Elementi 29 - Agosto 2013 - Novembre 2013

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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Sara Romano

ETS valido. Ma dia giusti segnali di prezzo Joëlle Chassard

Verso un nuovo accordo per il clima Alexander Medvedev

Con South Stream noi vicini all’Europa Giuliano Monizza

Smart Grid e Smart City il futuro è qui Giuliano Frosini

Incrementeremo le interconnessioni transfrontaliere Giovanni Reale

Uscire dall’individualismo e riscoprire il bene comune

SPECIALE L'ENERGIA DEI BRICS Brasile, Russia e Sudafrica

Periodico del GSE Agosto - Novembre 2013

Politiche strategiche per l’efficienza energetica

Elementi

Maria Van der Hoeven

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lavoriamo in 90 paesi, per portarvi energia

eni.com


interventi di riqualificazione energetica effettuati da privati e dalla pubblica amministrazione. Partito a giugno, il Conto Termico sta riscuotendo un notevole interesse da parte degli operatori.

IL GSE E IL FUTURO energetico italiano Se è vero che nel 2012 la corsa del fotovoltaico, rispetto al biennio precedente, è rallentata, è altrettanto vero che l’attività del GSE ha continuato a crescere, arricchendosi di nuove competenze. In particolare, tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013, la competenza sull’emissione dei Titoli di Efficienza Energetica è passata dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas al GSE, mentre hanno fatto il loro ingresso anche i biocarburanti e il nuovo Conto Termico. I cosiddetti Certificati Bianchi costituiscono un’importante leva per far crescere tutta la filiera dell’efficienza energetica italiana, considerata strategica sia ai fini del raggiungimento degli obiettivi europei al 2020, sia come volàno per la ripresa economica. Ebbene, in circa 3 mesi, a partire dal 4 febbraio di quest’anno, quando la competenza su verifica e certificazione è passata dall’AEEG al GSE, sono stati emessi circa 1.200.000 Certificati Bianchi. Numeri destinati a crescere, visti gli stringenti obiettivi europei. In questo contesto si inserisce anche il nuovo Conto Termico, che prevede una spesa cumulata annua di 900 milioni per

In grande fase di sviluppo c’è poi l’attività dei biocarburanti. Dal primo gennaio 2013, le competenze operative e gestionali del sistema di immissione in consumo dei biocarburanti sono attribuite al Ministero dello Sviluppo Economico, che le esercita avvalendosi del GSE. In Italia, infatti, i soggetti obbligati devono immettere in rete il 4,5% di biocarburanti: il GSE, una volta espletate le dovute verifiche, riconosce normalmente un certificato ogni 10 Giga calorie di biocarburante immesso, titoli che i soggetti interessati possono scambiare sul mercato. Nel 2013 si stima che saranno rilasciati circa 2 milioni di titoli. Infine, è importante ricordare che dal novembre scorso, con l’avvio della prima asta, il GSE è diventato a tutti gli effetti soggetto responsabile per l’Italia del collocamento a titolo oneroso delle quote di CO2, secondo il sistema europeo ETS. Da novembre 2012 a maggio 2013, sono state messe all’asta più di 43 milioni di tonnellate di CO2. Insomma, il GSE è ben radicato nella sua storia trascorsa, ma guarda al futuro e a quelle attività che, già da oggi e ancor di più dal 2020 in poi, caratterizzeranno il contesto energetico italiano ed europeo.

l’E

l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Natascia Falcucci Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato iStockphoto.com Fotolia Hanno collaborato a questo numero Simone Aiello Andrea Amato (La Foto) Roberto Antonini Alessandro Buttà (Illustrazioni: E+, Bizzarre energie e La corrente elettrica racconta )

Ilaria Carderi Fausto Carioti Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Maurizio Godart Jacopo Giliberto Carlo Maciocco Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama)

Gabriele Masini Giusi Miccoli Michele Panella Ilaria Proietti Barbara Rauseo Sallie Sangallo Maria Pia Terrosi Renato Terrosi ­­­­Un

Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

particolare ringraziamento a Mariangela Donato, Melissa Pesciaroli e a Sandro Renzi

­­­­Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Anev Asja Asita Axpo Italia Centro Documentazione Giornalistica Cobat Convert E-On Enel Eni Inergia IVPC Jinko Solar Key Energy Klima Energy Leitwind Powerone Punto Com Quale Energia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Staffetta Quotidiana Sogin Studio Bartucci S.r.l Terna Verona Fiere Yingli Solar

Da questo numero Elementi è distribuito presso le principali rappresentanze diplomatiche italiane all'estero.

In copertina Pianeta Urano,2012, tecnica mista su tela cm 37x29 di Orio Gèleng Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Chiuso in redazione il 20 giugno 2013

AU Guidubaldo Del Monte, 45 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it

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Elementi

Anno 2013 n. 29 Agosto - Novembre 2013

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IL SENSO DELL’EFFICIENZA ENERGETICA

Ho sentito qualcuno parlare di efficienza energetica come una sorta di impoverimento degli stili di vita delle persone e del livello di benessere fino a oggi raggiunto. Benessere in questo caso inteso in rapporto direttamente proporzionale con la capacità di avere e di consumare. Non è così. E non deve essere così. La crisi economica che ha investito l’Occidente ha dettato un’inversione di rotta. Ci ha detto che un sistema concepito e realizzato secondo la cultura del consumo, figlio di un liberismo sfrenato, è un fallimento da un punto di vista morale prima e sociale poi. Quel che serve è una revisione etica dei pensieri e delle attività delle persone, tutte, dal semplice cittadino a chi ha responsabilità di guidare comunità piccole o grandi.

Da cosa si deve partire? Prima di tutto dalla ricerca, che deve essere continuamente favorita e stimolata, garantendo a chi opera nel suo ambito un’adeguata considerazione e un costante supporto umano, materiale ed economico. Dallo sviluppo tecnologico legato allo sfruttamento delle energie rinnovabili, in grado di allargare il raggio d’azione delle fonti alternative e contribuire alla riduzione dei costi d’acquisto dei combustibili fossili. E poi dalle attività più elementari. Quelle che riguardano tutti noi. Dai consumi energetici domestici, per esempio. Risparmiare la corrente, utilizzandola solo quando e dove è necessario, è un atto d’efficienza, oltre che di responsabilità civica. Ci fa spendere meno e porta ad economizzare la produzione di energia elettrica. Lo stesso dicasi per l’acquisto degli elettrodomestici ad alta efficienza energetica. Gli americani, in questo ambito, nel 2012, hanno speso qualcosa vicina ai 100 miliardi di dollari, mentre ne hanno impegnati 2 e rotti per avere lampadine a basso consumo. Con ricadute positive in ambito economico e in quello del mercato del lavoro. Un esempio da seguire. Stesso discorso si potrebbe fare per l’illuminazione pubblica, che nel nostro Continente fa registrare un consumo pro capite di 51 kilowattora, con differenze sostanziali tra paese e paese. L’Italia, per esempio, ne consuma 102 contro i 42 della Germania, con un costo pro capite di 18,7 euro a cittadino contro i 5 circa della patria di Goethe. Sostituire un vecchio e obsoleto lampione con uno moderno ed efficiente dal punto di vista energetico, significa anche favorire nuove committenze per la filiera energetica e l’impiego di materiali e tecnologie d’avanguardia. Mettere in moto cioè un meccanismo industriale e occupazionale altrimenti stagnante e improduttivo. L’edilizia è un altro comparto dove l’efficienza energetica può risultare determinante. Lo sforzo è la riqualificazione delle abitazioni energivore, non di rado costruite con materiali inquinanti da un punto di vista ambientale e acustico. Il passo è obbligato e contribuirebbe non poco a rivitalizzare la crescita economica del paese. Non diversa la questione per la viabilità urbana, dove, a nuovi e più razionali piani di circolazione viaria, si devono abbinare tecnologie in grado di limitare fortemente l’inquinamento prodotto dalle auto. Tutto ciò significa impegno di spesa, pubblica e privata. Trovare le risorse non è facile, specie in situazioni contingenti come l’attuale. Ma è un obbiettivo cui tendere se si vuole stare al passo coi tempi, che significa dare alla Comunità una qualità di vita sociale ed economica di valore e di senso.

Tra le azioni che in questo ambito si possono annoverare c’è proprio la predisposizione e l’attuazione dell’efficienza energetica, che - se ben sviluppata - potrà evitare gli effetti negativi causati dal suo contrario. Come l’aumento dei costi delle materie prime e dei prodotti finiti, l’inquinamento ambientale con conseguente danno alle persone e al territorio, l’indebolimento della capacità di spesa dei cittadini e via dicendo. Situazioni capaci di mettere a rischio possibili spiragli di ripresa economica.

Virgolette di Romolo Paradiso

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primo piano

rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 82 Mc il Mondo di Corrente 86 En Elementi Normativi 90 Be Bizzarre Energie 102 Bi Biblioteca 105 Mp Mondo Piccolo 105 Fn Filo di Nota 107 E+ Energia, letteratura, umanità 108 Fo La Foto di Andrea Amato 110 Co la Copertina Elementi

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10 Efficienza energetica.

Faccia a faccia con Maria Van der Hoeven

Servono politiche strategiche

14 ETS valido. Ma dia giusti segnali A tu per tu con Sara Romano

di prezzo

16 Verso un nuovo accordo per il clima Intervista a Joëlle Chassard

20 Con South Stream noi vicini

Il punto di vista di Alexander Medved

all'Europa

24 Smart Grid e Smart City il futuro è qui A colloquio con Giuliano Monizza

speciale l'energia dei Brics

28 Brasile, Russia e Sudafrica mercato elettrico

38 Una holding di servizi

Parla Paolo Vigevano

40 Derivati sì, ma con regole

Dialogo con Concetta Brescia Morra

opportune


ambiente

44 Perchè il mercato libero

Conversazione con Mauro Zanini

non decolla energia

46 Si va verso il "knowledge based" energia rinnovabile

73 I limiti della crescita 76 Meno consumi e preservare Il pensiero di Massimo De Maio

Confronto con Carlo Alberto Pratesi

le risorse bioeconomia

78 L'Europa punta sulla bioeconomia

48 Il nuovo ruolo del GSE la corrente elettrica racconta 52 Incrementeremo le interconnessioni 88 Al tempo di Lili Marleen transfrontaliere sotto quel fanal... energia del pensiero 55 Geotermia è efficienza e risparmio 92 58 Uscire dall'individualismo e riscoprire il bene comune Parla Giuliano Frosini

Un caffé con Giovanni Reale

Quattro chiacchiere con Agostino Re Rebaudengo

Credere nella green economy

lavoro

60 La Casa del Sole parla palermitano 100 Economia verde, crescita Incontro con Fabio Montagnino

Intervista a Donato Speroni

energia ieri, oggi, domani

65 Museo dell'energia.

Intervista al Prof. Fulvio Bongiorno

La scienza alla portata di tuttti

69 Il fotovoltaico che verrà

e benessere Sommario

So


C'e' una piccola, grande energia... Nell’era dell’ecoluddismo, della decrescita rabbiosa, cominciano a trovare ostacoli difficili da superare anche le minienergie. Le piccole centrali a biomasse? “Bruciano rifiuti”. L’eolico? “Deturpa il paesaggio”. L’idroelettrico ad acqua fluente? “Devasta le nostre belle valli”, il cui fondovalle è coperto dall’edilizia dei geometri da arrembaggio e dai capannoni con il lenzuolo “affittasi” causa crisi. A fine maggio il Nimby Forum presieduto da Alessandro Beulcke, nel censimento delle contestazioni ai progetti di nuovi impianti e nuove infrastrutture, aveva contato 354 casi di opposizione con una crescita importante per i progetti energetici di piccole dimensioni. Qualche numero estratto dalla lotteria del Rapporto Nimby 2013: il nuovo fronte di opposizione ha travolto gli impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili, cioè 176 contestazioni sulle 354 totali del censimento. Nel dettaglio, ogni 10 impianti di produzione di energia elettrica fatti oggetto di opposizioni, 9 sono alimentati da fonti rinnovabili. Tra le opere più contestate spiccano le centrali a biomasse (con 108 impianti), le centrali idroelettriche (32) e i parchi eolici (32). Perfino il fotovoltaico – non fa fumo, non rotea eliche sui crinali delle montagne – è messo sotto accusa. A fine maggio il Gestore dei Servizi Energetici aveva enumerato, fra i cinque conti energia, quasi 530mila impianti fotovoltaici, in gran parte piccole e indolori istallazioni domestiche montate sul tetto di casa, per una capacità istallata di 18mila megawatt. In altre parole, tutti insieme questi pannelli al silicio hanno la potenza di una ventina di centrali nucleari come quella che si sta smantellando a Caorso (Piacenza). Gli incentivi per questi impianti fotovoltaici ci costano. Quanto sarebbero costate 20 centrali nucleari ieri, e quanto sarebbero costate nei secoli venturi una ventina di centrali atomiche come quella di Caorso? Per il fotovoltaico, l’accusa è che sporca il paesaggio (in effetti, il panorama dall’aeroplano è punteggiato dai riflessi delle serre e dei pannelli solari) e che sottrae spazio all’agricoltura.

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Secondo alcuni, usare l’energia del sole per far crescere - fra diserbanti e fitofarmaci - gli ibridi di granturco sitibondo è più ecologico dei pannelli solari. Questo fenomeno di opposizione è una naturale e irrazionale paura del mondo che cambia. La scomparsa delle fabbriche classiche, la società si destruttura e diventa orizzontale, le immigrazioni cambiano il colore degli italiani. Ogni segnale di cambiamento della società è un sintomo del malessere interiore, un sintomo di paura. E l’energia sta cambiando di nuovo, spinta dalle tecnologie. Il primo cambiamento della struttura energetica è avvenuto nei passati quindici anni, quando dalle grandi centrali elettriche a olio combustibile – struttura produttiva della nazionalizzazione degli anni ’60 – il sistema energetico è passato alle piccole centrali con il turbogas a ciclo combinato. Negli ultimi anni la diffusione delle rinnovabili, spinta dagli incentivi, dalla tecnologia e soprattutto dai cambiamenti sociali, ha mutato lo scenario ancora una volta. Il sistema sta andando verso minicentrali locali, verso produzioni ad alta efficienza, verso le fonti rinnovabili. Un esempio per tutti, non del settore elettrico: l’uso di rifiuti come combustibile alternativo nei cementifici. Il cuore delle cementerie è un grande forno in cui il calcare viene sottoposto a un processo chimico basato sulla combustione. In tutto il mondo si usano combustibili poveri, carbonaccio di qualità modesta, oppure il pet coke, cioè uno scarto di produzione delle raffinerie di petrolio. Si è scoperto (e si sta sperimentando in tutto il mondo) che, quando si usano i rifiuti al posto del pet coke, l’inquinamento dei cementifici scende in modo radicale: meno diossine, meno fumi inquinanti. Il motivo è chiaro. La plastica, la carta, sono formate di catene di idrogeno e carbonio molto regolari e pure, e non contengono le quantità di sostanze pericolose come i metalli pesanti o gli elementi radioattivi, tipici dell’amalgama del carbone di bassa qualità o dello scarto di raffinazione.


L’uso di rifiuti di qualità inoltre stimola la separazione degli scarti e contribuisce a ridurre la contaminazione da spazzatura nelle zone in cui non c’è raccolta differenziata. È la nuova energia – eppure antichissima – che già oggi dà un contributo nell’ordine del 30% nel soddisfare la domanda dei consumatori. Il rafforzarsi delle fonti rinnovabili, della cogenerazione sta mettendo in difficoltà chi non aveva previsto per tempo il cambio tecnologico ed è stato sorpreso dalla crisi economica che ha sforbiciato con severità i consumi. Sta cambiando di conseguenza anche la rete. L’alta tensione e la distribuzione elettrica sono state costruite nei decenni sulla struttura della nazionalizzazione di mezzo secolo fa, cioè con grandi centrali al centro di una ragnatela regolare da cui, lungo gli assi radiali, la corrente elettrica scendeva verso i consumatori. La piccole centrali, collocate là dove c’è disponibilità di energia pulita (il fiume, il crinale esposto al vento) oppure vicino al luoghi di consumo (un impianto di trigenerazione sul tetto di un albergo o di un grande magazzino), producono energia per la rete in modo incostante, secondo la domanda dell’autoconsumatore, secondo il flusso dei fenomeni naturali.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

La rete deve cambiare struttura: dalla forma di una ragnatela regolare deve passare alla forma di una rete da pesca, con i nodi diffusi e ripetitivi, in modo da poter gestire un flusso costante e disomogeneo in tutte le direzioni. È la cosiddetta smart grid, la rete intelligente, di cui si stanno sperimentando alcuni esempi anche in Italia. La microenergia è l’energia di domani, e non va frenata. Dev’essere aiutata a crescere. Come? A parole, è semplice. La ricerca non può trovare vincoli continui. Occorre educare all’energia e all’ambiente, per non lasciare che gli italiani siano facile preda dei luoghi comuni elargiti dai santoni.

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primo piano Efficienza energetica

Servono

Faccia a faccia CON Maria Van der Hoeven Direttore esecutivo dell'International Energy Agency Iea Maria Van der Hoeven

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L’Italia non deve limitarsi ai soli programmi operativi, incentivi o misure di natura tecnica. C’è bisogno di strategie che perseguano obiettivi economici e sociali di medio termine: una ridotta domanda energetica di abitazioni, piccole imprese, settore pubblico, industria e trasporti.

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politiche strategiche

di Roberto Antonini

L'efficienza energetica per “riorientare l’economia mondiale verso un più efficiente utilizzo delle risorse”. Il metano come “facilitatore per le rinnovabili”. Il boom del fotovoltaico italiano che ha già “un impatto misurabile sui mercati dell’Europa settentrionale”. Maria Van der Hoeven, ex ministro degli Affari economici olandese, è il direttore esecutivo dell'International Energy Agency (Iea), l'Agenzia internazionale dell'energia dell'Ocse. Con 'Elementi', Van der Hoeven affronta alcuni dei temi caldi del settore energetico italiano.

E: Il gas può essere l’elemento chiave nella transizione dall’energia da fonti fossili a quella ‘pulita’, aiutando il sistema energetico a spostarsi verso un ruolo più significativo delle rinnovabili? MVDH: Il gas naturale può giocare un ruolo nel contribuire a ridurre le emissioni di gas a effetto serra, specie se rimpiazza combustibili a maggiore intensità di carbonio. Ma dobbiamo essere chiari: il gas non è una panacea per tutti i problemi climatici. Una maggior quota del gas naturale nel mix

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energetico globale, da sola, è ben distante dal porci in un percorso coerente con la limitazione dell’aumento medio della temperatura globale entro i 2°. Per raggiungere questo obiettivo occorre un mutamento ben più sostanziale nell’uso dell’energia a livello globale, includendo miglioramenti nell’efficienza energetica, maggiori sforzi nella diffusione e implementazione di fonti energetiche ‘low carbon’ ed una vasta applicazione di tecnologie a basso tenore di carbonio. Nel rapporto tra gas e rinnovabili, l’Iea ritiene che il metano possa avere un ruolo di facilitatore per le fonti rinnovabili, soprattutto quando queste raggiungono una alta penetrazione nei sistemi energetici: la flessibilità del gas può aiutare il bilanciamento delle tecnologie intermittenti come eolico e fotovoltaico. E: L’Italia ha numerose centrali turbogas a ciclo combinato (Ccgt). Dopo l’esplosione delle rinnovabili, gli operatori elettrici lamentano una situazione di sovracapacità ed ipotizzano l’eventualità di chiudere alcuni impianti. Ma queste turbogas evolute potrebbero essere una parte della soluzione nella transizione verso un sistema a maggior presenza di fonti rinnovabili? MVDH: In Italia la domanda elettrica è stata duramente colpita dalla crisi finanziaria, e le rinnovabili – specie il fotovoltaico - hanno visto una crescita superiore alle previsioni. Come risultato, l’operatività delle centrali a gas è stata molto inferiore al previsto. Il problema, però, non è solo italiano: impianti turbogas moderni e a alta efficienza vengono messi fuori servizio anche nei Paesi Bassi, in Germania e Spagna. Ciò crea un potenziale rischio per la sicurezza energetica, poiché è probabile che il sistema continui ad aver bisogno della flessibilità e modulabilità di potenza offerta da questi impianti per far da complemento a un vasto dispiegamento di eolico e fotovoltaico, anche se ciò comporta un loro tasso di utilizzo medio più basso. Anche nel nostro 'Scenario 450 ppm', che descrive un sistema energetico a basso tasso di carbonio (massimo 450 parti per milione di CO2, ndr), in Europa risulta necessaria una notevole realizzazione di nuovi impianti a gas, cosa improbabile alle attuali condizioni politiche ed economiche. Ciò significa che le politiche energetiche europee dovrebbero considerare riforme nella struttura di mercato che preservino la realizzabilità economica di impianti di generazione 'flessibili'. Siamo convinti che le due più importanti condizioni per la nuova struttura di mercato siano il mantenimento della concorrenza e della compatibilità con il mercato unico europeo. E: La Strategia Energetica Nazionale indica per l’Italia un ruolo da hub energetico per l’Europa, in special modo del gas, con rigassificatori e gasdotti, vecchi e nuovi. E potremmo diventare anche un ‘hub elettrico’ per veicolare elettricità da rinnovabili? MVDH: L’import di gas europeo aumenterà anche con la diffusione delle rinnovabili. Con alcuni rigassificatori e la prossimità geografica sia al Nord Africa che alle nuove scoperte nel Mediterraneo Orientale, l’Italia ha senz’altro la potenzialità di fungere da punto di ingresso del gas. Tuttavia, c’è ancora del lavoro da fare nell’assetto regolatorio italiano per facilitare l’ingresso di nuovi fonti di gas e di nuovi

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competitor. Per quel che riguarda l’elettricità, l’Italia – che ne è stata a lungo un grande importatore netto – con il suo clima soleggiato e la sua ampia capacità di produzione fotovoltaica, la necessità di import si ridurrà a una frazione durante l’estate, e dal momento che possiamo considerare la ridotta necessità italiana di import elettrico come capacità produttiva virtuale (virtual power plant), le rinnovabili italiane aumenteranno l’impatto misurabile sui mercati dell’Europa settentrionale. E: Come ha ribadito recentemente, l’efficienza energetica “è semplicemente una cosa sensata”. Dobbiamo premere più sull’efficienza, in particolare delle abitazioni? MVDH: L’efficienza energetica dà importanti soluzioni alle sfide economiche, sociali, di sicurezza così come a quelle climatiche, offrendo servizi energetici migliori, maggiore comfort, produttività, mobilità e maggiore qualità dell’ambiente locale. L’'Efficient World scenario' del ‘World Energy Outlook’ dell’Iea mostra che l’efficienza energetica può ‘ri-orientare’ l’economia mondiale verso una più efficiente allocazione delle risorse. La motivazione migliore arriverà dall’assicurare che l’efficienza energetica sul lato domanda può competere equamente con le opzioni sul lato offerta. Ciò si può raggiungere al meglio liberalizzando i mercati energetici, rimuovendo sussidi e distorsioni e mettendo in grado gli attori di mercato di valutare futuri rischi di fornitura e domanda consentendo quindi futura stabilità e sicurezza nei sistemi energetici. In un’economia industrializzata come l’Italia, le politiche di efficienza energetica dovrebbero essere strategiche anziché limitarsi ai soli programmi operativi, incentivi o misure di natura tecnica. C’è bisogno di vere strategie che perseguano obiettivi economici e sociali di medio termine così come una ridotta domanda energetica da parte delle abitazioni, piccole imprese, settore pubblico, industria e trasporti. E: Abbiamo anche bisogno di mezzi di trasporto più puliti, per risparmiare energia e ridurre le emissioni. La mobilità elettrica fa parte del nostro futuro: cosa dobbiamo fare per avere auto elettriche nelle strade? MVDH: Il costo delle batterie si è dimezzato negli ultimi 4 anni e si dovrebbe continuare a cercare la parità di costo dei mezzi elettrici con i motori a combustione interna. Le infrastrutture di ricarica per veicoli elettrici si stanno realizzando, ma hanno bisogno di essere ottimizzate più che massimizzate. Infine, la partnership pubblico-privata, come il servizio Autolib di Parigi, sono fattori abilitanti chiave sia per l’educazione dei consumatori che per la messa su strada di auto elettriche.



primo piano

Ets valido. Ma dia giusti segnali di Sara Romano

A tu per tu con Sara Romano Direttore Generale DGENER Ministero Sviluppo Economico di Carlo Maciocco

E: Signora Romano, dopo la bocciatura del backloading da parte del Parlamento UE quali prospettive si aprono per il sistema ETS in Europa e in Italia? SR: La bocciatura del backloading incoraggia la Commissione e i Governi ad accelerare la valutazione politica su quali strumenti attivare per creare un mercato efficace della CO2 e su come sostenere la transizione verso un modello di crescita sostenibile. La misura proposta dalla Commissione puntava a riequilibrare domanda e offerta evitando l'eccessivo calo dei prezzi, ma non avrebbe risolto il tema del modello strutturale. Il precedente Governo italiano si era pronunciato a favore del backloading sottolineando

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l’esigenza di superare la debolezza del meccanismo ETS a fornire un segnale di prezzo stabile agli operatori, tale da rendere attraenti gli investimenti in tecnologie pulite. Questo ultimo aspetto è fondamentale dal momento che l'innovazione tecnologica nei processi produttivi rimane la strada vincente per la riduzione della CO2 nel lungo termine, con impatti positivi su crescita e occupazione. è importante inserire la discussione della riforma dell’ETS nell’ambito del dibattito sulle politiche energetiche e climatiche in vista del 2030 e guardare l’evoluzione di paesi extra-UE. Relativamente al timore per le ricadute sui prezzi dell’energia, dobbiamo pensare che un valore adeguato della CO2 facilita la convergenza verso un allineamento


prezzo dei prezzi dell’energia elettrica in Europa e sostiene la transizione verso la grid parity delle rinnovabili, con effetti positivi per il settore elettrico italiano basato su gas e Fer. Altrimenti, avremo uno strano risultato, caratterizzato dalla compresenza di elevati costi dovuti al sostegno alle rinnovabili e emissioni in ripresa per l’uso di combustibili fossili. è inoltre opportuno superare l’attuale sovrapposizione di obiettivi per Fer, efficienza e CO2, adottando un unico target di riduzione delle emissioni a livello nazionale, che stimoli l’efficienza e riduca il costo. E: Esistono alternative efficaci all’ETS per garantire il rispetto degli obiettivi sulle emissioni? SR: La principale alternativa è la fiscalità energetica che, tuttavia, presenta una notevole complessità di armonizzazione in ambito UE e tempi di realizzazione non brevi. Per questo, la Commissione sembra più orientata ad individuare correttivi al sistema ETS che, nonostante i limiti, risulta il meccanismo di cap&trade più importante a livello globale e ha consentito all'Unione Europea di porsi come riferimento per altri Paesi. La neutralità tecnologica dell’approccio e l'esistenza di una rete organizzativa e gestionale già collaudata sono altri punti a favore di una riforma nell'ambito del sistema. La Commissione ha avanzato alcune proposte di riforma che stiamo valutando, anche nell'ottica delle priorità del settore energetico nazionale e degli effetti sulla competitività delle imprese. Di queste, quattro agiscono in vario modo sull’offerta di quote, una sulla domanda con un ampliamento a settori non-ETS e una sull’introduzione di meccanismi di gestione dei prezzi.

E: L’ISPRA ha affermato che - in base agli utlimi dati all’Italia serve solo “un piccolo sforzo” per raggiungere gli obiettivi di Kyoto. A causa dell’effetto crisi oppure le politiche nazionali e UE possono bastare, così come sono, a centrare i target? SR: In base alle ultime stime sulle emissioni, la distanza dall’obiettivo di Kyoto si è effettivamente ridotta e gli oneri per raggiungere il target fissato sembrano più contenuti rispetto alle previsioni di qualche anno fa. Tale trend decrescente è solo in parte conseguenza della riduzione dei consumi e della produzione industriale, ma è collegato in modo significativo alle politiche nazionali di sostegno delle Fer e dell'efficienza energetica. Recentemente ENEA ha valutato come la riduzione dei consumi di energia finale registrati nel 2011 (2Mtep) sia imputabile alla crisi per circa il 50%. Quanto agli impegni di riduzione al 2020, le previsioni nazionali (SEN e Piano CIPE) indicano un livello di emissioni atteso al di sotto delle prescrizioni europee, come esito di misure su più settori, dall'efficienza energetica, alle rinnovabili, ai trasporti, alla ricerca tecnologica. E: Anche nel settore trasporti le prospettive sembrano buone: i dati dell'Agenzia europea per l'ambiente evidenziano nel 2012 un calo del 2,6% delle emissioni di CO2 delle automobili immatricolate in Europa e in Italia. Siamo sulla buona strada o sarebbe necessario incentivare maggiormente l’auto elettrica? SR: La riduzione delle emissioni di CO2 è un importante effetto del regolamento 443/2009/UE che ha imposto alle case automobilistiche la vendita di veicoli più efficienti e con ridotte emissioni di gas serra (sino a 95 g CO2/km nel 2020). Il quadro normativo di settore e gli obblighi di utilizzo di biocarburanti vanno nella giusta direzione. Esistono però ancora ampi margini di intervento, con misure che incoraggino lo shift modale da gomma a ferro, il trasporto da individuale a collettivo, la mobilità sostenibile in ambito urbano. Come peraltro previsto dalla recente “Legge Sviluppo” (134/2012) che mette a disposizione contributi statali per l'acquisto di veicoli a basse emissioni e risorse per la realizzazione del Piano nazionale infrastrutturale per la ricarica dei veicoli elettrici.

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primo piano Il ruolo del Partenariato e della finanza del carbonio

Verso un nuovo

Intervista a JoĂŤlle Chassard Capo della Carbon Finance Unit di Banca Mondiale

JoĂŤlle Chassard

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accordo per il clima

E: Al tempo stesso occorre indurre i Paesi ad usare i carbon market, attraverso assistenza tecnica e trasferimento di conoscenza?

di Simone Aiello E: Signora Chassard, la finanza del carbonio rientra tra le attività di Banca Mondiale volte a ridurre la povertà attraverso strategie energetico-ambientali. Carbon Finance Unit gestisce un portafoglio di fondi per il carbonio e servizi con partecipazione governativa e di privati. Al termine del periodo di impegni del Protocollo di Kyoto come si posiziona Banca Mondiale nel mercato del carbonio? JC: L’Unità Carbon Finance gestisce 15 fondi legati al carbonio, partnership ed iniziative, con un contributo aggregato dei partecipanti pari a 3,3 miliardi di dollari Usa. L’Unità è sostenuta da 24 governi e da soggetti pubblici che acquistano crediti derivanti dalle riduzioni di emissioni in quanto partecipanti a fondi del carbonio e/o contribuiscono attraverso donazioni per attività di preparazione. L’Unità è inoltre sostenuta da 55 imprese private e 2 fondazioni, anche esse attive nell’acquisto di crediti di carbonio attraverso i fondi del carbonio. Il nostro compito, nell’ultimo anno del periodo d’impegni del Protocollo di Kyoto, è stato di far avanzare la registrazione dell’ultimo gruppo di progetti CDM e favorire il rilascio dei crediti di emissione. Il nostro impegno si sta ri-orientando perché guardiamo oltre i fondi Kyoto. Abbiamo messo in atto iniziative con un’ottica post 2012: la Forest Carbon Partnership Facility (FCPF), la Carbon Partnership Facility (CPF), la Partnership for Market Readiness (PMR), la BioCarbon Fund Tranche 3 (BioCF T3) e la Carbon Initiative for Development (Ci-Dev). Intensificare le attività di mitigazione per massimizzarne l’impatto rimane una sfida su cui concentrarsi sia nei Paesi emergenti, attraverso il lavoro della PMR e del CPF, sia in quelli meno sviluppati, attraverso il Ci-Dev.

JC: Sì. Favorendo l’attuazione degli strumenti regolatori e dei sistemi necessari a sostenere meccanismi di finanziamento di ampia scala - basati sul raggiungimento di risultati - e la nuova fase dei mercati del carbonio. Un’altra parte importante del nostro lavoro è predisporre una visione ad ampio raggio sulla finanza del carbonio, cercando di superare l’approccio a compartimenti stagni nel Meccanismo a Sviluppo Pulito (CDM). Unificando in un singolo progetto protezione forestale, riforestazione, gestione del suolo e dei componenti di biomassa. Ci siamo resi conto di svolgere un importante ruolo nel sostegno allo sviluppo di metodologie e nella riforma degli strumenti regolatori, incluso il processo UNFCCC e nel semplificare le regole CDM. Dopo dodici anni di azione a supporto di progetti del carbonio, programmi, policies, ed ora a progetti di portata nazionale, il nostro forte impegno è diretto a condividere il grado di esperienza maturato nella più ampia Agenda dello Sviluppo Sostenibile di Banca Mondiale, incrementando l’uso di finanziamenti result-based e mettendo a fattor comune quanto appreso dalla finanza del carbonio. E: Partnership for Market Readiness (www.thepmr.org) è l’iniziativa di Banca Mondiale che raggruppa Paesi di storica industrializzazione con esperienza negli strumenti regolatori in tema Clima-Energia e Paesi a medio reddito intenzionati a porli in essere. PMR ha mobilizzato 120 milioni di dollari superando l’obiettivo iniziale. Si sta dimostrando un valido esercizio per la condivisione di conoscenza, favorendo crescita e capacità istituzionale. Ciò favorirà il consenso nella direzione dell’atteso accordo globale per il dopo 2012? Con un approccio bottom-up, potrà un accordo globale esser basato su una serie di sistemi regionali interconnessi? JC: PMR è una partnership globale, fondata su un meccanismo di concessioni finanziarie dirette al capacity-building all’avvio di iniziative pilota; è anche una piattaforma di discussione tecnica su meccanismi di mercato per il contrasto ai cambiamenti climatici. Aggrega la maggior parte delle grandi economie, principali emettitori e leader nelle azioni

> Elementi 29

17


Fondi mobilizzati Contributori

US $ (min)

Europa

19,0

Giappone

14,0

Australia

12,5

Regno Unito

11,0

Svizzera

12,4

Stati Uniti

7,5

Svezia

7,5

Olanda

7,0

Norvegia

6,8

Germania

6,5

Finlandia

5,3

Spagna

5,0

Danimarca

5,1

PMR

119,6

PMR ha sinora stanziato circa 120 milioni di dollari, contemplando tra i Paesi donatori: l’Australia con una partecipazione pari a 12,5 milioni, Danimarca con 5,1 milioni, l’Europa con 19 milioni, la Finlandia con 5,3 milioni, la Germania con 6,5 milioni, il Giappone con 14 milioni, l’Olanda con 7 milioni, la Norvegia con 6,8 milioni, la Svezia con 7,5 milioni, la Svizzera con 7,5 milioni, il Regno Unito con 11 milioni e gli Stati Uniti con 7,5 milioni. Da ultimo, durante la PA-6 di Barcellona, anche la Spagna ha annunciato il proprio contributo di 5 milioni di dollari e la Svizzera un'integrazione di 4 milioni di dollari rispetto a quanto già stanziato.

nel settore clima-energia. Questi Paesi hanno fatto di PMR una piattaforma di scambio di rilievo globale per discussioni sui nuovi strumenti di mercato, favorendo un dialogo sulle lezioni acquisite da precedenti successi e fallimenti, ma anche un foro per l’innovazione collettiva. I Paesi stanno esplorando modalità innovative ed efficaci per favorire finanziamenti e ridurre le emissioni. Le singole Autorità nazionali - ciascuna in base ai propri tempi, ambizioni e circostanze - stanno sviluppando elementi di proattività del mercato, disegnando e attuando nuove iniziative per dare un prezzo al carbonio. È chiaro che le fondamenta della prima generazione di meccanismi di mercato stanno imprimendo una direzione al percorso dei meccanismi che nel prossimo futuro attribuiranno un costo al carbonio. Queste nuove modalità di approccio bottom-up per la riduzione delle emissioni si basano sulle esperienze acquisite di indubbio valore. Ciò mostra una volontà politica finalizzata al contenimento delle emissioni di gas serra in linea con le ambizioni dei governi per sviluppo e crescita economica. Questo percorso

Danimarca Spagna Finlandia Germania Norvegia Olanda Svezia Stati Uniti Svizzera Regno Unito Australia Giappone Europa 5

10

15

Fonte: Fifth and Sixth Meeting of the Partnership Assembly.

18

E: Alla quinta Assemblea della PMR, Cina, Cile, Messico e Costa Rica hanno ottenuto l’approvazione delle proprie Market Readiness Proposals e il finanziamento. Mancano altri undici Stati. Ora, è cruciale supervisionare e assistere per il rispetto dell’integrità ambientale. Come assicurerete tali obiettivi? Come sarà attuato questo processo? JC: Ciascuna proposta che ha ottenuto il finanziamento e delinea la roadmap del Paese nell’attuazione degli elementi propedeutici all’avvio di meccanismi di mercato nel settore del carbonio, beneficia del riscontro di esperti PMR e dei Paesi partecipanti. I rappresentanti dei Paesi beneficiari aggiornano l’Assemblea sullo sviluppo delle proprie attività di implementazione. Ciò avviene su base regolare e continuerà ad esser previsto nell’avanzamento delle attività. Parallelamente, il Segretariato PMR sta avanzando la proposta dell’istituzione di un Results Framework, una cornice per favorire il monitoraggio e valutare la performance della PMR. E: A livello internazionale, la UE si sta muovendo verso partnership con altri Paesi per collegare il proprio Emission trading e creare un mercato globale del carbonio. I collegamenti in fieri con Australia e Svizzera sono paradigmatici ma è importante considerare collegamenti con i mercati nuovi ed emergenti. A livello tecnico, è fattibile avere sistemi compatibili con quelli già operativi, e in particolare con lo schema europeo EU-ETS? Quanto tempo occorrerà?

PMR - Fondi totali mobilizzati (Milioni di dollari)

0

fornirà elementi conoscitivi utili al successivo accordo globale.

Elementi 29

20

JC: Ad oggi, i mercati del carbonio hanno la potenzialità di andare verso un mercato globale. Tenendo ciò a mente, PMR sta supportando lo sviluppo di standard comuni al fine di permettere un mutuo riconoscimento dei processi e crediti del carbonio ed un possibile collegamento nel futuro, se tali Paesi decideranno di avanzare in tale direzione. Ogni decisione di collegare tali sistemi è in ultima istanza legata alla scelta delle singole giurisdizioni nazionali.


Elementi 27 29

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primo piano Sicurezza energetica, affidabilità e flessibilità dei rifornimenti

Con South Stream noi vicini all'Europa Il punto di vista di Alexander Medvedev Direttore generale Gazprom Export I lavori di costruzione iniziati nel dicembre 2012, le prime forniture attese per fine 2015. La capacità piena sarà raggiunta nel 2018, dopo una graduale accelerazione delle forniture.

Alexander Medvedev

20

Elementi 29


di Fausto Carioti

E: Nel 2012 Gazprom ha fornito all'Europa 140 miliardi di metri cubi di gas, pari a circa il 25% delle forniture europee. E da Gazprom proviene il 28% del gas importato oggi dall'Italia. Sono numeri destinati a crescere nel lungo periodo. Come lei sa, questa situazione è oggetto di un acceso dibattito. Il filosofo francese André Glucksmann ha scritto che il grande errore dei Paesi europei è stato accordarsi con la Russia sull'energia senza fare squadra, ma tramite intese bilaterali. Gazprom è un fornitore forte economicamente e politicamente: che garanzie offrite agli europei?

AM: Gazprom è stato un partner dell’Europa da venti anni. Negli ultimi 40 anni, la Russia ha distribuito oltre 5000 miliardi di metri cubi di gas. Inoltre, Gazprom detiene le riserve di gas più abbondanti della terra. Garantiamo agli europei di rifornirli con combustibile pulito, conveniente e affidabile nei prossimi decenni. Ogni Paese europeo ha il suo portafoglio energetico e strategico e conosce la propria domanda. Nonostante ci siano tentativi sopranazionali di integrare il mercato energetico europeo, il mercato produce segnali più forti di quelli dei

> Elementi 29

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regolatori. Gli accordi di lungo termine di Gazprom forniscono ai clienti europei la sicurezza dell’offerta e dà a noi la certezza della domanda. Si tratta di una condizione win-win, per entrambi. Credo che questa sia la principale ragione del perché tale sistema non sia mai cambiato per decenni. Di fatto l’Europa non è più dipendente dalla Russia di quanto noi non siamo da essa: le vendite di gas in Europa corrispondono al 75% delle nostre esportazioni, mentre le forniture russe sono il 25% di quelle europee. Abbiamo investito sulla sicurezza energetica europea, sviluppando giacimenti di gas e costruendo gasdotti, come parte di un grande progetto di infrastrutture per l’export destinate specificatamente ai clienti europei, e siamo pronti a investire ulteriormente. Tuttavia, vorremmo essere sicuri che i nostri investimenti non siano inutili. E: L'Unione europea ha aperto un'indagine nei confronti di Gazprom ipotizzando la violazione delle norme sulla concorrenza in alcuni Paesi dell'est Europa. Il presidente russo Vladimir Putin ha firmato un decreto in base al quale le società “strategiche”, come la vostra, potranno fornire informazioni sulla propria attività alla Ue solo con il consenso del governo. è ancora da definire la questione, sollevata dalla Ue, dell'accesso delle terze parti al gasdotto South Stream. Come definirebbe oggi i rapporti tra Gazprom e la Commissione di Bruxelles? AM: Non posso rilasciare commenti finché la Commissione non avrà concluso l’inchiesta. Le ispezioni dello scorso

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anno non hanno portato a nessun tipo di implicazione per Gazprom. Siamo lieti di costatare che la Commissione aderisca al principio di presunzione di innocenza. Gazprom è sempre stato un supporter della concorrenza nel mercato del gas. Siamo sempre stati attenti a conformarci alle norme internazionali ed alle regolamentazioni dei Paesi in cui lavoriamo. Le condizioni della nostra responsabilità contrattuale con i clienti sono determinate dai nostri obblighi legali internazionali, dagli interessi commerciali e dai vincoli di mercato, e sono basate su principi di partnership paritetica e di piena applicazione della legge. Siamo disposti a fornire supporto alla Commissione, purché le richieste siano conformi alla legge. L’importante è che i fatti siano studiati in modo imparziale e obbiettivo, senza condizionamenti politici. Tra le accuse formulate dalla Commissione ci sono i contratti a lungo termine. Nei fatti, la maggioranza dei principali operatori mondiali del gas inclusi algerini, norvegesi e qatariani - hanno utilizzato contratti simili per decenni. Sembra - quindi - che lo scopo dell’inchiesta della Commissione sia proprio quella di cambiare, unilateralmente, i fondamenti del mercato, inclusi i meccanismi di formazione del prezzo. Questo condurrebbe all’instabilità del mercato, a scapito della sicurezza delle forniture. Per quanto riguarda questioni relative all’accesso delle terze parti, occorre spiegare le difficoltà connesse a tale principio. Per contratto, e sulla base della crescita della domanda attesa per l’Europa, abbiamo

Elementi 29

una certa quantità di gas da trasportare, per la quale necessitiamo di un gasdotto con una certa capacità. L’UE ci sta dicendo che dovremmo costruire un costosissimo gasdotto che potremo utilizzare al 50% della sua capacità, poiché l’altro 50% dovrebbe essere aperto ad altri fornitori, anche se non ve ne sono. Ci auguriamo che un accordo tra la Russia e la UE ci aiuti a risolvere varie questioni in sospeso. E: Le tensioni con la Ue rischiano di compromettere la tabella di marcia di South Stream? Ci conferma l’entrata in funzione del gasdotto per la fine del 2015? AM: Con una capacità annua di 63 miliardi di metri cubi, South Stream contribuirà sostanzialmente alla sicurezza energetica europea, accrescendo affidabilità e flessibilità dei rifornimenti. I lavori di costruzione sono iniziati nel dicembre 2012 e le prime forniture sono attese per fine 2015. La capacità piena sarà raggiunta nel 2018, dopo una graduale accelerazione delle forniture. Stiamo discutendo in ambito Ue delle strategie per evitare le conseguenze negative del Terzo Pacchetto Energia, in termini sia di sicurezza degli approvvigionamenti sia di tutela dei consumatori. Noi accoglieremmo delle regole comuni che regolino le infrastrutture che, dall’estero, entrino nel mercato europeo. Sul tema, infatti, il Terzo Pacchetto è ambiguo e la legislazione europea non si applica al di fuori del territorio EU. Tali questioni devono essere chiarite ad un livello politico alto, al fine di garantire gli investimenti necessari nel settore delle infrastrutture energetiche.

E: In concreto, quali vantaggi avranno i cittadini europei e italiani una volta che South Stream sarà pienamente operativo? AM: South Stream amplierà i rifornimenti verso l’Europa sudorientale, Italia inclusa. Le preoccupazioni italiane durante l’ondata di freddo del 2012 e la rivoluzione libica resteranno una cosa del passato. South Stream sarà la via più sicura per distribuire gas nella regione, indipendentemente dai paesi di transito e dagli shock dell’offerta esterna. South Stream ha tutte le credenziali per risultare un progetto di successo: fondi privati, base solida di risorse, azionisti internazionali con know-how tecnico e domanda dall’altra parte del gasdotto. Il nuovo gasdotto sarà anche una fonte di investimenti per tutti i Paesi soci, creando posti di lavoro e ricchezza, oltre alle rendite provenienti dalle tasse di transito. Anche l’Italia potrà trarne beneficio. L’ENI è infatti uno dei maggiori azionisti del progetto e le aziende italiane specializzate nella posa dei gasdotti otterranno numerose opportunità commerciali dall’implementazione del progetto South Stream.


Elementi 29

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primo piano

Smart Grid e il futuro è qui

A colloquio con Giuliano Monizza Vice Presidente Anie per l’Europa, l’Energia e il Mercato

Giuliano Monizza

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Elementi 29


Smart City

di Ilaria Proietti E: Dottor Monizza, l’ammodernamento delle reti elettriche, la generazione distribuita, la mobilità elettrica e i sistemi di accumulo pensa possano essere la sfida tecnologica del settore energia? Il tessuto industriale italiano è pronto a raccogliere questa sfida?

imprenditoriale italiano, in particolare quello dell’elettronica e dell’elettrotecnica che rappresento, è già pronto a fornire il proprio contributo, specialmente nei termini dell’ampio patrimonio di conoscenze e di know-how tecnologico del quale le nostre aziende sono depositarie.

GM: Come ANIE Confindustria non solo condividiamo questa analisi, ma siamo stati tra i primissimi promotori, in ogni sede e da molto tempo, di un sensibile ‘upgrading’ in chiave tecnologica del settore energetico. Si tratta di una sfida imprescindibile. Di fatto, il sistema energetico italiano è entrato in una fase di radicale trasformazione, identificabile a tutti gli effetti con una sorta di Terza Rivoluzione Industriale. Rispetto a questa rivoluzione, il tessuto

E: Quale può essere la tempistica per uno sviluppo compiuto delle Smart Grid in Italia? Quali potranno essere i vantaggi per consumatori, imprese e Sistema Italia? GM: Tra tutti i Paesi europei l’Italia è un front runner riguardo allo sviluppo delle Smart Grid. Per quanto riguarda le Smart Cities progetti come quelli ipotizzati fra Genova e Torino, sono senz’altro forieri di grande potenzialità per il

> Elementi 29

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sistema Paese e il sistema industriale italiano. Trattandosi di tecnologie a carattere fortemente innovativo, le ‘reti intelligenti’ consentono di mantenere elevato il livello di sicurezza e affidabilità del sistema elettrico. Sono, inoltre, in grado di far fronte ai numerosi problemi legati alla generazione diffusa e al controllo dei carichi e permettono un maggiore coinvolgimento del cittadino-utente finale nel consumo. L’evoluzione della rete intelligente implica inoltre una focalizzazione maggiore sull’e-mobility e sulla ricarica dei veicoli elettrici, con evidenti diminuzioni delle emissioni inquinanti. E: Quali sono gli impatti da voi stimati dell’energy storage? GM: In Italia il giro di affari potenziale per i sistemi di accumulo può superare - da qui al 2020 - i 4 miliardi di euro annui. Nel giro di pochi anni prevediamo un repentino sviluppo di questa tecnologia. A oggi i costi dei grandi sistemi di accumulo oscillano da 600 a 1000 dollari per chilowattora stoccato. Con le nuove tecnologie, i costi sono destinati a comprimersi fino a 150-200 dollari per kilowattora entro il 2020. Le stime più recenti prevedono un raddoppio del business dell’energy storage - a livello mondiale - dai 50 miliardi di dollari attuali ai 100 miliardi nel 2017. E: Oltre ad un consistente giro d’affari, al tema delle batterie si associa anche quello delle opportunità che si aprirebbero per le rinnovabili non programmabili. Quali pensate possano essere? GM: Se, come tutto lascia prevedere, il ruolo delle batterie nelle reti elettriche crescerà nei prossimi anni, favorendo lo sviluppo di fonti energetiche discontinue e non programmabili, quali il fotovoltaico, rendendole più competitive sul mercato elettrico. Quando i costi per accumulare l'energia in eccesso diventeranno sostenibili, il solare sarà molto più conveniente: i nuovi sistemi permetteranno di accumulare l'energia e di rimetterla in rete nei momenti di maggior domanda. E: Le imprese del sistema ANIE hanno chiesto più sostegno agli investimenti per la ricerca di nuovi materiali e tecnologie. Quali risposte si attendono dal nuovo esecutivo? GM: Chiediamo maggiori certezze sui tempi e sulle misure di lungo periodo per accompagnare gli investimenti industriali con un programma di sostegno alla ricerca e lo sviluppo di nuove tecnologie. è questo che ci aspettiamo dal governo, considerando che già oggi le imprese del sistema di ANIE Confindustria investono nella ricerca più del 4% del fatturato annuo, rispetto a una spesa media nazionale sul Pil pari all’1,27 % e a una media europea del 2%.

26

Elementi 29

E: Dopo molti anni è stata varata la nuova Strategia Energetica Nazionale. Cosa occorre fare per realizzarne gli obiettivi? GM: La nostra Federazione ha avanzato una proposta molto precisa, concreta e subito attuabile: quella di investire nel sistema elettrico esistente, sia in ambito dei processi di efficienza energetica nel mondo industriale che nel building in generale, quest’ultimo patrimonio fondamentale del sistema Paese. Intervenire sugli impianti già esistenti ma obsoleti con un progetto mirato di ‘revamping’ energetico può diventare un elemento fondamentale per rimettere in moto il sistema produttivo italiano. Basti pensare alla ricaduta sui posti di lavoro legati agli interventi dei sistemi/impianti elettrici, di illuminazione, di domotica e di efficienza energetica degli edifici. L'efficienza energetica è un'opportunità per l'industria nazionale, che può assumere una leadership fondamentale anche al di là dei confini nazionali considerando che ANIE Confindustria esporta direttamente e indirettamente circa il 50% del volume d’affari. E: In Italia esiste una polemica sul prezzo dell’energia, con accuse specifiche che riguardano gli incentivi alle fonti rinnovabili. Cosa ne pensa? GM: Tale polemica sta diventando strumentale e la strategia deve essere indirizzata non al passato ma al futuro. Risulta infatti evidente che l'aumento del prezzo dell'elettricità non è solo imputabile agli incentivi alle fonti rinnovabili. L'andamento del prezzo dell'elettricità ha sempre seguito quello del prezzo del gas e dei combustibili fossili. La piena competitività delle energie rinnovabili in generale potrà essere raggiunta solo quando sarà implementata la completa liberalizzazione del mercato elettrico. Tutto il processo potrà essere facilitato da una riduzione della burocrazia e da un adeguato accesso al credito. E: La vostra associazione ha partecipato con ICE e ANCE ad alcune missioni imprenditoriali all’estero. Quali sono gli sviluppi attesi da queste iniziative? GM: Nelle ultime missioni imprenditoriali guidate da Confindustria con ANIE ed Ance in Serbia e Montenegro si è arrivati alla formalizzazione di una proposta per la creazione di un Business Council finalizzato a favorire il dialogo tra le imprese dei due Paesi. Questo fa seguito alla missione ad Ekaterinburg (Urali) dove è stato siglato un accordo di collaborazione tra la Federazione e l’Unione degli Industriali locali. Il successo di queste missioni è particolarmente motivante non solo per le imprese che vi partecipano, ma più in generale per il nostro sistema industriale poiché pone le basi per una sempre maggiore focalizzazione sulle capacità tecnologiche del sistema elettromeccanico italiano che – a livello europeo - è secondo per dimensioni e diversificazione delle tecnologie.


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speciale energia paesi emergenti

• 43,2

Dopo India e Cina, luci, ombre e prospettive di Brasile, Russia e Sudafrica

7,2% •

Il Fronte dei BRICS 28

Elementi 29


• 38,7

• 20,4

4% •

di Simone Aiello e Michele Panella L’acronimo BRIC è entrato a far parte del linguaggio comune da quando l’economista Jim O’Neill, una decina d’anni fa, intuì l’ascesa di Brasile, Russia, India e Cina quali nuovi protagonisti degli scenari economici mondiali: i cosiddetti paesi emergenti. Con un peso economico pari a circa 1/5 dell’economia globale ed una popolazione superiore al 40% dell’intero pianeta, il fronte dei BRIC, allargatosi di recente anche al Sudafrica, sta ora puntando a un coordinamento delle proprie politiche economico commerciali al fine di creare la coesione necessaria per tentare di spostare gli equilibri geopolitici mondiali.

Non a caso, durante il quinto incontro a Durban del marzo scorso i BRICS hanno annunciato due progetti che vanno in questa direzione: il varo di una propria Banca di Sviluppo, con una capitalizzazione di 4.500 miliardi di dollari USA nei primi cinque anni, e la costituzione di un fondo di 100 miliardi di dollari in riserve valutarie straniere, volta a costituire un bacino di sicurezza rispetto alle turbolenze finanziarie. Ma vediamo come, dopo Cina e India, gli altri BRICS sono arrivati a proporsi come i “mattoni” dell’economia mondiale nel medio lungo periodo.

> Elementi 29

29


speciale energia paesi emergenti Il Brasile, la splendida fine della real samba Negli anni ‘80 e fino agli inizi degli anni ‘90, il Brasile è stato afflitto da un’inflazione annuale abnorme anche a quattro cifre. In buona sostanza l’inflazione giornaliera era paragonabile a quella annuale attuale. Dalla metà degli anni ’90, però, il Paese ha iniziato a invertire la rotta in tema di politica macroeconomica, con misure di contrasto all’estrema volatilità dell’inflazione e alla variabilità dei prezzi. Oggi il real brasiliano è una delle divise più forti, al punto da divenire la valuta preferita dai risparmiatori stranieri. Ed è anche grazie alla nuova politica macroeconomica che il Brasile è uscito praticamente indenne dalla crisi economica che ha attanagliato buona parte del mondo nel 2008 e 2009. Ma quale è il segreto del successo brasiliano? Sicuramente, oltre alla gestione dell’inflazione, hanno giocato un ruolo di primo piano sia il fattore geografico - il Brasile è un paese vastissimo, con ingenti risorse naturali, ottime prospettive in termini produzione petrolifera e abbondanti miniere di ferro e metalli preziosi - sia il fattore demografico: 196 milioni di abitanti al 2011 - il quinto paese più popoloso al mondo nonché più popoloso di qualsiasi paese europeo - con una cittadinanza giovane e in crescita. Questi fattori hanno determinato aumento dell’occupazione e della produttività, che sono i principali motori dell’economia reale: oggi il Brasile è la sesta potenza industriale mondiale (con il 3,5% della produzione manifatturiera globale). A conferma della solida ascesa del Brasile, basta considerare che il suo PIL, pari a 2.476 miliardi di dollari USA nel 2011, ha superato quello italiano nel 2010 e l’anno successivo è diventata la sesta economia del pianeta: secondo le previsioni potrebbe divenire la quinta economia mondiale nel 2030 e addirittura la quarta nel 2050. Ovviamente questo non vuol dire che ora il Brasile possa sedersi sugli allori. Alcuni esperti ritengono, anzi, che il real, anche grazie allo sfruttamento delle materie prime, sia cresciuto troppo in fretta e che questo possa in qualche

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Elementi 29

modo preludere a un’inversione di tendenza, deprimendo le esportazioni perché pagate a caro prezzo. E poi c’è il rischio che la solidità della valuta faccia in qualche modo dimenticare che il Paese ha bisogno di serie riforme strutturali: dalla riforma del fisco a quella sanitaria, dallo sviluppo delle infrastrutture al miglioramento dell’istruzione e dell’uso delle tecnologie. Per rendere più agevole il confronto fra le varie economie, da alcuni anni si utilizza il Growth Environment Score (GES), un indice che prende in considerazione un insieme di variabili macroeconomiche quali, ad esempio, l’inflazione e la spesa per gli investimenti, e di variabili microeconomiche, come l’uso della telefonia mobile e l’aspettativa di vita. Con questa scala, nel 2010 il Brasile si è piazzato primo fra i BRICS, con un valore dell’indice GES di 5,5, seguito dalla Cina (5,4), dal Sudafrica (4,9), dalla Russia (4,8) e dall’India (4,0). E, tuttavia, i BRICS si sono collocati ben dietro alla Corea del Sud con un GES di 7,6 a dimostrazione che sono ancora Tabella 1: imprese italiane in Brasile e Russia Brasile

Russia

Anno

2008

2009

2008

2009

N° Imprese

711

732

351

362

Addetti

76.036

79.824

30.449

34.960

Fatturato (MLD €)

23.904

24.491

3.711

4.859

Fonte: Elaborazione da dati Banca dati Reprint, Politecnico di Milano-Ice.


lontani dall’aver dispiegato tutto il loro potenziale. E infatti il Brasile, tra le altre cose, dovrebbe aprirsi maggiormente al commercio e agli investimenti privati, anche se non sarà facile, visti gli alti tassi di interesse che non incoraggiano la diffusione di liquidità. Non a caso, stando alla classifica Doing Business della Banca Mondiale sui paesi in cui è più agevole fare investimenti (sotto vari aspetti, dal tempo necessario per avviare un’attività fino alle questioni fiscali) nel 2013 il Brasile si è piazzato solo 130° su 185 paesi. Eppure, l’area degli Emergenti è di grande importanza per le imprese europee, in particolare, per quelle italiane. L’interscambio commerciale Italia – BRIC nel 2012 è ammontato a oltre 77 miliardi di euro con il 43,5% di tale valore registrato con la Cina, il 36,5% con la Russia, il 10,8% con il Brasile ed il 9,2% con l’India. Peraltro, considerando le sole esportazioni, l’Italia trae dal commercio con l’estero circa un quarto della propria ricchezza nazionale. In termini di imprese italiane presenti nell’area BRIC, la maggior parte dei capitali italiani si trova in Cina e in Brasile, dove i flussi più rilevanti sono generati dal settore trasporti e telecomunicazioni, mentre gli andamenti di crescita più rapidi si riscontrano in India e in Russia (Tabella 1). Il boom economico del Brasile è stato accompagnato da un parallelo aumento della domanda di energia: nel periodo 2000-2010 il PIL è cresciuto del 3,7% in media e la domanda di energia elettrica è cresciuta del 2,9% all’anno, soprattutto nel settore industriale (45% nel 2011). Nel periodo 20132017 si prevede che l’economia cresca in media di circa il 4% all’anno e, parallelamente, si stima che tra il 2011 e il 2017 la domanda di energia elettrica annualmente cresca del 2,6%, con possibilità di un ulteriore aumento per via dei Mondiali di Calcio nel 2014 e delle Olimpiadi nel 2016. Oltre che del calcio, il Brasile è tradizionalmente campione di energia idroelettrica che domina il parco di generazione del Paese, con un contributo pari all’86% della produzione totale del 2011. Si tratta, per lo più, di energia prodotta da grandi centrali idroelettriche, come l’impianto di Itaipu che con i suoi 14 GW di potenza da solo copre il 16% della produzione complessiva. A seguire vi è la produzione

elettrica da bioenergie, su cui il paese ha puntato molto e che ora copre circa il 4% del totale. Anche in prospettiva l’ulteriore sviluppo delle rinnovabili è affidato soprattutto all’idroelettrico, con 21 GW di potenza aggiuntiva entro il 2017 - di cui una buona metà dall’impianto di Belo Monte in costruzione – e a seguire all’eolico on shore (+7,5GW) e alle bioenergie (+2,6 GW). Resta invece marginale il contributo del fotovoltaico, sulla cui convenienza economica il governo brasiliano rimane scettico. Al livello di infrastruttura elettrica, il Paese ha una rete flessibile che consente un buon livello di integrazione delle fonti rinnovabili e vanta una consolidata esperienza nella realizzazione di linee in altissima tensione, dedicate per lo più al trasporto di energia dagli impianti idroelettrici ai centri di consumo costieri. Tabella 2: potenza da fonti rinnovabili installata in Brasile al 2011 e stima al 2017 2011 FONTE Idraulica

2017

GW

GW

88,90

109,80

Bioenergie

5,40

8,00

Eolico

1,50

9,00

Fotovoltaico

0,00

0,90

Solare a concentrazione

-

-

Geotermia

-

-

Maree/moto ondoso

-

-

95,80

127,70

TOTALE Fonte: Elaborazione da dati IEA

Dalla Russia con calore La principale fonte di energia europea è il gas e, stando alle previsioni più accreditate, le importazioni di gas del vecchio continente aumenteranno almeno per i prossimi 20 anni. In Europa la domanda di gas è concentrata per il 90% nei mercati di Regno Unito, Germania, Italia, Olanda, Spagna, Francia, Belgio, Polonia e Ungheria. In tutti questi paesi la parte del leone la fa il colosso russo Gazprom: in altre parole la Russia è diventata, per così dire, la “caldaia” d’Europa. E proprio la Russia è un altro dei Paesi che avrebbe tutte le carte in regola per raggiungere un livello di PIL pro capite maggiore di quello di tutti i Paesi BRIC e anche di quelli europei, mentre attualmente è la decima economia mondiale (1.857 miliardi di dollari USA nel 2011). Ma il raggiungimento di questo obiettivo è ostacolato da numerosi aspetti critici, al punto che non pochi analisti nutrono riserve sul suo futuro. Occorre, infatti, sottolineare la debolezza demografica della Russia - ha una popolazione di circa 143 milioni di persone, ma che ha registrato una riduzione nel periodo 2002-2010 accompagnata da un’aspettativa di vita bassa, soprattutto per gli uomini, dall’impellente necessità di ampliare la base di distribuzione della ricchezza, oggi in mano a pochi miliardari e da un’eccessiva ingerenza governativa.

segue a pagina 33

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Autoconsumo e soluzioni flessibili per piccoli impianti fotovoltaici L’Azienda 22 filiali in tutto il mondo,

headquarter a Baoding, Cina

6 GW di moduli installati in tutto il mondo

2,3 GW di moduli FV venduti nel 2012: primato assoluto Sponsor della

Cup

TM

FIFA World

2010 e 2014

FC Bayern Munich

e dell’ Realizzare un impianto fotovoltaico su misura, tagliato sul consumo energetico reale della propria casa o azienda, è possibile grazie a YINGLI FLEXI-SYSTEM®, il nuovo prodotto in “bundle” di Yingli che racchiude in un unico imballaggio, pratico e interamente ecologico, i moduli fotovoltaici di varie potenze a marchio ‘Yingli Solar’ e l’inverter solare fornito da primarie aziende partner, pronti da installare. Pensato per il mercato italiano, YINGLI FLEXI-SYSTEM® è il sistema fotovoltaico flessibile distribuito attraverso la rete di installatori partner del programma YINGLI4YOU® e disponibile in sei differenti taglie, dalla X-small (2 kWp) alla XX-large (20 kWp) a seconda della grandezza dell’impianto e del numero di moduli compresi nell’imballaggio. YINGLI FLEXI-SYSTEM® consente convenienza e risparmio energetico effettivo, massimizzando i vantaggi dell’autoconsumo e adattandosi alle esigenze energetiche della propria casa. Con YINGLI FLEXI-SYSTEM®, una famiglia tipo in un’abitazione media in centro Italia, può risparmiare fino 1.822 kWh

32

all’anno e oltre 900 Kg di CO2 immessi nell’atmosfera.

Yingli ad Innovation Cloud Solarexpo 2013 L’azienda ha partecipato all’appuntamento fieristico di settore con un team internazionale e uno stand “italiano”, interamente dedicato al mercato locale che sta affrontando il delicato passaggio dall’incentivato all’autonomia, e con uno spazio espositivo che ha riprodotto una casa “sospesa”, simbolo dell’alleggerimento complessivo dei costi domestici possibile grazie al fotovoltaico. Tutto incentrato sull’efficienza energetica, lo stand Yingli ha evidenziato i numeri del possibile risparmio in bolletta attraverso soluzioni personalizzate per piccoli impianti con cui le famiglie possono ottimizzare l’autoconsumo, diventare parte attiva nella gestione dei costi energetici e ridurre drasticamente i prelievi dalla rete elettrica.

Elementi 29

Quotata alla

Borsa di New

York dal 2007 (NYSE: YGE)


Il Paese, però, ha dalla sua immense risorse naturali: dispone di circa 1/3 di tutte le riserve di gas del pianeta – non a caso è il maggior esportatore di gas al mondo - del 18 % dei giacimenti noti di petrolio, del 40% delle miniere di nickel e di 1/5 di tutto il carbone estraibile sul globo. È anche la nazione del G8 con il maggior tasso di crescita del PIL, +3,4% su base annua nel 2012. Inoltre, la Russia è la decima potenza industriale con il 2,3% della produzione manifatturiera globale e potrebbe raggiungere la sesta posizione già nel 2030. E non basta, infatti, essere i “fornitori ufficiali” di gas dell’Europa per pensare di aver fondato su basi solide la propria economia. È senz’altro un bene avere petrolio, gas e risorse minerarie, ma occorre anche ricordare che nel 2008 il PIL russo è sceso dell’8% a causa del crollo dei prezzi del petrolio, mostrando la vulnerabilità di un sistema basato troppo sull’esportazione di materie prime. Il paese vanta anche un notevole bacino di intelletti, che manifesta le sue punte di eccellenza nelle scuole di matematica e fisica e da alcuni anni sta puntando molto sullo sviluppo tecnologico. Ad esempio con la costruzione, non lontano da Mosca, del Centro Skolkovo per l’Innovazione, una sorta di Silicon Valley russa che conta su investimenti di aziende straniere come Apple e Cisco.

Dal punto di vista elettrico, si prevede che in Russia la domanda di energia crescerà di quasi il 2% all’anno e che si arriverà a superare il consumo europeo pro-capite entro il 2017. La parte maggiore della generazione elettrica è di tipo termico (67% del totale nel 2010), seguita dal nucleare e dall’idroelettrico (circa il 16% ciascuno), mentre sono quasi irrilevanti le altre fonti rinnovabili. Nell’ottica dello sviluppo strategico dell’infrastruttura elettrica, il Paese ha previsto il rafforzamento delle interconnessioni transfrontaliere, la modernizzazione della capacità di generazione esistente, lo sviluppo dell’enorme potenziale di fonti rinnovabili (fino al 4,5% della produzione al 2020, oltre l’idroelettrico) nonché del nucleare (da 170 nel 2010 a 281 TWh al 2035). La Russia, infatti, insieme all’Europa ha circa il 45% della potenza nucleare installata al mondo e nel 2009 l’orso russo presentava il maggior numero di reattori in costruzione. In termini di potenza installata, al 2020 è prevista un crescita dell’idroelettrico (+4 GW), dell’eolico (+2 GW) e delle bioenergie (+1 GW). Previsto anche l’incremento per il gas e il nucleare (Tabelle 3 e 4). Tabella 3: potenza da fonti rinnovabili installata in Russia al 2010 e stima al 2020

FONTE

4% •

2010

2020

GW

GW 52,00

Idraulica

48,00

Bioenergie

1,00

2,00

Eolico

0,00

2,00

Fotovoltaico

-

0,00

Solare a concentrazione

-

-

Geotermia

-

-

Maree/moto ondoso

-

-

49,00

56,00

TOTALE

Fonte: Elaborazione da dati World Energy Outlook 2012

Tabella 4: potenza da fonte fossile e nucleare installata in Russia al 2010 e stima al 2020 2010 FONTE

2020

GW

GW

Carbone

52,00

44,00

Petrolio

6,00

5,00 129,00

Gas

105,00

Nucleare

24,00

32,00

TOTALE

187,00

210,00

Fonte: Ibidem

segue a pagina 35

Elementi 29

> 33


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Elementi 29


La Russia è un Paese importante anche per l’economia italiana: l’interscambio commerciale Roma Mosca ha superato i 28 miliardi di euro all’anno, con una crescita rispetto al 2011 dell’8%. Noi esportiamo marchi pregiati tipici del made in Italy: principalmente abbigliamento, prodotti alimentari e macchine industriali ad alta tecnologia (per un totale di circa 2,5 miliardi di euro). Importiamo soprattutto carbone e prodotti petroliferi, metalli e minerali (per un totale di oltre 8 miliardi di euro all’anno). E questo è ancora più significativo se si considera che nel 2013 - in un contesto di calo della domanda interna italiana, della domanda intra-UE e dell’interscambio verso gli emergenti – tiene solo l’export e l’import con la Russia, registrando un +9,3% e un +1,3% a marzo rispetto allo stesso periodo del 2012. Costituisce un elemento positivo anche l’entrata di Mosca nel WTO, che farà scendere di oltre due punti percentuali, fino al 7,8%, i dazi doganali applicati da Mosca per le importazioni, senza contare che gli accordi fra Mosca e i suoi vicini garantiscono che le società ubicate in Russia possano esportare in Bielorussia e Kazakistan senza dazi, collocando il Paese in posizione strategica per la creazione di ponti commerciali con i paesi dell’Asia Centrale e dell’Estremo Oriente. Anche la creazione di imprese in Russia presenta aspetti attraenti: la pressione fiscale è bassa - dal 20% fino al 4% in zone ad investimenti speciali – e la mano d’opera è generalmente qualificata e di costo contenuto, considerato che il salario medio mensile nel 2011 ammontava a 531 euro. Ma sotto questo aspetto occorre anche prestare attenzione: la Russia, infatti, è restia ad accettare aziende che entrano nel Paese solo per vendere prodotti o delocalizzare qualche stabilimento, mentre predilige le imprese che intendono fare investimenti strutturali.

Le potenzialità dell’Africa Almeno dall’aprile del 2011 il club dei BRIC è stato allargato al Sudafrica, che rappresenta l’economia più grande del continente africano. Ricco di materie prime, è il 5° produttore mondiale di carbone e ha la maggior parte delle riserve africane di uranio (circa 1/5 di quelle mondiali), oltre a esser membro del G20. Per alcuni aspetti il Sudafrica risulta ben posizionarsi tra i BRICS: ha un fisco agevole, una burocrazia snella, è aperto agli scambi, soprattutto con gli altri paesi BRIC, Brasile e India in primis, e può vantare un indice GES accettabile 4,9 (2010), nonché un piazzamento di tutto rispetto nella classifica Doing Business (Tabella 5). Tabella 5: Classifica Doing Business 2013 della Banca Mondiale Paese

Posizione (su 185 Paesi)

Singapore

1

Regno Unito

7

Sudafrica

39

Italia

73

Cina

91

Russia

112

Brasile

130

India

132

Fonte: Elaborazione dati da The World Bank e IFC

Tuttavia non si può nascondere che la sua economia, con un PIL di circa 400 miliardi di dollari nel 2011, è limitata (pari a 1/5 dell’economia italiana). E poi ci sono altri aspetti critici che hanno un impatto negativo sulla produttività: con 50 milioni di abitanti ha un andamento demografico non positivo, un’aspettativa di vita di 53 anni e un tasso di disoccupazione del 24% (2011). In un certo senso il Sudafrica potrebbe essere considerato come il portavoce dell’intero continente africano che, nel suo insieme, potrebbe a buon diritto costituire il BRICA: gli undici Paesi maggiori dell’Africa coprono una superficie paragonabile a quella della Russia e, dal punto di vista demografico, il continente è passato da 416 a 811 milioni di abitanti nel periodo 1975-2010, mentre si prevede arriverà a 1,4 miliardi di abitanti nel 2025, con in testa giganti quali Nigeria, Etiopia e Congo. Sul fronte della generazione elettrica il Sudafrica sta affrontando un periodo di elevata richiesta di energia che viene soddisfatta a fatica, per il 95%, dalla maggiore azienda statale, la Eskom - con un parco di generazione in

> Elementi 29

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speciale energia paesi emergenti cui predomina il carbone (90% della produzione) - e per il 5% da produttori privati indipendenti. Ha peraltro ottime potenzialità di sviluppo delle fonti rinnovabili, specie dell’eolico e del solare. Entro il 2013 dovrebbe installare 1 GW di potenza da fonti rinnovabili, di cui il 40% eolica. Nei successivi quattro anni, la potenza eolica on-shore dovrebbe salire a 2.4 GW, seguita dal solare fotovoltaico (1.2 GW) e dal solare a concentrazione (0.5 GW). Naturalmente per il Paese è cruciale continuare a sviluppare il commercio transfrontaliero nonché adeguare l’infrastruttura elettrica. Infatti la non piena adeguatezza del sistema elettrico, causata anche da un dietrofront nel tentativo di liberalizzare il settore che ha bloccato gli investimenti per alcuni anni, è una delle principali cause di scoraggiamento degli investitori esteri, soprattutto di fronte alla prospettiva di investire in attività ad alto consumo di energia, come quelle legate all’estrazione mineraria. Sebbene con modalità e tempi differenti, è evidente che i BRICS sono destinati a cambiare radicalmente gli scenari di riferimento, con uno spostamento degli assi economici mondiali. è anche vero, tuttavia, che gli stessi paesi dovranno confrontarsi sempre di più con le istanze ambientali, che avranno un impatto sulle loro economie.

Un recente rapporto della IEA , infatti, ha evidenziato come nell’arco di vent’anni l’intensità carbonica globale sia di fatto rimasta costante, passando da 2,39 a 2,37tCO2/tep, nonostante la forte crescita delle fonti rinnovabili. Questo è sostanzialmente dovuto al parallelo aumento delle fonti convenzionali per far fronte alla fame di energia del globo: stando ai dati del Fondo Monetario Internazionale (FMI) la maggior parte dei sussidi diretti alle fonti convenzionali, 480 miliardi di dollari USA l’anno, pari a circa tre volte quelli destinati alle fonti rinnovabili, si trova proprio nei Paesi emergenti. Occorre poi aggiungere circa 1.900 miliardi di dollari di sussidi indiretti, di cui il 40% proviene da Paesi di industrializzazione storica, dovuti alla mancata internalizzazione del costo ambientale delle fonti fossili.

• 38,7

• 20,4

4% •

36

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Anche in questo caso i BRICS giocano, in termini assoluti, un ruolo fondamentale, dacché la Cina, con 278 miliardi di dollari, e la Russia, con 116 miliardi, figurano rispettivamente al 2° e 3° posto nella graduatoria mondiale dei Paesi che sussidiano indirettamente le fonti convenzionali. Al riguardo l’FMI ha lanciato un chiaro monito: dovranno venir meno tutti i sussidi alle fonti fossili, in quanto sintomo di insostenibilità fiscale e finanziaria e causa del mancato efficientamento del processo industriale e produttivo, pena il diniego di futura assistenza finanziaria da parte del Fondo multilaterale.


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mercato elettrico

Una holding di di Luca Speziale E: Dopo dieci anni di attività quale è il ruolo di AU?

Paolo Vigevano

Parla Paolo Vigevano Presidente e Amministratore delegato di Acquirente Unico Tutela per il consumatore, strumenti per lo sviluppo del mercato, nuovi servizi. Queste alcune delle caratteristiche della “carta d’identità” di Acquirente Unico - un modello di riferimento - la cui posizione è ormai di primo piano in un settore in continua evoluzione, che lo vede lavorare con le Istituzioni, gli operatori e per il consumatore finale. Paolo Vigevano ci spiega come l’azienda da lui guidata affronta le molteplici attività.

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Elementi 29

PV: Prima della liberalizzazione il comparto elettrico in Italia era caratterizzato dalla presenza di un grande monopolista pubblico. Con la completa apertura del mercato, per far fronte alla presenza di nuovi operatori e affiancare il consumatore in questo nuovo scenario, si è pensato all’istituzione di AU, soggetto pubblico terzo e indipendente, che potesse coniugare sviluppo della concorrenza e tutela del consumatore. Un “cuneo” tra produzione e consumo, un aggregatore della domanda dei piccoli consumatori, capace di farli beneficiare delle opportunità della competizione nel mercato elettrico all’ingrosso. Dal 2004, AU svolge un ruolo a favore della competitività e di “accompagnamento” del processo di liberalizzazione, in un mercato che non è ancora completamente concorrenziale. In questo l’approccio italiano è diventato un modello di riferimento per molti mercati, nel contesto europeo, che si aprono alla concorrenza. E: In tale ambito quale è la posizione del consumatore? PV: L’informazione gioca un ruolo fondamentale, ma occorre renderla più efficace. Per questo con lo sviluppo del mercato, sono state ampliate le attività volte a rendere il consumatore più informato e consapevole delle dinamiche di mercato. Infatti, a seguito della liberalizzazione e privatizzazione del settore elettrico, l’assetto del mercato italiano,


servizi riconosciuto come best practice a livello europeo, oggi coniuga logiche di promozione della competizione tra imprese e tutela dei consumatori. Il consumatore va così acquisendo maggiore fiducia nei benefici che può ricavare sia dalla liberalizzazione, con l’esercizio del suo diritto di scelta del fornitore più vantaggioso, sia da una migliore conoscenza dell’uso efficiente dell’energia per contenere i propri consumi. Quindi non più un ruolo secondario, ma una posizione da comprimario con un potere negoziale ben preciso.

soluzione tra le parti. Con notevoli vantaggi in termini economici e temporali.

E: Quali sono gli strumenti che AU utilizza per creare un filo diretto con l’utente finale, così da renderlo meno vulnerabile e più cosciente delle dinamiche di mercato?

E: Tra le attività di AU, si registrano anche il Sistema Informativo integrato e l'Organismo Centrale di Stoccaggio Italiano. Di cosa si tratta?

PV: Il primo strumento utilizzato non è del tutto nuovo: si tratta dello Sportello per il consumatore di energia, gestito da AU per conto dell’Autorità, che “rinnovato” e potenziato, rappresenta un’importante realtà per il consumatore. Allo Sportello il consumatore può avere informazioni sui propri diritti e sui provvedimenti dell’Autorità. Oltre a essere assistito in caso di controversie relative al rispetto dei livelli qualitativi e tariffari dei servizi dell’energia elettrica e del gas, non direttamente risolte dai fornitori o distributori. Proprio per aumentare il supporto in questi casi è stato affidato ad AU anche il Servizio conciliazione clienti energia, che facilita la composizione delle controversie tra clienti finali e operatori (venditori o distributori) di energia elettrica e gas, aiutandoli a individuare la migliore

PV: Il Sistema Informatico Integrato, nato per gestire i flussi informativi relativi ai mercati dell’energia elettrica e del gas, è caratterizzato da una struttura centralizzata che interagisce con gli operatori e garantisce la sicurezza e la tempestività nella gestione dei dati, favorendo la concorrenzialità dell’intero mercato. Il fatto che il Sistema sia stato istituito presso AU assicura l’imparzialità e la non discriminazione tra gli operatori. Per l’OCSIT, invece, è stata recepita una Direttiva Europea che impone agli Stati membri l’obbligo di detenere un quantitativo minimo di scorte di petrolio greggio e/o prodotti petroliferi, al fine di assicurare la disponibilità di scorte e la salvaguardia dell’approvvigionamento di energia. Operando con criteri di mercato e senza fini di lucro, l'OCSIT ha

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due obiettivi principali: contribuire all'ottimizzazione del sistema nazionale delle scorte, facilitando l’accesso al mercato scorte da parte di tutti gli operatori del settore petrolifero in un’ottica di efficienza e trasparenza e migliorare il flusso informativo attraverso una piattaforma informatica. E: Informazione, tutela, tecnologia e sviluppo della competitività sono i nodi su cui lavorare nell’immediato futuro? PV: Un ruolo importante lo rivestiranno le nuove tecnologie e l’informazione legata alla promozione degli usi innovativi dell’energia, in grado di trasformare le attuali reti di distribuzione in Smart Grids. La promozione di uno sviluppo corretto del mercato, che contemperi la propria crescita e la tutela degli utenti, però ha bisogno anche di una governance istituzionale capace di guidare il cambiamento con flessibilità ed efficienza, con la partecipazione consapevole del consumatore, fruitore ultimo del sistema elettrico.

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mercato elettrico Sviluppo settore elettrico

Derivati sì, ma con regole opportune Concetta Brescia Morra

Dialogo con Concetta Brescia Morra Docente Diritto Bancario e Diritto dei Mercati Finanziari “Anche nel campo dell'energia, i derivati e più in generale gli strumenti di innovazione finanziaria possono essere elementi di sviluppo del settore”. Lo dice Concetta Brescia Morra che insegna Diritto bancario e Diritto dei mercati finanziari presso l'Università del Sannio e alla Luiss Guido Carli. E che, in questa intervista a 'Elementi', spiega la profonda riflessione in corso, specie rispetto agli strumenti utilizzati nei mercati non regolamentati.

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di Ilaria Proietti E: Professoressa, abbiamo imparato a conoscere le degenerazioni sistemiche collegate all’utilizzo degli strumenti di innovazione finanziaria. Quali sono i meccanismi e le regole per rendere affidabile il sistema? Questi ‘paletti’ non rischiano di ostacolare l’attività degli operatori? CBM: Gli operatori che si lamentano degli oneri loro imposti devono comprendere che la fiducia nei meccanismi di formazione dei prezzi è la migliore garanzia della liquidità dei mercati, anche dell'energia. Le normative europee in via di attuazione hanno esteso anche al campo delle commodities tutta una serie di vincoli per i soggetti che intendano avvalersi dei derivati che sono contratti standardizzati e che - a prescindere dalla connotazione

negativa che viene loro assegnata dopo gli episodi recenti - nascono prevalentemente con la funzione di copertura dei rischi. E: In cosa si sostanziano queste nuove regole? CBM: Le proposte di modifica in materia finanziaria a partire dal regolamento Emir (European Market Infrastructure Regulation) riducono le esenzioni per i soggetti che intendano operare nei derivati sulle merci di qualunque tipo esse siano; quindi anche laddove il bene sottostante sia quello dell'energia. In questo modo si determinerà la necessità di operare attraverso intermediari professionali abilitati a questo tipo di attività come le Società di intermediazione mobiliare o le banche.

> Elementi 29

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E: E d'altro canto la struttura dello strumento ha potenzialità inimmaginabili rispetto ai mercati tradizionali. Proprio l'esplorazione di tali potenzialità ha regalato nuovi stimoli facendo crescere, a 15 anni dalla liberalizzazione del settore energetico, l'entità complessiva dei contratti presenti nel portafogli degli operatori, anche a fronte di uno sviluppo rallentato dei mercati a termine regolamentati (dove si negoziano i contratti future) complice, in questo caso, il peso eccessivo delle garanzie richieste… CBM: Comprendo il tema dell'onerosità dei meccanismi ma l'obiettivo della liquidità e del corretto funzionamento del sistema è la priorità per gli stessi operatori.

E: Ma i requisiti e gli obblighi per chi intenda occuparsi di derivati non finiscono qui… CBM: L'irrigidimento della normativa nasce dalla crisi determinata dal rischio sistemico collegato ai derivati che si prestano ad un indebitamento esponenziale. Le nuove norme hanno l’obiettivo di eliminare una trasmissione del rischio potenzialmente velocissima e che può creare un'alterazione sostanziale dei prezzi e, in ultima analisi, il collasso del mercato. Alla luce dell'approvazione delle nuove discipline sarà dunque necessario operare attraverso una stanza di compensazione, che crea una sorta di garanzia dell'esito dei contratti. E: Non si rischia, avvicinando il meccanismo in corso di configurazione a quello dei mercati a termine regolamentati, di smorzare la vivacità del mercato non regolamentato? CBM: Voglio premettere che questo meccanismo potrà interessare il settore dell'energia probabilmente solo in futuro: infatti l'obbligo di operare con una controparte centralizzata si configura sopra una soglia piuttosto elevata, quella dei tre miliardi, mentre attualmente mi pare che l’utilizzo di questi strumenti da parte degli operatori che trattano energia sia modesto. Che in generale questa previsione sia comunque necessaria, lo dimostra la storia recente: in assenza di questi paletti può essere messa in discussione la sopravvivenza stessa dei mercati dove è fondamentale la fiducia. La fiducia nel mercato e nella corretta formazione dei prezzi deve essere una priorità: lo hanno capito in prima battuta gli operatori che hanno pagato un prezzo altissimo dall'assenza di liquidità. Un problema che, come ha mostrato il caso delle cartolarizzazioni, da molti indicato all'origine della crisi globale innescatasi nel 2007, si può porre in maniera drammatica. E: Il senso sembra essere "ben vengano", dunque, le nuove regole laddove esse possano restituire al termine speculazione finanziaria la sua accezione originaria’… CBM: L'innovazione finanziaria intesa come nuovi strumenti, ha migliorato lo sviluppo dell'economia e dunque ha favorito la crescita. Resto dell'idea che i derivati, nonostante quel che è successo, non vadano dunque demonizzati: la causa speculativa non è una causa nulla o contraria alle regole del codice civile.

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E: Gli operatori temono però che rispetto ai mercati a termine dell'energia regolamentati vi possa essere un'ulteriore limatura dei margini derivante dalla scadenza ravvicinata delle coperture delle vendite. Una previsione quest'ultima che, pur avendo come scopo l'armonizzazione del mercato elettrico italiano con le altre borse europee, potrebbe rappresentare un vincolo operativo penalizzante. E lo stesso timore sussiste oggi anche rispetto alla futura configurazione dei mercati non regolamentati. Non crede che sarebbe necessario esentare dalle nuove regole il settore energia? CBM: Laddove l’entità del mercato dei derivati energetici raggiungesse la soglia prevista sarebbe difficile un’esenzione dalle nuove regole per i mercati dell'energia. E anche abbastanza illogico, dal momento che esse si riferiscono non alla merce negoziata ma allo strumento di negoziazione che deve essere configurato in base a regole standard. In più occasioni ho avuto modo di confrontarmi con gli operatori di settore che sono interessati alle potenzialità di questo strumento che ad oggi svolge per loro un ruolo ancora ancillare. E che sono perplessi rispetto agli oneri e all'appesantimento delle regole che si vanno delineando. È evidente che quello dei derivati è un mondo che ha bisogno di queste regole perché la velocità di trasmissione del rischio può rendere il mercato fragilissimo. Questa consapevolezza afferisce al tipo di strumento a prescindere dalla merce su cui si costruisce il derivato e limitare il rischio dovrebbe essere una priorità per gli stessi operatori perché se il mercato collassa sono gli operatori stessi i primi a pagare un conto salatissimo. Diverso è il discorso se sia auspicabile e percorribile la valorizzazione delle specificità. Se non è possibile prefigurare regole speciali, credo occorra far valere, anche tramite l'associazione dei regolatori di settore - un dialogo con l'Esma (European securities and markets authorithy). Credo che questa sia la via maestra che consentirà di superare le doglianze, specie relative ai problemi finanziari, degli operatori dell'energia.


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Elementi 29

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mercato elettrico

Perché Mauro Zanini

Conversazione con Mauro Zanini Vice presidente di Federconsumatori

Offerte poco allettanti; condotte scorrette da parte delle aziende; asimmetria informativa tra fornitori e utenti. Lo sviluppo del mercato libero dell’elettricità e del gas è ancora in chiaroscuro. E ora che le tariffe scenderanno, sarà ancora più difficile per le aziende strappare clienti al mercato tutelato. Ne abbiamo parlato con Mauro Zanini, vice presidente di Federconsumatori.

di Gabriele Masini E: Le offerte di energia elettrica e gas sul mercato libero si stanno moltiplicando. Qual è la risposta dei consumatori? MZ: L’apertura del mercato sta incontrando delle criticità, tanto che si registra un calo nei tassi di switch. Dagli ultimi dati dell’Autorità per l’energia, da luglio 2007 a settembre 2012 il 21% delle utenze (circa sei milioni) sono passate al mercato libero. Ne rimangono oltre 23 milioni nel mercato tutelato. Ma, secondo i nostri dati, di questi sei milioni i due terzi sono rimasti con lo stesso fornitore, hanno semplicemente cambiato il tipo di contratto.

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E: Perché questa diffidenza? MZ: Il punto è che le offerte non sono molto allettanti. Perché il mercato decolli servono risparmi almeno a due cifre sul costo complessivo annuo. Oggi invece sconti e offerte garantiscono risparmi tra il 2,6% e il 5,7%, per quanto riguarda l’energia elettrica con prezzo indicizzato. Quelle a prezzo bloccato offrono uno sconto maggiore ma d’altro canto dal 2010 a oggi abbiamo registrato un calo del risparmio anche del 50%.

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E: Ora che le tariffe del gas cominceranno a scendere, grazie al nuovo metodo tariffario adottato dall’Autorità, le offerte a prezzo bloccato non converranno più… MZ: È importante che si sia rotto il “monopolio” dell’indicizzazione dei contratti take or pay al prezzo del petrolio. C’è bisogno di cautela perché questo calo dei prezzi spot del gas è dovuto alla congiuntura internazionale, al calo dei consumi energetici e all’aumento dell’offerta: con la ripresa dell’economia bisognerà vigilare su eventuali effetti speculativi sul mercato spot.


il mercato libero non decolla E: Altro aspetto critico la “leggibilità” delle bollette. MZ: Dobbiamo fare di più sul versante della semplificazione perché è difficile per i cittadini utenti capire le bollette. Sia perché la stessa struttura delle fatture è complessa, sia perché a volte ci sono conguagli, per via di provvedimenti dell’Autorità, ricorsi delle aziende e pronunciamenti del Tar. Spesso inoltre le aziende devono adottare provvedimenti retroattivi che sono di difficile comprensione. E: Come va con i reclami? MZ: Due reclami su tre si riferiscono al mercato libero. Le criticità più frequenti riguardano i contratti non richiesti (18% dei reclami), le fatturazioni (circa 45%) e i recessi, morosità e volture (15%). E: Cosa si può fare per migliorare la situazione? MZ: Si può introdurre l’obbligo per le aziende che operano nel mercato libero di rendere pubbliche le offerte in un sistema di comparazione, che può essere il "trova offerte" magari migliorato alla luce di questi anni. Inoltre le offerte devono essere comparabili: sta diventando difficile anche per noi fare comparazioni perché le società tendono a “svicolare” con offerte di durata limitata o legate alle taglie. Invece il mercato libero richiede trasparenza.

E: Come associazione dei consumatori cosa state facendo per ridurre l’asimmetria informativa tra fornitori e utenti? MZ: Stiamo organizzando iniziative di informazione in tutta Italia: abbiamo realizzato una rete di 45 sportelli, un call center e un sito. È anche partito un progetto che prevede 110 incontri, uno per città. Occorre ancora fare molto perché il consumatore non sia più soggetto passivo. L’anno scorso, in occasione di un incontro europeo tra associazioni dei consumatori e regolatori, un rappresentante dei consumatori inglesi ha detto che 2 utenti su 3 che cambiano fornitore, lo cambiano in peggio. E in Inghilterra sono tutti sul mercato libero. Questo ci deve far riflettere su quanto ancora il consumatore sia debole e abbia difficoltà a valutare le offerte. E: È auspicabile una riduzione più accelerata del perimetro di tutela per favorire un dispiegamento più rapido del mercato? MZ: Il terzo pacchetto Ue indica questo percorso, però bisogna fornire le massime garanzie ai consumatori. Con la graduale riduzione del ruolo dell’Acquirente Unico nel mercato tutelato bisogna creare le condizioni di mercato che consentano la nascita di gruppi di acquisto, anche con il sostegno delle associazioni dei consumatori. Così si avrebbe un ruolo di tutela nella contrattazione,

Elementi 29

eventualmente anche avvalendosi dell’esperienza dell’AU. E: Un altro punto dolente, rispetto alla bolletta elettrica, è il peso crescente degli oneri per gli incentivi alle rinnovabili. MZ: Siamo molto preoccupati perché gli oneri di sistema incidono ormai per il 20% della bolletta elettrica. Si deve lavorare per limare diseconomie e rendite. Gli incentivi vanno rimodulati e trasferiti in parte sulla fiscalità generale. E: Aeeg e Ministero dello Sviluppo Economico hanno attuato la riforma degli oneri che alleggerisce il fardello delle aziende ad alta intensità energetica. Siete d’accordo? MZ: No. Chiederemo al nuovo governo che riveda questa decisione. Non è possibile che per rendere competitive le imprese italiane si sposti il peso sulle famiglie. Anche perché il provvedimento prevede, per godere degli sgravi, un’incidenza minima del 2% dei costi dell’energia sul fatturato dell’azienda. È una sovvenzione alle imprese da parte delle famiglie. Più in generale, una parte degli incentivi va spostata sulla fiscalità generale. È un percorso difficile, ma va attuato.

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energia Sistema energetico

Si va verso il “knowledge based” di Stefano Besseghini (AD di RSE)

Alla fine di gennaio è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di approvazione del Piano triennale 2012-2014 della Ricerca di Sistema. Un passaggio fondamentale per garantire la continuità dell’attività di ricerca in un settore sempre più sensibile come quello energetico. Il piano assegna risorse pari a 221 milioni di euro in tre anni, distribuite su tre grandi aree di intervento: governo gestione e sviluppo del sistema elettrico nazionale, produzione di energia elettrica e protezione dell’ambiente e razionalizzazione e risparmio nell’uso dell’energia elettrica. Così come diverse sono le modalità di erogazione: da progetti di ricerca applicata, a progetti di sviluppo da svolgere in collaborazione con le aziende, a progetti volti alla individuazione di nuovi campi di indagine.

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Stefano Besseghini


Il Piano triennale pone alla base dei propri orientamenti strategici la promozione di un sistema energetico che affianchi alla sicurezza ed efficienza di esercizio, il perseguimento del contenimento del costo dell’energia per i consumatori finali e per le imprese. Un obiettivo che ben si accorda con la vocazione di RSE da sempre orientata ad una visione integrata e di sistema. Si pone l’accento non solo sullo sviluppo di tecnologie innovative ma anche, e forse soprattutto, sulla loro efficace integrazione nel sistema energetico nazionale. Mai prima d’ora il sistema energetico è stato al centro di spinte centripete derivanti dalla competizione di differenti tecnologie di generazione, dal progressivo cambiamento del ruolo dei consumatori via via più esigenti, consapevoli e spesso attori stessi del sistema nel nuovo ruolo di “prosumers”. Mai come ora è quindi necessario sviluppare una profonda comprensione del sistema e delle (spesso non ovvie) correlazioni che le iniziative dei diversi portatori di interesse determinano sullo stesso. Centrale rimane e rimarrà il ruolo della rete elettrica che del sistema elettrico rappresenta il sistema nervoso e che pure sta conoscendo una radicale evoluzione verso una configurazione adattativa tanto che generazione distribuita, reti attive ed accumulo rappresentano insieme la principale voce in termini di finanziamenti dei programmi di ricerca. All’interno di quest’area c’è anche il settore che forse più potrà beneficiare di un breakthrough tecnologico in grado di cambiare profondamente il paradigma stesso del sistema elettrico: l’accumulo di energia elettrica. In un recente confronto condotto con le aziende di ANIE attive nella produzione di sistemi di accumulo elettrochimico è emerso come i progetti di ricerca svolti da RSE - dall’approfondimento di tecnologie d'avanguardia all’esplorazione degli scenari tecnico-economici - hanno permesso di comprendere le prospettive più rilevanti sul tema dell’accumulo. Questo incontro ha consentito di verificare come il mandato di RSE di rappresentare un punto di riferimento concreto e accessibile al sistema delle imprese, su un tema come l'accumulo di energia, in questo periodo si stia realizzando con efficacia. Appare quindi ancora più significativo che a questa stessa area di ricerca il piano triennale assegni uno dei capitoli di finanziamento dedicati proprio alla collaborazione tra aziende e strutture di ricerca, il così detto finanziamento di ricerca di tipo (b).

Accanto a questi strumenti propri anche dei precedenti programmi di ricerca di sistema, nel recente piano è stata introdotta una nuova modalità di finanziamento volta a favorire lo sviluppo di innovativi temi di ricerca, a forte contenuto interdisciplinare ed in grado di coinvolgere un ampio numero di soggetti, evitando al contempo la dispersione in mille rivoli. Nella identificazione di un più preciso campo di indagine che abbia forte collegamento con specifici ambiti applicativi la scelta è caduta sul settore dei nuovi materiali avanzati per applicazioni nel settore elettrico, con la focalizzazione sui temi dell’accumulo elettrochimico e dei materiali per la conversione fotovoltaica. Infine, è costante nel piano il richiamo alla forte integrazione dei progetti di ricerca con l’intera programmazione europea. Un ambito che RSE presidia da tempo con particolare attenzione (attualmente RSE è coinvolto in 53 progetti europei ed ha un tasso di successo delle proposte presentate intorno al 50%) e che nell’immediato futuro conoscerà qualche cambiamento per la transizione dal 7° programma quadro (2007-2013) al nuovo Horizon2020 (2014-2020). Come si vede uno sforzo di ricerca intenso e ad ampio spettro, volto a rendere possibile forse la principale transizione che il sistema energetico dovrà sopportare; non solo quella alle reti attive (smart grids) o alle città intelligenti (smart cities) ma più in generale ad un sistema energetico ad elevato contenuto di conoscenza per consentirne una corretta gestione, insomma la transizione verso un vero Sistema Energetico Knowledge Based.

Gli altri temi su cui è previsto il finanziamento di realtà industriali cointeressate allo sviluppo dei progetti di ricerca di sistema sono la trasmissione e distribuzione di energia elettrica, la produzione di energia elettrica da biomasse e da fonte solare, il risparmio di energia elettrica negli usi finali e l’utilizzo del calore solare e ambientale per la climatizzazione, per una dotazione complessiva di 30 milioni di euro. È previsto inoltre che le modalità di accesso e finanziamento delle aziende per lo svolgimento di questi programmi vengano semplificate in termini procedurali.

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energia rinnovabile Calore dalle rinnovabili ed efficienza energetica

Il nuovo ruolo del GSE 48

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di Ennio Ferrero e Davide Valenzano

I Decreti Ministeriali “gemelli” del 28 dicembre 2012 “Conto Termico” e “Certificati Bianchi” sanciscono l’ingresso del GSE nei settori della produzione di energia termica da FER e dell’efficienza energetica, affidando alla Società la gestione di entrambi i regimi di sostegno, come stabilito dal decreto legislativo n. 28 del 3 marzo 2011. Il “Conto Termico” ha introdotto un regime di sostegno specifico per l’incentivazione di interventi di piccole dimensioni per la produzione di energia termica da fonti rinnovabili e l’incremento dell’efficienza energetica. Esso rientra tra le misure previste dal D.Lgs. 28/11 per promuovere il raggiungimento degli obiettivi vincolanti, assegnati all’Italia al 2020, in termini di quota di consumi energetici coperta da fonti rinnovabili. La gestione del meccanismo è affidata al GSE, che cura anche l’erogazione degli incentivi ai soggetti beneficiari nel limite di complessivi 900 milioni di euro di impegno di spesa annua cumulata, attraverso un applicativo web accessibile dal sito GSE – il Portaltermico - che dematerializza l’intero processo di gestione pratiche. Gli interventi incentivabili riguardano principalmente il settore civile (residenziale e terziario), ma anche il comparto dell’agricoltura in serra e della produzione di calore di processo, rispettivamente per applicazioni di generatori a biomassa e di solare termico. Sono incentivabili due specifiche categorie di interventi: rispettivamente di incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti attraverso il miglioramento delle caratteristiche dell’involucro edilizio opaco e trasparente (ovvero: muri, coperture, chiusure finestrate), anche attraverso l’utilizzo di sistemi schermanti, e dell’impianto (caldaie a condensazione), e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili insieme con sistemi ad alta efficienza (pompe di calore, anche geotermiche, caldaie e apparecchi a biomassa, solare termico, anche con solar cooling). Il valore degli incentivi dipende dalla tipologia di intervento. Per gli interventi di incremento dell’efficienza energetica in edifici esistenti (categoria 1), l’incentivo – ripartito in 5 rate annuali costanti - copre fino al 40% delle spese ammissibili sostenute, nel rispetto di specifici limiti unitari di costo e di incentivo complessivo erogato. Per gli interventi di piccole dimensioni di produzione di energia termica da fonti rinnovabili e di sistemi ad alta efficienza (categoria 2), l’incentivo è calcolato in base alla producibilità presunta di energia termica, in funzione della tecnologia, della taglia e della zona climatica, valorizzando l’energia prodotta attraverso specifici coefficienti. Sono previsti – ad esempio coefficienti premianti in relazione a valori bassi di emissioni di particolato per i generatori di calore a biomassa. In questi interventi l’incentivo viene ripartito in 2 o 5 rate annuali costanti, in funzione della taglia. Le amministrazioni pubbliche sono ammesse agli incentivi per la realizzazione degli interventi di entrambe le categorie, mentre i soggetti privati - intesi come persone fisiche, condomini e soggetti titolari di reddito di impresa o di reddito agrario – sono ammessi ai soli interventi della seconda categoria. Dei 900 milioni di euro di spesa annua cumulata, 200 milioni sono disponibili per interventi, realizzati o da realizzare, da parte di amministrazioni pubbliche, mentre 700 milioni destinati a interventi compiuti da soggetti privati. I soggetti ammessi possono avvalersi del supporto di una ESCO (Energy Service Company) per la realizzazione degli interventi.

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In generale, gli incentivi del Conto Termico possono essere riconosciuti esclusivamente agli interventi che non abbiano beneficiato di altri incentivi statali, fatti salvi i fondi di garanzia, i fondi di rotazione e i contributi in conto interesse. È prevista invece la possibilità di cumulo, entro certi limiti, con contributi in conto capitale non statali. Il soggetto responsabile nei confronti del GSE è quello che sostiene le spese per l’esecuzione degli interventi, e che può richiedere gli incentivi, attraverso il Portaltermico, tramite tre distinte modalità di accesso: • diretto, consentito per interventi realizzati, • prenotazione degli incentivi, consentita prima della realizzazione degli interventi, nel solo caso di edifici o unità immobiliari delle pubbliche amministrazioni, • iscrizione ai Registri, obbligatoria per i privati o le amministrazioni pubbliche, nel caso si preveda l’installazione di pompe di calore o generatori a biomassa con una potenza termica nominale complessiva maggiore di 500 kW e fino a 1000 kW. Il Conto Termico è operativo dall’attivazione del Portaltermico, che consentirà l’invio telematico delle richieste di incentivazione al GSE. Ciò deve avvenire necessariamente entro 60 giorni dalla conclusione

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dell’intervento, oppure entro 60 giorni dall’attivazione di Portaltermico per gli interventi conclusi a partire dal 3 gennaio 2013 fino alla data di attivazione di Portaltermico stesso. Discorso diverso va fatto per il Decreto Ministeriale “Certificati bianchi” che ha disegnato il nuovo quadro di riferimento per il mercato dei certificati bianchi per il periodo 2013-2016, assicurando al tempo stesso agli operatori la necessaria continuità del sistema. L’Italia - nel 2005 - è stata il primo paese a dotarsi di un meccanismo incentivante per il risparmio energetico con l’introduzione dei Titoli di Efficienza Energetica (TEE), i cosiddetti Certificati Bianchi. Dall’avvio del sistema ad oggi il mercato dei TEE ha ottenuto dei buoni risultati, pur attraversando una serie di difficoltà riconducibili a molteplici cause. La semplificazione amministrativa voluta dal nuovo decreto intende superarne alcune. Tra le novità introdotte vi è, infatti, il passaggio di competenze nella gestione del meccanismo dall’AEEG al GSE che, gestendo per missione i regimi di sostegno in campo energetico, rappresenta la scelta più coerente fra quelle operabili. Tale passaggio di gestione è stato finalizzato con la sigla dell’Accordo operativo tra il GSE e l’AEEG con effetti dal 3 febbraio 2013. A partire da tale data il GSE è

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diventato responsabile della gestione, valutazione e certificazione dei risparmi correlati a progetti di efficienza energetica che danno diritto al rilascio dei TEE. Nell’espletamento dell’attività di valutazione della riduzione dei consumi di energia primaria effettivamente conseguita dai progetti, il GSE si avvale del supporto di ENEA e di RSE. Al GSE spetta anche l’istruttoria tecnico-economica relativa alla verifica preliminare della conformità dei progetti alle disposizioni del decreto e alle linee guida dell’AEEG. Attualmente il GSE è impegnato nello sviluppo dell’applicativo informatico per l’efficienza energetica che, fra l’altro, darà agli operatori la possibilità di presentare richieste relative alle nuove schede tecniche approvate dal decreto. Sono state inoltre introdotte novità all’attuale processo, tra cui la dematerializzazione della lettera di conferma inviata dagli operatori proponenti, l’introduzione di controlli bloccanti per la trasmissione telematica delle proposte/richieste, etc., e molte altre verranno introdotte nel corso dell’anno.


IL VENTO SOFFIA NELLA GIUSTA DIREZIONE L’eolico in Italia nel 2012 ha prodotto 12 mila GWh di energia pulita, pari ai fabbisogni annuali di 4 milioni famiglie italiane, evitando l’emissione di 7 milioni tonnellate di CO2 Tutta la potenza del Vento porterà al nostro Paese benefici ambientali, economici e occupazionali stimati al 2030 in più di 13.000 Mln di euro* L’industria nazionale ha esportato, tra il 2008 e il 2012, componenti di impianti eolici per più di 12.000 Mld di euro* L’occupazione creata dal settore eolico in Italia è pari a circa 30.000 unità che si prevede aumenteranno fino a 67.000 nel 2020*

* Fonte studio potenziale occupazionale ANEV-UIL

La forza del Vento spinge verso lo sviluppo economico, industriale e occupazionale

NON LASCIAMOCI SFUGGIRE QUESTA OPPORTUNITÀ

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energia rinnovabile

Incrementeremo le interconness transfrontaliere Parla Giuliano Frosini Direttore Public Affairs Terna L'Italia in predicato di diventare hub del gas ma, perché no, anche elettrico. Un sistema che ha bisogno di infrastrutture di rete per la gestione del boom rinnovabile e abbattere i costi elettrici zonali. Giuliano Frosini, direttore divisione Public Affairs Terna ne parla con 'Elementi' e lancia una proposta: le amministrazioni che si oppongono alle opere si assumano la responsabilità di dire ai cittadini che in quei territori l’energia costerà di più. Giuliano Frosini

di Roberto Antonini

E: Calo dei consumi, overcapacity, crisi economica: quali le prospettive per il sistema elettrico? GF: Dal 2003 è iniziato un percorso di crescita infrastrutturale sia sul versante della generazione sia su quello della rete di trasmissione, che ha contribuito ad aumentare la sicurezza elettrica del Paese: oggi disponiamo di una capacità installata di oltre 120 mila MW, più che doppia rispetto alla domanda alla punta. Quindi, se continuiamo a importare

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energia è solo perché all’estero costa meno. Le sfide sono molteplici: risparmio ed efficienza energetica, sviluppo sostenibile, riduzione dei costi per imprese e famiglie. Occorre riequilibrare il mix di combustibili per la produzione di energia elettrica, oggi troppo sbilanciato sul gas, puntare sul carbone pulito e sulla diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Inoltre, dobbiamo continuare a sviluppare infrastrutture, ambientalmente sostenibili e tecnologicamente avanzate.


fonti rinnovabili. Inoltre, abbiamo già investito 1,3 miliardi di euro per il pieno sfruttamento delle rinnovabili e ne sono previsti ulteriori 2,5 entro il 2016 per far evolvere la rete elettrica in sincronia con questo nuovo sistema. E: Italia “hub del gas”, ma potrebbe anche diventare “hub elettrico”. È ragionevole questa prospettiva?

ioni

GF: L’Italia per la sua posizione geografica è certamente candidata al ruolo di hub elettrico del Mediterraneo. In un'ottica di mercato europeo dell’energia, infatti, l’obiettivo è realizzare una rete più diffusa e integrata tra i Paesi, compresi quelli del Nord Africa. Terna ha già previsto di incrementare le interconnessioni con gli Stati confinanti: alle 22 “autostrade dell’energia” che oggi collegano l’Italia a Svizzera, Francia, Slovenia, Austria e Grecia, presto se ne aggiungeranno altre, di cui una con il Montenegro e un’altra con la Francia. In un recente Piano di Sviluppo rientra, inoltre, l’interconnessione con la Tunisia, di fatto il primo collegamento elettrico tra Italia e Nord Africa. E: Terna, quindi, guarda all’estero.

E: Servono infrastrutture reali, ma spesso c'è il freno della burocrazia o della sindrome Nimby: come superare l'impasse? GF: Noi oggi abbiamo un meccanismo di mercato tale per cui il prezzo dell’energia è unico per tutto il Paese, calcolato come media dei prezzi zonali. Ora, se c’è un prezzo unico nazionale, allora si deve anche poter decidere dove è più necessario fare le opere. Se, invece, in nome delDanimarca federalismo le amministrazioni si oppongono alle opere fino al punto di bloccarle, allora ritengo che debbano anche assumersi la responsabilità di chiedere a cittadini e imprese di quei territori se sono disposti a pagare di più l’energia. Esempio concreto il caso dell’elettrodotto Sorgente Rizziconi tra Sicilia e Calabria, opera già autorizzata e in corso di realizzazione ma soggetta a contestazioni locali, il cui ritardo è già costato agli italiani oltre 3 miliardi e mezzo di euro. E: La diffusione delle rinnovabili, in particolare eolico e fotovoltaico, sta trasformando il paradigma della rete elettrica. Quali le mosse di Terna di fronte al nuovo scenario? GF: La rapida crescita delle rinnovabili - da 1.000 MW installati nel 2005 ai quasi 25.000 MW a fine 2012 - ha avviato una fase di trasformazione importante del nostro sistema energetico, ma non senza problemi: dall’eccesso di produzione rispetto ai consumi a livello locale, all’esigenza di un elevato e flessibile livello di riserva per bilanciare la variabilità dei livelli di produzione. Terna ha proposto varie azioni per integrare le rinnovabili nel sistema: il rafforzamento, il controllo e il monitoraggio della rete, con investimenti nell’automazione del mantenimento dell’equilibrio fra domanda e offerta; la gestione coordinata delle reti di trasmissione e distribuzione; l’adeguamento del parco di generazione da

GF: Le interconnessioni transfrontaliere sono un fattore strategico per accrescere la sicurezza del sistema elettrico nazionale e internazionale, diversificare il mix dei combustibili, diminuire la dipendenza da un numero ristretto di Paesi fornitori di energia e ridurre i costi per cittadini e imprese. Con i nuovi progetti, l’Italia potrà incrementare la capacità di interconnessione di ulteriori 3.000-5.000 MW: quando l’energia in Italia costerà meno, il Paese potrà diventare esportatore strutturale di energia, in misura maggiore rispetto ad ora, con importanti benefici per i produttori nazionali. Potremo giocare un ruolo centrale nel “sistema Europa” con una strategia mirata alla realizzazione nel tempo della Super Smart Grid, che consentirà di trasmettere in Europa l’energia “verde” prodotta in Medio Oriente e Nord Africa. Nel triennio 2010-2012 gli investimenti annui sono stati quasi 5 volte superiori a quelli del 2005, anno della separazione dall’ex monopolista. Dal 2005 ad oggi: > Crescita media annua degli investimenti del 30% > Circa 2.500 km di nuove linee > 84 nuove stazioni elettriche > Circa 800 km di vecchi elettrodotti dismessi

Accelerazione degli investimenti

0,8

(valori in mld. di ¤) 5x 1,2

1,2

1,24

2010

2011

2012

0,9

0,6 0,26

0,3

2005

2006

2007

2008

2009

6,5 miliardi di investimenti complessivi realizzati negli ultimi anni Fonte: Terna

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energia rinnovabile

Geotermia è efficienza e risparmio di Maurizio Godart Il sottosuolo terrestre rappresenta una ricca e pressoché inesauribile fonte di calore. L’utilizzo dell’energia geotermica è un fenomeno molto antico, risalente a migliaia di anni fa, quando sia i cinesi che gli antichi romani, oltre ad altre importanti popolazioni del bacino del Mediterraneo, impararono a servirsi di questa risorsa per avere acqua calda e riscaldarsi. Oggi, il sistema di climatizzazione a geotermia rappresenta un’opzione per chi realizza una nuova abitazione (o la ristruttura). Impianti di questo tipo iniziano ad avere un loro consistente mercato soltanto adesso, almeno in Italia, eppure danno dei vantaggi sorprendenti dal punto di vista economico, oltre ad essere perfettamente ecocompatibili. Eppure il nostro è il Paese dove l’energia geotermica è stata per la prima volta utilizzata a fini industriali, tanto da essere uno dei principali produttori di energia geotermoelettrica. In questo caso si parla di geotermia ad alta entalpia, dove il calore del sottosuolo (che arriva a superare i 150°) viene utilizzato per produrre energia

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elettrica, sfruttando il vapore ad alta temperatura che aziona delle turbine meccaniche. Diverso è il discorso della geotermia quale fonte per la regolazione della temperatura degli edifici, ovvero della geotermia a bassa entalpia, che sfrutta temperature inferiori ai 150 gradi mediante opportuni e sofisticati impianti, oggi composti da tre elementi: le sonde geotermiche, la pompa di calore e le strutture di distribuzione. Le sonde acquisiscono la temperatura del sottosuolo, la pompa di calore porta la temperatura raggiunta dalle sonde alla gradazione desiderata ed infine le strutture di distribuzione climatizzano l’edificio in modo omogeneo, quando gli altri processi si sono conclusi. Queste tecniche offrono anche dei notevolissimi vantaggi economici: con il Decreto ministeriale 28/12/2012 è entrato in vigore il Conto termico, che prevede l’elargizione - da parte del GSE - di un contributo in rate uguali annuali per 2 o 5 anni, a seconda del tipo di intervento. Inoltre, i risparmi in bolletta, rispetto ai sistemi di climatizzazione tradizionali, possono essere anche superiori al 50%.

Considerando queste agevolazioni e tale risparmio, l’investimento iniziale per la realizzazione di un impianto geotermico è recuperabile in un lasso di tempo che va dai 6 ai 10 anni. Ad ideare nuove costruzioni residenziali, prevedendo l’accesso alla fonte geotermica, si sono ormai dedicati tanti progettisti, che le utilizzano per abitazioni di vario tipo, dalla popolare a quella residenziale, fino alle mega-opere di riqualificazione urbana, tra queste, il Citylife, il maxi-cantiere nell’ex polo fieristico di Milano. Il più diffuso utilizzo della geotermia ha fatto sì che nascessero nuove figure professionali specializzate: dai tecnici agli ingegneri, agli architetti. In Italia in molti comuni, soprattutto nel Centro-Nord, stanno velocemente crescendo gli investimenti per la bassa entalpia. In Europa c’è da segnalare il fenomeno dell’Islanda dove, per l’abbondanza dei fluidi caldi disponibili, addirittura il 97% della popolazione si è convertito al riscaldamento geotermico urbano.

Centrale idroelettrica di Larderello in Toscana

Impianto a bassa entalpia

ENERGIA GEOTERMICA è la fonte di energia dovuta al calore endogeno della terra. La temperatura, all’interno del nostro pianeta, aumenta con la profondità, secondo un gradiente geotermico medio di 3 gradi ogni 100 metri. Il calore della terra deve essere trasportato in superficie, per poter essere sfruttato adeguatamente o per generare energia elettrica (geotermia ad alta entalpia) o per climatizzare case ed edifici (geotermia a bassa entalpia)

ALTA ENTALPIA Utilizza sonde che raggiungono temperature del sottosuolo superiori ai 150 gradi. Il vapore proveniente dal sottosuolo, canalizzato nelle sonde, mediante il suo calore aziona delle turbine meccaniche che producono energia elettrica. L’Italia è stata pioniera in questo specifico settore: il primo grande impianto europeo risale addirittura al 1904, a Larderello, in Toscana.

BASSA ENTALPIA Utilizza sonde che raggiungono temperature del sottosuolo inferiori ai 150 gradi. Gli elementi fondamentali di questo impianto sono le sonde geotermiche, la pompa di calore e le strutture di distribuzione. Il calore, arrivando in superficie, viene portato alla temperatura voluta e distribuito in tutti gli ambienti. Si tratta di impianti estremamente convenienti da un punto di vista economico, grazie al Conto Termico, il GSE ne incentiva gli investimenti, oltre che ai forti risparmi riscontrabili in bolletta.

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NON POSSIAMO ACCELERARE IL TEMPO PER QUESTO ANTICIPIAMO IL FUTURO

Portiamo 40 anni di innovazione in ogni cosa che facciamo, dai piccoli micro inverter alle grandi soluzioni centralizzate. Molte delle tecnologie per le quali ci siamo distinti nel passato, sono diventate oggi degli standard per il mondo del fotovoltaico. Ma questo non ci basta. Le numerose iniziative che stiamo sviluppando, tra cui soluzioni innovative di accumulo, garantiranno che l’energia pulita del domani sia sempre piÚ liberamente disponibile e conveniente rispetto ad oggi. www.power-one.com

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energia rinnovabile

Credere nella Green Economy Quattro chiacchiere con Agostino Re Rebaudengo Presidente di Asja Ambiente Italia Agostino Re Rebaudengo

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Per rilanciare occupazione e sviluppo e raggiungere gli obiettivi stabiliti nel documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN) e nell’Energy Roadmap dell’Unione Europea.

di Barbara Rauseo E: Come descriverebbe la sua azienda? ARR: Asja Ambiente Italia produce energia da fonti rinnovabili dal 1995. Negli anni abbiamo sviluppato tutte le competenze necessarie per progettare, realizzare e gestire impianti eolici, fotovoltaici e siamo attualmente leader nella valorizzazione energetica del biogas da discarica. Abbiamo al nostro attivo oltre 50 impianti produttivi in Italia e nel mondo, in particolare in Cina e Sud America. Asja ha investito molto in ricerca. Dal 2008 collaboriamo con il Politecnico di Torino e con altre prestigiose Università nazionali e internazionali. Oggi, nonostante il difficile momento economico, vogliamo continuare a crescere. Come imprenditore e come presidente di APER mi auguro che gli “scossoni” normativi, che hanno stravolto il nostro settore in questi ultimi due anni, possano essere corretti dal nuovo governo affinché si ricrei il contesto normativo utile per attirare nuovi investimenti italiani e internazionali. E: Cosa dovrebbe fare il nuovo governo per assicurare lo sviluppo delle rinnovabili nel breve termine? ARR: In APER abbiamo elaborato un documento programmatico con le 26 azioni che il governo dovrebbe adottare, nei primi 12 mesi, affinché il settore elettrico della Green Economy possa crescere rilanciando occupazione e sviluppo e raggiungere gli obiettivi stabiliti sia nel recente documento di Strategia Energetica Nazionale (SEN), sia nell’Energy Roadmap dell’Unione Europea. Riguardo alle azioni più operative, bisognerebbe migliorare alcuni aspetti delle procedure applicative del DM 6 luglio 2012, che hanno prodotto esiti insoddisfacenti. In particolare, sul fronte dei registri, le richieste pervenute hanno superato di molto i contingenti previsti. L’opposto è successo per le aste: vi sono state molte meno domande rispetto ai contingenti disponibili. La scarsa partecipazione è anche motivata dalla possibilità che il GSE escuta le fideiussioni prestate, necessarie alla partecipazione dell’asta, senza giusta causa. L’eccesso di burocrazia che caratterizza il nostro settore e forse tutto il Paese, rappresenta un’area in cui occorre intervenire per semplificare le procedure. I ritardi nella messa in esercizio degli impianti, causati dalla dilatazione dei tempi, comportano ulteriori extracosti che non possiamo più permetterci se vogliamo ancora competere con i paesi industrializzati del mondo.

E: Rispetto ad aste e registri, come bisognerebbe intervenire per migliorarne il funzionamento? ARR: L’introduzione di aste e registri ha ulteriormente complicato lo sviluppo di progetti FER rendendone ancora più difficile la sostenibilità economica. In un settore in cui la burocrazia genera oneri già molto gravosi, questi meccanismi scoraggiano gli investitori che vedono aumentare il grado di incertezza circa il buon esisto del progetto. Non sono contrario in astratto alla loro applicazione, ma ritengo necessari alcuni interventi correttivi. Ad esempio, sui contingenti di potenza incentivabile ancora troppo bassi e sul sistema delle fideiussioni necessarie per la partecipazione alle aste. Pur comprendendo le giuste esigenze di garanzia, ritengo occorra eliminare il rischio di escussione da parte del GSE nei casi in cui la mancata realizzazione dell'impianto nei termini di legge non sia imputabile a un comportamento negligente dell'operatore, ma a un diniego illegittimo dell'autorizzazione o a ritardi della Pubblica Amministrazione. Peraltro si tratterebbe di applicare un principio analogo a quello che l'AEEG aveva introdotto per le fideiussioni da prestare a garanzia della prenotazione della capacità di rete nell'ambito della disciplina delle connessioni attive (TICA). Per queste, infatti, l'escussione era esclusa nei casi in cui la decadenza dal preventivo per mancata realizzazione dell'impianto fosse dovuta all'esito negativo del procedimento autorizzativo non imputabile al richiedente. Si tratta di un principio di ragionevolezza e buon senso che incredibilmente non ha ancora trovato applicazione anche per la partecipazione alle aste. E: Quali sarebbero invece le azioni nel lungo termine? ARR: L’Italia potrebbe avere un ruolo, anche importante, nell’ambito della ricerca e dello sviluppo sperimentale nella Green Economy se il governo sostenesse maggiormente gli investimenti privati e pubblici, mettendo in condizione di lavorare i nostri ricercatori più bravi. Per far sì che l’Italia possa sviluppare nuove tecnologie competitive è necessario incrementare le risorse pubbliche e private da destinare alla ricerca, che sono purtroppo di molto inferiori - rispetto al PIL di quanto non lo siano nel resto dell’Europa. Ritengo infine fondamentale una partecipazione più attiva dell’Italia alle politiche energetiche europee. Entro la fine del 2013 sarà redatto il nuovo Pacchetto Clima-Energia contenente gli obiettivi di sviluppo al 2030. è auspicabile che il nostro Paese assuma un ruolo più propositivo che miri ad individuare obiettivi vincolanti per le energie rinnovabili, oltre che per emissioni ed efficienza energetica.

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energia rinnovabile

La casa del Sole parla palermitano Incontro con Fabio Montagnino Direttore Consorzio Arca Un progetto finanziato dall’Unione Europea con investimenti mirati allo sviluppo delle tecnologie, promozione delle energie alternative a tutto vantaggio delle piccole utenze. Dodici i partner istituzionali esteri coinvolti. Sono solo alcuni degli ingredienti di un importante studio, nato da Palermo e che si estenderà fuori dai confini del nostro territorio. Abbiamo incontrato Fabio Montagnino, Direttore Consorzio Arca, che ci ha parlato del progetto di cui è anche coordinatore scientifico.

di Luca Speziale E: Il Consorzio Arca di che cosa si occupa? FM: Il Consorzio Arca, attivo dal 2003, gestisce l’incubatore d’imprese dell’Università degli Studi di Palermo, in cui promuove ed assiste la creazione di iniziative imprenditoriali innovative. Il principale obiettivo di ARCA è quello di sostenere lo sviluppo territoriale e la creazione di posti di lavoro qualificati. Recentemente ha avviato un centro servizi per attività di R&D, che costituirà il nodo di riferimento di un distretto tecnologico regionale sui sistemi avanzati di manifattura. Alcune delle imprese incubate nel decennio di attività di ARCA, sono state anche riconosciute come spin-off accademici dall’Università di Palermo e hanno ottenuto importanti riconoscimenti in ambito regionale e nazionale.

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Tra le linee strategiche di attività del Consorzio, le tecnologie solari per la produzione di energia hanno assunto un ruolo centrale. E: L’Unione Europea ha finanziato un importante progetto che riguarda la città di Palermo di cui lei è il coordinatore scientifico, di che cosa si tratta? FM: STS-MED è giunto primo nella selezione per i progetti strategici finanziati dal programma ENPI CBCMED, un’importante iniziativa di cooperazione euro-mediterranea voluta dall’UE, che coinvolge quasi tutte le regioni che si affacciano sul Mediterraneo. Ai partner italiani se ne aggiungono altri 13 tra istituzioni


governative, enti di ricerca e imprese operanti in Grecia, Francia, Giordania, Egitto e Cipro. L’obiettivo è di incentivare la diffusione degli impianti solari a concentrazione di piccola taglia e integrati con le utenze, favorendo lo sviluppo imprenditoriale e sociale delle comunità locali. L'obiettivo sarà perseguito attraverso la selezione delle tecnologie più promettenti e la loro integrazione in quattro impianti dimostrativi. Dal punto di vista sociale, il vero punto di forza del progetto è nel suo essere un living lab: gli impianti saranno sottoposti alla verifica di fattibilità non a livello accademico, ma sul campo, con un confronto tra impiantisti, tecnici, professionisti e imprenditori. La sperimentazione sarà calibrata in base alle richieste e alle esperienze locali e non sulle esigenze della grande industria o sui presupposti della ricerca accademica.

E: Quali i vantaggi di utilizzare questi impianti anche per le piccole utenze?

E: Si parla di impianti solari a concentrazione, qual è l’aspetto innovativo?

E: State lavorando ad altri progetti?

FM: Focus del progetto sono gli impianti solari poligenerativi, in grado di offrire all’utenza: la produzione di energia elettrica, di calore, di freddo, ma anche la purificazione o dissalazione dell’acqua e, in prospettiva, la produzione di carburanti. L’idea di fondo è di usare il sole localmente, in forma distribuita, dove c’è bisogno di energia. Per ottenere buone efficienze nelle diverse applicazioni, l’energia termica raccolta dal sole deve essere di buona qualità, ovvero devono essere generate temperature sufficientemente elevate da consentire l’alimentazione di una turbina, per avere corrente elettrica o di un ciclo di assorbimento per produrre freddo con una buona resa. Queste temperature possono essere ottenute con i sistemi a concentrazione, che convogliano la radiazione solare su un assorbitore, che la cede a un fluido opportuno. L’energia è così utilizzabile per le diverse applicazioni.

FM: Dal punto di vista tecnico, l’innovazione più interessante è proprio quella dell’utilizzo del solare a concentrazione – una tecnologia finora utilizzata nei grandi impianti – per applicazioni integrate di piccole dimensioni. Riteniamo che questa tecnologia si possa applicare su scale più piccole, tali da non richiedere grandi investimenti e da produrre sulle comunità che ne faranno utilizzo, immediati e tangibili vantaggi sull’intera bolletta energetica ed anche l’integrazione con altri servizi fondamentali come la purificazione dell’acqua. La sfida tecnica è una piena integrazione con l’ambiente costruito delle nostre comunità, dove si concentrano i fabbisogno energetici.

FM: Il progetto costituisce un risultato del percorso di internazionalizzazione intrapreso dal Consorzio ARCA, già attivo nelle reti di partenariato per l’innovazione imprenditoriale e sociale Enterprise European Network e European Network of Living Labs finanziate dalla Commissione Europea. Ad STS-MED si affiancano numerose iniziative della nostra rete, tra queste ricordiamo lo sviluppo di un sistema per la generazione di freddo dall’energia solare per applicazioni nell’industria agroalimentare, la messa a punto di un collettore fotovoltaico a concentrazione ad altissima efficienza e lo sviluppo di tecnologie di virtualizzazione e di gestione della supply chain del solare termodinamico.

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1° SU MMIT ED EXPO INTERNAZIONALE S U L L’ E F F I C I E N Z A E N E R G E T I CA

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Verona 9 -11 Ottobre 2013 www.smartenergyexpo.net con il patrocinio di:

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in collaborazione con:

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI VERONA

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Smart Energy Expo La prima fiera internazionale sull’efficienza energetica e sulla white-green economy

Dal 9 all’11 ottobre Veronafiere, con la partnership tecnica di EfficiencyKNow, presenta a Verona la prima fiera internazionale sull’efficienza energetica e sulla whitegreen economy. Con Smart Energy Expo, Veronafiere intende affermarsi come punto di riferimento nel mercato della white-green economy, la cui crescita è destinata a proseguire fino al 2020 nel breve termine (per effetto delle direttive europee e della Strategia Energetica Nazionale) e fino al 2050 nel lungo termine (per effetto della roadmap 2050 dell’Unione Europea). Smart Energy Expo si caratterizza come fiera B2B, punto di incontro privilegiato tra domanda e offerta dove professionisti e operatori del settore potranno conoscere, valutare, scegliere strumenti e intraprendere azioni concrete e convenienti per fare efficienza. A Smart Energy Expo sarà presente tutta la filiera dell’efficienza energetica in modo trasversale ed integrato. Le 6 macrocategorie merceologiche (Generazione di Energia, Efficienza in Edilizia, Efficienza negli Impianti, Smart Cities and Communities, Energy&Home ICT, Servizi) si incroceranno con i settori di intervento all’interno dei quali possono operare: agricoltura, edilizia, industria, pubblica amministrazione, residenziale, terziario. La fiera sarà inaugurata il 9 ottobre dal Verona Efficiency Summit, forum internazionale che aiuterà a riflettere

sullo stato dell’arte dell’efficienza energetica e vedrà la partecipazione dei principali attori nazionali ed esteri. Il Summit intende fornire alle aziende un efficace strumento per implementare azioni di efficientamento all’interno del proprio perimetro di business grazie al contatto con policy maker di altissimo livello e big player dell'industria dell'energia e dell'efficienza energetica nazionali ed europei. L’evento si avvale della collaborazione di un Comitato Scientifico di prestigio e ha ricevuto il patrocinio di: Senato della Repubblica, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, Ministero delle Politiche agricole, alimentari e forestali, Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca, GSE (Gestore dei Servizi Energetici), ANCI (Associazione Nazionale Comuni Italiani), ENEA (Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile), Regione del Veneto, Provincia di Verona, Comune di Verona, Università degli Studi di Padova e Università degli Studi di Verona. L’obiettivo di Smart Energy Expo è quello di diventare il punto di riferimento nazionale ed europeo per ogni tecnologia, soluzione e prodotto improntati ad una moderna politica energetica razionale, dalla produzione alla distribuzione, fino all’utilizzo intelligente dell’energia.

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energia ieri, oggi, domani

Museo dell’energia

La scienza alla portata di tutti Fulvio Bongiorno

Intervista a Fulvio Bongiorno Docente di Analisi Matematica presso la Facoltà d’Ingegneria dell’Università degli Studi di Roma Tre e Presidente del Museo dell’Energia Sulla scia dei Science Center, il Museo dell’Energia propone una modalità completamente nuova di avvicinarsi alla scienza, più fruibile e immediata. Ce ne parla il Presidente del Museo dell’Energia, prof. Fulvio Bongiorno.

di Maria Pia Terrosi

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E: Il Museo dell'Energia propone una modalità innovativa di avvicinarsi alla scienza, più immediata e fruibile: il web. Quali i punti chiave di questo particolare Museo? FB: Siamo nell’era del web e il Museo dell’Energia ha sede lì. Il gruppo di lavoro è dislocato sul territorio, a Roma dove nasce e viene mantenuta la fitta rete di contatti con gli esperti e gli autori. Gli argomenti riguardano evoluzioni e sostegno ai programmi scolastici con un panorama interdisciplinare: ogni articolo è corredato da foto e curriculum dell’autore, rendendo così validati i contenuti. A seguito degli articoli redatti dagli specialisti, Museo Energia organizza front lesson nelle scuole ed in altre sedi istituzionali, che vengono filmate e messe a disposizione di tutti nel sito www.museoenergia.it E: Lei insegna Analisi matematica all’Università di Roma. Ha cercato di applicare questo metodo anche durante le sue lezioni? FB: Certamente. Ormai è un fatto che i tempi di concentrazione dei giovani si siano ridotti notevolmente, potremmo dire alla durata di uno spot pubblicitario. Così come – con gli sms – si è ridotta la capacità di scrittura. Per riuscire a tenere alta per lungo tempo l’attenzione degli studenti a lezione, occorre fare miracoli. È questo che rende valida la comunicazione attraverso il web: ognuno può scegliere il tempo e il luogo per studiare, se dispone di un sito credibile come il nostro, dove le informazioni sono certe e valide. Questo porta a stringere i tempi dell’esposizione, a semplificare il linguaggio, e a lasciare spazio agli ampliamenti da scegliere tra quelli già disponibili nel sito. Tale modalità ribalta utilmente quella tradizionale ex cathedra, facendo nascere gli argomenti dal contatto allievi-docenti. Inoltre il Museo Energia propone un modo diverso di approcciarsi alle materie scientifiche. Infatti, basandosi sulle pagine web, gli studenti interrogano il data base e gli esperti, attraverso i loro articoli, offrono risposte permanenti e aggiornate. E: Qual è il vostro target di riferimento? FB: Sono gli studenti degli ultimi anni delle scuole secondarie superiori di età compresa tra i 15 e 19 anni. In questa fase della loro vita gli studenti si apprestano alla scelta della prosecuzione degli studi, hanno bisogno di idee precise al riguardo. E: C’è il rischio che i vostri autori usino un linguaggio non adatto al web? FB: Non credo. Noi chiediamo appositamente ai nostri esperti di utilizzare un linguaggio accessibile, chiaro, semplice seppur non semplicistico. La mia esperienza di insegnamento e ricerca in Italia e all’estero, mi ha convinto infatti che quando

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si parla con uno scienziato si capisce sempre quello che sta dicendo proprio perché conosce la sua materia. Non sempre capita altrettanto quando si ha a che fare con un tecnologo specializzato, soprattutto se si lascia trascinare dal suo linguaggio troppo formale. E: Internet è uno strumento fondamentale nella vita dei giovani e nel loro percorso di studio, preferito soprattutto per la facilità di accesso ed immediatezza di fruizione, ma - per sua stessa natura - non sempre attendibile. Come ci si può mettere al riparo dal rischio di incappare in informazioni distorte? FB: Proprio per garantire l’alta qualità e il valore degli articoli che pubblichiamo noi chiediamo agli autori, non solo di firmare quanto scrivono, ma anche di inviarci foto e curriculum. Inoltre, il confronto tra articoli su argomenti omogenei permette di individuare rapidamente, e quindi tralasciare o approfondire, le parti che evidenziano discrepanze. E: Storicamente il museo è una sorta di deposito della memoria collettiva dell'uomo… FB: È un contenitore di sapere. Museo dell’Energia è organizzato in varie stanze: storia dell’energia, energie convenzionali, energia nucleare, fonti rinnovabili, tutela ambientale, risparmio e usi finali. Gli articoli sono pubblicati in ognuna di queste sezioni. La contestualità degli articoli pubblicati genera sinergie virtuose: permette cioè di eliminare passi contraddittori e rafforzare la comprensione di quelle concordanti, offrendo inoltre prospettive di approfondimenti. E: Quali sono i programmi futuri del Museo dell’Energia? FB: A partire dal 2009 abbiamo organizzato oltre 70 manifestazioni, in scuole, università e in prestigiose sedi istituzionali. Tra le ultime vorrei ricordare il convegno “Gli attori mediterranei tra sviluppo, innovazione, energia e ambiente” realizzato, in collaborazione con l’ANP Lazio, dall’Associazione Museo Energia e svoltosi presso la Sala delle Colonne della Camera dei Deputati il 23 gennaio scorso. Attualmente ci stiamo impegnando per realizzare una collaborazione col CNR e il MIUR, al fine di produrre progetti in linea con le direttive comunitarie “Horizon 2020”.


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energia ieri, oggi, domani

Il fotovoltaico che verrà La natura ispira la nuova frontiera del fotovoltaico di Michele Panella

Nel campo scientifico capita talvolta che si facciano progressi notevoli grazie a quel “fenomeno” chiamato serendipità, e cioè la scoperta di qualcosa di inatteso che non ha nulla a che vedere con quanto ci si proponeva di fare. Ebbene, il fenomeno alla base del fotovoltaico, come lo conosciamo oggi, è stato scoperto sul finire del 1800, nel corso della costruzione della prima rete di comunicazione transoceanica. Durante la deposizione dei cavi telegrafici sul fondo marino, infatti, gli ingegneri sperimentarono l’uso del selenio per verificare la loro integrità e si accorsero che le prestazioni del materiale variavano a seconda della luce che lo colpiva.

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al cemento. Di conseguenza, come materiali foto-attivi si possono utilizzare quelli con gruppi chimici che si legano al biossido di titanio quali, ad esempio, succo di more e lamponi, mirtilli, cipolla e cavolo rosso, fiori di ibisco, vino Barolo…

Ci sono voluti anni prima che si riuscisse a comprendere a fondo il fenomeno e prima che - nel 1954 - i Bell Laboratories mostrassero al mondo la prima cella solare di potenza apprezzabile, fatta di silicio, basata sull’effetto fotoelettrico. Ovvero: i fotoni della luce colpiscono il silicio trattato e trasferiscono la loro energia ai suoi elettroni, che si liberano dai legami chimici e iniziano a muoversi all’interno del materiale creando così una corrente elettrica. Negli ultimi anni il progresso tecnologico ha dato un forte impulso al settore del fotovoltaico. Oggi è disponibile una gamma sempre più ampia di dispositivi, con caratteristiche e costi differenti, in funzione degli scopi che si intendono perseguire: dal fotovoltaico integrato nell’edilizia fino alle applicazioni spaziali. L’efficienza delle celle fotovoltaiche varia dal 5-8% nel caso di silicio amorfo fino a superare il 30% nel caso di materiali innovativi. è evidente che maggiore è la ricercatezza nella scelta dei materiali per ottenere efficienza elevate e maggiore risulta il costo dei dispositivi. Peraltro, nonostante la riduzione cui si è assistito negli ultimi anni, ancora si può fare molto per ridurre il costo del fotovoltaico. A questo scopo, la ricerca ha imboccato fondamentalmente due strade: la prima prevede di incrementare l’efficienza dei moduli, in modo di aver necessità di minore superficie a parità di energia prodotta,

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la seconda di ridurre il costo di produzione, grazie all’uso di materiali più economici e ottimizzazione dei processi produttivi. Nell’ambito di questo secondo filone si sta sviluppando la ricerca sulle celle solari organiche. In realtà di celle solari organiche ve ne sono diverse: le “dye sensitized” più “mature” in termini di efficienza, le celle organiche (interamente organiche o polimeriche), e quelle ibride. Questo tipo di celle “imitano” un processo fondamentale della natura: la fotosintesi clorofilliana, cioè quell’insieme di reazioni chimiche durante le quali - in presenza di luce - le piante producono sostanze organiche - principalmente carboidrati a partire dall’anidride carbonica e dall’acqua. In queste reazioni, dove la clorofilla funge da materiale attivo, avviene un trasferimento di elettroni dall’acqua all’anidride carbonica. Analogamente, le celle organiche utilizzano un materiale organico (pigmento) simile alla clorofilla per assorbire la luce e altri materiali per estrarre la carica generata nel pigmento: l’elemento foto-attivo, quindi, non è più costituito dal silicio ma dai composti organici del carbonio. Per estrarre la carica generata nelle celle organiche viene utilizzato il biossido di titanio, un materiale atossico e utilizzato nei campi più disparati, dalla cosmesi, alle materie plastiche,

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Il grande vantaggio risiede nel fatto che i materiali organici di cui sono costituite le celle possono essere depositati, sotto forma di pellicole sottilissime, come veri e propri inchiostri, su larghe aree di vetro o plastica flessibile. In altre parole, è possibile “spalmare” i materiali usando i metodi tipici dell'industria della stampa, riducendo così i costi di produzione e facilitando l’istallazione dei dispositivi. Tuttavia si deve ancora lavorare per aumentare l’efficienza delle celle e la stabilità dei materiali usati, sebbene la ricerca, anche italiana, stia facendo progressi di tutto rilievo in queste direzioni. Di recente si sono esplorate anche altre soluzioni per il solare, questa volta basate sul silicio del guscio delle diatomee: antichissimi organismi marini unicellulari che si potrebbero utilizzare per un fotovoltaico di nuovissima generazione, assai promettente in termini di efficienza. Insomma, ci vorrà ancora un po’ di tempo perché il pannello “bio”, magari al Barolo Docg o alle alghe marine, possa essere utilizzato e diffuso su larga scala, ma il sentiero è ormai tracciato…


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ambiente

I limiti della crescita

Massimo De Maio

Il pensiero di Massimo De Maio Presidente di Fare Verde di Maria Pia Terrosi Ăˆ impossibile perseguire una crescita infinita di produzione e consumi in un pianeta che non cresce. Piuttosto occorre cercare la dimensione ottimale di un sistema economico in relazione alle risorse disponibili, visto che abbiamo un solo pianeta a disposizione. Ma occorre innovazione tecnologica e consapevolezza.

E: Il nostro pianeta ha risorse limitate, ma come si coniuga con la tesi della crescita infinita? MDM: Non si coniuga: una crescita infinita di produzione e consumi è impossibile da perseguire in un pianeta che non cresce, ma evolve. Tim Jakcson e William Stanley Jevons dimostrano come sia distopico inseguire il concetto di disaccoppiamento assoluto tra crescita economica e prelievo di risorse naturali e sconfessano chi propone una ulteriore

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crescita economica riducendo il consumo di risorse naturali grazie a tecnologie “verdi”. D'altra parte, anche per produrre servizi immateriali servono computer, data center, uffici da riscaldare e illuminare. Al contrario, il concetto di “dimensione ottimale” del sistema economico rispetto alle risorse disponibili credo sia l'obiettivo da perseguire. L'equilibrio tra domanda e offerta aggregata non può essere raggiunto prescindendo dalla sostenibilità ecologica: bisogna introdurre nelle teorie economiche il limite all'espansione della produzione imposto dalla finitezza degli ecosistemi piuttosto che rincorrere una improbabile “crescita verde”. E: Secondo il filosofo Latouche occorre trovare alternative strutturali ad un modello basato sul primato dell’economia e del consumo. Ed aggiunge che i maggiori problemi ambientali del nostro tempo sono dovuti proprio alla crescita, criticando l’espressione “sviluppo sostenibile” in quanto lega il concetto di sviluppo con quello del benessere. MDM: Il primato dell'economia nella cultura occidentale ha prodotto una ipertrofia dei sistemi economici generando una crisi dalla quale non si intravedono vie d'uscita. L'espressione “sviluppo sostenibile” è stata creata per non mettere in discussione il paradigma della crescita pur trovandosi di fronte ai suoi limiti evidenti. Non credo sia un caso che il rapporto del MIT Limits to the growth sia stato tradotto con i limiti dello sviluppo. Concettualmente, soprattutto in ambito economico, c'è una coincidenza tra il concetto di “crescita” e quello di “sviluppo”. Dire “sviluppo sostenibile” è come dire “crescita sostenibile” in un pianeta finito. È un ossimoro.

E: Il termine decrescita viene percepito come una sorta di provocazione. E soprattutto come si coniuga il concetto di decrescita con la necessità di garantire l’accesso alle risorse di quella parte della popolazione mondiale che oggi ne è esclusa? MDM: La decrescita va vista come una fase di transizione dall'economia della crescita insostenibile ad una economia capace di restare in equilibrio con gli ecosistemi. Così come è impensabile una crescita infinita, non è auspicabile una decrescita infinita: basterà decrescere fino al punto in cui i consumi globali possano essere sostenuti dal nostro pianeta. La strategia per attuare una fase di decrescita senza generare un collasso del sistema deve coinvolgere tutti gli attori sociali: i cittadini cambiando gli stili di vita; i governi con politiche che incentivino il risparmio di risorse e facilitino l'innovazione sociale; gli imprenditori con scelte che orientino allo sviluppo di tecnologie per ridurre l'impronta ecologica. Infine, bisogna tener conto del fatto che è stata proprio l'economia della crescita a generare lo squilibrio tra paesi “ricchi” e paesi “poveri”. L'economista Angus Maddison ha dimostrato come prima della rivoluzione industriale le differenze di PIL tra paesi erano molto più contenute: la crescita economica di una parte minoritaria della popolazione mondiale è avvenuta a scapito di tutti gli altri. Decrescere nei paesi con economie “mature” significa lasciare maggiori risorse ai paesi del Sud del mondo. Allo stesso tempo, il “Sud del mondo” dovrebbe far tesoro del fallimento dell'economia della crescita oltre i limiti ecologici e ricercare la dimensione ottimale per i propri sistemi economici. E: In questo contesto quale ruolo può avere l’innovazione? E quali le azioni che ognuno di noi può attuare?

La Vignetta di Fama

MDM: Abbiamo bisogno di innovazione per garantire il benessere delle persone riducendo però consumi e emissioni: per costruire edifici che producono più energia di quanta ne consumino, per realizzare Smart Grids, sostituire le materie prime non rinnovabili con quelle rinnovabili. Ma abbiamo bisogno anche di innovazione sociale per cambiare anche il modo in cui sono organizzati i nostri processi di produzione e consumo: gruppi d'acquisto, open source, orti urbani, car e bike sharing, couch-surfing, banche del tempo, filiere corte, sono le nuove frontiere di una microeconomia decrescente che si sta diffondendo sempre più. A livello individuale poi possiamo fare molto per ridurre la nostra impronta ecologica. Secondo stime da noi fatte nel 2008 ammonta a 5200 euro all’anno il risparmio che una famiglia media romana può conseguire adottando 15 comportamenti ecologicamente corretti. È uno studio che potrà tornare utile quando - riducendo l'impronta ecologica il PIL e il nostro reddito si ridurrà. Ovviamente dovremo essere noi a scegliere, quando meno è anche meglio. Perché una riduzione indiscriminata del PIL non è decrescita. È recessione.

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ambiente Cambiare stile di vita

Meno consumi e le risorse Carlo Alberto Pratesi

Confronto con Carlo Alberto Pratesi Docente straordinario di Economia e Gestione delle Imprese di Carlo Maciocco

Si può fare, senza troppi traumi dal punto di vista economico e del benessere. Ma bisogna abbandonare gli stereotipi sul concetto di sostenibilità ambientale. E poi definire un programma di azione chiaro, con messaggi efficaci. Che arrivino alle persone. è la ricetta della “blue economy”.

E: Professor Pratesi, come definirebbe la “Blue economy”? CAP: Un’economia che mira a preservare il sistema delle risorse naturali, evitando ogni forma di spreco. Un sistema dove non esistono rifiuti o scarti, dove input e output di risorse hanno saldo nullo. Un esempio: l’energia utilizzata da un’automobile finisce solo per il 10% al movimento, il 90% è produzione di calore. Uno spreco inaccettabile per un’economia che voglia preservare le risorse naturali, che, ricordiamolo, non sono infinite. E: è un obiettivo utopistico? CAP: Prima di tutto bisognerebbe sgombrare il campo dai preconcetti che aleggiano attorno alla sostenibilità.

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preservare Quando si parla di ecologia viene in mente la baita di montagna, ma la città più ecologica al mondo, o per lo meno di sicuro degli Stati Uniti, è New York. Sostenibilità significa trasporti ed emissioni di CO2 ridotti al minimo, minimo spreco di acqua, appartamenti efficienti dal punto di vista energetico. L’auto elettrica è ecologica? Dipende: se l’elettricità per alimentarla è prodotta da fonti non rinnovabili, non lo è…

In tal modo chi si voleva aggiudicare il bando era costretto a garantire un sistema che eliminasse effettivamente gli sprechi.

E: Serve prima di tutto una rivoluzione culturale. Questa attenzione delle imprese per la sostenibilità è effettiva o è solo immagine?

E: Un cambio radicale di paradigma come quello da lei proposto non rischia di impattare sull’occupazione e il benessere? In tal caso non sarebbe questo momento di crisi l’opportunità ideale per mettere in discussione i vecchi canoni?

CAP: All’inizio forse era solo immagine, ma ora sta diventando reale. Per lo meno per quelle aziende che hanno una visione di medio lungo termine. Chi non si muove nell’ottica della sostenibilità vuol dire che non pensa di poter stare sul mercato per più di 5 anni.

E: Sul fronte energetico la soluzione è rappresentata dal risparmio/efficienza e dalle rinnovabili?

CAP: Sull’impatto netto complessivo le discussioni sono aperte. Di sicuro ci sarebbero settori che incontrerebbero difficoltà, come quello delle auto. A vantaggio però di altri che avrebbero uno sviluppo impetuoso, come quello dei servizi. Al di là della quantità dei consumi, però, il vero problema è premiarne la qualità. In questo caso siamo sicuri che il benessere ne risentirebbe? Questo momento di crisi potrebbe essere quello giusto per avviare il cambiamento. Ma al di là di tutto bisogna capire che questo sistema non si può sostenere a lungo, prima o poi bisognerà intervenire.

CAP: Efficienza e rinnovabili vanno senz’altro supportate, bisogna farlo con intelligenza. Che senso ha costruire impianti eolici dove non c’è vento? Eppure è accaduto, ma in futuro bisognerà evitarlo. Anche sul fronte efficienza è necessario agire con intelligenza. La Provincia di Roma ha di recente pubblicato un bando per un sistema di riscaldamento nelle scuole per garantire una temperatura costante di 20° nelle aule in tutte le stagioni.

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E: Come intervenire per cambiare l’atteggiamento culturale? CAP: è necessario che le migliori menti si uniscano per sviluppare un piano d’azione. Servono i messaggi giusti. Io stesso ho partecipato a una sorta di esperimento: dovevamo convincere le persone a utilizzare le scale e non l’ascensore, e abbiamo pensato di quantificare il beneficio in termini di perdita di peso corporeo. Abbiamo fatto leva sulla “moda” della forma fisica e ha funzionato. Servono sociologi e antropologi, non solo economisti…

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bioeconomia Un occhio alla crescita e uno all’ambiente

L’Europa punta sulla bioecono di Piergiorgio Liberati Far fronte alle nuove sfide globali, quali l’aumento della popolazione mondiale, la diminuzione delle fonti fossili e i cambiamenti climatici, creando al contempo crescita economica ed occupazionale. Sono questi gli ambiziosi obiettivi della cosiddetta bioeconomia, termine coniato dall’economista rumeno Nicholas Georgescu, la cui intuizione è ormai diventata una realtà consolidata nell’agenda dell’Unione europea. La UE, infatti, ha creato un vero e proprio Osservatorio per la bioeconomia, per monitorarne lo sviluppo normativo, scientifico ed economico nei Paesi membri, con l’obiettivo di capirne a fondo le potenzialità, sia in un contesto di crisi economica come quello attuale, che in futuro. Ma cosa è la bioeconomia? Si tratta di un ramo dell’economia che prevede un attento uso (e riuso) delle materie prime provenienti dalla terra e dal mare, in modo che non solo queste possano soddisfare bisogni primari, anche contribuire a uno sviluppo eco compatibile e sostenibile dell’economia.

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Se si volesse tentare una sintesi estrema, potremmo definire la bioeconomia come “economia sostenibile”. Nel documento messo a punto dalla Commissione europea, dal titolo “L’innovazione per una crescita sostenibile: una bioeconomia per l’Europa”, si legge che la UE “deve optare per un approccio radicalmente diverso nei confronti di produzione, consumo, trasformazione, stoccaggio e smaltimento delle risorse biologiche”. Se si prende, ad esempio, il settore dei rifiuti solidi urbani, temi quali la trasformazione, il riciclaggio e lo smaltimento potrebbero trasformarsi da attuali costi vivi per la collettività (lo smaltimento dei rifiuti alimentari costa oggi al contribuente europeo tra 55 e 90 euro a tonnellata e produce 170 milioni di tonnellate di CO2) in vere e proprie filiere produttive, con crescita economica e occupazionale. Questo è un esempio di bioeconomia.


mia

Business miliardario e pulito Secondo le stime più accreditate della Commissione Europea, il giro d’affari del comparto bioeconomico si attesta in Europa intorno ai 2.000 miliardi di euro, dando lavoro a circa 22 milioni di persone, in modo diretto e indiretto. Si stima, inoltre, che entro il 2025 i finanziamenti diretti per la ricerca e la strategia sulla bioeconomia nel quadro del programma “Horizon 2020”, potrebbero generare circa 130mila posti di lavoro e 45 miliardi di euro di valore aggiunto. Ovviamente questo giro d’affari riguarda diverse filiere, tra le quali agricoltura, silvicoltura, pesca, produzione alimentare, produzione di carta e plastica, nonché alcuni comparti dell’industria chimica, biotecnologica ed energetica. Proprio in questi ultimi due settori, in Italia, c’è un ottimo esempio di bioeconomia: a Porto Torres in Sardegna, Daniele Ferrari, Amministratore Delegato di Versalis (gruppo Eni) ha dato vita ad uno dei poli industriali di chimica verde più innovativi al mondo. Una realtà che realizza produzioni chimiche a basso impatto ambientale, ponendo anche le basi per una positiva reindustrializzazione. Se i numeri sull’occupazione e sul giro d’affari già di per sé basterebbero a giustificare uno sforzo politico a sostegno della bioeconomia, deve essere aggiunto anche un approfondimento sul comparto della ricerca scientifica ed universitaria. Basti pensare, ad esempio, che la Commissione Europea, attivando una collaborazione tra pubblico e privato sulle bioindustrie, ha stanziato ben 4,7 miliardi di euro per il finanziamento di progetti per la sicurezza alimentare, l’agricoltura sostenibile, la ricerca marina e marittima: aree che coinvolgono direttamente i ricercatori delle università europee.

Insomma, la bioeconomia costituisce un volàno per il rilancio del settore della ricerca scientifica, impegnato, con il progetto europeo “Horizon 2020”, a trovare soluzioni innovative per la sicurezza alimentare, per la salute e il cambiamento demografico, per l’energia sicura e pulita, per la lotta ai cambiamenti climatici e per l’uso efficiente delle risorse naturali e delle materie prime.

I progetti in Italia Se si guarda all’Italia, anche nel nostro Paese la bioeconomia, in particolare per quanto riguarda il settore agricolo, è molto attiva. Attualmente, secondo i dati della Coldiretti, in Italia esistono ben 249 prodotti tipici e oltre un milione di ettari coltivati con metodo biologico. Grazie ad una particolare attenzione all’uso delle fonti rinnovabili, si stima che il settore dell’agricoltura italiana abbia risparmiato circa il 40% di energia. Non solo. Quello agricolo è uno dei pochi settori che è cresciuto dal punto di vista occupazionale, con un più 3,6% nel 2012 e un incremento sia nelle presenze femminili che di giovani sotto i 35 anni. Non a caso il CNR, il Consiglio Nazionale delle Ricerche, ha attivato diversi progetti, tra i quali uno sull’“Agricoltura sostenibile” che punta a sfruttare le risorse biologiche non solo a fini alimentari, ma anche come materie prime rinnovabili, per allontanarsi da un’economia basata esclusivamente sulle fonti fossili. Inoltre il CNR, in particolare con l’Istituto di biologia e biotecnologia agraria, ma anche con altri Dipartimenti, ha all’attivo alcuni progetti che riguardano l’apicoltura, mirati a prevenire virosi e malattie che mettano a rischio un insetto fondamentale per l’equilibrio del nostro ecosistema.

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Progetto europeo "Horizon 2020" per la bioeconomia Ripartizione del bilancio (in milioni di ¤) Anche l’Enea è molto attiva nel settore della bioeconomia ed ha avviato diversi accordi programmatici, tra i quali spicca quello sottoscritto con l’India e finanziato dal Settimo Programma Quadro (FP7) dell’Unione Europea. Si tratta del progetto Sahyog, nato dalla collaborazione tra la Commissione Europea e il Dipartimento delle Biotecnologie del Governo Indiano, che ha come obiettivo la creazione di un network UE-India sulla produzione di biomassa e conversione dei rifiuti organici attraverso approcci biotecnologi. Il primo incontro tra le parti interessate (“Stakeholder meeting”), si è svolto in India il 7 novembre del 2012 ed è stato coordinato proprio dall’Enea. Infine, è d’obbligo da segnalare l’impegno dell’Italia nella sostituzione dei sacchetti di plastica e nel rilancio della cosiddetta “chimica verde”, che produce shopper biodegradabili e compostabili. Con la legge del 1° gennaio 2011, l’Italia è stata uno dei primi Paesi europei a introdurre la moratoria per le vecchie buste di plastica, puntando sulla chimica sostenibile che utilizza, come materia prima, le biomasse derivanti dall’agricoltura, riportando sostanza organica e fertilità al suolo, senza inquinare. Un altro esempio di come la bioeconomia possa produrre sviluppo e occupazione.

I Eccellenza scientifica, di cui:

27.818

1. Consiglio europeo della ricerca

15.008

2. Tecnologie emergenti e future

3.505

3. Azioni per competenze, formazione

6.503

e sviluppo della carriera 4. Infrastrutture di ricerca europee

2.802

(comprese le infrastrutture digitali) II Leadership industriale, di cui:

20.280

1. Leadership nelle tecnologie

15.580 di cui 500 per l’IET

abilitanti e industriali*

(Istituto Europeo Innovazione e Tecnologia)

2. Accesso al capitale di rischio

4.000

3. L’innovazione nelle PMI

700

III Sfide per la società, di cui:

35.888

1. Salute, cambiamento demografico

9.077 di cui 292 per l’IET

e benessere 2. Sicurezza alimentare, agricoltura

4.694 di cui 150 per l’IET

sostenibile, ricerca marina e marittima nonché bioeconomia 3. Energia sicura, pulita ed efficiente

6.537 di cui 210 per l’IET

4. Trasporti intelligenti, verdi

7.690 di cui 247 per l’IET

e integrati 5. Azione per il clima, efficienza

3.573 di cui 115 per l’IET

delle risorse e materie prime 6. Società inclusive, innovative e sicure

4.317 di cui 138 per l’IET

Istituto europeo di innovazione

1 542 + 1 652

e tecnologia (IET) Azioni non nucleari del Centro

2.212

comune di ricerca TOTALE

87.740

* Compresi 8.975 milioni di ¤ per le tecnologie dell'informazione e della comunicazione (TIC), dei quali 1.795 milioni di ¤ per la fotonica, la microelettronica e la nanoelettronica, 4.293 milioni di ¤ per le nanotecnologie, i materiali avanzati e la fabbricazione e trasformazione avanzate, 575 milioni di ¤ per le biotecnologie e 1.737 milioni di ¤ per il settore spaziale. Di conseguenza, 6.663 milioni di ¤ saranno disponibili per le tecnologie abilitanti fondamentali.

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Il mondo di Corrente Corrente al centro del sistema energetico a cura di Ilaria Carderi Creato nel 2010 dal GSE, il progetto Corrente promuove la filiera italiana cleantech attraverso la creazione di un “Sistema Paese Italia” delle rinnovabili e dell’efficienza energetica. Molteplici i servizi, le attività e le opportunità in collaborazione con numerosi partner istituzionali. Il progetto conta circa 1800 adesioni di aziende espressione di tutte le filiere energetiche di settore: solare, eolico, idrico, delle bioenergie, geotermico, efficienza energetica, sistemi di accumulo, smart grid e mobilità sostenibile. Per contribuire a sviluppare l’industria di settore e rafforzarne la competitività tecnologica e commerciale, numerosi sono gli eventi e gli appuntamenti avviati nella prima metà del 2013, tra cui lo svolgimento di iniziative organizzate nell’ambito del Solarexpo 2013.

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INDONESIA SOLAREXPO 2013 Milano, 8/10 maggio 2013 Corrente ha partecipato alla 14ª edizione del Solarexpo con un proprio spazio espositivo all’interno dell’Internationalization Hot Spot, area dedicata all’internazionalizzazione delle imprese e ospitante le rappresentanze di Austria, Argentina, Canada, Messico, Romania, Svizzera, Ucraina, Repubblica Ceca e Sud Africa. Questo ha permesso di dare visibilità alle competenze italiane, sviluppando opportunità commerciali e di investimento nei mercati emergenti. Tra i principali appuntamenti organizzati da Corrente, il workshop “French Italian Green Tech Energy Meeting”. L’iniziativa ha permesso a 20 imprese italiane e 5 francesi di partecipare a un seminario sulle tecnologie più innovative nel fotovoltaico, sistemi di stoccaggio, smart grid e domotica. A margine del workshop le imprese italiane e francesi hanno svolto circa 50 incontri bilaterali con lo scopo di creare nuove partnership sui mercati nazionali e internazionali. Corrente ha inoltre incontrato le imprese italiane presenti al Solarexpo attraverso un workshop dedicato a illustrare i servizi e le attività promosse dal GSE per aggregare e valorizzare la filiera italiana cleantech. Il workshop “Corrente incontra le imprese italiane” ha così fornito una panoramica sulle attività svolte e sulle prossime iniziative finalizzate allo sviluppo e alla promozione del Sistema Paese Italia delle rinnovabili a livello internazionale. Nell’ambito delle iniziative del progetto Corrente il GSE ha firmato nel 2012 un Protocollo d’Intesa con il Ministero dello Sviluppo Economico e l’Agenzia ICE. Tra le attività previste in tale Protocollo, finalizzate alla promozione dell’industria italiana cleantech, vi è il monitoraggio delle opportunità di business per le imprese italiane in aree geografiche considerate strategiche, per facilitare i rapporti istituzionali settoriali e l’inserimento delle nostre imprese in progetti da sviluppare in paesi emergenti. Molteplici le attività di business scouting a supporto delle PMI, riguardanti tra gli altri l’Indonesia, l’India e l’Arabia Saudita.

La fase esplorativa avviata in Indonesia nei primi mesi del 2013 ha messo in luce le grandi potenzialità del Paese. Prima economia del Sud-Est Asiatico, con 240 milioni di abitanti (di cui solo il 70% ha accesso alla rete elettrica) ed una crescita media della domanda energetica del 8,6% annuo, l’Indonesia offre grandi opportunità agli operatori italiani del settore. Il potenziale di sviluppo nel settore delle rinnovabili risulta essere: • GEOTERMICO: 29.000 MW di potenziale (il 40% del potenziale geotermico mondiale, di cui ad oggi è sfruttato solo il 4,2%). L’obiettivo è di installare 4.000 MW entro il 2014 e di raggiungere il target di 9.500 MW al 2025 realizzando oltre 30 impianti geotermici; • IDRICO: 75.000 MW di potenziale (solo l’8,8% è sfruttato); • MINI/MICRO IDRO: 770 MW di potenziale (229 MW installati oggi); • BIOMASSA: circa 50.000 MW di potenziale (1.600 i MW oggi installati); • EOLICO: potenza media di circa 3 m/s (la capacità installata ad oggi risulta essere 1,87 MW); • TRASMISSIONE E DISTRIBUZIONE: opportunità per le imprese con competenze nell’interconnessione elettrica sottomarina per la presenza di oltre 1.700 isole indonesiane.

ARABIA SAUDITA A seguito della pubblicazione delle linee guida del piano energetico nazionale Corrente ha avviato un percorso di esplorazione delle opportunità offerte dal mercato saudita. Il “Proposed Competitive Procurement Process for the Renewable Energy Program” - in consultazione da febbraio 2013 - prevede un forte sostegno per la produzione di energia da fonti rinnovabili, pari a circa 54 GW entro il 2032. A supporto delle imprese interessate ad investire in tale contesto, particolarmente ricco di opportunità per operatori del settore solare, eolico e geotermico, si è tenuta una tavola rotonda volta a illustrare i contenuti del piano energetico, alle quale hanno partecipato oltre 30 aziende. A supporto dell’ingresso delle imprese nel mercato saudita sono in corso attività in collaborazione con partner istituzionali quali Ministero dello Sviluppo Economico, Ministero degli Affari Esteri e Uffici ICE.

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il mondo di Corrente

I numeri del cem 23

INDIA - CLEAN ENERGY MINISTERIAL & INNOVATION SHOWCASE Nuova Delhi 16/18 aprile 2013 Visto il forte interesse manifestato dalle nostre imprese verso il mercato indiano, Corrente ha promosso la partecipazione della filiera italiana al Clean Energy Ministerial – CEM, che dal 2009 offre uno spazio di dialogo e cooperazione interministeriale sulle fonti rinnovabili e sullo sviluppo delle tecnologie cleantech. Il Clean Energy Ministerial 2013 vede il coinvolgimento delle più alte rappresentanze istituzionali dei Paesi membri e delle imprese di settore, attraverso lo svolgimento di sessioni interministeriali, tavole rotonde internazionali e l’organizzazione dell’Innovation ShowCase, una vetrina espositiva dedicata alle novità scientifiche e industriali sviluppate da 40 aziende internazionali tra cui 5 italiane aderenti a Corrente. Le sessioni interministeriali hanno permesso alle oltre 20 nazioni di condividere esperienze, dati e buone pratiche delle rispettive politiche nazionali di sostegno alle rinnovabili. Le tavole rotonde hanno visto la partecipazione delle nazioni presenti e delle imprese che si sono confrontate con i numerosi player del settore dell’energia solare e dei veicoli elettrici, riportando le loro attività e competenze. All’interno del Padiglione Italia nell’area Innovation ShowCase le imprese italiane hanno presentato innovazioni e prodotti. Le nostre aziende sono state visitate dai Ministri di Cina, Sudafrica e Messico nonché da una delegazione degli Emirati Arabi Uniti, interessati a prendere visione di alcune innovative tecnologie e a sviluppare contatti diretti con le imprese. L’iniziativa espositiva ha permesso di valorizzare

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Paesi partecipanti

3

enti osservatori internazionali: IEA, IPEEC, IRENA

6

tavole rotonde pubblico-privato

40 1

imprese internazionali di cui

5

italiane

stand Italia

Tra i nuovi mercati oggetto delle prossime iniziative organizzate dal progetto Corrente vi sono il Brasile, l’Algeria e il Canada. Per conoscere tutti gli eventi e le opportunità in programma consultate la pagina dedicata http://corrente.gse.it o segnalate i vostri mercati d’interesse a corrente@gse.it

la partecipazione italiana al Clean Energy Ministerial. L’imprenditorialità italiana è stata, tra le altre presenze internazionali, la maggiormente rappresentata in termini numerici. Nella più ampia prospettiva dello sviluppo del settore delle rinnovabili in India quale opportunità per soddisfare il crescente fabbisogno energetico nazionale, Corrente ha avviato un dialogo continuativo con enti e operatori indiani ed italiani presenti in India, al fine di fornire alle imprese italiane interessate informazioni utili per entrare nel mercato tra cui: opportunità di investimento, aggiornamenti normativi, bandi di gara, attività R&D, gruppi di lavoro e missioni settoriali.


GAMA & MEDYBLU

Serra Archimede

®

Connubio virtuoso fra agricoltura e fotovoltaico.

È tutto italiano il progetto Serra Archimede®. Nasce a Ragusa, da sempre l’area di maggior sviluppo della tecnica della coltivazione in ambiente protetto. Giovani ingegneri progettisti esperti di energia derivata da fonti rinnovabili, giovani agronomi specializzati nella coltura in serra e un azienda attiva nell’ambito delle costruzioni meccaniche si sono incontrati, mettendo insieme le rispettive esperienze e competenze, spinti dal comune intento di ottimizzare il connubio tra fotovoltaico e serra agricola creando un prodotto unico nel suo genere. Di fatto Serra Archimede® è la serra fotovoltaica che, pur rispettando l’attuale normativa sulla superficie fotovoltaica applicata sulla struttura, garantisce una produzione elettrica elevata senza che l’ombra generata dai pannelli ostacoli la distribuzione della luce naturale e quindi la resa agricola dell’impianto. La grande rivoluzione del progetto Serra Archimede® sta nel design della struttura applicata per la prima volta ad una serra. Ma nel progetto sono rilevanti anche altri aspetti quali l’economicità, la solidità costruttiva, il controllo dei flussi d’aria per la gestione del micro-clima e l’estrazione dell’aria calda dall’interno della struttura che aumenta le performances dei pannelli fotovoltaici. Grazie a questi elementi, Serra Archimede® stravolge il concetto di business fotovoltaico abbinato all’agricoltura: l’idea di Medyblu mette in primo piano un progetto agronomico con elevate rese economiche, dove il fotovoltaico rappresenta una ricchezza in più per l’azienda agricola. La Serra Archimede® è stata oggetto di test che hanno evidenziato la possibilità di fare crescere con successo alcune colture particolarmente bisognose di luce; questo risultato permette di allargare il ventaglio di scelta delle specie nella creazione dei piani agronomici.

Al centro deve esserci l’impresa agricola con i suoi regimi fiscali vantaggiosi e la possibilità di accedere ai fondi comunitari per i miglioramenti fondiari, capaci di ripagare parte dell’impianto. Medyblu e GAMA, in partnership, propongono soluzioni personalizzate chiavi in mano che comprendono la progettazione, la realizzazione dell’impianto, la consulenza e la formulazione dei piani agronomici strutturati (dalla strategia colturale, l’assistenza negli anni, l’individuazione dei canali di vendita redditizi e la gestione delle pratiche). Medyblu, inoltre, è impegnata in progetti umanitari in cui una particolare formula di applicazione della Serra Archimede® permetterà di rendere indipendenti le popolazioni di villaggi in aree sub-sahariane, zone particolarmente difficili dal punto di vista climatico e sociale, offendo loro i mezzi per la sussistenza alimentare e per la produzione di energia per l’estrazione dell’acqua e altri utilizzi. Per contatti: info@medyblu.com; info@gamaindustry.it

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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Biocarburanti, maggiori riconoscimenti per chi produce in Europa Il 6 marzo scorso è entrato in vigore il Decreto ministeriale 14 febbraio 2013, che ha definito le modalità per il riconoscimento delle maggiorazioni riservate a particolari tipologie di biocarburanti. Il Decreto Legislativo n. 28/2011, infatti, ha stabilito che sia riconosciuto un Certificato ogni 8 Gigacalorie di biocarburante immesso in consumo, anziché un Certificato ogni 10, a condizione che il biocarburante sia prodotto in stabilimenti localizzati in Europa e che utilizzino materia prima proveniente dal medesimo territorio, o sia miscelato a benzina e gasolio in percentuale pari al 25 % e immesso in consumo al di fuori della rete di distribuzione.

Strategia Energetica Nazionale, indicazioni per l’attuazione I Ministri dello Sviluppo Economico e dell’Ambiente l’8 marzo hanno firmato il decreto di approvazione della Strategia Energetica Nazionale. La firma dell’atto rafforza il valore della SEN, in modo che la XVII Legislatura possa usufruire delle indicazioni emerse. Tra gli obiettivi principali della SEN: la riduzione del costo dell’energia e il raggiungimento degli obiettivi ambientali e di de-carbonizzazione al 2020 definiti dal Pacchetto UE Clima-Energia. Tra le priorità: lo sviluppo dell’efficienza energetica e il consolidamento di filiere produttive nazionali.

Detraibilità al 36% per gli impianti a fonti rinnovabili La realizzazione d'impianti fotovoltaici è equiparata a tutti gli effetti alla realizzazione di interventi finalizzati al risparmio energetico, in quanto entrambe le soluzioni determinano una riduzione dei consumi da fonte fossile. Lo ha stabilito l’Agenzia delle Entrate con la Risoluzione 22/E del 2 aprile scorso, chiarendo che la detrazione di imposta si può applicare nel caso di realizzazione di impianti fotovoltaici fino a 20 kW asserviti ad abitazioni, ma che non deve cumularsi con gli incentivi del Conto Energia. Fino al 30 giugno 2013 la detrazione vale il 50% delle spese sostenute, dal 1° luglio 2013 ritorna al 36%. (*) (*) Il DL 63/2013 del 4 giugno 2013 ha nel frattempo prorogato l’agevolazione del 50% fino al 31 dicembre 2013 .

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Componente A3, aumenti per il secondo trimestre 2013 Aumenta ancora, con il secondo trimestre 2013, la componente A3 della bolletta a copertura degli oneri generali di sistema. Lo ha stabilito l’Autorità per l’energia con la delibera 123/2013/R/COM. L’aumento previsto corrisponde ad un maggior gettito annuo di circa 650-700 milioni di euro. Ciò nonostante le bollette del consumatore tipo e quelle delle piccole imprese in maggior tutela diminuiranno dell’1%, grazie al calo della componente riferita alla produzione e alla commercializzazione dell’energia elettrica. Calo predisposto, per la maggior tutela, sempre dall’AEEG. La spesa media annua della famiglia tipo sarà di circa 511 euro, di cui 89 euro (17,4%) di componente A3.

Energivori, il nuovo decreto con sconti in bolletta Le aziende che hanno un consumo annuo superiore a 2,4 Gwh e presentano un rapporto tra costi dell’energia e fatturato superiore al 3%, possono usufruire di agevolazioni sulle accise. Lo ha stabilito il nuovo Decreto ministeriale (MiSE e MEF) dello scorso 5 aprile, che ha inoltre deciso di estendere uno sconto sugli oneri generali di sistema per quelle aziende che presentino un rapporto tra costo della sola energia elettrica e fatturato, superiore al 2%. Il decreto, emanato in attuazione della Legge 134/2012 (Cresci Italia), al fine di sostenere la competitività delle aziende italiane introduce un nuovo concetto di “impresa energivora”, che verrà identificata sia sulla base del valore assoluto dei costi energetici sostenuti, ma anche alla luce dell’incidenza del costo dell’energia sul proprio volume d’affari.

Aggiornamento annuale del Piano ENI per l’incremento della capacità di stoccaggio Realizzare nuove capacità di stoccaggio per più di 4 miliardi di metri cubi in riferimento al piano 2012. È quanto stabilito dal Decreto del MiSE, pubblicato in Gazzetta il 22 aprile scorso. Gli interventi di aumento della capacità di stoccaggio saranno effettuati dall’Eni, in qualità di soggetto che ha assunto l’impegno vincolante a sviluppare nuove infrastrutture di stoccaggio di gas naturale, in ottemperanza all’articolo 5 del D.Lgs. 130 del 2010. I lavori dovranno essere completati entro e non oltre il primo settembre 2015.

Ancora una proroga per rescindere dalle convenzioni Cip6 Chi intende presentare la domanda di risoluzione anticipata delle convenzioni Cip6 avrà tempo fino al 30 settembre 2013. Lo ha stabilito il Decreto del MiSE del 2 maggio scorso, accompagnato da un altro Decreto che ha definito il valore del Costo evitato di combustibile (CEC) a conguaglio del 2012. Non è la prima volta che il MiSE interviene per prorogare questo termine. Lo aveva già fatto due volte: la prima proroga era stata concessa a gennaio del 2012 fino a giugno dello stesso anno, mentre il secondo rinvio risale al 28 giugno 2012 fino al 31 marzo del 2013.

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la corrente elettrica racconta 2

Al tempo di sotto quel fanal... di Renato Terrosi

Simpatico satanasso, dopo venti anni che non ci vedevamo, con in mezzo guerre e pasticci d’ogni genere, Lampo ebbe l’idea di raccontarmi una barzelletta. Eravamo seduti su una panchina della stazione Centrale di Milano. Peraltro, la barzelletta era bella e io ci risi su. Certo, eravamo cambiati, come era cambiato il mondo, ma la nostra amicizia fraterna aveva retto. Eccome. Con scarsa originalità io ci misi subito dentro la storia della Festa della Luce al paese e la faccia tosta che aveva avuto Lampo a rubare la parte al Podestà che si era impappinato, ma tant’è. Lui, invece, fu più serio e volle raccontarmi di quando nei Balcani i tedeschi l’avevano preso, impacchettato e rinchiuso in un treno merci insieme a un centinaio di altri sventurati, e spedito dritto dritto in Germania a lavorare. Il treno andava avanti inesorabile come il destino e dopo pochi giorni i volti dei viaggiatori forzati mostrarono chiari i segni del digiuno, dello scoramento e della paura. Quando la vaporiera prese a diradare le sue sbuffate fu facile capire che una importante stazione era vicina. Così fu. Il lungo treno si arrestò in piena notte alla periferia di Vienna. Furono i soldati stessi a gridarlo. Finalmente, l’ordine atteso e temuto arrivò: Scendere, fuori, sosta per mangiare! In una manciata di secondi una marea di persone traballanti, quasi rotolò sulla massicciata della ferrovia. I soldati di scorta parlavano poco e si limitavano a indicare con i mitra la direzione che quel gregge umano doveva prendere alla luce bluastra dei fari piazzati sulla sommità di pali altissimi.

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Il viottolo era stretto e non seguiva l’andamento dei binari. Mucchi di ghiaia e cespugli spinosi infastidivano un po’ tutti. Richiami e motteggi, anche in italiano, rimbalzavano lungo la fila, creando una specie di atmosfera festosa. La marcia durava da alcuni minuti. La stazione con il posto di ristoro non doveva essere lontana. Ma esisteva davvero questa stazione, esisteva questo posto ristoro? Il dannato buio si, quello esisteva assillante. D’improvviso la fila piegò a sinistra, scese dal terrapieno e s’infilò in un bosco di betulle. Qualcuno bisbigliò; “Qui ci ammazzano”. I più vicini lo zittirono, ma covavano lo stesso pensiero. Nel bosco il buio divenne più fitto e oppressivo. Gli alberi si paravano davanti all’improvviso, il suolo dava la sensazione di un tappeto soffice. Il grappolo di luci verdeazzurre del posto di ristoro scoppiò in faccia ai prigionieri di colpo. Nel bosco s’era aperta come per incanto una vasta radura al centro della quale s’intravedeva una lunga baracca seminterrata. La fila si era arrestata. I prigionieri vennero fatti entrare all’interno. Una luce sferzante li accolse nel vasto locale, immerso in un leggerissimo vapore. Nella parte centrale dello stanzone una infinità di tavoli rustici contornati di pesanti sgabelli. L’odore dolciastro dei crauti dava la certezza che si sarebbe fatto il pieno. Era ora! Le cuciniere in camice grigio entravano e uscivano portandosi dietro zaffate di odori non ben conosciuti. Nel giro di pochi minuti vennero distribuite scodelle di latta, stracolme di minestrone denso e caldissimo.


Lili Marleen Ora i prigionieri mangiavano in fretta come se temessero che qualcuno gli fregasse il pasto o ordinassero di smetterla. Una sorta di miracolo, la luce spietata che dà un senso di benessere, di positività. Ma una cosa straordinaria avvenne: si udì una musichetta che gradatamente aumentava di volume. Una canzone triste e cadenzata: Lili Marleen! “Sotto quel fanal…”. Incredibile. Le luci si fecero ancora più vivide. Il tempo che la canzone finisse e immediatamente un ordine secco arrivò. Alt! Fuori!

Le porte si aprirono, i prigionieri uscirono. Li accolse il buio. Il buio più buio. Niente luce, niente sogno. A Lampo venne in mente la scena di tanti anni prima: i musicanti nella piazzetta del paese che avevano smesso di suonare, la lampada grande sopra il monumento ai Caduti era stata spenta. Bianco e nero, nero e bianco. Il bianco può essere segno di speranza. Ora, a distanza di tanto tempo e senza l’incubo della paura e della sofferenza, i due amici di anni lontani ne convennero. Sotto la volta ferrigna e rimbombante della Stazione Centrale di Milano.

Illustrazione realizzata da Alessandro Buttà

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Bizzarre energie Al riciclo ci pensa Tubby Nel nuovo millennio anche i cani si preoccupano della salvaguardia dell’ambiente: infatti non si vedranno fiutare solo tartufi e selvaggina ma anche rifiuti inquinanti. Il primo cane virtuoso è un labrador di nome Tubby: si aggira per le strade del Galles a caccia di bottiglie abbandonate che poi consegna alla sua proprietaria addetta al loro riciclo. Tubby, dopo aver recuperato 26.000 bottiglie di plastica, è entrato nel Guinnes dei Primati nelle vesti di cane riciclone.

MiaTralVia la band che “non butta via” Cinque ragazzi accomunati dall’amore per l’ambiente e per la musica, suonano per l’Italia con i loro “Spazza Tour”. Con strumenti originalissimi come una chitarra creata da una vecchia scopa a cui sono state applicate delle corde, un basso composto da coperchi di lamiera e bidoni della spazzatura, un tubofono fatto da tubi di wc dismessi e suonato con vecchie infradito, una drum machine realizzata da una macchina per scrivere a cui sono state piegate le aste e aggiunti dei barattolini e un microfono per effetti speciali ricavato da un telefono a rotelle cablato, suonano un repertorio musicale che va da Gino Paoli ai Prodigi, il tutto all’insegna del riciclo.

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A cura di Sallie Sangallo

Un’estate al mare… per ricaricare File di ombrelloni fotovoltaici ricaricano supporti elettronici dei bagnanti, pensiline fotovoltaiche danno energia a bici e altri veicoli elettrici, informazioni sulla qualità dell’aria acquisite in tempo reale e un sistema di videosorveglianza monitora gli oggetti personali dei bagnanti, questa è “Tecno-spiaggia”. Attualmente è il primo stabilimento green ed è situato a Bellaria Igea, ma si spera che a breve anche tutti gli altri possano subire la stessa trasformazione. Il progetto “Tecno-spiaggia” è stato realizzato da Telecom Italia e Umpi.

Il monopattino a energia solare Ses è il monopattino elettrico alimentato da energia prodotta dai pannelli fotovoltaici disposti sul telaio e collegati a una batteria al litio, interna al motore. Un’esposizione al sole che va dalle 2 alle 6 ore garantisce al monopattino una velocità massima di 25 km/h e un’autonomia di 33 ore. In caso di giornate nuvolose si potrà collegare il veicolo a una normale presa elettrica.


La casa che segue il sole L’architetto Manuel Vierra Lopes affiancato da gruppo di studenti di un’Università del Portogallo, ha sviluppato un progetto chiamato “Casas en movimiento”. Si tratta di abitazioni che ruotano su due assi per massimizzare il calore e l’energia provenienti dal sole. L’edificio ruota su un piano orizzontale, mentre una sovrastruttura composta da pannelli fotovoltaici si muove su un piano verticale. Questo sistema garantisce all’abitazione un’autosufficienza energetica pari all’80%. Inoltre la sua struttura modulare permette di ridurre o aumentare le sue dimensioni aggiungendo o eliminando i moduli di cui si compone.

Una moquette che viene dal mare Acquafil è la società trentina che produce filati utilizzando reti da pesca recuperate dai fondali marini. Infatti da un sistema di scomposizione chimica e fisica si ottiene il caprolattame, un materiale di cui sono composte le reti. Questo è anche la sostanza primaria per la produzione di filati di nylon utili alla realizzazione di capi di abbigliamento, tappetti, moquette ecc.. Acquafil ha così realizzato un nuovo metodo di riciclo adatto alla salvaguardia della fauna marina, spesso vittima delle attrezzature da pesca abbandonate nei fondali.

Le alghe amiche degli alberi Con l’olio della frittura i pescatori inquinano meno “Lotta al caro petrolio e all’inquinamento” è lo slogan della flotta di pesca triestina. Sperimentando la sostituzione del classico carburante per pescherecci con l’olio esausto trattato chimicamente, hanno constatato che le funzioni del motore restano invariate e si riducono notevolmente le emissioni di gas. Così il gruppo di pescatori friulani ha deciso di unire le forze per l’acquisto di un impianto per il trattamento chimico dell’olio usato. Il costo dell’impianto è di circa 10.000 euro ma - calcolando le spese complessive di carburante sostenute in un anno - il risparmio totale ammonterà a 300.000 €.

La cartiera italiana Favini, da tempo sensibile ai problemi dell’ambiente,ha brevettato una carta pregiata ottenuta dalle alghe. L’idea nacque quando l’ecosistema della laguna di Venezia fu minacciato dalla presenza massiccia di alghe. Queste furono raccolte dalla cartiera e poi riutilizzate per la produzione di una carta pregiata con caratteristiche uniche, come la presenza di alghe visibili sulla superficie. Ora il sistema di raccolta è esteso a tutte le zone marine in pericolo. Il risultato ottenuto è, oltre alla salvaguardia delle aree soggette al proliferare dei pericolosi microrganismi, anche una notevole riduzione dell’abbattimento degli alberi da cellulosa.

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energia del pensiero

Uscire dall' e riscoprire “L’uomo? A volte sa essere buono!”

(Alvaro Coutho)

Giovanni Reale

Un caffé con Giovanni Reale Filosofo e scrittore di Romolo Paradiso Giovanni Reale è il più importante filosofo italiano vivente. Studioso del pensiero antico, amante ed esperto di Platone, conosciuto e apprezzato in tutto il mondo, è il prototipo del vero filosofo, che sa applicare alla vita pratica i concetti in cui crede. Il suo modo di esprimersi è semplice, pacato e chiaro, come lo era quello degli antichi saggi greci, dai quali Reale ha saputo apprendere e applicare la capacità di ascolto, l’attenzione all’altro e l’umiltà, che lo portano a riflettere, studiare e comprendere chi gli sta di fronte.

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individualismo il bene comune E: Prof. Reale, oggi la ragione sembra l’unica fonte di verità. Ma la storia dell’uomo insegna che la ragione è stata più portatrice di danni che di benessere. Allora perché ci si ostina a delegarle incondizionata fiducia? GR: Non si è capito che la ragione può attivarsi solo partendo da principi e svolgendoli nelle loro implicazioni e conseguenze. Aristotele diceva che i principi non sono dimostrabili, ma intuibili. In questo nostro tempo la ragione trionfa sulla base di presupposti scientistici, più che della scienza, la quale, quando è autentica è cosciente dei propri limiti. La differenza quindi sta nel fatto che molti, invece di seguire gli scienziati, seguono gli scientisti, quelli che trasformano la scienza in idolo, assolutizzandola, facendoci credere che essa e solo essa può risolvere tutti i nostri problemi, divenendo così il viatico per la verità. Ho trattato questo tema con Umberto Veronesi, nel libro, recentemente uscito per Bompiani, “Responsabilità della vita”. E: Scientismo e tecnicismo sono diventati i totem della modernità. GR: Perché l’umanità ha depauperato e smarrito i valori base, quelli sui quali aveva costruito la sua civiltà e il suo benessere spirituale. Pensi che si è arrivati a dire che grazie allo scientismo e al tecnicismo si sconfiggerà la morte. Ci sarà un momento in cui saremo in grado di scegliere se continuare a vivere oppure no. Ed è una grande assurdità.

"Ci sarà un momento in cui saremo in grado di scegliere se continuare a vivere oppure no. Ed è una grande assurdità." E: è l’uomo che si fa Dio, disconoscendo la forza e l’importanza del Dio vero. GR: Si fa ingenuamente Dio. In fondo, sconfigge se stesso. Quindi tornando alla verità, dico che non ci si può arrivare per un’unica via. E questa non può essere quella della sola ragione, o della scienza. O peggio ancora, della scienza e del tecnicismo. C’è dell’altro. Qualcosa di più profondo, di intangibile, che l’uomo sa percepire attraverso la sua sensibilità, scoprendo verità altrimenti non rilevabili.

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"Il pericolo vero è quello di una decrescita culturale delle nuove generazioni."

E: A proposito di sopravvalutazione della verità scientifica e di quella della tecnica, in un suo intervento sul Corriere della Sera, lei ha detto che bisogna salvare la scuola dalle nuove tecnologie perché si rischia di distruggere l’antico rapporto tra allievo e maestro e che il digitale può annullare la cultura della scrittura. GR: Ho voluto confutare quanti affermano che in futuro gli insegnanti dovranno rinunciare a formare i giovani, a renderli pronti per la vita in Comunità, perché i giovani cresceranno e si evolveranno con gli strumenti di comunicazione multimediale e l’insegnante dovrà solo assumere il ruolo della persona capace di aiutarli a usare tali tecnologie. Ma così si disconosce il valore etico della scuola la cui essenza è superiore alle nozioni. L’informatica deve stare nelle scuole, ma non deve essere il fine dell’istruzione, quanto, invece, un supporto, valido, ma sempre un supporto. La scuola dovrà aiutare il giovane a non divenire schiavo dell’informatica, come purtroppo sta accadendo. E: Qualcuno potrà obiettare che la rete ha aumentato notevolmente la possibilità di conoscenza. GR: Questo è vero. Ma nello stesso tempo ha quasi annullato la capacità di assimilare l’oggetto della ricerca e di comprenderlo a fondo. Purtroppo, il pericolo vero è quello di una decrescita culturale delle nuove generazioni. Invece la Comunità ha bisogno urgente di persone che abbiano sensibilità, conoscenza, creatività e valori.

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E: Friedrich Nietzsche è il filosofo che ha compreso la radice dei mali spirituali che affliggono l’uomo d’oggi: il nichilismo. GR: Nietzsche ha descritto perfettamente il nichilismo. “Manca il fine”, diceva, “manca la risposta al perché? Che cosa significa nichilismo? Che i valori supremi si svalorizzano”. La cultura contemporanea, come dicevamo, ha perduto il senso di quei grandi valori che nell’età antica e medievale e anche nei primi secoli dell’età moderna, costituivano i punti di riferimento essenziali e in larga misura irrinunciabili, nel pensare e nel vivere. Si è data altri valori, materiali naturalmente, consumabili a seconda delle necessità del momento, mai duraturi, mai punti di riferimento per il cammino dell’uomo. “L’uomo moderno”, afferma ancora Nietzsche, “crede sperimentalmente ora a questo, ora a quel valore, per poi abbandonarlo. Il circolo dei valori perduti è sempre più vasto e sempre più si avverte il vuoto, la povertà, la fragilità dei valori”. Noi siamo persone immerse nella fragilità, malgrado in giro prevalga un atteggiamento di sicurezza, di spavalderia. Tutto effimero. Il nichilismo porta alla negazione dell’esistenza di un principio primo: Dio; di un fine ultimo; del bene e della verità. Aristotele ha detto che la verità è l’essere. La verità non si può negare e chi la nega ritiene che la sua negazione della verità sia verità. Platone faceva dire a Socrate in un famoso dialogo, che Socrate si può confutare ma non la verità. È un po’ quello che l’uomo di oggi, intaccato dal nichilismo, ha dimenticato, o vorrebbe dimenticare, per una serie di motivi.

E: Siamo quindi pienamente dentro la famosa caverna di platoniana concezione? GR: Purtroppo sì. Da lì vediamo solo le immagini proiettate: la televisione, gli strumenti multimediali, e così via, e sentiamo voci che non sono reali, ma riflesse. Si scambia il virtuale per il reale. Il falso per la verità. Così che quando si viene a contatto con il reale, l’uomo sbanda, cade, va in crisi. Insomma, il fondo della caverna è molto ampio e la salita per uscirne, molto erta.

E: Forse anche per paura. GR: Certo. La paura, che è una forma di fuga dalla verità. Platone, nel Fedro, che Hans Georg Gadamer ritiene il miglior dialogo del filosofo greco, sostiene che “molti non vogliono la verità, ma ciò che appare vero”. E aggiunge che “in certi casi non conviene dire la verità, perché non convince, convince di più la non verità”. E: è qualcosa ancor oggi evidente. Si pensi alla politica, a certa storiografia, o a alcune forme di giornalismo che abbandonano la verità o la ricerca della verità per assumere una verità di comodo, più spendibile, meno impegnativa sotto il profilo personale, perché evita il conflitto con quelli che contano, che hanno in mano le chiavi del convincimento dell’opinione pubblica. GR: Quando qualcuno vuol parlare o scrivere, deve farlo conoscendo la verità della cosa che dice e ancor più la persona a cui si rivolge, tenendo conto che lo spirito degli uomini è diverso da persona a persona. Alcuni saranno convinti di cose che per altri non sono invece vere. Quindi, nel rapportarsi all’altro, si deve tendere alla comprensione di chi ci sta di fronte e di conseguenza l’esprimersi deve riuscire comprensibile a questi.

E: Una delle forme più raffinate del nichilismo è rappresentata dal relativismo. La sua difesa e il suo esercizio sono un esempio di assolutismo? GR: Penso proprio di sì. Il relativismo è una maschera del nichilismo. Si basa sulla convinzione che differenti posizioni di pensiero e di fede possano e debbano considerarsi equivalenti e di pari valore. Nessuna può o deve considerarsi superiore, e nessuna dovrebbe cercare di imporsi alle altre. Ma l’uguaglianza delle posizioni su quale fondamento si basa? Sul fatto che nessuna di esse può essere considerata portatrice di verità. Quindi sono tutte “indifferenti”. Albert Camus nel “Mito di Sifiso” esprime perfettamente questo concetto, affermando: “un impiegato delle poste è pari a un conquistatore, qualora l’uno e l’altro abbiano una coscienza comune”. E ancora: “C’è Dio o il tempo, la croce o la spada. O un mondo ha un senso più alto, che supera le sue agitazioni, o nulla è vero al di fuori di tali agitazioni. Bisogna vivere con il tempo e con lui morire o sottrarsi ad esso per una vita più grande”.

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Ogni giorno la fonte essenziale di ENERGIA Da 80 anni il giornale dell’informazione energetica sempre completa, precisa, affidabile ed indipendente. Più di 10.000 notizie l’anno. Quotidianamente petrolio, gas, elettricità, fonti rinnovabili, acqua. Notizie, articoli, approfondimenti dei maggiori esperti del settore. Variazione dei prezzi e andamento dei mercati, consumi, statistiche. Testi di legge, decreti, documenti delle Autorità con commenti. Gare, eventi e rubriche specializzate. Staffetta Quotidiana Largo Luigi Antonelli, 30 - 00145 Roma - Tel. 06 57 41 208 Fax +39 06 57 54 906 - abbonamenti@staffettaonline.com 96

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E: è l’assolutismo della “non verità”. Se nulla è vero, nessuna strada per l’uomo può essere quella giusta. Senza bussola l’umanità si perde. Per evitare di farlo si attacca a ciò che sembra offrirgli una soluzione, indicarle una luce. Salvo poi scoprire che era solo un lampo e nulla più. GR: Insomma i valori si possono rappresentare con una piramide, in cima alla quale c’è il mattone di Dio. Se togli quello, tutto, a poco a poco, crolla.

"Ci hanno allontanato dalle cose semplici, dalla scoperta dell’altro, dall’amore, dall’osservazione della natura, dalla meraviglia..." E: Pierre Hadot, filosofo francese, dice che la modernità ci ha tolto la “coscienza cosmica”, la capacità, cioè, di sentirsi parte di un tutto immenso e meraviglioso, e di conseguenza ha permesso che si smarrisse il senso della meraviglia, del limite e del mistero. Si sente di condividere? GR: Il fare continuo, la fretta, il desiderio costante di avere, di consumare, di godere, ci hanno distratto da ciò che è veramente importante per noi. Ci hanno allontanato dalle cose semplici, dalla scoperta dell’altro, dall’amore, dall’osservazione della natura, dalla meraviglia che ne deriva, dal desiderio di conoscere e capire e dal sentirsi parte di un tutto dove ogni elemento ha la sua peculiarità e importanza. Un tutto grande, immenso e fantastico. Così anche il senso e il valore del limite sono scemati. E con esso, quello del mistero. La coscienza cioè che qualcosa più grande di noi, non comprensibile e inspiegabile esiste.

E: Lei che è uno dei massimi esperti del pensiero antico, non crede che molti dei principi che hanno guidato quella filosofia, e più ancora, la vita quotidiana di Socrate o di Marco Aurelio, potrebbero aiutare anche noi ad avere una vita più cosciente, più aperta agli altri e al valore della natura? GR: Oggi più che mai abbiamo fame di valori e di cose spirituali. Quindi ben vengano il pensiero e la cultura degli antichi, la loro saggezza per aiutarci a vincere i mali della modernità. Dobbiamo combattere le negatività portate dal benessere che ci toglie la possibilità di capire le cose importanti della vita e di conoscere la felicità. Quella felicità di cui parlano Socrate, Platone, Seneca o Marco Aurelio appunto. Ma per arrivare a essa occorre capire il mondo in cui si vive, mettendosi in giusto rapporto con esso, comprendere chi siamo e le possibilità che abbiamo, e non chiedere a noi stessi più di quello che siamo capaci di fare. E: La filosofia è, come sostiene Bergson “il guardare ingenuamente in sé e intorno a sé”, dove il “guardare ingenuamente” corrisponde all’affrancarsi dall’artificiale, dall’abitudine, dal convenzionale, dal costruito e ritornare a una percezione elementare, scevra di ogni pregiudizio? GR: Sa che domanda mi ha posto tempo fa una bambina? E: Sono curioso. GR: “Perché ci sono le cose?”

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"Perché ci sono le cose?" E: Un bellissimo esempio di pensiero filosofico.

E: C’è un filo comune tra filosofia e religione?

GR: E mio nipotino di tre anni e mezzo ha domandato alla madre: “Perché mi avete fatto? Perché ci sono?”. La madre non capiva, e lui allora ha risposto: “Perché io bambino, sono!”. Queste sono le domande più profonde, più filosofiche, perché la disposizione ad esse è scevra di qualsiasi convenzione. Sta nel nitore.

GR: Il Signore non ci ha dato solo la fede, ma anche la ragione. L’una non può fare a meno dell’altra. Agostino a questo proposito diceva: “credo per capire e capisco per credere”.

E: Platone, gli stoici e gli epicurei hanno considerato l’esercizio di morte come un esercizio di vita. Qualcosa capace di sviluppare un’attenzione, una riflessione e un godimento continuo sull’esistenza, intesa come la possibilità di crescita interiore e di capacità di superare il male. Oggi, invece, ci si sottrae al pensiero della morte, per paura, perché preda di una cultura che non ammette il limite, la debolezza, il dolore. È così? GR: Abbiamo timore della morte perché non siamo in grado di capire veramente la vita. Non riflettiamo sul senso dell’esistenza, non le diamo alcun valore, non riusciamo e temiamo di confrontarsi con la nostra finitezza, che non ci fa padroni del tempo e del futuro. Così perdiamo la capacità di godere del momento, di dare a esso la pienezza dei pensieri e degli atti, finalizzandoli al bene proprio e altrui, e non sappiamo godere del distacco dalle vacuità terrene, alle quali concediamo il massimo del nostro tempo e delle nostre energie. Sprecandole. Tempo fa ho letto un articolo in cui si diceva che in Francia e in America era nata un’idea di eliminare i funerali perché non hanno più senso. La morte sarebbe quindi uno scarto dell’esistenza. Dal corpo umano, privo di vita, si verrebbero così a prelevare organi utili a chi, in vita, ne avesse bisogno. Sono rimasto di stucco. È una concezione materialistica e mercantile dell’essere. E: Non le sembra che il dramma della condizione umana sia, da una parte, la voglia di filosofare, di scoprire cioè le meraviglie insite nell’uomo e nel cosmo, l’invito ad agire con benevolenza e giustizia e dall’altra l’impossibilità a farlo, per la complicata complessità della vita, così da avere un’armonia fragile e sempre a rischio? GR: Dobbiamo conquistare questa armonia. Pur nelle difficoltà. Occorre cioè una tensione continua a ricercare la bellezza della vita, il bene e il senso di giustizia. Un po’ come si deve fare per l’amore. Che non è un bene dato. Ma va costruito e alimentato momento per momento. L’eros, l’amore greco, è un prendere e un avere sempre di più per crescere. L’amore è donativo e non acquisitivo. È tanto più grande quanto più piccola è la cosa che tu ami. L’esempio è Maria Teresa di Calcutta, che andava a prendere i moribondi buttati nella spazzatura e li aiutava a morire con dignità. Così come faceva con i bambini abbandonati e malati. Li curava e li faceva adottare.

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E: Seneca affermava che “bisogna vivere per gli altri se si vuole vivere per noi”. È in sintesi il senso del bene comune, di questi tempi scomparso. Quanto è importante e come potremmo far rinascere un così elevato sentimento? GR: È il senso dell’amore donativo. Seneca era influenzato dai pensieri cristiani e questo concetto lo dimostra. Occorre uscire dall’individualismo per riscoprire il senso del bene comune. Mettersi in testa che non esistiamo solo noi. E che abbiamo doveri oltre che diritti. E: Sono principi che devono nascere nella famiglia e poi ritrovarli nella scuola, nella politica, nel mondo del lavoro. GR: Si deve ricreare una cultura sul concetto di persona, di solidarietà e quindi di bene comune. Certo il punto di partenza è la famiglia. Una famiglia presente, responsabile, comunicativa, fondata sul valore e sul senso dell’amore. E: Ritiene possibile parlare, soprattutto ai giovani, del significato della sofferenza e del valore del sacrificio? GR: Sì, si può. Hans-Georg Gadamer, nel suo capolavoro “Verità e merito”, sottolinea come appartenga all’essenza storica dell’uomo imparare attraverso l’esperienza e come sia comprensibile, ma erroneo, l’atteggiamento di quei genitori che cercano di risparmiare ai figli esperienze che implicano la sofferenza. Senza l’esperienza non si impara. Dolori, patimenti, delusioni portano ad acquisire nuove conoscenze e a crescere. L’uomo deve apprendere attraverso la sofferenza l’intendimento giudizioso dei suoi limiti, di quelli altrui, e la comprensione dell’insopprimibilità della sua distanza dal divino. È la sacralità della sofferenza. E: Non le sembra che insegnare educazione civica nelle scuole, a partire dalle elementari, sia una necessità urgente? GR: Sì, a patto che non resti un insegnamento isolato e quindi sterile. Nel senso che accanto ad esso occorre una fattiva e costante educazione a divenire persona responsabile e cosciente di sé e del valore degli altri da parte della famiglia. Concetti che devono poi essere propri e rispettati da tutta la Comunità nelle varie espressioni del comunicare e agire e, soprattutto, da chi questa è delegato a guidare.


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lavoro

Economia verde crescita e benessere “C’è gente che quando decide di apparire intelligente, diventa più stupida di quanto lo è nella normalità”. (Oscar Milton)

Donato Speroni

Intervista a Donato Speroni Giornalista e docente di Economia e Statistica presso l’Istituto per la Formazione al Giornalismo dell’Università di Urbino 100

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crescita economica, all’azione politica. Per rispondere a questa esigenza in Italia è stato fatto un lavoro molto importante con l’elaborazione degli indici del Benessere Equo e Sostenibile (Rapporto Bes 2013) su iniziativa del Cnel e dell’Istat. Si tratta però di una scommessa difficile, non si può sostituire il Pil con un altro indice onnicomprensivo. Abbiamo bisogno di un “cruscotto” di dati: il Bes è fatto di 134 indicatori! Ma questo cruscotto deve essere condiviso, compreso dall’opinione pubblica, usato dai politici, tecnicamente valido e costantemente aggiornato. E: Nel libro "La tempesta perfetta" si parla di come stimolare l’economia verde. Al di là delle strategie, quali potrebbero essere i principali punti di un programma del Governo italiano che sia green oriented?

di Giusi Miccoli E: In questi anni di estrema crisi è ancora attuale misurare il benessere e la felicità individuale con indicatori alternativi al PIL? Felicità Nazionale Lorda, Indice del Benessere, Human Development Index, Impronta Ecologica sono indicatori alternativi e reali strumenti di supporto alle scelte politiche? DS: Andare oltre il Pil è più attuale che mai. Oggi stiamo vivendo due crisi diverse e contemporanee. La prima è quella che fronteggiamo nella quotidianità, perché l’economia dei Paesi industrializzati, e quella italiana in particolare, non riesce più a crescere ai ritmi del passato. La seconda, incombente, è quella che Gianluca Comin e io descriviamo nel libro “2030 la tempesta perfetta”: il Pianeta non potrà reggere il peso dello sviluppo di oltre otto miliardi di persone senza profondi cambiamenti nelle politiche ambientali, energetiche, di consumo. E senza un’adeguata governance globale. I nuovi parametri di misura del benessere servono appunto a valutare il progresso, che l’umanità e le singole collettività possono compiere anche in presenza di queste costrizioni, e a dare nuovi obiettivi, non solo di apparente

DS: Tra le tante cose da fare ne cito tre. La prima è aumentare l’efficienza energetica, come indicato anche dall’“Efficient World scenario” dell’Agenzia Internazionale dell’Energia. Dobbiamo puntare su tecnologie che consentono di consumare meno energia fossile e produrre meno CO2: investimenti in nuove tecniche costruttive e in nuovi processi industriali, promozione di mezzi di trasporto elettrici, sviluppo delle “reti intelligenti”. Secondo: la ricerca. Bisogna abbattere il costo delle rinnovabili, sviluppare nuove tecniche per immagazzinare l’energia elettrica perché sole e vento non la producono sempre quando ci serve, e ridurre le perdite nel trasporto di elettricità a lunga distanza. Terzo, cominciamo a pensare più seriamente all’adaptation, cioè a cosa fare di fronte ai cambiamenti climatici che stanno già avvenendo. L’Olanda ha deciso di rialzare le sue dighe per fronteggiare la crescita del mare. Noi abbiamo l’Appennino che frana, Venezia da salvare e 7.500 chilometri di coste. E: Da statistico e professore universitario è un osservatore privilegiato del mercato del lavoro. Se l'offerta di lavoro aumenta mentre la domanda di lavoro diminuisce a causa dell'innovazione tecnologica, quali sono le chance per giovani e disoccupati?

produrre i beni e servizi necessari per soddisfare la domanda globale, mentre invece crescerà l’offerta di manodopera. Credo che il problema si possa risolvere solo con una ridistribuzione delle risorse. “Lavorare meno, lavorare tutti” non è solo uno slogan della sinistra sindacale: John Maynard Keynes diceva qualcosa di simile quasi cent’anni fa. Bisogna evitare che il mondo si spacchi tra una minoranza che controlla tecnologia e finanza e una maggioranza sempre più precarizzata: l’aumento delle diseguaglianze è un processo che sta avvenendo in tutto il mondo. Se questo è il discorso di prospettiva, nel frattempo i giovani disoccupati devono formarsi su cose utili, tenere d’occhio come cambia il mondo, cercare soddisfazioni non solo economiche. Il mondo deve cambiare, per dare loro una possibilità di vita decente, ed essi stessi devono essere protagonisti di questo cambiamento. E: Nel 2011 negli Stati Uniti per la prima volta il numero delle donne occupate ha superato il numero degli uomini occupati. Inoltre, la disoccupazione americana è maggiore tra gli uomini che tra le donne. In Italia come è possibile facilitare la crescita della presenza delle donne nel mondo del lavoro? Qual è la valenza del lavoro femminile? DS: Gli studi dimostrano che: 1) a parità di quantità di lavoro complessiva una maggiore occupazione femminile stimola una maggiore crescita; 2) per contenere il calo demografico è necessario che entrambi i partner lavorino, naturalmente con strutture di supporto che consentano di conciliare casa e lavoro. In Italia dobbiamo soprattutto affrontare il problema delle donne al Sud. Servono incentivi, politiche di conciliazione, ma anche un cambio di mentalità laddove si crede che le donne devono stare a casa a fare l’angelo del focolare. Che poi diventano angeli frustrati, visto che i dati del Bes 2013 ci dicono che oggi le donne sono più istruite degli uomini.

DS: È molto probabile che in futuro diminuisca la quantità di lavoro per

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L’OCEANO DI PLASTICA (La lotta per salvare il mare dai rifiuti della nostra civiltà)

DI TERRA E DI VENTO (Per una pianificazione ecosostenibile del territorio)

BIOMASSE E PRODUZIONE DI ENERGIA

di Charles Moore e Cassandra Philips

SPRECHI (Il cibo che buttiamo, che distruggiamo, che potremmo utilizzare)

di Fabio Corbisiero

HOEPLI, 2013, pag.352

Feltrinelli, 2013, pag.306

di Stuart Tristram

Carocci, 2013, pag.118

Euro 48,00

Euro 20,00

Bruno Mondadori (2013), pag.358

Euro 14,00

di Prabir Basu

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È qui raccontata la scoperta da parte di Charles Moore di una “isola di rifiuti”, galleggiante nell’Oceano. Moore vi incappò con il suo catamarano nel 1997 e da quel momento ne ha denunciato l’esistenza agli enti preposti alla salvaguardia dell’ambiente, alle accademie scientifiche, al mondo intero. Per farlo è tornato più volte in loco e ha raccolto quante più evidenze scientifiche possibili, perché la sua denuncia fosse presa in considerazione. Questa isola fluttuante, chiamata Great Pacific Garbage Patch, ha l’estensione del Canada. È composta da rifiuti plastici: alcuni integri, altri ridotti a “zuppa” (un insieme di molecole sintetiche) per l’azione dei raggi UV e dei processi chimici. Intorno a questo pezzo di “oceano di plastica” nuotano e vivono pesci, che si nutrono di quella “zuppa plastica” che, a loro volta, vengono mangiati da altri pesci. Moore ci racconta così la sua incredibile scoperta e svela le nascoste proprietà della plastica, dai cartocci del latte alle molecole di polimeri, piccole abbastanza da penetrare la pelle umana o da essere inavvertitamente inalate.

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Per la tutela dell’ecosistema terrestre, ridurre gli sprechi del cibo è importante quanto combattere l’effetto serra o salvaguardare la biodiversità. L’Autore, ricercatore di Cambridge, per realizzare questo studio, ha viaggiato dall’Europa agli Stati Uniti (passando per la Russia e l’Asia centrale), dal Pakistan all’India, dalla Cina alla Corea del Sud e al Giappone.

Ogni territorio ha una propria “ecologia sociale”, dominata dalle azioni e dai prodotti di coloro che vi vivono. Nella prima parte del libro è proposto il modello della “città direzionale”. Nella seconda, è preso in esame l’impatto delle energie rinnovabili, attraverso una ricerca sul parco eolico dell’Alta Irpinia.

Bi

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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Il volume espone con chiarezza i principi fondamentali dello sfruttamento energetico delle biomasse, illustrandone teoria e applicazione pratica. Sono esaminati in dettaglio tutti i punti essenziali per la progettazione dei gassificatori della biomassa, riportando i risultati delle più recenti ricerche ed i più avanzati processi (come la gassificazione in acqua supercritica e la torrefazione). Il testo include esempi pratici, procedure di progettazione e dati sui sistemi attualmente sul mercato. Prabir Basu è ricercatore e progettista di gassificatori. Docente presso la Dalhousie University in Canada, lavora da più di trent’anni nel campo della conversione energetica e dell’ambiente.

“Preferisco la loquacità del silenzio a questa fragorosa assenza di voce”.

(Rios Moliho)


Ci occupiamo del passato Proteggiamo il presente Garantiamo il futuro

www.sogin.it

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www.qualenergia.it Il portale dell’energia sostenibile che analizza mercati e scenari Direttore scientifico: Gianni Silvestrini

OGNI GIORNO NEWS, ANALISI, COMMENTI SUL MONDO DELL’ENERGIA Notizie nazionali e internazionali, normativa, statistiche, documenti, podcast e video, prodotti, eventi, news in english

LA REDAZIONE Via Genova 23 - 00184 Roma tel +39 06 485539 - 4882137 - fax +39 06 48987009 redazione-online@qualenergia.it INFO SUI SERVIZI PER LE AZIENDE advertising@qualenergia.it


Se il tempo è in noi “è vero, il tempo vola!”. è un’esclamazione comune per dire che il tempo passa veloce, senza che ce ne accorgiamo. Ma è un dire che si attilla a una condizione del vivere superficiale, nella quale non si dà importanza all’attimo e a ciò che in esso si manifesta. Se fossimo disposti invece ad ascoltare, assaporare, comprendere, godere e assimilare ciò che nell’attimo accade, in tutte le sue sfaccettature, non diremmo più che il tempo vola. Perché non può svanire o correr via ciò che in noi è ben conservato e radicato. Tanto da riconoscere in ogni istante trascorso la sua traccia nel nostro sentire, pensare, dire e agire. E allora potremmo affermare con consapevolezza: “è vero, il tempo è in me!”.

lo Smilzo

Fn

Mp Mondo Piccolo

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

“Resilienza”: parola chiave del 2013 Il presidente degli Stati Uniti Obama l’ha invocata al giuramento. La parola indica la capacità di riprendersi da un forte shock. Tecnicamente resilienza, come riportano i dizionari italiani, rappresenta la proprietà dei materiali di resistere agli urti, senza spezzarsi: deriva dal latino resilire (rimbalzare). “Resilient dynamism” è stato il tema della 43a edizione del World Economic Forum, a Davos. “La giusta definizione per l’economia americana è resiliente”: parola di Eric Green, economista citato dal Financial Times. Anche per l’Ocse resilienza è parola chiave. In economia i crac sono imprevedibili; i relativi traumi, però, si possono gestire. A Londra, nel luglio 2005, dopo la tragedia della metro, il primo ministro Tony Blair disse: “Rendo omaggio allo stoicismo e allo spirito di resilienza dei londinesi”. Resilienza, per gli inglesi, è una parola che è entrata a far parte del vocabolario comune, attraverso i media, con programmi nelle scuole e negli uffici pubblici. E, oggi più che mai, si addice – come stile – nella vita economica e sociale quotidiana, in tutta Europa e anche nel mondo.

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Tuberie tubi d’acqua d’aria di gas… tubi di tutta la merceologia… tubi idranti dei pompieri lancianti cubi d’acqua fresca per calmare il calore delle fiamme tubi delle stilografiche colanti il pensiero nero come l’umore rosso come l’amore… tubi di camini d’officine di piroscafi di locomotive… tubi di tutte le macchine tubi di tutti i motori… tubi dei cannocchiali che nelle notti belle si riempiono di stelle… ogni tubo un cordone ombelicale che lega salda la vita… io sono il vostro cantore… FARFA* (da: “Noi miliardario della fantasia”, 1933)

E+ Energia, letteratura, umanità

*Pseudonimo di Vittorio Osvaldo Tommasini (1881-1964), poeta, pittore, cartellonista. Dopo un incontro con il Futurismo, già nel 1910, l’attività di pittore e poeta si svolse prevalentemente all’interno della seconda generazione futurista. (Filo di nota)

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

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Fo La foto di Andrea Amato

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INTERNO OTTO ROMA

LAVORIAMO PER UNA RETE PIÙ LEGGERA PER L’AMBIENTE

LAVORARE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE VUOL DIRE ANCHE TRASMETTERE ENERGIA RESPONSABILMENTE. QUESTO È L’IMPEGNO DI TERNA.

Proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica ad alta tensione in Italia, Terna ha un ruolo unico e insostituibile per la sicurezza e la continuità del sistema elettrico italiano che svolge con un approccio sostenibile all’ambiente e al territorio. Il rispetto di Terna per l’ambiente ha portato alla firma di accordi di partnership strategica con WWF Italia per la definizione di linee guida per un maggiore livello di integrazione dei criteri ambientali nella pianificazione della rete e per la realizzazione di interventi di ripristino, mitigazione e compensazione ambientale nelle Oasi WWF toscane di Stagni di Focognano e Padule-Orti Bottagone e in quella siciliana di Torre Salsa. Con LIPU-Lega Italiana per la Protezione degli Uccelli, Terna ha invece realizzato un’innovativa ricerca scientifica sull’interazione tra linee elettriche ed avifauna. Con l’associazione Ornis italica installa cassette nido sui tralicci per favorire la riproduzione di alcune specie protette di uccelli e per consentire l’acquisizione di dati scientifici sul comportamento animale. Terna è inclusa nei principali indici borsistici internazionali di sostenibilità tra i quali il Dow Jones Sustainability Index World e Europe.

Elementi 29 Te r n a S . p . A . • V i a l e E g i d i o G a l b a n i , 7 0 • 0 0 1 5 6 R o m a • i n f o @ t e r n a . i t • w w w . t e r n a . i t

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Orio Gèleng I dipinti del giovane Orio Gèleng (nato a Roma nel 1983) trovano i loro antecedenti nei fermenti dell’Astrattismo italiano del Secondo Dopoguerra dei quali pone in evidenza le ulteriori possibilità espressive. Collegando il rapporto che corre tra percezione di una realtà e sua rappresentazione trasmutata in colore, riconduce la sostanza formale della narrazione in una figuratività non-rappresentativa. La sua “astrazione” non è, però, una fuga dalla forma e dalla prospettiva ma l’esaltazione del colore del quale cerca sfumature e trasparenze per definire emozioni e stati d’animo. Orio Gèleng si serve della materia cromatica per esprimere attraverso immagini che alludono a oggetti e situazioni reali senza raffigurarli, esplicitati dai cicli che hanno finora scandito i momenti principali della sua ricerca (“Universo neonato”, “Ritmo cardiaco”, “La quinta stagione”, “Lilla gridellino”), il suo rapporto con la vita e la natura attraverso un linguaggio articolato in felici accostamenti tonali e sensibili solvenze di “macchie” chiaroscurali.

“Pianeta Urano”, 2012, tecnica mista su tela cm. 37x29

Lo spazio è per lui un campo d’azione dove tutto può accadere, dove gli stati d’animo si trasformano in materia dalle forme imprevedibili, presentazione oggettiva di “corpi” e non la loro rappresentazione. Ogni sua opera è sempre un “progetto” di osservazioni possibili, un invito ad osservare qualcosa che lui ha veduto o scoperto in un significato particolare anche se quel qualcosa, quell’oggetto, può avere scarse o arbitrarie allusioni con ciò che siamo abituati a considerare natura. Sotto questo aspetto l’astrattismo di Orio Gèleng può considerarsi come una sorta di “ritorno alla natura” perché ha una precisa autonomia nell’offrire in osservazione una realtà trasformata in luce e colore per goderne il significato che non può essere altro che la reazione o la risposta che ciascuno sceglie di fronte alla proposta offerta dalle singole opere.

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

Orio Gèleng

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I valori sopra indicati sono calcolati considerando un consumo medio annuale di una famiglia tipo di 4 persone, con abitazione sita nella provincia di Roma ed un costo medio dell’energia pari a € 0,19 secondo l’andamento del prezzo dell’energia elettrica per un consumatore domestico tipo (fonte: AEEG - Autorità per L’Energia Elettrica e il Gas, Marzo 2013).

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