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EDITORIALE Renzo Iorio Matteo Zoppas

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LIGURIA Il mare d’inverno

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LE RESIDENZE SABAUDE Dalle Langhe alle Alpi marittime

VIAGGIO TRA LE STELLE Grand hotel Villa d’Este Villa S. Michele Hotel de Russie Gritti Palace

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POLITICHE TURISTICHE Bernabò Bocca Andrea Carandini

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TRENTINO ALTO ADIGE La tradizione dei mercatini I luoghi del gusto e del benessere

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LOCALI STORICI Onkel Taa L’Oste scuro

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PER CHI AMA LA MONTAGNA Natura e ospitalità

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VALLE D’AOSTA Il fascino della montagna

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SAPORI PIEMONTESI I grandi vini Dai tajarin al bonet I luoghi del gusto FRIULI VENEZIA GIULIA La regione dei presepi Percorsi sensoriali VENETO Lungo la via del vino bianco LOMBARDIA Le mostre di Palazzo Reale Ospitalità

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FRIENDS OF FLORENCE Mecenati per Firenze

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TOSCANA Atmosfere da scoprire

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CANTON TICINO I siti Unesco

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UMBRIA La patria del jazz Dove il tempo rallenta

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MARCHE Non solo mare I borghi più belli

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SALENTO Barocco e folclore Le eccellenze enogastronomiche I frutti della terra

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VAL DI NOTO Culla di Sicilia Un’isola da scoprire

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Editoriale

COME CAMBIA IL MERCATO TURISTICO econdo la Banca d’Italia, nei primi otto mesi del 2013 la spesa dei turisti stranieri che hanno visitato l’Italia per motivi personali è cresciuta del 4,1 per cento, rispetto allo stesso periodo del 2012, mentre è calata del 4,1 la spesa degli italiani che si sono recati all’estero per motivi personali ed è cresciuta dell’1,7 per cento per i viaggi di lavoro. Per continuare ad attrarre turisti e per restare competitivi sul mercato internazionale è evidente che occorre una strategia integrata a livello Paese, basata sull’innovazione, su infrastrutture moderne, sulla qualità dei servizi offerti, sulla professionalità della forza lavoro e su una maggiore collaborazione tra il sistema di formazione e di ricerca e le imprese. Il percorso da fare è ancora lungo. Le imprese e gli operatori turistici devono confrontarsi con il mercato attuale, ma non possono farlo con la visione, le abitudini e le attitudini del passato, perché i tempi, le modalità di scelta e di acquisto sono cambiati ed è quindi necessario adottare nuovi modelli.Vanno superate le gelosie tra territori e per fra crescere le loro dimensioni e la loro capacità d’incidere le imprese devono collegarsi e fare rete. Ma se si intende migliorare e incrementare la competitività turistica delle destinazioni italiane vi è la necessità, dal punto di vista politico, di riconoscere il turismo come leva fondamentale per lo sviluppo economico del Paese. A tal fine la politica e le amministrazioni devono avere una leadership chiara e indiscussa sui territori. Non è più tollerabile la disorganizzazione funzionale e operativa

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delle amministrazioni ed è indispensabile un’implementazione dei sistemi di gestione, coordinati anche a livello regionale, e una governance turistica basata sulla cooperazione fra pubblico e privato. Altro obiettivo da raggiungere è un uso più diffuso ed efficace delle nuove tecnologie, del web e dei social media per la gestione e integrazione dei diversi attori turistici e per la distribuzione dell’informazione. Per la crescita e l’efficienza del sistema turistico italiano, le nuove tecnologie avranno un ruolo determinante, non solo nella pianificazione dei viaggi, ma anche per la promozione e distribuzione dei prodotti. Dobbiamo, inoltre, risolvere al più presto la scarsa percezione del prodotto-destinazione che è il vero male che attanaglia il turismo italiano: segmentando i mercati, innovando la metodologia del linguaggio online, rafforzando il brand e impostando una comunicazione coerente e integrata. Il mercato turistico è cambiato profondamente e per recuperare competitività è necessario riconoscere il mutamento intervenuto innovando il prodotto e creando valore aggiunto.

Renzo Iorio, presidente di Federturismo

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RIPARTIRE DA IMPRESA E CULTURA livello internazionale la cultura italiana è considerata una ricchezza, a tal punto da concorrere a garantire al nostro Paese il mantenimento di un’invidiabile posizione tra le nazioni leader, eppure non riusciamo a sfruttare appieno questo patrimonio. Credo che per tornare a crescere e abbattere la dilagante disoccupazione giovanile serva una nuova visione strategica, condivisa dalla politica, dall’impresa e dalla cultura, che metta in relazione le aziende, i poli di ricerca, le risorse umane, le ricchezze paesaggistiche e artistiche. In un mercato in cui la competizione si sposta sempre più sul terreno dell’immaterialità, inoltre, la cultura, che per le imprese si traduce in knowhow, diventa un elemento indispensabile per incrementare la percezione di qualità che è solitamente associata alle produzioni del manifatturiero italiano, per trasmettere esclusività e sfruttare l’immagine vincente del made in Italy. Del resto, l’impresa può considerarsi a pieno titolo un’espressione culturale poiché nasce dall’interazione virtuosa di saperi diversi e specifici e produce a sua volta ricadute positive sul territorio. Per mantenere un vantaggio competitivo bisogna, però, coltivare e attrarre nuovi talenti, stimolare la formazione scientifica e la ricerca, elaborare strategie di promozione efficaci che permettano di acquisire una crescente visibilità

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Matteo Zoppas, presidente di Confindustria Venezia

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sui nuovi mercati. Investire in ricerca, formazione, training on the job e stage - come Confindustria Venezia ha fatto grazie a una partnership con Ca’ Foscari - significa incentivare lo scambio di merci e intelligenze, innescare esperimenti di contaminazione con altri Paesi, favorire, in generale, la costruzione di una società vivace e meritocratica. Nel contempo, il nostro territorio, in larghissima parte a forte vocazione turistica, sarebbe una piattaforma ideale per la promozione e l’internazionalizzazione delle imprese locali che potrebbero crescere e garantirsi nuovi sviluppi. Eppure, spesso, le aziende non sono percepite come una ricchezza del territorio da valorizzare e da integrare.

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Viaggio tra le stelle

INCANTO SUL LUNGOLAGO Quando si respira la storia e i fasti dei secoli passati sembra quasi di avere il percorso già scritto. È con questa forza che il Grand hotel Villa d’Este parla alla contemporaneità e ai suoi ospiti

Grand hotel Villa d’Este

di TERESA BELLEMO rson Welles ci scrisse La signora di Shanghai. Verdi e Puccini occuparono un intero piano. Alfred Hitchcock qui girò il suo primo film ambientato in un albergo, The pleasure garden. È il Grand hotel Villa d’Este, uno degli alberghi più belli del mondo. Affacciata sul lago di Como, sorta nel 1568 sulle antiche rovine di un convento, la villa ha visto scrivere alcune pagine di storia tra i suoi saloni. Incontri tra generali, nobili, primi ministri, prelati e teste coronate. Non solo, anche vicende tinte di giallo, omicidi e delitti a sfondo passionale consumati la notte di Natale, quasi a voler onorare il maestro de Gli Uccelli. Un passato glorioso che continua a essere celebrato ancora oggi. Molto spesso, infatti, quella villa che nel 1873 venne trasformata nel lussuoso Hotel de la Reine d’Angleterre, viene premiata con i più alti riconoscimenti internazionali. Nel 2009 Forbes la intitolò “Best hotel of the world” e nel 2011 il Telegraph l’ha nominata “Favourite hotel worldwide”. A dirigere questo tempio del jet set intenzionale lontano dai riflettori è Danilo Zucchetti. «Nei tanti anni di storia, Villa d’Este ha saputo diventare un brand riconosciuto

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in tutto il mondo. È sinonimo di raffinata ospitalità e di un’eleganza senza tempo, che non subisce le mode. Una destinazione in sé, meta di una clientela elitaria internazionale». Quali le caratteristiche necessarie per offrire un’ottima ospitalità? «Prima di tutto è necessaria una grande attenzione alla qualità e alla gestione delle risorse umane: è un fattore indispensabile per arrivare a essere eccellenti nell’ospitalità. Un servizio altamente professionale, ma espresso anche con il cuore, che sappia rivolgersi al cliente nella sua unicità.Villa d’Este è un esempio importante di come si possa coniugare la tradizione storica con la costante innovazione nei servizi. La capacità di difendere la propria identità continuando a innovare, percepire i cambiamenti e i desideri di una clientela sempre più esigente. Ci vuole molta dedizione e attenzione a ogni dettaglio per non perdere mai quota». L’hotel è stato a lungo nel mirino di investitori mediorientali. Cosa significa per una delle immagini dell’Italia nel mondo? «Significa molto, essere corteggiati dà sempre la misura di quanto si vale. Siamo anche consapevoli di rappresentare i valori che negli anni hanno

Danilo Zucchetti, direttore del Grand Hotel Villa d’Este di Cernobbio

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Viaggio tra le stelle

Grand hotel Villa d’Este

La hall del Grand Hotel Villa d’Este

fatto grande il made in Italy a livello internazionale e questo è certamente un fattore di attrazione per quella parte di mondo che è in crescita, ma che non possiede le nostre stesse qualità». Un visitatore cosa non deve assolutamente mancare di fare nel vostro hotel e nel territorio in cui è immerso? «La nostra clientela ama stare aVilla d’Este e godere dell’atmosfera che si respira, stare a bordo piscina sul lago, pranzare sulla terrazza, in una delle scenografie più romantiche al mondo. È un po’ come essere fuori dal tempo, veramente un luogo contemplativo. Fuori dal nostro cancello, però, c’è Cernob-

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bio con i negozietti, le trattorie, Como e le gite in barca sul lago. Insomma, molti modi di fare belle esperienze se si ha voglia di scoprire la zona. È uno stile da tradizionale villeggiatura sul lago. Chic e semplice allo stesso tempo». A Villa d’Este è successo di tutto. Ha un aneddoto a cui è più legato? «È vero, come si può immaginare la storia di un grande albergo è un po’ come il palcoscenico di un teatro. Ma se gliene dicessi uno in particolare mi sembrerebbe di sminuire la bellezza e anche un po’ il divertimento di avere a che fare con un mondo di vite diverse, tutte allo stesso modo interessanti».

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Viaggio tra le stelle

CULLA DEL RELAX di TERESA BELLEMO

Posizione panoramica e giardino all’italiana, un magnifico affaccio su Firenze e sullo sfondo i colli toscani. Quello che per molti è solo un’immagine sulla cartolina qui è la quotidianità Villa San Michele

n hotel che segue le stagioni.Villa San Michele, a Fiesole, chiude nei mesi invernali quasi a voler dire ai suoi ospiti “non vale la pena, se non possiamo offrirvi il massimo”. Anche se il massimo, in questo caso, non dipende da loro. Per quanto possano essere fascinose le brume e qualche fiocco di neve, è nei mesi primaverili ed estivi che il giardino terrazzato prende vita. È con i colori dell’autunno che i colli toscani diventano ancora più suggestivi. Non appena si varca la soglia, si intuisce che in principio Villa San Michele era un convento. Il bureau, infatti, è proprio dove un tempo sorgeva la chiesa. Fu fatto costruire nel 1413, in posizione dominante sulla città, da Niccolò Davanzati, anche se l’aspetto attuale si deve al progetto di ampliamento di Michelangelo Buonarroti. Ma è solo dopo il 1808 che venne trasformato in villa e vennero aggiunti un giardino all’italiana e le serre. La trasformazione in hotel è relativamente recente: dal 1952 Villa San Michele è uno dei più rinomati cinque stelle di Firenze. Ne parla il direttore Marco Novella.

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Recentemente il portale The Leading hotels of the world ha dato il premio “Commitment to quality” al vostro hotel. Cosa ne pensa? «Il premio come miglior hotel in Europa per la qualità è arrivato al termine di un anno ricco di soddisfazioni e di riconoscimenti. Lo scorso ottobre, infatti, oltre 50mila lettori della rivista Condé Nast Traveller Usa hanno votato Villa San Michele tra i primi 15 hotel del mondo e primo nella città di Firenze, confermando la nostra posizione di leadership nel mercato dell’hotellerie di lusso in città, in Italia e nel mondo. È un’enorme soddisfazione, frutto di un lavoro molto impegnativo che di anno in anno diventa sempre più mirato a migliorare la qualità percepita dai nostri ospiti». Qual è il vostro punto di forza? «Certamente si tratta di una miscela che si rivela poi vincente: investimenti sulla qualità, sulla ricerca e la formazione del nostro personale e sull’innovazione nel servizio, in modo da adattarlo alle esigenze dei viaggiatori di oggi». Come conquistate i vostri visitatori? «Il nostro hotel ha una forte identità e

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A destra, Marco Novella, direttore dell’hotel Villa San Michele

rappresenta un patrimonio unico. I nostri ospiti hanno passione per la scoperta, sono viaggiatori esperti e amanti della cultura in generale, vivono il viaggio come un’esperienza a livello emotivo, sensoriale e conoscitivo. Per farli felici bisogna regalare nuove emozioni e far vivere loro momenti indimenticabili». Sembra perfetto per una fuga dalla routine. Cosa fare, oltre a rilassarsi, ovviamente? «La cucina dello chef Attilio di Fabrizio è il fiore all’occhiello di Villa San Michele, per cui non posso fare a meno di consigliarla. Inoltre, c’è la nostra scuola di cucina, seguita personalmente da lui. Si tratta di un modo non solo per consacrare la gastronomia toscana, ma anche per far vivere ai nostri ospiti un’esperienza fondamentale della cultura del nostro territorio. Sedersi a tavola nella nostra

loggia con una vista incantevole su Firenze è come essere trasportati per qualche ora in un’altra dimensione, lontano dalla vita veloce di tutti i giorni. Dai giardini di Villa San Michele si apprezza la più bella vista sulla città e sulle colline che la circondano. Se si vuole uscire per una piccola escursione, a poche centinaia di metri da Villa San Michele, nel centro di Fiesole, c’è una straordinaria area archeologica dove si può apprezzare un bellissimo teatro romano. È una specie di isola spirituale piena di verde e di luce con un fascino prorompente e dalla quale si osserva un panorama mozzafiato». Molte personalità sono state ospiti dell’hotel. C’è qualcosa che l’ha colpita di recente? «Villa San Michele è un luogo di grande ispirazione. Non a caso, siamo stati spettatori, purtroppo senza accorgercene, della nascita di tante creazioni. In ordine di tempo, l’ultima è il libro Inferno di Dan Brown, che ha preso forma partendo proprio da un’idea venuta allo scrittore mentre era ospite della nostra struttura».

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BENVENUTI NEL GIARDINO SEGRETO di TERESA BELLEMO

Stefano Gegnacorsi, direttore dell’Hotel de Russie, non ha dubbi: l’ospite va coccolato e anticipato nelle sue richieste. L’effetto collaterale può essere quello di dimenticarsi che fuori c’è pur sempre la città eterna

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Hotel de Russie

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Hotel de Russie

Lobby dell’Hotel de Russie di Roma

inunciare a perdersi in una delle città più belle del mondo. Lasciare fuori i rumori dei clacson, del traffico. Dimenticarsi da dove si è venuti e vivere soltanto ciò che accade hic et nunc. Non è difficile se la porta che si chiude dietro le nostre spalle è quella del Jardin de Russie, il giardino dell’omonimo hotel, un’oasi verde nel centro storico di Roma, che da via del Babuino sale fino al Pincio, unendosi al parco di Villa Borghese. In origine un modesto vigneto, attorno al 1820 venne ridisegnato dall’architetto Giuseppe Valadier, che lo progettò secondo la moda del tempo, con parti architettoniche, vialetti di percorrenza e spazi di sosta, innalzando degli spalloni di verde e creando dei luoghi di frescura, con una piccola cascata d’acqua che scende in tre ninfei. È in

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questa cornice che l’Hotel de Russie accoglie i propri ospiti e per questo è diventato anche un elegante e rinomato punto d’incontro per tutta la città. Lo storico edificio a un passo da piazza del Popolo durante la seconda guerra mondiale venne occupato prima dalla Gestapo e poi dall’Armata americana. Dopo essere stato anche una delle prime storiche sedi della Rai, il palazzo rimase chiuso a lungo, fino al 2000. È grazie al tycoon inglese Rocco Forte che quel colosso vuoto nel centro è tornato agli antichi fasti dell’albergo a cinque stelle. Centocinquanta camere intitolate agli ospiti più illustri, un centro benessere e un “giardino segreto”, così chiamato perché nascosto dall’edificio che si affaccia su via del Babuino. È qui che nei mesi più caldi i clienti possono fare colazione, pranzare e cenare all’aperto; è qui che vengono conservati i secolari alberi ad alto fusto, i tappeti erbosi e le

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Viaggio tra le stelle

Una principessa araba ha voluto che ridipingessimo le pareti di un intero piano del suo colore preferito: fucsia brillante

Hotel de Russie

Stefano Gegnacorsi, general manager dell’Hotel de Russie di Roma

aiuole, i cespugli di rose antiche e gli alberi di arancio. È qui che ci si perde. Cosa fa scegliere l’Hotel de Russie? «La location in primis. L’hotel è situato nel cuore della città eterna, a pochi passi da piazza del Popolo e da piazza di Spagna. È l’ideale per andare alla scoperta degli angoli più segreti di Roma, ma è anche a due passi dalle vie dello shopping più esclusivo. Gli ospiti scelgono l’Hotel de Russie per il suo stile inconfondibile che interpreta perfettamente il lusso dell’essenziale della catena Rocco Forte Hotels. Un’accoglienza impeccabile e cordiale è riservata all’ospite da parte di tutto il team dell’albergo. Il servizio è attento ma, friendly, il cliente ha la sensazione immediata di essere arrivato in un luogo esclusivo, dall’atmosfera particolare, ricco di storia e di passato ma dove l’eleganza non è mai opulenta. Il design mo-

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derno e contemporaneo e l’attenzione per i dettagli creano intorno all’ospite un senso di armonia e di benessere». Chi è il vostro visitatore, quali le sue esigenze? «Il nostro ospite è un cliente abituato a viaggiare in tutto il mondo e a soggiornare in strutture di alto livello ed è quindi sofisticato, molto esigente, ama essere coccolato ed è sempre alla ricerca di nuove esperienze, uniche e personalizzate. Un forte orientamento al cliente e al servizio sono condizioni essenziali per dirigere un hotel prestigioso come il de Russie, insieme a una grande disponibilità e a una combinazione di sensibilità e intuizione per anticipare i desideri e le esigenze degli ospiti. Ma anche la capacità di guidare un team eterogeneo trasmettendo loro in modo efficace la filosofia e i valori del brand. Credo che il segreto sia la passione con cui svolgo il mio lavoro, con lo stesso entusiasmo e sorriso del primo giorno».

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Hotel de Russie

Vista su piazza del Popolo da una delle suite dell’albergo

Lavorare in un hotel così attento al cliente l’avrà portata a sentire richieste molto particolari. «Be’ sì. Qualche tempo fa, una principessa araba ha voluto che ridipingessimo le pareti di tutte le camere di un intero piano dell’hotel in cui soggiornavano lei e il suo entourage del suo colore preferito: un fucsia brillante. Una richiesta originale e che naturalmente non potevamo non soddisfare». Respirare Roma senza uscire dal de Russie. Cosa consiglia di fare? «Da questo punto di vista non c’è alcun problema, il nostro albergo riflette lo spirito della capitale e all’interno delle nostre mura si può respirare perfet-

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tamente l’unicità della città eterna. Sicuramente una cena al nostro ristorante, tra alberi antichi e roseti per degustare le prelibate creazioni culinarie di Fulvio Pierangelini, uno dei più celebrati chef del mondo, definito il “gran solista della cucina italiana”. Lo chef firma anche il trendy brunch del fine settimana. Doverosa una sosta anche al celebre Stravinskij Bar dell’hotel, situato nella Piazzetta Valadier. È qui che si beve l’aperitivo più in della città, i cui protagonisti sono i cocktail preparati dai nostri acclamati barman. Da non perdere infine una visita all’esclusiva wellness zone, dove una vasta gamma di trattamenti benessere prolungano la sensazione di piacere all’interno del nostro hotel».

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Gritti Palace

COM’È ELEGANTE VENEZIA di TERESA BELLEMO

Si può essere al centro di una delle città più belle e visitate del mondo e, allo stesso tempo, lontani dal caos? Sì, se vi accomodate sulla terrazza del Gritti Palace per uno spritz. O nella suite Redentore per vedere il Canal Grande dall’alto opo un restauro durato 15 mesi, lo scorso marzo l’hotel icona dell’ospitalità veneziana ha riaperto il boureau. I lavori hanno riportato lo storico palazzo gotico ai fasti del passato, senza però dimenticare l’attenzione per la modernità. Un tempo dimora della famiglia del doge di Venezia Andrea Gritti, il palazzo cinquecentesco si affaccia sul Canal Grande, nel cuore di una suggestiva zona di antiquari e gallerie d’arte, sul campo della splendida chiesa di Santa Maria del Giglio, di fronte Santa Maria della Salute e vicino ai gioielli di Piazza San Marco e del Teatro la Fenice.Antica residenza nobiliare, poi residenza di rappresentanza per ambasciatori delVaticano e visitatori illustri, nel 1895 fu trasformato in hotel di lusso e ben presto diventò simbolo di quel “savoir vivre” italiano, in sintonia con una natura dal fascino inimitabile. L’Hotel Gritti Palace è un’esperienza veneziana a tutto tondo. Al suo interno, infatti, primeggia

D A destra, Paolo Lorenzoni, direttore del Gritti Palace

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l’esclusivo ristorante Club del Doge, un viaggio nella tradizione culinaria del territorio, attraverso autentiche esperienze gastronomiche, per mano di chef internazionali. Cosa cerca un ospite quando sceglie il Gritti Palace? «I clienti del Gritti sono sicuramente abituati a soggiornare in alberghi esclusivi e di lusso, quindi abituati a un servizio attento e discreto, con aspettative molto elevate. Il nostro impegno è mirato non solo a comprendere, ma anche ad anticipare i loro bisogni, per far sì che possano godere appieno del loro soggiorno e assaporarne le emozioni. Il tutto è, infine, amplificato da ciò che contraddistingue il Gritti, cioè quel senso di familiarità che i nostri ospiti percepiscono non appena ne varcano la soglia». L’hotel dopo un lungo restauro ha riaperto la sala Explorer’s Library. Qual è la storia di questo luogo così suggestivo? «L’Explorer’s Library è una biblioteca che

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Una componente fondamentale del viaggio è l’aspetto enogastronomico legato al terroir


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Gritti Palace

La portineria del Gritti Palace

vuole rendere omaggio al ricco patrimonio letterario dell’hotel con volumi di ogni tipo, curiosità di viaggio, oggetti d’antiquariato, libri rari e classici di scrittori famosi. Tra questi, non possono certamente mancare Ernest Hemingway e Somerset Maugham, tra i molti che per anni hanno scelto il Gritti come loro residenza a Venezia». Puntate molto sull’aspetto gastronomico dell’esperienza. La scuola epicurea, il recente appuntamento con lo chef Burr. Cosa significa questo per il Gritti Palace e cosa intendete comunicare ai vostri ospiti? «Il Gritti fa parte del marchio The Luxury Collection, che riunisce una selezione di hotel e resort che offre esperienze uniche e autentiche da ricordare per sempre. Una componente assolutamente fondamentale del viaggio, che implica tra l’altro la conoscenza del territorio visitato, è l’aspetto enogastro-

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nomico legato appunto al terroir. Ogni giorno lo chef crea delle proposte con abbinamenti sorprendenti, benché basati sui prodotti locali appartenenti alla cucina tradizionale veneziana. Nella “grande carte” del nostro ristorante si possono trovare tutti questi sapori, che vengono accresciuti con accentuata ricercatezza non solo nel contesto della scuola epicurea, ma anche in occasione degli Scent dinner dello chef Chandel Burr». Il payoff del Gritti Palace è “La vita è una collezione di esperienze. Permettici di farti da guida”. Dunque, faccia da Cicerone per un suo ipotetico visitatore che non vuole perdersi le perle di Venezia e dell’hotel. «Venezia è una città con un’offerta così ampia e variegata che in effetti richiederebbe un soggiorno protratto per poterla assaporare appieno. Il nostro concierge, con la sua pluriennale esperienza, sa

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Gritti Palace

La libreria del Gritti Palace

consigliare sempre al meglio i nostri ospiti, indicando i luoghi da visitare più consoni ai loro gusti e propensioni. Per quanto concerne il nostro hotel, lo splendido Bar Longhi, con le famose pareti rivestite da specchi antichi lavorati alla veneziana, incisi cioè all’interno, e l’esposizione della nostra collezione di dipinti di Pietro Longhi e della sua scuola, continua a essere l’elegante luogo d’incontro internazionale e fulcro della vita sociale della città, con la sua offerta di eccellenti cocktail e prelibati cicchetti, perfetti per un aperitivo o uno

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spuntino serale. Il bar vanta anche uno straordinario menù di soufflé dolci disponibile sino a tarda ora, perfetto per un dessert dopo cena o in accompagnamento a un tè pomeridiano». Un aneddoto curioso accaduto al Gritti. «L’ultimo piano è ora occupato dalla nuova terrazza della suite Redentore, che ha una vista a 360 gradi su tutta Venezia. Molti clienti la scelgono per celebrare in un contesto unico al mondo il loro anniversario con una cena a lume di candela o il proprio compleanno con un esclusivo party».

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IL MERCATO HA SEMPRE RAGIONE

di FRANCESCA DRUIDI

No alla riduzione del limite dei contanti, sì alla rimozione degli ostacoli che frenano la riqualificazione degli hotel italiani. L’analisi di Bernabò Bocca

ospitalità italiana, nonostante l’incertezza economica e politica del Paese, continua ad attrarre turisti stranieri. Federalberghi registra, infatti, nel 2013 uno storico sorpasso: nel periodo gennaio-agosto, la componente estera della clientela degli alberghi (il 50,3 per cento) ha superato quella italiana (49,7 per cento). «È un dato storico – commenta il numero uno di Federalberghi, Bernabò Bocca – che però non deve farci spaventare o tanto meno preoccupare. È un segno dei tempi e in tempi di drammatica crisi, come quella in cui le economie dei principali paesi industrializzati del pianeta si dibattono da anni, è un segno positivo. Estremamente positivo». Tra criticità e prospettive, il presidente dell’organizzazione nazionale maggiormente rappresentativa degli albergatori italiani fa il punto della situazione. Come valuta, nel complesso, l’offerta delle strutture ricettive e la qualità dei servizi?

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«Il sorpasso degli stranieri è la risposta migliore. Abbiamo sicuramente uno dei poli turistici più attrattivi del mondo, per giunta dotato di un sistema ricettivo capace di soddisfare le esigenze di tutti i turisti del pianeta e adeguato nella sua molteplicità alla capacità di spesa di chiunque scelga l’Italia per un proprio soggiorno». Gli imprenditori del settore turistico stanno compiendo in questi ultimi anni un processo di riqualificazione importante. Quali restano le principali problematiche in questo ambito? «Burocrazia e accesso al credito sono per eccellenza i mali dai quali discendono molti dei problemi che non consentono al settore un ulteriore scatto. Uno scatto che, quando si verificherà, sarà in grado di produrre migliaia di nuovi posti di lavoro, di incrementare l’economia turistica, di accelerare i processi di ammodernamento e ristrutturazione delle strutture ricettive che abbisognano in modo

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Abbiamo un sistema ricettivo capace di soddisfare le esigenze di tutti i turisti del pianeta

Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi

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Politiche turistiche

Bernabò Bocca

continuativo di manutenzione per stare al passo con i tempi e cogliere, se non prevenire, i desiderata di una clientela sempre più, per fortuna, smaliziata e desiderosa di trovare un’ospitalità pronta a sorprenderla con soluzioni e servizi innovativi». Quali sono i servizi che oggi una struttura alberghiera competitiva dovrebbe erogare? «In un albergo, di qualsiasi livello esso sia, esistono ovviamente due generi di servizi: i servizi materiali e quelli immateriali. Per i materiali, la produzione italiana di arredi, complementi d’arredo, tessuti, posateria, cristalleria - e chi più ne ha più ne metta - è tra le migliori al mondo. Saper scegliere come allestire i nostri spazi comuni e le singole stanze è un insieme di decisioni compiute dalla proprietà, in collaborazione con architetti e arredatori che ci supportano in tali decisioni. Per i servizi immateriali, invece, la manutenzione è un lavoro diuturno, fatto di consigli che la proprietà deve quotidianamente suggerire ai collaboratori per stimolarli a dare in ogni caso il massimo della loro professionalità, partendo sempre e comunque da una cultura del sorriso». È allo studio in Italia una revisione della classificazione delle strutture ricettive. Cosa dovrebbe essere modificato questo sistema di valutazione? «Il prezzo al quale si vendono camere e servizi delle strutture ricettive li determina il mercato e il mercato è il miglior giudice al quale le strutture stesse devono ogni giorno sottoporsi. La classificazione ovviamente ha un senso per orientare la clientela e facilitarla nella scelta, ma poniamo il caso che un albergo a 3 stelle, per una propria scelta di prodotto, decida di arredarsi utilizzando un mobilio elegante, pratico ma in laminato, rispetto a un’altra strut-

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tura sempre a 3 stelle che prediliga mobili d’epoca e divani di marca. Sono entrambi hotel a 3 stelle. Domanda: possono vendere l’alloggio e i servizi al medesimo prezzo? La risposta è sì, a condizione che il mercato riconosca in entrambi adeguato il rapporto qualità-prezzo». In che misura un eventuale, ulteriore, abbassamento del limite dei mille euro in contanti nei pagamenti costituirebbe un danno per il settore alberghiero italiano? «Il danno sarebbe, oltre che economico, anche d’immagine. Le faccio tre esempi. In Austria, nazione confinante e capace di attrarre, grazie alla propria morfologia e ai propri impianti di risalita, flussi di turisti invernali quasi senza sosta, non vi è alcun limite al contante. Lei può pagare qualsiasi acquisto in qualsiasi esercizio commerciale, usando esclusivamente il contante. In Francia e in Spagna il limite c’è, ma arriva rispettivamente a 3.000 e a 2.500 euro. Tre paesi a noi vicinissimi, tutti turisticamente in competizione con noi, tutti pronti a sottrarci flussi di vacanzieri. Mi sembra di aver detto tutto».

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Un restauro importante riguarda l’Abbazia di Cerrate, un monumento meraviglioso in un paesaggio straordinario 40 • Mete Grand Tour

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LUOGHI SPECIALI

Politiche turistiche

di RENATA GUALTIERI

Cresce tra gli italiani la passione per il paesaggio e il patrimonio storico della nazione e Andrea Carandini invita ad amare il territorio come la propria casa Andrea Carandini

roteggere e recuperare il territorio italiano strappandolo all’incuria e all’indifferenza”. Era questo l’obiettivo della sesta campagna varata dal Fai “Ricordati di salvare l’Italia”. Una raccolta di fondi tramite sms che invitava gli italiani a sostenere l’impegno che da anni il Fai mette in campo per difendere il territorio italiano. Un’iniziativa che, commenta il presidente Andrea Carandini, ha riscosso un grande successo e lo dimostra anche la cifra raccolta: 750mila euro. In un momento di crisi economica, si percepisce più o meno attenzione da parte dei cittadini verso il patrimonio culturale? «Si avverte una passione sempre più diffusa verso l’ambiente, la natura, il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della nazione, che manca tra i politici, che quasi mai trattano questi argomenti che invece dovrebbero essere al centro di una politica di crescita». Qual è la sensibilità riscontrata tra i più giovani e come si esprime l’impegno del Fai a educare le nuove generazioni a trasmettere il concetto che il nostro patrimonio appar-

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tiene a tutta la collettività? «Il Fai ha da tempo inaugurato i gruppi giovani, che si stanno sviluppando sempre più, e questo dimostra l’interesse delle nuove generazioni verso queste tematiche. Bisogna ricordare che il Fai ha tra le sue missioni, oltre a quella di restaurare per sempre e per tutti i suoi beni e quelli dello Stato che gestisce, di educare e d’informare. Il rapporto del Fai con le scuole è molto intenso; ad esempio, nel corso della visita organizzata per scoprire La Cavallerizza, sede della Fondazione e archivio dell’emeroteca della Biblioteca nazionale braidense, si è registrata una grande partecipazione e assieme a maestre e professori delle scuole abbiamo discusso su come si può raccontare ai giovani il paesaggio. C’è un fermento nella società civile, di cui il Fai è parte fondante, ma la classe politica ha la testa rivolta al passato e non al futuro. Le cose dovranno necessariamente cambiare. Il nostro Paese non ha altra possibilità di svilupparsi se non valorizzando ciò che l’intero mondo ama dell’Italia». Ha evidenziato anche come il 10 per cento del territorio nazionale sia ad alto rischio di frane, alluvioni e terremoti. Quale l’impegno chiesto alla società e al governo?

A sinistra, l’Abbazia di Cerrate, in provincia di Lecce

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Politiche turistiche

Andrea Carandini

Sopra, il presidente del Fai Andrea Carandini

«L’impegno del governo è inadeguato perché le richieste del ministero non sono state assolutamente soddisfatte, i fondi erogati sono minimi. Il Fai, che ha cuore il presidio dell’ambiente, si occupa concretamente del paesaggio a rischio e minacciato, raccoglie appelli delle comunità locali, fa segnalazioni alle istituzioni, laddove è possibile interviene direttamente e organizza convegni ed eventi su tutto il territorio nazionale al fine di permettere a tutti gli italiani di partecipare e condividere i suoi valori. Proprio recentemente abbiamo organizzato un convegno nazionale in Sardegna, che era stato programmato ancor prima del disastro avvenuto, e che ha visto la presenza di almeno 1.500 persone; inoltre, abbiamo partecipato alla presentazione del Piano paesaggistico della Puglia per testimoniare quanto sia importante per noi la tutela del paesaggio. Purtroppo i nemici che vogliono cementificare e avere le mani libere sul territorio non mancano, ma speriamo che queste forze, che desiderano fare il vantaggio dei pochi e il danno dei molti, siano sconfitte». Tra i diversi interventi messi in atto, come quello nella Baia di Ieranto o per il Bosco di San Francesco, quali i più importanti? E di quali altre aree naturali si prenderà carico il Fai? «Il Fai si sta aprendo non più solo a immobili, cioè ville, castelli o negozi storici, come quello dell’Olivetti, ma anche al paesaggio. Non molto tempo fa ho inaugurato un meraviglioso pascolo alpino a 1.900 metri nella Valtellina e stiamo realizzando opere di recupero nelle Cinque Terre. Ci stiamo specializzando nel restauro del paesaggio in maniera tale che si diffonda la nostra esperienza e cresca la nostra autorevolezza fondamentale specie quando ci impegniamo in batta-

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glie nazionali, perché la gente sappia che prima di predicare facciamo». Nell’ambito dell’attività di restauro, quali interventi sono previsti in futuro? «Un restauro importante, che partirà a primavera, è quello della Abbazia di Cerrate in Puglia, un monumento meraviglioso in un paesaggio straordinario. Questo è un passo importante perché il Fai, che è più presente al nord e al centro, estende la gestione dei suoi beni anche nell’Italia meridionale». Come è possibile sensibilizzare gli italiani ad amare il territorio? E con quali iniziative il Fai cercherà di centrare questo obiettivo nel 2014? «Attraverso il contatto diretto con le scuole e grazie alle nostre iniziative annuali nazionali come i “Luoghi del cuore”, il censimento nazionale promosso dal Fai che ogni due anni chiede ai cittadini di indicare i luoghi che sentono particolarmente cari e che vorrebbero fossero ricordati e conservati per le generazioni future. Poi ci sono “Le giornate di primavera”, che ogni anno aprono in esclusiva agli italiani le porte di centinaia di beni in tutto il Paese. La missione del Fai è la stessa di quella del National trust:“curare luoghi speciali per sempre e per tutti”».

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Politiche turistiche

UN TURISMO SEMPRE PIÙ DIGITALE di LEONARDO TESTI

Nasce il registro online

L’Enit promuove il registro digitale delle strutture ricettive e sigla un’intesa con Expo 2015. Così il settore raccoglie la sfida delle nuove tecnologie

l governo italiano si muove verso la digitalizzazione dell’industria turistica. L’Enit, l’Agenzia nazionale del turismo, svilupperà un registro digitale dell’offerta turistica del nostro Paese, una sorta di catalogo virtuale dove imprenditori e operatori del settore potranno presentare le loro proposte e strutture e che sarà realizzato facendo riferimento agli standard maggiormente adoperati dagli operatori internazionali. Inoltre, l’unità per l’attuazione dell’Agenda digitale della Presidenza del consiglio dei ministri e il Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo hanno promosso un accordo tra Expo 2015 ed Enit che prevede l’adesione dell’Agenzia allo stan-

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Pier Luigi Celli, presidente di Enit

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dard dei servizi digitali dell’Esposizione universale. Il registro entrerà, infatti, a far parte dell’ecosistema digitale E015, affiancando così altri importanti progetti di standardizzazione del prodotto turistico avviati dalla Regione Lombardia e dalla Camera di commercio di Milano. La strategia del governo è quella di cogliere le opportunità offerte dall’Expo e soprattutto dall’adozione dell’Agenda digitale per incrementare sia la promozione dell’offerta turistica italiana che lo sviluppo tecnologico a supporto degli operatori del settore. L’Agenda ditale mira, infatti, a selezionare e definire alcuni standard nazionali in grado di assicurare l’accesso e l’interoperabilità dei sistemi, con ricadute importanti per il tessuto economico e sociale. Uno sfruttamento più efficace delle nuove tecnologie identifica il passaggio chiave per ridurre le tempistiche e i costi di gestione della pubblica amministrazione, facilitando così la vita di cittadini e imprese. E

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Giuseppe Sala, comm. unico per Expo 2015


Politiche turistiche

Nasce il registro online

anche il settore turistico non può che trarre dei considerevoli vantaggi dall’approccio contenuto nell’Agenda digitale, considerando la rilevanza che l’utilizzo di internet esercita oggi sulle dinamiche del comparto. La consultazione, la ricerca di informazioni e di opinioni, la prenotazione di servizi e alberghi, sono tutte fasi legate al turismo che vengono ormai effettuate in larga parte su internet. Per non parlare poi della fase del viaggio che, grazie all’uso di tablet e smartphone, viene sempre più condivisa sui social media, permettendo una promozione virale di località, mete e territori. Non è un caso che attualmente il turismo rappresenti il 46 per cento dell’ecommerce, la voce più pesante in assoluto, per un valore che viene stimato solo in Italia superiore ai 5 miliardi di euro annui. Registrare

un gap sul fronte digitale significa per l’Italia perdere terreno prezioso nei confronti dei competitor, in un’arena diventata fortemente globale. In quest’ottica, il registro digitale delle strutture ricettive è uno strumento strategico per gli operatori turistici italiani, che avranno la possibilità di pubblicare una descrizione della propria offerta con i riferimenti ai siti web proprietari. In questo modo, anche i soggetti più piccoli potranno affacciarsi con maggiore competitività sul mercato online, rafforzandosi nel rapporto con i grandi intermediari. Tramite il registro, l’offerta sarà contemporaneamente fruibile su un’ampia gamma di strumenti (tablet e dispositivi mobili in primis) e servizi digitali che i visitatori di Expo consulteranno prima e durante la loro visita. «Aprire il settore turistico al mondo digitale offre un valore aggiunto a Expo Milano 2015 – ha dichiarato il commissario unico per l’Expo Giuseppe Sala – perché consente di sistematizzare l’offerta che il nostro Paese mette a disposizione di milioni di visitatori provenienti da ogni parte del mondo». L’anagrafe digitale turistica, presentata lo scorso 14 ottobre, per Giuseppe Sala non è soltanto un mezzo di promozione all’estero, ma un tassello importante che «risponde perfettamente al piano delle attività che stiamo sviluppando nel contesto di un ecosistema digitale integrato: penso al progetto E015, grazie al quale l’intera città di Milano si farà trovare pronta all’importante appuntamento del 2015». Lo standard E015 è un’iniziativa che nasce dalla collaborazione tra la società Expo 2015 e i principali attori economici milanesi: Confindustria, Camera di commercio, Confcommercio, Assolombarda e Unione del Commercio.

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SI ACCENDE IL NATALE L’immancabile giro tra le bancarelle addobbate a festa delle piazze è un appuntamento che attrae sempre più turisti in Trentino Alto Adige. Davide Moroni ne racconta storia e curiosità di NICOLÒ MULAS MARCELLO

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Trentino Alto Adige

inizio del periodo natalizio in tutta Europa è scandito dai tradizionali mercatini che aprono i battenti circa un mese prima di Natale nelle piazze di alcune città e cittadine, offrendo specialità enogastronomiche e artigianali. In Italia è il Trentino Alto Adige la patria di questi appuntamenti che attirano ogni anno sempre più turisti, anche nei più piccoli paesini, grazie alla varietà di prodotti, spettacoli e animazione. Ed è proprio la portata scenica di ogni mercatino a incuriosire i visitatori. «Quelli altoatesini – spiega Davide Moroni, autore del libro “Mercatini di Natale. La guida completa ai mercatini di tutta Europa” – hanno inevitabilmente una matrice più germanica di quelli trentini, non solo per il tipo di decorazioni, ma anche per la varietà dei prodotti offerti». Dove è nata la tradizione dei mercatini natalizi? «Occorre fare una premessa: buona parte del-

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La tradizione dei mercatini

l’estetica e della ritualità del Natale in realtà ha ereditato la tradizione di celebrare San Nicola il 6 dicembre: all’iconografia del santo si ispira lo stesso Babbo Natale. Quindi, le tracce più antiche di questa tradizione - che risale addirittura a fine '400 - si ritrovano in Germania: quello di Norimberga è considerato il mercato più antico. Non è un caso, quindi, che i più caratteristici in Italia siano quelli delle Dolomiti e, in particolare, dell’Alto Adige.Va comunque precisato che esiste un altro filone, quello legato ai presepi, dove invece è l'Italia centro-meridionale a vantare una primogenitura». In Trentino Alto Adige ormai ogni località ha il suo mercatino. Quali sono i più antichi e quali caratteristiche li differenziano? «La tradizione più antica è sicuramente quella dell’Alto Adige, in particolare di Bolzano e Merano. Il capoluogo ha inaugurato una tradizione che inizialmente era rigorosamente limitata al periodo dell'evento, e quindi terminava il 23 o il 24 dicembre. Merano, invece, ha

Vale la pena mettere il naso anche al di fuori del mercato principale, spesso le altre stradine ospitano bancarelle da scoprire 50 • Mete Grand Tour

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Trentino Alto Adige

Nella settimana tra il 7 e il 15 dicembre si può assistere alla sfilata di Krampus, antiche rappresentazioni pagane di grande suggestione con chiari riferimenti demoniaci

inaugurato la consuetudine di proseguire fino all’Epifania (in Alto Adige la befana non esiste ma si celebrano i re Magi, ndr). A queste due località negli anni si sono aggiunte Bressanone, Vipiteno, Trento, Levico Terme, Arco, Rovereto e una miriade di piccoli centri. Accanto alle diverse specialità gastronomiche, va ricordata la vasta produzione di creme e oli cosmetici o salutisti estratti da erbe e principi vegetali. Inoltre, a Bolzano ogni anno viene messa in vendita la tazza e la palla di Natale di quella specifica edi-

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zione, oggetto ovviamente di collezionismo». Ci potete raccontare qualche curiosità che riguarda la storia dei mercatini della regione? «Se si ha occasione di capitare nella settimana tra il 7 e il 15 dicembre, sarebbe interessante assistere alla sfilata di Krampus, solitamente nei centri minori. Si tratta di antiche rappresentazioni pagane, con chiari riferimenti demoniaci, di grande suggestione. A questi riti e a queste maschere è anche dedicata una mostra attualmente in

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La tradizione dei mercatini

La tradizione dei mercatini più antica è quella dell’Alto Adige, in particolare di Bolzano e Merano corso al Museo civico di Bolzano». Quali consigli darebbe a chi non ha mai visitato questi mercatini e quest’anno volesse curiosare tra le specialità regionali di questi stand? «Vale la pena mettere il naso anche al di fuori del mercato principale, spesso le altre stradine ospitano bancarelle da scoprire. A Bolzano, ad esempio, la corte interna di Campofranco ospita stand gastronomici e spesso musica dal vivo, mentre in piazza Grano si trovano i banchetti di Onlus e organizzazioni di solidarietà, mentre via della Mostra è dedicata agli artigiani. Il dolce natalizio è il zelten, a base di noci, nocciole, scorza d’arancia, fichi secchi e uva passa.

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Ma naturalmente anche lo strudel è da non perdere, oltre a strauben e kaiserschmarrn, omelette fatte a pezzetti e guarnite con zucchero e marmellata di mirtilli. A Bolzano, poi, c’è l’unica rivendita ufficiale della Sacher in Italia: non specificatamente natalizia, ma certamente rappresenta una golosa e ottima idea regalo. Potrete vincere il freddo con un bicchiere di gluhwein o vin brûlé. Non manca lo street food, dagli immancabili würstel a la raclette (anche se la tradizione non è di queste parti). In Alto Adige si potrà acquistaro speck e kaminwurst, in Trentino non può mancare la carne salada, ma anche formaggi e grappe offrono soddisfazioni».

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MERANO DA FIABA Nel cuore di Merano una struttura per chi cerca il relax, ma anche per gli sportivi amanti del trekking mozzafiato o dello sci alpino. Senza dimenticare l’enogastronomia

di LORENZO BRENNA

erano offre una grande varietà paesaggistica, grazie al suo clima particolarmente mite. In questa zona convivono fianco a fianco flora mediterranea e alpina. Qui si trova il City Hotel, albergo di nuovissima costruzione, ideale per ritemprare spirito e corpo immersi in un’atmosfera semplicemente unica. «L’albergo aperto lo scorso luglio – rivela la direttrice Barbara Hölzl – sposa il concept del design contemporaneo: moderno,

luminoso e con colori vivi. E la posizione privilegiata al centro di Merano consente di raggiungere facilmente a piedi tutte le mete, dal centro storico, passando per le famose Terme di Merano, il giardino botanico e le meravigliose montagne circostanti». Il City Hotel dispone di 46 suite dotate di angolo cottura, un ristorante elegante e un tapas bar per gustare fantasiose pietanze con grande scelta di vini e birre. Per rilassarsi c’è una Spa con saune, zona relax, vasca idromassaggio sulla terrazza e sala fitness. «Gli ospiti possono prenotare le suite con colazione, mezza pensione oppure con la formula appartamento. – spiega Barbara Hölzl – Ciò consente loro di decidere giornalmente di gustare la colazione, la mezza pensione, le prelibatezze offerte nel tapas bar oppure di usufruire del room service. Per una vacanza diversa dal solito».

M Il City Hotel si trova a Merano (BZ)

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www.cityhotel-merano.it

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di REMO MONREALE

AL COSPETTO DEL GHIACCIAIO Paul Grüner fa da guida in un ambiente che l’uomo ha saputo rendere ospitale, per quanto rimanga ancora dominio incontrastato della natura

ella parte inferiore della Val Venosta, a circa 30 km a ovest di Merano, si trova l’imbocco della Val Senales. L’accesso alla valle è stretto e un po’ aspro ma si apre poco dopo su morbidi declivi, prima di poter cogliere con lo sguardo, arroccata sul versante sinistro della valle, la chiesa dell’antica certosa del Monte degli Angeli. Qui, nel paese che di Certosa ha preso il nome, si trova il Rosa d’Oro. «Anticamente – spiega il gestore Paul Grüner – era una semplice locanda paesana, cresciuta nel tempo fino a trasformarsi in un luogo di ospitalità per tutti gli amanti del relax, del piacere e della

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Trentino Alto Adige

tranquillità. Il suo elegante ambiente si trova a 1.300 metri di altitudine e permette una spettacolare scenografia alpina». L’ambiente dell’albergo, con le sue 20 camere e le residence suites, è caratterizzato da materiali semplici e naturali, come lino, legno di larice e tessuto di Loden. «Il Rosa d’Oro – continua Grüner – sa coniugare in un unico luogo l’atmosfera ancora palpabile del ritiro spirituale e un raffinato senso per uno stile senza tempo, nella cornice del più puro lusso a quattro stelle, senza improbabili effetti scenografici. Per noi l’ospitalità è una sorta di missione. Per questo dedichiamo molto impegno anche alla cucina: proponiamo un’offerta sostanziosa di specialità regionali autentiche, accompagnate da ottimi vini altoatesini, acqua fresca di fonte e amabili distillati. Anche al rifugio facciamo consapevolmente uso di prodotti altoatesini di

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qualità. Le specialità assolute sono le costolette e lo strudel di mele, che a queste altitudini riesce sempre perfettamente». Il Residence dispone di otto appartamenti. Ma il Rosa d’Oro dispone anche di un rifugio detto Bella Vista. «Non è solo un nome – sottolinea Grüner – Qui la vista spazia davvero sulle cime oltre i tremila metri che ci circondano, lontane da qualunque fonte luminosa. Bella Vista è un nome che è anche un programma e per questo non solo le nostre camere, ma anche i bagni e le docce del rifugio offrono scorci panoramici incomparabili sulle nevi del ghiacciaio circostante. La struttura offre alloggi per tutti i gusti, per coppie e famiglie, con camere doppie e multiple, ma anche con camerate per gruppi ed escursionisti. Le stube sono la cornice ideale per trascorrere il tempo in compagnia, giocare a carte, chiacchierare e di tanto in tanto fare musica. A mezzanotte però tutti rispettano la quiete del rifugio. Anche al rifugio la comodità alpina, tanto amata da chi si trova in visita nel nostro paesaggio montano unico, è al centro delle nostre attenzioni». L’invito dei Grüner si estende a quello che definiscono un ristoro e un’avventura da cogliere con tutti i sensi. «L'attrattiva positiva del ghiacciaio – dice il gestore del Rosa d’Oro – e la peculiare purezza dell'aria di alta quota, sono note da secoli. Per questo abbiamo realizzato trattamenti della nostra linea cosmetica Glacisse, a base dell'estratto minerale Mica Glacial e di purissima acqua di sorgente». www.goldenerose.it info@goldenerose.it

Nella pagina accanto, Paul Grüner, gestore del Rosa d’Oro che si trova a Certosa (BZ)

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SECONDO NATURA Friedrich Steiner svela i segreti dietro lo spettacolo paesaggistico della Val Venosta, e dimostra come si possa ancora vivere “naturalmente”

iù comunemente ora si dice “biologico”, lontano dalla vita caotica delle città, invece è semplicemente “autentico”. La meraviglia altoatesina della Val Venosta offre un esempio fiabesco della vita naturale, senza sofisticazioni o artifici. Un aspetto su cui Friedrich Steiner ha basato la filosofia del suo Bio Hotel Panorama, a Malles, che gestisce con la sua famiglia. «Abbiamo le nostre radici nella tradizione e nella cultura della Val Venosta – afferma orgoglioso Steiner –, siamo custodi di

P Il Bio Hotel Panorama si trova a Mals/Malles (BZ)

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di RENATO FERRETTI

antichi valori e conoscenze. Così creiamo per i nostri ospiti un’oasi con un carattere unico e personale. Il mondo appartiene a chi lo sa apprezzare e quindi bisogna utilizzare rispettosamente le risorse della natura». Quello proposto dagli Steiner, in linea con il territorio circostante, è un soggiorno lontano dal turismo sciistico, chiassoso e congestionato delle vacanze in montagna solitamente intese. «Ogni particolare – spiega Steiner – punta a far vivere un’esperienza sensoriale unica, in cui riconquistare la sintonia con l’ambiente circostante. Oltre il panorama mozzafiato di cui

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si può godere dall’hotel, proponiamo escursioni sia a bassa quota sia più sportive ad altitudini maggiori. Nella nostra cucina gourmet diamo valore a prodotti genuini e al cento per cento biologici. Ma non solo. Ci sta particolarmente a cuore che i prodotti siano freschi, di provenienza regionale e di stagione. Ed è anche per questo che coltiviamo nel nostro orto biologico le verdure e i frutti più disparati, oltre a più di settanta diverse spezie ed erbe aromatiche, tra cui alcune delle quali ormai sconosciute. Tutto questo per preparare piatti tipici come i “Schlutzkrapfen”, mezzelune di farina di segale e frumento ripieni di ricotta e spinaci, con burro fuso e formaggio rims, altro prodotto tipico. Inoltre, l'impianto di riscaldamento a cippato di legno, l’acqua calda tramite teleriscaldamento, un riscaldamento a impatto zero sul clima e un

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sistema costruttivo con mattoni d'argilla (come naturale accumulatore termico) sono per noi una cosa ovvia». Infine, una delle grandi passioni di Steiner sono i distillati «che estraiamo dai frutti del nostro orto biologico – continua il titolare del Bio Hotel –. L'elaborazione coscienziosa e precisa ci ha garantito già alcune medaglie». www.biohotel-panorama.it info@biohotel-panorama.it

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NATURALE BENESSERE Alle pendici delle montagne del Gruppo di Tessa sorge l’hotel Waldhof dove l’ospitalità raggiunge la sua massima espressione nel centro benessere di LORENZO BRENNA

el cuore della Val Venosta, tra le maestose montagne del Gruppo di Tessa e le splendide cascate sorge il comune di Parcines. Il paese è solo pochi chilometri distante dalla città termale di Merano e l’atmosfera che si respira è magica. Parcines è la meta ideale per gli amanti della natura incontaminata, il suo territorio si espande da 500 metri di altitudine a valle fino ai 3.337 del Monterosso e offre una fitta rete di sentieri di oltre 200 chilometri di lunghezza, dalle semplici passeggiate a vere e proprie escursioni alpine. Oltre che per le magnifiche camminate Parcines è adatto per numerosi sport, dal parapendio al

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rafting, fino ad arrampicate mozzafiato. Gli amanti della neve non rimarranno delusi e nel periodo invernale potranno sbizzarrirsi vista la vicinanza di ben tre comprensori sciistici. Chi invece preferisce rilassarsi e farsi cullare in questa valle di smeraldo non tema, è nel posto giusto. A Parcines si trova l’hotel Waldhof, nel quale tradizione e modernità si sposano formando un connubio unico. Una moderna struttura dove la tradizione locale si ritrova nell’uso del legno e nella scelta dei particolari. La struttura, a conduzione familiare, fa parte del circuito Vitalpina, un consorzio di strutture alberghiere che raggruppa i migliori hotel altoatesini che pongono al centro del servizio una vacanza naturale basata sulle escursioni, sulla sana alimentazione e sui trattamenti del centro benessere a base di prodotti naturali locali. L’hotel Waldhof è il luogo ideale per ritemprare spirito e

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corpo dallo stress quotidiano, la struttura infatti può contare su un’area benessere, basata sulla tradizione olistica quindi all’insegna della sostenibilità e in armonia con la natura. L’indissolubile legame con il territorio si nota anche nell’utilizzo di prodotti esclusivamente naturali e locali, frutto della tradizione nella cultura del benessere e della sostenibilità, che vengono utilizzati sia nei trattamenti benessere che in cucina. Qui si possono gustare le ricette tipiche della zona, nate da segreti speciali e a volte quasi dimenticati, rubati dal libro di cucina della nonna, che incontrano le leggere creazioni della "Bella Italia". La preparazione accurata dei piatti e la scelta dei prodotti genuini è parte essenziale della filosofia Vitalpina che la famiglia Pichler ha sposato in pieno.

Hotel Waldhof di Parcines (BZ)

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www.hotelwaldhof.it

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Tra le Dolomiti, in Val di Funes, alla scoperta delle antiche qualità della “pecora con gli occhiali” la più antica dell’Alto Adige. Una carne gustosa, tenera e nutriente. Da rivalutare di MARCO TEDESCHI

ANTICHI SAPORI n progetto alternativo per conferire di nuovo il giusto valore alla "Villnösser Brillenschaf", la razza ovina più antica presente in Alto Adige. È con questo intento che è nato “Furchetta”. «Nel mio locale “Pitzock essen und trinken” – racconta Oskar Messner – utilizzo molto spesso questo tipo di carne e mi sono sempre chiesto perché fossi uno dei pochi a riconoscerne le qualità. È per questo motivo che quattro anni fa, insieme ad alcuni amici, abbiamo creato il progetto “Furchetta” con lo scopo di far riconoscere la prelibatezza di questa carne attraverso prodotti naturali unici nel loro genere, capaci di inserirsi

U Pitzock, essen und trinken si trova a Funes/Villnöß (BZ)

armoniosamente nell’antica tradizione della Val di Funes che si basa su un rapporto responsabile e sostenibile con la natura e le sue risorse». Ogni prosciutto, ogni salame e ogni affumello è lavorato a mano e prodotto artigianalmente secondo la tradizione. «La carne d’agnello di questa razza ovina è di alta qualità. Ha fibra sottile che le conferisce una consistenza particolarmente tenera. Il gusto è molto delicato e dal punto di vista nutrizionale si tratta di un alimento molto pregiato». Una prelibatezza che si colloca nel fantastico scenario della Val di Funes. «Si tratta di una delle più belle vallate delle Dolomiti. La particolarità di questa valle tra la Val Gardena e la Val Badia è la sua naturalità. Qui non abbiamo turismo di massa e puntiamo tutto su un approccio alternativo al turismo e sui cibi della tradizione». www.pitzock.com

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ESSENZA TIROLESE

di NICOLETTA BUCCIARELLI La tradizione tirolese rivive nell’Hotel San Pancrazio. Tra natura incontaminata caratteristica della Val d’Ultimo, comfort, benessere termale, cibi genuini e vini da degustare

rammenti di un'antica tradizione tirolese piena di tranquillità. È questa la nota caratterizzante di San Pancrazio, immerso nella Val d’Ultimo, distante dalla vivace città termale di Merano ma nello stesso tempo facilmente raggiungibile. È proprio in mezzo a quest’unione di natura e borgo tirolese che sorge l’Hotel San Pancrazio. «Il nostro albergo – racconta il titolare Siegfried Dissertori – è immerso nella semplicità del mondo contadino. Allo stesso tempo cerchiamo di offrire tutti i comfort che l'escursionista o lo sciatore desiderano dopo una lunga giornata trascorsa sulle montagne». Un hotel che rispecchia la tranquillità e l’atmosfera piacevole che il turista trova nella Val d'Ultimo. «I comfort e la moderna qualità della gestione completano un ambiente ideale per le vacanze, soprattutto grazie alla possibilità di godere

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L’Hotel San Pancrazio si trova a San Pancrazio (BZ)

l’assoluto relax dato dal centro benessere. Qui, è possibile dimenticare la fretta e il trambusto della vita quotidiana ricaricando energia proprio nel cuore della natura. Allo stesso tempo si può assaporare l’essenza della cucina locale, grazie ai prodotti freschi e locali e alle nostre cantine, fornite di vini eccellenti pronti da degustare». www.hotel-st-pankraz.com

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UN TUFFO NEL PASSATO I piatti preferiti dell’imperatrice Sissi rivivono nel ristorante Onkel Taa di Parcines. Janett Platino svela le abitudini culinarie degli Asburgo di NICOLÒ MULAS MARCELLO

el cuore del Sud Tirolo risiede uno dei locali storici di tradizione asburgica più singolari. La casa termale Bagni Egart, con il suo ristorante Onkel Taa e il Museo reale e imperiale è uno scrigno dove storia e tradizione conquistano tutti i sensi. «La nostra famiglia – spiega Janett Platino, chef del ristorante- gestisce questo ristorante dal 1980 ma la casa, che si chiama Bagni Egart, ha una storia secolare che risale al 1430. È la più antica casa termale di tutto il Tirolo. Già all’epoca dei Romani è stata trovata la sorgente e questa casa è stata costruita proprio su di essa». Accanto al ristorante c’è anche il museo dedicato agli Asburgo. Ci può raccontare qualche curiosità legata a questo luogo? «Abbiamo un’esposizione speciale dedicata all’imperatrice Elisabetta d’Austria, detta Sissi. Mio padre da bambino aveva incominciato a raccogliere cimeli perché la sua passione è sem-

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pre stata l’antichità. Sua zia nella stube aveva un quadro dell’imperatore Francesco Giuseppe, dalle sue storie nacque la passione per gli Asburgo. Ed è così che ha iniziato a collezionare oggetti, circa tremila pezzi inerenti gli Asburgo. Inoltre, abbiamo oltre 30mila oggetti esposti che raccontano la storia popolare tirolese e vetrine con oggetti in stile liberty. Poi c’è la cosiddetta “bottega della nonna”, che è un originale negozietto del paese di Santa Caterina in Val Senales, e vari altri oggetti della tradizione, come le cucine originali con tutti gli attrezzi, le stufe, e anche le tinozze (che sono anche il nostro logo) che narrano la tradizione termale di questo luogo». Quali specialità si possono assaporare nel vostro ristorante? Siete più legati alla tradizione o alla modernità? «Sicuramente siamo più legati alla tradizione, anche perché la nostra cucina è calata proprio nel contesto degli Asburgo con tutte le vecchie ricette originali dell’epoca. La ricerca

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Locali storici

Onkel Taa

Janett Platino, chef del ristorante Onkell Taa

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Locali storici

Onkel Taa

dell’originalità nella tradizione si fonde con la mia creatività. Ad esempio Sissi amava il semifreddo alle violette, oggi io ripropongo questa ricetta in veste di gelato, molto più cremoso e con una procedura diversa da quella dell’epoca». Tra i vostri menù c’è anche quello imperiale che si rifà alla tradizione asburgica. Quali erano i piatti preferiti dall’imperatore Francesco Giuseppe e da Elisabetta? «Francesco Giuseppe amava mangiare semplice, il suo piatto preferito era il manzo bollito. Ma anche il brodo condito con il manzo lesso o con il semolino. Sissi invece amava i piatti più eleganti e i menù a corte erano scritti in francese. L’imperatrice amava le ostriche, la mousse au chocolat, ma anche il risi e bisi, tutti piatti che andavano molto di moda all’epoca. L’Asti spumante era il suo vino preferito. Sissi preferiva mangiare soprattutto a pranzo, la sera spesso non cenava nemmeno. Nel nostro ristorante si possono assaporare svariate specialità. Una di queste è rappresentata dalle lumache: abbiamo un nostro allevamento e le cuciniamo in diversi modi».

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DETTAGLI GASTRONOMICI Buona cucina, ospitalità e attenzione verso le esigenze dei più piccoli. Ecco gli ingredienti per una vacanza indimenticabile. Il commento di Lara Toscana

volte sono i dettagli che rendono speciale una vacanza, e sedersi a tavola e lasciarsi viziare da pietanze preparate con i migliori prodotti di enogastronomia tipici del nostro Paese è sicuramente importante. Piatti tipici italiani e trentini vengono serviti al Residence Hotel Eden, che oltre a offrire montagne innevate, profumi del bosco, laghi incantevoli, malghe alpine e passeggiate nel cuore del Parco Naturale Adamello Brenta, prende i suoi ospiti per la gola. «Nel ristorante del nostro hotel – commenta Lara

A Il Residence Hotel Eden si trova ad Andalo (TN)

di EMANUELA CARUSO

Toscana – vengono preparate colazioni con ricchi buffet composti da succhi di frutta, prodotti biologici, dolci fatti in casa, yogurt e cereali; la cena è servita ai tavoli, con possibilità di scelta fra tre menù, un ricco buffet di antipasti e stuzzichini, piatti vegetariani, cucina per celiaci e pane fatto in case. Una volta alla settimana proponiamo la cena con cucina tipica a lume di candela, preparata esclusivamente con prodotti trentini». A conquistare gli ospiti dell’Hotel Eden è però anche la calorosa ospitalità con cui vengono accolti dallo staff. «Cerchiamo di rendere unica la vacanza di ciascuno dei nostri ospiti mettendo a loro disposizione camere, family suite e appartamenti confortevoli, una spa dove godere della massima tranquillità, e un ambiente attrezzato per i bambini, a cui viene dedicata molta attenzione anche durante i pasti con menù personalizzati, posate adatte e libri da colorare».

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www.hoteledenandalo.it

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IL FASCINO DELLA TRADIZIONE di NICOLÒ MULAS MARCELLO

La storia dell’impero austroungarico rivive ancora oggi in uno dei locali più antichi di Bressanone. L’Oste Scuro Finsterwirt è una tappa obbligata per chi visita la cittadina altoatesina ste Scuro è uno dei ristoranti più antichi dell’Alto Adige, sui suoi tavoli si sono seduti, nei secoli, arciduchi, scienziati e artisti. Oggi il ristorante è gestito dal proprietario e chef di cucina Hermann Mayr e dalla moglie Maria insieme a tutto lo staff: «Da sempre l’Oste Scuro-Finsterwirt, rappresenta un’istituzione per artisti, uomini politici, scienziati e buongustai di tutto il mondo in virtù delle proposte gastronomiche e dell’ampia scelta di vini pregiati». Quando è nato il locale e qual è la sua storia? «Oste Scuro-Finsterwirt è situato in uno dei più antichi edifici di Bressanone, le cui origini risalgono al tredicesimo secolo. Nel corso degli ultimi restauri è stato possibile riportare in vista sia alcuni dettagli architettonici di quell’epoca, sia l’intonaco gotico rimasto intatto attraverso mezzo millennio. In origine la casa era di proprietà dei canonici del Duomo e nel corso dei secoli ha subito vari rimaneg-

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Locali storici

L’Oste scuro

giamenti. È un’osteria dell’inizio del diciottesimo secolo, quando qui venivano serviti i vini della decima del capitolo del Duomo. A cavallo tra Ottocento e Novecento, il locale venne rilevato da Anton Mayr che vi realizzò la “künstlerstübele”, un ambiente tipico e pieno di fascino che ben presto divenne rinomato. I preziosi arredi, la ricca raccolta di quadri e grafiche di noti artisti, nonché di armi antiche e di vari oggetti d’uso, testimoniavano - e testimoniano ancora oggi - la sensibilità artistica del proprietario, che allestì anche il museo cittadino di Bressanone». Quali importanti personaggi si sono seduti alla tavola dell’osteria? «La fama del locale si estese ben presto a tutto il territorio dell’impero austroungarico, come è dimostrato anche dal registro degli ospiti di allora. Vi possiamo ammirare, tra le altre, le firme dell’arciduca Eugenio, dell’erede al trono, arciduca Francesco Ferdinando e della sua consorte, contessa Sofia von Hohenberg, nonché

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dell’arciduchessa Maria Josefa, madre del futuro imperatore Carlo. Vi troviamo, però, anche registrati artisti come Franz v. Defregger, Köster e Riss, scienziati e altre personalità di spicco». Quali sono le specialità che si possono assaporare nel vostro ristorante? Siete più legati alla tradizione o alla modernità? «I nostri piatti sono molti, ne cito solo alcuni: tortelloni al grano saraceno ripieni di caprino, filetto di razza bovina grigia alpina con frittelle di patate e per dessert i dolcetti di panpepato. È nostra cura far legare questa impegnativa tradizione con una gastronomia al livello dei nostri tempi». Per quanto riguarda i vini, quali sono i vini più importanti del territorio che si possono degustare? «Nella nostra enoteca si posso gustare e comprare vari tipi di vini. Tra gli autoctoni, i più importanti del territorio sono Lagrein, Schiava rossa, Gewürztraminer. E poi Sylvaner, Kerner, Sauvignon, Pinot Nero, Merlot e Cabernet Sauvignon».

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RAZZA ALTOATESINA di VALERIO GERMANICO al 6 all’8 giugno del prossimo anno, nel centro equestre di Merano, per celebrare i 140 anni di storia della razza Haflinger, si terrà una grande mostra con ben 200 cavalli. «L’Haflinger – racconta Erich Vill – è indissolubilmente legato alla sua terra d’origine, la Val Venosta - Alto Adige. È qui, infatti, che la razza è nata. Ed è nella cultura e tradizione di queste genti che essa affonda profonde radici». Erich Vill è titolare del Bio Landhotel Anna e dell’agriturismo e maneggio Vill di Silandro, che si affaccia sulla splendida Val Venosta e che è famoso per la torta di mele. «La mostra sarà un evento

D Due esemplari di razza Haflinger e, sotto, la torta di mele dell’agriturismo Vill di Silandro (BZ)

Erich Vill anticipa i contenuti principali della mostra provinciale Haflinger 2014 di Merano. Un appuntamento imperdibile per gli amanti dei cavalli

davvero speciale – aggiungeVill –. Sarà l’occasione per apprezzare i progressi che la selezione della razza ha fatto dal 2007, anno dell’ultima grande mostra provinciale. Inoltre, il 2014 sarà anche l’anno del sessantesimo anniversario della Federazione Allevatori Haflinger dell’Alto Adige, e per questo il programma a contorno della manifestazione sarà particolarmente ricco e curato». È previsto un grande corteo con cavalli agghindati a festa, carri storici e carrozze con ospiti d’onore provenienti da tutto il mondo. «Il corteo attraverserà le strade di Merano fino all’ippodromo, dove saranno presentati i soggetti in mostra, accompagnati da spettacoli equestri in cui le bionde dell’Alto Adige potranno dimostrare tutta la loro universalità». www.vill.it

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Trentino Alto Adige

ALL’OMBRA DELLE DOLOMITI Suoni, colori e profumi di un territorio selvaggio e incontaminato ricco di paesaggi suggestivi e famoso centro sciistico. Siamo a Fai della Paganella, piccolo comune nella magica cornice delle Dolomiti di LORENZO BRENNA

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ai della Paganella, piccolo comune del turistico Trentino, si estende lungo una magnifica terrazza con vista sulla valle dell’Adige, circondata su due lati dal monte Fausior e dalla Paganella, l'uno famoso per i percorsi di orienteering e la natura incontaminata, l'altra per le rinomate piste da sci. Il paese, famosa meta fra gli sciatori, è attrezzato con impianti di risalita di ultima generazione che salgono fino alla cima

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Il resort Sport Hotel Panorama di Fai della Paganella (TN)

della Paganella e si collegano con quelli di Andalo. Ma non solo sci, Fai della Paganella è il luogo perfetto per chi desidera rilassarsi all’ombra delle Dolomiti. «Trascorrere vacanze nel nostro resort è la scelta giusta per chi desidera riscoprire le tradizioni e la cultura di una regione generosa e ospitale - dichiara Francesca Mottes, titolare dello Sport Hotel Panorama - sempre attenta alla salvaguardia dell’ambiente e alla valorizzazione del territorio». Proprio per gli amanti del relax l’hotel offre una delle più grandi Spa del Trentino, tra le pochissime dotate anche di sorgente oligominerale e un centro wellness con beauty farm e palestra. Ma il vero protagonista è il meraviglioso paesaggio. «L’Altipiano della Paganella con le sue praterie, i suoi boschi incantati e l'incantevole

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lago di Molveno cinto dalle pallide e silenti guglie dolomitiche, guardiane di miti e leggende lontane, offre uno scorcio suggestivo e di profonda bellezza su un territorio antico, ricco di tradizioni e di cultura». Il resort, situato nelle Dolomiti di Brenta, offre viste emozionanti su paesaggi naturali unici e protetti. I Monti Pallidi infatti sono stati riconosciuti nel 2009, Patrimonio Naturale dell’Umanità dall’Unesco, encomio prestigioso meritato soprattutto per gli splendidi fenomeni naturali, la particolare bellezza faunistica e vegetale e l’unicità paesaggistica, geologica e geomorfologica di queste montagne. Per una struttura simile, immersa nella natura, il rispetto per l’ambiente è imprescindibile. «La sensibilità che da sempre caratterizza la nostra famiglia nei confronti della natura e dell’ambiente

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La vacanza è concepita come riequilibrio psico-fisico attraverso un benessere a tutto tondo che coinvolge i sensi passando dalla tavola alla Spa – spiega Francesca Mottes - non poteva che portare alla certificazione europea Ecolabel per tutta la struttura. L’Ecolabel è il marchio ufficiale europeo di qualità ecologica; uno strumento volontario, selettivo e garantito, controllato dalla Commissione Europea. Il resort è dotato di un efficiente sistema di coibentazione, un impianto di cogenerazione e uno di pannelli solari, inoltre gli orti sono passati alla coltivazione biodinamica». La filosofia dello Sport Hotel Panorama si basa sul benessere profondo per corpo e mente, di natura e ambiente rispettati e valorizzati. «Un'essenza ricercata nella qualità della vita, nella sostenibilità e nell'esperienza di una vacanza concepita come riequilibrio psico-fisico attraverso un benessere a tutto tondo che coinvolga i nostri sensi passando con sapienza

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dalla tavola alla Spa». Fin dal 1885 la ristorazione ha avuto un ruolo cruciale nell’attività della famiglia Mottes, un’assortita squadra di cuochi è sempre occupata in progetti da assaporare e gustare con piacere. «Anche e soprattutto in cucina l’attenzione viene posta innanzitutto all’acquisto responsabile – rivela la titolare dell’hotel - alla qualità dei prodotti tipici e delle materie prime possibilmente di origine biologica e a chilometro zero. Gran parte degli ortaggi proposti nei mesi estivi vengono prodotti nella campagna di nostra proprietà. La cucina del ristorante dell’Hotel si fregia del marchio qualità Osteria Tipica Trentina, garanzia dell'alta qualità della ristorazione». www.sporthotelpanorama.it

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NATURALE OSPITALITÀ Un ambiente immerso nella natura, dove si propongono cibi e vini del territorio. Con qualche commistione ella valle del porfido, regno di piccoli borghi, vigneti terrazzati, Müller Thurgau, piramidi di terra e del torrente Avisio sorge la Locanda del Passatore. «Mio marito, mia sorella e io – spiega Maria Nardin – abbiamo ristrutturato la casa dei nostri genitori, trasformandola in una dimora dove poter soggiornare, in due camere ognuna con il proprio bagno, e poter gustare piatti dal sapore antico proposti però in chiave moderna. In noi, il piacere di ospitare è innato, ragion per cui accogliamo a braccia aperte ogni ospite e curiamo ogni dettaglio del suo soggiorno, cercando di farlo sentire in famiglia. Conquistiamo chi viene nel nostro piccolo resort con pietanze prelibate e vini prodotti dalle aziende del territorio e dalla grande cantina sociale Valle di Cembra Cantina di montagna. La nostra cucina unisce lo spirito emiliano-romagnolo di mio marito al mio, che è trentino. Ne escono piatti quali praline di baccalà con patate, spinaci e mandorle e filetto di maiale profumato al Calvados con mele renette stufate

di EMANUELA CARUSO

N La Locanda del Passatore si trova a Faver (TN)

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e porri. Nei primi piatti trionfa la pasta fresca tirata a mano: tagliolini con code di gamberi, capesante, champignons e rucola, tortelli allo zafferano su vellutata di melanzane e ravioli con mozzarella di bufala. Infine tra i dolci proponiamo zuppetta fredda di pere con gocce di ricotta e cialda alle mandorle e crema di latte con salsa ai frutti rossi».

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www.locandadelpassatore.com

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Trentino Alto Adige

SUGGESTIONI SUL LAGO

di MATTEO GRANDI

ove l’acqua del lago si fa più blu. È così che gli abitanti di Riva del Garda, o Rìa del Garda in dialetto gardesano, amano descrivere il luogo, famoso per il suo clima, per il paesaggio dal fascino naturalistico unico e per le ampie spiagge. Un punto d’incontro per gli appassionati di sport come vela e windsurf, arrampicata, mountain bike ed escursionismo e un luogo che conserva il fascino del passato nelle sue pregevoli architetture. È proprio nel cuore di Riva del Garda che si erge il Grand Hotel Liberty, un signorile palazzo del primo Novecento. «Il nostro Hotel – racconta il direttore Alessandro Calzà – mantiene intatto il fascino dell’eleganza e della raffinatezza degli albori novecenteschi. Ampi saloni in stile e un meraviglioso giardino, fanno da cornice al centro benessere e a una cucina d'eccezione». A disposizione degli ospiti c’è anche una piscina all'aperto e un centro beauty interno. «Offriamo anche la possibilità di usufruire di una palestra attrezzata, di una piscina interna riscaldata, di una

D Il Grand Hotel Liberty si trova a Riva del Garda (TN)

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Un viaggio nel cuore di Riva del Garda, dove le bellezze naturalistiche s’intervallano all’eleganza e alla raffinatezza degli albori novecenteschi. Il fascino del Grand Hotel Liberty

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Ampi saloni in stile e un meraviglioso giardino fanno da cornice al centro benessere e a una cucina d'eccezione sauna, un bagno turco, un vitarium, zona relax e idromassaggi. Il tutto degustando tisane e frutta fresca». L’aspetto relax e wellness è tra i punti di forza dell’Hotel. «Il nostro personale è tutto altamente qualificato e disponiamo di prodotti di prima qualità come Maria Galland e Piroche, per i trattamenti utilizziamo anche alghe e bagni di fieno. Per quanto riguarda invece l’attività sportiva proposta in hotel abbiamo una palestra Technogym ben attrezzata». Partendo dall’hotel, gli scenari naturali che possono prospettarsi per gli appassionati sono vari e di particolare rilevanza. «Per gli sportivi, ci sono moltissimi percorsi da fare in bici mentre per gli amanti delle passeggiate

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consiglierei di visitare il centro storico a 300 metri e il lungo lago, sempre a poca distanza. Da lì, camminando in pianura, è possibile arrivare fino ad Arco, una città alle pendici di una rupe rocciosa dalla quale il magnifico castello medievale domina l'intera valle dell'Altogarda». Ottima meta estiva per il turismo balneare e naturalistico, Riva del Garda durante l’inverno offre scenari suggestivi e fiere caratteristiche. «Nel periodo natalizio è possibile visitare i vari mercatini mentre ad Arco, è in programma un’interessante mostra di Giovanni Segantini».

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www.grandhotelliberty.it

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Trentino Alto Adige

SULLE RIVE DEL LAGO DI LEVICO di MARCO TEDESCHI

Per un’immersione completa nella natura e per sperimentare un’idea di wellness rilassante e rivitalizzante i tratta del secondo lago più esteso della Valsugana ma, soprattutto, dell’unico lago del Trentino Alto Adige a ottenere il riconoscimento internazionale Bandiera Blu della Fee (Foundation for Environmental Education) per l’anno 2013. Si tratta del Lago di Levico, un connubio esemplare di acque limpide, spiagge e politiche di gestione turistico-ambientali ecosostenibili. Ed è proprio sulle rive del lago di Levico che sorge l’Hotel Al Sorriso Greenpark.Tutt’intorno, un grande parco di 20.000 metri quadrati che colpisce per il giardino curato e per il suo perfetto inserimento nell’ambiente naturale circostante. Lo scorso anno – racconta la titolare Donatella Bommassar

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– abbiamo festeggiato i primi cinquant’anni di questa struttura che è diventata un vero punto di riferimento per l’idea di wellness che ingloba e per il piacere e il relax che si può provare visitandola. L’uso in cucina dei prodotti trentini si integra perfettamente con la verdura del nostro orto biologico, dove gli ospiti hanno la possibilità di cogliere le fragole o i mirtilli direttamente dalla pianta». L’hotel è dotato di 900 mq coperti dedicati al benessere della persona. «Dalla piscina coperta, attraverso le vetrate, è possibile ammirare il magnifico parco e il lago adiacenti. Nella zona thermarium sono invece a disposizione varie tipologie di saune. Nella beauty-farm presentiamo invece i massaggi con le campane tibetane nella romantica atmosfera della torretta. Sono disponibili inoltre varie tipologie di massaggi e la rilassante stone therapy, oltre a vari trattamenti corpo, viso e bagni di fieno che viene falciato sui prati di Vetriolo Terme». Opportunità di benessere consigliate sia per un soggiorno durevole sia per un day-spa.

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«Interrompere il ritmo quotidiano con un giorno di relax apporta enormi benefici. Le possibilità che l’hotel offre a chi volesse scegliere la soluzione del day-spa sono 3: il day-spa relax, sport o beauty». Per un’immersione totale nella natura, l’hotel propone inoltre il trekking del benessere. «Si tratta di una passeggiata guidata, accompagnati da un’esperta collaboratrice dell’hotel, attraverso il nostro parco. Qui sarà possibile provare sensazioni deliziose grazie allo stretching, alla respirazione e alla meditazione guidata. Alla fine del percorso, si potrà sperimentare inoltre l’inusuale e affascinante abbraccio agli alberi. Abbracciare un albero infatti – conclude Donatella Bommassar - serve per assorbire la linfa vitale della pianta e, anche se è difficile spiegarlo a parole, sentirsi subito ricaricati». Un modo inusuale per rilassarsi e riacquistare energia in un contesto unico. www.hotelsorriso.it www.benesseretrentino.it

L’Hotel Al Sorriso Greenpark si trova a Levico Terme (TN)

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SLOW LIVING ra il Lago di Garda, le Dolomiti di Brenta, il Parco Adamello Brenta e le Terme di Comano, in un curatissimo parco di quattro ettari spunta un’antica villa storica del 1850, da qualche tempo trasformata in hotel charme e relax. Anima della nuova vita di questo magnifico edificio è Cristina Cattoni. «Gli ospiti trovano a Villa di Campo – spiega – una vacanza che permette di immergersi nei ritmi della natura all’insegna del benessere e del relax del corpo, dello spirito così come del dolce far niente». Questi ritmi si riscontrano nella gustosa cucina proposta a Villa di Campo, ma passano anche per l’orto biodinamico, entrando infine nel centro benessere dell’hotel. «Il tipo di cucina e i piatti che presentiamo agli ospiti – commenta ancora Cristina Cattoni – sono volutamente orientati al naturale e prediligono ingredienti e prodotti di stagione

T Cristina Cattoni, titolare della Villa di Campo di Comano Terme (TN)

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di EMANUELA CARUSO

Una vacanza può far riscoprire il piacere di vivere con tranquillità, a contatto con la natura e con tutto ciò che può rilassare il corpo e la mente. La parola a Cristina Cattoni

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Trentino Alto Adige

La cucina naturale, l’orto biodinamico e il centro benessere vi faranno conoscere il piacere di una vacanza slow living e del territorio, possibilmente bio. Questo vale anche per i vini proposti in carta. La pasta è fatta in casa e realizzata con farina di kamut, grano saraceno e farina di storo. Il pane e i dolci fatti con pasta madre rispettano la lievitazione naturale. Le marmellate del buffet colazione sono fatte in casa e le tisane biologiche. È poi grazie al nostro orto se possiamo servire ortaggi ed erbe aromatiche appena colti. L’orto biodinamico, che curo personalmente, è infatti un modo efficace per ritornare alla terra e recuperare uno stile vita più sano e tranquillo. I nostri ospiti possono fermarsi nell’orto, curare e coltivare insieme a me ortaggi e verdure, e riscoprire i sapori genuini dei frutti maturi. Lo stesso orientamento si sperimenta anche nel centro

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benessere della nostra Villa di Campo, dove tutti i trattamenti –olistici viso, curcubita gommage, vitalis massage aroma pure, bagni di vapore alpine-healthcare – sono effettuati con prodotti naturali, privi di profumi e coloranti e conservanti sintetici». Charme e relax si incontrano di nuovo nelle camere e nelle suite messe a disposizione degli ospiti, così come nella Casina del Glicine, dove è possibile portare i propri animali. Villa di Campo anche una splendida location per chi desidera organizzare una festa di matrimonio in un contesto “new chic e charmant” affidandosi alla “regia” di Cristina. www.villadicampo.it

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di ROBERTA DE TOMI

DELIZIE VALSUGANE Una cucina che segue i ritmi delle stagioni, mantenendo il contatto con le sue origini, ma proponendosi in veste sempre nuova e stuzzicante, grazie alle “mani di fata” di Lucia Gius

alta Valsugana non è soltanto una meta per gli appassionati della montagna, ma è anche un luogo per chiunque voglia rifugiarsi in un piccolo Eden dove raccogliere frutti per niente proibiti. I ritmi della natura, traboccante di vita e verde, si rispecchiano anche nella varietà delle portate che arrivano in tavola alla trattoria Maso Cantanghel. Gli arredamenti a tinte calde che arricchiscono l’interno di una vecchia casa rurale risalente al Settecento fanno da corollario all’attività di una cucina che si rinnova continuamente, mantenendo intatte le radici trentine. «I primi piatti classici della trattoria – spiega Lucia Gius – sono diversi: gnocchi, canederli, orzetto. Per i secondi, spiccano la pancetta stufata con carré di maiale al latte e involtini di verza e il bollito di manzo condito con cavolo cappuccio, fagioli e tortino di patate. Un’altra proposta che ha soddisfatto diversi i palati è il fiore di zucchina con ricotta, salsa di pomodoro e insalatine, verdure tutte raccolte dal mio orto. Non mancano poi i sapori di altri tempi, come la polenta di Storo con funghi misti, formaggio di malga e salsiccia, e piatti che evocano le atmosfere della montagna quali i tagliolini fatti in casa con porcini e Trentingrana». Un secondo molto richiesto è lo stufato di manzo, di cui Lucia Gius

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ci descrive la preparazione: «Si soffrigge nel burro una cipolla tagliata grossa e si fanno rosolare due guanciali di manzo. Si sala, si aggiunge la carota e il sedano tagliati grossi, l’alloro e, infine, si spruzza il tutto con vino bianco. Si cuoce per 30 minuti, poi si sparge su metà della carne il vino bianco, si copre e si lascia cuocere a fuoco moderato per due ore. A cottura ultimata, si raccolgono le verdure cipolla, carota, sedano e verza -, le si trita e le si rimette nel sugo. Nel frattempo, si fa bollire la verza in acqua, cipolla, olio e vino bianco. Alla fine si serve il manzo con polenta e verze». Per accompagnare il pasto si può scegliere l’etichetta più adatta dalla cantina della trattoria. E, a fine pasto, la titolare consiglia «il gelato alle nocciole e piccoli pasticcini fatti in casa, prima del caffè». lucia.gius@gmail.com

La trattoria Maso Cantanghel si trova a Civezzano (TN)

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UNO SPECCHIO PREZIOSO reziosa perla in più prezioso scrigno". È così che il poeta Antonio Fogazzaro amava definire il lago di Molveno, specchio d’acqua trentino che deve gran parte del suo fascino alla cornice naturale che lo circonda: la catena centrale del Gruppo di Brenta a Ovest e a Sud Est, il massiccio del monte Gazza e della Paganella. E sulle rive di questo lago, l’Hotel alle Dolomiti. «Ci troviamo – racconta Serena Sartori, co-titolare dell’hotel insieme alla famiglia da 5 generazioni - nella zona più bella del paese, di fronte alla spiaggia e all’ingresso del Parco Naturale Adamello-Brenta. Dalla nostra tenuta si gode una vista splendida da tutti i lati: da una parte il lago di Molveno, che ha ricevuto la Bandiera

P L’Hotel alle Dolomiti si trova a Molveno (TN)

Alla scoperta delle Dolomiti. Un incontro di paesaggi mozzafiato e gustosi piatti elaborati sul lago di Molveno di MARCO TEDESCHI Arancione di Legambiente, e dall’altra le Dolomiti di Brenta (patrimonio Unesco dal 2009)». In questo Hotel a gestione familiare in ogni caso non si viene soltanto per la splendida veduta. «Un nostro lustro è sicuramente la ristorazione curata direttamente dal patron della casa Renato, che sposa la filosofia del mangiare con gusto, ma sano e leggero. Per questo utilizziamo solo prodotti freschi e possibilmente del territorio».Tra le ricette della stagione spicca il Bauletto di verza con cuore di zucca gialla e mostarda. «Si tratta di un piatto gustoso ma delicato, adatto anche ai vegetariani. Un’ottima ricetta con prodotti di stagione da poter servire su una leggera passata di zucchine o ceci».

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www.alledolomiti.com

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IL FASCINO DELLA MONTAGNA di RENATA GUALTIERI

La Valle d’Aosta è un vero paradiso per gli sport invernali. Il giornalista Carlo Gobbo ci svela le mille opportunità che questa terra offre agli sportivi e non solo

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a più piccola regione d’Italia offre infinite possibilità agli appassionati degli sport invernali che, nei numerosi comprensori disponibili, possono praticare tutte le attività che si possano coniugare con la neve. Lo sci alpino può contare su chilometri e chilometri di piste, da Gressoney a Champoluc, da Breuil/Cervinia a Courmayeur, da La Thuile a Cogne, fino a Pila, senza dimenticare località quali Champorcher, Flassin,Valgrisenche, Rhemes,Valsavarenche. Il comprensorio del Monterosa, quello del Cervino, Courmayeur, La Thuile e Pila sono tasselli di grande qualità nell’offerta valdostana. «Ricordi sportivi e giornalistici mi legano però a Pila - precisa il giornalista Carlo Gobbo, storica voce dello sci - la stazione per antonomasia del capoluogo regionale, oggi collegata con una veloce ovovia che parte da Aosta. Le piste sono affidate alla supervisione di Mauro Cornaz, tecnico tra i più quotati in campo mondiale». Ma in Valle d’Aosta esistono anche importanti strutture e impianti per lo snowboard e il biathlon, così come percorsi

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omologati per lo sci di fondo internazionale e il free ride. L’ambiente alpino è una fucina di sapori. Dove è possibile assaporare i piatti tipici della tradizione valdostana? E quale piatto tipico e buon vino le ricorda particolarmente la sua montagna? «La cucina valdostana ha una tradizione simile a tutte le regioni di montagna dove lo scandire del tempo si accompagnava alla frugalità e alla semplicità dei cibi. Oggi non mancano le possibilità di poter gustare una cucina raffinata e di altissima qualità, soprattutto per una crescente richiesta da parte della clientela straniera più abbiente. Chi desideri riscoprire i sapori del passato può salire a Cogne al Ristorante Lou Ressignon, a Courmayeur alla Maison de Filippo o a Saint Oyen da Chez Felice. Quando si parli di tipicità non può mancare sul tavolo la polenta accompagnata alle carni di selvaggina e a quelle più blasonate di cervo, camoscio, capriolo e stambecco. Il tagliere classico propone insaccati vari tra i quali non mancano i sanguinacci e formaggi come la fontina, il prodotto valdostano per eccellenza. Ci sono parecchie zuppe famose, quella che si prepara a Valpelline in particolare, grappe deliziose e ottimi vini. Tra i vitigni va ricordato il Fumin, scoperto verso il 1800, si coltiva solo in Valle d’Aosta e presenta profumo e vigore di grande classe». Quale percorso consiglierebbe a un turista curioso tra i luoghi simbolo della cultura di Aosta? «Aosta è città millenaria, conosciuta e raccontata dagli storici come Augusta Praetoria Salassorum. La visita alla città di solito inizia dall’Arco di Augusto, il più antico monumento eretto in onore dei Cesari. Sotto l’arco si può

Valle d’Aosta

Carlo Gobbo

In apertura, Rhemes Notre Dame

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Valle d’Aosta

Carlo Gobbo

Verso Aosta, l’occhio si imbatte nel Castello di Sarre, famoso per la stanza delle corna di stambecco e camoscio ammirare una copia del Sacro Volto che Costantino fece costruire nel 313 per dare ad Aosta il segno della cristianità. Via Sant’Anselmo conduce il visitatore alla monumentale Porta Pretoria, attraverso la quale si entrava nella città. Fatti pochi passi ci si imbatte nel Teatro, uno dei pochi al mondo con la copertura e in grado di ospitare 8.000 persone, e nell’Anfiteatro romano. Ci si avvia verso la Cattedrale per scendere nel Criptoportico, uno dei due soli esistenti al mondo, luogo di preghiera e raccoglimento. Sul sottotetto della cattedrale ci sono gli Affreschi ottoniani, se ne trovano anche nel sottotetto della Chiesa di Sant’Orso, sontuosa nelle sue linee.Vale la pena salire dopo Aymavilles, sulla strada di Cogne, per ammirare a Pondel l’acquedotto costruito a cavallo del torrente nell’anno 3 a.C. e recentemente restaurato». A quale angolo di Aosta è più legato? «La mia vita è stata caratterizzata in modo particolare dallo sport, quindi i luoghi che più

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amo sono quelli legati alle strutture dove ho trascorso gran parte della giovinezza. Dove c’era la Palestra Coni, oggi c’è un parcheggio e fra poco sorgerà un ospedale. Sui prati dove correvamo, oggi troneggiano condomini e uffici, nei piccoli locali dove ascoltavamo la musica e ballavamo, oggi ci sono pizzerie e banche. I profumi, però, sono rimasti, quelli legati ai ricordi, alle fotografie in bianco e nero, tracce che riscaldo ogni tanto quando cammino per la città, da solo, alla ricerca dei vicoli, delle risate, dei primi rossori». In quale località della Valle d’Aosta si può trascorrere una vacanza fuori dal tempo, scoprendo il fascino della montagna, e godere di un contatto esclusivo con la natura e con la storia? «Sono molto legato a Rhemes Notre Dame, un luogo incantato che ha saputo mantenere intatta la sua identità, senza cedere alle lusinghe degli insediamenti turistici, preservando così lo struggente patrimonio che la natura le ha

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Sopra, il criptoportico del complesso di Sant’Orso

donato, il tutto all’interno di una comunità di un centinaio di anime, gente di montagna cordiale e aperta con il visitatore, semplice e umile. Chi voglia un periodo di quiete, sia d’estate sia d’inverno, qui lo può trovare con camminate tra i fiori oppure sulle ciaspole, escursioni al rifugio Benevolo e sul pianoro dell’Entrelor, tra il fischio degli animali del Parco nazionale del Gran Paradiso e il volo del gipeto». I castelli in Valle d’Aosta sono numerosi. Quale su tutti la conquista di più? «La Valle d’Aosta ha 1.000 villaggi, 400 laghi, 200 ghiacciai e 100 castelli. Io abito a Saint Pierre, dove esiste un castello che nel 1800 è stato ristrutturato

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in modo fiabesco. Sono in corso lavori per farne il museo permanente della flora e della fauna valdostana. Sempre a Saint Pierre c’è il Castello Sarriod de la Tour, una possente roccaforte che ha subìto molti interventi nel corso dei secoli. Guardando verso Aosta, l’occhio s’imbatte nel Castello di Sarre, già dimora dei Savoia e famoso per la stanza delle corna di stambecco e camoscio, e su quello di Aymavilles, prossima sede espositiva vitivinicola regionale. I più famosi sono i castelli di Issogne e Fenis, la rocca di Verres, il castello di Nus e Quart e il Forte di Bard, sede di un affascinante Museo delle Alpi e di innumerevoli convegni e spettacoli».

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CUCINA DI MONTAGNA

di LUCA CÀVERA

I piatti del lungo inverno valdostano. Emanuele Comiotto e Luisella Biolcati presentano un menù ricco di cacciagione, carni alla griglia e formaggi

er affrontare i lunghi inverni alpini la tradizione valdostana propone piatti ricchi di proteine. Così, durante i mesi freddi, la fanno da padrone le carni e i formaggi. «Seguendo la stagionalità, le ricette e i prodotti tipici della valle, in questo periodo offriamo molta cacciagione e carni alla griglia». A sottolinearlo è Luisella Biolcati, che insieme al marito e chef Emanuele Comiotto, gestisce la brasserie Les Pertzes di Cogne, locale dal caratteristico arredo montano con soffitto a cassettoni e dove abbondano legno e cotto. «Il nostro cinghiale – spiega Emanuele – viene per prima cosa fatto marinare nel vino. In seguito, liberato dal vino della marinatura, cuoce con brodo, vino e castagne, per essere infine servito con la polenta. A questo si può preferire anche uno dei secondi classici del luogo, come la carbonada, uno spezzatino di vitello cotto con vino rosso, bacche di

P La brasserie Les Pertzes si trova a Cogne (AO)

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ginepro e alloro, servito con polenta o patate lesse». Piatti di questa importanza richiedono vini corposi, come il Donnas, che è un nebbiolo picotendro, o dei Pinot Neri. «Per un tipico menù valdostano, però – dice Luisella –, si comincia con gli antipasti – come il topinambur con una leggera crema di formaggio o i salumi locali –, si prosegue con i primi – fonduta di fontina, polenta – e dopo la robustezza dei secondi di carne, si conclude con un caffè alla valdostana “grolla”, caffè al quale si aggiunge grappa, zucchero, scorze di arance e limone e che ammorbidiamo con punch all’arancio o al mandarino».

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lespertzes@hotmail.it

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di EMANUELA CARUSO

DISTILLATI DAI GHIACCIAI È il profondo legame con il territorio che permette a distillerie e aziende agricole di produrre liquori, grappe e fermentati eccellenti. Ne parla Nicola Rosset

ulle Alpi Occidentali, oltre i 2000 metri di altezza, vicino ai dirupi dei ghiacciai, nasce e cresce una pianta alpina molto amata da tutti gli appassionati di sapori forti. È il genepy che oggi viene anche coltivato a quote più basse – 1600-1700 metri d’altezza – e che, sapientemente lavorato, per infusione e distillazione, dà vita al liquore omonimo. È proprio questo, insieme alle grappe valdostane autoctone, il prodotto di punta delle Distillerie St. Roch. «Coltivare il genepy – spiega Nicola Rosset, titolare della distilleria –, è molto impegnativo, proprio per via dell’altitudine. La nostra azienda, formata dalla distilleria Levi, la più antica della Valle D’Aosta, dalla distilleria Ottoz (1902), dall’azienda

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agricola Rosset e dal brand Saint Roch, coltiva sì genepy, ma si rifornisce anche da tutti gli agricoltori della zona. Questo perché, per una realtà come la nostra, è importante rimanere fortemente legati al territorio. Sono testimonianza di questo rapporto intenso la raccolta del 80 per cento delle vinacce valdostane e il recupero che stiamo mettendo in atto dell’idromele, un fermentato a base di miele millefiori che è giunto nella nostra regione ancora prima del vino; è considerato il fermentato più antico del mondo dato che lo si beveva già prima della birra». www.saintroch.it

La sede delle Distillerie St. Roch è a Quart (AO)

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TRADIZIONI VALDOSTANE di MARCO TEDESCHI

na sintesi moderna della secolare tradizione di un popolo legato alla terra, che da centinaia di anni alleva bovine esclusivamente di razza pezzata rossa e castana valdostana sui pascoli alpini per trarne il prezioso e ricco latte, da cui ricavare formaggi tra cui spiccano la Fontina Dop Biologica e il Valle d’Aosta Fromadzo Dop. È questa la sintesi dello spirito della Fromagerie Haut Val d’Ayas, una cooperativa che riunisce una cinquantina di allevatori dei soli comuni dell’alta Val d’Ayas (Brusson e Ayas). «Diventare produttori di formaggi biologici – spiega Danilo Grivon, presidente della cooperativa- è stata la scelta più naturale: produrre Fontina Dop Biologica non

U La Fromagerie Haut Val d’Ayas si trova a Brusson (AO)

Produrre Fontina Dop Biologica significa mantenere lo stile di vita della tradizione valdostana, fatto di rispetto della natura, di genuinità e di qualità significa solo stagionare un prodotto naturale e genuino ma anche dare continuità ad uno stile di vita nel solco della tradizione contadina valdostana, fatta di rispetto della natura e di genuinità del cibo. Un vero e proprio stile di vita sostenibile». Per quanto riguarda invece la vera fase produttiva della Fontina Dop Bio, subito dopo la mungitura si passa alla lavorazione con caglio di vitello. «In questo modo le caratteristiche del latte vengono mantenute inalterate nella cagliata. Questa viene poi messa nelle fascere e pressata. Dopo una prima salatura le forme vengono stagionate in celle con una temperatura costante tra i 6 e gli 7 gradi e una umidità relativa prossima al 100 per cento. Terminata la stagionatura ogni forma viene esaminata dagli ispettori del Consorzio Produttori e Tutela della Dop fontina e solo ora può ricevere il marchio di Fontina Dop». www.fromagerie.it

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I DIGESTIVI DEL 900 Erbe officinali e alambicchi in rame. È questo ciò che serve per produrre grappe, liquori e genepy tipici della Valle D’Aosta. Ne parla Gabriella Cortese dell’omonima distilleria di Saint Vincent di EMANUELA CARUSO egli alpeggi valdostani d’alta montagna, dove in estate vengono portate le mucche al pascolo, i contadini coltivano e raccolgono l’artemisia genepy, pianticella il cui habitat sono le morene dei ghiacciai; inoltre genziane, arquebuse, achillea, frutti di bosco. Anche le api d’estate vengono portate in alta montagna, e proprio lì producono il prezioso miele di rododendro, un ingrediente essenziale per la produzione delle grappe della Distilleria Cortese, che da oltre 100 anni lavora le erbe officinali secondo un metodo tradizionale e risalente ai primi del 900. «Agli antichi alambicchi in rame, indispensabili per purificare le vinacce dai bisolfiti – spiega Gabriella Cortese, che dirige la distilleria insieme alla sorella – affianchiamo l’uso di macchinari moderni per imbottigliare, rispettando tutti i criteri di brillantezza e sterilizzazione. La grappa

N La Distilleria Cortese si trova a Saint Vincent (AO)

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al miele è un corroborante digestivo capace di scaldare le serate d’inverno,come pure le altre grappe aromatizzate. Il genepy è perfetto riscaldato come grog, nature nelle quattro stagioni e con il ghiaccio in estate; il caffè alla valdostana, nato per essere bevuto nella grolla, o coppa dell’amicizia, e preparato mescolando al caffè grappa, genepy, chiodo di garofano, cannella e scorza d’arancio; il liquore ai frutti di bosco o alla liquirizia, dolce e leggero è perfetto ghiacciato. Gli zuccherini allo spirito, prodotti immergendo gli zuccherini in alcool puro e aromatizzandoli con anice, cannella, scorza di limone, salvia, genepy, mirtilli e menta incantano anche gli astemi».

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www.distilleriecortese.it

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GUSTO E FOLCLORE

di MATTEO GRANDI

Un viaggio alla scoperta della Bataille de Reines, la manifestazione folcloristica più singolare della Val d’Aosta, tra gli antichi piatti genuini dell’agriturismo La Reina

a Bataille de Reines rappresenta sicuramente la manifestazione folcloristica più caratteristica della Valle d’Aosta. Si tiene durante l’anno con 21 eliminatorie che si svolgono a turno in diversi comuni della Valle, mentre la finale si disputa a ottobre all’Arena Croix Noire a Saint Christophe. La bataille si disputa tra due mucche di razza valdostana pezzata nera e castana che si combattono spingendosi con le corna. Vince la prima che allontana l'avversaria. «Ogni anno – racconta Ileana Vierin dell’agriturismo Reina – alleviamo con cura bovini di razza castana

L L’agriturismo La Reina si trova a Pollein (AO)

valdostana, per partecipare alla tradizionale Bataille des Reines. È da questa passione che nasce il nome del nostro agriturismo “La Reina”». Un agriturismo situato a Pollein, paese a 4 km da Aosta. «L’agriturismo – prosegue Barbara Vierin - è completamente circondato dal verde. In un ambiente accogliente e familiare si possono gustare piatti tipici e genuini, con prodotti della nostra azienda, tutti fatti in casa. Un luogo ideale per una vacanza in tranquillità; disponiamo infatti anche di camere ampie e colorate, con il bagno privato». Particolare cura viene riposta anche al mondo dei più piccoli. «I bambini – riprende Ileana - hanno la possibilità di giocare all’aria aperta ed entrare in contatto con il mondo animale. Organizziamo anche la fattoria didattica per far scoprire ai più piccoli, ma non solo, il contatto con la natura e con gli animali. Tramite una visita dell’azienda e con delle attività didattiche, cerchiamo infatti di trasmettere ai bambini la nostra passione». www.lareina.it

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di LUCREZIA GENNARI

RELAX SUI MONTI Nella suggestiva cornice del Gran Paradiso, a un passo dai Prati di Sant’Orso, gustando i piatti della tradizione

imasti incontaminati nel corso dei decenni, i Prati di Sant’Orso rappresentano una sorta di “museo vivente” caratterizzato dal profumo dell’erba e dal lavoro dei contadini. Uno degli emblemi del paese di Cogne, nel cuore del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Affacciato proprio sui Prati di Sant’Orso, sorge l’Hotel La Madonnina del Gran Paradiso che offre ai suoi ospiti un soggiorno all’insegna del relax, della buona tavola e della scoperta di luoghi, tradizioni e costumi tipici della Valle d’Aosta. «Il nostro ristorante offre un ampio menu alla carta, disponibile anche per chi sceglie il trattamento in mezza pensione – afferma Federica Limana che, insieme alla sua famiglia, gestisce l’hotel –. In cucina ci piace

R Alcune immagini dell’Hotel La Madonnina del Gran Paradiso di Cogne (AO)

seguire le stagioni e reinterpretare le ricette della tradizione, esaltando i singoli sapori grazie all'impiego di materie prime di alta qualità. Nel nostro buffet, inoltre, è possibile scegliere tra un’ampia gamma di insalate, crudité e alcuni antipasti casalinghi, oltre ai taglieri di formaggi, frutta fresca e macedonia». Fiore all’occhiello dell’Hotel è il centro benessere: una Spa attrezzata con idromassaggio esterno con vista sui Prati di Sant’Orso, piscina interna, idromassaggio interno e sauna finlandese con vista sulle Alpi. «Abbiamo messo a disposizione dei nostri ospiti diversi pacchetti benessere, che includono vari trattamenti, alcuni da fare in coppia, pensati appositamente per soggiorni romantici».

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www.lamadonnina.com

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di VITTORIA DIVARO

I MENÙ DI RAPALLO Come in tutte le arti, la cucina rappresenta un mezzo per raggiungere l’armonia. Massimo Magoni e la sua idea dello stare a tavola

angiare non è solo nutrimento. È un atto che si può trasformare in sublimi piaceri da condividere». È questa la filosofia che guida la creazione dei piatti e dei menù del ristorante a due passi dal mare Vecchia Rapallo, nel celebre comune del genovese che si affaccia sul golfo del Tigullio. Massimo Magoni ha restaurato un antichissimo luogo del desinare ligure, conservando gli intonaci e le vecchie travi in legno, che così mescolano il sapore rustico originario all’eleganza del nuovo locale. «Le nostre proposte gastronomiche seguono il ciclo stagionale, attingendo continuamente, entro limiti che non offendano la tradizione, alla fantasia innovatrice». Al pane e alle focacce, alla pasta fresca e ai dolci di produzione propria e artigianale si accostano, di portata in portata, i sapori del mare e della terra. «Proponiamo nove diversi menù e tematici. Per esempio, “il genovese”, con focaccia al

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Alcune proposte dell’hostaria Vecchia Rapallo di Rapallo (GE)

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formaggio e lasagne al pesto. Oppure, per chi cerca ricette più raffinate, menù al tartufo o allo champagne. E non manca, ovviamente, una proposta all’insegna del pesce con il nostro “menù abissi”, con carpaccio di pesce e gnocchi di patate e farina di spinaci con gamberi e curry». Nella cantina, con oltre 150 etichette, spicca la maggioranza significativa dei vini italiani. www.vecchiarapallo.com

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L’INIZIO DEL LEVANTE La particolare conformazione territoriale fa di Nervi uno dei luoghi più adatti a un soggiorno rilassante in ogni periodo dell’anno. Matteo Graci presenta la Locanda Villa Moderna di MARCO TEDESCHI e Genova può essere vista come un grande insieme di colori, odori, consistenze variegate e sorprendenti, Nervi, in questo quadro, rappresenta sicuramente una delle tessere più interessanti. Si tratta di un quartiere all’estrema periferia orientale del capoluogo che venne aggregato alla “Grande Genova” nel 1926. «Nervi – racconta Matteo Graci, proprietario di Villa Moderna – si trova proprio all’inizio della Riviera Ligure di Levante. È qui che in una piccola oasi di tranquillità e atmosfera, sorge la nostra Locanda». Costruita nel 1934 da antichi nobili che avevano

S La Locanda Villa Moderna si trova a Nervi (GE)

eletto Nervi loro luogo di villeggiatura, nel 1985 Villa Moderna è diventata Locanda. «Da allora, ospita nelle sue cinque camere, i turisti che cercano un ambiente elegante ma rilassato, moderno ma curato nei dettagli e che vogliono assaporare le particolarità culinarie della zona. Zona che offre la possibilità di visitare importanti luoghi storici. Diverse fonti infatti riportano che Nervi nacque da una colonia celtica stabilitasi nella zona. Un’ipotesi avvalorata dall’antico stemma di Nervi, che recita il motto “Near Av Inn”, in celtico “Luogo vicino al Mare”, la cui storpiatura ha dato origine al nome “Nervi”». La particolare conformazione del territorio consente a Nervi di avere un clima temperato in ogni momento dell’anno. «Questo, rende gradevole ogni soggiorno. Nervi è infatti riconosciuta come una delle zone con il clima migliore di tutta la Liguria».

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www.locandavillamoderna.it

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di LORENZO BRENNA

APPETITOSA LIGURIA

In uno dei borghi più suggestivi della Liguria, Bandiera Blu da oltre venti anni, si possono gustare i sapori più genuini della tradizione gastronomica ligure

a Liguria offre paesaggi mozzafiato, a cavallo tra un mare cristallino e montagne impervie, grazie al più grande sistema portuale del Mediterraneo, rappresenta la porta dell'Europa sul mondo. Moneglia è l’ultimo paese della provincia di Genova, vicino alle Cinque Terre. In questo angolo di paradiso ci si può rilassare e gustare una cucina che miscela sapientemente tradizione e innovazione all’Hotel Villa Argentina. «Moneglia recentemente è entrata a far parte nella classifica dei “Borghi più belli d’Italia” – dichiara orgoglioso Francesco Garibotto, titolare dell’hotel - data la sua particolare bellezza e tranquillità è meta anche di turismo straniero». L’albergo è stato completamente rinnovato nel 2002. «Prima era una Villa stile “Liberty” costruita agli inizi del ‘900 – racconta Francesco Garibotto - e diventò intorno agli anni ‘50 una pensione e ancora dopo ristorante. Con l’inizio del terzo millennio erano fondamentali alcuni cambiamenti, abbiamo quindi

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deciso di rinnovarla completamente». Il vanto dell’albergo è la cucina. «Dietro al giardino c’è un piccolo orto curato da mio padre Gian Carlo, di cui spesso usufruiamo per arricchire e qualificare il nostro buffet di antipasti e contorni. Per noi la cucina è da sempre simbolo di ricerca unita al mantenimento della tradizione delle nostre terre. Offriamo prodotti genuini e provenienti dalle nostre zone: per esempio olio extravergine, miele, formaggi tipici, pesto con basilico di Genova e fatto in casa, alcuni piatti a base di pesce provenienti dai nostri mari». Segnaliamo due dei fiori all’occhiello della cucina: il “tortino selvatico”, preparato con germogli di rovo, ricotta di Cabannina (presidio Slow Food), salsa al pesto genovese e fiori di salvia e il cicorino selvatico “strascinato” con polpo verace tandoori su cialda di pane piccante.

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www.villa-argentina.it

In alto, il tortino selvatico, sotto il cicorino selvatico strascinato con polpo verace. L’Hotel Villa Argentina ha sede a Moneglia (GE)


IL VOLTO MIGLIORE DI SANREMO di MATTEO GRANDI

La città dei fiori è sempre stata una meta senza limiti di stagione e con tantissime opportunità che affiancano all’esperienza enogastronomica la possibilità di godere del fascino dello stile Liberty 114 • Mete Grand Tour

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Liguria

attraverso lo stile floreale che Sanremo rivela la sua più intensa espressione artistico-architettonica. È infatti il Liberty a conferire un’impronta marcata alla città, con i suoi grandi alberghi, le sontuose ville e il monumentale Casinò. Tra le strutture che sono riuscite a mantenere quest’alone di fascino liberty, l’albergo Miramare rappresenta oramai un punto di riferimento. «Quando un cliente entra nella hall dell’albergo Miramare di Sanremo – spiega il direttore Alessandro Materazzi - percepisce fin da subito la sensazione di esser proiettato in un ambiente d’altri tempi. Gli aspetti che hanno caratterizzato “l’upgrade” del settore turismo negli ultimi anni vanno di pari passo con la storia e l’eleganza di strutture nate nel periodo liberty e che ancora oggi riescono a garantire un’esperienza unica». Per far questo l’Hotel Miramare ha deciso di prorogare per tutto il periodo autunnale le iniziative proposte durante la stagione 2013. «Dopo la vincente rassegna “Una valigia di libri” con il Venerdì sera dedicato ad autori locali e non, anche per la prossima stagione verranno proposte delle serate all’insegna della cultura, con eventi mirati e aperti a tutti. Non mancheranno iniziative legate ad attività su bicicletta, per passare poi alla gastronomia con le portate del nostro Chef “Luciano” il tutto rigorosamente con i prodotti della Terra Ligure». Il periodo natalizio è un altro momento fondamentale. «Per tradizione l’avvio della nuova stagione coincide proprio con il Natale. Arriva la prima clientela e nei saloni dell’albergo si re-

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spira un’aria fragrante e profumata. È in questo periodo che la città di Sanremo mostra il meglio di sé. I mercatini locali svelano sempre delle piacevoli novità, tutte le piazze della città diventano luogo di ritrovo mentre gli eventi principali si svolgono all’interno del Teatro Ariston e nel Casino di Sanremo». Tra i punti di forza dell’hotel spicca l’enogastronomia. «La clientela deve avere l’opportunità di conoscere e gustare i prodotti della terra Ligure. L’olio, le olive, il pane, il pescato del Golfo, non possono mancare nella cucina locale. Ogni giorno il nostro Chef propone una portata tipicamente ligure, fatta di tradizione e di profumi, risaltando i colori vivi che la cucina Mediterranea può far splendere». Un connubio di elementi che rendono l’esperienza unica. «I nostri ospiti – conclude Materazzi - hanno inoltre l’opportunità di poter visitare alcune piccole attività locali che sottolineano il valore della terra ligure». www.miramaresanremo.it

L’Hotel Miramare si trova a Sanremo (IM)

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NEL GOLFO DEI POETI n nido nascosto tra due oceani azzurri, quello del cielo e quello del mare». È con queste parole che Paolo Mantegazza, antropologo e naturalista, descriveva il proprio incanto di fronte alla bellezza del borgo di San Terenzo di Lerici, località in provincia della Spezia, nella quale visse a lungo e soprattutto gli ultimi anni della sua vita. Altre parole sono state dedicate a questo luogo e al suo golfo da Mary Shelley, che col marito Percy aveva trovato qui dimora nella vicina villa Magni: «Il paesaggio che ci circondava era di un'indescrivibile bellezza. L'azzurra distesa del mare, la baia incorniciata dalle sponde, chiusa a Oriente dal

U L’hotel San Terenzo e il ristorante Cristobal si trovano a San Terenzo di Lerici (La Spezia)

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Ispirò Mary e Percy Shelley. Annalisa Tognoni invita ad apprezzare la costa e i prodotti di San Terenzo di Lerici di VITTORIA DIVARO

vicino Castello di Lerici, dalla lontana PortoVenere a Occidente. A distanza le varie forme delle rocce a precipizio delimitavano la spiaggia e il mare senza maree non lasciava né sabbia né ciottoli». Uno spettacolo pressoché identico è quello che si può cogliere ancora oggi dalle camere del piccolo hotel San Terenzo, situato direttamente sulla spiaggia, a pochi metri dal mare. «L'unicità della nostra struttura - spiega la direttrice Annalisa Tognoni -

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Sorseggiare un aperitivo con vista sull’alba dietro il castello di Lerici o il tramonto infuocato dietro il promontorio di Porto Venere sta, oltre che nella location, nell'essere un hotel concepito come un'oasi autosufficiente e completa per una vacanza confortevole. Dalla hall si accede direttamente al ristorante che si trova al piano terra, sulla spiaggia attrezzata con uno stabilimento balneare. Mentre, per coloro che non amano la vita in spiaggia mettiamo a disposizione un ampio solarium con vista mozzafiato sul golfo». L'hotel è collocato a metà strada fra i due borghi di Lerici e San Terenzo, entrambi raggiungibili a piedi attraverso una passeggiata lungomare, per perdersi nei caratteristici "carruggi". «Grazie alla nostra posizione, gli ospiti hanno la più ampia possibilità di gestire al meglio il tempo trascorso sul territorio per approfondimenti culturali e usufruire di tutte le

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sue bellezze. Infine, la cucina del nostro ristorante Cristobal propone colazioni, light lunch, aperitivi, pranzi e cene con un'ampia selezione di portate presentate dal nostro chef, godendo della vista sull'alba dietro il castello di Lerici o il tramonto infuocato dietro il promontorio di Porto Venere. I piatti sono soprattutto a base di pesce freschissimo e prodotti locali di ottima qualità. Inoltre, una ricca enoteca, che raccoglie le eccellenze della regione e una selezione di vini biodinamici, consente di scegliere la bottiglia più indicata per ogni portata». www.hotelsanterenzo.it www.ristorantecristobal.it

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Dalle Langhe alle Alpi marittime

Le residenze sabaude

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LE TERRE DEI SAVOIA PiĂš di 50 Comuni del Piemonte centro-meridionale si sono associati per accogliere al meglio i turisti e, sulla scia di una cultura condivisa per secoli, hanno deciso di chiamarsi Le Terre dei Savoia di TIZIANA ACHINO

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elle Terre dei Savoia “l’ospite regna sovrano” in un vasto territorio del Piemonte centro-meridionale che va dal Cuneese al Torinese, caratterizzato dalla storia di una dinastia reale millenaria che ha lasciato un’ampia eredità nell’arte, nella cultura e nelle tradizioni enogastronomiche, che ancora oggi possono essere apprezzate circondati da paesaggi mozzafiato. In un territorio che comprende oggi più di cinquanta Comuni si può passeggiare tra regge e residenze sabaude (patrimonio dell’umanità Unesco), palazzi aristocratici, monumenti storici circondati da parchi e giardini, vigneti, noccioleti e prodotti “da Re”. I membri dell’associazione Terre dei Savoia ci guidano in un itinerario tra castelli e regge sabaude. Presidente Giovanni Quaglia, che ruolo svolge l’associazione? «Terre dei Savoia è un’associazione senza

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scopo di lucro, riconosciuta dalla Regione Piemonte. Promuove la cultura e il turismo in più di cinquanta Comuni della provincia di Cuneo e di Torino, culturalmente identificati nell’eredità millenaria della dinastia sabauda. Terre unite dall’amore per ciò che si nobilita nella qualità e nell’attenzione con cui si preservano e si sviluppano nel contemporaneo le tradizioni di un passato regale. Un territorio accogliente, aperto e disponibile a essere scoperto con il cuore, la mente e il palato. Sede della nostra associazione è il Castello di Racconigi, faro dell’eleganza e della ricchezza sabauda, nelle cui stanze i miei collaboratori lavorano principalmente su tre ambiti: la programmazione e la gestione di progetti europei, la creazione e la commercializzazione di itinerari personalizzati e lo sviluppo di politiche di innovazione tecnologica diffusa applicate al turismo». Elena Cerutti, business development

Dalle Langhe alle Alpi marittime

Le residenze sabaude

A sinistra, il Santuario di Vicoforte Regina Montis Regalis; sotto, Gipsoteca di Savigliano

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Dalle Langhe alle Alpi marittime

Le residenze sabaude

Sopra, Castello Reale di Racconigi

manager dell'associazione. Come si coniugano la nobilitazione delle tradizioni passate con l’innovazione? «Il nome stesso dell’associazione riporta al concetto di nobiltà intesa come qualità, dettaglio e visione. Si pensi al Theatrum Statuum Sabaudiae e si capirà la naturale propensione del territorio al cambiamento nel rispetto della tradizione. A partire dalla nostra piattaforma turistica www.visitterrredeisavoia.it, che racchiude centinaia di racconti di luoghi, personaggi e monumenti e propone itinerari per tutti; o dai nostri centri di valorizzazione territoriali, come quelli di Vicoforte e Valdieri da poco inaugurati: porte spalancate sul territorio che li circonda. Fino ad arrivare a ben più ampi progetti transfrontalieri che narrano un territorio legato ai profumi, al benessere e alla buona tavola. Le nostre province sono custodi

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di sapori e aromi pregiati, penso ai verdi campi di menta piperita di Pancalieri o alla Valle Gesso durante la fioritura della lavanda o al Parco delle Alpi marittime circondata da distese di segale. Tra qualche mese sarà possibile coniugare queste esperienze con quelle di laboratori sensoriali per grandi e piccini; e visite didattiche ai giardini rinascimentali dei Castelli Tapparelli d’Azeglio di Lagnasco o all’hortus romanus di Bene Vagienna. Tutti ricostruiti sulla base di testimonianze storiche del nostro territorio. Innovazione dei processi nel rispetto del passato: questo per noi è progettare». Simona Garnero, lei è la digital strategic planner dell’associazione. Come concretizza nella pratica l’innovazione dei progetti tecnologici con il rispetto del passato territoriale? «Con il racconto. Che sia orale, carta-

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Coscia di cervo con purea di cavolfiore, bietole e paglia di patate è uno dei piatti più tipici di questo ristorante che ha recentemente cambiato gestione. Realizza anche cucina vegetariana, pizza per celiaci, menù e pasticcerie personalizzati. In sala dal tavolo dello chef si gode della vista sull’intera cucina e sul cuoco all’opera. La location si presta per pranzi di lavoro, banchetti e buffet.

Piemonte

DELLE ANTICHE CONTRADE RISTORANTE Via Savigliano, 11 - Cuneo Tel. 0171 480488

Un ambiente di pregio ricavato all'interno di una casa patrizia nel centro storico dell'antico borgo di Novello. Il ristorante è uno storico punto di riferimento dell'enogastronomia di Langa e il menu presenta piatti sempre nuovi a seconda delle stagioni e dei prodotti freschi del mercato locale. L’hotel dispone di 8 stanze restaurate in fresco e grazioso stile Shabby-Chic.

HOTEL RISTORANTE BARBABUC Via Giordano,35 - Novello (CN) - Tel. 0173731298 info@barbabuc.it- www.barbabuc.it

Profumi e sapori della terra: il ristorante affonda le sue radici nella cultura gastronomica locale reinterpretando i classici della cucina piemontese in un mix di tradizione e creatività, a seconda della stagione e della reperibilità degli ingredienti, solo materie prime pregiatissime. La carta dei vini contempla un centinaio di proposte, in prevalenza etichette regionali.

OSTU 'D NA VOLTA Via Muratori, 18 - Savigliano (CN) - Tel. 0172 31617 - 347 0133407 info@ostudnavolta.it - www.ostudnavolta.it

Carne cruda battuta al coltello con maionese al sedano, cialda e spuma di grana, uno dei piatti tipici dello chef Manuel Bouchard dedito a riproporre in chiave contemporanea i classici della cucina piemontese. Lavora con cura le materie prime secondo i metodi migliori, abbinando con semplicità ingredienti talvolta insoliti affinché possano esprimersi al meglio.

RISTORANTE ANTINÈ Via Torino, 16 - Barbaresco (CN) - Tel. 0173 635294 info@antine.it - www.antine.it

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Dalle Langhe alle Alpi marittime

Le residenze sabaude

Sullo sfondo, le Alpi Marittime

ceo o digitale, ciò che vogliamo dare a chi ci visita e ci segue è la narrazione di un territorio che mangia, respira, vive. Con la nostra blogger Valentina Barone parliamo ogni giorno sul portale Visitterredeisavoia.it, sulla nostra pagina Facebook Le Terre dei Savoia e attraverso il nostro account Twitter @terredeisavoia o su Google+ (Terre dei Savoia Staff) di ciò che ci circonda. Itinerari, attività, monumenti, credenze, abitudini del posto: tutto è racconto, che si trasforma in una rete digitale, fitta di nodi e maglie, che accompagna il turista nella visita dei nostri Comuni. Mostrandogli ciò che non può vedere e guidandolo verso ciò che può scoprire». A proposito di scoperta, Roberto Gonella, account manager, ci dia qualche consiglio per il turismo? «L’associazione propone itinerari per il cuore, la mente e il palato. A ogni persona il suo percorso, studiato e organizzato in funzione delle sue esigenze. Proprio come sarti, io e la mia

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collega Enrica li costruiamo su misura: dicci chi sei e ti suggeriremo cosa fare. Così chiunque voglia scoprire il nostro territorio avrà l’occasione di vivere un’esperienza unica, personalizzata e personalizzabile. Ad esempio, a chi predilige la cultura sacra noi consigliamo una visita, accompagnati dai volontari, al Santuario di Vicoforte, dove si può ammirare la cupola ellittica più grande del mondo o di fare un salto al Museo diocesano di Fossano, dove il signor Gian Paolo mostra ai turisti le collezioni custodite. Per chi vuole un fine settimana da regina consigliamo di dormire in un castello reale. Chi cerca un regalo indimenticabile per il proprio figlio può scegliere un weekend da apprendista stregone con tanto di attestato finale. Famiglie con bambini, sportivi, foodie, appassionati di arte, curiosi, motociclisti: a ognuno il suo itinerario. Il nostro territorio è ricco di bellezze, di bontà e di tesori inesplorati che aspettano solo di essere raccontati».

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Cucina regionale rivisitata, un ambiente elegante e al contempo familiare: la giovane chef Gabriella con entusiasmo e passione propone produzioni tipiche e stagionali del Roero. Tutto rigorosamente fatto in casa, dal pane alla pasta, dai sughi ai dolci. Accanto al ristorante, anche un negozio di prodotti tipici e la cantina che produce l’ottimo vino servito.

Piemonte

RISTORANTE LE VIGNE E I FALÒ via Serra 21/d - Castagnito (CN) - Tel. 0173 212697 - 331 3565807 info@levigneeifalo.com - www.levigneeifalo.com

Una piccola osteria nel cuore delle Langhe, all’ombra del celebre castello dei Falletti, ambientata in una vera cantina impreziosita da volte in mattoni a vista. Un ambiente piacevole e familiare che propone una cucina tipica del territorio, accompagnata da un’ampia carta dei vini che annovera le migliori etichette locali, come il Barolo di diverse annate dal 1989.

OSTERIA LA CANTINELLA Via Acqua Gelata, 4 - Barolo (CN) - Tel. 0173 56267 osterialacantinella@tin.it

Suggestiva struttura recentemente ristrutturata come prestigioso hotel a Veglia di Cherasco, con le sue volte decorate, il suo ampio salone offre la scenografia ideale per gustare la cucina locale alle porte delle Langhe. Le originarie caratteristiche architettoniche sono tutt’oggi ravvisabili nelle 15 stanze raccolte e confortevoli.

HOTEL RISTORANTE “IL CAMPANILE” Fraz. Veglia 56 - 12062 Cherasco (CN) - Tel. 0172 490000 info@hotelilcampanile.com - www.hotelilcampanile.com

Specialità di carne e pesce alla brace in questo spazioso ristorante che nella stagione invernale può ospitare fino a 75/80 coperti ma molti di più nella stagione estiva, all’interno del grande gazebo situato nel parco. Specializzato nei pranzi di lavoro, organizza cene a tema sulla tradizione locale: l’evento clou del sabato sera, esclusivamente su prenotazione.

LA PAGODA BAR RISTORANTE Via Divisione Cuneese, 10 - Caraglio (CN) Tel. 0171 619292

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UN VINO PER IL BRINDISI di MATTEO GRANDI

Con il suo aroma dolce, frizzantino, fine e penetrante, il Moscato è perfetto per i brindisi delle feste e per accompagnare i dessert. I vini dell’Azienda Agricola Gatti etimologia del suo nome deriva da muscum, ovvero muschio, a causa del suo profumo intenso e del dolce aroma. Parliamo del Moscato, vino alla base della maggior parte delle attività economiche di S. Stefano Belbo, zona vocata alle produzioni vitivinicole, soprattutto di Moscato d'Asti e Asti Spumante Docg. L'uva cresce in collina su un terreno la cui conformazione geologica e l'esposizione favoriscono la maturazione dei grappoli e l'acquisizione delle tipiche proprietà organolettiche. Il pregiato vino Moscato viene considerato un vanto nell'enologia piemontese. «Santo Stefano Belbo – sottolinea Barbara Gatti, dell’Azienda Agricola Gatti Piero S.S. – è uno dei 52 comuni del Moscato d’Asti. La nostra azienda si trova proprio sulla collina Moncucco, una delle zone più vocate per la produzione di Moscato». Fondata nel 1988 da Piero Gatti, uomo dalla grande passione per il proprio lavoro e legato a una lunga tradizione contadina, è tutt’oggi una realtà a conduzione familiare e che mette sempre in primo piano la qualità eccellente dei suoi vini. «Tutto ciò può essere fatto solo attraverso un’attenta selezione

L’ L’Azienda Agricola Gatti Piero S.S. si trova a Santo Stefano Belbo (CN)

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delle uve in vigna e da un’accurata e rigorosa vinificazione in cantina. Dal 2000 in particolare siamo io e mia madre Rita a occuparci di tutto. Supervisioniamo la fase della raccolta, curiamo ogni passaggio della produzione fino all’imbottigliamento e ci occupiamo delle relazioni esterne e della vendita, sia in Italia che all’estero». Il fiore all’occhiello dell’azienda è ovviamente il Moscato, vino dolce e frizzantino dall’aroma fine e penetrante oltre che dal sapore fresco e coinvolgente. «La nostra realtà – prosegue Barbara - produce circa 65.000 bottiglie di vino di cui 45.000 sono bottiglie di Moscato. Una produzione che può essere considerata di nicchia dato che la nostra è un’azienda a conduzione familiare. Per quanto riguarda la produzione, il 50 per cento viene esportata mentre il restante 50 viene venduto in Italia. All’estero il Moscato è apprezzato un po’ ovunque, dall’Europa all’America, dalla Corea alla Nuova Zelanda fino al Messico». Questo vino frizzante è principalmente un vino da dessert. «È adatto a tutti i dolci, tranne quelli a base di cioccolato in quanto i sapori verrebbero coperti. È il vino per le feste, per le celebrazioni o per i brindisi, molto richiesto anche come

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Da poco abbiamo imbottigliato il Moscato 2013, che si presenta con un bel giallo paglierino, con aromi di miele, frutti maturi, pesca e pera aperitivo. Da poco abbiamo imbottigliato il Moscato 2013, che si presenta con un bel giallo paglierino, con aromi di miele, frutti maturi, pesca e pera. Un tenue sentore agrumato completa l’olfatto. Ha un sapore delicatamente aromatico, con una dolcezza accompagnata da moderata freschezza resa più incisiva dall’effervescenza».Tra le altre produzioni dell’azienda spiccano il Brachetto e una piccola produzione di rossi. «Il Brachetto è perfetto con dessert di frutta mentre il rosso “Violetta”, una Freisa ferma, dai tannini piuttosto sviluppati è da assaporare con formaggi e salumi, e la “Verbeia”, un uvaggio di Freisa (20 per cento) e Barbera (80 per cento) si abbina bene con primi e carni rosse». Da segnalare anche l’ultimo arrivato, il Passito di Moscato “Vignot”. www.vinigatti.it

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Piemonte

di MARCO TEDESCHI

CINQUE GRAPPOLI DI AROMA er gli amanti del vino si tratta di qualcosa di più di una semplice guida. Parliamo infatti della Bibenda, un libro che ogni anno riesce a individuare i migliori vini e ristoranti d’Italia. Nel caso del vino i campioni vengono descritti utilizzando il metodo di degustazione di Associazione Italiana Sommelier Roma e valutati

P L’azienda Agricola La Caudrina si trova a Castiglione Tinella (CN)

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Un sapore dolce e gradevolmente acidulo dall’aroma persistente, corposo, rotondo e vellutato. Alla scoperta del Moscato D’Asti La Galeisa, vincitore del premio Bibenda 2014 Cinque grappoli

in Grappoli, corrispondenti a fasce di punteggio da 2 a 5. «Siamo molto orgogliosi - racconta Romano Dogliotti dell’Azienda Agricola Caudrina – che il nostro Moscato D’Asti La Galeisa 2012 sia stato premiato come vincitore del premio Bibenda 2014 Cinque Grappoli. È sicuramente un riconoscimento che attesta la qualità e la prelibatezza di questo Moscato D’Asti». La Galesia nasce dall’uva moscato, aromatica per eccellenza, e necessita di una tecnica di vinificazione particolare per conservare nel vino tutta la fragranza del frutto. «Immediatamente dopo la raccolta, rigorosamente a mano, l’uva è pressata delicatamente e il mosto ottenuto viene reso brillante con chiarificazioni e filtrazioni.Tale succo d’uva si conserva in vasche frigorifere sino al momento dell’elaborazione in autoclave per l’ottenimento di un vino vivace mediante una

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fermentazione condotta a temperatura controllata con l’impiego di lieviti selezionati». Il vino si presenta vivace naturale e caratterizzato da un giallo paglierino che tende al dorato. «Il profumo è aromatico e complesso mentre il sapore è dolce e gradevolmente acidulo, con aroma molto persistente, corposo, rotondo e vellutato. Un ottimo vino da dessert che si sposa felicemente con le fragole, con le pesche ripiene all'amaretto, con le crostate e le torte di nocciole». Il premio 5 Grappoli riconosce ancora una volta la grande qualità dei vini dell’azienda “La Caudrina”.

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«Il Moscato d’Asti La Caudrina, si è affermato, e continua a farlo, puntando sui migliori crus e sull’amore e la professionalità di chi lo produce. La nostra cantina è infatti tutta impostata sull’esaltazione e ottimizzazione del Moscato d’Asti. Oltre a La Caudrina e La Galesia, produciamo anche l’Asti Spumante La Selvatica. Grazie a un’intuizione di mio padre Romano, quattordici anni fa abbiamo ampliato la produzione acquisendo, in quel di Nizza Monferrato, due appezzamenti sul prestigioso Bricco Cremosina, un colle vocato per la produzione del Barbera d’Asti. Qui nascono La Solista, tradizionale e corposa e Montevenere Barbera d’Asti Superiore affinamento in barrique. Due doverosi inchini – conclude Romano Dogliotti - alle più caratteristiche produzioni dell’Astigiano». www.caudrina.it

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CUCINA DI CONFINE

di LUCA CÀVERA

Ingredienti piemontesi reinventati dall’estro transalpino di Marc Lanteri. Il successo di una cucina dettato dall'istinto creativo, condivisa dallo chef anche nei corsi di cucina n esperimento coraggioso: l’incontro e l’abbraccio della grande tradizione culinaria piemontese con la briosa classicità francese. Artefice ne è stato lo chef Marc Lanteri, francese di origine e formazione, piemontese di adozione in un ristorante a Cuneo e, da cinque anni, nel proprio Il Baluardo, ristorante stellato Michelin di Mondovì. «Mi sono insediato nel cuore del Monregalese, a pochi passi dalla Liguria. I miei piatti sono una sintesi della tipicità piemontese e dell’esprit francese, con incursioni verso il mare. Sempre esaltando la freschezza delle materie prime e nel rispetto della purezza dei sapori di stagione, sottolineati dal perfetto abbinamento fra cucina e cantina, curato da mia moglie, la sommelier Amy Bellotti». Fra i piatti più apprezzati di Lanteri, in ogni stagione c’è il torcione di foie gras di anatra. «È un foie gras marinato con passito italiano anziché

U Il ristorante stellato Michelin Il baluardo si trova a Mondovì (CN)

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Sauternes francese, che servo accompagnato da pan brioche, al quale aggiungo, secondo il periodo dell’anno, un elemento di stagione. Per esempio, in estate è la confiture di frutta, mentre in questo momento sono i fichi in agrodolce». La semplicità dello Chef ha fatto si che fossero proprio gli stessi clienti a richiedergli di poter conoscere i suoi segreti in cucina. Nascono così i corsi di cucina “In Cucina con Marc” su vari temi e richieste, non solo da appassionati culinari italiani ma anche esteri. «Poter insegnare mi da la soddisfazione di sapere che i miei piatti prenderanno vita anche nelle famiglie». www.marclanteri.it

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Sapori piemontesi

Dai tajarin al bonet

GUSTO SABAUDO «È la cucina una delle più belle immagini del nostro Paese» e quella piemontese ne rispecchia la grandezza. Luca Beatrice ci accompagna sulle tavole della regione di RENATA GUALTIERI

e idee migliori nascono al ristorante. Questo si legge nella presentazione del Circolo dei lettori, il primo spazio pubblico italiano dedicato ai lettori e alla lettura, sia individuale che di gruppo, nato a Torino nel 2006 e attualmente presieduto dal critico d’arte e curatore Luca Beatrice. «La battuta di vitello fassone al coltello e condimento alla tartara, i tajarin al ragù di coniglio, gli agnolottini del plin del ristorante del Circolo hanno ispirato più saggi e romanzi di quanto abbiano fatto guerre, amori e fazzoletti lasciati cadere a terra. Il vino aiuterà la parola, anche nei più timidi». Tra un bicchiere di Nebbiolo e uno di Barbaresco, Luca Beatrice ci accompagna tra le eccellenze del Piemonte. La cucina può diventare una passione come l’arte e la sua Juventus? «Rispetto all’estero, il nostro Paese ha una grande cultura legata al cibo. Si è sempre mangiato bene in Italia e la cucina è una delle immagini migliori del nostro Paese, più dell’arte e del campionato di calcio, che ha perso la sua

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Il critico d’arte Luca Beatrice

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Sapori piemontesi

Dai tajarin al bonet

Sopra, il Circolo dei Lettori a Torino

credibilità rispetto al campionato spagnolo o a quello tedesco». Quanto crede nella supremazia della cucina italiana e, in particolar modo, di quella piemontese rispetto a quella etnica? «La cucina piemontese è la migliore del mondo e la più completa. Ci sono posti, in particolare nelle Langhe, che sono autentici paradisi enogastronomici, dove si viene a contatto con la tradizione rivisitata in chiave contemporanea per soddisfare i gusti di un pubblico più e meno gio-

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vane. Il Piemonte ha la fortuna di avere materie prime eccezionali, come le carni, i formaggi e il vino. La cucina etnica non m’interessa e credo che nel resto del mondo la gente si nutra soltanto per necessità. Dunque, ben venga la cucina italiana, sempre in testa alle classifiche delle cucine mondiali, seguita a distanza da quella francese, inferiore alla nostra già solo per il fatto di non avere la pasta». Quali sono i piatti della tradizione piemontese che preferisce?

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Da oltre 30 anni prodotti di prima scelta e piatti semplici della cucina mediterranea. Le pizze, cotte nel forno a legna sono fatte con prodotti freschi e genuini. Ottime le pizze senza glutine realizzate in ambiente totalmente separato e su forno dedicato. Da consigliare anche per le cene natalizie e di fine anno.

Piemonte

RISTORANTE PIZZERIA EPOREDIESE C.so Vercelli, 132 - Ivrea (TO) - Tel. 0125 251038 ristorantepizzeriaeporediese@gmail.com

Vitello tonnato, agnolotti di grano saraceno, brasato al Nebbiolo e piatti al tartufo: piatti realizzati con i prodotti tipici di questo caratteristico centro storico posto ad anfiteatro sulle verdi colline del Monferrato. Varcata la soglia, un piccolo giardino vi introdurrà nelle due sale e nell’accogliente B&B.

OSTERIA B&B LA CORTE DEL BARBIO Via Mazzini, 36 - Aramengo (AT) - Tel. 0141 909416 - 335 6701221 info@lacortedelbarbio.it - www.lacortedelbarbio.it

Ottima cucina piemontese con inflessioni liguri in questa caratteristica osteria, semplice e familiare nel centro storico di Asti. Ad accogliervi la chef Cristina, pronta a consigliarvi e viziarvi con i piatti più sfiziosi del menù, realizzati solo con carne di fassona doc o pesce fresco. Fiore all’occhiello il cappon magro.

OSTERIA DEL DIAVOLO Piazza San Martino, 6 - Asti - Tel. 0141 30221 - 347 4000320 info@osteriadeldiavolo.it - www.osteriadeldiavolo.it

Nella capitale della Barbera d’Asti, solo prodotti di stagione per realizzare i piatti della tradizione piemontese, dalla carne cruda di fassona al il vitello tonnato, dal flan di cardi con fonduta agli agnolotti. In autunno i protagonisti assoluti sono funghi porcini, tartufo e il cardo gobbo di Nizza con la Bagna Caoda. Ad accompagnarli 500 etichette di ogni provenienza.

RISTORANTE LE DUE LANTERNE P.zza Garibaldi, 52 - Nizza Monferrato (AT) - Tel. 0141 702480 le2lanterne@gmail.com

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Consiglierei il Combal.Zero a Rivoli, dello chef Davide Scabin e sono curioso della nuova gestione Del Cambio «Una delle nostre eccellenze è il tartufo, da apprezzare anche con due semplici uova fritte, seguito da un piatto di tajarin rigorosamente in bianco con una spolveratina di tartufo e da una battuta al coltello, sempre accompagnata con il tartufo: e ci si ritrova in paradiso». Per un tour all’insegna del gusto quali tappe non dovrebbero mancare per un turista goloso in visita a Torino? «Mi sento di consigliare il ristorante Circolo dei lettori, che io presiedo, ottimo anche per il rapporto qualità prezzo, dove si trova una cucina piemontese piuttosto tradizionale a tratti rivisitata in chiave moderna. Sono molto curioso della nuova gestione del ristorante Del Cambio, un gran classico che sta avendo un interessante rilancio. E poi il Combal.Zero a Rivoli, dello chef

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Comodi e luminosi chalet in legno, con una meravigliosa vista sulle montagne. Per gli amanti della tranquillità, della natura, dei cibi sani e del benessere. Perché soggiornare a Pragelato vuol dire immergersi nelle tradizioni occitane, nei borghi, nelle fontane del ‘600, nelle feste con i costumi tradizionali, nei gustosissimi piatti preparati con le ricette delle nonne.

Piemonte

VILLAGGIO GOFREE Via Nazionale, Fra. Ruà - Pragelato (TO) Tel. 0122 78045

Un cascinale ottocentesco, con vista sul Monviso e sulle verdi pianure bagnate dal Po. Avvolto in un’atmosfera tranquilla e rilassante, circondato dagli inebrianti profumi della natura, Le Serre, a 10 minuti dal centro di Torino, è la scelta perfetta sia per una piacevole vacanza nel verde della collina, sia come base di partenza per visitare Torino e le Langhe.

RELAIS LE SERRE SUITES & APARTMENTS Strada Revigliasco 25 - Moncalieri (To) - Tel. 011 6474008 info@leserretorino.com

All'interno di un’antica cascina tipicamente piemontese ristrutturata mantenendo inalterati i canoni architettonici originari. Il calore del caminetto, il legno sapientemente recuperato e i rivestimenti in mattoni rossi rimandano ad atmosfere d’altri tempi. Potrete gustare i piatti della cucina tipica piemontese ma non troppo.

IL MONDO FRICANDÒ Via Nino Costa, 23 - Frazione Marocchi 10046 - Poirino (To) Tel. 011 9453906 - Cell. +39 3385902882

Un innovativo modello di ospitalità pensato per soddisfare il viaggiatore più esigente. É un luogo a metà tra il tradizionale hotel metropolitano e il caldo e accogliente bed and breakfast, che esalta la naturale eleganza degli spazi settecenteschi in cui la struttura è situata, arricchendoli di moderni comfort.

MAGAZZINI SAN DOMENICO Via San Domenico 21 - Torino - Tel 011.4368641 www.magazzinisandomenico.it

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Tajarin con una spolveratina di tartufo, una battuta al coltello e ci si ritrova in paradiso Davide Scabin, che ha attirato su di sé una grande attenzione mediatica; è ideale per chi intende la cucina come una forma di creatività all’avanguardia». Con quale dolce tipico della tradizione piemontese concluderebbe la cena? E in quale pasticceria storica accompagnerebbe un suo ospite? «Io sono un appassionato di dolci tanto che è questo il piatto con cui farei iniziare e finire una cena. Non si può non citare lo straordinario bonet che, pur essendo un piatto povero, rimane un must

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della nostra cucina. Poi ho una gran passione per i marron glaces, da mangiare a qualsiasi ora, peccato che siano un po’ cari. Speciali quelli della Pasticceria Ghigo in piazza Vittorio Veneto, quelli rotti sciroppati sono libidine allo stato puro». Quale vino piemontese gli farebbe assolutamente assaggiare? «Per me il vino è rosso e il Piemonte ha delle eccellenze che possono competere con quelle francesi. I vini che prediligo sono il Nebbiolo e il Barbaresco; amo, comunque, i monovitigni perché gli ibridi mi lasciano un po’ perplesso».

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Fritto misto alla piemontese, bollito e bagna cauda, il piatto forse più importante della tradizione piemontese nel periodo della vendemmia: un vero e proprio rito conviviale che vede i commensali intingere verdure in un tegame contenente la salsa a base di acciughe. Sono le specialità gastronomiche preparate da Franco Mossino nel suo ristorante nel cuore di Forno canavese.

Piemonte

BAR RISTORANTE CENTRO Via Trucchetti, 9 - Forno Canavese (To) Tel. 0124 7384

Un compleanno, un anniversario, un battesimo o una semplice serata tra amici: qualsiasi avvenimento può essere reso un evento unico e speciale. È la filosofia di Chiara Iadicicco e Federica Aloisio, due amiche che della passione per l’arte del ricevere hanno fatto un lavoro: organizzare party curati in ogni dettaglio, dalla scelta della location all’arte per la tavola e gli addobbi.

WELCOME PARTY Via Lamarmora, 38 - Torino - Tel. 338 3460646 - 333 7878549 fedalo73@yahoo.it - chiaraiady@libero.it

Dal 1958 un ristorante che rispecchia la tradizione piemontese: un ambiente un po’ retrò, ma decisamente cordiale. Un luogo famigliare in cui gustare una cucina genuina, curata personalmente dal proprietario, che propone gustose ricette regionali: dagli agnolotti al sugo d’arrosto agli gnocchi fatti in casa alla toma di montagna, dai brasati alle erbe a bolliti e bagna caoda.

CIAU TURIN C.so G. Cesare, 174 - Torino Tel. 011 2050748

Un ambiente raccolto e rilassante con 35 posti a sedere. L’attenzione per il cliente e l’amore nel cucinare sono un “must” per Corinne e Andrea, giovani ma con esperienze importanti, che si deliziano nel preparare ogni pietanza, dagli agnolotti ai dolci al pesce fresco che arriva giornalmente. Una trattoria tipicamente piemontese con una cantina molto curata.

TRATTORIA RAFFAELLO 5 Corso Raffaello, 5 - Torino - Tel. 011.6694723 info@raffaello5.com - www.raffaello5.com

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NEL BORGO DI COCCONATO La scoperta dell’antica ricetta di un vermouth fra i documenti di un borgo a pochi chilometri da Asti. Franca Dezzani svela una terra seducente di VALERIO MAGGIORIANO lla sommità di un colle e protette da roveti e boschi di acacie, le antiche pievi intorno a Cocconato d’Asti, nel Basso Monferrato, sorprendono il visitatore con il rosso del mattone e la luminosità dell’arenaria. Le vie del comune si riuniscono nella piazza principale, fitta di caffè e botteghe di prelibatezze gastronomiche. È nel cuore antico del borgo che si trova la Locanda Martelletti, collocata all’interno di un’antica dimora settecentesca. «In realtà, la costruzione originaria

A La locanda Martelletti sorge nel comune di Cocconato d’Asti (AT)

è molto più antica e risale al Medioevo, ma è nel Settecento che il palazzo ha assunto il suo aspetto attuale». A raccontare questa storia, carte alla mano, è Franca Dezzani, titolare della locanda, albergo di charme e punto di partenza ideale per un itinerario alla scoperta di questo territorio e dei suoi sapori. «Tra i documenti del palazzo Marchisio Martelletti è stato rinvenuto un documento contenente un’antica ricetta. Un vino vermouth ricco di erbe e di spezie, un tempo considerato prodotto erboristico e medicinale. Nel rispetto scrupoloso di questa antica ricetta abbiamo avvitato la produzione, con metodi artigianali, del Vermouth Classico di Casa Martelletti». Questo si colloca nel menù del ristorante della locanda, che trae virtù dalle eccellenti materie prime del territorio, con le quali propone una cucina che seduce». www.locandamartelletti.it

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QUALITÀ IN SALSA TEX enerezza, sapore succulento e qualità. Sono queste le note distintive della carne servita al Wild West Saloon, un’originale Steak House che si caratterizza per le prelibate ricette della cucina tex-mex. «I prodotti utilizzati nella preparazione dei nostri piatti sono tutti di prima qualità - sottolineano i proprietari - e le carni di manzo Black Angus Americano sono garantite e certificate». Il tutto è servito in un’atmosfera familiare e in un contesto del tutto particolare. «Viaggiamo periodicamente nei luoghi originari delle ricette che proponiamo, aggiornando il nostro menù e proseguendo nella raccolta di reperti western per offrire un’ambientazione surreale e autentica». Le carni servite al Wild West Saloon vengono selezionate con attenta cura. «Siamo la terza generazione di una famiglia di macellai e abbiamo una profonda conoscenza delle migliori carni

T Il Wild West Saloon Original Steak House si trova a Castello di Annone (AT)

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di MATTEO GRANDI

Reinterpretare lo spirito e l’atmosfera delle autentiche Steak House texane con inventiva. Senza mai tralasciare la qualità delle carni certificate di manzo Black Angus Americano nazionali ed estere. I manzi dai quali viene ricavata la nostra carne vivono liberi in grandi pascoli certificati biologici, adottando un'alimentazione selettiva da colture biologiche e senza Ogm». Partendo da ingredienti di qualità, vengono realizzati piatti elaborati e particolari. «Tra i piatti più caratteristici c’è la tagliata di manzo Black Angus Certificata, insaporita da glassa di balsamico docg e accompagnata da conchiglia di patata con uovo in guscio di mais, tortino di riso profumato con picadillo chicano, anelli di cipolla dolce e croccanti patate speziate». Una perfetta unione d’inventiva e prelibatezza. www.wildwestsaloon.it

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QUINTESSENZA SABAUDA

di REMO MONREALE Andrea Pavan racconta le suggestioni “reali” che si possono rivivere e assaporare a Stupinigi, dove è conservata una delle meraviglie patrimonio dell’Unesco

uoghi come la Palazzina di caccia dei Savoia a Stupinigi, non sono solo meraviglie architettoniche: conservano tanto di un periodo storico da poterne ancora godere come in un viaggio nel tempo. Per questo la Palazzina progettata da Iuvarra nel 1729 è stata dichiarata patrimonio dell’Unesco. Consapevole dell’importanza storica, quindi non solo turistica, Andrea Pavan, titolare del Ristorante Sabaudia ospitato in uno dei cascinali intorno al monumento dei Savoia, per il suo locale ha voluto riscoprire la quintessenza dei sapori piemontesi. «In un’atmosfera di sobria eleganza – descrive Pavan – si avvicendano prodotti stagionali di altissima qualità, con protagoniste le specialità

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Sapori di Piemonte

La Fassona, carne tipica delle nostre parti, compone alcuni piatti forti del menù come la carne cruda tagliata al coltello (ciapulà) della nostra cucina, reinterpretate con un tocco di creatività: porcini, ovuli e tartufo bianco d’Alba, formaggi piemontesi, erbe di campo e ortiche in compagnia di carne di Fassone. L’enoteca, poi, spazia tra duecento etichette rappresentative delle migliori produzioni italiane». La reggia di Stupinigi dista pochi chilometri dal centro di Torino. «Chi cerca un luogo suggestivo – continua Pavan –, accogliente e raffinato, dove l’ospitalità e lo stile sono uniti alla professionalità entra al Sabaudia. All’interno il locale è stato profondamente restaurato, conservando soffitti settecenteschi con travi di legno originali, pareti bianche e colorate dei toni caldi del rame nella sala principale. Nella piccola saletta adibita a enoteca, invece, si trovano soffitti a volta e mattoni a vista. Vi è poi un'altra sala al piano superiore anch’essa dominata dalle travi a vista e le pareti bianche, dedicata ai piccoli banchetti. Il contesto è importante e l’atmosfera perfetta per apprezzare i piatti della migliore tradizione piemontese, in modo genuino senza troppe rivisitazioni con l’intento di far gustare i prodotti freschi stagionali scelti

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giornalmente con cura e professionalità». E sono molti i sapori e le materie prime legate al territorio presenti sul menù del Sabaudia. «In particolare - prosegue Andrea Pavan - la carne che proponiamo è di razza Fassona tipica delle nostre parti e compone alcuni piatti forti del menù come la carne cruda tagliata al coltello (ciapulà), il ripieno degli agnolotti di nostra produzione e gli immancabili filetti che proponiamo come secondi piatti al formaggio Castelmagno, oppure semplicemente alla griglia da gustare con tre diversi Sali. Infine, la pasta che compone i primi piatti è preparata giornalmente da noi a mano come i tagliolini alle trenta uova, che contengono tutte e trenta le uova dichiarate».

Il Ristorante Sabaudia si trova a Stupinigi, frazione di Nichelino (TO)

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www.ristorantesabaudia.eu

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di REMO MONREALE

VOCE DEL VERBO “PAUSA PRANZO” Giovanni Morello parla del mestiere della ristorazione e dell’accoglienza, in un contesto abitudinario come il pranzo quotidiano

l cliente è una persona e non un numero». Da questo piccolo assunto si può facilmente dedurre tutta la filosofia dietro all’attività di Giovanni Morello, amministratore de “Il Calice”, ristorante self service di Torino, non lontano dallo Juventus Stadium. Se il cliente non è un numero, ma ha un nome e delle preferenze, non si possono che proporre menù di qualità e un servizio attento, oltre che generoso. «Il nostro ristorante – dice Morello – ha fatto una scelta ben precisa. Lavorando per gli uffici in pausa pranzo, i nostri sono piatti sempre diversi che non devono appesantire, quindi gli ingredienti hanno una qualità che solo i fornitori di cui ci fidiamo possono garantire. Si immagini, quindi, un’alta cucina declinata per un servizio self service». Al di là della qualità del cibo, che per il titolare del Calice è fuori discussione, il servizio non può essere da meno. «Il nostro è

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Sapori di Piemonte

Lavorando per gli uffici in pausa pranzo, i nostri sono piatti sempre diversi con ingredienti di qualità un pranzo relativamente veloce – spiega Morello – che ci porta ad avere circa 350 persone al giorno. Ebbene, io chiedo ai miei collaboratori di ricordare i nomi e le scelte degli affezionati così come di fidelizzare i nuovi venuti: per quanto difficile è questo ciò che fa un vero ristoratore, anche se molti nostri colleghi sembrano averlo dimenticato. Per inquadrare meglio quello che facciamo bisogna considerare che la pausa pranzo è il nostro mestiere. È facile cadere nella trappola psicologica di credere che lavorando si ha il diritto di interessarsi al cliente solo per le sue ordinazioni: noi tentiamo l’esatto opposto. Infatti, ci dedichiamo a chi ci sceglie per la sua pausa: il nostro lavoro è il loro piacere. Solo così, gratificandoli, tornano da noi». La fidelizzazione non riguarda solo gli

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avventori del locale. «I nostri fornitori – precisa Morello – sono alla base di tutto il meccanismo ben oliato che ormai da dodici anni ci contraddistingue. Se si vuole un servizio intelligente da parte loro bisogna fare leva su stima e fiducia reciproca: per questo non ho mai cambiato fornitore, piuttosto preferisco discutere con loro. Al netto degli errori, nostri e loro, ora possiamo contare gli uni sugli altri». Le convinzioni di Morello si riflettono sui feedback dei clienti. «Spesso ci fanno i complimenti per la cucina, ma uno dei riconoscimenti maggiori l’abbiamo quando ci dicono che tornano volentieri per la nostra cortesia e simpatia». www.il-calice.it

Il ristorante Il Calice ha sede a Torino

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TAVOLE PIEMONTESI radizionalmente moderna», così Paolo Lamacchia, titolare del ristorante Il DOC di Torino, ama definire la cucina del suo locale. «Una cucina che lavora i prodotti della tradizione, ma non dimentica di mettersi in gioco e di reinventarsi». Situato nel cuore della città, il DOC rende protagonisti i sapori della tradizione. «La ricerca della qualità nelle materie prime – conferma Paolo Lamacchia – è la nostra missione. Utilizziamo vitelli di pura razza Fassone provenienti da piccoli allevamenti certificati della zona, il pescato proviene esclusivamente dei nostri mari, la frutta e la verdura hanno una filiera

T In basso, Paolo Lamacchia (a sinistra) con lo chef Stefano Gonzi. Il ristorante Doc si trova a Torino

di LORENZO BRENNA

La riscoperta di una cucina che ricerca la qualità e si affida a produttori che garantiscono, a loro volta, la freschezza e la filiera dei prodotti cortissima e seguono la stagionalità». Forte è anche il legame con il Piemonte e la sua storia enogastronomica. «I piatti che più ci legano al territorio sono il vitello tonnato, la battuta di Fassone al coltello, le paste ripiene, i brasati e i dessert». Dopo aver visitato il capoluogo piemontese e aver ammirato, tra gli altri, la Mole Antonelliana e il Museo Egizio, si può far tappa al ristorante Il DOC. «Il mio menù ideale prevede il vitello tonnato, un tortino di tobinambur con fonduta di taleggio e pesto di biete e mandorle, i plin ai tre arrosti, la guancia brasata e il cuore caldo di cioccolato fondente». Il Piemonte, si sa, non delude neanche gli appassionati di vino più esigenti. «I vini in abbinamento – prosegue il titolare – prevedono un bianco per gli antipasti, un ottimo Timorasso, una Barbera d'Alba superiore per il primo e un profumato Ruchè di Castagnole Monferrato per il secondo. Sul dessert abbinerei il Moscato o il Passito di Pantelleria».

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www.ristorantecentrotorino.com

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UNO SGUARDO SUL FIUME Alle spalle dell’antica Reggia Sabauda si conserva con tutto il suo fascino l’approdo delle barche reali. Alla scoperta del ristorante Imbarco del Re da Perosino di MATTEO GRANDI na storia che da generazioni continua a vivere nell’antico approdo delle barche della Reggia Sabauda, fra le quali il Bucintoro dei Savoia, ora conservato nella reggia di Venaria, ultimo esemplare delle costruzioni veneziane del settecento. Siamo nel cuore del Parco delValentino, proprio alle spalle della Reggia. È qui che l’antico imbarco, ristrutturato a fine ottocento, dal 1936 ospita il caffè ristorante Imbarco del Re da Perosino. «Il nostro ristorante musicale – spiega la titolare Graziella Perosino – vuole tramandare la cucina piemontese delle nonne e delle mamme succedutesi ai fornelli dell’imbarco. Fino al 2000 abbiamo conservato la tradizione dell’imbarcadero con barche in acqua per un giro sul fiume, fatto che nel dopoguerra aveva rappresentato il massimo svago estivo dei

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torinesi». Dal dehor a bordo fiume, immersi in un tipico arredo fluviale ottocentesco, si può ammirare un magnifico panorama sui ponti, sul monte dei Cappuccini, sulla collina torinese. «Proponiamo molti piatti tipici locali, dal vitello tonnato al fritto misto, dal bollito al brasato. Una delle nostre specialità è in ogni caso il risotto di gamberi di fiume con carciofi o asparagi, a seconda della stagione: infatti la stagionalità dei prodotti è un criterio fondamentale per la preparazione di tutti i piatti. Il gran buffet di antipasti alla piemontese, con una ventina di specialità tra cui le acciughe al verde, le melanzane alla parmigiana, le mele alla piastra è una tentazione per la golosità dei clienti specie se accompagnati da un accurata e ampia selezione di vini bianchi e rossi piemontesi». www.ristoranteperosino.net

Il caffè ristorante Imbarco del Re da Perosino si trova a Torino

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FRITTO DOLCE E SALATO Un piccolo comune del torinese dove apprezzare la cultura locale, sedimentata nell’architettura, e il meglio della cucina piemontese di VALERIO MAGGIORIANO no dei piatti forti della cucina tipica piemontese è il fritto misto. Un luogo in cui assaggiarlo, prodotto con materie prime pressoché a chilometro zero, è Vigone, comune torinese. Il piccolo centro, oltre che offrire le autentiche ricette locali, è ricco di testimonianze che permettono di comprendere la natura di questa terra e il suo genius loci. Alla modesta estensione fa infatti da contraltare la profondità storica, segnata dal sorgere e tramontare di chiese e conventi. Tornando alla tavola, Patrizia Isoardi, titolare del ristorante Ippocampo, presenta le particolarità del fritto misto alla piemontese: «Questo è costituito da due parti, una dolce, che viene consumata per prima, e una salata. Entrambe raccolgono il meglio che questo territorio e le sue tradizioni gastronomiche

U Il ristorante Ippocampo si trova a Vigone (TO)

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possono offrire. La parte dolce è composta da otto pezzi: amaretto, pavesino, baci, bignè alla crema, bignè allo zabaione, semolino normale e al cioccolato, mela fritta. Mentre la parte salata contiene bistecca, salsiccia, cervella, rane, pesciolini e verdurine in pastella». I vini da accompagnare a questo piatto sono i migliori Barbera o un Dolcetto, oppure, per la parte del fritto dolce, anche un buon bianco piemontese. «Oltre a fare cucina tradizionale, ci piace anche sperimentare ricette nuove, soprattutto negli antipasti, momento del pasto in cui l’avventore è più disposto all’inedito». patrizia.isoardi@email.it

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RESIDENZE SABAUDE I suoni di un tempo riecheggiano ancora nel bosco del parco. A Stupinigi lo spirito antico della caccia si respira ancora nel vento. Le suggestioni di Agnese e Ornella Musso

i respira un’aria profumata di tiglio e gelsomino nel bosco del parco naturale di Stupinigi, passaggio obbligato e gradevole per una visita alle residenze sabaude: il castello reale di Torino, la palazzina di caccia di Stupinigi, il castello di Racconigi, la reggia di Venaria e il castello di Aglié. Al centro di questo itinerario, a pochi minuti dal cuore di Torino, Agnese e Ornella, con un accurato restauro, hanno ridato un’anima a un casolare, riconvertendolo a struttura ricettiva. «I nostri clienti – afferma Agnese – definiscono il soggiorno presso il nostro B&B, come una bolla di ossigeno dove il tempo è scandito dal ritmo della natura. L’atmosfera che offriamo ai nostri clienti è fatta di dettagli che fanno sentire ogni ospite a casa propria». Le camere e la veranda, dove viene servita la colazione affacciano sul parco in cui sorge un edificio ottocentesco che

di LUCA CÀVERA

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fu di proprietà della famiglia reale, noto come “La fagianaia” che, come indica il nome, veniva utilizzato per l’allevamento dei fagiani. «Per deliziare i palati dei nostri ospiti – conclude Ornella –, proponiamo una nostra ricca colazione, caratterizzata dai prodotti artigianali di aziende agricole locali, quali: paste di meliga, formaggi, salumi miele, marmellate». www.ladimoradiartemide.it

La Dimora di Artemide si trova a Stupinigi (TO)

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di LORENZO BRENNA

IL PIEMONTE DI UNA VOLTA

In una splendida cornice paesaggistica, immerso nel verde, sorge lo storico ristorante L’Arciere. Consigliato se volete gustare i sapori tipici della tradizione gastronomica del Piemonte

n Piemonte, vicino alla Valle d'Aosta è situato il Comune di Scarmagno. Questa terra offre bellezze naturalistiche, culturali e gastronomiche. Tutta la regione può contare su ingredienti d’eccellenza, come il tartufo di Alba o le carni pregiatissime prodotte a Carrù, utilizzate per il famoso bue grasso, perfetto per arrosti e umidi. Altri piatti unici sono la bagna cauda, tradizione salsa all’aglio e acciuga da usare per il pinzimonio, il vero vitello tonnato e, come dessert, gianduiotti e bonet. Abbiamo chiesto a Pamela Panizza, titolare del Ristorante l'Arciere, quali sono le materie prime e i sapori della cucina canavesana che

I Il Ristorante l'Arciere si trova a Scarmagno (TO)

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più contraddistinguono i menù del ristorante. «Carne di fassone e sanato, formaggi e salumi locali, fritto misto, bolliti, bagna cauda, e la verdura rigorosamente a chilometro zero». Il ristorante è molto attento nella selezione delle materie prime, che arrivano prevalentemente da produttori locali. Per quel che riguarda il vino il Ristorante L’arciere da il meglio di sé. È il punto di forza del ristorante, che si avvale dell’esperienza pluriennale nel settore enologico di Pamela Panizza che seleziona accuratamente le etichette delle più blasonate case vinicole nazionali. «Oltre a vini eccellenti – prosegue la titolare del ristorante annoveriamo tra le nostre proposte una selezionata e accurata lista di distillati tra cui

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Sapori di Piemonte

grappe, rhum, whisky e non solo». Il Ristorante L’Arciere è un locale ormai storico della zona è si guadagnato un nome di rilievo nella ristorazione piemontese, non mancano quindi turisti stranieri. «Presso la nostra struttura il turista ricerca esclusivamente sapori locali nella speranza di carpirne l’essenza – spiega Pamela Panizza - o semplicemente degustare ciò che più è caratteristico». Infine abbiamo chiesto alla titolare dell’attività, che l'ha rilanciata anche per l'organizzazione di eventi, di indicarci un menù ideale, accompagnato anche dai vini più adatti. «Si parte con un tagliere di salumi e formaggi nostrani con miele di castagne e marmellata di peperoni di Carmagnola. Si passa quindi al vitello tonnato alla moda veja e al flan di cavolo verza con bagna cauda. Arriviamo ai primi con

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Il punto di forza del ristorante è il vino: vengono selezionate le etichette più blasonate delle case vinicole nazionali il risotto all’erbaluce di Caluso e i tagliarjn al sugo di lepre. A seguire cinghiale in civet con polenta macinata a pietra del mulino di piova e, per concludere, se siete golosi, potete gustare la torta bunet, il dolce al cucchiaio tipico del Piemonte, simile ad un budino. Per quanto riguarda i vini da accompagnare per gli antipasti consigliamo un Barbera Superiore d’Alba, per i primi il Dolcetto 2011 e per i secondi il Nebbiolo 2008». www.ristorantelarciere.com

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IL SIMBOLO PIÙ AUTENTICO DEL NATALE Di sabbia, subacquei o incastonati nei borghi. Nel periodo natalizio, il Friuli Venezia Giulia propone alcuni dei presepi più belli e originali d’Italia

Foto Luciano Gaudenzio

di FRANCESCA DRUIDI

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Friuli Venezia Giulia

La regione dei presepi

La rassegna di presepi a Poffabro, in provincia di Pordenone

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Friuli Venezia Giulia

Gentile concessione Friulana Sub Foto Gabriele Menis

La regione dei presepi

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Un presepe boemo allestito a Villa Manin, Codroipo (Udine); sopra, il presepe subacqueo allestito il 24 dicembre nel lago di Cornino a Forgaria nel Friuli

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n FriuliVenezia Giulia la tradizione del presepe spesso si trasforma in arte. E non mancano rassegne, mostre e appuntamenti per ammirare queste costruzioni realizzate con le tecniche e i materiali più variegati

UDINE Nel periodo natalizio, nella chiesa di Santo Spirito a Ravascletto viene proposto il presepio dei Cramârs, realizzato dai discendenti dei venditori ambulanti della Carnia che tra il XVI e il XIX secolo giravano l’Europa trasportando tessuti e spezie. Dal 22 dicembre all’Epifania, le strade di Sutrio, Priola e Noiaris diventano la cornice in cui si inseriscono i presepi. Porticati, cortili, loggiati e cantine ospitano, infatti, gli allestimenti artigianali in un’atmosfera rievocativa unica. Cuore della manifestazione è il presepe di Teno, visitabile tutto l’anno: realizzato da Gaudenzio Straulino, l’istallazione è animata meccanicamente e permette di fare un viaggio nel tempo tra gli usi, i costumi e i mestieri tradizionali della Carnia. Il presepe di Ara di Tricesimo non solo è uno dei più noti della regione ma, con i suoi 2.500 metri quadrati, è anche uno dei più grandi d’Italia.Voluto da don Annilo, tuttora il parroco cittadino, come auspicio di rinascita nel 1976 (anno del terremoto del Friuli), il presepe viene sempre inaugurato la notte della vigilia di Natale all’aperto, con il battesimo dell’ultimo bambino nato nel paese. A Moggio Udinese e a Qualso (frazione di Reana del Rojale) si allestiscono le “strade dei presepi”. Una grande esposizione dell’arte presepiale prodotta in regione si tiene a Villa Manin, a Codroipo. Ma la rappresentazione natalizia per antonomasia assume in FriuliVenezia Giulia anche contorni inediti. Basti pensare al presepe subacqueo che la sera del 24 dicembre anima le acque del lago di Cornino a Forgaria nel Friuli, dove i perso-

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Ospitalità in un ambiente unico: una stalla del 1960 completamente ristrutturata, una zona tranquilla e immersa nel verde. La posizione della struttura rappresenta anche un ottimo punto di partenza per escursioni percorribili sia a piedi che in mountain bike: numerosi sono i sentieri e gli itinerari da scegliere.

Friuli Venezia Giulia

AGRITURISMO LA TRADIZIONE Via degli Ulivi 28 - Fogliano Redipuglia (Go) - Tel. 0481 489172 www.agriturismolatradizione.com - info@agriturismolatradizione.it

Rendere i vostri eventi memorabili. La AB Ristorazione offre il suo eccellente servizio per aiutarvi nell’organizzazione degli eventi più importanti della vostra vita. Dai ricevimenti di nozze, in villa d’epoca o in un antico castello, alle feste di laurea, dai battesimi alle cerimonie private.

AB RISTORAZIONE Via Umberto I, 29 - Fagagna (UD) - Tel. 0432 811036 ab.ristorazione@gmail.com - www.ristorantealbacar.com

Ritemprare il corpo e lo spirito è un imperativo nel meraviglioso centro benessere specializzato in programmi di salute e bellezza dell’hotel Gardel. Dotato di 55 camere e un ottimo ristorante in cui gustare piatti leggeri e calibrati, che si affiancano ai piatti tradizionali, è il luogo ideale per una vacanza rilassante, breve o lunga che sia.

HOTEL CENTRO BENESSERE GARDEL Via Marconi, 6/8 - Arta Terme (UD) - Tel. 0433 92588 info@gardel.it - www.gardel.it

Un tipico agriturismo rustico e familiare dove gustare pietanze regionali e genuine. Ideale per eventi e cerimonie, per le famiglie e i weekend romantici, affiancato da un moderno centro ippico con maneggio coperto, un campo cross e numerosi paddock. Gestito da un team qualificato è una struttura idonea per centri estivi, stage e corsi di ogni livello. Possibilità di pernottamento.

AZ. AGRITURISTICA CAMPO DI BONIS Loc. Campo di Bonis - Taipana (UD) - Tel. 0432 788136 - 328 2995942 cristinaberra@campodibonis.it - www.campodibonis.it

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naggi del presepio riemergono dal fondale. La sabbia della spiaggia di Lignano Sabbiadoro è, invece, la materia d’eccezione per l’omonimo allestimento visitabile fino all’Epifania nel piazzale antistante la terrazza mare.

La regione dei presepi

Non solo sci Il periodo natalizio è l’occasione per scoprire le tradizioni, gli usi e i costumi del Friuli Venezia Giulia, in uno scenario lontano dal caos urbano, dove anche la cucina è frutto di un melting pot di ispirazioni differenti. Lo sostiene Edi Sommariva, direttore generale di Turismo Fvg. «La versione natalizia della regione è varia come i suoi paesaggi e, attraversando i piccoli villaggi dell’arco alpino e i borghi che si affacciano sul mare, si possono incrociare mercatini ed eventi che ricordano la cultura alpina, mediterranea e mitteleuropea». La radicata tradizione religiosa del Natale in regione rivive anche attraverso i presepi, protagonisti di manifestazioni e rassegne a Udine, Pordenone e Gorizia. «Presepi di legno, scolpiti sotto gli occhi dei visitatori, presepi di sabbia, di cartocci di granoturco, di paglia, presepi piccolissimi o giganti, viventi o meccanici e, anche, subacquei: in Friuli Venezia Giulia, terra di grandi abilità artigiane, dicembre è per eccellenza il mese della fantasia».

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Foto Gabriele Menis

Friuli Venezia Giulia

PORDENONE Nel borgo medioevale di Polcenigo e a San Foca di San Quirino, la rievocazione della Natività si celebra con l’esposizione di presepi dislocati lungo le strade del paese, sui davanzali delle finestre e negli angoli più caratteristici. A Polcenigo si ammirano anche le decorazioni realizzate con intrecci di vimini, come vuole la tradizione dei cestai del territorio, e i personaggi vestiti con i costumi del folklore locale. In un’atmosfera quasi fiabesca, creata con illuminazione soffusa e musica natalizia, Poffabro assurge a “presepe tra i presepi”: la bellezza delle case in legno e pietra a vista si fonde con l’inventiva degli allestimenti, modellati con porcellana, gesso e legno, ma anche con materiali più fantasiosi quali vetro, stoffe, sapone e cioccolato, per dare vita a uno spettacolo da non perdere. Da ricordare anche il presepe vivente di Barcis, il presepe monumentale di Sesto al Reghena – entrambi all’aperto – e quello di Vigonovo di Fontanafredda. GORIZIA Celebre è la rassegna “Presepi a Grado”, che gode della peculiare ambientazione della laguna e dei casoni, le caratteristiche abitazioni con tetto di paglia che utilizzavano i pescatori. Tra le oltre cento natività sparse in ogni angolo dell’isola, spicca quello galleggiante all’interno di un grande casone, collocato sopra una chiatta ormeggiata al centro del Mandracchio. A Selz di Ronchi dei Legionari, sempre in provincia di Gorizia, si svolge dal 1981 lo storico Presepe in movimento, con una collezione di statuine animate in costante crescita.

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I VINI DEL FRIULI Un viticoltore attento più alla qualità dei vini che all’apparire nei grandi eventi dell’enologia mondana. Friulano e Pinot Bianco secondo Aldo Polencic di VITTORIA DIVARO

er geopedologia e microclima il territorio dei colli di Cormons che tocca Novali e Zegla rappresenta l’optimum per il (Tocai) Friulano, il Pinot Bianco e Grigio. Per non parlare dei grandi Merlot, fra i quali si distingue il Collio Doc “Rosso degli ulivi 2009 “ di Aldo Polencic. In queste terre i Polencic lavorano dalla seconda metà dell’Ottocento. «La prima esperienza viticola risale al 1918 e al bisnonno Luigi. In seguito con mio padre Ferdi ci siamo specializzati,

P L’azienda agricola di Aldo Polencic di trova in località Plessiva a Cormons (GO)

attorno al 1965». L’accenno ai momenti chiave della storia dell’azienda agricola di Plessiva a Cormons è dello stesso Aldo.Viticoltore schivo, amante più del fare che dell’apparire, che preferisce far parlare i suoi vini. «Il (Tocai) Friulano è fine, delicato, con sapore di mandorla amara, fruttato, pieno e grasso anche nella lavorazione in bianco. Molto rotondo, da bere giovane, è vino da aperitivo e da antipasti magri e all’italiana, minestre in brodo e asciutte; piatti di pesce». Non meno accattivante il Pinot Bianco 2010, addirittura in evoluzione. «Ha uno splendido colore giallo paglierino carico, impreziosito da riflessi solari che ricordano le giornate estive. Al naso è una girandola di profumi straordinari, caldi. Fiori di campo, mela golden, banana, erbe aromatiche mediterranee essiccate, fieno e miele. Entusiasmante al gusto, è pieno, polposo, ricco di estratto e di sensazioni minerali». aldopolencic@virgilio.it

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di MARCO TEDESCHI

CENA SUL GOLFO Portare in tavola, sull’ampia terrazza, solo i frutti del mare che si apre davanti. Offrendo delizie istriane e triestine. L’accoglienza alla Dama Bianca

oche elaborazioni e pesce fresco proveniente dal mare di fronte. È quanto viene servito ogni giorno Alla Dama Bianca, Hotel Ristorante di Duino che si affaccia proprio sul Golfo di Trieste. «La massima qualità del pesce – racconta la titolare Bianca Miladinovic – è garantita dalla selezione giornaliera del migliore pescato nei mercati ittici locali, ma anche direttamente, dall’attività di un peschereccio di proprietà. Il pesce proviene dal nostro mare, possiede di per sé una squisitezza che non guasta. Per questo utilizziamo solo olio d’oliva, limone, sale, qualche volta il pomodoro ed erbe fini». È così che nascono le specialità della gastronomia istriana e triestina. «Fra gli antipasti consigliamo l’insalata di granchi alla triestina, la selezione di pesce crudo italian style o la marinata di sardelle. Fra i primi piatti si possono gustare le tagliatelle o il risotto ai frutti di mare, la zuppa di pesce, il brodetto, il risotto al

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nero di calamari o la pasta di pomodoro arricchita con erbe locali. Come secondo proponiamo orate arrosto con le bietole, branzini al sale, scampi alla “buzzara”, oltre ad asparagi di bosco, radicchio e fagioli del Carso». Una selezione dei migliori vini mondiali fornisce la scelta giusta per ogni tipo di pietanza. «La vera peculiarità, in ogni caso, è quella di poter pranzare all'aperto quasi tutto l’anno, grazie alla terrazza riparata e al particolare clima del luogo».

L’Hotel Ristorante Alla Dama Bianca si trova a Duino (TS)

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www.alladamabianca.com

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DALL’ISOLA DEL SOLE

di MARCO TEDESCHI

Suggestioni dalla laguna di Grado, e relax termali. Questo luogo si rivela un perfetto mix di cultura, arte e divertimento, supportato da un’eccellente enogastronomia Isola del Sole. È con questo nome che viene spesso chiamata Grado, antichissimo porto utilizzato dalle navi di Giulio Cesare che approdavano qui prima di risalire la laguna e i fiumi fino ad Aquileia. Un luogo ricco di storia, di attrattive culturali e naturalistiche, che conserva ancora intatti gli influssi degli antichi romani e, soprattutto, della Repubblica di Venezia. «Il nostro Hotel – spiega Claudio Martinis, direttore dell’Hotel Hannover – è affacciato su un caratteristico porticciolo di pescatori e si trova proprio nel centro storico. Passeggiando per Grado è possibile ammirare la Basilica di Sant’Eufemia e il Battistero risalente al V secolo mentre poco più in là, verso nord, si trova la chiesa di Santa Maria delle Grazie, un raro esempio di basilica paleocristiana». Oltre alla storia e alla cultura, Grado è anche nota per la sua enogastronomia e per sue attrattive naturalistiche.

L’ L’Hotel Hannover si trova a Grado, Gorizia

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«A 200 metri dalla hall del nostro albergo si aprono spiagge e panorami lagunari per un perfetto mix di relax, divertimento e cultura». Partendo da Grado si ha inoltre la possibilità di esplorare luoghi altrettanto suggestivi. «I dintorni di Grado si sviluppano sulle acque di un’incantevole laguna, un ecosistema unico al mondo e severamente protetto. Inoltre, l’aria ricca di iodio, lontana dall’inquinamento degli agglomerati urbani, e la salinità particolare delle sue acque, hanno fatto di Grado un’importante Stazione Termale Marina sin dal lontano 1892 tanto che oggi l’Istituto Talassoterapico è uno dei più rinomati centri italiani».

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www.hotelhannover.com

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DI STUDIO E DI ESTRO La grande cucina italiana secondo lo chef Stefano Blasotti, che spiega l’importanza del progetto e della professione «al di là della creatività»

di REMO MONREALE

sprimersi ai massimi livelli gastronomici è un obiettivo che il solo intuito non può raggiungere. Per questo il termine “creatività” non piace troppo allo chef friulano Stefano Blasotti, che preferisce parlare di “vena progettuale”. «La vena – continua Blasotti – è rappresentata dall’estro nelle presentazioni, e la progettualità esalta la professionalità, che permette grandi risultati». Alla guida del ristorante triestino La Risorta, lo chef si rifà a una tradizione culinaria ben precisa. «Ho avuto la fortuna di essere allievo dei migliori cuochi – spiega il cuoco friulano –, che hanno saputo ricreare e rileggere la grande cucina italiana attraverso tocchi di leggerezza e fantasia. Da loro ho imparato a caratterizzare i piatti con accostamenti di rigorosa stagionalità, rifuggendo le facili lusinghe del mercato globale, e puntando l’attenzione sulla materia prima a chilometro zero. Largo quindi agli scampi del Golfo Istriano, alle sogliolette di Punta Sottile, alle piovre nostrane, ai “sardoni” (alici) barcolani o

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al salmone della Valle Rosandra, anche questo a poche centinaia di metri dal locale. Nessuna concessione a stramberie, cucino senza mischiare troppi ingredienti, evitando di confondere i commensali con incroci eccessivi o di inquinare il prodotto nel piatto». La Risorta si presenta come una meta apprezzata anche fuori provincia, nel vicino Friuli e dalla Carnia, da dove Stefano Blasotti proviene, e soprattutto in Austria. «Penso – dice Blasotti – che sia dovuto al nostro rigore, alla costanza, alla freschezza della materia prima. Uno dei piatti prediletti dai commensali d’oltreconfine, è la piovra bruciata di crema di bufala, clorofilla di basilico, olive bianchera di San Dorligo, pomodorini confit. Fra i piatti che vanno molto c’è la coppetta gelato con ricotta e tartare di salmone, con una spruzzata di polvere di caffè. Il pescato fresco è trattato minimamente, normalmente arrostito nel sale proveniente dalle saline della vicina Sicciole, oppure presentato crudo. I dolci della casa comprendono macedonie in stagione e ricca

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Bisogna puntare a piatti con accostamenti di rigorosa stagionalità, rifuggendo le facili lusinghe del mercato globale varietà di sorbetti al bicchiere con frutta di stagione mixata a qualche suggestione esotica. In cantina riposano un centinaio di etichette, con bianchi regionali anche di pregio, e qualche incursione di rossi in territori importanti come Piemonte e Toscana». L’ambiente de La Risorta è di un bianco abbagliante con vista sul mare. «Nulla di presuntuoso – precisa Blasotti – abbiamo scelto un’estrema semplicità con qualche nota di “shabby” contemporaneo. Importantissimo, poi, è lo staff giovane e affiatato. Tutto sommato si può dire il locale adatto agli amanti dell’informalità».

La Trattoria Risorta si trova a Muggia (TS)

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www.trattoriarisorta.it

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POCHI INGREDIENTI, MOLTA CURA di REMO MONREALE L’esperienza di Pietro Savarese e Nicola Taglialatela dimostra come siano ancora possibili format di successo nella ristorazione di alta qualità, in un periodo di crisi

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risi o meno, l’attenzione alla buona cucina non è mai venuta a mancare. O almeno in Italia questo è un dato di fatto, un trend che l’esperienza di Pietro Savarese e Nicola Taglialatela, fondatori del marchio Peperino, conferma pienamente. «Siamo partiti nel 2007 a Trieste – dice Savarese – con l’idea di rispettare i valori dell’educazione alla buona tavola che ci sono stati trasmessi dalle nostre famiglie. Quindi il cibo tradizionale mediterraneo così come dev’essere

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L’idea è di rispettare i valori della buona tavola che ci sono stati trasmessi dalle nostre famiglie fatto. All’inizio ci siamo concentrati sulla pizza napoletana secondo il disciplinare Specialità Tradizionale Garantita: lievitazione 24 ore, la vera pizza non deve lievitare nello stomaco di chi la mangia, dev’essere leggera, soffice e deve formare delle bolle d’aria che dimostrano la lunga lievitazione. Poi abbiamo deciso di ampliare la scelta e ci siamo orientati sulla carne, scegliendo la Fassona piemontese, che è diventata il nostro secondo riferimento culinario: con questa carne eccellente facciamo hamburger da 270 grammi, così come tagliate e filetti». Insomma, il ristorante Peperino ha voluto scostarsi dalla pizzeria classica. «Spesso i clienti sono famiglie – spiega Savarese –, i cui membri hanno esigenze e preferenze diverse: i più piccoli di solito preferiscono la pizza mentre gli adulti preferiscono la carne. Facciamo anche dei primi di pasta artigianale come gli scialatielli e i paccheri napoletani. Non abbiamo una grande varietà ma ci concentriamo su alcuni prodotti per realizzarli nel miglior modo possibile. Il nostro sistema ha

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cominciato a funzionare tanto che abbiamo deciso di aprire altri locali in Italia, tra cui Milano, Udine, Verona e Pordenone e in cinque anni abbiamo assunto circa 100 dpiendenti». La qualità degli ingredienti è un chiodo fisso per i titolari della Peperino. «Devono essere di ottima qualità – continua Savarese – e garantiti come la mozzarella di bufala Dop, il pomodoro della zona di S. Marzano, cipolla di Tropea i capperi di Pantelleria, le alici di Cetara, le cime di rapa pugliesi. In più diamo un’attenzione particolare al cibo senza glutine, siamo anche iscritti all’associazione italiana per celiaci». Un altro aspetto vincente è sicuramente la creazione di un ambiente al passo coi tempi. «Abbiamo curato il fattore estetico in modo che trasmettesse calore al cliente. Per il concept ci siamo fatti aiutare da Costa Group, che lavora con Eataly di Farinetti, per la Fiat e ora sta facendo gli stand della Nutella in tutto il mondo. Anche questo spiega il nostro successo». www.peperinopizza.it

I Ristoranti Peperino si trovano a Milano, Pordenone, Trieste, Udine e Verona

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PERCORSI SUL CARSO

di MARCO TEDESCHI Per gli influssi multiculturali e la particolarità del paesaggio, quella del Carso è una delle terre più interessanti dal punto di vista culinario, vinicolo e territoriale

ombinare i paesaggi che si diramano dall’Altopiano del Carso con i prodotti tipici di questa terra, arricchitasi nel corso del tempo degli influssi provenienti dalle minoranze etniche che, nel corso della storia, l’hanno abitata. Greci, serbi, ebrei in città e, soprattutto, sloveni, principalmente sul Carso. È questo il variegato e interessante background che anima l’azienda agricola Grgič Igor di Padriciano. «La nostra realtà – ci racconta Tanja, la moglie del titolare – inizialmente produceva solo vino, vendendolo “nell’Osmica”. Oggi alla produzione vinicola si è affiancata anche la cucina; nell’agriturismo prepariamo ricette tipiche come la jota, una minestra di crauti, patate e fagioli, gli gnocchi

C L’azienda agricola Grgic Igor si trova a Padriciano, Trieste

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di pane con gulash e altre specialità del Carso. Potrete assaporare salumi caratteristici e vini come la Malvasia, il Refosco e la Vitovska, un vino bianco, da vite autoctona, prodotto solo nella nostra zona». Un agriturismo che ha il merito di offrire tutti prodotti genuini, di provenienza interna. «Alleviamo i nostri maiali, produciamo il nostro olio e il nostro vino». Le tradizioni gastronomiche sono tutte legate a una cucina povera «perché il Carso di per sé è una terra povera». Il territorio offre anche scenari irripetibili. «Dall’agriturismo è possibile avventurarsi, anche a cavallo, tra sentieri e panorami che, con il bel tempo, permettono una visuale unica sul golfo di Trieste e sull’Istria». www.grgic.it

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di LORENZO BRENNA

CROCEVIA DI SAPORI Prendete la cucina della tradizione triestina, aggiungete qualche ricetta innovativa, prodotti genuini e stagionali. Ecco l’ospitalità della Trattoria Ai Fiori

rieste è da sempre città di frontiera, crocevia di innumerevoli storie, tradizioni e cucine differenti. In questa città adriatica si amalgamano elementi speziati con ingredienti sloveni, friulani, istriani e dalmati, ungheresi o greci. “Com’è bella Trieste, se la guardi con occhio riposato e limpido, nell’anima quiete imperturbabile e l’animo non ferito”, scriveva Srečko Kosovel, cantore della poesia slovena e del Carso. Per ottenere tale stato d’animo vi consigliamo di attraversare l’ombrosa

T Sotto, crudo marinato di pesce e sopra, branzino in crosta di erbe con verdure di stagione. Alberto Saglio Ponci è titolare con Maria Giovanna Saletù della Trattoria Ai Fiori di Trieste (TS)

Piazza Hortis e di fermarvi alla trattoria Ai Fiori, storico locale nel cuore di Trieste. «La trattoria ha una storia quasi centenaria – spiega il titolare Alberto Saglio Ponci - che si perde nell'infinita cronaca di questa città». Nel gennaio del 2013 è iniziata la nuova gestione, che punta a mantenere saldo il legame con la tradizione proponendo tuttavia delle innovazioni. «La Trattoria Ai Fiori è sempre stata sinonimo di cucina di mare – afferma Alberto Saglio Ponci abbiamo mantenuto le aspettative con qualche novità». La forza della trattoria è il rapporto solido con il territorio e il rispetto per l’ambiente, confermato dal menù che si rinnova ogni due mesi circa, così da poter seguire la stagionalità dei frutti della terra e del ciclo del pescato. «Il territorio che ci circonda è il nostro partner d'eccellenza – conferma il titolare tante aziende con lunghe tradizioni familiari e prodotti di prim'ordine». www.aifiori.com

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SOLIDARIETÀ A TAVOLA

di LORENZO BRENNA

e si uniscono accoglienza, solidarietà e una particolare attenzione nelle scelte delle materie prime il risultato non può che essere positivo. Sono questi gli ingredienti che compongono la Società Cooperativa Sociale La Melagrana di Trieste. «Il progetto è nato nel 2003 – spiega il responsabile Salvatore Pilato - con lo scopo di distribuire, senza fine di lucro, i prodotti biologici del Commercio Equo e Solidale anche su circuiti alternativi strutturando e gestendo il ristorante, bar e Bottega del Mondo “Al Settimo Cielo” all’interno del comprensorio del parco del Santuario di Monte Grisa a Trieste».

S Salvatore Pilato è responsabile della Società Cooperativa Sociale la Melagrana di Trieste (TS)

Nel parco del Santuario di Monte Grisa sorge una cooperativa che incentiva un rapporto rispettoso fra lavoratori e ambiente. Scopriamo di cosa si tratta

Il ristorante è situato in una splendida pineta all'interno della quale si possono percorrere numerosi sentieri lasciandosi coinvolgere dal suggestivo panorama dell'alto Adriatico che offre uno splendido scorcio sull'intero Golfo di Trieste. La Melagrana sviluppa progetti in collaborazione con le istituzioni locali al fine di favorire l'inserimento lavorativo e sociale di persone socialmente svantaggiate. «Il nostro obiettivo è ambizioso – prosegue Salvatore Pilato - ci vogliamo proporre come punto di riferimento e d'incontro per quanti vogliono sviluppare la cultura di valori etici che promuovono la solidarietà, il rispetto della persona, la tutela delle fasce deboli della popolazione, lo sviluppo delle zone svantaggiate del mondo». www.lamelagrana.org www.alsettimocielo.org

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In una cornice di cordialità ed eleganza, a pochi passi da un grande fogolar, la signora Maria serve i migliori piatti tradizionali delle Valli del Natisone, realizzati con erbe e frutti di stagione sempre seguendo i variabili ritmi della natura. Costantemente impegnata nella promozione dell’arte culinaria abbina tipicità e creatività.

Friuli Venezia Giulia

TRATTORIA ALLA POSTA Piazza Roma, 22 - Clodig - Grimacco (UD) Tel. 0432 725000

Quattrocento anni di storia. E trenta dalla rinascita. Sono questi gli anniversari del Molino di Glaunicco, un magnifico opificio trasformato in ristorante che incantò Ippolito Nievo e Davide Maria Turoldo. La cucina vuole esaltare la qualità e i sapori delle materie prime, autentiche, genuine e stagionali, scelte e ricercate tra i produttori artigiani del gusto.

AL MULINO Località Molino, 2 - Camino al Tagliamento Udine Tel. 0432 919357

Nel cuore del paese e vicino alle piste da scii, gode di un panorama spettacolare. Ad accogliervi, insieme ad un team dinamico, l’atmosfera calda e ospitale nel classico stile di montagna e un’ottima cucina. Nel ristorante i piatti della tradizione fatti in casa, come il classico frico di patate e le gustose zuppe preparate con ingredienti di stagione.

ALBERGO RISTORANTE MORGENLEIT Fraz. Sauris di Sotto, 59 - Sauris (UD) - Tel. 0433 86166 morgenleit@tiscali.it - www.morgenleit.it

Situati sull’Altopiano di Lauco, il ristorante e l’albergo testimoniano la fedeltà alla cultura carnica così ricca di storia, laboriosità e ospitalità: la stessa che la famiglia Gressani dedica ai suoi ospiti. E li vizia con una cucina che segue il ritmo delle stagioni utilizzando le locali erbe spontanee, i funghi, i formaggi e la selvaggina e li accompagna con ottimi vini e distillati.

ALBERGO RISTORANTE ALLA FRASCA VERDE Via Capoluogo, 64 - Lauco (UD) - Tel. 0433 74122 frasca verde@libero.it - www.frascaverde.com

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I TESORI DI NIMIS Nel cuore del Friuli, dove nasce un vino che hanno definito “oro” e le cui meraviglie non si fermano a quelle paesaggistiche. Fa da guida Alessandro Comelli di RENATO FERRETTI

o scrittore americano Fred Plotkin l’ha chiamata la terra fortunata e così ha intitolato il suo bestseller. Le meraviglie del Friuli che giustificano la definizione, in effetti, sono numerose e con gli anni stanno acquistando una fama sempre maggiore. Il caso dell’Agriturismo I Comelli ben rappresenta la fortuna che questo territorio offre a chi lo visita. «La nostra – spiega Alessandro Comelli – è un’azienda agrituristica completa, con cucina e cantina, che si trova nelle vicinanze di Nimis ed

L L’agriturismo I Comelli si trova a Nimis (UD)

è saldamente ancorata ai valori della civiltà contadina. Con la nostra azienda agricola realizziamo vari prodotti enogastronomici, alla base dei piatti semplici e saporiti che proponiamo». Ma il vero fiore all’occhiello de I Comelli è la cantina. «Non è solamente il luogo dove trasformare l’uva in vino, affinarlo e confezionarlo – specifica Comelli –, ma è anche esclusivo spazio di accoglienza tra le viti e le botti. Siamo certi che chi assaggia oggi il nostro Ramandolo Docg, che nasce dalle uve del Verduzzo Giallo fatte appassire a lungo prima di essere torchiate alla fine dell’autunno, sentirà in bocca il calore del sole. E guardando il suo straordinario colore capiranno perché qualcuno lo ha chiamato “Oro di Ramandolo”». www.icomelli.com

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VINO E TRADIZIONE el 1200, a Villalta di Fagagna, vicino al Collio Goriziano e dentro ai Colli Orientali, regnava la famiglia lombarda dei Della Torre, una famiglia forte, il cui patriarca era di Aquileia. I paesani, o meglio i sudditi, dei Della Torre venivano chiamati “turians”, ed è proprio per ricordare la devozione a questa famiglia che Claudia, Valentino e Francesco hanno dato alla loro osteria il nome di Osteria ai Turians. «Non abbiamo mai ritenuto sufficiente che il nostro ristorante fosse solo un luogo di ristoro, volevamo che rappresentasse una pausa piacevole dalla vita quotidiana e un’ottima esperienza gustativa. Ecco

N L’Osteria ai Turians si trova a Villalta di Fagagna (UD)

di EMANUELA CARUSO

Un luogo di ristoro, una pausa piacevole dalla vita quotidiana e un’ottima esperienza gustativa. Entriamo nell’osteria ai Turians

perché abbiamo fatto dell’ospitalità e della cucina i nostri punti forti. Accogliamo ogni ospite con gentilezza e massima disponibilità, stringendogli la mano, accompagnandolo al tavolo e scambiando con lui qualche chiacchiera. Il nostro intento è quello di farlo sentire a casa, in famiglia. La nostra cucina è sia tradizionale, con piatti rivisitati e alleggeriti rispetto alla cucina classica friulana, sia internazionale.Tra i piatti più richiesti dagli ospiti ci sono il prosciutto San Daniele e il Patanegra, il formaggio fagagna, simile al montasio, le lumache alla bourguignonne, le ostriche, le acciughe, gli scampi del Quarnaro, il tartufo bianco d'Alba, i vari tipi di foie gras. Ogni piatto viene accompagnato dai nostri ottimi vini, primo tra tutti il Friulano: un bianco ammaliante, profumato e con una vena aromatica; un calice mascolino».

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www.osteriaiturians.it

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SPERIMENTAZIONI BIOLOGICHE

di VALERIO GERMANICO

due passi da Udine, in una zona collinare ricoperta di filari di vite e tra le più belle d’Italia, si trova un’oasi per chi ama la cucina biologica all’insegna di ingredienti tipici e a chilometro zero. La modernità e la frenesia non hanno intaccato questo luogo, né cancellato la tradizione contadina del prodotto fresco di giornata e della lentezza. Dell’attesa che i frutti,

A Alcuni dei piatti dell’agriturismo I benandanti di Treppo Grande (UD)

Ingredienti tipici e a chilometro zero per una cucina biologica tradizionale, ma aperta alle innovazioni stagione dopo stagione, affiorino dalla terra dell’orto coltivato con amore. A curare quest’orto è Martina Venuto, titolare, insieme al marito Tancredi Codermatz, dell’agriturismo “I Benandanti” di Treppo Grande, comune friulano ricco di chiese, borghi e i caratteristici “lavadôr”, ovvero i lavatoi sparsi per il paese per il risciacquo dei panni, pezzi della storia e della vita di tutta la comunità. «Abbiamo scelto un modo antico, e allo stesso tempo nuovo, di concepire la cura dell’ospite e il suo soggiorno, curandolo, coccolandolo con una cucina tradizionale ma aperta alle sperimentazioni, che fa delle primizie dell’orto e dei prodotti stagionali dell’azienda agricola il suo credo quotidiano. È tutto nostro quello che serviamo. Il nostro vino, il nostro miele, la nostra verdura e le nostre mele insieme alla carne di pollo e maiale. Ed è tutto fatto in casa. Dagli affettati alla carne, passando per i primi con le mesticanze dell’orto e finendo con gli imperdibili dolci». www.ibenandanti.it

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TRA I BOSCHI ALPINI

di MATTEO GRANDI Chilometri di piste da sci e la possibilità di raggiungere le più belle mete turistiche della Carinzia e della Slovenia. Assaporando gustosi piatti della cucina friulana

amporosso, Cjamparòs in friulano, Žabnice in sloveno, Saifnitz in tedesco. Non è un caso che questa località, inserita in un ambiente naturale tra i più belli delle Alpi Orientali, venga identificata con differenti toponimi linguistici. Ci troviamo infatti al centro di tre diverse regioni ovvero il FriuliVenezia Giulia, la Carinzia (Austria) e la Slovenia. «La particolare collocazione del nostro Hotel – spiega Stefano Rosenwirth, direttore dell’albergo Bellavista di Camporosso – permette di raggiungere diverse località in pochissimo tempo. D'inverno qui si ha la possibilità di sciare nella magnifica discesa del Lussari, di praticare pattinaggio sul ghiaccio, snow-board, sci alpino, sci nordico e ciaspole. Si può inoltre sciare in Slovenia, sulla pista di coppa del mondo a Kraniska Gora e si può raggiungere il comprensorio di Passo Pramollo in Austria». Una posizione privilegiata anche per le città turistiche. «Villacco-Klagenfurt, capitale della Carinzia, Graz

C L’Hotel Bellavista si trova a Camporosso (UD)

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e Salisburgo, città natale di Mozart, sono facilmente raggiungibili. Per quanto riguarda la Slovenia consiglierei invece di visitare Kraniska Gora, Lubiana e le Grotte di Postumia. Ovviamente non mancano mete rinomate anche in Italia come Venzone, cittadina medievale ricostruita dopo il terremoto del 1976, Gemona, Udine, Trieste e Venezia». All’Hotel Bellavista è inoltre possibile gustare molte specialità del luogo. «Offriamo specialità fatte in casa della cucina friulana e carinziana, da accompagnare con ottimi vini e grappe friulane».

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www.sporthotelbellavista.com

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Fragranti pizze e tante specialità anche di pesce accompagnate da vino e ottime birre nazionali ed estere. Gusto, qualità e cortesia vi accoglieranno in pausa pranzo, in serata fino a mezzanotte o il sabato con l’happy hour continuato: l’occasione per degustare tante prelibatezze, vino e birra a volontà. Consegna a domicilio in soli trenta minuti e offerte speciali per studenti.

Friuli Venezia Giulia

TRATTORIA PIZZERIA DA RAFFAELE Via L. Da Vinci, 56 - Udine - Tel. 0432 295831 pizzadaraff@libero.it - www.pizzeriadaraffaele.it

Una storica trattoria in cui gustare cucina italiana e regionale, pesce e selvaggina su prenotazione. Tre sale per diverse occasioni, dalle cerimonie, alle riunioni, alle cene più intime. Un locale climatizzato, dotato di ampio parcheggio, immerso in un bel giardino con ulivi e una fontana che rappresenta il greto del fiume Tagliamento. In settimana menù a prezzo fisso.

TRATTORIA CA’ DAL PAPE Via Provinciale, 12 - Turrida di Sedegliano (UD) Tel. 0432 918010

Un’antica osteria friulana, un ambiente d’altri tempi e familiare in cui, seduti accanto al fuoco, si possono gustare le specialità che la cucina propone tra cui l’immancabile baccalà con polenta, la trippa, lo spezzatino con patate, i gnocchi al ragù, strudel e panna cotta fatti in casa con un bicchierino di zibibbo. Il tutto accompagnato dai migliori vini dei colli friulani.

OSTERIA AL BACHERO Via Pilacorte, 5 - Spilambergo (PN) Tel. 0427 2317

Nata nel 1938 in uno dei palazzi più antichi di Palmanova, la Caffetteria Torinese è inserita nei locali storici del Friuli Venezia Giulia. All’interno è possibile assaporare grandi vini, distillati di pregio, Presidi Slow Food, formaggi, carne e pesce crudo nel rispetto delle stagionalità. La caffetteria offre brioche fatte con farine selezionate e yogurt a Km 0.

CAFFETTERIA TORINESE Piazza Grande, 9 - Palmanova (Ud) - Tel. 0432 920732 info@caffetteriatorinese.com - www.caffetteriatorinese.com

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di EMANUELA CARUSO

UN PERCORSO SENSORIALE

Il vino di qualità trasmette a chi lo beve il legame con il territorio e la passione per il lavoro svolto. L’esperienza dell’enologo Alessio Dorigo

ue bicchieri rossi sulla guida del Gambero Rosso per lo Chardonnay annata 2011 e ben tre vini premiati con il Merano Wine Award 2013. Così l’Azienda Agricola Dorigo conferma la qualità dei suoi vini e la passione, la ricerca e la continua sperimentazione che ne caratterizzano la produzione. «Come ci disse una volta un caro amico – racconta Alessio Dorigo, enologo, titolare e “anima” dell’azienda – “il vino è il cibo dell’anima, è necessario farlo buono”. E infatti, quando si apre una bottiglia lo si fa per

D Alessio Dorigo, titolare e “anima” dell’Azienda Agricola Dorigo di Povoletto (UD)

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gratificarsi, per offrire sensazioni ed emozioni agli amici e per il piacere di scoprire nuovi sapori. Le nostre bottiglie cercano di trasmettere proprio questo: un messaggio che parla dell’amore verso la nostra terra e i suoi frutti, della dedizione di chi la lavora e delle emozioni che proviamo nel trasformare le nostre uve nella più nobile delle bevande». L’Azienda Agricola Dorigo, che conta circa 20 ettari di terreno, ripartiti nei comuni di Buttrio, Cividale e Faedis, e come forma di allevamento prevalente delle viti utilizza il guyot, ha realizzato anche un punto vendita dove far degustare, assaggiare e commentare i vini

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Friuli Venezia Giulia

Il Montsclapade e il Ronc di Juri rappresentano il top di gamma rispettivamente dei nostri vini rossi e bianchi prodotti. «Ad alcuni dei nostri vini – continua ancora Alessio Dorigo – abbiamo voluto dare dei nomi propri. È il caso del Montsclapade – che in dialetto friulano significa Monte Spaccato – il primo uvaggio bordolese realizzato in Friuli. È un taglio di Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot, affinato per 24 mesi in barriques di rovere francese e pensato per invecchiamenti prolungati in cantina. Rappresenta il top di gamma dei nostri vini rossi. Altro vino con nome proprio è il Ronc di Juri, che nasce come Sauvignon integralmente affinato in legno, ma che quest’anno diventerà un blend, dove entreranno Chardonnay e Sauvignon rifiniti con percentuali di altre varietà locali fermentate sia in legno che in acciaio. Sarà il top di gamma dei nostri vini bianchi, nonché sintesi perfetta tra elementi autoctoni ed elementi internazionali». Come enologo e forte di più di vent’anni di esperienza nel settore, Alessio Dorigo ha

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individuato in una viticoltura di qualità, fatta di tradizione, storia e tecnologie d’avanguardia, la chiave per ottenere grandi uve, prima, e grandi vini, poi. «Scegliendo i nostri vini, i clienti storici, ma anche quelli nuovi, vivranno un’esperienza emozionale, un percorso sensoriale riconducibile al territorio a cui apparteniamo e alle tradizioni a esso legate, ma con un’interpretazione della bevanda e del sapore completamente libera. Potranno quindi degustare vini di livello, rassicurati da un marchio storico e dall’ottimo rapporto qualitàprezzo, dalla continuità generazionale dell’azienda – sono infatti subentrato a mio padre Girolamo nella gestione dell’impresa – e dalla ricerca appassionata che guida da sempre la nostra attività».

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www.dorigowines.com

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I VINI DELLA “PONCA” La qualità di un buon vino dipende dalle viti, che vanno curate e gestite per permettere loro di vivere il più a lungo possibile. Ne parliamo con Luca Sirch di EMANUELA CARUSO

ella zona cividalese dei Colli Orientali domina la marna eocenica, definita localmente “ponca”, a cui tutto il Friuli riconosce con gratitudine la capacità di sopportare l’alto livello di precipitazioni annue e, al contempo, di portare le uve a maturazioni ottimali. Proprio in queste terre crescono i vigneti della Società Agricola Sirch, produttrice di vini sia bianchi che rossi. «I tratti distintivi dei nostri vini – commenta Luca Sirch, titolare dell’azienda – sono l’eleganza, la facilità di beva e la lunghezza e potenza in bocca. Affiniamo il vino in legno, con mano leggera, la stessa con cui controlliamo attentamente il livello di maturazione delle uve in fase di vendemmia. Per noi, la qualità di un vino si fa nel vigneto e non in cantina, dove bisogna solo accompagnare in bottiglia ciò che madre natura ha creato. La gestione del vigneto è quindi

N Luca Sirch, titolare della Società Agricola Sirch di Cividale del Friuli (UD)

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essenziale. Potiamo le viti secondo una tecnica che definiamo “soffice”, in quanto consiste nel tagliare sul legno giovane, così da evitare lacerazioni che potrebbero non rimarginarsi e diventerebbero, di conseguenza, il varco d’ingresso per le infezioni». Tra i vini rossi proposti dalla società Sirch si trovano lo Schioppettino, varietà autoctona del comune di Prepotto che si caratterizza per l’essere elegante, speziata e non voluminosa, e il Merlot, capace di offrire alta qualità «se si costringono le viti a produrre non più di 60 quintali a ettaro, come facciamo noi. Tra i bianchi, invece, abbiamo Sauvignon, Ribolla gialla, Malvasia e Friulano». www.sirchwine.com

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IL VENETO RISCOPERTO di RENATO FERRETTI

asciandosi alle spalle Treviso e dirigendosi a nord verso il Piave e ancora oltre, ci si trova tra le morbide colline, preludio alle Prealpi trevigiane. Lungo la strada del vino bianco, attraversando Valdobbiadene, c’è Tarzo, un piccolo centro un tempo rinomato per le “arie sane” e meta di villeggiatura per le famiglie veneziane. Proprio a Tarzo, nel 1600, la nobile famiglia veneziana dei conti Grimani fece costruire una casa di caccia che, dal 1919, ospita l’albergo ristorante Ai Pini. «Tutto il complesso –

L L’albergo Ai Pini si trova a Tarzo (TV)

Lungo la via del vino bianco si riscoprono antichi cammini un tempo mete di villeggiatura per i nobili veneziani. Ci guidano Susanna e Giovanni Della Pietà spiega Susanna Della Pietà, contitolare dell’albergo – è situato sopra una piccola collina, al centro del paese, e offre un grande senso di relax e riservatezza. Grazie alla sua posizione Tarzo è una base ideale per una vacanza alla scoperta dei tesori della provincia di Treviso e del Veneto». L'albergo e il ristorante sono gestiti, fin dalla fondazione, dalla famiglia Della Pietà (ora alla terza generazione). «Abbiamo cercato di preservare il sapore di altri tempi – spiega Giovanni Della Pietà –. Seduti in veranda circondati dalle colline oppure davanti al caminetto della sala oppure d’estate sotto un pergolato all’aperto, si possono gustare i sapori tradizionali della cucina veneta: il radicchio di Treviso, la sopressa con la polenta, la zuppa con le trippe, i formaggi della Marca Trevigiana e molto altro sempre secondo stagione. Per l’ospite che vuole soggiornare, sono disponibili 8 camere dotate di tutti i comfort». www.albergoaipini.it

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Vasilij Kandinskij, Cercles dans un cercle, 1923

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Milano artistica

A PALAZZO REALE SFILANO LE STELLE

Da Pollock a De Chirico

Due icone dell’arte novecentesca americana, un maestro della scultura moderna e un viaggio nella ritrattistica assieme a guide d’eccezione come Matisse e Picasso di GIACOMO GOVONI l gotha dell’arte figurativa e scultorea, moderna e contemporanea, radunato sotto la Madonnina. Il calendario delle mostre in scena al Palazzo Reale di Milano è di quelli da 10 e lode. Pareti e sale dello storico edificio a ridosso del Duomo ospitano in questi mesi le produzioni di alcuni fra i massimi artisti mondiali dell’Ottocento e del Novecento. Ad aprire a fine settembre la stagione espositiva autunnale è stata la grande arte americana, con “Pollock e gli irascibili”, una collettiva di capolavori firmati dai membri della cosiddetta scuola di New York. In mostra a Milano fino al 16 febbraio 2014, le 49 opere esplorano le molteplici declinazioni dell’espressionismo astratto dalla fine degli anni Trenta alla metà degli anni Sessanta. Ad affiancare nella narrazione il padre dell’Action painting ci sono i lavori più significativi di illustri colleghi: dalle derive calligrafiche di Bradley Walker Tomlin alle sperimentazioni

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monocromatiche di Mark Rothko, fino al Mahoning di Fran Kline. Protagonista assoluta della mostra è tuttavia l’opera Number 27, 1950 di Pollock, forse il suo quadro più famoso, nonché prestito eccezionale, data la delicatezza e la fragilità di questo olio, oltre alle sue dimensioni straordinarie, pari a circa tre metri di lunghezza. Fino al 19 gennaio, invece, sarà possibile visitare la mostra “Il volto del ‘900. Da Matisse a Bacon” inaugurata a Palazzo Reale lo scorso 25 settembre. Un viaggio ammaliante nel mondo della ritrattistica umana attraverso un secolo segnato dall’avvento della fotografia, dall’invenzione della psicoanalisi e dai regimi totalitari capaci di annullare gli individui. Nuovi registri che hanno guidato e modellato la mano degli artisti, cambiando l’idea e la tecnica di raffigurazione dell’uomo e del suo animo. Divisa in sette sezioni che comprende circa 80 opere, l’esposizione mette in luce i diversi

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Milano artistica

Da Pollock a De Chirico

Pollock, N. 27, 1950

approcci stilistici di artisti come Matisse, Bacon, Delaunay, Max Ernst, Mirò, Fernand Leger, Giorgio De Chirico, Picasso e Alberto Giacometti. Altri capolavori presso il polo espositivo milanese sono quelle del maestro della scultura Auguste Rodin, che si potranno ammirare fino al prossimo 26 gennaio. “Rodin. Il marmo, la vita” è il titolo della rassegna che presenta oltre 60 opere, la più completa mai allestita relativa ai marmi dello scultore parigino. Autore geniale capace di infondere vita e sentimento nella materia inanimata, Rodin stabilisce un dialogo con lo spazio architettonico della Sala delle Cariatidi, attraverso statue di stampo classico che evolvono in figure liriche e sensuali nella seconda fase della sua carriera, traghettando le forme della tradizione nel mondo moderno. Nel solco dell’autunno americano tracciato da Pollock, s’inserisce l’altra grande esposizione di un gigante dell’arte a stelle e strisce. Dal 25 ottobre gli spazi di Palazzo Reale fanno da sfondo

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a 160 opere di Andy Wahrol, il re indiscusso della Pop art. «La mostra - spiega il critico d’arte Francesco Bonami - è un’occasione rarissima per il pubblico di vedere le più importanti opere di Warhol raccolte non da un semplice collezionista, ma da un personaggio come Peter Brant, intimo amico dell’artista americano, che condivise con lui i momenti culturalmente più vivaci di New York negli anni 60 e 70». Ci sono le famose opere che denunciano i drammi della società americana, come Electric Chairs del 1964, ma anche una serie di Polaroid che arriva per la prima volta in Europa. Il tutto per descrivere non solo la star del mondo dell’arte ma anche l’Andy Warhol più intimo, lontano dalla ribalta. Sarà, dunque, l’autore della mitica Marilyn, proposta qui a Milano in un’inedita versione con la fronte trafitta da un proiettile, a chiudere il 9 marzo 2014 la proposta di Palazzo Reale, e che dal 17 dicembre condivide le stanze dell’edificio con la grande monografica dedicata a Vasilij Kandinskij.

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Frutti del mare: gamberi alla catalana, fregola con crostacei e pesce crudo. Specialità della cucina sarda dagli antipasti ai secondi, principalmente di pesce, accompagnati da vini sardi. I piatti dell’antica tradizione rielaborati dallo chef che vi accoglie, in quel di Milano, in un ambiente dall’atmosfera marinara, ricco di colori e sapori tipici della Sardegna.

Lombardia

RISTORANTE GALLURA 1988 Via Vittoria Colonna, 50 - Milano - Tel. 02 462896 info@gallura1988.it - www.gallura1988.it

Cotoletta alla milanese, uno dei piatti tipici della cucina lombarda insieme al risotto con bietola e gorgonzola o alla monzese, alle zuppe e alla pasta e fagioli. Su prenotazione anche trippa e casseuola. Una cucina genuina e ricca di sapori da gustare in questa caratteristica trattoria della campagna milanese gestita dal 1960 dalla famiglia Magenes.

TRATTORIA DEL PONTE Via della Vittoria, 42 - S. Giuliano Milanese (MI) - Tel. 02 98280306 trattoriamagenes@gmail.com

Una pasticceria con laboratorio, un locale in cui pranzare o fare l’aperitivo. Ma soprattutto un luogo di incontro. Pavè è un salotto del gusto, in zona Porta Venezia, dove assaporare cibi dolci o salati. Colpiscono le grandi vetrate, da cui si può scorgere, prima di tutto, il grande bancone dei dolci, e gli accoglienti divani su cui gustare in compagnia il proprio piatto.

PAVÈ Via Felice Casati, 27 - Milano - Tel. 02 94392259 hello@pavemilano.com - www.pavemilano.com

Il suo capo pasticcere, Davide Comaschi, ha vinto da poco il Campionato mondiale di cioccolateria a Parigi, stiamo parlando della Pasticceria Martesana di Milano. Di proprietà della famiglia Santoro, è stata fondata nel 1966 e, oggi come allora, è in grado di offrire il miglior prodotto: dalla pasticceria tradizionale a quella più innovativa, scegliendo materie prime di qualità.

PASTICCERIA MARTESANA Via Cagliero 14 - Milano - Tel. 02 66986634 info@pasticceriamartesana.com - www.pasticceriamartesana.com

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MEMORIE VALTELLINESI di MARCO TEDESCHI

Pizzoccheri, polenta taragna e tzigoiner. Specialità da assaggiare alle porte di Milano dove l’osteria I Valtellina serve i piatti della memoria del territorio

n assaggio di Valtellina alle porte di Milano. È qui che è possibile assaporare le specialità valtellinesi, in una casa di campagna poco fuori dal centro cittadino. Presso l’Osteria I Valtellina si può gustare il meglio della tradizione enogastronomica del territorio, la cucina della memoria. La tradizione culinaria domina nel locale che offre il meglio delle specialità

U L’Osteria I Valtellina si trova a Milano

valtellinesi: dai pizzoccheri, alla polenta taragna, ai tzigoiner. Non mancano però le contaminazioni lombarde: i risotti e le paste fresche, ripiene e non, dominano la lista dei primi piatti, mentre tra i secondi spiccano le carni e i funghi – naturalmente nella stagione adatta.Tra i risotti più tipici del locale, troviamo nella stagione fredda quello con fonduta di bitto, zucca e porri, e nella bella stagione quello al sottobosco (funghi e bacche). La selezione dei salumi e delle materie prime è attenta e continua, soprattutto per quanto riguarda i prodotti tipici della valle: la più nota bresaola, ma anche le slinzeghe e il “violino” di capra (una sorta di prosciuttino dal sapore molto marcato), e i salamini di cervo e di asino. Tutti i dolci sono fatti in casa, con ingredienti rigorosamente stagionali. La sala, piena di mobili e oggetti d’epoca, ricorda l’interno di una baita. Nella stagione fredda ci si può riscaldare accanto a una stufa d’altri tempi mentre d’estate è possibile mangiare in un bellissimo giardino sul retro.

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www.ivaltellina.it

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IL RILANCIO DI RIFUGI E OSTELLI di VALERIO GERMANICO

Valorizzare le strutture montane e promuovere gli ostelli per favorire le nuove esigenze del turismo. È una della priorità per l’assessore allo Sport Antonio Rossi. Regione Lombardia punta sull’ospitalità

egli ultimi anni il mercato del turismo sportivo ha conosciuto in tutta Europa un notevole incremento del giro d’affari che, per l’Italia, è stimato in oltre 6 miliardi di euro. Senza sottovalutare che un italiano su quattro sceglie la meta delle vacanze anche in virtù dell’offerta sportiva. Da semplice nicchia, il turismo sportivo rappresenta oggi un vero e proprio segmento, che cresce a ritmo sostenuto ed è essenziale per l’economia nazionale e locale. Le sue forme si moltiplicano e gli operatori del settore si stanno attrezzando per favorire le mutevoli richieste di questa popolazione crescente di turisti, anche con l’obiettivo di destagionalizzare la domanda. «La

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Nella pagina a fianco, Antonio Rossi, assessore allo Sport e politiche per i giovani di Regione Lombardia

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pratica sportiva e gli eventi sportivi in generale – osserva Antonio Rossi, assessore allo Sport e politiche per i giovani di Regione Lombardia – attirano un numero consistente di flussi turistici stranieri e il territorio lombardo in particolare si presta alla pratica di tutti gli sport: dal golf, alla vela e al cicloturismo, dall’equitazione agli sport estremi, dallo sci al trekking». Rispetto al turismo tradizionale, il turismo sportivo garantisce la destagionalizzazione della domanda, aumentando il tasso di occupazione anche nelle stagioni più critiche, mentre l’offerta turistica, in particolar modo quella alberghiera, può incentivare il flusso del segmento sportivo. «Senza dimenticare – aggiunge Rossi – il ritorno in termini di visibilità, che può portare non solo presenze

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Lombardia

sportive, bensì anche un concreto interesse da parte degli organizzatori delle manifestazioni di settore». Il turismo sportivo si dimostra dunque un ottimo prodotto, versatile e poliedrico, per incrementare il business di numerosi settori, ma anche un potente mezzo per rivalutare il territorio. «Stiamo parlando di un vero e proprio catalizzatore in grado di innescare un circolo virtuoso che permette di promuovere una destinazione come meta turistica, di attirare persone, di migliorare

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l’offerta ricettiva, ristorativa e commerciale, di riqualificare e valorizzare le aree meno sviluppate. Regione Lombardia è pienamente consapevole di queste opportunità e, per quanto concerne le mie competenze, mi sono mosso in quest’ottica, con particolare attenzione a un’ospitalità turistica rivisitata in chiave innovativa, rappresentata dai rifugi e dagli ostelli». Gli oltre 170 rifugi che costellano valli e fianchi delle montagne lombarde permettono di viverle appieno e da una posizione privilegiata. Specchi della vera cultura dell’ospitalità Italiana, i rifugi lombardi riflettono profondamente l’identità del territorio e accolgono i viaggiatori con calore antico e servizi moderni, guidandoli anche alla scoperta di prodotti tipici e tradizioni locali, sullo sfondo di un mondo di esperienze da vivere in ogni

Ostello delle Tre Corone, Trescore Balneario (BG)

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Bando Rifugi, Progetto Vetta e Marchio di Qualità sono le tre iniziative con cui la Lombardia investe sulla montagna stagione. «È un turismo adatto alle famiglie, per chi è in cerca di avventura, ma anche per chi è riflessivo e contemplativo. Le località montane sono sempre più da intendersi non solo come mete da godere per pochi mesi, ma come luoghi da scoprire tutto l’anno, grazie a nuove attività sportive e di svago a basso costo». Bando Rifugi, ProgettoVetta e Marchio di Qualità sono le tre iniziative attraverso le quali Regione Lombardia ha investito sulla montagna e, in particolare, sulla riqualificazione e il rilancio dei rifugi. «Per quanto riguarda gli ostelli, abbiamo voluto rilanciare la loro immagine come strumento turistico. L’ostello, in Italia, è sempre stato guardato con diffidenza. Per quanto riguarda la Lombardia, oggi, la tendenza si è ribaltata grazie a interventi come quello della Regione che ha messo in campo risorse economiche e severe normative in termini di standard qualitativi. Ora si può guardare all’ostello come una struttura ricettiva low cost ma di ottima qualità, che promuove e valorizza il nostro territorio e le sue eccellenze». La concretezza e la qualità sono state valutate da chi ne ha usufruito e sancite da numeri incontrovertibili: gli ostelli lombardi hanno totalizzato oltre 150mila presenze all’anno. «Gli ostelli sono la nuova frontiera dell’ospitalità di

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qualità, a prezzi contenuti. Il programma di riqualificazione e valorizzazione attuato da regione Lombardia, con un investimento di 23 milioni di euro, ne ha fatto un’eccellenza a livello europeo e ci permette di essere competitivi sotto l’aspetto dell’ospitalità turistica. Oggi, possiamo contare su una rete di 65 ostelli attivi con oltre il 90 per cento delle camere che dispone di bagno privato, per un totale di 2.376 posti letto disponibili e oltre 180mila presenze nel 2012, con un prezzo inferiore ai 30 euro. Le strutture sono riunite sotto un unico brand e un unico sito web (www.hostellombardia.it), con l’intento di promuovere i nostri ostelli non solo fra i giovani, ma soprattutto fra le famiglie che cercano un’alternativa di qualità agli alberghi tradizionali». Ma non è tutto qui, come dice in conclusione Rossi: «Il nostro, ambizioso, obiettivo è continuare con questo cambio di passo e far sì che la Lombardia possa entro breve essere presa a riferimento per la sua ospitalità da tutti quei turisti, sportivi e non, che cercano emozioni, natura, storia, cultura, tradizioni, ma non rinunciano a ospitalità e servizi di qualità». www.rifugi.lombardia.it www.hostellombardia.it

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UN MENÙ PER LE FAMIGLIE di EMANUELA CARUSO

n ristorante che sappia andare incontro alle esigenze delle famiglie e dei più piccoli. È questa l’impronta che il giovane pizzaiolo Cesare Biagioni, pluripremiato anche in ambito internazionale, sta dando al suo locale, il Nuvò Pizza Place. «L’idea – spiega – è quella di organizzare qualcosa di speciale per le famiglie che durante il weekend vengono al ristorante. Oltre a proporre menù personalizzati a seconda dei gusti dei piccini, ogni domenica sarà anche organizzato un brunch dedicato proprio a loro, con intrattenimento curato da un animatore. A disposizione di mamme e papà ci sarà anche un fasciatoio». Le idee innovative però, non si limitano alla soddisfazione delle famiglie, ma abbracciano anche e soprattutto la cucina, realizzata dal giovane chef Davide Vaghi. «Uno degli

U Quiche lorraine con fonduta al parmigiano e composta di cipolle di Tropea, uno dei piatti del Nuvò Pizza Place di Milano

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La cucina bio e innovativa incontra l’attenzione per i gusti e le necessità dei bambini e delle loro famiglie

ingredienti che utilizzo maggiormente è il kamut, cereale dall’elevato contenuto proteico e minerale e dalle proprietà antiossidanti, facilmente digeribile e compatibile con diverse intolleranze. Tra i piatti che proponiamo si possono trovare: hamburger creativi con focaccia di kamut; pizze e primi a base di farina di kamut; flan alle castagne e bacon croccante con crema di zucca; pappardelle di grano kamut ai funghi porcini trafilate al bronzo e infine la Bio Bufalina MioItaly, realizzata solo con prodotti bio: polpa di pomodoro, bufala campana Dop, pomodorini secchi e basilico».

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magoespago@virgilio.it

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Friends of Florence

MECENATI PER FIRENZE Una fondazione che riunisce filantropi innamorati dell’arte e di Firenze. Sono i “Friends of Florence”, come spiega la presidente Simonetta Brandolini d’Adda di FRANCESCA DRUIDI n principio è stata la Loggia dei Lanzi, con il recupero delle statue marmoree. Poi c’è stato il restauro del David di Michelangelo, affiancato dal restauro della Porta del Paradiso del Ghiberti e da quello del Cristo Crocifisso del Maestro di Figline, ritornato nella Cappella Maggiore della Basilica di Santa Croce in tutta la sua imponente bellezza. Sono alcuni esempi del lavoro portato avanti da Friends of Florence, fondazione internazionale non profit, creata nel 1998 in America e attiva dal 2000, che permette ai cittadini di tutto il mondo di contribuire, con le loro libere donazioni, alla salvaguardia e alla tutela del patrimonio artistico e culturale toscano, e fiorentino in particolare. I “Friends of Florence” stanno crescendo, così come il numero dei progetti a carico, adottati dagli stessi aderenti che scelgono di sostenere uno o più progetti di conservazione selezionati dalla Fondazione. Lo racconta Simonetta Brandolini d’Adda, presidente di Friends of Florence, che del capoluogo toscano, confessa, ama «l’armonia, la sua architettura, le strade, i palazzi, i tabernacoli, le chiese e il modo in cui la campagna entra a far parte del tessuto urbano».

I A destra, Galleria degli Uffizi; nela pagina seguente, Cristo Crocifisso del Maestro di Figline, nella Cappella Maggiore della Basilica di Santa Croce

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Quanti sono attualmente i sostenitori di Friends of Florence? «Sono circa 3.000, per la maggior parte americani, ma anche canadesi, inglesi e di altre nazionalità del mondo. Ci piacerebbe nel prossimo futuro aprire un chapter, un gruppo di Friends of Florence anche a Hong Kong e Singapore, coinvolgendo quindi i paesi asiatici da cui, tra l’altro, proviene un nostro consigliere». Per quanto riguarda gli italiani? «Sono presenti cinque italiani nel consiglio di amministrazione di Friends of Florence, come il marchese Piero Antinori e la marchesa Rosaria Frescobaldi. In generale, è però ridotta la percentuale di italiani che aderiscono ai nostri progetti, anche perché in Italia chi dona per la tutela del patrimonio artistico non riceve alcun beneficio fiscale, come invece avviene in America». Con quali enti e istituzioni la Fondazione collabora per scegliere gli interventi da finanziare? «Collaboriamo con molti restauratori, la soprintendenza, i musei, il Fondo edifici di culto e poi con il Comune, le fondazioni private come il Museo Horne e tantissime chiese, quali

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Foto A.Quattrone


Foto A.Quattrone

Friends of Florence

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l’Opera di Santa Maria del Fiore e l’Opera di Santa Croce. Si tratta di una collaborazione costante e proficua con l’intera comunità; riceviamo moltissime segnalazioni di interventi da effettuare. Dal 2012, organizziamo un premio con il Salone dell’arte e del restauro di Firenze, offrendo una sponsorizzazione di 20mila euro per la realizzazione di un’opera di restauro del patrimonio culturale fiorentino». Il Chiostrino dei Voti è il prossimo progetto di Friends of Florence? «Sì, stiamo già lavorando al Chiostrino dei Voti alla Santissima Annunziata e il progetto, il cui costo si aggira attorno ai 400mila euro, comprende il restauro di tutto il chiostro: affreschi, parti architettoniche, sculture e altri oggetti. Da più di dieci anni, la Fondazione lavora contemporaneamente a circa 14-15 progetti. Il restauro del Chiostrino può essere definito un major project in quanto coinvolge un elevato numero di donatori. Ci sono poi altri progetti più piccoli, che magari sono seguiti da un paio di amici donatori». Su quali altri progetti siete impegnati? «Sulla Cantoria di Luca Della Robbia, sulla Crocifissione di Beato Angelico in San Marco e sul Chiostro del Museo di San Marco e Sant’Antonino. Stiamo, inoltre, lavorando alla sala studio per il Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi, sull’Annunciazione nella Chiesa di Santo Spirito e sul restauro dei Bronzi della Cappella del Giambologna nella Santissima Annunziata. La Fondazione sta seguendo il progetto di recupero di Lidia Cinelli, vincitrice del premio del Salone del restauro, della Madonna della Misericordia nel Museo del Bigallo, che include una delle rappresentazioni più antiche di Firenze e del Battistero». Quali ritiene siano le priorità per Firenze sul fronte della tutela del patrimonio artistico e architettonico?

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Foto A.Quattrone

Friends of Florence

Sopra, Madonna del Sacco; sotto, Simonetta Brandolini d’Adda, presidente della Fondazione Friends of Florence

«Un occhio costante su tutte le forme di degrado è indispensabile, infondendo un impegno continuo verso i monumenti e le opere. Lo Stato e il Comune devono destinare più risorse al restauro, ma soprattutto al mantenimento dei progetti già realizzati. Il mantenimento è fondamentale in tutti i progetti di Friends of Florence. Ad esempio, è dal 2004 che diamo fondi alla Galleria dell’Accademia per effettuare analisi e puliture continue delle opere scultoree nel museo, incluso il David e le Prigioni. Un’altra priorità riguarda l’educazione civica: servirebbe insegnarla a partire dalle prime classi elementari, includendo anche la storia dell’arte e l’importanza del patrimonio storico e culturale che va instillata nei giovani. Così le nuove generazioni, crescendo, avranno non solo il rispetto ma sentiranno proprio l’impegno di conservare i centri storici». Alcuni aderenti a Friends of Florence

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hanno la possibilità di fare viaggi studio in Italia. «Sì, ogni anno organizziamo programmi di 5 o 6 giorni con esperti e storici su vari temi: Dante, Michelangelo, Caravaggio, Giotto, Machiavelli. Durante i programmi, si approfondiscono i vari argomenti e si visitano in modo speciale le tappe degli itinerari. In questo modo, l’Italia diventa per i sostenitori in visita un’aula di studio. Organizziamo, inoltre, conferenze e visite ai nostri progetti anche per i ragazzi delle scuole e dell’Università». Gli anglosassoni e, in particolare gli americani, hanno storicamente e culturalmente un rapporto privilegiato con Firenze. Come mai? Perché decidono di impegnarsi nella tutela del patrimonio artistico di una città così distante da loro, almeno dal punto di vista spaziale? «La bellezza della città fatta a misura d’uomo esercita il proprio fascino su molti. Inoltre, gli anglosassoni riescono a riconoscere la base della loro cultura a Firenze attraverso l’architettura, l’arte e la storia, che costruiscono e definiscono il loro modo di pensare e di osservare il mondo».

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NEI COLLI DEL CHIANTI

di VITTORIA DIVARO

Mura duecentesche. Dove i grappoli della campagna toscana si trasformano in grandi vini. L’ospitalità di Coralia Pignatelli a pochi passi da Siena ra le sinuose colline del Chianti, sulle ultime propaggini dei colli del Chianti Senese si estendono, per circa trecento ettari, i terreni dell’azienda agricola Castell’inVilla di Coralia Pignatelli. «Il centro propulsore delle nostre diverse attività si trova all’interno di un borgo medievale risalente al Duecento. Questo è situato su un altopiano dal quale si gode una vista mozzafiato delle colline toscane e della vicina Siena». È l’atmosfera della campagna toscana che si ritrova stappando le bottiglie di Castell’inVilla. «Produciamo quattro vini: Chianti Classico Docg e Chianti Classico Docg Riserva, Santacroce Toscana Igt e Poggio delle Rose Docg Riserva.A questi si aggiunge la produzione di Vin Santo, di una grappa di Chianti Classico e di un olio di oliva Dop di Chianti Classico». All’interno del suggestivo borgo medievale che ospita l’azienda, tutti questi prodotti possono essere acquistati nell’enoteca o degustati direttamente nel

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L’azienda agricola Castell’in Villa si trova a Castelnuovo Berardenga (SI)

ristorante, che propone una cucina rispettosa delle disponibilità di stagione ed elaborata sul ricettario migliore della tradizione gastronomica toscana e mediterranea. «Oltre a offrire la possibilità di assaporare vini e prodotti del territorio nel suo luogo di origine, abbiamo messo a disposizione anche un alloggio agrituristico, il bed & breakfast La Gazzara. Questo si trova fra le mura di un convento duecentesco appartenuto alle monache francescane di Santa Petronilla: luogo ideale per trovare un’oasi di pace a pochi chilometri da Siena».

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www.castellinvilla.com

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IN VALDICHIANA n parco di tre ettari di pini secolari e cipressi, fra i quali si aprono mille giardini. Dal giardino dalle atmosfere giapponesi alla fontana delle rose, dall’imponente viale di cipressi agli inimitabili tramonti delle terrazze della piscina. È questo il proscenio nel quale si svolge lo spettacolo del Relais Villa Petrischio, residenza immersa nel più ampio scenario della campagna toscana, nei pressi di Farneta di Cortona, nell’aretino. «La costruzione del relais – racconta

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I giardini segreti delle colline cortonesi. La famiglia Tosato presenta il Relais Villa Petrischio, una struttura immersa nel verde e nella storia. Che oggi accoglie gli amanti della natura toscana

di ARIANNA LESURE

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Toscana

il Proessor Domenico Tosato– risale al XVIII secolo, all’epoca del Gran Ducato di Toscana. Fu eretta con le pietre della vicina abbazia, quando i conti Lambardi elessero la collina più alta della zona a oasi privata di serenità, dalla quale godere dell’incantevole vista sulla Valdichiana. L’antica dimora nobiliare, dopo un lungo periodo di abbandono, è stata completamente ristrutturata alla fine degli anni Sessanta e aperta al pubblico come struttura ricettiva, senza però rinunciare all’originario gusto raffinato». È Elga Gemini che oggi, con la famiglia Tosato, dirige il relais e che accoglie gli ospiti di ritorno da una passeggiata nel parco, una gita alla scoperta delle perle della valle o della natura incontaminata della campagna toscana. «Abbiamo diciotto camere e ogni camera è intitolata a un personaggio femminile della mitologia, sono tutte diverse tra loro e situate tra la villa e il borgo che sorge intorno al giardino dalle atmosfere giapponesi. Arredate con estrema cura hanno preziosi mobili d’epoca che si sposano felicemente con i più moderni comfort. Dai mobili ai camini ai soffitti a trave, tutto è stato

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conservato con cura per preservare l’aura di antico. Gli ampi salotti e le camere da letto sono arredati in stile e alcuni, fra i letti in ferro battuto, hanno pregevoli dipinti a mano, che testimoniano la perizia degli artigiani locali del tempo». A completare il tutto ci sono i piatti del ristorante La Terrazza, posto a bordo piscina, che offre un’ampia scelta di menu à la carte, unendo i sapori della tradizione antica locale alla fantasia e all’estro dello chef per accostamenti inediti. «La nostra offerta culinaria e la nostra cucina, organizzate come un laboratorio di idee – un luogo nel quale si crea, si pensa, dove nasce il contatto e soprattutto la passione –, possono cambiare l’umore di ogni giornata, creando emozioni che lasciano il loro ricordo attraverso gli anni. Combiniamo materie prime del territorio regionale, ingredienti stagionali a chilometro zero per la costruzione di un piatto che coinvolga i sensi. Non passa giorno in cui non testiamo nuovi ingredienti, nuovi sapori e costruiamo nuove esperienze». www.villapetrischio.it

Il Relais Villa Petrischio si trova a Farneta di Cortona (AR)

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SAN MINIATO E IL TARTUFO

di MARCO TEDESCHI

Un menù profondamente legato a questo territorio non può prescindere da carni, legumi e verdure. Ma soprattutto dal tartufo. Alla scoperta dell’Antico Ristoro Le Colombaie di San Miniato

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Toscana

arlare di San Miniato a tavola significa parlare di tartufo. Le colline samminiatesi sono infatti celebri per il gustoso tubero, in modo particolare per il tartufo bianco. Qui è stato trovato il tartufo più grande mai rinvenuto, un profumatissimo tubero di 2.520 grammi che fu donato nel 1954 al Presidente degli Usa Eisenhauer. Ma suo è anche un primato di qualità, dovuto non solo alla fertilità dei boschi, ma anche all'accuratezza e al profondo rispetto per l'ambiente con cui avviene l'attività di raccolta. «Bianco o nero – spiega Daniele Fagiolini, chef dell’Antico Ristoro Le Colombaie - il valore che il tartufo riesce a dare a dei semplici tagliolini al burro è innegabile». L’Antico Ristoro Le Colombaie è la meta perfetta per assaggiare quanto di più legato al territorio può offrire la cucina Toscana. «Il tartufo, è ottimo anche in più ardite interpretazioni a base di carni e molto spesso amo far assaggiare nei miei piatti anche il tartufo fuori stagione, ovvero quello che qui è possibile trovare in altri mesi oltre a Novembre. Ne vengono fuori esperimenti culinari deliziosi». Il territorio è l’indiscusso protagonista nei menù del ristorante. «Qui tutto è volutamente a base di carne, legumi e verdure. In questo modo la cucina diventa un piacevole ritrovo di sapori schietti, di stagioni che si alternano con fantasia, di nuove proposte, sempre interessanti. Grande attenzione viene ovviamente posta nella scelta delle carni, provenienti da allevamenti vicini, super controllati

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e garantiti per quanto riguarda l’alimentazione e la macellazione. E poi, pasta artigianale, salumi d’autore, extravergini provenienti da diversi cultivar; un percorso culinario rafforzato anche all’appartenenza di noti concetti Slow sulla produzione e gestione delle migliori produzioni agroalimentari nazionali». San Miniato è ovviamente anche terra di vini, rossi e bianchi. «In carta – prosegue lo chef Fagiolini si possono trovare etichette locali molto interessanti, affiancate da tante altre dell’intera provincia pisana, molte delle quali, di fama nazionale.Vini che si abbinano molto bene ai piatti che escono dalla cucina, dove la carne e i salumi sono i maggiori protagonisti». Ricavato da un casolare in stile rustico il ristorante è situato in aperta campagna. «Con San Miniato sullo sfondo si testimonia ancora di più l’appartenenza culinaria a una zona ben definita della bella Toscana». www.lecolombaie.eu

Nella pagina a fianco Daniele Fagiolini dell’Antico Ristoro Le Colombaie si trova a San Miniato (PI)

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CUCINA ARETINA di LORENZO BRENNA rezzo è uno splendido gioiello incastonato nella Toscana. È ancora una zona forse poco conosciuta, ma ci sono tante meraviglie paesaggistiche e artistiche da ammirare, e da assaggiare. Parola di Giuliana Mattesini, titolare dell’Osteria da Giovanna. «A un turista consiglierei di visitare tutti i piccoli borghi presenti nella zona, come la Valtiberina e il Casentino». E magari, tra una passeggiata e l’altra, di fermarsi all’osteria a gustare i piatti tipici della cucina locale. «I nostri prodotti sono tutti freschissimi e a km zero – spiega Giuliana Mattesini - mio marito cura l’orto e si occupa in

A L’Osteria da Giovanna si trova ad Arezzo (AR)

Ad Arezzo, all’Osteria da Giovanna, si celebra l’amore per la terra perpetuando una tradizione enogastronomica “povera” ma ricca di gusto, storia e rispetto per l’ambiente

prima persona della macellazione del maiale». Il legame con questa terra ricca di storia e di sapori è forte, e l’Osteria da Giovanna le rende omaggio perpetuandone le tradizioni enogastronomiche. «I piatti che caratterizzano la nostra cucina sono la pasta fatta in casa e la carne cotta alla brace. Inoltre – prosegue la titolare del locale - offriamo piatti che un tempo venivano proposti anche come colazione o merenda, ovvero i grifi, la trippa e i fegatelli. Sono tre piatti tipici della cucina povera». La trattoria appartiene alla famiglia Mattesini dalla fine degli anni Cinquanta. «Il locale è nato come bottega di alimentari. Nel 2006 l’ho avuto da mia madre ed io e la mia famiglia abbiamo deciso di trasformarlo in osteria. Piano piano il locale è cresciuto, grazie all’apporto di tutti noi e di mio figlio, Luca Martini, campione sommelier 2009 e 2013». www.dagiovanna.com

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ATMOSFERE TOSCANE Gustare i sapori e i vini della Toscana godendo della vista della Valdichiana. Il panorama amato da Goethe di MATTEO GRANDI on è possibile vedere campi più belli; non vi ha una gola di terreno la quale non sia lavorata alla perfezione, preparata alla seminazione». È questo il pensiero che ha attraversato la mente di Goethe passando per la Valdichiana. Una terra ricca di paesaggi, storia, cultura e, soprattutto, di arte culinaria. «Da noi – spiega Mirko Iebba, titolare di La Vita Nova – si possono trovare prodotti che richiamano subito alla mente i sapori della Toscana. Paste fatte in casa, carni di razza chianina, salumi di cinta senese e

N La Vita Nova si trova a Castiglion Fiorentino, Arezzo

dolci artigianali». Il ristorante Vita Nova si trova all’interno dell'agriturismo S. Angelo in Toscana. «Qui tutto è curato nei minimi dettagli. Dal ristorante è possibile accedere a un’ampia cantina con soffitto a volte a botte dove all’interno è possibile trovare una vasta selezione di vini toscani che i nostri ospiti potranno scegliere per le loro cene o degustare con una selezione di formaggi e salumi locali nell’area wine bar». Una vista unica su Cortona fa di Vita Nova il luogo perfetto per cerimonie ed eventi. «Lo staff, composto da professionisti della ristorazione, è in grado di realizzare ogni tipo di ricevimento garantendo un risultato altamente personalizzato grazie al lavoro di chef, camerieri, sommelier, wedding ed event manager di alto livello. Il tutto godendo del panorama unico della Valdichiana». www.la-vitanova.it www.s-angelo.it

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LE PRIGIONI DEL SAPORE

di REMO MONREALE

Il caso di Salvatore Mazza che ha trasformato un luogo di clausura storico, sulle vecchie Murate del centro di Firenze, in un tempio votato alla “dea Cucina”

orto sulle vestigia delle vecchie Murate, ex convento di clausura, e carcere maschile dopo, fino al 1985, questo ristorante, nel pieno centro di Firenze, ha conservato il nome carceri. Al posto dei detenuti però si trovano Salvatore Mazza e il suo team di collaboratori in quello che è un ristorante dalle molteplici personalità. «E quindi diverse proposte – precisa Mazza – dalla pizza ai sapori della tradizione toscana, ma anche il pesce. L’innovazione, d’altra parte, è parte integrante del nostro Dna: un esempio può essere il filetto di maiale in salsa di Barolo con lardo di Colonnata e bacche di ginepro, così come i tortelloni di radicchio in salsa di papavero». Oltre alla cucina, Le Carceri punta molto alla suggestione dell’ambiente. «Il locale – continua Mazza – è dotato dei massimi confort nel rispetto

S Il Ristorante le Carceri si trova a Firenze

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dell’antica struttura nel quale è inserito: antichi affreschi settecenteschi, particolari originali del vecchio convento e delle vecchie carceri offrono un’atmosfera particolare». Per Mazza lo staff ricopre un ruolo determinante. «Tutti i miei collaboratori hanno un’esperienza decennale. La loro professionalità, la passione e la fantasia garantiscono ai clienti una qualità e un servizio ai massimi livelli».

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www.ristorantelecarceri.it

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ATMOSFERE REALI Uno scenario amato e ammirato dall’antica nobiltà inglese e che ispirò D’Annunzio, Carducci e Toselli. Il fascino storico dell’Hotel Villa Aurora n’antica residenza della nobiltà inglese. È con questa veste che nacque a Fiesole l’Hotel Villa Aurora per mano del nobile Sir W.B. Spence. Qui, fra secolari cipressi e antiche rovine, il ricco Lord inglese amava intrattenere i suoi ospiti e i membri del Walking Men’s Club, i numerosi cittadini inglesi che a piedi arrivavano dalle ville vicine. Dopo lo spettacolo li invitava a rifocillarsi nell’antica Hosteria, denominata Aurora dal grande affresco che ornava la facciata del teatro, “L’Aurora” del Guido Reni. «Il nostro hotel – spiega Giovanni Bubani, titolare dell’Hotel Villa Aurora - è stato sempre prediletto dai personaggi più importanti della nobiltà europea. Qui vi soggiornò la Regina Vittoria d’Inghilterra imperatrice delle Indie, le Regine Emma e Guglielmina d’Olanda, la Regina Margherita di

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di MATTEO GRANDI

Savoia del Regno d’Italia e il Re del Belgio. Gli stupendi panorami che si godono dalle terrazze dell’Hotel Villa Aurora protese su Firenze e la Valle dell’Arno hanno anche ispirato pittori, poeti e musicisti, come D’Annunzio, Carducci e Toselli. Oggi è ancora possibile respirare questo passato storico, infatti l’Hotel, sebbene ristrutturato nel suo interno e dotato di ogni moderno comfort, regala a tutti i suoi visitatori la possibilità di immergersi in una romantica atmosfera che rievoca i fasti del passato». L’Hotel mette a disposizione dei propri clienti un ampio parcheggio privato gratuito, camere fornite di aria condizionata, linea telefonica diretta, tv, Wi-Fi, e frigobar. «Il ristorante offre un’elegante tavola sul più affascinante panorama di Firenze. Un connubio di storia e di ricordi in una natura incantevole, dal meraviglioso panorama». www.villaurorafiesole.com

L’Hotel Villa Aurora si trova a Fiesole (FI)

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SBIRCIANDO LE CRETE SENESI

di RENATO FERRETTI

Con Roberto Ferrotti e Gianfranco Giardi alla scoperta di un territorio fuori dagli itinerari turistici più consueti. «E speriamo che rimanga così»

n piccolo angolo di Toscana ancora incontaminato, dove il turismo non ha rovinato i paesi caratteristici e non ha ancora corrotto le tradizioni enogastronomiche. Sono le Crete Senesi, un territorio che si trova nella parte Sud orientale della provincia di Siena, secondo la descrizione che ne fanno Roberto Ferrotti e Gianfranco Giardi, titolari dell’Osteria Il Granaio a Rapolano Terme. I due soci sono gelosi custodi della tradizione del territorio, caratterizzata dalla bellezza delle Crete, ancora sconosciute ai più. «Per quanto possa apparire strano – dice Ferrotti – non

U L’Osteria Il Granaio si trova a Rapolano Terme (SI)

facciamo questo lavoro pensando di aumentare i nostri profitti, ma solo per passione. Il Ristorante si trova in un antico palazzo nel centro storico di Rapolano Terme, la ristrutturazione da noi seguita dell’antico granaio e della cantina è rimasta fedele all’architettura originaria. Ha pochi posti e non abbiamo nessuna intenzione di allargarci». Il tratto distintivo della cucina, per Giardi, si sposa perfettamente con l’ambiente. «Quello che proponiamo è la cucina tipica del nostro territorio – spiega il cuoco –: facciamo a mano pane e pasta, secondo tradizione, e scegliamo gli ingredienti di tutti i nostri piatti meticolosamente. Il chilometro zero che adesso va di moda è da sempre la nostra filosofia. Usiamo carne scelta, come il suino di Cinta senese e la Chianina, da un allevatore che conosciamo bene. La stessa cosa succede per formaggi, salumi e verdure. E con tutto questo abbiamo scelto la nostra clientela di affezionati». www.ristoranteosteriailgranaio.com

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di EMANUELA CARUSO

MONTALCINO IN TAVOLA Degustare ottimi vini e prelibate pietanze proprio come una volta, in ambienti rustici, accoglienti e tipici della zona montalcinese. Ne parla Gennaro Ariosto

inquant’anni fa, i visitatori della Fattoria dei Barbi chiedevano di poter accompagnare le degustazioni di Brunello con assaggi di salumi, formaggi e arrosti, insomma piatti tipici della zona. Mezzo secolo più tardi, alla Taverna dei Barbi si segue ancora la stessa tradizione. Gli ospiti vengono fatti accomodare ai tavoli esterni o a quelli interni nella sala principale, dove troneggia un grande camino, e

C In alto, Gennaro Ariosto, che gestisce la Taverna dei Barbi di Montalcino (SI). In basso, trilogia di crudo

vengono servite specialità toscane e montalcinesi e prestigiosi vini. «Per le degustazioni – spiega Gennaro Ariosto, gestore della Taverna – proponiamo sformatino di verdure dell’orto con salsa al parmigiano accompagnato da vino Rosso dei Barbi; pappardelle al ragù di anatra nostrale, con vino brusco dei Barbi; stufato di cinghiale selvatico con vino rosso di Montalcino e cantucci con vinsanto dei Barbi. Nel menù alla carta, invece, è possibile trovare antipasti come carpaccio di chianina con julienne di carciofi sott’olio e tagliere di salumi misti della Fattoria con selezione di pecorini; zuppe di castagne, funghi porcini e cannellini oppure di fagioli alla Montalcinese; primi piatti quali pinci tirati a mano con sugo all’aglione e tagliatelle di cacao al sugo di cinghiale; e secondi in umido o alla griglia, tra cui stufato di cinghiale selvatico nostrano, grigliata mista di maiale e galletto campese marinato alle erbe in stile diavola». www.tavernadeibarbi.it

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Canton Ticino

ALLA SCOPERTA DELLA SVIZZERA ITALIANA di GIACOMO GOVONI

Eleganza architettonica, vedute paesaggistiche che riconciliano con la natura, manifestazioni culturali di richiamo internazionale. Elia Frapolli svela gli angoli piĂš suggestivi del Canton Ticino

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Elia Frapolli, direttore di Ticino Turismo khjbfkv ùobfvàof LOJBF

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Canton Ticino

n tempo c’era la galleria di San Gottardo, che per via del traffico intenso e della presenza massiccia di veicoli pesanti, talvolta diventava un pretesto per non attraversare le Alpi e sbucare in terra rossocrociata. Ma oggi la scusa non regge più: i percorsi e i mezzi alternativi per raggiungere il Cantone italiano della Svizzera non mancano perché «tutte le strade portano in Ticino». A sottolinearlo a chiare lettere è il portale di Ticino Turismo, l’ente cantonale che promuove i beni paesaggistici e culturali del territorio in un’ottica di accoglienza. Un lavoro che a giudicare dalla crescita di presenze del 4,2 per cento registrata nei primi nove mesi di quest’anno, sta dando frutto. «Anche le singole aree turistiche di Lugano e Bellinzona – spiega il direttore dell’ente, Elia Frapolli – hanno registrato un aumento delle visite, così come i Castelli di Bellinzona, meta turistica molto apprezzata». Nel Cantone arte e storia sono di casa. A quali luoghi del vostro patrimonio si legano

U I siti Unesco

i principali appuntamenti culturali del Canton Ticino? «Sicuramente ai due siti Unesco sul nostro territorio: i tre Castelli di Bellinzona e il Monte San Giorgio nel Mendrisiotto. Ciascuno dei tre castelli ospita un museo che durante l’anno alterna mostre di fotografia e scultura, passando per la pittura. A questo si somma la vasta proposta culturale legata ai moltissimi musei presenti sul territorio, sparsi un po’ ovunque: in città come nelle nostre valli. Non va tralasciato l’importante capitale romanico che si può ammirare da queste parti: chiese e costruzioni molto ben conservate, che ogni anno attirano numerosi visitatori. Un evento culturale fedele negli anni sono le Settimane musicali di Ascona». Quando e dove vanno in scena? «Tra fine estate e inizio autunno in due luoghi storici magnifici: la Chiesa di San Francesco a Locarno e la Chiesa Santa Maria della Misericordia ad Ascona. Un evento immancabile per gli amanti di musica classica. E parlando di Locarno non si può non citare il Festival del film, che nelle


I tesori del Ticino Pochi chilometri separano una perla del patrimonio geologico mondiale e la magia medievale dei castelli che ricalcano l’identità del capoluogo. Sono le bellezze che il Cantone italiano della Svizzera consegna all’umanità

Da non perdere le valli della regione che tra le montagne celano specchi d’acqua cristallina e cascate mozzafiato Dicembre 2013

Per dirla alla maniera di una celebre réclame, per entrare e uscire dal Bel Paese servono belle porte. E a nord della Lombardia, sul versante sud delle Alpi, il Canton Ticino rappresenta il miglior benvenuto possibile. Siamo in Svizzera, dove i tesori naturali diventano Patrimonio mondiale dell’umanità, grazie a una cultura diffusa capace di caricarli di fascino. È il caso del Monte San Giorgio, situato fra Lombardia e Svizzera e che guarda dal basso il lago di Lugano. Una cima verdeggiante che custodisce «la testimonianza migliore della vita marina nel Triassico» scrisse il Comitato Unesco nel 2003 al momento dell’iscrizione del giacimento fra i siti mondiali. Un riconoscimento che premia la varietà di fossili di pesci, insetti e rettili di oltre 200 milioni di anni, portati alla luce a partire dal 1850 da paleontologi svizzeri e italiani. Molti di questi si possono ammirare nel Museo dei fossili di Meride, che ha aperto i battenti l’anno scorso dopo la ristrutturazione dell’architetto ticinese Mario Botta. Una cinquantina di chilometri più su, transitando per Lugano, si arriva a Bellinzona, capitale del cantone che ospita l’altra gemma incastonata dal 2000 nel mosaico Unesco. Mirabile testimonianza dell’architettura fortificata medievale, i castelli di Bellinzona furono edificati dai duchi lombardi nel Quattrocento, per proteggere Milano dalla Svizzera. Nucleo centrale del complesso è il possente blocco roccioso di Castelgrande, in cui spicca la lunga cinta muraria e l’ampia spazialità del cortile. Le altre due sono il castello di Montebello e di Sasso Corbaro, restaurato di recente in armonia con le antiche rovine. Così come Castelgrande, riadattato negli anni Ottanta ai tempi moderni, con una funzionale salita al castello. Un’attenzione alla modernità che ritorna anche nelle strategie di promozione dei due siti: l’estate scorsa, infatti, è stata presentata la nuova app per smartphone “Patrimonio mondiale Ticino”, che fornisce ai turisti uno strumento per apprezzare al meglio queste due perle ticinesi. GG

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Canton Ticino

I siti Unesco

Per i cinefili, non si può non citare il Festival del film di Locarno che nella prima metà di agosto raduna migliaia di appassionati prime due settimane di agosto raduna migliaia di appassionati cinefili e non solo». Ticino significa anche muoversi in un piccolo paradiso naturale. Quali le tappe più suggestive? «È verissimo, la zona ha una natura spettacolare con proposte di svago per ogni stagione. Agli amanti dell’escursionismo nei mesi estivi consiglio la nota traversata Tamaro-Lema, che si snoda tra le due cime e offre un panorama a 360 gradi davvero unico. Nelle giornate di cielo terso si può scorgere persino il Monte Rosa. Anche per gli amanti del-

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l’adrenalina ci sono numerose discipline praticabili: dal bungee jumping all’arrampicata, dal sub al canyoning, dalle cascate di ghiaccio alle escursioni con le pelli di foca e così via. Da non perdere poi le valli della regione che tra le montagne celano specchi d’acqua cristallina e cascate mozzafiato. Penso alla valle Verzasca, la Vallemaggia, la valle di Blenio, la valle Leventina, le valli del Luganese e del Mendrisiotto». All’interno della proposta del vostro territorio, quali sono i percorsi che meglio abbinano cultura ed enogastronomia?

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«Nel nostro territorio è molto facile unire una visita culturale, per esempio ai castelli di Bellinzona, a una sosta culinaria. Abbiamo una ricca proposta enogastronomica, che alterna la tradizione locale alle pietanze più ricercate di chef internazionali. Anche chi ama il vino troverà interessanti itinerari per degustarlo tra vigneti o direttamente in una delle tante cantine del Cantone. A partire dal nostro Merlot, conosciuto ben oltre i confini del Canton Ticino». Quali ulteriori iniziative in ottica di promozione territoriale state sviluppando?

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«Sono diversi i progetti in cantiere. Il più vasto, forse, partirà nel 2014 e riguarda la valorizzazione della rete sentieristica del Canton Ticino. Sono stati eseguiti importanti investimenti per migliorare la segnaletica dei tracciati presenti nel Cantone, ora si tratta di promuoverli al meglio. Ci saranno escursioni che privilegeranno l’aspetto naturalistico, mentre altre si snoderanno tra villaggi tipici, regalando uno scorcio della tradizionale architettura dei paesini ticinesi. Un’iniziativa che mira a rendere più fruibile l’offerta turistica del nostro territorio».

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Canton Ticino

RELAX E BENESSERE IN TICINO Una Spa nel centro della capitale ticinese. Un ambiente ideale per rilassarsi e godere della vicinanza di antichi borghi e magiche vallate di MARCO TEDESCHI

er i suoi castelli, fra le mirabili testimonianze dell'architettura fortificata medievale dell'arco alpino, le sue mura merlate, le torri e le porte, Bellinzona è stata dichiarata dall'Unesco patrimonio dell'umanità. È in questo caratteristico borgo storico che sorge l’Hotel & Spa Internazionale Bellinzona, un imponente e affascinante stabile d’inizio '900 poco lontano dalla stazione. «Un punto di partenza – spiega il direttore Michele Santini – per andare alla scoperta delle meravigliose vallate della zona ma anche per rilassarsi. Abbiamo infatti deciso di offrire un servizio in più, destinato non solo ai clienti, ma a tutti gli abitanti della regione. Una

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Spa proprio nel centro della capitale ticinese La struttura, con 60 camere e 3 suite completamente rinnovate e dotate di ogni confort trova uno dei suoi punti di forza anche nella ristorazione. Ma le eccellenze, all’Internazionale, sono sempre in divenire. A novembre 2013 sono iniziati i lavori di costruzione della nuova ala dell’Hotel. All’interno di questo edificio, direttamente collegato con lo stabile principale, troveranno spazio: una sala colazioni indipendente, delle sale meeting con le più moderne tecnologie di comunicazione, una decina di camere e un garage coperto. Vista la grande richiesta, a luglio 2013 è stato inaugurato un centro benessere di 250 metri quadrati. «La struttura caratterizzata da un soffitto in volte antiche, dispone di una sauna finlandese, di un bagno turco, di una vasca idromassaggio, di docce aromatiche e cromatiche e di una confortevole area per rilassarsi, nonché di una palestra con attrezzi per gli esercizi fisici e di una stanza con pareti in sale himalayano».

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Oltre all’area wellness, l’Hotel Internazionale & Spa Bellinzona propone anche una zona per la cura del corpo, composta da due cabine massaggio, di cui una per coppie. «All’interno del variegato menu di massaggi, viene proposto un servizio “Taylor Made”, che offre la possibilità di scegliere il trattamento su misura. L’ospite può infatti decidere quale parte del corpo trattare». Il tutto in un ambiente del tutto ecosostenibile. «Oltre a puntare sull’utilizzo di energie rinnovabili, abbiamo altre innovazioni interessanti come la stanza del sale, con mattonelle in sale Himalayano, arrivate direttamente dal Pakistan. L’acqua per i vari macchinari è inoltre riscaldata e raffreddata tramite l’ausilio di due termopompe. Per quanto riguarda invece i prodotti (comfort zone), questi vengono concepiti e realizzati attraverso un impianto industriale che usa il 100 per cento di energie rinnovabili per le attività produttive».

L’Hotel & Spa Internazionale Bellinzona si trova a Bellinzona, Svizzera

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www.hotel-internazionale.ch

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A Orvieto, una delle perle dell’Umbria, non si possono perdere il Duomo, il Pozzo di San Patrizio, i dintorni


Umbria

LA QUALITÀ SUONA BENE Gli eventi culturali sono ottimi pretesti per scoprire città affascinanti, come Perugia e Orvieto. Soprattutto se il prossimo Umbria Jazz winter «sarà una delle migliori edizioni degli ultimi 23 anni»

La patria del jazz

di TERESA BELLEMO alla passione per il jazz all’organizzazione di uno dei festival più celebri d’Europa che ha reso protagonista Perugia, Orvieto e tutta l’Umbria. Carlo Pagnotta, perugino, negli anni ’70 ha dato vita a una creatura viva, l’Umbria Jazz, che è stata capace sin da subito di avere un respiro internazionale e, soprattutto, di cambiare seguendo la contemporaneità. Il 28 dicembre a Orvieto si apre la 23sima edizione dell’Umbria Jazz Winter. Un connubio tra turismo e spettacolo di qualità, con il valore aggiunto della storia, della cultura e della cucina di una delle più belle città dell’Umbria. Il cartellone 2013 propone, come sempre, musica dalla mattina fino a tarda notte. La curiosità è che quest’anno il bassista Christian Mc Bride, a distanza di 21 anni, torna ad aprire il festival. Pagnotta, direttore artistico della kermesse, nonostante le difficoltà, è soddisfatto. «Il clima è sempre lo stesso. Ventitré anni fa iniziammo con una scommessa e Orvieto la vinse subito».

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Quali sono le difficoltà nell’organizzare un festival come Umbria jazz? «Sono innanzitutto economiche, perché di questi tempi riuscire a mettere in piedi un festival del genere è una vera fatica. Il problema principale è che oggi non ci sono artisti on the road, quindi, oltre il cachet, è necessario adattarsi e far venire i musicisti appositamente per il nostro festival. È così che ogni anno il bilancio si appesantisce di 100mila dollari per i voli, e se un artista è resident di solito viene con tutta la famiglia. Anche quest’anno, però, superati tutti i problemi, rimane un festival di grande spessore, che non dimentica la convivialità. Fino a notte fonda cenoni e degustazioni, mescolati alla musica jazz e non solo, animeranno Palazzo del Popolo, Palazzo dei Sette e il Ristorante San Francesco». E i finanziamenti pubblici? «L’anno scorso sono stati cancellati 35mila euro di finanziamenti che il Ministero della cultura dava a Orvieto. Evidentemente è ancora diffusa la teoria secondo la quale con la cultura non si mangia. Invece, il movimento e la vitalità che si respira a Orvieto e Perugia conferma il

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Umbria

La patria del jazz

contrario. Il fatto positivo è che il ministro Bray sembra avere un’opinione diversa, tanto che ha ricevuto Fresu e Bollani. Sembra, dunque, che le cose possano cambiare, ma non facciamo le solite cose all’italiana: si premi quelli che hanno lavorato e che lavorano ancora bene, non l’amico dell’amico. L’Umbria non ha mai avuto santi in paradiso, eppure ha i due festival più importanti d’Italia, jazzisticamente parlando. Nonostante questo, ci sono festival che sono nella lista dei contributi, la stessa in cui Umbria Jazz occupa i posti più bassi. Certo, qualcosa prenderà anche quest’anno, ma Orvieto stranamente no. L’ex ministro se ne uscì dicendo che uno dei motivi era la mancanza di qualità. Quasi da querela». Come mai, quando si è trattato di scegliere, ha puntato su una città di provin-

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cia? Quali sono i suoi punti di forza e di debolezza? «Innanzitutto perché io sono nato e vivo a Perugia. Nonostante i problemi degli anni ‘70, nel 1973 si è deciso di fare un festival, rinnovato prima nell’1982 e poi nel 1993. Poi venne Orvieto, e la scelta del periodo, a cavallo delle feste, ha subìto scatenato perplessità. Perplessità a cui ribatto sempre dicendo che non sta scritto da nessuna parte che a Capodanno si debba andare solo ai Caraibi o a Cortina. Già la prima edizione, 21 anni fa, fu un gran successo. Basti pensare che per partecipare al Festival in molti devono prenotare un anno prima per trovare una camera d’albergo e spesso prendono stanza a Bolsena, a Todi, a Chianciano. La fortuna è che ci sono tanti agriturismi e bed&breakfast attorno a Orvieto. In più, per fortuna, la gente

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si adatta volentieri. Evidentemente la scelta di fare un festival invernale ha pagato». Quest’estate si sono festeggiati i 40 anni di Umbria Jazz, un festival che ha visto esibirsi i più grandi artisti. Com’è cambiato il pubblico in questi anni? «Orvieto è più di nicchia, per appassionati. A Perugia il festival ha subìto diversi cambiamenti, ci si è dovuti anche un po’ allargare, oggi infatti c’è anche pop e rock. Già nell’87 abbiamo scommesso sull’esperimento di far suonare Sting insieme all’orchestra di Gil Evans. Per quanto riguarda il tipo di pubblico, a Orvieto è sicuramente più selezionato, il festival dura cinque giorni e, essendo inverno, non ci sono concerti in piazza, tranne l’orchestra Funk Off che gira per le strade a suonare. Perugia dura invece 10 giorni e c’è di tutto, lo spazio di Santa Giuliana tiene più di

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4mila persone sedute mentre quello più grande a Orvieto ne tiene 550». Cosa consiglierebbe di non perdere a chi viene al suo Umbria Jazz winter, oltre al festival, ovviamente? «A Orvieto, una delle perle dell’Umbria, non si possono perdere il Duomo, il Pozzo di San Patrizio, i dintorni. Ormai non solo Perugia, ma anche Orvieto può dire la sua a livello internazionale. Lo scorso numero di novembre della bibbia del jazz mondiale, il Downbeat, ha dedicato all’Umbria Jazz di Perugia un articolo approfondito e ricco di foto di cinque pagine. Di solito il Downbeat dedica mezza pagina o una pagina al massimo ai festival europei. Questa è una cosa che ci ha fatto infinito piacere perché testimonia che il nostro è un lavoro riconosciuto e di qualità».

Carlo Pagnotta, direttore artistico dell’Umbria Jazz

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di MARCO TEDESCHI Sapori che si abbinano al panorama di una terra da scoprire. Il fascino di Villa Milani si conserva intatto in una fusione di esclusività e cucina umbra

UN LUSSO INTIMO n insopprimibile desiderio di bellezza e di armonia. È quell’attimo di allontanamento dal tempo e dallo spazio del quotidiano». È con queste parole che la titolare Maria Grazia Figoli riesce a racchiudere l’anima di Villa Milani, un boutique hotel di lusso affacciato su Spoleto capace di offrire un ambiente intimo ma allo stesso tempo familiare. «Siamo la risposta giusta per chi ama raffinatezza ed eleganza. I nostri sono

U Villa Milani si trova a Spoleto (PG)

infatti ambienti carichi di storia e di charme, impreziositi da opere d'arte, dipinti e mobili d'epoca. Un luogo che regala emozioni, un gioiello incastonato in un panorama mozzafiato di un'Umbria ancora da scoprire e da ammirare dalla loggia affrescata, dalla piscina a sfioro, dai giardini all’italiana dellaVilla. Noi proponiamo un concetto di lusso di tipo intimistico, offrendo la bellezza e l’intimità dei luoghi, l’esclusività dell’esperienza, la pace del silenzio, l’armonia del tempo e dello spazio». Il tutto senza mettere in secondo piano l’eccellenza della cucina umbra. «La freschezza e la genuinità dei piatti proposti è garantita dalla preparazione quotidiana della “pasta fresca” fatta dal cuoco e dall’utilizzo d’ingredienti provenienti dalla terra umbra e della Villa: ortaggi e verdure degli orti, olio extravergine di oliva dalle centinaia di olivi sparsi nella proprietà, prodotti naturali della terra (tartufi, funghi, asparagi selvatici), erbe aromatiche dal giardino degli odori. La nostra cucina è di anima “umbra” e intende valorizzarne i prodotti migliori».

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www.villamilani.com

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IL BORGO DEI SAPORI l borgo più buono d'Italia. È con questa denominazione che Marisa Angelini, primo cittadino di Monteleone di Spoleto, ha intenzione di presentare il borgo umbro all’Expo 2015. «Il vero protagonista all’evento in ogni caso – continua Angelini - sarà il famoso farro Dop. Il pregiato cereale è stato proposto alla Fao come Patrimonio alimentare dell'umanità in grado di nutrire il pianeta, titolo che gli appartiene da novemila anni». Quello tra Monteleone di Spoleto e il farro è una storia antica. «Qui si coltiva – racconta Piera di Crescenzio, titolare dell’agriturismo Colle del Capitano - l’unico farro Dop d’Europa, il pregiatissimo Triticum dicoccum». L’agriturismo, che si trova proprio a Monteleone di Spoleto, possiede la certificazione biologica Aiab dal 1991 per la produzione di cereali (farro, lenticchia) e dal 2002 per la carne che proviene dall'allevamento di esemplari di razza chianina selezionata e di cavalli di razza Haflinger. «Il farro è presente in gran parte del menù che è possibile

di MARCO TEDESCHI A Monteleone di Spoleto si coltiva, e si gusta, l’unico farro Dop italiano. Qui troviamo i sapori naturali dell’agriturismo Colle del Capitano, tra cereali e carni biologiche

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L’Agriturismo Colle del Capitano si trova a Monteleone di Spoleto (PG)

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consumare da noi. Dalla zuppa di farro fino alle pizzette di pane al farro. Per quanto riguarda invece i secondi, sono preparati con prodotti che sono il frutto del nostro allevamento biologico. Dalla bistecca di chianina, alle lenticchie con salsiccia, dai formaggi come il caprino di giornata e stagionato o la ricotta, fino alla frittata al tartufo».

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www.agriturismomonteleonedispoleto.it

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DOVE IL TEMPO RALLENTA Con Antonella Accordi Alunno tra il lago Trasimeno e quello di Montepulciano, nella terra del vino e delle specialità gastronomiche celebri nel mondo

e si continua a essere curiosi e a esplorare nuove possibilità, il territorio e le sue tradizioni non possono che essere una cucina di nuove idee e ispirazioni». Da qui prende le mosse la cucina di Antonella Accordi Alunno, la cui base operativa è il Relais Alla Corte del Sole a Petrignano del Lago (PG), tra il lago Trasimeno, Montepulciano e Cortona, zona celebre per le sue specialità enogastronomiche oltre che paesaggistiche. Non a caso la Corte è anche Relais 4 stelle Superior, oltre che ristorante segnalato nella guida Michelen. Ma la sua attività va oltre. «Gli eventi e il catering compongono una parte importante – dice Antonella –, tanto che spesso

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sono in giro per l’Europa da clienti anche molto noti del mondo della moda. Ma il filo conduttore rimane il concetto di casa, che si declina con una cucina che rivisita i piatti tipici, come il carré maialino da latte con miele e contorno di carciofi. In ogni contesto, dal catering al relais, i nostri ospiti si sentono a casa. L'interesse di un buon ristoratore, infatti, oltre al sapore e all’estetica dei piatti, passa anche dall'accoglienza. In questo modo possiamo trasmettere calore ai nostri clienti». Un altro aspetto importante è il Relais. «Abbiamo dedicato una cura maniacale alla ristrutturazione di questo borgo del tredicesimo secolo, creando in ognuna delle 18 camere un sapore diverso. Un luogo dal profumo antico, una lenta immersione in un fluido che rallenta il tempo di chi soggiorna». www.cortedelsole.it

La Corte del sole si trova a Petrignano del Lago (PG)

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SULLA STRADA DEL SAGRANTINO Un vitigno autoctono dall’aroma intenso. Da cui nasce un vino rinomato nel mondo ma anche una marmellata particolare. Prodotti tipici della terra di Montefalco di CARLO GHERARDINI

n vitigno autoctono che cresce in Umbria, impiegato nella produzione dei migliori vini del territorio. Il Sagrantino cresce principalmente nei territori che circondano il comune di Montefalco e dà origine a un vino rinomato nel mondo, famoso per la sua intensità, con un bouquet caratterizzato da aroma di frutti rossi, cannella e terra. L’esclusività dell’uva Sagrantino si può ritrovare, però, anche in altre specialità locali. Come nelle confetture. «Le marmellate di Sagrantino sono uno dei nostri prodotti tipici, che prepariamo direttamente nella nostra cucina, seguendo una lavorazione piuttosto complessa. Con le nostre marmellate farciamo le crostate che i nostri ospiti possono gustare a colazione» afferma Maria Rita Moncelli, titolare dell’agriturismo Cardinal Girolamo di Montefalco. La struttura, luogo ideale per un soggiorno all’insegna della vita agreste, è immersa nel cuore dell’azienda agricola di famiglia che conta 12 ettari, 10 coltivati a vigneto e 2 a oliveto. «Anche l’olio extravergine di oliva rappresenta un nostro prodotto di punta –

U L’Agriturismo Cardinal Girolamo si trova a Montefalco (PG)

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continua Maria Rita Moncelli –. Eseguiamo a mano la raccolta delle olive, secondo i dettami della più antica tradizione familiare. Una volta raccolte, nel giro di poche ore le olive raggiungono il frantoio e vengono lavorate. Ne deriva un olio dal colore verde intenso e dal profumo fruttato assai fine, dal sapore fragrante e pastoso, che lascia il palato asciutto e pulito».

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www.stradadelsagrantino.eu

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TERRA DI TARTUFI Alla scoperta di Gubbio e dei suoi sapori. Agnese Mencarelli invita a un viaggio fra i borghi medievali e gli ingredienti del bosco umbro di ARIANNA LESURE

li Appennini e la valle del Tevere fanno da contorno a un territorio in cui la bellezza naturale abbraccia le testimonianze del passato. Siamo a Gubbio e rievochiamo l’atmosfera dei borghi medievali, fra le suggestioni delle botteghe artistiche, dove si perpetua la maestria secolare nella trasformazione della materia. Altra maestria, che incanta altri sensi, è quella culinaria. Gubbio è terra di tartufi. E il prezioso tubero è il principe della cucina locale, che si

G Il ristorante Taverna del lupo si trova a Gubbio (PG)

può apprezzare nel ristorante Taverna del lupo della famiglia Mencarelli, locale affiliato alla catena Ristoranti del buon ricordo. «Oltre al tartufo – spiega Agnese Mencarelli –, gli altri ingredienti protagonisti della nostra cucina sono la pasta all’uovo fatta in casa e i funghi porcini. Fatti in casa sono pure i dolci e la proposta di diversi tipi di pane». Un menù da non perdere per l’avventore della Taverna del lupo è quello che si apre con l’uovo soffice al tartufo fresco di stagione, che prosegue con le tagliatelle fatte in casa al tartufo e la faraona al ginepro e si conclude, dolcemente, con un parfait al bacio perugina. «Ad accompagnare il pasto, in fatto di vini, c’è solo l’imbarazzo della scelta. Abbiamo una cantina con oltre mille etichette selezionate dai nostri sommelier, che possono suggerire l’abbinamento ideale col piatto e coi propri gusti». www.tavernadellupo.it

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di MATTEO GRANDI

RISTORO IN CANTINA La prelibatezza delle materie prime del territorio umbro incontra le eccellenze della cucina italiana

icavare un angolo di ristoro dalle cantine di un antico palazzo. È in questo modo che è nata “La Cantina”, ristorante che sorge nel cuore di Cerreto di Spoleto. «Venire in Valnerina – racconta Luigi Del Giacco, titolare del ristorante insieme alla moglie Christine - è un po’ come sentirsi ospiti di vecchi amici che vogliono condividere con voi tutto quello che c’è di più bello nel trascorrere una serata intorno a una buona tavola». Buona tavola che non può non proporre una cucina imperniata sul territorio e sui tipici prodotti di Castelluccio, Norcia, Spoleto e i Monti Sibillini. «Le materie prime che offre il territorio umbro sono eccezionali e possono essere

R La Cantina si trova a Cerreto di Spoleto (PG)

abbinate alle eccellenze della cucina italiana, creando piatti tradizionali e rivisitati allo stesso tempo». È in questo modo che nascono i tanti piatti che si possono gustare a La Cantina. «Cerchiamo sempre di unire territorio e bontà. Come nell’antipasto di Salmone selvaggio con ricottina della Piana di Castelluccio al miele di acacia e la vellutata di Lenticchie di Castelluccio con stoccafisso e pomodoro confit. Tra i primi spiccano i maltagliati fatti in casa ai funghi porcini mentre la carne è alla base di molti nostri secondi piatti come la costata di maiale locale o allo stato brado come il cinturello orvietano dell’allevamento Urbevetus di Alfredo Angeli con la sua cotenna al vin cotto di lampone o le polpette di nonna Emma in bianco. Proponiamo inoltre un’ampia scelta di formaggi: dal Pecorino stagionato in Fossa al Pecorino affinato in barrique con bouquet di erbe primaverili, estive, invernali, fino al Pecorino affinato in barrique con foglie di ulivo dei nostri uliveti di Cartoceto e una selezione di formaggi di capra, locali e nazionali». www.casapiantamori.com

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TRA IL MONTE E IL LAGO Se desiderate rilassarvi, tra le colline di Paciano, uno dei borghi più belli d’Italia, sorge un ex convento, ora adibito ad agriturismo iamo a Paciano, piccolo borgo umbro in cui natura e arte formano un connubio di rara bellezza. Non si può che rimanere senza fiato passeggiando per le boscose colline che offrono scorci del lago Trasimeno. In questa cornice, incastonato nel Monte di Pietrarvella, sorge un ex convento francescano recentemente ristrutturato, l’agriturismo I Frati. «Il complesso ex conventuale è ubicato in mezzo ai boschi di castagneti e di querce che dalla cime del monte di Pietrarvella guardano al Lago – spiega Luciana Biavati Fruttini, proprietaria dell’agriturismo ed è posto sulla strada provinciale che congiunge Panicale a Paciano, poca conosciuta ai più, ma storicamente importante in quanto congiungeva Città della Pieve con Perugia». In questo luogo si respira storia, il convento di Sant'Antonio in Paciano è appartenuto all'Ordine

S L’Agriturismo I Frati si trova a Paciano (PG)

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di LORENZO BRENNA

Francescano dei Frati Minori ed è stato uno dei centri religiosi più importanti del comprensorio del Trasimeno. «Il Convento venne realizzato dopo l'autorizzazione concessa da Papa Alessandro VI nel 1496 – racconta Luciana Biavati Fruttini - e fu costruito su disegno dei Francescani dell'Isola Maggiore». Il convento, vincolato dal Ministero per i Beni e le attività culturali, è stato ora destinato ad attività agrituristica ed è costituito da appartamenti di lusso. Inoltre, all'interno dei suoi grandi saloni, si possono svolgere matrimoni, congressi ed eventi di vario genere. L'agriturismo comprende anche tre grandi casali, Torrione, Casaglia e Faldo, inseriti nell'ampia azienda di famiglia. «Tutte le nostre case sono arredate con mobili dell'800 per mantenere l'atmosfera tipica della campagna umbra».

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www.agriturismoifrati.it

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UN PATRIMONIO D’ECCELLENZA Puntare sulla promozione turistica dei numerosi luoghi di interesse storico e artistico delle Marche è uno degli impegni dell’amministrazione regionale. Gian Mario Spacca illustra le opportunità e gli iniziative che riguardano i borghi marchigiani di NICOLÒ MULAS MARCELLO


Marche

Non solo mare

borghi delle Marche costituiscono un patrimonio culturale inestimabile che racconta la storia di questa regione attraverso le bellezze architettoniche, l’arte e la tradizione. A certificare l’eccellenza di questi luoghi ci sono vari riconoscimenti, tra cui la bandiera arancione conferita dal Touring Club ai piccoli comuni dell’entroterra che si distinguono per un’offerta turistica e un’accoglienza di qualità. Nelle Marche sono 19 le bandiere arancioni e questo primato è confermato anche dall’apprezzamento dei turisti, che sempre più numerosi scelgono di trascorrere le vacanze in questi luoghi a misura d’uomo: «La bandiera arancione – spiega Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche – non è un marchio che fa bella mostra di sé nelle brochure, ma è molto di più. È sinonimo di cultura e attenzione verso l’ambiente e il territorio, accoglienza di qualità, valorizzazione del patrimonio culturale». In che modo l’amministrazione regionale è attenta a questi luoghi?

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«Tutelandone la storia e l’integrità e, contemporaneamente, promuovendoli quali mete turistiche d’eccellenza. Le Marche sono tra le regioni italiane con il più ricco patrimonio di borghi antichi. La scoperta dei suoi antichi centri, poggiati armoniosamente su colline dal profilo inconfondibile, è la testimonianza più immediata di tale ricchezza. Quello dei borghi è quindi uno dei cluster di prodotto turistico su cui la Regione sta puntando con grande determinazione. Accanto alla forte attività promozionale in tutti i circuiti turistici, vengono realizzate anche iniziative di valorizzazione di questo patrimonio.Tra le ultime, un volume fotografico che racconta, attraverso lo sguardo di straordinari fotografi, i luoghi e i centri marchigiani appartenenti ai due circuiti dei borghi più belli d’Italia e delle bandiere arancioni. Grazie al progetto europeo “Adristorical Lands”, realizzato insieme ad altri partner istituzionali del bacino adriatico, abbiamo valorizzato e promosso i circuiti dei paesi e borghi storici che si distinguono per la bellezza del loro patrimonio e l’eccellenza

Gian Mario Spacca, presidente della Regione Marche; a sinistra, Montecassiano (MC)

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Marche

Non solo mare

Ci sono percorsi che offrono un viaggio esperienziale attraverso i centri più suggestivi del nostro entroterra Sopra, Montefiore dell’Aso, in provincia di Ascoli Piceno, uno dei 19 Borghi d’Italia delle Marche

nei servizi di accoglienza al turista». Nelle Marche la bandiere arancioni sono ben 19. Questo ha stimolato in qualche modo il turismo nei borghi marchigiani? «In misura molto significativa. E ciò è avvenuto perché questo riconoscimento non è un marchio che fa bella mostra di sé nelle brochure, ma è sinonimo di cultura e attenzione verso l’ambiente e il territorio, accoglienza di qualità e valorizzazione del patrimonio. Tutti fattori che stanno assumendo sempre di più un valore decisivo nella scelta delle mete da parte dei turisti di ogni età. Il fatto che i parametri presi in esame dal Touring Club per l’assegnazione dei vessilli siano molto severi significa che i 19 centri insigniti con la bandiera arancione nel 2013 - ben due in più rispetto

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all’anno precedente - sono di altissimo livello. È altrettanto decisiva nella crescita dei borghi tra le preferenze dei turisti, la scelta di creare network tra i piccoli centri. La strategia del governo regionale di superamento della frammentazione punta a mettere in rete le peculiarità di ogni borgo in un mercato sempre più globale». Esistono percorsi e iniziative che aiutano chi è interessato a scoprire anche i luoghi meno noti tra i borghi delle Marche? «Le iniziative sono molte. Una delle principali è “Gusta l’arancione: le Marche arancioni in piazza”, un evento inaugurato quest’anno che si è svolto in contemporanea nei borghi più belli dell’entroterra marchigiano. La manifestazione ha avuto il cuore nelle piazze

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Marche

Non solo mare

“Gusta l’arancione” nasce dal connubio tra vista e gusto: i piccoli centri dell’entroterra si accompagnano alle degustazioni dei 19 borghi certificati dal Touring Club Italiano e ha promosso le eccellenze enogastronomiche e i prodotti tipici. Un’iniziativa che ha riscosso grandi favori soprattutto presso i turisti. È per questo che sarà replicata anche nel 2014. Ci sono poi i percorsi che, anche attraverso il sito www.turismo.marche.it, vengono proposti ai visitatori: un viaggio esperienziale attraverso i centri più suggestivi del nostro entroterra». La scoperta dei borghi passa inevitabilmente anche attraverso la tradizione enogastronomica di questi luoghi. Come viene valorizzato questo aspetto dalla Regione Marche? «L’enogastronomia è uno dei cluster turistici

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dell’offerta Marche. Un cluster per così dire “trasversale” a tutti gli altri, perché accompagna i turisti attraverso il gusto nei soggiorni al mare, in montagna, nei centri d’arte. Sicuramente i borghi storici sanno offrire ai turisti una scelta di tradizioni a tavola e di prodotti tipici particolarmente varia e preziosa. Non è un caso se l’iniziativa “Gusta l’arancione” nasce dal connubio tra vista e gusto: la visita ai piccoli centri dell’entroterra si accompagna alle degustazioni, alla narrazione della storia di ciò che portiamo in tavola, alle sapienti tradizioni gastronomiche dei nostri avi. Un connubio che il turista dimostra di apprezzare sempre di più e così anche il cibo diventa veicolo di promozione del territorio».

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Marche

GIOIELLI DA SCOPRIRE di NICOLÒ MULAS MARCELLO

I borghi più belli

Sono quasi 200 i borghi delle Marche, ma solo una ventina fanno parte del club dei borghi più belli d’Italia. Claudio Bacilieri ci guida nella scoperta di questi luoghi

Claudio Bacilieri, autore della guida “I borghi più belli d’Italia”

gni anno la guida “I borghi più belli d’Italia” si arricchisce di piccoli centri più o meno noti che hanno come caratteristica comune l’armonia di vari componenti. Il rispetto della tradizione tra elementi di architettura, cultura e storia sono il punto di partenza per decretare l’eccellenza di un borgo. Quest’anno sono una ventina i borghi marchigiani che fanno parte di questo prestigioso club. «Sono tutti borghi che ricalcano la storia di tutto il territorio regionale - sottolinea Claudio Bacilieri, autore della guida - in modo particolare quelli più piccoli».

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Quali sono le caratteristiche fondamentali che distinguono questi borghi? «Le caratteristiche generali sono più o meno le stesse per tutti i borghi presenti nella guida, c’è un regolamento disciplinare e tutti i paesi devono corrispondere dal punto di vista della qualità ai parametri previsti, quindi devono avere una popolazione inferiore ai 15mila abitanti su tutto il territorio comunale e 2mila al massimo nel borgo e avere un patrimonio storico, artistico, architettonico e ambientale di notevole pregio. Visti tutti questi parametri generali, si fa una verifica accurata e si prendono in considerazioni un centinaio di voci che vanno dagli infissi all’illuminazione,

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Gradara tra storia e leggenda Il colle di Gradara, terra di confine tra Marche e Romagna, è dominato dalla maestosa Rocca circondata da un piccolo borgo medievale e da una doppia cinta muraria. Luogo di delizie fin dall’antichità, tanto da derivare il suo nome da “grata aura” (aria buona), Gradara offre al visitatore memorie di secoli di storia in una suggestiva scenografia medievale. Gli elementi vi sono tutti: una collina che domina la valle aperta sull’orizzonte del mare, una fitta boscaglia, un castello turrito e leggendario che risalta con il colore ocra dei mattoni sull’azzurro del cielo e il verde delle campagne intorno. Il castello ospitò le principali famiglie dell’epoca medievale e rinascimentale: Malatesta, Sforza, Borgia e Della Rovere, e fu teatro di eventi storici e leggendari.

dalla pavimentazione alla ricettività turistica, fino all’offerta culturale e a tutto quello che rende armonico il borgo e lo differenzia dagli altri. I borghi che abbiamo selezionato sono l’eccellenza d’Italia». Nelle Marche sono stati selezionati una ventina di borghi. Ci sono curiosità che riguardano qualcuno di questi borghi e la loro storia? «Sono tutti borghi che ricalcano la storia della regione, in modo particolare quelli più piccoli. Gradara, ad esempio, è famosa per essere stato il luogo teatro della storia di Paolo e Francesca. A Grottammare, invece, ha abitato nell’Ottocento il musicista Listz e vi sono ancora tracce di questo personaggio. Ma tutti hanno delle caratteristiche particolari e vanno scoperti uno per uno. Montefabbri, un borgo poco conosciuto in provincia di Pesaro Urbino, è un gioiellino perché è rimasto intatto, così come era stato costruito nel Medioevo. È circondato da una cinta muraria e sembra di fare un vero e proprio tuffo nel passato quando si arriva in questo luogo. Montefiore dell’Aso è un borgo che io amo particolarmente perché oltre a essere ben conservato, custodisce anche una meravigliosa pala di Carlo Crivelli, uno dei capolavori della pittura italiana». La storia di questi luoghi è legata sicuramente anche alla loro tradizione enogastronomica. Cosa ci può dire a riguardo? «Posso dire che tutti i borghi hanno una tradizione culinaria simile, ad esempio il piatto dei vincisgrassi è tradizione comune in molti di questi luoghi. Nei borghi vicini ad altre regioni, invece, la tradizione cambia. I luoghi più

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Marche

I borghi più belli

Il borgo di Montefabbri, in provincia di Pesaro-Urbino; sotto, la Rocca di Offagna, in provincia di Ancona

a nord della regione hanno elementi della tradizione gastronomica romagnola. Ad esempio, a Offagna uno dei piatti tipici è la crescia, ovvero una sorta di piadina. A Moresco c’è un dolce natalizio tipico che si chiama pizza di Natale. Mentre “li taccù”, che sono grossi tagliolini impastati con acqua e farina, sono tipici di Offida, in provincia di Ascoli Piceno. Per quanto riguarda il vino, ogni borgo ha il suo». Quali sono secondo lei i borghi marchigiani meno noti ma comunque affascinanti per una gita o una vacanza? «San Ginesio, Sarnano e Visso, sono tre borghi splendidi in provincia di Macerata. L’ultimo ha secondo me una delle piazze più belle d’Italia. Poi c’è Montefabbri, che ho citato prima, ma anche Montelupone è un posto bellissimo. Tutti i borghi che sono citati nella nostra guida sono vere e proprie eccellenze e sono stati scelti tra centinaia di proposte proprio per la loro bellezza e la loro particolarità».

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UN’ESPERIENZA DA VIVERE Il Salento è terra di attrazioni. Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone, descrive l’offerta turistica e chiede un salto di qualità per la città, ricca di fermento artistico e culturale di RENATA GUALTIERI

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Salento

agliari, Lecce, Matera, Perugia-Assisi, Ravenna e Siena. Sono le sei città, selezionate dalla giuria europea presieduta da Steve Green, che si sfideranno per diventare Capitale europea della cultura 2019. Lecce, dunque, è tra le finaliste ed è pronta a mettersi in gioco. «Se dovesse diventare Capitale - ricorda il sindaco, Paolo Perrone - a beneficiarne sarà tutta la Puglia e buona parte del Mezzogiorno in termini di presenze turistiche e investimenti». Ora occorre andare avanti tutti insieme e lavorare in sintonia, cittadini comuni e forze politiche. Quali i prossimi passi importanti da compiere nel percorso che porta alla conquista del titolo finale? «Pur essendo partiti in ritardo ed essendo tra le candidate quella che ha speso di meno nella fase progettuale, abbiamo avuto un buon successo, perché siamo riusciti a trasferire alla giuria il messaggio che si tratta di un progetto condiviso dalla collettività. Per una piccola città come la nostra questa diventa un’importante opportunità perché rinsalda il sentimento di appartenenza alla comunità. Hanno partecipato in tantissimi alla stesura della prima parte del dossier. Questo aspetto ha rivoluzionato lo schema della partecipazione in città, dando vita a una collaborazione tra cittadini, associazioni e pubblica amministrazione che è il vero valore aggiunto che portiamo a casa, a prescindere dalla decisione finale. Adesso ci aspetta la fase più avanzata e dobbiamo dimostrare che quello che abbiamo fatto finora sa-

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Barocco e folclore

Il sindaco di Lecce, Paolo Perrone

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remmo in grado di portarlo a termine fino al 2019 e negli anni a venire». Qual è il sostegno chiesto alla Regione, anche in termini di finanziamenti? «Lecce è l’unica delle sei candidate che è obiettivo convergenza; chiediamo alla Regione la possibilità di avere a disposizione le risorse adeguate per svolgere tutte le attività necessarie alla consegna del dossier finale e di costituire per Lecce capitale della cultura una sorta di accordo di pianificazione strategica che riguardi non solo la cultura, ma anche le infrastrutture, i trasporti, lo sviluppo economico e l’innovazione dei fondi della nuova pianificazione 2014-2020, che devono essere costruiti in funzione di Lecce capitale». Di recente si è tenuto un incontro tra le sei città finaliste a Ravenna, quali spunti ha potuto cogliere? «A rappresentare Lecce c’era l’assessore alla cultura,

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Salento

La musica, la pizzica, la Notte della taranta e la cucina contadina rendono la visita nel Salento fortemente emozionale Simona Manca, io ero a Marsiglia, che è capitale europea della cultura 2013.A Ravenna è emersa la volontà di attuare una sorta di Piano Italia 2019 per valorizzare i progetti delle 5 città che, seppur finaliste, non arriveranno a conquistare il titolo di capitale della cultura. Una sorta di linea di finanziamento di carattere statale che permetta di realizzare gran parte del programma con una serie d’iniziative in giro per l’Italia che potrebbero essere messe in rete in maniera tale che un turista possa visitare tutte e sei le città finaliste. A Marsiglia, invece, ho riscontrato che fino al conseguimento del titolo c’è stato un lavoro molto interessante di valorizzazione dell’evento per sostenere la crescita di una città in crisi e valorizzare in termini economici e di ricaduta durevole un’occasione di questo tipo. Ma, pur essendo una grande città con 850mila abitanti, è mancata la partecipazione diffusa e molti cittadini hanno visto deluse le proprie aspettative».

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Accanto alla bellezza del territorio, quali opportunità offre la città e quali le tappe che non dovrebbero mancare nell’agenda di un turista? «Lecce è un mix straordinario perché è il barocco, rappresenta un’effervescenza culturale diffusa grazie alle iniziative del Teatro Koreja e del museo Must, la stagione teatrale, concertistica e d’opera, e poi la bellezza del mare della provincia di Lecce, la straordinarietà delle campagne con le masserie. Un’esperienza da vivere che è fatta dalla musica, dalla nostra danza, la pizzica, la Notte della taranta, i percorsi enogastronomici dell’olio e del vino, la cucina contadina, tutti aspetti che rendono la visita nel Salento fortemente emozionale». Che tipo di turisti accoglie Lecce? E quali i prossimi eventi in programma che coinvolgeranno cittadini e turisti? «Il nostro è un turismo variegato, di

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Salento

Barocco e folclore

qualità e culturale, che garantisce la presenza di turisti nel corso di tutto l’anno. Inoltre, la presenza di località come Otranto e Gallipoli nelle vicinanze porta molti giovani in città nel periodo estivo. Abbiamo un cartellone molto nutrito di eventi culturali. Ad esempio, a Natale la città ospita la Fiera di Santa Lucia, caratteristica per i pupi in terracotta e in cartapesta, il famosissimo presepe che realizziamo nell’Anfiteatro romano e le luminarie, gli addobbi natalizi che esportiamo in tutto il mondo». Molti turisti decidono di visitare un luogo per conoscerne i sapori. Quali i piatti e i vini caratteristici assolutamente da assaggiare? «La nostra è una cucina contadina, di terra, che interessa soprattutto Lecce città, ma sulla costa ci sono anche ottimi piatti di pesce.Tra i piatti più importanti, mi piace ricordare ciciari e tria, cioè ceci e pasta fresca fatta in casa e fritta, le sagne ‘ncannulate, una sorta di tagliolone fatto di grano e orzo che si serve con un sugo al ragù con la schianta, la nostra ricotta dal sapore forte, i turcinieddhi, frat-

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taglie di agnello avvolte nelle interiora e arrostite, e, tra i dolci, il pasticciotto. In tutte le trattorie della città si possono assaporare i vecchi sapori, mangiando salentino non si sbaglia mai. Chi, invece, è alla ricerca della nouvelle cousine farà fatica a trovarla. Tra i vini d’eccellenza va senz’altro annoverato il Negramaro e il Primitivo di Manduria». Anche Lecce avrà la sua Città del gusto. Che opportunità di crescita rappresenta per il territorio e quanto occorre lavorare sulla qualità dei servizi offerti? «Questa è una grande occasione, e ringrazio il Gambero Rosso per aver scelto Lecce tra le poche importanti città del gusto italiano, che ci permette di poter affinare il livello qualitativo della nostra offerta. Oggi forse il rischio è che Lecce e il Salento siano diventati improvvisamente una grande meta turistica e che non ci sia stata ancora la possibilità di una svolta culturale. Adesso stiamo recuperando il terreno perduto e da questa opportunità il raggiungimento di un livello ottimale verrà accelerato».

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LECCE CITTÀ DEL GUSTO

di RENATA GUALTIERI

Il Salento continua a scommettere sulle proprie vocazioni. Alessandro Candido rivela le potenzialità del territorio


Salento

Alessandro Candido, presidente del Distretto agroalimentare di qualità jonico salentino e amministratore delegato dell’azienda vitivinicola Francesco Candido Spa

Le eccellenze enogastronomiche

a Puglia meridionale è un territorio dalle ricchezze storiche, architettoniche, culturali e ambientali di valore inestimabile. Queste risorse vanno, però, ottimizzate con un percorso di partecipazione che coinvolga operatori, imprese e istituzioni. «Il distretto agroalimentare di qualità jonico salentino» assicura il presidente Alessandro Candido «intende contribuire alla valorizzazione delle risorse culturali, dell’offerta agrituristica ed enogastronomica del territorio». Quali i risultati più importanti ottenuti? «Il distretto quest’anno ha svolto numerose attività. In primo luogo ha realizzato una rete di competenze, promuovendo iniziative e partnership con le aziende e le principali istituzioni che operano sul territorio. Penso all’università, alle organizzazioni di categoria, alla Regione, agli enti locali e a quelle organizzazioni che a vario titolo si occupano del settore agroalimentare e della promozione delle sue ec-

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cellenze. Si è lavorato perché il distretto sia la sede naturale per gli incontri e le iniziative che hanno come tema centrale la promozione del territorio jonico salentino e delle sue produzioni di qualità». Dal punto di vista della promozione, quali i prossimi progetti in programma? E quanto considera importante fare sistema come condizione prioritaria per lo sviluppo della competitività dell’area? «La vision del distretto è proprio quella di promuovere un contesto di sviluppo, integrazione e innovazione dell’economia agricola jonico salentina, attraverso la creazioni di reti di imprese che diventano reti di territorio. Numerosi sono i progetti in corso nei quali il distretto è stato promotore o risulta direttamente partner. In particolare, abbiamo investito in ricerca e innovazione, con attenzione al mercato e alle nuove tecniche di commercializzazione che costituiscono i principali obiettivi delle nostre imprese, che hanno ragguardevoli livelli

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Salento

Le eccellenze enogastronomiche

di qualità delle produzioni. Interessanti risultano due progetti: uno vede fra i partner otto importanti aziende del distretto e l’UniSalento, che intende realizzare un modello sperimentale di showroom, con nuove e innovative esperienze multisensoriali; l’altro, recentemente presentato nell’ambito del bando regionale Living labs, vede fra i partner il D-Tech e l’Enit e si propone una promozione integrata dei beni culturali e delle eccellenze enogastronomiche dell’area jonico-salentina, utilizzando anche le nuove tecnologie digitali». Dal rapporto col territorio all’estero. Quante delle imprese del distretto hanno deciso di guardare oltre confine e quale il sostegno fornito dal distretto? «Nel nostro distretto le imprese del settore eno-

logico, grazie alla qualità delle produzioni, hanno già raggiunto gran parte dei mercati internazionali: nord Europa, Stati Uniti, Canada, ma in alcuni casi anche Asia e la maggior parte supera il 50 per cento di export del volume di affari. Maggiori difficoltà vi sono negli altri settori, compreso quello olivicolo, sebbene alcuni aziende riescano a internazionalizzare con successo, ma rappresentano per lo più casi isolati. Uno degli obiettivi principali del distretto è proprio quello, attraverso i processi d’integrazione e di rete, di favorire la internazionalizzazione del sistema». Assieme al presidente del Gambero Rosso, Paolo Cuccia, ha sottoscritto un protocollo d’intesa per la realizzazione a Lecce della Città del gusto. Che opportunità rappresenta per il territorio? E cosa prevede l’offerta formativa e culturale che ne scaturirà? «Il network del Gambero Rosso ha scelto Lecce e il Salento, dopo Roma, Napoli, Palermo, Catania e Torino per la realizzazione della Citta del gusto. Oltre a una nuova e qualificata offerta formativa e culturale, questa iniziativa rappresenta una grande opportunità per il territorio, favorendo la valorizzazione dei suoi prodotti d’eccellenza e i processi d’internazionalizzazione delle imprese. In particolare, nel breve periodo, l’accordo propone un’offerta di formazione professionale, in particolare per gli operatori dei settori inerenti alla ristorazione, all’enogastronomia, al turismo; l’organizzazione di manifestazioni ed eventi relativi al settore enogastronomico, turistico e ricreativo; la realizzazione di un portale della Città del gusto del Dajs con l’intento di presentare le attività della struttura».

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IL FRUTTO NOBILE La terra di Puglia continua a produrre mandorle per chi in quelle zone mantiene viva la tradizione della loro lavorazione, tanto antica quanto apprezzata in tutto il mondo

di EMANUELA CARUSO

egli anni 60, la Puglia e la Sicilia erano i territori dove si producevano i maggiori quantitativi di mandorle, e proprio da lì, dai loro porti, partivano navi cariche di mandorle dirette verso i Paesi del Nord-Est europeo, dove erano richieste come ingrediente necessario alla produzione del tipico marzapane. Purtroppo, la continua frammentazione delle proprietà agricole e la mancanza di politiche adeguate a sotegno della mandorlicoltura hanno fatto diminuire l’interesse verso questo frutto nobile, ma, nonostante attualmente a fare da padrona nel mercato delle mandorle sia la California, con le sue estensioni di terre e la ricchezza d’acqua per l’irrigazione, in Puglia si mantiene ancora ben viva la tradizione della lavorazione delle mandorle. Succede alla Alfrus, azienda che tratta mandorle da

N Domenico Sisto, amministratore della Alfrus Srl di Bari

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Puglia

ormai quindici anni. Una realtà che lavora con le maggiori industrie dolciarie italiane e i cui semilavorati hanno successo anche all’estero. «La mandorla – spiega Domenico Sisto, amministratore della Alfrus – è conosciuta come alimento nutritivo ed energetico, ma può vantare anche molte proprietà curative, dovute all’equilibrata composizione dei suoi nutrienti, la cui prevalenza è data dall’elevata presenza di grassi – oli polinsaturi – e proteine. Non da meno è il valore dei micronutrienti minerali che la mandorla contiene e che sono potassio, calcio, ferro, fosforo, magnesio e vitamine, in particolare la E, oltre a quelle del gruppo B. Oltre a mandorle sgusciate, pelate, tostate, pralinate – ovvero caramellate con lo zucchero – o affettate, produciamo anche bastoncini di mandorle pelate, ottenuti da mandorle dolci pelate e successivamente tagliate a bastoncini; varie tipologie di granella, ottenute sgranellando in diversi calibri le mandorle dolci; e farina di mandorle naturali e mandorle pelate.Tutti i processi di lavorazione vengono svolti ancora con metodi tradizionali, ma anche grazie all’aiuto di macchinari e tecnologie moderne che ci

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Le nostre mandorle mantengono intatte le proprietà curative, nutritive ed energetiche tipiche di questo frutto nobile permettono di aumentare costantemente lo standard qualitativo del nostro prodotto». E proprio perché tratta e lavora un frutto nobile che la terra di Puglia continua a offrirgli generosa e instancabile, la Alfrus si dimostra attentissima alla salvaguardia dell’ambiente. «Per trasmettere a chi compra le nostre mandorle l’amore che nutriamo per il nostro territorio – continua ancora Domenico Sisto – ci impegniamo affinché le attività siano il più possibile compatibili con l’ambiente e la salute di chi lo abita e lo vive. Per queste ragioni ottimizziamo il consumo di energia sia mediante l’uso di macchinari ad alta efficienza sia mediante la produzione diretta di energia da pannelli fotovoltaici e poniamo particolare cura nella raccolta differenziata e nel recupero dei rifiuti organici». www.alfrus.it

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IL GRAN TEATRO DEL BAROCCO Uno spazio scenografico e monumentale che suggella l'impresa collettiva delle antiche comunità siciliane. «Uno sforzo moderno che seppe cambiare il volto di 60 città e generare capolavori come Noto» spiega Lucia Trigilia di GIACOMO GOVONI 270 • Mete Grand Tour

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uando la grazia dell’arte incontra e sfida la furia della natura, talvolta è capace di sorprendere. Nel 1693, ad esempio, nell’area della Sicilia sud-orientale si rese protagonista di un piccolo miracolo: raccolse le spoglie di una terra lacerata dal sisma e nel giro di pochi decenni la fece rifiorire, trasformandola in «una spettacolare valle del Barocco». È così che a Lucia Trigilia, direttore scientifico del Cento internazionale di studi del Barocco, piace definire il Val di Noto, gemma naturalistica e architet-

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tonica che racchiude 8 città tardo-barocche siciliane, inserite dal 2002 fra i patrimoni mondiali dell’Unesco. Il Val di Noto è l’emblema del Barocco siciliano. In quali scorci architettonici e in quali monumenti si esalta? «Il Barocco del Val di Noto testimonia come le comunità locali seppero tramutare una sciagura in occasione, mettendo in campo uno sforzo moderno che ha segnato il volto barocco di circa 60 città, alcune ricostruite su se stesse, come Catania e Siracusa, altre rifondate nelle vicinanze, come Noto, una delle capitali

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Val di Noto

Culla della sicilianità

Lucia Trigilia, direttore scientifico del Centro internazionale di studi sul Barocco

del Barocco europeo. Le facciate-torri di Ragusa e Modica, la piazza del Duomo di Siracusa, con la sua cattedrale che racchiude ancora il colonnato dell’antico tempio di Athena ed esibisce una delle più belle facciate del Settecento, rappresentano un unicum». Dieci anni fa è arrivato l’inserimento del Val di Noto nel novero dei siti Unesco. Quali fattori di eccezionalità gli sono valsi tale riconoscimento? «Più d’uno sono i caratteri di eccezionalità riconosciuti dall’Unesco al Val di Noto come espressione del genio creativo dell’uomo. Tra questi vi è il fatto di costituire l’estremo, superbo esito di un Barocco europeo che ormai lasciava il passo al Neoclassicismo e che qui si declinava ancora in infiniti giardini e maschere di pietra e in accelerazioni dello spazio di scenografica monumentalità, una sorta di diffuso “gran teatro” del Barocco, patrimonio della ricostruzione post sismica, senza pari in Europa. Non a caso ha contribuito la necessità di pre-

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servarlo dall’incuria dell’uomo e dalle offese del tempo e della natura». Lo stile e l’arte barocca hanno lasciato tracce significative nel Meridione. Quali sono i tratti distintivi di quello siciliano? «Esiste un Barocco autenticamente siciliano, oggi possiamo dirlo, così come esiste un Barocco autenticamente meridionale. Definizione che non rimanda più a un significato negativo, come accadeva fino ad alcuni anni fa quando Barocco meridionale era sinonimo di un’arte provinciale o, peggio, coloniale. Nel Barocco siciliano predomina un fasto architettonico ricco di radici culturali profonde che rimandano alla koinè del barocco italiano, in una circolarità di influssi che lo riconducono, soprattutto negli esiti del Val di Noto, al Barocco europeo. La sua unicità sta nell’essere esuberante e festoso, ma con una fortissima attenzione per le infinite prospettive dello spazio, che lo rendono scenografico e teatrale». Le terre isolane del sud-est cu-

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In onore della storia culinaria ragusana, qui si valorizzano le eccellenze gastronomiche del territorio e riportano in tavola le antiche e tradizionali ricette con cui le nonne allietavano le tavole del popolo e della nobiltà. Accuratamente rivisitate in chiave moderna, vengono realizzate con prodotti quasi esclusivamente a km zero.

Sicilia

REGIA OSTERIA VECCHIA RAGUSA Via San Vito, 128/130 - Ragusa - Tel. 346 4087173 flavirosinvest@gmail.com

Un giardino da cui si accede direttamente alle stanze spaziose e arredate con gusto. L’agriturismo, situato alle porte di Siracusa, in prossimità di meravigliose spiagge, è un ideale punto di partenza per visitare i vicini centri archeologici e le oasi naturali. Per far ritorno, a fine giornata e gustare una cena con tutti i profumi e i sapori della cucina siciliana.

AGRITURISMO POZZO DI MAZZA C. da Milocca S.P. 58 - Siracusa - Tel. 368 666928 info@pozzodimazza.it - www.pozzodimazza.it

Fondato nel 1892 come fabbrica di torroni e marmellate, il Caffè Sicilia di Noto, fu in seguito trasformato in caffetteria, pasticceria e gelateria. Posto nei pressi della Cattedrale di Noto, capitale siciliana del barocco, oggi è gestito da Carlo e Corrado Assenza e offre confetture, marmellate, torroni, creme di mandorla, pistacchio, cannoli, cassata, granite e latte di mandorla.

CAFFÈ SICILIA Corso Vittorio Emanuele, 125 - Noto (Sr) Tel. 0931 835013

Tra le stradine del borgo barocco di Ragusa Ibla si nasconde un’oasi gourmet che racchiude una cucina che rimanda alla millenaria cultura siciliana. Ai fornelli uno degli chef più apprezzati d’Italia, Ciccio Sultano, che presenta sapori e profumi della Sicilia, di terra e di mare, dandogli un respiro internazionale. Un ambiente privo di sfarzi, ma curato nei dettagli.

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Val di Noto

Culla della sicilianità

stodiscono anche la tradizione della festa barocca in Sicilia, a cui lei ha dedicato un libro. Quanto rivelano dell’identità di questi luoghi? «Nel libro “La festa barocca in Sicilia” ho studiato la festa come arte della città. L’inclinazione all’allegrezza dei siciliani è uno dei tanti gioiosi contributi che la Sicilia offre al viaggiatore curioso. L’età del barocco rende splendide le celebrazioni sia civili che religiose, facendo ricorso a spettacolari apparati, aspetti di un passato ancora vivo che affonda le proprie radici nell’età d’oro dell’effimero». In quali manifestazioni principali si declinano oggi? «Non c’è tuttora città senza la sua festa. Si pensi a Santa Lucia a Siracusa, Sant’Agata a Catania, ma anche a San Corrado a Noto o a San Giorgio a Ragusa, in cui sfilano le “vare” barocche dei santi e il corteggio dei portatori e delle confraternite. La festa dei santi e l’architettura

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in festa sono due aspetti inscindibili». All’affermazione del valore artistico del Val di Noto ha contribuito tanto anche l’attività dal Centro studi sul Barocco. Quali iniziative di spicco svolge l’istituto in chiave di promozione culturale? «Ha contribuito a partire dagli anni in cui c’era bisogno di una rivalutazione del patrimonio barocco siciliano, misconosciuto e degradato. Il crollo della cattedrale di Noto riuscì a scuotere le coscienze e fu allora che enti locali e nazionali si rivolsero al Centro sul Barocco di Siracusa affinché producesse studi e motivazioni necessarie per l’inserimento del Val di Noto nella lista del patrimonio dell’umanità. Quella sfida è stata vinta, ma la battaglia per valorizzare i siti è ancora in corso. Per questo il centro è impegnato in esposizioni annuali e iniziative di valorizzazione, capaci di attrarre il viaggiatore colto che non può trarre richiamo soltanto dall’eccezionale bellezza come valore in sè».

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DENTRO LA RISERVA Un soggiorno nel verde della riserva naturale Ciane – Saline. Gustando sapori tipicamente siciliani. Maria Luca descrive l’ospitalità dell’albergo rurale Il Podere di LUCREZIA GENNARI elle campagne alla periferia di Siracusa, in territorio dichiarato dall’Unesco Patrimonio dell’umanità, sorge la riserva naturale Ciane - Saline, delimitata dal corso del fiume Ciane e dalla zona umida delle saline, situata vicino alla foce del fiume. Immersa in questo paradiso, che tra l’altro è l’unico sito insieme al fiume Freddo in cui cresce il papiro allo stato spontaneo, si colloca l’albergo rurale Il Podere. «Qui le atmosfere tipicamente siciliane si intrecciano ai comfort più moderni – afferma la titolare Maria Luca –. Un’area benessere è a disposizione dei nostri ospiti e la struttura ben si presta anche a ospitare eventi e feste. L’essenza delle origini è la nostra filosofia di accoglienza, che si riflette sia negli ambienti che nella cucina». Le 24 camere de Il Podere sono caratterizzate

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Il Podere Hotel Restaurant si trova a Siracusa

da arredi in stile e pavimenti in cotto che evocano atmosfere d’altri tempi, curate in ogni particolare e impreziosite dai migliori comfort di un albergo 4 stelle. «Colori e sapori della nostra terra sono la base della nostra gastronomia – continua Maria Luca –. Uno dei nostri fiori all'occhiello è il Manicaretto Siciliano la cui ricetta è nata con l'intento di lasciare il ricordo di un sapore assolutamente tipico. Si tratta di un particolare piatto a base di pasta fresca di lasagna, cucinata al forno, arrotolata e ripiena di provola, prosciutto e melanzana, condita con salsa di ciliegino e parmigiano. Ma è possibile realizzare il Manicaretto Siciliano anche con altri ingredienti: da non trascurare è anche quello ripieno di ricotta e mandorle. Ovviamente è un piatto che vorrà essere preceduto e seguito da un antipasto e secondo che richiamino profumi e sapori tipici locali». www.ilpodere.it

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DIMORE SICILIANE Il fascino delle antiche residenze siciliane torna a vivere nella Commenda di San Calogero. Tra essenze mediterranee, piante aromatiche, paesaggio e cultura di MATTEO GRANDI n bosco di essenze mediterranee, campi ricchi di acqua sorgiva e altopiani coltivati a ulivi e agrumeti. È questo il contesto naturale che circonda la Commenda di San Calogero, una fusione di storia, paesaggio e cultura. «La Commenda di San Calogero– spiega la titolare Gabriella Pelli – fu l’unica abbazia dell’ordine cavalleresco di Santiago in Sicilia. Si trova sull’estremità dell’altopiano Ibleo che guarda l'Etna a nord di Siracusa. La tenuta è rimasta riserva di caccia fino agli anni settanta e ospita ancora oggi l'omonimo allevamento di cavalli da sella, uno dei più antichi in Sicilia». Qui, dalle abitazioni dei coloni è stata ricavata la “foresteria”. «Le camere si affacciano sull’antica corte e sono tutte arredate con mobili d’epoca. I granai di un tempo hanno invece lasciato spazio a un’immensa sala da pranzo, una biblioteca e un salotto con camino, che si affacciano

U La Commenda di San Calogero si trova in Contrada San Calogero, Siracusa

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sulle arcate fresche e ombrose della vecchia stalla e sulla corte interna». Tra i servizi offerti da La Commenda c’è anche una rilassante Spa. «Il relax, oltre che dalle cure termali, è generato dalla magnifica cornice. La Spa si affaccia infatti su un profumato giardino ricco di piante aromatiche che conduce alla piscina d'acqua salata cinta di muri a secco e questo è solo una parte del vasto giardino che circonda la dimora». La Commenda gode inoltre di una posizione strategica. «Siamo al centro di un’area ricca di prestigiosi siti naturalistici (Etna, Oasi diVendicari), archeologici (Siracusa, Pantalica) e architettonici (Ragusa Ibla, Noto, Modica)». La Commenda è oggi un affascinate “buen retiro”, ma anche una cornice ideale per eventi esclusivi. www.commendadisancalogero.com

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di RENATO FERRETTI

FANTASIE SICILIANE Tutte le declinazioni degli ingredienti di mare secondo il maestro Francesco Giaquinta, le cui invenzioni sono suggestioni mediterranee

agli Stati Uniti al Kenya, e decine di altri luoghi, lo chef Francesco Giaquinta ha visitato tutto il mondo nei suoi cinquant’anni di esperienza in cucina. Tornato in Sicilia, come cuoco della trattoria Donnalina di Marco e Cettina Puccia, ha messo a frutto quanto imparato ritornando alle origini della sua tradizione. «Dal crudo al marinato – dice Giaquinta – dal sushi alla tipica caponata di pesce, cerchiamo di soddisfare tutte le fantasie di mare che i nostri clienti possono avere. Ma proprio per dare un’esperienza di grande varietà spesso facciamo degustazione di primi piatti con 25 assaggi diversi, per poi passare a parmigiane di pesce, tartare di gambero su foglia d’oro, astice crudo o lo zoccoletto di dentice su crema di

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peperoni e patate all’arrosto. Una tipologia di piatto che sicuramente ci distingue sono le zuppe, le cui varietà sono potenzialmente infinite: facciamo scegliere direttamente al cliente gli ingredienti». La trattoria si trova su lungomare Andrea Doria di Marina di Ragusa. «Seduti ai nostri tavoli, si è a solo otto metri dalla spiaggia – precisa Giaquinta –, e gli ingredienti hanno una provenienza altrettanto vicina. Selezioniamo tutto personalmente e non si tratta di prodotti che si trovano in una qualunque pescheria. Siamo tanto sicuri delle nostre scelte da mostrare il pesce fresco di giornata ai nostri ospiti una volta seduti a tavola, così lasciamo che scelgano loro cosa mangiare».

La trattoria Donnalina si trova a Marina di Ragusa (RG)

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www.trattoriadipescedonnalina.it trattoriadonnalina@gmail.com

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