiva d’orgoglio”.

E: Finché arrivò “Banana Republic”, il concerto con Dalla e De Gregori. RC: Quello fu il momento della riconciliazione della musica con la canzone d’autore non impegnata politicamente. Spezzava e superava l’atmosfera tesa vissuta fino a quel periodo. Quel concerto fu un successo, e io sono ripartito. Ho ripreso il mio percorso d’artista con maggior convinzione e fiducia. Anche con più maturità e soprattutto con umiltà, quella che manca quando si arriva al successo troppo giovani, come accadde a me. Ron smette di parlare, fa un lungo respiro e poi dice: “certo, sono stato fortunato, perché senza musica non avrei potuto vivere. Qualcuno lassù mi ha aiutato”.

“la musica come una preghiera dà serenità e speranza”

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Gli domando cosa lo aiuta a trovare l’ispirazione. Lui apre uno spartito, lo guarda, ne sfoglia le pagine, e con il dito si ferma sulla prima nota, come a ricordare il momento, l’attimo e l’emozione che diede vita alla musica. “Mi basta prendere in mano una chitarra, o mettermi seduto al pianoforte, soprattutto quando sono solo e improvvisamente sentire dei brividi per un’emozione che ritorna, che si fa pressante, che devo assolutamente mettere in musica. In quell’attimo è come se pregassi. Entro in concentrazione, in rapporto con qualcosa di impalpabile che sta nell’animo e spinge per uscire e manifestarsi”. E: C’è un luogo che più di altri l’aiuta in questo? RC: La montagna. È lì che mi rifugio quando ho bisogno di estraniarmi da tutto e ritrovare me stesso. Lo spazio, il respiro lungo e pacato, la vastità dei luoghi, il silenzio, la natura che in modo pulsante fa sentire la sua voce e declama le sue leggi. Lì mi sento più forte, pronto a una nuova avventura umana e musicale. Gli cito una frase di Emil Cioran, il quale pensava che se l’uomo non avesse avuto il dono della parola, si sarebbe potuto esprimere solo con la musica, l’unica vera lingua universale. Ron sorride e mi dice: “la musica unisce. Se ci esprimessimo solo con la musica, saremmo migliori in assoluto!”. Poi si alza, si avvicina alla discoteca e tira fuori un vecchio cd di Dalla. “Penso a Lucio”, mi dice. “Lui era uno che si esprimeva quasi completamente con la musica. Il nostro è stato un sodalizio umano e musicale eccezionale. Mi ha dato moltissimo e spero di avergli dato molto anche io”. E: Cosa le manca di lui? RC: Il confronto. Lucio era una persona curiosa, paziente e innamorata di quelli che amavano ciò che facevano. A volte mi ritrovavo a scrivere nel cuore della notte e allora lo chiamavo. Lui mi ascoltava, mi dava consigli e faceva lo stesso faceva lui con me. Pignolo com’era mi costringeva a sentire venti volte un brano o parte di esso, finché non si trovava l’idea, la frase, la nota giusta. Ma erano momenti di grande creatività e di gioia quando vedevi che da essi nascevano canzoni che avrebbero emozionato e conquistato il cuore di tante persone, e soprattutto, le avrebbero fatte star meglio. Perché la musica ha anche questo compito. Aiutare chi l’ascolta a vivere meglio il momento e, a volte, non solo quello. E: Dalla aveva quella levità, quel nitore che solo i bambini hanno. RC: Lucio era un bambino di tredici anni. Non sapeva star fermo. Si agitava perché aveva sempre una cosa da fare. Un’idea da fermare sulla carta e da far divenire canzone. Pensi che a volte organizzava con meticolosità delle cene con tanti amici, e quando era il momento di iniziare a mangiare,

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spariva. Andava da un’altra parte a catturare un’emozione, a tradurre un sentimento alla chitarra. E così è sparito anche dalla vita. Improvvisamente, in silenzio, furtivamente. E: A proposito di bambini, mi viene un mente una frase di Lev Tolstoj: “sfido qualsiasi scrittore a scrivere come sanno scrivere i bambini”. Quanto il bambino che è in lei influisce su i suoi comportamenti, sulle scelte, sulle sue emozioni? RC: Io mi sento un bel po’ bambino. E credo che sia una fortuna. Dopo quaranta quattro anni di attività musicale, riesco ancora a stupirmi, a meravigliarmi per quello che vedo, che sento, che faccio, per una persona che conosco. È un miracolo di Dio! Lo stupore è poesia e la poesia è la sola cosa che riesce spiegare bene la vita. E: Anche la fantasia ha la sua importanza. RC: Nulla di buono si potrebbe fare senza. La fantasia è un elemento divino. Senza saremmo solo materia. Grettezza e calcolo. E: Nel brano “Ferma il treno” dell’album “Way out” (“via d’uscita”, ndr), si parla della figura del padre. Lei vi ha riportato le sensazioni provate per suo papà. Non è oggi il padre una figura ridimensionata, non solo per colpa di una cultura anti familiare dilagante, ma anche per l’incapacità degli uomini ad assumere con responsabilità e autorevolezza questo ruolo così complesso e delicato? RC: La causa sta nel modo con cui ci si approccia al matrimonio. Vedo molte persone che si sposano, che stanno insieme senza la consapevolezza dell’amore. Emerge

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superficialità. E con la stessa si mettono al mondo i bambini. La figura del padre è così penalizzata, perché più povera di essenza, di contenuti, di capacità di autorevolezza e di guida, che invece gli dovrebbero competere. Occorre più responsabilità nel rapporto di sentimento. E soprattutto percepire forte, da subito, quella scintilla che ti fa capire che d’amore si tratta. Penso ai miei genitori. Si sono innamorati di uno sguardo, di una frase, di un modo di parlare o di ridere dell’altro.

“la creatività può salvare il mondo” Erano attenti a chi avevano di fronte, lo scrutavano fin nell’animo per comprenderlo meglio. Si sono conosciuti tra diversi ostacoli. Non era loro concesso molto tempo per stare insieme, eppure sentivano forte il bisogno di vedersi, di condividere la vita. E così è stato. Oggi forse abbiamo necessità di recuperare quei valori che sono alla base della vita, che la vita rendono “appetibile” e ad essa danno un senso.

E: Il filosofo francese Michel Serres, premio Nonino 2013, dice che l’Europa uscirà dal suo periodo di crisi solo se saprà essere “creativa”, in grado di trovare soluzioni non scontate, originali. Lei, che con la creatività ha una certa confidenza, penso sia d’accordo. RC: La creatività può salvare il mondo. Ci vuole un pizzico di follia nel guardare le cose, nell’approcciarsi alla vita. Lo sguardo di Ron vaga furtivamente nella stanza come in cerca di un ricordo. “Penso ancora a mio padre - afferma durante la guerra più volte s’è salvato dai tedeschi usando la creatività e anche un pizzico d’incoscienza. La creatività è disincanto, perché aiuta ad uscire dagli stereotipi della quotidianità e ci spinge ad attuare un sogno, magari attraverso una fantastica avventura”. E: Quale “atto creativo” servirebbe all’Europa per diventare finalmente una Comunità vera e non un’espressione geografica unita solo da una moneta e da un mercato comune? RC: Credo nella capacità delle persone di reinventarsi. Di ricreare la realtà. Oggi la creatività si è un po’ affievolita. Ognuno tende a coltivare solo il proprio orticello, non alza lo sguardo verso l’altro. Non ha voglia di comunicare, di conoscere, di comprendere chi gli vive accanto. Non è disposta a dedicargli ascolto e soprattutto, tempo. Però non dispero. Forse la crisi che stiamo vivendo ci spingerà a ripensarci e a ritrovarci. E allora la creatività ci porterà verso lidi migliori. Però va stimolata. In famiglia, a scuola, al lavoro. Per creare una generazione predisposta alla creatività, al cambiamento verso il meglio. E: E nei giovani bisogna far passare la cultura che non ci può essere Europa se non attraverso un’unione dei popoli in una sola Comunità, solidale e fondata sui valori condivisi che guardino all’uomo e ai suoi bisogni fondamentali. RC: Sono d’accordo. Anzi penso che questo sia il primo “atto creativo” da porre in essere. Io credo tanto nella creatività. Una volta scrissi una canzone,

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“Il mondo avrà una grande anima”, che raccontava le gesta di Mathias Rust, che il 13 maggio del 1987 a diciotto anni, dopo aver noleggiato un aereo da turismo, volò fino ad atterrare sulla Piazza Rossa, eludendo i sistemi di sicurezza russi. Ecco, in quell’impresa vidi la creatività, attraverso la quale quel ragazzo comunicava al mondo che una possibilità, una speranza c’era per colpire al cuore un sistema brutale come quello sovietico e dare la libertà al popolo oppresso dalla dittatura comunista. E: Sempre in “Via d’uscita”, lei indica nella mancanza di etica la crisi dell’uomo moderno. Come si potranno ritrovare i valori fondamentali condivisi, basati proprio sull’eticità, sul senso di responsabilità, sul sentimento delle cose comuni, sull’appartenenza? RC: Ripartendo proprio dall’ascolto, come le dicevo poc’anzi. È la base di un vivere civile. Significa riconoscere la propria incompletezza, superabile solo attraverso il rapporto con chi accanto e vicino a noi vive e si esprime. E bisogna farlo con umiltà, con attenzione, con la voglia di comprendere, capire e, se possibile, amare la vita altrui. Noi miglioriamo solo attraverso il dialogo, il confronto onesto con le persone. Pena l’incomprensione, l’egoismo, la nevrosi, la solitudine. E: Il brano di Sanremo, “Un abbraccio unico”, in fondo parla proprio di questo. RC: Sì, di ritrovare la capacità di avvicinarsi all’altro, di attraversare la sua strada con sentimento e pensiero. E: Forse bisognerebbe ripartire dalla famiglia. Ridarle quell’importanza che la società le ha tolto. RC: La famiglia è fondamentale. Sento di fratelli e sorelle che non si parlano, che non si vedono più. Di rapporti consunti, privi di sentimento, e questo mi fa male. Perché se proprio nell’ambito in cui le passioni dovrebbero essere più pulsanti tutto si esaurisce nell’indifferenza, allora cosa potrà succedere in un contesto a noi più estraneo?

E: Goffredo Parise, in una rubrica con i lettori tenuta sul Corriere della Sera tra il 1974 e il 1975, i cui articoli più significativi sono stati recentemente racconti da Adelphi nel libro “Dobbiamo disobbedire”, scrisse che “il nostro paese, che fu agricolo e artigiano, cioè colto, non ha più educazione elementare delle cose perché non ha povertà, cioè, non conosce quello che è veramente utile all’uomo. L’Italia è solo un grande e confuso mercato”. È ancora così? RC: Ci siamo abituati ad avere tutto e non comprendiamo l’importanza delle cose semplici, le sole veramente necessarie. Dobbiamo ridimensionarci un po’. Imparare a riciclare le cose. Mi è successo recentemente con due vecchie stufette. Si erano rotte. Mi dicevano di buttarle, ma io mi ero affezionato. Le ho fatte riparare e ora funzionano perfettamente. Questa cosa mi ha dato gioia.

“i bambini sono degli eroi” E: Ron, come ne esce dal confronto con il mistero? RC: Per me è un mistero tutto. È un mistero essere ancora qua, svegliarmi la mattina e sentire di star bene, di avere passioni, idee, voglia di stare con gli altri, di condividere con loro sensazioni, gioie, dolori, progetti. Qualcuno giorni fa mi ha chiesto come immaginavo il paradiso. Gli ho risposto che ho fiducia in Dio e credo che il paradiso sia un posto che rispecchi la sua immagine, quindi meraviglioso. E così con il mistero. Penso che dietro di esso ci sia solo la luce di Dio. Almeno lo spero. Ron mi dice così e leggo nei suoi occhi un filo d’emozione, allora ne approfitto e gli chiedo: cosa la commuove di più? “La devozione, la comprensione, la pazienza che i cani hanno per l’uomo. Il loro linguaggio affettuoso e silente. L’amore incondizionato per noi, la capacità di donare la loro vita per la nostra”.

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E: Lei ha un cane? RC: È morto il 31 dicembre scorso. Si chiamava Agata. L’ho amata tantissimo, ma di più mi ha amato lei. Ora sto pensando di prendere due. Perché io senza la loro presenza non so stare. E: La pazienza che trova nei cani è riscontrabile anche nei bambini. RC: Sì, i bambini hanno una pazienza infinita con noi adulti. Io scrissi “Il bambino dov’è”, per raccontare cosa pensa e prova un bambino nel vedere i genitori litigare. Immaginai la sua impotenza di fronte a quella situazione, la voglia di far sentire la sua voce, di placare gli animi con una parola, un sorriso, un abbraccio, senza però essere né visto, né ascoltato. E soffrire per questa indifferenza. I bambini sono degli eroi.

“torniamo a sorridere”

Dalla stanza accanto si percepisce la concitazione del momento. La squadra di Ron lavora freneticamente. Lui sente il vociare e sorride. “Sono giorni di tensione, tutto deve andare alla perfezione”, dice. “Loro si danno tanto da fare. Sono impagabili”. Capisco che devo chiudere. Allora a bruciapelo gli domando: Ron, per cosa sarebbe disposto a morire? “Per vedere nascere qualcosa che cambi l’Italia. In modo radicale. Che ci faccia tornare la voglia di stare insieme, di aiutarci l’un con l’altro, di essere più responsabili e desiderosi del bello e di un futuro di benessere non solo materiale, ma spirituale. E poi dobbiamo uscir fuori da questa tristezza. Torniamo a sorridere. Io prima non lo facevo spesso. Ora con gli anni ho imparato che è importante sorridere, perché il sorriso quando si offre e quando si riceve accende una gioia lieve e una speranza nei nostri cuori e la vita scorre meglio”. Ci salutiamo. Gli faccio un “in bocca al lupo” per Sanremo e gli dico: “guardi Ron, che noi di Elementi abbiamo intervistato monsignor Ravasi e dopo è diventato Cardinale. Abbiamo intervistato Pupi Avati e poi ha vinto il David di Donatello 2003 per la miglior regia. Abbiamo intervistato Roberto Vecchioni e ha vinto il festival di Sanremo…si dia una regolata!” Lui ci ringrazia, manda il lupo a crepare e ci dice: “se vinco lo dico di fronte a tutti gli italiani: “grazie Elementi!”.

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che energia quelle voci!

Il calcio e Parte da questo numero la prima di tre puntate dedicate alla voci che hanno fatto la storia del giornalismo radio-televisivo. Un giornalismo nel quale la prosa era capace di coinvolgere, educare, emozionare e far “vedere”, con lo sguardo della fantasia e del sentimento, quanto veniva raccontato. Una prosa che, nel tempo, si dimostrerà vera e propria letteratura. Un arricchimento per chi ha avuto la fortuna di leggerla o ascoltarla. Un’energia coinvolgente che ha annunciato e caratterizzato epoche e momenti importanti della nostra Nazione. La prima puntata è dedicata a Nicolò Carosio e Mario Ferretti. La seconda a Sandro Ciotti e Enrico Ameri. L’ultima a Sergio Zavoli, padre Mariano e al maestro Alberto Manzi.

di Mauro De Vincentiis

NICOLÒ CAROSIO “Quasi rete!” “La palla spiove in area”; “Il pallone, azionato dalla difesa, viene rispedito al mittente”; “La palla esce al lato e fa giustizia sommaria di un povero fotografo”; “Si viaggia verso la fine del primo tempo…”. Nella storia delle radiocronache sportive, sono frasi che rimandano a una “voce”. Quella di Nicolò Carosio. La voce che dava al pubblico “un po’ di immagine” e che trasmetteva le emozioni che Carosio stesso provava seguendo, con l’occhio e con l’energia delle sue corde vocali, i giocatori in campo e il filare veloce del pallone tra i contendenti. Nicolò Carosio (Palermo, 1907-Milano, 1984) è stato per quasi quarant’anni il padre del calcio “visto alla radio”. Madre inglese, Josy Holland, pianista, e padre genovese, funzionario di dogana. Dopo la laurea, inaugurò per l’EIAR le radiocronache del Campionato del Mondo di calcio del 1934, vinto dall’Italia. Fu, poi, la voce della Nazionale di calcio alle Olimpiadi di Berlino (1936) e al Campionato del Mondo 1938, in Francia. Era famoso per il suo “Rete!!!” o

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“Quasi rete!”. Al primo grido, entusiasta, seguiva spesso il secondo per correggere la svista. I “Quasi rete!” alimentarono polemiche a non finire tra i tifosi. C’era chi se la prendeva con quel cronista, forse un po’ “pasticcione”, che freddava i sostenitori di una squadra e faceva tirare un sospiro di sollievo a quelli della controparte. La voglia di raccontare il calcio gli venne un giorno, in Inghilterra sentendo dall’allenatore dell’Arsenal il commento di una partita. Si racconta che abbia detto “Si può fare di meglio”. Cominciò allora a esercitarsi con cronache di incontri immaginari e frequentando i campetti di periferia del Nord Italia. Ai bordi del terreno di gioco cominciava la sua radiocronaca, tra gli sguardi perplessi degli spettatori. Chi lo ha visto all’opera, racconta che prima di affrontare una gara, si preparava minuziosamente, controllava il campo e parlava con i giocatori. La diretta, poi, diventava uno spettacolo a distanza. Partecipava come tifoso, più che come cronista; si entusiasmava, per poi abbassare i toni per una delusione. A chi gli chiedeva

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qual era la sua “filosofia radiofonica”, spiegava: “Vedi, la mia descrizione non deve essere la costruzione nuda e cruda dei fatti, ma deve suscitare delle immagini, emozioni simili a quelle che ci sono nello stadio”. Le sue frasi sono da antologia. Inimitabili. Fu Carosio a usare, per primo, il termine di “traversone” e quello di “sciabolata”. Se giocava la Nazionale, Carosio ci metteva tutto il suo orgoglio di tifoso italiano e, per un errore degli Azzurri, diceva: “Basta, ragazzi, ora non scherziamo”. Se un giocatore subiva un fallo pesante non mancava un “Su, su in piedi e pedalare!”. E dopo il fischio di chiusura, se la partita era finita bene, dopo il commento terminava con “… e ora si può andare contenti a berci un whiscaccio”. Questi i dati della sua carriera: tremilacinquecento partite, otto campionati del mondo dal 1934 al 1970, le Olimpiadi, le Coppe, i campionati. Ha anche inaugurato, il 24 gennaio 1954, la prima “diretta” televisiva, per l’incontro Italia-Egitto.


il ciclismo “visti� alla radio

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MARIO FERRETTI “Un uomo solo al comando” Nella storia delle “grandi voci” della radio, nel 1949, durante il Giro d’Italia, entrò Mario Ferretti (1917-1977). L’allora capo della redazione radiocronache RAI, Vittorio Veltroni, lo chiamò per sostituire un cronista, durante una tappa del Giro. Il rientro di Mario Ferretti (era già stato nell’EIAR tra il 1939 e il 1943) coincise con una delle più grandi imprese del ciclismo: l’epica tappa CuneoPinerolo, nella quale Fausto Coppi scalò in solitudine il colle della Maddalena, il Vars, l’Izoard, il Monginevro e il

Sestriere, giungendo a Pinerolo con quasi dodici minuti di vantaggio su Gino Bartali. Quel giorno Ferretti esclamò, all’inizio del collegamento, la celebre frase: “Un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”. La frase fu ripresa da quasi tutte le testate giornalistiche, per celebrare l’impresa di Coppi il quale, sempre nel corso della stessa radiocronaca, fu descritto da Ferretti come “il ragazzo secco come un osso di prosciutto”. Per i sei anni successivi, Ferretti fu il radiocronista sportivo di punta della

Illustrazioni a cura di Alessandro Buttà

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RAI, insieme con Carosio. Al microfono era tranquillo, le parole gli scivolavano con facilità. Aveva un timbro energico, ma gradevole. Sapeva improvvisare, come quando, al termine di un Giro della Campania, i tecnici non riuscirono, per un guasto improvviso, a mandare in onda la registrazione della radiocronaca. Ferretti, riavvolgendo nella mente la pellicola della corsa, ripetè in diretta fedelmente i vari passaggi, senza alcuna sbavatura. Con precisione, uno dopo l’altro, pronunciava i nomi dei corridori sulla linea del traguardo. Scrisse testi per il teatro; fu sceneggiatore e aiuto regista, coautore dei testi delle prime riviste di Renato Rascel e delle sorelle Nava. Nel 1955 incontrò l’attrice Doris Duranti, la diva dei film dei “Telefoni bianchi”, se ne innamorò, lasciò la famiglia e cambiò vita. Con la Duranti si trasferì in America Latina, dove divenne subito un personaggio popolare. Dopo qualche tempo si fermò in Guatemala, dove riprese la sua attività di giornalista e di radiocronista. Fondò una stazione televisiva, una radio e un giornale.



cinema e energia

Quando Fellini di Renato Terrosi

Questa è la storia di un sogno. Indimenticabile, perché collegato alla nascita di un libro, singolare, fatto da autori famosi: Federico Fellini e Vittorio Storaro. Il volume - in là con gli anni - occupa un posto speciale nella mia biblioteca. Si intitola “Ciak di luce”, come dire un magico potere capace di incantare gli uomini. La storia che vi racconterò mette in scena Roma, straordinariamente maliarda in primavera quando feci il famoso sogno, nel 1989. Era notte fonda, stavo appoggiato al parapetto di un ponte in ferro. Senza accorgermene mi trovai in una piazza immensa: al centro una grande fontana con statue e giochi d’acqua. Nella vasca sguazzava una donna che gridava “vieni, vieni” puntando il braccio nudo verso di me. Poi, tutto sparì in dissolvenza e mi svegliai. Dalle imposte socchiuse entrava la luce gialla di un sole gagliardo. Ora non ero più ansioso di cercare l’autore per il libro da produrre per una grande società elettrica: l’Enel. La grande fontana e il richiamo della donna bastavano. “La dolce vita”, Federico Fellini. Erano trascorsi tre giorni dal sogno ed entrava in scena la sala riunioni di un grande ufficio. Guardai fuori della vetrata. Sotto, Roma si godeva il suo bagno di sole e tutto l’insieme dei palazzi, delle vie, delle piazze, mi pareva amico. Con questo stato d’animo entrai nella sala. C’erano tutti quelli che dovevano esserci e dopo una breve introduzione del capo, Giorgio Tamberlani, iniziò il giro di proposte. Venne il mio turno. Non feci premesse e con una certa baldanza pronunciai quel nome: Federico Fellini. Un attimo di silenzio e poi un corale mormorio d’intesa. Tutti uscirono. Ero rimasto solo. “Ho proposto Federico Fellini - pensai – ma io non lo conosco. L’ho incontrato una sola volta, in un ristorante a Fiumicino. Era con la Masina. Si parlò del pesce d’oro, la specialità della casa. E ci scambiammo i saluti”. Dal giorno dopo cominciai a cercare Fellini all’unico numero telefonico del quale disponevo. Dopo molti tentativi una voce corse sul filo. Quella di Federico. Gli dissi dell’incontro a Fiumicino e ovviamente dell’idea di scrivere il libro, sulla luce. Stette in silenzio per alcuni secondi. Poi sussurrando: “Già, la luce. Allora mi mandi un appunto. Buona sera”. La cosa prese il via e Vittorio Storaro si unì all’impresa. “Fra un mesetto avrà tutto”, concluse. Il pomeriggio del trentesimo giorno trovai il plico sulla mia scrivania. Per il fine settimana decisi di andare fuori, nella casa di famiglia, in riva al lago Trasimeno, portando con me gli scritti di Fellini. Era il posto

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fece “Ciak!” con la luce giusto, lì avevo passato ore a rimuginare sogni e viaggi straordinari e quando di notte udivo l’ansimare della locomotiva che si trascinava dietro una coda di vetture illuminate, correvo alla finestra. Poi, mi addormentavo e, talvolta, sognavo proprio quanto avevo visto. Quel giorno le colline vicine erano invisibili per la foschia. La mia vecchia casa mi abbracciò. Finalmente, seduto davanti alla grande vetrata, tirai fuori gli scritti per “Ciak di Luce” e presi a leggerli. Inizia Federico Fellini con La luce e il cinema. L’incipit è una domanda: “Che cos’è la luce, per il cinema? Se il cinema è immagine, la luce ne è evidentemente il fattore essenziale. Nel cinema la luce è idea, sentimento, colore, profondità, atmosfera, stile, racconto, espressione poetica. La luce è il potere magico che aggiunge, cancella, attenua, arricchisce, sfuma, esalta, allude, sottolinea, rende credibile e accettabile il fantastico o, al contrario, crea trasparenze per cui la realtà più grigia e quotidiana diventa onirica, fiabesca. Con un riflettore e un paio di “bandiere” un volto opaco, espressivo quanto un ginocchio, appare intelligente, misterioso affascinante; un faccione bonario e pacioso diventa sinistro, minaccioso, fa paura. Il film, insomma si scrive con la luce; lo stile di un autentico cineasta si esprime con la luce”. Sull’affascinante problema del colore Fellini si pone un altro interrogativo. “Come evitare che la scelta, la definizione dei colori vengano svilite, tradite, o comunque alterate da tutti quegli elementi imponderabili d’illuminazione, di ripresa, di stampa soprattutto? Il pittore dà al suo quadro una luce ferma, fissa, immutabile, dove il colore è e rimane come è stato dipinto. Si potrebbe pensare che nell’immagine cinematografica sia possibile definire con altrettanta precisione il colore in tutte le sue sfumature tonali. Non è così. Fra i vari colori di una scena esiste un vero contagio, uno scambio fluidico, per cui in proiezione ti accorgi che certe aree luminose sono affondate nel buio, altre hanno preso riflessi imprevedibili, c’è uno sconfinamento costante ai margini degli oggetti di un colore nell’altro”. I personaggi felliniani si fanno avanti tra le pagine. I disegni originali del grande poeta e regista: la Masina, Mastroianni, Sordi dello “Sceicco bianco”, Anita Ekberg, con la dedica dell’autore “Anita

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vestita di niente” . Vorrei che “Ciak di Luce” non finisse, ma sono stanco. Guardo oltre la vetrata i salici e la striscia chiara del lago. D’improvviso una grande nave si sovrappone agli alberi, alle sponde erbose e alle canne fitte nell’acqua cilestrina. Dal ponte un gruppo di passeggeri si sbraccia in saluti. Al centro lui, Federico Fellini, con lo sciarpone e il cappello a tese larghe. Riconosco la Masina con Zampanò impettito e muscoloso, Sordi vestito da Sceicco bianco, Storaro silenzioso, Mastroianni scapigliato, Sandra Milo, quelli di “Amarcord” e altri ancora. Io sono sulla sponda erbosa del lago, irritato per la mia solitudine. Faccio qualche segno per essere preso a bordo. Niente. Si affianca a me il vecchio Spaghetto, rinsecchito, l’ombra del forzuto pescatore di trote e di anguille. Suonava il flauto nelle feste paesane. Adesso rigira tra le mani un miserabile piffero di canna. “Sono qui con lei – borbotta - quelli li lasci andare”. Ha ragione. La nave di Fellini è quella dei ricordi e dei trionfi. Figlia della luce più bella. Si sta muovendo. Nel libro turchino dei sogni c’è scritto di tutto. Può darsi che voglia l’impossibile. Forse incrocerà navi spaziali che stanno volando nelle immensità superuraniche spinte dal vento solare, dai soffi galattici di luce bianchissima, con energia inimmaginabile e guidate dal pensiero degli uomini. Spaghetto attacca col piffero una

sonatina consolatoria. Il motivetto mi sembra conosciuto. Gelsomina e Zampanò, poveri giocolieri di strada accennano quattro salti di mazurca. “Via tutto! – grido - Grazie Spaghetto! La nave non è più visibile. Dall’alto Castiglion del Lago con la sua Rocca spavalda, mi sembrò allora più protettivo e amico.

Federico Fellini

Vittorio Storaro

Nasce a Rimini nel 1920 e arriva al

Nasce a Roma dove segue studi di

cinema attraverso il giornalismo satirico

fotografia e cinematografia. Lavora come

e umoristico. Si forma alla scuola

direttore della fotografia con registi di fama

del neorealismo radicale di Roberto

internazionale come Montaldo, Patroni

Rossellini ma dopo “I Vitelloni! inizia il

Griffi e Ford Coppola e conquista l’Oscar.

suo meraviglioso discorso autobiografico

Uguale riconoscimento riceve nel 1982 per il

e onirico che lo fa poetico creatore di

film “Reds” di Warren Beatty. Con Bertolucci

personaggi umanissimi e spesso tormentati

realizza tra gli altri “Ultimo tango a Parigi”,

da desolata solitudine. Trionfa con “La

“Novecento” e “L’ultimo imperatore” con il

Dolce Vita” e va ancora più in alto con

quale conquista il terzo Oscar.

“Otto e mezzo”. Vince tre premi Oscar con “La strada”, “Le notti di Cabiria” e “Otto e mezzo” e un premio Oscar alla carriera.

Per le immagini e i disegni tratti dal volume “Ciak di luce” si ringraziano la Editrice Laterza e Diogenes Verlag AG

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pubbliredazionale

Italo, il nuovo modo di viaggiare Nuovo Trasporto Viaggiatori è il primo operatore privato italiano sull’Alta Velocità ferroviaria. Italo, questo il nome di battesimo del treno oggi più moderno d’Europa, assicura 52 collegamenti giornalieri tra 16 stazioni di 13 città: Salerno, Napoli, Roma, Firenze, Bologna, Reggio Emilia, Milano, Torino, Padova, Venezia, Rimini, Pesaro e Ancona. Italo, figlio del prototipo che detiene il record mondiale di velocità su rotaia (574,8 chilometri orari), è un treno ecologico, costruito al 98% con materiali riciclabili, e consuma meno energia. Il progetto imprenditoriale, che ha innovato il mondo del trasporto sull’alta velocità, è nato con l’obiettivo di cambiare la cultura dell’accoglienza e garantire al viaggiatore una nuova moderna esperienza di viaggio, grazie al comfort degli ambienti, alla ricchezza dell’intrattenimento di bordo e a un servizio accogliente e puntuale. Italo è nato per soddisfare infatti le esigenze dei viaggiatori che possono scegliere tra l’esclusiva carrozza Club, gli ampi spazi e l’accurato servizio della Prima, i colori vivaci dell’ambiente Smart o ancora la Carrozza Cinema, una novità assoluta che offre la visione di grandi film d’autore comodamente seduti mentre si sfreccia a 300 km/h tra le città italiane.

In tutti gli ambienti le poltrone sono in morbida pelle Frau, la connessione Wi-Fi è gratuita ed è disponibile un portale di bordo che offre un ricchissimo intrattenimento. I viaggiatori NTV possono leggere la versione digitale di prestigiosi quotidiani (Corriere della Sera, Repubblica, Stampa, Gazzetta dello Sport, International New York Times), aggiornarsi con le notizie di Ansa e SkyTg24, leggere un ebook o godersi 100 film disponibili, le notizie Meteo e turistiche, i divertenti programmi televisivi trasmessi da MTV. A completare il servizio di alta qualità c’è la ristorazione curata da Eataly che è servita al posto e che è a base di menù gustosi, cibi biologici e stagionali. NTV ha pensato anche a una vasta gamma di servizi accessori per rendere il viaggio semplice e piacevole: convenzioni per parcheggi e noleggi auto (con o senza conducente), consegna bagagli a domicilio, soluzioni ad hoc per minori non accompagnati e cani extralarge. In stazione l’accoglienza è assicurata da Casa Italo, il centro assistenza al viaggiatore con Wi-Fi libero e comode postazioni relax. Tutte le informazioni sull’offerta e i servizi di Ntv sono disponibili sul sito italotreno.it o tramite il contact center Pronto Italo (060708).


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MY STORY-LA MIA STORIA

L’ENERGIA DEL FUTURO

QUESTA SVOLTA TOCCA A NOI.

I QUATTRO LIBRI DI LETTURA

di Giosetta Fioroni

di Giorgio C. Schultze

di Lev Tolstoj

Corraini Edizioni, 2013, pag.304

Bruno Mondadori, 2013, pag.116

(Guida alla transizione dalle fonti fossili alle rinnovabili per famiglie, imprese, comuni)

Euro 30,00

Euro 14,00

ALTRAECONOMIA, 2013, pag.176

Euro 25,00

Isbn, 2013, pag.254

Euro 12,00

Il libro è un collage intimo (un “atlante sentimentale”), nel quale arte e vita s’intrecciano, fondendosi nel racconto. Giosetta Fioroni mostra, con lettere, interviste, commenti alle opere e appunti privati, di avere continuato – nel tempo – a “cercarsi” nell’arte, raccontando “quel lieve senso di mistero che aleggia intorno e oltre la realtà”, come ama ricordare. L’artista, dalla fine degli anni Cinquanta del secolo scorso è stata tra i protagonisti, a Roma, della Scuola di Piazza del Popolo. Allieva di Scialoja, ha impresso al fascino esercitato dalla popart americana un suo tratto distintivo, intimo, libero. Il volume è stato pubblicato in occasione della sua antologica alla Galleria d’arte moderna di Roma, terminata alla fine di gennaio 2014.

Le fonti energetiche tradizionali sono un modello economico “insostenibile”. I disastri ambientali e le crisi internazionali del recente passato evidenziano la necessità di un cambiamento di rotta. Il libro analizza la “strategia vincente”, basata sulle risorse energetiche rinnovabili: solare, eolica, idraulica, geotermica. Attraverso una serie di casi virtuosi, l’Autore lancia una sfida con l’adozione di un nuovo modello sociale produttivo, basato sul diffondersi della cultura ambientale. Affidarsi interamente alle fonti di energia pulita non è un’utopia, ma una esperienza percorribile.

Il 90% dell’energia in Italia deriva ancora da fonti fossili: ma petrolio, gas e carbone inquinano (e sono quasi esauriti). Questo manuale spiega che cosa fare per “svoltare” verso le fonti rinnovabili e passare a una economia carbon free. Le famiglie potranno imparare, con la guida di esperti, a ridurre gli sprechi domestici, comparare preventivi per installare un impianto fotovoltaico, apprezzare i vantaggi dei veicoli elettrici o dei gruppi di acquisto per l’autonomia energetica. Le imprese troveranno gli strumenti per migliorare la competitività e comunicare la propria sostenibilità. Le amministrazioni saranno guidate, passo passo, nel loro percorso di transizione (dall’adesione al Patto dei Sindaci, fino alla smart city).

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Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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Per Tolstoj è stato il periodo “più luminoso” della sua vita, quello passato nella scuola di Jasnaja Poljana, da lui fondata nel 1860, per i bambini di campagna; perchè “nel bambino vive intatto il prototipo dell’uomo: e ogni educatore deve aiutare il bambino a preservare la sua primigenia perfezione”. Tolstoj raccolse prima nell’Abbecedario (1872) e rifuse poi nei Quattro libri di lettura (1875) favole, racconti dal vero, descrizioni, considerazioni su problemi veri o immaginari, graduando l’approccio dei piccoli lettori nei territori del “Meraviglioso”. Nel creare il suo polittico narrativo, Tolstoj scrisse anche uno dei suoi libri più persuasivi: un’antologia dell’immaginario popolare, in cui sono i piccoli a guidare gli adulti lungo sentieri “lussureggianti” di immagini e di sorprese; gremiti di presenze fantastiche: la ragazza topolino, il brigante Pugaciov, Pietro il Grande, il nero mastino Bulka. Accompagnata dai disegni inediti di Alice Beniero, questa edizione (con prefazione di Ermanno Olmi) mette in risalto l’universalità dell’opera. Dopo i fratelli Grimm e dopo Anderson, Tolstoj ha composto la più magica tra le raccolte di favole e di leggende per l’infanzia.

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www.e-gazette.it

il settimanale

internet di ambiente ed energia Il più diffuso notiziario internet dedicato all’ambiente e all’energia, liberamente accessibile in rete. Sette aree tematiche che coprono tutti i settori rilevanti: l’inquinamento, i rifiuti, il riciclo degli imballaggi, le energie tradizionali e rinnovabili, le utilities, l’industria. Ogni settimana più di cento articoli di cronaca sui fatti, le novità, gli scenari italiani e internazionali. Un’area di approfondimento arricchita da interventi autorevoli di protagonisti del settore, testi di legge e documenti inediti.

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Le due ragazze di ieri L’ho vista arrivare con il passo lento e il viso rivolto verso il basso. Alta, magrissima, giovane. Vestiva un pigiama sgualcito. Si avviava verso il reparto di chemioterapia. Piangeva. In silenzio. Le lacrime scendevano come un rigagnolo in piena. Aveva le scarpe con i tacchi alti. Quelle delle feste. Della spensieratezza. Su di queste si muoveva a tratti con precarietà, come un fuscello in balia del vento. È entrata in quella stanza accolta da un ragazzo che le ha dato la mano e l’ha portata con sé. Un attimo dopo, una suora giovane ha effettuato lo stesso percorso. Aveva un viso rilassato e sorrideva. Non guardava nessuno. Il suo sguardo era sereno e le labbra, carnose e fulve, disposte alla gioia. Anche lei è entrata lì. Ad attenderla non c’era nessuno. Dopo un po’ è uscita la prima ragazza. Non piangeva più. Aveva gli occhi rossi e lo sguardo perduto nel vuoto. Camminava ancora con lentezza, ma con maggiore equilibrio, quasi con eleganza. Tornava alla sua stanza. Alla sua quotidianità. Ai suoi pensieri. L’altra è uscita di lì a poco. Era ancora serena e sorrideva guardando lontano. Sembrava stesse in dialogo silente con qualcuno invisibile. Sembrava contenta. Sembrava piena di speranza. Sembrava ricca d’amore.

Mp

Mondo Piccolo

lo Smilzo

Fn

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

Alla ricerca di una "cicca" In tempo di crisi si riscoprono personaggi dimenticati, come il “cercatore di cicche”. È accaduto poco tempo fa. Nel marciapiede antistante il Teatro Argentina, a Roma, un anziano si affannava a raccogliere i mozziconi di sigarette. Alcuni quasi intatti. Nell’archivio della memoria del passante, osservatore di usi e costumi, si è aperto un cassetto polveroso, pieno di dagherrotipi di una “Roma che fu”. Al Teatro Marcello, dove c’era – tra fine ‘800 e primi anni del ‘900 – il mercato di falci e di rastrelli, bivaccavano – insieme ai giocatori di “morra” e della “passatella” - i venditori di “mozze”, i resti dei sigari fumati dai signori che passeggiavano per il Corso. Venditori di “mozze” stavano anche intorno a Campo de’ Fiori, luogo deputato per il commercio di tutto: dal mobile in disuso, alla “patacca” per l’allocco. Su fogli di giornale stesi per terra si poteva visionare la merce e trovare un pezzo, ancora in grado di assicurare una buona boccata. Seduti sul marciapiede i “ciccaioli” gridavano: “Guarda che robba, va!” o “Pònno scejje!”. Con un salto di decenni, alla fine della seconda guerra mondiale, a Roma, si avventurava un malandato “cercatore”, con un cappotto militare fuori misura e, per cappello, un vecchio berretto da ufficiale con il paraorecchi calato. Raccoglieva le cicche nel cavo dei binari del tram, con un manico di scopa al quale era fissato un chiodo lungo e appuntito.

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Giove E Giove, che ciaveva ne le mano tutta l’azzienna elettrica celeste, viveva fra le nuvole e da queste furminava la gente da lontano. D’accordo co’ Nettuno e co’ Vurcano faceva l’uragani e le tempeste pe’ sconocchià1 li boschi e le foreste e spaccà le montagne a tutto spiano2. Se sa: so’ tutte pappole3 ch’ormai fanno ride li polli; ma l’antichi se l’ereno bevute4 bene assai… Trilussa5 (in: “Tutte le poesie”, Ed. 1951)

Per sconquassare.

1

Senza riposo.

2

Favole.

3

Le avevano credute.

4

Pseudonimo di Carlo Alberto Salustri (1871-1950). Poeta dialettale romanesco. La sua misura è l’apologo breve, la favoletta lineare.

5

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

E+ Energia, letteratura, umanità

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Fo La foto di Andrea Amato

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www.qualenergia.it Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari Direttore scientifico: Gianni Silvestrini

OGNI GIORNO NEWS, ANALISI, COMMENTI SUL MONDO DELL’ENERGIA Notizie nazionali e internazionali, normativa, statistiche, documenti, podcast e video, prodotti, eventi, news in english

LA REDAZIONE Via Genova 23 - 00184 Roma tel +39 06 485539 - 4882137 - fax +39 06 48987009 redazione-online@qualenergia.it INFO SUI SERVIZI PER LE AZIENDE advertising@qualenergia.it

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Franco Ferrari La figurazione di Franco Ferrari, presente sulla scena dell’arte internazionale dal 1967 (è nato a Roma nel 1938), è caratterizzata da una particolare accentuazione delle forme di carattere espressionista-esistenziale per esprimere la tendenza concettuale della sua ricerca esplicitata dai titoli delle opere e dai contrappunti di colore dai netti contorni. Ciò che più seduce nella sua opera è la ricerca di un nuovo statuto del discorso arte come abbandono dichiarato di ogni riferimento a un centro, a un soggetto, a un’origine. Franco Ferrari trasfigura la forma all’interno di un discorso fantastico-surreale e, al contempo, visionario, con effetti di spaesamento e stravolgimento dei normali equilibri spaziali. Le sue figure, costrette in bendaggi che ne nascondono l’identità, si stagliano su fondali astratti dalle scansioni cromatiche geometrizzanti come a voler dimostrare le contraddizioni del mondo contemporaneo da un punto di vista sia tematico che compositivo. Sono “larve” di “presenze”, umane e non, di un mondo altro che vivono in un non-spazio organizzato, apparentemente, secondo criteri geometrici. Il moltiplicarsi nello spazio pittorico di virtuosismi formali non è finalizzato alla definizione di una realtà esistenzialmente angosciante, fine a se stessa, ma alla necessità di investigare sull’essenza sociale della contemporaneità attraverso una rappresentazione che recupera la dimensione immaginativa e la tensione evocativa. Nel corso della sua attività artistica ha allestito decine di mostre personali presentate dai più noti critici (l’ultima al Museo Venanzo Crocetti di Roma nel 2010 con testo critico di Ida Mitrano) e partecipato, su invito, a numerose rassegne nazionali e internazionali, tra le quali la X Quadriennale di Roma, il 25° “Salon de la Jeune Peinture” al Museo d’Arte Moderna di Parigi, la “Mostra di grafica italiana” a Mosca, il “XXVII Premio Suzzara”, la “V Biennale Internazionale di Grafica” a Palazzo Strozzi di Firenze, il XLIII Premio Vasto. Ha realizzato manifesti per organizzazioni sociali e ha ideato e realizzato scenografie teatrali.

“Ironica ascesa”, 2009, acrilico su tela cm. 80x90.

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

Franco Ferrari

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OVUNQUE VADA IL TUO BUSINESS, MOVE&PAY VIENE CON TE.

MOVE&PAY BUSINESS. IL MOBILE POS PER ACCETTARE PAGAMENTI IN MOBILITÀ. Move&Pay Business è un nuovo tipo di mobile Pos che si collega direttamente tramite bluetooth a uno smartphone o un tablet, per accettare pagamenti con le carte. È piccolo, portatile e a canone contenuto, facilmente attivabile tramite una App gratuita. Una grande novità per il tuo business.

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Industria, agricoltura, arte, architettura, ingegneria, scienza. Non esiste disciplina nella quale l’Italia non sia stata grande. Non esiste settore nel quale non abbiamo brillato. Siamo stati un faro per qualunque civiltà, ora è tornato il momento di fare luce. E allora

#guardiamoavanti Costruiamo, inventiamo, produciamo, scriviamo. Facciamo qualcosa di cui essere di nuovo fieri. Perché per essere grandi come il nostro passato non serve la nostalgia. Serve l’energia.

insieme con

enel.com 116

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