Elementi 28 - Aprile 2013 - Luglio 2013

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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Jos Delbeke

Verso la revisione del sistema ETS Pasquale De Vita

Ridurre il gap di competitivitĂ con gli altri Paesi Ue Fulvio Conti

Puntare su sicurezza approvvigionamenti e competitivitĂ del sistema energetico Adnan Z. Amin

Ecco la strada per promuovere le rinnovabili nel mondo Maria Betti

Temperatura globale, stare sotto i 2 gradi Innocenzo Cipolletta

Urgono politiche per lavoro, istruzione educazione e cultura Antonio Socci

Ecologia umana contro il materialismo dominante

SPECIALE L'ENERGIA DI CINA E INDIA

Periodico del GSE Aprile - Luglio 2013

Riduzione incentivi? Daranno sviluppo equilibrato

Elementi

Giovanni Pitruzzella

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Alla fine dello scorso anno il Governo ha varato il decreto che mette a disposizione circa 900 milioni di euro l’anno per migliorare le prestazioni di energia rinnovabile degli edifici esistenti, attraverso un sistema di incentivi efficace e semplice a disposizione di cittadini e Pubblica Amministrazione. Il provvedimento - denominato appunto Conto Termico pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 2 gennaio scorso, si propone il duplice obiettivo di dare impulso alla produzione di energia termica da fonti rinnovabili (riscaldamento a biomassa, pompe di calore, solare termico e solar cooling) e di favorire la realizzazione di piccoli interventi di efficientamento, quali i progetti di riqualificazione energetica degli edifici pubblici.

Per sviluppo e occupazione

EFFICIENZA ENERGETICA E RINNOVABILI TERMICHE Quel traguardo temporale che anni fa ci sembrava inarrivabile è quasi dietro l’angolo. Comincia a intravedersi, infatti, l’obiettivo italiano del 17% di energie rinnovabili a copertura dei consumi finali di energia, tanto che la cosiddetta SEN - Strategia Energetica Nazionale ha rivisto il mix delle fonti a quella data innalzando al 20% l’incidenza delle rinnovabili sui consumi finali totali. In particolare, la produzione elettrica verde dovrebbe balzare al primo posto con circa il 38%, superando di poco il gas. Un cambiamento di prospettiva non marginale rispetto al passato quando si ipotizzava una quota di rinnovabili elettriche del 25% al 2030, data in cui l’elettricità verde coprirà almeno il 45% della domanda. Molto, moltissimo è stato fatto per le energie rinnovabili nel settore elettrico, in cui abbiamo raggiunto quote considerevoli di produzione e installazioni. La sfida ora è rappresentata dallo sviluppo dell’efficienza energetica e dalle rinnovabili termiche, settore ancora tutto da sfruttare e valorizzare.

Per quanto riguarda le fonti rinnovabili termiche, il nuovo sistema promuoverà interventi di dimensioni ridotte, tipicamente per usi domestici e per piccole aziende. Il cittadino e l’impresa potranno dunque più facilmente sostenere l’investimento per installare nuovi impianti rinnovabili grazie a un incentivo che coprirà in media il 40% dell’investimento. Anche in questo settore al GSE è stato affidato, così come anni fa per le rinnovabili elettriche, un ruolo chiave. Il GSE, infatti, attiverà il nuovo sistema per richiedere gli incentivi per il Conto Termico, al quale potranno accedere le pubbliche amministrazioni e i soggetti privati. Con il Conto Termico, quindi, il panorama delle leggi incentivanti italiane per le energie rinnovabili si completa e razionalizza. è questo, oltre all’efficienza energetica, il comparto con cui si deve giocare la sfida decisiva per raggiungere gli obiettivi europei e costruire sviluppo e occupazione.

l’E

l’Editoriale di Nando Pasquali / Presidente e Ad GSE

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Natascia Falcucci Maurizio Godart Piergiorgio Liberati Michele Panella Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato iStockphoto.com Fotolia.it Hanno collaborato a questo numero Simone Aiello Andrea Amato (La Foto) Roberto Antonini Edoardo Borriello Alessandro Buttà (Illustrazioni: E+, Bizzarre energie e La corrente elettrica racconta )

Fausto Carioti Mauro De Vincentiis Amelia Elicriso Vittorio Esposito Alice Fracassi Agime Gerbeti Maurizio Godart Jacopo Giliberto Paola Liberali Piergiorgio Liberati Carlo Maciocco Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama)

Gabriele Masini Giusi Miccoli Michele Panella Alberto Pela Rosanna Pietropaolo Ilaria Proietti Sallie Sangallo Gabriele Sorace Maria Pia Terrosi Renato Terrosi Fabrizio Tomada Riccardo Toxiri

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Anea Anev Asjia Asita Axpo energia Centro Documentazione Giornalistica Cobat Convert E.On Enel Eni Hfv Inergia IVPC Jinko Solar Leitwind Powerone Punto Com Quale Energia Quotidiano Energia Rinnovabili.it Solarexpo Staffetta Quotidiana Studio Bartucci S.r.l Terna Yingli Solar ­­­­Un

particolare ringraziamento a Sandro Renzi ­­­­Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

Direttore Editoriale Fabrizio Tomada Rivista ad Impatto Zero®. Compensate le emissioni di CO2 generate per la produzione e stampa. In copertina Finestra sul futuro,1965, resina e olio su tela cm 50x70 di Tonino Lombardi Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

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Chiuso in redazione il 15 marzo 2013

AU Guidubaldo Del Monte, 72 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it

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Anno 2013 n. 28 Aprile - Luglio 2013

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IL MERCATO UNICO DELL’ENERGIA? PIU’ URGENTE CHE MAI!

Il 2014 è il periodo ultimo fissato dagli Stati dell’Ue per portare a compimento il mercato interno dell’energia. Ma ad oggi il ritardo è fin troppo evidente, reso ancor più preoccupante dalla incompletezza del recepimento del terzo pacchetto energia, molti mesi dopo la scadenza del termine. Eppure è chiaro a tutti che un mercato interno funzionante è il viatico per favorire la concorrenza e ridurre i costi per consumatori e imprese. Aspetti questi estremamente collegati. Lo dimostra il fatto che negli ultimi anni i prezzi all’ingrosso dell’energia elettrica, per effetto dell’incremento degli scambi transfrontalieri e dell’integrazione dei mercati, non hanno subito aumenti pari a quelli dei combustibili importati (la stima è del 3-4% circa) che, ad oggi, rappresentano la base della produzione dell’energia elettrica.

Certo, l’apertura e l’integrazione dei mercati non si possono realizzare per virtù dello spirito santo. Bisogna dar attuazione alla normativa in vigore, anche con l’intervento, se necessario, della Commissione Europea, chiamata a sanare quelle situazioni che possono portare disfunzioni o ulteriori rallentamenti al processo, in quanto, la crescita dell’integrazione dei mercati dell’energia elettrica e del gas, fa sì che ciò che accade in uno Stato ha inevitabili ricadute negli altri. In quest’ottica, tra le altre cose, importante sarà garantire ai consumatori di disporre di strumenti idonei per cambiare fornitore in poche settimane, senza oneri finanziari aggiuntivi. Compito che spetta alle imprese, nell’ambito di una completa e giuridicamente coerente informazione. Far sì che il settore energetico si basi sulla cooperazione transnazionale, significa creare valore aggiunto a tutti gli Stati membri dell’Unione. Un’importante opportunità per sviluppare la crescita economica, la soddisfazione dei bisogni di base a un prezzo equo ed accessibile, l’uso sostenibile di risorse limitate e, non ultimo, l’incremento occupazionale. Per l’Italia poi, significherebbe anche avere la possibilità di valorizzare il proprio parco di generazione, moderno e competitivo, esportando servizi di flessibilità ai paesi che ne hanno bisogno. Non effettuare cambiamenti di fondo, quali l’investimento nelle infrastrutture di produzione, trasporto e distribuzione e negli impianti di stoccaggio e quelli per l’attuazione di misure per favorire la crescita dell’efficienza energetica, vuol dire rendere il sistema energetico ancor più labile, meno affidabile, più costoso e maggiormente inquinante, con ricadute negative per la competitività e il benessere della Comunità.

Virgolette di Romolo Paradiso

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primo piano

rubriche

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette 08 P° il Punto 64 Mc il Mondo di Corrente 80 En Elementi Normativi 82 Be Bizzarre Energie 99 Bi Biblioteca 101 Mp Mondo Piccolo 101 Fn Filo di Nota 103 E+ Energia, letteratura, umanità 105 Fo La Foto di Andrea Amato 106 Co la Copertina Elementi

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10 Riduzione incentivi? Daranno A tu per tu con Giovanni Pitruzzella

sviluppo equilibrato

14 Verso la revisione del Sistema ETS Intervista a Jos Delbeke

18 Ridurre il gap di competitività con Il punto di vista di Pasquale De Vita

gli altri Paesi europei

22 Sistema energetico, approvvigionamenti A colloquio con Fulvio Conti

sicuri e competitività

24 IRENA, obiettivo promozione Intervista a Adnan Z. Amin

delle rinnovabili nel mondo

28 Temperatura globale, stare sotto i 2 gradi Parla Maria Betti

speciale l'energia di Cina e India

32 La carica dei giganti asiatici energia rinnovabile

38 Biomasse, affari intorno a 5-10 Incontro con Walter Righini

miliardi di €

40 Salviamo il mini-idro

Dialogo con Flavio Sarasino


ambiente

42 Rinnovabili. Ecco la strategia UE post 2020 46 Sviluppo dell'energia eolica. Conversazione con Simone Togni

L'importanza dell'O&M

48 Green Economy,

Il pensiero di Luca Zingale

internazionalizzazione ed effetto community

50 Un mare d'energia 54 Necessaria una coscienza Intervista a Oscar Farinetti

ambientale diffusa energia

71 Il prezzo della natura 75 Smart city, strada obbligata energia e lavoro

78 Green jobs, 20 milioni di posti di lavoro la corrente elettrica racconta

84 La festa della luce energia del pensiero

88 Ecologia umana contro

Un caffĂŠ con Antonio Socci

il materialismo dominante

56 UniversitĂ , meno 15% i costi

lavoro

58 Le reti elettriche nel mirino degli hacker? 62 Quando gli aquiloni sono fonte di energia

istruzione, educazione e cultura

A colloquio con Marina Camatini

energetici

efficienza energetica

68 Efficienza energetica: inventare Giovanni Bartucci si confida

un nuovo mercato

95 Urgono politiche per lavoro,

Il pensiero di Innocenzo Cipolletta

So Sommario


Energia

Le cose da fare... e quelle da evitare Signori parlamentari, benvenuti nel nuovo incarico. Mi permetto di darvi qualche spunto per il vostro mandato. I temi caldi nel mondo dell’energia sono il titolo quinto della Costituzione (cioè il potere delle Regioni sulle scelte strategiche nell’energia), le paure dei cittadini, il processo di liberalizzazione, il cambiamento dello scenario complessivo dell’energia. Titolo quinto. È un argomento che divide tutti i partiti, indecisi fra le istanze locali e la necessità strategica degli investimenti energetici tradizionali, che richiedono grandi capitali e visione di lungo periodo. Una centrale elettrica, una raffineria, un gasdotto, una linea di alta tensione non s’inventano dall’oggi al domani. Chi investe per costruirli, deve avere una prospettiva ragionevole di rientro e il rischio d’impresa deve esistere (in questi anni molte imprese energetiche si sono esposte malamente al cambiamento dello scenario, rimanendo con un palmo di naso) ma non può essere puro azzardo; i tempi di ritorno sull’investimento nel settore dell’energia tradizionale sono lunghissimi.Come conciliare la legittima esigenza delle Regioni di governare le grandi infrastrutture energetiche sul loro territorio con la visione prospettica di questi investimenti?C’erano politici che cavalcavano le istanze locali per fare leva sul consenso e paralizzavano ogni progetto. C’erano politici che al contrario sottacevano gli obiettivi e i rischi di un progetto, per sostenerlo anche quando non aveva senso o quando aveva senso. Un esempio per tutti tra quelli che dividono le istanze locali sono le perforazioni. In Italia ci sono migliaia di pozzi trivellati fin dagli anni ’30 (è ancora in produzione l’antico giacimento di Vallezza, sull’Appennino parmigiano, inaugurato da Mussolini: gli

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antichi e splendidi macchinari hand-made gocciolano ancora qualche stilla di greggio fresco, e strizzano dal sottosuolo qualche barile al giorno). Tranne Cortemaggiore (Piacenza, incidente nel 1950) e Trecate (Novara, incidente nel 1994), in quasi un secolo di estrazioni da migliaia di pozzi non sono accaduti eventi di rilievo. Le trivelle non distruggono l’ambiente; occupano l’area di un capannone industriale, poi se ne vanno via e resta qualche tubo argentato fra i campi restituiti all’agricoltura. Eppure schiere di politici dall’ugola potente parlano di trivellazioni come “distruzione del territorio”. Le paure dei cittadini. Molti cittadini non si fidano dei politici cui eravamo stati abituati. Né degli scienziati e tecnici. C’è sempre il sospetto che ci sia il tranello. Non basta. La paura del cambiamento della società può avere effetti molto rilevanti nel settore dell’energia. Oggi fa più paura il cambiamento, ben più strutturale, della tecnologia (dopo l’era del legno e del ferro, dopo l’era del carbone e dell’acciaio, dopo l’era della plastica e del petrolio ora l’Italia sta passando alla tecnologia del silicio) e moltissime persone non sono preparate ad affrontare il mondo che cambia. No alle centrali elettriche, alle linee di alta tensione. Ai treni veloci. Alle strade nuove. No ai “ventilatori” eolici. No alle trivelle petrolifere. No agli stoccaggi di metano. No alla posa di tubazioni. No ai pannelli solari (“tolgono spazio alle derrate alimentari”). No ai termovalorizzatori. No alla raccolta dei rifiuti. No alle centrali a biomasse. No alle liberalizzazioni e alle privatizzazioni. Tutto questo si supera con un’adeguata cultura sulle cose. Cultura seria, responsabile e capillare, s’intende.


Privatizzazioni e liberalizzazioni. Il processo di liberalizzazione – ormai irreversibile e ben impostato - non si è concluso, e la transizione porta dolori perché si sommano i difetti del mercato aperto con quello del monopolio. Ciò produce molta scontentezza tra i consumatori insoddisfatti e fra le aziende energetiche messe in difficoltà. In questi mesi bisognerà completare gli ultimi aggiustamenti di sintonia fine nella Borsa elettrica, e completare l’avvio della Borsa del metano. Gli aspetti più interessanti per i consumatori saranno il completamento dell’apertura dei gasdotti d’importazione e soprattutto il catasto informatico dei clienti, strumento di grande trasparenza per la competizione e la sicurezza contrattuale.

Conclusione. Non siate, onorevolissimi eletti, come i vecchi politici. Pensate al mondo che viene, non a quello che ricordate. Siate coraggiosi nell’usare la ragionevolezza e il buonsenso, merci di cui si parla tanto ma si fa poco uso, come l’araba fenice: “che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

Il cambiamento dello scenario dell’energia. Gli aspetti descritti sono strumenti per affrontare nel mondo compiuto il cambiamento della struttura elettrica cui stiamo già assistendo. Dopo decenni di grandi centrali, si tornerà verso le minicentrali elettriche ad altissima efficienza o a fonti rinnovabili. Cogenerazione di elettricità e calore, impianti condominiali o aziendali, fino ai generatori domestici. È la rivoluzione del silicio, non solamente nel senso della produzione fotovoltaica, ma in particolare della miniaturizzazione e dell’informatizzazione. La liberalizzazione serve più a favorire questo processo di generazione diffusa, a mettere in rete fra loro tutti i produttori, le cui tecnologie sono diverse come modi e tempi di produzione.

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primo piano

Settore rinnovabili

Riduzione Daranno sviluppo equilibrato Giovanni Pitruzzella

A tu per tu con Giovanni Pitruzzella Presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato L’Autorità segue con attenzione i processi di integrazione tra capacità rinnovabile e capacità tradizionale. Nel comparto delle rinnovabili, c’è l’esigenza di ridurre il peso delle componenti fisse in bolletta per i piccoli e medi clienti energivori.

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incentivi? di Roberto Antonini Un settore cruciale per il Paese, quello di oggi e quello di domani. è il settore dell'energia, attraversato da importanti cambiamenti – come il boom delle rinnovabili – e che deve essere aperto a una corretta concorrenza, perché dia benefici e non limiti alla crescita. è il settore dell'energia, per il quale l'Unione Europea fissa precisi obiettivi per il buon funzionamento di un mercato libero. Su questo 'Elementi' sollecita Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, la cosiddetta Antitrust. Ecco un colloquio nel quale, dai contratti gas take or pay allo 'spiazzamento' delle fonti tradizionali operato dal boom del fotovoltaico, dalle tariffe alla questione delle reti, si analizzano le prospettive concorrenziali del settore energia. E: Il settore dell'energia in Italia, dal suo osservatorio privilegiato, appare 'sano' sotto il profilo della concorrenza? GP: Si tratta di uno dei settori che è stato più interessato negli ultimi dieci anni dagli effetti dei processi di liberalizzazione di matrice comunitaria. Molte cose sono mutate: il settore della produzione di energia elettrica è sicuramente uno dei più concorrenziali in Europa; le reti di trasporto dell’energia sono state separate; i mercati delle vendita al dettaglio hanno visto modifiche concorrenziali di un certo rilievo. Permangono problemi sotto il profilo

del livello assoluto dei prezzi, largamente dovuti al mix tecnologico che contraddistingue il nostro Paese e che possono essere migliorati. Con particolare riferimento al prezzo del gas naturale, ciò si potrebbe ottenere con una proficua ri-negoziazione dei contratti take or pay che tenga conto delle modifiche in atto nel mercato europeo. E: Quali sono i principali aspetti del settore della produzione di energia da fonti rinnovabili che interessano l'attività Antitrust?

GP: Storicamente, nella fase di sviluppo delle fonti rinnovabili, l’Autorità si è interessata agli aspetti connessi ai possibili ostacoli frapposti dalle normative e dalle regolamentazioni locali allo sviluppo di questa tipologia di impianti. In questo solco si colloca l’attività di segnalazione diretta a sollecitare l’approvazione delle Linee Guida Nazionali per l’autorizzazione degli impianti. Nel nuovo contesto di forte presenza degli impianti a fonte rinnovabile l’Autorità segue con attenzione i processi di integrazione tra capacità rinnovabile e capacità tradizionale: l’ingresso di una notevole quantità di capacità eolica e solare in alcune regioni italiane ha infatti sicuramente ‘spiazzato’ molta capacità produttiva tradizionale. E: Quali sono gli aspetti di tutela della concorrenza che andrebbero corretti, o che dovrebbero subire una manutenzione, relativamente alla produzione e alla distribuzione di energia in Italia? GP: Nel settore della produzione di energia il rischio maggiore, sotto un profilo concorrenziale, è quello di una progressiva ri-concentrazione del mercato intorno a pochi grandi operatori. Questo potrebbe essere l’esito della situazione di difficoltà attuale in cui versano molti piccoli e medi generatori a causa della sovraccapacità produttiva, amplificata dalla crisi della domanda di energia. L’Autorità al riguardo ha detto di recente che rispetto a meccanismi di remunerazione della capacità esistente, al fine di

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sostenere i generatori in difficoltà (meccanismi che alla fine pagherebbero i consumatori finali), siano da preferire soluzioni che puntino ad incrementare le esportazioni di energia prodotta in Italia nei paesi limitrofi. Con riferimento alle fasi finali della distribuzione e vendita al dettaglio di energia, l’Autorità auspica che venga a breve chiarita la natura transitoria della tariffa di vendita e si individui una data oltre la quale i prezzi di vendita dell’energia elettrica e del gas siano determinati dal mercato. E: Nei sistemi energetici la natura della rete di trasmissione e gli interventi su di essa, qualificano l'apertura concorrenziale del sistema. Anche alla luce del vostro intervento del 28 gennaio, come siamo messi da questo punto di vista? GP: Un tema su cui l’Autorità è da sempre molto attenta è quello dell’adeguatezza della rete di trasmissione e degli effetti che sul prezzo finale dell’energia hanno gli interventi che vengono non vengono fatti su di essa. Terna negli ultimi anni ha realizzato molti miglioramenti nella cosiddetta “magliatura” della rete di trasmissione nazionale. Alcuni interventi fortemente necessari, come ad esempio il nuovo collegamento tra la Sicilia ed il Continente, la cui assenza costa al sistema oltre 500 milioni di euro l’anno, sono stati ritardati, dal gennaio 2014 al giugno 2015. Su questi temi siamo in stretto contatto sia con Terna che con l’AEEG che ha recentemente deliberato alcune norme tese a rafforzare i controlli e i meccanismi di penalità in caso di ritardo sulla tempistica degli investimenti. Inoltre appare ancora troppo forte – nella vicenda siciliana, ma in generale con riferimento a tutte le infrastrutture energetiche - il potere

delle amministrazioni locali di bloccare opere già autorizzate che hanno ottenuto tutte le necessarie valutazioni d’impatto ambientale: nelle sue recenti segnalazioni l’Autorità ha auspicato l’approvazione di una normativa che, sulla scorta di positive esperienze straniere, concentri il “dibattito pubblico” sull’opera solo nella fase pre-autorizzativa. E: Nel 2010 segnalavate che le troppe normative regionali e la mancanza di linee guida nazionali sulla produzione di energia stavano bloccando il mercato delle energie rinnovabili. Alla luce della Strategia Energetica Nazionale in consultazione è cambiata la situazione? GP: Negli ultimi anni si è passati dal timore di una incapacità del sistema Italia di raggiungere gli obiettivi di energia generata da fonti rinnovabili, imposti dalle direttive europee, entro il 2020, al raggiungimento di tali obiettivi con largo anticipo. La Strategia Energetica Nazionale prevede una ulteriore crescita del contributo di questa componente alla copertura del fabbisogno da qui al 2020. Attualmente non possiamo dire che esistano barriere allo sviluppo delle fonti rinnovabili. I problemi emersi in seguito a questa impetuosa crescita, in particolar modo con riferimento al peso assunto dagli incentivi dedicati alle fonti rinnovabili, all’interno dei cd “oneri generali di sistema”, hanno indotto l’Autorità a segnalare l’esigenza di ridurre il peso delle componenti fisse in bolletta per i piccoli e medi clienti energivori. Dal nostro osservatorio possiamo comunque dire che le recenti riduzioni degli incentivi vanno nella direzione di ridurre le tensioni e garantire uno sviluppo equilibrato delle fonti rinnovabili nei prossimi anni.

Variazione del prezzo dell'elettricità per le famiglie italiane (Variazioni percentuale sull'anno precedente) % 15,0 12,5 10,0 7,5 5,0 2,5 0,0 -2,5 -5,0 -7,5 -10,0 1997

1998

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2000

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2004

2005

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2007

2009

2010

2011

2012*

* media gennaio-agosto

in termini nominali in termini reali

Fonte: Autorità per l'energia elettrica e il gas su dati Istat, numeri indice per l'intera collettività - indici nazionali.

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2008

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primo piano

Verso la revisione del Sistema ETS Lancio aste nel mercato Ue del carbonio

Intervista a Jos Delbeke Direttore Generale Direzione Azione per il Clima Commissione Europea

Jos Delbeke

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di Simone Aiello E: Il 14 novembre 2012, la Commissione Europea ha avanzato la proposta di accantonare 900 milioni di quote di emissione (back-loading) nel periodo 2013-2015 quale misura a breve termine per fronteggiare il problema dell’eccesso di quote sul mercato del carbonio, nel quadro del Sistema EU ETS. Quest’azione deve esser considerata unitamente a misure strutturali di lungo periodo. Il 22 novembre il Parlamento europeo ha raccomandato di alzare l’obiettivo di riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra puntando al -30%, anziché l’attuale -20%. È, secondo il suo parere, realizzabile? Qual è il suo punto di vista con riferimento alle sei ipotesi di riforma strutturale del Sistema ETS? JD: Nell’ultimo Carbon Market Report di novembre relativo al mercato europeo del carbonio, la Commissione Europea non identifica un’unica opzione di riforma strutturale per rafforzare il Sistema europeo di scambio di quote di emissione (EU ETS). Alcune opzioni necessitano di

tempo per decidere se essere adottate e, in caso, attuate. La Commissione è interessata a discutere tutte le opzioni, recependo le argomentazioni degli stakeholders attraverso la consultazione conclusasi il 28 febbraio. Incrementare il livello di ambizione del target di riduzione delle emissioni non impatta solo sul sistema EU ETS, ma anche su settori esterni a questo, in particolare su quelli rientranti nel quadro della Decisione Effort Sharing. E: Alcuni Stati, tra cui il Regno Unito, hanno adottato il Price Floor Mechanism quale segnale per attrarre investimenti in tecnologia pulita ed accelerare la transizione verso un modello a basse emissioni di carbonio. C’è qualche impatto sull’EU ETS? Può la Commissione suggerire misure da adottare a livello nazionale? JD: Le misure nazionali possono indurre a una maggiore riduzione delle emissioni nei settori verso cui sono dirette nei Paesi in questione, come ad esempio in quello dell’energia

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elettrica nel Regno Unito. Tali riduzioni, però, avverrebbero a detrimento di altri settori in Europa, lasciando inalterato il livello di emissioni per l’intero sistema EU ETS fissato dal cap. Non intervenendo sul livello di ambizione del target di riduzione (o riducendo il cap) per l’intero sistema EU ETS, le misure nazionali indeboliscono il segnale del prezzo europeo della CO2. Questo spiega perché la Commissione ha proposto l’accantonamento temporaneo di 900 milioni di quote, da ricollocare all’asta, negli ultimi anni della fase III dell’ETS. L’azione dovrebbe distogliere gli Stati membri dal considerare insufficiente l’impatto dell’ EU ETS ed evitare il rischio di misure aggiuntive dei singoli Stati membri, che determinerebbero la frammentazione del mercato interno. E: L’Europa ha temporaneamente sospeso l’attuazione della direttiva ETS per il settore aviazione limitatamente ai voli intercontinentali degli operatori coinvolti. Rimane un fatto momentaneo? Cosa accadrà in sede ICAO? JD: L’Europea è convinta che potrà essere raggiunta una soluzione globale alla rapida crescita delle emissioni nel settore aviazione nel corso della prossima assemblea ICAO del settembre 2013. Questo alla luce dei risultati incoraggianti emersi nella sessione del Consiglio ICAO del 9 Novembre 2012. Nel caso in cui in sede ICAO non si raggiunga l’obiettivo atteso, l’EU ETS tornerà a esser applicato in pieno per le emissioni dal 2013 in poi. E: EEX sta gestendo la piattaforma comune transitoria. Malgrado i principi di libero accesso alle aste, posti dalla normativa, ad oggi non sembra esser garantita un’ampia accessibilità. Ciò è confermato dalla limitata partecipazione alle aste anticipate. La mancata predisposizione di misure nazionali per l’attuazione dell’articolo 18 del Regolamento Aste ha un proprio impatto ma secondo alcuni operatori, l’organizzazione della piattaforma potrebbe restringere la partecipazione alle aste a una sorta di oligopolio. Come si sta ponendo la Commissione a fronte di tale problema? Quali le misure che prenderà? JD: L’apertura e l’accessibilità sono principi importanti e la Commissione li sta monitorando per assicurarne il rispetto. EEX ha permesso a diversi enti di partecipare alle aste e - in media - 14 soggetti hanno avanzato proposte di acquisto. Non ho registrato alcuna indicazione riguardo al fatto che EEX stia restringendo l’accesso ai partecipanti alle aste. Al contrario, le regole del mercato primario esprimono in modo chiaro l’eleggibilità per ogni soggetto a partecipare, ai sensi del Regolamento Aste. Sono state introdotte soluzioni specifiche per facilitare l’accesso, come per esempio l’accesso diretto via fax con tariffe nulle. EEX ha istituito uno strumento per processare reclami e risolvere controversie. A dimostrazione che ogni sforzo è stato fatto per assicurare ampio accesso e rendere il mercato aperto.

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E: Conformemente alla Direttiva ETS, gli Stati membri dovrebbero destinare almeno il 50% dei proventi d’asta per azioni orientate al clima, compresa efficienza energetica e sviluppo delle rinnovabili: proventi ancora più importanti nell’attuale contesto di austerità. È un successo del sistema EU ETS? JD: Questa disposizione della Direttiva ETS, la cui base è l’impegno preso dal Consiglio Ue nel dicembre 2008, rappresenta un aspetto chiave del Pacchetto Clima-Energia. E: C’è una chiara visione di come gli Stati membri utilizzeranno questi proventi? La Commissione prenderà iniziative in tale direzione? Soprattutto alla luce del processo di riforma fiscale e finanziario che sta caratterizzando l’intera Unione. JD: Dal 2013, gli Stati membri devono riferire sull’uso dei proventi generati nelle aste, ma non richiederemo di conoscere le intenzioni in anticipo. Promuoveremo l’allocazione più efficiente delle risorse, facilitando il dialogo, monitorando e rendendo pubbliche le azioni prese dagli Stati. E: In ambito internazionale, la UE si sta muovendo verso una partnership con altri Paesi per collegare l’EU ETS con altre esperienze nazionali e regionali, nel tentativo di consolidare un mercato globale della CO2. Il collegamento con l’Australia e l’accordo con la Cina sono esempi importanti. Partnership for Market Readiness (PMR), iniziativa di Banca mondiale, svolge un ruolo cruciale in tal senso. Queste collaborazioni aiuteranno a sostenere i prezzi delle quote di emissione? JD: L’EU ETS è un esempio al quale molti partner internazionali guardano. La diffusione internazionale dei sistemi di Emissions Trading è incoraggiante, e nuovi sistemi sono in corso di definizione o già definiti in tutto il mondo, in Paesi OCSE e non. Il sistema australiano ed europeo saranno indicativi di come, globalmente, il mercato costituisca un proficuo strumento per la riduzione efficace delle emissioni. Questi due sistemi di scambio delle emissioni costituiranno il più grande mercato globale del carbonio e faranno da viatico a un’economia a basso contenuto di carbonio. Tale interconnessione favorirà opportunità di business, garantendo minori costi per l’abbattimento delle emissioni, attraverso un mercato del carbonio sviluppato e liquido.


Energia su misura per te Vestiamo le aziende italiane con prodotti energetici personalizzati e studiati in funzione delle caratteristiche di consumo di ogni singola impresa. Elementi 27 28

17 axpoenergia.it


primo piano Settore energia

Ridurre il gap di competitività con gli altri Paesi Il punto di vista di Pasquale De Vita Presidente Confindustria Energia di Gabriele Masini E: Dr. De Vita, a che punto è il piano di rilancio della Federazione sulla base del piano presentato a giugno scorso? PDV: A buon punto. Il Consiglio Generale ha ribadito la volontà di andare avanti con il progetto che, però, per essere portato a compimento richiede ancora del tempo, soprattutto per gli aspetti organizzativi. Su mandato dello stesso Consiglio, stiamo effettuando un’indagine ricognitiva presso tutte le associazioni aderenti, per capire i punti forza e di debolezza del sistema e dare sostanza a quella che sino a poco tempo fa era solo un’idea. L’obiettivo è puntare a

Pasquale De Vita

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Elementi 28


europei una rappresentanza più forte e ampia del settore energetico italiano su temi specifici e diventare il punto di riferimento per stakeholders e istituzioni. E: Qual è il rapporto tra CE e Comitato tecnico energia all’interno di Confindustria? Esiste un problema di sovrapposizione di competenze? PDV: Sono due realtà assolutamente diverse che rispondono a esigenze diverse. Inoltre, il progetto di aggregazione della componente produttiva deriva da una precisa indicazione arrivata dalla stessa Confindustria. Il rapporto con il Comitato tecnico è di assoluta collaborazione. Ad esempio nel processo di consultazione sulla Strategia Energetica Nazionale abbiamo lavorato a stretto contatto. Confindustria non è solo energia e dunque deve tenere conto di tanti altri aspetti ed esigenze. E: Qual è la strada per evitare la babele di sigle nel settore energetico all’interno di Confindustria? PDV: Quello che stiamo facendo, cioè aggregare. Ma tutto ciò non può essere imposto dall’alto. Ci vuole una reale consapevolezza che sia la strada giusta per rendere più efficiente il sistema e contenere i costi generali, rispettando l’autonomia di ognuno. Mi sembra che questa

consapevolezza si sia ormai fatta strada e difficilmente si potrà tornare indietro. E: Corrado Passera ha indicato chiaramente che nel settore energia ci sono due vincenti (gas e rinnovabili) e un perdente (il petrolio). È d’accordo con questa valutazione, in particolare per l’Italia? PDV: Non si può parlare di vincenti e perdenti perché l’Italia non può permettersi di rinunciare né al petrolio né tanto meno al gas e alle rinnovabili. Il nostro grado di dipendenza dall’estero è del 95% e dunque tutte le fonti dovranno dare il loro contributo per garantire gli approvvigionamenti di cui il paese ha bisogno. Le parole di Passera non esprimevano una precisa scelta ma prendevano atto delle tendenze in corso. Sulla SEN abbiamo espresso le nostre osservazioni con l’obiettivo di offrire una chiave interpretativa del settore su tutti i punti indicati come priorità. L’obiettivo comune dovrebbe essere di ridurre, se non eliminare, il gap di competitività con gli altri Paesi europei dove l’energia costa meno, anche per ritardi strutturali accumulatisi nel nostro Paese. E: Parliamo del contratto nazionale: novità e giudizio sull’ipotesi di accordo con i sindacati. PDV: Riteniamo che il contratto siglato rappresenti un segnale importante e che costituisca il fondamento per la realizzazione entro l’anno in corso del nuovo contratto dell’industria energetica. Sono state tracciate le linee fondanti, ma occorre che tutti gli attori siano consapevoli che una rapida e sostanziale modifica degli assetti contrattuali è una necessità imprescindibile. Confidiamo che il modello relazionale impostato sulla collaborazione partecipativa sia utile a superare le difficoltà contingenti, per realizzare gli strumenti idonei a migliorare la produttività del nostro sistema industriale e renderlo competitivo con gli altri Paesi europei.

> Elementi 28

19


E: Esiste una possibilità di mettere d’accordo produttori e consumatori di energia? PDV: Gli interessi sono divergenti, ma questo non vuol dire farsi la guerra. Un mercato che funziona deve permettere ai produttori un prezzo remunerativo e ai consumatori la possibilità di un risparmio. Gli ostacoli al funzionamento di questo meccanismo derivano perlopiù da un quadro normativo e regolatorio incerto. Le imprese hanno bisogno di certezze per poter operare e investire in un settore, come quello energetico, dove gli investimenti vanno programmati con ritorni molto differiti nel tempo. E: Uno dei punti più caldi nei prossimi mesi sarà la questione della redistribuzione degli oneri di sistema. Chi deve pagare di più? È d’accordo con l’idea di scaricare i costi sulla fiscalità generale? PDV: L’obiettivo è di “depurare” la bolletta da una serie di costi aggiuntivi che non hanno nulla a che fare con quelli reali di produzione. Come redistribuire questi oneri non sarà facile, anche perché alcune voci, come quelle degli incentivi alle rinnovabili o i costi per l’uscita dal nucleare, difficilmente potranno essere posti a carico della fiscalità generale. Bisognerà trovare dei meccanismi che permettano di allinearci maggiormente ai nostri partner europei. E: A proposito di fiscalità: CE ha presentato un rapporto sulla Robin Tax. Perché vi battete contro questa tassa? PDV: La domanda caso mai è: perché no? Un recente studio realizzato dalla Fondazione Bruno Visentini ha messo in evidenza tutta l’anomalia del tributo nato nel 2008 quando il prezzo del petrolio schizzò a 147 dollari/barile. Rispetto a ciò che il nome vuole evocare, non si si tratta di una tassa “etica”, ma di un’addizionale dal profondo carattere

discriminatorio tra settori economici che non trova eguali nel sistema tributario, non solo europeo. Proprio la natura equivoca del tributo ha fatto sì che diventasse lo strumento di copertura finanziaria per ogni legge. Quando venne introdotta nel 2008 era pari al 5,5%, oggi è arrivata al 10,5% per finanziare le cose più disparate. Ora aspettiamo il giudizio della Corte Costituzionale che speriamo ne riconosca l’illegittimità. E: Il suo giudizio su liberalizzazioni in Italia e in Europa, nei settori gas, elettricità e carburanti. PDV: Abbiamo fatto notevoli passi in avanti dal punto di vista dell’apertura dei mercati energetici, ma c’è ancora molto da fare. Per quanto riguarda la rete di distribuzione carburanti, credo che con gli ultimi interventi normativi del 2012 si siano eliminati gli ultimi ostacoli anche a livello regionale. Si tratta ora di dare attuazione a quanto previsto dalla legge e restituire una prospettiva a un settore in forte crisi per il crollo dei consumi (-10% nel 2012). E: Di quali infrastrutture ha bisogno l'Italia per garantirsi sicurezza ed economia negli approvvigionamenti. PDV: Dobbiamo lavorare per rendere più flessibile il sistema. Una maggiore valorizzazione delle risorse nazionali può aiutare, ma troppo spesso occorre fare i conti con veti locali e ostacoli burocratici che, di fatto, impediscono qualsiasi investimento. Ora dobbiamo affrontare una crisi che ha avuto effetti pesantissimi sul settore energetico. Lo scorso anno non è solo diminuita la domanda petrolifera, ma anche quella di gas e energia elettrica. Da questo punto di vista la Strategia Energetica Nazionale offre molti spunti interessanti. Confindustria Energia ha fatto le sue proposte, considerato che tra i suoi compiti c’è anche quello di sensibilizzare sia le istituzioni che l’opinione pubblica sul ruolo e sul valore, anche sociale, dell’energia.

Variazione dei prezzi nei principali Paesi europei (Variazioni percentuale sull'anno precedente) % 25,0

20,0

15,0

10,0

5,0

0,0

-5,0

-10,0

2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2010

2011

2012*

* media gennaio-agosto

Area Euro Germania Spagna Francia Regno Unito Italia Fonte: Autorità per l'energia elettrica e il gas su dati Istat, numeri indice dei prezzi al consumo armonizzati.

20

2009

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Elementi 27 28

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primo piano Sistema energetico: puntare su

Approvvigionam sicuri e competit Fulvio Conti

A colloquio con Fulvio Conti AD Enel e Presidente Euroelectric

"L’integrazione dei mercati energetici e il loro corretto funzionamento sono il modo più efficiente ed economico per andare verso un mondo a basse emissioni di CO2, che garantisca anche la sicurezza degli approvvigionamenti. I Paesi europei si sono dati l’obiettivo di completare l’integrazione entro il 2014, ma sono in ritardo”. Il segnale d’allarme giunge da Fulvio Conti, nella sua veste di presidente di Eurelectric, l’associazione europea del settore elettrico, ed Amministratore Delegato di Enel.

di Fausto Carioti E: Dr. Conti, nei mesi scorsi lei ha avvertito che la crisi economica è alla base della riduzione degli investimenti nel settore elettrico. In Italia c'è un eccesso di capacità produttiva del 40%. Alla luce di questo, in quali settori e Paesi investirà Enel nei prossimi anni? FC: In Europa la crisi ha causato una riduzione degli investimenti, aggravata in Italia dalla caduta dei consumi interni, con impatti sulla domanda elettrica tornata ai livelli di otto anni fa. A ciò si aggiunge la crescita delle rinnovabili, in particolare del fotovoltaico, con quasi 14 GW di nuova capacità negli ultimi due anni. Nello

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stesso periodo Enel ha connesso alla rete oltre 300mila produttori. Tutto ciò ha portato nel nostro sistema elettrico un eccesso della capacità produttiva del 40%, che non incoraggia nuovi investimenti. Dal 2013 fino alla ripresa economica, Enel lavorerà nel mantenere la leadership di costo in Italia e Spagna e continuerà a investire nei Paesi emergenti, soprattutto in America Latina, e nelle rinnovabili, senza dimenticare l’impegno in ricerca e innovazione. E: Lei ha lamentato che l'industria elettrica è diventata meno attrattiva per gli investimenti “a causa dei

Elementi 28

molti cambiamenti legislativi e regolamentari”. Cosa si attende da Bruxelles e da Roma? FC: Il settore elettrico è capitalintensive e ha prospettiva di lungo termine. Occorre pertanto un quadro regolatorio e normativo chiaro, stabile e prevedibile. In Italia il mercato elettrico è già tra i più liberalizzati, ma occorre semplificare gli iter autorizzativi e riconoscere la centralità decisionale dello Stato negli investimenti strategici. Anche i recenti interventi fiscali rendono meno attrattivo investire nel settore, come dimostrano Italia e Spagna.


enti ività E: Per allineare i prezzi all'ingrosso dell'energia elettrica in Italia, “considerevolmente più alti” rispetto a quelli degli altri Paesi, un recente rapporto Ue chiede di sviluppare le reti di “interconnessione con i mercati vicini”. Ma è solo un problema di interconnessione? FC: L'Italia vanta uno dei migliori sistemi di interconnessione in Europa. Il costo dell’elettricità in Italia è dovuto principalmente a un mix di generazione più costoso rispetto agli altri Paesi. Negli ultimi anni più della metà dell’energia elettrica nazionale è stata prodotta da gas e petrolio. A questo si aggiungono oneri di sistema, che pesano sulla bolletta per il 18%, soprattutto a favore delle rinnovabili con 12 miliardi di euro nel 2012. Per alleggerire la bolletta occorrerebbe intervenire su un riequilibrio del mix di generazione, proseguire con incentivi alle rinnovabili coerenti con l’evoluzione tecnologica verso la gridparity e ridurre gli oneri accessori per i consumatori. E: Giudica soddisfacente la Strategia Energetica Nazionale elaborata dal governo Monti?

del sistema energetico nazionale. Ma occorre un mix di generazione ben bilanciato che riconosca il ruolo dei contratti gas di lungo termine, uno sviluppo economicamente sostenibile delle fonti rinnovabili e obiettivi di efficienza energetica equilibrati tra i settori.

Inoltre, si stanno sviluppando soluzioni innovative: dall’energia dal mare al solare a concentrazione, dai progetti ibridi (geotermico e solare), alla ricerca di maggiore efficienza e al miglioramento delle tecnologie tradizionali. E: Che ruolo stanno giocando l'Italia ed Enel?

E: Quali sono le tecnologie in campo energetico dalle quali dobbiamo attenderci più soddisfazioni per clienti e imprese? FC: Nel settore elettrico si va delineando un nuovo paradigma dell’energia che mette al centro il cliente. In questo cambiamento, il contatore diventa smart e la rete elettrica tradizionale diventa una Smart Grid. Le città evolvono in Smart Cities dove circolano auto elettriche ed è possibile coniugare sostenibilità ed efficienza.

FC: L’Italia vanta una leadership tecnologica grazie a 27 centri di eccellenza tra aerospazio, biotech, ICT e farmaceutica ed esporta know how e tecnologie in tutto il mondo. Enel è leader nelle Smart Grids, con 35 milioni di contatori digitali installati, e nella mobilità elettrica. Abbiamo sviluppato progetti di eccellenza: dal clean coal a impianti ad idrogeno, dal solare termodinamico ai pannelli fotovoltaici a film sottile.

Impianti a fonti rinnovabili in Italia: Prima stima 2012 Edizione 28/02/2013 Potenza Efficiente Lorda (MW )

2008

2009

2010

2011

20121

17.623

17.721

17.876

18.092

18.200

Eolica

3.538

4.898

5.814

6.936

7.970

Solare

432

1.144

3.470

12.773

16.350

711

737

772

772

772

Idraulica

Geotermica Bioenergie

1.555

2.019

2.352

2.825

3.800

Totale FER

23.859

26.519

30.284

41.399

47.092

2008

2009

2010

2011

20121

2

Produzione Lorda (GWh) Idraulica

41.623

49.137

51.117

45.823

41.940

Eolica

4.861

6.543

9.126

9.856

13.900

Solare

193

676

1.906

10.796

18.800

5.520

5.342

5.376

5.654

5.570 12.250

Geotermica Bioenergie

5.966

7.557

9.440

10.832

Totale FER

58.164

69.255

76.964

82.961

92.460

353.560

333.296

342.933

346.368

336.249

16

21

22

24

27

2

Consumo Interno Lordo CIL3 (GWh) FER/CIL % 1 Stime su dati TERNA/GSE

2 Bioenergie: Biomasse Solide, Biogas e Bioliquidi Edizione 28/02/2013Impianti a fonti rinnovabili in Italia:

Prima stima 2012

FC: La SEN presenta obiettivi e priorità d’azione condivisibili. I fattori strategici su cui puntare restano la sicurezza degli approvvigionamenti e la competitività

3 Consumo Interno Lordo (CIL)= Produzione lorda + Saldo Estero ‐ Produzione da pompaggi. Il valore del

2012 è stato stimato dal GSE sulla base dei "Dati Provvisori di gennaio 2013" pubblicati da TERNA Fonte: GSE

Elementi 28

23


primo piano

Adnan Z. Amin

IRENA, obiettivo promozione delle nel mondo Intervista a Adnan Z. Amin Direttore Generale IRENA International Renewable Energy Agency 24

Elementi 28


rinnovabili di Riccardo Toxiri E: Nel 1981 è nata l’idea di un’Agenzia internazionale delle energie rinnovabili, concretizzatasi nel 2009 con la fondazione di IRENA. Che ruolo riveste nello scenario delle rinnovabili? Quali gli ambiti di cooperazione con l’AIE? AZA: L’istituzione di IRENA nella I Assemblea del 2011 rispecchia l’interesse globale per uno sviluppo sostenibile centrato sulle rinnovabili, per un accesso diffuso all’energia, per la sicurezza energetica e per una crescita all’insegna di una low carbon economy. IRENA rappresenta un fonte di dati, una piattaforma di cooperazione internazionale e di assistenza ai Paesi per un futuro energetico sostenibile. Grazie alla partecipazione attiva dei nostri membri – ad oggi 160 Paesi – IRENA svolge

un ruolo di catalizzatore nel settore dell’energia e sta offrendo soluzioni pratiche per un reale cambiamento. IRENA e l’AIE sono partner naturali. Con l’accordo di cooperazione del gennaio 2012, le due Agenzie hanno lanciato diverse iniziative congiunte: dall’elaborazione di un database su politiche e misure di promozione delle rinnovabili, alle attività di elaborazione di dati, in particolare quelli correlati ai costi delle tecnologie per le rinnovabili, fino alla cooperazione nella promozione dell’innovazione. Tali collaborazioni beneficiano della trentennale esperienza dell’AIE nell’elaborazione statistica, ma anche dell’abilità di IRENA nel rendere partecipi i propri membri nella fornitura dei dati.

> Elementi 28

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E: Nell’ultima Assemblea, la Cina ha annunciato di voler diventare Membro dell’Agenzia. Potrà l’impegno di Cina, Brasile e Russia promuovere ulteriormente le rinnovabili? AZA: L’ingresso della Cina è importante sia per gli sforzi internazionali nella promozione delle rinnovabili sia per l’Agenzia. La Cina è leader nella produzione e nella diffusione di tecnologie per le rinnovabili, in particolare eolico, solare ed idroelettrico e sta convertendosi alle rinnovabili per sostenere la propria economia in rapida crescita. Sono fiducioso che anche altri Paesi come Brasile e Russia entreranno in IRENA non appena pronti. E: I finanziamenti alle rinnovabili sono una delle maggiori sfide per la loro diffusione. Lo scorso novembre è stato lanciato il programma IRENA-ADFD: che impatto avrà questa iniziativa? AZA: Il programma IRENA-ADFD finanzierà progetti caratterizzati da innovazione e replicabilità in diversi ambiti delle rinnovabili. è un'ottima opportunità di sviluppo in aree dove mancano servizi energetici e i finanziamenti sono difficili. Il fondo di sviluppo ADFD si è impegnato a fornire nei prossimi 7 anni 350 milioni di dollari in prestiti agevolati ed IRENA condurrà la supervisione tecnica. La prima tranche da 50 milioni di dollari ha ricevuto richieste per più di 80 progetti da oltre 40 Paesi, per un valore totale di oltre un miliardo di dollari. E: Quali sono le iniziative più promettenti di IRENA nell’immediato futuro? Quale il valore strategico di REMAP 2030? Quali le aspettative sul coinvolgimento italiano? AZA: Stiamo lavorando a iniziative in grado di operare un cambio radicale. Un esempio è il Global Renewable Energy Atlas, un catalogo ad accesso libero dove trovare informazioni sulle risorse solari ed eoliche ora in fase di ampliamento per includere anche bioenergia e geotermica. è la più grande iniziativa mai intrapresa per il monitoraggio del potenziale d’energia rinnovabile a livello globale. Di forte interesse è l’iniziativa Renewable Readiness Assessment, volta a valutare le condizioni e le azioni

26

Elementi 28

necessarie per la diffusione delle rinnovabili nei Paesi Membri: ad oggi sono stati mappati 12 Paesi. IRENA vuole favorire un quadro di condivisione di conoscenze, in modo che i policy maker sappiamo dei rapidi sviluppi dell’industria e delle opportunità connesse. REMAP 2030, la roadmap globale di IRENA per la diffusione delle rinnovabili al 2030, favorirà infatti un’azione sinergica e strategica, con un focus sulla cooperazione internazionale. Il progetto mira a colmare il divario tra lo sviluppo delle rinnovabili e gli obiettivi posti dall’iniziativa Sustainable Energy for All (SE4ALL) delle Nazioni Unite. L’Italia presenta un mercato delle rinnovabili maturo e sviluppato - soprattutto per eolico e geotermico - arricchito da esperienza e competenze tecniche. La nuova Strategia Energetica Nazionale, in discussione, mira a superare gli obiettivi europei, portando le rinnovabili al 20% del consumo finale lordo (o per il 23% del consumo finale di energia primaria) nel 2020, circa il doppio rispetto al 2010. Lo sviluppo delle rinnovabili deve seguire il criterio della sostenibilità, contenendo però i prezzi della bolletta elettrica. Anche in vista di ambiziosi obiettivi per le rinnovabili, l’Italia ha un importante ruolo nella diffusione delle competenze a livello globale. Il nostro Paese ha attori di rilievo nel settore privato e, in un incontro avuto con l’Amministratore Delegato di Enel Green Power ed altri delegati italiani, abbiamo identificato aree di collaborazione tra IRENA e l’Italia, tra cui la REMAP 2030. E: Cosa si può attendere dal lancio di un Business Forum di IRENA? Come è coinvolto il settore privato? AZA: Il Business Forum di IRENA incoraggerà la cooperazione tra policy maker ed investitori privati nel settore delle rinnovabili. Ciò creerà uno spazio per governi e settore privati in cui discutere i temi più importanti del mercato delle rinnovabili, cooperare in specifici progetti, condividere visioni di lungo periodo e migliorare le pratiche attuali. Speriamo di realizzare una piattaforma inclusiva e decentralizzata, cosicché qualunque azienda di settore possa partecipare alla discussione e contribuire al lavoro di IRENA. E: A livello internazionale ed europeo, rinnovabili e cambiamento climatico sono temi strettamente interconnessi. Che ruolo avrà il Doha Climate Gateway per la diffusione delle rinnovabili? AZA: Contribuirà alla transizione energetica globale. I governi mirano ad un accordo sui cambiamenti climatici entro il 2015 – tra soli due anni – e dovranno trovare vie efficaci per raggiungere ambiziosi obiettivi di riduzioni delle emissioni che non potranno prescindere da una maggiore diffusione delle rinnovabili. Saranno perciò necessari piani d’azione ed obiettivi nazionali per le rinnovabili. IRENA sta mobilitando i propri Membri a contribuire attivamente alla redazione di REMAP 2030, la strategia volta a raddoppiare il contributo delle rinnovabili nel mix energetico globale, raggiungendo l’obiettivo della SE4All. In quest’ambito, il ruolo di IRENA è quello di consentire agli Stati di definire in maniera informata e critica i propri obiettivi, mettendoli a conoscenza delle iniziative intraprese globalmente e a livello regionale.



primo piano Aumento temperatura media globale

Obiettivo stare Maria Betti

Parla Maria Betti Direttrice dell’Istituto dell'Ambiente e Sviluppo Sostenibile (IES)

28

Elementi 28


sotto i 2 gradi di Ilaria Proietti

E: Dott.ssa Betti, cos'è l'Istituto ambientale e di cosa si occupa nell'ambito del Joint Research Centre? MB: L’IES è uno dei sette istituti scientifici che fanno parte del Centro Comune di Ricerca (JRC), una delle Direzioni Generali (DG) della Commissione Europea. Svolge ricerca sulle interazioni tra le attività antropogeniche e l'ambiente e su come gestire le risorse strategiche (acqua, terra, foreste, prodotti alimentari, minerali, e così via) in modo più efficiente e sostenibile. Questo lavoro contribuisce su base scientifica all'elaborazione, sviluppo, attuazione e valutazione delle politiche che promuovono la compatibilità ambientale dell'Europa e la gestione sostenibile globale delle risorse naturali. E: Di quali finanziamenti si avvale il vostro istituto e con quale personale opera? MB: A gennaio 2013 lo staff dell’Istituto contava circa 400 membri su un totale di 2800 persone nel JRC, con un bilancio annuale regolare di 51 milioni di euro per coprire, oltre alle spese per il personale, i costi di gestione. Risorse aggiuntive sono ottenute direttamente dai clienti o partecipando a gare pubbliche per progetti di ricerca.

E: Quali sono gli argomenti di cui si sta occupando in questo momento e quali i dossier principali di cui si occuperà nel prossimo futuro alla luce degli orientamenti assunti dalle istituzioni europee? MB: L’IES, come parte del Joint Research Centre, sostiene le priorità strategiche dell'Unione europea, definite nella strategia Europa 2020 per un'economia intelligente, sostenibile e inclusiva. Nel novembre 2012 la Commissione ha proposto il nuovo Programma d'azione sull'ambiente per l'Unione europea per rafforzare la politica ambientale fino al 2020, in un'ottica di lungo termine verso il 2050. Il programma di lavoro attuale e futuro dell’IES sarà strettamente collegato a questi temi , che vengono anche ripresi nel nuovo programma per la ricerca e innovazione "Horizon 2020" che fissa l'agenda della ricerca per i prossimi sette anni (2014-2020). L’IES cercherà di riorientare parte del suo lavoro sulle linee di sostegno alle eco-industrie (rifiuti, acqua, efficienza energetica, energie rinnovabili, qualità dell'aria) attraverso lo sviluppo di valutazioni del ciclo di vita e l’identificazione delle migliori tecniche e strumenti disponibili o innovativi.

> Elementi 28

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E: Quali studi e progetti riguardano più direttamente l'Italia?

E: Come valuta lo stato dell'ambiente in Europa, dove sono le maggiori difficoltà e in quali settori specifici? MB: Nonostante i risultati positivi raggiunti in merito alla qualità dell'aria e dell'acqua c'è ancora molto da fare per proteggere e migliorare l'ambiente in Europa e il benessere dei cittadini. Ogni cinque anni, l'Agenzia europea per l'ambiente (EEA) pubblica – con il contributo di IES - un rapporto sullo "stato dell'ambiente". Nell’ultimo rapporto EEA riconosce che sono stati compiuti notevoli progressi, ma evidenzia i problemi che devono ancora essere affrontati. Su scala globale, le pressioni sull'ambiente sono guidate da tendenze sistematiche relative alla dinamica della popolazione, all'urbanizzazione, all’accelerazione dei cambiamenti tecnologici, all’incremento della domanda di energia, alle materie prime ai beni e ai servizi.

La Vignetta di Fama

MB: Una delle attività principali dell’IES è quella di facilitare lo sviluppo di norme, metodi e tecniche di cui tutti gli Stati Ue possano beneficiare. Gli scienziati dell’IES lavorano con numerose istituzioni italiane su progetti in diversi campi di ricerca: l’aria, l'acqua, la qualità del suolo, il monitoraggio agricolo e la previsione dei rischi naturali. All'interno della rete di laboratori nazionali di riferimento per la qualità dell’aria (AQUILA), l’IES supporta l'attuazione e la revisione delle politiche di qualità dell'aria. Inoltre, l’IES collabora con l’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) e l'Istituto sull'Inquinamento Atmosferico del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA). L’IES monitora anche i livelli di distribuzione dell’ozono, dei fumi neri e dell’aerosol nel Mar Mediterraneo con stazioni di monitoraggio dell'inquinamento posti su 14 navi da crociera della Costa Crociere.

Per quanto riguarda la qualità del suolo, l’IES collabora con le regioni Piemonte, Lombardia, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Marche e Puglia e collabora con le agenzie italiane per il monitoraggio e la previsione delle inondazioni.

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Elementi 28

Tutte presentano gravi minacce per l'economia e la società. Anche se le emissioni di gas a effetto serra sono in diminuzione in Europa, sono ancora necessari sforzi a livello globale per mantenere l'aumento della temperatura media mondiale sotto i due gradi. Inoltre, in molte aree gli obiettivi ambientali non sono ancora stati raggiunti. Ad esempio quello di arrestare la perdita di biodiversità in Europa entro il 2010, nonostante grandi aree siano state designate come zone protette ai sensi della direttiva “Habitat e Uccelli”. E: Dove si potranno raggiungere i miglioramenti? MB: Nell’acqua e nella qualità dell'aria, nella gestione dei rifiuti e uso di energie rinnovabili. Gli obiettivi dell'Ue sull'ambiente sono ambiziosi: ridurre le emissioni di gas serra del 20% (o addirittura del 30%, se le condizioni lo permettono) rispetto al livello del 1990, produrre il 20% di energia da fonti rinnovabili e aumentare l’efficienza energetica del 20%. L'obiettivo dell’UE per la protezione del clima - il limite di 2° stabilito dai governi dell'Ue nel 1996 e ribadito negli anni successivi - rimane ancora una sfida globale, che richiede partnership durature e cooperazione tra i responsabili politici, l'industria, gli scienziati e cittadini. Il JRC sta prendendo misure concrete per creare un Forum europeo di parchi scientifici che vedranno le imprese, i ricercatori e il mondo accademico lavorare insieme al fine di affrontare in un modo migliore il mercato globale e la concorrenza internazionale, garantendo nel contempo l'uso sostenibile delle risorse naturali. Parte della nostra ricerca è rivolta anche allo sviluppo della "scienza dei cittadini", vale a dire il coinvolgimento dei cittadini nella raccolta dei dati per il monitoraggio ambientale, ad esempio per la qualità dell'aria o per segnalare calamità naturali.



speciale l'energia di Cina e India Sviluppo economico e infrastrutture energetiche di due Potenze a confronto 303,0 •

• 61,8

La carica dei di Simone Aiello e Michele Panella I dati 2012 della Banca Mondiale parlano chiaro: l’area dei paesi BRICS (Brasile, Russia, India, Cina e Sud Africa) rappresenta, a livello mondiale, circa il 20% del PIL aggregato e il 42% della popolazione. All’interno di quest’area Cina, Brasile, India e Federazione Russa figurano tra le prime 10 economie mondiali. La Repubblica Popolare Cinese, in particolare, nel 2011 ha mantenuto il secondo posto nella classifica delle economie mondiali, mentre la Repubblica dell’India si è attestata al decimo posto della graduatoria dell’istituto di Bretton Woods. In questo quadro, Cina e India rappresentano due veri giganti demografici ed economici, pur con “vie alternative” di sviluppo. A livello macro-economico, la Repubblica Popolare Cinese è la seconda economia mondiale (PIL pari a 7.318 miliardi di $ nel 2011), pesando per quasi l’11% del PIL mondiale e oltre il 19% della popolazione della Terra. E già tra cinque anni, secondo

32

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gli esperti del Fondo Monetario Internazionale, potrebbe superare gli Usa. La Repubblica dell’India rappresenta quasi il 3% del PIL globale e oltre un sesto della popolazione mondiale. E proprio in tema di crescita demografica le previsioni danno quasi per scontato il sorpasso demografico dell’India sulla Cina a metà del prossimo decennio. Sotto l’aspetto economico, l’India negli ultimi anni ha registrato tassi di crescita paragonabili a quelli cinesi, inducendo taluni analisti a intravederne il sorpasso nel medio-lungo termine, mentre potrebbe divenire la terza economia del mondo già nel 2020. Nel breve periodo, però, l’economia indiana potrebbe registrare ritmi inferiori a quelli cinesi. Questo anche perché il subcontinente si trova a fronteggiare alcuni


• 574,2

• 100,9

giganti asiatici problemi strutturali: il motore economico della “più grande Democrazia del Mondo” si surriscalda velocemente, Generando inflazione a tassi elevati, specie nei beni alimentari. Anche il dato relativo al deficit di bilancio dell’India non è confortante: secondo le stime del Fondo Monetario Internazionale, per l’anno 2012 si avvicina al 9% del PIL, contro il -1,2% della Cina. In tutto ciò occorre anche considerare che il fattore lavoro sta diventando più costoso e vicino, quindi, ai livelli cinesi e che il costo del capitale è più elevato rispetto a quello di altri paesi asiatici. Nel contempo, però, presenta anche indubbi punti di forza: accanto al fattore demografico, l’India può vantare un alto tasso di risparmi, pari al 31,6% del PIL, e un positivo tasso d’investimento in rapporto al PIL, pari al 34,4 %. Sotto questo aspetto sono positive anche le cifre della Repubblica Popolare Cinese che registra un alto tasso di risparmi, pari al 51% del PIL, e un tasso di investimento al 48,3%.

Tabella 1: BRIC, indicatori macro-economici Quadro di raffronto Brasile

Russia

India

Cina

Crescita del PIL

2,7

4,3

7,2

9,2

Inflazione

6,6

8,4

8,6

5,4

%

Disoccupazione

6,0

6,5

9,8

4,0

Investimenti / PIL

20,6

23,2

34,4

48,3

Risparmi / PIL

18,4

28,6

31,6

51,0

Bilancio delle partite correnti

-2,1

5,5

-2,8

2,8

Bialncio pubblico / PIL

-2,6

1,6

-8,7

-1,2

Fonte: Dati 2011, Fondo Monetario Internazionale, Economist Intelligence Unit, The Economist, Sept. 2012

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speciale l'energia di Cina e India L’India, di fatto, deve risolvere alcuni aspetti critici, tra cui il deficit di bilancio, il deficit nelle partite correnti e le carenze infrastrutturali: il tessuto connettivo del Paese, ovvero strade, vie ferrate e porti è congestionato, mentre è ancora vivo il ricordo dei black out che l’estate scorsa hanno lasciato al buio buona parte della popolazione. In questo senso c’è molta attesa per il varo di una serie di riforme mirate a sbloccare gli investimenti esteri nel Paese, per consentire, tra l’altro, un maggiore accesso al commercio al dettaglio, l’ingresso di capitali stranieri nelle compagnie di volo nazionali e l’allentamento degli attuali vincoli nell’acquisto di terreni, che permetterà l’avvio di nuove attività economiche. Margini di miglioramento sono presenti anche sotto il profilo dell’istruzione: ad esempio, nel 2010 l’India ha formato circa mezzo milione di ingegneri civili e 45.000 architetti, ma sarebbero stati necessari 4 milioni di ingegneri e quasi 400.000 architetti. E tuttavia l’India sembra avere tutte le potenzialità per proseguire nella sua crescita, come testimoniato da un altro elemento fondamentale che dà la misura dell’avanzata di entrambi i giganti asiatici: lo spostamento dell’asse della produzione manifatturiera. Negli ultimi cinque anni, l’India ha scalato due posizioni passando dal 2,9 al 3,3% della produzione manifatturiera mondiale e attestandosi, nel 2011, quale settima potenza industriale, davanti a Italia, Francia e Regno Unito1. D’altra parte, la Cina è la prima realtà manifatturiera mondiale (21,7% della produzione globale) e nel quinquennio 2007-2011 ha scalato una posizione, superando gli Stati Uniti (14,5% della quota mondiale). La Cina, peraltro, è diventata nel 2012 la prima potenza commerciale del mondo sorpassando gli Usa. Le esportazioni e le importazioni cinesi si sono attestate complessivamente a 3.870 miliardi di dollari, con un surplus commerciale di oltre 231 miliardi, contro i 3.820 dell’interscambio commerciale USA, che ha registrato un deficit di quasi 728 miliardi. Eppure, per la crescita di un Paese sono fondamentali le infrastrutture energetiche e la disponibilità di energia, in particolare di quella elettrica, unitamente alla diversificazione delle fonti primarie. Ma quali sono le condizioni attuali e gli sviluppi prevedibili nei due Paesi? L’India sconta le conseguenze di infrastrutture energetiche non adeguate alle sue necessità: dal punto di vista elettrico sussistono vincoli per la trasmissione e la distribuzione di energia e, soprattutto, problemi sul fronte della produzione, che fatica a stare dietro alla rapida crescita della domanda. Prova ne sono la scarsa elettrificazione di ampie aree del Paese, che obbliga oltre la metà delle aziende e molti utenti domestici a impiegare gruppi elettrogeni per soddisfare le proprie esigenze, e le perdite elettriche da record che, nel

1

Centro Studi Confindustria, Scenari Industriali n.3, Giugno 2012 segue a pagina 36

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Elementi 28

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speciale l'energia di Cina e India • 25,0

7,5 • • 5,3 3,6 •

2009, ammontavano al 25% della produzione. In tema di generazione elettrica, in India la fonte predominante è il carbone, da cui è ricavato oltre il 67% della produzione 2011. Seguono il gas naturale con il 12% e il nucleare con il 3%, risorsa che l’India intende sviluppare fino a installare 40 GW di potenza nel 2020, grazie anche alle tecnologie fornite da Francia e Russia. Nel 2010 le rinnovabili hanno contribuito a produrre circa il 14 % dell’energia elettrica, con la fonte idrica che ha fatto la parte del leone. E l’idroelettrico, insieme all’eolico, è la fonte più promettente nel medio periodo, con un vasto potenziale ancora da sfruttare. Nella bozza del piano quinquennale, si prevede che le fonti rinnovabili passino dai 62 GW del 2011 ai 101 GW nel 2017, con una netta crescita proprio dell’eolico su terra ferma, dell’idroelettrico e del fotovoltaico.

Tabella 2: Stima della potenza installata da fonti rinnovabili in India al 2017 2011 Fonte Idraulica Bioenergie Eolico Fotovoltaico

2017

GW

GW

41,6

54,6

3,6

5,3

16,1

32,6

0,5

7,8

Solare a concentrazione

0,0

0,6

Geotermia

0,0

0,0

Maree/moto ondoso

0,0

0,0

61,8

100,9

Totale

Per raggiungere questi obiettivi l’India ha messo in campo politiche diversificate di incentivazione delle fonti rinnovabili, fra cui l’istituzione di una quota d’obbligo per l’energia verde, che ha priorità di dispacciamento nel sistema elettrico, tariffe incentivanti per l’energia immessa in rete nonché incentivi di natura fiscale. Risultato è stato che il settore delle energie rinnovabili ha attirato flussi incredibili di capitale (10,3 miliardi di US $ nel 2011) ed è considerato il mercato in più rapida espansione al mondo.

Il problema del soddisfacimento della crescita galoppante della domanda di energia si pone anche per la Cina: dal 2000 al 2011 i consumi cinesi si sono triplicati e sono stati soddisfatti per lo più grazie alle fonti fossili. La Cina, infatti, è il maggior produttore e consumatore al mondo di carbone, con cui copre la stragrande maggioranza dei propri consumi energetici (il 70% nel 2006), nonché primo emettitore mondiale di CO2. Ma le miniere cinesi, frammentate fra aziende statali e una miriade di villaggi di piccole dimensioni, non sono in grado di coprire il fabbisogno nazionale, a causa della cattiva gestione e dell’impiego di tecnologie arretrate, al punto che la Cina ha dovuto aprire agli investimenti stranieri o ricorrere all’importazione del carbone. Operazione questa, che nel complesso è risultata più competitiva della produzione in loco. Dal punto di vista elettrico, il carbone si attesta sull’80% della produzione 2011, cui segue l’ idroelettrico (14%), il gas e il nucleare (2%), che la Cina ha deciso di sviluppare fino ad arrivare a 70 GW di potenza installata nel 2020, grazie alla partnership con i due colossi nucleari francesi, EDF e Areva, che trasferiranno ai cinesi della Guandong Nuclear Power Company tecnologie nucleari e reattori di ultima generazione per i prossimi 15 anni. Il potenziale di sviluppo delle rinnovabili è notevole: la Cina è leader nel settore idroelettrico e nell’eolico sulla terra ferma, basti pensare che degli oltre 1.050 GW di capacità complessiva del 2011, 230 sono idroelettrici e 62 eolici. In termini di scenari futuri, si prevede un incremento di 271 GW di potenza installata da fonti rinnovabili nel 2017, fino a raggiungere i 574 GW complessivi (Tabella 3). Lo sviluppo maggiore sarà dell’idroelettrico, dell’eolico, del solare e delle bioenergie. Tuttavia, in Cina le politiche incentivanti per le rinnovabili sono ancora incerte, in quanto vengono differite nella loro attuazione pratica o addirittura disattese: ad esempio la priorità di dispacciamento dell’energia rinnovabile, prevista in teoria, non sempre è applicata nella pratica. Per non parlare poi delle procedure burocratiche, che in molti casi sono proibitive e scoraggiano qualsiasi iniziativa. Eppure il Governo centrale ha manifestato la volontà di perseguire obiettivi prefissati per le fonti rinnovabili, mentre sono in

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Elementi 28


Tabella 3: Stima della potenza installata da fonti rinnovabili in Cina al 2017 2011 Fonte Idraulica Bioenergie Eolico

2017

GW

GW

230,0

340,0

7,5

25,0

62,4

173,1

Fotovoltaico

3,1

35,1

Solare a concentrazione

0,0

1,0

Geotermia

0,0

0,0

Maree/moto ondoso

0,0

0,0

303,0

574,2

Totale

vigore tariffe incentivanti per l’eolico, il solare e le biomasse. Peraltro il Governo cinese sta lavorando, sotto l’egida di Banca Mondiale, al lancio di uno schema nazionale di Emissions trading quali schemi incentivanti e di traino per la transizione verso un’economia a basso contenuto di carbonio. Anche l’infrastruttura elettrica cinese è soggetta a vincoli, dovuti in particolare al fatto che nel Paese sussistono tre reti elettriche debolmente interconnesse fra di loro. La conseguenza è che risulta difficile integrare grandi quantità di energia rinnovabile intermittente, come l’eolico, tipico di molte regioni settentrionali dove, a causa di consumi relativamente bassi, è spesso necessario tagliare la produzione in eccesso. Forse anche per questo motivo la Cina sta sviluppando una visione molto “globale” dell’energia, in particolare di quella

elettrica, almeno stando all’analisi fatta dal Presidente della State Grid Corporation of China, Liu Zhenya, all’apertura dei lavori della sessione 2012 del GIGRE. L’azienda di Stato cinese, che gestisce la vasta porzione di rete elettrica della Cina centrale, prevede uno scenario energetico sul medio periodo caratterizzato dalla pressante esigenza di ottimizzare le fonti di energia su scala mondiale: ciò sarà possibile anche grazie alla realizzazione di “autostrade” elettriche intercontinentali a tensioni ultra–alte. L’Europa, il secondo maggior centro di consumo a livello planetario (nel 2011 rappresentava il 23% del consumo mondiale), ha sì incrementato l’uso di fonti di energia rinnovabili ma ha al contempo rivisto i propri piani sul nucleare, bandendolo del tutto o riducendolo. Di conseguenza, sostiene Zhenya, presto sarà l’Europa a dover far i conti con una domanda di energia difficile da soddisfare. D’altra parte, l’Europa si trova sufficientemente vicina per effettuare un collegamento in corrente continua a tensioni ultra-alte ad esempio con le regioni autonome di Xinjiang e della Mongolia Interna, ricche di vento, sole e acqua e con consumi locali e costi di produzione relativamente bassi. Ed ecco allora una possibile opzione: un collegamento elettrico da Xinjiang alla Germania, 5.600 km coperti con due linee in corrente continua a ± 1.100 kV, in grado di trasportare fino a 22.000 MW, con sicuri vantaggi competitivi. E non a caso la Cina negli ultimi anni si è data molto da fare nella realizzazione di reti a tensioni ultra-alte: non solo per il 2015 conta di completare la struttura fondamentale della sua rete in corrente alternata a tensione ultra-alta ma, in questi anni, ha spinto moltissimo per la definizione e l’adozione a livello internazionale di standard tecnologici comuni. In tutto questo si intravede il disegno di medio-lungo periodo che la Cina vuole perseguire: se la Russia è il fornitore mondiale di gas, la Cina si candida a diventare il bacino e il fornitore europeo di energia elettrica a prezzi competitivi.

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energia rinnovabile

Biomasse, affari 5-10 miliardi Incontro con Walter Righini Presidente Fiper (Federazione Italiana Produttori di Energia da Fonti Rinnovabili) in attesa del DM che definisca i criteri di funzionamento del “fondo di garanzia” per la realizzazione di reti di teleriscaldamento. Fondo che da una prima valutazione dovrebbe aggirarsi intorno ai 40 milioni di euro per l’anno 2011, e così per i successivi. Sul Conto Termico la maggiore criticità è data dal vincolo di bilancio: 900 milioni di euro l’anno sono insufficienti, specie in fase di avvio, per una reale promozione del settore.

Walter Righini

E: Più volte avete sottolineato la carenza del budget messo a disposizione, anche dalla SEN. Che cifra occorrerebbe secondo lei - per rilanciare il settore? Quali i ritorni per il Paese?

di Carlo Maciocco

E: I decreti sui certificati bianchi e le rinnovabili termiche sono stati finalmente approvati. Siete soddisfatti? WR: Per la prima volta si è introdotta una forma di incentivazione diretta alla produzione di energia termica rinnovabile. Il Conto Termico è destinato alla produzione in scala domestica (caldaie e stufe a biomassa, pompe di calore, pannelli solari), mentre i titoli di efficienza energetica riguardano progetti di risparmio su scala industriale. Siamo soddisfatti per l’introduzione dell’incremento del 50% in termini di TEE attribuiti ai “grandi progetti” che garantiscono risparmi superiori a 35.000 TEP con vita superiore ai 20 anni in funzione però del grado di innovazione tecnologica. Siamo però ancora

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WR: Attualmente non sono disponibili proiezioni relative al tasso di penetrazione delle FER Termiche ed Efficienza al 2020 in aggregato. Considerando il solo teleriscaldamento a biomassa, se si realizzassero attraverso l’accesso al fondo di garanzia citato anche solo 400 impianti cogenerativi nei potenziali 801 Comuni non metanizzati localizzati in fascia climatica E ed F, con dimensioni tra 5 - 10 MW termici e 0,5 - 1 MW elettrici, si potrebbe produrre calore per una potenza termica compresa tra 1000-1500 MW termici, e una potenza elettrica di 200 - 400 MW. Il valore dell’investimento si aggirerebbe tra i 2,5 - 4 miliardi € in cinque anni; inoltre questi impianti necessiterebbero dai 3 ai 6 milioni di tonnellate di biomassa legnosa annua - in gran parte in filiera corta - con un giro di affari annuo compreso


intorno a di € tra i 180 - 360 Mil. di €, garantito per i prossimi 20-30 anni, e per un importo complessivo di circa 5-10 miliardi di €, con una importante ricaduta sulla manutenzione di foreste e boschi e sull’economia locale. E: Il tema della potenzialità inespressa delle biomasse legnose è particolarmente caro a Fiper, e non solo. Quali prospettive con i nuovi decreti? WR: Il DM del 6 luglio 2012 è un punto di svolta per l’impiego delle biomasse legnose riconoscendo finalmente un premio all’impiego virtuoso attraverso la produzione termica e la cogenerazione, disinnescando in parte gli effetti “devastanti” della precedente forma di incentivazione che premiava la sola antieconomica produzione di energia elettrica. Anche il “Conto Termico”, introduce criteri significativi relativi alla qualità del combustibile impiegato negli apparecchi in particolare per il pellet e il cippato. Rimane aperta la sfida alla garanzia di fornitura continua e programmata di biomassa legnosa derivante dalla gestione sostenibile del patrimonio forestale nazionale. Ciò presuppone un riconoscimento del ruolo “di servizio” della gestione forestale nella prevenzione dei rischi idrogeologici, degli incendi, delle alluvioni e nella mitigazione degli effetti dei cambiamenti climatici. Inoltre gli investimenti ”a monte” nel settore forestale possono far risparmiare o notevolmente ridurre incentivi “a valle” nella produzione di energia, garantendo però un costante e continuo approvvigionamento di biomassa a prezzi competitivi alle centrali di teleriscaldamento e/o cogenerative. E: Considerati anche i costi di approvvigionamento e le difficoltà a rendere bancabili i progetti, è possibile creare un business florido per il settore? WR: Sicuramente sì per il comparto teleriscaldamento a biomassa. A condizione che - in considerazione degli

importanti investimenti richiesti - siano garantite norme chiare e durature nel tempo e, per un periodo congruo, l’accesso al credito agevolato nella realizzazione delle reti di teleriscaldamento. Questa tecnologia è caratterizzata - infatti - da elevati investimenti e modesta ma sicura redditività nel tempo, essendo la sua durata pluriennale (oltre 30 anni) con limitati rischi di impresa. Oggi il tasso di penetrazione del teleriscaldamento in Italia è il 4% del mercato del calore, ma le prospettive di crescita del settore stimano a regime una copertura del servizio pari al 20%. Lo sviluppo delle reti di teleriscaldamento, inoltre, potrà massimizzare la resa dei finanziamenti anche con il contemporaneo rifacimento di altri sottoservizi cittadini (fognature, acquedotti, reti elettriche, ecc.) e con il cablaggio delle aree rurali e montane, per fornire il servizio di banda larga ai cittadini di dette località, promuovendo lo sviluppo di sistemi di telecontrollo digitali introducendo tecnologie per gli smart building e per il telelavoro. E: Quali, allora, le tecnologie su cui puntare? WR: L’Autorità per l’Energia Elettrica e il Gas (allegato A Delibera 182/2012/I/FER), rappresentando i “costi sistema” ha indirizzato il governo alla promozione delle FER termiche e all’efficienza, tenendo conto che i costi corrispondenti annui per la produzione di 1 TEP sono: energia elettrica da FER 930 €, energia elettrica da fotovoltaico 3.500 €, energia termica da FER 350 €, interventi di efficienza energetica 100 €. Il governo nell’ultimo documento di Strategia Energetica Nazionale - SEN, riconosce alle rinnovabili termiche e all’efficienza energetica un ruolo di primo piano non solo per raggiungere, ma anche superare l’obiettivo 20 20 20. Noi ci crediamo.

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energia rinnovabile

Salviamo Flavio Sarasino

Dialogo con Flavio Sarasino Presidente Federpern di Ilaria Proietti C’è il rischio molto concreto di un blocco del settore mini-hydro. A denunciarlo è il presidente di Federpern, Flavio Sarasino che in questa intervista ad ‘Elementi’ sottolinea le difficoltà incontrate dai piccoli produttori negli anni scorsi e i nodi che devono essere risolti per valorizzare al massimo questa risorsa. “La Federazione dei produttori idroelettrici - ci dice Sarasino - ha come missione il rilancio del settore e la valorizzazione della risorsa idroelettrica che tendeva sempre più a essere posta in secondo piano e quasi dimenticata politicamente, proprio per la grande espansione delle rinnovabili di nuova generazione (solare, eolico e biomasse) fonti in cui l'evoluzione tecnologica era formidabile e le potenzialità ottime per nuovi investimenti”. E: Di fatto fino a qualche decennio fa il numero dei piccoli produttori era ridotto al lumicino …

E: Poi sono stati varati una serie di provvedimenti con cui il settore ha fatto passi da gigante, mi sembra.

FS: A causa di norme che avevano reso antieconomica la produzione da fonte mini-hydro, solo alcuni coraggiosi piccoli produttori o cooperative di produzione avevano mantenuto in esercizio i loro impianti con estreme difficoltà economiche e limitando al massimo le manutenzioni ordinarie.

FS: Sì, consentendo a molte realtà imprenditoriali di investire nel settore sia con società a carattere familiare che come piccole aziende. Di fatto si è riusciti a passare da un regime di autoconsumo dell'energia prodotta alla cessione totale dell'energia prodotta sulla rete di distribuzione nazionale: da circa 400 - 450 GWh annui del 1996 ai 4 - 4,5 TWh attuali, ovviamente variabili anno per anno in base alle caratteristiche di idraulicità media annuale, con 1300 realtà produttive sul territorio rispetto alle 120 operative nel 1986.

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il mini-idro E: Ma per il futuro sembrano tornare timori e incognite. FS: Come Federazione nella fase di audizioni in vista della nuova Strategia Energetica Nazionale abbiamo fornito un memoriale con cui abbiamo espresso considerazioni che ritenevamo sostanziali per dare una massima implementazione al settore dell'idroelettrico nazionale. Siamo rimasti molto perplessi che a fronte dei 150 MW che avevano suggerito di considerare installabili annualmente in Italia, nella nuova procedura dei "Registri" si siano considerati solo 70 MW. Tale situazione, analizzando la graduatoria del 1° registro pubblicata tempo fa che ha visto richieste per 168 MW (ancora superiori alle nostre previsioni), non è positiva e pertanto si assiste ad un forzato blocco del settore. Anche il comparto dei ‘rifacimenti’ delle centrali obsolete è stato modificato in modo decisamente non ottimale, un dato confermato dalla richiesta per solo 30,6 MW in registro a fronte di ben 300 MW previsti dal nuovo decreto attuativo. E: Eppure il settore ha grandi potenzialità se si pensa al trend di crescita registrato tra il 2000 e il 2010 con l’installazione di circa 150 MW annui. FS: Ciò ci permette di affermare che il settore dell'idroelettrico in Italia ha fornito un deciso contributo alla generazione di kW rinnovabili, senza trascurare il fattore della gestione del territorio su cui insistono queste nuove centrali, proprio per il fatto che al concessionario viene imposta la manutenzione dei tratti relativi alla concessione idroelettrica.

Gli obiettivi inseriti nel Piano di azione nazionale per le energie rinnovabili (Paner) al 2020 si possono considerare sostanzialmente positivi ed anche il nuovo regime tariffario previsto nel Decreto del luglio 2012 è adeguato per l'implementazione di nuovi siti produttivi. Tuttavia, non si sono implementate le tariffe che come Federpern avevamo richiesto al Ministero dello Sviluppo: una tariffa omnicomprensiva e costante per tutti gli anni di vita tecnica degli impianti non è ottimale per il nostro settore per il quale sarebbe stato più opportuno avere un base incentivante fissa e lasciare fluttuare al mercato la componente energia prodotta dalle centrali. E: Le difficoltà non finiscono qui. FS: Durante numerosi dibattiti e convegni abbiamo cercato di spiegare agli enti preposti al rilascio delle concessioni idroelettriche che le tempistiche attuali (dai 5 ai 10 anni) sono veramente troppo lunghe. Si tratta di tempistiche non europee che sicuramente inducono extracosti che potrebbero essere evitati e far costare meno il kWh prodotto. Auspichiamo che il governo possa riequilibrare tutti questi fattori e rendere più agevole la realizzazione di nuove centrali idroelettriche che potrebbero fornire kWh rinnovabili a prezzi competitivi. Ciò comporterà nuova occupazione ed investimenti sul territorio, senza dimenticare che il produttore corrisponde annualmente canoni e sovra canoni a favore delle Regioni per l’utilizzo delle acque pubbliche, altra differenza con le altre rinnovabili che non sono gravate da questi oneri gestionali.

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energia rinnovabile

Rinnovabili

Ecco la Strategia UE post 2020

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di Agime Gerbeti e Rosanna Pietropaolo

Il consolidamento della leadership europea nella lotta ai cambiamenti climatici passa attraverso un lungo percorso di definizione di strategie e politiche energetiche di cui il Pacchetto Clima-Energia, adottato nel 2009, costituisce il più importante tassello. L’Europa ha, pertanto, assunto ambiziosi obiettivi, da conseguirsi entro il 2020, di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, incremento della quota di fonti rinnovabili sul consumo finale lordo di energia e miglioramento dell’efficienza energetica. Quest’ultimo, sebbene non in forma vincolante come i precedenti, si è in realtà concretizzato solamente di recente con l’adozione della direttiva 2012/27/CE sull’efficienza energetica. Lo sforzo europeo sembra tuttavia trovare scarso riscontro nel contesto internazionale. L’esempio più significativo è dato dall’esito del negoziato internazionale sul Clima tenutosi tra fine novembre e i primi di dicembre 2012, battezzato “Doha Climate Gateway”. Quest’ultimo documento, infatti, pur confermando il proseguimento degli impegni sotto il Protocollo di Kyoto fino al 2020, rimanda a un nuovo regime di negoziati che, si auspica, porti alla condivisione e sottoscrizione, entro il 2015, di un trattato globale legalmente vincolante. Il perseguimento degli impegni nella lotta per la riduzione delle emissioni nel periodo 20132020 assume, tra l’altro, un peso meno rilevante a livello globale rispetto al primo periodo del Protocollo di Kyoto con la mancata conferma di alcuni dei principali attori quali, Giappone, Canada, Nuova Zelanda e la Federazione Russa. A fronte dello scarso coraggio dimostrato a livello internazionale l’Unione Europea conferma, tuttavia, il proprio impegno a perseguire importanti obiettivi di crescita e competitività facendo leva su politiche ambientali che continuano a cercare anche il coinvolgimento di attori extra-UE, in particolare nel settore energetico. La volontà e la necessità di un rafforzamento della cooperazione dell’UE con i Paesi limitrofi in materia di energia è ribadito in tutti i documenti programmatici comunitari, che riconoscono la necessità di definire un quadro strategico che fornisca obiettivi di lungo periodo offrendo maggiori garanzie agli investitori nella formulazione di previsioni di più ampio respiro. Il settore delle rinnovabili assume in tal senso un ruolo di primo piano. Basti pensare alle prospettive espresse nella Roadmap 2050 che indicano un potenziale di penetrazione di tali fonti sul consumo finale lordo di energia del 75% e ancor più rilevante - 95% - nel solo settore elettrico. Il conseguimento degli stessi necessita imprescindibilmente dell’identificazione di opportune misure di sostegno che potrebbero prendere le mosse da politiche di promozione già adottate, opportunamente rafforzate e adeguate. Nel contesto europeo, è il passaggio da un pensiero globale condiviso all’azione coordinata tra SM a trovare maggiore difficoltà di applicazione. È questo l’esempio del mancato ricorso ai meccanismi di cooperazione introdotti dalla direttiva 2009/28/CE. Il loro intento era di favorire la promozione delle rinnovabili in modo più efficiente e dinamico di quanto non possa permettere lo sfruttamento delle sole risorse e potenzialità nazionali. È tuttavia la previsione della Commissione Europea di un risparmio di 8 miliardi di euro complessivi conseguibili attraverso l’impiego di tali strumenti a spingere alla formulazione di una strategia per le rinnovabili per il periodo post-2020. Tale azione è volta a stimolarne in maniera più efficace l’applicazione mediante la definizione di un quadro regolatorio che faciliti la realizzazione di investimenti su larga scala fuori dai confini europei soprattutto nel sud del Mediterraneo. Il primo passo vedrà la definizione di Linee Guida per l’applicazione dei Meccanismi di Cooperazione che la Commissione sta discutendo con gli Stati Membri. Nondimeno, sarà impegnata nell’identificazione di misure specifiche per incoraggiare il commercio di energia elettrica da rinnovabili nel quadro di un futuro accordo con partner del Nord Africa che

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L’integrazione delle politiche energetiche non può tuttavia prescindere da un’integrazione fisica dei mercati energetici, conseguibile solo attraverso un fattivo impegno al rafforzamento delle interconnessioni, tanto all'interno dell'UE quanto con i Paesi limitrofi. E se la regione a sud del Mediterraneo è uno dei principali punti di interesse per l’UE, appare evidente che la sola interconnessione attualmente esistente (Spagna-Marocco) non può essere sufficiente. L’impegno dell’UE in questa direzione è abbastanza evidente dall’identificazione, nell’ambito del pacchetto infrastrutture, del corridoio di Interconnessione di elettricità Nord-Sud nell'Europa occidentale ("NSI West Electricity") tra gli assi prioritari dell’infrastruttura energetica e dal proposito di includere la promozione delle infrastrutture energetiche nelle relazioni esterne per sostenere lo sviluppo socioeconomico oltre le frontiere dell’UE. includa un’estensione dell’acquis comunitario anche ai Paesi della regione del European Neighbourhood Policy, con particolare riferimento al sud del Mediterraneo. Cooperazione e integrazione costituiscono, dunque, i leitmotiv dell’agenda politica europea e il modo più semplice per conseguire tali obiettivi sta nel consolidamento e miglioramento delle azioni intraprese. Un valido esempio di esperienza di promozione e sviluppo della cooperazione internazionale è rappresentato dal caso del Trattato della Comunità dell'Energia (TCE). Su questo fronte l’UE è impegnata nell’integrazione delle politiche europee nei Paesi membri del TCE (i Paesi dei Balcani, l’Ucraina e la Moldavia) soddisfacendo la recente adozione, da parte di questi ultimi, della Direttiva 2009/28/CE comprensiva di stringenti obiettivi vincolanti (vedi tabella).

Una correzione di rotta delle politiche europee si registra sul fronte dei meccanismi di supporto. La Commissione Europea sta di fatto cavalcando la naturale convergenza dei regimi di sostegno cui si sta assistendo negli ultimi anni attraverso l’elaborazione di Linee Guida che saranno prossimamente pubblicate a supporto degli SM nell’attuazione di riforme dei sistemi di incentivazione che rispettino i principi di “trasparenza” e “predicibilità”, che siano in grado di premiare sistemi flessibili, capaci di adattarsi opportunamente ai cambiamenti del mercato e delle condizioni economiche. Il lavoro condotto con l’elaborazione di queste due Linee Guida rappresenta un primo passo per la definizione della strategia energetica che dovrà coprire l’orizzonte al 2030.

Obiettivi nazionali generali per la quota di energia da FER sul consumo finale di energia nel 2020 Paesi

Quota di energia da FER sul consumo finale di energia, 2009

Quota di energia da FER sul consumo finale di energia, 2020

Moldavia

11,90%

17%

Croazia

12,60%

20%

Kosovo

18,90%

25%

Serbia

21,20%

27%

Macedonia

21,90%

28%

Ucraina

26,30%

33%

Montenegro

26,30%

33%

Albania

31,20%

38%

Bosnia ed Erzegovina

34,00%

40%

Fonte: GSE

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energia rinnovabile Sviluppo dell'energia eolica

L'importanza dell'O&M Simone Togni

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Conversazione con SIMONE Togni Amministratore Delegato IVPC Service

Elementi 28


di Fabrizio Tomada

E: Quale è l’attuale situazione del settore eolico italiano e quella delle aziende del settore? ST: Il settore eolico italiano ha vissuto negli ultimi cinque anni stravolgimenti derivanti dalle altalenanti politiche di sostegno. I meccanismi di incentivo sono passati da un livello ottimale all’attuale situazione di appesantimento burocratico, pregiudicante lo sviluppo del comparto. Di fronte a questo cambiamento di scenario le aziende medie e piccole si sono trovate a ridimensionare, se non ad abbandonare, le prospettive di crescita nella realizzazione di nuovi impianti, ovvero provare ad affrontare orizzonti di cambiamento innovandosi e trasformandosi. Il Gruppo IVPC, gruppo storico che opera in tutta la filiera dell’eolico a partire dallo sviluppo dei progetti, al finanziamento e alla realizzazione degli stessi fino alla gestione amministrativa e operativa, in questo periodo è riuscito a rivedere la propria struttura, rendendola più efficiente e flessibile per le attività di servizio verso terzi. E: Gli obiettivi che la Strategia Energetica Nazionale pone per l’eolico sono raggiungibili con le attuali normative? ST: La recente introduzione delle aste per i grandi e dei registri per i piccoli impianti, hanno ridotto significativamente la concorrenza tra gli operatori del settore a causa dei pre-requisiti previsti per la partecipazione alle procedure competitive e per le garanzie finanziarie richieste. Risultato: già la prima asta per l’eolico non ha visto raggiungere il contingente previsto, con il rischio di mancare

l’obiettivo fissato al 2020, dato il probabile rallentamento delle installazioni. Proprio prevedendo questo risultato abbiamo lavorato con la IVPC Service, l’azienda di service del Gruppo IVPC, per offrire un servizio di O&M - Operations & Maintenance completo, efficiente e con standard di garanzia sulla disponibilità elevatissimi, utili per ottimizzare i costi di chi vorrà partecipare alle prossime aste. E: Quali sono gli standard raggiunti sull’attività di gestione e manutenzione degli impianti eolici dalle aziende italiane? ST: Negli anni il livello di disponibilità degli impianti è sempre aumentato, arrivando oggi intorno al 97%. Il Gruppo IVPC è da oltre quindici anni leader nella gestione e nella manutenzione degli impianti e ha da sempre visto in questa attività uno snodo cruciale e strategico per la corretta gestione dei parchi eolici. Oggi può contare su strutture dislocate sull’intero territorio nazionale che, con oltre 300 dipendenti, permettono una disponibilità vicina al 99%, oltre a una garanzia sulla produzione dell’impianto eolico. Il servizio è finalizzato a offrire al produttore la massimizzazione del ritorno economico dell’impianto, e quindi a essere più competitivo nell’offerta da presentare nella procedura d’asta. A questo si è giunti grazie a un insieme di fattori oggetto di ulteriore ottimizzazione, che vanno da un miglioramento della gestione del magazzino, all’attività di monitoraggio h24 di ogni aerogeneratore, dalla presenza capillare sul territorio, alla capacità logistica di intervento. Tutto per offrire un prodotto di global service che può includere anche l’attività amministrativa e commerciale. E: Da un punto di vista occupazionale quali benefici può portare l’eolico al Paese?

raggiungendo gli obiettivi della SEN, si prevedono 67.010 addetti. Se si pensa che di questi circa 23.500 saranno relativi all’attività di O&M si comprende la dimensione occupazionale potenziale di questo settore. Il Gruppo IVPC ha da sempre puntato su questa attività, considerandola centrale nella visione di industria eolica nazionale e ritiene che solo con una diffusa e qualificata presenza sul territorio si possa gestire al meglio un parco impianti, riducendo i tempi di intervento e migliorandone le performance. L’aspetto occupazionale è per noi centrale, anche perché la forza lavoro territorialmente vicina ai siti oggetto di manutenzione consente un presidio delle infrastrutture più vicino al territorio. E: Quali prospettive si aspetta dal futuro dell’eolico in Italia? ST: Alla luce della recente evoluzione dei meccanismi di incentivazione (ridotti di oltre il 50% in pochi anni) e vista la grave situazione finanziaria internazionale che ha comportato come conseguenza l’attuale inaccessibilità al credito per le aziende, riteniamo che il futuro dell’eolico si concentrerà nelle mani di pochi grandi operatori. Tuttavia per lo sviluppo di nuove iniziative e per le attività di service, le piccole e medie aziende potranno avere ancora alcuni spazi anche in supporto ai grandi operatori. La sopravvivenza di queste società sarà determinata dalla capacità che avranno di innovare ed essere competitive. L’IVPC Service si è rinnovata proprio per affacciarsi con più decisione nel mondo dei servizi per terzi e offrire la competenza, l’esperienza e la professionalità dei propri servizi a condizioni competitive e con performance garantite di assoluto rilievo per competere in questo settore, con in più l’orgoglio di essere un’azienda italiana.

ST: Ad oggi il comparto dell’eolico in Italia - secondo lo studio ANEV-UIL vede circa 36.000 addetti e al 2020,

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energia rinnovabile Sviluppo sostenibile della Green Economy

Internazionalizza ed effetto community Il pensiero di Luca Zingale Ideatore e direttore scientifico di The Innovation Cloud Dall’8 al 10 maggio presso i padiglioni fieristici di Rho-Milano appuntamento con la prima edizione di “The Innovation Cloud” che nasce dall’esperienza di Solarexpo con l’obiettivo di promuovere le sinergie possibili all’interno dell’intero spettro delle nuove tecnologie energetiche. Luca Zingale

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zione

E: Nel frattempo a inizio anno un ulteriore segnale positivo è arrivato con l’entrata in vigore del Conto Energia Termico. Cosa ne pensa? LZ: Il Conto Termico è stato pensato per dare una spinta allo sviluppo delle tecnologie e degli impianti di generazione dell’energia termica attraverso le fonti rinnovabili. Così come il decreto interministeriale sui Certificati Bianchi, entrato anch’esso in vigore a gennaio, contribuisce ad aumentare le prospettive di sviluppo delle rinnovabili termiche e dell’efficienza energetica in Italia. Una regolamentazione che interesserà in particolare il comparto edilizio che ha un grande potenziale di sviluppo, anche per via delle direttive sempre più stringenti emanate dall’Unione Europea in materia di efficienza energetica degli edifici, che impongono che dal 2020 ogni nuovo fabbricato dovrà essere a energia quasi zero e che richiedono un rapido progresso in chiave innovativa. E: In questo contesto The Innovation Cloud può rappresentare un punto di riferimento importante per gli operatori del settore. Con quale intento nasce?

di A. F.

E: Dott. Zingale, partiamo da una considerazione sul contesto di mercato che fa da cornice alla prima edizione di The Innovation Cloud. Qual è la situazione in Italia? LZ: Il contesto in cui l’industria energetica si trova a operare è decisamente complesso e sfidante sul piano nazionale e globale. Innanzitutto, ci sarà un nuovo governo che dovrà gestire la delicata transizione verso un sistema energetico più efficiente, dove la quota di rinnovabili all’interno del mix energetico dovrà rispondere, se non superare, gli obiettivi indicati dall’Europa al 2020. I prossimi otto anni, quindi, in linea anche con la recente Strategia Energetica Nazionale, vedranno crescere il ruolo delle rinnovabili e dell’efficienza all’interno degli investimenti totali nel settore energetico, invertendo una lunga fase storica nella quale sono stati i comparti tradizionali legati ai combustibili fossili a dominare il mercato. L'Italia si troverà a governare, insieme alla Germania, una fase molto interessante di trasformazione del sistema elettrico, con l’accelerazione del passaggio a un sistema di smart grid. Il 2013 segnerà anche la fine degli incentivi pubblici destinati al fotovoltaico, accelerando il passaggio a un contesto in cui la tecnologia dovrà competere in una situazione di grid parity con l’elettricità di rete, sulla base però di un quadro chiaro di semplificazioni autorizzative e liberalizzazioni sostanziali.

LZ: Il lancio di The Innovation Cloud rappresenta un traguardo importante nella naturale evoluzione di Solarexpo che - in 13 edizioni - ha saputo costantemente innovarsi per rispondere alle dinamiche del mercato. Con The Innovation Cloud intendiamo fare un ulteriore salto di qualità e dare alle aziende la possibilità di entrare in contatto con altre tecnologie legate al mondo delle rinnovabili elettriche, per favorire una sinergia in grado di realizzare soluzioni sempre più all’avanguardia per il mercato del futuro. Mi riferisco quindi al fotovoltaico, comprese le tecnologie per lo smaltimento e il riciclo dei pannelli a fine vita o i nuovi impianti a concentrazione, che continuerà a essere il nucleo forte, rappresentato da Solarexpo, a tutte le rinnovabili elettriche e termiche, ai sistemi di accumulo (storage), alle reti intelligenti, alla mobilità elettrica e ibrida, all’illuminazione, fino all’efficienza energetica negli edifici e nell’industria. The Innovation Cloud vuole rappresentare un aiuto per le aziende del settore nella direzione di un’innovazione efficace che le renda competitive sui mercati, anche a livello internazionale. E: Che sostegno può dare all’internazionalizzazione The Innovation Cloud? LZ: In questo momento di incertezza economica, oltre che politica, riteniamo che l’internazionalizzazione possa rappresentare una delle chiavi strategiche per le imprese italiane per continuare il proprio sviluppo e orientarsi in maniera solida e razionale ai nuovi mercati emergenti, accanto a quelli più maturi. In quest’ottica, il trasferimento da Verona a Milano, in una località di grande forza attrattiva a livello internazionale, ci consente un miglioramento logistico, a favore anche del pubblico straniero.

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energia rinnovabile Onde, maree, correnti, calore marino, alghe, scarti e il segreto del sale

Un mare d'energia

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di Maurizio Godart

Nella storia dell’uomo il mare ha sempre rivestito un ruolo cruciale: amato e temuto, fonte di vita e di progresso, ma anche di morte e distruzione. Negli ultimi tempi questo rapporto fatto di sentimenti forti e contraddittori si è arricchito di un nuovo capitolo. Infatti le ricerche in tema di rinnovabili si sono focalizzate proprio sul mare, enorme fonte di energia pulita. Gli specialisti del settore per anni si sono concentrati sull’energia solare, eolica e geotermica, tralasciando il settore marino, considerato troppo ostico e alieno per meritare approfondimenti scientifici e sforzi economici adeguati. Ma poi, grazie anche all’invenzione di nuovi materiali e nuove conoscenze su tanti meccanismi della vita del mare, quali onde, maree e correnti, si è capito che il momento per varcare questa nuova frontiera era arrivato. Ed è così che diversi Paesi (tra quelli europei la Francia è il più attivo) hanno iniziato a sviluppare progetti ed iniziative in questa direzione, ben consapevoli del fatto che chi arriverà a creare per primo tecnologie affidabili ed eco-compatibili, avrà degli enormi vantaggi in un mercato mondiale che certamente nei prossimi anni conoscerà un prepotente incremento. Molteplici sono le tecniche messe a punto per utilizzare l’energia proveniente dal mare.

Lo sfruttamento del moto ondoso L’energia da moto ondoso presenta il vantaggio di adottare soluzioni tecnologiche a basso impatto ambientale. Anche gli investimenti economici richiesti sembrerebbero essere abbastanza contenuti e ciò non può che aumentare la volontà dei Paesi di lanciarsi in ricerche e sperimentazioni. Esistono diverse tecnologie di sfruttamento del moto ondoso: tra le più interessanti ricordiamo gli impianti sommersi, fissati al fondale marino, che con un procedimento meccanico dovuto alle onde, creano energia; oppure un sistema di apparati galleggianti, in cui il movimento delle onde mette in moto dei pistoni collegati ad un generatore elettrico. Infine i sistemi OWC (Oscillating Water Column). Quest’ultimo tipo di impianti vengono installati lungo la costa, con indubbi vantaggi rispetto alle installazioni in mare aperto. Sono strutture in acciaio o calcestruzzo che generano energia mediante un movimento ascendente e discendente.

L’energia che viene dalle maree Questa forma di energia è sviluppata da impianti di grandissime dimensioni, caratterizzati dalla presenza di importanti opere di sbarramento delle acque (dighe, chiuse) e di un bacino di accumulo. La produzione di energia elettrica avviene grazie a delle turbine idrauliche. Questi impianti hanno un funzionamento in due fasi: nell’alta marea si riempie il bacino d’accumulo, mediante l’apertura delle chiuse; nella bassa marea il rilascio controllato dell’acqua garantisce notevoli quantitativi di energia. Naturalmente i limiti maggiori delle centrali maremotrici sono nell’elevato impatto ambientale, legato alle dimensioni e ai materiali con cui gli impianti debbono essere costruiti.

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Alghe e scarti

L’energia delle correnti sottomarine

Le correnti sottomarine spesso sono paragonate a dei fiumi in piena che scorrono nel mare, data la direzione e la velocità elevata pressoché costanti, accanto ad una densità diversa rispetto alle acque marine vicine. Si sostiene che, nel medio-lungo periodo, il campo delle correnti sottomarine è quello con le maggiori potenzialità, nel variegato mondo delle energie dal mare. Vengono utilizzate turbine ad asse verticale (per le correnti costanti) o ad asse orizzontale (per le correnti di marea). Molto interessante il caso di Strangford Lough, in Irlanda del Nord, dov’è in funzione la prima centrale elettrica alimentata dall’energia cinetica delle correnti di marea. La centrale può soddisfare oggi il fabbisogno di energia di mille abitazioni, ma questo sembra essere un numero destinato a crescere rapidamente.

L’energia talassotermica Questa energia riscuote un crescente interesse industriale. Il meccanismo è complesso, ma sostanzialmente bisogna sfruttare la differenza di temperatura tra le acque marine superficiali e le acque marine profonde, creando così un ciclo canalizzato da appositi macchinari. Questi hanno, almeno per adesso, costi molto elevati e basse potenze, quindi non sono ancora adatti ad un utilizzo su ampia scala. La Francia punta a costruire una centrale “pilota” dimostrativa in Martinica, per aprire la strada a un perfezionamento delle tecniche nel settore specifico e a un successivo sfruttamento commerciale nei Paesi equatoriali.

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Da anni la biomassa agricola forestale (legno, cespugli, letame) è valorizzata come fonte energetica rinnovabile. Ma, secondo molti esperti, la biomassa del futuro giungerà dal mare. Si parla di produzione di biocarburanti mediante la coltura di microalghe (peraltro sarebbero dei procedimenti a basso impatto ambientale), bisognerà però quanto prima trovare il modo per abbassare i costi di produzione, ancora molto elevati. Altra pista interessante è quella relativa all’estrazione di biocarburante a partire dal grasso degli scarti animali dell’industria del pesce. Anche in questo caso le risorse energetiche sono potenzialmente notevolissime: la sola zona di pesca dell’Atlantico del Nord rappresenterebbe un giacimento di 100mila tonnellate di biocarburante l’anno.

L’energia prodotta dal sale marino è un’altra delle nuove frontiere sulle quali si sta lavorando. Si tratta di un complesso meccanismo, che prevede costi ancora molto elevati, per cui si sfrutta la differenza di salinità tra l’acqua marina e quella dei fiumi. Immaginando il mare come una gigantesca batteria, le differenze tra acqua salata e acqua dolce rappresentano i due poli positivo e negativo, grazie a specifiche membrane artificiali che innescano il processo energetico. Il futuro di questa tecnica è piuttosto incerto e strettamente dipendente dall’abbassamento dei costi e dall’aumento del potenziale energetico intrinseco. Vedremo, già a partire dal prossimo futuro, dove ci porteranno gli investimenti e la ricerca, quali tecniche saranno maggiormente sviluppate ed incentivate e quali invece abbandonate o ridimensionate. Ma soprattutto capiremo meglio quanti benefici, sia in termini economici che di qualità della vita, avremo noi cittadini. La sfida continua.


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energia rinnovabile

Necessaria ambientale Oscar Farinetti

Intervista a Oscar Farinetti Imprenditore, fondatore di Eataly di Roberto Antonini

Il rispetto dell'ambiente e la disseminazione di tecnologie verdi e sostenibili: questo il perno attorno al quale ruota il nuovo progetto del patron di Eataly, Oscar Farinetti. Si chiama Green Retail Park, uno showroom di 10.500 mq a Torino interamente alimentati da energia verde autoprodotta e con un prato d'erba come tetto. Dall'arredamento alle calzature, dalla bio-edilizia alle energie rinnovabili, dai cosmetici a un centro benessere, con una palestra che crea energia realizzata insieme a Technogym: tutto all'insegna della green economy. Metallo, cemento, vetro e legno per i frangisole: questi i materiali che saranno utilizzati. Tutto dovrebbe essere pronto nel 2015 (2014 la prima metà, completamento nel 2016). Il progetto, spiega Farinetti, “ha come simbolo un pisello verde. è un grande luogo di rispetto, dove ci saranno prodotti no food". Ma non sarà solo un grande negozio dove fare acquisti etici all'insegna della sostenibilità, ma sarà anche un luogo dove si insegnerà alla gente come risparmiare in poche semplici mosse. "Il concetto fondamentale è questo -spiega

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Farinetti- la gente deve capire che si tratta di un luogo dove quello che è realizzato e proposto, viene fatto da persone di rispetto e riservato a persone di rispetto”. Un negozio, uno show room, un'iniziativa commerciale nel segno della sostenibilità, dice Farinetti, “serve soprattutto a migliorare la coscienza civica degli italiani”. Per questo scopo, il complesso composto da quattro edifici avrà anche una grande sala conferenze al terzo piano del lotto maggiore, con una capienza di circa 400 posti e grandi vetrate, per ospitare eventi organizzati da Eataly.


una coscienza diffusa E: Farinetti, il Green Retail Park, 10.500 mq all'insegna della sostenibilità con prodotti “green” e “no food”: ci dia una definizione di questa nuova avventura. OF: Il nostro Green Retail Park è il tentativo di completare con un progetto di marketing virtuoso i valori del bello e del buono a cui da sempre cerchiamo di fare riferimento con Eataly. Questo modello di retail avrà come valori di base il 'pulito' e il 'rispetto'. Sarà il concretizzarsi di un'opportunità fantastica: affiancare il cibo ai beni durevoli, quelli che anziché finire dentro il nostro corpo, ne stanno fuori. Ho in mente di creare un luogo di vendita in un meraviglioso contenitore rispettoso del contesto in cui è inserito. E: Un progetto che punta alla diffusione e alla disseminazione delle tecnologie sostenibili: quali categorie di prodotti e servizi energetici saranno in vendita? OF: Vi si potranno trovare veicoli di tutti generi: dalle bici agli autoveicoli elettrici e ibridi. Ci sarà l'abbigliamento, attrezzature e complementi per la casa, arredi ecologici, cucine in grado di mettere in pratica azioni 'pulite', attrezzi per la ginnastica ed una palestra. E naturalmente non mancheranno tutti quei servizi legati all'efficienza energetica delle abitazioni. E: L'alimentazione del Green Retail Park sarà interamente assicurata da fonti rinnovabili: che genere di impianti avete immaginato e quali tecnologie adopererete?

fotovoltaico al solare, dell'eolico al geotermico. Sarà un edificio virtuoso in grado di produrre energia pulita anche per Eataly Lingotto, lì accanto. Quando abbiamo ristrutturato l'ex opificio Carpano per realizzare Eataly abbiamo dovuto tenere presente tutti i vincoli architettonici a cui è legato l'edificio. Ora, invece, siamo liberi di realizzare un progetto davvero pulito e rispettoso. E: La generazione pulita di energia nel 'Paese del sole' (e del vento, dell'acqua, della geotermia), può sembrare un'occasione perduta dall'Italia. Un po' come il nostro ricchissimo patrimonio enogastronomico, a lungo ignorato e trascurato. Ma cosa manca a questo Paese per sfruttare a pieno ricchezze che a volte paiono immeritate? OF: La Polis e l'arte del governo fatta da un piano strategico portato avanti dagli uomini giusti. L'Italia può diventare davvero la capitale mondiale della green economy, ma per il momento mancano le persone in grado di guidare questo cambiamento e cavalcare questa opportunità. E: Dai giganteschi cellulari degli anni 90 siamo arrivati, con gli smartphone, ad avere tutti (o quasi) dei computer in tasca. Avremo una altrettanto vasta diffusione di tecnologie rinnovabili? OF: Sì. Ma l'obiettivo che non va perso di vista è quello di creare coscienza su questo tema al fine che tutti possano diventare più consapevoli. Penso ad opportunità di vivere in modo pulito e rispettoso per tutti!

OF: Il Green Retail Park sarà un museo a cielo aperto di tutte le possibili alternative di energie autoprodotte: dal

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energia Con la Carbon Footprint

L’Università taglia del 15% i costi energetici A colloquio con Marina Camatini Presidente del Centro di Ricerca Polaris Con il progetto “Carbon Management” del Minambiente, l’Università Bocconi individua gli sprechi energetici con l’obiettivo di tagliare la bolletta fino al 15%. Una strada tracciata per altri Atenei e Enti pubblici. Ne parliamo con la presidente del Centro di Ricerca Polaris, Marina Camatini. Marina Camatini

di Carlo Maciocco E: Come è articolato e quali obiettivi si prefigge il progetto Carbon Management? MC: Il Ministero dell’Ambiente ha sviluppato le linee guida di “Carbon Management” per le Università italiane e su questa base l’Università di Milano Bicocca sta realizzando il progetto di “Valutazione della Carbon Footprint” dei propri edifici. Tali linee guida prevedono in primo luogo di definire una “baseline” operativa, la Carbon Footprint (CF) che comprende

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le emissioni di gas serra relative all’intero ciclo di vita dei servizi universitari: consumo di energia, beni acquistati, missioni del personale, mobilità di dipendenti e studenti, gestione dei rifiuti. A questa seguono: l’identificazione di misure di miglioramento, un piano di attuazione, l’iterazione delle azioni (verifica e ricalcolo della CF) e un piano di comunicazione. Le azioni previste nel progetto di CM sono sette: l’analisi energetica, con lo sviluppo di un piano di riduzione delle emissioni e di risparmio


energetico; la gestione dei rifiuti; la mobilità sia interna che esterna all’Ateneo; i consumi d’acqua; un’analisi dei comportamenti, con questionari finalizzati alla raccolta dati individuali inerenti i consumi energetici e di risorse (luce, acqua, ascensori, carta, oggetti); percorsi di sostenibilità: per sensibilizzare gli utenti ad attuare comportamenti consapevoli (ad es. spegnimento dei pc e delle lampade a fine giornata, corretta regolazione dei termostati, riduzione di stampe e fotocopie, uso congruo di impianti e macchinari nei laboratori didattici e di ricerca); la comunicazione, sia per l’informazione dei percorsi suggeriti agli utenti, sia per l’informazione all’esterno dell’Ateneo. Le azioni proposte sono state ideate e sviluppate in accordo alle linee guida ministeriali dal Centro di Ricerca Polaris del Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e di Scienze della Terra. E: Come funziona il modello di calcolo della CF? MC: Polaris valuta la CF seguendo un iter scientifico dettato dalla metodologia LCA (Life Cycle Assessment Valutazione del Ciclo di Vita), con le norme ISO 14040-44 che stabiliscono la procedura per elaborare un’analisi del ciclo di vita comprendente tutte le categorie di impatto. CF risulta quindi una LCA parziale, che restituisce i risultati secondo una sola categoria d’impatto: la Global Warming Potential (GWP), che ha come unità di misura la quantità di CO2 equivalente emessa. Si sta delineando una norma internazionale in grado di valutare CF e definire in modo univoco questo indicatore: è, infatti, in fase di sviluppo la norma ISO 14067, che regolerà la CF dei prodotti. A questa seguirà un protocollo specifico per servizi ed organizzazioni. Le norme indicate faranno riferimento alla metodologia LCA (ISO 14040-44). Ma c’è un’altra norma, non specifica e utilizzata attualmente per indagini di CF, la ISO 14064 (Parte 1: quantificazione e rendicontazione delle emissioni di gas ad effetto serra e loro rimozione). E: Quali le risorse stanziate e i ritorni in termini di risparmio sui costi energetici? MC: Per la prima fase, ossia l’analisi energetica dei 25 edifici

di Bicocca e della CF, l’Ateneo ha stanziato 90.000 €. Sarà realizzata dai ricercatori Polaris insieme al personale dell’Area Risorse Immobiliari e Strutturali. Il Dipartimento di Sociologia collaborerà con la realizzazione dei questionari indirizzati alla conoscenza dei comportamenti del personale. Tenendo presente che un edificio di Bicocca (già monitorato) spende circa 600.000 euro in costi energetici, gli interventi previsti potrebbero ridurre tra il 10% e il 15% sia i costi economici sia i consumi energetici. E: Quando i primi risultati? MC: Per i primi edifici valutati i primi risultati saranno disponibili tra sei mesi. Le misure di riduzione dei consumi che emergeranno da questa prima indagine potranno essere applicate agli edifici ancora in valutazione. Peraltro, eventuali interventi strutturali saranno considerati solo dopo un attento esame dei consumi irrinunciabili. Attualmente sono allo studio alcune azioni specifiche, tra cui l’installazione di pannelli fotovoltaici sulla copertura. Ma è fondamentale anche la sensibilizzazione e il coinvolgimento dei dipendenti e degli studenti per avere un risparmio nei consumi grazie a un miglior utilizzo delle dotazioni elettriche, elettroniche e dell’illuminazione. E: Sono previsti altri progetti del genere in altre Università o realtà pubbliche? MC: Le Linee guida per il CM degli Atenei si basano sull’esperienza pilota dell’Università Cà Foscari di Venezia, che attualmente è l’unica in Italia ad aver concluso una valutazione dei propri impatti e della propria sostenibilità. L’attualità dell’argomento e l’urgenza di interventi nel settore stanno orientando altri atenei e altre realtà pubbliche e private a promuovere interventi di valutazione dei consumi e delle emissioni. Le linee guida del ministero intendono promuovere tali valutazioni per realizzare un percorso di sostenibilità ampiamente condiviso. Alcune Amministrazioni Comunali stanno procedendo su questa strada, sia per realizzare interventi di miglioramento ambientale e risparmio energetico sui propri territori, sia per sensibilizzare gli abitanti a un contenimento dei propri impatti ambientali.

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energia

Le reti elettriche nel mirino degli hacker? 58

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di Dario de Marchi

Le reti elettriche, così vitali per il funzionamento di un Paese, sono a rischio di aggressioni informatiche. Un hacker potrebbe mettere in ginocchio una città, se non un’intera nazione, con un solo attacco digitale alla rete elettrica mandando fuori uso i servizi di base e di pubblica utilità: dall'illuminazione agli elettrodomestici, dagli apparati medicali negli ospedali, ai sistemi di difesa aerea, dalla telefonia e comunicazioni dati a tutti i trasporti fino ai bancomat. L’allarme, con un articolo su «Safety & Security», lo ha lanciato Tom Moore, Vicepresident embedded security di McAfee, guru mondiale della sicurezza digitale. Ma niente panico. Sapere dell’esistenza di queste minacce è già un punto di forza dell’azione preventiva. Gli esperti italiani di infrastrutture critiche, consapevoli che il rischio non è solo futuribile ma possibile, si stanno già muovendo con la loro associazione (AIIC) per creare una cultura e una formazione professionale che consentano di prevenire per tempo senza aspettare che gli azzardi si concretizzino. Insomma, anche nel mondo cyber, è in atto una guerra quotidiana tra guardie e ladri! «Le minacce più diffuse al settore energetico riguardano le estorsioni - ha ricordato Moore - accedendo al sistema di una utility, i criminali dimostrano di essere in grado di causare danni e, quindi, chiedono un riscatto. Altre minacce sono lo spionaggio e il sabotaggio, sempre con finalità di lucro, il furto di dati e la disattivazione delle strutture. Sul fronte della sicurezza in ambito energetico – ha aggiunto - le reti tradizionali sono uno degli obiettivi prioritari di attacchi informatici, ponendo in evidenza come deve essere creata e organizzata la protezione di questi sistemi critici e strategici». La vulnerabilità delle reti elettriche alle minacce del cyber crimine «nasce da investimenti fatti per renderle più efficienti e dall'impegno di modernizzare la distribuzione di energia elettrica per renderla più sicura, pulita, efficiente, meno costosa e aperta a forme alternative di produzione». Il 70% della rete energetica esistente ha più di 30 anni. «Così - precisa Moore - nel tentativo di aggiornarla e integrarla con impianti più moderni, collegando gli attuali sistemi a Internet ma senza utilizzare sistemi di cifratura, la sicurezza viene spesso trascurata». Inoltre «il passaggio dei sistemi dal processo manuale a uno basato su connessioni a Internet ha dato ai gestori della rete informazioni in tempo reale e permesso di compiere le stesse operazioni in telelavoro e di riprogrammare i sistemi da postazioni remote anche attraverso i propri smartphone. Ma aprendo così tutti i sistemi al mondo esterno si innescano nuove fragilità. La terza causa di vulnerabilità, forse la più allarmante, riguarda la proliferazione e l'interconnessione sempre maggiore di software integrati e dispositivi per la gestione dei flussi di energia. Sebbene ognuno di questi abbia tipicamente una singola funzione con un compito ben preciso, sono realizzati sempre più con software di larga diffusione, piuttosto che proprietario. E questo li rende

maggiormente generici e vulnerabili. Così sono divenuti i principali bersagli di intrusi che cercano di ottenere il controllo o interrompere l'erogazione di energia» ha rilevato Moore. Per rendere sicuri i sistemi critici contro gli attacchi informatici, i prodotti e le tecnologie devono essere integrati nell'intera infrastruttura, dall’enterprise, ai sistemi SCADA e di controllo, fino alle reti di dispositivi automatizzati, senza impattare sull'affidabilità o interferire con le operazioni. La vicenda dell’attacco informatico (virus Stuxnet) alle centrali nucleari iraniane è molto eloquente. Ma questo non basta. «La complessità e la diversità dei sistemi di fornitura dell'alimentazione elettrica – aggiunge Moore - rendono difficile la loro protezione da attacchi informatici. Le infrastrutture dei fornitori di energia sono costituite da un insieme eterogeneo di reti che non possono essere efficacemente protette con la semplice aggiunta di tecnologie progettate per ambienti informatici aziendali. Molte reti elettriche sono costituite da elementi precedenti alla rivoluzione di Internet e sono particolarmente vulnerabili agli attacchi, non essendo in grado di identificare e segnalare attività sospette a monte della rete. E pure le sottostazioni, una delle parti più vulnerabili delle smart grid, sono a rischio di attacco». Inoltre, gli hacker sono divenuti più sofisticati rendendo ancor più necessario disinnescare o scoraggiare attacchi ‘zero-day’ e altre minacce. «Proteggere l'erogazione di energia elettrica da attacchi del cyber crimine è, insomma, una vera e propria sfida. E per vari motivi», ha sottolineato l’esperto. Ad esempio per quanto riguarda le multizone, che includono corporate IT, SCADA e reti di dispositivi ognuna ha problemi tecnici specifici. C’è la necessità di misurarsi con un sovraccarico di informazioni, o big data: i dispositivi di sicurezza sulla rete producono un numero molto elevato di log, di difficile gestione per i dipartimenti IT. Serve semplificare la gestione dei punti terminali e di migliorare la visibilità. Ma tali punti nel settore energia sono dislocati in varie aree geografiche e aggiornati raramente: in molti casi manca la capacità di rilevare o comunicare e identificare una violazione della sicurezza. Se non sono adeguatamente gestiti, i guasti ai dispositivi sono molto costosi, soprattutto quando si rendono necessari adeguamenti. E ancora, c’è bisogno di fornire il giusto contesto di sicurezza per la rete elettrica: i prodotti IT standard non hanno però le caratteristiche adatte per identificare i problemi all'interno dell'infrastruttura energetica o non sono in grado di comprendere il lessico peculiare delle utility, rendendo difficile applicare le misure specialistiche necessarie per i sistemi di controllo. «La sicurezza deve essere prevista fin dalle fondamenta delle componenti di rete in fase di pianificazione e progettazione» ha ammonito Moore, ribadendo che «dal momento che la rete elettrica si basa su sistemi embedded, questo la rende un obiettivo ormai maturo per gli intrusi. E, quindi, è indispensabile integrare all’origine le soluzioni di sicurezza in questi dispositivi».

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energia Kitenergy

Quando gli aquiloni sono fonte di energia di Edoardo Borriello

Immaginate un orizzonte pieno di grandi aquiloni colorati, che ad un'altitudine tra i 500 e i 1.000 metri si muovono nell'aria e catturano la forza del vento. Ogni striscia di quegli aquiloni, mossa dai venti spesso molto forti a quelle altitudini, è in grado di produrre nell'arco di un intero anno l'energia equivalente a quella fornita da 12.000 barili di petrolio impiegati in una centrale termoelettrica. L'idea è di Mario Milanese - Professore di controlli automatici al Politecnico di Torino, che ha creato una società ad hoc - la "Kitenergy" - e ha la forza della semplicità. Per realizzarla bastano pochi ingredienti: un telo di trama forte, come quelli usati per le vele delle barche, lungo 50 metri e largo 10, per catturare il vento. Poi un cavo di fibra speciale molto

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resistente per tenere l'aquilone ancorato a terra. Quindi un generatore da 5 MW per trasformare la potenza del vento in energia elettrica. Naturalmente un software - appositamente messo a punto - che consenta di governare i tanti aquiloni lanciati in aria. Il progetto nasce con l'intento di affrontare un problema di grande rilievo, quello relativo alle rinnovabili, che forniscono energia a costi di produzione ancora troppo elevati, superiori a quelli del petrolio e delle altre fonti fossili. In particolare il settore dell’energia eolica è quello più vicino alla "grid parity", anche se in realtà costa tra il 50 e l’80% in più del petrolio. L’idea di Kitenergy nasce per studiare un sistema innovativo


che sfrutti il vento ad altezze, rispetto al livello del suolo, maggiori di quelle raggiungibili dalle più grandi torri eoliche, che arrivano a soli 150 metri, per produrre energia pulita a costi ridotti, paragonabili a quelli delle fonti fossili se non inferiori. "A 500-800 metri sul livello del suolo - dice il professor Milanese - la potenza media del vento è infatti circa quattro volte maggiore che a 50-150 metri, dove operano le più grandi torri eoliche". Il gruppo di ricerca - composto da una decina di persone del Politecnico tra docenti, ricercatori e dottorandi - ha eseguito una serie di modelli e simulazioni matematiche sofisticate per giungere alle valutazioni finali. In fatto di potenze generabili è stato calcolato che, considerando un vento di 15 metri al secondo, un "kite" di 200 metri quadri di superficie è in grado di realizzare oltre 2 MW di potenza. L’equivalente della potenza nominale di una torre eolica alta 150 metri e pesante 350 tonnellate. "Se poi il "kite" fosse più efficiente sul piano aerodinamico, cosa su cui stiamo lavorando - precisa Milanese - potremmo aumentare notevolmente la produzione di energia. Se, ad esempio, realizzassimo un "kite" con la stessa superficie, ma con efficienza aerodinamica pari a solo la metà di un moderno aliante, riusciremmo a generare oltre 10 MW di energia, il triplo di una torre eolica. È importante sottolineare che le simulazioni sono state confermate dai dati sperimentali ottenuti dal prototipo che abbiamo realizzato". Per generare energia dal vento di alta quota si possono usare diverse modalità di struttura. Attualmente il gruppo di ricerca si sta concentrando su quella chiamata "yo-yo". Un sistema di controllo a terra guida dei lunghi cavi che fanno volare il "kite", così come quando si gioca con un aquilone. I cavi vengono estesi azionando i verricelli su cui sono avvolti, i quali mettono in rotazione dei generatori

elettrici che al movimento producono energia. L’altro modello è definito ‘giostra di aquiloni’ o ‘carosello’. è una configurazione particolare in cui la stessa unità che controlla il singolo kite-aquilone, invece di essere fissata al terreno e generare energia tramite l’estensione dei cavi che fanno girare i verricelli, può essere posta su un vagone in movimento lungo una rotaia circolare di circa un chilometro di diametro. Più kite possono essere ubicati su diversi vagoni, formando un ‘carosello’ che si muove circolarmente sulla rotaia generando più energia, ovvero la somma delle energie prodotte da ogni singolo kite. In queste sperimentazioni il maggiore impedimento è stato quello relativo agli spazi necessariamente ampi e ventosi. Sono state fatte sperimentazioni in Sardegna e in alcuni aeroporti. Ma ora si guarda anche al mare. "Il mare è un ambito molto interessante per lo sviluppo di Kitenergy - ammette Milanese - e recentemente la regione Piemonte ci ha finanziato proprio un progetto in cui utilizziamo la stessa macchina di Kitenergy posta su una imbarcazione. In questo modo Kitenergy fa due lavori: mentre spinge meccanicamente la nave, sfrutta il vento per produrre energia. Va detto però che in mare sorgono altri tipi di problemi. Per adesso le prove che abbiamo effettuato hanno fornito valide indicazioni e risultati soddisfacenti. Con 6 nodi di vento e un kite di 16 metri quadrati di superficie riusciamo a trascinare un'imbarcazione che pesa 12 tonnellate a 3 nodi di velocità. Un valore sorprendente, perché per spingere alla stessa velocità con quel vento una imbarcazione di quel peso occorrerebbero 200 metri quadri di una vela normale. Inoltre, con un kite da 150 metri quadrati abbiamo valutato che con 20 nodi di vento l’imbarcazione potrebbe addirittura procedere a 30 nodi, velocità per la quale servirebbe altrimenti un motore da 700 cavalli".

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Il mondo di Corrente Corrente promuove il Made in Italy di settore al World Future Energy Summit 2013 14 aziende italiane ad Abu Dhabi per continuare a crescere nei mercati internazionali

di Paola Liberali e Alberto Pela

Il World Future Energy Summit 2013 di Abu Dhabi - giunto alla sua sesta edizione - si è confermato uno dei principali appuntamenti del settore in cui il mondo istituzionale, accademico e finanziario contribuiscono a promuovere l’energia futura, l’efficienza energetica e le tecnologie pulite, indirizzando l’innovazione, il business e le opportunità di investimento. Venti padiglioni nazionali, oltre 650 espositori provenienti da 40 Paesi e un ampio programma di conferenze settoriali e tavole rotonde internazionali, questi alcuni numeri dell’iniziativa. Grazie alla partecipazione di ICE, GSE-Corrente, ANIEConfindustria e di 14 aziende nazionali del settore cleantech la presenza italiana al WFES ha permesso di valorizzare il sistema e la filiera italiana delle fonti rinnovabili nel principale appuntamento settoriale del Golfo. Le imprese italiane espositrici sono espressione di diverse filiere e attività. Tra queste: produttori di componentistica per sistemi ad energia solare e idrica; EPC; realizzatori di serre fotovoltaiche e impianti a biomasse. Nella corso del WFES, la presenza dell’industria italiana ha acquisito ulteriore visibilità in occasione del seminario “The Italian green workshop: renewable energy development

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and Italian clean technologies” organizzato da Corrente e ANIE Confindustria. Il seminario, aperto dagli interventi dell’ambasciatore Giorgio Starace e dal Direttore dell’Ufficio ICE Ferdinando Fiore, ha permesso di presentare l’eccellenza tecnologica di cui è espressione la filiera industriale italiana attiva nei settori delle fonti energetiche rinnovabili e dell’efficienza energetica, rappresentata tra gli altri relatori anche da Enel Green Power e RSE. Con riferimento ai piani di investimento annunciati dalle Autorità locali e alle relative opportunità per le imprese italiane, si sottolinea che la Dubai Electricity & Water Authority (DEWA) ha recentemente annunciato investimenti pari a 3,3 miliardi di dollari per la realizzazione entro il 2030 di parchi solari per complessivi 1.000 MW. Tali investimenti si inseriscono all’interno degli ambiziosi obiettivi annunciati dagli Emirati Arabi in tema di sostenibilità ambientale, con il raggiungimento entro il 2020 del 7% del fabbisogno di energia totale assicurato da fonti di energia rinnovabile per un valore pari a circa 1.500 MW.


I numeri del WFES 2013 3500 delegati 650 espositori 155 Paesi rappresentati 20 Padiglioni nazionali 14 imprese italiane

E s p o r ta z i o n

i da

It al

ia v

e rs

o

Anno

Mln di €

2007

510.5

2008

525.6

2009

467.4

2010

389.4

2011

464.1

Interscambio Commerciale Industria Elettrotecnica ed Elettronica

2012* 561.6

Em ir

at iA

ra

11.7

2008

23.3

2009

12.1

2010

9.2

2011

9.8

2012* 9.0

da

Em

ira

ti A rabi Uniti

verso Italia Anno

Mln di €

2007

498.8

2008

502.3

2009

455.3

2010

380.2

2011

454.4

2012* 552.5

Saldo Commerciale

2007

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Mln di €

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Anno

bi

o zi rta po Im

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Fonte: elaborazioni Confindustria ANIE su dati Istat *preconsuntivi

Gli Emirati Arabi Uniti si caratterizzano per un’economia dinamica, che beneficia di una posizione geografica strategica all’interno del bacino del Golfo. L’Italia è il 7° Paese fornitore degli Emirati Arabi Uniti a livello mondiale, nonché il 3° a livello europeo dopo Germania e Regno Unito. In un quadro internazionale alle prese con le note difficoltà congiunturali, gli Emirati Arabi rappresentano pertanto un mercato strategico per le imprese italiane, in cui è possibile ancora cogliere importanti opportunità di crescita. Nel 2011 le esportazioni italiane di Elettrotecnica ed Elettronica verso gli Emirati Arabi Uniti si sono attestate a 464,1 Milioni di Euro, con una crescita rispetto al 2010 del 19%. Anche nel 2012 secondo i preconsuntivi disponibili, le esportazioni italiane di Elettrotecnica ed Elettronica verso gli Emirati Arabi Uniti hanno messo a segno un’ulteriore accelerazione a doppia cifra (+21%). A fine 2012 il saldo della bilancia commerciale verso gli Emirati Arabi Uniti per l’Elettrotecnica ed Elettronica italiane è risultato attivo per oltre 550 Milioni di Euro. Un risultato ancor più rilevante se inquadrato in un contesto macroeconomico di generale riduzione delle potenzialità di crescita come quello attuale.

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il mondo di Corrente Sunchem holding

Energia verde dalla pianta di tabacco Una strategia innovativa di approccio al mercato e un brevetto unico che consente di estrarre energia verde dalla pianta di tabacco nel rispetto dei criteri di sostenibilità Sunchem Holding nasce nel 2007 per gestire nel mondo un brevetto industriale denominato "seed tobacco" scaturito dalla ricerca pluriennale di Corrado Fogher, Professore di Genetica presso la Università di Piacenza. La pianta di tabacco per applicazioni energetiche - contrariamente all’industria del tabacco per le sigarette - massimizza la produzione di fiori e semi a scapito di quella di foglie. Non contiene nicotina e si presenta come una pianta energetica integrata a tutti gli effetti. Estremamente robusta, è in grado di crescere in climi e terreni diversi e può essere coltivata su terreni marginali non utilizzabili per la produzione alimentare. è una pianta annuale e pluriennale, con più raccolte nello stesso anno, che consente agli agricoltori di scegliere in modo flessibile la rotazione dei terreni o colture consociate. Da 1 ettaro di coltivazione di tabacco energetico si può ricavare una media di produzione di sementi da 6 a 10

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tonnellate e una produzione di biomassa per produzione di biogas pari a 50-70 tonnellate annue. Il seme contiene circa il 40% di olio e dalla spremitura a freddo si ricava il 33% di olio grezzo e il 65% di panello proteico. Dalla trebbiatura dell’infiorescenza si può ottenere biomassa secca, altro prodotto utile ai fini energetici, con un potere calorifico di 3800 kcal/kilo. Sunchem opera a livello internazionale: è presente in Europa, al Nord Africa, Brasile e Usa e nei prossimi due anni punterà all'India e alla Cina. Per quanto riguarda l’Italia nel 2012 nel nostro Paese sono stati coltivati 400 ettari, che rappresentano la piattaforma di lancio per il 2013-2017. Il vantaggio competitivo di Sunchem Holding è quello di aver sviluppato una filiera completa, integrata e chiusa, che va dal brevetto “tobacco seeds”, italiano e internazionale, e comprende ogni fase del processo, fino ai prodotti finali: olio, panello e biomassa.


Archimede Solar Energy

Se la tecnologia è di eccellenza Archimede Solar Energy (ASE) - Joint Venture tra il Gruppo Angelantoni Industrie S.p.A. e Chiyoda Corporation - è leader mondiale nella produzione di tubi ricevitori per centrali solari termodinamiche a collettori parabolici lineari. La tecnologia del solare termodinamico a concentrazione (CSP) a collettori parabolici lineari permette di convertire la radiazione solare in energia termica grazie ad un concentratore costituito da superfici riflettenti, in grado di focalizzare i raggi solari su di un tubo ricevitore che si trova nella sua linea focale. Caratteristica del solare termodinamico a concentrazione, che la distingue e la rende vantaggiosa rispetto alle altre energie rinnovabili, è la possibilità di modulare l’erogazione dell’energia raccolta. Per consentire una distribuzione continuativa e a richiesta di energia, gli impianti termodinamici accumulano l’energia termica prodotta in serbatoi di stoccaggio. La centrale è così in grado di funzionare anche in mancanza di luce diretta, con cielo nuvoloso e nelle ore notturne. La partnership con Chiyoda Corporation, che opera a livello mondiale nei settori chimico, petrolchimico, petrolifero e LNG per la costruzione di grandi centrali industriali e Oil and Gas, nasce nel giugno 2011 con la definizione di un accordo di collaborazione per sviluppare e creare nuove opportunità commerciali nel settore del CSP, in Italia, Medio Oriente e in Nord Africa. Nell’ottobre dell’anno successivo il colosso giapponese entra definitivamente nel capitale di Archimede Solar Energy fornendo l’ingegneria per la

costruzione dell’impianto dimostrativo di 2MW, accanto allo stabilimento produttivo ASE, per attività di Ricerca & Sviluppo e formazione. I ricevitori solari sviluppati e prodotti da Archimede Solar Energy, su licenza ENEA, sono progettati per operare fino a 580°C con diversi tipi di fluido termo-vettore, ma il portfolio prodotti di ASE è in grado di supportare tutti i fluidi utilizzati per il funzionamento delle grandi centrali solari termodinamiche oggi in esercizio. Dalle grandi centrali ad olio diatermico, fino alle modernissime centrali a sali fusi. Tubi ricevitori solari speciali per alta temperatura ed alta pressione, per Direct Steam Generation, completano la gamma di prodotto. Gli elevati standard qualitativi utilizzati per la realizzazione dei ricevitori garantiscono le più alte performance ottiche, termiche e di stabilità nel tempo per un esercizio efficiente dell’impianto solare. Con una capacità produttiva attuale di circa 300MW equivalenti di componenti l’anno ASE conferma la leadership tecnologica mondiale grazie ad un prodotto, interamente Made in Italy, punto di riferimento sul mercato per prestazioni e qualità realizzativa. Attualmente il mercato del CSP presenta il maggiore potenziale di crescita tra le rinnovabili a livello mondiale. L'International Energy Agency prevede che il solare termico a concentrazione contribuirà al 28% di tutta la generazione da fonti rinnovabili entro il 2050.

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efficienza energetica

La nostra sfida? Inventare un nuovo mercato Giovanni Bartucci si confida AD Studio Bartucci Garante di una marginalità tutta italiana, che vada dalle soluzioni tecnologiche alle architetture finanziarie e contrattuali per le loro implementazioni in una filiera italiana. Questo è Studio Bartucci.

di Amelia Elicriso Giovanni Bartucci

E: Nel 2001 Studio Bartucci inizia la sua attività occupandosi di Emission Trading, certificazioni E.S.Co. Attualmente riveste il ruolo di audit energetico: può raccontare l’esperienza di questi 12 anni di attività? GB: L’attività nasce dalla mia esperienza professionale di ingegnere consulente ambientale. Inizialmente ci siamo occupati di ottimizzazione della gestione dei rifiuti, dei consumi di acqua, di realizzazione di depuratori di effluenti inquinanti e di certificazione ambientale di aziende molto inquinanti. La svolta risale al 2003 quando con l’approvazione della direttiva 87/2003, detta Emission Trading, è stato istituito il meccanismo di scambio di quote di emissione di CO2. Questo ha creato spazi di specializzazione all’interno delle aziende soggette agli obblighi della direttiva, nei quali Studio Bartucci si è inserito con un forte know how e con l’esperienza

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nell’implementazione di progetti CDM del Protocollo di Kyoto. Inoltre, la richiesta dei nostri clienti di implementare progetti di riduzione delle emissioni di CO2 ci ha portati ad approfondire soluzioni tecnologiche che avevano l’ulteriore vantaggio del risparmio energetico, poiché la riduzione di CO2 è inversamente proporzionale al consumo di combustibili nei processi produttivi. Nel 2004 quando furono pubblicati i decreti che istituivano il meccanismo di stimolo al raggiungimento dei risparmi energetici, i Certificati Bianchi, le nostre competenze si sposavano perfettamente con quelle richieste per l’implementazione di progetti di efficienza energetica. Il nostro accreditamento come Società di Servizi Energetici, o E.S.Co, presso l’AEEG due anni dopo, coronava un percorso che era il vero inizio del nostro attuale sviluppo aziendale e industriale. Da allora a oggi, dedicandoci a tempo pieno all’efficienza energetica e all’Emission Trading,


abbiamo ampliato la società, con sedi a Soave, Roma e Milano, e assunto trenta giovani. Contiamo centinaia di clienti in tutta Italia tra le aziende più energivore. E: Ricerca e sviluppo tecnologico: che margini di crescita hanno nel settore di vostra competenza? GB: Lo scorso anno abbiamo inaugurato una collaborazione con la Facoltà di Ingegneria energetica dell’Università di Padova che ci permette di avvicinare risorse giovani e di accedere alle ultime frontiere della ricerca in campo energetico. La richiesta dei nostri clienti è la ricerca di soluzioni tecnologiche e innovative, che meglio consentono di raggiungere i loro obiettivi di riduzione dei costi di trasformazione, accompagnate da uno studio e una progettazione delle applicazioni, dal punto di vista tecnico ed economico anche con le nostre proposte di Energy Performance Contracts. E: Quali le offerte di contratto da voi proposte a clienti sono risultate vincenti e perché? GB: L’obiettivo principale è quello di cercare di ripagarci del nostro lavoro con i risultati raggiunti. L’approccio mentale è stato di non essere un costo ma un’opportunità per i nostri clienti, che ha trasformato il tempo utilizzato per proporre soluzioni nel nostro principale investimento. L’approccio a “success fee”, ovvero al corrispettivo in caso di successo dei risultati, è stata la nostra proposta vincente sia nel Carbon Management che nelle attività ESCo.

E: In campo di Energy Performance Contract quale progetto considerate fiore all’occhiello dell’azienda? GB: L’impegno per la ricerca delle soluzioni migliori ci ha portati a ottenere ciò che per noi è stato il massimo riconoscimento del nostro impegno. Parlo della selezione di un nostro progetto EPC (Energy Performance Contract) da parte della IEA (International Energy Agency) come caso di studio nel report internazionale di prossima uscita sullo stato dell’arte dei servizi di efficienza energetica a livello mondiale. Il progetto si può definire una contaminazione transettoriale: siamo riusciti a trasferire una tecnologia consolidata nel settore siderurgico a quello del cemento. Il progetto ha a che fare con il miglioramento del processo di combustione di un forno per clinker sviluppato con un fornitore e con ricercatori dell’Università di Ancona. Essere una PMI presente in un elenco di colossi dell’energia ci dà la misura della qualità del lavoro svolto e dell’innovatività della nostra proposta di Energy Performance Contract. E: Su cosa state lavorando per il futuro? GB: Il nostro lavoro si spinge fino alla ricerca sulla bancabilità degli EPC che oggi non esiste ancora. Inventare un mercato dell’efficienza energetica garante di una marginalità tutta italiana, che vada dalle soluzioni tecnologiche alle architetture finanziarie e contrattuali per le loro implementazioni in una filiera italiana. Questo è il lavoro per il futuro e il nostro obiettivo, forse un po’ ambizioso. È l’impegno affinché l’efficienza energetica si trasformi in “Rivoluzione Bianca” come contributo a una ripresa economica duratura e solida.

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ambiente

Il prezzo della natura di M.P. e Gabriele Sorace

La notizia è di quelle curiose, che non passano certo inosservate: un’azienda privata ha comprato i diritti a commercializzare i servizi “ecosistemici” (lo stoccaggio del carbonio, la tutela della biodiversità, la prevenzione dell’erosione ecc.) dei 360 mila ettari della foresta pluviale Iwokrama della Guyana, portando indirettamente alla ribalta il complesso e delicato rapporto fra economia e ambiente. Qualsiasi attività economica, infatti, produce effetti diretti o indiretti sulla natura e, sebbene questo possa apparire un concetto ovvio, oggi i fattori ambientali sono spesso trascurati o trattati superficialmente nelle valutazioni economiche.

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Ma come si può valutare il prezzo della natura? Diversi economisti da tempo hanno tentato di dare una risposta, sulla base dell’idea che solo capendo il valore della natura saremo incentivati a prendercene cura. Ma non solo: in molti casi è importante stabilirne il “valore” anche per quantificare le compensazioni da erogare, ad esempio, a fronte della costruzione di nuove infrastrutture o per scegliere fra diverse opzioni. Non a caso organismi internazionali come il Conseil International des Grandes Reseaux Electricques si interessano alla questione: il Comitato di Studio sulle “performance” ambientali dei sistemi elettrici ha istituito un gruppo di lavoro con l’obiettivo di proporre metodi per la quantificazione dei costi “esterni” delle linee elettriche, cioè di quei costi che non si riflettono nei prezzi, quali i costi dell’impatto sul paesaggio, correlati alla loro costruzione. In generale è difficile quantificare il valore della natura, anche se esistono dei metodi di valutazione monetaria delle risorse ambientali. Uno di questi è rappresentato dal Metodo del Costo del Viaggio (MCV) che può essere utilizzato per attribuire valore a luoghi di ricreazione quali parchi, riserve naturali e così via. L'idea di partenza è semplice: si considerano i costi che si sostengono per visitare un certo luogo, ad esempio il costo del carburante, come una misura del valore ricreativo del luogo stesso. In pratica si chiede ai visitatori di dichiarare la località di provenienza e il numero di visite all'anno, calcolando così il costo del viaggio da correlare al numero di visite annuali. Occorre tener conto di altri fattori che influenzano il numero di visite effettuate, quali il reddito dei visitatori, la presenza di altri luoghi di ricreazione nelle vicinanze ecc... Una volta epurata l'analisi da tali fattori, si può osservare la relazione tra il prezzo della visita al luogo di ricreazione e il numero delle visite effettuate. Calcolato il valore ricreativo totale attribuito dal visitatore tipo si stima il valore ricreativo totale annuale moltiplicando il prezzo di una visita per il numero di visite effettuate. Con questo metodo alla fine degli anni ottanta si è provato a stimare il valore ricreativo totale annuale di alcuni parchi nel Regno Unito (Tabella 1).

Un altro esempio è il Metodo della Valutazione Contingente (MVC). Anche in questo caso la tecnica utilizzata è piuttosto semplice: in generale si intervistano le famiglie nel luogo stesso in cui si trova il bene ambientale, chiedendo loro quanto siano disposte a pagare per salvaguardare quel bene. È possibile così calcolare la Disponibilità A Pagare (DAP) media delle persone che hanno risposto e, moltiplicando questo valore per il numero totale degli individui che si avvantaggiano della risorsa ambientale, è possibile ottenere una stima del valore attribuito al bene ambientale. Uno dei vantaggi dell’MVC è che può essere utilizzato anche per valutare risorse ambientali che in generale non si desiderano visitare, ma alle quali si attribuisce valore economico. Esempio tipico è l'Antartide, per la cui salvaguardia molte persone sarebbero disponibili a pagare, nonostante non abbiano alcuna intenzione di andarci davvero. Tuttavia il metodo presenta anche altre criticità: chiunque può dichiararsi disposto a spendere una certa cifra per proteggere un determinato bene ambientale. Bisogna capire, però, come si comporterebbe quando gli fosse richiesto di adempiere. Come sempre, tra il dire e il fare… Sebbene in letteratura vi sia un ampio campionario di metodi valutativi, più o meno adatti a alle diverse situazioni che si presentano, un dubbio di fondo si insinua sempre quando si fanno queste analisi: risulta davvero arduo calcolare il valore di un tramonto piuttosto che lo stormire delle fronde degli alberi di una foresta: sono “beni” semplicemente inestimabili. E poi, la bellezza di un paesaggio intatto potrà mai essere “scambiata” integralmente con il danaro? Forse dovremmo iniziare a capire che quello di sostituire i beni della natura con le banconote è un processo molto delicato, anche perché “…quando l’ultimo albero sarà stato abbattuto, l’ultimo fiume avvelenato… l’ultimo pesce pescato…” ci accorgeremo che non potremo mangiare il danaro...

Tabella 1. Stima dei valori ricreativi dei parchi calcolati sulla base del MCV, 1988 Sito

Valore ricreativo medio per visita ($)

Numero medio annuo di visitatori

Valore ricreativo totale annuo ($)

Loch Awe

3,31

3.000

9.930

Lorne

1,44

10.000

14.400

Brecon

2,60

41.000

106.600

Aberfoyle

2,57

145.000

372.650

Cheshire

1.91

225.000

429.759

Fonte: Elaborazione da “Economia Ambientale” di Turner, Pearce, Bateman – Il Mulino.

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ambiente

Smart city, strada obbligata

di Maria Pia Terrosi Secondo un recente studio di Abb “Smart Cities in Italia: un’opportunità nello spirito del Rinascimento per una nuova qualità della vita” presentato al Workshop Ambrosetti, l’Italia per diventare un Paese più smart dovrebbe investire ogni anno da oggi al 2030 50 miliardi di euro, pari a 3 punti di pil.

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energetiche punta a sviluppare e integrare meglio le rinnovabili all’interno di un sistema, grazie allo sviluppo di reti intelligenti e a tecnologie più innovative. Una bella cifra senza dubbio, che garantirebbe una crescita annua del nostro pil pari a 8/10 punti. Questo perché l’innovazione prodotta dalle smart city porterebbe recuperi in termini di efficienza, attivazione di filiere industriali, risparmi di tempo per cittadini, imprese e Pubblica amministrazione e un effetto moltiplicatore degli investimenti in infrastrutture e tecnologie. Senza contare ulteriori vantaggi in termini di immagine del paese, di coesione sociale e qualità della vita. Ma la necessità di un Paese più smart ormai non è più una delle opzioni possibili, ma una necessità considerato che al di là delle scelte (o non scelte) alcuni cambiamenti nel nostro pianeta stanno avvenendo già e la loro gestione ha bisogno di un nuovo modello di sviluppo, che coniughi insieme sostenibilità, crescita economica, tutela ambientale ed efficienza. Il laboratorio ideale nel quale mettere a punto modelli e sistemi validi da questo punto di vista sono le città. Nelle aree urbane vive oggi circa il 50% della popolazione mondiale e si prevede che nei prossimi anni questa percentuale continuerà a salire, al punto che nel 2050 il pianeta sarà popolato da quasi 10 miliardi di persone, tre quarti delle quali proprio lì abiteranno. I progetti che puntano a rendere più sostenibili le città sono moltissimi, ma hanno tutti alcuni comuni denominatori. Ovvero coniugare in un unico modello urbano la tutela ambientale, l’efficienza energetica, la sostenibilità e lo sviluppo economico che assicurerebbe elevati standard di qualità della vita per la crescita personale e sociale delle persone e delle imprese. Per ottenere questo risultato si deve intervenire su diversi fronti: quello delle risorse energetiche, della mobilità e della riqualificazione. Sul tema della mobilità l’obiettivo chiave è la riduzione delle emissioni prodotte dal settore trasporti, puntando sull’impiego di carburanti meno inquinanti e soprattutto sulla mobilità elettrica. Per i consumi energetici la loro riduzione deve passare attraverso una edilizia più efficiente, sia nel nuovo che nel patrimonio esistente e l’utilizzo di apparecchi elettrici più efficienti. Infine la gestione delle risorse

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Anche l’Europa si sta movendo sul tema delle Smart City. La percentuale di inurbamento nel nostro continente è infatti ancora più elevata, con il 75% degli europei che vivono nelle aree urbane e con il 70% dell’energia richiesta e consumata nelle città. Per rendere più smart le città europee la Commissione UE ha di recente presentato il Progetto Smart City 2013 ”Smart Cities and Communities Innovation Partnership” che vuole riunire in un unico quadro tutte le iniziative europee sul tema della gestione delle aree urbane con tecnologie intelligenti. L’idea alla base del progetto è di coordinare le varie attività sulle Smart Cities in un numero più ristretto di progetti dimostrativi, per i quali nel 2013 sono previsti fondi comunitari pari a 365 milioni di euro. I progetti da finanziare si riferiscono alla costruzione di nuovi edifici e quartieri intelligenti a consumo energetico “quasi zero”, in grado di integrare l’uso delle fonti energetiche rinnovabili (biomassa, solare termico, stoccaggio di calore termico e geotermico, cogenerazione e teleriscaldamento). E poi progetti di mobilità urbana, con la diffusione di mezzi di trasporto pubblici elettrici in grado di usare le tecnologie Information e Comunication Tecnology per gestire i flussi di energia e per prevedere i modelli di domanda sulla base delle previsioni meteo, della pianificazione di eventi, dei percorsi del veicolo. Ed anche progetti per la messa a punto di infrastrutture digitali intelligenti e sostenibili, con ridotti consumi elettrici, visto che alcuni calcoli stimano che il settore dell’ICT sia responsabile dell’8-10% del consumo di elettricità. Come giustamente conclude lo studio richiamato all’inizio “l’Italia dovrebbe cogliere l’opportunità Smart City come uno stimolo all’avvio di un percorso progettuale e sistematico verso un’evoluzione necessaria. Anche perché occorre domandarsi quanto in realtà potrebbe costare al Sistema Italia il fatto di non scegliere, di non investire, di non progettare e non governare un cambiamento che nonostante tutto si avvicina”.



energia e lavoro Green jobs

20 milioni di posti di lavoro è la stima dell’Ue da qui al 2020

di M.P.T.

Nell’ambito di Horizon 2000 - il Programma dell’Unione Europea finalizzato al finanziamento delle attività rivolte all’innovazione - il 75% degli investimenti previsti nel periodo 2014-2020 è indirizzato ai settori della green economy. L’Europa vede infatti nell’economia sostenibile una priorità assoluta. Non solo perché in grado di rilanciare l’economia in affanno e di coniugare l’attenzione all’ambiente e alla sostenibilità, ma anche di dare una risposta significativa in termini occupazionali. Già a partire dalla metà degli anni ‘90 fino al 2005 il numero degli occupati nei settori legati alla green economy ha iniziato a crescere (+40%) e negli anni successivi questa tendenza ha subito un’ulteriore accelerazione. Le stime più recenti dell’Unione Europea prevedono - da qui al 2020 - che i green jobs, potrebbero arrivare a circa 20 milioni. Questo perché la transizione verso un’economia sostenibile sta

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diventando un fenomeno pervasivo della nostra economia, che interessa tanti settori di attività e la vita di moltissime persone. I green jobs non si riferiscono solo ai settori delle energie rinnovabili e dell’efficienza, ma riguardano in maniera trasversale molti comparti dell’economia, seppur ovviamente in misura diversa. A tal riguardo è stato stimato che oggi, in quasi tutte le aziende sono richieste competenze verdi e la green economy sta modificando il 40% delle professioni. Rinnovabili, gestione dei rifiuti, mobilità sostenibile, industria agroalimentare, diritto ambientale, green building, gestione del territorio, green marketing e advertising, comunicazione e turismo sostenibile: non c’è comparto produttivo estraneo alla rivoluzione della green economy, in quanto l’efficienza e sostenibilità ambientale dei processi produttivi sono ormai considerati elementi chiave. Proviamo a soffermarci su alcuni di questi green jobs.


Una delle figure professionali più conosciute è l’energy manager. Strettamente legato al tema del risparmio energetico e dell’efficienza ha il compito di analizzare e ottimizzare il bilancio energetico delle aziende che superino una determinata soglia di consumi energetici annui. Ma in azienda, nell’ambito della comunicazione e marketing, troviamo anche l’account verde dedicato alla valorizzazione degli aspetti legati alla sostenibilità del prodotto e della loro corretta comunicazione, mette a punto il piano di marketing e comunicazione e cura le relazioni con le agenzie di pubblicità e lavora con il green copywriter che scrive i testi delle campagne di marketing e con l’ecobrand manager responsabile della progettazione e promozione di una linea di prodotti sostenibili. Rimanendo in ambito aziendale il mobility manager studia come ottimizzare gli spostamenti dei dipendenti per ridurre l'uso dell'auto privata e incentivare quello dei mezzi condivisi. Il rispetto delle norme ambientali nelle aziende spetta all’ecoauditor che verifica anche la tipologia dei rifiuti prodotti, le emissioni, il livello dei consumi di acqua ed energia. Nella settore delle costruzioni e dell’efficientamento del patrimonio immobiliare il primo tra i green jobs è rappresentato dal tecnico esperto in efficienza energetica e fonti rinnovabili. Ingegnere o architetto progetta secondo i criteri di sostenibilità e risparmio energetico edifici a impatto zero in grado di essere autosufficienti in termini di risorse energetiche. Redige anche le certificazioni energetiche degli immobili, una sorta di vademecum che attesta i consumi energetici di un edificio, indicando gli eventuali interventi migliorativi. Specializzato nell’arredo e design l’ecodesigner progetta tenendo conto anche dei

materiali da utilizzare preferendo quelli più idonei in termini di ridotto impatto ambientale; a scala molto più grande l’architetto paesaggista si occupa invece della progettazione e organizzazione del verde: dal piccolo terrazzo a giardini e parchi veri e propri. Nuovo ambito è quello del turismo ecosostenibile. Si tratta di sviluppare le attività legate al turismo ambientale, collaborando con i soggetti preposti alla conservazione, gestione e valorizzazione del patrimonio naturalistico. Tra le figure legate alla difesa dell'ambiente il manager del governo del territorio, che si occupa della difesa del suolo e della salvaguardia del patrimonio ambientale e della valorizzazione delle risorse idriche e agroforestali. Opera in stretto contatto con il geologo ambientale che valuta e tiene sotto controllo anomalie geochimiche e altri fenomeni di inquinamento e contaminazione. Completano il quadro delle nuove occupazioni verdi, gli esperti nella valutazione dell’impatto ambientale e l’assicuratore ambientale che si occupa di “prodotti assicurativi verdi” volti alla tutela dai danni ambientali. Vicino a lui l'avvocato specializzato in materia di tutela ambientale. Ci sono però altri settori in crescita: gestione dei rifiuti, della mobilità sostenibile e dell’ecoturismo. Coloro che aspirano a lavorare nel mondo della comunicazione, potranno trovare nuovi sbocchi nell’ambito del green marketing e dell’organizzazione di eventi in chiave ecologica, che si presenta allettante per coloro che si trovano a dover decidere verso quali prospettive lavorative indirizzarsi nel prossimo futuro.

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Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Stoccaggio gas naturale: un altro passo verso la piena concorrenza del settore Il 15 febbraio 2013 il Ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera, ha firmato i due decreti che ridisegnano le regole di assegnazione agli operatori della capacità di stoccaggio di gas naturale. Il primo provvedimento fissa in 6.700 milioni di mc il volume di stoccaggio nel periodo 1°aprile 2013 - 31 marzo 2014, da assegnare in parte con procedure d’asta. Il secondo decreto assegna un volume di stoccaggio pari a 50 milioni di metri cubi di gas naturale agli utenti del servizio di rigassificazione, in modo che questi possano rispettare i programmi anche in presenza di eventi imprevedibili. I provvedimenti rientrano nel complessivo disegno di rafforzamento delle infrastrutture nella prospettiva di un ruolo maggiore dell'Italia come hub sud-europeo del gas naturale.

Scambio su posto, il nuovo testo integrato dell’Autorità Per garantire una migliore efficienza nella gestione dei meccanismi di sostegno della micro-generazione elettrica, l’Autorità, con la deliberazione 570/2012/R/efr del 20 dicembre 2012 ha approvato il nuovo Testo integrato per l’erogazione del servizio di scambio sul posto. Con la delibera viene disposta la semplificazione di alcuni procedimenti che appesantiscono il meccanismo di determinazione del contributo GSE spettante ai produttori. Con la nuova disciplina il contributo per le immissioni di energia in rete viene calcolato in modo standard senza fare riferimento al prezzo di fornitura.

Modifica delle Linee guida per la certificazione energetica degli edifici Il 22 novembre 2012 il Ministro dello sviluppo economico ha modificato le Linee Guida Nazionali per la certificazione energetica degli edifici adottate nel giugno 2009. La modifica riguarda le metodologie di calcolo e i requisiti minimi da utilizzare ai fini del contenimento dei consumi energetici e del raggiungimento degli obiettivi nazionali. In particolare sono fornite maggiori precisazioni circa il campo di applicazione della norma, specificando i compiti degli Enti tecnici, definendo quelli degli amministratori di condominio ed escludendo la possibilità, da parte dei proprietari, di redigere autodichiarazioni sulle prestazioni energetiche dei propri immobili.

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Scorte Petrolifere Nazionali: nasce l’Organismo centrale di stoccaggio (Ocsit) Si chiama Organismo centrale di stoccaggio italiano (Ocsit) e servirà a garantire il rispetto, da parte dell’Italia, dell’obbligo di mantenimento di un livello minimo di scorte di petrolio greggio e/o di prodotti petroliferi. Le funzioni dell’Ocsit, istituito dal Decreto legislativo 249, in ottemperanza alla direttiva europea 2009/119/CE, sono state attribuite alla società Acquirente Unico mentre al Gestore dei Mercati Energetici è assegnato il compito di definire la piattaforma di mercato per l’assegnazione degli stoccaggi di prodotti petroliferi.

Conto Termico e nuovi obiettivi di risparmio energetico per i fornitori di energia Con due decreti ministeriali firmati il 28 dicembre 2012 sono state approntate alcune disposizioni contenute nel Decreto Legislativo 28/2011 di attuazione della direttiva europea sulla promozione dell’uso di energia da fonti rinnovabili. Col primo decreto, firmato dai ministri Passera e Clini, sono stati stanziati 900 milioni di Euro per incentivare la Pubblica Amministrazione ed i privati nella realizzazione di piccoli interventi di efficientamento energetico e di produzione di energia termica da fonti rinnovabili. Il GSE è indicato come soggetto attuatore anche per questa tipologia di sostegno economico. Per rafforzare ulteriormente lo sviluppo dell’efficienza energetica il secondo decreto, firmato dai ministri Passera, Clini e Catania, ha definito i nuovi obietti nazionali di risparmio energetico che le imprese di distribuzione devono perseguire dal 2013 al 2016 attraverso il sistema dei TEE (Titoli di Efficienza Energetica o certificati bianchi). Attesi risparmi di energia primaria nel 2016 per ben 7,6 miliardi di tep. Con il decreto è disposto anche il trasferimento dall’Autorità al GSE della gestione del meccanismo dei TEE.

CO2, anche il settore dell’aviazione sarà soggetto alle aste per i diritti di emissione Il Consiglio dei Ministri, venerdì 15 febbraio 2013, ha approvato in via definitiva il decreto legislativo che, in attuazione della direttiva 2009/29/CE, perfeziona ed estende il sistema comunitario per lo scambio di quote di emissione gas ad effetto serra. Anche il settore dell’aviazione civile entra tra quelli soggetti agli obblighi di riduzione di emissione. Al GSE è attribuito ufficialmente il ruolo di soggetto nazionale responsabile delle aste di allocazione dei permessi di emissione per il periodo dal 2013 al 2020.

Più stringenti i controlli sul rendimento energetico degli edifici Il 15 febbraio 2013 il Governo ha approvato due schemi di decreti presidenziali che attuano il decreto legislativo n. 192/2005 e uniformano le norme italiane alla direttiva europea 2002/91/CE sul rendimento energetico in edilizia. Con il primo regolamento si fissano alcune disposizioni per l’esercizio, la conduzione, il controllo, la manutenzione e l’ispezione degli impianti termici negli edifici, mentre con il secondo si interviene sui requisiti tecnico-professionali e i criteri di accreditamento necessari per assicurare la qualificazione e l’indipendenza dei tecnici e degli organismi abilitati a rilasciare la certificazione energetica degli edifici.

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Bizzarre energie Orbit, lavare più ecologico non si può!

Masadar city, il deserto ecocompatibile

Orbit, progetto firmato Electrolux, è una lavatrice che non richiede acqua, energia elettrica, né detersivo. Le macchie dei panni sporchi vengono neutralizzate dal ghiaccio secco, ovvero anidride carbonica allo stato solido. Quest’ultima sottoposta a un’alta pressione diviene gassosa, e coadiuvata dal movimento del cestello, attivato da una batteria, è capace di rimuovere le macchie. Attualmente non è ancora in commercio in quanto la casa madre sta valutando i possibili rischi derivanti dalla dispersione dal gas utilizzato, e il dispendio di energia dovuto al raffreddamento di quest’ultimo. Tali test non desteranno preoccupazioni Orbex verrà venduta, dando così un importante contributo per l’ecosistema.

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A cura di Sallie Sangallo

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Correva l’anno 2006 e l’oasi verde del deserto detta Masdar City, letteralmente “città pianificata”, si era posta i seguenti obiettivi: zero rifiuti, zero carbonio e solo energia verde. La città progettata dallo studio di architettura Foster e Partner sarà terminata nel 2014, ma a distanza di 7 anni dall’inizio della sua costruzione si possono tirare le prime somme sulla sua eco sostenibilità. In campo energetico i pannelli fotovoltaici installati sui tetti soddisfano il 30% del fabbisogno, il restante 70% viene compensato da 10 MW prodotti da un impianto fotovoltaico, mentre l’eccesso di energia viene immessa in rete. Il 96% dei rifiuti prodotti viene riciclato e i consumi idrici ridotti del 54%. Il risparmio dell’ ”oro blu” è incrementato attraverso la morigerata pulizia dei pannelli, lavati con acqua solo due volte l’anno, mentre le pulizie di routine sono fatte con apposite spazzole.


Il cemento acchiappa CO2

Quelle case di cartastraccia, ecologiche e sicure La fantasia dei fratelli Grimm creò la casa di marzapane, lo studio dei ricercatori dell’Università di Jaèn, in Spagna, creerà una casa di cartastraccia. L’equipe, attraverso vari esperimenti, ha costruito dei piccoli mattoni composti da rifiuti di cellulosa, prodotti da una fabbrica di riciclaggio di carta, e fanghi derivanti dal trattamento delle acque reflue. Ingredienti impastati e incollati con l’argilla. Questo tipo di materiale da costruzione potrebbe far risparmiare energia e sfruttare materiali di scarto. Al momento gli unici nei sono le piccole dimensioni, anche se sono iniziati dei test su prototipi con misure standard, e la forza meccanica inferiore rispetto al mattone tradizionale. Superati questi limiti si potrebbero costruire nuovi tipi di abitazioni ecologiche.

Un gruppo di ricercatori della Universidad Politecnica de Catalunya sono riusciti a creare un cemento biologico. Ovvero una sostanza multistrato al cui interno sono presenti diversi microorganismi. Il primo strato è impermeabile per proteggere l’abitazione dalle infiltrazioni d’acqua. Il secondo supporta la crescita degli organismi biologici, come licheni, alghe, muschi che ben si prestano all’assorbimento di CO2 dell’atmosfera; mentre l‘ultimo strato cattura l’acqua piovana utile alla crescita di questi microrganismi. Inoltre un’altra virtù del cemento è la capacità di assorbire le radiazioni solari, rendendo possibile una regolazione termica interna dell’edificio.

V3, coni al gusto di “energia pulita” La società statunitense V3 Solar ha creato degli innovativi pannelli conici fotovoltaici che superano i limiti delle attuali tecnologie. I coni, interamente di silicio, roteano riuscendo ad attrarre i raggi solari su tutta la loro estensione, con un incremento di energia 20 volte superiore a quella prodotta dai pannelli tradizionali. Inoltre il loro movimento permette il raffreddamento della superficie, eludendo il grosso problema del surriscaldamento dei pannelli, che spesso richiede l’utilizzo di materiali più costosi del tradizionale silicio.

Parure dai rifiuti I RAEE, rifiuti da apparecchiature elettriche ed elettroniche, sono la materia prima per la creazione dei gioielli prodotti dal consorzio Ecolight. Vecchi pc sono matrice di collier, orecchini, bracciali, anelli e spille. Parure totalmente ecologiche. Attualmente i monili si trovano esposti presso il Museo del Riciclo di Milano che ospita anche varie opere d’arte create con materiali elettronici riciclati. Il museo nasce con l’intento di accrescere la sensibilità sul riciclo dei rifiuti elettrici ed elettronici, noti per contenere sostanze tossiche per l’ambiente.

A Vancouver asfalto di plastica

Vancouver, città nota per la sua ecosostenibilità, ha avviato la sperimentazione di una tecnica per la preparazione del manto stradale. I prodotti raccolti attraverso la differenziata vengono sciolti e amalgamati, diventando un collante. Questo viene unito all’asfalto tradizionale consentendo la stesura del manto stradale a basse temperature rispetto a quelle necessarie alla procedura tradizionale. Tutto ciò comporta una serie di benefici: minore inquinamento dell’aria e riciclo di rifiuti.

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la corrente elettrica racconta

La festa della luce A partire da questo numero, Renato Terrosi, giornalista e scrittore, classe 1920, vincitore del premio giornalistico "Cardarelli" presieduto da Salvatore Quasimodo, ci offre il primo di tre racconti che hanno come protagonista la “corrente elettrica”. Si tratta di storie realmente accadute a cavallo tra il 1930 e oggi. Un arco di tempo in cui l’elettricità ha giocato un ruolo determinante per l’umanità, creando mutamenti di grande rilevanza, a volte nel bene e qualche volta nel male. La storia però non è sempre quella scritta sui libri. La più importante è altra. È silente e scorre lieve come un ruscello di montagna. I suoi affluenti sono le donne e gli uomini con le loro emozioni, le loro contraddizioni, le loro speranze e i loro sentimenti. Questa è la storia che più ci piace. Questa è la storia che più ci interessa.

di Renato Terrosi

Aveva lo sguardo birbante, la testa sveglia e il cuore buono. Si chiamava Lampo e quel soprannome paesano la diceva lunga: avrebbe fatto strada. Per il momento, a metà degli anni Venti, con solo sedici primavere sulle spalle, passava diverse ore del giorno in fondo ad una cava di argilla. Era, peraltro, di sonno corto e alla notte gli piaceva fantasticare e leggere di tutto, a lume di candela. Era mio vicino di casa, a tiro di sasso. E, anche per questo mi chiamava spesso, specialmente nei giorni di festa e via per la campagna. Qualche volta, Lampo, si tirava dietro una biciclettaccia che aveva fatto la Grande Guerra e cercava di caricarmici sopra. Si capisce al volo che io, più piccolo di età, obbedivo alle sue mattane e ascoltavo i suoi consigli. Buoni, in genere.

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“Studia, studia – mi raccomandava – i tuoi qualche soldo ce l’hanno”. E io studiavo, a lume di lampadina. A questo punto devo dire, però, che al mio amico ronzava in testa un bel moscone: l’idea della luce elettrica in casa. Diceva che per leggere gli andava bene anche la candela o il lume ad olio, ma poiché in paese quasi tutti si godevano la luce delle lampadine, lui, ogni tanto, s’imbestialiva e straparlava. In sostanza, sosteneva che per quattro antenne e un centinaio di metri di filo non c’era proprio bisogno di tante complicazioni. Una sera a casa mia (era venuto a portarmi un libro) s’inventò una mezza pagliacciata. Stavamo in cucina


> Elementi 28 Illustrazioni realizzate da Alessandro ButtĂ

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e già annottava, quando mia mamma girò l’interruttore e, ovviamente, la lampadina, che pendeva sul tavolo, si accese, diffondendo intorno una bella luce. Lampo imbastì una specie di danza indiana con piccole grida e battute di mani. Poi, buttò là un arrivederci e uscì. Andò di corsa a casa sua ed espose in fretta e furia sul davanzale esterno di una finestra tutte le lanterne e le candele che era riuscito a rimediare. E le accese. Per diverse settimane, io in città e lui in paese, non ci vedemmo. Quando tornai, nemmeno ero sceso dal calesse di Gambesecche, l’unico fiaccheraio della zona, che Lampo mi si parò davanti. Di sicuro nessuno dei miei lo aveva avvertito, ma lui era lì. Senza la bicicletta pareva diverso e sicuramente era un po’ eccitato. “Ti devo dire una cosa importante… – buttò là senza preamboli - toglieranno tutti i pali di legno della corrente elettrica, li sostituiranno con alcuni tralicci di ferro, ci sarà pure un cartello con la scritta “Chi tocca i fili muore”, faranno una cabina e, finalmente, anche noi avremo ‘sta benedetta luce!”. E chiuse la bocca sbuffando, come se avesse spalato un quintale di argilla. Gli sorrisi compiaciuto e gli dissi di andare insieme verso casa. Poi, scaricata l’ansia, Lampo aggiunse che ci sarebbe stata una festa, col Podestà, i musicanti e tutto il resto. La festa ci fu. Nel tardo pomeriggio. Una festa povera come il paese. Nella piazzetta sterrata, i festoni di alloro e quattro bandierine di carta tricolore. Davanti al Monumento ai Caduti, col fantaccino del Piave che imbracciava il fucile come una pala, una pedana per le autorità. Sopra la testa del fantaccino una lanterna di ferro battuto e all’interno avevano messo una grossa lampadina, al momento spenta. Ben presto, appena il Podestà con il segretario e due musicanti avevano preso posto sulla pedana e una cinquantina di paesani vestiti meglio del solito si erano

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ammucchiati, il prete aveva benedetto tutti: monumento, autorità e paesani. I due musicanti strombazzarono alla meglio gli inni e il Podestà attaccò il suo discorso sulle opere realizzate e sulla accensione della luce all’intero paese. Poi, chissà perché, si impappinò e smise. Bisognava dare il via all’accensione della lanterna sopra la testa del fantoccino. Nessuno si mosse. Imbarazzo generale. Finalmente dal gruppo dei festeggianti uscì proprio Lampo. Una risatina, una scrollata a Gambesecche, impalato vicino alla scala a pioli appoggiata al monumento, e un grido: "Evviva la corrente elettrica..! Accendete!" Il miracolo. Gambesecche salì sulla scala, arrivò alla lampadina, l’accese avvitandola. Era fatta. Nel povero paese, ora, tutti, avevano un piccolo sole. L’applauso fu grosso davvero. Lampo capì che poteva rientrare nel gruppo, però esitò un attimo e gridò: “Evviva anche Edison, Swan, Volta e tutti quelli che hanno lavorato per questa e per altre invenzioni! Per il bene della gente e per il progresso!” Era davvero gasato. Si accostò al monumento, salì sulla scaletta a pioli, aprì la lanterna, svitò la lampadina e la mostrò alla gente. “Basta – fece – è stata accesa troppo, ragazzi. Scotta. Si rovina. Tanto, ora, a casa abbiamo le nostre belle lampadine.” Così finì la Festa della luce in un piccolo paese d’Italia, a metà degli anni Venti.


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energia del pensiero

Ecologia contro il

Antonio Socci

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umana materialismo dominante “Sì, la bellezza salverà il mondo. Perché quando l’ultimo uomo o l’ultima umanità si troveranno davanti al baratro del nulla, gli basterà alzare gli occhi al cielo e scoprire una stella, per comprendere che una via di salvezza c’è”. (Martin Höllemberg)

Un caffé con Antonio Socci giornalista e scrittore di Romolo Paradiso

Antonio Socci è un personaggio politicamente scorretto. Un non conformista che dice quello che pensa, senza peli sulla lingua. Senza badare se ciò gli procurerà più critiche che encomi. Senza dar peso a eventuali storcimenti di naso da parte di quella intellighenzia che conta, la quale, compatta e inquadrata, non esce dai canoni della vulgata alla moda, e sospetta, teme e in fondo invidia, chi sa essere se stesso, giocando con coraggio la partita del confronto con gli altri. Lo abbiamo incontrato in una bella serata romana, con l’aria tiepida e il cielo limpido, malgrado la stagione invernale. Viatico perfetto per un incontro che non aspirava solo al dialogo, ma anche alla conoscenza.

> Elementi 28

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E:Socci, la crisi della politica è il riflesso di una crisi di valori, soffocati da tecnicismo e scientismo e da un conseguente materialismo culturale, ai quali nessun pensiero trova la forza di opporsi. Perché? AS: La dottrina sociale della Chiesa aveva avvertito, già un secolo e mezzo fa, dei rischi a cui saremmo andati incontro con le nuove ideologie, e puntualmente la storia le ha dato ragione. Basti pensare ai danni enormi creati dal comunismo, o dal nazismo, per convincersi. Per un altro verso, il pensiero liberista, che fa riferimento ad Adam Smith, e che fino ad ora l’ha fatta da padrone, ha cominciato a dimostrare i suoi

La dottrina sociale della Chiesa aveva avvertito, già un secolo e mezzo fa, dei rischi a cui saremmo andati incontro con le nuove ideologie evidenti limiti. Intanto ha elevato all’ennesima potenza le logiche economico-finanziarie, con la conseguenza di sottomettere ad esse qualsiasi attività umana. Il culmine di questa situazione s’è raggiunto con le recenti speculazioni finanziarie, che hanno distrutto l’economia mondiale, dando vita alla crisi che è tuttora in atto. Crisi economica, sì, ma soprattutto sociale e morale. Dunque, come ha ben detto Joseph Ratzinger in un suo saggio, anche quella liberista, in fin dei conti, ha mostrato di essere una vera e propria ideologia come il marxismo. Perché postulare come Smith aveva fatto, che l’egoismo individuale avrebbe portato il bene comune al “bene” della società, è ugualmente ideologico come il meccanismo economico marxista. Perché “il bene” è un principio morale. L’uomo si trova costantemente davanti alla scelta tra il bene e il male. E la sua non può che essere una scelta etica. Ed è proprio di etica che abbiamo bisogno per uscire dalla crisi che ci investe. Di regole cioè, capaci di indicare i confini tra ciò che è bene e ciò che è male per l’umanità. Di regole etiche necessitano urgentemente l’economia, la finanza, la politica.

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E: Ma non si vede in giro alcuno che abbia la capacità di indicarle e, ancor più, la volontà di attuarle per far sì che l’uomo torni a governare le cose che lo riguardano e non queste a governare lui. AS: L’economia sociale di mercato espressa dalla Chiesa offre una via d’uscita. Certo, serve che gli Stati, e soprattutto coloro che li governano, prendano coscienza, con senso di responsabilità, del baratro a cui stiamo andando incontro e si sforzino di ritrovare quei principi morali sui cui regolamentare l’economia e la finanza, limitandone gli effetti dannosi per l’uomo, permettendo di ricostruire un mondo umanamente consapevole delle proprie vere necessità e delle vie di sviluppo non degenerative. Un po’ come fecero i monaci benedettini all’indomani del crollo dell’impero romano. Dobbiamo ripartire dai valori e dai principi etici. Altrimenti non se ne esce. E: Serve un’elaborazione di pensiero che disponga ad una visione completa e organica di società, un vero e proprio “progetto di Stato”, ma chi è in grado di idearlo e attuarlo? AS: Purtroppo la situazione a cui siamo giunti ha fatto sì che anche la politica e conseguentemente la democrazia siano soggiogate dalla forza prevaricatrice della finanza e dalle sue logiche, rendendole sterili, incapaci di rispondere concretamente a questa dittatura, l’unica a governare veramente. Allora succede che i re travicelli che si trovano a guidare i paesi e i popoli, focalizzano la loro politica su bandiere ideologiche fittizie che servono unicamente a stornare l’attenzione dai problemi veri, perché incapaci e impossibilitati a porvi rimedio. E: Siamo di fronte a una vittoria postuma dell’illuminismo, secondo il quale la religione, la metafisica, l’etica, le ideologie politiche sono retaggi di un pensare antico che divide gli uomini e frena quell’evoluzione dell’umanità, solo alla scienza riconosciuta? AS: Quello di adesso mi pare francamente un “non pensiero”, più che un pensiero meramente illuminista. Sembra il riverbero di quel postulato assurdo del ’68 secondo il quale ogni desiderio individuale, qualunque esso sia, debba trovare giustificazione e diritto di essere realizzato. Ma così facendo si sfascia la società.


E: Eppure mai come oggi, anche per effetto della crisi economica e sociale, si avverte il bisogno di uscire da una situazione che ci costringe in una sorta di riserva ovattata, in cui l’effimero, il superficiale, il materiale sopraffanno i pensieri, le emozioni, il sentire, favorendo un comportamento spesso robotico e indotto. Ma capire cosa ci possa aiutare ad uscirne sembra diventato difficile.

E: è l’egoismo più assoluto elevato a sistema. AS: Certo. E poi se proprio vogliamo citare l’illuminismo, in questo troviamo il principio secondo il quale “il mio diritto termina dove inizia il tuo”. Che è un principio etico e di libertà. Senza tale limite si va incontro all’arbitrio del più forte. Ma oggi tale concetto mi sembra latitare ovunque. Non c’è dubbio che poi l’illuminismo sia stato il tentativo di porre delle regole morali e un ordine prescindendo da quelli indicati dall’eredità cristiana. Ma non ha avuto e non ha la forza di reggere. Di poter regolare la società secondo i veri bisogni, le vere necessità delle persone. È come un albero che vuole stare in piedi pur non avendo radici. E: Siamo ancora all’interno del mito del positivismo, secondo il quale, come dicevamo poc’anzi, la scienza e solo la scienza può offrire all’uomo soluzioni alle sue necessità, o presunte necessità e spiegazioni circa le cose della vita e non solo. AS: E quel che è peggio, si sente legittimato a cercare qualsiasi via per arrivarci. Tutto gli appare, e in fondo, gli è permesso. Anche qui, senza che l’uomo sia capace di porre limiti, atti a evitare qualsiasi azione che possa manomettere i fondamenti della vita. È il tentativo di porre in essere il mito faustiano.

AS: Benedetto XVI, nel discorso fatto a suo tempo al Parlamento tedesco, ha parlato di ecologia della natura e di ecologia umana, che vanno di pari passo. Rispettare il creato, valorizzare le immense risorse che questo ci offre è cosa molto importante e da tempo, a ragione, sono sorti movimenti che hanno nei loro programmi proprio il rispetto della natura, del territorio. Si tratta di una cultura che pian piano si è consolidata. Se si è riusciti a comprendere quanto sia importante tutto questo, perché s’indugia a capire che anche l’uomo ha necessità di essere trattato allo stesso modo, che anche lui necessita una cultura che lo rispetti, lo tuteli e non ne depauperi il valore e il senso? Va bene discutere sulla bontà o meno degli Ogm, ma che non si veda il pericolo della manipolazione dell’essere umano e della sua vita, è qualcosa che deve far riflettere. Serve quindi una cultura di ecologia globale, che si adoperi per il vero bene dell’uomo e della natura in cui questo vive. E: Forse c’è bisogno di ripartire da ciò che caratterizza la condizione umana: la fragilità. AS: Non c’è dubbio che il senso del limite rappresenti qualcosa di grandioso per l’uomo. Un punto di riflessione importante. Il gran rabbino di Francia, in un famoso discorso ha proprio posto l’accento sul senso del limite, affermando che noi non possiamo tutto e non siamo tutto. È, ancora una volta, l’opposto della cultura sessantottina che invece, come dicevamo, non pone limiti al desiderio umano, dando vita a un arbitrio assoluto. Quindi sì, dobbiamo ripartire dalla precarietà insita in noi per avere una visione e un conseguente atteggiamento della vita responsabili.

Ripartire dalla nostra precarietà per avere una visione e un atteggiamento responsabile > Elementi 28

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E: Di conseguenza anche il senso della morte oggi è da noi distante. Non vogliamo sentirci “precari”, anzi avanziamo quasi spavaldamente e supportati dalla scienza, un’ambizione di immortalità. Poi, in fondo, scava, scava nell’uomo, senza i valori che riconducono al senso della vita, non rimane che un grande freddo interiore. AS: Un freddo che tentiamo di riscaldare con effimere cose. Felicità fittizie, che vengono dalla materialità e durano un batter baleno, lasciandoci nel vuoto più assoluto. E: Quanto è lontano l’uomo d’oggi da Dio? AS: È abbastanza distante, anche per le ragioni che abbiamo esaminato in precedenza. Ma è una distanza solo apparente perché il corpo a corpo con Dio non lo eviti, si ripresenta sotto forme svariate. Penso che anche le cose che in apparenza sembrano le più lontane da una sensibilità religiosa sono in realtà una spia dell’anima che tracima alla ricerca di Dio. Noi abbiamo un desiderio mistico di felicità, che rimane inappagato. Sant’Agostino diceva rivolto al Creatore: “Hai fatto il mio cuore inquieto finché non riposi in te”. Perché siamo l’unica creatura che non riesce a essere soddisfatta da ciò che ha. Il nostro è un instancabile bisogno di infinito. Cioè di Dio. Ma dobbiamo prenderne coscienza per ritrovare il senso di quel che siamo e della vita. Ed essere felici. E: Se si è lontani da Dio, lo si è anche da tutto ciò che in Dio si rispecchia: l’umanità, la natura, la bellezza, la speranza, il dono e, soprattutto, il significato e il valore dell’esistenza. È d’accordo? AS: Sì, ci perdiamo tutto questo. Una ricchezza enorme dilapidata per la sola mancanza di riflessione su noi stessi e su quanto ci è stato donato. E: Non crede che l’atteggiamento della Chiesa di fronte all’attuale crisi della persona non riesca a superare i confini di un discorso pedagogico, da pulpito, che fatica a far breccia nell’animo della gente? AS: Purtroppo quanto di interessante viene dalla Chiesa, trova, nel circo mediatico, poco riverbero. Anzi, non di rado i media s’interessano a ciò che dice il Papa, o un personaggio in vista del mondo ecclesiastico, solo per giocarci con ambiguità, per scatenare polemica. Mi viene da fare una battuta. Il problema della fatica a penetrare nell’animo delle persone che la Chiesa ha in questo momento, come l’ha avuto in altri periodi storici, non lo risolve la Chiesa stessa, né alcun altra persona o organismo, ma il “titolare della baracca”, che non sta tra noi. Il quale manda dei segnali forti attraverso i santi e le manifestazioni come Lourdes, Medjugorje, Fatima e via dicendo, perché parlino al cuore degli uomini e questi capiscano. E: C’è un’istituzione che più di tutte sembra avere svilito la sua forza propulsiva per la crescita qualitativa delle persone e della società: la famiglia. Quali rischi questa situazione sta comportando e comporterà?

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AS: Minando la cellula più importante e vitale della società, ogni pezzo di questa va a rotoli. I segnali sono già evidenti. La famiglia vive una stagione difficilissima. Difficile il rapporto tra i coniugi minato dalle logiche materialistiche e nevrotiche della società. Difficile il rapporto genitori-figli, per una evidente scarsa autorevolezza da parte dei genitori, spesso assenti di fronte ai problemi dei figli, perché sempre

Difficile crearla la famiglia, per colpa di una crisi economica che su di essa ha riflessi evidenti. più presi da quelli del lavoro, o incapaci di farvi fronte per mancanza di senso di responsabilità o di disposizione al sacrificio. Difficile crearla la famiglia, per colpa di una crisi economica che su di essa ha riflessi evidenti. E difficile è essere vera famiglia in tempi in cui pretendono di esserlo anche unioni di persone che non hanno le caratteristiche biologiche per diventarlo. Mi riferisco alla pretesa degli omosessuali. Ai quali va tutto il rispetto, l’attenzione, la protezione possibile, ma non può essere concesso loro di costituire famiglia. Lo dice la natura, lo dicono scienziati come Freud, il quale asseriva che i bambini hanno bisogno di una figura di padre e una di madre, cioè di un uomo e di una donna biologicamente tali per crescere bene, in armonia con la realtà naturale. Altrimenti andrebbero incontro a degli scompensi psicologici notevoli. È arrivato il momento di riscoprire il ruolo e il valore della famiglia, di proteggerla e di favorirla nei modi più consoni. Da qui parte la spinta propulsiva per una ripresa morale e materiale della Comunità. E: Ci salveranno i “viandanti folli”? Gli uomini disposti al nitore del pensiero e a quello dell’agire? AS: Sì, e anche i santi, i più folli di tutti, perché proclamano una verità che la maggior parte degli uomini fa di tutto per farla apparire come insensata, folle, ma nel senso deteriore del termine. E: Sa cosa diceva Karl Jaspers a questo proposito? AS: Cosa diceva? E: “…in una simile epoca, di perduta innocenza, è forse la follia la condizione di ogni autenticità”. AS: Come dargli torto…




lavoro

Urgono politiche per lavoro, istruzione, educazione e cultura Innocenzo Cipolletta

“Ci vuole un’indagine molto parsimoniosa e un po’ malandrina per scovare nell’umana contraddizione, il sottile filo logico della verità”.

(Juri Sinvinsky)

Il pensiero di Innocenzo Cipolletta Economista e dirigente d’azienda di Giusi Miccoli

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E: Dottor Cipolletta, lei ha sostenuto che c’è un atteggiamento tipico della nostra epoca che ci spinge a essere ottimisti nel lungo termine e pessimisti nel breve. Una sorta di strabismo che ha le radici nella nostra “avversione al rischio”. Come è possibile ipotizzare e lavorare per l’innovazione tecnologica e organizzativa? IC: Siamo nel pieno di una rivoluzione tecnologica e al cambio di passo nell’economia mondiale. Il mondo negli ultimi 15 anni è cresciuto a ritmi mai conosciuti prima. Crescono molto le aree povere e poco le aree ricche. Se vedessimo il nostro pianeta da fuori, probabilmente diremmo che finalmente abbiamo trovato la soluzione ai nostri problemi perché è impossibile andare avanti con aree ricche che crescono e aree povere ferme. Questo sta avvenendo grazie anche all’innovazione tecnologica, che ha permesso di superare le barriere geografiche e temporali, e colmando quelle culturali. E: Perché avvertiamo una sensazione di pericolo? Perché viviamo la crescita degli altri – mentre noi siamo fermi – come un rischio di declino, di non essere più al centro dell’attenzione. Queste popolazioni crescono copiando quello che noi produciamo e quindi togliendoci una parte della nostra specialità e del nostro lavoro. La storia ha insegnato che in situazioni del genere chi è ricco, come nel nostro caso, si sposta verso attività di più alto livello e qualità, e lascia lo spazio a chi è più povero. IC: Tutto questo è bello da dire, però fa a pugni con il fatto che le persone si trovano di fronte la necessità di cambiare o il rischio di perdere il lavoro. Se però si vuole fare in modo che questa rivoluzione si risolva positivamente e non provochi tensioni, bisogna cercare di favorire il cambiamento. Sono quindi necessarie politiche di sostegno, come per esempio quelle per il lavoro, e un forte investimento in istruzione, educazione, cultura: in questo modo si facilita l’accesso alle nuove tecnologie e ai nuovi mezzi limitando la paura di perdere quello che non si ha. E: La corruzione in Italia è un’emergenza nel pubblico, ma recentemente abbiamo avuto segnali forti che anche il privato ne sia permeato. Quali i valori che dovremmo recuperare? IC: La corruzione è un’emergenza. L’errore è nel pensare che pubblico e privato siano due cose diverse. La corruzione c’è stata sempre in entrambi gli ambiti e probabilmente nel privato è più forte. Non viene chiamata corruzione, ma relazione, conoscenza, discrezionalità, scelta individuale. In molti paesi anche questa è considerata corruzione ed è perseguita penalmente. A tal proposito ricordo che l’Italia è stata condannata da ONU e OCSE perché nel nostro Paese non è previsto il reato di corruzione nel privato. Quindi la prima cosa da fare è prevedere una legge sulla corruzione in questo settore.

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E: La legge voluta dal Ministro Severino introduce tale di reato nel privato, ma lo lascia molto labile. Invece, la corruzione nel privato dovrebbe essere considerata un reato penale come nel settore pubblico. Così è possibile far emergere i valori italiani: l’essere un popolo collaborativo che cerca di stare al passo con i tempi. IC: Dobbiamo essere altrettanto trasparenti quanto gli altri popoli europei e seguire le regole da loro adottate. Solo così saremo ritenuti affidabili. E: Come vede il futuro delle relazioni industriali, in base ai più recenti provvedimenti del Governo e alle prese di posizione delle grandi aziende? IC: Nelle relazioni industriali italiane vedo una sorta di schizofrenia: vanno abbastanza bene nelle aziende, ma rimangono problemi nei media. Ritengo sia un’eredità del passato rimasta nella nostra memoria, mentre invece è stata risolta a livello di impresa. Rimangono problemi nel settore pubblico, perché non ha un interesse da difendere e quindi ci sono problemi importanti. Continuare a insistere a modificare le normative e cercare di trovare normative migliori nel mercato del lavoro, oggi è inutile e dannoso. E: Recentemente lei ha affermato che la crisi finanziaria globale del 2008 è intimamente legata alle politiche internazionali di scontro militare. Sulla base di questo approccio è possibile capire dove sta andando il mondo e quale potrebbe essere la prossima crisi globale? IC: Nel mio libro avevo previsto quale potesse essere la prossima crisi mondiale e in quale area geografica sarebbe scoppiata la guerra. Avevo previsto che il centro dell’attenzione si sarebbe sposato sull’Africa. Purtroppo i recenti eventi lo hanno confermato: le primavere islamiche, la situazione in Mali e in Centro Africa. C’è stato uno spostamento da oriente verso occidente. Negli anni ’60 i problemi erano in Asia, negli anni ‘80 e ‘90 in medio oriente, adesso si spostano verso l’Africa. Credo che la prossima crisi deriverà dalle tecnologie informatiche. Nel libro sostenevo che ci sarebbero state tecnologie rivoluzionarie nel campo dell’alimentazione e della salute che avrebbero portato l’Africa a essere un produttore di cibo e quant’altro, ponendosi al centro dell’attenzione internazionale. Sicuramente l’innovazione andrà a toccare temi importanti della nostra vita sconvolgendo gli equilibri attuali e provocando probabilmente una nuova crisi.


INTERNO OTTO ROMA

LAVORIAMO PER UNA RETE PIÙ LEGGERA PER L’AMBIENTE

LAVORARE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE VUOL DIRE ANCHE TRASMETTERE ENERGIA RESPONSABILMENTE. QUESTO È L’IMPEGNO DI TERNA. Con il 99% delle infrastrutture, Terna è il principale proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica ad alta tensione in Italia ed è responsabile della gestione in sicurezza, in ogni momento dell’anno, del costante equilibrio tra domanda e offerta. Per Terna responsabilità verso gli stakeholder significa avere un approccio sostenibile all’ambiente e al territorio, obiettivo perseguito dialogando con le regioni e gli enti locali per individuare il luogo più adatto a ospitare nuove linee, contenendo gli impatti sulla biodiversità e sul clima e riducendo, se possibile, i km di linee elettriche attraverso razionalizzazioni della rete. Il rispetto di Terna per l’ambiente e la biodiversità ha portato ad un accordo con LIPU-Lega Italiana Protezione Uccelli per studiare le interazioni tra linee elettriche ad alta tensione e l’avifauna. Un accordo di collaborazione con il WWF prevede l’armonizzazione dei criteri ambientali utilizzati da Terna nello sviluppo della rete con la strategia di conservazione ecoregionale del WWF. I risultati ambientali e sociali di Terna hanno avuto un importante riconoscimento a settembre 2009 con l’inserimento nel Dow Jones Sustainability Index World, il più prestigioso indice etico mondiale che comprende le migliori 300 società, di cui solo 12 italiane, quanto a performance di sostenibilità.

Terna S.p.A. • Rete Elettrica Nazionale • Viale Egidio Galbani, 70 • 00156 Roma • info@terna.it • www.terna.it


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internet di ambiente ed energia Il più diffuso notiziario internet dedicato all’ambiente e all’energia, liberamente accessibile in rete. Sette aree tematiche che coprono tutti i settori rilevanti: l’inquinamento, i rifiuti, il riciclo degli imballaggi, le energie tradizionali e rinnovabili, le utilities, l’industria. Ogni settimana più di cento articoli di cronaca sui fatti, le novità, gli scenari italiani e internazionali. Un’area di approfondimento arricchita da interventi autorevoli di protagonisti del settore, testi di legge e documenti inediti.

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GREEN 3.0 (Italia, più verde meno spreco) di Maurizio Guandalini e Victor Uckmar Mondadori Università, 2012, pag.350 Euro 24,00

L’ENERGIA CHE HO IN MENTE (Guida alla scelta dei fornitori di elettricità e gas e al risparmio di energia: luce, calore, viaggi con più rinnovabili e meno emissioni)

ALTERNATIVE ENERGETICHE (Breviario dell’autosufficienza locale)

FUOCHI

di Yona Friedman

Vallecchi, 2012, pag.234

Bollati Boringhieri, 2012, pag.193

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di Pietrangelo Buttafuoco

Euro 17,00

Altraeconomia, 2012, pag.72 Euro 4,00

Green 3.0 perché è il terzo volume della Collana che l’Editore dedica al “verde”. Sono raccolti oltre trenta saggi che riportano il punto di vista dei protagonisti e delle aziende che in Italia lavorano sul fronte dell’economia sostenibile e su quello dell’innovazione. In evidenza le sperimentazioni che “spingono di più la tecnologia al futuro”, senza trascurare il mondo delle energie rinnovabili tradizionali. Si va dal pratopascolo fotovoltaico alle reti di teleriscaldamento, dalla green region al green building, dalla bioarchitettura al mattone ecologico. Nella terza parte, gli approfondimenti sulla “Blue economy”, che per l’economista belga Gunter Paul, sono l’evoluzione della “Green economy”, e indicano “ciò che segue la natura, produce e non distrugge”. La prefazione è di Corrado Clini, già ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del mare.

La famiglia Rossi ha problemi di energia: tra gas, elettricità e benzina spende e inquina sempre di più. Vorrebbe consumare meno, risparmiare denaro, ridurre le emissioni ma non sa bene da dove cominciare. Questo manuale è una guida pratica per capire la bolletta energetica, per scegliere in modo consapevole i fornitori, per privilegiare le fonti rinnovabili. Ma anche per produrre da soli energia o per acquistarla collettivamente. Il libro è stato curato dal Gruppo Elettrogeno, un team formato da ingegneri dell’ambiente, giuristi, esperti di politiche energetiche e di tutela dei consumatori.

La nostra civiltà industriale consuma molta energia. Ora, di fronte al costo crescente delle risorse, è necessario pensare a una nuova politica che si fondi sulla lotta allo spreco, che recuperi le pratiche di risparmio che un tempo erano comuni nelle nostre campagne. Per l’Autore, dunque, occorre pensare a una “civiltà contadina modernizzata”, basata sull’autosufficienza locale.

Bi

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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L’Autore racconta con la sua personalissima penna, personaggi, contraddizioni, termini e situazioni che stanno caratterizzando il nostro tempo. Fuochi perché sono parole, le sue, capaci di bruciare la fisicità delle pagine dei quotidiani e trasformarsi in passaggi di racconto, disvelatore e ironico allo stesso tempo. Fuochi sono gli incontri di Buttafuoco con i personaggi della politica, del giornalismo, della società dai quali emerge un mosaico più complesso di quello che gli esegeti o i detrattori compongono. Fuochi sono i racconti, le pillole, gli aneddoti sparsi che si fanno apologhi e ci aiutano a comprendere. Pietrangelo Buttafuoco, giornalista e scrittore, è Autore di: “Le uova del drago” (2005), “L’ultima del diavolo” (2008), “Il lupo e la luna” (2011). È presidente del Teatro Stabile di Catania.

“L’attimo è un fiore. Se lo sai cogliere è bellezza e profumo. Altrimenti è vanità che perisce”

(Fernando De Sousa)

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Mp Mondo Piccolo

Sospetto il linguaggio Sospetto il linguaggio la parola frusta che diventa “parola”. Sospetto il linguaggio che non sa del sentire del sorriso e della lacrima. Sospetto il linguaggio che affolla le passioni disconoscendone il senso e la forza. Sospetto il linguaggio che riempie di polvere ogni slancio di vita ogni possibile silenzio ogni qualità del dire ogni momento con l’altro. Sospetto il linguaggio che edulcora il sogno e alla speranza offre una ragione che è solo inganno. lo Smilzo

Libri e dediche d’Autore

Fn

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

Accade talvolta, sfogliando le pagine di un libro “perduto” e ritrovato negli scaffali di una libreria antiquaria, o in una bancarella, di scoprire la dedica autografa dell’Autore a un personaggio o “Al Cavalier…Tal dei Tali”. Così, curiosando in uno scaffale “specializzato”, si scopre il romanzo “Cléo robes e manteaux” di Guido da Verona, dedicato nel 1927 a un commentatore “con la speranza che questa piccola Cléo sappia riscuotere da lui un sorriso”. Stanislao Nievo, pronipote di Ippolito Nievo, nel 1998, su una copia del suo libro ”Il sorriso degli dei”, annota: “Una storia della mia famiglia, con un destino un po’ forte, ma sempre pieno di accettazione della vita,

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(e di quel che viene dopo), con simpatia”. Tra tante, spicca quella dello scrittore Luciano De Crescenzo che, con il genio della sua “napoletaneità” e ispirandosi a Eduardo De Filippo, nel dicembre 1989, scrive su un suo libro a un “papà” per “un Natale in casa De Crescenzo”. P.S. È indubbio, comunque, che scoprire una “dedica a…” provoca talvolta qualche sconcerto; come se si fosse curiosato, per caso, attraverso lo spiraglio di una porta socchiusa.

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La mia sera Il giorno fu pieno di lampi; ma ora verranno le stelle, le tacite stelle. Nei campi c’è un breve gre gre di ranelle. Le tremule foglie dei pioppi trascorre una gioia leggiera. Nel giorno, che lampi! che scoppi! Che pace, la sera! Si devono aprire le stelle nel cielo sì tenero e vivo. Là, presso le allegre ranelle, singhiozza monotono un rivo. Di tutto quel cupo tumulto, di tutta quell’aspra bufera, non resta che un dolce singulto nell’umida sera. È, quella infinita tempesta, finita in un rivo canoro. Dei fulmini fragili restano cirri di porpora e d’oro. (…) Giovanni Pascoli1 (in “Canti di Castelvecchio”, 1903)

1855-1912. Nel 1905 successe a Giosue Carducci nella cattedra di Letteratura italiana a Bologna. Numerose le sue raccolte di versi. Ricordiamo: “Myricae”, 1891; “Nuovi poemetti”, 1909; “Odi e Inni”, 1906.

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Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

E+ Energia, letteratura, umanità

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Fo La foto di Andrea Amato

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Tonino Lombardi Tonino Lombardi (Monteleone di Puglia 1924 – Roma 2008) appartiene a quella sfera di artisti che hanno sperimentato con successo molteplici aspetti dell’arte: pittura, scultura, ceramica, grafica e musica. Il linguaggio di Tonino Lombardi, partito da premesse figurative, si è nel tempo concretizzato, attraverso una rigorosa e continua ricerca, all’interno dell’astrattismo ponendo l’accento sui problemi spaziali riducendo la “forma” ad effetto ritmico visualizzato sulla tela come immagine della memoria in rapporto dialettico con la realtà (esplicitata nei titoli delle opere) che ne costituisce il fondamento. La sua pittura, caratterizzata da slanci cromatici imprevedibili altamente poetici, si distingue per l’originale contributo alla molteplicità dei “linguaggi” non figurativi, grazie alla capacità di convertire la realtà cromatica in profonda sensazione emotiva nella quale l’elemento tempo che ne scandisce il ritmo (così come nelle sue composizioni musicali) ha una decisiva e fondamentale rilevanza. Le sue sculture, da quelle monumentali a quelle di piccolo formato, esprimono una vigorosa pienezza stilistica, accentuata da un raffinato linguaggio arcaicizzante vagamente simbolico, particolarmente attenta al valore plastico e figurale della forma in rapporto alla luce. In cinquant’anni di professione ha allestito in Italia e all’estero oltre sessanta mostre personali in musei pubblici e gallerie private e ha partecipato, su invito, a oltre trenta tra rassegne e collettive nazionali e internazionali, ottenendo prestigiosi riconoscimenti dalle più qualificate firme della critica. Ultimi, in ordine di tempo, le antologiche allestite nel 2007 nel Museo Borges di Buenos Aires e nel Museo del Ministero della Cultura di Montevideo. Nel 2009, ad un anno dalla sua scomparsa, è stata allestita una retrospettiva, organizzata dal locale Istituto Italiano di Cultura, nella Galleria De Artes Visuales Universidad Ricardo Palma di Lima.

“Finestra sul futuro”, 1965, resina e olio su tela cm. 50x70

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

Tonino Lombardi

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lavoriamo in pi첫 di 80 paesi, per portarvi energia

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