Elementi 20 - Luglio 2010

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Tariffa Regime Libero - Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale - 70% - DCB Roma

Paolo Scarpa Bonazza Buora

Bioenergie, il futuro è nella filiera corta Flavio Cattaneo

La nostra rete è già “intelligente” Giancarlo Cremonesi

L’efficienza al primo posto Antonio Armellini

Copenhagen? Non è stato un fallimento Alberto Grossi

Nuove tecnologie a tutela dei consumatori Aurelio Regina

La ripresa passa dalla crescita delle persone Roberto Vecchioni

Io, viaggiatore di malinconie

forum

CI VUOLE ENERGIA! F. Carioti, A. Cianciullo, S. Delli Colli, G. Galeazzi, J. Giliberto

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Periodico del GSE luglio 2010

La cultura dell’energia parte dalla scuola

Elementi

Maria Stella Gelmini



C’è una sfida da vincere Che l’economia italiana possa trarre vantaggi sostanziali dallo sviluppo delle energie rinnovabili e, soprattutto, dalla nascita di un’industria a questo settore dedicata è ormai fuor di dubbio. Com’è fuor di dubbio che la conseguenza diretta di una tal situazione sarebbe una sicura crescita occupazionale, toccasana per il paese, oggi penalizzato su questo versante dalla recente crisi internazionale. Ma se la nascita di un’industria robusta nel comparto delle energie rinnovabili non può che rappresentare un punto di forza dell’attività economica interna, la mancata realizzazione di tale opportunità può facilmente trasformarsi in un’ulteriore debolezza del sistema paese, con ricadute molto pericolose per la Comunità. Bisogna dunque approfittare del momento contingente in cui incisiva è la spinta verso la crescita dell’utilizzo delle fonti energetiche alternative, e iniziare un percorso basato su visione e strategie per raggiungere l’obiettivo della creazione di una filiera industriale del settore innovativa, forte ed esportabile. Il primo passo è creare i presupposti atti a facilitare l’accesso al credito di quanti vogliono investire nelle rinnovabili. Se manca il credito, lo sviluppo industriale del settore si arena e la conseguenza è quella di continuare a importare tecnologia dall’estero, con riflessi economici la cui natura è facilmente immaginabile. Un peccato considerando la percentuale di crescita futura delle energie rinnovabili, che entro il 2020 deve raggiungere l’obiettivo del 25% dell’intera energia prodotta.

Un peccato considerando le potenzialità intellettuali oggi esistenti nel nostro paese, che se sostenute adeguatamente, con finanziamenti dedicati, possono farci svolgere un ruolo di primo piano nel comparto del “mercato” della tecnologia a livello europeo e internazionale. I vantaggi non sarebbero di poco conto e potrebbero produrre profitti in un periodo medio-lungo, vista la vastità delle aree geografiche “affamate” di fonti alternative e di prodotti ad alta efficienza energetica, prime fra tutte quelle dei paesi in via di sviluppo. Ma l’obiettivo deve necessariamente vedere l’impegno di più attori, per essere completo e, soprattutto, efficace. Non basta la volontà del Governo, già peraltro evidenziata, di volersi muovere in questo senso. Servono le sinergie e le compartecipazioni di Regioni, enti locali, istituti di credito, associazioni di categoria e sindacati. E serve una conoscenza e una coscienza del mondo dell’energia e dei suoi problemi diffusa in modo capillare. Perché tutto ciò che si fa lo possano comprendere i più vasti settori dell’opinione pubblica, motore evolutivo importantissimo di qualsiasi segmento industriale. Pensando quindi per il bene della società, con proposte e propositi che vadano oltre le vecchie barriere ideologiche, di fazione, o la polverosa burocrazia, così da permettere a un sistema importantissimo come quello energetico di far esplodere le potenzialità positive che in esso esistono. Non è un impegno da poco, ma la sfida è importante e va tentata, e, neppure a dirlo, vinta.

l’Editoriale di Emilio Cremona / Presidente GSE

l’E Elementi 20

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Foto Fototeca Elementi Fototeca Andrea Amato iStockphoto.com

Un particolare ringraziamento a Natascia Falcucci e a Sandro Renzi

Direttore Responsabile Romolo Paradiso

Redazione e Amministrazione Viale M.llo Pilsudski, 92 00197 Roma

Si ringraziano per la collaborazione alla realizzazione di Elementi Anev Asja Banca Intesa San Paolo Banca Popolare di Sondrio Bosch Egl E-On Enel Enìa Eni Fiera di Bolzano (Klimaenergy) Fiera di Milano (EnerSolar) Fiera di Roma (PV Rome) International Power Ivpc Monte Paschi di Siena Ray Energy Sorgenia Terna

Segreteria di redazione e pubblicità Gabriella Busia gabriella.busia@gse.it tel. 06. 80114648

Editore GSE Direttore Editoriale Fabrizio Tomada

Collaborazione redazionale Mauro De Vincentiis Comitato di redazione Romolo Paradiso Gabriella Busia Livia Catena Natascia Falcucci Claudia Momicchioli

Editing Maria Pia Terrosi Progetto grafico e impaginazione Imaginali

Hanno collaborato a questo numero Roberto Antonini Edoardo Borriello Gabriella Busia Fausto Carioti Livia Catena Mauro De Vincentiis Vittorio Esposito Jacopo Giliberto Gabriele Masini Carlo Maciocco Giusi Miccoli Fabrizio Mariotti (La vignetta di Fama), Claudia Momicchioli Gennaro Niglio

Per le riproduzioni dei testi, anche se parziali, è fatto obbligo di citare la fonte

Realizzazione impianti e stampa Sar Offset srl via di Pietralata, 198 00158 Roma In copertina Umanità in luce 1983, olio e acrilico su tela di Manlio Sarra

Registrazione presso il Tribunale di Roma n.105/2001 del 15.03.2001

Chiuso in redazione nel mese di giugno 2010

Elementi è visibile in internet al sito www.gse.it

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Elementi

Anno 2010 n. 20 luglio 2010

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La Comunicazione, per una diffusa “Cultura dell’energia”

Torno sull’argomento. L’importanza di creare una cultura diffusa sul mondo dell’energia. È una necessità che noi di Elementi sentiamo forte. Perché immaginiamo impossibile perseguire un processo di sviluppo energetico senza il coinvolgimento dell’opinione pubblica. Senza aver creato consapevolezza. Senza condivisione. Senza confronto. La comunicazione può fare questo. Può svolgere il ruolo di informare e formare, ma è uno strumento da utilizzare con senso di responsabilità da tutti coloro che sono chiamati a offrire notizie, spunti di riflessione, approfondimenti sui temi che aiutano a comprendere, maturare e attuare i cambiamenti. Il settore energetico ha già mutato situazioni e scenari nel nostro Paese, come in molte parti del mondo. E ancora ne muterà. Rinnovamenti che hanno riflessi sensibili sull’economia e sulla società civile, sull’ambiente e sul territorio, con ricadute importanti sui bilanci delle Comunità, delle aziende, delle famiglie, ma ancor più e ancor prima, sui comportamenti e sugli stili di vita delle persone. Per questi motivi il comparto necessita di una comunicazione forte, capillare e autentica, grazie alla quale riuscire a creare sensibilità a tutti i livelli sulle cose che lo riguardano. Specie in questo momento, in cui il desiderio di migliorare le condizioni ambientali è oltremodo sentito, e l’uso crescente delle energie rinnovabili ne è la prova. Al loro sviluppo, infatti, e al loro miglior utilizzo, attraverso la ricerca e la tecnologia, è legato quel mutamento radicale che dovrebbe portare il mondo a superare i problemi che scaturiscono dall’uso di fonti energetiche che producono alte percentuali di sostanze nocive alla salute dell’uomo e del territorio. Così come importanti, a tal fine, devono considerarsi le abitudini dei singoli nel risparmio energetico e nella disposizione a raccogliere e destinare, in modo differenziato, i rifiuti. Diventa allora quanto mai opportuno attuare quel piano di crescita formativa in grado di superare vecchi e inutili stereotipi comunicativi che tutto fanno, meno che produrre sapere, impegnando, in tale progetto, tutti gli attori che nell’energia agiscono, fino a coinvolgere, nella consapevolezza delle cose, le famiglie, la scuola, le università. Sviluppando così una vera e propria “cultura dell’energia”. Solo in tal modo si potrà svolgere un ruolo determinante alla formazione di una Comunità cosciente dei problemi, delle risorse, del futuro che interessano il mondo energetico. E, soprattutto, avere una società educata all’uso corretto, opportuno, sicuro, civile, degli strumenti che l’energia producono e utilizzano.

Virgolette di Romolo Paradiso

Elementi 20

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rubriche

primo piano

03 l’E l’Editoriale 05 “ Virgolette” 08 P° il Punto 64Bi Biblioteca 66 Mp Mondo Piccolo 66 Fn Filo di Nota 69 E+ Energia, letteratura, umanità 70Co la Copertina

10 La cultura dell’energia parte Intervista a Maria Stella Gelmini

dalla scuola

12 Bioenergie, il futuro è nella

Conversazione con Paolo Scarpa Bonazza Buora

filiera corta

14 La nostra rete è già “intelligente” 18 L’efficienza al primo posto A tu per tu con Flavio Cattaneo

Incontro con Giancarlo Cremonesi

energia

21 Copenhagen? Non è stato Parla Antonio Armellini

un fallimento mercato elettrico

24 Nuove tecnologie a tutela Dialogo con Alberto Grossi

dei consumatori

27 L’informazione, un valore

Il pensiero di Diego Maria Berruti

Elementi

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aggiunto per il mercato retail


mercato del gas

rinnovabili e architettura

54 30 Bello ed ecosostenibile La piattaforma gas del GME forum

energia del pensiero

34 Ci vuole Energia!

56 Io, viaggiatore di malinconie

Dibattono Fausto Carioti, Antonio Cianciullo, Stefano Delli Colli, Goffredo Galeazzi, Jacopo Giliberto

un caffè con... Roberto Vecchioni

lavoro energia rinnovabile

45 Quel soffio d’energia pulita 48 Le isole della nuova energia Intervista a Rainer Karan

61 La ripresa passa dalla crescita Il punto di vista di Aurelio Regina

delle persone

tecnologia rinnovabili

51 Quanta energia da fonti rinnovabili? Ce lo dice il satellite

Sommario

So


Se una Le dimissioni del ministro Claudio Scajola, avvenute ai primi di maggio, hanno rischiato di mettere in sospensione una politica industriale già impostata e in corsa. Nel settore dell’energia, il programma più accelerato è quello volto a dotare l’Italia di quel 25% di corrente prodotta facendo ricorso alle centrali atomiche. Il programma non si è fermato, ma il fatto che si sia ritirato dalla scena uno dei punti di riferimento del progetto – in termini sportivi, il pivot – ha in qualche misura reso più difficile il coordinamento di un sistema complesso di iniziative che spettano al mondo della politica. Il mondo delle imprese è interessato alla realizzazione di centrali atomiche. Ma con alcune differenze. I più interessati, quelli che spingono maggiormente perché ci siano le centrali nucleari, sono – strano a dirsi – non le grandi società energetiche bensì le imprese piccole e medie specializzate nella fornitura di componentistica e i grandi consumatori industriali di elettricità. I grandi dell’energia – l’Enel, associata in particolare con i francesi dell’EdF; il secondo raggruppamento che vede insieme la parigina GdF Suez con la tedesca E-on e con la milanese A2A e così via – partecipano volentieri al programma atomico, ma con la cautela ovvia di chi deve affrontare un investimento impegnativo. Decisamente entusiasti sono i grandi consumatori industriali di elettricità, ai quali piace l’ipotesi di scavare con il nucleare una nicchia fuori dal mercato energetico in cui trovare chilowattora a prezzi convenzionati. In analogia con quanto accade in Finlandia con il consorzio nucleare privato Tvo.

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E altrettanto speranzose sono le piccole e medie aziende ad altissima specializzazione che vogliono conseguire, con le forniture atomiche, quella certificazione che permette di partecipare ai progetti di centrali nel mondo. Tutta l’Italia – ma soprattutto le zone tradizionali della meccanica dell’Alta Italia – è costellata di aziende che potrebbero partecipare alle forniture atomiche senza sfigurare (anzi, spesso dando filo da torcere ai concorrenti). Il problema del programma atomico resta però ancora il consenso. Un segnale indicativo si è avuto in aprile con le elezioni regionali. Tutti i candidati alla presidenza delle regioni si sono affrettati, in campagna elettorale, a promettere che a casa loro non nasceranno centrali atomiche. Nei mesi scorsi c’è stato un gran numero di sondaggi d’opinione sul "sentimento" degli italiani sull’energia nucleare. L’opinione prevalente tra i diversi istituti di ricerche (seppur con alcune variazioni) è che più della metà degli italiani sia in via di principio disponibile alla realizzazione di centrali atomiche. Il problema è quando si scende dalla prospettiva teorica alla ristretta scala personale. Se la gran parte delle persone non ha problemi se si costruiscono


l’energia è cosa seria centrali, apriti cielo se il progetto viene collocato nell’ambito della percezione diretta. Il problema del consenso si dispiegherà in modo compiuto quando – finita la parte di preparazione – il piano atomico italiano comincerà a passare dalla prospettiva teorica (l’impianto normativo, per esempio) alla scala locale con la definizione dei luoghi dove costruire le centrali e il deposito delle scorie. L’umoralità dell’italiano medio non ha niente a che vedere con la più sobria razionalità di Paesi come la Francia o la Finlandia, che hanno depositi atomici e centrali nucleari senza troppi malumori. Lo stesso problema si vede su una fonte di energia che in teoria non dovrebbe suscitare malumori. L’energia rinnovabile. Se fino a qualche mese fa gli "elicotteri" eolici disturbavano qualche comitato del paesaggio, il mini-idro dava fastidio solamente ai pescatori con misca e cucchiaino, oggi contro l’intera industria dell’energia pulita c’è una crociata. Come se rappresentasse una minaccia. Come se una lobby potente volesse togliere di mezzo un concorrente temibile. Il fotovoltaico – questo uno dei ragionamenti, che va diretto contro il portafogli – sta costando uno sproposito di incentivi. Il fotovoltaico – altra considerazione contro le rinnovabili, questa volta diretta all’emotività – sta sottraendo spazio alle colture alimentari, sostituendosi ai campi. Il rischio è che le opposizioni agli impianti "verdi" possano tarpare le tecnologie italiane che si stanno sviluppando dopo anni di "strapotere" straniero. È nato per esempio in Lombardia un distretto dell’energia, che partendo dalle

aziende storiche sta aggregando anche quelle più innovative. Per evitare di stoppare sul nascere un settore che è ancora fragile è importante che ci sia quell’humus d’impresa che è fatto di infrastrutture, certezze normative, leggerezza burocratica e ricerca. Eppure la coperta corta dello Stato non permette di fare più politiche insieme. Dove si tagliano le risorse? Nell’immateriale, in ciò che darà frutti incerti tra qualche anno: la formazione o la ricerca. Sono i tagli più pericolosi.

il Punto di Jacopo Giliberto

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primo piano

Maria Stella Gelmini

La cultura dell’energia parte dalla scuola

INTERVISTA A MARIA STELLA GELMINI Ministro per l’Istruzione di Fausto Carioti

Con la Carta d’Intenti: “Scuola, Ambiente, Legalità”, firmata insieme al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, è stato stanziato 1 milione di euro per promuovere tra gli studenti l’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile. Il nucleare indispensabile per un mix equilibrato di fonti e per stimolare la ricerca. In Italia esportiamo cervelli ed importiamo petrolio. Il tutto a caro prezzo. Il nuovo Programma Nazionale della Ricerca è un primo passo in avanti per invertire la tendenza, riservando all’energia nucleare un’attenzione particolare. E poi va garantita una corretta informazione sui rischi di questa tecnologia che, grazie ai risultati ottenuti negli ultimi anni, sono davvero limitati.

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A scuola di ambiente, di energia e – soprattutto – di nucleare. Per il ministro per l’Istruzione, Mariastella Gelmini, la sfida parte dai banchi delle prime classi, per arrivare sino alle cattedre delle università. Il suo dicastero ha in cantiere una serie di iniziative per combattere i pregiudizi degli italiani in materia di produzione energetica. Per formare “cittadini consapevoli” su questi argomenti, spiega, “dobbiamo ripartire dalle scuole, dalla divulgazione scientifica”. Un lavoro lungo, che sta iniziando proprio adesso. E: Ministro, nel nostro Paese la cultura dell’energia e dell’ambiente ha ricoperto spesso il ruolo della Cenerentola.


E: Lo scambio internazionale di ricercatori universitari è uno degli obiettivi del suo ministero?

In che modo il suo ministero si sta adoperando per cambiare le cose? Può dirci quali iniziative concrete di educazione all’energia e all’ambiente sono state adottate nelle scuole italiane e quali altre previste nei prossimi anni? MSG: Su questi temi il Ministero ha promosso molte iniziative, tutte accolte dalle scuole con entusiasmo. L’ultima, in ordine di tempo, è la Carta d’Intenti “Scuola, Ambiente, Legalità” firmata insieme al ministro dell’Ambiente Stefania Prestigiacomo, con cui viene stanziato 1 milione di euro per promuovere tra gli studenti l’educazione ambientale e lo sviluppo sostenibile. Tutte le iniziative previste saranno proposte nell’ambito dell’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione, analizzando i temi dello sviluppo delle fonti rinnovabili, del risparmio energetico e del ciclo dei rifiuti. Cittadinanza e Costituzione, infatti, è una nuova materia istituita dallo scorso anno scolastico che comprende, oltre ai temi classici dell’educazione civica, anche l’educazione ambientale, l’educazione stradale, i principi del volontariato e della legalità. E: Il ritorno dell’Italia al nucleare dovrebbe comportare anche il ritorno della ricerca italiana sull’energia atomica ai livelli d’eccellenza di un tempo. In che modo il suo ministero si sta impegnando per migliorare la ricerca in questo settore?

MSG: Come dicevo, tanti giovani ricercatori italiani sono stati costretti ad emigrare per poter proseguire il proprio lavoro di ricerca in questo settore. Lo scambio internazionale è fondamentale per arricchire e condividere le competenze su questi temi e il ministero continuerà a incentivarlo. L’obiettivo finale, però, è garantire la possibilità di studiare e fare ricerca in Italia. E: Il principio del “Not in my back yard”, così diffuso nell’opinione pubblica italiana ogni volta che si deve realizzare una centrale elettrica o una grande infrastruttura di trasporto dell’energia, è frutto anche della scarsa conoscenza del funzionamento di queste opere. Pensa che la scuola possa contribuire a far sì che le nuove generazioni crescano più istruite su questi argomenti? MSG: La tecnologia nucleare deve entrare nel bagaglio di conoscenze dei nostri ragazzi. È necessario garantire una corretta informazione sia sui rischi che, grazie ai risultati ottenuti negli ultimi anni dalla ricerca, sono davvero limitati. Mi piacerebbe coinvolgere tra gli altri anche Umberto Veronesi. Su questi temi in Italia è nata una sorta di fobia ideologica che ha bloccato la nostra società, manifestandosi nel principio del “Not in my back yard”. L’unico strumento che abbiamo per formare cittadini consapevoli è quello di ripartire quindi dalle scuole e dalla divulgazione scientifica.

MSG: Il Programma Nazionale della Ricerca per il triennio 2010-2012 è articolato in quattro punti e uno riguarda proprio l’energia nucleare. Su questo argomento intendiamo organizzare un tavolo con i ministri dello Sviluppo Economico, dell’Ambiente e della Salute a cui saranno invitati anche i rappresentanti degli Enti di ricerca ed altri esperti. Con il nuovo Programma Nazionale la ricerca applicata all’energia nucleare torna ad essere una priorità del Paese. È un passaggio decisivo per accelerare la costruzione di nuove infrastrutture e lo sviluppo delle reti energetiche. E: Quali obiettivi vi siete dati per la formazione di giovani ricercatori esperti in energia nucleare?

Mix di generazione elettrica (valori %) Italia, 1999

MSG: Dopo il referendum dell’87, l’attività di ricerca sul nucleare in Italia si è interrotta. È necessario recuperare l’intera fase formativa e far nascere nuove competenze perché ormai i giovani migliori sono andati all’estero. Sono tanti i giovani ingegneri che dopo aver studiato nelle nostre università sono stati costretti a lasciare l’Italia per approfondire gli studi o trovare un impiego. In altre parole, esportiamo cervelli e importiamo petrolio. Il tutto a caro prezzo. In questo senso il nuovo Programma Nazionale della Ricerca è un primo passo in avanti per invertire la tendenza, riservando all’energia nucleare un’attenzione particolare.

Italia, 2009

3% 20 %

6% 9%

22 % 16 % 0%

0% 7% 34 %

34 % 49 %

Nucleare Rinnovabili Altro Carbone Gas Olio carburante

Fonte: Elaborazione dati ENTSO-E e Eurosat

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primo piano

Bioenergie, Paolo Scarpa Bonazza Buora

CONVERSAZIONE CON PAOLO SCARPA BONAZZA BUORA Presidente della commissione Agricoltura del Senato

di Gabriele Masini

Un quadro legislativo ancora non completo, una filiera in start up, la necessità di conciliare le esigenze del mondo agricolo e le priorità degli operatori elettrici e industriali. Il settore delle agroenergie in Italia attende certezze per determinare obiettivi di sviluppo e possibilità di crescita. Ne abbiamo parlato con Paolo Scarpa Bonazza Buora, Presidente della commissione Agricoltura del Senato. E: Elettricità da biomasse: cosa manca alla definizione del quadro legislativo? PSBB: Negli ultimi mesi si sono messe in moto varie iniziative grazie proprio a un quadro di riferimento normativo più chiaro. La circolare sulla tracciabilità degli oli vegetali e la pubblicazione del Decreto Attuativo su quella della biomassa colmano un vuoto normativo che rallentava lo sviluppo del settore e creava incertezze. E: Quali possibilità per la filiera corta italiana? PSBB: La filiera corta favorisce le biomasse locali, con i conseguenti vantaggi ambientali rispetto a modalità di approvvigionamento che valorizzano poco il territorio e limitano l’indotto. Molti dei progetti in sviluppo recepiscono i recenti orientamenti normativi prevedendo dei piani di approvvigionamento incentrati su biomasse forestali locali,

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colture dedicate e biomasse residuali agricole e agroindustriali. Il segnale più evidente è dato dagli impianti esistenti che orientano le proprie politiche di approvvigionamento guardando al territorio. E: Quali obiettivi? PSBB: Nella produzione di energia elettrica da biomassa, bisogna distinguere sia in base alle dimensioni delle iniziative che in funzione della filiera di approvvigionamento. È verosimile che gli impianti di micro generazione (esclusi quelli ad olio vegetale) trovino nella filiera corta il riferimento naturale per l’approvvigionamento della biomassa. Motivo per cui la tariffa omnicomprensiva non prevede differenziazioni rispetto all’origine della biomassa. Per gli impianti industriali i recenti orientamenti normativi, inclusa la possibilità di sottoscrivere i Contratti Quadro tra operatori agricoli e industriali, permetteranno un incremento significativo della biomassa da filiera con un contributo che in 4-5 anni potrà superare almeno i 2/3 del fabbisogno di approvvigionamento degli impianti esistenti e in sviluppo. Obiettivo che sarà raggiungibile incrementando l’incidenza delle coltivazioni dedicate più utili in agricoltura viste le necessità di differenziazione delle coltivazioni e ampliando il mercato delle biomasse residuali agricole. Diverso il caso degli oli. La filiera ha necessità di approvvigionarsi da areali anche diversi rispetto a quelli nazionali. È importante che vengano consolidati, anche a livello europeo, i principi di sostenibilità ambientale delle filiere di approvvigionamento.


il futuro è nella filiera corta E: Si parla spesso di formulare un "piano agroenergetico" per capire le potenzialità e attuare gli strumenti più efficaci. Cosa ne pensa? PSBB: Il “piano” è uno strumento fondamentale per definire le politiche di sviluppo del settore. Occorre semplificare e consolidare la normativa e le procedure per la tracciabilità della biomassa, rafforzare i rapporti tra mondo agricolo e ndustriale. E: Come conciliare le esigenze del mondo agricolo e del mondo industriale? PSBB: La bioenergia rappresenta un’ottima opportunità di diversificazione del reddito per il mondo agricolo. Investimenti di micro generazione, soprattutto nel biogas, sono alla portata degli operatori agricoli più grandi. Bisogna avere però la consapevolezza delle caratteristiche dell’agricoltura italiana e non limitare il tema della bioenergia alle sole iniziative di autoproduzione. La bioenergia deve essere il tema su cui poter rilanciare le politiche agro-industriali del nostro Paese. E: Biocarburanti: quale futuro per l’obbligo Ue? PSBB: Gli obiettivi dell’Ue sono ambiziosi, soprattutto per l’Italia che ha dei limiti in riferimento alle colture oleaginose e di dimensioni aziendali, che spesso non giustificano le “economie di scala”. Giusto prevedere un piano di diffusione delle tecnologie di seconda generazione

(es. bioetanolo da colture lignocellulosiche) per centrare gli obiettivi nazionali di immissione al consumo di biocarburanti. È condivisibile passare da un sistema di incentivo diretto (defiscalizzazione) a quello indiretto (obbligo di immissione al consumo). E: Come evitare il conflitto tra colture energetiche e alimentari? PSBB: È un tema talvolta affrontato con una certa dose di demagogia. Se guardo alle difficoltà che incontrano i nostri agricoltori a coltivare con redditività le terre, credo che il tema in discussione Composizione impianti a biomasse in italia (per potenza in MW) DPR 1%

DSC 20 %

sia un falso problema. Mentre si discute del conflitto tra food e non food, le statistiche nazionali continuano a registrare numeri marginali per quanto riguarda la diffusione delle colture energetiche e valori crescenti delle terre non coltivate. Diverso è il discorso per alcune agricolture straniere, in cui la pressione dei mercati energetici no-food fa sentire il suo peso. La strada intrapresa dalla UE, ovvero l’introduzione dei criteri di sostenibilità ambientale per l’importazione di biocarburanti, seppur complessa dal punto di vista tecnico e normativo, è la più corretta.

Composizione impianti a biomasse in italia (per numero di impianti)

ALT 1%

ALT 1%

DPR 5%

DIG 9% BIO 9%

DIG 36 %

SCR 8%

DSC 32 %

MIX 17 %

OLI 30 %

BIO 8%

OLI 11 %

SCR MIX 3% 4%

DSC biogas da discarica

ALT

altro impianto gas

MIX biomasse miste

da digestione DIG biogas anaerobica biogas da depurazione DPR acque

BIO

biomassa vergine

OLI

olio vegetale

SCR biomassa di scarto

Fonte: Elaborazione dati ENTSO-E e Eurosat

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primo piano

La nostra rete “intelligente” A TU PER TU CON FLAVIO CATTANEO Amministratore Delegato Terna Nel periodo 2005-2009 Terna ha realizzato per le rinnovabili 900 km di elettrodotti per 500 milioni di euro. E altri 1,1 miliardi Euro sono previsti nel Piano 2010-2014 per fare nuove stazioni e linee, soprattutto al Sud. La rete è un volano per lo sviluppo del Paese e lo sarà ancora di più in futuro. Se saranno realizzati tutti gli investimenti previsti al 2019, si avrà un risparmio netto sulla bolletta di 1 miliardo di euro all’anno. Per il nucleare Terna è pronta e farà la sua parte. Flavio Cattaneo

di Carlo Maciocco E: Alla presentazione del Piano 2010-2014, lei ha detto che il 2010 potrebbe essere un anno di svolta per gli investimenti di Terna. Può fare il punto sui progetti?

E: Temi, questi, molto sentiti sul fronte rinnovabili. I produttori, soprattutto eolici, si lamentano dei colli di bottiglia nella rete.

FC: Dopo un 2009 che ha registrato risultati record, ottenuti per altro senza un euro di contributo pubblico, il 2010 ha tutte le carte in regola per essere l’anno dei cantieri. Siamo in attesa delle ultime firme per realizzare la parte aerea della nuova linea tra Sicilia e Calabria e per la “Foggia-Benevento”. Inoltre completeremo il Sapei, il doppio cavo tra Sardegna e Lazio, già operativo per 500 MW e anche diversi interventi al Sud per la connessione delle rinnovabili. Molti sono i progetti in attesa di autorizzazione. Su questo punto voglio essere chiaro: non possiamo permetterci il lusso che infrastrutture strategiche come linee e stazioni vengano ostacolate da veti e lungaggini burocratiche.

FC: Nel periodo 2005-2009 Terna ha realizzato per le rinnovabili 900

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km di elettrodotti per 500 milioni di euro. E altri 1,1 miliardi di € sono previsti nel Piano 2010-2014 per nuove stazioni e linee, soprattutto al Sud. Sono numeri che spiegano meglio di tante parole lo sforzo che stiamo facendo. Occorre però che ciascuno faccia la sua parte. Se vogliamo uno sviluppo armonico di un settore in forte crescita come quello delle rinnovabili, bisogna applicare le norme esistenti, in particolare lo strumento dell’”autorizzazione unica” per reti e impianti previsto dalla legge 387/03. E che il sistema sostenga lo sforzo di chi vuole fare davvero le centrali e non dei “cowboy” delle autorizzazioni.


gli ultimi dettagli dell’operazione. Il Sapei è un esempio di eccellenza industriale e tecnologica unico al mondo. È anche il primo tassello della nuova rete di interconnessione ad alta tecnologia per fare dell’Italia un “hub elettrico” del Mediterraneo. Rientra in questo discorso il progetto di un nuovo cavo con la Tunisia, da realizzare dopo la costruzione di una centrale da 1.200 MW che ci collegherà al Nord Africa e che potrà avere importanti ricadute anche per il progetto Desertec.

è già

E: Nel lungo periodo, le sfide principali appaiono il nucleare e le smart grid. Come vi state preparando? FC: La rete avrà un ruolo sempre più nevralgico per il sistema elettrico.

E: Il Piano prevede investimenti per 4,3 miliardi di € al 2014. Quali le priorità oltre alle rinnovabili? FC: I 4,3 miliardi di euro stanziati per i prossimi 5 anni – oltre il 70% dei quali destinati al centro-sud – serviranno ad eliminare i colli di bottiglia e a connettere alla rete i nuovi impianti rinnovabili, ma anche a potenziare le interconnessioni con l’estero e aumentare la sicurezza della rete. Il nostro- tra le aziende che fanno il nostro mestiere in Europa - è il volume di investimenti più alto, in grado di generare lavoro per 200 imprese e 10.000 addetti. Vista la difficile fase economica, abbiamo previsto anche un sostegno finanziario: un accordo con alcune grandi banche perché offrano lo sconto dei crediti vantati dalle piccole e medie imprese verso di noi a tassi molto favorevoli. Un doppio vantaggio insomma, lavoro e sostegno finanziario.

E: Come procedono gli iter per l’interconnessione con Francia e Montenegro? Avete già rilevato una quota della montenegrina Prenos? Può essere utile l’esperienza del Sapei per i progetti di linee sottomarine, anche verso il Nord Africa?

Già oggi è un volano per lo sviluppo del Paese, lo sarà ancora di più in futuro. Se saranno realizzati tutti gli investimenti previsti al 2019, si avrà un risparmio netto sulla bolletta di 1 miliardo di euro all’anno. Per il nucleare Terna è pronta e farà la sua parte. Ma per valutare la portata degli interventi occorrerà prima conoscere la precisa localizzazione degli impianti. La Legge energia 99/09 prevede, inoltre, che gli interventi sulla rete saranno autorizzati contestualmente alle centrali stesse. È una previsione opportuna, che permette di far evolvere armonicamente il sistema. Quanto alle “smart grid”, la nostra è già una rete intelligente, oltre che diffusa: più di 60.000 km di linee elettriche che raggiungono l’intero territorio italiano, garantendo parità di accesso a tutti i produttori e utenti, assicurando un servizio elettrico sicuro, continuo e con elevati standard di qualità, al top delle best practices europee. Grazie all’avanzamento tecnologico, nel 2009 abbiamo ottimizzato la gestione dei flussi di energia sulla rete che ha consentito, allo stesso tempo, di mantenere elevati standard di sicurezza e di generare efficienza per il sistema elettrico, con un risparmio di 400 milioni di euro a beneficio di imprese e cittadini, a fronte di un incentivo di 40 milioni di euro.

FC: Gli iter con Francia e Montenegro stanno procedendo secondo la tabella di marcia, e con Prenos stiamo lavorando per mettere a punto

Investimenti realizzati sulla rete dall’avvio della liberalizzazione ad oggi (dati in milioni di Euro) Gli investimenti realizzati nel 2009 sono oltre 4 volte superiori a quelli del 2003, ultimo anno prima dell’IPO > 4x 900 765

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345 225

1999

Liberalizzazione Mercato Elettrico

219

2000

191

164

2001

2002

270

263

2004

2005

205

2003

GRTN: gestore di rete TERNA: proprietario

IPO

2006

Fusione TERNA-GRTN Nuovo CdA

2007

2008

2009

TERNA: gestore integrato e indipendente

Fonte: Terna

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primo piano

L’efficienza al primo posto INCONTRO CON GIANCARLO CREMONESI Presidente Acea di Roberto Antonini

Giancarlo Cremonesi

E: Acea, l’Utility di Roma, l’acqua e la luce della Capitale, come ci si sente ad illuminare 2763 anni di storia e dissetare oltre 4 milioni di persone?

Acea è il primo operatore italiano per l’acqua e il terzo operatore per l’elettricità in Italia, con una particolare attenzione al tema dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale. Per il futuro si punta sulle fonti rinnovabili.

GC: Bene. Acea è primo operatore italiano per l’acqua con circa otto milioni di abitanti serviti, pari al 12.5% del mercato nazionale, e serve altri tre milioni di abitanti all’estero. È terzo operatore elettrico in Italia e cura anche l’illuminazione artistica dei principali monumenti della

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Capitale. La nostra è una multiutility che, pur perseguendo i propri obiettivi nella gestione e sviluppo di reti e servizi nei business dell’acqua, dell’energia e dell’ambiente, non tralascia mai i temi dello sviluppo sostenibile e della responsabilità sociale. E: Spesso si parla di scarsità dell’acqua. Cosa fa Acea per risparmiare e tutelare questa risorsa? GC: Abbiamo promosso campagne di sensibilizzazione all’uso consapevole dell’acqua e realizzato progetti, ad esempio con gli studenti del Comune di Roma, della Provincia e di altre città italiane, mirati alla conoscenza della storia degli acquedotti romani, al rispetto della risorsa acqua e dell’ambiente. Ad esempio, negli anni Acea ha distribuito migliaia di kit composti da erogatori per doccia a basso flusso e rompi getto aerati per rubinetti e ha ideato la prima carta d’identità dell’Acqua di Roma. E: Uso corretto dell’acqua e dell’elettricità: come vi muovete nel campo dell’efficienza? GC: Anche in questo campo Acea, attraverso Acea Rse Reti e Servizi Energetici (partecipata al 100% da Acea), si è impegnata nell’ambito della scuola. In questo è stata decisiva la collaborazione con l’Assessorato alle Politiche Scolastiche del Comune di Roma e, più in generale, con le principali scuole romane e della Provincia, con cui ha promosso campagne di sensibilizzazione all’uso corretto dell’acqua, illustrando il ciclo della risorsa e documentando la storia dei propri acquedotti e della Capitale, da sempre considerata ‘Regina Aquarum’.

e il teleriscaldamento a Sud di Roma, l’uso di impiantistica ad alta efficienza per le gestioni idriche e per l’illuminazione pubblica, la ricerca del migliore assetto di rete per la distribuzione elettrica a Roma. E: Qual è il vostro impegno nella produzione da fonti rinnovabili? GC: L’energia rinnovabile è un asset su cui l’azienda intende puntare in futuro. Acea opera nel settore delle rinnovabili attraverso Acea Rse che si occupa anche della progettazione, realizzazione e gestione di impianti di medie e grandi dimensioni e, attraverso la controllata Ecogena SpA (51% Arse SpA - 49% Energie Alternative SpA) di impianti in assetto tri-cogenerativo con potenza elettrica installata fino a 10 MWe. Oggi Acea vanta 14,5 MW di potenza installata da fotovoltaico, che diventeranno 25 MW entro giugno e circa 40 MW a fine 2010. Tali installazioni consentiranno ad Acea di produrre ogni anno 50 GWh dal fotovoltaico, evitando l’emissione di 30.000 tonnellate di CO2. Per quanto concerne l’eolico, invece, Acea prevede di raggiungere 180 MW di capacità installata entro il 2012. Gli impianti eolici partecipati del Gruppo, dislocati in Campania e Basilicata, producono 350 GWh consentendo un risparmio di 162.750 tonnellate di CO2. Da fonte idroelettrica, ancora, il gruppo Acea produce 550 GWh di energia negli impianti che si trovano nei pressi di Roma, nel Lazio e in Liguria, consentendo un risparmio di 255.750 tonnellate di CO2. Nel 2010 il Gruppo Acea attraverso Arse conferma il livello degli investimenti realizzato nel 2009 costruendo ulteriori 20 MWp (megawatt di picco o potenza). Quest’ anno il principale progetto in fase di realizzazione è quello di “Commercity”, un centro di distribuzione all’ingrosso situato nelle prossimità della Nuova Fiera di Roma tra l’aeroporto di Fiumicino e il Grande Raccordo Anulare.

E: E per l’elettricità?

2.859.275

1.287.940

529.414

300.000

GC: Il tema del risparmio energetico è diventato per noi attuale a partire dai lontani anni 70, quando era una vera sfida con implicazioni economiche, sociali e ambientali. Risalgono a quegli anni, infatti, alcune scelte lungimiranti che hanno consentito ad Acea di sviluppare una particolare attitudine all’innovazione e alla sperimentazione in tema di risparmio energetico. Sono nati così progetti competitivi e tecnologicamente avanzati, come la cogenerazione

2.894.583

E: Siete “efficienti” nello sfruttare la “miniera d’oro” del risparmio…

Clienti serviti, servizio idrico

8.320.545

GC: In primo luogo è bene sfatare il “falso mito” che vorrebbe le società come Acea impegnate nella filiera dell’energia elettrica, in conflitto di interesse con il tema del risparmio energetico. Grazie al meccanismo dei Certificati Bianchi, infatti, è possibile da un lato coprire parte dei mancati ricavi che derivano dalla contrazione dei volumi di energia elettrica venduta e dall’altro aumentare la redditività di impresa, secondo la logica per cui ciò che si perde, in termini di vendita di un prodotto, lo si sostituisce con i ricavi ottenibili dalla fornitura di un servizio. È esattamente il terreno di impegno di Acea Rse che propone progetti di efficienza energetica, in grado di trasformare il ricavato economico dovuto alla riduzione dei consumi in un beneficio che viene ripartito tra il cliente e la società che lo ha realizzato.

Acea

Iride

Hera

Enia

Acegas

A2A

Fonte: Acea

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energia

Copenhagen? Non è stato un fallimento PARLA ANTONIO ARMELLINI Rappresentante Italia presso AIE di Carlo Maciocco

E: Che ruolo riveste oggi l’Italia in ambito Aie e, in generale, nella politica energetica mondiale? Antonio Armellini

AA: Siamo uno dei principali Paesi contributori dell’Aie e uno dei suoi membri originari. L’Italia ricopre un ruolo di rilevo nello scacchiere energetico mondiale, essendo un importante consumatore di energia, un possibile snodo al centro del Mediterraneo, un interlocutore privilegiato di alcuni dei principali Paesi produttori e di aziende di rilevanza internazionale. In ambito Aie, il nostro Paese

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poco fa menzionata, che coinvolge anche i Paesi di nuova industrializzazione, sia attraverso il coinvolgimento delle economie emergenti che noi sosteniamo.

attribuisce particolare importanza alla collaborazione con i principali produttori e consumatori di energia quali Russia, Cina e India, e naturalmente alla riduzione delle emissioni. Sotto questo aspetto, al G8 del 2009 l’Italia ha lanciato la Low Carbon Technology Platform, che mira a favorire la cooperazione tra Paesi anche non membri dell’Aie per lo sviluppo delle tecnologie a basso contenuto di gas serra. E: Il direttore dell’Aie, Tanaka, ha di recente sostanzialmente promosso la nostra politica energetica ma, tra le altre cose, ha chiesto un maggiore sforzo sugli obiettivi al 2020 in tema di rinnovabili ed efficienza energetica. Come risponderà Roma? AA: L’Italia partecipa con convinzione agli sforzi comunitari previsti dal Pacchetto 20-20-20. È anche vero che, nel settore industriale, abbiamo un livello di efficienza energetica tra i più alti nell’Ocse ed è pertanto difficile migliorare una performance già molto virtuosa. Un margine di miglioramento c’è nell’edilizia e nei trasporti. E: Malgrado il forte sviluppo delle rinnovabili grazie agli incentivi, manca in Italia una vera filiera produttiva nazionale. Non sarebbe il caso di investire più su questo, puntando anche sulla ricerca? AA: Questo aspetto è stato compreso sia dalle aziende italiane, che hanno cominciato ad investire in questo ambito, sia dal governo, che ha favorito, ad esempio, la nascita a Catania di una fabbrica per la produzione di celle e moduli fotovoltaici, grazie alla collaborazione tra le principali aziende italiane e giapponesi del settore. Ciò comporterà importanti benefici industriali, tecnologici, occupazionali e ambientali con attivazione di un forte indotto. Per quel che concerne la distribuzione di elettricità, siamo all’avanguardia nelle smart grid e possiamo contare su un sistema molto efficace di promozione delle rinnovabili. Indubbiamente il sostegno alla ricerca è una delle chiavi di volta. Su tale tema molto si è detto anche in ambito Aie e Ocse. Quest’ultima ha pubblicato un articolato documento sull’Innovation Strategy che evidenzia gli effetti positivi dell’innovazione in termini di crescita economica, di occupazione e di tutela dell’ambiente.

E: Il rilancio del nucleare modificherà il peso e il ruolo dell’Italia nel contesto energetico mondiale? Potremmo fare da apripista per un ritorno all’atomo anche in altri Paesi? AA: Il nucleare è una opzione che non può essere tralasciata. Oggi sono quasi 50.000 MW in costruzione, nella maggior parte dei casi in Asia (Cina, India, Giappone e Corea del Sud), e si è registrato negli ultimi anni un ritorno di interesse da parte di altri governi: Usa, Gran Bretagna, Ungheria, Repubblica Ceca, Polonia. Anche perché la tecnologia di terza generazione promette costi inferiori, maggiore efficienza, minore produzione di scorie e un più elevato livello di sicurezza. E: La crisi ha avuto l’effetto positivo di tagliare le emissioni di CO2 e di creare un’abbondanza di offerta, ma il calo della domanda potrebbe penalizzare gli investimenti. Vede dei rischi nel medio lungo termine, in particolare per l’Italia? AA: Gli attuali minori investimenti potrebbero portare a una flessione dell’offerta che, in corrispondenza di una domanda in ripresa, determinerà un aumento dei prezzi. In sostanza il sistema reagirà e il nuovo livello dei prezzi consentirà la ripresa degli investimenti. In Italia il calo non avrà sostanziali conseguenze sulla sicurezza energetica. Nuove strutture Gnl hanno completato l’iter autorizzativo e un rigassificatore è stato di recente inaugurato a Rovigo ampliando l’offerta di gas. L'impatto della crisi sugli investimenti energetici, peraltro, è stato uno dei motivi ricorrenti del G8 italiano e oggetto di uno studio commissionato all'Aie e presentato durante il G8 energia di Roma nel maggio 2009.

Emissione di gas serra delle attività produttive e loro determinanti tra il 1990 e il 2008

30 20 10 -6,9

E: Vede Copenaghen come un fallimento o come un primo passo verso un futuro accordo? L’Italia, anche in ambito Aie, intende spingere per un’intesa che comprenda subito Cina e India? AA: Copenhagen non è stata un fallimento, ma un primo, sia pur timido, passo verso un accordo globale che sicuramente non costituirà un obiettivo semplice. L’intesa raggiunta sancisce il principio del contributo dei Paesi emergenti agli sforzi di riduzione, prevede un obiettivo globale di contenimento dell’aumento di temperatura a 2° C, include la lotta alla deforestazione e infine la collaborazione in ambito tecnologico e il sostegno finanziario da parte dei Paesi industrializzati. L’Aie può fare molto in questo ambito, sia attraverso la Low Carbon Technology Platform

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-22

-3

0 -10 -20 -30 Emissioni per unità di input energetico Input energetico per unità di produzione Composizione della produzione per attività Livello dell’attività economica Variazione totale emissione gas serra Fonte: Elaborazione su dati Istat, Namea

32,8

0,9



mercato elettrico

Nuove tecnologie a tutela dei consumatori DIALOGO CON ALBERTO GROSSI Direttore Consumatori dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas di Gabriele Masini La liberalizzazione dei mercati dell’energia ha dato alle aziende la possibilità di “sfidarsi” nella conquista dei clienti. E gli effetti sulle bollette - specie nel settore elettrico iniziano a intravedersi. D’altro canto, un mercato particolare come quello dell’energia ha sempre bisogno di trovare il giusto equilibrio tra liberalizzazione e tutela, individuando strumenti di difesa degli utenti anche con l’utilizzo di nuove tecnologie come lo smart metering. Ne parliamo con il Direttore Consumatori dell’Autorità per l’energia elettrica e il gas, Alberto Grossi.

Alberto Grossi

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E: Per i consumatori avete previsto particolari strumenti di informazione? AG: Sul nostro sito (www.autorita.energia.it) è disponibile l’Atlante dei Diritti del Consumatore di energia, una guida che raccoglie in modo organico tutti i diritti, garanzie e tutele previsti nel settore da tutte le norme finora approvate dall’Autorità, e il Trova Offerte, un motore di ricerca per confrontare le offerte per le famiglie dei venditori che operano nel proprio Comune (oltre 445.000 gli accessi al sistema da parte di cittadini consumatori dal 10 aprile 2009). Oltre a questi: l’elenco a iscrizione volontaria dei venditori al mercato libero che servono o intendono servire i clienti finali domestici e la graduatoria dei call center dei venditori di energia.

E: A sette anni dall’apertura del mercato del gas, a tre da quella del mercato elettrico, quale bilancio si può stilare?

E: Un fenomeno che fa notizia è quello dell’accaparramento dei clienti attraverso agenti commerciali. Quali i possibili rimedi?

AG: Il giudizio sullo stato del processo di liberalizzazione del settore elettrico è sostanzialmente positivo. I dati sullo switching posizionano l’Italia fra le migliori esperienze europee. Nell’elettrico infatti, a meno di tre anni dalla liberalizzazione, si stanno ottenendo risultati convenienti per i cittadini, con offerte sul mercato sempre più differenziate e vantaggiose, in grado di produrre significativi risparmi per le famiglie. Purtroppo così non è per il gas. In questo settore liberalizzato da 7 anni la percentuale dei clienti, domestici e non, che ha scelto un nuovo fornitore, è ancora molto bassa. Nel mercato del gas comunque iniziano a comparire nuove offerte, anche con fornitura congiunta energia elettrica e gas (dual fuel).

AG: L’Autorità ha contrastato i comportamenti scorretti per l’acquisizione dei clienti da parte di agenti commerciali con l’emanazione dei Codici di condotta commerciale. Ma un importante rimedio è costituito sicuramente dalla segnalazione dei clienti allo “Sportello” istituito all’Autorità. È anche a partire da tali segnalazioni che l’Autorità interviene nei confronti delle società di vendita, chiedendo spiegazioni in merito a quanto denunciato e imponendo azioni correttive per l’eliminazione del fenomeno. Con i principali venditori sono comunque già in atto azioni di monitoraggio costante da parte dell’Autorità dell’operato degli agenti commerciali dei venditori stessi.

E: Liberalizzazione e tutela. Come garantire a un tempo l’apertura di spazi di mercato e le garanzie per gli utenti?

E: Quali nuove sfide si aprono sul fronte della tutela dei consumatori con le innovazioni tecnologiche (per esempio lo smart metering)?

AG: L’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha sviluppato negli ultimi anni un “pacchetto” di strumenti a tutela dei consumatori, per contribuire a decisioni il più possibile informate, consapevoli, convenienti: i prezzi di riferimento, aggiornati ogni tre mesi, da applicare ai clienti domestici dell’energia elettrica e del gas non ancora passati al mercato libero; i Codici di condotta commerciale, con le regole comportamentali, di correttezza e trasparenza che i venditori devono applicare per la promozione delle offerte; direttive per rendere le bollette sempre più comprensibili e trasparenti; regole più semplici per esercitare il diritto di recesso; obblighi di servizio e standard di qualità per i call center dei venditori di energia e, dal 1° luglio 2009, standard garantiti per la risposta ai reclami con indennizzi automatici a favore dei clienti nel caso di mancato rispetto degli standard. C’è infine lo “Sportello per il consumatore di energia” (numero verde 800.166.654) dal quale ottenere informazioni sul settore dell’energia o al quale inviare segnalazioni e reclami, qualora si siano ricevute risposte dal proprio fornitore.

AG: L’Autorità ha da sempre attribuito grande importanza all’innovazione tecnologica, favorendo per esempio la diffusione dello smart metering, sia per il settore elettrico che per il gas. Le funzioni che caratterizzeranno i nuovi contatori sono molte tra cui: la lettura periodica a distanza dei consumi effettivi; la registrazione dei consumi orari, dando ai clienti la possibilità di fruire di prezzi differenziati per fasce giornaliere e stagionali; la possibilità di chiudere a distanza la fornitura dei clienti domestici. Lo smart metering comporterà nuove possibilità per la tutela dei consumatori, a partire dall’addebito in bolletta dei consumi effettivi e non più stimati e la possibilità per il cliente di conoscere i propri consumi e modificare conseguentemente le proprie abitudini. Ad esempio utilizzando apparecchiature più efficienti oppure spostando tali consumi su fasce orarie nelle quali il prezzo dell’energia sia più conveniente.

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mercato elettrico

Un valore aggiunto

L’informazione per il mercato retail IL PENSIERO DI DIEGO MARIA BERRUTI Presidente Acquirente Unico SpA

di Claudia Momicchioli Nei mercati dell’energia, nonostante i risultati raggiunti con le liberalizzazioni, il consumatore finale non ha ancora tutti gli strumenti informativi per effettuare una scelta consapevole e gli operatori faticano a reperire i dati necessari allo switching. Governo e Autorità sono al lavoro per rendere i mercati retail più efficienti, anche con il coinvolgimento di Acquirente Unico.

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mercato elettrico E: Finché permangono tali problematiche i mercati dell’energia non potranno raggiungere quei livelli di concorrenzialità necessari a cogliere pienamente i benefici della liberalizzazione. Quali sono le misure previste per risolvere tali nodi ? E: Acquirente Unico è nato per favorire il processo di apertura dei mercati energetici e accompagnare i piccoli consumatori verso il mercato libero. Dalla completa liberalizzazione sono intercorsi 7 anni nel settore del gas e 3 anni in quello elettrico. Come è cambiato il comportamento del cliente finale e quali i risultati raggiunti in termini di concorrenzialità? DMB: Senza dubbio dall’apertura dei mercati ad oggi le condizioni del consumatore finale sono migliorate. Ci sono maggiori opportunità di scelta grazie all’entrata di nuovi competitor, sono aumentati i passaggi dal mercato tutelato a quello libero e si sta lavorando per migliorare le politiche commerciali rivolte al consumatore finale in termini di equità e trasparenza. Nel settore elettrico le famiglie che hanno lasciato il mercato tutelato sono state 2 milioni e mezzo, ma solo 800.000 verso un fornitore alternativo a quello originario. Nel gas i passaggi al mercato libero sono stati circa un milione e tutti verso un fornitore alternativo. Dunque se il settore elettrico ha mostrato maggiore dinamicità, nel gas il cambio di fornitore è stato il frutto di una scelta più radicale e consapevole. Anche i risparmi per il consumatore che ha cambiato fornitore sono in crescita, ma in questo caso, probabilmente, più che la concorrenza, giocano un ruolo maggiore le oscillazioni dei prezzi internazionali. E, al di là di questi dati incoraggianti, vi sono ancora ampi spazi di miglioramento. E: Quali le maggiori criticità riscontrate nel settore retail dell’energia? DMB: Al di là dei problemi strutturali che interessano i settori dell’energia e del gas, esistono criticità connesse al funzionamento dei mercati retail legate soprattutto a problemi di comunicazione sia verso il consumatore finale che nei rapporti fra operatori e distributori. Il consumatore finale non ha ancora tutti gli strumenti informativi per effettuare una scelta consapevole. Tre consumatori su 10 non sono a conoscenza della possibilità di scegliere liberamente il fornitore, le offerte commerciali sono ancora difficilmente confrontabili e il 75% non sa che esistono prezzi regolati dall'Authority e che si può tornare in qualsiasi momento nel mercato tutelato. D’altra parte gli operatori stessi sperimentano difficoltà nel reperire le informazioni necessarie per espletare le richieste di switching e i flussi informativi risultano a volte eterogenei e non compatibili fra loro. I mercati presentano perciò un grado di integrazione e di disponibilità dei dati che può sicuramente migliorare. Un altro fenomeno, le cui dimensioni crescenti rischiano di ostacolare il processo di apertura dei mercati è quello della morosità, la cui soluzione necessita di un intervento regolatorio urgente ed efficace.

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DMB: Sul fronte dell’informazione molto stanno facendo le Associazioni dei Consumatori, attraverso Sportelli informativi e campagne di comunicazione. Anche l’Autorità ha messo in campo importanti iniziative quali l’Atlante dei Diritti del Consumatore, il Trova Offerte e lo Sportello per il Consumatore di energia, struttura gestita da Acquirente Unico che riceve 500.000 telefonate all’anno e gestisce 25.000 tra reclami e segnalazioni. Per quanto riguarda, poi, la soluzione dei problemi informativi tra operatori è allo studio la realizzazione di un sistema informatico integrato che costituisca una base comune di raccordo fra tutti i soggetti che partecipano alle procedure di switching. In questo progetto Acquirente Unico è direttamente coinvolto, visto che l’Autorità ha deciso di avvalersi del suo contributo. Riuscire a standardizzare i flussi informativi sarebbe, inoltre, un utile strumento anche per la gestione del problema della morosità. E: Nel gas la scarsa concorrenzialità del mercato retail dipende anche dalle infrastrutture necessarie per il mercato all’ingrosso. Quali le sue impressioni in merito? DMB: Il settore del gas presenta delle particolarità legate alla necessità di importare la materia prima direttamente dai paesi produttori, con ingenti investimenti per la realizzazione di grandi infrastrutture. Alcuni progetti sono stati realizzati e altri sono in fase di programmazione per aumentare la capacità di importazione nel nostro Paese. A questo si aggiungono i recenti atti legislativi quali la “Legge Sviluppo” che ha previsto una serie di provvedimenti volti a una maggiore efficienza del mercato. Alcuni di questi sono già stati attuati, come l’avvio recente di una piattaforma di negoziazione con cui il Gestore dei Mercati Energetici ha mosso un primo passo verso la borsa del gas. Acquirente Unico è stato chiamato ad assicurare, in qualità di Fornitore di Ultima Istanza, la fornitura di gas naturale ai clienti domestici con consumi fino a 200 mila metri cubi annui, che temporaneamente risultino privi di fornitore. È comunque evidente la diffusa attesa di migliorare l’efficienza complessiva del mercato con una riduzione dei prezzi del gas naturale, che incide su alcuni processi produttivi nazionali e su tutte le famiglie italiane.

GRAZIE LUCA! Luca Speziale ha lasciato la redazione di Elementi per occuparsi di altri e importanti compiti all’interno dell’Acquirente Unico. A lui, che ha svolto con passione, professionalità e senso delle cose il ruolo, non facile, di capo redattore e di responsabile della pubblicità, va un sentito ringraziamento da parte della direzione, della redazione, dei collaboratori e dell’editore di Elementi.



mercato del gas

La piattaforma gas del GME Avviate dal 10 maggio le contrattazioni. Ăˆ il primo passo verso la realizzazione di una vera e propria borsa del gas.

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di Giovanni Battista Aruta, Responsabile Direzione Mercati GME


Come previsto dal Decreto del Ministero Sviluppo Economico del 18 marzo 2010, il Gestore dei Mercati Energetici – GME – ha avviato l’esercizio commerciale della Piattaforma GAS, sulla quale potranno essere scambiate sia le quote di gas importato dai soggetti tenuti agli obblighi previsti dal decreto legge n.7/07, che quelle non soggette a tale obbligo.

Per essere ammessi a operare sulla P-GAS è necessario che gli operatori risultino iscritti al Punto di Scambio Virtuale (PSV) gestito da Snam Rete Gas. Una volta ammessi alla P-GAS, gli operatori saranno qualificati come operatori venditori oppure come operatori acquirenti.

L’avvio della P-GAS è il primo passo verso la realizzazione di una vera e propria Borsa del Gas, la cui gestione economica è stata affidata in esclusiva al Gestore dei Mercati Energetici dalla legge 99/2009. La nascita di un mercato del gas naturale regolamentato in Italia permetterà di ottenere immediati benefici in termini di concorrenzialità e flessibilità nel mercato all’ingrosso. La Borsa del Gas, inoltre, permetterà di avere a disposizione un riferimento di prezzo legato all’incontro tra domanda e offerta, garantendo una maggiore trasparenza all’intero settore.

Ai fini del riconoscimento della qualifica di venditore (il cui ottenimento è condizione necessaria per la presentazione di offerte di vendita), l’operatore deve inviare al GME le condizioni contrattuali di fornitura, vale a dire la documentazione che definisce termini e modalità con cui lo stesso operatore esegue la consegna e la regolazione dei pagamenti del gas venduto tramite la P-GAS. Il GME dopo aver reso noto tali condizioni attraverso la pubblicazione delle stesse sul proprio sito internet, riserva sulla P-GAS a ciascun operatore venditore un book per ogni prodotto negoziabile dove l’ operatore venditore può esporre le proprie offerte di vendita. Tutti gli operatori della P-GAS che, invece, non richiedono la qualifica di venditore sono qualificati come operatori acquirenti. Un operatore acquirente può accedere e visualizzare le offerte di vendita esposte da tutti gli operatori venditori nei rispettivi book. Tuttavia, per presentare offerte di acquisto su uno dei book di un operatore venditore, l’operatore acquirente deve sottomettere, attraverso la P-GAS, una richiesta di abilitazione al venditore stesso. Con la presentazione di tale richiesta di abilitazione, che può essere accettata o rifiutata dall’operatore venditore, l’operatore acquirente dichiara di conoscere e di accettare le condizioni contrattuali di fornitura stabilite dal venditore stesso le quali, tra l’altro, regoleranno modalità di fornitura e di pagamento del gas oggetto delle eventuali transazioni concluse sulla P-GAS.

La P-GAS è una piattaforma che opera in negoziazione continua. Non svolgendo il GME il ruolo di controparte centrale, il gas oggetto delle transazioni sarà consegnato e il relativo pagamento regolato direttamente dagli operatori. Sulla P-GAS sono quotati contemporaneamente un prodotto mensile e un prodotto annuale. Il primo viene negoziato nel corso del secondo mese antecedente a quello di consegna. Il prodotto annuale, riferito all’anno termico (1° ottobre – 30 settembre), viene negoziato a partire dal mese di settembre del secondo anno termico precedente e fino ad agosto dell’anno termico precedente a quello di consegna.

Gas naturale apertura del mercato (valori %) 100%

80%

60%

40%

2000

20%

2008

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Svezia

Spagna

Inghilterra

Portogallo

Olanda

Italia

Lussemburgo

fonte Commissione Europea

Irlanda

Grecia

Germania

Francia

Danimarca

Belgio

0% Austria

Media UE-15 2000 Media UE-15 2008

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forum

Ci vuole F. Carioti

A. Cianciullo

S. Delli Colli

Vice Direttore di “Libero”

Inviato Cronaca-Ambiente-

Direttore di “Quotidiano

Energia di “Repubblica”

Energia”

Le urgenze del sistema energetico italiano, gli ostacoli, le strade da seguire per sciogliere i nodi del settore. L’energia raccontata da chi, del raccontare l’energia - e non solo - ne ha fatto una professione. Cinque giornalisti, Fausto Carioti, Antonio Cianciullo, Stefano Delli Colli, Goffredo Galeazzi, Jacopo Giliberto, si confrontano sulla realtà energetica nazionale. E per una volta, al posto di formulare domande, sono loro a far la parte degli intervistati.

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Elementi 20


G. Galeazzi

J. Gliberto

Direttore della “Staffetta

Redattore de: “Il Sole 24 Ore”

Quotidiana”

Energia! > Elementi 20

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forum

Di cosa ha bisogno il nostro sistema energetico per essere veramente efficiente e competitivo? F. CARIOTI Basterebbe che andasse in porto il progetto di mediolungo periodo previsto dall’attuale governo. Sul fronte della produzione elettrica, ad esempio, l’intenzione di arrivare, a regime, a un mix composto per il 50% da energia ricavata da fonti fossili, il 25% da energie rinnovabili e il 25% da nucleare, è lodevole e porrebbe davvero l’Italia al pari degli altri Paesi industrializzati. Anche la “realizzazione dei rigassificatori già autorizzati” e il “ricorso al carbone pulito”, previsti dell’attuale governo, sono interventi necessari. La liberalizzazione del mercato energetico “a valle”, infatti, sebbene importante, è destinata a produrre effetti scarsi o nulli se non ci saranno liberalizzazione e diversificazione “a monte”, sul fronte degli approvvigionamenti. Purtroppo, il rispetto di questi impegni assunti dall’esecutivo appare difficile, anche perché il percorso avviato proseguirà ben oltre l’attuale legislatura. Le recenti tribolazioni del ministero dello Sviluppo Economico, peraltro, rischiano di allontanare ancora di più gli obiettivi.

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A. CIANCIULLO G. GALEAZZI Innanzitutto ritengo necessario un quadro normativo e regolamentare che permetta una pianificazione della politica energetica nazionale, sulla scorta delle linee programmatiche emanate nel 2009 con la legge 99. In quel provvedimento viene indicato un nuovo mix energetico: meno ricorso agli idrocarburi, più spazio per il carbone e ritorno al nucleare, in grado di conciliare - insieme a una crescita delle fonti rinnovabili - minore dipendenza dai paesi produttori, maggiore autosufficienza energetica e riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra. Tuttavia, in un mercato liberalizzato, è richiesto un chiaro e trasparente indirizzo politico. Non a caso il sottosegretario al Ministero dello Sviluppo Economico Stefano Saglia ha parlato del lavoro che il ministero sta portando avanti per definire la SEN, la Strategia Energetica Nazionale, probabilmente da mettere a punto nel corso di un altro appuntamento annunciato dal governo, una Conferenza Nazionale dell’Energia che si dovrebbe tenere entro quest’anno. Sono passaggi indispensabili per definire un percorso condiviso, che superi le divisioni politiche tra maggioranza e opposizione, presupposto fondamentale per stabilire, con un certo grado di determinatezza, il contributo delle singole fonti al fabbisogno energetico e assicurare la certezza degli investimenti richiesti per modernizzare il sistema energetico italiano.

Di una forte accelerazione tecnologica verso il futuro. Bisogna diventare più competitivi visto che negli ultimi 15 anni il bilancio dell’intensità energetica è peggiorato. Abbiamo diminuito la capacità di efficienza del sistema Italia. Prima eravamo in testa alla classifica dei Paesi industrializzati, adesso abbiamo perso parecchie posizioni. C’è bisogno di maggiore innovazione, efficienza e un’accelerazione anche in direzione delle energie del futuro, che sono in buona parte qulle rinnovabili. Se il nucleare può rientrare tra queste energie del futuro dovremmo chiederlo agli investitori privati, visto che la regola generale è quella del mercato. Non mi pare che gli investitori privati siano particolarmente interessati al nucleare laddove il nucleare non è assistito dallo Stato. In tutto l’Occidente ci sono solo due impianti nucleari in costruzione: uno in Finlandia e uno in Francia e la forte spinta verso il nucleare compiuta da Bush con degli incentivi non ha prodotto il risultato sperato, cioè non si è sbloccata la situazione che vede da trent’anni fermi i nuovi ordinativi di centrali nucleari negli Stati Uniti. Un dato che vale la pena di citare è che negli Usa quasi la metà della potenza elettrica installata negli ultimi due anni viene dal vento. Gli impianti eolici installati nel 2009 hanno prodotto più energia delle centrali atomiche costruite negli ultimi cinque anni. È un’industria quella delle rinnovabili che può dare molto sia in termini di elettricità, di sicurezza energetica e che non ci fa dipendere dall’estero.

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forum

S. DELLI COLLI Il sistema energetico nazionale s’interroga almeno da un cinquantennio sulle scelte da compiere in un settore che è fondamentale per lo sviluppo dell’economia, per la competitività delle imprese e la vita quotidiana. Dagli anni sessanta a oggi l’energia “made in Italy” ha cavalcato i confronti sociali, politici ed economici, quasi più trainata dagli accadimenti (crisi oil, incidente di Chernobyl, emergenze invernali) che come risultato di un programma (che, naturalmente, non vuol dire affatto nostalgia dei “piani”). Dal “tutto nucleare” che avrebbe dovuto marcare il dopo crisi petrolifera del 1973, al “tutto gas” facilitato dagli interventi normativi oltreché dall’assenza di una politica di settore, che ha lasciato ai grandi campioni nazionali il compito di “difendere” l’approvvigionamento del Paese. Per poi tentare con le liberalizzazioni dell’inizio anni novanta di vincere una sfida assai ardua, giocata troppo sulla logica dei “tetti” (elettricità e gas), senza creare nel contempo lo scenario affinché queste misure, una volta attivate, facessero crescere sul mercato “anticorpi” in grado di respingere i rigurgiti anticoncorrenziali.

J. GILIBERTO Il sistema energetico italiano, per essere più competitivo, ha bisogno di una liberalizzazione vera. Il processo era cominciato bene nel ’99 quando l’allora ministro dell’Industria, Pierluigi Bersani, aveva decretato: “Le attività di produzione, importazione, esportazione, acquisto e vendita di energia elettrica sono libere”. Poi, secondo lo stile italico, le indicazioni di principio sono dimenticate. Tutto deve soggiacere a un permesso, a un’autorizzazione, e a un procedimento burocratico senza fine. È rimasta l’idea che "l’energia è dello stato". Lo si vede per esempio anche nei carburanti: quando il greggio rincara – ed è un mercato globale – è un coro di richieste di intervento pubblico, e perfino il governo, sensibile al consenso, subito promette interventi e annuncia misure. Le uniche misure serie che dovrebbero essere prese, a mio parere, sono quelle che tolgono le regole inutili e che invece rafforzano le regole del mercato competitivo.

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forum

Quali i problemi da affrontare? F. CARIOTI S. DELLI COLLI La stessa regolazione, che ha accompagnato le liberalizzazioni, ha avuto davanti a sé una strada in salita perché per lo più considerata un “ostacolo” piuttosto che un’opportunità nella logica della certezza del quadro operativo che, unica, offre la possibilità di sviluppare appieno gli investimenti. Specie quelli dall’estero. In fondo, anche la stessa nuova scelta nucleare non sembra calata con convinzione in uno scenario sufficientemente delineato. Se non altro perché la situazione di merito non è più quella trascorsa. Lo Stato interventista, oggi, deve “rendere conto” e le imprese dovrebbero (devono?) “rispondere” agli azionisti. Si tralasci, nel caso specifico, il tema sia pure alla fine decisivo del consenso locale ai nuovi impianti. Si tratta, piuttosto, di giudicare se è incerto o meno il programma perché carente dei punti di riferimento essenziali come, per esempio, le decisioni in tema di smaltimento definitivo delle scorie collegate, peraltro, ai costi di sistema e quindi alla convenienza economica della nuova energia. Si sostiene da più parti che il vero problema dell’energia italiana, del suo ripiegarsi su sé stessa, sia il potere delle Regioni e dei localismi. Ma la realtà energetica nazionale è già talmente “federale” che difficilmente si potrà tornare indietro smantellando una impalcatura di atti amministrativi e di norme, oltre che di comportamenti sedimentati. Si pensi alla rete di distribuzione dei carburanti con prezzi, orari, rapporti commerciali diversi, perfino da Comune a Comune.

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Il problema numero uno, come sempre in questo Paese, è proprio la capacità della politica di varare progetti di ampio respiro, a costo di pagare un prezzo momentaneo in termini di popolarità. Le dichiarazioni elettorali di molti nuovi governatori regionali, ad esempio, autorizzano a guardare con scetticismo alla costruzione di centrali nucleari sul territorio italiano. Discorso analogo per la creazione dei rigassificatori: anche in questo caso gli amministratori locali sembrano preferire la caccia al consenso più facile, legittimando il principio del “Not in my back yard”, alla realizzazione di opere strategiche. Le differenze tra destra e sinistra, in questi casi, sono assai minori di quanto ambedue le parti vogliano far credere. Tutto da valutare, poi, l’impatto che avrà il federalismo, una volta attuato, sulla costruzione di infrastrutture destinate all’intera collettività nazionale e magari sgradite alle comunità locali. Inoltre lascia perplessi la scelta di puntare con tanta decisione sul gas marchiato Gazprom: è concreto il rischio di diventare eccessivamente dipendenti – non solo da un punto di vista energetico, ma anche politico – da una fonte primaria e da un fornitore come la Russia. A parziale giustificazione di tale scelta c’è la mancanza di una vera politica energetica europea, che di fatto ha costretto ogni Paese dell’Unione a risolvere per proprio conto il problema dell’approvvigionamento.

A. CIANCIULLO Le strozzature della rete costituiscono un problema generale. Se vogliamo sviluppare le rinnovabili abbiamo bisogno di far arrivare l’energia prodotta dalle rinnovabili alla rete e quindi dobbiamo aumentare la capacità del sistema. Inoltre le reti devono anche evolversi verso le smart grids, quindi essere capaci di assorbire energia anche con la capacità di utilizzare al meglio la differenza oraria di costo dell’elettricità.

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forum J. GILIBERTO Mancano soprattutto gli elementi culturali. Mancano la cultura della competizione e quella del libero mercato. La conseguenza più evidente è la scollatura tra il mercato e le infrastrutture che devono mettere in contatto domanda e offerta. Linee di alta tensione, stoccaggi di metano, rigassificatori, connessioni, tubazioni del gas. Mi soffermo in particolare sul settore elettrico. La borsa elettrica dipende in misura rilevante da pochi operatori che "fanno" il prezzo. Non è questione di meccanismo di formazione del prezzo, se con prezzo marginale o con prezzo a offerta. Il fatto è che un mercato con pochi operatori e con una tendenza alla concentrazione è preda facile di manovre. Un altro elemento distorsivo del mercato viene dal sommarsi del prezzo zonale con i nodi di rete. L’incrocio tra il mercato e l’infrastruttura che deve servirlo si trasforma in una trappola infernale. Ci sono centrali che lavorano metà tempo perché non riescono a rifornire i consumatori, e vecchie centrali-caffettiera che lavorano a pieno ritmo e a costi da primato anche quando sarebbe meglio che rimanessero in pensione. Chi paga questi divari? I consumatori (imprese e famiglie). Ci raccontano che in Italia l’elettricità costa di più perché non abbiamo il nucleare: è una risposta di comodo per mantenere le rendite di posizione.

G. GALEAZZI Senza dubbio vanno mantenuti gli impegni che l’Italia si è assunta a livello europeo, in termini di diversificazione delle fonti, di riduzione delle emissioni e di efficienza energetica. Va quindi perseguita, con più determinazione, la sicurezza energetica, sia dal punto di vista delle fonti, riducendo quelle tradizionali e più care, sia da quello della diversificazione delle aree di approvvigionamento, facendo affidamento sulle fonti interne e quindi su una maggiore autonomia energetica. Infine va risolto il nodo principale, quello del costo dell’energia, che influenza grandemente la concorrenzialità e la competitività del sistema Italia. Occorre quindi procedere con più speditezza sulla via delle liberalizzazioni dei mercati. Il tutto tenendo conto dell’impatto che ha avuto la recessione sulle previsioni di crescita della domanda di energia, con le ovvie conseguenze sugli investimenti in nuovi impianti di generazione e nelle infrastrutture energetiche. In questo senso una previsione di lungo termine del fabbisogno di energia richiesto dal paese, sulla scorta di quanto prodotto annualmente dall’Unione Petrolifera, potrebbe aiutare a programmare meglio gli investimenti.

Elettricità. Apertura del mercato 100%

80%

60%

40%

2000

20%

2008

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Svezia

Spagna

Inghilterra

Portogallo

Olanda

Lussemburgo

Italia

Irlanda

Grecia

Germania

Francia

Finlandia

Danimarca

Belgio

0% Austria

fonte Commissione Europea


Quali le strade da intraprendere? S. DELLI COLLI

F. CARIOTI

Bisognerebbe avere il coraggio di studiare e proporre una riforma condivisa del modo di affrontare e sciogliere i “nodi” del settore. La costruzione di un quadro di riferimento, di nuove certezze, regole precise e generali a fronte di una loro declinazione che tenga conto delle diverse realtà del Paese. Poi sarà il mercato a fissare le convenienze. Il particolare momento in cui sono prese le decisioni avrà sempre il sopravvento sulla loro “strutturalità”. E la “virtualità” sulla realtà delle cose. Problema difficile, ma non c’è altra strada.

L’esempio di Nicolas Sarkozy in Francia e – soprattutto – quello di Barack Obama negli Stati Uniti dimostrano che, al di là dei facili slogan, l’approccio più realistico è affidarsi alle fonti fossili e al nucleare, lasciando alle rinnovabili un ruolo crescente, ma ancora ben lontano dall’essere decisivo. E poi il mercato dell’energia, e soprattutto quello delle grandi infrastrutture energetiche, hanno bisogno di certezze di medio-lungo periodo. Per tutti questi motivi la speranza è che, qualunque cosa accada sul fronte politico italiano nei prossimi anni, la strada tracciata in questa legislatura – per una volta – non venga cambiata.

A. CIANCIULLO Una legislazione chiara, autorevole, che dia elementi di certezza alle imprese. La questione del quantum degli incentivi naturalmente ha il suo peso, ma è meno importante dell’argomento della sicurezza. Un’impresa che deve investire ha bisogno di dialogare con un Paese, con un Governo che non cambi idea ogni sei mesi, perché ha bisogno di fare degli investimenti importanti e quindi di proiettarsi in un futuro di 5/10 anni. Se questa prospettiva manca, se il governo ondeggia nelle sue strategie energetiche si crea una sfiducia, che penalizza le imprese. Il rischio concreto per l’Italia non riguarda tanto il futuro delle rinnovabili, ma lo sviluppo di un sistema industriale che ha tutte le possibilità per giocare un ruolo di primo piano sulla scena europea. A patto che non venga sgambettato dalle incertezze di un governo che in questo caso danneggierebbe l’intero Paese.

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forum J. GILIBERTO Per risolvere questi problemi bisognerebbe, a mio parere, ridurre il peso della politica nelle scelte energetiche e affidare maggiore indipendenza e più poteri alle due autorità di riferimento, l’Antitrust e l’Autorità dell’energia. Il vertice delle due autorità non dev’essere scelto con criteri spartitori. Giusta l’idea iniziale di avere un vertice di tre persone, che riduce i rischi di disseminazione politica delle poltrone. Le autorità devono mantenere la loro autorevolezza e indipendenza. Un altro strumento potrebbe essere un sistema per togliere all’iter amministrativo delle infrastrutture buona parte degli impedimenti. È sacrosanto che una qualunque opera debba seguire criteri e princìpi (ambientali, paesaggistici, di rispetto delle vocazioni del territorio), ma è inammissibile che un progetto sia bloccato da quelle stesse autorità che consentono la devastazione dei capannoni orrendi nel fondovalle e delle case abusive destinate a essere spazzate dalla frana.

G. GALEAZZI Il governo ha indicato tra le priorità energetiche del paese il ritorno al nucleare. E in questa direzione ha lavorato nei primi due anni di legislatura per dargli una prospettiva concreta. Tuttavia a oggi mancano alcuni tasselli indispensabili, ad iniziare dall’Agenzia per la sicurezza nucleare. Proprio per questo, oltre all’indispensabile consenso – non facile da ottenere – è bene evitare scorciatoie normative, perseguendo con chiarezza iter e regole trasparenti. Come succede negli altri paesi Ocse, ma anche in quelli dove è sviluppata la fonte nucleare, la strategia nucleare non è affidata unicamente all’iniziativa degli operatori. Accanto al tema nucleare c’è il discorso sulle fonti rinnovabili, dove sono fondamentali il coinvolgimento e il contributo delle Regioni. Proprio perché va instaurato un rapporto trasparente e proficuo tra Stato e Regioni, nella prospettiva di un federalismo che non si limiti al solo aspetto fiscale, occorre quindi chiarire se l’energia debba continuare a considerarsi materia concorrente o se lo Stato centrale debba svolgere un ruolo di indirizzo e controllo delle scelte energetiche e ambientali.

Il forum è stato curato da Livia Catena

Offerta di energia elettrica in Italia (GWh)

450000 400000

Import Nucleare Altri fossili Gas Oil Carbone Idro e rinnovabili

350000 300000 250000 200000 150000 100000 50000 0 1970

‘75

‘80

‘85

‘90

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fonte Elaborazioni NE Nomisma Energia

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‘00

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2020


energia rinnovabile

INTERVISTA A RAINER KARAN Amministratore Delegato Vestas Italia

Quel soffio d’energia pulita di Gabriella Busia

L’eolico rappresenta una fonte alternativa sempre più significativa per il settore energetico del nostro Paese. Vestas, azienda danese che da dodici anni opera in Italia, è un esempio di come lo sviluppo dell’energia dal vento possa costituire una alternativa alle energie tradizionali. Rainer Karan, amministratore delegato di Vestas Italia illustra a Elementi la crescita e i possibili scenari del comparto. Rainer Karan

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energia rinnovabile E: Dopo più di un decennio di attività nel nostro Paese, quali sono a suo avviso i punti di forza e di criticità del settore eolico? RK: L’eolico dispone di un’efficace tecnologia, di rapido e facile sviluppo, per la produzione di energia. Un parco eolico può essere costruito in meno di due anni, con un’immediata riduzione delle emissioni di anidride carbonica e con sensibili risparmi. Negli ultimi vent’anni il costo dell’energia da fonte eolica è diminuito dell’80% tanto da renderla competitiva rispetto a carbone e gas naturale. E poi c’è l’incremento dell’occupazione che cresce parallelamente allo sviluppo del settore. Recenti studi hanno dimostrato che l’industria delle rinnovabili crea più posti di lavoro rispetto alle fonti di energia tradizionali per ogni megawattora prodotto. Vestas, in un decennio di attività in Italia, è passata da un nucleo di 50 unità lavorative a oltre 700, grazie all’ intensa attività di produzione. Si tratta comunque di un settore che necessita di linee guida chiare e standardizzate, di processi autorizzativi uniformi e di un sostanziale snellimento degli aspetti amministrativi e burocratici. Inoltre occorrono i giusti incentivi, ma soprattutto gli investimenti per migliorare la rete e obiettivi regionali chiari per la produzione di energia da fonti rinnovabili.

VESTAS IN PILLOLE 1998 Vestas opera in Italia dal 1998 con Vestas Italia s.r.l, responsabile per la vendita, installazione, messa in servizio e manutenzione di parchi eolici in Italia, Svizzera, Nord Africa est (Egitto, Giordania e Libia), Balcani del Sud (ex repubblica jugoslava di Macedonia, Bosnia, Serbia, Albania). Mentre Vestas Nacelles s.r.l. è specializzata nell’assemblaggio delle navicelle di turbina modello V52-850kW e V90-3.0MW. Vestas Blades s.r.l. è l’unità produttiva del gruppo specializzata nella produzione di pale del modello di turbina V52-850 kW e V90-3.0 MW.

2 Ha due uffici commerciali, a Taranto e Roma, attraverso i quali garantisce ai clienti una presenza globale sul territorio e un servizio di assistenza commerciale e operativa.

219 Vestas Italia, nel 2009, ha installato 219 aerogeneratori per un totale di 419 MW, raggiungendo una capacità cumulata di 2236 MW (2059 turbine) e il 45% della quota di mercato nel paese.

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E: Le innovazioni tecnologiche quanto hanno influito nella crescita dell’ eolico? E quanto, ancora, lo sviluppo della tecnologia potrà contribuire ad apportare significativi vantaggi? RK: La tecnologia svolgerà ancora un ruolo importante nello sviluppo delle energie rinnovabili. Vestas ha installato la prima turbina nel 1979. Oggi la capacità dei nostri aerogeneratori si è centuplicata, passando da 30 kW a 3 MW. L’efficienza rimane un nostro obiettivo primario e così la riduzione dei costi dell’energia. Le attuali turbine sono più leggere, pertanto meno costose da realizzare, trasportare e installare, e in sole tre ore sono in grado di produrre l’energia utilizzata in un anno da una famiglia europea. A riprova di quanto riteniamo importante la ricerca in quest’ambito, abbiamo oggi in Vestas oltre 20.000 risorse, tra cui ingegneri e specialisti di nanotecnologia, meteorologia, chimica e informatica, che lavorano per migliorare l’efficienza e l’affidabilità delle nostre turbine. E: L’energia eolica nel medio periodo potrà competere con le fonti energetiche tradizionali? RK: Certo. Nessuna altra fonte di energia può competere con l’eolico dal punto di vista economico e ambientale. La visione di Vestas è Wind, Oil and Gas. Da oltre trent’anni ci impegniamo perché ciò diventi realtà e il vento una fonte energetica alla pari dei combustibili fossili. In Vestas parliamo di Energia Moderna in quanto tale e può essere parte integrante del mix energetico perché è pulita, indipendente, di facile e veloce installazione e dal prezzo stabile e competitivo. La parità dell’eolico con le altre fonti di energia sarà raggiunta in futuro per una ragione economica: l’energia eolica è competitiva con la gran parte dei combustibili fossili. È importante considerare non soltanto il prezzo dell’energia oggi, bensì quello che dovremo pagare domani. Il vento soffia gratis ed è infinito e ciò significa sicurezza energetica. E: Quale impulso prevede che Vestas possa dare al settore eolico italiano nel prossimo futuro? RK: In poco più di dieci anni, in Italia, abbiamo creato un polo produttivo d’eccellenza e un indotto specializzato per le diverse fasi di realizzazione degli impianti che comprende fornitori di componenti meccanici e idraulici, opere civili ed elettriche e le attività di sviluppo e gestione dei parchi eolici. Grazie alla professionalità e alla trentennale esperienza nel settore, Vestas può guidare lo sviluppo del comparto e contribuire al trasferimento di know how nel Paese per permettere il raggiungimento degli obiettivi italiani in materia di produzione di energia da fonte rinnovabile.



energia rinnovabile

Le isole della nuova energia

Iniziativa Marevivo con il coinvolgimento del Gse, di Citera-UniversitĂ di Roma La Sapienza, Enea, Ministero per i Beni e le AttivitĂ Culturali e Ministero dell'Ambiente, per la realizzazione di progetti volti a integrare l'uso di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili con la tutela e la valorizzazione del paesaggio.

di Edoardo Borriello

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Sole, mare e vento fanno da cornice alle cinquanta isole minori che circondano l'Italia e che ospitano ben nove aree marine protette. Questi tre elementi della natura sono anche fonti di energia pulita e rinnovabile, risorse preziose da utilizzare senza recar danno all'ambiente. Le isole, con i loro 36 comuni abitati da 200 mila persone, che d'estate diventano alcuni milioni, potrebbero trasformarsi in laboratori naturali per la sperimentazione di energia prodotta da fonti rinnovabili. "Oggi dodici di queste isole - dice Rosalba Giugni, presidente dell'associazione ambientalista Marevivo - non sono collegate alla rete elettrica nazionale. Qui l'energia viene prodotta con generatori diesel a costi altissimi, sia in termini economici


che di impatto ambientale, considerati i rischi legati al trasporto, i danni provocati dagli sversamenti e dalle emissioni di CO2. Per questo - aggiunge - Marevivo ha ideato nel 2008 il progetto Sole, vento e mare per le isole minori: energie rinnovabili e paesaggio, che ha preso il via con una mostra e un convegno a Capri, isola simbolo candidata a essere il centro dell'innovazione tecnologica nel campo delle fonti rinnovabili". Il protocollo d'intesa per l'attuazione di questa iniziativa, ha dato il via a un concorso internazionale che chiama professionisti ed esperti, ma anche studenti, a ideare soluzioni per la produzione di energia da fonti rinnovabili in grado di inserirsi nei paesaggi delle isole minori italiane.

"È un progetto ambizioso - sottolinea Giugni - che noi di Marevivo, insieme ad alcuni prestigiosi enti e istituzioni, speriamo possa contribuire allo sviluppo di nuove soluzioni energetiche nel pieno rispetto dell'ambiente". A seguito del convegno di Capri, l'associazione Marevivo ha siglato un protocollo d'intesa triennale con Citera-Università di Roma La Sapienza, Enea, il Gse-Gestore Servizi Energetici, il Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Minstero dell'Ambiente, finalizzato alla promozione di un Concorso di idee internazionale per la realizzazione di progetti innovativi che siano in grado di integrare l'uso di sistemi per la produzione di energia da fonti rinnovabili con la tutela e la valorizzazione del paesaggio. Tema del concorso è "L'energia solare per le isole minori italiane". Il Gestore dei Servizi Energetici partecipa all'iniziativa lanciata da Marevivo, sia come membro del comitato d'indirizzo nell'ambito del Protocollo d'Intesa, sia attraverso il coordinamento della segreteria tecnica. "Il risparmio energetico e la ricerca di fonti alternative - ricorda Nando Pasquali, amministratore delegato del Gestore dei Servizi Energetici - è uno degli obiettivi indicati dall'Unione Europea. Entro il 2020 la produzione di energia da fonti rinnovabili dovrà coprire il 20 % e nella stessa misura dovranno essere ridotti i consumi energetici. Questa necessità è indicata come obiettivo prioritario nella Strategia di Lisbona". "Le isole minori italiane - prosegue Pasquali - vivono una doppia contraddizione. Da una parte, non essendo collegate alla rete elettrica nazionale, hanno maggiori difficoltà nell'approvvigionamento di energia elettrica, dall'altra, proprio per questo, hanno più possibilità di realizzare progetti legati alle fonti rinnovabili. È in questa direzione che il Gse sostiene Marevivo; non solo per incentivare nuovi progetti per fonti rinnovabili, ma soprattutto per diffondere il più possibile la cultura dell'energia sostenibile". L'attenzione all'uso sostenibile delle risorse energetiche, ambientali e naturali, sta diventando parte integrante del processo di progettazione in Europa e il bando proposto da Marevivo rappresenta, a livello internazionale, un importante segnale di attenzione verso queste tematiche. A questo va aggiunta una fondamentale riflessione su quella che è una specificità italiana, ovvero il tema dell'inserimento dei nuovi interventi nel contesto paesaggistico. Proprio il focus su territori particolari come le isole minori rappresenta un elemento innovativo nel panorama della generazione di energia, perché mira a consentire l'accesso alle rinnovabili a località di particolare pregio paesaggistico e quindi spesso sottoposte a norme di tutela più restrittive. Al concorso possono partecipare - nelle diverse categorie, Studenti, Professionisti e Industrie - gli studenti di ingegneria, architettura e industrial design, nonché architetti e ingegneri. Industrial designer, studi o gruppi professionali, società di progettazione e imprese industriali. Ai premi in denaro per i primi e secondi classificati delle categorie Studenti e Professionisti, si aggiunge la possibilità di uno "stage" di sei mesi presso il Gse a Roma, mentre un'ulteriore opportunità sarà offerta dall'Enea, che valuterà la possibilità di ingegnerizzare presso i suoi laboratori di ricerca l'idea vincente. La Direzione PaBAAC del Ministero dei Beni Culturali pubblicherà i progetti vincitori sul proprio sito web.

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l’energia dal vento

International Power produce ogni anno in Italia

1.100.000 MWh (17% della produzione nazionale) nei suoi 40 parchi eolici. Ogni anno da’ energia a 400.000 famiglie, evita l'emissione di 600.000 tonnellate di CO2 in atmosfera, fa risparmiare al Paese

1.4 milioni di barili di petrolio da importazione.

International Power via Nicolò Porpora 16, Roma tel. +39 06845571 fax +39 0684557555

@. rome@ipplc.com http://www.ipplc.com/


tecnologia e rinnovabili

Quanta energia da fonti rinnovabili?

Ce lo dice il satellite di Gennaro Niglio Il progetto approvato dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas prevede l’applicazione del sistema satellitare a tutte le unità di produzione con potenza inferiore a 10 MVA, alimentate da fonti rinnovabili non programmabili, ivi incluse quelle per cui il GSE non è utente del dispacciamento.

A partire dal 2008 il GSE ha avviato un’attività di previsione della quantità di energia elettrica immessa in rete dagli impianti a fonte rinnovabile classificati non programmabili. Obiettivo di tale azione - messa a punto dal GSE in qualità di utente del dispacciamento di alcune unità produttive (gli impianti in convenzione CIP/6, quelli aderenti al regime

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ppppp tecnologia e rinnovabili di ritiro dedicato, al ritiro a tariffa fissa omnicomprensiva e allo scambio sul posto) - è ottimizzare l’allocazione dell’energia ritirata sul mercato elettrico del giorno prima. Successivamente nel luglio 2009 (delibera 93) e poi nel gennaio 2010 (delibera 4) l’Autorità per l’energia elettrica e il gas ha definito le direttive destinate al GSE e agli Operatori proprietari degli impianti rinnovabili, al fine di attuare il progetto di miglioramento delle previsioni delle immissioni di energia, proposto dal GSE. Il sistema prevede di acquisire i dati relativi ai singoli impianti mediante un canale satellitare, si da rendere la previsione più accurata rispetto a quella ottenibile in passato. Se prima le rilevazioni avvenivano due volte al giorno, ora i dati sono acquisiti “quasi in tempo reale”, al più con frequenza oraria, riducendo significativamente gli scostamenti fra previsione e consuntivi di misura della produzione di energia elettrica immessa in rete. Sulla base dell’esperienza maturata dal GSE nella gestione di un sistema previsionale che riguardava le sole unità di produzione per cui agisce in qualità di utente del dispacciamento, il progetto approvato dall’Autorità prevede l’applicazione del sistema satellitare a tutte le unità di produzione non rilevanti - ossia con potenza inferiore a 10 MVA - alimentate da fonti rinnovabili non programmabili. Ivi incluse quelle per cui il GSE non è utente del dispacciamento. Gli impianti che prioritariamente saranno coinvolti nel progetto sono circa 400 (la cui acquisizione dati sarà

Satellite

Data

effettuata entro pochi mesi dall’operatività del progetto) e successivamente si arriverà a 5000. Il progetto, basato su un sistema di acquisizione dei dati dal canale satellitare bidirezionale, offre una elevata sicurezza dei dati trasmessi in quanto criptati e la garanzia di funzionamento indipendentemente dalla localizzazione geografica degli impianti sul territorio italiano. I dati acquisiti dagli impianti, quindi, vengono immagazzinati da un sistema centrale per essere successivamente elaborati ai fini della previsione. Tale sistema, inoltre, mediante webcam, monitora il comportamento degli impianti di maggiore interesse, permettendo in caso di eventi eccezionali, di supportare meglio enti esterni quali, ad esempio, la Protezione Civile. Infine, il sistema elabora una previsione relativa alla quantità di energia elettrica che verrà immesse in rete, tenendo conto, attraverso particolari modelli matematici, delle caratteristiche specifiche dell’impianto e dell’orografia del territorio, ma anche dei dati storici di produzione e meteorologia. La precisione del modello meteorologico riveste fondamentale importanza non solo nel caso dell’eolico, ma anche per il fotovoltaico e l’ idroelettrico ad acqua fluente. Sebbene i modelli sviluppati per queste ultime due tipologie di impianto siano diversi dal primo, sono stati concepiti, dal punto di vista informatico, in modo omogeneo, sfruttando il concetto di “servizio”, al fine di ottimizzare l’approccio e i risultati.

B) Canale satellitare

Stazione remota produttore 1

Netmodem satellitare

RTU da controllare

Netmodem satellitare

Monitoring and Control

Conversione Seriale / IP

Database GSE

Vpn su internet C) Teleporto

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A) Apparati remoti

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rinnovabili e architettura

Bello ed eco di Gabriella Busia

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Se fino a poco tempo fa la sostenibilità in campo edilizio esprimeva un senso di limitazione, qualche volta di sopportazione per architetti e designer, oggi ne diviene la sfida più esaltante. La commistione tra estetica e bioedilizia spalanca le porte alla creatività dando vita a innumerevoli produzioni pronte a soddisfare le esigenze dei più severi ecologisti e dei più devoti cultori dell’estetica. A sostegno di questo nuovo modo di concepire l’architettura esiste una serie di iniziative, dalla quale, spesso, fuoriescono i progetti più originali ed ecosostenibili che un domani si concretizzeranno in paesaggi urbani. Un’idea estremamente eccentrica quanto etica arriva dallo Studio di architettura Archingegno di Milano, denominata “Uovo di struzzo con occhi di Mosca”. Si tratta di un edificio di sette piani biocompatibile quasi totalmente autonomo dal punto di vista energetico grazie alla presenza di un impianto fotovoltaico, uno geotermico, una pala eolica e vetrate basso emissive. Il costo dell’edificio è superiore del 20% rispetto a quello di un palazzo non ecosostenibile, ma si tratta di spese ammortizzabili nell’arco di cinque anni. Spostandoci un po’ più a est, per la precisione a Rovereto, gli architetti dello studio Lab-zero hanno progettato “Carapace House”, un’abitazione di tre piani dalla forma

è illuminata da lampade Led a basso consumo, il tutto è ricoperto di pannelli a forma di diamante. A Dubai, invece, sarà costruito “Tower ” un grattacielo a zero emissioni simile ai mulini a vento del “Don Chisciotte”. Avrà una forma piramidale e un’altezza di cinquanta piani e una capacità produttiva di 10 MW derivante da tre diversi sistemi: una turbina eolica da 5 MW (situata in cima), un sistema solare a concentrazione da 3 MW e un impianto termodinamico da 2 MW. Per la costruzione, che ospiterà uffici, abitazioni e zone commerciali, saranno necessari 360.000 MW, che saranno ammortizzabili in diciotto anni di produzione energetica dell’imponente edificio. In Italia non solo i creativi e gli esperti di progettazione si sono posti l’obiettivo di rendere l’energia verde compatibile con il nostro paesaggio, ma anche la politica ha dimostrato una certa sensibilità al problema. Infatti un Decreto Ministeriale del 2007 premia l’installazione degli impianti fotovoltaici integrati con il paesaggio urbano ed extraurbano, attraverso l’erogazione di incentivi più consistenti. Agevolazioni che contribuiranno a rendere il nostro paese sempre più “ bello ed ecosostenibile”.

sostenibile di un insetto a tre zampe capace di spostarsi anche sui terreni più difficili, con impatto quasi nullo sul suolo, che grazie a speciali vetri e pannelli consente di ottenere il massimo confort in ogni condizione climatica. Dal concorso Prima Vera Energia, che ha visto protagonisti designer, architetti e appassionati di energie rinnovabili, sono venuti alla luce progetti esteticamente attraenti ed ecosostenibili. Uno di questi è “Non conventional cube “ al quale è stato assegnato il premio all’estro e alla fantasia, per aver coniugato la forma artistico architettonica dell’edificio all’efficienza energetica di una struttura unifamiliare, attraverso una particolare disposizione dei pannelli solari e fotovoltaici. Un altro progetto vincitore, che vale la pena nominare, è l’innovativo asilo “Il bosco delle fate”, un edificio articolato attorno a un giardino chiuso, con sistemi e impianti a elevato risparmio energetico, che consentiranno ai bambini di usufruire di un benessere climatico proveniente dalla energie verdi, e di renderli sensibili fin dalla tenera età al rispetto dell’ambiente. La filosofia di “Bello ed ecosostenibile” si coniuga con una necessità dei giorni nostri: ridurre il riscaldamento del pianeta e raggiungere l’obiettivo fissato dall’Unione Europea che prevede per il 2020 la produzione del 20% di energia da fonti rinnovabili, il 20% in meno di produzione di CO2 e il 20% di maggiore efficienza energetica. Un problema che riguarda tutti, anche un paese opulento per antonomasia come gli Emirati Arabi che non rinuncia al lusso ma lo trasforma in ecosostenibile. Ad Abu Dhabi, infatti, ai piedi di uno specchio d’acqua sorge il Yas hotel con vista sul circuito automobilistico, la cui struttura

Il GSE – Gestore dei Servizi Energetici, coerentemente con la sua missione di supporto alle istituzioni e al Paese nella promozione e nello sviluppo delle energie rinnovabili, ha coinvolto, su indicazione del Ministero dello Sviluppo Economico, le imprese italiane operanti nelle rinnovabili nella creazione di un network che veicoli le eccellenze nazionali del settore nel mondo. Il progetto si inserisce in un piano di azione nazionale a sostegno della filiera industriale italiana delle energie rinnovabili, ed è valorizzato da un portale on line, visibile all’indirizzo corrente.gse.it, attraverso il quale gli operatori potranno associarsi all’iniziativa.

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energia del pensiero UN CAFFÈ CON... ROBERTO VECCHIONI Cantautore e scrittore

Io, viaggiatore di malinconie di Romolo Paradiso

È stata mia moglie che mi ha spinto ad ascoltare le canzoni di Roberto Vecchioni. Era il 1990 e non ero affatto convinto di farlo. Perché? Sapevo che partivamo da posizioni ideologiche molto differenti, e poi, perché, per principio, ho sempre diffidato degli intellettuali coccolati dalla politica. Qualsiasi politica. Ma ho desistito, mi sono fatto convincere e brano dopo brano ho capito che in molte di quelle parole, di quelle esperienze di vita, di quelle emozioni, di quelle sensazioni, di quei sentimenti, io mi ci ritrovavo. E soprattutto, ritrovavo quei bagliori di ingenuità, di nitore, di meraviglia, di fiducia e speranza, che nella mia vita avevano sempre avuto un riverbero importante. E più ancora scoprivo, al di là delle giuste diversità di pensiero, quel filo comune d’umanità che lega gli uomini in modo indissolubile, con quell’afflato pulsante, che della natura dell’essere è il fiore più bello.

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E: Se mi chiedessero perché ascolto una canzone di Roberto Vecchioni, risponderei che lo faccio per la forza che sa infondere nel trasmettere emozioni. “Emozione”, un sentimento vitale, forse il sentimento vitale per eccellenza. Ezra Pound diceva che “solo l’emozione resiste”, è d’accordo? RV: Pound ha ragione. L’emozione è una delle funzioni determinanti della storia e della vita dell’uomo. Personalmente non ho una fiducia totale nella ragione. Ce l’ho invece nelle possibilità che scaturiscono dalle emozioni. C’è qualcosa nelle emozioni che la ragione non comprende. C’è l’inspiegabile, c’è il mistero, c’è l’alterità, l’alternativa. E, a volte, c’è anche il miracolo. Tutte cose che il pensiero razionale non contempla. Anche se poi nelle emozioni ci possono essere gli inganni. Ma questo lo si sa, fa parte del gioco, che comunque vale sempre la pena di intraprendere.


Roberto Vecchioni

“A volte una piccola conoscenza porta alla verità in maniera più diretta” (E. Cioran)*

E: È il risultato di un cambiamento sociale che ha prodotto una sorta di imbarbarimento degli individui, incapaci di distinguere ciò che veramente può avere un senso per la vita e ciò che non lo ha. RV: Sì, paghiamo lo scotto di una eccessiva materializzazione che ha prodotto una disfunzione dei valori, ormai quasi inesistenti, e l’accettazione passiva di tutto ciò che ci viene proposto, senza la volontà e la capacità di analisi e, di conseguenza, di scelte consapevoli. E: A pagare di più lo scotto di questa situazione forse sono proprio i giovani.

E: Nelle sue canzoni non di rado c’è il riferimento al sogno come stimolo a vivere con entusiasmo e tensione il momento. Ma c’è anche il sogno inteso come l’aspirazione a un modello di vita e di società. Come ideale da perseguire e raggiungere, o, quantomeno cui tendere. Non crede che il senso e la voglia di sogno si siano smarriti, surrogati da “obiettivi” che del sogno non hanno la consistenza, né la forza? RV: Purtroppo stiamo vivendo un periodo per nulla onirico, e soprattutto di poca speranza, cose alla fin fine coincidenti. Questo perché la nostra vita è subissata da impegni, preoccupazioni, pensieri piccoli e grandi. Poi, parlando di sogni, occorre distinguere tra il sogno teorico, utopico, che si può fare passeggiando in campagna o stando distesi al sole, un sogno che comunque non ha sbocchi, perché è un fantasticare a occhi aperti su mondi impossibili. E un altro tipo di sogno, che potremmo definire sociale, di partecipazione alla vita degli altri, l’elaborazione di un mondo migliore che, invece, ha una valenza notevole, perché ha la possibilità di trasformarsi in realtà. È questo il sogno più bello, quello più vero. Purtroppo però si tratta di un sogno, che come lei dice, s’è smarrito, perché si è persa la maniera di porsi davanti alle cose. E poi, non c’è il tempo per elaborare il sogno. Non bastano cinque secondi rubati qua e là alla frenesia del fare, per dire di sognare qualcosa. E sono convinto che non c’è più neppure la voglia di sognare.

RV: Non sono stimolati al sogno. Sono fragili per la latitanza di insegnanti, cioè dei genitori, degli educatori in genere. Sono attratti da sirene che li estraniano dalla realtà, dall’osservazione meravigliata e interessata del mondo, delle cose, degli altri, di se stessi. Un peccato. E: La domanda: “tu quanto tempo hai?”, che caratterizza un suo testo, porta inevitabilmente a riconsiderare l’elemento “tempo” come espressione di limite e di forza dell’uomo. Qualcosa che, se affrontata con sensibilità e senso, procura un arricchimento continuo. Ma del tempo, così inteso, se ne ha traccia? RV: Sul tempo io ho un concetto molto soggettivo e singolare. Per me non conta il tempo esterno, quello materiale, quello scandito da un orologio. Il tempo vero è quello interno, che ognuno può calcolare e misurare. Che puoi manovrare a tuo piacimento. E: È il Kairòs greco. RV: Esatto. È il momento propizio, da cogliere al volo. Non è proprio il carpe diem, troppo facilone e un po’ epicureo, quanto l’occasione sfruttata in modo cosciente, nel momento giusto. Non ho mai pensato che il tempo fosse una successione di secondi, di minuti, di ore, di giorni o di settimane. Ho sempre immaginato che lo si possa vivere in maniera orizzontale non verticale.

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energia del pensiero E: Lei parla spesso di famiglia, di figli, di “donne con le gonne”, di amicizia, di tradizioni, dell’importanza delle piccole cose, o di quel “mondo piccolo” di guareschiana o pasoliniana memoria che sembra scomparso. Per questo qualcuno l’ha definita un antimodernista, senza peraltro che lei si risentisse. Ci spieghi perché? RV: È una definizione che non mi dispiace. Non ho uno straordinario amore per i dogmi, per le cose che valgono per tutti. Mi piace il particolare, sia dal punto di vista poetico che psicologico. Mi piace osservare gli atteggiamenti delle persone, il loro diverso modo di essere, di rapportarsi alla vita. Non credo ci sia una sola verità, una sola linea da seguire per meglio disporsi all’esistenza. È guardando il particolare che spesso si scopre il senso e il valore di ciò che più grande. E: Alda Merini, Cesare Pavese, Fernando Pessoa e altri poeti lei ha ricordato nei suoi lavori, oltre che nell’opera “In-Cantus”. “Il poeta”, mi ha detto una volta Alda Merini, “è un filosofo puro che va sulle montagne a cogliere l’ultima stella”. Non pensa che di questi filosofi abbiamo urgente bisogno, e ancor più, necessità impellente di meravigliarci, vedendo e comprendendo il senso di quell’ultima stella? RV: Eschilo diceva che “il poeta è l’unico che sente i venti dell’animo”. Gli altri credono di sentirli, ma non li avvertono. Il poeta ha una sensibilità particolarissima capace di far notare l’altra faccia della medaglia, ciò che non appare, che non è evidente. Cioè la verità. Purtroppo se oggi, come dicevamo, non c’è tempo per i sogni, non c’è neanche tempo per i poeti. Soprattutto, non essendoci un’educazione ai sogni, manca un’equivalente educazione ai poeti. In Italia abbiamo poeti bravissimi, ma sono poco ascoltati. La scusa più banale è la complessità del loro linguaggio, poco comprensibile o traducibile. Sciocchezze! Basterebbe un minimo di pazienza per scoprire un mondo, quello della poesia, di un fascino e di un’utilità indescrivibile. E: Non crede che le scuole potrebbero fare di più per insegnare ad amare la poesia? RV: Sicuramente. Soprattutto perché abbiamo tradizioni importanti in questo ambito. Abbiamo poeti che sono premi nobel, amati e studiati in tutto il mondo. Vanto della nostra cultura. Ma la poesia sconta anche la difficoltà a essere accettata dal grande pubblico delle librerie. Oggi quello che si vende, dal punto di vista letterario, è ciò che è consumabile in un mese. Un poeta va letto per un’intera vita. Io leggo e rileggo le poesie di Alda Merini, soprattutto i suoi primi libri. Alda aveva la capacità di farsi intendere al volo e di comunicare e trasmettere perfettamente emozioni. E: Nell’album “Di rabbia e di stelle” c’è una canzone dedicata al dolore: “Non lasciarmi andare”. Un tema che sembra lontano dalle logiche della modernità, così da perdere uno dei riferimenti più importanti per capire e affrontare la vita. Qual è il suo parere? RV: Sa cosa c’è? Nessuno sa più soffrire. Si ha paura di soffrire. Che poi è un fatto naturale nella vita. È normale che esista la sofferenza come contraltare alla gioia e alla felicità, altrimenti ci

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annoieremmo per tutta l’esistenza. Per fortuna c’è questa vita binaria, senza la quale saremmo degli animaletti. E: Hans Georg Gadamer diceva che “il dolore riconduce nell’interiorità l’esteriorità della nostra esperienza delle cose”. RV: E aveva ragione. Per questo bisogna imparare a capire il dolore. E trovare il bagaglio, la forza, per superarlo o dimenticarlo, anche se a volte non si riesce ad abbatterlo. Oggi c’è la tendenza a fuggire dalle situazioni che lasciano appalesare la possibilità di un momento di dolore. Anche l’amore è flagellato da questa cultura. Se si pensa alle coppie, si nota come in queste manchi la pazienza, la disponibilità alla comprensione, all’accettazione delle diversità, a lavorare per migliorare e crescere insieme, per aiutare l’altro a tirar fuori la parte migliore di sé. A volte le separazioni avvengono con troppa facilità, proprio per immaturità. Alla prima avvisaglia di avversità. Al primo accenno di dolore.


E: E poi nel dolore traspare l’immagine della morte, un momento che oggi si tende a non ricordare, per paura, per mancanza di coscienza della vita. RV: Sì, ci metta pure che noi italiani siamo scaramantici per cultura, e della morte non vogliamo mai sentirne parlare. Facciamo gli scongiuri, sempre. E: “La stazione di Zima”, la delicatissima “Le rose blu”, “L’uomo che si gioca il cielo a dadi”, il libro “Scacco a Dio” e altro ancora, evidenziano una sua attenzione e un’attrazione forte verso il soprannaturale, la voglia di scrutare nel mistero che impregna l’uomo e, soprattutto, il desiderio di confronto, di dialogo, di sfida, a volte, con l’Essere superiore. È così? RV: È così. Credo che qualsiasi uomo, prima o poi debba farsi la domanda sull’esistenza e il valore di Dio. Non se ne può fare a meno, così come non si può fare a meno di ottenere uno straccio di risposta. È assolutamente innaturale che il mondo sia dettato dal caso. Che tutto quello che vediamo sia per un momento e basta. È fuori da ogni razionalità. Sicuramente ci resta un disegno da qualche parte. Stabilire di chi sia il disegno è più difficile, ma il disegno e la mente ci sono.

E: Scusi Vecchioni, ma lei è arrivato presto a Dio o la strada è stata contorta e ardua? RV: Ho impiegato moltissimo tempo. Ma ho avuto un vantaggio, aver studiato nelle scuole di religiosi e nell’università cattolica. Però sono stato un illuminista per tanti anni nella vita. E anche un tantino malandrino. Ma la domanda arriva, sparata come un treno in corsa. È almeno da dieci, dodici anni che ce l’ho in testa. Da quando ho scritto “La stazione di Zima”. E: È ancora un “viaggiatore di malinconie”? RV: Fortissimamente! Trovo che la malinconia sia uno stato d’animo dolcissimo. Non parlo della tristezza che è un’altra cosa, la malinconia è una situazione che deve condire continuamente anche i momenti di maggiore serenità. Fa il paio con l’essere uomini. Il ricordo non deve essere oppressivo, ma costruttivo. Perché ricordando si va avanti. Ci sono delle bellissime cose nel passato di ognuno che non si possono dimenticare, che è giusto siano accucciate nell’animo per ricordarci la loro particolarità. Un segmento di vita che ci stimola ad aspirare ancora alla vita.

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lavoro “Non mi piace il lavoro. Ma mi piace quel che c’è nel lavoro, l’occasione per scoprire se stessi” (J. Conrad)

La ripresa passa dalla crescita delle persone IL PUNTO DI VISTA DI AURELIO REGINA Presidente Unione degli Industriali e delle imprese di Roma di Giusi Miccoli

Aurelio Regina

E: Dati e stime di organizzazioni nazionali e internazionali dominano la nostra vita da quasi due anni. Quali le previsioni economiche e occupazionali più significative per il 2010? AR: È un momento delicato per la nostra economia, attestata ora “appena dopo il punto di svolta della crisi”. Siamo in una fase che rimanda ancora a un atteggiamento di cautela nei confronti di una stabilizzazione reale e durevole.

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lavoro Maggior fiducia e incentivi stanno lentamente rimettendo in moto gli investimenti delle imprese, ma nel 2009 le nuove iniziative imprenditoriali si sono notevolmente ridotte ed è una tendenza destinata a proseguire. Un quadro, dunque, che lascia ancora ampi margini di incertezza sui tempi della ripresa. Secondo le stime della Commissione Europea per il 2010 è previsto un graduale recupero del Pil reale, accompagnato tuttavia da un’ulteriore perdita di posti di lavoro, con un aumento del tasso di disoccupazione dal 7,8% del 2009 all’8,8% del 2010. Ciò proprio a causa dell’impatto ritardato della crisi. Bisognerà quindi attendere l’anno prossimo per gli effetti positivi sull'occupazione. Il 2010 potrà essere l’anno dell’avvio della ripresa se si punterà su grandi progetti di sviluppo, con una “visione lunga” nelle dinamiche economiche e in quelle occupazionali. E: Su quali priorità è indispensabile investire? AR: Nel Lazio è indispensabile avviare e realizzare progetti, soprattutto infrastrutturali, su cui l’Unione punta da tempo. Tra questi: l’ampliamento del sistema delle infrastrutture (la nuova stazione Tiburtina, l’aeroporto di Fiumicino, l’autostrada Roma - Latina, le nuove linee metropolitane, il miglioramento del porto di Civitavecchia); il potenziamento della filiera del multimediale (cinema, produzioni radiotelevisive, arti creative, produzioni musicali); la riqualificazione e l’ammodernamento della rete elettrica per rispondere alla sempre crescente richiesta di energia che proviene dai nuovi insediamenti urbanistici e per garantire sicurezza, qualità ed efficienza del sistema elettrico della Capitale; lo sviluppo delle piattaforme digitali nell’area di Roma con la realizzazione di reti a larga e larghissima banda fisse e mobili. Il progetto della banda larga rappresenta il primo grande progetto di modernizzazione per rendere più vivibile la capitale, attraverso una rete

E: Nelle politiche di sostegno all’economia una priorità può essere costituita anche dalle risorse “soft”, quindi dalle persone? AR: Di fronte alla crisi, nel momento in cui si ricorre alla Cassa Integrazione o si attua il blocco delle assunzioni, le aziende riscoprono il valore delle persone – inteso come patrimonio di conoscenze, capacità, competenze, proprietà intellettuali ed esperienze – quale elemento chiave per mantenere una posizione competitiva sul mercato. Da ciò deriva il crescente interesse delle aziende per la gestione delle persone insieme allo slancio valutativo che, in questi ultimi tempi, ha caratterizzato il mondo imprenditoriale. Oggi nessuno è in grado di dire esattamente quando ripartirà un ciclo di crescita sostenuto, ma la cosa certa è che avremo davanti una situazione nuova, con modelli di consumo, sistemi manageriali e forse anche industriali diversi, cui dovremo abituarci velocemente. E dovremo adeguarci per riuscire a muoverci in un mondo più dinamico flessibile da interpretare in maniera creativa. Occorre, dunque, favorire l’emersione e la valorizzazione delle eccellenze stimolando i comportamenti orientati alla creatività e all'innovazione e incoraggiando la flessibilità e la crescita delle competenze. I giovani devono abituarsi a operare in scenari complessi. Essere cioè in grado di rapportarsi alle fasi critiche e di trasformazione con un approccio di più ampio respiro. Un’attitudine propositiva e al di fuori degli schemi convenzionali. E: Qual è il ruolo dei manager di grande esperienza nel promuovere il merito e supportare giovani nel ricoprire posizioni di vertice?

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in fibra ottica di nuova generazione in grado di abilitare collegamenti da terminali fissi e mobili a una velocità superiore ai 100 megabit al secondo. Roma sarà la prima città metropolitana d’Europa a essere cablata, attraverso i finanziamenti privati dei principali operatori TCL e il supporto operativo e normativo del Comune. L’infrastruttura avrà una forte ricaduta occupazionale, preparerà la città alla ripresa economica e a importanti eventi, quali l’Expo 2015 di cui Roma è capofila per le imprese del Centro-Sud, e alle Olimpiadi del 2020 se la Capitale sarà scelta.

AR: I manager devono sapere esprimere una leadership forte su questi temi, preparando i loro successori a destreggiarsi in ruoli critici e a imparare il più possibile con appositi piani di transizione e di trasferimento delle conoscenze, tutelando così la forza intellettuale dell’impresa. Dovranno altresì misurarsi con temi quali l’attenzione al riconoscimento del merito e la valorizzazione del talento, lungo tutto il percorso di carriera dei collaboratori. Devono essere in grado di offrire programmi di valutazione e formazione, allineando gli interessi e le capacità individuali alle esigenze dell’azienda. Oggi c'è bisogno di decisioni strategiche e di cura del personale. Quando il mercato del lavoro si riprenderà quel momento sarà una “prova del nove” per le aziende. Solo quelle che hanno gestito bene le risorse umane durante la crisi, avranno un gruppo pronto ad affrontare la ripresa. Alle imprese di domani non sarà concesso di sprecare cervelli brillanti.

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Sottotitolo: Miti e realtà della questione energetica. È un “diario di viaggio” in un mondo impaurito dalla “penuria” di oro nero. Un documento sulle varie reazioni alle proposte per un’alternativa al petrolio. L’Autore analizza anche le interconnessioni tra risorse energetiche, sviluppo economico e strategie politiche, supportandole con interviste a produttori di energia, politici, studiosi e ambientalisti. Un reportage che ridimensiona anche alcuni “miraggi” sul futuro dell’energia.

Per i curatori di questa analisi, un forte impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili costituisce uno dei principali pilastri delle politiche energetiche adottate in varie parti del mondo. Ma i risultati ottenuti dai Paesi più avanzati, pur non irrilevanti, appaiono ancora inadeguati, rispetto alla dimensione e alla drammatica urgenza dei problemi. In discussione sono anche le politiche che gli Stati dovrebbero adottare per far fronte alle esigenze di differenziazione delle fonti e di sicurezza dell’approvvigionamento. La prefazione è di Pippo Ranci.

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“Uno dei compiti più ardui dell’uomo è quello di rendere cittadini del suo mondo visibile e riconoscibile, i sentimenti che vivono nella clandestinità dell’animo” (L. R. Sahid)

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La stella danzante “Che traccia lascerà l’uomo del XXI° secolo?”. La domanda mi è stata posta da alcuni studenti partecipanti a un corso di comunicazione d’impresa, in un momento in cui la discussione verteva sulla creatività. O meglio sulla mancanza di una creatività di spessore, oggi manifesta. Non è stato facile rispondere. Primo perché non si vorrebbe mai deludere i giovani con presagi negativi o poco chiari. Secondo perché siamo agli albori del secolo e molto può accadere, di bene e di male. Allora mi sono lasciato guidare dall’entusiasmo che mi trasmettevano con la voglia di conoscere, sapere, ideare, fare, di condividere e di sognare soprattutto. E ho affermato che se l’umanità di domani riuscisse ad avere i caratteri che riscontravo in loro in quel momento, sicuramente avrebbe raccontato ancora pagine meravigliose d’arte, cultura, letteratura, poesia, di creatività e d’umanità,

recuperando il senso e il valore dell’uomo da tempo perduti. Perché è dall’entusiasmo e dalla volontà di realizzare un sogno che l’uomo riesce a dare il meglio di sé. Qualcuno ha voluto osservare che “la realtà, spesso, castra i sogni, adottando criteri che portano al trionfo la mediocrità, il servilismo, la pochezza di sensibilità e d’umanità, la mancanza di cultura e di capacità autentiche”. È vero, questo è sempre accaduto e accadrà ancora. Ma le società, ho affermato, sono fatte di uomini che sono stati prima ragazzi, e se come questi riescono a mantenere una visione positiva delle cose da fare e dei sistemi da attuare, possono, con la volontà e l’orgoglio del loro sogno e della speranza, stravolgere il mondo e renderlo migliore. I segnali che giungono, tutt’altro che flebili, di stanchezza nei confronti di un’umanità troppo materialistica, troppo sbilanciata verso logiche

Mp

Filo di Nota di Mauro De Vincentiis

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Mondo Piccolo

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mercantili, utilitaristiche, egoistiche, che lasciano all’uomo desolazione e sconforto, avvertono che qualcosa s’è spezzato. Fanno sperare in una possibile volontà di mutamento, che spinge la persona a riscoprire valori, principi e azioni capaci di farlo approdare in una nuova era. L’era del ritrovato pensiero, della rinata voglia di cercare, indagare, domandarsi, conoscere, manifestare ancora

meraviglia e quindi arte, poesia, senso d’umanità. Per dirla con Nietzesche, noi, forse, siamo stati il caos, che i ragazzi d’oggi possano essere la stella danzante, rigeneratrice della bellezza e dell’uomo nuovo. lo Smilzo

Inseguendo l’aquilone “C’è qualcosa di nuovo oggi nel sole, anzi d’antico… ….ognuno manda da una balza la sua cometa per il ciel turchino… S’innalza; e ruba il filo dalla mano…”. Domanda: si memorizzano ancora, nella scuola d’oggi, questi versi de “L’aquilone” di Giovanni Pascoli? Forse che sì, forse che no. A proporci tutta la poesia e la felicità dei ragazzi di un tempo, impegnati a costruire il proprio “cervo volante” e a confrontarlo con altri “rivali”, con l’occhio al cielo e con le mani “a dare spago”, assecondando l’energia e il volgere del vento, un racconto di Corinna Urbano (“Aquiloni”, Ed. Morellini). Personaggio-chiave è Luce (dodici anni, sensibile, intelligente), con un problema, però: il tempo, per lei, dovrebbe fermarsi alla Serena, il luogo dove va con nonno Beniamino a far volare gli aquiloni, inseguendo le nuvole. Un racconto per bambini che cominciano a diventare grandi, ma anche per grandi, alla riscoperta del “fanciullo” dimenticato che è in tutti noi.



INTERNO OTTO ROMA

LAVORIAMO PER UNA RETE PIÙ LEGGERA PER L’AMBIENTE

LAVORARE PER UNO SVILUPPO SOSTENIBILE VUOL DIRE ANCHE TRASMETTERE ENERGIA RESPONSABILMENTE. QUESTO È L’IMPEGNO DI TERNA.

Con il 99% delle infrastrutture, Terna è il principale proprietario della rete di trasmissione di energia elettrica ad alta tensione in Italia ed è responsabile della gestione in sicurezza, in ogni momento dell’anno, del costante equilibrio tra domanda e offerta. Per Terna responsabilità verso gli stakeholder significa avere un approccio sostenibile all’ambiente e al territorio, obiettivo perseguito dialogando con le regioni e gli enti locali per individuare il luogo più adatto a ospitare nuove linee, contenendo gli impatti sulla biodiversità e sul clima e riducendo, se possibile, i km di linee elettriche attraverso razionalizzazioni della rete. Il rispetto di Terna per l’ambiente e la biodiversità ha portato ad un accordo con LIPU-Lega Italiana Protezione Uccelli per studiare le interazioni tra linee elettriche ad alta tensione e l’avifauna. Un accordo di collaborazione con il WWF prevede l’armonizzazione dei criteri ambientali utilizzati da Terna nello sviluppo della rete con la strategia di conservazione ecoregionale del WWF. I risultati ambientali e sociali di Terna hanno avuto un importante riconoscimento a settembre 2009 con l’inserimento nel Dow Jones Sustainability Index World, il più prestigioso indice etico mondiale che comprende le migliori 300 società, di cui solo 12 italiane, quanto a performance di sostenibilità.

Terna S.p.A. • Rete Elettrica Nazionale • Viale Egidio Galbani, 70 • 00156 Roma • info@terna.it • www.terna.it


CICLONE A piene note il suono appena nato si gonfiò dal silenzio in perle filate a lacrime era il canto degli angeli e volò via davanti a me che farfugliai ubriaco oscillando tra mulini e incroci di vento là dove passa l’ansia dei millenni in fuga chiusa in uragani d’immagini fumanti di passione e fretta magica

*Pronipote di Ippolito Nievo, ha viaggiato per quarant’anni in tutto il mondo, fino in Antartide, come giornalista e regista. Con Il prato in fondo al mare ha vinto il Premio Campiello (1975). Con Le isole del Paradiso il Premio Strega (1987)

che li alzò a corno di tempesta e dentro apparve Ermete volando via e quelli dietro a gara

Stanislao Nievo* (in “Canto di pietra”, 1989)

Energia, letteratura, umanità

E+

Elementi 20

69


Manlio Sarra Ci sembra opportuno tornare a occuparci della pittura di Manlio Sarra (1909- 1986), già ricordato nel numero 8 di Elementi, perché - in occasione di un recente convegno a Frosinone - è stata sottolineata la particolare energia della sua tavolozza costituita da colori vivaci e luminosi distribuiti in funzione strutturale del dipinto. Il clima di rottura con il figurativo a vantaggio dell’astrazione - realizzata, a partire dagli anni ’50, dopo le esperienze nell’ambito della Scuola Romana, con una scacchettatura cromatica, simile a tessere di mosaico, che definisce forme geometrizzanti su una prevalenza di piani semplici - viene concretizzato da Sarra senza perdere di vista l’emozione che è alla base della raffigurazione. Una pittura, la sua, che rimane comunque legata alla figurazione pur esprimendo l’intento di liberarsi dallo schema figurativo in un processo mentale proiettato verso l’astrazione. Il colore, nelle sue mani, diviene elemento di luce che, insinuando azzardate armonie, perviene a trasalimenti cromatici, di natura impressionistica, organizzati all’interno di ogni opera nel rispetto di precise regole formali e di logica costruttiva. Nei suoi quadri una sorta di “ingenuo realismo” esprime la relazione soggetto-oggetto nelle molteplici varianti (mercati, ritratti, nature morte, paesaggi, sacre rappresentazioni) con particolare attenzione ai volumi e ai giochi di colore. In oltre cinquant’anni di attività Sarra ha cercato e trovato una personale interpretazione della realtà che trasforma liricamente in sogno ambienti umani e paesaggistici che, nello spazio pittorico, assumono una prorompente luminosità. Le ragioni della sua poetica nascono e si esplicitano all’interno di una figurazione che vuole le forme generate dal colore e i modelli forniti dalla realtà indagata attraverso i filtri della memoria.

Umanità in luce olio e acrilico su tela 1983

la Copertina a cura di Vittorio Esposito

Manlio Sarra

70

Elementi 20

Co



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