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Gabiano e dintorni

Il mensile dal Nost MunfrĂ

G&d

Giugno 2013 Foto di Enzo Gino


Feste e territorio

alla festa della Piagera, non solo Agnolotti...

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nche questa estate come ogni anno sono “scoppiate” le feste di borghi e Paesi del Monferrato. Quando è possibile G&d vi partecipa, raccogliendo materiale fotografico, filmanti ed interviste che poi mette sui suoi mezzi di comunicazione quali siti, blog, Tv e Youtube, Fb ecc. Fra le tante riflessioni che ci vengono in mente su queste sagre vogliamo scriverne qualcuna su questi fogli. Spesso assistiamo a feste belle, simpatiche, ma che hanno solamente o

prevalentemente una impostazione “mangereccia”. Ossia si allestiscono tendoni o, se ci si fida del tempo, si opera all’aperto, offrendo cibi, spesso, monferrini: agnolotti, arrosti, friciulin, torte di nocciole o nere, fritto misto, sempre accompagnati dai nostri buoni vini e quasi sempre accompagnati da serate danzanti con il classico liscio. Tutte attività che richiedono grande impegno da parte delle Pro-loco e/o delle varie associazioni di volontariato che operano ancora, fortunatamente, sul nostro territorio. Non si può che essere grati a queste persone che sacrificano il loro tempo per iniziative sociali e per valorizzare la nostra terra, non a caso si chiamano spesso Proloco.


Ci chiediamo però se questo sia l’unico o il migliore dei modi, per svolgere questa meritoria funzione. Ci sorge il dubbio che si possa fare anche altro, magari persino impegnando lo stesso tempo e fatica o forse anche meno. Prendiamo un esempio: venerdì, sabato e domenica scorsa si è tenuta come avviene da qualche anno a questa parte, la festa alla Piagera di Gabiano organizzata dall’associazione Tabarrina con la collaborazione del Comune e della Pro-loco di Gabiano. Nell’ampio piazzale sterrato che sorge a fianco del noto mercato si sono tenute una serie di manifestazioni veramente interessanti: una sfilata di vecchie auto d’epoca, una di macchine agricole prevalentemente trattori d’epoca, una dimostrazione della battitura del grano come avveniva un tempo quando il biondo cereale veniva prima raccolto in covoni e poi trebbiato in quelle enormi macchine fatte di legno e pulegge in cui i chicchi venivano separati dalla paglia e dalla pula per finire nei sacchi destinati ai molini dei mugnai. All’ingresso del grande piazzale poi il “nostro” Mario Vellano ha esposto la consistente raccolta delle fotocopie di fotografie d’epoca tutte commentate magari solo col nome e cognome del soggetto della fotografia. Ma non finiva lì, un paio di espositori mostravano delle bellissime ricostruzioni in scala di una macchina a vapore (funzionante) o della trebbiatura del grano. Una sfilata per le strade del paese sia delle auto d’epoca che dei trattori ha poi fatto vedere a chi non poteva venire alla festa quei bei mezzi meccanici d’un tempo. Adiacente alla esposizione di questi autentici pezzi della nostra storia, accessibili per qualche ora a tutti gli avventori della manifestazione, sorgeva l’immancabile tendone con musica e piatti tipici del nostro Monferrato. La domenica ha visto la presenza della banda musicale la Bersagliera di Tonco e, nel pomeriggio, la fragolata offerta dal Comune con gli ottimi frutti rossi tipici delle nostre zone, offerti a tutti. Così le centinaia di persone che dai dintorni, anche lontani, sono venute alla Piagera

magari attratti dalla mangiata a prezzi accessibili, ha avuto modo di vedere e di conoscere un po’ della storia Monferrina. Un abbinamento fra piacere e cultura che non sempre è facile realizzare, ma che La Tabarina con l’aiuto degli altri amici anche quest’anno ha saputo offrire. Esistono infinite possibilità dii “comunicare”, come oggi si dice, e soprattutto esistono infinite forme di eventi da organizzare, tenendo sempre presente la necessità di far conoscere qualche cosa di più e di nuovo del nostro territorio e della nostra storia che non è fatto solo dei pur meritori, vino e agnolotti. Basta pensare al cammina Monferrato, ai convegni sulle tipicità del territorio come i vini doc organizzati dal castello di Gabiano, alle nocciole, al Po con le discese in rafting e presto anche in kayak e canoa, ed alla possibilità di serate dedicate ai mille aspetti della musica gospel, classica, jazz, blues, rock ecc. alla danza, alle mostre di pittura ed ancora a tante altre cose. Da parte sua G&d ha scelto di collaborare a questi eventi utilizzando quegli strumenti che conosce meglio e che, forse, sono ancora troppo sottovalutati nella nostra cultura e che vanno sotto il nome di “comunicazione”. Al di là del nostro ormai noto giornale che ci chiedono anche da altre regioni, ci siamo dedicati a predisporre filmati e video di queste feste e di questa terra. Anche in questo campo le nuove tecnologie offrono possibilità un tempo inaccessibili, fare riprese con telecamere digitali dai costi accessibili a tutti, “montare” o fare l’editing dei filmati, ossia “ripulirli” dalle immagini scadenti, correggere i mossi, i colori e le luci, aggiungere una colonna sonora ed infine creare una vera e propria videoteca su Youtube accessibile a tutto il mondo connesso ad internet, ci sembra una cosa importante. Ma ancor più importante crediamo sia la formazione di una specie di banca delle memoria, un po’ come fa il Mario Vellano con le sue foto, ma usando filmati. E’ un’attività che probabilmente è meno impegnativa dell’organizzare

una serata a base di liscio e fritto misto, ma certamente più duratura nel tempo. Chissà se le Pro-loco, specialmente le giovani leve più avvezze a smanettare ai computer, decidessero di dedicare, oltre che alle feste, un po’ del loro tempo e delle loro risorse anche a queste attività “innovative” quanto altro “di più” e “di nuovo” si potrebbe fare per la nostra terra. Da parte nostra siamo sempre pronti e disponibili ad offrire, a chi ce lo chiede, la nostra modesta esperienza in materia. Siamo infatti consapevoli che nel mondo globalizzato di oggi, e ancor più in quello futuro, la comunicazione diventerà sempre più importante; come diceva un noto “guru” di questa scienza: esistere = comunicare, chi non sa comunicare è destinato, suo malgrado, a restare invisibile. E questo forse è uno dei limiti della nostra mentalità, da sempre legata alla terra, alla concretezza: siamo introversi per natura, poco avvezzi a farsi sentire o vedere al di là di quello che si reputa necessario per sé stessi. Ma i tempi cambiano e come da qualche secolo ha dimostrato Darwin, solo le specie che più si sanno adattare sopravvivono al tempo che passa, e questo vale anche per le culture. Per noi adattarsi significa anche imparare a usare i nuovi strumenti che la tecnologia mette a disposizione per valorizzare terre, genti, lavoro, storia, tradizioni del Nostro Monferrato: valori che restano sempre immutati. Per la cronaca su Youtube/users/ghigiot2010 i nostri navigatori potranno trovare i film in (per ora) piccola parte fatti da noi e realizzati anche da altri sulla nostra terra. In particolare oltre a filmati sul tamburello quelli relativi alla festa di Villamiroglio, al Castello di Cereseto e della Piagera di Gabiano. Invitiamo chi dispone di filmati e vuole pubblicarli ad inviarceli o a contattarci. Nella pagina accanto le fotografie di alcuni momenti della festa della Piagera di Gabiano

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E’ nato l’archivio storico del Monferrato MeMo: www.memoriedelmonferrato.it

una opportunità per far conoscere la nostra terra e non disperdere il suo patrimonio di memoria

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E’ stata avviata una interessante e bella iniziativa dell’Associazione C’era una volta di Villamiroglio che trascende i confini comunali per coinvolgere l’intero Monferrato. Si tratta della creazione di un archivio storico on-line in cui vengono raccolti momenti di vita, di storia del Monferrato. Si chiama MeMo iniziali di MEmorie MOnferrato e raccoglie tutto ciò che è e fa la nostra storia: le lettere dei nonni, i loro diari, vecchie fotografie di famiglia, cartoline, spartiti musicali, video, audio ecc. MeMo li cataloga in forma digitale e li rende pubblici attraverso il proprio sito. E’ una grande opportunità per la nostra terra e per ciascuno di noi: un sistema informativo in progress, che raccoglie, cataloga, custodisce e che, giorno dopo giorno si arricchisce di collaborazioni, documenti, filmati, risorse, idee, progetti. Il procedimento di archiviazione dei documenti e la possibilità di importare ed esportare dati consentono di creare un vero e proprio itinerario tra storia, tradizione, memoria e conoscenza. E ogni persona può partecipare raccontando qualcosa. Basta registrarsi per avere a

disposizione un’area del sito su cui caricare i propri files. L’amministratore provvederà poi a renderli pubblici. Chi non ha dimestichezza o possibilità di utilizzare mezzi telematici può mettere a disposizione il materiale che verrà restituito in breve tempo dopo la digitalizzazione. Ma le finalità dell’associazione vanno ben al di là della sola archiviazione dei documenti storici, infatti si propone anche di organizzare convegni, incontri, progetti specifici sempre legati alla storia Monferrina. Fra essi C’era due volte che consiste nella ricerca fotografica operata attraverso collaboratori associazioni, comuni, biblioteche. Sul sito, nel settore delle news vi sono una serie di informazioni e appuntamenti. La parte più interessante è ovviamente l’archivio dove è possibile fare la ricerca per soggetto, (persone, paesaggi, animali, oggetti) qualità, categoria e supporto (video, foto, cartaceo, audio). Ci pare che Massimo Biglia e Tiziana Bertolè i promotori della iniziativa abbiano avuto una bella idea a cui speriamo aderiscano molti Monferrini che avranno così modo di dare il proprio contributo alla riscoperta della nostre radici ed alla promozione della nostra terra.

A destra la Home page di MeMo sopra una delle foto dell’archivio


Festa di San Pietro a Gabiano con... Eugenio nel Sole

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el dicembre 1675 a Gabiano, nel Monferrato, un bambino di nome Eugenio ammira i capolavori di Mastro Parreaux, fabbro archibusaro di Verrua: lui non lo sa, ma in quelle armi perfette c’è il segno del suo destino. Nel Piemonte di quel tempo, connotato da una geografia instabile, teatro di guerre e occupazioni straniere, un Gabianese è suddito di Spagna. Ma Eugenio, tradito dalle invidie meschine di falsi amici, finirà arruolato a forza nelle file del Duca di Savoia. I giochi di potere tramati in palazzi troppo lontani dai campi di battaglia lo travolgono insieme a tanti altri uomini come lui, soldati per fame, per senso d’avventura o per l’arbitrio di un reclutatore a corto di carne da cannone. Eugenio riuscirà a tornare a casa sotto falsa identità, ma solo per scoprire che la sua vita di prima gli è stata rubata per sempre. E ritornerà, spinto dalla necessità di sopravvivere, a vestire una divisa, stavolta sotto le insegne dell’esercito francese, combattuto tra il desiderio di fuga e lealtà. Non verso bandiere e generali che per lui hanno poco senso, ma verso i compagni assieme ai quali rischia ogni giorno la vita. Ed è Eugenio, al culmine del romanzo, il protagonista di una ricostruzione dell’assalto alla Cittadella di Torino della notte del 29 agosto 1706, che l`autore propone da un punto di vista completamente nuovo: non quello dei vincitori e del culto dell’eroe Pietro Micca, né quello della storiografia d’Oltralpe, bensì quello di un soldato che è al tempo stesso conterraneo e nemico suo malgrado dei difensori di Torino.

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enerdì 28, Sabato 29, Domenica 30 giugno, oltre alle consuete cene tipiche e musiche da ballo, segnaliamo l’interessante presentazione, al Castello di Gabiano alle ore 17, del libro: Eugenio nel Sole scritto da Claudio Marcato e la esposizione di armi risalenti al Regno di Sardegna, epoca in cui è stato ambientato il libro in cui si narrano le vicende di un Gabianese che combatterà alla Cittadella di Torino.

G&d - Gabiano e dintorni

Autorizzazione n° 5304 del 3-9-99 del Tribunale di Torino; Direttore Responsabile Enzo GINO - Sede: via S. Carpoforo 97 - Fraz. Cantavenna 15020 Gabiano Stampato presso A4 di Chivasso (TO) - Associazione Piemonte Futuro: P. Iva 02321660066; Distribuzione gratuita; Per informazioni e pubblicità; cell. 335-7782879; e-mail:

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Notizie in breve Munfrin Il progetto è stato presentato alla amministrazione di Moncalvo ed ai commercianti di Moncalvo, prossimamente si terranno altri incontri. Anche La Stampa di Asti dopo quella di Alessandria e il Monferrato gli hanno dedicato un articolo. La proposta è stata presentata anche al sindaco di Murisengo. Continua la raccolta degli esercizi che vogliono partecipare alla iniziativa che ricordiamo ha lo scopo di incentivare l’economia locale e che non comporta costi per gli aderenti, diversamente dallo sterile lamento per la crisi. Quando si raggiungerà un consistente numero di aderenti si provvederà alla distribuzione delle “banconote”. Mostra sul Tamburello nel Monferrato Al rientro dai paesi del bresciano dove ha riscosso grande successo la mostra sul tamburello è stata esposta anche alla festa di Cerrina. Anche qui ha raccolto grande interesse dei visitatori e dei “grandi vecchi” del tamburello. Ghigiot TV Sul sito Youtube si possono vedere i video prodotti sulla festa di Villamiroglio, il castello di Cereseto, la festa della Piagera, la discesa in canoa sul Po, la festa di Cerrina e prossimamente quella di Gabiano. Collegarsi a ghigiot2010 su Y ou tu be (attenzione a non confondersi con un sito che ha un nome simile: ghigliot).

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Piccole doc fra rete e comunicazione dal Convegno al Castello di Gabiano

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...è la rete di persone che ha il valore più grande, poi ci sono ipad, iphone, web...

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l 26 maggio u.s. alla manifestazione Vini a Corte tenutasi presso il Castello di Gabiano era presente anche G&d. In occasione del trentennale del riconoscimento al vino Gabiano della D.o.c. si è tenuto un convegno avente per tema: Piccole D.o.c. Grande Futuro. Erano presenti numerosi esperti del settore: Andrea Desana, coordinatore del Comitato Promotore del Cinquantenario della legge sulle doc, Gelasio Gaetani Lovatelli d’Aragona, produttore in Montalcino, scrittore e giornalista, fondatore di Ex Vinis, il sindaco di Gabiano Mario Tribocco, Giancarlo Scaglione, enologo e “anima” della piccola Doc Loazzolo, Costantino Charrere, dell’azienda valdostana Les Cretes, Patrizia Marin, chairman di Marco Polo Experience e docente del Master in “Food and Wine Communication” alla Iulm di Milano e con loro l’imprenditore e viticoltore Giacomo Cattaneo Adorno e l’enologo del Castello di Gabiano, Mario Ronco; moderate il giornalista Sergio Miravalle. Inoltre erano presenti il Presidente dell’Unione collinare della Valcerrina Lavagno, il Consigliere provinciale e sindaco di Cerrina Aldo Visca, l’onorevole Fabio Lavagno, il presidente della Camera di Commercio Piero Martinotti Nel trentesimo anniversario dell’istituzione della D.o.c. del Gabiano, in un futuro nel quale tutto pare andare verso le concentrazioni quale destino per le piccole doc? Un futuro c’è ma bisogna capire come comunicarle, come produrle e come proteggerle. Il padrone di casa Giacomo Adorno Giustiniani nel suo intervento ha evidenziato interessanti aspetti. A Gabiano si fa vino da quasi mille anni, ha un territorio particolare, una esposizione particolare, Gabiano ha una Un momento del Convegno

sua cultura, una sua tradizione, una storia, una tradizione da sempre legata alla coltivazione del vino, al fare il vino in un certo modo, quindi al di là del fatto che i vitigni siano poi vitigni comuni (il Gabiano è fatto al 95% con uve di Barbera e per il restante di Freisa e Grignolino), che il Gabiano meritasse una D.o.c. apparve evidente a tutti quelli che si occuparono di D.o.c. . Il castello, è sostanzialmente il solo, o quantomeno il principale, produttore del Gabiano. Una attività che il marchese vive come responsabilità: mantenere in vita qualcosa che è legata al territorio ed è legata alla vita di una comunità con tutta una tradizione che va salvaguardata. La presenza di una D.o.c. legata la Castello è certamente un valore ma non può essere solo quello a garantire il futuro. Come viticultore e produttore principale si pone il problema di come essa si va a collocare nel mercato di oggi. Oggi grazie a questa grande rivoluzione che ha fatto la rete a cominciare dalle relazioni sociali, le persone non hanno più bisogno di identificarsi in un prodotto globalizzato, i prodotti sono sempre più caratterizzatati, le persone si incontrano sulla rete, sui siti sociali, si creano opinioni, piccoli gruppi, le distanze non sono più una barriera. Ci sono persone che dialogano in tutte le parti del mondo, quindi ognuno vuole e reclama il diritto di scegliere gli oggetti di piacere, di consumo e di caratterizzarli come vuole. Questo va benissimo per le piccole D.o.c. Infatti ogni piccola D.o.c. è un prodotto a sé, rappresenta le sue tradizioni rappresenta un suo gusto e chiunque si trovi nel mondo, sia in Cina o in altre parti, crea una comunità che si lega alle piccole comunità produttrici con la loro identità con le loro caratteristiche. A questo punto non basta che il prodotto sia fatto,


ma anche che sia distribuito, ed anche in questo, lo sviluppo dei sistemi logistici e commerciali consente che possa arrivare sui tavoli dei ristoranti di tutto il mondo, con relativa facilità, anche un genere che è prodotto in quantità relativamente scarsa. E’ un altro motivo per cui possiamo avere su un tavolo di San Paolo del Brasile piuttosto che Shangai un vino che è prodotto in 4.000 bottiglie senza che chi lo consuma o chi lo deve vendere, si ponga il problema della sua scarsità o rarità. Esiste una ricerca recentemente realizzato da un consorzio che studia i prodotti di lusso in Italia che identifica come il lusso non più nella vendita del prodotto, ma nella vendita dell’esperienza, di un esperienza complessiva. La piccola D.o.c. meglio di ogni altra si sposa a questa esigenza. Perché legata ad essa c’è sempre un territorio, c’è sempre la tradizione, c’è sempre un modo di vita; che poi sia vissuto effettivamente e fisicamente da chi ha la fortuna o la possibilità di stare sul territorio e avere rapporti con la gente che produce questi prodotti, o che sia semplicemente vissuta come un sogno, una cosa raccontata, comunicata mentre alla fine del pasto sta bevendo un vino pregiato, non è così importante. E’ sempre una esperienza complessiva che oggi le persone ricercano. Ma come si comunicano le piccole D.o.c. ? Come si può scoprire un vino sulla rete, dove praticamente tutti ci sono, più o meno aggiornati o più o

meno efficienti ? Com’è che uno da Tokio clicca Gabiano ? come lo si può indurre ad arrivare qua on line ?. Come si può provare ad avere dei contatti con il mondo operativo della ristorazione o dei wine lovers, come si entra nei blog? Sono le domande rivolta a Patrizia Marin. L’esperta concorda sulla opportunità della “vendita” dell’esperienza. Oggi, più che in passato, la piccola D.o.c. o comunque la territorialità è la cosa più importante in assoluto che noi possiamo comunicare. C’è anche un grande expo che ci aspetta nel 2015 a Milano e i temi sono proprio legati ai territori, lì si vuole promuovere la migliore Italia quello che ognuno di noi ha da dare, tant’è che oltre ai grandi padiglioni tematici ci sarà poi lo spazio per ognuna di queste realtà. Ma non c’è solo il comunicare in rete, nella rete virtuale; è importante ma è pur sempre uno strumento. Ad esempio oltre alle reti di vendita, anche un prodotto editoriale come un libro che oltre ad essere presente nelle librerie italiane verrà presentato a Shangai, a Mosca e poi negli Stati Uniti costituisce una rete molto importante che noi conosciamo meglio, quella delle relazioni, degli amici, delle storie di famiglia e anche personali che si intrecciano e si incrociano. La rete è anche questo, poi oggi c’è quella virtuale ancora più interessante perché consente un po’ a tutti di trovare tutto. Mi si chiede come si trova Gabiano dal Giappone? Una persona che si occupa di vendere vino in quell’area del mondo, quando si troverà a Tokio piuttosto che a Osaka con i suoi amici chiederà: perché non scoprite questo vino di Gabiano? La rete da sola quindi non basta, ci sono strumenti, indicizzazioni, cose importanti che possiamo fare, ma dobbiamo sempre ricordarci che l’apporto umano a questa esperienza è il fattore più importante. Ci sono poi altre strade spesso sottostimate in Italia perché sono complesse.

Volendo finanziare questa D.o.c. come si potrebbe fare? Si spazia dall’OCM che è un fondo dedicato alla promozione verso paesi terzi solo per il vino. Poi c’è la legge 501 che finanzia fino al 70% a fondo perduto il Consorzio DOP se si abbina il vino a produzioni alimentari. Nella zona si potrebbe fare un progetto che lega questi vini ada ltri prodotti tipici per offrire una proposta esperienziale cofinanziata al 70%. C’è poi il Piano di Sviluppo Rurale che finanzia al 70% il prodotto informativo e al 50% le campagne promozionali a fondo perduto, lo fa la Regione Piemonte. Ho notato che nell’elenco delle DOP il Gabiano non c’è, ma credo basti fare una istanza agli uffici regionali. Il nuovo P.S.R. regionale comincia quest’anno il quinquennio; queste sono le azioni concrete su cui attivarsi. Quindi in sintesi, innanzitutto la rete di persone che ha un valore più grande di tutto, poi ci sono ipad, iphone, web; ma ricordiamo che il vino si vendeva anche 10 anni fa quando queste tecnologie non c’erano. Poi gli strumenti che ci sono a disposizione: la rete è uno strumento eccellente, soprattutto per le piccole realtà che non si possono permettere campagne di promozione sui grandi media, sulla carta stampata, e poi quegli strumenti che ci sono e che non dobbiamo mai sottostimare che anche se sono difficili e complessi però danno anche tanto in termini di risorse.

Giacomo Cattaneo Adorno e Patrizia Marin

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… e c’è chi recupera vecchi trattori

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un altro esempio di come si può far conoscere il nostro territorio, la sua storia, la sua cultura, divertendosi... Foto: sopra Marco Fascio; sotto: Marco (con la coppa fra le mani) e gli amici accanto ad uno dei trattori restaurati. Nella pagina accanto: ad una manifestazione sul suo trattore e al lavoro con gli amici durante il restauro

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na delle attrazioni esercitate dai grandi centri urbani è certamente l’offerta di divertimento: cinema, teatri, manifestazioni, concerti, convegni, musei e quant’altro. A organizzare tutte queste iniziative sono sostanzialmente due soggetti: i professionisti del settore, ossia i gestori dei locali che operano nell’ambito dell’intrattenimento o il soggetto pubblico: comune, quartiere, circoscrizione, assai più raramente le associazioni dei commercianti o qualche associazione specializzata in qualche ambito di interesse specifico. Certo è che mostre o esposizioni permanenti, musei e simili sono sostanzialmente ad esclusivo appannaggio di soggetti pubblici. Nei nostri paesi l’intrattenimento temporaneo, ossia le feste e le ricorrenze, sono prevalentemente gestite dalle Pro-loco e simili magari assistite dai Comuni. Scopriamo invece che esposizioni, mostre permanenti sono assai spesso realizzate e gestite da privati che, per passione e amore dedicano talvolta una intera vita a raccogliere, catalogare, restaurare e riportando alla antica bellezza oggetti delle nostra storia che altrimenti andrebbero persi irrimediabilmente. Così scopriamo il museo degli Alpini realizzato dai fratelli Monti di Cantavenna, quello dei carabinieri di Camino, quello delle stufe di Pontestura. Ed anche la mostra itinerante sulla storia del tamburello, l’osservatorio astronomico di Odalengo piccolo, la raccolta delle fotocopie delle immagini d’una volta di Vellano Mario, la raccolta delle vicende umane dei nostri avi nei libri di Don Calvo o la raccolta delle opere del recentemente scomparso Colombotto Rosso a Pontestura, scopriamo anche che Me.Mo. (www.memoriedelmonferrato.it) raccoglie e pubblica sul web le im-

magini, le storie e quanto altro ancora del nostro Monferrato. Se qualcuno crede che la cultura monferrina e rurale sia in via di estinzione a causa dell’inurbamento degli anni scorsi, dell’ancor attuale decremento della popolazione, del suo invecchiamento o della globalizzazione, è contraddetto dalla vivacità, sia quantitativa che qualitativa di tutte queste iniziative. Ci sorge persino il dubbio che, come nella dinamica del pendolo, le innovazioni produttive, economiche commerciali che in passato hanno giocato contro le campagne, il territorio ed il locale a favore delle concentrazioni e della globalizzazione, siano prossime ad invertire la rotta. In fin dei conti con un computer e un buon collegamento internet si può comunicare al mondo anche da sperdute frazioni delle nostre colline, anche in tante attività; i programmi satellitari offrono varietà di spettacoli e informazioni uguali nelle campagne come nelle metropoli, in compenso nelle nostre campagne si può ancora vivere una vita certamente più naturale, meno stressante, più salutare, con rapporti umani spesso sconosciuti in città, evitando taluni conflitti sociali, viceversa, sconosciuti nei piccoli paesi. Città che restano comunque distanti pochi minuti d’auto per chi ne sente la mancanza. Anche la crisi economica in campagna si sente un po’ meno, basta un pezzo d’orto, qualche animale da cortile, un po’ di legna raccolta negli estesi boschi delle nostre colline per attenuare un po’ i morsi delle recessione. Sono tutti aspetti che crediamo e speriamo possano rendere sempre più appetibile vivere nelle nostre colline. Esistono poi ancora tantissime altre iniziative che, nonostante il nostro interesse per il territorio, nemmeno noi conosciamo (ancora). Così quando veniamo a sapere


che qualcuno, da qualche parte, spesso senza pubblicità, supporti istituzionali o interessi venali di sorta, dedica il tempo libero ed anche le proprie risorse personali, per recuperare “pezzi” del nostro passato, non possiamo fare a mano di incontrarlo e farci raccontare cosa sta facendo e cosa lo spinge a farlo. Questa volta è il caso di Marco Fascio che abita in quel di Gabiano e precisamente alla Piage-

ra a un tiro di schioppo dal mercato ortofrutticolo. Siamo entrati in contatto con lui in occasione della festa contadina che a giugno di quest’anno si è svolta nella frazione. Abbiamo infatti scoperto che un notevole numero di macchinari agricoli presenti nella esposizione sono suoi. Lui li ha scoperti “ficcanasando” sotto vecchi portici e nei cortili, spesso abbandonati, poi, non senza fatica, ha trovato un accordo con i proprietari, sempre legati per comprensibili motivi affettivi alle proprie cose, per acquistarli, ed infine li ha restaurati, realizzando di persona i pezzi mancanti o irrimediabilmente danneggiati o, più raramente cercandoli presso qualche rottamaio. Diversamente dalle automobili infatti, le macchine agricole sono assai più rare, anche dai rottamatori. Così pezzo dopo pezzo, il nostro Marco, che di mestiere fa il muratore, ha ricostruito riportandoli agli originali splendori, due Landini Testacalda 35/40 e 35/8, un Landini 4000 un Fiat La Piccola, un RR25 un Fiat OM 715, un Ford Mayor, un Orsi 1960 oltre

ad una trebbiatrice, sgranatrici e pressafieno, tutte realizzate fra il 1950 e il 1965. Ma il suo interesse si rivolge non solo alle vecchie macchine agricole, ma anche alle più diffuse auto (sempre d’epoca) per cui anche una Fiat 500 ed una Mini Minor sono state oggetto di restauro. Marco ci ha segnalato anche che esistono altri bellissimi pezzi d’antiquariato nei dintorni: 2 Balilla tre marce di cui una cabriolet, una vecchia segatronchi ed una mietitrebbia d’epoca. Tutti pezzi che sarebbe disposto ad acquistare ma che i proprietari, tanto affezionati ad esse, non vogliono vendere. E qui ci permettiamo una riflessione rivolta a tutti coloro, e sappiamo essere molti, che in qualche angolo delle loro proprietà o in qualche vecchia officina o cantina detengono vecchi mezzi o attrezzi che il tempo, giorno dopo giorno, sta inesorabilmente distruggendo. Se non si ha tempo, voglia, talvolta nemmeno l’intenzione di spendere denaro per “salvare” quegli oggetti, cedeteli a chi è disponibile a restaurarli. Costoro, specialmente se mossi dalla passione più che dall’interesse venale, svolgono un vero e proprio servizio sociale. Ogni pezzo salvato e mostrato al pubblico, sia in mostre permanenti (meglio), che in occasione di manifestazioni saltuarie, consente ai giovani che li vedono, di conoscere e comprendere il passato; come abbiano già scritto: chi non ha passato non ha futuro. Ai meno giovani rivedere quei mezzi funzionanti fa rivivere piacevoli emozioni di tanti anni fa. E’ quindi un vero peccato lasciare perdere queste preziose “reliquie” tenendo per sé stessi le sensazioni ed i ricordi che richiamano, senza

dare la possibilità a tanti di beneficiare di quelle emozioni, ma non solo; quelle “cose” offrono l’opportunità di far conoscere e trasmettere lo spirito, la storia, le vicende legate indissolubilmente alla nostra terra, sono il cemento delle nostre comunità, quello che ci fa dire “suma Munfrin” . Naturalmente ci aspettiamo e speriamo che anche il lavoro spesso di una vi ta, fatto da ques ti “restauratori” della nostra storia racchiusa in quegli oggetti, non vada a sua volta, un domani disperso, ma prosegua magari attraverso l’intervento di amministrazioni che li sappiano valorizzare al meglio. Marco infatti oltre ai mezzi meccanici raccoglie anche il materiale cartaceo legato ad essi. Stiamo parlando di certificati di proprietà, dépliant, libretti di uso e manutenzione, calendari e tutto ciò che in qualche modo ha a che fare con le macchine agricole. Nonostante la giovane età, lo fa ormai da 15 anni e il materiale comincia ad esser interessante e per la festa della Piagera del prossimo anno sta già restaurando un paio di altre vecchie macchine: un trattore ed una sgranatrice ed ha in animo anche di pubblicare un libro. Naturalmente da parte nostra daremo il nostro aiuto a realizzare questi sogni. Ci vien da dire: meno male che ci sono ancora giovani, per fortuna nelle nostre colline ne conosciamo altri come lui, che riescono a divertirsi ed emozionarsi con… la nostra storia, che non è fatta solo dei pur meritori scritti (come il nostro mensile) ma anche di tante altre opportunità; non c’è che l’imbarazzo della scelta.

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Il Po in canoa

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Con gli amici di Orcokayak e Okadventure alla “riconquista” del Po

Panoramica dal Po della Centrale nucleare di Trino

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bbiamo già scritto in passato sulla discesa lungo il Po effettuata con il raft, quelle specie di grossi gommoni su cui possono trovare posto 8-10 persone. Discese organizzata dal Comune di Coniolo che era riuscito a concretizzare la bella idea di fra conoscere il fiume e il territorio in modo diverso a tante persone. Così molti turisti da “fuori” ma anche residenti delle nostre colline hanno potuto riscoprire il fascino che il grande fiume dispensa semplicemente navigandolo. Da parte nostra avevamo già accennato lo scorso anno, fra le tante iniziative possibili, quella di “riappropriarci” del nostro Po. Riappropriarci perché in passato esso non era semplicemente un importante soggetto del nostro paesaggio naturale come oggi, ma era un vero e proprio strumento di attività economiche. Su di esso per secoli si sono svolti i principali commerci e trasporti ed ogni comune aveva almeno un “portic” sul Po se non due. Spesso questi costituivano una delle principale fonti di introiti per le istituzioni che facevano capo ai blasonati signorotti locali, attraverso le tasse che imponevano sui traffici locali. Ed il grande fiume non mancava di “stuzzicarli” cambiando ogni tanto il proprio alveo, cosicché il porto che una anno si trovava su una sponda finisse, l’anno successivo, per trovarsi in asciutta o addirittura sulla sponda opposta, con conseguenti diatribe fra le comunità prospicienti che non di rado si risolvevano passando

alle vie di fatto. Abbiamo anche scritto dei traghetti che, i meno giovani dei nostri lettori, hanno avuto modo di conoscere ed anche dell’ultimo pescatore e grande conoscitore del “nostro” Po il “Ligiu” al secolo Zai Eligio. Tutto questo pezzo della nostra storia ci lega al Po e per questo vogliamo promuovere una associazione di canoisti che, oltre tornare a frequentare il Po, lo faccia conoscere, anche sotto il profilo della sua navigazione ai tanti che, o non lo hanno mia conosciuto, o ne hanno un ricordo lontano. Così domenica 23 giugno con gli amici di Orcokayak Centrocanoa e Okadventure di Chivasso abbiamo organizzato la prima discesa sul fiume cui vorremmo farne seguire altre, ma non solo. Grazie a Silvio, Willy e Frank che ci hanno messo a disposizione non solo le canoe ma soprattutto la loro esperienza, abbiamo affrontato il grande fiume. Governare una imbarcazione non è cosa difficile, ma è indispensabile conoscere alcune regole fondamentali e, soprattutto, si deve imparare a conoscere le acque in cui si naviga, in tal senso queste attività sull’acqua costituiscono una bella e utile lezione di vita. Così si impara a vedere “le morte” ossia le acque ferme o addirittura che risalgono controcorrente, si impara ad affrontare le “randere” in cui la corrente si fa più impetuosa e le onde fanno “saltare” le leggere canoe, si impara a riconoscere cosa c’è sotto le torbide acque dal gioco delle increspature di superficie, si impara


anche a fare gioco di squadra, visto che le imbarcazioni sono a due o tre posti e si deve pagaiare coordinati con il “timoniere” che siede in fondo alla canoa e la “guida” per i corridoi più convenienti che l’occhio esperto riconosce a distanza. E per chi affronta per le prime volte questa esperienza ricordare che,

anche sull’acqua, il buonsenso resta sempre il miglior consigliere. E in caso di “bagno” ossia di ribaltamento della canoa ? cosa che deve essere messa in conto, che fare? Niente panico, oltre ai giubbotti che garantiscono il galleggiamento anche ai “ferri da stiro” e che tutti indossiamo, dirigersi verso riva, o aggrapparsi alla canoa che comunque è inaffondabile o al Kayak di Frank che ha maturato la sua esperienza nelle ben più turbolenti acque dei fiumi e torrenti delle Ande sudamericane e che è sempre pronto a intervenire in caso di necessità. Insegnamenti che, giustamente, prefigurano come comportarsi negli scenari peggiori, anche se poi in realtà la discesa è stata assai tranquilla. Con

una leggera brezza che mitigava i caldi raggi del sole sulla pelle, una sosta al “Tram” per un doveroso quanto piacevole e rilassante picnic, e poi via di nuovo sul grande fiume ad osservare quei lunghi tratti di sponde senza la presenza di umanità e tantomeno dei suoi artefatti. Solo le infinite varietà di territorio che la natura per mano del grande fiume ha saputo creare: si passa dalle “giare” ai calanchi, dalle sponde ricce di v egetazi o ne erose dall’acqua, alle isole e penisole create dalle frane o dal divagare dell’alveo. E lassù, chi è del

posto, riconosce l’abitato di Moncestino, il castello di Gabiano, le case e la chiesa di Cantavenna, Rocca delle Donne, il campanile di Pontestura e la chiesa di Coniolo. Con gli amici Riccardo (Bonando) e Giovanni (Brusasca), che in passato aveva già “pagaiato” nelle acque del Po, ed agli altri che hanno partecipato è stata una domenica speciale in cui il territorio è stato scoperto e apprezzato da un altro punto di vista che merita di essere divulgato e reso alla portata di tutti. Per questo insieme a tutti coloro che vogliono partecipare si intende costituire un gruppo di canoisti che organizzi durante il corso dell’anno discese sul Po per scoprire uno

Fotografie: in alto panoramica della partenza da Verrua Savoia; sotto alcuni partecipanti alla discesa: Giovanni Brusasca a destra e al centro Willy di Orcokayak; qui sopra Silvio sempre di Orcokayak

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Riccardo Bonando presidente Pro-loco di Gabiano

spettacolo naturale che cambia in tutte le stagioni. Per fine settembre, uno dei periodi migliori per navigare sul Po, vorremmo organizzare una festa sul Po, magari al Tram, con grigliata, musica e la partecipazione degli amici del club Chivasso disponibili ad accompagnare per una breve esperienza di discesa tutti coloro che saranno interessati. Se ben ricordo tanti anni fa con sulle ghiaie del Po a Gabiano già si sono organizzate grigliate di pesce, la materia prima la procurava proprio il Ligio con le sue reti… Chi fosse interessato a qualcuna di queste iniziative può mettersi contatto con la redazione di G&d.

Foto sotto: il Tram sul Po che i soliti incivili hanno provveduto a vandalizzare per poi vantarsi con gli amici…!

Biodiversità Monferrina ovvero gli altri Monferrini... non umani Se si escludono gli addetti ai lavori: entomologhi, botanici, zoologi, pochi di noi sono a conoscenza della grande varietà di esseri viventi presenti sulle nostre colline. Un interessantissimo archivio di questa biodiversità è rappresentata da Biomonf un sito nel quale vengono indicate tantissime delle specie viventi presenti delle nostre colline siano essi animali o vegetali ed anche dei fossili. Chi vive nei nostri paesi sin da bambino ha imparato a conoscere alcune di queste specie, di cui magari non sa il nome e le abitudini; le conoscenze si limitano spesso solo ai danni che possono fare ai giardini o agli orti o al pericolo per le persone o anche alla loro bellezza. Sono comunque tutti quanti esseri viventi che come noi (anche prima di noi) hanno da tempo immemore colonizzato il territorio e con esso si sono trasformate ed evolute nei millenni. Anche questi viventi quindi sono Monferrini a tutti gli effetti, come noi umani e, al di là dei rapporti non sempre idilliaci che con essi possiamo instaurare, perché non farne la conoscenza? Vediamone insieme alcuni, e spazio permettendo, anche sui prossimi numeri di G&d dedicheremo loro un po’ del nostro interesse.

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Foto sotto: Chi non conosce la bellissima Cetonia dorata detta volgarmente Barsicula, lunga 14-20 mm, caratteristico di questo insetto è il volo che viene effettuato tenendo le elitre chiuse. Gli adulti si rinvengono su Rose in fiore, biancospino, sambuco e altri fiori in campi, prati, boschi e giardini. Succhiano il nettare dei fiori e la linfa che viene secreta da alberi malati o lesionati. Si può osservare da metà maggio fino a settembre. Nome scientifico Cetonia Aurata

Foto a sinistra: Vanessa dell’ortica: ha una lunghezza dell'ala anteriore 22-27 mm. Diffusa in tutta l'Europa. Presente in tutta Italia esclusa la Sardegna. E’ una specie con tendenze migratorie che si rinviene in diversi ambienti, dal piano basale a quello montano fino a oltre 3000 metri sul livello del mare. Il nome deriva dalla pianta nutrice. La sua larva caratteristica, nera ricoperta di tubercoli spinosi, si sviluppa divorando le foglie dell'ortica (Urtica dioica) sulle quali la si può rinvenire in gran numero, in grosse concentrazioni. Una sola generazione annuale, con sfarfallamento degli adulti da giugno ad agosto. Nome scientifico Aglais urticae Foto sotto: noto come Aglio delle vigne o Aj selvatich, nome scientifico Allium vineale è presente in tutto il nostro Monferrato


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