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Overtourism, il lato oscuro del turismo contemporaneo che richiede soluzioni urgenti

di Pasquale De Salve

Passata l’emergenza Covid, per il settore turistico italiano si prospetta una stagione da record che potrebbe essere migliore persino a quelle degli anni pre-pandemia. Un flusso di turisti la cui intensità dovrebbe portare in Italia intorno ai 68 milioni di visitatori e generare quasi 267 milioni di pernottamenti per l’estate 2023. Per il settore si tratta di una boccata di ossigeno dopo le perdite degli anni dei lockdown. Il carico turistico previsto potrebbe, però, essere tale da creare problemi di overtourism in molte località italiane, specie se piccole e senza adeguate capacità recettive.

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Che cos’è l’overtourism

L’overtourism è il fenomeno tramite cui alcuni luoghi di interesse sono visitati da un numero esorbitante di turisti tale da produrre danni al territorio e all’ambiente, causando anche disagi per gli abitanti e i visitatori stessi.

Con un turismo di massa esacerbato dagli anni di lockdown attraversati, si pone il rischio concreto che l’afflusso massivo possa porre problemi che dalla riduzione del comfort si spostano sulla sicurezza e sul rispetto dell’ambiente. Un rischio che non è da sottovalutare, specie dove il sovraffollamento turistico colpisce luoghi considerati paradisi naturali, che potrebbero subire gli irrimediabili danni dati dall’afflusso di troppa gente. Qualcosa del genere è capitato alla spiaggia del film “The beach”, con Leonardo Di Caprio, il cui accesso è stato vietato ai turisti dal governo tailandese per impedirne la distruzione. Globalmente hanno subito danni da impatto turistico anche l’Everest, la grande barriera corallina, Machu Picchu, Teotihuacan, Masai Mara, Angkor Wat, il Taj Mahal e Phi Phi Island, solo per menzionare alcune destinazioni. In Italia danni da overtourism si sono verificati nella Spiaggia Rosa dell’isola di Budelli nell’arcipelago della Maddalena in Sardegna.

Dall’UNWTO un codice per promuovere l’etica globale del turismo e contrastare l’overtourism

Il fenomeno dell’overtourism ha richiamato l’attenzione dell’Onu e soprattutto della UNWTO, acronimo di United Nations World Tourism Organization, che tramite la World Committee on Tourism Ethics (WCTE), la cui missione è promuovere un’etica globale per il turismo, ha stilato un elenco di misure da seguire per tutelare la salute pubblica e i principi etici di rispetto dell’ambiente, degli abitanti, dei turisti e dei lavoratori del settore turistico.

Si tratta del Codice Mondiale di Etica per il Turismo, che prevede come affermazioni di principio la non discriminazione ed equità, l’accessibilità, la protezione del turismo e dei consumatori, la tutela della privacy dei dati, la tutela del diritto a una decisione informata, oltre a tutela dei diritti dei lavoratori e protezione sociale.

In un suo report, la UNWTO ha inoltre proposto a governanti di Stati e territori 11 strategie da seguire e 68 misure da adottare per contrastare il fenomeno, come incentivare la dispersione dei turisti all’interno della città e nei luoghi limitrofi, suggerendo mete meno note, ma non per questo meno attrattive turisticamente. Tra i suggerimenti, anche la destagionalizzazione del turismo e la sua delocalizzazione, proponendo nuovi itinerari e attrazioni turistiche diverse dalle più frequentate.

Tra le strategie e le misure in previsione, spiccano anche le necessità di una regolamentazione per tutelare le aree più fragili o troppo frequentate, quella di attrarre tipologie di viaggiatori più responsabili e di garantire i benefici del turismo alle comunità locali, coinvolgendo i residenti sia nella creazione di posti di lavoro sia in quella di esperienze turistiche. In programma, anche lo sviluppo e promozione di esperienze in città o nel territorio che generino interazione tra turisti e residenti, senza dimenticare di adeguare e aumentare le infrastrutture, oltre a coinvolgere le comunità locali nelle decisioni sulle politiche turistiche, educando i viaggiatori a essere più responsabili e rispettosi del luogo e, infine, monitorando i cambiamenti in corso.