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Trattato Globale sugli Oceani e Piano d’Azione Europeo

di Pasquale De Salve

Buona parte dei problemi riguardanti la tutela degli oceani deriva dalla situazione di deresponsabilizzazione della comunità internazionale su quanto accade in acque internazionali. Finalmente, però, dopo ben 15 anni di trattative e un allarme generale lanciato dal Segretario Generale ONU Guterrez, si è sbloccato qualcosa anche sul fronte di difesa dell’ecosistema terrestre. Il 3 marzo 2023 i delegati del Intergovernmental Conference on Marine Biodiversity of Areas Beyond National Jurisdiction sono riusciti a raggiungere un accordo per un trattato sulla tutela della biodiversità in acque internazionali.

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Il concordato raggiunto prevede l’istituzione di una Conferenza Internazionale permanente in cui porre le questioni della tutela dell’Alto Mare e l’istituzione di riserve naturali marine sovranazionali. Il patto raggiunto pone le basi per la tutela di tutte le aree marine non proprietà di uno Stato ad esclusione di alcune Zone Economiche Esclusive, che si estendono per 370 chilometri dalle coste.

Europa, Usa e Cina insieme per il Trattato Globale sugli Oceani

Il Trattato Globale sugli Oceani è stato raggiunto con il supporto politico della High Ambition Coalition composta da Europa, Stati Uniti e Cina, con una forte presa di posizione dei Small Island States, i Paesi composti da piccole isole. Come fatto notare da Greenpeace, il gruppo del G77 ha sottolineato la necessità che il trattato sia applicato con celerità e in maniera equa.

Osservazione molto importante anche per il fatto che quelli che l’associazione ambientalista definisce “santuari utili a proteggere gli oceani di cui abbiamo bisogno” potranno essere comunque attraversati dalle flotte militari che sono state considerate oggetto di eccezione del trattato.

Elemento da tenere in conto, inoltre, è anche il fatto che le Nazioni Unite abbiano riconosciuto l’importanza del contributo delle ONG, della società civile, delle istituzioni accademiche e della comunità scientifica per lo studio e per l’opera di sensibilizzazione che hanno permesso la formazione di una coscienza internazionale sulla questione della tutela dell’ecosistema degli oceani grazie al loro “supporto critico”.

Greenpeace: “le future riserve naturali marine dovranno essere santuari utili a proteggere gli oceani di cui abbiamo bisogno!”

Trattato Globale e Piano Europeo orientati all’Agenda 2030

In Europa, la presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen ha valutato con favore l’accordo sull’alto mare affermando che è “un trattato che proteggerà l’oceano oltre la giurisdizione nazionale” e che “l’oceano è cibo, energia, vita. Ha dato così tanto all’umanità: è ora di restituire”.

Proprio l’Unione Europea, in funzione della preservazione dei mari, aveva peraltro già presentato un Piano d’Azione per ridurre i danni agli ecosistemi marini e per promuovere una pesca sostenibile e resiliente orientando il settore a preferire l’uso di fonti energetiche più pulite per diminuire la dipendenza dai combustibili fossili.

Sia il Trattato Globale sugli Oceani che il Piano d’Azione Europeo sono considerati fondamentali per raggiungere gli obiettivi e i traguardi stabiliti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e quelli del quadro globale per la biodiversità di Kunming-Montreal. Questi prevedono l’impegno “30 x 30” ossia di proteggere il 30 per cento delle terre del pianeta e delle acque interne, nonché delle zone marine e costiere, entro il 2030, come deciso nella conferenza delle Nazioni Unite di Montreal.