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Così i progetti di raccolta e recupero delle acque stanno cambiando il volto delle città europee

di Giulia Angelon

Alluvioni, allerte meteo, precipitazioni intense e improvvise, ma anche scarsità di piogge, perdite delle reti acquedottistiche, consumi sregolati e scarsa consapevolezza del valore della risorsa idrica. Agire per un miglior utilizzo dell’acqua disponibile e al contempo sviluppare strategie efficaci di raccolta e recupero delle acque è sempre più urgente.

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L’obiettivo è quello di uscire dalle logiche emergenziali e ragionare in ottica di prevenzione e pianificazione al fine di salvaguardare sia gli ambienti naturali che le attività antropiche. Secondo quanto riportato da Legambiente nel report realizzato per la Giornata mondiale dell’acqua 2023, tale accelerazione è ancor più necessaria nell’area del Mediterraneo.

“A livello europeo, come evidenziato dal Joint Research Centre della Commissione Europea, sono circa 52 milioni (l’11% della popolazione EU) le persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno ed entro il 2050 è previsto che la richiesta di acqua raddoppierà o triplicherà”.

La raccolta delle acque piovane ha molteplici vantaggi, tra questi la mitigazione degli effetti di piena della rete urbana di drenaggio, la riduzione dell’impatto ambientale degli inquinanti presenti, l’abbattimento dei costi del trattamento depurativo delle acque che finiscono nella rete di raccolta acque nere e, pensando al riutilizzo ad esempio sotto forma di reti duali, la riduzione del consumo idrico potabile. Anche le acque grigie, una volta trattate, sono potenziali fonti alternative di acqua, adatte a diversi utilizzi, quali l’irrigazione, il lavaggio delle strade, le cassette dei WC, le lavatrici, i rubinetti di acqua non potabile. In Europa, 1 miliardo di m3 di acque reflue urbane trattate viene riutilizzato annualmente, numero che potrebbe però aumentare di 6 volte rispetto ai livelli attuali. La strada da fare è ancora molta, si pensi che, solo in Italia, “il sistema di riutilizzo delle acque reflue è sfruttato per il 5%: solo 475 milioni di metri cubi di acque reflue depurate sono infatti utilizzati per irrigare i campi agricoli, a fronte dei circa 9 miliardi di metri cubi che ogni anno vengono forniti dai depuratori dislocati sul territorio” (fonte: indagine Utilitalia).

“A livello europeo sono circa 52 milioni (l’11% della popolazione EU) le persone che vivono in aree considerate sotto stress idrico per almeno un mese all’anno ed entro il 2050 è previsto che la richiesta di acqua raddoppierà o triplicherà”.

L’utilizzo sostenibile dell’acqua coinvolge sia la sensibilità nell’uso responsabile della risorsa, sia aspetti strutturali di water management all’interno delle città. Queste ultime, sempre più densamente popolate, incrementano anno dopo anno le superfici edificate e le aree pavimentate impermeabili (strade, parcheggi…) a discapito di quelle traspiranti. I fenomeni del ruscellamento e deflusso sono pertanto più frequenti poiché il terreno impermeabile non è più in grado di trattenere l’acqua che scorre via rapida in superficie portando con sé anche molti inquinanti e costringendo fiumi e altri corsi d’acqua a rompere gli argini. Molti Paesi europei stanno affrontando da anni il tema del water management prevalentemente in ambiente urbano, implementando pratiche e politiche virtuose nella gestione, raccolta e recupero delle acque.

Già attorno agli anni ‘80 il Regno

Unito ha introdotto i SuDS, “Sistemi di Drenaggio urbano Sostenibile” per ridurre le inondazioni delle acque superficiali e allineare i moderni sistemi di drenaggio con i processi idrici naturali. Tra i SuDS ci sono ad esempio le aree di ritenuta, le vasche di prima pioggia e i bacini di ritenzione dell’acqua piovana.

Le NBS, “Soluzioni Basate sulla Natura”, sono un utile strumento per ripristinare la vegetazione nelle aree urbane. Tra queste, le pavimentazioni permeabili, le pareti e i tetti verdi e i giardini pluviali.

Anche le NBS, “Soluzioni Basate sulla Natura”, sono un utile strumento per ripristinare la vegetazione nelle aree urbane. Tra queste, le pavimentazioni permeabili, le pareti e i tetti verdi e i giardini pluviali. Come riportato da Legambiente, un progetto virtuoso è quello di Copenaghen con la trasformazione dello storico parco cittadino Enghavepark. “Con un bacino idrico di 22.600 m3, il parco rientra in uno dei 300 progetti che la città prevede di completare per proteggerla da future inondazioni e dall’assenza di precipitazioni. Nel perimetro del parco è stato ricavato un mini-argine in grado di trattenere l’acqua piovana, che serve contro gli eventi di piogge estreme, ma anche nei periodi di siccità. L’acqua piovana raccolta dai tetti del quartiere Carlsberg Byen viene condotta verso il parco e raccolta in un serbatoio sotterraneo di 2.000 mc e, successivamente, utilizzata per l’irrigazione degli alberi di Copenaghen e attività ricreative”.

A Rotterdam, nei Paesi Bassi la “Piazza dell’acqua” è il risultato di un processo partecipato; lo spazio ospita tre grandi bacini di raccolta dell’acqua piovana che, quando non vengono utilizzati a tale scopo, diventano anfiteatri, campi da basket e da pallavolo o piste da skateboard.

Un altro progetto che sta prendendo piede è quello delle Sponge City (città spugna, modello nato in Cina).

A Manchester, lo “Sponge Park” di West Gorton Community ha le dimensioni di tre campi da calcio ed è stato progettato per catturare l’acqua in eccesso dalle strade vicine e rallentare la velocità con cui defluisce negli scarichi. A livello europeo, ha riscosso interesse anche il progetto CWC – City Water Circles nato nel 2019 e conclusosi nel 2022 finanziato dall’UE nell’ambito del programma Interreg Central Europe, per facilitare l’adozione della circular economy e volto a “promuovere e diffondere la cultura del risparmio idrico, pratiche e politiche di raccolta e utilizzo di acque meteoriche, di recupero delle acque grigie e soluzioni naturali per la gestione della risorsa idrica in cinque città europee (Budapest, Torino, Maribor, Bygdoszcz e Spalato)” (fonte: Interreg Central Eu).

A Rotterdam, nei Paesi Bassi la “Piazza dell’acqua” è il risultato di un processo partecipato; lo spazio ospita tre grandi bacini di raccolta dell’acqua piovana che, quando non vengono utilizzati a tale scopo, diventano anfiteatri, campi da basket e da pallavolo o piste da skateboard. Localizzare in superficie i sistemi di accumulo ha anche lo scopo di renderli espliciti agli occhi dei contribuenti, oltre che aumentare la qualità ambientale e di vivibilità dei quartieri.

A Manchester, lo “Sponge Park” di West Gorton Community ha le dimensioni di tre campi da calcio ed è stato progettato per catturare l’acqua in eccesso dalle strade vicine e rallentare la velocità con cui defluisce negli scarichi.

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