Sferisterio Opera Festival // 2009

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Allegato al numero odierno de “Il Resto del Carlino”

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L’INGANNO | Lo Sferisterio compie 180 anni | Musicultura Festival | | Sferisterio Opera Festival | Presentazione del cartellone | | Aperitivi culturali | Spettacoli live | | Raccolta delle opere “Le stanze del Cardinale” |

In collaborazione con



Guercino, Cristo scaccia i mercanti dal tempio

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180 ANNI DELLO SFERISTERIO

MUSICULTURA Giovanni Block vince l’edizione 2009 p. Un brindisi speciale p.

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Anticipazioni sugli eventi culturali allo Sferisterio di Macerata distribuzione gratuita Realizzato da: Kryos Viale XX Settembre, 59 - 62010 Mogliano (MC) Tel. 0733 557383 - www.dentroleidee.it Si ringraziano: l’azienda Scocco & Gabrielli, Evio Hermas Ercoli, l’ufficio stampa di Musicultura, Maurizio Verdenelli, Claudio Fede, Marco Bragaglia, l’ufficio stampa di Tuttoingioco, Claudia Vanni

PRESENTAZIONI Va in scena l’inganno p. La nuova vita dopo il naufragio p. Tutti mentono p.

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SFERISTERIO OPERA FESTIVAL Storie e curiosità Il cartellone 2009

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LE OPERE Don Giovanni Madama Butterfly Traviata Le Malentendu Il trionfo del Tempo e del Disinganno

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INCONTRO FESTIVAL Aperitivi culturali

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GLI ALTRI EVENTI Spettacoli live Tuttoingioco

Sommario

LE STANZE DEL CARDINALE

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La selezione delle opere della mostra Le stanze del Cardinale è pubblicata per gentile concessione del Comitato Scientifico e dell’Amministrazione comunale di Caldarola Foto e illustrazioni: Marco Piancatelli Archivio di Pietro Molini Archivio ufficio stampa Musicultura Festival – Foto CMR Archivio fotografico Ricordi Archivio fotografico del Touring Club Italiano Stampa: Bieffe s.r.l. - Recanati

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BIGLIETTI T (+39) 0733 230735 F (+39) 0733 261570 boxofďŹ ce@sferisterio.it Piazza Mazzini, 10 62100 Macerata

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| Le stanze del Cardinale

UNA SELEZIONE DI IMMAGINI DELLA MOSTRA

LE STANZE DEL

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a pubblicazione presenta in queste pagine le immagini della prestigiosa mostra “Le stanze del Cardinale” di Caldarola, curata da Vittorio Sgarbi. L’esposizione, che rimarrà aperta fino al 12 novembre, riunisce i grandi capolavori dell’arte rinascimentale appartenuti al Cardinal Pallotta, con artisti del calibro di Caravaggio, Guido Reni, Guercino, Mattia Preti, e riporta alla ribalta la cittadina di Caldarola, già protagonista delle splendide mostre dedicate negli ultimi anni al genio di Simone De Magistris.

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Dopo un meticoloso lavoro di ricerca negli archivi pubblici e privati, e l’analisi degli antichi inventari, si è dunque riusciti a riportare a Palazzo Pallotta le opere raccolte e custodite dal Cardinale. Il lavoro di ricerca è stato curato da Antonio D’Amico. Collezionista raffinato ed esperto, oltre che importante uomo politico del tempo, Il Cardinal Pallotta volle ricreare a Caldarola i superbi scenari artistici e architettonici della Roma papalina. Non solo. Consapevole della forza comunicativa dell’immagine, suggerì egli stesso agli


DI CALDAROLA IN QUESTE PAGINE

CARDINALE artisti le tematiche da affrontare nelle proprie opere. Ne abbiamo parlato con il Sindaco di Caldarola, Mauro Capenti. Il terremoto del 1997 ha segnato questo territorio. Da allora l’Amministrazione ha lavorato non solo sul recupero dei beni immobiliari, ma anche sulla riscoperta di quelli culturali. Aggiungerei anche il recupero della memoria storica. Dal ’97 è stato necessario ripristinare il patrimonio architettonico, artistico e culturale, ma si è lavorato anche su quello umano per far scoprire ai cittadini stessi la storia del paese nel quale vivono. De Magistris prima ed ora Le stanze del Cardinale: Caldarola mostra in maniera organica il suo passato. L’esposizione di De Magistris ha avuto un grande successo, di risonanza nazionale. Ha permesso a tutti i curiosi di riscoprire un artista del nostro Comune, e il territorio stesso. Le visite vengono impreziosite dai saggi iniziali dei cataloghi delle mostre, illuminanti, come quello di Rossano Cicconi che ci fa rivivere anche le atmosfere del Cinquecento e del Seicento. Quando è nata l’idea di allestire “Le stanze del Cardinale”? Tutto è partito da una ricerca di Antonio D’Amico e, grazie al contributo della Fondazione Carima, è stato possibile riordinare un archivio, quello della Famiglia Pallotta, che tutti conoscevano, ma nessuno aveva mai analizzato a fondo. D’Amico ha trovato moltissimi documenti, tra cui il testamento ed una lista degli arredi pre-

senti in ogni stanza, utile perché ci permette di ricostruire la memoria storica. Non solo, è stata ritrovata anche la quadreria dei cardinali Guglielmo ed Antonio. Quanto è importante questo avvenimento per il territorio? Mi auguro che abbia la stessa rilevanza dell’esposizione di Simone De Magistris, con lo stesso flusso turistico di oltre 70 mila presenze, perché siamo di fronte ad una mostra di alto valore scientifico. Una ottima scelta è stata quella di destinare il piano nobile del palazzo ad area espositiva. Un pensiero vi lega all’Abruzzo. Si, infatti, 50 centesimi di ogni biglietto di ingresso saranno devoluti per il restauro di un’opera segnalata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali della Regione Abruzzo, affinché si possa contribuire a riportare al loro splendore beni culturali danneggiati dal sisma del 6 aprile. L’opera sarà presto individuata e fotografata, per poterla mostrare ai visitatori e a coloro che ci aiutano nei lavori. Un ringraziamento speciale va proprio a tutti i volontari, giovani e meno giovani, che offrono il proprio tempo come custodi dell’esposizione. La mostra, promossa dal Comune di Caldarola in collaborazione con la Soprintendenza per il Patrimonio Storico, Artistico ed Etnoantropologico delle Marche e il contributo di Regione Marche, Provincia di Macerata e Fondazione Carima, si tiene sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica e con il Patrocinio del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.

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SFERISTERIO 180 ANNI FA

Inaugurato il 5 settembre 1829 con l’aerostiere Francesco Orlandi

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ono passati 180 anni. Nel 1829, veniva inaugurato a Macerata lo Sferisterio, una delle opere più significative del tardo Neoclassicismo europeo. Nella prima metà dell’ottocento alcuni maceratesi benestanti avevano voluto dotare la città di una struttura permanente per il gioco del pallone col bracciale e nello stesso tempo un’arena per lo ‘steccato’, la caccia al toro, tauromachia molto popolare nello stato pontificio. Il loro impegno e la loro generosità verranno più tardi immortalate da una enfatica iscrizione sul fronte dell’edificio: Ad ornamento della città, a diletto pubblico. La generosità di cento consorti edificò. MDCCCXXIX . In effetti agli inizi dell’Ottocento il gioco del pallone col bracciale era un divertimento molto praticato. Non mancavano veri professionisti ed anche il Piceno avevano come la Toscana e il Piemonte un autentico campione, il conte Carlo Didimi di Treia. Fu un vero e proprio divo del gioco, acclamato dai tifosi contemporanei e idealizzato in numerosi letterati. Giacomo Leopardi, nel 1821, esaltò una delle sue tante vittorie nella canzone A un vincitore nel pallone.

Guido Reni, San Sebastiano

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| 180 anni dello Sferisterio

nel 1988 l’ultima accoppiata Carmen-Tosca

La ‘Congregazione Pallonaria’ maceratese emise un vero bando di concorso e incaricò l’Accademia Clementina di Bologna e l’Accademia Romana di San Luca di proporre il disegno architettonico migliore. Fu l’edificazione cittadina più controversa di tutti i tempi. Il monumento, iniziato il 2 ottobre 1820 sui disegni di Salvatore Innocenzi, fu subito sospesa per tre anni. Alla fine l’incarico venne affidato al giovane architetto Ireneo Aleandri da San Severino. La pianta si distingue dagli altri Sferisteri eretti nello stesso periodo per la forma semiellittica. L’Aleandri eliminò la forma ellittica e quella retta, perché entrambe avrebbe-

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ro compromesso la visuale del gioco. Preferì un modello semiellittico, adatto alle caratteristiche di tutte le attività ginnastiche della prima metà dell’800. Ne risultò un monumento imponente. La particolare forma dell’edificio - composto da campo da gioco, locali per vario uso, muro d’appoggio, palchi e balconate - fu studiata per adattarsi perfettamente alle caratteristiche di tutte le attività ginnastiche della prima metà dell’800.

nel 1988 l’ultima accoppiata Carmen-Tosca

L’interno è impressionante: un’immensa arena (90 x 36 m) delimitata da due testate rettilinee raccordate da un’ampia curva e maestoso muro rettilineo di fondo alto 18 metri e lungo quasi 90. E’ il famoso muro d’appoggio previsto dal regolamento del gioco del pallone come battipalla. La vasta platea con fondo erboso è cinta da una gradinata rialzata in muratura, inizialmente concepita per ospitare le stalle per gli animali destinati al gioco della ‘caccia al toro’. Le 56 colonne doriche con base attica, in ordine gigante, si sviluppano oltre al palco reale, sostengono i palchi e si concludono con una elegante balconata in pietra che fa da cornice dì chiusura. Una costruzione, di impronta neoclassica con reminiscenze palladiane, non solo maestosa e armonica in sé, ma anche in grado di integrarsi perfettamente nel tessuto urbano cittadino. L’armonica struttura garantisce una perfetta visibilità e un’insuperabile acustica. L’inaugurazione venne affidata


al poeta “aerostiere” Francesco Orlandi, un allievo del conte bolognese Francesco Zambeccari. L’Orlandi girava l’Italia con un pallone a doppia camera con la parte superiore riempita di idrogeno e quella inferiore funzionante come una mongolfiera con l’aria riscaldata tramite un fornello. Non sappiamo se que-

sto personaggio sia morto nel suo letto. Anche a Macerata la sua esibizione per l’inaugurazione fu parecchio movimentata e rocambolesca. Il 5 settembre 1829, provò ad alzarsi con la sua mongolfiera. Il maltempo impedì un’ascesa tranquilla e dopo essersi sollevato dall’interno del complesso urtò la muratura a causa

del troppo vento. Venne sbalzato a terra senza conseguenze fisiche mentre alla fine il pallone si involò da solo. L’aerostato, trasportato dal vento, venne ripescato dopo giorni in Adriatico davanti alle spiagge di Grottammare. Evio Hermas Ercoli

LA LIRICA ENTRA IN ARENA CON L’AIDA DI VERDI NEL 1921 Lo Sferisterio passa con gli anni dall’originaria destinazione sportiva e quella di palcoscenico per la musica lirica. L’Aida di Giuseppe Verdi fu la prima opera rappresentata nel 1921, sotto gli auspici della Società Cittadina, guidata al conte Pieralberto Conti. L’arena venne trasformata in un vero e propria teatro all’aperto. Si costruì un vastissimo palcoscenico parabolico, con l’orchestra disposta subito a ridosso, e attorno vennero collocate poltrone e sedie numerate. Nel mezzo del muro si aprì una grande porta per consentire il trionfo del conquistatore egiziano. Plinio Codognato, cartellonista dell’Aida di Verona, e il pittore Emilio Lazzari fecero i manifesti. Con la marcia trionfale salirono sulla scena oltre mille comparse, insieme a cammelli, cavalli e buoi. Aida venne interpretata da Francisca Solari e nelle vesti di Radames cantò il grande tenore Alessandro Dolci. L’Aida venne replicata per 17 serate. Si ebbero sopra le 70.000 presenze; un record mai eguagliato. L’anno successivo si allestì La Gioconda, ma le cose non andarono bene e l’esperienza venne sospesa.

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ARENA SFERISTERIO Da giugno ad agosto, le melodie accompagnano i maceratesi nei mesi estivi iniziando con Musicultura per seguire con lo Sferisterio Opera Festival e concludere con i concerti live. SFERISTERIO M

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| Musicultura

GIOVANNI BLOCK VINCE MUSICULTU Edizione speciale con venti candeline per il festival della canzone popolare e

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URA ’09 d’autore

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ipario sceso sulla XX edizione di Musicultura. Eletto il vincitore assoluto del Festival, Giovanni Block, che con il suo brano “L’aquilone” si è aggiudicato il Premio Banca Popolare di Ancona di 20.000 euro dopo aver già conquistato sabato 27 giugno il Premio UniMarche per il miglior testo. Grazie al pezzo “Quest’amore”, invece, a Carmine Torchia sono andati il Premio Siae per la migliore musica e il Premio AFI per la migliore interpretazione e il miglior progetto discografico. Alle CordePazze, infine, è stata conferita la Targa della critica – Premio Camera di Commercio di Macerata, per la canzone “Sono morto da 5 minuti”.

Iniziato venerdì 26 giugno, il Musicultura Festival si è concluso domenica 28 giugno, all’Arena Sferisterio di Macerata. Condotto da Fabrizio Frizzi, il festival è stato seguito da Radio Uno Rai, con dirette e special curate da Gianmaurizio Foderaro e Carlotta Tedeschi. Il 26 giugno un’esibizione tutta al femminile: la poetessa libanese Joumana Haddad, che con la partecipazione dell’attrice teatrale Tiziana Bagatella e l’accompagnamento delle note della violinista H.e.r., ha incantato la platea con i componimenti del suo libro “Adrenalina”, anticipando l’ingresso di un’altra artista, Beatrice Antolini. Poi, i Gocoo: undici musicisti giapponesi che hanno picchiato su quaranta tamburi

sul palco anche una artista maceratese, Beatrice Antolini

ALBO MUSICULTURA FESTIVAL

PFM e Cristiano De André cantano i brani di Fabrizio De André

Le sei edizioni che si sono tenute allo Sferisterio sono state vinte da: 2004 Giua Petali e mirto 2005 Simone Cristicchi Studentessa universitaria 2006 Davide de Gregorio Il frutto proibito 2007 Pilar Gente che resta 2008 Folco Orselli L’amore ci sorprende 2009 Giovanni Block L’aquilone

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da oltre 30 anni la cultura dell’abitare

Galleria del Commercio, 6 - 62100 Macerata (MC) Tel. 0733.235338 - Fax 0733.232498 - info@casatasso.com


taiko, portando il pubblico dell’Arena alle origini del ritmo e del suono. A seguire Vinicio Capossela, che proprio come Musicultura ha festeggiato allo Sferisterio i suoi vent’anni di attività rimettendo insieme il gruppo con cui ha registrato il suo primo album “All’una e trentacinque circa”. È toccato all Banco del Mutuo Soccorso, invece, concludere il primo appuntamento, con una delle più pagine più significative del rock italiano. Anche la seconda serata del festival, quella del 27, ha regalato uno spettacolo unico al pubblico dello Sferisterio. Il primo protagonista è stato Lello Voce, che con il sottofondo musicale di Frank Nemola ha incantato la platea con alcuni estratti de “L’esercizio della lingua”. A seguire, il turno di Irene Grandi, un vulcano d’energia che ha dato vita ad un’applauditissima performance, per lasciare la scena, poi a Paola Turci. La cantante ha aperto il sipario su un set sulle morti bianche ideato dalla direzione artistica di Musicultura. Ad esso hanno preso parte anche Simone Cristicchi e il Coro dei Minatori di Santa Fiora, che con i loro “Canti di miniera, d’amore, vino e anarchia” hanno anticipato l’ingresso degli alti protagonisti del set:Vittorio De Scalzi e Nico Di Palo, ovvero

la Leggenda New Trolls. Dulcis in fundo lui, il mito del folk rock: Donovan, che ha concesso ai presenti un assaggio del suo tour europeo in programma per il 2010 ed è stato premiato con la targa UniMarche

A sinistra: il patron Piero Cesanelli festeggia i venti anni di Musicultura con tutto il suo team. In alto: Giovanni Block riceve il premio UBI Banca Popolare di Ancona da Corrado Mariotti, presidente della Banca Popolare di Ancona

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| Musicultura

alla carriera. Infine domenica 28 giugno la finalissima. Ad aprire lo spettacolo, dopo la presentazione dei finalisti in gara, è stato Sergio Zavoli, che ha regalato al pubblico degli estratti della sua ultima prova letteraria, “La parte in ombra”. Toccante l’incontro del grande giornalista con il suo amico, mostro sacro del cinema, ospite a sorpresa: Ettore Scola. Per i vent’anni del festival, inoltre, non poteva mancare un omaggio al grande Fabrizio De Andrè, primo firmatario insieme a Giorgio Caproni del Comitato Artistico di Garanzia. A suggellare il connubio tra il Faber e il Festival, Cristiano De Andrè, che ha proposto in anteprima un assaggio del tour

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Sergio Zavoli ha incantato il pubblico con il suo ultimo lavoro estivo “De Andrè canta De Andrè”. Successivamente, sul palco è stata la volta di Matthew Lee, uno dei rock’n’roll man più completi e carismatici del panorama musicale internazionale e di Alice, che ha trasmesso ai presenti

le emozioni nate dal sodalizio artistico con Franco Battiato. Infine, il momento forse più atteso: la PFM-Premiata Forneria Marconi, con un inevitabile ulteriore omaggio al Faber e la sorpresa di un Cristiano De Andrè di nuovo sul palco per cantare con la storica band “Il Pescatore”, rendendo la conclusione di questa XX edizione di Musicultura degna di essere inserita negli annali della storia della canzone.


BRINDISI SPECIALE CON 2500 PERSONE

nella pagina accanto: in alto, Alice dopo la sua esibizione sotto, le Cordepazze ricevono il premio della critica consegnato da Cinzia Fiorato e Giuliano Bianchi, presidente della Camera di Commercio di Macerata sopra: Donovan in una sua improvvisazione in basso: Carmine Torchia riceve il premio AFI per la migliore interpretazione e progetto discografico da Leopoldo Lombardi.

Come ogni anno, dal 26 al 28 giugno si è svolta a Macerata “MUSICULTURA”, il Festival della canzone popolare e d’autore che è giunto alla sua XX edizione. Per un compleanno speciale, si è pensato di organizzare un brindisi altrettanto memorabile. La sera del 26 giugno, l’Arena Sferisterio ha brillato infatti di 2500 calici di vino spumante marchigiano che cinquanta sommelier hanno versato a tutto il pubblico presente in sala. Il direttore artistico dell’evento, Piero Cesanelli, chiamato sul palco dal presentatore, Fabrizio Frizzi, ha approfittato dell’occasione per chiamare sul palco i suoi più stretti collaboratori: Ezio Nannipieri, vicepresidente dell’associazione Musicultura, Andrea

Biti, produttore tecnico, e Concia Lucente, responsabile del settore letterario del festival. Un tintinnio di bicchieri e poi, ovviamente, ancora esibizioni live. Un evento da Guinness dei primati con il quale la Regione Marche ha voluto omaggiare uno dei più importanti testimonial marchigiani in Italia e nel mondo, quale è Musicultura, con un altro rappresentante della cultura e della tradizione locale, il vino. L’iniziativa, promossa dall’Assessore alla Cultura e Turismo, Vittoriano Solazzi, e dall’ Assessore all’Agricoltura e Vice Presidente, Paolo Petrini, ha visto la partecipazione delle enoteche regionali gestite da ASSIVIP, VINEA e di AIS Marche.

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1979 Foto archivio Molini


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VA IN SCENA

Caravaggio, Maddalena penitente

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l Sof ricomincia da 3. Dopo Il viaggio iniziatico, Il gioco dei Potenti e La Seduzione ecco L’Inganno. Pier Luigi Pizzi continua così ad affrontare

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i temi centrali (dunque teatrali) dell’uomo e della sua avventura terrena. E in questa quarta edizione di Sferisterio Opera festival si spinge oltre: nella terra di Nes-

suno dove regna la Morte. “Amore e morte: questo è un archetipo ancestrale” scriveva nella drammatica solitudine dell’agosto 1950, Cesare Pavese. Sarebbero


L’INGANNO state le confessioni ultime affidate a quel diario letterario che è “Il Mestiere di vivere” pubblicato dopo la morte dello scrittore, cui lui deciderà di lì a poco di consegnarsi. “Verrà la Morte ed avrà i tuoi occhi…”. Gli occhi dell’Inganno, il tema di Pizzi: “Dietro ogni inganno c’è una tensione vitale, il senso stesso della vita è dato dalla presenza costante della morte”. Così Don Giovanni se ne va, non pentito, nella dannazione eterna tra vapori sulfurei e lampi sanguigni che lui stesso evoca come tutti i personaggi grandi e maledetti (tra questi c’è Oscar Wilde) e in tutte le tragedie annunciate. Madame Butterfly è vittima innocente e nel harakiri ritrova catarsi e purezza. Violetta è ingannata dal padre ipocrita di Alfredo Germont, ma accetta con dignità il proprio disperato destino. Don Giovanni, Butterfly, la Traviata: figure tragiche e soprattutto consapevoli. Non fuggono davanti alla fine, non si sottraggono come la Ginestra leopardiana, alla lava inesorabile dello “sterminator Vesevo”. ….e piegherai/sotto il fascio mortal non renitente/il tuo capo innocente:/ ma non piegato insino allora indarno/codardamente supplicato innanzi/al futuro oppressor…

Pizzi indaga, attraverso un cartellone variegatissimo (al cineteatro Italia c’è “Le Malentendu” di Camus) gli aspetti più dolorosi e la tensione più critica legati al tema dell’Inganno. E ci trova la Morte. Che ci insegue ogni giorno “come una tentazione assurda” scrive ancora Pavese. La Fine ha gli occhi dell’inganno che è millenario e che nasce dalla vista umana, il senso dominante. Sensibile al solo campo elettromagnetico, gli occhi scorgono ben poco della realtà: una Matrix che possiamo trasformare soltanto dentro noi stessi. Così di fronte all’auto-inganno si stende il velo dell’illusione che nasconde infi-

un nuovo tema centrale dell’uomo per la 45a edizione dello Sferisterio

niti universi vivi ed intelligenti. Lo spazio ed il tempo sono creati dalla fallace luce elettromagnetica: questi ci appaiono continui ed invece sono limitati e con buchi, neri e bianchi. Possiamo svelare noi il grande Inganno che Pizzi “mette in cartellone” quest’estate all’Arena e dintorni? Stando ai progressi della Fisica è mission possible ma solo in teoria (“La cura” di Battiato è purtroppo solo una bellissima canzone): tutto resta ancorato al cuore e al tempo. Non a caso il Sof – che si apre con la conferenza tematica di Philippe Daverio, un gradito ritorno dopo “La seduzione” del 2008 - si chiude con l’Oratorio di Handel: “Il trionfo del Tempo e del Disinganno”. Solo il tempo in definitiva può svelare l’infinito Mistero, l’Inganno. A patto che sia ancora Galantuomo!

MAURIZIO VERDENELLI Ha lavorato con La Nazione, Il Corriere della Sera e Il Messaggero. Inviato speciale, ha diretto redazioni in Umbria, Abruzzo e Marche. Ha fondato l’Ordine dei Giornalisti dell’Umbria. Come responsabile della Comunicazione della Cassa di Fabriano ha lanciato in Europa il cd “conto coranico”, primo strumento d’integrazione da parte del sistema bancario italiano e d’alfabetizzazione economico-finanziaria per i lavoratori extracomunitari nel Paese.

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LA NUOVA VITA DOPO IL NAUFRAGIO

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inganno non potrebbe esistere senza seduzione. La beffa, il gioco, i desideri traditi, le speranze che vacillano. Sono questi gli elementi dell’inganno. E fra tutti primeggia la seduzione. Nel Così fan tutte di Mozart addirittura seduzione e inganno diventano la stessa cosa, anzi un elemento serve a dare vigore all’altro e viceversa. Ferrando e Gugliemo travestiti (eccolo l’inganno) provano per scommessa a conquistare il cuore ognuno della fidanzata dell’altro, Fiordiligi e Dorabella (la seduzione), e ci riescono. Ma quando l’inganno è svelato la realtà ritorna prepotente. La seduzione e l’inganno si muovono insieme, e questo poi vale ancor di più quando l’oggetto del desiderio è costituito dal denaro. Le cronache degli ultimi mesi hanno smascherato l’inganno del Mercato. Quello delle azioni che salgono sempre, del credito facile, della liquidità sempre a disposizione. Tutti possono guadagnare comprando azioni, fondi e obbligazioni (ecco di nuovo la seduzione). Un inganno, una forma di desiderio, che rimanda alla truffa

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Guercino, Lot e le figlie

delle azioni Jungfrau nel terzo Atto della Lulu di Alban Berg dove il coro si meraviglia di come “tutti guadagnano, perfino le banche” per poi costernato constatare che “tutti perdono” quando le azioni crollano a zero. L’inganno è svelato.

“È inspiegabile dove siano finiti tutti questi soldi”. La stessa domanda che si fanno oggi i migliaia di clienti truffati dal finanziere americano Bernard Madoff e in generale i milioni di investitori in tutto il mondo che hanno visto dimezzarsi il valore delle


L’inganno non esiste senza seduzione spettato e stimato, tanto da essere anche stato il presidente del Nasdaq, il listino dei titoli tecnologici statunitensi. Quando la catena di S. Antonio (l’inganno) è stato scoperto, la maggior parte dei clienti è stata colta da meraviglia, eccolo uno degli elementi dell’inganno: la meraviglia. La meraviglia delle due coppie del Così fan tutte nello scoprire quanto il loro amore è precario; la sorpresa di scoprire che le azioni della ferrovia Jungfrau non sono altro che un pezzo di carta. La meraviglia ci riporta con prepotenza alla realtà. L’inganno dà la possibilità quindi di ripartire. L’inganno non potrebbe però funzionare se la vittima non collaborasse. Il cinema, il teatro, un concerto non potrebbero funzionare se lo spettatore non entrasse nella sala pronto a farsi ingannare. Lasciarsi sedurre dall’inganno.

azioni della maggiori società del pianeta. Come è possibile che una sola persona abbia ingannato tante persone? Una truffa da 65 miliardi (!) di dollari, una delle più grandi frodi finanziarie di tutti i tempi. Madoff era un uomo ri-

L’autoinganno. Goethe coglie la questione e la mette nella penna del giovane Werther che in una delle tante lettere in cui racconta la tormentata passione per Carlotta, che lo porterà al suicidio, scrive: “Infelice! No sei forse pazzo? Non inganni forse te stesso?”. E in effetti la maggior parte delle volte l’ingannato è lui stesso complice dell’inganno perché non ha voluto vedere la realtà. “Le persone truffate - scrive Stephen Greenspan, l’autore di ‘Annali di creduloneria: perché siamo ingannati e come evitarlo’ - non ascoltano i segnali di allarme perché sono in conflitto con quello che credono”. Quello che vogliono credere e sperare si potrebbe aggiungere. L’inganno diventa quindi il terreno in cui anche la vittima è responsabile, perché la seduzione prevale sul senso di realtà. Allora l’inganno svelato diventa liberazione e l’aprirsi di una nuova possibilità. La nuova vita dopo il naufragio.

CLAUDIO FEDE Lombardo, è giornalista professionista. Ha lavorato a Milano per l’agenzia radiofonica del Corriere della Sera e a Londra per Bloomberg television, inoltre ha contribuito al lancio di alcune iniziative editoriali in Italia. Oggi vive in Irlanda dove si occupa di comunicazione aziendale e collabora con diversi quotidiani e settimanali.

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Mattia Preti, La vedona della sacra scrittura

TUTTI MENTONO

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inganno è un tema fondamentale che percorre l’intera arte scenica e rappresentativa e quella in generale, sin dalle sue origini. Nello stesso concetto di rappresentazione, sia essa narrativa, figurativa o di altra natura, l’inganno è in realtà la finzione stessa che ad essa è sottesa. Rappresentare è fingere, ingannare lo spettatore, il lettore, il fruitore di un’opera d’arte. Questo sublime inganno, si esal-

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rappresentare una scena, un’opera vuol dire fingere ta poi nell’arte cinematografica se pensiamo che, in realtà, lo stesso movimento delle immagini nel cinema percepito dall’occhio umano è un vero proprio inganno, dovuto a una sorta di difetto-limitazione; la persistenza retinica. I 25 fotogrammi che

scorrono di fronte allo spettatore, gli fanno percepire il movimento illusorio delle immagini, solo per tale inganno. Nell’Arte scenica fin dalla tragedia greca, passando per la commedia dell’arte e arrivando anche alla drammaturgia contemporanea, il tema dell’inganno s’incarna nelle varie figure di mentitori e ingannatori, da Pseudolo di Plauto ad Arlecchino come maschera popolare e ai personaggi pirandelliani, che


usano l’inganno come unica possibilità per andare avanti e per mettere in movimento la macchina del racconto. In un mondo aperto solo ai detentori del potere, il servo scemo usa l’inganno per sopravvivere e per accedere all’universo femminile. L’ingannatore si serve della somiglianza fisica del sosia, per depistare e mandare in confusione lo status quo. Molta della drammaturgia di Goldoni, Marivaux e Moliere è percorsa da tali figure, e anche certa narrativa che presenta apici di perfezione in romanzi come il Revisore di Gogol. E tale inganno poi, dal plot narrativo, si estende ad inganno posto come condizione di ogni atto del rappresentare. L’arte figurativa, la pittura e la scultura, tentando di riprodurre in modo realistico la natura, sono percorse dalla finzione, con l’eccezione delle avanguardie, che cercheranno di eliminare l’inganno di una riproduzione della realtà, con la rappresentazione di altri mondi e dimensioni magari avulsi dalla forma. Rappresentare la realtà è fingere, mentire a colui che guarda. Si pensi a pittori come Veermeer, ai fiamminghi del ‘400, ad artisti come Hans Holbein e al suo uso di immagini anamorfiche (nei due Ambasciatori) volto ad ingannare chi guarda. Finzione e inganno, verranno poi riproposti dalla Pop Art e, recentemente, dall’Iperrealismo

e da espressioni figurative come il Trompe l’oeil. Una delle espressioni artistiche in cui l’inganno è centrale è poi quello del melodramma, il cui universo ruota attorno al tentativo dei vari personaggi, di sottrarsi dai rigidi schemi repressivi

Pessoa diceva: “anche il poeta è un mentitore” del potere e del destino. Fingere e ingannare è l’unica possibilità, anche in questo caso, per realizzare i propri sogni d’amore, ma queste sono armi che anche il Potere usa per uscire vincitore da ogni situazione. L’enfasi suprema, melodrammatica e barocca dell’opera dell’ottocento e del novecento, si pone come apoteosi della menzogna, accettata dallo spettatore a priori, come codice

di rappresentazione. Si pensi ad opere come la Tosca e La Madama Butterfly di Puccini o al Ballo in Maschera di Verdi, con i loro continui inganni, perpetrati dai personaggi, a scapito degli altri e dello spettatore in sala. L’inganno è alla base anche dell’atto poetico, come ci ricorda bene il poeta portoghese Pessoa. Il poeta è un mentitore, uno che inganna gli altri ma soprattutto se stesso, non accettando con rassegnazione l’immobilità brutale della realtà, costruendo, pertanto, un mondo diverso in cui poter fuggire e nascondersi. Rappresentando nuove dimensioni in cui vivere altre possibili esistenze (si pensi a questo proposito alla teoria narratologica dei mondi possibili). L’atto poetico è puro inganno dei sensi e della pura ragione, mediante un universo di suoni e parole, che ci portano fuori della realtà quotidiana.

MARCO BRAGAGLIA Nato nel 1970, si occupa di comunicazione e di regia teatrale e cinematografica. Laureato in pittura con il massimo dei voti all’Accademia di belle Arti di Macerata, è stato allievo del maestro americano Allan Kaprow. Lavora come Art Director nel gruppo Fornari (Fornarina, Hvana, Barleycorn) e con Caterina Aimone ha ideato il Fornarina Urban Beauty Show. Ha scritto e diretto lo spettacolo teatrale “Crossword” che il prossimo anno diventerà un film a Los Angeles.

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STORIE E CURIOSITÀ MOZART INGANNATO?

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a morte del compositore austriaco, avvenuta all’età di soli 35 anni, è oscurata da leggende romantiche e farcita di teorie contrastanti. Anche l’effettiva causa del decesso di Mozart è materia di congettura, e va dalla trichinosi all’avvelenamento da mercurio, dalla febbre reumatica alla sifilide. Una leggenda vuole che Mozart sia stato avvelenato, per gelosia, dal compositore italiano Antonio Salieri. La diceria è priva di fondamento, tuttavia il poeta e scrittore russo Aleksandr Sergeevic Puskin scrisse nel 1830 “Mozart e Salieri”, un brevissimo dramma in versi, in cui il compositore italiano, roso dalla gelosia, fa commissionare dall’artista austriaco un’opera, il Requiem, per poi uccidere l’autore, spacciare il brano per suo, suonarlo al funerale di Mozart e poter sentire: “Anche Salieri è stato toccato da Dio”. Caravaggio, San Francesco in meditazione

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la morte del musicista è oggetto di congetture


SUI COMPOSITORI PUCCINI SEDUTTORE

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eggendario è il rapporto tra Giacomo Puccini e l’universo femminile; donnaiolo, come amava definirsi, “un potente cacciatore di uccelli selvatici, libretti d’opera e belle donne”. Ma il compositore toscano non era un classico don giovanni: era cordiale, ma timido e la sua natura sensibile lo portava a vivere i contatti con le donne in maniera approfondita. Il suo primo grande amore fu Elvira Bonturi, moglie del commerciante lucchese Narciso Geminiani, dal quale aveva avuto due figli,

Fosca e Renato. La fuga d’amore di Giacomo ed Elvira, nel 1886, fece scandalo a Lucca. Si dice che tutte le protagoniste delle opere pucciniane si rispecchino sempre e solo in questa donna. Il compositore rimase sempre legato a lei, anche se cercò spesso relazioni extraconiugali. La prima fu con Cesira Ferrani, prima

amante dei motori, della cucina e delle donne

interprete di Manon Lescaut, cui seguì quella, più importante, con il soprano romena Hariclea Darclée, che cantò Manon Lescaut alla Scala nel 1894. Fu poi la volta di una giovane torinese nota come Corinna (sarta torinese, vero nome Maria Anna Coriasco), della londinese Sybil Beddington, sposata Seligman, della baronessa Josephine von Stengel di Monaco di Baviera, e di Rose Ader, soprano di Odenberg. Meno importanti sono considerate le relazioni con i soprani Emma Destinn e Maria Jeritza.

IL DISINCANTO DI VERDI

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iuseppe Verdi rappresenta per molti italiani l’icona del patriottismo contro l’oppressione straniera. Sostenitore dei moti risorgimentali (pare che durante l’occupazione austriaca la scritta “Viva V.E.R.D.I.” fosse letta come “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”), diventò membro del primo parlamento del Regno d’Italia (1861-1865), eletto come

Deputato nel Collegio di Borgo San Donnino, l’attuale Fidenza, e, successivamente, senatore a vita dal 1874. Fu anche consigliere provinciale di Piacenza. La nuova Italia unita resta al di sotto delle sue aspettative, tanto

patriottico, sostenne i moti risorgimentali

che dall’epistolario e dalle testimonianze dei suoi contemporanei traspare una disillusione, un disincanto verso la realtà. La sua vita è caratterizzata dall’arte, ma anche dall’alta statura morale e la condotta civica. Verdi fa parte, ed è il pupillo, della Società Filodrammatica di Busseto, organismo molto politicizzato, delineato da una naturale propensione verso la musica, e da forti spinte patriottiche.

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PRIMA MONDIALE

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Mattia Preti, Clorinda libera Olindo e Sofronia


DI “LE MALENTENDU” Le altre opere in programma sono Don Giovanni, Traviata e Madama Butterfly. L’opera di Puccini fu proposta nel ‘67, anno di riapertura dello Sferisterio.

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opo La seduzione è l’ora dell’Inganno. È l’accattivante tema della 45esima edizione della stagione lirica “Sferisterio Opera Festival” di Macerata, voluto dal direttore artistico Pier Luigi Pizzi. Riproposta, quindi, la formula del festival monotematico, con opere molto celebri e di sicuro richiamo. Si parte con una conferenza introduttiva di Philippe Daverio il 23 luglio, per dare subito spazio, in serata, alla prima del Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart, al teatro Lauro Rossi, con regia scene e costumi di Pier Luigi Pizzi (che a quest’opera si dice particolarmente legato, perché trent’anni fa con il Don Giovanni debuttò come regista a Torino), e direzione di Riccardo Frizza. La giornata seguente, il 24 luglio, viene proposta allo Sferisterio Madama Butterfly di Giacomo Puccini, assente da dieci anni dalla programmazione maceratese, sempre con la regia di Pier Luigi Pizzi e la direzione di Daniele Callegari. Il 25 luglio, invece, è la volta del secondo titolo

riservato all’Arena, con La Traviata di Giuseppe Verdi, regia di Massimo Gasparon e direzione di Michele Mariotti. Poi una prima assoluta mondiale. Il 26 luglio, al cine-teatro Italia, va in scena Le Malentendu dall’opera di Albert Camus, composta da

al San Paolo, Il trionfo del Tempo e del Disinganno Matteo D’Amico, per la stagione maceratese, con il ritorno alla regia di Saverio Marconi e la direzione di Guillaume Tourniaire. Conclude la stagione, il 9 agosto all’Auditorium San Paolo, l’oratorio sacro Il trionfo del Tempo e del Disinganno, di Georg Friedrich Händel, con la direzione di Dan Rapoport. “Tra i molteplici significati della parola inganno - spiega il Direttore Artistico Pier Luigi Pizzi presentando la stagione - vogliamo analizzare quelli più profondi e dolorosi: dietro ogni inganno c’è una tensione vitale, e il senso stes-

so della vita è dato dalla presenza costante della morte”. In Don Giovanni, il cavaliere spagnolo si prende gioco delle donne e le ama in maniera superficiale solo per aggiungerle al suo lungo catalogo. Al tempo stesso scherza con la morte, che inevitabilmente avrà la meglio. Madama Butterfly è vittima dell’inganno perpetrato da Pinkerton che, cinicamente, la sposa appena quindicenne per poi lasciarla e ritornare in America. La ragazza, per ritrovare l’onore perduto, decide di uccidersi. Anche un’altra donna, Violetta, viene ingannata. Questa volta siamo in Traviata ed Alfredo Germont, padre di Giorgio, porta la protagonista a cedere al suo ricatto. Le malentendu (Il malinteso) già nel titolo anticipa il tema della storia, un’opera tragica che si concentra sull’assurdità della condizione umana. Conclude il cartellone, Il trionfo del Tempo e del Disinganno, oratorio sacro di Händel, intriso di “ossessioni ingannevoli che attraversano i secoli”, come ha dichiarato lo stesso Pier Luigi Pizzi.

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L’OPERA FU RAPPRESENTATA SOLO NEL ‘91

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on si può parlare del Don Giovanni senza un riferimento agli stili di vita del compositore Wolfgang Amadeus Mozart e del librettista Lorenzo Da Ponte che si rispecchiano pienamente nella figura del celebre gentiluomo spagnolo. Entrambi, infatti, erano uomini di mondo, sempre pronti a godersi i vari momenti della giornata. Il Don Giovanni (titolo originale: Il dissoluto punito ossia il Don Giovanni, K 527) è considerato uno dei massimi capolavori della storia della musica, della cultura occidentale e dello stesso Mozart. Dramma giocoso diviso in due atti, è stato commissionato dall’imperatore Giuseppe II, ed è andato in scena

23, 28, 30 LUGLIO ORE 21

a Praga nel 1787 con un grande successo. È la seconda delle tre opere italiane che il compositore scrisse su libretto di Lorenzo Da Ponte: precede Così fan tutte (K 588) e segue Le nozze di Figaro (K 492). Un mistero aleggia intorno al sestetto finale, quello che porta la cosiddetta morale (“Questo è il fin di chi fa mal”). Alcuni storici sostengono che per la rappresentazione viennese Mozart l’avrebbe soppresso, facendo terminare il Don Giovanni con lo sprofondamento all’inferno del protagonista; secondo altri, questo taglio sarebbe stato già praticato in occasione della prima praghese; altri infine negano che Mozart abbia mai accordato una simile amputazione.

la figura del seduttore ricalca quella di Mozart

Mattia Preti, Resurrezione di Lazzaro

I PRECEDENTI 1991: regia e direzione di Gustav Kuhn

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Don Giovanni di Wolfgang Amadeus Mozart (1756-1791)

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libretto di Lorenzo Da Ponte

Atto I È notte. Leporello attende, in un giardino, il suo padrone che si è introdotto mascherato in casa di Donna Anna per farla sua. La tentata violenza non riesce e la donna riesce ad allontanare il nobiluomo dalla sua stanza, facendolo scappare fino all’esterno, dove il servo lo attende. Sopraggiunge allarmato il Commendatore, padre di Anna, che dopo aver mandato la figlia a chiamare i soccorsi, sfida a duello Don Giovanni, rimanendo mortalmente ferito. Don Giovanni e Leporello fuggono, mentre Anna scopre il cadavere del padre e, assistita da Don Ottavio, fa giurare a quest’ultimo di compiere le sue vendette. Intanto, Don Giovanni si appresta a fare nuove conquiste, ma si imbatte in Donna Elvira, una nobile dama da lui sedotta e abbandonata pochi giorni prima. Lei chiede amore al cavaliere che, imbarazzato, fugge e lascia il povero servo a fornire spiegazioni, rivelando la vera natura dell’uomo. Ma Elvira non si dà per vinta. Poco oltre, Zerlina e Masetto festeggiano le loro nozze e Don Giovanni si accinge a sedurre la donna, promettendole di sposarla. La giovane contadina sembra acconsentire quando sopraggiunge Donna Elvira, che la mette in guardia dalle arti malefiche di Don Giovanni e la porta via con sé. Intanto arrivano Donna Anna e Don Ottavio che chiedono a Don Giovanni aiuto per rintracciare l’ignoto assassino del Commendatore ed ancora una volta Donna Elvira invita a diffidare del cavaliere. Donna Anna ha riconosciuto dalla voce di Don Giovanni l’uccisore del padre, ricorda al fidanzato la sua promessa e poi parte.

(Il dissoluto punito, o sia Il Don Giovanni) Dramma giocoso in due atti KV 527 Prima: Praga, Nationaltheater, 29 ottobre 1787

Teatro Lauro Rossi giovedì 23, martedì 28, giovedì 30 luglio 2009 ore 21:00 Don Giovanni Donna Anna Don Ottavio Donna Elvira Leporello Masetto Il Commendatore Zerlina

Ildebrando d’Arcangelo Myrtò Papatanasiu Marlin Miller Carmela Remigio Andrea Concetti William Corrò Enrico Iori Manuela Bisceglie

Direttore Riccardo Frizza Regia, Scene, Costumi Pier Luigi Pizzi Disegno Luci Sergio Rossi Complesso di palcoscenico Banda Musicale “Salvadei” Orchestra Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

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Don Giovanni, per sedurre Zerlina, ordina a Leporello di organizzare una grande festa in onore del matrimonio ed il servo invita anche tre persone in maschera. Si tratta in realtà di Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, accorsi per arrestare l’uomo. Iniziano le danze e Don Giovanni trae in disparte Zerlina che, però, urla fuori scena e tutti si precipitano in suo soccorso. Don Giovanni scarica la colpa della tentata violenza su Leporello, ma Donna Elvira, Donna Anna e Don Ottavio, gettate le maschere, lo accusano apertamente e cercano di arrestarlo. Il dissoluto riesce tuttavia a fuggire. Atto II Sul far della sera, Leporello cerca di prendere le distanze dal padrone, ma Don Giovanni lo convince a tornare al suo servizio attuando una nuova impresa: scambiare con lui gli abiti in modo tale che mentre il servo distrae Elvira, egli possa corteggiare impunemente la sua cameriera. La donna cade nel tranello e si allontana con Leporello, mentre il cavaliere intona una serenata al suo nuovo oggetto di desiderio. Giunge però Masetto, in compagnia di altri contadini armati a caccia del nobile. Sfruttando il suo travestimento, Don Giovanni disperde la compagnia e prende a botte Masetto. Leporello, intanto, non sa più come affrontare Donna Elvira e cerca di fuggire, ma si trova circondato da Donna Anna, Don Ottavio, Zerlina e Masetto, i quali, credendolo Don Giovanni, vorrebbero giustiziarlo. Leporello svela la sua identità e fugge verso il cimitero dove lo aspetta Don Giovanni, che ascolta, ridendo, le disavventure del suo servo. La risata è interrotta da una voce minacciosa, proveniente

dalla statua funebre del Commendatore. Don Giovanni sfida le potenze dell’al di là ed invita a cena la statua parlante. Tutto è pronto per la cena, quando irrompe Donna Elvira, che tenta disperatamente d’ottenere il pentimento di Don Giovanni, ma viene solo derisa. Mentre si allontana, grida terrorizzata fuori scena e Leporello va a vedere cosa sia successo. Rientra pallido come un morto: fuori dalla porta c’è la statua del Commendatore. Don Giovanni a testa alta prega di far entrare il convitato. La statua chiede la mano del nobile che, senza timore, gliela porge. Il Commendatore invita Don Giovanni a pentirsi, e di fronte al rifiuto trascina l’uomo con sè in un abisso di fiamme infernali. Giungono gli altri personaggi e Leporello riferisce l’orribile scena appena accaduta, svelando la morale del dramma.

Foto di scena del Don Giovanni rappresentato nel 1991 allo Sferisterio. Archivio Molini

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LO SPARTITO FU PIÙ VOLTE MODIFICATO. NE ESIST

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a composizione dell’opera fu complessa e venne interrotta più volte, fino al dicembre 1903 quando fu completata in ogni sua parte. La “prima” alla Scala di Milano, però, fu un fiasco totale e Giacomo Puccini corse subito al riparo, ritirando lo spartito e portando una accurata revisione. Furono eliminati dei dettagli, mentre alcune scene e situazioni vennero modificate.

24, 31 LUGLIO 2, 5, 7 AGOSTO ORE 21

La nuova veste di Madama Butterfly nel 1904 fu accolta con successo, ma nonostante tutto il compositore toscano continuò a lavorare sullo spartito, fino ad arrivare a quattro differenti edizioni a stampa. Nella versione definitiva del 1906 Madama Butterfly si stabiliva nel repertorio, diventando in breve volgere di anni una delle partiture più rappresentate di tutta la storia dell’opera.

la prima alla Scala di Milano fu un insuccesso

I PRECEDENTI

Guercino, Il suicidio di Catone l’uticense

1999: 1991: 1984: 1978: 1972: 1967:

regia di Henning Brockhaus, direttore Massimo De Bernart regia di Mauro Bolognini, direttore Elisabetta Maschio regia di Antonio Taglioni, direttore Filippo Zigante regia di Beppe Menegatti, direttore Nino Bonavolontà regia di Beppe Menegatti, direttore Gianfranco Rivoli (foto in basso) regia di Carlo Azzolini Acly, direttore Vittorio Machì

T ONO 4 EDIZIONI

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Madama Butterfly di Giacomo Puccini (1858-1924)

LA TRAMA

libretto di Luigi Illica e Giuseppe Giocosa, dal dramma Madame Butterfly di David Belasco

Atto I A Nagasaki, in una casa in collina, il tenente della marina americana Pinkerton, attende il corteo nuziale della sua sposa, la geisha Ciocio-san. Goro, intanto, gli mostra la casa e gli fa conoscere i servitori, compresa Suzuki, cameriera di Cio-cio-san. Giunge Sharpless, console americano, a cui Pinkerton rivela la sua morale libertina e dichiara di voler sposare questa donna secondo la legge giapponese, per poi avere il diritto di ripudiarla. Nel frattempo, la giovanissima Cio-cio-san, quindicenne, esprime la sua gioia ed il suo amore alle amiche e, appena entrata, presenta i parenti al futuro marito. Terminata la cerimonia nuziale, arriva lo zio bonzo che maledice la nipote per aver rinnegato la religione degli avi, ma Pinkerton lo scaccia e rimane solo con Butterfly.

Tragedia giapponese in tre atti Prima: Milano, Teatro alla Scala, 17 febbraio 1904

Sferisterio venerdì 24, venerdì 31 luglio, domenica 2, mercoledì 5, venerdì 7 agosto 2009 ore 21:00

Madama Butterfly Madama Butterfly (7/8) Suzuki Kate Pinkerton F.B. Pinkerton Sharpless Goro Il Principe Yamadory

Raffaella Angeletti Alessandra Capici Annunziata Vestri Nino Batatunashvili Massimiliano Pisapia Claudio Sgura Thomas Morris Andrea Zaupa

Direttore Daniele Callegari Regia, Scene, Costumi Pier Luigi Pizzi Disegno Luci Sergio Rossi Complesso di palcoscenico Banda Musicale “Salvadei” Orchestra Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

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Atto II Butterfly parla con Suzuki in una stanza della casa, mentre Pinkerton è partito, promettendo di tornare in primavera. Da tre anni non dà notizie, ma Butterfly, tenace, lo attende fiduciosa. Sharpless giunge con l’intenzione di leggere una lettera del tenente, in cui annuncia l’arrivo ed il suo nuovo matrimonio con una connazionale, ma dopo inutili tentativi, rinuncia a riferire il messaggio. Goro intanto propone nuovi facoltosi pretendenti a Butterfly, considerata dalla legge giapponese ormai donna libera, ma la ragazza rifiuta tutti, anche il nobile e ricco Yamadori. Quando Sharpless cerca di prepararla alla notizia dell’abbandono, Butterfly gli mostra il figlio


Foto di scena della Madama Butterfly del 1978 allo Sferisterio. Archivio Molini

di cui Pinkerton ignora l’esistenza, mentre al porto sta approdando una nave americana. La donna, felicissima, si prepara per festeggiare il ritorno dell’amato. Atto III È l’alba, Butterfly, dopo aver aspettato in piedi tutta la notte, va a dormire. Poco dopo Pinkerton, accompagnato dalla moglie americana, Kate, arriva per prendersi il bambino, della cui esistenza è stato messo al corrente dal console Sharpless, e portarlo negli Stati Uniti. Contempla la casa ed incerto si allontana mentre Butterfly fa ingresso con il figlio. Sharpless le consiglia di affidare il bambino al tenente e lei, a malincuore, accetta. Privata di tutti i suoi amori, la donna si uccide con un pugnale. Intanto Pinkerton, preso dal rimorso, torna indietro per chiedere perdono, ma è troppo tardi.

CURIOSITÀ Puccini arrivò a possedere un’imbarcazione che chiamò “Cio-cio-san”, dal nome della piccola protagonista di Madama Butterfly, con addirittura installato un piccolo pianoforte Il compositore toscano era un grande appassionato dei motori, ma non della guida - si legge in una nota al museo dell’automobile di Torino -. Amava farsi fotografare accanto alle sue vetture, adorava acquistarle e possederle, ma a guidare erano quasi sempre autisti o fidi amici. I suoi biografi affermano addirittura che non avesse la patente, anche se è esistito un “Permis de Libre circulation Internationale” rilasciatogli dal Touring Club Italiano nel 1906.

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PREMIO ABBIATI PER L’EDIZIONE STORICA DEL ‘92

LA TRAVIATA

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La colpa è mia o dei cantanti?” È la domanda che Giuseppe Verdi si è fatto all’indomani della prima di Venezia segnata da un insuccesso. Ma il compositore di Busseto, dentro di sè, la risposta la conosceva bene: ci voleva una compagnia di cantanti più all’altezza. Nessun cambiamento sostanziale all’opera e un nuovo debutto nel 1854. Il giudizio del pubblico veneziano, a distanza di quattordici mesi, fu ribaltato, per dirlo con le parole usate da Verdi: “Allora fece fiasco, ora fa furore.”

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Nel tempo, La traviata non ha mai smesso d’appassionare, entrando a far parte del cosiddetto “repertorio”. Opera in tre atti, su libretto di Francesco Maria Piave, è tratta dalla pièce teatrale di Alexandre Dumas (figlio), “La signora delle camelie”. Viene considerata l’opera più significativa e romantica di Verdi e fa parte della “trilogia popolare” assieme a Il trovatore e a Rigoletto. L’insuccesso iniziale fu dovuto anche alla scabrosità dell’argomento, tanto che la censura permise la rappresentazione della storia solo con l’ambientazione retrodatata al

è l’opera più romantica di Verdi

I PRECEDENTI

Cantarini, L’allegoria della pittura

2003: regia di Henning Brockhaus, direttore Daniele Callegari, scenografia Josef Svoboda 1999: regia di Henning Brockhaus, direttore Lu Jia, scenografia Josef Svoboda 1996: regia di Henning Brockhaus, direttore Massimo De Bernart, scenografia Josef Svoboda 1995: regia di Henning Brockhaus, direttore Massimo De Bernart, scenografia Josef Svoboda 1992: regia di Henning Brockhaus, direttore Gustav Kuhn, scenografia Josef Svoboda 1987: regia di Attilio Colonnello, direttore Baldo Podic 1984: regia di Mauro Bolognini, direttore Daniel Oren 1978: regia di Roberto Laganà, direttore Edoardo Muller 1976: regia di Franca Valeri, direttore Maurizio Rinaldi 1970: regia di Giuseppe De Tommasi, direttore Luigi Toffolo

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La traviata di Giuseppe Verdi (1813-1901)

LA TRAMA

libretto di Francesco Maria Piave, dal dramma La Dame aux camélias di Alexandre Dumas figlio

Atto I Una serata mondana tra aristocratici sta per iniziare a casa di Violetta Valery. Il visconte Gastone de Letorières, amico di Alfredo Germont, lo introduce con il proposito di conoscere la padrona di casa, sua segreta passione. Dopo le attenzioni di Alfredo, Violetta rimprovera il suo protettore, il Barone Douphol, di non aver avuto la stessa sollecitudine del giovane e, per drammatizzare, propone un brindisi collettivo. La festa va avanti con le danze che si aprono nel salone accanto. Tutti accorrono, ma un colpo di tosse frena Violetta, assistita da Alfredo che approfitta del momento per confidarle il suo amore. La donna propone una semplice amicizia, ma poi concede un appuntamento per il giorno seguente. Rimasta sola, medita incerta sulla proposta, ma decide infine di continuare a vivere come ha sempre fatto, come una cortigiana, e di rinunciare ad essere amata seriamente.

Melodramma in tre atti Prima: Venezia, Teatro La Fenice, 6 marzo 1853

Sferisterio sabato 25 luglio, sabato 1, martedì 4, giovedì 6, sabato 8 agosto 2009 ore 21:00

Violetta Valery Flora Bervoix Annina Alfredo Germont Giorgio Germont Il Marchese di Obigny Il Dottor Grenvil

Mariella Devìa Gabriella Colecchia Silvia Giannetti Alejandro Roy Gabriele Viviani William Corrò Luca Dall’Amico

Direttore Michele Mariotti Regia, Scene, Costumi Massimo Gasparon Disegno Luci Sergio Rossi Complesso di palcoscenico Banda Musicale “Salvadei” Orchestra Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

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Atto II Violetta e Alfredo vivono felici da tre mesi nella casa parigina di campagna della donna, ma la serenità ha vita breve. Annina, la serva, rivela di essere stata a Parigi per alienare alcuni beni per finanziare la vita quotidiana ed Alfredo corre nella capitale per trovare una soluzione adeguata. Nel frattempo arriva il padre d’Alfredo che chiede a Violetta di lasciare il figlio, accusandola duramente di volerlo spogliare delle sue ricchezze. Venendo a conoscenza della realtà, capisce la situazione ma le chiede lo stesso il sacrificio per non mettere in pericolo il matrimonio di


sua figlia. Violetta cerca una alternativa, ma deve cedere. Rimasta sola, scrive dapprima al barone Douphol, poi ad Alfredo per annunciargli la sua decisione di lasciarlo che. Di rientro da Parigi, Alfredo entra di corsa nella stanza, agitato, perché ha saputo della presenza del padre. Propone a Violetta di andare a conoscerlo ma lei, dopo essersi fatta giurare l’amore, fugge. L’uomo si insospettisce e quando vede un invito per la festa a casa di Flora, decide infuriato di andarci, nonostante le suppliche del padre. Repentino cambio di scena ed ecco la sala di ballo, dove c’è Violetta, accompagnata dal barone. La notizia della separazione già circola. Alfredo insulta in maniera indiretta la donna, suscitando le ire del barone che lo sfida ad una partita a carte. Alfredo incassa una grande somma. Violetta chiede di parlare con l’uomo per dirgli di essere innamorata di Douphol e Alfredo, chiamati tutti i presenti, getta ai suoi piedi una borsa di denaro come segno di pagamento per la vita passata insieme. Tutti gli inveiscono contro, mentre arriva il padre che lo rimprovera del fatto, e il barone decide di sfidare a duello Alfredo. Atto III Violetta è ormai in fin di vita, provata dalla tisi. Al suo capezzale, la fedele Annina ed il medico. La donna rilegge una lettera di Giorgio Germont che afferma di aver detto tutta la verità al figlio e che il suo amato sta tornando da lei. Arriva Alfredo e quindi il padre, che manifesta il suo rimorso. Alfredo le promette di portarla via da Parigi, mentre Violetta sembra riacquistare le forze, si alza dal letto ma subito dopo cade esanime.

In alto La traviata del 1987 le due foto a seguire sono relative alla rappresentazione del 1992 con un enorme specchio semovente che vale allo Sferisterio il premio Abbiati della critica musicale. Archivio Molini

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Copia da Guercino, Giaele e Sisara

LE MALENTENDU COMPOSTO IN MUSICA IL LAVORO DI CAMUS

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l lavoro di Camus rappresenta l’esordio teatrale dello scrittore francese, e Pier Luigi Pizzi lo ha commissionato a Matteo D’Amico per comporlo in musica e proporlo agli spettatori del festival maceratese. “Le malentendu” inizia in modo semplice, ma si sviluppa con una complessità crescente, concentrandosi sull’assurdità della condizione umana. La trama è ispirata ad un fatto di cronaca del 1935: un uomo torna dopo vent’anni a trovare la madre e la sorella senza rivelare la propria identità. In seguito ad un malinteso le due donne, che gestiscono un albergo, lo uccidono per derubarlo. Solo dopo scoprono che egli altro non era che figlio e fratello, e sceglieranno esse stesse la morte. Lo spettacolo viene rappresentato per la prima volta a Parigi, al Théâtre des Mathurins, nel giugno del 1944, ma sulle scene europee, la tragedia è stata scarsamente ripresa.

45. Stagione Lirica 2009 Cine-teatro Italia 26, 29 luglio - ore 21.00

Le Malentendu Matteo D’Amico Direttore Regia Scene Disegno Luci Maria La Mère Jean Martha

Guillaume Tourniaire Saverio Marconi Gabriele Moreschi Valerio Tiberi Davinia Rodriguez Elena Zilio Mark Milhofer Sofia Soloviy

Prima esecuzione assoluta dall’opera di Albert Camus, scritta nel 1943.

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IL TRIONFO DEL TEM E DEL DISINGANNO PIETRA MILIARE DEL REPERTORIO BAROCCO

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Guercino, Sibilla Samia


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l Trionfo del Tempo e del Disinganno è il biglietto da visita di Georg Friedrich Händel, che compone questo suo primo oratorio all’età di 22 anni, su libretto del Cardinale Benedetto Pamphili. Ne esistono tre versioni, le prime due in italiano ed una tradotta in inglese nel 1757. Rappresenta sicuramente una delle pietre miliari del repertorio barocco. Quattro sono i personaggi di questo lavoro: Il Tempo, il Disinganno, la Bellezza e il Piacere. Prima parte - Bellezza si contempla allo specchio chiedendosi per quanto tempo ancora sarà così affascinante e Piacere le promette eterna giovinezza, in cambio di fedeltà. Tempo e Disinganno cercano di farla ragionare con argomentazioni incalzanti mentre Piacere esalta la spensieratezza della gioventù. La scena si trasporta successivamente nel regno di Piacere, ma Tempo e Disinganno non danno tregua, cercando di spingere Bellezza alla riflessione e al “piacer sincero” di una vita di penitenza. Ma lei appare sempre attratta dallo scambio di Piacere. Seconda Parte - Tempo svela lo specchio della verità. Bellezza rifiuta di guardarlo e domanda una dilazione al pentimento, mentre Piacere compie un estremo tentativo di seduzione. Bellezza, messa alle strette, ragiona e, spogliandosi di tutti gli ornamenti, infrange lo specchio ingannatore e fa voto di terminare la vita in solitudine come monaca in un chiostro. Tempo e Disinganno celebrano il proprio trionfo, Bellezza maledice il momento in cui ha conosciuto Piacere, che si allontana sdegnato. Bellezza implora, in conclusione, l’aiuto dell’angelo inviatole da Dio per accogliere la sua conversione.

45. Stagione Lirica 2009 Auditorium San Paolo 9 agosto - ore 21.00

Il trionfo del tempo e del Disinganno Georg Friedrich Händel Direttore Regia Il Piacere Il Tempo La Bellezza Il Disinganno

Dan Rapoport Pier Luigi Pizzi Alexandra Zabala Filippo Adami Cristina Baggio Sara Allegretta

Orchestra Fondazione Orchestra Regionale delle Marche

CURIOSITÀ L’inganno del tempo Da giovane, pare che Händel fosse bellissimo: alto, snello, biondo e con gli occhi azzurri, ma andando avanti con gli anni soffrì di obesità, depressione, miopia e artrite. Per contrastare la miopia, il compositore si affidò alle mani di un chirurgo, Lord Taylor, fatto arrivare da Londra per sottoporsi ad un intervento. Sfortunatamente, l’operazione non riuscì e lo rese cieco, condizione che contribuì ad aggravare anche la sua depressione. L’inno della UEFA Champions League è ispirato al suo inno di incoronazione “Zadok the Priest”.

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INCONTRO FESTIVAL

Ritornano gli aperitivi culturali dal 22 luglio agli Antichi Forni. Saverio Marconi, Matteo d’Amico, Quirino Principe, il Vescovo Giuliodori, Moreno Morbiducci, Pier Luigi Pizzi e tanti altri tratteranno il tema dell’ inganno. SFERISTERIO M

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ORE 12: SPAZIO TORNANO DAL 23 LUGLIO GLI INCONTRI

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i inganneranno, ma almeno vi offriranno da bere. E vino, non acqua. Tornano anche quest’anno gli aperitivi culturali,

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evento collaterale dello Sferisterio Opera Festival che si tiene dal 22 luglio al 9 agosto, alle 12, agli Antichi Forni di Macerata. Un inizio speciale è riservato proprio

allo Sferisterio, monumento neoclassico che 180 fa è stato inaugurato. A rendere omaggio alla storia dell’Arena ci sono, alle 18 (unico appuntamento serale) lo storico


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DAL 22 LUGLIO AL 9 AGOSTO ORE 12

ALL’APERITIVO CULTURALI AGLI ANTICHI FORNI Evio Hermas Ercoli, mattatore delle prime edizioni di questi aperitivi, ed il direttore artistico dello Sferisterio Opera Festival. Nei quattro giorni seguenti, ogni incontro anticipa l’opera che va in scena alla sera con interventi di critici, giornalisti e registi. Il 23 luglio, infatti, Lorenzo Arruga, musicista, scrittore ed autore di pièces teatrali, dà un assaggio del Don Giovanni di Mozart che in serata viene proposto al teatro Lauro Rossi; il 24 Carla Moreni, critica giornalista del Sole 24 Ore, presenta Madama Butterfly di Puccini, mentre il 25 Paolo Scotti del Giornale (foto qui in basso) introduce La Traviata di Verdi.

Doppio ospite il 26 luglio, con l’anteprima mondiale de Le Malentendu di Camus, spiegato proprio dal compositore Matteo D’Amico e dal regista Saverio Marconi. Gli appuntamenti, non si esauriscono con questa prima

attesa la giornata riservata al calcio, l’inganno tra finte e dribbling settimana, ma vanno avanti quasi giornalmente, affrontando il tema della stagione lirica, l’inganno, da più punti di vista. Atteso l’aperitivo del 28 luglio, con Moreno Morbiducci, uno dei due gemelli del goal insieme a Giovanni

Pagliari, che riportò grazie alle sue reti la Maceratese in serie C. L’ex calciatore affronta l’inganno nel calcio, tra finte e dribbling, insieme al giornalista Giancarlo Trapanese. Ma ecco anche l’appuntamento con il critico cinematografico Claudio Gaetani, che parla di “barbari e geishe”, con l’astrofisico Angelo Angeletti per “le verità” della scienza, e con Luigi Domenico Cerqua, presidente della Corte di assise di Milano (foto in basso, con a sinistra l’avvocato Stefania Cinzia Maroni e a destra l’avvocato Vando Scheggia ed Evio Hermas Ercoli), con un titolo che già dice molto: “Madama Butterfly, tra turi-

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Ristorante tipico • Pizzeria

Mogliano (MC) Piazza Garibaldi • Tel. 0733 557399 • Chiuso il lunedì


smo sessuale e prostituzione giovanile”. C’è ancora spazio per il regista Massimo Gasparon che con il soprano Mariella Devia presenta i retroscena della Traviata, per il giornalista enogastronomico Carlo Cambi con “la cousine du regard”, per il musicologo Cristiano Veroli (“Gli inganni musicali”) e per il prof. Giacomo Magrini (“Sempre più saggi sono gli ingannati”). Ultimi date con la professoressa Assunta Cioci, con una esposizione sulla cultura greca (“Nessuno mi ha accecato”), Mons. S.E. Claudio Giuliodori, con un incontro dal titolo “Verità del tempo e tempo della verità”,

il musicologo ed autore Quirino Principe che parla degli “inganni nella forma simbolica”, per concludere con il Maestro Pier Luigi Pizzi che il 9 agosto, giorno di chiusura del Festival, anticipa le novità del cartellone per la stagione del 2010.

In senso orario dalla sinistra in alto: Quirino Principe (in piedi), Carlo Cambi, Massimo Gasparon, il Vescovo di Macerata Mons. Claudio Giuliodori ed una foto dell’aperitivo servito nell’enoteca comunale degli Antichi Forni.

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BAGLIONI, CAPOSSELA, DE ANDRÉ, BRIGNANO

AGOSTO, MESE DI SPETTACOLI LIVE

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li spettacoli allo Sferisterio non si esauriscono con la stagione lirica. Dopo Ferragosto sul palco dell’Arena maceratese salgono alcuni pro-

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tagonisti della musica italiana. Dà il via, il 18 agosto, il cantautore romano Claudio Baglioni, con il tour del “Gran Concerto – Q.P.G.A.”. “Gran Concerto” è uno show fortemente innovati-

vo e altamente spettacolare con il quale, per la prima volta, è la dimensione live ad anticipare i contenuti di un album ancora inedito. In pratica, si tratta di un vero e proprio “Ineditour”


A sinistra: Claudio Baglioni Sotto: Cristiano De André, Vinicio Capossela, Enrico Brignano

nel corso del quale gli spettatori sono i primi ad ascoltare i brani del nuovo doppio cd di Baglioni, che uscirà dopo l’estate a completamento dell’impegnativo “quadrigetto” Q.P.G.A. La musica è legata in modo particolare ad immagini pensate, filmate, trattate, montate e riprodotte per creare, non una didascalia o un semplice commento alle canzoni, ma una fusione delle due arti che si danno reciprocamente valore, come due facce di una stessa medaglia. Il secondo concerto è quello di Vinicio Capossela, che torna a Macerata il 25 agosto, con uno spettacolo diverso da quello presentato durante le serate della stagione invernale nei teatri d’Italia. Lo stesso Capossela ha così annunciato il suo Tour estivo: “Saranno pochi i concerti all’aperto che faremo quest’estate per liberarci dalla gabbia del solo show e abbaiare alla luna, danzare come baccanti, predi-

care al vento e alla polvere, e far prendere un pò d’aria al Minotauro”! Ultimo appuntamento con la musica è il 27 agosto, quando sul palcoscenico dello Sferisterio si esibisce Cristiano De André con il tour in omaggio al padre, con un’anima rock ed una più acustica e intimista. Cristiano canta e parla di quello che di Fabrizio De André si è ascoltato, riletto con gli occhi di un compagno di viaggio unico. Ma anche di quello che di Fabrizio De André non si sa, raccontato dal suo erede reale e morale. Chiude la rassegna live, il 30 agosto, nella giornata di festa del patrono (San Giuliano) di Macerata, il comico Enrico Brignano con “Le parole che non vi ho detto”. Il suo esilarante spettacolo mette in luce, con la sua impareggiabile e mai scontata ironia, tutte le ansie, le paure, i vizi e le insicurezze dell’uomo di oggi, senza mai cadere nella volgarità.


Antonio Gnoli Giordano Bruno Guerri Vladimir Luxuria Giacomo Marramao Sergio Givone Paolo Massobrio Antonio Gnoli Giampiero Mughini Giordano Bruno Guerri Piergiorgio Odifreddi Vladimir Luxuria Flavio Oreglio Giacomo Marramao Ennio Peres Paolo Massobrio Roberto Sani Giampiero Mughini Tito Stagno Piergiorgio Odifreddi Luca Telese Flavio Oreglio Carlo Toffalori Ennio Peres Mario Tozzi Roberto Sani Enrico Vaime Tito Stagno Nicla Vassallo Luca Telese Gianni Vattimo Carlo Toffalori Marcello Veneziani Mario Tozzi Angelo Ventrone Enrico Vaime Dario Vergassola Nicla Vassallo Gianni Vattimo Marcello Veneziani Angelo Ventrone

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Stefano Bartezzaghi Oliviero Beha Hanno aderito: Alberto Bevilacqua Giorgio Bolondi Valentina Aprea Enrica Bonaccorti Stefano Bartezzaghi Achille Bonito Oliva Oliviero Beha Massimo Cacciari Alberto Bevilacqua Antonio Caprarica Giorgio Bolondi Adriana Cavarero Enrica Bonaccorti Paolo Crepet Achille Bonito Oliva Umberto Curi Massimo Cacciari Philippe Daverio Antonio Caprarica Roberta De Monticelli Adriana Cavarero Massimo Donà Paolo Crepet Maurizio Ferraris Umberto Curi Gianfranco Fini Philippe Daverio Alfonso Frigerio Roberta De Monticelli Bruno Gambarotta Massimo Donà Enrico Ghezzi Maurizio Ferraris Giulio Giorello Gianfranco Fini Alfonso Frigerio Bruno Gambarotta info: 0733.271836 www.tuttoingioco.it Enrico Ghezzi

| MUSICA | TEATRO FILOSOFIA | LETTERATURA | MATEMATICA Valentina Sergio Givone SCIENZA Aprea | INTRATTENIMENTO | DEGUSTAZIONI

Hanno aderito: GRANDI MOSTRE

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unghissima la carrellata di ospiti a Tuttoingioco, biennale di arte pensiero e società, organizzata da Fondazione Carima e Comune di Civitanova Marche, con la direzione artistica di Evio Hermas Ercoli. Dopo il primo weekend con Oliviero Toscani, Achille Bonito Oliva, Oliviero Beha e Giordano Bruno Guerri (sul tema dell’arte in gioco) il programma della manifestazione continua con altri otto fine settimana per altrettanti temi. Omaggio alla musica nella seconda settimana. Dal 17 luglio Umberto Curi, Enrica Bonaccorti, Piergiorgio Odifreddi e Philippe Daverio si cimentano su quattro aspetti diversi del pentagramma: la filosofia, la vita, la matematica e l’arte della musica. La politica invece è il filo conduttore del weekend che si apre il 24 luglio. Coordinati da Marina Valensise e Angelo Ventrone sono protagonisti delle conferenze Valentina Aprea, Roberto Sani, Luca Telese e Marcello Veneziani (il venerdì), Bruno Gambarotta (il

Di lato, in senso orario dall’alto: Bruno Gambarotta, Antonio Caprarica, Paolo Crepet.

Nella pagina seguente, in alto: Giampiero Mughini e un fotogramma della trasmissione con Tito Stagno che commenta lo sbarco sulla luna. In basso: Gianni Vattimo, Massimo Cacciari ed Enrico Ghezzi. memphiscom.it

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AL VIA LA BIENNALE

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IN GIOCO sabato) e Antonio Caprarica (la domenica). Il 31 luglio è la volta del ballo e, in particolare, del tango con un vero Festival tributo alla milonga. Protagonisti delle performance sono la coppia Cappussi y Flores e il Quarteto El Enterriano fra le più note formazioni di tango al mondo. Le dissertazioni su ballo, eros e coppia invece vedono alternarsi due intellettuali del calibro di Paolo Crepet (il venerdì) e Alberto Bevilacqua (la domenica).

Agosto si apre con un primo fine settimana all’insegna delle parole: i giochi lessicali di Stefano Bartezzaghi (7 agosto), la comicità ricercata di Flavio Oreglio (8 agosto) e l’ironia di Enrico Vaime (9 agosto) animano le tre giornate.

nove fine settimana all’insegna di spettacoli, musica, incontri, conferenze

QUANDO

DI ARTE, PENSIERO E SOCIETÀ

24, 31 LUGLIO 2, 5, 7 AGOSTO ORE 21

Si prosegue a ferragosto con un vero e proprio festival della matematica, con spazi espostivi e di intrattenimento insieme ai racconti e ai gialli matematici di Roberto Ghattas, che intervista Carlo Toffalori (14 agosto) e Claudio Bartocci (15 agosto). Seguono gli enigmi di Franco Di Mare che intervista Ennio Peres (16 agosto). Sempre nel weekend di Ferragosto, Civitanova Alta è sede di un torneo nazionale di burraco e degli spettacoli di Tony Binarelli e di Serena Abrami.

PENSIERO IN GIOCO Riflessione e divertimento coincidono. Civitanova Alta dedica tre giorni al gioco imprevedibile del Pensiero. Abbattute le tradizionali barriere accademiche, l’attività inutile e improduttiva per eccellenza apre uno spazio di libertà e felicità. Il 4-5-6 settembre si mettono in gioco i più grandi pensatori e filosofi italiani. Lezioni magistrali con tre nomi d’eccezione: Massimo Cacciari, Gianni Vattimo e Giulio Giorello. Interviste esclusive: da Ferraris alla Cavarero, da Marramao alla Vassallo, da Givone alla De Monticelli e poi musica e parole negli imprevedibili concerti jazz del Massimo Donà Quintet. Tutte le sere Umberto Curi ed Enrico Ghezzi presenteranno il loro cineforum filosofico. Per finire al caffè letterario performance degli stessi protagonisti della giornata con brani classici di filosofia ed un buon vino di contorno.

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Il 21 agosto spazio alla Scienza con i laboratori ideati dall’equipe del professor Giorgio Bolondi dell’Università di Bologna: Gabriele Agazzi (venerdì) con “Probabilmente...DeFinetti”, Giorgio Dendi (sabato) con “Tuttingioco” seguito dallo stesso Bolondi su “Dai giochi alla matematica e ritorno”, Gianmarco Todesco (domenica) con “Animazioni iperboliche”. Tre sono gli appuntamenti dello spazio spettacoli in queste giornate: Tito Stagno che rievoca il quarantennale dello sbarco sulla luna alle 21.30 di venerdì, Nada con il concerto “La vita è un gioco” il sabato e Mario Tozzi che conclude il weekend con lo spettacolo “Gaia scienza in gioco”. Il 28-29-30 agosto sono dedicati all’Eros con un cast eccezionale: Giampiero Mughini il venerdì,

Debora Caprioglio con un testo di Valeria Paniccia il sabato, Alfonso Frigerio, Vladimir Luxuria e Dario Vergassola la domenica. A chiudere la Biennale invece è un vero e proprio Festival del Pensiero che prende corpo dal 4 al 6 settembre (nel box a fianco). Conferenze ogni sera quindi, ma anche spettacoli, teatro, musica, intrattenimenti, laboratori scientifici e creativi (organizzato dalla Clementoni) e caffè culturali (in collaborazione con la Libreria Arcobaleno e Agendae res) per nove fines ettimana con altrettanti temi da “mettere in gioco”.

Tuttoingioco è realizzato grazie al contributo di Banca Marche e alle partnership con I Guzzini per i giochi di luce progettati da Giacomo Tolozzi, Giessemme Service per i giochi d’acqua, FBT per i service audio delle conferenze, Pellegrini Garden per il verde del Festival, Ambiente Arredamenti per gli allestimenti di palcoscenico. Cantine Fontezoppa, Acqua Nerea e Varnelli sono sponsor dei caffè scientifici e culturali. Media partner della manifestazione è Il Resto del Carlino. La radio ufficiale di Tuttoingioco è Radio Linea n°1.

CLEMENTONI PERI PIÙ PICCOLI Uno spazio dedicato interamente ai ragazzi è quello che Clementoni gestisce a tuttoingioco nell’area educativo–creativa allestita all’interno dell’ex liceo classico. Qui, tutti i week end, quattro istruttori sono a disposizione dei più piccoli insieme ai giochi Clementoni più conosciuti e apprezzati. Da Sapientino e Teddy a Smart TV. Ampio spazio è dedicato ai laboratori creativi con i prodotti Creaidea e Art&Craft dove, mentre le bambine creano ciondoli, braccialetti e oggetti ornamentali, i maschietti costruiscono e decorano macchinine, lavagne e tanti altri oggetti. L’appeal è garantito dal forte traino delle licenze più quotate del momento di cui Clementoni è licenziatario, dalle Winx a Hello Kitty, dalle Princess a Barbi, per passare attraverso i capisaldi Disney con Winnie the Pooh, Cars e La Casa di Topolino.

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IN MOSTRA TOSCANI E IL NOVECENTO

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inque mostre permanenti si dispiegano per l’intera durata della Biennale diventandone la struttura portante. Fra queste spicca la mostra/ performance di Oliviero Toscani intitolata Razza Umana/Italia. Lo stesso fotografo sarà presente a Civitanova Marche per fotografare gli spettatori della Biennale nel penultimo weekend (28-30

agosto). Alla fine si avrà una mostra nella mostra, all’interno della quale i frequentatori rovesceranno la loro identità: da fruitori a soggetti dell’opera d’arte. Razza Umana è realizzata grazie al contributo di Gesuelli & Iorio SpA. Un’altra importante proposta è invece indissolubilmente legata all’arte moderna e alle correnti estetiche del Novecento. Più di sessanta capolavori assoluti: da Balla a Boccioni; da Depero a Soffi-

ci; da Carrà a De Chirico; da Pannaggi a Scipioni; da De Pisis a Morandi; da Licini a Burri; da Vedova a Schifano; da Manzù a Ceroli. Una rassegna di richiamo internazionale vivacizzata al suo interno da continue ‘perfomance’ di artisti, critici ed attori fra i quali Walter Corda, Rodolfo Craia e Marco Di Stefano. Sponsor unico di Novecento è Cesare Paciotti.

In alto: Lucio Fontana, Concetto spaziale - Attese, 1966 Idropittura su tela, cm 81x65,5 A lato: © La Sterpaia_RAZZA UMANA


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Il terzo progetto espositivo vede un originale omaggio ai Piccoli teatri. Fondali, scene, costumi e personaggi dei teatrini del settecento provenienti dalla straordinaria collezione Zanella-Pasqualini arrederanno i locali della Pinacoteca comunale e dell’ex Sacrario. Di grande valore documentale Nemici per gioco? Immagini e simboli della lotta politica in Italia. Una mostra di materiali grafici inediti a testimonianza dello scontro ideologico del dopoguerra in

In alto: Lucio Fontana, Concetto spaziale - Attese, 1966 Idropittura su tela, cm 81x65,5 A destra: Mario Schifano, Esso, 1974 Acrilico su carta intelaiata, cm 100x70,7

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un allestimento scientifico curato dal professor Angelo Ventrone del Centro di Documentazione sui partiti politici delle Marche in età contemporanea. Di altrettanto valore Tra i banchi di scuola. Vita scolastica italiana tra Otto e Novecento. La mostra curata dal Dipartimento di Scienze dell’Educazione dell’Università di Macerata si propone di illustrare la vita della scuola elementare e popolare dell’Italia unita dell’Otto e Novecento, attraverso un’ampia offerta di arredi scolastici originali, materiali didattici e

scientifici, giochi e giocattoli tradizionalmente utilizzati per i momenti di ricreazione e doposcuola. Razza Umana e Novecento sono visitabili fino al 30 settembre dal martedì al giovedì dalle 18.00 alle 23.00 e il venerdì sabato e domenica dalle 19.00 alle 24.00. Per vedere le altre tre mostre invece c’è tempo fino al 6 settembre, tutti i venerdì, sabato e domenica sempre dalle 19.00 fino a tarda notte. Il biglietto d’ingresso cumulativo costa 5 euro.


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