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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Periodico del GSE Marzo 2012

Ridurremo le emissioni di CO2 Philip Lowe

Gli Stati UE applichino la legislazione concordata Connie Hedegaard

Clima, regime vincolante per tutti Alberto Biancardi

Gas, separazione delle reti e un mercato spot più libero Stefano Caldoro

Le fonti energetiche volano di sviluppo e di crescita Nicola Zingaretti

Rinnovabili, tutela dell’ambiente, meno CO2, è la nostra sfida Francesco Ferrante/Stefano Saglia

Le scelte per un efficiente sistema energetico Il mondo di Corrente

Le eccellenze italiane Giordano Bruno Guerri

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Corrado Clini

SPECIALE Energia dai rifiuti

Creatività, voglia di bello e di cultura. La rinascita dell’Italia parte da qui

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lavoriamo in pi첫 di 70 paesi, per portarvi energia eni.com


Rinnovabili

Tecnologia Italiana un'eccellenza per lo sviluppo dei Paesi emergenti Sono rimasto particolarmente colpito dall’immagine della più grande imbarcazione del pianeta alimentata a moduli fotovoltaici, che - dopo aver viaggiato per oltre 48.000 km - da settembre 2010, usando solo l’energia dal sole, è stata ormeggiata durante la quinta edizione del World Future Energy Summit nel porto di Abu Dhabi, come simbolo per ricordare l’importanza delle energie rinnovabili. Importanza di cui è ben consapevole il nostro Paese, forte degli oltre 12.500 MW di potenza fotovoltaica installata, equivalenti all’entrata in esercizio di circa 327.000 impianti. Dati che ci proiettano di fatto al primo posto nella graduatoria mondiale per potenza fotovoltaica nel 2011. Forte di questi numeri, l’Italia si è presentata al WFES 2012 conquistando la fiducia degli Emirati Arabi Uniti, Nazione che punta esclusivamente alla qualita’ delle tecnologie emergenti ed ecosostenibili per realizzare progetti di efficienza energetica, integrazione delle fonti e progetti di smart cities. In questi settori l’Italia si propone come un Paese che, per esperienza, sensibilità e forza tecnologica, è in grado di offrire una ricerca e uno sviluppo adeguate alle necessità richieste.

Operare negli Emirati Arabi Uniti può significare allargare il nostro orizzonte verso l’Oriente, tessendo e allacciando nuovi e proficui rapporti commerciali con gli Stati lì esistenti, anche grazie al buon operato della nostra Ambasciata negli EAU. Sono però convinto che l’Italia possa estendere anche in altre regioni il suo raggio d’azione nelle politiche di crescita delle fonti rinnovabili. Penso alle aree in via di sviluppo, al Brasile, all’Arabia Saudita e all’Africa, in particolare al Mozambico, ma anche al Sud America e al Giappone. Quest’ultimo interessato soprattutto alla tecnologia italiana delle smart grids. Lo potrà fare anche con l’ausilio dell’attività che “Corrente” volge nel settore delle rinnovabili, che ha mostrato nel tempo la validità di un’iniziativa che spinge le aziende italiane a intraprendere un cammino di qualità e di eccellenza che potrà dar vigore e soddisfazione a quelle sacche di intelligenza, di passione e di creatività di cui la nostra gente è da sempre portatrice feconda.

l’E

l’Editoriale di Emilio Cremona / Presidente GSE

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Direttore Responsabile Romolo Paradiso Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma Editore GSE Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648 Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Natascia Falcucci Guido Pedroni Luca Speziale Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali Realizzazione impianti e stampa Arti grafiche Tilligraf Via del Forte Bravetta, 182 00164 Roma

Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato iStockphoto Fotolia Direttore Editoriale Fabrizio Tomada Hanno collaborato a questo numero Roberto Antonini Luca Benedetti Edoardo Borriello Alessandro Buttà Fausto Carioti Livia Catena Valter Cirillo Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Jacopo Giliberto Piergiorgio Liberati Carlo Maciocco Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama)

Gabriele Masini Romina Maurizi Giusi Miccoli Ilaria Proietti Andros Racchetti Antonio Rizzi Un particolare ringraziamento a Francesco Trezza

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Anev Archimede SRL Attackit Banca Intesa San Paolo Banca Popolare di Sondrio Centro Documentazione Giornalistica Day4 Energy Jinko Solar I Casco Inergia Leitwind Ediltevere Egl Enel Eneco Energia Energethica Energy Med Eni International Power Nuova Cma Punto Com Reed Expo Solar Expo Studio Bartucci S.r.l Terna Yingli Solar 4Noks

Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

Rivista ad Impatto Zero®. Compensate le emissioni di CO2 generate per la produzione e stampa. In copertina “Il pescatore di perle” Tecnica mista su tavola di Danilo Maestosi

Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

GSE Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma T +39 0680111 F +39 0680114392 info@gse.it www.gse.it

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Chiuso in redazione il 22 febbraio 2012

AU Guidubaldo Del Monte, 72 00197 Roma T +39 0680101 F +39 0680114391 info@acquirenteunico.it www.acquirenteunico.it

Elementi è visibile in internet ai siti www.gse.it corrente.gse.it

GME Largo Giuseppe Tartini, 3/4 00198 Roma T +39 0680121 F +39 0680124524 info@mercatoelettrico.org www.mercatoelettrico.org

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RSE Via R. Rubattino 54 20134 Milano T +39 0239921 F +39 0239925370 www.rse-web.it

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Anno 2012 n. 25 marzo 2012

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Efficienza energetica, è la sfida Le poche risorse energetiche, la pesante dipendenza dall’estero, il cui costo grava sul sistema paese per circa 20 miliardi l’anno, devono indurre l’Italia a intraprendere azioni in grado di portare miglioramenti al comparto dell’energia. Molto si è fatto per incentivare lo sviluppo delle fonti rinnovabili, sulle quali è riposta la speranza futura di un mondo finalmente affrancato dal peso degli idrocarburi, ma molto si può e si deve ancora fare, viste le opportunità che il settore è in grado di offrire. Favorire con determinazione lo sviluppo della ricerca e delle tecnologie legate alle rinnovabili è una delle carte importanti che una Nazione come la nostra deve giocare, se vuole incentivare ulteriormente la crescita, la diffusione e l’uso dell’energia alternativa. Con riflessi positivi sull’economia e ricadute favorevoli sia in termini di occupazione sia di competitività con gli altri Paesi. Ma c’è di più. C’è un aspetto fino ad ora poco valutato e che invece lascia intravedere sbocchi importanti per il sistema energetico e per la nostra economia: è quello legato all’efficienza energetica.

Malgrado le facilitazioni non sempre costanti di ordine fiscale e l’utilizzo, a volte affannoso, di strumenti come i Certificati Bianchi (che ora però dovrebbero trovare maggior vigore con le 47 nuove proposte dell’AEEG il cui scopo è la riduzione dei consumi di circa 800.000 tep nei prossimi cinque anni) l’efficienza è riuscita a produrre benefici a costi bassi. Secondo uno studio di Confindustria la stabilizzazione degli stessi benefici fino al 2020 potrebbe favorire la compensazione tra le minori entrate per le casse dello stato (detrazioni fiscali e minor gettito da accise, e altro), con nuove entrate, come la maggiorazione dell’iva e l’emersione del nero. Nel 2020, pertanto, l’Italia potrebbe ridurre la propria bolletta energetica di circa 25 miliardi l’anno, incrementare il Pil dello 0,4% ogni anno e, non ultimo per importanza, registrare un milione e mezzo di nuovi occupati. Non è poco, specie se a questo si aggiunge quanto emerso da uno studio dell’Enea sulla riqualificazione degli edifici pubblici: gli 8,2 miliardi di investimenti necessari, infatti, sarebbero ripagati dal risparmio energetico in venti anni. Qualcuno ha detto che tali iniziative possono essere intraprese solo se la politica torna a governare le cose di questo Paese. Ciò però significa allungare i tempi di attesa di progetti che invece il buon senso e la giusta visione dovrebbero indurre a intraprendere presto. Perché l’efficienza energetica rappresenta uno dei più efficaci volani per favorire un moderno sviluppo industriale, oltre a rivitalizzare la nostra economia e a fungere da arma importante per alleggerire la dipendenza energetica, con impegni di spesa di non alta entità. Lavorare per la sua crescita e per il suo sviluppo significa accettare una sfida che dovrà coinvolgere le intelligenze più vivaci, affinché l’Italia possa marciare al passo con i tempi, dimostrandosi in grado di competere con i più avanzati sistemi energetici ed economici internazionali.

Virgolette di Romolo Paradiso

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rubriche

primo piano

03 l’E l’Editoriale 05 “” Virgolette 08 P° il Punto 36 Mc il Mondo di Corrente 78 En Elementi Normativi 97 Bi Biblioteca 99 Mp Mondo Piccolo 99 Fn Filo di Nota 101 E+ Energia, letteratura, umanità 102 Co la Copertina

10 Ridurremo le emissioni di CO 14 Gli Stati UE applichino

Elementi

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Intervista a Corrado Clini

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A tu per tu con Phil Lowe

la legislazione concordata

18 Clima, regime vincolante per tutti 20 Gas, separazione delle reti Connie Hedegaard

A colloquio con Alberto Biancardi

e un mercato spot più liquido

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A confronto con Stefano Caldoro e Sergio Vetrella

Le fonti energetiche volano di sviluppo e crescita

27 Rinnovabili, tutela dell'ambiente, Il punto di vista di Nicola Zingaretti

meno CO2, è la nostra sfida faccia a faccia

30 Le scelte per un efficiente

Francesco Ferrante e Stefano Saglia

sistema energetico


energia rinnovabile

40 Incentivi sul rendimento

Incontro con Luigi Paganetto

degli impianti

42 L'Italia oltre il giro di boa 48 Azioni rinnovabili? Parla Alberto Clô

Il fallimento della politica

50 La tecnologia italiana per lo

Corrente al World Future Energy Summit

sviluppo sostenibile mondiale

71 Smart grid, ci vuole

Il pensiero di Maurizio Mayer

un'industria italiana energia e nuovi media

75 L'energia? Te la spiega un "cinguettio" energia del pensiero

80 Creatività, voglia di bello e di

Un caffé con Giordano Bruno Guerri

cultura. La rinascita parte da qui lavoro

54 L'accumulo di energia 93 Responsabile, umano nei sistemi elettrici e con visione. È il vero manager 57 Cadono gli dei, ora cosa succede? 60 Quei soffi virtuosi di Eolo Dialogo con Valerio Natalizia

So Sommario

Quattro chiacchiere con Carlo Schiapparelli

speciale energia dai rifiuti

62 Ma quali rifiuti? Energia! energia

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Arturo Lorenzoni, Vittorio D'Ermo, Carlo Stagnaro

È un mondo in riserva?


Vi dico quando si potrĂ ridurre la bolletta energetica 8

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Le fonti rinnovabili di energia sono un costo. Si sa. Vengono incentivate, e l’incentivo viene prelevato dalle bollette elettriche, producendone un rincaro. Ma siamo sicuri che questi incentivi siano solamente un costo? Non è detto. Al contrario, da tempo ci sono indicatori opposti, come hanno mostrato alcune esperienze estere. In pochissime parole: le fonti rinnovabili di energia aumentano la competizione tra fornitori, riducono la dipendenza da metano, petrolio e carbone (che sono di importazione), fanno scendere le bollette, mentre il costo dell’incentivo le fa rincarare. Quando prevale l’uno o l’altro effetto? Il peso degli incentivi si fa sentire quanto meglio funzionano nel loro obiettivo di diffondere impianti, mentre l’effetto venefico è più percepibile quando rincara il greggio, e con esso tutti i costi energetici tranne l’energia verde. In questo periodo, con i sussidi che sono destinati a scendere e con il petrolio in corsa pazza, l’effetto è pressoché neutrale, come ha dimostrato il ritocco (anzi, il rincaro) delle bollette di luce e gas deciso dall’Autorità dell’Energia dal 1° gennaio al 31 marzo: l’aumento dei costi è dovuto soprattutto agli andamenti dei prodotti petroliferi ed energetici. In futuro, con gli aiuti alle fonti rinnovabili d’energia in calo continuo e con l’avvicinarsi della cosiddetta “grid parity”, sarà predominante l’effetto di moderazione dato dall’energia verde. Qualche dato. i costi dei prodotti derivati dal petrolio e del metano, nel 2010 sono aumentati in media del 26,5%. Il metano, con cui si produce la metà dell’elettricità italiana, è aumentato del 12%: c’era quindi da aspettarsi un aumento di almeno il 6% nella bolletta. Che invece è stato decisamente inferiore: la componente energia della bolletta, quella dipendente dalla produzione elettrica (il resto sono tasse e addizionali varie), è passata infatti solo da 0,093 a 0,095 euro per chilowattora, quindi la crescita è stata poco più del 2%. Come mai? Sole e vento hanno moderato il petrolio e il gas. In un anno ogni 3% di mancato aumento del prezzo del chilowattora si traduce in un miliardo di euro di risparmio sulle bollette degli italiani. Un beneficio aggiuntivo potrà venire da quei circa 18 miliardi di euro che, secondo la stima dell’Associazione Produttori di Energia Rinnovabile, fra il 2000 e il 2020 si risparmieranno per non aver dovuto acquistare permessi a emettere CO2. Perché allora le bollette energetiche italiane sono così salate? Molto più della media europea? Più volte le imprese italiane hanno lanciato l’allarme per quel divario del 30% che distacca i nostri costi energetici da quelli degli altri Paesi europei. Un costo che in molti casi rende insostenibile la competizione internazionale, pur avendo le imprese italiane un costo del lavoro assai contenuto rispetto ai concorrenti esteri diretti, come i tedeschi. Il divario è dovuto a molti fattori. L’incentivo alle fonti rinnovabili di energia è una delle molte voci che, sommate, creano il sovraccosto. Se ne possono ricordare altre, molte altre. Voci che possono essere assai pesanti sulle tasche degli italiani e delle imprese. Ecco già un divario: i listini della Borsa elettrica. Le quotazioni al mercato elettrico italiano sono più superbe di quelle di altre piazze di negoziazione dei chilowattora. Qui, oneri e incentivi in bolletta non ci sono. La Borsa elettrica è il termometro dell’andamento del mercato, che indica la febbre del settore energetico. Essa non è la causa della malattia ma la misura. Più volte, sbagliando, la politica ha provato a correggere il divario di costo energetico con l’estero intervenendo sui meccanismi di formazione dei prezzi elettrici all’ingrosso. Dov’è l’errore della politica?

È demagogia da quatro soldi: il pensiero che cambiando la scala dei gradi sul termometro si guarisse la malattia. Chi vuole sostituire il sistema di prezzo marginale con il sistema di “pay as you bid” è come chi, per rimediare la febbre di un sistema elettrico malato, vuole sostituire sul termometro la scala centigrada con la misura in gradi farenheit. Un’illusione. Entrambi i sistemi di formazione dei prezzi elettrici portano alle stesse conclusioni, seppure con intonazioni diverse, perché il virus è nel mercato dimezzato. Nella liberalizzazione compiuta solamente a metà. L’energia ci costa troppo perché usiamo il preziosissimo metano, dicono. Vero. Il metano costa un botto. Eppure la tecnologia per usare il metano ha efficienze altissime che ne mitigano il costo, mentre quando domani nell’economico carbone verrà conteggiato il costo delle emissioni di anidride carbonica si ridurrà il divario tra i combustibili. Il metano ha anche un altro problema: lo stato di sostanziale monopolio nelle importazioni. Monopolio che si sta spacchettando. Ma nei fatti, finché bisogna pagare il pedaggio a chi possiede le autostrade del gas, non si riesce ad avere il metano a basso prezzo dei mercati internazionali. Ci sono poi i sovraccosti (altissimi) creati dai nodi della rete di alta tensione: nodi che Terna cerca di sciogliere, tra mille ostacoli. Quando i chilowattora potranno correre senza ostacoli da Trapani a Trieste i costi scenderanno. Quando si esce dal mercato all’ingrosso e si passa alle tariffe finali per imprese e famiglie, entrano altre voci di costo. Gli oneri nucleari, per esempio (paghiamo non il referendum dell’87 ma la decisione di spegnere le centrali nucleari di botto, senza lasciare che esaurissero il loro ciclo di produzione). Gli sconti elettrici ad alcune imprese della metallurgia e di altri settori che pagano la corrente sottocosto (il divario è pagato dagli altri). Alcuni vecchi incentivi a pseudo-rinnovabili. Modesta proposta. Proviamo a far pagare a ognuno la corrente elettrica il suo vero costo. Compresi i costi ambientali che oggi vengono scaricati nei polmoni dei cittadini. Che ognuno guadagni il giusto, senza orpelli. Che ognuno paghi il giusto. L’energia costerà meno. Davvero.

P° il Punto di Jacopo Giliberto

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primo piano

Ridurremo le emissioni di CO2 Corrado Clini

INTERVISTA A CORRADO CLINI Ministro dell’Ambiente

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Il taglio delle emissioni grazie a politiche in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture. Ma serve una gestione oculata del territorio, rafforzando la prevenzione del rischio di dissesto idrogeologico, e del nostro straordinario patrimonio naturalistico e ambientale. Vantaggi economici a chi consuma nel rispetto dell’ambiente. É necessario potenziare le rinnovabili, investendo su ricerca e sviluppo. Un primo obiettivo è quello di incrementare il fotovoltaico, cercando di agevolare la produzione di grandi quantità di energia in piccole estensioni. Si deve poi investire sull’eolico, specie per gli usi civili. L’Italia avrà un suo piano per l’efficienza energetica entro il 2013. Nuove infrastrutture? Va modificato il sistema autorizzativo.

di Romina Maurizi E: La polemica sul costo degli incentivi alle rinnovabili resta alta. Ha annunciato di voler rivedere le agevolazioni per attrarre investimenti in Italia, che cosa intende? E: Ministro quali sono le sue priorità d’azione? CC: L’agenda del ministero è stretta perché in buona parte determinata dagli obblighi che abbiamo assunto in sede comunitaria e internazionale. L’obiettivo è il taglio delle emissioni di gas serra, da raggiungere mettendo insieme politiche in campo energetico, dei trasporti e delle infrastrutture. Accanto a questo, una gestione oculata del territorio, rafforzando la prevenzione del rischio di dissesto idrogeologico, e del nostro straordinario patrimonio naturalistico e ambientale. Bisogna sforzarsi di modificare l’attuale approccio conservativo, perché tale patrimonio può e deve essere uno dei volani dello sviluppo economico del nostro Paese. E: Il “no” al nucleare, il boom del fotovoltaico: appare sempre più urgente l’adozione di una Strategia energetica nazionale. Come sarà il mix del futuro? CC: É necessario potenziare le rinnovabili, investendo su ricerca e sviluppo. Un primo obiettivo è quello di incrementare il fotovoltaico, cercando di agevolare la produzione di grandi quantità di energia in piccole estensioni. Occorre poi investire sull’eolico, specie per gli usi civili. Il fotovoltaico nei prossimi anni dovrebbe fare un salto tecnologico come quello compiuto alla fine degli anni ‘80 dalla telefonia nel campo delle comunicazioni. Il settore ha un potenziale enorme di sviluppo, attualmente viene infatti utilizzato soltanto il 10-12% dell’energia solare. Però tutti gli sforzi che potremo mettere in campo per aumentare le capacità produttive da rinnovabili resteranno vani se di pari passo non snelliremo l’iter autorizzativo per gli impianti. Abbiamo due impegni: finire di giocare al gioco dell’oca per le autorizzazioni relative agli impianti rinnovabili e dare garanzie al settore.

CC: Gli incentivi per le rinnovabili non costituiscono di certo il peso più importante delle bollette elettriche degli italiani. Non è vero che sono un costo, ma piuttosto un’opportunità da implementare dentro una cornice normativa certa. Purtroppo il sistema incentivante ha generato anche una situazione economica a vantaggio di imprese che non sono neanche europee, stiamo lavorando perché gli incentivi siano a vantaggio delle aziende italiane. E: É possibile una riforma in chiave ecologica del sistema fiscale? CC: Ho detto e confermo, che nel nostro Paese rispetto dell’ambiente e crescita economica sono due facce della stessa medaglia e si tengono insieme proprio attraverso un uso corretto della leva fiscale. Con l’esenzione fiscale del 55% sull’efficienza abbiamo dato un segnale concreto che il governo intende operare in questa direzione, perché l’idea che dobbiamo far passare è che chi consuma in modo rispettoso dell’ambiente deve avere un vantaggio economico. Il mio dicastero sta lavorando a diverse misure, di concerto con l’Economia e lo Sviluppo Economico, e ritengo che già nel pacchetto sviluppo si possano trovare i primi risultati di questo lavoro congiunto. E: La UE si appresta ad approvare la nuova direttiva sull’efficienza su cui ci sono forti divergenze tra i Paesi membri. Qual è la posizione dell’Italia? CC: Posso dire che l’Italia avrà un suo piano per l’efficienza energetica entro il 2013. Ci stiamo già lavorando. L’impianto della direttiva UE che l’Italia è chiamata a recepire da un lato pone obiettivi ma dall’altro deve fornire misure di supporto, cioè misure di incentivazione fiscale altrimenti ci troveremmo a recepire una direttiva senza poterla portare a termine.

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Composizione percentuale del prezzo dell'energia elettrica per un consumatore domestico tipo Condizioni economiche di fornitura per una famiglia con 3 kW di potenza impegnata e 2.700 kWh di consumo annuo (I trimestre 2012 / kWPrezzo lordo = 17,31 c€ /kWh)

Costi di rete e di misura Oneri generali di sistema Imposte PED (prezzo energia + prezzo) dispacciamento + perequazione Commercializzazione Totale al lordo delle imposte

cent €/kWh

perc. su tot.

2,5570 2,3770 2,4013 9,180

14,78 13,74 13,88 53,05

0,790

4,57

17,31

100,0

13,88%

53,05%

PED (prezzo energia + prezzo dispacciamento + perequazione)

4,75%

Commercializzazione

13,74% 57,61%

14,78%

Imposte

Oneri generali di sistema

Costi di rete e di misura

Costi di approvvigionamento

E: Ha salutato con soddisfazione l’accordo di Durban. Quali le prime tappe della politica italiana? CC: L’Italia è nel gruppo di testa dei Paesi che hanno voluto l’accordo di Durban. Ora siamo impegnati a dare seguito all’accordo nelle politiche nazionali, nella nostra partecipazione alle decisioni europee e nel rafforzamento del nostro partenariato con Brasile, Cina, India, Messico e Sud Africa. Sappiamo che esistono idee diverse sui tempi con cui questo processo deve essere portato a compimento, non sulla volontà di farlo. Per questo ritengo che la strada del rafforzamento della cooperazione internazionale e del partenariato tra Paesi sia quella che meglio può offrire occasioni per avvicinare le distanze che esistono tra chi, come la UE, è disposta ad assumersi da subito impegni vincolanti, e chi sta già operando con massicci investimenti, ma dentro una logica di intervento nazionale. Questa favorirà lo scambio delle tecnologie e dei sistemi in grado di assicurare nello stesso tempo la crescita economica e la riduzione delle emissioni.

CC: Credo poco all’utilità di misure singole. Bisogna piuttosto pensare ad interventi di sistema, che coinvolgano intere aree afflitte dalla questione smog. Lo smog non si combatte se non si assumono misure infrastrutturali importanti in particolare sul trasporto e sul sistema industriale, che non possono essere puntuali solo nei centri urbani ma anche e soprattutto nella pianura padana dove il sistema climatico è abbastanza omogeneo e dove l’origine dell’inquinamento è molto diffusa. E: Dopo lo stop all’atomo c’è comunque da gestire la partita del deposito per i rifiuti, chi vigilerà sul percorso ora che l’Agenzia per la sicurezza nucleare è stata soppressa? CC: Il problema delle gestione delle scorie esiste da prima della questione riguardante l’Agenzia del Nucleare, perché attiene alla gestione di quelle prodotte dagli impianti funzionanti prima del 1987. Un conto è la scelta, che io rispetto, di non considerare quella nucleare, allo stato attuale dello sviluppo tecnologico, una opzione per l’approvvigionamento energetico, altro è dire che le conoscenze sul nucleare del nostro Paese debbano fermarsi. Per questo ritengo che il discorso sull’Agenzia possa essere riconsiderato perché, proprio nell’interesse dei cittadini che con tanta chiarezza hanno espresso il loro pensiero, il nostro Paese deve mantenere un livello di studio, conoscenza e ricerca, alto. E: Tra le criticità sollevate dal mondo produttivo ci sono le lungaggini autorizzative per le nuove infrastrutture. Come si può intervenire? CC: Il ministero dell’Ambiente ha fatto ampiamente la sua parte, in questi anni. I dati sul lavoro della Commissione Via dimostrano che tutto l’arretrato accumulato nel biennio 2006/2008 è stato smaltito, applicando rigidamente la legge, e che oggi l’iter di lavoro è quello di gestione del carico ordinario delle richieste. Il problema è, semmai, quello di modificare il sistema autorizzativo, senza dimenticare che il nostro obiettivo è mantenere standard altissimi in materia di sicurezza ambientale e del territorio, nell’interesse esclusivo della salute dei cittadini.

Emissione di Gas serra in Italia in kt CO2 equivalenti 600.000 550.000 500.000 450.000 400.000 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010

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E: In molte città sono tornare le “domeniche a piedi”. Ma in che modo si può rendere realmente sostenibile la mobilità? Crede nell’auto elettrica?

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primo piano Per un mercato comune dell’energia

Gli stati UE applichino la legislazione concordata A TU PER TU CON PHIL LOWE Direttore Generale Energia della Commissione europea

Phil Lowe

Il mercato unico deve favorire anche la solidarietà nell’approvvigionamento tra gli Stati membri. 9,1 i miliardi di euro al settore delle reti europee di energia per “progetti di interesse comune”. Per ridurre l’emissione di CO2? Maggiore efficienza energetica, impulso alle rinnovabili, incremento dell’interconnessione e scelte politiche a livello UE che garantiscano la stabilità degli investimenti e scongiurino l’incertezza o il ritardo degli impegni di spesa necessari.

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di Ilaria Proietti

E: Nella Road Map 2050, un ruolo primario è attribuito alla costituzione del mercato comune dell’energia. A che punto siamo? PL: Abbiamo ancora un mercato frammentato con diversi livelli di apertura nei singoli Paesi in cui, a volte, regole locali impediscono ai nuovi operatori di fornire servizi. Inoltre, abbiamo bisogno di impostare una rete efficiente senza ostacoli fisici e tecnici. Il mercato unico deve favorire anche la solidarietà nell'approvvigionamento tra gli Stati membri. La priorità della Commissione è quella di garantire che gli Stati membri applichino pienamente la legislazione che hanno concordato. Al di là della possibilità di aprire procedure di infrazione, attualmente stiamo cercando di aiutare Stati membri ad attuare la legislazione dell'UE correttamente. Ci aspettiamo inoltre diversi passi in avanti per risolvere i problemi pratici. La Commissione ha lavorato con i legislatori, i gestori dei sistemi e altre parti interessate, disegnando una tabella di marcia ambiziosa. Secondo quest'agenda dettagliate regole di mercato dovranno governare il processo di integrazione. Tale lavoro è già in atto e il primo insieme di regole è già in fase di discussione. Infine, di recente abbiamo fatto nuove proposte per trovare soluzioni riguardanti le infrastrutture necessarie per sviluppare la rete europea di cui abbiamo bisogno. L’obiettivo è di dare più certezza per quel che attiene alle procedure e alle decisioni relative alle reti cruciali e ai punti di interconnessione, così da facilitare gli investimenti privati. Sono fiducioso che essi possano essere adottati rapidamente, quest’anno.

E: Due mesi fa la Commissione Europea ha lanciato un piano da 50 miliardi che include anche le reti energetiche. Quali sono i criteri e gli obiettivi con cui verranno selezionati i progetti ammessi ai finanziamenti nel settore dell’elettricità e del gas? PL: I 9,1 miliardi di euro di finanziamento al settore delle reti europee di energia saranno destinati a "progetti di interesse comune". Questi possono contribuire all'attuazione dei 12 corridoi inseriti tra le infrastrutture prioritarie in aree rilevanti per il raggiungimento degli obiettivi europei in materia di energia e clima per il 2020 e per il 2050. Questi corridoi comprendono l’infrastrutturazione necessaria a facilitare l'integrazione delle energie rinnovabili, il completamento del mercato interno dell'energia volta a garantire la sicurezza degli approvvigionamenti. Per essere ammissibili al finanziamento, i progetti devono anche avere un impatto positivo rispetto alla cooperazione transfrontaliera e soddisfare criteri aggiuntivi che variano a seconda della categoria dell'infrastruttura a cui appartengono. I finanziamenti serviranno a supportare gli studi, mentre le sovvenzioni per le singole opere saranno eccezionali e destinate solo ai progetti importanti per la sicurezza di approvvigionamento o di innovazione, altrimenti irrealizzabili da un punto di vista strettamente commerciale. D’altra parte i progetti che invece non abbiano questa difficoltà, ma che registrano sofferenze per garantirsi il capitale necessario alla realizzazione, saranno in grado di beneficiare di strumenti finanziari come i fondi di investimento o gli strumenti di condivisione del rischio. I progetti ammissibili ai finanziamenti saranno identificati da gruppi regionali che riuniscono gli Stati membri, regolatori, gestori dei sistemi e promotori dei progetti. L'obiettivo è quello di adottare un primo elenco di progetti di interesse comune in collaborazione con la Commissione entro il 31 luglio 2013, per essere aggiornato ogni due anni.

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E: La Commissione Europea ha recentemente avviato la Road map per la riduzione delle emissioni di oltre l’80% entro il 2050. Quali i passi più rilevanti per conseguire questi obiettivi? E: I risultati degli stress test sui 143 impianti nucleari europei saranno noti fra qualche tempo. Perché si è scelta la strada di non attribuire alle istituzioni comunitarie la facoltà di chiudere gli impianti inadeguati? PL: La decisione di chiudere una centrale nucleare dipende esclusivamente dall'autorità nazionali. Tuttavia, vorrei insistere sul cambiamento radicale portato da un approccio di questo tipo. Gli stress test sono strumenti innovativi perché permettono a tutti i regolatori europei di identificare i potenziali difetti e i miglioramenti necessari per gli impianti nucleari in Europa. Si tratta di una revisione condotta attraverso il lavoro di squadre di esperti di sicurezza provenienti da tutti gli Stati membri dell'UE (compresi quelli che non hanno centrali nucleari) ed esperti della Commissione. Queste squadre sono in grado di analizzare in modo oggettivo e indipendente le relazioni finali dei singoli Stati membri e in caso sollevare le questioni che meritano di essere chiarite e discusse dalle autorità nazionali in questo specifico settore. L'esercizio di Peer Review è una pietra miliare per costruire un clima di fiducia reciproca tra i Paesi, che usino energia nucleare o meno. Una volta che gli stress test saranno terminati, le conclusioni e le possibili azioni da intraprendere saranno discusse dagli Stati membri in seno al Consiglio. E la Commissione non si farà scrupolo di proporre qualsiasi ulteriore misura che possa migliorare il quadro attuale.

PL: L’Europa si confronta oggi con la sfida di tagliare le emissioni di oltre l'80% entro il 2050, senza interrompere le forniture di energia e facendo salva la competitività. Gli Stati membri stanno già studiando politiche energetiche per il futuro, ma occorre unire le forze per coordinare gli sforzi. La tabella di marcia identifica i modi in cui l'UE può raggiungere un sistema energetico quasi carbon free: - una maggiore efficienza energetica è un prerequisito. É necessario un miglioramento di almeno il 30% e allo stesso tempo occorre assicurare un ruolo importante alle rinnovabili in tutti gli Stati membri; - il ricorso a rinnovabili efficienti da un punto dei vista dei costi su base europea può ridurre i costi complessivi di più di un quinto entro il 2030 rispetto ad un approccio rimesso ai singoli Stati membri; - l’accesso a forniture flessibili di ogni tipo può essere meglio sviluppato in un mercato interno dell'energia ben collegato e ben funzionante. Con sufficienti capacità di interconnessione e lo sviluppo di una rete intelligente, potremmo gestire al meglio le variazioni di energia eolica e solare e fare investimenti più redditizi in energie rinnovabili. -un incremento complessivo della capacità di interconnessione del 40% fino al 2020, con ulteriore integrazione dopo questo periodo; -scelte politiche a livello UE per garantire la stabilità degli investimenti e scongiurare l’ incertezza o il ritardo degli impegni di spesa necessari.

Variazioni dei prezzi dell'elettricità nei principali paesi europei Variazioni percentuali sull'anno precedente

25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 -10,0 2000

2001

2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

2010

*Media gennaio - ottobre. Area euro Germania Spagna Francia Regno Unito Italia Fonte: Elaborazione Autorità per l'energia elettrica e il gas su dati Eurostat, numeri indice dei prezzi al consumo armonizzati / dicembre 2011

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2011*



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Clima, regime Connie Hedegaard

di Connie Hedegaard*

Alla Conferenza di Durban sul clima del dicembre scorso, la strategia dell’Unione Europea ha funzionato. Si è riusciti a concordare infatti, un percorso normativo - da definirsi entro il 2015 - che entrerà in vigore dal 2020, per la prima volta legalmente vincolante per tutte le nazioni. E si è stabilito, inoltre, che il nuovo regime sul clima dovrà essere più ambizioso dell’attuale. è un risultato che pochi credevano possibile. Siamo riusciti a fare pressione sui grandi emettitori dimostrando che quelli che pensavano che l’UE avrebbe ceduto a Cina e India sbagliavano. Abbiamo dovuto lottare fino all’ultimo minuto ma siamo riusciti a portare per la prima volta tutti i Paesi dentro un regime giuridico comune ed effettivamente globale che limiti le emissioni.

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La verità è che l’Unione Europea è stata leader a Durban e saremo fieri di continuare ad esserlo in futuro. Quando l’Unione Europea si muove, gli altri seguono - a volte costretti - ma seguono. La Roadmap chiesta dall’Unione Europea è stata da subito al centro dei negoziati e richiesta, ed è stata la nostra condizione dirimente per accettare un secondo periodo di obblighi nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Legare le due cose è risultato determinante. Nel frattempo, per ridurre le emissioni, è necessaria un’azione più ambiziosa nel breve termine. Tutte le evidenze scientifiche indicano che le emissioni globali debbano raggiungere il picco prima del 2020 – precedentemente all’entrata in vigore del futuro regime


vincolante per tutti *Commissario Europeo all’Azione per il Clima legale globale. L’Unione Europea non rimarrà ad aspettare il nuovo grande accordo. Cercheremo di fare di più: più rinnovabili ed efficienza energetica, tassazione più intelligente e maggiori tagli alle emissioni. E questo incoraggerà la crescita dell’economia e la creazione di posti di lavoro in Europa. Al momento solo alcuni Paesi industrializzati hanno obblighi legalmente vincolanti per ridurre le emissioni nell’ambito del Protocollo di Kyoto. Con il nuovo quadro regolatorio concordato a Durban, tutti i Paesi - sviluppati e in via di sviluppo - saranno per la prima volta egualmente vincolati. Il nuovo sistema riflette la realtà di un mondo in cui tutte le parti sono mutuamente dipendenti. Gli Stati devono assumersi degli impegni che abbiano uguale peso legale. I Paesi in via di sviluppo, Cina in testa, già emettono più gas serra di quelli industrializzati e si stima che nel 2020 saranno responsabili per circa due terzi delle emissioni globali. L’Unione Europea avrebbe voluto rendere operativo il nuovo sistema di regole prima. Ma molti dei grandi emettitori non erano ancora pronti. Accettando il risultato di Durban, hanno accettato di esserlo nel 2020. Nel frattempo il Protocollo di Kyoto funzionerà come un ponte verso il nuovo regime globale. L’Unione Europea,

che ha sempre supportato il Protocollo, vuole preservarne gli elementi essenziali anche in futuro. Abbiamo basato la nostra legislazione sui principi da esso sanciti; siamo la regione con gli obiettivi più ambiziosi nell’ambito del Protocollo e stiamo sulla buona strada per superarli. Se c’è una cosa che abbiamo imparato in Europa è che gli obiettivi legalmente vincolanti funzionano. Aiutano i governi a mantenere la concentrazione sulle questioni climatiche, anche se nuove priorità emergono sul piano politico. Per quanto però siano importanti, gli accordi internazionali non solo l’unica risposta ai cambiamenti climatici. Serve che le nazioni, le regioni, i comuni, le imprese e ciascun cittadino facciano la loro parte. Durban ha segnato una svolta. Non è la fine del percorso, ma l’inizio di una nuova fase nelle politiche internazionali sul clima. Con un mandato chiaro ad incrementare il livello dell’ambizione, nell’immediato e nel futuro regime legale. L’’Unione Europea continuerà a lottare per un maggiore livello di ambizione al suo interno e fuori dei confini propri. Continueremo a lavorare per coinvolgere tutti i nostri partner nell’azione ambiziosa che il pianeta richiede.

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primo piano

Per una completa liberalizzazione del settore

Gas, separazione e un mercato A COLLOQUIO CON ALBERTO BIANCARDI Membro dell’AEEG Rinnovabili: gli incentivi, specie nella prima fase, sono stati mal tarati, in termini di quantità e di importo unitario, con aggravio del costo in bolletta, soprattutto per alcuni settori industriali e per le famiglie più povere. Abbiamo avviato un procedimento per ridurre l'impatto delle rinnovabili sui costi di sistema. Occorrerà fare dispacciamento anche sulla rete di distribuzione, oggi in gran parte unidirezionale.

di Fausto Carioti

Alberto Biancardi

Economista, classe 1961, dal febbraio 2011 Alberto Biancardi è membro dell’Autorità per l’energia. Del grado di liberalizzazione raggiunto dal settore elettrico italiano dà un giudizio positivo, sebbene le cose da fare siano ancora molte. Diverso il discorso sul mercato del gas, dove negli ultimi anni si sono perse occasioni importanti. Adesso la congiuntura appare favorevole per recuperare il tempo perduto. “L'importante - avverte Biancardi - è che Governo e Parlamento diano gli indirizzi giusti e rispettino le nostre competenze”. E: Che giudizio dà del livello di liberalizzazione raggiunto dal mercato elettrico italiano? AB: C'è ancora molto da fare, ma il bilancio è buono. Abbiamo rimodernato il parco impianti di produzione, creato un sistema di regole stabile e trasparente. Se fossimo rimasti a un prezzo di monopolio calcolato su un paniere di combustibili, secondo il classico metodo usato dal regolatore, oggi le bollette sarebbero più pesanti.

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E: Giudizio positivo anche per il mercato del gas? AB: Meno. Intanto perché è un mercato più difficile da liberalizzare. In grandissima parte il gas deve essere importato e questo comporta un bilanciamento molto delicato tra concorrenza e sicurezza degli approvvigionamenti. E poi dopo il decreto del 2000 la liberalizzazione del gas non ha subito la stessa accelerazione imposta al settore elettrico. E: Adesso pare che la separazione della rete sia dietro l'angolo. AB: Finalmente. Negli anni passati la quantità degli investimenti è stata meno brillante che nella rete elettrica. Se fossero state varate misure più incisive, ora le performance del sistema del gas sarebbero migliori. E: Quali sono le misure di tipo regolatorio necessarie per una più completa liberalizzazione del mercato del gas?


delle reti spot più liquido AB: Abbiamo già compiuto un passo importante creando un mercato. Ora dobbiamo far sì che il mercato spot divenga sempre più liquido. E: Cambierà qualcosa per i contratti a lungo termine? AB: Il contratto a lungo termine c'è e resterà, anche perché dà sicurezza nelle forniture. Se si crea un mercato spot abbastanza liquido il prezzo deciso da questo potrà essere, di volta in volta, più alto o più basso di quello fissato nei contratti take-or-pay, ma i valori tenderanno ad allinearsi. Nel mercato elettrico già funziona così. Nel gas dobbiamo arrivarci, sia al nostro interno che all'interno dell'Europa. In questo modo si supererà anche la guerra ideologica tra contratti a lungo termine e contratti a breve, che trovo davvero sbagliata. E: Negli ultimi anni si è assistito al boom delle energie rinnovabili, pagato però a caro prezzo in bolletta. AB: L'Italia è uno dei luoghi in cui più si investe in questo settore, anche con capitali esteri. Però gli incentivi, specie nella prima fase, sono stati tarati male, sia in termini di quantità che unitari. Con il risultato che il costo in bolletta - attuale e futuro - è pesante. Soprattutto per alcuni settori industriali e per le famiglie.

E: Responsabilizzare. Come? AB: Se sono fonti che creano sbilanciamenti, ad esempio, parte di questi costi di sbilanciamento debbono essere attribuiti al produttore. Inoltre, occorre trovare il modo per scaricare il più possibile gli oneri impropri dalla bolletta e distribuirli equamente tra chi può pagarli e chi no. Ma questo spetta al Governo e al Parlamento. E: L'aumento di efficienza degli impianti impone un adeguamento della normativa? AB: Senza dubbio. Negli ultimi anni abbiamo rinnovato quasi integralmente il nostro parco impianti di generazione elettrica. La regolazione ora ha davanti una sfida: far sì che chi ha realizzato questi investimenti rimanga sul mercato, anche per garantire il backup alle rinnovabili in caso di mancanza di vento e di sole e al tempo stesso fare in modo che le rinnovabili entrino a pieno titolo nei meccanismi di mercato. Anche sulla rete di distribuzione – oggi in gran parte unidirezionale – i flussi cambieranno radicalmente e sarà necessario fare dispacciamento. Servono, quindi, regole che disciplinino questi nuovi aspetti del sistema. Se lavoriamo male, oltre agli incentivi per le rinnovabili già così pesanti, rischiamo di trovarci con altri costi in bolletta. E: Cosa chiedete quindi al governo Monti?

E: É il caso di intervenire subito, riducendo gli incentivi? AB: Il problema è assai delicato. Vanno salvaguardati anche i diritti acquisiti dagli investitori. In linea generale, al Governo spetta il compito di fissare gli obiettivi e all'Autorità quello di scegliere gli strumenti. In questo caso specifico, Governo e Parlamento hanno stabilito anche il livello degli incentivi. Intanto, per salvaguardare l'efficienza del sistema, abbiamo avviato un procedimento per ridurre l'impatto delle rinnovabili sui costi di sistema, rendendole più responsabili.

AB: Che ci lasci fare il nostro mestiere. Il Governo e il Parlamento debbono farsi carico degli indirizzi e delle scelte di sistema. Noi, decidendo in assoluta trasparenza tramite consultazioni e partecipazione, abbiamo il compito tecnico di scrivere le regole. Poi è chiaro che il confine spesso è sfumato. Ma c'è una serie di ambiti in cui, se si rispetta questa divisione, ne guadagnano tutti, operatori e consumatori per primi.

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primo piano

Le fonti energetiche volano di sviluppo A CONFRONTO CON E STEFANO CALDORO Presidente Regione Campania Stefano Caldoro

di Ilaria Proietti “È necessario creare le condizioni nella nostra regione per far nascere dalle fonti energetiche reali occasioni di sviluppo e di crescita”. Parola del presidente della regione Campania, Stefano Caldoro che in questa intervista a quattro mani con l’assessore regionale ai Trasporti e alle Attività Produttive, Sergio Vetrella, delinea le prospettive di sviluppo per il futuro in questo settore. Uno sviluppo che sarà contenuto anche nel piano energetico ambientale (Pear), recentemente approvato dalla commissione Ambiente, Energia e Protezione Civile del Consiglio regionale della Campania. Il testo, una legge di quindici articoli, disciplina la materia e indica alla Giunta la rotta da seguire per la stesura del Piano Energetico. Tra i passaggi più importanti contenuti nel test: l'obbligo per i Comuni dove si realizzano impianti rinnovabili, di utilizzare il 60% delle risorse derivanti dai proventi per ridurre le imposte comunali ai cittadini; l’introduzione del catasto energetico regionale; la classificazione dei siti non idonei e di quelli con limitazioni. La legge contempla anche il rispetto della normativa CE-Uccelli con la previsione di parere obbligatorio e vincolante dell'Ispra. Via anche all’obbligo di interramento del collegamento dall'impianto da fonte rinnovabile all'elettrodotto.

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e crescita SERGIO VETRELLA Assessore ai Trasporti e alle Attività Produttive Regione Campania Sergio Vetrella

“Il campo dell’energia e della sua utilizzazione è di fondamentale importanza per lo sviluppo dei territori”, spiega Caldoro, che dovrà però farsi carico di invertire la rotta: nel 2011, infatti, il deficit energetico della Campania era pari ad oltre l’80%. Oggi la percentuale è dimezzata, ma la strada da fare resta ancora lunga. Anche a causa delle “cambiali in bianco firmate da chi ci ha preceduto“ come le ha definite il governatore, il quale fin dall’insediamento ha posto in evidenza la necessità di ripartire “destinando maggiori risorse ai grandi progetti specie quelli riguardanti la politica energetica”. Sul tema dell’energia, come su quello dei rifiuti, Caldoro ha sempre posto in evidenza l’esigenza di evitare “battaglie di bandiere, ideologiche ed anche un po’ strumentali”, anche per quel che riguarda il nucleare,

pur sottolineando i problemi sismici e idrogeologici legati a un eventuale localizzazione di centrali di questo tipo in Campania. Ma ormai archiviato il nucleare il governatore punta sulle rinnovabili, spendendosi a favore di interventi per gli operatori del comparto. “Se parliamo di situazione energetica regionale dobbiamo far riferimento anche alla grande partita delle rinnovabili, una delle priorità per il nostro Paese. La Campania - in questo - può e deve giocare un ruolo fondamentale perché ha le carte in regola per farlo”. Secondo i dati più recenti, la Campania produce il 25,7% della propria energia da rinnovabili. Un dato in linea con la media nazionale anche se negli ultimi anni si è registrato un incremento del 5% grazie soprattutto all’eolico (arrivato al 44%), biomasse e idrico (ciascuno con

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il 27%) e fotovoltaico (1,5%, 9700 impianti per una capacità di 371 MW). I dati relativi al tema dell’energia in Campania non sono comunque confortanti e ancora condizionati dalle resistenze dei territori rispetto all’insediamento di nuovi impianti. Un atteggiamento che la bozza del nuovo Pear cerca di superare garantendo che lo sviluppo del sistema energetico territoriale avvenga “nel pieno rispetto dello sviluppo sostenibile e delle condizioni di salute dei cittadini”. E: Secondo i dati aggiornati al 2010, la Campania ha ancora un deficit energetico intorno al 43% anche se nel 2001 era addirittura dell’80%. Con quali strumenti e in che tempi intendete coprire questo deficit che è pari a circa 8300 GW, rispetto ad un totale di consumi di 19000 GW? SC: Per recuperare questo gap, negli ultimi due anni abbiamo notevolmente aumentato il numero di autorizzazioni di impianti: siamo passati dalle 16 del 2009 alle 44 del 2010. Nel 2011, inoltre, abbiamo dato il via ad altri 37 impianti tra biomassa, eolico e fotovoltaico, per un totale di più di 1800 MWh. E: Sono stati sottoscritti accordi per riqualificare le reti, anche in vista della valorizzazioni delle rinnovabili? SC: Sì, con Enel che rafforzerà la rete a media tensione: 27 cabine per un investimento di 27 milioni di euro. E: Quali sono i fondi che la Regione mette a disposizione su rinnovabili e efficienza energetica?

SV: Sicuramente le reti e le sottostazioni. Ad aprile è stato dato il via libera definitivo al nuovo elettrodotto a 380 kV “Benevento II – Foggia” tra Campania e Puglia, dopo un iter autorizzativo durato oltre 4 anni e mezzo. Terna ha previsto per la nuova linea elettrica un investimento di oltre 90 milioni di euro che dovrebbe produrre un risparmio complessivo per gli utenti di circa 30 milioni di euro/anno, grazie all’incremento di 1.000 MW di capacità produttiva (500 MW da produzione più efficiente e 500 MW da produzione eolica). E: Il piano della Regione Campania risale al 2009. A tre anni di distanza quanto e’ stato già realizzato e quanto è ancora da attuare? SC: Dal 2009 le rinnovabili in Campania hanno ritrovato vigore e sono stati fatti grandi passi in avanti, come è testimoniato dai dati. E: È in corso una revisione della programmazione? SC: Sì, anche attraverso il nuovo programma regionale di sviluppo economico, il Paser, ora in via di approvazione. E: Quali sono gli indirizzi del nuovo piano e quando verranno approvati? SV: Realizzazione di nuove centrali elettriche basate sulle rinnovabili e riduzione dei consumi migliorando la rete di distribuzione attraverso l’utilizzo delle smart-grid. Il miglioramento della ecocompatibilità del sistema, riducendo il consumo di energia e diminuendo il livello di inquinamento, sarà affrontato anche nell’ambito del trasporto pubblico e privato locale favorendo l’utilizzo di mezzi a basso inquinamento (come sistemi di bike e car-sharing alimentati in prevalenza a energia solare).

La Vignetta di Fama

SV: Si tratta dei fondi europei del nuovo POR, per complessivi 270 milioni, in parte già programmati. L’asse 3 (Energia) è finanziato con fondi POR FESR per 150 milioni di euro e per ulteriori 200 milioni con fondi privati. Per consolidare, tra l’altro, le vocazioni territoriali in campo energetico con lo sviluppo di impianti di generazione da fonti rinnovabili e di un sistema elettrico in grado di recepire - con la realizzazione sostenibile di impianti e di infrastrutture per l'accumulo e la regolazione - la produzione di energia proveniente da fonti non programmabili.

E: Quali sono le infrastrutture energetiche prioritarie per la vostra Regione?

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VI DIAMO LE CHIAVI DEL MERCATO ELETTRICO Oggi la domanda espressa dalle grandi aziende industriali e l’offerta dei produttori termoelettrici e rinnovabili possono incontrarsi e generare valore. EGL, attraverso le attività di gestione del portafoglio energetico, del prezzo e dei rischi correlati, consente un accesso diretto al mercato energetico con la garanzia della competenza e dell’esperienza di un leader europeo.

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LAVORARE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE VUOL DIRE ANCHE TRASMETTERE ENERGIA RESPONSABILMENTE. QUESTO È L’IMPEGNO DI TERNA. Con il 99% delle infrastrutture, Terna è il principale proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica ad alta tensione in Italia ed è responsabile della gestione in sicurezza, in ogni momento dell’anno, del costante equilibrio tra domanda e offerta. Per Terna responsabilità verso gli stakeholder significa avere un approccio sostenibile all’ambiente e al territorio, obiettivo perseguito dialogando con le regioni e gli enti locali per individuare il luogo più adatto a ospitare nuove linee, contenendo gli impatti sulla biodiversità e sul clima e riducendo, se possibile, i km di linee elettriche attraverso razionalizzazioni della rete. Il rispetto di Terna per l’ambiente e la biodiversità ha portato ad un accordo con LIPU-Lega Italiana Protezione Uccelli per studiare le interazioni tra linee elettriche ad alta tensione e l’avifauna. Un accordo di collaborazione con il WWF prevede l’armonizzazione dei criteri ambientali utilizzati da Terna nello sviluppo della rete con la strategia di conservazione ecoregionale del WWF. I risultati ambientali e sociali di Terna hanno avuto un importante riconoscimento a settembre 2009 con l’inserimento nel Dow Jones Sustainability Index World, il più prestigioso indice etico mondiale che comprende le migliori 300 società, di cui solo 12 italiane, quanto a performance di sostenibilità.

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primo piano

Rinnovabili, tutela dell’ambiente, meno CO2, è la nostra sfida IL PUNTO DI VISTA DI NICOLA ZINGARETTI Presidente della Provincia di Roma Nicola Zingaretti

di Roberto Antonini

Una Provincia "rinnovabile" e "connessa", con un presidente giovane. La Provincia di Roma gode delle iniziative del suo presidente, Nicola Zingaretti. Una sensibilità precisa verso i temi ambientali lo porta a scegliere strade per l’energia e la connettività digitale, indirizzate verso un futuro sostenibile. Da questi punti prende le mosse un breve colloquio con "Elementi".

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E: Trecento impianti fotovoltaici sulle scuole di Roma e Provincia, e dove ciò non sia possibile su edifici pubblici: a che punto è l'installazione sui plessi della Provincia? E: La Provincia di Roma è "Provincia di Kyoto", dal nome del progetto strategico della Giunta Zingaretti lanciato nel 2009 per promuovere iniziative nel segno dello sviluppo sostenibile e della tutela ambientale. Il territorio sotto la sua responsabilità che opportunità offre sul fronte delle energie rinnovabili? NZ: Le energie rinnovabili sono la chiave per un futuro migliore e per lasciare ai nostri figli un ambiente più sano. Per questo un ente come il nostro ha il dovere di sfruttarne tutte le potenzialità. Nel giugno 2009 la Provincia di Roma è entrata a fare parte del “Patto dei Sindaci”, un impegno concreto visto che la sfida della lotta ai cambiamenti climatici è stata posta al centro dell’agenda di governo con il Piano “Provincia di Kyoto”. Abbiamo approvato, tra i primi enti locali in Europa, il Piano di Azione per l’Energia Sostenibile con il quale ci proponiamo di coordinare tutte le azioni che abbiamo messo in campo per contribuire al raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni inquinanti, in coerenza con la Strategia dell’Unione Europea. Sono 29 i Comuni della provincia che hanno aderito al Patto, oltre 500mila gli abitanti coinvolti. L’obiettivo che ci siamo dati è quello di rendere strutturali per il governo del territorio le politiche per il risparmio, per l’efficientamento energetico e per la riduzione delle emissioni inquinanti attraverso il ricorso progressivo alle fonti rinnovabili. E: Con il “bando energia” sono stati erogati 4 milioni di euro di contributi a Comuni e imprese per interventi di efficienza energetica e promozione delle fonti rinnovabili. Come procede? NZ: Stiamo rispettando gli impegni presi. Ad oggi sono stati finanziati i progetti per l’installazione di impianti fotovoltaici e per audit energetico che consentiranno un abbattimento delle emissioni di CO2 di circa 2500 tonnellate. L’ammontare complessivo del fondo attribuito è di quasi cinque milioni di euro, dei quali un milione per progetti proposti da Enti locali e circa tre milioni e settecentomila euro per progetti proposti da forme consortili o raggruppamenti di piccole e medie imprese.

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NZ: Abbiamo già installato 212 tetti fotovoltaici su 185 scuole a gestione provinciale. Con un bando in project financing la Provincia ha stanziato oltre 23 milioni di euro per installare i tetti fotovoltaici su 301 scuole del territorio per ridurre le emissioni di circa 3.500 tonnellate di CO2 all’anno. Per capire l’importanza di questo progetto basti pensare che grazie all’installazione dei pannelli fotovoltaici sulle scuole si abbatteranno in 25 anni le emissioni in atmosfera pari a quelle prodotte da oltre mille automobili. E: Non solo rispetto dell'ambiente, ma anche opportunità occupazionali: quali ricadute vedete per le Pmi della Provincia di Roma nel settore dell'energia verde? NZ: Sicuramente la tutela dell’ambiente porta diversi benefici. Ma prima di tutto bisogna riuscire a raggiungere le famiglie e le realtà imprenditoriali. Per questo abbiamo deciso di istituire lo “Sportello provinciale per le energie rinnovabili e il risparmio energetico”, un modo per informare e aiutare i singoli cittadini e le imprese per la realizzazione degli impianti, e per semplificare e velocizzare il rilascio dell’autorizzazione unica per la realizzazione e la messa in esercizio di impianti per energie rinnovabili. I numeri sono molto positivi: il portale dello Sportello Energia è visitato da circa 2500 utenti a settimana e lo sportello riceve una media di 80 telefonate e risponde a circa 100 mail a settimana. Ad oggi sono stati autorizzati 105 impianti di cui 3 da biogas, 93 fotovoltaici, 1 idroelettrico e 8 ad olio vegetale, mentre circa 90 sono gli impianti in fase istruttoria. E: Creatività, sostenibilità, digitale: lei è un "Presidente giovane" in contatto con i giovani, quelli che usano la rete "Provincia WiFi", internet gratuito e senza fili. I cittadini di domani saranno "più rinnovabili"? NZ: È un progetto su cui puntiamo molto e per adesso abbiamo mantenuto tutte le promesse. Sono 793 i luoghi, 538 a Roma e 255 in provincia, da cui è possibile connettersi gratis a internet senza fili. Una grande piazza virtuale per oltre 4 milioni di abitanti in 121 Comuni con più di 150mila iscritti. E nei prossimi mesi raggiungeremo quota 1000 hot spot e attiveremo aree wi fi nei musei e nei luoghi della cultura.


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faccia a faccia

FRANCESCO FERRANTE Responsabile per le politiche relative ai Cambiamenti climatici ed energia del Pd

Le scelte per sistema

Francesco Ferrante “Migliorare il sistema energetico? Con una ponderata programmazione” Ferrante: C’è una potenza sovrabbondante rispetto alla richiesta, mal distribuita sul territorio e con una rete vecchia e inadeguata. Si deve smettere di aumentare la potenza termoelettrica (e quindi sospendere ogni potenziamento a carbone), adeguare la rete con nuovi elettrodotti, lavorare sulle smart-grid. Insomma, bisogna diminuire le inefficienze per diminuire i costi. È plausibile non solo raggiungere l’obiettivo europeo del 17% da fonti rinnovabili del totale dei consumi energetici entro il 2020, ma anche il 50% dell’elettrico entro il 2030. La grid parity: un obiettivo relativamente vicino.

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STEFANO SAGLIA Membro della Commissione Attività Produttive della Camera (Pdl)

un efficiente energetico Stefano Saglia “Gas, rinnovabili ma soprattutto efficienza energetica” Saglia: Abbandonare il nucleare è stata un’occasione persa: da un lato avremmo diversificato il mix energetico riducendo l’apporto di idrocarburi e aumentando la nostra indipendenza, dall’altro avremmo ridotto le emissioni di CO2. Ma la ricerca deve continuare. Rinnovabili: la crescita dipende anche da variabili esterne, tra cui l’internazionalizzazione del mercato, la formazione di distretti industriali, l’innovazione tecnologica e una normativa stabile. Non dimentichiamo l’idroelettrico. Ci permetterà di raggiungere gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili. Occorre terminare la realizzazione di terminali Gnl: consentirebbe la creazione di un mercato spot utile alla sicurezza del sistema e alla discesa dei prezzi.

di Fausto Carioti

“Diagnosi” senza dubbio diverse ma “terapie” alla fine non troppo dissimili, emergono dal confronto che Elementi ha organizzato tra il senatore Francesco Ferrante, responsabile per le politiche relative ai Cambiamenti climatici ed energia del Pd, e l’onorevole Stefano Saglia del Pdl, membro della Commissione Attività Produttive della Camera. A conferma del fatto che la strada per l’auspicabile sviluppo del sistema energetico italiano, ora che il referendum ha rimesso in frigorifero il ritorno al nucleare, è comunque obbligata. “I maggiori problemi del nostro sistema energetico”, sostiene Ferrante, “sono legati alla mancata programmazione. Oggi siamo in presenza di una potenza sovrabbondante rispetto alla richiesta, mal distribuita sul territorio e con una rete vecchia e inadeguata. Il risultato è che abbiamo centrali a ciclo combinato moderne ed efficienti drammaticamente sottoutilizzate, nuove rinnovabili il cui contributo non sempre è assorbibile dalla rete e - in generale - disfunzioni che aumentano i costi sopportati dagli utenti”.

> Elementi 25

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Terzo Conto Energia - tipologie di impianti in esercizio (aggiornamento al 31 gennaio 2012)

10%

1%

4%

85% 38.115 IMPIANTI

BIPV

Su edificio

Su pensilina, tettoia ecc. Altri impianti

0%

35%

60%

5%

1.530,68 MW

BIPV

Su edificio

Su pensilina, tettoia ecc. Altri impianti

Fonte: GSE

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Il rimedio? “Si deve smettere di aumentare la potenza termoelettrica (e quindi sospendere ogni potenziamento a carbone), adeguare la rete con nuovi elettrodotti, lavorare sulle smart-grid. Insomma, bisogna diminuire le inefficienze per diminuire i costi”. Saglia punta il dito sulle bollette: “Il primo problema è l’eccessivo costo dell’energia per le famiglie e le imprese, soprattutto le Pmi. Questo è dovuto allo sbilanciamento, in favore degli idrocarburi, del mix energetico nazionale. La carenza infrastrutturale è stata compensata con investimenti in nuove centrali che ci consente, grazie all’efficienza degli impianti, di esportare energia elettrica”. Opinioni opposte, e non potrebbe essere altrimenti, sulle opportunità offerte dall’energia atomica. Per Ferrante il capitolo ormai è chiuso: “Il nucleare del governo Berlusconi ci ha fatto perdere tempo. Era una follia e per fortuna il referendum l’ha spazzato via. Questo non significa che non si debba investire nella ricerca anche in questo settore, ma non a scapito di altre tecnologie, peraltro allo stato molto più promettenti”. Saglia invece ha grossi rimpianti: “Abbandonare il nucleare è stata un’occasione persa: da un lato avremmo diversificato il mix energetico riducendo l’apporto di idrocarburi e aumentando la nostra indipendenza, dall’altro avremmo ridotto le emissioni di CO2. Ma la ricerca deve continuare: per questo con un mio emendamento nell’ultima manovra ho fatto in modo che l’Ispra assorbisse le funzioni e i compiti dell’Agenzia per la sicurezza nucleare. La nuova filiera di reattori veloci al piombo presenta aspetti di indubbio interesse sul fronte della sicurezza e offre all’Italia un’ottima carta da giocare per riguadagnare un ruolo leader nella ricerca”. Negli ultimi anni si è assistito al boom del fotovoltaico e dell’eolico. Esistono ancora margini per la diffusione di queste tecnologie? Secondo Ferrante sì. “Il boom di cui stiamo parlando è arrivato in ritardo. All’inizio degli anni novanta, all’alba delle rinnovabili, noi eravamo leader in Europa sia nell’eolico che nel fotovoltaico. Poi, per colpa di una politica miope e di un’industria pigra, abbiamo perso quel treno che ha fatto ricchi paesi come la Germania. Finalmente, grazie alle riforme del 2007, ci siamo mossi. Adesso si tratta di assicurare uno sviluppo continuo ed equilibrato. È assolutamente plausibile non solo raggiungere l’obiettivo europeo del 17% da fonti rinnovabili del totale dei consumi energetici entro il 2020, ma anche il 50% dell’elettrico entro il 2030”. Saglia è più cauto: “Di sicuro l’apporto di queste fonti non può crescere all’infinito, perché il sistema elettrico nazionale non regge 20mila MW. Del resto però è proprio grazie al boom del fotovoltaico e dell’eolico che potremo raggiungere l’obiettivo del 17% dell’energia da rinnovabili entro il 2020. Teniamo comunque presente che la crescita di questo settore dipende anche da una serie di variabili esterne, tra cui l’internazionalizzazione del mercato, la formazione di distretti industriali, l’innovazione tecnologica e una normativa stabile”.


I due concordano sulla opportunità di ridurre gli incentivi all’eolico e al fotovoltaico in tempi stretti. Per Saglia “la riduzione degli incentivi deve andare di pari passo con il miglioramento dell’efficienza tecnologia, che sarà sempre più elevata e quindi meno costosa. È questo il principio che abbiamo introdotto con il Quarto Conto energia che permetterà di avvicinarci gradualmente al modello tedesco”. E Ferrante ritiene che “la curva di riduzione degli incentivi deve seguire il progresso tecnologico, in modo da accompagnare rapidamente sia il solare che l’eolico al raggiungimento della grid parity. Un obiettivo ormai relativamente vicino”.

Quarto Conto Energia - tipologie di impianti in esercizio (aggiornamento al 31 gennaio 2012)

Discorso a parte merita il geotermico, con i suoi molteplici utilizzi: una fonte rinnovabile che può dare molto, ma che necessita di investimenti. Occorre insistere, ritiene Ferrante, “prendendo in considerazione anche il geotermico a bassa entalpia”. Pure nel caso del geotermico, poi, “occorre premiare l’innovazione tecnologica, che garantisce anche un maggior rispetto dell’ambiente”. Saglia rivendica quanto fatto dal governo di cui è stato sottosegretario con delega all’Energia: “Abbiamo lavorato ai decreti attuativi che comprendevano incentivi per lo sviluppo anche del geotermico, attraverso la sperimentazione di una decina di impianti. Abbiamo lasciato bozze quasi definitive. Ora spetta al nuovo governo presentarli al mercato”. Il deputato del Pdl chiede comunque di non dimenticare l’idroelettrico, “un’altra fonte che ci permetterà di raggiungere gli obiettivi europei per le fonti rinnovabili. Per questo il nostro esecutivo avviò una serie di cooperazioni con Serbia e Montenegro”. Anche nel mercato dell’energia, caratterizzato dalla crescente dipendenza dall’estero, la sfida che attende il governo Monti è impegnativa. Ferrante indica tre obiettivi. Primo: “Ridurre le storture del sistema precedentemente segnalate. Secondo: fare in modo che il prezzo del gas, che in Italia è troppo alto, è una delle cause maggiori dell’alto costo dell’energia elettrica, si allinei all’andamento internazionale, che di recente lo ha invece visto scendere drasticamente. Terzo: ridurre la dipendenza da estero puntando su maggiore efficienza e fonti rinnovabili”. Richieste simili a quelle di Saglia, che il deputato del Pdl vede in una logica di continuità con l’esecutivo precedente: “Bisogna continuare sulla strada da noi tracciata quella di dare una strategia energetica nazionale. Occorre puntare sul gas, sulle rinnovabili e sull’efficienza energetica, oltre a un maggior sfruttamento delle risorse nazionali, come il gas dell’Alto Adriatico. Serve, infine, terminare la realizzazione di terminali Gnl, che consentirebbe la creazione di un mercato spot utile alla sicurezza del sistema e alla discesa dei prezzi”.

1%

6% 4%

89% 81.588 IMPIANTI

BIPV

Su Edificio

Su Pensilina/Tettoia/ecc. Altri Impianti

1%

37% 57%

5% 4.245,34 MW

BIPV

Su edificio

Su pensilina,tettoia,ecc.

Altri impianti

Fonte: GSE

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5 ° Edizione

Mostra Convegno sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza Energetica nel Mediterraneo

22·23·24

Orario: 9.30/19.30

marzo 2012 Napoli Mostra d’Oltremare

Ingresso Viale Kennedy

ENERGIE IN MOSTRA! Agenzia Napoletana Energia e Ambiente - Tel. + 39 081 419528 - Fax + 39 081 409957 - info@energymed.it


REGISTRATI ONLINE REGISTRATI ONLINE www.energymed.it/registrazione

www.energymed.it/registrazione

Napoli 22·23·24 marzo 2012

Mostra Convegno sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza Energetica nel Mediterraneo

ENERGIE IN MOSTRA!

Matchmaking Corrente: a ENERGYMED i B2B della green economy Dal 22 al 24 marzo 2012 si svolgerà a Napoli la V edizione della Fiera ENERGYMED “Mostra Convegno sulle Fonti Rinnovabili e l’Efficienza Energetica”.

Il Matchmaking Corrente permetterà di:

Il GSE sarà presente come espositore e organizzerà un’iniziativa per le imprese italiane delle rinnovabili e dell’efficienza energetica aderenti a Corrente, volta a favorire opportunità di partnership e collaborazione tra le imprese interessate, i centri di ricerca e gli altri espositori presenti in fiera.

•  instaurare partnership per partecipare a progetti

Attraverso il servizio gratuito Matchmaking Corrente verranno organizzati degli incontri bilaterali finalizzati a sviluppare collaborazioni tecnologiche, industriali e commerciali oltre che di ricerca partner per progetti di ricerca congiunti nazionali e internazionali. Organizzato da/ Organized by:

e bandi comunitari; •  presentare le vostre tecnologie; •  conoscere prodotti e soluzioni innovative. Le imprese interessate a partecipare all’iniziativa, sono pregate di selezionare gli espositori di loro interesse e gli eventuali partner ricercati compilando la scheda allegata e reinviandola entro il 13 marzo 2012 a: corrente@gse.it.

ANEA Agenzia Napoletana Enegia e Ambiente Via Toledo, 317 • 80134 Napoli • Italy Tel +39 081 419528 • Fax +39 081 409957 • www.energymed.it • e-mail: info@energymed.it

Questa iniziativa è contro il sistema della camorra

e tecnologiche;

Questa iniziativa è contro il sistema della camorra

Lo stand GSE - oltre alla consueta area informativa dedicata - offrirà uno spazio B2B a disposizione delle aziende di Corrente interessate a incontrare gli espositori fieristici di EnergyMed secondo un’agenda di incontri prestabilita.

•  avviare collaborazioni commerciali


Il mondo di Corrente Per promuovere il Made in Italy delle rinnovabili A cura di Maurizio Cuppone e Alberto Pela (Progetto Corrente)

Nasce, da questo numero, una rubrica dedicata al “Mondo di Corrente”. “Corrente” è una rete ad adesione gratuita e volontaria aperta a tutte le imprese italiane e ai centri di ricerca che desiderano sviluppare e rafforzare la propria competitività tecnologica e commerciale. Ideata nel 2010 dal Gse con il patrocinio del Ministero dello Sviluppo Economico, “Corrente” rientra nella logica della promozione della filiera italiana delle rinnovabili - sia a livello nazionale che internazionale – da realizzarsi creando un “Sistema Paese Italia” delle energie rinnovabili e dell’efficienza energetica in sinergia con vari partner istituzionali. Tra questi, il Ministero dello Sviluppo Economico, il Ministero degli Affari Esteri, il Ministero dell’Ambiente, INVITALIA, le Camere di Commercio italiane all’estero e così via. A circa un anno dal lancio del nuovo portale web, “Corrente”, ha visto triplicare le sue adesioni: dalle 500 aziende di febbraio 2011 alle oltre 1500 attuali.

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PROGETTO CORRENTE I NUMERI 2011 1.500 aderenti diffusi su tutto il territorio nazionale

1.000 e più incontri B2B e R2B realizzati

8 missioni di sistema e governative Alla base di questo trend positivo, vi sono i servizi, le attività e le opportunità quotidianamente sottoposte ai suoi aderenti.

12 giornate tematiche e seminari formativi

Dai bandi di gara nazionali e comunitari, alla newsletter, ai seminari formativi, fino al catalogo delle aziende aderenti: pubblicazione GSE diffusa presso i più rilevanti eventi settoriali nazionali e internazionali. Attraverso il portale web Corrente le imprese iscritte hanno anche la possibilità di gestire la propria pagina aziendale, visionare studi e informazioni di settore e conoscere le opportunità esistenti a livello nazionale e internazionale. Tra le attività di Corrente svolte nel 2011 si segnalano: il Matchmaking Italia-Australia; il I° Forum sulle energie rinnovabili e l’efficienza energetica in America Latina; la Giornata di formazione sui finanziamenti europei per la ricerca e l’innovazione tecnologica; il Bando Energia 2012, oltre che partecipazioni fieristiche e missioni nazionali e internazionali di sistema.

10 fiere settoriali realizzate con un desk Corrente presso Stand GSE

2.000 news e bandi di gara pubblicati sul sito

20.000.000 Euro di investimenti generati

La rubrica “Il mondo di Corrente”, offrirà agli aderenti al Progetto la possibilità di raccontare i loro casi di successo, descrivere i progetti più interessanti e le esperienze legate alla green economy. Uno strumento realizzato per continuare a promuovere sinergicamente il Made in Italy delle rinnovabili, che si aggiunge alle diverse iniziative di Corrente atte a valorizzare le PMI, a favorire l’incontro con i centri di ricerca e a internazionalizzare la filiera nazionale dando così nuove energie e opportunità alle eccellenze italiane. Per saperne di più http://corrente.gse.it corrente@gse.it

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il mondo di Corrente TECNOMAC

EDS, l’energia vien dal mare L’azienda Tecnomac, specializzata nella progettazione e costruzione di attrezzature, utensili multipli e macchine speciali per eseguire lavorazioni di serie, opera nel segno dell’innovazione avvalendosi della collaborazione di giovani talenti provenienti da Università prestigiose. In questo contesto ha preso forma EDS (Energy Double System), sistema per la trasformazione in energia elettrica del moto ondoso, che utilizza l’energia delle onde quando queste si trasformano in “onde frangenti”, con massima capacità di spinta sia verticale che orizzontale. Il brevetto EDS sfrutta entrambe le spinte grazie a un galleggiante (movimento verticale) e a una pala (movimento longitudinale), trasformando con continuità più del 40% della potenza presente nell’onda, percentuale rilevante per una fonte di energia rinnovabile. Grazie all’eccezionale eco-compatibilità ed economicità EDS è destinato a segnare una svolta nel mondo delle energie rinnovabili per molteplici utilizzi. Il sistema risponde ai requisiti per accedere a finanziamenti e sovvenzioni governative per le energie rinnovabili, produce energia a un costo stimato inferiore a 10 centesimi di Euro per kWh considerando una potenza d’onda medio-bassa (incluse spese di installazione, manutenzione, smaltimento ecc.). Inoltre, grazie ai limitati costi di impianto e manutenzione, è alla portata di ogni Comune o addirittura di un grande villaggio turistico, che

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potrebbero così disporre dell’energia prodotta. L’energia generata è ecologica al 100%, non impoverisce le risorse naturali, non inquina e non genera emissioni, non altera l’ecosistema e non disturba la fauna marina. L’impatto ambientale è minimo in quanto il dispositivo occupa uno spazio molto esiguo, equivalente ad un palo elettrico. EDS è un sistema modulare flessibile che consente di affiancare un numero illimitato di singole macchine (ciascuna impegna circa 4 metri di fronte onda) e si presta a essere integrato in strutture architettoniche come ponti e parcheggi, con un insuperabile vantaggio di estetica e funzionalità. L’energia non immediatamente utilizzata - per esempio, durante le ore notturne - può essere trasformata in energia idroelettrica o per rendere potabile l’acqua del mare.

Sistema EDS

Esempio di proiezione economica Ipotizzando di posizionare un impianto composto da 15 macchine (potenza totale installata di 1050 kW) in una zona di mare con potenza media di 20-25 kW per metro di onda. Le ore produttive in un anno sono 7000, tenendo conto di possibili tempeste durante le quali l’impianto deve essere fermato per motivi di sicurezza. 9 kW/m x 4 m x 15 macchine = 480 kWh 480 kW h x 7000 h = 3.360.000 kWh anno Questa produttività è in grado di coprire il fabbisogno medio di 1.500/2.000 famiglie composte da 4 persone


RENOVO BIOENERGY

Alla scoperta del bosco virtuoso “Energia a Chilometro Zero” è il progetto di Renovo Bioenergy, società del Gruppo Fingest, nato con lo scopo di attuare e gestire un network di 50 centrali termoelettriche cogenerative, alimentate a biomassa della potenza unitaria di 1 MW elettrico che dovrebbe svilupparsi nei prossimi due anni. La società che ha in corso 30 procedimenti autorizzativi nel nostro Paese, sta riscontrando un ampio consenso. Il progetto è partito da un’accurata analisi del territorio che ha messo in luce le grandi potenzialità in termini di biomasse agro-forestali ed agro-industriali non valorizzate, o addirittura additate come causa di perdite economiche da parte di aziende agricole e agro-industriali italiane. La finalità principale del progetto “Energia a Chilometro Zero” è di creare un sistema innovativo di produzione diffusa di energia elettrica e termica, valorizzando queste risorse “trascurate” e offrendo l’opportunità agli operatori locali di risolvere problemi di smaltimento di scarti biodegradabili.

Le centrali termoelettriche avranno la potenza di 1 MW e saranno alimentate esclusivamente da biomasse locali reperite nell’ambito di filiere corte, garantendo la massima riduzione alla logistica che ha impatti negativi a livello ambientale. La produzione stimata è di 3,8 MW/h di energia termica prodotta dalle centrali a cogenerazione che Renovo Bioenergy intende cedere ad aziende o a grandi strutture commerciali limitrofe alla centrale, offrendo importanti risparmi energetici. In alternativa l’energia prodotta potrà essere utilizzata in serre bioclimatiche la cui realizzazione è stata comunque prevista nel progetto. Attività fondamentali per la sostenibilità ambientale e sociale, oltre che un importante volano in termini occupazionali e di governo del territorio, in aree e settori che accusano grandi difficoltà. È importante sottolineare l’impegno preso da Legambiente ai fini di sponsorizzare il progetto come esempio di sviluppo sostenibile delle energie alternative.

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Inoltre, con il gruppo cooperativo CGM è stato sottoscritto un accordo nazionale finalizzato a offrire un’occupazione a persone disagiate, che verrebbero coinvolte in alcune fasi di raccolta e preparazione delle biomasse combustibili per le centrali termoelettriche e nello svolgimento di attività agricole all’interno delle serre, oltre che nelle coltivazioni di short rotation forestry. Creando così un modello di business profit – no profit innovativo, “verde” e solidale.

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energia rinnovabile Fonti rinnovabili

Incentivi sì, ma sul rendimento degli impianti

Luigi Paganetto

INCONTRO CON LUIGI PAGANETTO Professore di Economia Internazionale all’Università di Roma “Tor Vergata” di Edoardo Borriello Il cuore del dibattito sull'energia e l'ambiente è costituito soprattutto dalle fonti energetiche, dalla loro diversificazione, dall'approvvigionamento, dalla sicurezza. Ma anche dai problemi ambientali e dall'esigenza di ridurre l'impatto negativo delle emissioni di anidride carbonica. Un impegno, quest'ultimo, che va assumendo un'importanza sempre maggiore. Per l'economista Luigi Paganetto partire dalle tecnologie, investire massicciamente per risparmiare energia non solo sul piano industriale ma anche su quello edilizio e nei servizi, è ciò che occorre alla nostra economia per salire sul treno "verde" in corsa. Alla "green economy" Paganetto crede molto. Professore di Economia Internazionale all’Università di Roma “Tor Vergata”, già presidente dell'Enea in un periodo delicato per questo ente, ha fatto parte del gruppo composto dai massimi esperti europei che nel novembre 2004 realizzò il Rapporto Kok per il rilancio della strategia di Lisbona. Nelle settimane scorse è stato chiamato a Washington per impegni alla World Bank e al Fondo Monetario Internazionale.

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Paganetto è convinto che per combattere le emissioni di CO2 occorre "efficienza", agendo sugli usi finali dell'energia. In pratica bisogna partire da "come" si consuma l'energia.

E: Ma l'efficienza energetica, professore, come si ottiene?

E: I costi per le innovazioni tecnologiche che consentono maggiore efficienza sono alti. Basta la riduzione dei consumi a coprirli? LP: In generale la risposta è positiva. Bisogna però considerare che ci sono alcuni aspetti che rendono alquanto difficili e onerosi gli interventi da realizzare. E: Può fare un esempio?

LP: Con l'impiego di tecnologie innovative. E questo può realizzarsi sia nel settore dell'industria, che in quello dei trasporti e nei servizi. Questi ultimi sono impieghi finali dell'energia su cui si può intervenire per produrre effetti di efficienza. È noto il caso del rinnovo dei motori elettrici nell'industria che - da solo - secondo alcuni calcoli potrebbe aumentare l'efficienza del 7% circa.

LP: Nel caso dei motori elettrici i calcoli indicano che il costo dei nuovi motori che possono far funzionare in maniera più efficiente il macchinario industriale, sono coperti dall'aumento dell'efficienza energetica. Rimane però aperta la questione dell'interruzione di attività, che bisogna tener presente quando si opera la sostituzione dei vecchi motori con i nuovi. E qui il costo è rappresentato dall’inattività del macchinario. Un altro caso interessante è la maggiore efficienza energetica che si ottiene oggi negli edifici.

E: Resta comunque il problema dei trasporti, che utilizzano tanta energia, inquinano molto e rispondono poco agli interventi tecnologici volti a ridurre le emissioni di CO2 dei motori a combustione esistenti. LP: Il cambiamento in atto con la produzione di autovetture che funzionano sia a motore elettrico che a scoppio è una prima risposta. C'è un risparmio nei consumi e nelle emissioni di CO2 che sta spingendo l'industria automobilistica mondiale a produrre autovetture a trazione completamente elettrica. Naturalmente la questione, in questo caso, è l'alimentazione delle batterie, che rappresenta la sorgente dell'energia necessaria a queste autovetture. La tecnologia sta facendo passi avanti nel rendere più efficienti le batterie al litio, che sono considerate la strada migliore.

E: A suo avviso l'attuale sistema di incentivi alla produzione di energia verde, è utile? E' efficace? LP: È utile perché allarga il parco degli utilizzatori, a cominciare da coloro che nel giardino di casa installano un impianto fotovoltaico per la produzione di energia. Rimane da affrontare la questione di una maggiore efficacia degli incentivi, che devono essere rivolti a stimolare l'utilizzo di impianti più efficienti dal punto di vista tecnologico. E: Cosa suggerisce? LP: Un sistema di incentivi differenziati per tipologia di rendimento degli impianti. Quindi contributi tanto più alti quanto maggiore è la capacità dell'impianto di produrre energia.

Consumi di energia elettrica (TWh; anni 1999-2010) Dal 2008 comprende il servizio di salvaguardia. 2010: Dati provvisori

350 300 250

23,8 46,1

22,3

22,2

76,0

98,2

200

21,1

21,1

21,3

20,2

113,1

127,1

135,5

154,4

20,6

177,2

20,3

208,3

17,5

21,1

197,9

209,0

90,4

84,5

79,8

2008

2009

2010

150 100

209,4

187,2

170,5

165,6

156,3

153,0

142,9

50

121,1

0 2000

2001

Mercato vincolato, tutelato

2002

Mercato libero*

2003

2004

2005

2006

2007

Autoproduzione

Fonte: Elaborazioni Autorità per l'energia elettrica e il gas su dati TERNA

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energia rinnovabile

Direttiva 2009/28/CE: il Progress Report

L'Italia oltre il giro di boa 42

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di Luca Benedetti, Andros Racchetti, Antonio Rizzi

La Direttiva europea 28 del 2009, famosa per aver introdotto l’obiettivo al 2020 del 20% di copertura dei consumi energetici della Comunità Europea mediante fonti rinnovabili, ha previsto che ciascuno Stato membro presenti alla Commissione relazioni biennali (Progress Report) sui progressi compiuti nel raggiungimento del proprio target e nella coerenza con le misure previste dai Piani d’Azione Nazionali (PAN). La prima relazione inviata dall’Italia fornisce un interessante profilo dei risultati ottenuti, delle misure adottate o in fase di adozione e degli aggiornamenti della rotta da seguire per raggiungere gli obiettivi. Il tutto con importanti conferme rispetto al PAN, non senza qualche sostanziale novità. Il primo fondamentale dato che emerge dal Report è proprio la quota di copertura di consumi finali di energia da fonti rinnovabili. Nel 2010 il nostro Paese ha raggiunto il valore del 10,11%. Un risultato ampiamente superiore all’8,05% previsto nel PAN per il medesimo anno, che ci vede, già all’inizio del decennio, ben oltre il giro di boa rispetto al traguardo finale assegnato all’Italia del 17% al 2020. Il vantaggio conseguito rispetto alla traiettoria tracciata dal Piano d’Azione si può attribuire in larga parte allo sviluppo senza precedenti che si è registrato negli ultimi anni nel settore delle rinnovabili e, in misura secondaria, ai minori consumi totali registrati rispetto alle previsioni (127,5 Mtep nel 2010 contro i 131,8 previsti dal PAN). Al contenimento dei consumi hanno probabilmente contribuito le misure per il miglioramento dell’efficienza energetica ma, ancor più, la crisi economica. Il superamento dei risultati attesi al 2010, nell’utilizzo delle fonti rinnovabili, è stato registrato non tanto nel settore elettrico (+3% rispetto al PAN, 5,9 Mtep anziché 5,7), quanto nei settori termico (+43%, 5,5 Mtep in luogo di 3,9) e dei trasporti (+44%, 1,5 Mtep a fronte di 1 previsto ). Per i trasporti il fattore principale è stata la crescita dei consumi di biocarburanti, indotta dall’aumento della quota d’obbligo di immissione in consumo. Per quanto riguarda il calore, invece, oltre all’incremento dell’uso delle rinnovabili per il soddisfacimento dei fabbisogni termici, resta da decifrare quale peso abbia avuto anche lo sviluppo di un sistema statistico in grado di valutare i consumi in un settore complesso perché estremamente disperso e storicamente poco tracciato.

Ma molta è ancora la strada da compiere. Determinanti potranno rivelarsi le misure recentemente adottate, insieme a quelle ancora in fase di definizione. A tal proposito il Progress Report aggiorna le misure tracciate nel PAN descrivendo in dettaglio i contenuti del D.Lgs. 28/2011. Molto spazio è riservato alla analisi dei regimi di sostegno. In un momento particolarmente delicato, in cui la stessa Unione Europea è messa alla prova dalle difficoltà economiche di molti dei suoi membri, è da apprezzare che, accanto ai risultati conseguiti in termini di energia prodotta, la Commissione richieda di valutare anche l’efficienza dei regimi, analizzando i costi sostenuti per l’incentivazione. Sebbene i diversi livelli di incentivazione possano trovare giustificazione nei differenti costi di investimento, dall’analisi degli oneri sostenuti nel corso del 2010 emerge un quadro in cui risulta evidente una notevole differenziazione nell’intensità del sostegno pubblico (si va dagli oltre 4.000 €/tep del fotovoltaico ai meno di 100 €/tep dei Certificati Bianchi). Sarebbe peraltro interessante approfondire il tema per comprendere se e quanto, nel 2010, sia stato seguito quel sano principio della “equa remunerazione dei costi di investimento e di esercizio” di cui giustamente parla il D.Lgs. 28/2011 (buon auspicio per il futuro), o se non vi siano state, in alcuni casi, sovra- o sottocompensazioni. Il discorso sui meccanismi di incentivazione è ovviamente assai complesso poiché molti sono i fattori da considerare, tra i quali la speranza che essi possano essere uno strumento per promuovere filiere tecnologiche nazionali e la necessità di fornire agli investitori un quadro normativo semplice che si evolva in modo programmato nel tempo. Ad ogni modo, nell’ottica di una sempre maggiore necessità di allocazione oculata di risorse scarse e al fine di minimizzare gli oneri per il raggiungimento degli obiettivi, appare necessario riequilibrare una strategia che si è rivelata efficace ma poco efficiente. Non a caso un po’ ovunque in Europa si assiste a una riduzione dell’entità del supporto pubblico, senza però mettere in discussione il raggiungimento degli obiettivi al 2020.

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Molto analitico è anche il grado di dettaglio con cui il Report cerca di mappare il settore delle biomasse a fini energetici. In effetti, sia stimare l’approvvigionamento agro-forestale sia quantificare la destinazione dei terreni e dei prezzi dei prodotti agricoli legati alla filiera bioenergetica, equivale spesso ad “addentrarsi in una selva oscura”. Ciononostante, il documento inviato alla Commissione traccia un interessante perimetro delle bioenergie. Emerge, ad esempio, che al momento in Italia non vi è un chiaro nesso tra l’aumento dei prezzi delle principali colture agricole e il peso sulla superficie agraria utilizzata delle colture energetiche. Un altro aspetto molto interessante del Rapporto è rappresentato dalla stima della riduzione netta delle emissioni di gas a effetto serra conseguita con l’uso di energia da fonti rinnovabili. Secondo calcoli accurati la quantità di CO2 equivalente evitata risulta essere pari a 55 milioni di tonnellate nel 2009 a e a 61 milioni di tonnellate nel 2010. Infine, in vista del possibile ricorso ai meccanismi flessibili introdotti dalla Direttiva (scambi statistici, progetti comuni con Stati membri e con Paesi terzi), lo schema di Progress Report richiedeva a ciascuno Stato di aggiornare le previsioni sulla produzione eccedente o deficitaria di energia da fonti rinnovabili, rispetto alla traiettoria indicativa minima imposta dalla stessa Direttiva.

Per quanto riguarda l’Italia, in questo campo si registrano importanti novità rispetto alle previsioni del PAN. Sulla base dei dati positivi registrati negli ultimi due anni e dei nuovi più ambiziosi obiettivi per il settore fotovoltaico, il documento stima che il surplus nazionale nella produzione di energia da fonti rinnovabili, pur riducendosi a partire da 2014, rimanga in attivo fino al 2020.

A quanto pare “i compiti a casa” li stiamo facendo anche nell’ambito delle rinnovabili. Non resta che sperare che al 2020 la “maestra” Europa sia ancora al suo posto per rendercene atto.

Il PAN, al contrario, immaginava la necessità di ricorso ai meccanismi flessibili per il raggiungimento dell’obiettivo italiano. Nel Progress Report si dichiara comunque di non escludere la possibilità di avvalersi dei meccanismi di cooperazione internazionale, come strategia sostitutiva nel caso di mancato raggiungimento degli obiettivi (ma il trend attuale lascia spazio a un certo ottimismo) e come strumento per contenere gli oneri (il che vuol dire che i benefici derivanti dai meccanismi flessibili dovranno essere ottenuti a fronte di costi inferiori a quelli da sostenere in assenza del ricorso a tali meccanismi). In un contesto in cui, dall’analisi dei Piani di Azione Nazionali redatti nel 2010 dai vari Stati membri risultava che il deficit italiano rappresentava la quasi totalità della domanda di produzione eccedentaria, peraltro già inferiore all’offerta, sarà interessante osservare se vi sarà una reazione dei grandi Paesi europei offerenti.

2010 previsione PAN

2010 consuntivo progress report

Energia da fonti rinnovabili per riscaldamento e raffreddamento (ktep)

3.851

5.497

Energia elettrica da fonti rinnovabili (ktep)

5.744

5.924

Energia elettrica da fonti rinnovabili consumata nei trasporti (ktep)

1.020

1.466

10.615

12.887

Consumo finale lordo totale di energia da fonti rinnovabili (ktep)

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Probabilmente ancora una volta c’è da attendersi che i riflettori europei saranno puntati sull’Italia.

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torino

mostra convegno internazionale dell’energia sostenibile

®

SMART CITY & INDUSTRY

• telegestione - teleriscaldamento • condominio efficiente • mobilità sostenibile • risparmio risorse • innovazione, sostenibilità • green economy in mostra

TORINO

24-26

MAGGIO

2012 energethica.it clean green

nuova data nell’ambito di:

lasting

in collaborazione con:

con aree tematiche:



energia rinnovabile

Le azioni Un caso da manuale di fallimento della politica PARLA ALBERTO CLÔ Economista di Gabriele Masini

Rinnovabili, efficienza, smart grid. Il peso degli incentivi a fronte dello scarso successo dal punto di vista industriale. Il j’accuse di Alberto Clô, economista e già ministro dell’Industria con il governo Dini. Alberto Clô

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sulle rinnovabili? E: Da quanto il Conto energia ha iniziato a dare i suoi frutti, non si fa che parlare di filiera nazionale delle rinnovabili. A che punto siamo? AC: L’intervento pubblico nel nostro Paese nelle nuove rinnovabili (esclusa quindi l’idroelettrica) è un caso da manuale di “fallimento della politica”: mal ragionata, peggio disegnata, disancorata dall’insieme delle scelte, con un coacervo di strumenti di incentivazione sovrapposti: CIP6, CV, CONTO ENERGIA, FEED IN TARIFF, ora ASTE senza tener conto dei sicuri costi e degli incerti benefici che ne sarebbero potuti derivare. Risultato: un settore fuori controllo, con un onere insopportabile per l’intero sistema Paese, una voragine che si va aprendo nei nostri conti esteri, il fallimento di ogni progetto di costruzione di una filiera industriale. L’opposto di quanto altri Paesi hanno saputo conseguire, pur con incentivi molto inferiori ai nostri. Correre ai ripari ora che i costi tra l'altro della componentistica si stanno riducendo drasticamente sebbene tardivo è ineludibile. E: Come orientare gli incentivi sullo sviluppo industriale “in loco”? AC: L'UE ha imposto ai paesi membri obiettivi di penetrazione delle rinnovabili lasciando a ciascuno di decidere come riuscirvi, senza alcuna contrarietà all’erogazione di incentivi alle fonti e alle industrie che ciascun Paese riteneva più adatte. Non si può tuttavia pensare di favorire le aziende italiane, se non sono competitive con quelle degli altri paesi. In taluni casi, come nei biocarburanti di nuova generazione questo è possibile. Ma, paradossalmente, è l’unico che non ha beneficiato di sussidi comparabili con quelli dei pochi rentier che si sono arricchiti a spese di tutti. E: È possibile e auspicabile spostare, come chiesto dall’Autorità per l’energia, gli oneri degli incentivi dalla bolletta alla fiscalità generale? AC: Passare gli incentivi dal settore elettrico alla fiscalità generale comporta la perdita di un’informazione e di un controllo puntuale sul loro andamento, mentre solleva il rischio che tali introiti finiscano poi per essere dirottati verso altri obiettivi. Da questo punto di vista tutti gli oneri di sistema del settore elettrico sono oneri parafiscali, si ritiene allora necessario spostarli in toto? Sulla maggiore equità nella loro distribuzione, che è il punto sollevato dall'AEEG, occorrerebbe aprire un confronto accurato tra l'applicazione attuale ed il sistema fiscale italiano, che non è certo tra i più efficienti. Per l'utente pagare i maggiori oneri sulla bolletta o attraverso le tasse non cambierebbe di molto le cose. Ma credo sia doveroso garantire l'informativa su quello che si paga.

E: Efficienza: quali sono i settori sui quali intervenire con più urgenza? E come? AC: Migliorare l’efficienza energetica sarebbe possibile in moltissimi impieghi, obiettivo da tutti auspicato. In termini di costi/benefici (ad es. per CO2 evitata) il bilancio sarebbe certamente migliore di quello del sostegno alle rinnovabili, tenendo anche conto che con minori consumi di energia si riduce anche il necessario apporto di queste ultime. Anche nel campo del risparmio energetico le politiche sono state frammentarie ed anche i comportamenti individuali (specie delle imprese) non hanno brillato per razionalità. E’ mancata anche qui una visione globale ed un approccio programmatico integrato domanda/offerta simile al modello californiano della “Politica Integrata delle Risorse”. C’è da dire che anche in questo campo si è finito per invocare incentivi anche là dove le scelte erano economicamente sostenibili e convenienti. E: Ricerca: c’è stato un vivace dibattito sulla questione delle batterie. Sono una soluzione efficace ed economicamente fattibile? Le smart grid possono essere per l’Italia un’occasione di leadership tecnologica? Di cosa c’è bisogno dal punto di vista legislativo e regolatorio per agevolarne il decollo? AC: La “smart revolution” ha aperto molte opportunità diffuse di cui non è facile anticipare gli sviluppi: generazione distribuita, componentistica, interventi sulla rete di distribuzione e suo coordinamento con quella di trasmissione. L'AEEG è intervenuta per favorire investimenti di questo genere sulle reti e le modifiche attese nel loro utilizzo saranno fondamentali. Il problema sta nel fornire degli input senza esasperare la pianificazione degli investimenti. Occorre lasciare che sia il mercato a condurre o effettuare le scelte, pena la creazione di conflitti esasperati. E: Il sistema elettrico – e quello energetico in generale – rischiano un grave sbilanciamento: liberalizzazioni da una parte, obiettivi vincolanti dall’altra. Come coniugare la libera iniziativa con la necessità di programmare e gestire un sistema così complesso e strategico? La SEN deve essere una priorità per questo governo? AC: Serve un equilibrio fra queste differenti scelte in un contesto di mercato ove le decisioni facciano perno sulla libera iniziativa imprenditoriale, in un quadro di certezza regolatoria. É necessaria una terzietà e indipendenza degli strumenti utilizzati ed una semplificazione della catena decisoria.

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energia rinnovabile Corrente al World Future Energy Summit

La tecnologia lo sviluppo sos

29 aziende italiane con la loro eccellenza ad Abu Dhabi per favorire uno sviluppo verso Oriente. L’Ambasciatore d’Italia, Giorgio Starace: “Ho riscontrato con piacere una particolare vivacità delle aziende italiane nel settore delle rinnovabili, che contribuiscono, ad arricchire il Made in Italy in questo Paese”.

di Erika Cannata

Per il secondo anno consecutivo il GSE è stato presente al World Future Energy Summit di Abu Dhabi, uno dei più importanti appuntamenti internazionali di settore. Delle 29 aziende italiane in trasferta presso gli Emirati Arabi Uniti, 19 sono state ospiti del GSE attraverso il progetto Corrente, l’iniziativa nata in collaborazione con il Ministero dello Sviluppo Economico nel 2010. In tale contesto, dove il mondo della finanza, degli affari, della ricerca, della politica internazionale si incontra annualmente per promuovere l’energia futura, l’efficienza energetica e le nuove tecnologie, indirizzando l’innovazione, il business e le opportunità di investimento in risposta al crescente bisogno di energia sostenibile, non poteva mancare Corrente, il progetto nato per esportare il know-how italiano delle rinnovabili e per permettere

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alle aziende di punta del nostro Paese di avviare possibili intese nell’area del Golfo. In linea con le misure prese dal governo italiano a favore delle energie rinnovabili, il GSE ha deciso di sostenere e stimolare la ricerca nel settore, supportando le aziende nei loro processi di internazionalizzazione sui mercati esteri, con una particolare attenzione agli Emirati Arabi Uniti, in occasione del World Future Energy Summit. La partecipazione a eventi internazionali di rilievo come questi, ha rappresentato una piattaforma importante per gli operatori italiani del comparto che, grazie al supporto delle istituzioni come l’Ambasciata d’Italia negli Emirati e il GSE, hanno avviato forme di partenariati e joint venture commerciali e produttive con soci internazionali. Il GSE era presente al Summit di Abu Dhabi all’interno del padiglione Italia dove numerose aziende aderenti a Corrente hanno potuto effettuare incontri con investitori e operatori internazionali, oltre a partecipare a diversi seminari organizzati dal GSE in collaborazione con RSE (Ricerca sul Sistema Energetico). L’Ambasciatore d’Italia, Giorgio Starace, accompagnato da Ferdinando Fiore, Direttore di Ice Eau, Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, nel corso della visita ha

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dichiarato: “Ho riscontrato con piacere una particolare vivacità delle aziende italiane nel settore delle rinnovabili, che contribuiscono ad arricchire la presenza del Made in Italy in questo Paese”. Enormi, dunque, sono le possibilità per le imprese italiane per le energie del futuro che guardano a oriente, dove “il mercato è in crescita significativa e può avvalersi direttamente della migliore tecnologia di frontiera con notevoli investimenti” ha dichiarato Stefano Besseghini. “Gli Emirati Arabi Uniti rappresentano geograficamente e culturalmente un ponte ideale tra Europa e Oriente”, ha aggiunto sottolineando l’alta accettabilità” del prodotto italiano nel mercato degli Emirati. Un’accettabilità confermata dalle dichiarazioni dell’ambasciatore d’Italia negli Eau, Giorgio Starace, che quantifica i rapporti commerciali tra i due Paesi in 4,6 miliardi di euro nel 2011 (primo mercato per l’Italia in Medio Oriente) nel quale “significativo spessore hanno le esportazioni di macchinari industriali e enormi spazi per le tecnologie emergenti, come quelle del settore delle rinnovabili”. Lo “Studio Ingegneria Siciliano”, una delle 18 aziende che hanno partecipato al summit grazie al progetto Corrente, ha proposto un parco solare per la produzione agricola integrato con strutture per l’edu-intrattenimento dei giovani, riscontrando un forte interesse e impegno di investimento.


italiana per tenibile mondiale “Strutturare le punte di eccellenza italiane in una filiera in grado di fornire un prodotto completo è uno dei principali obiettivi di Gse, perché” - afferma Besseghini - “sedersi ai tavoli di ricerca è metà del lavoro. L’altra è chiudere i contratti”. E infatti le aziende italiane al WFES, che spaziano dal fotovoltaico al solare termico, dal solare termodinamico all’eolico, dalla produzione di bio-masse a quella di biogas sono disponibili a contribuire alla crescita e allo sviluppo di Masdar City, la città ad emissioni zero esempio di eccellenza per la mobilità sostenibile e per l’integrazione delle energie rinnovabili, in cui il know how italiano ha già avuto il suo importante ruolo.

Interscambio commerciale Italia - Emirati Arabi Uniti Totale merci

Gennaio - Settembre (valori in milioni di Euro) 3.500

6.000

3.000

5.000

2.500

4.000

2.000 3.000 1.500 2.000 1.000 1.000

500

0

0 2002

2003

2004

2005

2006

2007

2008

2009

Esportazioni

2010

2010

Esportazioni Importazioni

Importazioni

2011

Interscambio commerciale Italia - Emirati Arabi Uniti Valori in migliaia di Euro 2006

2007

2008

2009

2010

2010 Gen-Set

2011 Gen-Set

Esportazioni

3.310.743

4.429.647

5.286.129

3.756.037

3.685.262

2.716.817

3.389.288

Importazioni

266.262

324.543

454.395

352.573

450.557

355.014

655.799

3.044.482

4.105.104

4.831.735

3.403.464

3.234.705

2.361.003

2.733.409

85,1

86,3

84,2

82,8

78,2

76,8

67,6

721.930

1.060.622

726.631

-1.428.270

-160.760

-190.646

372.456

Saldi Saldi normalizzato (a) in % Saldi (variazioni assolute)

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Quali i prodotti, i sistemi, la normativa e le prospettive per le energie rinnovabili alla luce degli obiettivi 20.20.20?

L’APPUNTAMENTO PER FARE IL PUNTO SUL FUTURO DEL SETTORE È A MCE - MOSTRA CONVEGNO EXPOCOMFORT DAL 27 AL 30 MARZO 2012 IN FIERAMILANO. La valorizzazione energetica nel senso più ampio di innovazione e ricerca è il driver di MCE – Mostra Convegno Expocomfort 2012, la manifestazione leader mondiale nell’impiantistica civile e industriale, nella climatizzazione e nelle energie rinnovabili, in calendario dal 27 al 30 marzo in Fiera Milano. MCE 2012 si presenta fin d’ora sotto i migliori auspici: oltre 2.000 le aziende espositrici a due mesi dall’apertura e +11% di espositori esteri, sono dati che testimoniamo il ruolo di riferimento mondiale che la manifestazione continua a rivestire. Per le aziende del settore delle rinnovabili MCE rappresenta una vetrina molto importante per mostrare le tecnologie per l’efficienza energetica più performanti e le fonti di energia pulite in materia di riscaldamento e raffrescamento che avranno un ruolo sempre più importante nel mix energetico necessario a raggiungere l’obiettivo europeo 20.20.20. In quest’ottica si inserisce la scelta di “Zero Energy 2020: Verso l’Integrazione” quale fil rouge di MCE 2012 dal punto di vista espositivo, da quello congressuale e da quello delle iniziative. Un filo comune per aiutare l’operatore professionale a scoprire un approccio innovativo al costruire che coinvolge tutta la filiera presente a MCE nella ricerca comune di soluzioni e prodotti tecnologicamente avanzati in grado di coniugare efficacia, efficienza e sostenibilità. “Zero Energy 2020: Verso l’Integrazione” sarà quindi il filo conduttore del programma convegni, messo a punto dal Comitato Scientifico Next Energy presieduto da un rappresentante del Politecnico di Milano, Dipartimento Best, che propone tre convegni istituzionali di grande richiamo. Primo, in ordine cronologico, l’appuntamento di martedì 27 marzo, con la seconda edizione di “FCE - Forum Nazionale sulla Certificazione Energetica degli Edifici” in collaborazione con CTI - Comitato Termotecnico Italiano, un’occasione per offrire un aggiornamento del Primo

Rapporto Nazionale sulla certificazione energetica in Italia presentato lo scorso giugno e sopratutto una valutazione critica sullo stato dell’evoluzione normativa ed attuativa nel nostro Paese. L’ampio respiro internazionale caratterizza, invece, la giornata di mercoledì 28 marzo, dedicata a “Impianti e sostenibilità ambientale nelle grandi architetture internazionali”. Un convegno che - grazie alla partecipazione di importanti nomi dell’architettura mondiale - presenta una panoramica su esempi concreti di progettazione architettonica integrata di nuova generazione, dove l’impiantistica ha giocato un ruolo fondamentale per arrivare ad alti livelli di efficienza energetica. Il terzo incontro su “Fotovoltaico e Termico: parte di un sistema energetico integrato” in calendario giovedì 29 marzo, intende invece entrare nel dettaglio delle rinnovabili e approfondire tecnologie e sistemi che permettono un mix tecnologico fra le varie fonti di energia, fattore indispensabile per un’ottimizzazione energetica degli edifici. Il calendario istituzionale andrà a completarsi con i numerosi eventi e corsi di formazione organizzati dalle Associazioni di settore e dalle aziende espositrici. Punto di forza di MCE 2012 saranno anche “Percorso Efficienza & Innovazione” e “Verso la Classe A 2012”, le due iniziative distinte ma sinergiche volte a mettere in evidenza prodotti e sistemi che rappresentano, in termini di innovazione ed efficienza, la “punta di diamante” della ricerca in materia di valorizzazione energetica. Tante le aziende espositrici che hanno inviato i loro prodotti per partecipare alla selezione, ancora in corso, e che ad oggi è già consultabile on-line su www.mcexpocomfort.it. In più, una rosa di eccellenze dei prodotti o sistemi ammessi a “Percorso Efficienza & Innovazione”, sarà successivamente selezionata ed esposta all'interno di "Verso la Classe A 2012", la speciale area dove saranno raccolte le migliori tecnologie impiantistiche in grado di mettere il progettista nella condizione di concepire edifici ad elevatissima prestazione energetica.

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energia rinnovabile

L’accumulo di nei sistemi

di Antonio Negri*

*Direttore Dipartimento “Ambiente e Sviluppo Sostenibile” Ricerca sul Sistema Energetico – RSE Spa

L’energia elettrica non si presta a essere facilmente accumulata e generalmente deve essere prodotta al momento stesso in cui viene richiesta dagli utenti. Tuttavia l’esigenza di bilanciare la produzione e la domanda, di ottimizzare l’uso del parco di generazione, di garantire la qualità della fornitura o ancora di assicurare l’affidabilità di alcuni servizi e utilizzi particolari, comporta la necessità di accumulare l’energia elettrica. L’accumulo di energia elettrica pervade già il nostro mondo quotidiano: basti pensare alla diffusione dei sistemi di accumulo nei trasporti, nelle applicazioni personali mobili (telefonia mobile, computer portatili…), negli usi industriali (inverter, UPS ecc.). Le tecnologie di accumulo potranno giocare un ruolo fondamentale nei sistemi elettrici, attuali e futuri, nei quali la crescente penetrazione di impianti di produzione basati sulle fonti rinnovabili e di sistemi di generazione distribuita, richiede una sempre maggiore “intelligenza”e flessibilità.

Figura 2 - Batteria Redox/Vanadio presso il Laboratorio Prova Batterie di RSE

I sistemi di accumulo di energia elettrica, infatti, possono essere impiegati in molteplici applicazioni. Tra queste il disaccoppiamento temporale (“time shift”) tra produzione e utilizzo dell’energia, ritenuto di particolare interesse per le fonti rinnovabili perchè permette di compensare l’aleatorietà del relativo profilo di produzione. Oppure il differimento degli investimenti di rete e la gestione delle congestioni, la fornitura di “servizi ancillari” alla rete (riserva, bilanciamento, regolazione di frequenza e di tensione), il mantenimento dei prescritti requisiti di “Power Quality”, la riaccensione del sistema. Alcune di queste applicazioni richiedono “prestazioni in potenza”, sistemi in grado di scambiare elevate potenze per tempi brevi (da frazioni di secondo a qualche decina di secondi). Altre richiedono “prestazioni in energia”, quindi sistemi in grado di scambiare continuamente potenza per diverse ore. In molte applicazioni – sia di energia o di potenza - i sistemi di accumulo devono essere in grado di portarsi in tempi molto rapidi al valore corretto di potenza di carica/scarica, o di commutare tra le fasi di carica e quelle di scarica, velocemente. Molte sono oggi le tecnologie che si adattano alle diverse possibili applicazioni (vedi Figura 1). Attualmente la capacità di sistemi di accumulo installata nel mondo è pari a 125 GW, di cui oltre il 98% è costituita da impianti di pompaggio idroelettrico. Tale tecnologia, che, insieme con i sistemi CAES (Compressed Air Energy Storage), si presta a svolgere le funzioni di accumulo di grande taglia, tipicamente a livello della rete di trasmissione, è prevista in crescita. In Europa si stima al 2020 un incremento di capacità a 27 GW; in Italia, per contro, il fattore di utilizzo della capacità installata (oltre 7,5 GW) negli ultimi 5/6 anni risulta in diminuzione. Questo a causa di diversi fattori. Da un lato la perdita di efficienza per il progressivo interrimento dei serbatoi e l’invecchiamento delle infrastrutture e dall’altro la crescente sovraccapacità

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energia elettrici produttiva degli impianti a ciclo combinato che svolgono un ruolo di “accumulo virtuale”, così come la riduzione del differenziale di prezzo tra le ore di maggiore richiesta sulla rete e le ore vuote. RSE sta conducendo studi sul potenziale incremento della capacità installata, in particolare per alcune aree del Mezzogiorno e delle Isole, dove maggiore è la penetrazione di impianti non programmabili (eolici e solari) e più deboli risultano le infrastrutture di rete. Una ulteriore opzione già allo studio è rappresentata dallo sviluppo di impianti con centrale in caverna che sfruttino il mare come serbatoio inferiore.

I sistemi CAES stanno incontrando un forte interesse per applicazioni centralizzate di grande taglia e sono oggetto di attività di ricerca e sviluppo, ad esempio in Germania e USA, in particolare per i cosiddetti “adiabatici”, ovvero senza utilizzo di combustibili fossili. Per gli accumulatori elettrochimici si prevede una crescente penetrazione nel bre-ve-medio termine, sia sulla rete di trasmissione che per applicazioni distribuite in prossimità dell’utenza e nelle “smart grids” di piccola e media taglia, grazie alle favorevoli caratteristiche di modularità e di facilità di reperimento dei siti di installazione. Le tecnologie più promettenti sono, oltre alle batterie SodioZolfo (Na-S), quelle basate su Ioni di Litio e quelle Redox/ Vanadio. Gli sforzi di Ricerca e Sviluppo si concentrano sull’aumento della potenza specifica della cella, sul miglioramento della facilità di gestione e della sicurezza del sistema e la riduzione dei costi. Presso il Laboratorio Prova Batterie di RSE sono in corso esperienze sulle batterie Re-dox/Vanadio (Figura 2) e sui Volani, insieme alla caratterizzazione di materiali innovativi per le batterie Sodio/Cloruro di Nichel; inoltre, i diversi tipi di accumulatori elettrochimici vengono provati in condizioni “reali” presso la Test Facility “Generazione Distribuita”, operativa nella sede RSE di Milano.

Figura 1 Confronto relativo dell’applicabilità delle differenti tecnologie di accumulo Applicazione

Idro

CAES

Na/S

Na/NiCl

Li/ion

Ni/Cd

• • • • • • • • •

• • • • • • • • •

• • • • • • • • •

• • • • • • • • •

• • • • • • • • •

• • • • • • • • •

Ni/MH Pb/acido

Redox

Volani

SC

• • • • • • • • • • Differimento investimenti rete • • • • • Regolazione primaria • • • • • Regolazione secondaria • • • • • Regolazione terziaria (riserva pronta) • • • • • Riaccensione sistema • • • • • elettrico Supporto di tensione • • • • • Qualità del servizio • • • • • (power quality) • Sistema adatto all’applicazione • Sistema meno adatto degli altri all’applicazione • Sistema non adatto all’applicazione

Time-shift

Integrazione rinnovabili (profili prevedibile)

Fonte RSE

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energia rinnovabile Fotovoltaico

Cadono gli dei, e ora cosa succede? A TU PER TU CON VALERIO NATALIZIA Presidente di Anie-Gifi di Gabriele Masini

In crisi i colossi tedeschi, cinesi e statunitensi. E in Italia? Ne parliamo con Valerio Natalizia, presidente di Anie-Gifi. Valerio Natalizia

E: Solon in procedura di insolvenza, il caso Solyndra, i cinesi che cadono come birilli. Come se la passa l’industria italiana del fotovoltaico? VN: La situazione che sta vivendo la Germania noi la viviamo con minore enfasi perché non abbiamo produttori di moduli di quel calibro. Ci sono alcune realtà importanti nell’elettronica,

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per esempio nella produzione di inverter, che hanno fabbriche in Italia e proprietà straniera, e queste non risentono della situazione. Certo i nostri produttori di moduli, che sono piccoli e medi, risentono di questa competizione e attraversano una fase di crisi dovuta soprattutto alla fortissima competizione sui prezzi. Il mercato – oggi - è in fase di consolidamento e nel 2011 ha confermato un istallato intorno ai 23 GW, una quota di tutto rispetto. Tale situazione di consolidamento nasce anche da una corsa all’aumento della capacità produttiva, oggi stimata intorno ai 40 GW, quando la domanda è a 21-23 GW. Si tratta di un mercato ormai quasi maturo che ha smesso di crescere ai tassi degli anni passati: chi è sul mercato inasprisce la competizione riducendo i prezzi. Ma spesso queste flessioni di prezzo non corrispondono a riduzioni dei costi. Le economie di scala di alcuni colossi non sono certo raggiungibili da produttori che hanno capacità produttive dieci volte inferiori. E: Insomma, c’è ancora spazio per gli italiani? VN: Ci sono produttori italiani che hanno diversificato e si presentano al cliente finale saltando la catena distributiva. Altri sono riusciti a ottenere le materie prime con contratti molto vantaggiosi e così riescono a sopravvivere sul mercato nonostante una capacità produttiva inferiore. La maggior difficoltà a competere ce l’hanno quelli che assemblano i vari componenti, comprando celle già fatte.

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Le maggiori possibilità sono tuttavia sugli inverter, sui trasformatori, sulle strutture di sostegno, sull’istallazione e manutenzione. Nell’elettronica e nell’elettrotecnica ci sono ambiti paralleli al fotovoltaico che sono sopravvissuti proprio grazie a questo settore. Spesso si fa l’errore di considerare il fotovoltaico solo come mercato dei pannelli. Ad oggi, invece, meno del 30% degli occupati del settore è coinvolto nella produzione dei moduli. Due-tre anni fa il modulo rappresentava il 60-70% del costo dell’impianto; oggi è sceso sotto il 40%, mentre gli altri costi (strutture di sostegno, manodopera per l’istallazione) difficilmente potranno avere una contrazione sensibile. In un orizzonte di medio lungo termine il modulo peserà sempre di meno e con l’abbassamento dei prezzi diventerà una sorta di commodity: nessuno si chiederà se sono fatti in Italia o meno, come succede per i telefonini o i televisori. E: Nei mesi scorsi Anie ha lanciato la proposta di un’associazione unica delle rinnovabili. A che punto siamo? VN: La volontà è di costruire un unico soggetto, un unico interlocutore, soprattutto nei confronti delle istituzioni, che rappresenti il fotovoltaico. Il progetto di Anie è più ampio: l’idea è quella di mettere sotto il cappello Anie, quindi all’interno di Confindustria, la rappresentanza di tutte le rinnovabili. È un progetto interessante ma ambizioso, che non potrà concludersi in qualche mese. Quello su cui stiamo lavorando in maniera più intensa riguarda il fotovoltaico perché potrebbe essere una base di partenza per portare avanti il progetto nel suo complesso. Non è facile perché le associazioni spesso rappresentano istanze diverse, ma c’è l’interesse di tutti.

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E: Ma è necessario, anche per una questione di efficacia. VN: Serve un unico interlocutore per facilitare la dialettica con le istituzioni, altrimenti chi ci deve ascoltare può confondersi e prendere decisioni sbagliate. Ora, indipendentemente dal merito, una norma che cambiasse, anche se in piccola parte, il Conto energia sarebbe l’ennesimo schiaffo alla stabilità normativa. E accelererebbe l’erosione del plafond. Un altro esempio: il bonus del 10% per i pannelli fatti in Europa. Noi avevamo spinto perché ci fosse un provvedimento che premiasse chi veramente crea occupazione in Italia. La norma attuale dà il 10% a tutti, e così abbiamo alzato le tariffe e buttato i soldi. Il fatto di essere frammentati porta a provvedimenti non efficienti. E: Quella fotovoltaica è una tecnologia che esiste ormai da 40 anni, ma nonostante questo sembra ancora risentire di una scarsa efficienza. È vero che gli investimenti importanti sono arrivati solo recentemente? VN: La “storia moderna” del fotovoltaico è iniziata nel ’90 quando la Germania ha attuato il primo programma di finanziamento dei tetti fotovoltaici in conto capitale. I moduli non arrivavano al 9% di efficienza. Oggi in alcuni casi siamo al 20%, parlando di prodotti in commercio con una certa affidabilità. Poi ci sono efficienze di laboratorio con valori molto più alti ma non ancora in grado di andare su larga scala. Per quanto riguarda gli inverter, invece, l’efficienza all’inizio era intorno al 90%, oggi siamo al 99%, vicini al limite fisico. Ci sono stati dei grossi progressi. Il punto è che solo gli ultimi 3-5 anni sono arrivati gli investimenti di aziende, enti di ricerca e università. È stata la nascita di un mercato a spingere le aziende a investire.



energia rinnovabile

Quei soffi QUATTRO CHIACCHIERE CON CARLO SCHIAPPARELLI Ad di REpower

Carlo Schiapparelli

di Gabriella Busia

E: In questi otto anni quali sono stati i punti critici e quelli di forza che la sua società ha incontrato nel mercato italiano dell’eolico? CS: Dal 2004, anno in cui REpower ha realizzato il primo parco eolico in Italia, il settore dell’eolico è passato dai 500 MW ai circa 1000 MW/annui dell’ultimo periodo. Il nostro Paese si è così posizionato dietro Spagna e Germania, leader per installato eolico annuo. Recentemente però,

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la legislazione e gli incentivi che regolano il settore hanno subito revisioni e mutamenti, privando il mercato di continuità e stabilità, fattori necessari per attrarre investimenti esteri. Inoltre la recente crisi ha acuito le difficoltà del settore sul fronte finanziario evidenziandone errori e mancanze legislative. Tuttavia confrontando i nostri contratti e i nostri progetti con quelli realizzati da REpower negli altri Paesi, posso affermare che gli

operatori hanno saputo reagire aumentando competenza e impegno sia in campo tecnico che progettuale, e oggi il nostro settore esprime un livello professionale all’avanguardia, al pari delle migliori aziende del settore energetico tradizionale. Buona parte del successo REpower è legato alle performance dei nostri modelli da 2 e 3 MW, rivelatisi particolarmente adatti alle caratteristiche dei siti italiani e all’avanguardia per producibilità ed affidabilità.


Il parco eolico di Mazara del Vallo

virtuosi di Eolo E: In Italia vi è un continuo timore rispetto alle novità. Paure che di frequente hanno interessato il settore dell’energia. I movimenti come “No Eolico” quanto peso hanno nell’immaginario collettivo? E come si possono superare, nei fatti, situazioni che rischiano di mettere a repentaglio un settore importante delle rinnovabili? CS: Spesso gli argomenti utilizzati da chi si oppone all’eolico si basano su una conoscenza superficiale e su elementi emotivi più che su dati oggettivi. Mi riferisco, ad esempio, al peso degli incentivi sullo Stato, la cui valutazione è spesso inattendibile, all’impatto degli impianti sull’avifauna o sull’agricoltura. D’altro canto è pur vero che in passato la mancanza di regole certe può avere facilitato la nascita di strutture non adeguatamente integrate con il territorio. Il modo migliore per superare oggi gli attacchi all’eolico è fare formazione, spiegando l’importanza della produzione di energia pulita per noi e per il pianeta. Inoltre è necessario supportare il legislatore nel compito di creare regole certe che premino i comportamenti

virtuosi delle aziende. Infine, vorrei sottolineare che l’eolico è un settore vitale per l’Italia, non solo perché salvaguardia l’ambiente, ma anche perché contribuisce a ridurre la dipendenza energetica dall’estero e crea posti di lavoro. E: REpower con le sue filiali è presente in altri Paesi europei, dove è stata sviluppata l’esperienza dell’offshore. Questo, che potenzialità ha in Italia? Quali i possibili benefici e gli eventuali sviluppi? CS: A parità di numero di turbine un impianto offshore ha una potenza complessiva installata maggiore rispetto a un parco onshore, poiché l’incidenza dei costi infrastrutturali richiede una potenza maggiore per rendere l’investimento sostenibile. Quindi il principale beneficio dei parchi offshore è una maggior produzione degli impianti a fronte di un minor impatto sul territorio. In Italia il potenziale offshore è più basso che nel Nord Europa per due motivi. Il primo è legato alla caratteristica dei fondali del Mediterraneo molto profondi a pochi km dalla costa, il secondo è la scarsità di venti elevati. Ciò

detto anche nel Mediterraneo sarebbe possibile installare grandi impianti, che potrebbero contribuire in maniera significativa al soddisfacimento del fabbisogno energetico nazionale. Molto dipenderà dalla reale volontà politica di approvare e supportare questi investimenti. E: Lo scorso marzo REpower Italia ha raggiunto un importante traguardo con la costruzione del parco eolico a Mazara del Vallo, in grado di produrre circa 57 GWh ogni anno. Qual è il risparmio in termini di CO2? CS: Con una potenza unitaria di 3.4 MW, un’altezza del mozzo da terra di 100 metri e un rotore di 104 metri, le turbine REpower installate a Mazara del Vallo sono le più grandi e potenti d’Italia. Negli ultimi anni il mercato dell’eolico ha raddoppiato la potenza unitaria delle turbine prodotte, a beneficio della tutela del territorio. Gli impianti realizzati con questo tipo di turbine permettono di utilizzare un numero inferiore di aerogeneratori senza ridurre la potenza complessiva del parco stesso. Pochi anni fa per realizzare un parco da 15 MW servivano una ventina di aerogeneratori,

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oggi ne bastano 5. Il progetto di Mazara del Vallo è stato incentrato sul rispetto dell’ambiente, caratterizzato da coltivazioni vinicole e uliveti e la sua realizzazione ha evitato l’emissione in atmosfera di oltre 23.000 tonnellate di CO2. E: Se in futuro l’energia rinnovabile riuscisse a soddisfare il nostro fabbisogno, che ruolo giocherebbe l’eolico? CS: Il vento rappresenta una fonte inesauribile, pulita e a costo zero. La sua disponibilità è tale che potrebbe soddisfare da sola il nostro fabbisogno energetico. Detto ciò, sono molti i fattori che concorrono allo sviluppo delle piene possibilità del settore. Stando ai dati attuali posso affermare che l’energia eolica è, tra le rinnovabili, quella più vicina al raggiungimento della grid parity e questo assicura all’eolico un ruolo da protagonista anche per il futuro.

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speciale energia dai rifiuti

Ma quali rifiuti?...

Una piena attuazione della legislazione comunitaria sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore, con possibilità di creare oltre 400.000 posti di lavoro entro il 2020. In Italia occorre fare un grande sforzo per vincere pregiudizi e disinformazione. La necessità di recuperare i ritardi accumulati si scontra, con un clima di ostilità verso una tecnologia che si è profondamente evoluta, assicurando prestazioni elevate e impatti ambientali e sanitari del tutto accettabili.

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Energia! di Valter Cirillo Ogni anno nell’Unione Europea vengono lavorate circa 8 miliardi di materie prime e materiali vari: più o meno 16 tonnellate per persona, 6 delle quali (per un totale di oltre 3 miliardi di tonnellate) diventano rifiuti. Metà di questi rifiuti vengono interrati nelle discariche, che costituiscono ancora l’opzione più diffusa di smaltimento, nonostante la vigente legislazione UE ne preveda invece la progressiva eliminazione a favore del riutilizzo, del riciclaggio e del recupero con valorizzazione anche energetica.

La composizione di questa enorme massa di rifiuti è estremamente eterogenea: la gran parte è costituita da materiali di estrazione mineraria, di costruzione e demolizione, da fanghi di fogna, da macchinari vari, da rifiuti industriali, da sostanze pericolose e da circa 260 milioni di tonnellate di rifiuti solidi urbani (RSU). Il problema della loro gestione si presenta dunque parimenti differenziato, ma nel complesso costituisce una sfida severa da affrontare dal punto di vista tanto ambientale quanto economico. Secondo uno studio presentato dalla Commissione europea il 13 gennaio, una piena attuazione della legislazione comunitaria sui rifiuti consentirebbe di risparmiare 72 miliardi di euro l’anno, incrementando di 42 miliardi di euro il fatturato annuo del settore, con possibilità di creare oltre 400. 000 posti di lavoro entro il 2020. Nell’ambito della valorizzazione dei rifiuti raccomandata dalla UE, la produzione di energia non ha un ruolo prioritario. Va però detto che le reali potenzialità di questa risorsa, ai fini della produzione di energia, non sono state ancora esplorate appieno, né dal punto di vista quantitativo, né da quello tecnologico. Le stesse statistiche lasciano molto a desiderare, al punto che è quasi impossibile avere un quadro preciso della situazione.

Secondo CEWEP (Confederation of European Waste to Energy Plants) nel 2009 i 446 impianti di incenerimento esistenti nella UE hanno trattato 69 milioni di tonnellate di RSU, producendo energia primaria (elettricità e calore) pari a 7,7 milioni di tep (tonnellate equivalenti di petrolio). Questi dati però, oltre ad essere parziali (CEWEP, ad esempio, rappresenta circa il 90% degli impianti) fanno riferimento alla sola valorizzazione termica degli RSU; non comprendono, quindi, la produzione di biogas da discariche, da rifiuti agricoli e da allevamento (stimata in circa 8 Mtep nel 2009), l’autoproduzione di energia da parte di industrie, la quota di rifiuti valorizzata nella voce “biomasse” e molto altro. Ma anche queste poche cifre rendono evidente che la valorizzazione energetica contribuisce già in modo non marginale alla copertura della domanda di elettricità e di calore in Europa e alla riduzione dei rifiuti da smaltire. Peraltro si tratta di valori che da un decennio a questa parte stanno registrando un forte incremento. Gli RSU avviati a termovalorizzazione energetica, ad esempio, solo 3 anni prima (2006) non raggiungevano i 48,5 milioni di tonnellate.

Buone prospettive future Gran parte dell’incremento è dovuto alla Germania, dove l’applicazione del divieto di discarica per i rifiuti urbani non trattati ha portato ad una vera e propria impennata della termovalorizzazione. Anche le prospettive future sono buone, sia per il rilevante numero di impianti attualmente in costruzione (alcune decine), sia perché la quota di rifiuti bruciata con recupero di energia è ancora circa la metà del totale avviato a incenerimento (128 milioni di tonnellate nel 2008, secondo Eurostat, considerando tutte le tipologie di rifiuti). Inoltre, sono numerosi i Paesi che ancora non fanno ricorso alla termovalorizzazione (Grecia, Bulgaria, Romania, Lettonia, Estonia e Lituania) o che la utilizzano in modo estremamente limitato (Irlanda, Polonia, Ungheria, Cechia e Slovacchia). Per contro si tratta di una pratica largamente diffusa nel centro e nel nord Europa, soprattutto in Paesi che certo non possono definirsi a scarsa vocazione ambientale, come la Svezia, dove si incenerisce il 47% dei rifiuti urbani, o la Danimarca, dove si arriva addirittura al 55%. Nel complesso in Europa circa il 20% di tutti i rifiuti urbani sono avviati ad impianti di incenerimento.

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speciale energia dai rifiuti Il ritardo italiano In questo contesto l’Italia si situa poco sotto la media UE, ma con ritardi vistosi rispetto ai Paesi più evoluti. In dettaglio, nel 2009 i 47 impianti di incenerimento dotati di sistemi di recupero energetico (39 solo elettrico e 8 con produzione combinata di elettricità calore) hanno trattato 4,6 milioni di tonnellate di rifiuti urbani (14,3% del totale), recuperando 3,1 miliardi di kWh elettrici e circa 965 milioni di kWh termici. Anche in questo caso un contributo limitato, ma non marginale rispetto alla necessità di ridurre l’uso di combustibili fossili e di diversificare il mix di produzione energetica. Inoltre il trend è anche per noi nettamente positivo.

Ma è un dato di fatto che per potenziare davvero la “risorsa energetica rifiuti” c’è ancora molta strada da percorrere. E soprattutto occorre fare un grande sforzo per vincere pregiudizi e disinformazione. La necessità di recuperare i ritardi accumulati si scontra, infatti, con un clima di aperta ostilità verso una tecnologia che si è profondamente evoluta negli ultimi anni, assicurando prestazioni elevate e impatti ambientali e sanitari del tutto accettabili. I più moderni impianti oggi in esercizio hanno emissioni praticamente trascurabili, inferiori alle pur rigide norme europee che, per esempio, impongono una emissione massima di diossina (l’inquinante più pericoloso) di 0,1 miliardesimi di grammo per metro cubo di fumi emessi. Significativo, al riguardo, il caso della Francia, dove l’Agenzia per l’ambiente (Ademe) stima che i 130 inceneritori in esercizio (di cui solo 18 senza recupero energetico) hanno emissioni di diossina che complessivamente si aggirano sui 10 grammi l’anno.

Termovalorizzatore A2A

Balle confezionate rifiuti

Brescia

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Quanto avviene nell’area più evoluta dell’Europa dimostra che il recupero energetico dei rifiuti è un tassello essenziale per una loro moderna gestione, improntata a criteri di sostenibilità ambientale. Che peraltro facilita fortemente anche l’obiettivo di riduzione i quantitativi e la pericolosità dei rifiuti conferiti in discarica.



energia

È un mondo DIALOGO SULL’ATTUALITÀ E IL FUTURO DI UN SETTORE VITALE MA COMPLESSO 2050: le fonti rinnovabili provano a scalzare petrolio e gas Analizzare il futuro energetico europeo e mondiale è un esercizio difficile, che dipende da molte variabili. Elementi ha parlato con Arturo Lorenzoni, Vittorio D’Ermo e con Carlo Stagnaro per capire quale futuro ci attende

di Piergiorgio Liberati Petrolio, gas e carbone giocheranno ancora un ruolo da protagonisti nello scenario energetico dei prossimi trent’anni? Oppure la terza rivoluzione industriale di cui parla l’economista Jeremy Rifkin, con un mondo 100% rinnovabile, prenderà il sopravvento? Comprendere e analizzare il contesto energetico futuro – in Italia e nel resto del mondo – è un esercizio difficile, che dipende da molte, troppe variabili, spesso legate anche a logiche geopolitiche che esulano dai paradigmi economici. Cambiamenti climatici, crescita demografica, nuove tecnologie, interessi economico-politici e non per ultimo i disastri ambientali (vedi Fukushima o la piattaforma Deepwater Horizon), costituiscono ciascuno una tessera di un puzzle che, nei prossimi anni, condizionerà il nostro sviluppo. Molti autorevoli studi hanno cercato di tratteggiare i profili principali che caratterizzeranno il settore energetico da qui al 2050. Fra tutti spicca il World Energy Outlook, stilato dall’Agenzia Internazionale dell’Energia, che nell’edizione del 2011 ipotizza una prossima “età dell’oro” del gas, in particolare grazie all’apporto dello shale gas e di altre tipologie di gas non convenzionale, in rapido sviluppo soprattutto negli Stati Uniti. Elementi ha provato ad approfondire questa e altre tematiche con alcuni esperti del settore, cercando di focalizzare l’attenzione sulle nuove tecnologie, sui cambiamenti climatici e sugli scenari di mercato. Ne è emerso un quadro dove - nel medio periodo – saranno ancora predominanti i combustibili fossili che solo in parte rallenteranno la diffusione massiccia delle rinnovabili, necessaria a compensare la forte crescita della domanda energetica, legata allo sviluppo economico del continente asiatico.

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in riserva? Arturo Lorenzoni

Per Arturo Lorenzoni, docente di Economia dell’energia all’Università di Padova, “il rapido sviluppo che negli ultimi tre anni ha interessato le fonti rinnovabili, merita un’attenta analisi, nel senso che con un’ulteriore maturazione tecnologica le Fer potranno davvero diventare nel lungo periodo, dal 2020 in poi, le indiscusse protagoniste dello scenario energetico mondiale”. Se per gli esperti dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, quindi, la lenta ma inesorabile uscita di scena del nucleare dal sistema produttivo mondiale avverrà in favore del gas non convenzionale, per Lorenzoni “lo shale-gas, specialmente negli Stati Uniti, potrà sì rallentare la diffusione di Fer, ma si tratterà solo di un semplice ritardo su un futuro basato sulla green economy”. E non solo nella produzione elettrica. “Oggi il 40% dell’energia prodotta in Europa è assorbita dagli edifici continua il professore - mi aspetto, quindi, grandi passi in avanti nell’efficienza energetica applicata all’edilizia”. E sul fronte della non programmabilità? Ormai il concetto di “rete intelligente” è entrato nei piani economici europei e mondiali. Nel 2009 gli Stati Uniti, nell’ambito dello Stimulus-Plan da 49,7 miliardi di dollari, ne hanno dedicati ben 11 allo Smart Grid Plan.

Vittorio D'Ermo

Carlo Stagnaro

In Europa, la Commissione non ha ancora emanato provvedimenti specifici, ma ha lanciato la European Smart Grids Technology Platform, che incoraggia e supporta le iniziative europee a favore dello sviluppo delle reti intelligenti in Europa. Con una previsione d’investimenti nel settore pari a 500 miliardi di euro entro il 2030 (fonte IEA). E in Italia? “Prima della Smart-Grid penso ad una StrongGrid”, conclude Lorenzoni. “Con circa 1 miliardo di investimenti si potrebbe creare una dorsale sottomarina in altissima tensione, che costeggiando tutta l’Italia e usufruendo di varie interconnessioni con la rete elettrica, potrebbe risolvere non solo il problema dei colli di bottiglia, ma anche quelli di un eccesso di produzione di energia da fonte rinnovabile”. L’analisi di Vittorio D’Ermo, Direttore dell’Osservatorio Energia dell’Associazione Italiana Economisti dell’Energia (AIEE) e docente di master universitari, non è molto diversa da quella di Lorenzoni. D’Ermo, però, si focalizza più sul petrolio, sulla cui uscita di scena “non bisogna farsi grosse illusioni. Il greggio continuerà ad essere, ancora per molto, il combustibile fossile più utilizzato, specialmente nel settore dei trasporti, il cui cambio generazionale in favore dei motori elettrici, avverrà in modo lento e richiederà almeno altri 20 anni”.

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Ma se, come sostiene D’Ermo, il petrolio resterà legato alle aree di provenienza tradizionali, dove è abbondante e in grado di soddisfare pienamente la domanda mondiale, come sarà possibile controllarne il prezzo? Già nel 2008, del resto, si è avuta una “fiammata” a 148 dollari al barile, le cui ripercussioni si sono fatte sentire sull’economia reale. “Il prezzo del petrolio continuerà a contare su vari fattori di sostegno - prosegue D’Ermo - tra i quali la geopolitica e la domanda asiatica. Credo che eventuali picchi a rialzo saranno temporanei, mentre il prezzo anche nel medio periodo resterà basso”. Per quanto riguarda lo Shale-Gas, invece, il consigliere dell’AIEE lo giudica una realtà che sta portando indubbi vantaggi di prezzo agli Stati Uniti. “Il gas negli Usa costa circa 3 dollari per milione di Btu (British Thermal Unit), rispetto ai 12 euro pagati in Europa - spiega D’Ermo – cosa che “favorisce una minore importazione di gas liquefatto negli Usa, a favore delle importazioni in Giappone e in Europa”. A guardare bene, c’è un punto fermo sul quale convergono le analisi dei due esperti: la lenta uscita del nucleare. Anche perché “se pensiamo che in Italia nel 2011 siamo arrivati a 12mila MW di fotovoltaico installato, ciò equivale a 12 centrali nucleari da 1.000 MW ciascuna. Fatta una dovuta precisazione, e cioè che il nucleare produce h24, mentre il solare no, non si può però prescindere da questo dato: le FER, in futuro, saranno sufficienti a coprire la domanda addizionale di energia”. E qui entra in gioco anche il discorso sull’efficienza energetica. Se per Lorenzoni, specie nell’edilizia, i ritrovati tecnologici del settore costituiranno una manna dal cielo per lo scenario energetico futuro, per D’Ermo il crescente uso di rinnovabili potrebbe favorire lo sviluppo di una coscienza energetica. “Se io mi produco l’energia da solo, divento gestore della mia energia, quindi cercherò di razionalizzare i consumi e far fruttare al meglio il mio personale budget energetico”. Efficienza energetica a parte, un’altra delle varianti che influirà molto sulle scelte energetiche, è la “legge” del mercato. O, per meglio dire, lo sviluppo di una sana concorrenza tra produttori e distributori, che non resti all’interno di un confine nazionale, ma si estenda in tutta Europa. E che, magari, costringa l’Europa stessa a rivolgersi con una voce unica agli interlocutori internazionali.

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Domanda mondiale di energia rinnovabile e di combustibile Scenari 2009/2035 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 Carbone

Olio

Gas

Nucleare

Idrico

Biomasse

Altro

2009 domanda Previsione 2035: Nuovi scenari politici 2035: Scenario politico 2035: Scenario 450

Fonte WORLD ENERGY OUTLOOK 2011

Per Carlo Stagnaro, Direttore ricerche e studi dell’Istituto Bruno Leoni, è difficile, se non impossibile, parlare di scenari energetici che vadano oltre il 2020-2030 (parlare del 2050 sarebbe come andarsi a rileggere le previsioni sul 2012 che venivano fatte nel 1970, paradossali), ma di certo il mondo si muoverà su due scenari opposti. Il primo sarà caratterizzato da una “rimonopolizzazione del settore energetico, spiega Stagnaro. Qualche segnale in tal senso arriva dalla riforma del mercato energetico varata in Inghilterra con il pesante ingresso del Ministero dell’Economia, dalle resistenze della Francia all’apertura e in Italia dal capacity payment e dalla debole liberalizzazione”. Il secondo scenario, invece, vede il “rapido sviluppo del mercato, grazie ad un rafforzarsi dell’Europa soprattutto dal punto di vista delle interconnessioni - continua l’ingegnere dell’IBL - che garantiranno una migliore gestione delle rinnovabili non programmabili”. Insomma, l’energia fotovoltaica ed eolica (quella a maggiore intermittenza) continua a costituire uno spartiacque importante. Ma a differenza di altri esperti, Stagnaro non crede che il 2030 differirà molto dal 2012. “Fatte salve invenzioni tecnologiche ad oggi non prevedibili”, prosegue, “credo che i combustibili fossili continueranno ad essere predominanti sulla produzione di energia e che il settore dei trasporti, così come quello dell’efficienza energetica, non avrà un’evoluzione innovativa tale da pregiudicare l’uso del petrolio”.


Dunque, come conciliare l’enorme potenza di rinnovabili accumulata negli ultimi due anni, con i problemi ambientali e la crescita della domanda energetica? Per Stagnaro la risposta è chiara: “Se avessi dei soldi da investire lo farei nel settore delle batterie e degli accumulatori. Se prendiamo il “caso Italia”, i 12 GW di fotovoltaico installato creano grossi scompensi al sistema – con relativi problemi di sicurezza – oltre che al mercato, visto che c’è una grossa offerta di energia sostenuta dagli incentivi e con priorità di dispacciamento. Per riequilibrare il tutto, quindi, occorrerebbero degli accumulatori”. Accumulatori, o come spiegava anche Lorenzoni, una rete in grado di gestire la non programmabilità delle rinnovabili. A fare da sfondo a questo problema, però, ce n’è un altro che ha implicazioni superiori: quello ambientale. Secondo l’ultimo rapporto dell’Agenzia Internazionale dell’Energia, sarà impossibile, procedendo nell’attuale direzione, contenere l’aumento della temperatura a soli 2 gradi centigradi e questo – anche senza voler seguire le sirene allarmiste degli ambientalisti più estremisti – creerà problemi al nostro pianeta. Stando l’attuale situazione, dunque, è probabile che le tecnologie che consentono la cattura e lo stoccaggio della CO2 diventeranno indispensabili e, prima ancora che sull’efficienza energetica, sulle reti intelligenti o sui pannelli ad alto rendimento,si deciderà presto di investire in questo settore, nel quale l’Italia è già abbastanza avanti.

Divisione delle risorse energetiche mondiale in 3 scenari

Attuale scenario politico

Nuovo scenario politico

Scenario 450

25%

0

50%

100%

75%

Carbone Petrolio Gas Nucleare Rinnovabili

Fonte WORLD ENERGY OUTLOOK 2011

Domanda mondiale di energia rinnovabile e da combustibili Scenari

Nuove politiche energetiche

Politiche energetiche attuali

450 scenario

1980

2009

2020

2035

2020

2035

2020

2035

Carbone

1.792

3.294

4.083

4.101

4.416

5.419

3.716

2.316

Olio

3.097

3.987

4.384

4.645

4.482

4.992

4.182

3.671

Gas

1.234

2.539

3.214

3.928

3.247

4.206

3.030

3.208

Nucleare

186

703

929

1.212

908

1.054

973

1.664

Idrico

148

280

377

475

366

442

391

520

Biomasse

749

1.230

1.495

1.911

1.449

1.707

1.554

1.329

Rinnovabili Totale

12

99

287

690

256

481

339

1.161

7.219

12.132

14.769

16.961

15.124

18.302

14.185

14.870

Lo scenario 450 ha l'obbiettivo non vincolante di limitare l'innalzamento della temperatura atmosferica mondiale entro i due gradi Celsius grazie al contenimento della concentrazione di gas serra a circa 450 parti per milione.

Fonte WORLD ENERGY OUTLOOK 2011

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Siamo cacciatori di fonti rinnovabili.

Catturiamo l’energia del futuro per liberarla nel nostro presente.

EOLICO

F OT O V O LTA I C O

BIOMASS

Inergia è una società specializzata nella generazione di energia da fonti rinnovabili e nell’edilizia sostenibile. Nasce dal Gruppo Santarelli, una delle più solide realtà imprenditoriali nel settore dell’edilizia privata e dei lavori pubblici. Inergia vuol dire energia pura dal vento, dal sole e dalle biomasse. Inergia significa bioedilizia e sviluppo eco-compatibile del territorio. Inergia. Un nuovo modo di dare energia al futuro.

70 www.inergia.it

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E

SOSTE EDIFICI

NIBIL

I


energia

Smart grid, ci vuole un’industria Italiana Maurizio Mayer

IL PENSIERO DI MAURIZIO MAYER Presidente dell’Associazione per la Tecnologia dell’Informazione e delle Comunicazioni > Elementi 25

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per il quale investire in ricerca e sviluppo. Anche in questo caso le risposte del mercato saranno decisive. Quello dell’energia è un settore che non va però lasciato completamente a se stesso perché rappresenta un “asset” strategico per il Paese: è necessaria un’opera d’indirizzo e di attenta vigilanza da parte delle Autorità competenti e del Governo. Discorso simile per il trattamento dei dati dei clienti. Anche qui l’analogia con le TLC è evidente: si è passati da un’epoca in cui l’inserimento dei dati degli abbonati al servizio telefonico nei relativi elenchi era obbligatorio all’attuale regime “opzionale”. Non si tratta quindi di inventare niente di nuovo, ma di applicare le stesse regole a un più ampio ambito convergente.

di Carlo Macciocco

E: Uno dei nodi per lo sviluppo delle smart grid è il reperimento di fondi. Occorre un maggiore impegno finanziario delle utility su questo fronte? MM: Si tratta di capire se i fondi necessari vengono percepiti solo come un ulteriore costo e non come un investimento necessario a produrre significativi ritorni economici, almeno a medio termine. Nel caso della rete di trasmissione ciò è stato valutato positivamente già da tempo per i benefici in chiave di efficienza, di qualità del servizio erogato, di ottimizzazione dei flussi e di capacità di reagire alle situazioni critiche. Ora le nuove sfide della generazione diffusa da Fer, dell’auto elettrica, delle applicazioni domotiche, fino al ruolo attivo per il cliente finale pongono al centro la gestione intelligente delle reti anche nella distribuzione. Temi che rimandano a più ampie questioni per il sistema Paese: quali strategie per conseguire gli obiettivi sulle rinnovabili? Quali normative sulla limitazione alle emissioni nocive dei mezzi di trasporto? Quali programmi di R&S da parte delle industrie automobilistiche? Tutte domande a cui è difficile trovare risposte chiare. Ne consegue una complicata interpretazione dello scenario per le utility. Ma questo è ciò con cui tutte le imprese che operano in regime di mercato sono abituate a rapportarsi continuamente. Per ciò auspico che le utility maturino rapidamente la consapevolezza dell’opportunità di business rappresentata dalle Smart Grid. E: Altre questioni riguardano la standardizzazione internazionale e il trattamento dei dati dei clienti, oggetto di “disputa” tra le utility e le società Ict… MM: Credo sia utile fare riferimento a quanto accaduto nella telecomunicazione dove nell’arco di pochi decenni si è passati da un regime di monopolio a una situazione di estrema competizione. Lo smantellamento del sistema internazionale dei monopoli ha stimolato la nascita di tecnologie e di standard “paralleli” ai precedenti, che in molti casi li hanno soppiantati grazie al loro successo commerciale. É inevitabile che ciò accada anche per le Smart Grid. Il pericolo è che le aziende ICT vedano questa come mera opportunità di “vendita” a clienti tradizionali anziché di partnership per lo sviluppo di un settore di mercato totalmente nuovo

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E: Qual è l’impegno delle società Ict nei progetti pilota italiani? Che tipo di investimenti sono previsti? MM: Nella maggioranza dei casi i progetti pilota vedono le aziende ICT come semplici fornitrici e non partner in grado di investire risorse finanziarie. Molte grandi aziende italiane del settore (soprattutto IT) sono in realtà la semplice filiazione di multinazionali e si limitano ad erogare servizi (system integration, consulenza, manutenzione etc.) e a commercializzare apparati di produzione estera. Poche sono le fabbriche e pochi i centri di ricerca. Da questo punto di vista l’ambito delle smart grid si allinea a tutte le altre tematiche nazionali. Se si vuole ricercare l’innovazione in questo campo occorre quindi guardare oltre oceano e in estremo oriente, a parte qualche brillante realizzazione di piccole aziende di nicchia. Diverso è il caso degli operatori di telecomunicazione che intravedono un’interessante opportunità d’impiego delle proprie reti per il supporto dei nuovi sistemi di distribuzione dell’energia. In quest’ottica è chiara la preferenza per l’uso di reti generaliste o miste rispetto a quelle dedicate. E: Grazie a Enel l’Italia è all’avanguardia sui contatori intelligenti nell’elettricità, e ora si sta per partire con gli smart meter gas. Quale il business atteso per le società Ict? MM: Anche nel caso dei contatori elettrici l’industria italiana ha segnato il passo, in quanto le tecnologie utilizzate sono di provenienza estera: vedremo se per i misuratori di gas verranno attuate iniziative a carattere nazionale. A parte i misuratori c’è però tutto l’ambito dell’elaborazione delle informazioni raccolte che non si limita al solo aspetto della fatturazione, ma riguarda sia aspetti di processo (feedback) che gestionali, interessando le attività di marketing e di pianificazione di reti e servizi. In questo ambito per le componenti di sviluppo e integrazione delle aziende ICT italiane si aprono interessanti opportunità di business. Vorrei poi citare un aspetto finora poco considerato: l’hacking dei contatori elettronici. Occorre pertanto disporre di sistemi antifrode. In questo l’esperienza italiana, maturata soprattutto nel settore della telefonia mobile, è sicuramente all’avanguardia grazie all’impiego di sofisticate tecniche di “data mining”.



PUBBLIREDAZIONALE

JinkoSolar sponsor principale del CF Valencia

In un contesto ricco di aspettative il CF Valencia ha ufficializzato il suo sponsor principale per la prossima stagione: il produttore di pannelli fotovoltaici mono e policristallini JinkoSolar. Il logo della società è stato visibile sulle maglie dei giocatori per la prima volta a inizio febbraio durante la semifinale della coppa del re contro il Barcellona. La cerimonia, presidiata dal presidente del Valencia Manuel Llorente, ha visto la partecipazione del Consiglio di amministrazione, dell’équipe tecnica e dei giocatori titolari. Arturo Herrero, Chief Marketing Officer di JinkoSolar, e Manuel Llorente hanno accolto con favore la collaborazione tra i 2 marchi in presenza anche di Jaime Paseiro, Key Account Manager per il mercato spagnolo di JinkoSolar.

De sinistra: Roberto Soldado, Manuel Llorente, Arturo Herrero e David Albelda, posano davanti ai giornalisti per mostrare il logo sulle maglie del nuovo sponsor ufficiale della squadra

Arturo Herrero, Chief Marketing Officer di JinkoSolar, ha aggiunto: "A nome di JinkoSolar voglio testimoniare l'immenso piacere che rappresenta la possibilità di essere lo sponsor principale di una grande squadra come l’FC Valencia. Il prestigio internazionale che vanta questo club e il calcio spagnolo in generale sono per noi l'occasione di attirare l'attenzione dei media in Europa, grazie anche a tutte le partite che il Valencia affronterà con altre squadre di primo livello." A proposito di JinkoSolar www.jinkosolar.com JinkoSolar Holding Co., Ltd. (NYSE: JKS), uno tra i più importanti fabbricanti di prodotti solari, è un’azienda verticalmente integrata. In crescita fin dalla sua costituzione, è presente con siti di produzione in Cina (nella provincia di Jiangxi e di Zhejiang) e dispone di uffici di vendita e marketing a Shanghai, San Francisco, Monaco di Baviera, Bologna, Montpellier e Zugo. JinkoSolar ha saputo costruire una catena di produzione integrata verticalmente e presenta, dal 30 settembre 2011, una capacità complessiva annua di circa 1.2 GW per ogni categoria di prodotto: wafer in silicio, celle e moduli solari. I prodotti JinkoSolar sono distribuiti ad una clientela diversificata sul mercato fotovoltaico mondiale: in Italia, in Germania, in Belgio, in Spagna, negli Stati Uniti, Francia, Europa dell’est e Cina.

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Sede di JinkoSolar a Shangrao (Cina)


energia energia ee nuovi nuovi media media

L’energia? Te la spiega un “cinguettio” di Livia Catena

Se c’è ancora qualcuno che pensi l’energia come un tema complesso, roba da ingegneri, un argomento noioso e difficile da comunicare, sarà smentito da un “cinguettio”. O meglio da un "tweet", un messaggio in 140 caratteri composto in linguaggio essenziale e sintetico da condividere con seguaci e no su Twitter, il social network del momento.

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In dodici mesi i suoi utenti sono passati da un milione a oltre due milioni, generando un flusso medio di tre messaggi al secondo. Sono questi i numeri che fanno della piattaforma un nuovo veicolo di comunicazione di massa nel nostro Paese. Lo usa un italiano su trenta: dai politici al Papa, dai personaggi sportivi e dello spettacolo agli astronauti. È immediato, versatile ed essenziale. Twitter è giornalismo partecipativo ma anche una nuova fonte d’informazione per i giornalisti stessi. Più veloce delle agenzie, più sicuro del web, ma soprattutto più efficace. Durante le consultazioni dal premier Monti, sul decreto “Salva-Italia”, il sindaco di Bari, Michele Emiliano, ha inviato “in diretta” una sequenza di messaggi sulle nuove disposizioni, anticipando, di fatto, di diverse ore quello che il premier avrebbe poi illustrato in conferenza stampa. Personaggi molto seguiti, come Francesco Totti, Valentino Rossi per lo sport, Jovanotti, Fiorello per lo spettacolo, giusto per indicarne alcuni, lo usano quotidianamente per mantenere un rapporto diretto con i loro fans, così come la Chiesa cerca di fare con i suoi fedeli. Infatti da giugno anche la Santa Sede si è aperta all’era dei Social Network e il Papa ha inviato il suo primo tweet. Anche i politici stanno scoprendo le opportunità di Twitter, se non altro per far sapere a tutti i loro pensieri. Così chi non si è ancora registrato, singolarmente o come gruppo politico, si sta organizzando in proposito. In questo, per non far torto a nessuno, citiamo uno dei politici che sicuramente è stato un antesignano di questa piattaforma: il presidente USA, Barack Obama. Anche l’energia e i suoi protagonisti non potevano sottrarsi al fenomeno comunicativo del momento. Il GSE, con il lancio del nuovo sito internet, ha cominciato a far sentire i suoi primi cinguettii: numeri relativi al fotovoltaico, aggiornamenti sulla normativa, segnalazione di eventi. Per non parlare di Corrente, che di twitter è ormai un veterano e che attraverso questo arruola e aggrega aziende di settore. Il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, dalla Conferenza Cop17 di Durban, ha fatto una cronaca puntuale delle consultazioni, così "twittando", l’11 dicembre, prima ancora che ne parlassero giornali e agenzie di stampa: “Siamo usciti dal cono d’ombra di Copenaghen. L’accordo supera i limiti del Protocollo di Kyoto e ha una dimensione globale”. Anche Greenpeace Italia lancia tweet prima di pubblicare il comunicato stampa che annuncia una collaborazione con Facebook per promuovere le energie rinnovabili e il risparmio energetico: “Ce l’abbiamo fatta! Facebook e le energie rinnovabili hanno stretto amicizia”.

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Questa, la cronaca sulla tragedia della nave Concordia più in diretta che sia mai stata scritta, redatta su tweeter da Jacopo Giliberto, giornalista de: il sole 24 ore e portavoce del ministro dell'ambiente Corrado Clini. 1) Al giglio giornalisti mi fanno domande ovvie. Perché se tolgono il carburante e non lo sostituiscono con acqua la nave si alleggerisce 2) Perché una mareggiata può spostare la concordia? Ma davvero dentro alla nave c’è acqua sporca? 3) Non capiscono l’acqua. Gente di terra buona per il gommone o per mettersi nei pasticci con le vacanze “in barca” 4) Dentro alla neve ci sono asciugamani, detersivi, frigoriferi sventrati, armadi rovesciati, tubi, cavi pendenti, calze, condotte dell’aria, ciabatte, pannelli di plastica 5) Si cammina su pareti sottili e tramezzi leggeri diventati pavimenti e soffitti fragili, le porte si aprono sotto ai piedi o sulla testa 6) Le porte come botole sono fuori sesto e non si aprono, oppure si spalancano dall’alto o sotto ai piedi. le scale vanno fa destra a sinistra 7) Questo, dentro la nave adagiata. E i morti con la pancia gonfia che gorgogliano 8) E i giornalisti chiedono che cosa si vede. Questo si vede, e io nella nave non sono entrato ma lo so



Elementi Normativi La rubrica ha l’intento di aggiornare i lettori sui principali aspetti normativi del settore energetico.

A cura di Piergiorgio Liberati in collaborazione con l’Osservatorio Normativo del GSE

Certificati verdi, oltre i 105 € a MWh il collocamento nel 2012 Nel 2012 il prezzo di collocamento dei Certificati Verdi emessi dal GSE supererà la quota di 105 euro a Megawattora. L’Autorità per l’Energia, infatti, ha stabilito (Delibera 11/2012) che nel 2011 il valore medio annuo del prezzo di ritiro dedicato da parte del GSE è stato di 74,72 euro/MWh. Sottraendo questa cifra al riferimento di 180 euro a MWh si ottiene appunto la cifra di 105,28 euro, con la quale il GSE emetterà i Titoli verdi. Pertanto il prezzo di ritiro dei CV sarà di 82,12 euro/MWh, corrispondente al 78% del prezzo di collocamento dei titoli. Il sistema dei CV sarà operativo fino al 2015: in seguito sarà sostituito dai meccanismi stabiliti dal Dlgs 28/2011 ai fini del raggiungimento degli obiettivi 2020.

Fotovoltaico a terra: il “DL Liberalizzazioni” taglia gli incentivi Il fotovoltaico installato sui terreni agricoli perde gli incentivi del Conto Energia. Sono questi gli effetti dell’articolo 65 del Decreto legge 17/2012, pubblicato il 24 gennaio scorso in Gazzetta e in via di conversione in Parlamento, che azzera gli incentivi per gli impianti collocati in aree agricole, ad eccezione di quelli che, alla data di entrata in vigore del decreto, abbiano già ottenuto il titolo abilitativo o presentato la domanda per il suo conseguimento. L’art. 65, inoltre, contiene indicazioni per il fotovoltaico sulle serre che, ai fini degli incentivi, verrà considerato come installato sugli edifici.

Supera i 10 miliardi la componente A3 della bolletta La componente A3 della bolletta aumenta dell’11,7% nei primi tre mesi del 2012. È quanto stabilito il 30 dicembre 2011 dalla Delibera ARG/com 201/11 dell’Autorità per l’energia. Secondo le stime del GSE, nel 2012 la componente A3 della bolletta si attesterà a 10,5 miliardi, dovuti principalmente all’aumento del Conto Energia (5,9 miliardi nel 2012), del costo del ritiro dei Certificati Verdi e della Tariffa Onnicomprensiva. In bolletta questo incremento della componente significherà un aumento del 4,9%, pari a 22 euro all’anno. Buone notizie, invece, per chi vuole cambiare distributore di energia. Con la Delibera ARG/elt 210/11, l’Authority ha stabilito che chi vuole cambiare distributore, dovrà vedere realizzata la sua richiesta al massimo entro 3 settimane e comunque l’inizio della “nuova” fornitura dovrà partire non oltre il mese successivo a quello di richiesta.

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Nasce Res4Med per lo sviluppo delle rinnovabili nell'area del mediterraneo Costituire una piattaforma strategica in grado di armonizzare le esigenze energetiche e le prospettive di sostenibilità dell’area del Mediterraneo, promuovendo l’energia rinnovabile, le relative infrastrutture di rete e di misura dell’efficienza energetica, rispondendo così alle esigenze di diversificazione delle fonti di approvvigionamento. Questo lo scopo dell’associazione Res4Med fondata - tra gli altri - da GSE, Edison, dal Politecnico di Milano e dalla PriceWaterCoopers e presieduta da Francesco Starace, Ad di Enel Green Power. Il “Piano di Lavoro 2012” punta in particolare sulla formazione e sulla ricerca nell’area del Mediterraneo, oltre a favorire la costituzione di un tavolo per la promozione delle best practices nel settore delle Fer.

Nel piano 2012-2015 dell’AEEG più incentivi agli investimenti in reti L’AEEG con la delibera ARG/elt 199/11 ha approvato il testo integrato per l’erogazione dei servizi di trasmissione e distribuzione dell’energia elettrica per il nuovo periodo regolatorio 2012-2015. A partire dal 2012 la remunerazione del capitale investito (WACC) sarà del 8,4% per la trasmissione e 8,6% per la distribuzione. Prevista la maggiorazione della remunerazione del 2%, per 12 anni, per investimenti in progetti pilota relativi ai sistemi di accumulo dell’energia elettrica e smart grid e per investimenti per il rinnovo e potenziamento delle reti in media tensione nei centri storici.

Dal Piano operativo interregionale 100 milioni per le biomasse Ammontano a 100 milioni di euro i fondi stanziati dal Ministero dello Sviluppo Economico per l’attivazione di filiere delle biomasse che integrino obiettivi energetici di salvaguardia dell’ambiente e dello sviluppo del territorio. Così recita il “Piano operativo interregionale (POI) per le energie rinnovabili e il risparmio energetico 2007-2013”, il cui bando del Ministero è stato pubblicato in Gazzetta lo scorso 19 dicembre. Il modulo per la richiesta delle agevolazioni dovrà essere presentato al MSE tra il 20 marzo e il 20 maggio. Di questi 100 milioni, 70 formeranno un fondo rotativo il cui utilizzo è finalizzato all’erogazione dei cosiddetti finanziamenti agevolati ad opera di Invitalia.

Mercato unico dell’energia, l’Unione Europea accelera Arrivare al 2014 con un mercato interno dell’energia e avere sul tavolo un accordo ben definito sull’efficienza energetica, con relativo piano sulle infrastrutture necessarie. Questa l’agenda varata il 9 dicembre 2011 dal Consiglio dei Ministri dell’Unione Europea, che ha confermato gli orientamenti del Consiglio TTE (Trasporti, Telecomunicazioni ed Energia) di fine novembre. In particolare, in materia di Energia, le urgenze riguardano: il rispetto della scadenza per il completamento del mercato interno entro il 2014, la conclusione di un accordo in materia di efficienza energetica (in linea con l’obiettivo del 20% al 2020) e l’adozione del regolamento relativo alle infrastrutture energetiche. Il tutto dovrebbe riflettersi anche in un rafforzamento del coordinamento in materia di politica energetica esterna dell’UE, nell’ottica di una maggiore sicurezza nell’approvvigionamento energetico dell’Unione a 27.

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energia del pensiero

Creatività, e di cultura. dell’Italia talia “Noi crediamo nella possibilità di un numero incalcolabile di trasformazioni umane e dichiariamo senza sorridere che nella carne dell’uomo dormono delle ali” (Filippo Tommaso Marinetti)

UN CAFFÉ CON GIORDANO BRUNO GUERRI UERRI UE RRI Scrittore, e, giornalista, storico e Presidente della Fondazione Vittoriale degli italiani di Romolo Paradiso

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voglia di bello La rinascita parte da qui

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“Gabriele D’Annunzio è stato un innovatore assoluto. Un genio della poesia e della letteratura. Ma anche della politica. E poi era un eroe, un uomo capace di mettere a repentaglio la vita per qualcosa in cui credeva. Insomma, una figura che potremmo definire mitica”.

Mi accoglie così Giordano Bruno Guerri nella sua nuova abitazione romana, facendomi subito capire quanto sia orgoglioso ed entusiasta di essere stato confermato per altri tre anni alla presidenza della Fondazione Vittoriale degli italiani. La “casa di D’Annunzio”, dell’uomo al quale ha dedicato e dedicherà il suo tempo più prezioso nell’intento di dar sempre maggior lustro a questo “artista del mondo”, orgoglio della nostra cultura.

“D’Annunzio, Marinetti, Papini, Prezzolini, veri innovatori” GBG: Voglio acquistare la Casetta Rossa di Venezia”, continua Guerri, mentre guarda con orgoglio un ritratto del Vate, “per farne un museo d’Annunziano collegato a Gardone Riviera per mezzo di una navetta. Non è un progetto utopistico, ma qualcosa che conto di realizzare presto. E: Eppure, gli dico, D’Annunzio, Marinetti e il Futurismo, Papini, Prezzolini e le riviste come “Il Leonardo”, “Lacerba” e “La Voce”, che sono stati i pilastri della letteratura, dell’arte e della cultura del novecento italiano e non solo, sembrano essere finiti nell’oblio, malgrado le loro opere hanno rappresentato e rappresentano un patrimonio artistico e di pensiero rilevante. GBG: La loro importanza - mi dice Guerri - è straordinaria. Purtroppo li abbiamo rimossi e a volte denigrati per colpa “dell’incidente storico” chiamato fascismo. Qualcosa che era augurabile evitare, ma che un insieme di circostanze di varia natura, invece, ha portato al potere. Il fascismo ha condizionato la cultura italiana per ben due decenni, nel bene e nel male. Moltissimi artisti, pensatori, donne e uomini di cultura sono stati fascisti, o vicini al movimento mussoliniano, come quelli prima citati. Per D’Annunzio, ad onor del vero, possiamo dire che lui fascista non fu. Nel 1922 aveva già dato tutto al mondo, da un punto di vista letterario, culturale, come uomo pubblico e anche come eroe nella prima guerra mondiale. Il Vate si limitò a fornire, involontariamente, al fascismo, modi, miti, situazioni da cui apprendere comportamenti politici interessanti.

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E: L’impresa fiumana ne è un esempio. GBG: La conquista di Fiume insegnò a Mussolini che lo Stato poteva essere sfidato e vinto con la forza. Ma D’Annunzio non amò mai i fascisti, semmai fu affascinato dal demiurgo Mussolini, dalla persona capace di operare una grande rivoluzione a dispetto dei suoi stessi uomini. Questa vicinanza “spirituale” al capo del fascismo ha maculato l’immagine di D’Annunzio facendolo ritenere, ingiustamente, un seguace del fascismo, quando invece lui era un anarchico, un libertario. E: Diverso però il discorso per Marinetti. GBG: Marinetti fascista lo fu eccome! Anche se nel suo intimo vi era la convinzione, ingenua, di trasformare il fascismo in Futurismo. Cosa che non avvenne. Ma a Marinetti va dato il merito di aver compiuto la più grande rivoluzione culturale italiana d’importanza mondiale dopo il Rinascimento. Tale merito nel resto del mondo gli viene riconosciuto. In Italia si tende ad esaltare il Futurismo e a nascondere Marinetti sotto il tappeto per le sue connivenze con il fascismo. E: Questo è ancora comprensibile? GBG: Non più. Né sul piano politico e ancor meno su quello culturale. Ma lo stesso vale per Papini, per Prezzolini, per Soffici, per Berto Ricci, per Curzio Malaparte e altri che dovremo recuperare se vogliamo riappropriarci di quella cospicua parte del pensiero italiano che ha dato pagine memorabili di cultura e influenzato uomini di tutto il mondo. Perdere questo patrimonio, non farlo conoscere ai nostri giovani e alle generazioni future, significherebbe assassinare la nostra storia culturale comportandoci da veri imbecilli! E: Mi chiedo se quella di D’Annunzio, di Marinetti e degli altri su citati fu una vera spinta rivoluzionaria contro le logiche del momento, troppo ingessate, farraginose, passatiste e anche un po’ truffaldine, per nulla rivolte al senso comunitario e sociale GBG: Fu una rivoluzione artistica che ne produsse anche una politica. Il fascismo partì con forti ambizioni di modernizzazione della società civile. In parte realizzate. Si pensi allo sviluppo industriale, alla Carta del lavoro, alla nascita dell’Iri, alle bonifiche, alle leggi contro il latifondo, al nuovo codice civile, e tanto altro ancora. Il tutto con il coinvolgimento delle masse nella vita dello Stato. Cosa fino a quei tempi mai avvenuta. E: C’è un parallelo tra quella voglia rivoluzionaria e il ’68? GBG: L’unico paragone è solo con la conquista di Fiume da parte di D’Annunzio, dove il Vate portò veramente la fantasia al potere. Il ’68 vinse tutte le sue battaglie, di costume, di morale, di estetica, di etica, ma perse la guerra, quella contro il potere. Mentre D’Annunzio il potere lo conquistò. E attuò il suo credo rivoluzionario. D’Annunzio personalmente faceva una cosa sessantottina, metteva fiori nella bocca dei fucili. Ma ci furono anche cose più concrete, di rilevanza sociale e politica, dirompenti per quel tempo. Si pensi alla bellissima Carta del Carnaro, dove si permetteva il multiculturalismo, si concedeva alle donne non solo il voto,


ma anche la possibilità - unica per quel tempo - di essere elette. E poi, la partecipazione degli studenti ai consigli di classe e degli operai a quelli di fabbrica. Stiamo parlando di concetti e di istituti di grande modernità. E: D’Annunzio è l’incarnazione di “Pensiero e Azione”. Grande poeta, scrittore e drammaturgo ma, soprattutto, uomo capace di mettere in pratica ciò che professa, rischiando, combattendo, soffrendo. Un condottiero che rompe gli argini con quanto è ipocritamente o dogmaticamente prefissato per intraprendere una strada foriera di cambiamenti migliorativi per la Comunità. Un tipo di artista e di uomo che oggi farebbe bene a una società materialistica e ipocrita come la nostra. È così? GBG: A dire il vero, qualcuno, non tanti, riesce a mettere in pratica ciò che pensa. Mi vengono in mente Erri De Luca o Massimo Cacciari. Ma molti pensano solo a se stessi. Sono presi più dalla voglia di apparire che di essere. D’Annunzio agiva. Rischiava. Andava dritto allo scopo. Certo, ne avremmo proprio bisogno di intellettuali che siano capaci di offrire, soprattutto ai giovani, un esempio di vita coerente con un pensiero che abbia valore artistico, sociale e politico. Non ruffiano, naturalmente!.

“Gli italiani vanno riappacificati”

E: Parliamo di storia. Ci sono pagine della nostra storia recente che secondo lei andrebbero rese note o riscritte perché non conformi alla realtà dei fatti? GBG: Mi sono interessato di storia perché da ragazzo non potevo pensare, come si diceva, che un popolo così anarchico e individualista come quello italiano fosse stato costretto a “subire” la dittatura del fascismo. Mi sembrava una cosa assurda. Allora ho ricercato, indagato, analizzato. Qualcosa non era come si diceva. C’era dell’altro. Quindi di pagine di storia raccontate male o non raccontate ce ne sono, eccome! E: Mi sembra che il primo personaggio che lei ha trattato è stato Bottai, l’uomo di cultura proprio del fascismo. GBG: Una figura gigantesca! Che ha dominato la cultura italiana, facendo delle cose egregie. Ma quando il mio libro è uscito, c’è stato il putiferio, perché per la prima volta si parlava in termini meno visceralmente antifascisti, ma più obiettivi, di un gerarca fascista. Io dicevo che non solo è esistita una cultura fascista, importante per l’Italia, ma anche un fascista onesto, intelligente, abile, che bisognava conoscere nel modo giusto, senza paraocchi ideologici. E poi, tra le pagine di storia non chiare, ci sono i rapporti tra Italia e Chiesa cattolica, oppure la storia del brigantaggio del meridione. È quantomeno curioso che dopo 150 anni non si sia scritto che in Italia ci fu una guerra civile, una guerra d’occupazione coloniale vera e propria. È un mistificare la storia; e un popolo che non conosce il proprio passato non è capace di comprendere il presente e non sa progettare il futuro”. E: Lei quindi è revisionista. GBG: Mi viene da ridere quando qualcuno mi appella così per offendermi. Mi dica se la storia non deve essere revisione continua. E la vita non lo è? E la scienza? C’è una manifestazione umana che non sia soggetta a revisione? Se un architetto non fosse revisionista saremmo ancora nelle grotte! segue a pag. 85

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E: Perché in Italia non si riesce a riconciliare coloro che stavano su fronti opposti durante la guerra civile? GBG: L’Italia è un Paese di individualisti e di divisioni storiche. La più grande civiltà politica che abbiamo espresso è stata quella dei Comuni, prima, e delle Signorie dopo. Cioè situazioni in cui appena qualcuno usciva dalla sua città, trovava di fronte il nemico. Tali situazioni, perpetrate per secoli, non si smaltiscono facilmente, rimangono nel dna delle persone. Quindi la guerra civile è in parte la conseguenza logica di tutto questo. Che si continui però a creare ancora divisioni, mi sembra una cosa culturalmente senza senso. La stragrande maggioranza degli italiani non le sente. Rimane, purtroppo, una chiave di lettura politica e ideologica. C’è strumentalizzazione nel rivangare la lotta di liberazione. Dovremmo pacificare, veramente. E: Può una Costituzione definirsi “democratica”, nel momento in cui esclude la possibilità di “pensare” in un determinato modo politico? È il sintomo di un sistema debole? GBG: Le limitazioni del pensiero non andrebbero mai fatte. Ora poi, non ci sono più nemmeno le condizioni. Da liberale puro, credo che la Carta Fondamentale dello Stato debba essere come il regolamento di condominio, e non dare grandi principi o ideali. E: Cambiamo argomento. La letteratura. Quella odierna sembra soffrire di una povertà di idee e di linguaggio. Gabriele Pedullà, sul Dominicale de Il Sole 24 Ore, ha detto che “la lingua sta perdendo il suo fascino” e che “è in gioco il destino stesso della letteratura”. I libri, poi, durano il tempo di un momento e così gli scrittori. Quali sono le cause? GBG: Io non sono troppo d’accordo. Il tempo dirà se qualcuno di quelli attuali sarà stato un grande scrittore. Credo, per esempio, che Aldo Busi sia un grande scrittore di questo tempo. Con alcune cadute di qualità, certo. Quanto alla lingua italiana, penso che ci siano degli scrittori che hanno portato e portano l’italiano in giro per il mondo. Camilleri, Umberto Eco, Susanna Tamaro, per citarne alcuni. Così come continuano a essere tradotti in tutte le lingue autori come Curzio Malaparte.

“La lingua italiana si salverà se saprà parlare con le macchine” E: Onestamente mi sembra ci sia una differenza di sostanza tra la scrittura di Malaparte e quella dei nostri moderni, senza per questo offendere alcuno. GBG: La differenza c’è. Malaparte può considerarsi autore di letteratura, gli altri fanno della buona scrittura. Comunque la lingua italiana gira, si fa conoscere, si diffonde. Quindi ha ancora fascino. Io non sarei così pessimista, anche perché mi occupo della diffusione della nostra lingua all’estero, e posso dire che, tra le lingue non commerciali, la nostra è quella più studiata al mondo. E: Quindi Pedullà esagera un po’? GBG: Forse sì. Il fascino dell’italiano è riposto in un tesoro inalienabile: nell’arte e nella musica. Chiunque voglia studiare seriamente la storia di queste due arti deve conoscere la nostra lingua. I pericoli per essa riguardano l’inquinamento che può derivare dall’uso esagerato dell’inglese, o dei termini che provengono dal mondo della tecnica e dei nuovi strumenti di comunicazione. Qualcosa ci può stare, ma non dobbiamo eccedere. E: A proposito di nuove tecnologie, so che lei anni fa ha fondato “Forum Tal”, il Trattamento Automatico del Linguaggio, la tecnologia che ci permetterà di parlare con le macchine e a queste di capirci. Quali evoluzioni ci dobbiamo aspettare in termini di comunicazione? GBG: Già qualcosa si vede: penso ai navigatori satellitari, alla segreteria telefonica automatica. Ma gli sviluppi saranno infiniti. Uno dei prossimi sarà la sparizione della tastiera del computer. Scriveremo solo parlando alla macchina. O ancora, la possibilità di tradurre all’istante un testo in qualsiasi lingua, così, se voglio comunicare con una persona in Cina, posso farlo benissimo in italiano perché, schiacciando un tasto di una macchina, il mio discorso viene subito tradotto in cinese. Non ci sarà dunque la necessità di conoscere le lingue. Ma di far sì che il sistema della macchina sia in grado di conoscere l’italiano. Quindi, la lingua, se non ha una buona tecnologia Tal, è destinata a scomparire. Diventa un dialetto. Ecco il vero pericolo che corre l’italiano.

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E: Ma a che punto sono gli studi italiani sul Tal? GBG: In fase avanzatissima. Grazie anche al lavoro svolto attraverso il forum per il Tal che collega Istituti di ricerca, Università, aziende private produttrici di tecnologia Tal e la Pubblica Amministrazione che ha bisogno del Tal come il pane. E questa è una buona notizia. E: Bufalino, Sciascia, De Roberto, Pirandello, Verga, Capuana, per citarne alcuni, sono l’espressione di una letteratura non solo siciliana, ma soprattutto italiana. Oggi anche la Sicilia, che per sue caratteristiche intrinseche, storiche e per tradizioni ha sempre suggerito motivi di scrittura, sembra essere meno gravida di storie e non più in grado di sfornare autori di un certo livello. Da cosa dipende? GBG: Pietrangelo Buttafuoco, siciliano doc, è un buon esempio di scrittore con la esse maiuscola. Lui fa letteratura. Il suo “Le uova del drago” è un libro interessantissimo per la storia, ma anche per il modo con cui è scritto. Certo, a confronto con altri tempi, la Sicilia, che è la madre della lingua italiana, insieme alla Toscana, ci regala meno scrittori di livello nazionale e internazionale. Ma il problema non è solo siciliano o italiano, riguarda un po’ tutto l’Occidente. Di storie belle, gravide di spunti interessanti, ce ne sono poche. E: C’è meno fantasia? Meno attenzione alla vita vissuta? A noi stessi? All’altro? C’è più superficialità nei rapporti? Si soffre meno? GBG: C’è tutto questo. Certo è che la lingua s’è velocizzata, è attillata alle caratteristiche del momento storico e quindi a volte il racconto sorvola troppo, non indaga, non ha il tempo di analisi, né quello della meraviglia. Fino a che non arrivi un grande scrittore capace di fare di questa lingua moderna una lingua letteraria di alto livello. Qualcuno già si intravede. Penso a Aldo Nove che mi sembra, da questo punto di vista, all’avanguardia. E: Ci siamo abituati a una sorta di anoressia di valori e principi. Le Comunità di oggi appaiono senza bussole. È colpa del liberismo esagerato o è anche la causa di una eccessiva materializzazione societaria che inizia nel famoso ’68? GBG: Di entrambe le situazioni. Il ’68 ha cambiato i rapporti umani. Li ha materializzati all’eccesso. E così l’economia e la finanza soprattutto, con le loro logiche pervasive. Avere, consumare, apparire, diventano i principi nuovi delle società e delle persone. Principi globalizzati che portano all’assottigliamento dei valori antichi, quelli che hanno permesso il progresso dei popoli. Così, ci siamo allontanati dalle cose di valore della vita. Quelle semplici soprattutto. Anche il pensiero, come abbiamo detto, ne subisce le conseguenza. Si fa più povero, quando non si perde completamente. E viene meno quella spinta propulsiva alla crescita vera dei popoli e delle Comunità.

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E: Lo snaturamento della famiglia, la confusione dei ruoli al suo interno, la mancanza di esempi, del senso di responsabilità, di attenzione da parte dei genitori nei confronti dei figli, e anche un certo tipo di cultura anti familiare in voga ormai da tempo nella società hanno portato, da un lato, alla perdita dell’autorevolezza genitoriale, e dall’altro allo smarrimento di punti di riferimento fondamentali per la crescita umana e sociale dei figli. Da dove occorre ripartire per ridare linfa e valore a quella che è indubbio considerare la cellula base, la più importante della società?

GBG: Lei bussa alla porta sbagliata. Quella di un uomo che fino a qualche tempo fa ha vissuto nell’amore per se stesso, conducendo una vita, diciamo, “disordinata”. Ma ora questo uomo ha messo su famiglia, ha una moglie e dei figli. E ha capito il valore della famiglia che rimane il legame fondamentale per l’individuo. L’attuale è una famiglia che sta cambiando. Anche i ruoli al suo interno sono mutati e muteranno ancora. È un’evoluzione? Non lo so. Potrebbe essere più facilmente un’involuzione. Certo, la famiglia, come valore sociale va recuperato. Altrimenti si rischia uno sgretolamento della società. Come farlo, però, è difficile dirlo. Sicuramente questi valori si recuperano nei momenti di crisi. L’uomo allora ripensa seriamente alla sua condizione, si guarda dentro, si sveglia, capisce che deve fare un passo indietro per farne uno in avanti.

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E: È un po’ quello che diceva Nietzsche, che servirà un evento traumatico per svegliare le coscienze,

E: L’Occidente ha esaurito le sue spinte ideali, culturali e artistiche, fonti di grandi cambiamenti e progressi per l’umanità?

GBG: È così! E: La politica, come molti altri settori della società, soffre di mancanza di idee. Sembra essersi ridotta a servitrice della finanza e della economia, con buona pace della persona, che in questa situazione è messa all’ultimo gradino della scala di valori. Ma noi della politica abbiamo estremamente bisogno per riequilibrarli questi valori, per non delegare alla finanza e all’economia le ricette per governare la Comunità. Con risultati, poi, che sono sotto gli occhi di tutti: continui pesanti piani economici per i cittadini per tamponare le falle da loro create. Quanto potrebbe essere attuale un ideale che partendo dai principi base della società: la famiglia, il lavoro, l’eticità, il senso condiviso di responsabilità e di appartenenza, la mutualità, sapesse coniugare una visione liberale e sociale? Una sorta di movimento che conservi e alimenti le radici di una Comunità e sappia, con giudizio e visione, mutare quanto non più in grado di rapportarci alla crescita umana sociale e culturale delle persone? GBG: Un pensiero liberale non può non essere anche sociale. Siamo in attesa di una vera rivoluzione liberale. Il pensiero che la deve sostenere ancora manca, ma confido in uomini come Antonio Martino o Massimo Cacciari, e altri ancora. Intellettuali di destra e di sinistra, con idee nuove, spirito critico e voglia di confrontarsi per produrre qualcosa di innovativo e di utile per la Comunità.

GBG: Siamo ancora lontani dal tramonto. Avremo problemi economici, ma la cultura occidentale non si sradica con due yen. Noi, non lo dimentichiamo, abbiamo il monopolio della bellezza, che è difficile da estirpare. Da qui dobbiamo partire, o ripartire per continuare a diffondere il nostro verbo. Ma dobbiamo supportare tutti coloro che hanno volontà, idee, passione per questo. E: Quali civiltà hanno patrimoni umani, di conoscenza, ideali e di intraprendenza per poter emergere? GBG: La Cina e l’India. E: Pietrangelo Buttafuoco guarda all’Islam… GBG: Io no. Perché le società e le culture basate su un solo libro sono necessariamente arcaiche. Le più difficili da cambiare. Abbiamo lottato per secoli per costringere la Chiesa a smettere di imporre la Bibbia come strumento di controllo. La Chiesa, in altri tempi, proibiva la vivisezione dei cadaveri con la pena di morte. Se questa logica avesse vinto, a che punto si troverebbe la ricerca scientifica? Moriremo ancora a 40 anni per un raffreddore. La Cina e l’India, invece, hanno grandi tradizioni culturali alle spalle oltre a forti potenzialità in termini di risorse territoriali. E trarranno grande vantaggio dalla globalizzazione. E: Riusciremo a tenergli testa? GBG: Sì, con le nostre armi che sono quelle dell’individuo, del bello, del gusto e della voglia di cultura.

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NON C’È VENTO DA PERDERE Il settore eolico chiede al Presidente Monti e ai Ministri Passera e Clini à t i l i b a t s

delle norme per garantire il futuro delle imprese e raggiungere gli obiettivi europei 2020 per le fonti rinnovabili

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lavoro

Responsabile umano e con visione. vero È il ver manager di Giusi Miccoli “Chi parla con uno sciocco, parla con uno che dorme. Quando ha finito lui dice: che roba è?” (Ecclesiaste, 22, 8-9)

Tendenze latenti a cui è stato dato finora un peso circoscritto si sono fatte strada dal 1950 ad oggi, e proprio nel XXI secolo hanno manifestato il loro impatto, influendo su un cambiamento radicale delle regole e dei valori dell’economia, della società, delle imprese. Negli ultimi dieci anni abbiamo assistito ad una discontinuità storica e quindi economica, sociale e culturale che va ad incidere sulla società così come sulle istituzioni, sulla politica, sulle organizzazioni e sugli individui. Nonostante sociologi ed economisti evidenzino la presenza di un cambiamento epocale, ancora non è facile tracciarne gli elementi distintivi e comprendere gli effetti dirompenti che si andranno a manifestare nei prossimi decenni. Il crollo delle Twin Towers nel 2001 è stato lo spartiacque tra l’epoca della certezza e della sicurezza, l’epoca dell’imprevedibilità e del rischio. Da allora in poi i sistemi nazionali a livello macro e le organizzazioni nel micro non sono state più capaci di individuare i trend

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Questa netta distinzione fa pensare che il dirigente possa essere o manager o leader. Siamo proprio sicuri che sia così? In un’azienda il dirigente deve essere solo un bravo manager? In questo contesto sempre più liquido e complesso è preferibile essere manager anziché leader? Le aziende devono accontentarsi di avere dei manager o devono puntare su dirigenti che siano leader? e di sviluppare strategie adeguate. Statisti e grandi manager hanno manifestato la loro debolezza nell’analizzare come il nostro mondo sta cambiando e nell’individuare quali valori, strategie e strumenti scegliere. Uno dei più recenti libri di Bauman racconta proprio di questo cambiamento e dell’incapacità dei leader di capire come muoversi in un oceano in tempesta. In tale contesto i dirigenti d’azienda lavorano sempre più senza un piano industriale o una strategia che guidi nel loro operato. Sembrano generali sul campo di battaglia impegnati nella definizione di tattiche, che prendono spunto esclusivamente dalle condizioni del campo di competizione, dalle azioni della concorrenza, dal personale, dalle risorse tecnologiche e finanziarie a disposizione. Non sono strateghi in grado di vedere oltre l’orizzonte. Gestiscono l’immediato e soprattutto l’emergenza. Immersi nella gestione quotidiana non hanno il tempo per sviluppare strategie che potrebbero invece supportarli nell’affrontare il mercato e il proprio lavoro in modo innovativo e prospettico. Sono orientati sempre più spesso a scelte di breve periodo e non hanno una visione strategica. L’andamento dell’economia e del lavoro induce a puntare sulla gestione quotidiana e a perdere la visione sistemica e di lungo periodo. In questo contesto di lavoro il manager comprende di non avere un bagaglio di competenze per gestire le persone: colleghi, capi, collaboratori, clienti. Non riesce ad essere un punto di riferimento per i propri collaboratori, a motivarli e coinvolgerli. Il dirigente ha sempre più i connotati di un manager e sempre meno quelli di un leader. Warren Bennis nel libro “Come diventare un leader” sviluppa un elenco di differenze tra manager e leader, sostenendo così una netta distinzione tra i due: Il Manager amministra, il Leader innova; il Manager mantiene, il Leader sviluppa; Il Manager si concentra su sistemi e struttura, il Leader si concentra sulle persone; il Manager si basa sul controllo, il Leader ispira fiducia; il Manager accetta la realtà, il Leader si interroga e ricerca nuove realtà e situazioni; il Manager ha una visione a breve termine, il Leader ha una prospettiva di lungo periodo; il Manager chiede come e quando, il Leader chiede cosa e perché; il Manager ha il suo occhio sempre sulla linea di fondo, il leader ha il suo occhio verso l’orizzonte; il Manager accetta lo status quo, il Leader lo sfida; il Manager imita, il Leader crea; il Manager fa le cose bene, il Leader fa le cose giuste.

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In un contesto economico e aziendale complesso, imprevedibile, instabile, incerto non basta essere manager, non è sufficiente saper gestire le aziende attraverso il controllo di gestione e il budgeting, la pianificazione economica e l’organizzazione del personale, il project management e il problem solving. Occorre anche individuare in quale direzione dirigere la propria nave, comprendere le ragioni del cambiamento, sviluppare una visione del futuro, elaborare le strategie per implementare quella visione, individuare le risorse e coinvolgere le persone nel piano strategico. In un contesto economico caratterizzato dal rischio, dall’incertezza e dall’instabilità non è sufficiente gestire il quotidiano, l’operativo, il problema contingente. È necessario anche comprendere che per superare le difficoltà e riuscire a sopravvivere è necessario avere una prospettiva strategica, una dimensione temporale e un forte senso di responsabilità.



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Questa iniziativa è contro il sistema della camorra

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Il futuro dell’energia (Guida alle fonti pulite per chi ha poco tempo per leggere)

Terza cultura (Idee per un futuro sostenibile)

Il Piccolo Principe si mette la cravatta

Manifesto per la Terra e per l’uomo

di Borja Vilaseca

di Pierre Rabhi

a cura di Vittorio Lingiardi e Nicla

Vallardi, 2011, pag.173

Add, 2011, pag.169

di Marco Tozzi e Valerio Rossi Albertini

Vassallo

Euro 12,00

Euro 15,00

Edizioni Ambiente, 2011, pag.144

Il Saggiatore, 2011, pag.236

Euro 12,00

Euro 18,00

È possibile trarre energia da una busta per la spesa? La nuova rete mondiale dell’energia sarà simile al web? Esistono alternative valide ai combustibili fossili uranio compreso? A queste domande rispondono gli Autori della guida, ricercatori del CNR (Consiglio Nazionale delle Ricerche) impegnati da tempo nella battaglia per uno scenario energetico pulito, sostenibile e basato su fonti rinnovabili. Tozzi e Rossi Albertini indicano al lettore un mondo di tecnologie innovative, in fase di collaudo nei laboratori di ricerca: pannelli fotovoltaici plastici, celle a combustibile idrogeno, dispositivi per l’accumulo, come le batterie a ioni di litio. Sono queste le nuove frontiere della ricerca (ciò che sembra avveniristico oggi, prefigura la quotidianità di domani). Valerio Rossi Albertini, fisico nucleare, è primo ricercatore al CNR e professore incaricato di Chimica fisica dei Materiali all’Università “La Sapienza” (Roma); Mario Tozzi, geologo, divulgatore scientifico, giornalista, è primo ricercatore del CNR e responsabile per la divulgazione della Federazione Italiana Scienze della Terra.

La Terza Cultura è una “comunità” internazionale di artisti, filosofi, scienziati e scrittori (e non solo), impegnati in un dialogo creativo/ costruttivo, con l’obiettivo di promuovere nuove teorie e pratiche. Emanazione di “Edge Foundation”, creata nel 1998, svolge un ruolo importante nel riconoscimento dei valori della ricerca, in ogni campo della società moderna. Il confronto tra gli esponenti di diverse attività intellettuali concorre al superamento della contrapposizione tradizionale tra cultura umanistica e cultura scientifica, definendo una “sintesi”, costituita appunto dalla terza cultura. Sollecitati dalla domanda “Da quale prospettiva guarda la terza cultura, e quale terza cultura in Italia?” Più di 80 autori ricostruiscono, nei loro interventi, sforzi, frustrazioni, innovazioni, progetti e tensioni della ricerca.

“Pablo principe”, alter ego del “Piccolo principe” di Saint-Exupéry, è un eroe dei nostri tempi, apparentemente ingenuo, in realtà dotato di profonda saggezza, catapultato in un mondo conservatore, nel quale scardina le regole consolidate nel tempo. Con il suo entusiasmo, riesce a far comprendere quanto possano cambiare le persone e le organizzazioni di cui fanno parte, quando prendono coscienza del proprio potenziale e riescono a utilizzarlo in modo creativo, sostenibile e più produttivo. Borja Vilaseca dirige un master di “Sviluppo personale e Leadership” all’Università di Barcellona. Giornalista, collabora con “El Pais”.

“Non molto tempo fa, il bambino del deserto che sono stato, al termine di una giornata infuocata, stendeva la schiena sulla terrazza a cielo aperto e, con il corpo così abbandonato, poteva contemplare una volta celeste disseminata di pepite d’oro”. Dice così l’Autore di questo libro, contadino francese di origine algerina. Abita nell’Ardèche e sta cercando di difendere con impegno il mondo che ci circonda. Lo fa con il lavoro: coltivare e insegnare le “buone” pratiche dell’agricoltura, rispettando l’ambiente e la natura. Lo fa, però, anche con i libri che scrive, indicando strade e disegnando possibili scenari, per salvare il nostro pianeta.

“Cercarsi è ferirsi in profondità. Lasciare che il sangue fluisca e così il dolore. La cicatrice è luce e vita.” (Kebir el Raset)

Bi

Biblioteca a cura di Mauro De Vincentiis

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www.e-gazette.it

il settimanale

internet di ambiente ed energia Il più diffuso notiziario internet dedicato all’ambiente e all’energia, liberamente accessibile in rete. Sette aree tematiche che coprono tutti i settori rilevanti: l’inquinamento, i rifiuti, il riciclo degli imballaggi, le energie tradizionali e rinnovabili, le utilities, l’industria. Ogni settimana più di cento articoli di cronaca sui fatti, le novità, gli scenari italiani e internazionali. Un’area di approfondimento arricchita da interventi autorevoli di protagonisti del settore, testi di legge e documenti inediti.

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Essere contenti

Mp Mondo Piccolo

Andrea Zanzotto, uno degli ultimi grandi poeti italiani, morto qualche mese fa, in un libro intervista con Marzio Breda “In questo progresso scorsoio”, parlando di società ha detto: “è difficile oggi sentire qualcuno dirsi contento”. Eppure la contentezza, la gioia, sono i sentimenti di cui abbiamo bisogno per alimentare e illuminare il nostro cammino, per avere la forza di guardare avanti con fiducia, entusiasmo e speranza. Se mancano, cosa può sostituirli? Non bastano il successo e l’avere, surrogati poveri ed effimeri della contentezza e della gioia. Stati di buon umore ad orologeria, che a tempo scaduto manifestano tutta la profondità del vuoto insito in loro. Un vuoto nel quale l’umanità s’inabissa sconfitta, annichilendo così la sua essenza, avvilendo le potenzialità che stanno nella sensibilità e nella ragione, meraviglie dell’essere umano. Eppure basterebbe poco per disporsi ad assaporare e vivere la contentezza e la gioia. Basterebbe partire dalla voglia di interrogarsi e indagare sul nostro vissuto, sui momenti e sulle sensazioni che ne ricaviamo. Basterebbe domandarsi da quanto tempo da noi latita il sorriso, la meraviglia, il sentimento puro. Basterebbe pensare all’ultima volta che si è provata un’emozione, o a quando si è guardato l’altro e le cose che ci stanno intorno con attenzione, interesse ed entusiasmo. Basterebbe chiedersi dell’ultima lacrima, dell’ultimo gesto d’affetto, di riconoscenza, di solidarietà che ci sono appartenuti. E basterebbe ascoltare la voce di un bimbo e guardare i suoi occhi per comprendere se siamo ancora disposti al nitore, alla semplicità e alla passione. Perché è da lì che la contentezza e la gioia trovano vita e vita danno. lo Smilzo

Anche dalla satira può nascere la verità

Fn

Filo di Nota a cura di Mauro De Vincentiis

Il disegno satirico troneggia oggi in prima pagina su tutti i maggiori quotidiani. Veri e propri “editoriali”, a commento di un'importante vicenda. Ma come nasce una vignetta? Precisa Emilio Giannelli, vignettista de il Corriere della Sera: “Vorrei provare a rispondere come rispondeva Socrate a chi gli chiedeva come nasce la verità. Socrate, che era figlio di una levatrice, diceva di non possedere la verità, ma di riuscire a farla nascere attraverso la maieutica (l’arte della levatrice), che gli consentiva di tirarla fuori dai suoi interlocutori con pazienza e con adeguati accorgimenti, proprio come sua madre tirava fuori dal grembo materno i piccoli ateniesi”. “Il mio compito – ha aggiunto subito dopo Giannelli – è assai meno impegnativo di quello di Socrate e anche di quello di sua madre, ma oso dire che anche la vignetta è una creatura, che nasce se c’è chi la fa nascere… Caro vecchio Socrate, scusami se ho avuto l’audacia di tirare in ballo la tua maieutica per spiegare a modo mio come nasce una vignetta satirica, cosa da nulla, ma sarei davvero felice se alla fine tu convenissi he qualche volta anche dalla satira può nascere la verità”1. 1

Cfr. “Come scrive il Corriere della Sera.

Dentro il quotidiano tra storia e attualità”, BUR, 2003.

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Un gruppo in continua crescita dal 1993 UFFICIO COMMERCIALE

SEDE OPERATIVA Tarvisio - Via Officine, 2

200 kW fotovoltaico in funzione

1 centrale idroelettrica in sviluppo

1,5 MW fotovoltaico in cantiere

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…Nella Valle di Fondo, il vento Matteo era molto conosciuto. Pochi venti anzi avevano mai raggiunto in passato una notorietà simile alla sua. Fosse vera o no la sua decantata potenza, certo è che tutti ne avevano grande terrore. Quando Matteo si avvicinava, gli uccelli smettevano di cantare, le lepri, gli scoiattoli, le marmotte e i conigli selvatici si rintanavano, le vacche emettevano lunghi muggiti… … Ambiziosissimo, preferiva signoreggiare nella piccola vallata, piuttosto che girovagare per le grandi pianure e gli oceani, dove poteva incontrare facilmente colleghi molto più forti di lui… … Matteo acquistava gagliardia speciale due ore prima dell’imbrunire e in genere toccava il massimo della sua forza nei periodi di luna crescente. Dopo le sue bufere maggiori, che lasciavano nei paesi della valle danni da non si dire, Matteo appariva affaticato. Si sdraiava allora in certe vallette solitarie e si aggirava lentamente per settimane intere, assolutamente innocuo.

Dino Buzzati * (in “Il segreto del Bosco Vecchio”, 1935)

* 1906-1972. Entrò come cronista al “Corriere della Sera”, nel 1928. Esordì come scrittore con “Barnabò delle montagne” (1933). Nel 1940 scrisse “Il deserto dei Tartari”, allegoria dell’attesa inutile della prova, dell’invecchiare angoscioso senza l’occasione per dare un senso alla propria esistenza.

E+ Energia, letteratura, umanità

Immagine di fondo ideata e realizzata da Alessandro Buttà

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Danilo Maestosi Per una mostra allestita a Roma nel 2005, Danilo Maestosi, pittore, scenografo, giornalista e critico d’arte, scelse il nome di Ukiyo (parola giapponese che indica il “mondo fluttuante”) per sottolineare che nelle sue opere i ricordi perdono i contorni che li definiscono per assumere quelli di altre forme che, mescolandosi, creano visioni oniriche di una realtà sempre più immaginata, anche se legata profondamente a quella ispiratrice. Il soggetto scelto a pretesto per il dipinto, viene trasfigurato e esaltato dai robusti toni cromatici con il quali il “tema” è trattato in maniera libera, non naturalistica, per consentirne una lettura altra. Il contrasto dei materiali di volta in volta utilizzati (tempere, olii, catrami, smalti, vernici spray su tela o su tavola) gli permettono di realizzare, attraverso assonanze cromatiche di forme in gran parte geometrizzanti, una rivoluzione in senso fantastico dell’impianto e dei ritmi della raffigurazione, affidandone il ruolo principale al colore nel quale l’immagine si schiude in una visione ampia e libera. Nato a Roma nel 1944, Danilo Maestosi dipinge sin da giovanissimo, ma inizia ad esporre negli anni ‘90 acquisendo un nutrito curriculum internazionale con personali e collettive di prestigio in Italia e all’estero, in gallerie private e spazi pubblici. Tra queste, per limitarsi alle più recenti, il Premio Sulmona del 2009, le mostre itineranti “Muro contro Muro” del 2009 (Roma - Padula - Tel Aviv), “Le mille e una seta” del 2007 (Museo del Vittoriano a Roma e Istituto italiano di cultura di Berlino), “Parabole” del 2007 (Macro di Roma - Il Cairo - Alessandria - Luxor - Assuan - Kharga) e l’invito a partecipare alla mostra “Diario di Viaggio” organizzata a cura dell’Hangzhou Cultural Brand Promotion Organization nel contesto dell’iniziativa culturale “Seguendo il cammino di Marco Polo”, che sarà realizzata nel corso del 2012 per celebrare l’anno Italia - Cina.

I pescatori di perle Tecnica mista su tavola

Co Copertina a cura di Vittorio Esposito

Danilo Maestosi

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È SULLA SOLIDITÀ CHE RUOTA IL FUTURO.

D A 5 0 A N N I , F O RT I D E L L A N O S T R A V I S I O N E . Il futuro dell’energia si fonda su basi solide. Noi lo costruiamo dal 1962, continuando a investire nella ricerca di nuove tecnologie, per rendere disponibile per tutti e a basso costo un’energia sempre più sostenibile. Ecco perché siamo la più grande azienda elettrica d’Italia* e cresciamo in 40 Paesi, come il Nord e il Sud America, l’Europa e l’Asia. Ecco perché da2550 anni la nostra forza è la solidità. enel.com 104 Elementi *Platts Top 250 Energy Company Rankings


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