Bergamo Salute - 2017 - 37 – marzo/aprile

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numero

37

Anno 7 Marzo | Aprile 2017

www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

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Allergologia Allergie vero o falso?

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Alimentazione Dieta di primavera per mettere ko la stanchezza

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Coppia COME SOPRAVVIVERE A UN TRADIMENTO

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Animali AggressivitĂ nel cane e bambini

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

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Luca Tom Bilotta

Libri con la colonna sonora. La mia sfida per avvicinare i giovani alla lettura


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numero

37

Anno 7 Marzo | Aprile 2017

www.bgsalute.it

5 Editoriale

Benvenuta primavera!

Specialità A-Z

6 Allergologia

Allergie vero o falso? 8 Endocrinologia Celiachia e disfunzioni della tiroide: che legame c'è? 10 Fisioterapia Fibromialgia, una patologia invalidante e ancora poco conosciuta  PERSONAGGIo 12 Luca Tom Bilotta Libri con la colonna sonora. La mia sfida per avvicinare i giovani alla lettura  IN SALUTE

14 Stili di vita

Promuovere la salute sul luogo di lavoro 16 A limentazione Piccolo grande uovo, un concentrato di principi attivi 18 Dieta di primavera, per mettere KO la stanchezza e prepararsi all'estate

IN ARMONIA

20 Psicologia

Ordinati o disordinati. Ecco cosa significa 24 Coppia Come superare un tradimento

IN FAMIGLIA

Conosciamola meglio

Come riconoscere (e affrontare) la sindrome di Asperger

56 Farmacie

26 Dolce attesa Fecondazione eterologa.

28 Bambini

 in forma

30 Fitness

Tai Ji Quan, una combinazione perfetta di forza e armonia 32 Bellezza Medicina estetica. A ciascuna età il suo trattamento  ricetta 34 Biscotti provenzali salati  RUBRICHE 44 Altre terapie Rebirthing imparare a respirare consapevolmente pere vivere meglio 46 Guida esami La radiologia arriva a domicilio 48 Animali Aggressività nel cane e bambini. Le regole della prevenzione  DAL TERRITORIO

51 News 55 Malattie rare

Associazione A.R.M.R.

L'omeopatia dal punto di vista del farmacista 58 Onlus Arcobaleno onlus 60 Testimonianza Si risveglia dal coma dopo cinque anni 62 Il lato umano della medicina L'infermiere volante  STRUTTURE

64 Habilita San Marco 66 Residenza Anni Azzurri

San Sisto

 GUIDA ALLE Professioni sanitarie 68 Podologo: non solo calli  REALTÀ SALUTE 71 InsiemeAte 73 Fisioforma 75 Centro di Radiologia e Fisioterapia 77 Medic Service 79 DDC Design Dentale Cad Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE


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EDITORIALE

BENVENUTA

PRI MA VE RA

L

e temperature hanno cominciato ad alzarsi, i prati si sono riempiti di margherite, le giornate si sono allungate. Finalmente è iniziata la primavera, la stagione della rinascita per eccellenza. Sì, ma non il 21 marzo come ci hanno insegnato da bambini. Quest’anno l’equinozio di primavera, spartiacque tra la stagione fredda e quella più mite, è arrivato infatti con un giorno di anticipo. Proprio così. Benché convenzionalmente si consideri il 21 marzo come giorno d'inizio della primavera, la data dell'equinozio (il nome deriva dal latino aequa-nox, ossia “notte uguale” e cade quando il giorno e la notte hanno uguale durata in tutto il mondo) non è sempre la stessa, ma oscilla tra il 19 e il 21 marzo. L'anticipo è dovuto alla presenza dei giorni bisestili nel calendario gregoriano (cioè quello che abbiamo adottato nel mondo Occidentale), che ha causato un progressivo spostamento di un giorno di tutti gli avvenimenti celesti, equinozio compreso. Per tutto il secolo l'equinozio di primavera si verificherà il giorno 19 o 20 marzo, e perché accada di nuovo il 21 marzo bisognerà aspettare il 2102. Disquisizioni astrologiche a parte, l’importante è che la primavera stia entrando nel vivo. Attenzione però, il cambio di stagione può portare con sé non solo voglia di novità e di rinnovamento, ma anche un po’ di stanchezza. Ecco allora i consigli dei nostri esperti su come sconfiggere la cosiddetta “sindrome di primavera” - che a quanto pare riguarda non pochi italiani - a partire da una corretta alimentazione. Li trovate nella rubrica a pagina 18. E visto che aprile, quest’anno, è anche il mese di Pasqua, non perdetevi l’articolo sui benefici dell’uovo, grande protagonista dei menù delle feste. E ancora, qualche idea per risvegliare corpo e mente con un’attività fisica che si possa fare anche all’aperto? Il Fitness di questo numero è quello che fa per voi. Insomma, come sempre, tanti spunti e suggerimenti per vivere bene e in salute. Non ci resta che augurarvi buona lettura e… buona primavera a tutti!


SPECIALITÀ A-Z

ALLERGOLOGIA

Allergie

vero o falso?

a cura di rosa micoli

A

lcune sono falsi miti, altre hanno basi scientifiche. Conosciamo meglio il problema dell'allergia partendo da alcune delle affermazioni più comuni.

cui, anticamente, si indicava la rinite allergica; anche se il fieno può contenere Graminacee, ci si riferisce alla rinite da pollinosi e, quindi, da sensibilizzazione anche a pollini di altre piante erbacee e arboree.

3. CRESCERE IN UNA CASA TENUTA CON LA MASSIMA IGIENE E PULIZIA PREVIENE LE ALLERGIE × Falso Falso Secondo alcune teorie, l’eccessiva igiene potrebbe essere responsabile dello sviluppo delle allergie. A supporto di questa teoria è la maggior frequenza di patologie allergiche nei bambini dei Paesi industrializzati. Crescendo in ambienti incontaminati, il sistema immunitario “confuso” fatica a distinguere gli stimoli dannosi da quelli innocui e, quindi, confonde i pollini presenti nell’aria come dannosi reagendo con produzione di ista2. LA FEBBRE DA FIENO mina (sostanza che induce i sintoÈ CAUSATA DAL FIENO mi allergici). L’errore avviene nella Falso × Falso “Febbre da fieno” è il termine con prima fase di confronto: la sostanza estranea viene riconosciuta come Secondo incompatibile con l’Organizzazione l’organismo. Il Mondiale della Sanità, sistema immul’immunoterapia nitario memorizza l’agente specifica è l’unica estraneo e terapia in grado di produce un numodificare la storia mero elevato di naturale della malattia anticorpi pronti a reagire quando si allergica ripresenta un nuo1. LE ALLERGIE AL POLLINE CRESCENDO SI RISOLVONO Falso × Falso Anzi, spesso ci può essere una naturale progressione della patologia allergica come, ad esempio, nelle riniti allergiche (soprattutto da sensibilizzazione ad acari, pollini di Graminacee, Parietaria e Betullacee) con l’avanzare dell’età. Diversi studi hanno evidenziato una persistenza dei sintomi allergici anche a distanza di diversi anni. È possibile comunque intervenire sulla storia naturale della patologia allergica con l’immunoterapia specifica.

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vo contatto (processo di sensibilizzazione). Tuttavia, nei pazienti allergici, o in coloro che potrebbero avere una predisposizione allergica, sarebbe meglio attenersi a misure specifiche di prevenzione e controllo dei fattori di rischio indoor per asma e rinite allergiche come evitare l'esposizione a fumo di tabacco; ridurre e/o eliminare le fonti e le concentrazioni degli allergeni indoor come acari, funghi, muffe, scarafaggi, pelo di animali eliminando tappeti, carta da parati, moquette, ricchi tendaggi; mantenere l' umidità inferiore al 50%; ridurre le suppellettili; effettuare un ricambio frequente della biancheria da letto con lavaggi a temperature di almeno 60°; utilizzare aspirapolveri con filtri HEPA. 4. L’ALLERGIA AL POLLINE È UN PROBLEMA PRIMAVERILE × Falso Falso Anche se la maggior parte dei pollini è dovuta a fioriture primaverili, ci sono pollini di piante arboree, come il cipresso, che pollinano anche da gennaio e di piante erbacee come le Composite che pollinano in tarda estate-autunno. Precoci o pre-primaverili sono le Cupressacee, Betullacee, Corylacee; primaverili o primaveriliestive le Graminacee, Parietaria, Oleacee; estive-autunnali sono invece le Composite e l’Ambrosia. È quindi meglio consultare un bollettino pollinico (ad esempio quello dell’Associazione Italiana


di Aerobiologia), che con la misurazione delle concentrazioni polliniche nell’aria e delle condizioni climatiche, settimanalmente stila l’andamento delle pollinazioni e la sua previsione. 5. CHI È ALLERGICO AL POLLINE NON PUÒ TENERE FIORI IN CASA, NEANCHE RECISI × Falso Falso I responsabili di rinite, congiuntivite e asma allergiche sono, generalmente, pollini di Betullacee, Cipressi, Olivi, Graminacee, Urticacee composite e spore di muffe e, solo raramente, si hanno reazioni allergiche con fiori recisi come rose e tulipani. Tuttavia, i rami di mimosa potrebbero essere veicoli di pollini di Cipresso e Betullacee; inoltre fiori come le margherite, i girasoli e i crisantemi potrebbero provocare reazioni allergiche poiché appartengono alla famiglia delle Composite. 6. L’ARIA VICINO AL MARE È LIBERA DA POLLINI Vero/Falso × Falso / VERO Al mare la diffusione dei pollini è minore. Questo non significa che i pollini siano assenti: alberi ed erba possono essere presenti anche nei pressi delle spiagge. Per il paziente allergico comunque è da preferire il soggiorno in località marine piuttosto che in località rurali o urbane.

7. SE NON HAI AVUTO ALLERGIE STAGIONALI DA BAMBINO SEI SICURo PER TUTTA LA VITA × Falso Falso Un’allergia può sorprendere anche in età adulta. Infatti le allergie, anche se più comuni nell’infanzia e nell’adolescenza, possono svilupparsi a qualsiasi età. 8. I VACCINI FUNZIONANO Vero / VERO L’immunoterapia specifica (ITS), nota come “vaccino antiallergico”, può aiutare i pazienti nel controllo dell’allergia “riprogrammando” il sistema immunitario. L’ITS è l’unico trattamento in grado di curare le cause dell’allergia interrompendo la marcia allergica che, in pazienti prediposti, comporta una progressione da una semplice rinite allergica fino a un’asma bronchiale. Gli effetti dell’ITS hanno una durata di anni e un effetto protettivo (rinite verso asma, o sviluppo di nuove sensibilizzazioni ad allergeni differenti). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’immunoterapia specifica è l’unica terapia in grado di modificare la storia naturale della malattia allergica. L'ITS si è dimostrata efficace per l’allergia a pollini, acari, derivati epidermici di animali domestici, a micofiti e veleno di imenotteri, riducendo i sintomi, il consumo di farmaci e la conseguente spesa farmaceutica e prevenendo le complicanze.

DOTT. SSA ROSA MICOLI Specialista in Allergologia - humanitas gavazzeni bergamo -

9. LE ALLERGIE RESPIRATORIE STAGIONALI SONO eREDITARIE? × Falso Falso Si eredita la predisposizione ma non la patologia. Se in famiglia ci sono persone che soffrono di allergie è probabile ereditare la predisposizione a soffrirne. 10. TUTTE LE CURE ANTISTAMINICHE PER ALLERGIE STAGIONALI DANNO SONNOLENZA? × Falso Falso Attualmente esistono alcune molecole antistaminiche di ultima generazione che non sono sedanti. Gli antistaminici più vecchi agiscono sui recettori H1 (recettori dell'istamina) ma, essendo poco selettivi, agiscono anche su altri tipi di recettori a livello del sistema nervoso centrale provocando sonnolenza. Invece, gli antistaminici di ultima generazione sono più selettivi per i recettori H1 e passano con più difficoltà il sistema nervoso centrale; di conseguenza sono meglio tollerati e meno sedanti. Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

ENDOCRINOLOGIA

Celiachia

E DISFUNZIONI DELLA TIROIDE: CHE LEGAME C’È?

a cura di GUIA VANNUCCHI

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egli ultimi decenni si è assistito a un aumento notevole dei casi di celiachia. Le cause di questo incremento sono da ricercare da una parte nelle nuove abitudini alimentari, tra cui la diminuzione dell’allattamento al seno e l’aumento delle quantità di glutine ingerite durante il periodo dello svezzamento, e dall’altra nello sviluppo di test diagnostici sempre più sensibili e specifici. È noto che i soggetti celiaci accusino un’aumentata prevalenza di malattie autoimmuni, e viceversa in pazienti affetti da altre patologie autoimmuni è più frequente riscontrare la celiachia. Quest’ultima, silente, si manifesta con elevata frequenza anche nei parenti di primo grado dei soggetti con malattie autoimmuni. Da qui l’importanza di valutare attentamente nei pazienti celiaci la funzione tiroidea, sia al momento della diagnosi sia durante la terapia. Se il glutine diventa un nemico Per prima cosa cerchiamo di inquadrare correttamente cosa sia la celiachia. Si tratta di una malattia intestinale immuno-mediata che compare in individui geneticamente predisposti, in risposta all’ingestione di farine contenenti glutine. Il glutine innesca, infatti, una complessa risposta immune avente come bersaglio ultimo la mucosa intestinale, che si traduce in lesioni della mucosa stessa in grado di cau8

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sare alterazioni dell’assorbimento. La malattia è caratterizzata da infiammazione e progressiva La diagnosi atrofia dei villi intestinali che Per la diagnosi della regredisce dopo avere elimiceliachia sono importanti i test sierologici quali la valutazione nato il glutine dalla dieta. degli anticorpi IgA anti-endomisio Sebbene il principale or(EmA) degli anticorpi IgA antigano bersaglio della celiatransglutaminasi (anti-tTG). La chia sia l’intestino tenue, diagnosi può richiedere anche la le manifestazioni cliniche conferma dell’esame istologico sono estremamente eterosu biopsia della mucosa genee e variano da paziente dell’intestino tenue a paziente, a seconda dell’età prossimale. d'insorgenza della malattia. Sintomi “atipici” quando compare in età adulta In passato la celiachia era considerata una malattia tipica dell’infanzia; tuttavia, a partire dagli anni Novanta si sta assistendo a un drastico incremento nel numero di diagnosi in età adulta. Negli ultimi 30 anni, infatti, la presentazione clinica di questa malattia si è modificata, passando da un marcato malassorbimento a una lieve sintomatologia o a quadri atipici nella vita adulta. Attualmente, i casi sintomatici e diagnosticati, rappresentano la punta visibile ed emersa del cosiddetto iceberg celiaco. Nella porzione “sommersa” dell’iceberg sono invece rappresentati i casi che sfuggono ancora alla corretta diagnosi, rappresentati in grandissima maggioranza da tutte le forme atipiche con cui la malattia può presentarsi, che non interessano necessariamente la zona intestinale come ad esem-

pio l'anemia, malassorbimento del calcio nelle ossa e la dermatite erpetiforme. Il legame con le patologie autoimmuni Come evidenziato da molti studi, la celiachia ha un'elevata frequenza in alcune condizioni patologiche quali la sindrome di Down e la sindrome di Turner. Inoltre, numerose patologie al di fuori dell’apparato digestivo sono state associate alla celiachia, sia nelle forme manifeste, sia in quelle silenti. Tra queste l’associazione della celiachia con la dermatite erpetiforme è ben nota, come quella con il diabete di tipo 1, le tireopatie autoimmuni, la sindrome di Sjogren e la malattia di Addison. Negli Stati Uniti la prevalenza di celiachia nell’età adulta è stimata essere approssimativamente pari a 1 su 100 individui, mentre tale


prevalenza aumenta dal 1,5 al 6,7% in soggetti affetti da tireopatie autoimmuni. Studi italiani hanno stimato una prevalenza pari al 5,4% in pazienti affetti da tireopatie autoimmuni. In Italia, in età pediatrica, la prevalenza di celiachia è pari allo 0,5%. Circa l’8% dei bambini italiani in età scolare e adolescenti con patologia tiroidea autoimmune è risultata positiva per celiachia mediante esame istologico su biopsia dei villi intestinali. La coesistenza della celiachia e della malattia tiroidea autoimmune viene spiegata in base a due ipotesi: • la condivisione di uno o più geni responsabili della celiachia e della tireopatia; • la determinazione della perdita della barriera intestinale dovuta alla continua esposizione al glutine con conseguente alterazione della risposta immune e possibile induzione di altri disordini autoimmuni. Partendo da questa osservazione,

sorge la questione se il trattamento della celiachia possa modificare il corso della malattia tiroidea associata. Se infatti è noto che l’eliminazione del glutine dalla dieta conferisca un beneficio nel ridurre complicanze tra cui il malassorbimento, non è invece chiarito in modo definitivo se la terapia della celiachia influisca sull’andamento della tireopatia. Quello che si sa per certo è che l’eliminazione del glutine migliora l’assorbimento della L-tiroxina in pazienti celiaci affetti da Ipotiroidismo. Al momento sono invece scarse le evidenze a supporto di un ruolo della dieta priva di glutine nella riduzione della probabilità di sviluppo di malattie tiroidee autoimmuni in pazienti affetti da celiachia. È evidente quindi che i pazienti che soffrono di celiachia e anche di patologie della tiroide debbano essere seguiti con maggiore attenzione e che in tutti i pazienti affetti da celiachia dovrebbe essere valuta-

L’ICEBERG CELIACO CELIACHIA

DOTT. GUIA VANNUCCHI Specialista in Endocrinologia e Malattie del Ricambio - Dottorato di Ricerca in Scienze Endocrinologiche e Metaboliche, Consulente presso CasaMedica Bergamo -

ta la funzione tiroidea, sia al momento della diagnosi di celiachia sia durante il follow up. Specularmente, in considerazione dell’epidemiologia della celiachia e della disponibilità di test di screening relativamente economici, è opportuna l’esecuzione di tale screening in soggetti a elevato rischio: ad esempio i pazienti affetti da malattia tiroidea autoimmune.

Lesioni mucosa intestinale

CELIACHIA SILENTE

CELIACHIA LATENTE

Mucosa normale

Predisposizione genetica | Esami sierologici positivi

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SPECIALITÀ A-Z

FISIOTERAPIA

Fibromialgia

UNA PATOLOGIA INVALIDANTE E ANCORA POCO CONOSCIUTA

a cura di PAOLO VALLI

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a fibromialgia è una sindrome dolorosa cronica, caratterizzata da dolore muscoloscheletrico diffuso in tutto il corpo a cui si associano stanchezza, disturbi del sonno, disturbi intestinali, cefalea, disturbi del tono-umore (che spesso sfocia in sindromi depressive vere e proprie) e molteplici altri sintomi correlati. In letteratura vengono elencati addirittura un centinaio di disturbi che possono accompagnarsi alla fibromialgia. Solo in Italia si può stimare che ne siano affette circa 2 milioni di persone, di cui la maggior parte donne (rapporto nove a uno).

In tutto il mondo sono in corso diversi studi per riuscire a far chiarezza sulle cause e su quali terapie possano essere prese in considerazione per trattare questa patologia 10

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Il dolore, il sintomo principale È un dolore che tendenzialmente interessa l’intero corpo, di grado elevato e può essere anche descritto come sensazione di bruciore, morsa, rigidità, contrattura, tensione etc.. Spesso varia nell’arco della giornata in base alle attività, alle condizioni atmosferiche, allo stress, ma senza mai scomparire. Può essere favorito da qualsiasi cosa che stringa, schiacci, avvolga, come calze, maglie, vestiti etc.. In alcuni pazienti può assumere le caratteristiche della iperalgesia (percezione di un dolore elevato rispetto all’entità dello stimolo) e della allodinia (percezione di dolore per stimoli che normalmente non sono di tipo doloroso). Difficilmente il paziente ha periodi senza alcun dolore. Forse all’origine un’anomalia genetica nella percezione delle sensazioni dolorose L’origine della malattia è un argomento molto discusso: non esistono ancora dati definitivi, ma i ricercatori ritengono possa esistere qualche anomalia a livello gene-

tico che porti a un’alterazione del sistema che governa il dolore. Tale anomalia amplifica le sensazioni dolorose (o ne riduce l'inibizione), influenza il modo in cui il cervello elabora i segnali di dolore e altera i livelli dei neurotrasmettitori, ossia le sostanze che portano e trasmettono le informazioni del dolore. I sintomi a volte iniziano dopo un evento scatenante, un trauma fisico, interventi chirurgici, infezioni o un significativo stress psicologico. In altri casi, i segni della fibromialgia si accumulano gradualmente nel tempo, senza alcun singolo evento di attivazione evidente. La diagnosi? Non basta considerare Solo i sintomi fisici Inquadrare una patologia di questo tipo è estremamente complesso: molti sintomi sono aspecifici e possono simulare altre patologie. Inoltre non esistono test di laboratorio che confermino la diagnosi. La diagnosi quindi si basa sulla storia descritta dal paziente e sull’esa-


Infine, la diagnosi può essere formulata anche solo in presenza di alcuni tender points, purché associati a caratteristici sintomi di accompagnamento.

me clinico. Due sono i criteri storicamente considerati nella diagnosi: • la presenza di dolore diffuso da almeno tre mesi • la presenza di dolorabilità alla pressione in 11 dei 18 punti dolorosi (tender points) definiti. Questi criteri, pur essendo riconosciuti a livello internazionale, considerano però esclusivamente l’aspetto fisico e possono portare a errori diagnostici. Si deve infatti considerare che i sintomi dolorosi possono variare nel tempo, anche da un giorno all'altro e che non sempre il dolore è diffuso in tutto il corpo. Oggi la diagnosi, quindi, dovrebbe basarsi su un bilancio più complessivo del paziente. Per questo, i criteri impiegati nella pratica attuale sono: • dolore diffuso della durata di almeno tre mesi; • sintomi correlati, come stanchezza, disturbi del sonno e dell'umore; • condizioni di stress; • nessun’altra problematica di fondo che potrebbe far risalire ad altre cause e provocare dolore;

La terapia: farmaci ma non solo L’approccio terapeutico deve prevedere l’azione combinata di reumatologo, fisiatra, psicologoo coach, fisioterapista, medico di medicina generale e, soprattutto, famiglia del paziente. Non essendoci un farmaco specifico per la fibromialgia, la terapia farmacologica va cucita su misura per ognipaziente e deve porsi l’obiettivo di aiutarlo nel ridurre il dolore, il livello di ansia e di depressione,oltre a curare in modo specifico possibili disfunzioni organiche e metaboliche. L’uso di antidepressivi, al di là dei casi specifici in cui esiste anche uno stato depressivo vero, ha la funzione di aiutare a regolare i livelli di serotonina: un neurotrasmettitore che nei pazienti fibromialgici si trova spesso a livelli ridotti rispetto al normale e la cui funzione si esplica sulla regolazione del dolore, sul sonno e sull’umore. Generalmente questi farmaci vengono associati a farmaci miorilassanti, antiepilettici, antidolorifici e ad antiinfiammatori. Oltre a questi è importante associare una ripresa graduale del movimento e dell’esercizio, un corretto bilancio alimentare e un lavoro sull’atteggiamento della persona.

dott. PAOLO VALLI Fisioterapista e Osteopata - coach del dolore, Autore del libro “La tua svolta al dolore” manuale sulla cura della fibromialgia e dolore cronico -

IL PAZIENTE CONSAPEVOLE: PARTE ATTIVA DELLA CURA Il coinvolgimento attivo del paziente nel processo di cura è un principio cardine: spiegare in modo chiaro cosa stia accadendo nel corpo e nel circuito che governa il dolore costituisce la base di partenza. Se il paziente non riceve spiegazioni circa la propria condizione, ne conseguiranno risvolti negativi anche sui meccanismi che sottendono il dolore (paura, incertezza, ansia, catastrofizzazione etc.). Gli aspetti emotivi e comportamentali devono essere considerati non solo in termini di sostegno nell’affrontare le difficoltà di tutti i giorni, ma impongono, soprattutto, di vedere sotto un’altra luce la condizione del paziente, stimolandolo a obiettivi motivanti che non siano la semplice lotta al dolore. Elementi chiave del percorso di recupero sono sicuramente il miglioramento del livello di funzionalità fisica,attraverso un’esposizione graduale e ben misurata al movimento, la riduzione dello stress, il miglioramento della qualità del sonno. A tutto questo vanno aggiunti due elementi spesso messi in secondo piano: l’alimentazione e l’atteggiamento. Molti studi dimostrano come una corretta alimentazione possa influire positivamente sulla salute del corpo, interagire a livello metabolico e ormonale e, nel caso della fibromialgia, ridurre il carico di infiammazione generale della risposta autoimmune e della sensibilizzazione del sistema nervoso. Un atteggiamento positivo e proattivo costituisce la base su cui “poggiare” l’impegno e il coinvolgimento di ogni paziente, agendo anche sui livelli dei neurotrasmettitori e sul grado di dolore percepito. Bergamo Salute

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LIBRI CON LA COLONNA SONORA La mia sfida per avvicinare i giovani alla lettura a cura di ILARIA D'AMBROSI

Tom Bilotta in veste di speaker al TedXBergamo2015 presso il Teatro Sociale di Città Alta

Intervista al giovane scrittore bergamasco Luca Tom Bilotta, ribattezzato in America “il Follett digitale”

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uando Luca Tom Bilotta ha lasciato il mondo del giornalismo è stato per seguire un sogno: diventare uno scrittore. Oggi, a distanza di cinque anni da quel cambio di rotta può dire di avercela fatta. A trentatré anni, Bilotta ha già alle spalle una carriera come giornalista, due romanzi pubblicati e una posizione riconosciuta nel mondo del noir. Un giovane autore di romanzi thriller che arriva fin oltreoceano con il suo talento, la sua intraprendenza e credendo nelle proprie idee. In America, ormai una seconda casa per il giovane autore di Alzano Lombardo, Bilotta trova il successo: solo pochi giorni fa, unico italiano in gara, ha ricevuto ben quattro candidature all'International Book Awards 2017, l’equivalente letterario dell’Oscar A giugno ci saranno le nomination e a settembre le premiazioni a Beverly Hills in California. In America, Bilotta sperimenta anche un nuovo tipo di editoria digitale, proponendosi come uno “scrittore 2.0” grazie a un brevetto internazionale con cui promette di cambiare il modo di leggere e di avvicinare le nuove generazioni ai libri, «perché la lettura fa bene alla mente» ci dice.

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Bergamo Salute

Luca Tom (diminutivo di Tommaso, più orecchiabile per il pubblico americano), dopo il successo del romanzo d’esordio “Biografia Arancio Sangue” - thriller ambientato nel mondo delle case farmaceutiche da cui è stato tratto successivamente “The Orange Hand” diventato poi una crime story televisiva oltreoceano - a metà del 2015 ha lanciato sul mercato americano e canadese il suo secondo romanzo “Anatole”, il primo al mondo in versione eMooks. Un innovativo sistema di lettura che trasforma i normali file eBook in un’esperienza bidimensionale composta da suoni, musica e parole. Già, perché grazie a questa app, messa a punto da Bilotta, la lettura è accompagnata e sincronizzata con una colonna sonora studiata ad hoc. Una lettura potenziata, ricca di sensazioni e inaspettati colpi di scena… sonori, che improvvisamente, durante lo scorrere automatico delle pagine virtuali del libro, catturano l’interesse del lettore. Anche di quelli che per qualche motivo hanno difficoltà con i libri cartacei. «eMooks può essere anche un valido aiuto ai portatori di handicap, a chi ha difficoltà ad aprire o sfogliare un libro» afferma Bilotta. «Una volta aperto,


il libro scorre in autonomia, basandosi sui movimenti del bulbo oculare, catturati dalla fotocamera del dispositivo; quindi, anche chi non può muovere gli arti o proprio non ne dispone, può immergersi nella lettura, senza dipendere da qualcuno e sentirsi diverso». E non è tutto. Questo nuovo modo di leggere può essere usato anche per facilitare il coinvolgimento di persone disturbi con specifici dell’apprendimento. «La tecnologia eMooks può facilitare l’apprendimento e di conseguenza è un aiuto per lo studio scolastico. Questo perché, regolando la velocità di scorrimento e impostando la funzione “lettura dinamica”, è possibile facilitare la lettura a chi soffre di dislessia. Infine, anche il mondo dell’autismo viene coinvolto: con gli effetti sonori la lettura diventa un gioco e facilita le attività di supporto». «Il mio sogno è regalare emozioni che facciano volare con la fantasia e magari insegnare qualcosa di nuovo» continua Bilotta. «E quando dico emozioni intendo non solo positive, ma anche paura e angoscia, come ogni buon “thrillerista”». Un sogno che, a quanto pare, sta riuscendo a realizzare. Ma quindi nel futuro dell’editoria non ci sarà più posto per i libri “normali”? «I file eMook non vogliono sostituirsi al libro cartaceo, bensì vogliono essere una tipologia di lettura capace di “accelerare” la fantasia del lettore attraverso le percezioni uditive» si legge nella presentazione di iTunes. «La tecnologia è un supporto alle vendite e alla facilità di apprendimento del lettore. Esattamente come succede per i cultori della musica che, seppure ascoltano i vinili con il giradischi vanno a correre usando l’iPod, anche per i libri si può usare lo strumento digitale quando si è fuori, mentre il libro cartaceo quando si è a casa» dice Bilotta. A proposito di casa, ma com’è la vita di tutti i giorni di uno scrittore 2.0? «Non è molto diversa da quella di chi fa un altro mestiere. Certo la notte spesso scrivo e così la mia sveglia la mattina suona tardi. Poi, appena mi alzo correggo i capitoli che ho scritto e dopo un buon pranzo, in cui non può mai mancare l’insalata e una spremuta d’arancia o pompelmo, torno al lavoro per una seconda rilettura». Uno stile di vita sano ed equilibrato (anche se sfasato!) che Tom Bilotta cerca di mantenere anche durante i frequenti viaggi in America. «Vi racconto un aneddoto. Quando vado in America non riesco a stare seduto per troppe ore in aereo, così, per tranquillizzarmi bevo tantissimi frullati alla frutta. Questo è l’unico modo con cui riesco a superare il viaggio». Insalata tra un capitolo e l’altro dei suoi libri, frullati di frutta. Non dategli però del salutista. «Un salutista non direi proprio, anche perché in confidenza ammetto che solo ogni tanto faccio attività fisica per sconfiggere la pigrizia, ma giusto quel “quanto basta”. Diciamo che considero il cervello un muscolo, un organo che più lo usi e più sarà allenato e ricettivo, per questo

Insieme a Dan Brown

scrivere è il mio allenamento quotidiano!». Leggere, scrivere, pensare allo sviluppo di eMooks e osservare le sfumature psicologiche delle persone per trarne spunti per nuovi personaggi sono un vero “sport” per Luca Tom Bilotta. «Mente e fisico devono andare di pari passo. Bisogna creare la giusta alchimia, un equilibrio tale da rendere il nostro “ecosistema personale” una macchina perfetta. Forse è anche per questo che sono voluto andare oltre la mia attività di scrittore, studiando un sistema che facilitasse la lettura, la rendesse più divertente e accessibile». E visto che il cervello deve mantenersi allenato, Bilotta non si ferma: a breve uscirà “The Green hand” e poi “The White Hand”, gli ultimi due capitoli della trilogia iniziata con “The Orange Hand”. Ovviamente in versione eMooks.

Con Ken Follet Bergamo Salute

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IN SALUTE

STILI DI VITA

PROMUOVERE LA SALUTE

sul luogo di lavoro Bergamo pioniera del programma WHP, Workplace Health Promotion, lanciato da ATS e Confindustria

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

M

igliorare la salute dei propri lavoratori, riducendo i fattori di rischio generali e in particolare quelli maggiormente coinvolti nell’insorgenza di malattie croniche, promuovere e incentivare uno stile di vita sano sul lavoro e fuori. Ad oggi, a poco più di cinque anni dall’inizio del progetto, sono 98 le aziende bergamasche di tutte le dimensioni e di tutti i settori che hanno aderito al programma WHP, acronimo internazionale che identifica la Promozione della Salute nei luoghi di lavoro (Workplace Health Promotion). Un’esperienza di successo che fa della nostra Provincia una realtà pionieristica nel panorama italiano. «Nella nostra provincia è stato ideato e sperimentato dall’allora ASL (oggi ATS) e diffuso (grazie a Confindustria) il primo programma WHP standardizzato in Lombardia» spiega il dottor Marco Cremaschini del Servizio Promozione della Salute dell’ATS

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Bergamo Salute

di Bergamo. «Bergamo rappresenta ormai da diversi anni un modello. Basti pensare che la rete locale WHP è stata riconosciuta partner di eccellenza dalla Rete Europea ENWHP nel 2012 e nel 2013 la Regione Lombardia ha sottoscritto una convenzione con l’ATS di Bergamo per la diffusione del programma in tutto il territorio Lombardo». Ma qual è l’obiettivo di WHP? Promuovere la salute significa sostenere le persone nel loro percorso di controllo dei fattori di rischio e di potenziamento dei fattori protettivi per la salute. Questi “fattori” hanno a che fare molto spesso con comportamenti e scelte individuali. Un luogo di lavoro che, oltre a garantire la sicurezza, promuove l’attività fisica e un’alimentazione sana, offre opportunità per smettere di fumare, attua misure per migliorare il benessere sul lavoro e oltre il lavoro.

Quando è nato questo concetto e chi l'ha introdotto? Una delle definizioni più utilizzate di WHP è stata introdotta nel 1997 dalla rete europea ENWHP (European Network on Workplace Health Promotion) nella Dichiarazione di Lussemburgo. Anche l’Organizzazione Mondiale della Sanità (WHO/ OMS) e l’Agenzia Europea per la Salute e la Sicurezza sul Lavoro (EUOSHA) hanno contribuito al suo sviluppo. Quello che è più necessario, tuttavia, non sono i quadri di riferimento teorici, ma modelli concreti di approccio, programmi efficaci, standardizzati e riproducibili che abbiano dimostrato di funzionare bene nella realtà dei luoghi di lavoro italiani. Bergamo da questo punto di vista rappresenta un modello perché ha dato vita a un’esperienza di successo: una rete di aziende che da anni portano avanti un analogo programma WHP, che si confrontano e condividono esperienze in un’ottica di continuo miglioramento.


Tra le 98 aziende che aderiscono al programma WHP, la tipologia più rappresentata è costituita dalle aziende di medie dimensioni (da 50 a 249 addetti) alcol (e dipendenze), benessere (che include stress, salute mentale e conciliazione vita-lavoro).

DOTT. MARCO CREMASCHINI

Servizio Promozione della Salute - ATS BERGAMO -

Quali sono i principali aspetti della vita dei lavoratori su cui ci si propone di agire? Le iniziative WHP prevedono misure a livello individuale (come proporre e finanziare attività ed eventi sportivi; incoraggiare o offrire un’alimentazione sana o programmi per smettere di fumare; sostenere il benessere mentale con consulenze di tipo psicosociale, sedute per combattere lo stress etc.); misure di carattere organizzativo (come la flessibilità di orari e luoghi di lavoro; favorire la partecipazione dei lavoratori al miglioramento dell’organizzazione; offrire opportunità di apprendimento permanente etc.) e misure riguardanti l’ambiente fisico di lavoro (fornire spazi di socializzazione; spazi e strutture per la pratica di attività fisica; ambienti che promuovano il benessere psicosociale etc.). Dal punto di vista delle tematiche il programma è suddiviso in sei aree: alimentazione, fumo, attività fisica, sicurezza stradale,

Quando è iniziato il progetto sul nostro territorio? La fase progettuale è iniziata nel 2011 con la sperimentazione in due aziende bergamasche. Oggi il progetto è diventato un programma permanente disponibile per tutti i luoghi di lavoro della provincia. Nei primi anni di sviluppo del progetto sono anche stati valutati (e pubblicati) gli effetti dell’esposizione a un anno di programma WHP in un campione di 11 aziende. I risultati sono estremamente incoraggianti: è aumentata la percentuale di lavoratori che consuma frutta e verdura nelle dosi raccomandate, sono aumentati di quattro volte i tassi di astensione dal fumo, mentre si sono ridotti i sedentari assoluti. Come può un'azienda partecipare alla rete WHP? È molto semplice: ci si iscrive online dal sito https://retewhpbergamo. org/mywhp/. Oltre al sito è possibile ottenere informazioni contattando il Servizio Promozione della Salute dell’ATS, oppure Confindustria Bergamo. Il programma non è riservato alle sole aziende associate a Confindustria ma è aperto a qualsiasi organizzazione pubblica, privata, profit o no-profit. L’adesione non comporta alcun costo amministrativo diretto: i soli costi sono legati alla realizzazione di buone pratiche nel proprio luogo di lavoro e nella maggior parte dei casi sono estremamente contenuti. Il programma seleziona, infatti, interventi con rapporto costo/efficacia molto vantaggioso.

In che modo vengono coinvolti i dipendenti nei vari progetti? La partecipazione è sempre volontaria, sia da parte delle aziende (che sono libere di aderire o meno) sia da parte dei lavoratori (che possono o meno partecipare alle proposte dell’azienda). Proprio perché la promozione della salute riguarda spesso aspetti comportamentali non è pensabile un approccio coercitivo. I comportamenti e le scelte positive possono essere proposte, promosse, ma mai imposte. A seconda delle singole buone pratiche che si decide di adottare, il coinvolgimento può riguardare il singolo o gruppi di lavoratori: trattamenti per smettere di fumare saranno proposti naturalmente solo ai fumatori; la possibilità di smart working (cioè di lavorare qualche giorno al mese da casa) è possibile solo per particolari mansioni; invece, occasioni per svolgere attività fisica così come la revisione dell’offerta della mensa aziendale o dei distributori di alimenti riguarda tutti i lavoratori. Le modalità di partecipazione, le buone pratiche e gli standard sono disponibili alla pagina https://retewhpbergamo.org/ manuale.

LAVORATORI PIù SANI? CI GUADAGNA ANCHE L'AZIENDA A seconda delle buone pratiche adottate ci possono essere incentivi di carattere fiscale (esenzione, deducibilità) o assicurativo (riduzione del premio INAIL). Per la partecipazione a reti territoriali di conciliazione famiglia-lavoro sono anche previsti finanziamenti regionali assegnati attraverso bandi. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

PICCOLO GRANDE UOVO un concentrato di principi nutritivi a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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e qualità delle uova sono state apprezzate dall’uomo fin dall’antichità: gli Egizi furono tra i primi popoli antichi a dedicarsi all’allevamento di volatili (in particolare polli); Romani e Greci le utilizzavano largamente in cucina, nel Rinascimento venivano consigliate come alimento terapeutico post-gravidanza e ai malati per accelerare la guarigione. Anche oggi le uova rappresentano un alimento prezioso, dalle molte virtù, anche se spesso sottovalutato. Ne parliamo con la dottoressa Daria Fiorini, dietista. DOTTORESSA FIORINI, QUALI SONO LE PRINCIPALI VIRTù DELLE UOVA?

1.

Hanno un alto potere nutriente e saziante Un uovo ha un peso medio di 60 g, apporta circa 80 Kcal (un quantitativo assolutamente limitato), fornisce circa 7 g di proteine nobili, buone quantità di vitamina A, vitamine del gruppo B e vitamina D, insieme a interessanti concentrazioni di minerali (selenio, ferro, fosforo, calcio e potassio). Una ricerca pubblicata dall’International Journal di Food Sciences and Nutrition conferma l’alto potere nutrizionale e saziante delle uova (maggiore, a parità di calorie, rispetto a un pasto più ricco di carboidrati).

2.

Aiutano il fegato Il tuorlo è uno degli alimenti più ricchi di colina, un amminoacido 16

Bergamo Salute

ad azione depurativa del fegato, che stimola la secrezione della bile e lo svuotamento della cistifellea.

3.

Favoriscono il sonno Nel tuorlo d’uovo è presente il triptofano, un amminoacido essenziale (che il corpo non è in grado di produrre da solo) precursore della serotonina, l’ormone del buonumore che interviene nella regolazione sonno-veglia. Per facilitare l’assorbimento, va assunto con alimenti ricchi di vitamine del gruppo B, come i cereali integrali.

4.

Rafforzano ossa e crescita Il tuorlo è uno dei pochi alimenti che fornisce vitamina D in forma pienamente assimilabile dal corpo. Questa vitamina induce l’assorbimento, l’assimilazione e il deposito di calcio e fosforo, minerali sinergici che contribuiscono a mantenere la buona salute degli occhi e la corretta densità ossea. Da non trascurare anche il contenuto di ferro, magnesio, potassio, selenio e zinco.

NON SOLO DI GALLINA In commercio si possono trovare diversi tipi di uova prodotte da animali differenti: di gallina, di gallinella, d’anatra, d’oca, di piccione, di quaglia, di struzzo, di gabbiano, di faraona e fagiano e di pesce (storione, lompo, salmone…). Nonostante ciò, la legislazione individua con il termine uova, quelle di gallina.

6.

Sono amiche del sistema nervoso Ben rappresentate sono le vitamine del gruppo B, indispensabili per il buon funzionamento del sistema nervoso e la salute di pelle e capelli e dall’effetto antiossidante.

7.

Proteggono cuore e arterie La maggioranza dei grassi riscon-

5.

Migliorano la vista Sempre nel tuorlo è contenuta la vitamina A (retinolo), un nutriente prezioso per cute, mucose e che preserva la vista. Quest’ultima si avvantaggia anche di luteina e zeaxantina, due carotenoidi abbondanti nel tuorlo, che aiutano a filtrare i raggi UV e a proteggere la retina da fenomeni degenerativi.

DOTT.SSA DARIA FIORINI Dietista - A BERGAMO VILLAGGIO DEGLI SPOSI -


trabili nell’uovo sono grassi mono e polinsaturi, benefici per l’organismo e persino protettori di cuore e arterie. Sono numerosi gli studi che hanno smontato la cattiva e immeritata fama delle uova quali alimenti responsabili dell’innalzamento del colesterolo e nemici della salute vascolare. A prescindere dalla risposta individuale, conta non solo la quantità di colesterolo che il cibo aggiunge al colesterolo endogeno (quello prodotto autonomamente dal corpo), ma la sua effettiva assimilazione, che la lecitina - un fosfolipide presente nel tuorlo dell’uovo - tende anzi a contrastare. Da un'analisi apparsa sul Journal of American College of Nutrition, è emerso non solo che il consumo regolare delle uova non aumenta la probabilità di sviluppare malattie coronariche, ma anche che mangiare un uovo al giorno riduce del 12% il rischio di subire un ictus. Ma come scegliere uova sane, benefiche e nutrienti al momento dell’acquisto? Dal 1° gennaio 2004, sulla confezione e sul guscio di tutte le uova di gallina prodotte nell’Unione Europea, è necessario che venga impresso un codice alfanumerico di 11 caratteri che ne consente la rintracciabilità. La prima cifra fa riferimento alla tipologia di alle-

vamento: 0 per quello biologico; 1 per quello all’aperto; 2 per l’allevamento a terra in capannoni con luce artificiale e con spazi ristretti; 3 per l’allevamento in gabbia. La maggior parte delle uova in commercio appartiene a quest’ultima categoria. Queste uova sono le più economiche, ma anche meno ricche di nutrienti - tra cui vitamina A, E e Omega 3 - rispetto alle uova deposte da galline ruspanti, libere di razzolare e non nutrite solo con mangimi artificiali, come ha messo in evidenza una ricerca del 2009 dell’Università Statale della Pennsylvania. La seconda e terza cifra del codice alfanumerico indicano il Paese di origine (IT per Italia), le successive tre cifre il codice ISTAT del comune in cui è ubicato l’allevamento; seguono la provincia e, infine, il codice dell’allevamento. Come riconoscere un uovo fresco? Al momento dell’acquisto è impor-

INFORMAZIONI NUTR Quantitativi per 100

g di alimento

Apporto energetico

128 Kcal tracce

Carboidrati

12,4 g

Proteine Acqua

IZIONALI

) Vitamina A (Retinolo Grassi saturi Grassi monoinsaturi Grassi polinsaturi

77,1g 225 mcg 3,17 g 2,58 g 1,26 g

tante osservare che il guscio sia sempre intatto e privo di tracce di sterco di gallina: il guscio delle uova è poroso e quindi deve essere pulito (non deve però essere lavato per non rimuovere la cuticola esterna). Attenzione anche a un altro fattore: il guscio non deve essere lucido, ma opaco altrimenti è indice di scarsa freschezza. Le uova vanno conservate in frigorifero, lasciate nella loro confezione o collocate nel vano della porta del frigorifero, per non rischiare che il guscio si incrini e lasci entrare microrganismi patogeni. Se le uova provengono da allevamenti artigianali, poiché non è possibile sapere con certezza la data di deposizione, il consiglio è di consumarle entro un paio di settimane. Se, invece, le uova provengono dal supermercato, è sufficiente rispettare la data di scadenza riportata sulla confezione. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

DIETA DI PRIMAVERA

per mettere KO la stanchezza e prepararsi all’estate a cura di ELENA BUONANNO

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criveva la scrittrice statunitense Anais Nin: “E venne un momento in cui il rischio di rimanere chiusi in un bocciolo era più doloroso del rischio di sbocciare.” L’arrivo della primavera risveglia passioni e interessi, proiettandoci verso l’estate, le vacanze, lo stare insieme all’aperto. Ma il risveglio dal letargo invernale non sempre è “indolore”. Richiede risorse fisiche e mentali che non tutti sono pronti a mettere in campo. E così ecco stanchezza, problemi di concentrazione, malumore, insonnia, ansia e sbalzi d’umore: i tipici campanelli d'allarme del cosiddetto “mal di primavera”, sin-

Il risveglio primaverile? Una questione di ormoni

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È dimostrato che la luce del sole agisce sulla cute, contribuisce al maggior rilascio di melatonina, un ormone sintetizzato come precursore dalla ghiandola pineale, o epifisi, posta alla base del cervello, e attivato, infatti, proprio a livello cutaneo, prezioso per regolare il ciclo sonnoveglia. Anche i livelli ormonali di cortisolo, tarati sul nostro ritmo invernale, devono necessariamente riadattarsi all’orologio primaverile. Tali livelli, responsabili parzialmente del nostro umore, della fame, della nostra capacità di reazione allo stress, se non correttamente bilanciati non ci consentono di affrontare in modo dinamico le nostre giornate. Bergamo Salute

drome che riguarda circa 2 milioni di italiani, in prevalenza donne. Il passaggio all’ora legale, l’aumento delle ore di luce e l’incremento delle temperature, ridefiniscono le consolidate abitudini della stagione fredda imponendo un riadattamento non solo dell’orologio, bensì di tutto l’assetto ormonale che ci caratterizza e, di conseguenza, della distribuzione giornaliera delle nostre energie e della reattività agli stimoli dell’ambiente che ci circonda. Cosa possiamo fare, allora, per vivere la primavera senza uscirne più stanchi e sfibrati di prima? Lo abbiamo chiesto al dottor Valerio Barbieri, specialista in scienze dell’alimentazione. Dottor Barbieri, quali consigli possiamo dare per vincere la stanchezza tipica di questa stagione? Sicuramente vivere quanto più possibile all’aperto e dedicarci ad hobby e sport che favoriscano il contatto con la natura determinano parte del risultato che cerchiamo, ma non dobbiamo commettere il capitale errore di dimenticare ciò che siamo: nutrire adeguatamente

il nostro corpo, pertanto, avrà fatto la differenza quando, all’arrivo della bella stagione, faremo inconsapevolmente un bilancio biologico di noi stessi. Una corretta alimentazione, in questo periodo ma ovviamente anche durante tutto l’anno, è alla base del nostro benessere e della nostra salute psico-fisica In particolare quali regole bisognerebbe seguire a tavola? ) Mangiare meno L’eccesso alimentare a cui siamo abituati risulta deleterio, sovraccaricando il nostro apparato digerente e obbligando fegato e pancreas a degli extra metabolici che l’inverno tollera, ma l’estate no. Inoltre, nonostante si sia tornati ultimamente a dibattere sulla cancerogenicità di alcuni specifici alimenti, si sottovaluta il carico ossidativo (e la conseguente produzione dei famigerati “radicali liberi”) indotto dall’alimentazione fine a se stessa, indipendentemente da ciò di cui ci nutriamo. ) Mangiare leggero In questi mesi arrivano i prodotti della natura “freschi” per antono-


per i cibi più delicati, così come non aprire frequentemente le ante del frigorifero, non introdurvi alimenti caldi e rispettare le generiche norme di conservazione degli Scialuppa di salvataggio alimenti, riduce il rischio di contadi ogni dieta, non possono minazione dei cibi da parte di batche caratterizzare anche teri e muffe che, una volta nel noil periodo primaverile. Che stro intestino, potrebbero causare si preferisca la sicurezza direttamente, o a mezzo di tossine, microbiologica dei prodotti fastidiose gastroenteriti. normalmente trattati o la ) Idratarsi a sufficienza genuinità dei prodotti “bio”, Salvo controindicazioni mediche l’affidabilità della filiera e la specifiche (ad esempio per scomstagionalità devono essere penso cardiaco o insufficienza i nostri primi criteri di scelta. renale avanzata), un’apparente baInoltre meglio scegliere nalità, come bere acqua, determifornitori affidabili (anche na il corretto stato di idratazione della grande distribuzione), del fisico e il conseguente benesprodotti nostrani (non ce ne sere di cellule e tessuti (inclusi i mancano) e a portata di nostri neuroni, spesso offuscati mano. Gusto, leggerezza, dall’aumento di concentrazione micronutrienti e antiossidanti. del sangue dovuto a una scarsa componente idrica). Stipsi e cistiti, inoltre, possono essere così agilmasia. La nostra terra si ripopola mente prevenute. di frutta e verdura e con esse pos- ) Privilegiare siamo realizzare decine di ricette il chilometro zero ad alta digeribilità e basso tenore Scegliere prodotti cosiddetti a “chicalorico, sfruttando metodi di cot- lometro zero” offre molti vantaggi: tura che spesso non richiedono basso impatto ambientale, minori nulla oltre all’utilizzo di vapore. costi e, soprattutto, livelli nutrizio) Mangiare igienico nali maggiori per frutta e verdura In questo periodo dell’anno è im- (in particolare) di provenienza portante prestare ancor più atten- nostrana e preferibilmente locale; zione alla conservazione dei cibi. oltre alla valorizzazione culturale L’aumento della temperatura infat- delle nostre tradizioni, che tutto il ti può favorire la crescita di micro- mondo ci invidia. organismi patogeni. Fare la spesa ) Fare il pieno di antiossidanti nelle vicinanze di casa, portando Per difenderci dagli effetti negativi con sé borse dei prodotti di scarto del nostro termiche metabolismo, accelerato in Barbecue: questa ripresa primaverimeglio non esagerare le, così come per proNon rappresenta di sicuro la teggere cute e occhio modalità di cottura più salutare. Il dai raggi ultravioletcontatto diretto con la fiamma o la ti, una buona dose produzione di fumi che il cibo assorbe di antiossidanti durante la cottura (come quelli rilasciati naturali non può dal “grasso che cola” sulla brace) inducono mancare. Frutta, la formazione di prodotti altamente verdura ma anche tossici per il nostro organismo, di cui the verde, alimenla cancerogenicità oramai è nota. I ti ricchi di queste barbecue moderni consentono a volte preziose sostanze, l’applicazione di metodi di cottura meno dannosi, anche se la possono costituire moderazione in questi casi è la degna conclusione la scelta più saggia. di un pasto o lo spuntino perfetto.

VIA LIBERA A FRUTTA E VERDURA POSSIBILMENTE A FILIERA CORTA

DOTT. VALERIO BARBIERI

Scienze dell'Alimentazione

- REFERENTE MEDICO CENTRO DISTURBI ALIMENTARI POLICLINICO SAN PIETRO PONTE SAN PIETRO -

Con il caldo aumenta la sete e anche il consumo non solo di acqua, ma anche bibite. Quali criteri devono guidarci nella scelta di quelle più sane? Innanzitutto bisogna fare attenzione agli zuccheri. La sete può spingerci verso quelle bevande apparentemente più dissetanti e appaganti, ma il contenuto in zuccheri (aggiunti o già presenti nella bibita) spesso fa rabbrividire i più impavidi dietologi e diabetologi. Inoltre, gli zuccheri industriali spesso inglobati nelle etichette sotto il nome di “zucchero”, sono rappresentati da monosaccaridi poco assorbibili e la cui introduzione potrebbe scatenare fastidi intestinali. Meglio, poi, sarebbe non abusare di bevande gassate, sia perché sono tra le più ricche di zuccheri, sia perché gonfiano lo stomaco. A proposito di dolci. il gelato, protagonista delle serate primaverili e estive, Si può mangiare anche se si è a dieta? Meglio privilegiare gelati artigianali e alla frutta, dal valore nutrizionale maggiore e dal carico calorico minore. Certo, non abusarne resta una buona norma da rispettare nonostante la tentazione. Aggiungerli come dopo-pasto dev’essere un’eccezione, come intercalare tra un pasto e l’altro ogni tanto. Bergamo Salute

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

ORDINATI O DISORDINATI

ecco cosa significa a cura di ELENA BUONANNO

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è chi riesce a mantenere gli spazi in cui vive ordinatissimi senza troppa fatica. Chi invece ci prova, ma alla fine si ritrova perennemente nel disordine. Chi è maniaco del controllo e chi è semplicemente metodico. Chi nel disordine ha una sua logica e chi lascia tutto in giro per disorganizzazione. Ma cosa si nasconde dietro atteggiamenti apparentemente così lontani? E quanto c’è di vero nell’affermazione che chi è disordinato “fuori” in qualche modo lo sarebbe anche “dentro”? «Ordine e disordine sono due aspetti della nostra vita che non si escludono a vicenda anzi è meglio se sono presenti entrambi» osserva la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa e psicoterapeuta. «Il disor-

DOTT. SSA ENRICA DES DORIDES Psicologo e Psicoterapeuta - A trescore balneario E BERGAMO -

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Bergamo Salute

dine stimola la creatività ma crea confusione e caos; l’ordine è la base per l’equilibrio, la pace, l’armonia. La tendenza al caos può sfociare in una sciatteria confusionaria; l’ordine maniacale può essere una spia di un profondo bisogno di controllo. Per stare bene occorre conciliarli nella giusta misura». Quanto il nostro ordine o disordine dice di noi? In che modo il caos o l’armonia del nostro mondo interiore si riflettono nel nostro spazio fisico? rispetto a “semplice” vittima? Il “fuori” è lo specchio di ciò che abbiamo dentro, dei nostri vissuti emotivi e del nostro stile di pensiero. E così l’organizzazione degli ambienti e degli oggetti in casa può rappresentare la proiezione dello stato d’animo della persona. La casa è infatti intesa come un contenitore protettivo, una sorta di nido. Se la mente è confusa, il disordine diventa la spia di uno scombussolamento che impedisce, ad esempio, di riordinare le idee e prendere una decisione sensata, un modo per evitare di guardarsi dentro e quindi di riconoscere chiaramente

“L’ordine è il piacere della ragione: ma il disordine è la delizia dell’immaginazione” Paul Claudel (poeta)

i propri limiti. Per questo motivo si tende a lasciare in sospeso, senza soluzione, le situazioni oppure si rinviano le scelte, proprio come si lasciano gli oggetti sparsi per casa. Aiuta rendersi conto che, a volte, la fatica di riordinare gli ambienti va di pari passo con la difficoltà di trovare la forza fisica e mentale per cominciare a mettere ordine nella propria vita, visto che questi due aspetti coincidono. Infatti, quando ci viene voglia di fare pulizia vuol dire che siamo pronti, in qualche modo, a ripartire da noi per buttare via quello che non serve e fare spazio al nuovo. Pulire e ordinare è un modo di semplificarci l’esistenza e puntare all’essenziale. Solo eliminando gli oggetti del passato si possono archiviare, ad esempio, le storie sentimentali finite. Gettando ciò che è diventato realmente superfluo possiamo evidenziare ciò che ci sta veramente a cuore e creare un nuovo punto di partenza. È un modo per lasciare andare tutto ciò che non serve più alla nostra


Se vuoi cambiare la tua vita, comincia dal riordino

evoluzione: non solo oggetti, ma anche condizionamenti e stili di pensiero che non ci appartengono più. Ma cosa nasconde il bisogno di ordine o di disordine? Il disordine e l’ordine non riguardano solo gli spazi personali intimi, ma anche quelli aperti e comuni. L’approccio cambia a seconda di questi due ambiti. Non è detto che una persona molto ordinata al lavoro lo sia anche a casa. In un contesto personale gli oggetti vengono mostrati e riposti secondo l'umore o la necessità, ma sempre in modo libero, senza particolari vincoli. I cassetti, le scatole, gli armadi si riferiscono al nostro essere interiore. In ambito sociale, invece, ci si potrebbe sentire obbligati a dare una buona immagine di sé, ordinando gli spazi comuni e visibili quando qualcuno viene a trovarci a casa e a nascondere oggetti sparsi in giro per non rivelare il nostro mondo interno. Altre persone, al contrario, mostrano un disordine cronico in tutti gli ambienti nei quali vivono: a casa, in ufficio, sulla scrivania, in cantina, senza vergognarsene e senza nemmeno sentire il bisogno di modificare le loro abitudini. Esi-

Se una scrivania disordinata è segno di una mente disordinata, di cosa sarà segno allora una scrivania vuota? Albert Einstein (scienziato)

ste anche l’eccesso opposto: persone che sono ordinate fino a diventare quasi maniacali. In questo caso il soggetto sente la necessità di avere tutto sotto controllo e tiene gli ambienti in cui vive perfettamente ordinati, archiviando bene le cose per sapere dove sono state riposte. Non c’è niente di male in questo, ma è importante rendersi conto quando il bisogno di ordine o di pulizia diventa un meccanismo ossessivo della mente, che imprigiona la persona in comportamenti ripetitivi o compulsivi. Altre persone, ancora, non riescono a buttare nulla e collezionano oggetti che intasano anche la loro vita. L’energia positiva resta ingabbiata in uno spazio pesante di disordine e accumulo di cose inutili. Cosa succede se c’è troppo ordine? Esiste un limite oltre al quale la cura della casa diventa patologica. Quando il comportamento di

Fare ordine ha un profondo significato psicologico: vuol dire cambiare la propria esistenza e il proprio modo di vivere, ma anche la propria forma mentis. Vuol dire riflettere sui propri bisogni nel momento presente, imparare a creare una gerarchia di importanza delle cose e scoprire come aggiungere e togliere. Ecco dieci consigli tratti dal metodo giapponese Konmari che insegna a liberarsi delle cose superflue e a riordinare la casa una volta per sempre: 1. il riordino è un evento speciale. Mettete a posto tutto in una sola volta, iniziando e finendo entro sei mesi; 2. prima di iniziare il riordino, proiettatevi verso lo stile di vita a cui aspirate; 3. ordinate categoria per categoria (vestiti, libri), non stanza per stanza; 4. mentre ordinate una categoria, tirate fuori e tenete a vista tutto quello che le appartiene; 5. cominciate da ciò che attiva meno i ricordi (tenete le foto per ultime); 6. non selezionate le cose da buttare, ma quelle da conservare; 7. prendete in mano tutti gli oggetti, uno ad uno; 8. riflettete, nell’attimo in cui toccate l’oggetto, se vi fa battere il cuore oppure no e conservate solo ciò che vi emoziona; 9. non iniziate a pensare a come organizzare gli spazi se prima non avete finito di buttare; 10. buttate tutto ciò che non avete selezionato, non spostate l’accumulo in altre case.

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

mettere ordine diventa eccessivo e ritualizzato, composto da una serie di atti svolti in rigida sequenza, spinti da un senso di obbligatorietà, la persona potrebbe soffrire di disturbo ossessivo-compulsivo. La mente è impegnata in pensieri ripetitivi che tolgono energia e obbligano all’azione. La finalità ultima non è più mantenere l’ordine, ma ridurre l’ansia, il disagio, la tensione fisica, oppure prevenire il verificarsi di eventi temuti, in relazione a credenze di responsabilità o a forme di pensiero magico o scaramantico. I campanelli di allarme sono ad esempio lavarsi ripetutamente le mani come risposta alla sensazione di repulsione allo sporco. Altri segnali da riconoscere sono i rituali di riordino o di allineamento di oggetti in relazione a regole precise, come la grandezza e colore o in modo simmetrico. La mancanza di precisione e ordine nel non trovare le cose secondo lo schema voluto crea una sensazione di incompletezza che spinge la persona a compiere una serie di azioni volte a eliminare il disagio e lo stato ansioso. Cosa succede, invece, se c’è troppo caos? Quando si vive nel caos più com-

pleto e la casa viene completamente trascurata, questo può essere la spia di disturbi depressivi o, in casi più eclatanti, al disturbo da accumulo: un disturbo cronico che riguarda il 2-5 per cento della popolazione e ha un esordio precoce con una progressione lenta. Se già dai dieci anni possono manifestarsi comportamenti di accumulo, in genere essi diventano una vera e propria malattia solo dopo i 40/50 anni. Chi ne soffre è spinto a entrare in possesso di oggetti, sperimentando una grande difficoltà e disagio nel gettarli, a prescindere dal loro valore economico. Si tende quindi ad accumularli fino a ingombrare completamente gli spazi vitali. Ne seguono importanti ripercussioni sociali e lavorative, tensioni familiari o, nei casi più seri, infezioni per la scarsa igiene dei locali. Che cosa fare per trovare la giusta misura? Quando l’ordine o il disordine diventano patologici si può trarre beneficio da una psicoterapia cognitivo-comportamentale. Questo tipo di terapia ha lo scopo di identificare e riformulare in modo più efficace i pensieri disfunzionali che possono generare stati emotivi disturbanti.

Una volta identificati questi pensieri automatici, si aiuta la persona a metterli in discussione e a rispondervi in modo diverso. I comportamenti compulsivi vengono ridotti tramite un’esposizione graduale a situazioni temute, così da ridurre l’ansia. Anche l’approccio ipnotico può rivelarsi molto efficace per il rinforzo del sé facendo affiorare risorse del soggetto inutilizzate o inespresse per il raggiungimento di un maggior grado di benessere.

Disordinato uguale più creativo? Ricercatori dell'Università di Groningen, in Olanda, sono giunti alla conclusione che chi è disordinato sembra reagire con più prontezza, elasticità e creatività e mostrerebbe meno ansia e più flessibilità di fronte ai cambiamenti. E questo varrebbe, secondo altre ricerche, anche in ambito lavorativo: qui il disordine costituirebbe uno stimolo per la creatività; d’altro canto, però, un ambiente di lavoro ordinato tenderebbe a influenzare comportamenti legati al rispetto delle regole e al benessere.

Adriano Merigo 22

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IN ARMONIA

COPPIA

COME SUPERARE

un tradimento a cura di ELENA BUONANNO

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l tradimento è probabilmente uno dei temi più caldi e discussi quando si parla di relazione di coppia. Già in un articolo di un paio d’anni fa ci eravamo interrogati sul perché si tradisce, su cosa spinga una persona a tradire il partner. Domanda interessante, senza dubbio, ma altrettanto interessante è la domanda successiva: cosa succede dopo un tradimento? E soprattutto… come si supera un tradimento? Abbiamo chiesto al dottor Silvio Mori, psicologo e sessuologo. “E adesso?” è probabilmente la prima domanda che ci poniamo quando scopriamo un tradimento… Lasciando un attimo da parte tutto l’enorme carico emotivo che questa scoperta comporta, è inevitabile che nel giro di poco tempo ci si tro-

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verà di fronte a un bivio: continuare o chiudere la relazione? “Riuscirò a perdonarlo/a?”; “Come ha potuto farmi questo?”; “Però abbiamo anche due figli come posso buttare via tutto?”;“No non esiste, per me il tradimento è imperdonabile”. Certo che dev’essere uno shock scoprire un tradimento In parte sì. È proprio uno shock, un punto di rottura, un evento che determina un prima e un dopo. Non a caso un’altra tipica frase che dice chi scopre un tradimento è: “mi è crollato il mondo addosso”. Metaforicamente è molto simile a un terremoto e gli effetti di un terremoto dipendono da tanti fattori: sicuramente dalla forza della scossa, ma anche dalla resistenza dell’edificio, che a volte crolla completamente (e allora forse in quel caso è meglio

ricostruire da zero, magari anche in un’altra città); altre volte, invece, subisce danni che però si possono riparare con un bel lavoro di ristrutturazione. Quindi, in qualche modo, la possibilità di superare o meno un tradimento dipende dall’entità dei danni che ha provocato? Ammettiamolo: se la scoperta del tradimento subìto ha l’effetto di spegnere il sentimento, se il cuore è su off è molto più semplice prendere una decisione. Il problema è quando il cuore batte ancora, perché questo porta spesso a una lotta tra Cuore e Testa, tra Sentimento e Ragione. E allora sarebbe opportuno distanziarsi un attimo dall’evento in sé, osservare il quadro d’insieme e cercare di capire i motivi del tradimento: a parte quando ci


se si desidera una relazione di coppia a lungo termine è bene non scordarsi mai che siamo chiamati a un costante lavoro di manutenzione e, talvolta, di ristrutturazione

imbattiamo nei così detti “traditori seriali”, generalmente un tradimento non avviene per caso. Per cui, sia che si decida di continuare la relazione di coppia sia che si decida di interromperla, è bene cercare di riflettere sulle dinamiche che hanno portato al tradimento. Prendere le distanze (e se serve, prendere tempo) non vuol dire rimanere nel limbo dell’indecisione, ma concedersi tempo per elaborare la ferita e capire davvero quello che desideriamo. Sembra chiaro che tutto ciò richieda una certa attenzione anche di ascolto verso sé stessi; forse, in questi casi, la fretta e “agire d’istinto” non sempre sono utili. Superare un tradimento non vuol dire soltanto perdonare. Significa soprattutto “consapevolezza”, di quello che è successo e di quello che vogliamo per noi stessi. Può voler dire, ad esempio, chiude-

re quella relazione e ripartire non da zero, come si dice in gergo, ma da se stessi. Perché in fondo, per contrastare la paura di restare soli, è bene ricordare che l’unica persona con cui viviamo tutta la vita siamo noi stessi ed è a questa persona speciale che dobbiamo le migliori attenzioni e cure. Per cui, sia che si decida di perdonare il tradimento e continuare la relazione, sia che si decida di chiudere e ripartire lontani, l’augurio è che testa e cuore trovino un punto di contatto o almeno si capiscano parlando la stessa lingua, evitando che uno dei due prevarichi l’altro. Perché, a ben vedere, i rischi maggiori sono quelli di continuare la relazione solo per paura di stare da soli (senza aver però elaborato la ferita con conseguente accumulo di rancore e senza aver davvero ristrutturato le basi della coppia) oppure, dall’altro lato, rinunciare all’amore e indurirsi il cuore solo per la paura di soffrire di nuovo, seguendo una sorta di mantra “non mi fiderò più di nessuno”. Ma quindi, per superare un tradimento, cosa bisogna fare? Innanzitutto accettare che è successo, senza negarlo. Questa presa di coscienza aiuta a cercare di capire cosa è successo e perché è successo. Come dicevo prima, generalmente un tradimento non avviene per caso. Questo non vuol dire che chi è stato tradito debba sentirsi in colpa, anzi; è utile cercare di comprendere le dinamiche che hanno portato a tutto ciò. Altra cosa importante è liberarsi dal desiderio di vendetta (che se si decide di continuare la relazione può essere decisamente controprodu-

cente) e dalla tentazione di lasciarsi andare al cinismo, all’autoconvinzione che l’amore non esiste o che comunque è sempre una delusione. Ma è vero che dopo un tradimento ci sono coppie che ripartono più forti e solide di prima? Sì è vero. E questo è possibile quando ci si leva di dosso il ruolo e l’etichetta di “traditore” e “tradito”, si va oltre, confrontandosi davvero e quando si riesce a dare un senso e una comprensione a quanto successo. Il destino della coppia, comunque, non è solamente nelle mani di chi è stato tradito e deve decidere se perdonare o meno. Anche il partner autore e responsabile del tradimento è bene che faccia chiarezza dentro di sé, esplicitando con onestà tutte le problematiche o le mancanze che in qualche modo lo hanno avvicinato al tradimento, non come autogiustificazione, ma con l’obiettivo di ricostruire un legame più stabile, ridefinendo insieme le basi del rapporto. Non è ovviamente facile tutto ciò, ma se si desidera una relazione di coppia a lungo termine è bene non scordarsi mai che siamo chiamati a un costante lavoro di manutenzione e, talvolta, di ristrutturazione.

DOTT. SILVIO MORI Psicologo e Sessuologo - A BERGAMO E BRESCIA Bergamo Salute

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

FECONDAZIONE ETEROLOGA conosciamola meglio Inserita nei nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), intorno a questo tipo di procreazione medicalmente assistita esiste ancora molta confusione. Facciamo chiarezza con il nostro esperto a cura di MARIA CASTELLANO

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n Italia, i dati Istat ogni anno ritraggono una situazione sempre più pesante in tema di denatalità: l’ultimo rapporto sullo stato demografico del nostro Paese restituisce un quadro nel quale l’età media delle donne alla prima nascita è di 31,7 anni. Solo la Svizzera e la Spagna in Europa fanno peggio di noi, ma con tassi di natalità maggiori dei nostri. Non solo si fa tardi il primo figlio, ma lo si lascia spesso unico: rispetto al tasso di fertilità (il numero medio di figli per donna in età fertile) l’Italia raggiunge a malapena il livello di 1,35, contro la media europea di 1,58. Le condizioni socio economiche attuali delle donne (e delle famiglie in generale) contribuiscono a determinare quadri come questo. Inoltre, da sempre, anche oggi i problemi di fertilità che affliggono alcune coppie sono questioni difficili da affrontare, perché mettono in gioco la psicologia dei partner, oltre alla loro fisicità. La fecondazione assistita, però, offre alle coppie rimedi efficaci per superare questo tipo di ostacoli. In questo ambito, negli ultimi tempi, accanto alla fecondazione cosiddetta autologa (o omologa) sicuramente più conosciuta, sempre più spesso si sente parlare anche di fecondazione eterologa.

Dottor Borini, cosa significa fecondazione eterologa? Si parla di eterologa riferendosi ai trattamenti di fecondazione assistita nei quali si utilizzano gameti di donatori esterni alla coppia (seme, ovociti o entrambi). Molto spesso una delle paure legate a questo tipo di trattamenti ha a che fare con le garanzie di utilizzare gameti sani: quali sicurezze ci sono in merito alla salute dei donatori e, di conseguenza, di seme e ovociti utilizzati? 26

Bergamo Salute

I gameti possono provenire da banche o da donatori, selezionati sulla base di criteri stabiliti dalla legge e sottoposti a esami e valutazioni cliniche che ne assicurano l’assoluta “sicurezza” d'impiego. A chi viene consigliato il ricorso a questo tipo di fecondazione? Come in qualsiasi tipo di trattamento di fecondazione assistita, il percorso da seguire viene identificato dopo un’attenta anamnesi e una consulenza preliminare che la coppia riceve da un medico specializzato in medicina della riproduzione. Una volta definito il problema e quindi il percorso utile per superarlo, si avvia il trattamento, che può essere una semplice inseminazione con seme di donatore, un trasferimento di embrioni ottenuti da ovociti donati inseminati con il seme del partner, una FIVET (Fertilizzazione In Vitro) con seme donato o la doppia eterologa con seme e ovociti entrambi provenienti da donazione, a seconda dei casi. Dal punto di vista legale, poi, l’accesso a


QUANDO PUò DIVENTARE UNA SOLUZIONE Si ricorre alla fecondazione eterologa quando uno dei due genitori è sterile e, per arrivare a una gravidanza, serve usare un gamete, un ovulo o uno spermatozoo di una terza persona cioè il donatore.

DOTT. ANDREA BORINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia - Responsabile Unità di Procreazione Medicalmente Assistita Policlinico San Marco, direttore scientifico di 9.baby, presidente della Società Italiana di Fertilità e Sterilità (SIFES) -

questo tipo di trattamenti è regolato dalla legge 40/04 e successive modifiche e dalle Linee Guida emanate dal Ministero della Salute, come per tutta la PMA (Procreazione Medicalmente Assistita); tutto ciò anche se ogni Regione Italiana ha regolamenti differenti che li permettono o no, in convenzione con il Sistema Sanitario Nazionale o meno. (ndr: in Italia, per i single e per le coppie con partner dello stesso sesso non è possibile fare ricorso alla PMA, né eterologa, né omologa). Quali sono le principali problematiche attuali nella realizzazione di trattamenti di eterologa? Il problema fondamentale in Italia, al momento, è rappresentato dalle scarsità di donazioni di gameti, che devono avvenire rigorosamente a titolo totalmente gratuito, nonostante il forte coinvolgimento nel percorso del donatore, e soprattutto della donatrice, sia dal punto di vista fisico sia psicologico. Oggi di fatto si utilizzano quasi esclusivamente gameti provenienti dall’estero. Cosa accadeva prima delle modifiche alla legge 40/04 occorse nel 2014?

Le coppie si rivolgevano a centri esteri, primariamente spagnoli, ma anche greci e dell’Europa dell’Est, per una questione di contenimento costi. Il divieto di eterologa veniva aggirato tramite il cosiddetto “turismo procreativo”: si trattava di veri e propri “viaggi della speranza”: un cammino costellato di dubbi e incertezze per le coppie. Per fortuna, oggi non è più necessario. Anzi, oggi siamo in vista dell’entrata in vigore dei cosiddetti nuovi Lea (Livelli Essenziali di Assistenza), che dovrebbero garantire la possibilità per le coppie di accedere anche ai trattamenti di tipo eterologo e non più solo a quelli di tipo omologo. Quando si arriverà alla reale possibilità di fruire di questo diritto, a questo punto riconosciuto legalmente nel nostro Paese? L’iter è complesso e dipende essenzialmente dalle Regioni; l’attuabilità della norma sancita dai Nuovi Lea dipende, infatti, dalla stesura e dal recepimento, da parte di ciascuna Regione, di regolamenti operativi che rendano possibile l’erogazione del servizio al cittadino da parte delle strutture che ospitano centri di fecondazione assistita.

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

COME RICONOSCERE

(e affrontare) la sindrome di Asperger a cura di ELENA BUONANNO

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all’indimenticabile protagonista del film Rain Man a Sheldon Cooper della serie tv The Big Bang Theory, dall’antropologa forense Bones ad Amelie del Favoloso mondo di Amelie. Sono molti i film e le serie tv che negli ultimi anni hanno raccontato, in modo a tratti benevolmente ironico a tratti surreale, la vita di persone con Sindrome di Asperger: un disturbo neurobiologico imparentato con l’autismo. Pur essendo normalmente riconosciuta in età scolare, la Sindrome di Asperger può essere diagnosticata già anni prima. Riconoscerla tempestivamente è il primo passo per aiutare i propri figli ad avere un percorso evolutivo, sotto tutti i punti di vista, il più possibile normale. Come ci spiega la dottoressa Leonella Bugini, psicologa e psicoterapeuta. Dottoressa Bugini, cosa è la Sindrome di Asperger? La Sindrome di Asperger (SA, o AS in inglese) è un disturbo cosiddetto pervasivo dello sviluppo che ha alcune caratteristiche in comune con l’autismo. Il termine deriva dal nome del pediatra e psichiatra

Mozart, Einstein, Newton: sarebbero molti i personaggi del passato, con intelligenza superiore alla media e un comportamento sociale bizzarro, ad aver sofferto della Sindrome di Asperger

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Bergamo Salute

austriaco Hans Asperger che negli anni Quaranta scopre questa variante dell’autismo poco conosciuta a quei tempi. È però la psichiatra britannica Lorna Wing nel 1981 a dare pieno riconoscimento alla sindrome, pubblicando un lavoro scientifico su una rivista medica. Avendo avuto una figlia autistica si fa coinvolgere nella ricerca sui disordini dello sviluppo e in particolare su quelli che rientrano nella gamma dell’autismo. La sindrome di Asperger è stata resa ufficiale nel DSM (Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali) IV nel 1994, nonostante non ci siano ancora studi approfonditi riguardo alla sua diffusione e all’incidenza maggiore o minore tra maschi e femmine. Ricordiamo comunque che nessuna etichetta diagnostica può sostituirsi alla complessità della persona, che va compresa, accolta e aiutata nella sua interezza. Quali sono le manifestazioni nei bambini? La SA si colloca in un campo complesso di fattori per via della mescolanza tra aspetti biologici, individuali


e familiari che influiscono sullo sviluppo della personalità del bambino. I bambini affetti da SA presentano una serie di difficoltà che possono essere divise in quattro grandi aree. • Area affettiva, emotiva, relazionale: si osserva un’incapacità di stabilire legami con altri bambini e con gli adulti, per la tendenza a estraniarsi e isolarsi dall’ambiente circostante. Questo ritiro relazionale impedisce che si sviluppino capacità empatiche. La mancanza di competenza emotiva si esprime attraverso modalità di approccio eccentriche e unilaterali, spesso espresse con approcci bruschi o aggressivi che vanno a discapito della socializzazione, durante gli anni della prima infanzia e che si estendono poi all’ingresso nella scuola materna. Inoltre, si osservano comportamenti ripetitivi e stereotipati che fanno vedere una modalità di controllo sull’altro, percepito come intrusivo e minaccioso. • Area motoria e sensoriale: si evidenziano deficit motori. I bambini appaiono impacciati nei movimenti e spesso non riescono a utilizzare in modo attivo ed efficace la motricità: sembra che il corpo non appartenga loro. Si possono avere ritardi nell’acquisizione di abilità motorie come pedalare, prendere al volo una palla, aprire un barattolo.… Spesso le capacità manipolatorie sono deboli e così pure le capacità oculo-manuali. L’andatura può essere rigida e le posture stravaganti. • Area dell’autonomia: devono essere sollecitati e istruiti nella cura della propria persona per far fronte alle richieste della vita quotidiana. • Area cognitiva: il linguaggio può essere monotono e ripetitivo. Alcuni bambini possono essere molto precoci e dotati nelle abilità tecniche di apprendimento della lettura e nell’uso dei numeri e in alcuni aspetti di giochi in cui si utilizza la memoria; lo sono meno invece per ciò che riguarda la comprensione di contenuti, sia linguistici sia matematici, non legati alle loro esperienze. Hanno interessi e attività molto limitati, circoscritti e ripetitivi, che consumano una grande quantità del loro tempo. Lo sviluppo cognitivo può procedere regolarmente, anche se nel corso dell’infanzia può succedere che tutte le energie messe

SIMILE MA DIVERSA DALL'AUTISMO Secondo le ultime ricerche, la Sindrome di Asperger si differenzia dall’autismo poiché non sono presenti disturbi del linguaggio. Negli studi condotti da Kanner, psichiatra tedesco che ha coniato il termine Autismo Infantile Precoce nel 1944, fu identificata una combinazione di caratteristiche “tipiche” dell’autismo: estremo isolamento fin dall’inizio della vita, incapacità di usare in modo significativo lo sguardo e il linguaggio, insistenza ansiosamente ossessiva sul mantenere un'immutabilità nelle cose.

DOTT. LEONELLA BUGINI Psicologa e Psicoterapeuta - PRESSO PORTO DI TELEMACO SEDI TREVIGLIO, BERGAMO E CREDARO -

a disposizione del controllo e il ritiro relazionale impediscono di sviluppare appieno le abilità cognitive e di beneficiare in modo proficuo degli apprendimenti scolastici. A che età è possibile diagnosticarla? Al bambino può essere diagnosticata la SA in tenera età; tuttavia, può succedere che non venga riconosciuto il profondo disagio fino all’inizio dell’età scolare, poiché i sintomi possono, oltre che mimetizzarsi, essere anche negati e minimizzati dall’ambiente circostante. Una volta diagnosticata, cosa possono fare i genitore per sostenere lo sviluppo del proprio figlio? Una volta ottenuta la diagnosi, è possibile avere l’insegnante di sostegno e anche un assistente educatore per gli anni del percorso scolastico, le cui funzioni sono quelle di costruire un metaforico “ponte” tra il bambino e il gruppo dei pari, in modo che l’attenzione venga centrata sulla relazione, area in cui questi bambini sono carenti e di cui non possono/riescono a farne uso. Insegnante e assistente inoltre sono d’aiuto al bambino per far fronte alle richieste didattiche e di apprendimento che la scuola richiede, in modo che l’esperienza educativa non sia vissuta come un carico solo colmo di pesanti richieste e privo di piacere. Tuttavia gli interventi a scuola non sono sufficienti a modificare il complesso sistema di difese che i bambini utilizzano e che comprimono le loro potenzialità evolutive. Essi devono essere integrati con un lavoro psicoterapeutico che aiuti a comprendere ciò che in loro accade, poiché gli stati di ritiro relazionale diventano un rifugio da sofferenze insopportabili, da frustrazioni sentite come angoscianti e da delusioni patite come non elaborabili. La psicoterapia deve tener conto dell’intreccio di questi aspetti per poter accedere alla possibilità di modificare gli aspetti patologici che si manifestano in campo relazionale e individuale. Da qui si procede rimettendo in moto il processo evolutivo bloccato, ampliando le aree di interesse e riducendo le angosce che hanno operato un blocco totale della vita emotiva. Bergamo Salute

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in forma

FITNESS

Tai Ji Quan

una combinazione perfetta di forza e armonia

a cura di LELLA FONSECA

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ifesa personale, armonia della mente, miglioramento dello stato di salute, ringiovanimento e longevità. Sono questi gli obiettivi del Tai Ji Quan (questo è il nome corretto dell’antica disciplina orientale che conosciamo comunemente come Tai Chi Chuan). «Nata in Cina verso il 1200 a.C., è una sintesi di eleganza, armonia, raffinatezza. Ed é anche terapeutica» spiega Giorgio Khawam, maestro ufficiale di Wushu Kung Fu, Tai Ji Quan, Shaolin e Sanda. Con il suo aiuto cerchiamo di conoscere meglio questa affascinante disciplina, che è molto più di un’Arte Marziale. Da quanto tempo il Tai Ji Quan è arrivato in Italia? È approdato in Italia nella seconda metà degli anni Ottanta. Da allora è andato via via diffondendosi in tutto il nostro Paese e oggi è molto praticato. Quali sono le sue origini? Le origini risalgono alla dinastia cinese Ein (1200 a.C.), il più grande divulgatore di questa disciplina è stato Chang San Feng nato nel 1247. Il concetto di Tai Ji o “Grande Polarità o Principio Supremo” è stato sviluppato dagli antichi filosofi cinesi osservando

PER SALUTE E PER DIFESA Concentrandosi solo sugli aspetti salutari della disciplina, in alcune scuole la sua funzione di autodifesa viene omessa, sradicando uno dei principi cardine di questa millenaria arte marziale. Il Tai Ji Quan è uno stile interno del Wushu Kung Fu, la più vasta e importante Arte Marziale Cinese, dalla quale derivano direttamente o indirettamente tutte le Arti Marziali Nipponiche e orientali. Ogni tecnica e ogni movimento lento e armonioso nasconde un'incredibile applicazione a livello di difesa personale. Ogni fondamentale (Jibengong) può avere più applicazioni nel caso in cui ci dovessimo malauguratamente trovare nella situazione di doverci difendere.

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Bergamo Salute

la realtà che ci circonda. La comprensione della filosofia Tai Ji è il fondamento per capire il Tai Ji Quan. I principi del Tai Ji hanno portato alla creazione del calendario cinese durante la dinastia Ein (1200 a.C.), dell’Agopuntura durante la dinastia Chow (696 a.C.) e al Tai Ji Quan, che ne è un’applicazione pratica. Quan in cinese significa “pugno o pugilato”, il suo nome può essere tradotto quindi come il “Pugno del Principio Supremo o Pugno della Grande Polarità”. Quali sono i principali benefici per corpo e mente? Al di là degli aspetti marziali, i benefici del Tai Ji per la salute sono vari e spesso i medici ne consigliano la pratica. Caratterizzato da movimenti lenti e armoniosi, sviluppa forza ed equilibrio, favorisce la concentrazione e la scioltezza muscolare, il controllo della respirazione e del corpo, la postura eretta e bilanciata della colonna vertebrale. Tonifica le gambe, alleggerisce la colonna vertebrale e ne corregge la postura. Per quanto riguarda la mente rappresenta un efficace rimedio contro lo stress e favorisce un recupero attivo delle energie fisiche e psichiche, fa sentire più calmi e rilassati e ristabilisce i ritmi e le funzioni fisiologiche (appetito, sonno, etc.). Spesso viene abbinato alla pratica del QiGong (letteralmente “Lavoro del Qi”) che, attraverso la respirazione e la concentrazione, ha l’obiettivo di muovere deliberatamente quello che gli orientali definiscono come Qi, ovvero quell’energia che tutti abbiamo e su cui agiscono i medici agopuntori. Il Tai Ji Quan lavora sugli stessi meridiani e punti sui quali agisce un medico agopuntore.


Ci sono controindicazioni? A che età si può iniziare? L’arte del Tai Ji, essendo morbida e armoniosa, non presenta alcuna controindicazione. è adatta a tutti, indipendentemente dall'età e dal sesso. Fa bene ai giovani e giova agli anziani perché riposa la mente e allena il corpo. In Cina, i bambini di tre anni cominciano imitando le movenze dei genitori o dei nonni, da noi la pratica di solito inizia dai 14 anni, senza alcun limite. Durante l’età evolutiva, come altre arti marziali, ha anche una funzione educativa: induce al rispetto reciproco, aiuta a trovare il giusto equilibrio alla propria aggressività, oltre a favorire uno sviluppo armonioso di tutta la muscolatura. Quante volte alla settimana andrebbe praticato? La pratica quotidiana sarebbe un vero toccasana. Purtroppo i ritmi moderni non sempre ci permettono di dedicare così tanto tempo all’attività fisica, ma anche la pratica di un giorno solo a settimana può dare risultati tangibili. Sarebbe consigliabile farlo in orari particolari? Ogni momento può essere un buon momento. I cinesi approfittano da millenni delle prime ore della mat-

tina per praticarlo e prepararsi alla giornata. Da noi, e da un po' di tempo anche in Cina, pochi riescono a conciliare l’attività fisica mattutina con gli impegni lavorativi o scolastici, ma i benefici rimangono pressoché immutati. è meglio praticarlo all'aperto? Praticare il Tai Ji Quan immersi nella natura è sicuramente più piacevole e gratificante che farlo al chiuso, ma l’ambiente non influisce sulle funzioni terapeutiche. Nel nostro clima le stagioni fredde non ci permetterebbero di praticarlo sempre all’aperto.

Giorgio Khawam Maestro di Arti Marziali - Maestro ufficiale di Wushu KungFu, Tai Ji Quan, Shaolin e Sanda presso SSD ARTI MARZIALI KHAWAM Bergamo -


in forma

BELLEZZA

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) e definisce la salute non solo come uno stato di assenza di malattia ma come “stato di benessere sia fisico sia psichico”, per il quale anche l’aspetto fisico può giocare un ruolo importante

MEDICINA ESTETICA a ciascuna età il suo trattamento Peeling per attenuare i segni dell’acne a 20 anni, biostimolazione a 30, filler per riempire le rughe a 40-50, fino a trattamenti più sofisticati più ci si avvicina all’età “matura” a cura di GIULIA SAMMARCO

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milioni 696mila. Tanti sono stati i trattamenti di medicina estetica effettuati dagli italiani e dalle italiane nel 2015 (ultimi dati disponibili). Dati in costante crescita negli ultimi anni, a dispetto della crisi. E se fino a qualche tempo fa la medicina estetica si rivolgeva a donne e uomini “maturi”, oggi l’età media di chi si avvicina a filler e dintorni si sta abbassando gradualmente. «Alla luce di tutto questo è evidente che i trattamenti di medicina estetica devono puntare alla massima personalizzazione; ogni pelle infatti richiede un intervento mirato. È ovvio che la pelle di un individuo di 20 anni non ha nulla in comune con quella di uno di 40, né quest'ultimo con quello di 60 anni, ma anche tra persone della

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Bergamo Salute

stessa età ci sono differenze che devono essere tenute in considerazione» sottolinea il dottor Massimo Buttinoni, dermatologo e medico estetico. «La scelta è ampia, l'importante è affidarsi a medici competenti che propongano al paziente le procedure più adatte con serietà e nella massima sicurezza». Dottor Buttinoni, quali sono i problemi più sentiti dalle/i giovani che li portano a rivolgersi alla medicina estetica? Escludendo situazioni congenite, come il gibbo del naso pronunciato o presenza di inestetismi provocati a seguito di traumi come nel caso di incidenti stradali, si sarebbe portati a pensare che i pazienti più giova-


ni andrebbero esclusi dai trattamenti che servono a migliorare i cosiddetti “segni del tempo”. In un’analisi più attenta invece, le cose non stanno esattamente così: alcuni segni di invecchiamento possono comparire molto precocemente, altri si possono prevenire. In realtà, però, tra i 18-30 anni gli elementi più comuni sono legati all'acne con relativi esiti cicatriziali e pigmentali. Tra i trattamenti che aiutano o risolvono questo tipo di problemi sono i peeling, il laser frazionato, la terapia fotodinamica e il fotoneedling. Altra situazione che può interessare questa età è l'eccesso di peluria (irsutismo) e problemi legati ai peli incarniti che si risolvono con trattamenti laser e di luce pulsata; inoltre esistono inestetismi legati ai cuscinetti adiposi che possono essere trattati con procedure minimamente invasive come la mesoterapia (iniezioni sottocutanee con aghi sottilissimi che aiutano a “sciogliere” le cellule adipose) e la criolipolisi (distruzione delle cellule di grasso attraverso una particolare apparecchiatura che sfrutta il freddo).

DOTT. MASSIMO BUTTINONI Medico estetico - A bergamo-

Infine, c’è la pelle per così dire “matura”. Che esigenze particolari ha? Parlando di età avanzata, o per meglio dire “matura”, tra i 60-70 anni e oltre, si può raccogliere la magE tra i 30 e 40 anni? gior parte degli inestetismi (soprattutto riferiti al In questo periodo la pelle è più delicata, inizia a perviso) intorno a un unico grande basilare tema: l'indere collagene ed emergono rughe sottili. I trattavecchiamento cutaneo. Un processo assolutamente menti quindi sono focalizzati all'eliminazione di quenaturale e irreversibile che affonda le sue origini sin ste rughe e a migliorare l'idratazione della pelle. Già dalla giovane età e proprio per questo va arginato, fra i 30 e i 40 anni, per contrastare le rughe d’espresconosciuto e seguito passo a passo. A seguito dei sione che si formano, per esempio, a causa della concambiamenti ormonali che modificano l'aspetto deltrazione esagerata e duratura di alcuni muscoli del la pelle, avremo sempre più una perdita dell'elasticiviso, può essere utilizzata la proteina botulinica che, tà, una riduzione del collagene e la comparsa delle con le dosi e i tempi corretti fra una seduta e l’altra, va macchie dovute all'età. Trattamenti mirati come il semplicemente a ridurre la loro formazione. Anche plexer, che produce una ionizzazione del gas dell'al'utilizzo di procedure come la biostimolazione curia, permettono di combattere in modo rapido e sitanea, la radiofrequenza, i filler all'acido jaluronico e curo le macchie della vecchiaia, sia delle mani sia del i fili di bioristrutturazione consentono di mantenere volto. Per contrastare il rilassamento cutaneo, che un aspetto (e una salute) giovanile molto più può interessare non solo il volto ma anche a lungo nel tempo. le braccia, l'addome o l'interno cosce, è possibile utilizzare fili riassorLa prevenzione Passiamo alla fascia bibili di biostimolazione che prima di tutto dei 40-50. Cosa permettono un recupero La prevenzione può contrastare succede alla pelle? dei tessuti, senza un vero l'invecchiamento più di qualunque altro A partire dai 40-50 anni e proprio intervento intervento. E per prevenzione si intende emergono le rughe più chirurgico. Quando il una vera strategia nel non eccedere con profonde e la pelle si filo è completamente l'esposizioni al sole e l'utilizzo di prodotti idratanti e nutrienti con particolare attenzione per quelle parti secca maggiormenriassorbito, i tessudel viso (ad esempio il contorno occhi) che sono più te. È necessario agiti hanno generato delicate e richiedono quindi preparati più attivi ad re su questi inestenel frattempo una alta performance come i sieri. Se la donna, o l'uomo, tismi, prevenire la struttura naturale hanno per tutto la vita seguito un regime alimentare carenza di tonicità formata dai fibrosano, praticato regolare attività fisica, “curato” la e ridisegnare l'ovablasti (cellule della pelle in modo costante, con regolarità e prodotti di le facciale. A questo pelle) e dal collagene qualità, gli inevitabili segni che il tempo lascia sulla scopo i filler all'acido da esse prodotto, che pelle saranno ridotti. Si sa che esiste poi anche jaluronico, per il ridonano tono ed elastiun fattore assolutamente individuale e che ci modellamento del viso, cità alla pelle. Si tratta sono problematiche personali legate alla sono utili non solo per redi un vero e proprio mecgenetica. E quindi senza fanatismi non si può pensare di correre ai ripari cuperare i volumi ma anche canismo di sollevamento dopo anni di incuria. per idratare i tessuti. biologico autoindotto. Bergamo Salute

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PREPARAZIONE Tritate il timo e l’aglio. Impastate tutti gli ingredienti senza acqua, che va aggiunta pian piano, cucchiaio dopo cucchiaio, solo alla fine per ottenere un impasto sodo e lavorabile. Lasciate riposare il panetto in frigo avvolto in una pellicola. Poi stendete l’impasto e ritagliate i vostri biscotti con la forma che desiderate. Cuocete in forno preriscaldato ventilato a 220° per circa 10 minuti e… buon appetito!

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ALTRE TERAPIE

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REBIRTHING imparare a respirare consapevolmente per vivere meglio a cura di GIULIA SAMMARCO

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romette di rimetterci in contatto con le nostre emozioni più vere e profonde. Chi lo pratica dice sentirsi più rilassato, rigenerato nel corpo e nella mente. Si chiama Rebirthing ed è l’arte del respiro consapevole. Tecnica largamente diffusa a livello mondiale, sviluppatasi in California agli inizi degli anni Settanta, affonda le sue origini nello yoga, in discipline mistiche sufi e tibetane e in tutta la tradizione sciamanica. In queste culture il respiro è sempre stato conosciuto, studiato e applicato come sistema di autoguarigione e crescita spirituale. Ne parliamo con Maurizio Taddei massofisioterapista e operatore olistico.

In pratica, in cosa consiste? La tecnica consiste nel respirare profondamente, consapevolmente e in maniera circolare. Respirare in maniera circolare o connessa vuol dire non mettere pause tra le due fasi respiratorie: inspirazione ed espirazione. Nel respiro ordinario facciamo una breve pausa dopo ogni inspirazione e una dopo ogni espirazione. Durante una seduta di Rebirthing si collegano invece inspirazione ed espirazione e viceversa. Questo modo di respirare porta in breve tempo a sentirsi un po’ strani, ci si apre a una nuova dimensione e poco a poco si avverte un contatto più profondo e

MAURIZIO TADDEI Massofisioterapista e operatore olistico - PRESSO ANANDA BERGAMO -

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più vitale con le proprie emozioni e col proprio mondo interiore. L’americano Leonard Orr, il suo fondatore, ha chiamato questa tecnica col nome di Rebirthing (Rinascita) perché le persone, dopo una seduta spesso si sentono come rinate e anche perché, con la respirazione circolare, possono emergere ricordi o sensazioni legati alla nascita. Ogni esperienza della nostra vita rimane infatti immagazzinata nel nostro inconscio e il respiro connesso e consapevole del Rebirthing può aprire la porta di questo magazzino. Qui tutto è registrato fin dalla nascita e anche prima, quando eravamo in simbiosi con la mamma all’interno del suo ventre, percependone ogni umore ed emozione. Il respiro consapevole, quindi, ci apre la strada che entra dentro di noi dove tutto è un po’ nascosto, ma perfettamente registrato nell’inconscio: sensazioni, emozioni, ricordi, paure e desideri. Come è possibile ottenere tutto questo “semplicemente” imparando a respirare in modo consapevole? E cosa succede invece se non lo si fa? Per rispondere bisogna partire da un’altra domanda: “Riflettiamo


mai sull’importanza del nostro respiro?” L’aria e l’ossigeno arrivano dall’esterno, entrano nel nostro corpo e poi ritornano fuori. Per gli orientali non è solo aria che respiriamo, ma prana energia vitale. Il respiro è il ponte che ci collega con l’universo. Il respiro ci tiene, inoltre, legati alla vita. Se ci pensiamo la prima cosa che facciamo alla nostra nascita è inspirare e l’ultima prima di morire sarà un’esalazione. Tra la prima inspirazione e l’ultima espirazione, il respiro ci accompagna sempre. Va per conto suo ed è un bene che sia così e non dobbiamo ricordarci di respirare; ma quando mai abbiamo portato un po’ di attenzione e consapevolezza al nostro respiro? Fisiologicamente funziona che quando inspiriamo il nostro corpo si espande e quando espiriamo si rilassa. Ci gonfiamo inspirando e sgonfiamo espirando. Abbiamo due tipi di respirazione: polmonare e diaframmatica. Nella respirazione polmonare è il torace che si espande in inspirazione e si rilassa in espirazione, mentre in quella diaframmatica è l’addome. Sono due modi differenti di respirare e non è uno giusto e uno sbagliato. A seconda del tipo di situazione in cui ci troviamo, un modo sarà più indicato dell’altro. Se stiamo correndo sarà la respirazione toracica a fornirci l’ossi-

geno che ci serve; se siamo invece seduti a leggere o scrivere sarà la respirazione addominale più idonea per stare tranquilli e concentrati. E questo dovrebbe avvenire in maniera spontanea e naturale. Il respiro è però stato condizionato dalla storia personale di ognuno di noi e molte persone hanno perso la connessione e la capacità di respirare nel torace o nell’addome. Questo non è corretto né dal punto di vista fisico, né dal punto di vista emozionale. Il respiro col suo movimento offre un massaggio naturale ai nostri organi interni. Se non apre ed espande il nostro torace, cuore e polmoni possono risentirne: problemi asmatici, cardiaci e “chiusura di cuore”. Se invece è l’addome a non muoversi e a non essere massaggiato dalla respirazione, ci saranno probabilmente

problemi digestivi, epatici, poca ricettività e sensibilità emotiva. Come si svolge una seduta? Le sedute di Rebirthing possono essere individuali o di gruppo. Le persone che respirano si adagiano comodamente in posizione supina su un lettino o su un materassino per terra e verranno assistite durante tutto il processo dall’operatore rebirther. Ogni sessione ha la durata di almeno un’ora, durante la quale si respira in maniera consapevole e circolare. Questo modo di respirare all’inizio sarà intenso e vitale, per concludersi poi in una dimensione di rilassamento profondo. Alla fine di una sessione di Rebirthing ci si sente ripuliti, rigenerati e con una sensazione di pace nel corpo, nella mente e nello spirito.

UN VIAGGIO INTERIORE AL CENTRO DELLE EMOZIONI Il respiro è purificante e rigenerante per il corpo. Fa bene alla salute, migliora la prestanza fisica, nutre e ripulisce le cellule. È l’aspetto emozionale però ad essere centrale nel Rebirthing, poiché il respiro è intimamente collegato con umori ed emozioni. Quando siamo contenti respiriamo in maniera diversa rispetto a quando siamo preoccupati. Questo è particolarmente evidente nei bambini. Se piangono, se sono arrabbiati, se ridono e sono felici lo esprimono totalmente col viso e col corpo e il respiro sembra essere il motore di tali espressioni. Durante la crescita però, il bambino impara a gestire e controllare molti dei propri stati emotivi, contenendo e modificando inconsciamente il proprio respiro. Si chiude nell’espirazione per difendersi dalla paura, o si contrae nell’inspirazione per non lasciare uscire la rabbia, o riduce il respiro in toto per non sentire il dolore. In questo modo però finisce per bloccare anche le emozioni positive: per esempio la fiducia è un istinto complementare alla paura. L’amore è complementare alla rabbia. E il piacere è l’altra faccia del dolore. Imparare a “guardare” le emozioni negative e lasciarle andare ci permetterà di entrare più facilmente in contatto anche con i loro complementari positivi.

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GUIDA ESAMI

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LA RADIOLOGIA arriva a domicilio

infatti a disposizione la tecnologia digitale: essa permette di effettuare radiografie con mezzi semplici, ma molto sofisticati, che consentono non solo l’ottenimento delle immagini diagnostiche ma anche la possibilità di trasmetterle dove serve sfruttando la possibilità della rete.

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adiografie ed ecografie direttamente a casa? è questo il futuro. Soprattutto per andare incontro ai pazienti più fragili, ovvero persone con patologie multiple, con stato di salute instabile, frequentemente disabili e di età avanzata. «Il processo di invecchiamento della popolazione, unito alla diminuzione della mortalità e ai continui progressi in campo medico-scientifico, ha portato a una notevole progressione delle patologie croniche e a un incremento della disabilità» osserva il dottor Carmine Valentino, radiologo. «I pazienti anziani, affetti da pluripatologie, risultano inoltre particolarmente esposti a ulteriori criticità. Sono molteplici le patologie che necessitano di una diagnosi accu-

DOTT. CARMINE VALENTINO Specialista in Radiologia - LIBERO PROFESSIONISTA -

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rata, a volte complessa, tra queste in particolare le malattie polmonari, cardiache e oncologiche. Da qui l’esigenza di offrire un’assistenza sanitaria finalizzata il più possibile al miglioramento della qualità di vita. Un’assistenza che non obbliga il paziente che ha difficoltà a spostarsi, ma va direttamente da lui». Anche per quanto riguarda gli esami diagnostici? Sì, il paziente “fragile” molto spesso subisce un importante disagio nello spostamento verso una struttura sanitaria per essere sottoposto a esami diagnostici. A volte è addirittura improponibile il trasporto. Fornire quindi un servizio di radiologia domiciliare, diretta a favore di persone anziane, disabili o comunque in condizioni di salute molto precarie, rappresenta un grosso valore aggiunto per il sistema sanitario assistenziale e un indiscutibile vantaggio per il paziente. Quindi il malato non si sposta. Sono le strumentazioni a farlo. Come è possibile? Grazie all’evoluzione tecnologica in campo sanitario. Oggi abbiamo

Ma per quali tipi di patologie in particolare può essere utile? La radiologia “a domicilio” può soddisfare numerosi quesiti diagnostici nell’ambito delle patologie maggiormente diffuse tra i pazienti fragili, ovvero quelle dell’apparato cardio-respiratorio. Tra gli esami più frequentemente eseguiti c’è la radiografia del torace: viene effettuata mediante una attrezzatura trasportabile dotata di tubo radiogeno a bassa emissione di radiazioni abbinato a un “pannello” digitale che riceve la radiazione e permette la visualizzazione immediata delle immagini che vengono trasmesse al medico radiologo per la valutazione diagnostica. In realtà, però, possono essere effettuati anche tutti gli esami radiografici convenzionali. Fra questi, per citarne alcuni, gli esami dell’osso per la patologia di tipo traumatico, frequente nell’anziano, utili ad esempio per la valutazione di eventuali fratture dopo la caduta dal letto. Il tutto nel rispetto ovviamente delle varie normative in tema di sicurezza e privacy e qualità delle immagini che risultano assolutamente paragonabili a quelle prodotte da attrezzature fisse negli ambienti ospedalieri.


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AGGRESSIVITÀ NEL CANE E BAMBINI le regole della prevenzione a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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na recente ricerca nel campo della neuropschiatria infantile dell’Università di Cambridge, pubblicata sulla rivista Journal of Applied Developmental Psychology, dimostra che i bambini instaurano relazioni meno conflittuali e più soddisfacenti con i loro cani che non con i fratelli e le sorelle. I ricercatori sono giunti a queste conclusioni selezionando 77 bambini di 12 anni, che vivono con animali e che hanno uno o più fratelli e sorelle. “È la dimostrazione di quanto importante sia per lo sviluppo dei bambini il rapporto con il proprio animale da compagnia che rappresenta un polo affettivo che dà sicurezza e migliora la stabilità emotiva” sostiene Matthew Cassels, coordinatore della ricerca.

Lo studio, se da un lato ci dimostra quanti possano essere i benefici di un animale domestico per i nostri bambini, dall’altra non si interroga se gli stessi vantaggi siano percepiti anche dai nostri animali. Il pericolo che vengano trattati come “giocattoli viventi” per i nostri bimbi è sempre da tenere presente; pena lo squilibrio di una relazione che può dimostrarsi vantaggiosa solo se vengono rispettate anche le esigenze di benessere dei nostri animali da compagnia. Come fare allora? Quali sono le regole per una pacifica e soddisfacente convivenza? Come prevenire episodi di aggressività da parte del nostro pet? Lo abbiamo chiesto a Jacopo Riva, medico veterinario comportamentalista.

COMPAGNI DI GIOCHI E DI CRESCITA Secondo la maggior parte degli esperti, la presenza di un cane in famiglia è molto utile per lo sviluppo dei bambini, per diversi motivi: il bambino impara a essere responsabile di un altro essere vivente nell’occuparsi di lui e comprende l’esistenza di regole; ha un compagno di giochi e di confidenze; il cane è una valvola di sfogo anche per gli eccessi sentimentali del bimbo e del suo bisogno di affetto.

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Dottor Riva, cosa significa esattamente il termine aggressività? Chiaramente, la definizione di aggressività può avere numerose sfaccettature. In linea generale, può essere definita come un comportamento palese o intenzionale manifestato per danneggiare o altrimenti “provocare uno stimolo nocivo” nei confronti di un altro individuo o, più semplicemente, come “attacco o minaccia di attacco”, che può essere aggravato da frustrazione o da stimoli ostili. La caccia, il gioco e la difesa territoriale possono essere tutti etichettati come forme di aggressività, ma dal punto di vista funzionale sono comportamenti ben differenti. Il problema, in genere, nasce quando


PER UNA BUONA CONVIVENZA FIN DALL’INIZIO

Dott. Jacopo Riva PhD Veterinario comportamentalista - Specialista in Etologia Applicata Ambulatorio Veterinario Santa Maria Calcinate -

la comunicazione tra umano e animale non è corretta e l’animale non viene gestito nel modo giusto fin dalle prime fasi della convivenza: il cane di famiglia, da prezioso compagno per lo sviluppo del bambino, può diventare un pericolo. Purtroppo in letteratura sono riportati vari casi di morsi verso bimbi e diverse indagini hanno riscontrato che quelli inferiori ai quattro anni di età sono le vittime più frequenti di aggressività, con conseguenze anche gravi. Queste ricerche indicano la necessità assoluta di sorvegliare sempre il cane quando è presente un bambino piccolo. Purtroppo non tutti i cani sono in grado di convivere tranquillamente con i bambini poiché, soprattutto se molto piccoli, emettono vocalizzi e utilizzano movimenti inconsueti, improvvisi, imprevedibili che possono essere interpretati in modo non corretto da un cane mal socializzato. Un bambino che corre, ad esempio, potrebbe essere identificato con una preda da inseguire e catturare. Cosa fare se il cane si mostra aggressivo? Quando un cane ha mostrato atteggiamenti di aggressività verso persone o bambini, ma anche se è un soggetto troppo insicuro o pauroso, è sempre bene rivolgersi a un medico veterinario esperto in problemi comportamentali, che potrà dare alla famiglia ogni indicazione e tutti i consigli mirati.

Prima dell’arrivo a casa del bambino Valutate la modifica della gestione degli spazi, iniziando molto prima dell’arrivo del bebè (zone interdette, cancelletti di separazione, uso dei trasportino etc). Sarebbe utile portare a casa dall’ospedale gli indumenti del bimbo per farli annusare al cane e abituarlo al suo nuovo odore. Può essere utile utilizzare anche una traccia audio che riproduca il pianto di un bambino: in questo modo si potrà verificare le reazioni del cane e abituarlo gradualmente a questi nuovi suoni con semplici condizionamenti.

All’arrivo del bambino in casa Lasciate che il cane si avvicini al bimbo per annusarlo e conoscerlo, promuovendo la socializzazione; tutto sempre con un occhio di riguardo! Il cane non deve mai essere scacciato, né punito quando si avvicina al bambino, a meno che non vi siano reali necessità. All’inizio bisognerebbe premiare i comportamenti corretti (se il cane si avvicina al bimbo ed è tranquillo lo premieremo con un bocconcino in cibo). Se invece si comporta in modo troppo impulsivo, meglio distrarlo con un gioco, ma non punirlo. La cosa più importante è che il bambino rappresenti per il cane qualche cosa di positivo. Quindi, quando il bambino è presente, cercate di dare il maggior numero di attenzioni al cane, lasciare cadere dei pezzettini di cibo, accarezzarlo e giocare con lui. Quando invece il bambino non c’è, date meno attenzioni al cane. In questo modo la presenza del bimbo viene associata al premio, all’esperienza positiva, all’interazione.

Quando il bambino sarà più grande Insegnate ai bambini a rispettare le esigenze del cane, ad esempio non disturbarlo quando dorme. Un momento in cui va posta massima attenzione è il passaggio dal gattonare al camminare: il cane potrebbe improvvisamente trovarsi con un piccolo umano in continuo movimento che si avvicina a lui in modo imprevedibile e poco coordinato. Per evitare incidenti la cuccia del cane deve essere posizionata in modo che, quando il cane riposa, il bambino non possa raggiungerlo. Spesso i bambini che vivono con cani in casa, tendono ad avere una fiducia assoluta anche nei confronti di quelli che non conoscono e ciò può essere potenzialmente pericoloso. Bisogna insegnare ai bambini (tutti) il modo corretto di avvicinarsi ai cani: chiedere sempre il permesso, rimanere calmi, accarezzarli sotto il muso e non sulla testa, non fare movimenti bruschi e improvvisi. Si deve insegnare ai bambini come evitare le reazioni improvvise dei cani: devono sapere che i movimenti troppo bruschi, l’avvicinarsi a un cane che ha in bocca un gioco, un osso o del cibo possono provocare involontariamente l’animale. Bergamo Salute

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ANIMALI

RUBRICHE

Uno dei momenti più delicati e che maggiormente preoccupano i genitori è l’arrivo in casa di un nuovo membro, ovvero un neonato. Come fare per aiutare l’animale ad accettare la nuova situazione in modo sereno? Il problema comportamentale più frequente nei confronti di un bambino appena nato è la competizione: c’è chi reagisce interponendosi continuamente tra proprietari e bambino, chi mugola e abbaia per attirare l’attenzione, oppure salta per separare il bambino dai genitori. Alcuni accorgimenti, fin da prima che il bambino arrivi a casa, possono aiutare a favorire un rapporto sereno, senza che il cane si senta trascurato, o peggio sostituito nelle attenzioni dei padroni (vedi box a pag. 49).

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Gli effetti del comportamento umano su quello di un animale e sui suoi elementi psicobiologici (come umore, emozioni, capacità cognitiva, percezione, atti motori e reazioni autonome) sono numerosi. La comunicazione diventa, così come l’organizzazione sociale e territoriale, fondamentale per un corretto approccio tra proprietario o bambino e il cane di casa. La comunicazione è fatta di messaggi trasmessi e diffusi, composti da due importanti elementi: il contenuto e la forma di presentazione. Tra le persone, parole e linguaggio del corpo creano il sistema di comunicazione; un cane può assumere un postura di invito al gioco (messaggio), scodinzolando a più non posso (emozione). Ogni incongruenza tra contenuto e forma può comportare equivoci nella comunicazione, ambiguità, ansia ed eventuali disturbi comportamentali, fino ad atteggiamenti aggressivi. I bambini, senza volerlo, spesso ne sono la causa principale.

è una pagina tutorial di Facebook dove vengono proposte soluzioni per una migliore convivenza con i nostri animali domestici

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UNA QUESTIONE DI COMUNICAZIONE

Cosa è We&Pets? è un negozio per animali sito in Zanica (Bg) in Via Padergnone 36...

è un profilo informativo su Instagram dove vengono pubblicate novità, tendenze, informazioni

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... ma soprattutto è uno stile di vita di persone che considerano gli animali domestici membri della famiglia

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NEWS

“CLICCA IL NEO”: LA NUOVA APP PER BATTERE IL MELANOMA SUL TEMPO Avete notato un neo “strano” che ha cambiato forma, dimensione e colore nel tempo oppure un neo mai visto prima? Niente paura. Con la nuova app “Clicca il neo” potete avere un parere da parte di un dermatologo d’esperienza direttamente sul vostro smartphone. Una volta scaricata l'applicazione, infatti, basterà fare una foto alle macchie o alle lesioni a rischio, utilizzando una macchina fotografica digitale o il proprio cellulare, e inviare l’immagine (rispondendo anche ad alcune domande utili per la valutazione della lesione) all’esperto che, nel più breve tempo possibile, vi risponderà dopo aver valutato le caratteristiche del neo che vi sembra sospetto. Uno strumento utile e prezioso, nell’ottica di prevenzione e diagnosi precoce del melanoma, utilizzabile da persone con almeno 18 anni di età che si accorgano di avere un neo “strano” e vogliano avere una prima valutazione (che non ha valore diagnostico), ma che può suggerire o meno la possibilità di ricorrere a una visita dermatologica. La app è stata sperimentata nello studio condotto dal Centro studi Gised tra ottobre e febbraio scorso all'Agenzia di tutela della salute (Ats) di Bergamo: 211 dipendenti dell'Ats hanno provato il nuovo sistema mentre altri 213 quello di monitoraggio tradizionale.

SECONDA EDIZIONE (H)OPEN WEEK: VISITE ED ESAMI GRATIS PER LA SALUTE IN ROSA Visite, consulti, esami strumentali, eventi informativi e molte altre attività gratuite dedicate alla sensibilizzazione, prevenzione e cura delle malattie a maggior impatto femminile. Tutto questo sarà (H)Open Week sulla salute della donna, iniziativa organizzata da Onda (Osservatorio nazionale sulla salute della donna), in occasione della seconda Giornata nazionale della salute della donna. Dal 18 al 24 aprile, molti ospedali premiati con i Bollini Rosa offriranno servizi gratuiti diagnostici, clinici e informativi per le patologie più diffuse tra le donne e che maggiormente incidono sulla loro vita. Le aree specialistiche coinvolte sono: diabetologia, dietologia e nutrizione, endocrinologia, ginecologia e ostetricia, malattie cardiovascolari, malattie metaboliche dell’osso, neurologia, oncologia, reumatologia, senologia e sostegno alle donne vittime di violenza. Se volete conoscere i servizi gratuiti offerti dagli ospedali bergamaschi aderenti, potete consultare il sito www.bollinirosa.it con indicazioni di date, orari e modalità di prenotazione.




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A.R.M.R.

Insieme contro le malattie rare Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano. In questo numero parliamo della Sindrome di Hunter o Mucopolisaccaridosi tipo II.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R • Giovedì 30 Marzo Tradizionale appuntamento a Villa Camozzi per la Riunione Soci. Parteciperanno le Borsiste A.R.M.R e la Dott. Erica Daina ci aggiornerà sui nuovi LEA (Nuovi Livelli Essenziali di Assistenza) che vedono, dopo molti anni, l’aggiornamento della lista delle patologie rare. Al termine le volontarie A.R.M.R. offriranno a tutti gli intervenuti una cena da loro preparata. • Venerdì 31 Marzo - ore 20:00 Carnevale all’Hotel dei Cavalieri di Milano Organizzato dalla Delegazione A.R.M.R. di Milano, festa della Primavera con la musica della Band “Gli Imprevedibili”.

Per informazioni: 035/79.85.18 – 338/44.58.526 segreteria@armr.it

Sindrome di Hunter o Mucopolisaccaridosi tipo II Codice esenzione. RCG140 Definizione. Patologia del metabolismo dei mucopolisaccaridi (gruppo di polisaccaridi determinata dal deficit di un enzima chiamato iduronato solfatasi, che serve a decomporre nell'organismo sostanze chiamate glicosaminoglicani (GAG). Segni e Sintomi. La forma grave o di tipo A è la forma classica della malattia di Hunter ed è caratterizzata da lineamenti grossolani del viso, bassa statura, rigidità articolare, epatosplenomegalia ed ernie. Il ritardo mentale è grave. L'aspettativa di vita si estende all'adolescenza e talvolta anche fino a 20 anni di età. La forma di tipo B, meno grave, è caratterizzata da uno sviluppo mentale normale o solo lievemente deficitario con aspettative di vita migliori. Eziologia. Il difetto di base è sconosciuto. Diagnosi. La prima diagnosi si basa sul riscontro di un aumento nelle urine dei livelli di eparansolfato e dermatansolfato nelle urine. La diagnosi definitiva si ottiene mediante l'analisi dell'attività enzimatica su leucociti, siero o fibroblasti, e con l'analisi molecolare del gene dell'enzima irudonato solfatasi Terapia. Il trattamento prevede terapie di tipo palliativo al fine di prevenire e\o trattare le eventuali complicanze a livello cerebrale, oculare, articolare, e dell'udito, oltre che respiratorie e cardiache. L'intervento di stabilizzazione atlanto-epistrofeo (cioè delle prime vertebre cervicali) è necessario per alcuni pazienti. Il trapianto del midollo osseo non si è dimostrato efficace. Un prossimo approccio terapeutico è rappresentato dalla terapia enzimatica sostitutiva. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

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DAL TERRITORIO

FARMACIE

L'OMEOPATIA

dal punto di vista del farmacista Dott. ANDREA RACITI Farmacista

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

- docente al Master in omeopatia dell’Università di Bergamo -

“P

referisce un medicinale omeopatico?”. Molte volte avrete sentito il vostro farmacista chiedervi o consigliarvi un medicinale omeopatico. Dietro una semplice domanda c’è una conoscenza e un approccio differente, rispetto alla medicina “tradizionale”, che porta a interessarsi in modo approfondito e olistico (cioè “globale” e non solo circoscritto al sintomo specifico) alle problematiche di salute di chi esprime un disagio. Come ci spiega il dottor Andrea Raciti, farmacista, organizzatore e docente al Master in omeopatia dell’Università di Bergamo. Per prima cosa definiamo cosa è la medicina omeopatica… L’omeopatia non è una medicina “alternativa” o diversa, ma è un’altra opportunità terapeutica che viene utilizzata nella ricerca della migliore terapia o consiglio per le

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esigenze di chi si rivolge a noi. È un metodo terapeutico olistico: come tale, quindi, mira a curare l’individuo nella sua totalità, ponendolo al centro dell’interesse del terapeuta, e scegliendo la terapia in maniera personalizzata come fa un sarto nel tagliare un abito su misura. Come si arriva a riuscire a “personalizzare” davvero la terapia? Premesso che i medicinali omeopatici sono riconosciuti dal Sistema Sanitario Nazionale come farmaci a tutti gli effetti, tramite il “Colloquio omeopatico” il farmacista (o il medico omeopata) va a effettuare un’indagine molto approfondita su quelle che sono le manifestazioni e le modalità di un eventuale disagio o di una patologia, oltre a considerare la reattività dei singoli pazienti. Attraverso l’interrogatorio omeopatico, infatti, l’omeopatia indaga in prima battura sull’eziolo-

gia di un malessere, ovvero la causa scatenante che l’ha generata, per poi contestualizzare la patologia osservando le modalità, le sensazioni e i sintomi concomitanti che si manifestano in maniera diversa da persona a persona. Con questa tecnica d’indagine, l’omeopata riesce a identificare le peculiarità delle manifestazioni dei sintomi, proprie di ciascun individuo e di conseguenza può suggerire la terapia più adatta al paziente come persona singola: potrà quindi consigliare una terapia omeopatica, una terapia integrata omeopatica/ allopatica o una terapia allopatica dove la ritenga la migliore soluzione possibile. Avvicinandosi in questo modo è possibile modifica-

PRODOTTI OMEOPATICI E COMUNICAZIONE In virtù della peculiare caratteristica dell’approccio al paziente prevista dal metodo omeopatico, nell’ambito del master universitario “Il farmacista e i prodotti omeopatici. Strategie di marketing”, attivo presso l’Università di Bergamo (di cui il dottor Raciti è uno dei docenti), i farmacisti completano la loro preparazione anche attraverso lezioni dedicate alla comunicazione e in particolare alla relazione farmacista - cliente/ paziente.


L’omeopatia è stata introdotta in protocolli medici da strutture pubbliche sia in Francia sia in Germania, Paesi in cui i costi vengono rimborsati integralmente dal sistema sanitario

re il binomio malattia-farmaco che contraddistingue il consiglio nella medicina allopatica (in altre parole la cosiddetta medicina tradizionale), introducendo l’elemento uomo per giungere alla definizione di un nuovo trinomio malattia-uomo -farmaco, in cui il fattore uomo di-

venta conditio sine qua non (cioè condizione imprescindibile) nella scelta del farmaco. Ci può fare qualche esempio? In caso di mal di testa, secondo la medicina allopatica un comune approccio sarebbe il consiglio di un farmaco da banco a base di ibuprofene senza bisogno di ulteriori indagini; con l’omeopatia, invece, per la scelta della terapia bisognerà indagare il dettaglio dei sintomi che differenzia ogni paziente, e potrei utilizzare Ignatia (o Ignatia più ibuprofene) per curare un dolore al centro della testa con la sensazione di un chiodo che lì si conficca, oppure Naja tripudians per un mal di testa che il paziente descrive partire dalla tempia sinistra e arrivare all’occipite. Il farmacista, che oggi sempre più viene identificato come il consulente sanitario attivo nel contesto di un presidio di primo accesso alla popolazione, proprio per il ruolo che

esercita, non può esimersi dal conoscere anche la medicina omeopatica, a oggi richiesta da un terzo della popolazione in Italia. Spetterà poi al singolo professionista, secondo scienza e coscienza, nonché secondo la propria esperienza, scegliere se consigliare o meno i farmaci omeopatici. Gli obblighi deontologici della professione impongono, inoltre, a noi farmacisti l’obbligo di consigliare qualunque medicinale purché non nocivo: per tale motivo, il farmacista è tenuto a dispensare anche i farmaci omeopatici qualora richiesti dal paziente e idonei a salvaguardare la salute del medesimo. Solo attraverso la conoscenza, anche dell’omeopatia, potrà quindi assolvere a pieno le sue funzioni di educatore sanitario. In conclusione, l’omeopatia può essere considerata un’alternativa terapeutica a disposizione di farmacisti e pazienti, o comunque un ausilio importante nella scelta terapeutica più adatta al paziente.

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DAL TERRITORIO

ONLUS

ARCOBALENO ONLUS i campioni della bici insieme per regalare un reparto di chirurgia maxillo-facciale ai bambini armeni a cura di VIOLA COMPOSTELLA

C

ostruire in Armenia, nell’ospedale “Della mamma e Del bambino” della capitale Yerevan, un reparto con sale operatorie attrezzate e strumentazioni moderne per la chirurgia maxillofacciale infantile. Quello che sembrava un sogno è invece diventato realtà, grazie ad Arcobaleno Onlus (associazione nata nel 1992 a Padova con sede a Pradalunga (Bg) che ha come scopo primario supportare le coppie nella scelta e nell’attuazione dell’adozione internazionale), all’esperienza e sensibilità del dottor Antonino Cassisi (responsabile della chirurgia maxillo-facciale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII) e alla generosità di vecchi e nuovi campioni del ciclismo. Tutti insieme per centrare un obiettivo per così dire ambizioso. «Nell’ambito della sua operatività l’Associazione ha avuto modo, nel corso degli anni, di avviare un progetto di promozione e sostegno per coppie disponibili ad accogliere in adozione “special needs”, cioè bambini con bisogni sanitari speciali» racconta Bruna Rizzato, presidente della Onlus. «In particolare con il dottor Cassisi abbiamo avviato un percorso di informazione e sostegno per l’accoglienza di bambini armeni nati con labiopalatoschisi, percorso che ci ha portato a sostenere l’adozione nell’arco di dieci anni di 23 di loro. Quasi tutte le coppie sono state seguite, per quanto riguarda gli aspetti sanitari, dal dottor Cassisi che, vista la diffusione della problematica, nel 2012 ha deciso di andare in Armenia per confrontarsi con il primario dell’O58

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spedale “Istituto nazionale della salute riproduttiva, di perinatalologia, di ostetricia e di ginecologia” di Yerevan». Qui il dottor Cassisi constata che, oltre a un’importante presenza di labiopalatoschisi, ci sono anche molti bimbi con altre gravi malformazioni maxillo facciali. Serve una sala operatoria pediatrica maxillo-facciale per curarli. Ma come trovare i fondi per costruirla? Ecco che così nasce il progetto Cycling for Armenia. «Per il sostegno economico il dottor Cassisi, grande appassionato di ciclismo, ha coinvolto alcuni campioni tra cui Nibali, Scarponi, Gasparotto, Vanotti, Sagan, Basso, Viviani, che hanno sostenuto l’iniziativa e ci hanno permesso di realizzare la struttura della Sala Operatoria già inviata e istallata in Armenia. Grazie a un contributo della “Tavola Valdese” a breve verranno completati gli impianti elettrici e le pavimentazioni del reparto. Stiamo inoltre predisponendo una nuova campagna di raccolta fondi per completare l’arredo della sala operatoria, una parte degli arredi è stata donata dagli Ospedali Riuniti di Bergamo a seguito del trasferimento alla nuova sede. Le successive fasi prevedono l’acquisto dell’attrezzatura e la formazione dell’équipe medico-sanitaria armena. Quest’ultima fase vedrà impegnato ancora una volta il dottor Antonino Cassisi che si recherà periodicamente in Armenia per operare con i medici dell’ospedale di Yerevan fino alla loro completa formazione, in modo da rendere l’équipe armena autonoma» conclude il presidente Rizzato.

Un riferimento per le adozioni Internazionali L’Associazione “Arcobaleno Onlus” è stata legalmente costituita a Padova nel 1992. I suoi soci fondatori sono un gruppo di genitori adottivi che hanno voluto mettere la loro esperienza a disposizione dell’Adozione Internazionale e delle famiglie che avviavano una riflessione verso questo tipo di genitorialità. L’Associazione dà supporto e assistenza a coppie provenienti da ogni parte d’Italia. Nel settembre del 1998 ha ottenuto il riconoscimento di Ente Morale ed è stata inserita nell’albo degli Enti Autorizzati dalla Commissione per le Adozioni Internazionali che fa capo alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Attualmente è operativa sul territorio della Repubblica di Armenia, della Federazione Russa, della Repubblica di Moldova e della Repubblica del Senegal.


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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

SI RISVEGLIA dal coma dopo cinque anni a cura di LELLA FONSECA

La commovente storia di Giorgio, finito in coma vegetativo dopo un incidente stradale, e di una mamma coraggiosa che non ha mai perso le speranze

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la notte del 15 maggio 2010. In casa Grena a Foresto Sparso i genitori attendono il figlio Giorgio, 22 anni, uscito con amici. È passata mezzanotte e il ragazzo non risponde al cellulare. Le ore passano e mamma Rosa è sempre più preoccupata. Giorgio è un ragazzo tranquillo che si impegna in parrocchia e al Cre, sta terminando la formazione per diventare agente assicurativo, non è tipo da ritardare senza ragione. Deve essere successo qualcosa di grave. All’alba la preoccupazione diventa un presentimento pesante; il papà decide di aspettare ancora qualche ora e poi chiamerà i Carabinieri. Alle otto però lo precede la telefonata della polizia. «Giorgio ha avuto un

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incidente in auto». Rosa Vigani si precipita a Bergamo con il figlio e il papà. Al pronto soccorso trova Giorgio fasciato e intubato. Il chirurgo non nasconde che la situazione è molto grave. è rimasto vittima di un incidente stradale. Alle tre di notte l’auto su cui viaggiava in autostrada come passeggero ha urtato un’utilitaria ed è andata a sbattere contro un camion fermo in una piazzola. L'amico di Giorgio alla guida è illeso, ma il bilancio è pesante: il conducente dell’utilitaria è morto e il ragazzo ha subito un gravissimo trauma cranico e viene ricoverato in rianimazione. Durante il ricovero la pressione intracranica non scende e Giorgio deve essere sottoposto a un intervento delicatissimo.

Mamma Rosa sente che non è finita, è sostenuta da una fede profonda, prega incessantemente per il figlio. Sa che potrebbe anche non riprendersi, ma chiede ai medici che cosa farebbero se il paziente fosse loro figlio. «Se avesse 40 o 50 anni non lo faremmo operare, ma alla sua età sì» rispondono. Giorgio è giovane e forte. Dopo l’intervento passa alla terapia sub intensiva. È in stato di coma e ha la febbre alta, probabilmente per un’infezione alla sonda della PEG (Gastrostomia Endoscopica Percutanea, tecnica che consente la nutrizione attraverso un tubicino inserito nell’addome). Al momento di lasciare i Riuniti mamma Rosa si rivolge alla clinica Maugeri di Pavia, struttura specializzata


con Rosa, una mamma con un’esagerata progettualità e l’équipe che tenta di riportarla alla realtà…» si legge in una memoria delle infermiere di Pavia che ci mostra. Quando deve lasciare Pavia e scegliere se portarlo in un istituto o a casa, Rosa non esita a tornare a Foresto, tra il calore della sua famiglia. «Ma la casa non aveva l’ascensore per cui abbiamo cercato un’altra abitazione adattandola alle esigenze di Giorgio. Durante i lavori siamo stati ricoverati tre mesi alla Clinica Quarenghi. Tornati a casa tra mille paure abbiamo trasformato la casa di Giorgio come se fosse una piccola clinica, con infermieri, fisioterapisti e logopedisti» ricorda Rosa.

per accogliere pazienti in stato di minima coscienza, dove il dottor Maggioni esamina il caso e accetta il trasferimento del figlio. Alla Maugeri Giorgio rimane da giugno 2010 a settembre 2011. Qui viene sottoposto ad altri interventi. Gli allungano i tendini che l’impossibilità di movimento ha accorciato. La mamma è sempre al suo fianco, operazione dopo operazione. Non perde la speranza che qualcosa possa cambiare, nonostante i medici stessi non le diano illusioni. «L’équipe riabilitativa pensa che il paziente rimarrà in stato vegetativo, o forse di minima responsività, ma la mamma ha elevate aspettative. Da lì inizia il nostro divario, l’incontro-scontro

La riabilitazione alterna periodi a casa e all’Istituto clinico Quarenghi di San Pellegrino. La famiglia non lascia nulla di intentato ma l’impegno economico è elevato: il massimale dell’assicurazione dell’auto che ha causato l’incidente era basso ed è stato diviso tra le due vittime del sinistro; il tempo passa e le spese sono tante. Un piccolo aiuto viene dalla Regione Lombardia che, insieme a poche altre in Italia, assegna un sussidio di mille euro al mese alle famiglie che decidono di tenere i propri cari in stato vegetativo a casa, sollevando il servizio sanitario da un’onerosa assistenza nelle strutture. Certo non è facile, né da un punto di vista economico, né pratico né emotivo. Ma mamma Rosa non molla. È disposta ad affrontare tutti i sacrifici che si rendano necessari. È per il suo Giorgio. Il 31 maggio 2015 la sua incrollabile determinazione viene ripagata. Accade il miracolo, come lo definisce mamma Rosa: Giorgio ritorna a parlare. Gli chiedono come sta e risponde: «bene» Poi vengono altre parole, sa come si chiama, quando è nato, il suo segno zodiacale… Il dottor Maggioni e il dottor Salvi, il neurologo che lo segue a San Pellegrino, ricevono la

notizia al telefono. All’inizio sono scettici, pensano si tratti di suggestione da parte dei famigliari ed è comprensibile, si sono registrati solo sedici casi di questo tipo in tutto il mondo. Invece è tutto vero. Da questo momento la riabilitazione cambia piega perché Giorgio reagisce. Quando lo incontriamo a San Pellegrino insieme ai genitori e al dottor Salvi sta per iniziare il pranzo, nonostante venga alimentato in parte con la PEG. Le sue corde vocali sono deboli e la deglutizione è difficoltosa per la lunga inattività e gli intubamenti, ma le sue capacità cognitive oggi sono buone, vede la televisione, ascolta la musica, sceglie i canali che preferisce, anche se è faticoso esprimersi. Quando si parla della sua nipotina di tre anni, Ginevra, il suo sguardo si illumina, la bambina adora lo zio e cerca sempre di stargli vicino. Che cosa ricorda Giorgio del periodo trascorso in stato vegetativo? «Nel momento del trauma la memoria smette di registrare, ma se l’attività cognitiva riprende, i ricordi precedenti sono intatti» spiega il dottor Salvi. «Nel caso di Giorgio ha ripreso a funzionare anche la memoria anterograda, cioè quella del presente, che ci fa ricordare i fatti della giornata. La “rinascita” di Giorgio è stata in gran parte dovuta alla tenacia della sua famiglia, che non si è mai arresa. Come i Grena ho visto altre famiglie fare di tutto per praticare la riabilitazione a casa; in alcuni casi hanno poi formato dei gruppi di assistenza o sono diventate delle vere e proprie strutture. I loro sforzi non sono abbastanza riconosciuti, dovrebbero ricevere un maggior sostegno dalle istituzioni» ribadisce il medico. «Giorgio racconta alle persone perché fai tutto questo» dice la mamma quando stiamo per salutarci. «Per aiutare quelle persone che sono nelle mie condizioni. Ringrazio tutti i miei angeli per quello che hanno fatto e stanno facendo per me». Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

LATO UMANO DELLA MEDICINA

L'INFERMIERE

volante

la carica degli over 35 L’organizzazione dell’atletica “over 35”, ovvero dei Master, vede i praticanti suddivisi in fasce di età di cinque anni, a partire dai 35 anni: la sigla della categoria (SM per gli uomini, SF per le donne) è seguita dalla cifra dell’età più giovane della fascia (per esempio: SM35 indicherà la fascia di tesseramento che riguarda gli uomini dai 35 ai 39 anni).

a cura di LELLA FONSECA

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el 2016 ai 37° Medigames di Maribor, una versione delle Olimpiadi dedicata ai professionisti del settore sanitario, ha fatto incetta di medaglie. Ha portato a casa l'oro nei 200 metri, nei 400 metri e nella staffetta 4x100, l’argento nei 100 metri e il bronzo nel lancio del disco, del peso e del martello, quarto posto nel lancio del giavellotto e anche una medaglia d’argento nel nuoto, nei 100 metri stile rana (il tutto nella categoria dai 45 fino ai 54 anni). Il brillante atleta è Raffaello Baitelli, 49 anni di Sant'Omobono Imagna, infermiere all'Ospedale Papa Giovanni XXIII in Chirurgia I-III, reparti dedicati alla chirurgia toracica e trapianti di fegato e polmone, diretti da Michele Colledan uno dei suoi più accaniti sostenito-

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ri. È stato proprio il Papa Giovanni XXIII a sostenere la sua partecipazione ai giochi di Maribor. Incontriamo Raffaello all'Ospedale papa Giovanni XXIII, appena prima di iniziare il suo turno. Ci racconta che ai Medigames ha spodestato l'indiscusso vincitore delle ultime 15 edizioni nei 200 metri piani, Phil, un traumatologo londinese dal fisico imponente, sempre cordiale e solare con i suoi rivali, che tuttavia ha impiegato quasi 10 minuti al termine della gara per digerire questa sconfitta. La corsa si è decisa in un spalla a spalla negli ultimi 20 metri ed è stata descritta come la più emozionante di tutta l'edizione (vedi foto). «Digerita la sconfitta Phil mi ha chiesto di fare insieme a lui la staffetta 4x100,

che può prevedere atleti di diverse nazioni, ma ho deciso di rimanere col gruppo italiano, con cui ho guadagnato uno degli ori» ricorda sorridendo. Lo sport agonistico Raffaello ce l'ha nel sangue. Ha cominciato a cinque anni a nuotare e ha gareggiato fino ai 15 con buoni risultati. Poi si è dedicato al calcio fino ai 20 anni, quando ha cominciato a studiare infermieristica. L'impegno degli studi e poi del lavoro per qualche anno gli impediscono di fare attività agonistica, ma non abbandona lo sport, soprattutto la pallavolo, come atleta e allenatore, ma anche il basket e il tennis. La passione per l'atletica arriva più tardi, quando la prima figlia comincia a fare sport e si avvici-


na alla società sportiva Atletica Valle Imagna. Ottiene il diploma FIDAL, che gli permette di essere allenatore nella società per gli atleti nella fascia 11-47 anni, ma anche di se stesso. Inizia con il mezzofondo e la marcia, poi passa alle gare in pista fino ad arrivare al decathlon, disciplina multipla che prevede gare nei 100 metri piani, salto in lungo, getto del peso, salto in alto 400 metri piani, 110 metri ostacoli, lancio del disco, salto con l'asta, lancio del giavellotto, 1500 metri piani. Con l'atletica scopre anche il mondo Master, cioè il circuito degli atleti sopra i 35 anni. Ha vinto molto come Master: sei titoli italiani negli ultimi cinque anni e 14 titoli regionali in diverse discipline; è stato sul podio anche in diverse competizioni europee. «I Medigames li ho conosciuti attraverso la newsletter interna del Papa Giovanni XXIII, quella dedicata agli operatori, che annunciava l'apertura delle iscrizioni per la 36° edizione svoltasi in Irlanda nel 2015. Mi sono informato sui giochi e vedendo i tempi delle gare ho capito che potevano essere un'opportunità interessante anche per me. Nel 2015 non sono riuscito a iscrivermi, ma nel 2016 mi sono messo in movimento per trovare una sponsorizzazione. I giochi infatti sono aperti a tutti gli atleti del settore sanitario (medici, infermieri, veterinari, dentisti, tecnici, amministratori) che devono però sostenere la spesa del viaggio e del soggiorno. Nel mio caso le spese sono state sostenute dall'ASST Papa Giovanni XXIII che, visto il mio nutrito curriculum di attività e di risultati agonistici, l'ha concessa. Insieme all’ospedale devo ringraziare anche il mio coordinatore Alessandro Bresciani e la mia responsabile di dipartimento Laura Tomasoni, che mi hanno appoggiato e sostenuto in questa avventura» racconta l'infermiere. E Raffaello ripaga la fiducia del suo ospedale con una raffica di medaglie a Maribor. Ma che cosa

sta dietro questi brillanti risultati a un'età non più verde? «Tanta volontà e tanto allenamento. Mi alleno 4-8 volte alla settimana, a seconda che l'impegno agonistico sia più o meno vicino. I turni in ospedale mi permettono di gestire gli allenamenti: ad esempio nei giorni liberi ne posso fare due nella stessa giornata. Se ho fatto un turno pesante, invece, faccio solo un allenamento leggero o lo salto. Mi alleno nelle varie discipline, ma anche in piscina e in palestra» svela Baitelli. L'impegno tra lavoro e sport è tanto e non potrebbe impiegare il tempo che ci dedica se l'intera famiglia non lo sostenesse. A partire dalla moglie Nelly, anche lei infermiera, che lo accompagna spesso nelle trasferte, anche in quella di Maribor, e dei tre figli: la più grande Valentina, già fuori casa, si sta allenando nel disco, Giacomo di 17 anni è molto dotato fisicamente e si dedica al lancio del peso, mentre Andrea di 15 anni sta seguendo le orme del padre nel decathlon. Oltre agli allenamenti Raffaello fa molta attenzione anche al cibo e allo stile di vita: niente fumo, pochissimo alcool e un'alimentazione molto controllata, perché nell'atletica il peso è importantissimo: il suo peso forma, che controlla con frequenza, è 80 kg per 1,86 m di altezza. La sua dieta di atleta è diventata quella di tutta la famiglia: riso o pasta solo una volta al giorno, poco pane, massimo 8090 grammi, pesce una o due volte alla settimana, carne rossa una volta alla settimana, via libera alle carni bianche e tanta tanta frutta e verdura. In casa non entrano cibi confezionati e cibo spazzatura, così non c'è neppure la tentazione di sgarrare. La prossima edizione 2017 dei Medigames si svolgerà a Marsiglia; l'infermiere volante sta recuperando un leggero trauma, uno stiramento del bicipite femorale sinistro, e conta di tornare ad allenarsi al più presto anche per altri appuntamenti importanti... Medaglie in vista anche per il 2017? Bergamo Salute

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stRUtture

POLIAMBULATORIO HABILITA SAN MARCO

Diagnosi e cura

DELLE PATOLOGIE RESPIRATORIE … con medici d’esperienza e strumentazioni d’avanguardia

a cura di MARIA CASTELLANO

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ono tra le principali cause di morbilità e mortalità, con un trend in costante crescita nei prossimi anni. Parliamo delle malattie respiratorie croniche, una vasta gamma di gravi condizioni patologiche tra cui le più frequenti sono la Broncopatia Cronico Ostruttiva (BPCO) e l’asma. Basti pensare che, secondo i dati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), sarebbero centinaia di milioni le persone che ne soffrono in tutto il mondo: circa 300 milioni per l'asma, 80 milioni per broncopatia cronico ostruttiva di grado moderato o grave. Le patologie respiratorie, croniche e non, sono quindi diventate sempre di più al centro della nostra quotidianità. Possono colpire chiunque, dai bambini agli adulti e in modo particolare gli anziani e necessitato di diagnosi e cure appropriate. Alla luce di questi dati e per offrire un punto di riferimento qualificato in questo ambito, Habilita ha deciso di aprire un nuovo ambulatorio dedicato alle patologie respiratorie a 360°, dalla BPCO all’asma, dalle interstiziopatie polmonari alle patologie neoplastiche. A gestirlo, il dottor Giovanni Michetti, che vanta una vasta esperienza in questo ambito (ha lavorato da sempre per l’ASST Papa Giovanni XXIII, come Direttore dell’Unità di Pneumologia). 64

Bergamo Salute

Oltre alle visite specialistiche, presso il nuovo ambulatorio, che avrà sede all’interno del Poliambulatorio Habilita San Marco, sarà possibile accedere anche a servizi diagnostici all’avanguardia, come la cabina pletismografica corporea di ultima generazione, che permette uno studio accurato della funzione respiratoria. La presenza, poi, di molteplici specialità all’interno della stessa struttura, come la Cardiologia, la Otorinolaringoiatria, l’Unità di Diagnostica per immagini (RX, RMN), permetterà un’inquadratura a tutto tondo del paziente respiratorio che spesso soffre di altre patologie d’accompagnamento.

Dottor Michetti, una delle patologie respiratorie croniche più diffuse e pericolose è rappresentata dalla BPCO (bronco pneumopatia cronica ostruttiva). Ci può spiegare cosa succede ai nostri bronchi quando se ne soffre? La BPCO rappresenta la quarta causa di morte nel mondo ed è in continuo aumento. Colpisce circa il 5 per cento della popolazione e si può quindi stimare che in provincia di Bergamo ne soffrano 40.000 persone, in particolare anziani. È una condizione che rende


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difficile la respirazione ed è dovuta alla somma degli agenti inquinanti (come inquinamento atmosferico, fumo di sigaretta etc.) che si accumulano nei polmoni di un paziente nel corso degli anni. Tende a essere progressiva, cioè a peggiorare nel tempo, e chi ne è affetto può presentare un’importante risposta infiammatoria cronica delle vie aeree, in risposta a una malattia infettiva o all’esposizione a particelle, fumi e vapori irritanti (riacutizzazioni di BPCO). Le vie respiratorie hanno una forma simile a un albero con tanti rami e ramificazioni, sempre più piccole, che terminano in una sorta di palloncini, detti “alveoli” polmonari. È dentro gli alveoli che il sangue si carica di ossigeno dall’aria inspirata e si libera dell’anidride carbonica che viene eliminata alla successiva espirazione. Quando tutto funziona normalmente, l’aria, dopo aver attraversato l’albero bronchiale, entra con rapidità e facilmente negli alveoli, uscendo altrettanto rapidamente. Quando si è affetti da BPCO, l’aria entra e soprattutto esce con difficoltà dalle vie aeree che risultano ristrette perché le pareti possono essere ispessite ed edematose (rigonfie), per la contrazione delle piccole cellule muscolari che le circondano o per l’accumulo di secrezioni mucose Passiamo all’asma altrettanto, se non più frequente, che colpisce anche persone giovani… L’asma bronchiale è una delle patologie più diffuse al mondo. Molto comune in età giovanile (infanzia e prima giovinezza), può svilupparsi anche in età più matura. In Italia si stima esistano circa 3 milioni di pazienti asmatici, in costante aumento, con un impatto economico considerevole sul Servizio Sanitario Nazionale. Si tratta di una patologia cronica dei bronchi nella quale, a causa di uno stato infiammatorio, si verifica una costrizione delle vie aeree che dà

UN PERCORSO INDIVIDUALIZZATO L’ambulatorio per le prestazioni patologiche respiratorie del poliambulatorio Habilita San Marco di Bergamo può contare sulle professionalità di Habilita attraverso un percorso diagnostico individualizzato composto da: prima valutazione pneumologica; spirometria nella Cabina Pletismografica con Spirometro su richiesta del medico o da prescrizione medica. Le prestazioni vengono eseguite sia in regime in convenzione con il S.S.N. sia in forma privata. Per informazioni: 035.4815515 (dal lunedì al venerdì dalle ore 08.00 alle ore 19.00) o prenotazioni@ habilita.it

luogo a mancanza o difficoltà di respiro. I tipici sintomi dell'asma sono respiro sibilante, senso di costrizione toracica, difficoltà respiratoria (dispnea) e tosse. Possono comparire gradualmente o all’improvviso e la loro intensità può variare da una crisi all'altra. La sola comparsa dei sintomi non basta a fare una diagnosi sicura d’asma né a stabilirne l’eziologia (ovvero la causa biologica). È invece necessario escludere altre patologie, di natura respiratoria o meno, come bronchite, enfisema o scompenso cardiaco e individuarne, dove possibile, una causa cosiddetta estrinseca. L’esposizione a uno o più fattori ambientali (allergeni, variazioni di temperatura e umidità, inquinamento, etc.), infatti, è nella maggior parte dei casi la causa dell’infiammazione bronchiale alla base dei sintomi. A proposito di diagnosi: nel nuovo ambulatorio ci sarà anche una cabina pletismografica.

Che vantaggi offre questo tipo di strumentazione? Avere questa macchina significa poter fare nella stessa seduta di visita prima l’esame e poi la visita medica, un vantaggio non da poco, visto che in altre strutture non hanno questo strumento e devono appoggiarsi a terzi. La cabina pletismografica sarà situata in un altro ambulatorio accanto a quello del medico, collegati internamente da una porta. L’esame consiste nel sedersi nella cabina grande come una cabina telefonica e respirare attraverso un boccaglio monouso e un pneumotacografo. Dopo alcuni atti respiratori la macchina calcolerà la quantità d’aria che i polmoni possono contenere e quindi, grazie a questo dato, capire se c’è insufficienza polmonare e di che entità. La durata dell’esame può variare da 10 a 20 minuti e non è un esame invasivo; il paziente non dovrà prepararsi in nessun modo specifico e non dovrà sottoporsi a trattamenti particolari. Bergamo Salute

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stRUtture

RESIDENZA ANNI AZZURRI SAN SISTO

Al via l’Rsa aperta

e la residenzialità leggera

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on solo casa di riposo o, per meglio dire, Residenza Sanitaria per Anziani. La Residenza Anni Azzurri San Sisto, che opera dal 2014 nell'ambito della terza età e della non autosufficienza attraverso servizi residenziali sul territorio di Bergamo, si propone oggi anche con i servizi di Rsa Aperta e Residenzialità Leggera, previsti dalla delibera regionale 2942 del 19/12/2014 che si inseriscono negli interventi rivolti a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili. Sarà dunque presto possibile richiedere assistenza a domiclio e/o ospitalità temporanea in convenzione. L'obiettivo di Residenze Anni Azzuri è quello di creare una conti-

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nuità nell'assistenza e nella presa in carico dei bisogni di persone fragili e a sostegno dei loro familiari/caregiver. «Con il servizio Rsa Aperta, Anni Azzurri San Sisto si propone di raggiungere le famiglie in difficoltà anche al loro domicilio, con interventi e prestazioni individualizzate e realizzate dai suoi professionisti: medici, infermieri, operatori d'assistenza Asa/Oss, educatori professionali, fisioterapisti, assistente sociale e psicologo. Oppure dando la possibilità di accogliere presso la Residenza le persone che necessitano di alcune prestazioni previste nel progetto individuale e nel PAI (Progetto Assistenziale Individualizzato) concordato con la famiglia

e l’ATS (ex ASL) di Bergamo» spiega Johnny Vinella, direttore della Residenza Anni Azzurri San Sisto. «La Rsa Aperta offre la possibilità di usufruire di un intervento di supporto domicliare o di prestazioni in struttura per alcuni momenti della giornata. Si tratta di un servizio che sarà aperto a tutte le persone residenti in Bergamo e Provincia, che abbiano compiuto i 75 anni, affette da demenza/ Alzheimer in condizioni di non autosufficienza». I destinatari dell'intervento, in ogni caso, sono persone assistite al proprio domicilio da un familiare, caregiver, anche se già usufruiscono di altre forme di assistenza domici-

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a cura di MARIA CASTELLANO


liare quali ADI (Assistenza Domiciliare Integrata) e SAD (Servizio di Assistenza Domiciliare) comunale. La misura di Residenzialità Leggera, per 20 posti sempre in collaborazione con l'ATS e aperta a tutte le persone residenti sul territorio di Bergamo e provincia, prevede invece l'erogazione di prestazioni sociosanitarie e assistenziali a persone che versano in condizione di fragilità e parziale autosufficienza, che abbiano compiuto 60 anni e che necessitano di un inserimento in Rsa per periodi limitati, la cui durata è stabilita attraverso il piano assistenziale individualizzato (PAI) sempre in accordo con l'ATS Bergamo. Per questi periodi la persona viene inserita in Rsa, a sollievo del caregiver/familiare, e usufruisce dei servizi erogati dalla struttura e dell'assistenza prevista dal progetto individuale.

Progetti personalizzati per ogni anziano Che si tratti di Rsa “tradizionale”, Rsa Aperta o Residenzialità Leggera, i progetti assistenziali elaborati in Anni Azzurri mirano a stimolare l’anziano in tutte le sue funzioni residue, senza però sostituirsi alle sue abilità, per quanto compromesse. Per tutte le persone prese in carico viene realizzato un progetto personalizzato che tiene conto del quadro clinico specifico. Obiettivi e azioni vengono definiti con il paziente e la sua famiglia, coinvolti in ogni scelta del percorso. Viene inoltre promossa una cultura della misurazione continua e oggettiva dei risultati ottenuti. Ogni momento della giornata e tutte le attività quotidiane vengono valorizzate in chiave di stimolazione e gestite da team composti da professionisti con competenze idonee alla valutazione e trattamento delle diverse problematiche delle persone.

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GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE

PODOLOGO non solo calli

a cura di MARIA CASTELLANO

“H

o un callo che mi dà fastidio. Vado dal podologo”. Giusto. Forse però non tutti sanno che in realtà il podologo non serve solo in quel caso. Questa figura sanitaria, infatti, sebbene nell’immaginario collettivo spesso sia associata principalmente a calli o unghie incarnite alla stregua di un pedicure, in realtà interviene nel trattamento di molte e diverse problematiche che possono riguardare il piede. Come ci spiega il dottor Tommaso Zanardi, podologo. Dottor Zanardi, che tipo DI professione è il podologo e di cosa si occupa? La podologia contemporanea ha inizio in Europa nel XVII secolo. Risalgono a quel periodo i primi trattati relativi a ricerche scientifiche sulle cause dei problemi più 68

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comuni del piede e dei metodi di cura più efficaci. Bisogna però arrivare ai giorni nostri perché venga riconosciuta e regolamentata la professione del podologo. Mentre in alcuni Paesi europei, quali Gran Bretagna e Spagna, si è iniziato negli anni Sessanta, è solo dal 2001 che è stato istituito a Milano il corso di Laurea in Podologia presso la facoltà di Medicina e Chirurgia. È per questo che ancora oggi molti confondono il podologo con il pedicure, non sapendo che quest’ultimo si può occupare solo dell’estetica delle unghie del piede. Il ruolo del podologo invece, sia che si svolga all’interno di strutture pubbliche come ospedali e case di cura, sia in strutture private come uno studio o un poliambulatorio, è quello di studiare e curare tutte le patologie e le problematiche legate alla struttura e alla conformazione del piede, della caviglia e delle

estremità inferiori della gamba. A partire dall’età pediatrica fino a quella geriatrica, valuta con tecniche strumentali (podoscopia, baropodometria) la morfologia del piede e la sua funzionalità statica e dinamica. Quali sono in particolare le patologie per le quali ci si può rivolgere a lui? Nel paziente in età evolutiva le patologie maggiormente riscontrate sono il piede torto, il piede cavo, il tallone dolente, artralgie da accrescimento, deviazioni digitali, verruche, micosi, unghie incarnite. Per la maggior parte di queste patologie di interesse ortopedico, il podologo può intervenire con la prescrizione e la realizzazione di plantari su misura per il miglioramento dell’appoggio plantare, per


L’arte del piede? Ha origini lontane Fin dal momento in cui, circa 4 milioni di anni fa, la specie umana conquista la postura eretta, il piede assume un’importanza fondamentale per la vita e l’evoluzione dell’uomo e contemporaneamente diviene sempre più rilevante l’attenzione per la protezione e la cura del piede. Le prime testimonianze dall’antichità, riguardo la professione e la pratica dell’arte della cura del piede, risalgono a più di 5.000 anni fa. Bassorilievi trovati in Egitto, Ippocrate nell’antica Grecia, sanitari specializzati al seguito degli eserciti romani e poi di quello di Napoleone Bonaparte, i Vangeli: tutti documentano la particolare attenzione dedicata al benessere e alla cura dei piedi.

alleviare dolori o per prevenire recidive o peggioramenti. Per quelle di natura dermatologica come ad esempio micosi, unghia incarnita e verruche, il podologo può consigliare prodotti specifici da banco e intervenire riducendo il dolore e la causa dell’unghia incarnita. Nel paziente giovane le patologie che si rilevano sono il piede piatto, il

piede cavo, il piede neurologico, le artralgie negli sportivi, la spina calcaneare, le tallodinie (dolore del tallone), le micosi, le iperidrosi e l’unghia incarnita. Anche in questi casi il podologo può intervenire sia con la costruzione di plantari su misura, sia con prodotti specifici da banco o con il trattamento mirato per la riduzione dell’unghia incar-

nita. Infine, nel paziente anziano, più complesso da trattare sia perché meno collaborante sia perchè può presentare patologie croniche e degenerative, sono di frequente riscontro il piede diabetico, il piede reumatoide, le metatarsalgie, le artralgie, le deviazioni delle dita, l’instabilità degli appoggi, l’alluce valgo, le onicopatie (malattie delle unghie), l’ipercheratosi (calli) da compressione e ancora patologie di carattere dermatologico come disidrosi (dermatite con vescicole), xerosi (pelle secca) e micosi (infezione di funghi patogeni). In questi pazienti è fondamentale intervenire con lo scopo di alleviare il dolore e rendere possibili i piccoli gesti della vita quotidiana. La realizzazione su misura di plantari morbidi, alleviano nella maggior parte dei casi le problematiche più invalidanti. Per tutti inoltre, l'educazione alla corretta igiene del piede è fondamentale per l’eliminazione di molte cause di malessere.

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REALTÀ SALUTE INSIEMEATE

LA RIABILITAZIONE NEUROPSICOLOGICA

a domicilio a cura di FRANCESCA DOGI

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atologie neurologiche, disfunzioni cerebrali di vario genere, lesioni o traumi ma anche disturbi depressivi o d’ansia. Tutte queste situazioni possono provocare un’alterazione del funzionamento della persona dal punto di vista cognitivo, emotivo e comportamentale. In questi casi la riabilitazione neuropsicologica rappresenta un valido supporto per recuperare (laddove possibile) o arrestare questo processo che, se trascurato, finisce per modificare lo stato di salute, le relazioni sociali e i comportamenti di chi ne è affetto, riducendo il suo grado di autonomia nella quotidianità. «La riabilitazione neuropsicologica consiste in un intervento volto a migliorare o a rallentare il declino delle capacità cerebrali compromesse» spiega Paola Bringoli, Direttore Operativo di InsiemeAte Onlus, associazione che da anni è impegnata nell’assistenza domiciliare alla persona fragile che oggi propone un “progetto pilota” con l’obiettivo di promuovere la

riabilitazione neuropsicologica al domicilio. «Questo tipo di riabilitazione si basa su attività cognitive che coinvolgono in modo attivo l’individuo. La sua efficacia è dimostrata da numerosi studi empirici descritti nelle più importanti pubblicazioni di riviste scientifiche le quali mettono in evidenza che, se svolta in modo continuativo, essa può dare risultati già dopo sei mesi». Ma quali sono in particolare i Disturbi che si possono affrontare? I disturbi neuropsicologici trattati sono di tipo cognitivo (deficit di attenzione, memoria, apprendimento, linguaggio) ed emotivocomportamentale (apatia, impulsività, irritabilità) i quali possono essere causati sia da patologie neurologiche (ictus, traumi cranici, sclerosi multiple, esiti di encefaliti e post-chirugici tumorali, Morbo di Parkinson, demenze) sia da psicopatologie (Disturbi depressivi e

INSIEMEATE ONLUS info@insieme-a-te.it Via Francesco Baracca,28 San Paolo d'Argon BG Numero verde 800 000 640

d’ansia). La riabilitazione neuropsicologica prevede la costruzione di un piano di trattamento individualizzato, generato mediante l’osservazione clinica, il colloquio neuropsicologico e i risultati della valutazione neuropsicologica, tutto svolto con assoluto rigore scientifico da figure professionali specializzate. Il vostro progetto, in particolare, come si struttura? La nostra attività di riabilitazione neuropsicologica prevederà percorsi individuali rivolti all’assistito, con attività ed esercizi in linea con le sue capacità residue. Il percorso sarà condotto da personale altamente qualificato e sarà costantemente condiviso, nelle sue fasi di costruzione e verifica, con i familiari, che l’Associazione ritiene da sempre elementi fondamentali della rete di cura che ruota intorno alla persona fragile. Crediamo che un intervento riabilitativo, ancor più se precoce, globale e coordinato, possa consentire importanti evoluzioni nel quadro clinico di un individuo, andando a garantire benessere e qualità di vita, favorendo maggiore autonomia e integrazione della persona nel suo contesto sociale, familiare e lavorativo. Bergamo Salute

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Fondazione Giovanni Carlo Rota O.N.L.U.S.

UNITÀ DI OFFERTA SOCIO SANITARIA Residenza Sanitaria Assistenziale accoglie 72 anziani non autosufficienti Cure Intermedie degenza per pazienti che, dopo eventi acuti necessitano di ulteriori cure/assistenza Residenza Sanitaria Disabili accoglie persone con disabilità fisiche, psichiche e sensoriali

Centro Diurno Integrato lun - sab 8.00 -18.00 eroga servizi sanitari e socio-assistenziali a ultra 65enni Assistenza Domiciliare Integrata assicura prestazioni sanitarie e socio-assistenziali a domicilio R.S.A. Aperta eroga attività socio-assistenziali per famiglie che assistono al domicilio familiari non autosufficienti

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PILATES THERAPY per vincere il mal di schiena e correggere la postura a cura di FRANCESCA DOGI

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e ne sarete accorti, magari anche in prima persona: spesso chi soffre il mal di schiena lamenta anche disturbi posturali, «La colonna vertebrale è il fulcro della postura» sottolinea la dottoressa Guerrina Brizzi, fisioterapista ideatrice e docente della tecnica Pilates Therapy che con il suo staff la applica presso lo Studio Fisioforma da 15 anni, con comprovati risultati e apprezzamenti da parte dei pazienti. DOTTORESSA BRIZZI, COME SI PUÒ CORREGGERE LA POSTURA E ALLO STESSO TEMPO COMBATTERE IL MAL DI SCHIENA? Con la Pilates Therapy, una tecnica riabilitativa di intelligenza motoria che trae origine dai principi di J. Hubertus Pilates. Tale tecnicca è stata rielaborata secondo i moderni concetti fisioterapici di controllo motorio e integrazione posturale e basata sui 10 principi (vedi box) che ho ideato. L’obiettivo è fare apprendere al paziente un nuovo modo di percepire il movimento, migliorare la consapevolezza del proprio corpo e trasmettere informazioni ed esercizi utili da applicare nella quotidianità.

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come si apprende questa tecnica? È semplice, si organizzano 10 lezioni di Pilates Therapy, proprio come sottoporsi a un ciclo di fisioterapia, FISIOFORMA www.fisioforma.it Via Guglielmo d'Alzano, 24122 - Bergamo Tel. 035 210396

ponendosi l’obiettivo di prendere coscienza di un principio a ogni lezione. Ad esempio, il primo principio si focalizza sulle funzioni vitali inconsce quali la respirazione, l’estensione assiale, la posizione neutra articolare e l’allineamento: attività primarie che sono svincolate dalla volontà di ognuno di noi. Vi siete mai chiesti se state respirando nel modo corretto? Se il vostro bacino e la colonna vertebrale quando siete seduti o in piedi è nella posizione giusta? E ancora la vostra testa mentre lavorate al computer o guidate l’auto o siete di fronte ai fornelli è allineata al tronco? In pratica durante la prima lezione di Pilates Therapy sarete condotti passo dopo passo a conoscere e migliorare la consapevolezza della vostra respirazione, imparerete come inibire la respirazione accessoria e favorire quella diaframmatica e toracica, a percepire la posizione più idonea del bacino per sostenere la colonna vertebrale, a iniziare un movimento del tronco o degli arti senza creare compressione articolare e stress muscolare; imparerete a visualizzare l’allineamento del vostro corpo tra la testa, le spalle, il bacino, le ginocchia e i piedi. E così di seguito per tutti gli altri principi Pilates Therapy: un lavoro efficace che coinvolge corpo e mente che genera un reale cambiamento fisico e affina la percezione di sé.

di fisioterapia. Il terapista alla fine della prima lezione consegnerà il “libricino dei compiti a casa”: esercizi feedback che hanno la finalità di rielaborare le informazioni ricevute e stimolare il cervello a modificare gli schemi motori viziati. Il lavoro di feedback posturale, svolto a casa o in ufficio, è un momento di apprendimento fondamentale che vi consentirà di passare dallo stato mentale di incosciente e incapace di correggere i propri atteggiamenti posturali, allo stato mentale di cosciente e capace di correggere i propri vizi posturali e vincere così il mal di schiena.

I 10 PRINCIPI ALLA BASE 1. Respirazione, estensione assiale, posizione neutra articolare e allineamento posturale. 2. Stabilità pelvico lombare e organizzazione. degli arti inferiori. 3. Organizzazione del movimento degli arti superiori, cervicale, scapole e colonna toracica. 4. Core stability e neutral spine. 5. Mobilizzazione della colonna vertebrale. 6. Stabilità laterale. 7. Trasferimento del carico. 8. Progressione piramidale del movimento. 9. Integrazione del movimento e timing. 10. Estensibilità e range di movimento.

Quanto dura una lezione e quanto costa? Ogni lezione dura un'ora e può essere praticata sia con gli attrezzi Pilates che a corpo libero, dipende dove e con chi si pratica; il costo è pari ad un'ora Bergamo Salute

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Tecnologia e innovazione al servizio della tranquillità e soddisfazione del paziente a cura di FRANCESCA DOGI

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fatti una pratica controllata, sicura ed efficace che permette di superare lo stress odontoiatrico, di lavorare con tranquillità, con un paziente collaborativo e perfettamente a suo agio e che non comporta la perdita dei riflessi protettivi». Tranquillità, al Polo odontoiatrico di Gorle, significa anche potersi affidare a tecnologie d’avanguardia, come lo smile design grazie al quale il paziente può “vedere” quale sarà il risultato ancora prima di iniziare un trattamento di estetica dentale, senza sorprese e con la consapevolezza del risultato. «Il software è il primo sistema che permette di progettare in digitale la riabilitazione estetica e funzionale del sorriso, attraverso strumenti semplici e automatici» spiega il dottor Stefano Bottini, protesista per i trattamenti di estetica odontoiatrica del Centro. Mediante un percorso guidato e intuitivo, il dentista è infatti in grado di presentare al paziente l’anteprima del risultato protesico e di fornire all’odontotecnico tutte le informazioni necessarie per l’esecuzione del lavoro. «Per realizzare il progetto sono

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necessarie due immagini, il viso sorridente del paziente e uno scatto intraorale con apribocca» continua il dottor Bottini. «Dalla semplice ablazione del tartaro alla chirurgia implantare avanzata come il carico immediato - metodo innovativo, sicuro, rapido e indolore per liberarsi dalle dentiera-, il nostro obiettivo è garantire al paziente la massima tranquillità possibile, sotto tutti i punti di vista e durante tutto il suo percorso di cura. Per farlo ci avvaliamo non solo di un pool di medici e professionisti esperti, ma anche delle tecnologie più avanzate, di nuovi materiali e delle sempre più sofisticate strumentazioni di disinfezione e sterilizzazione» conclude Zanardi.

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aura del dentista? Ora non più. Al Polo odontoiatrico di Gorle gli interventi implantologici, per chi lo desidera, possono essere eseguiti in sedazione cosciente, un’innovativa tecnica anestetica in grado di mantenere in uno stato di incoscienza apparente ed eliminare il dolore dell’intervento. «Sempre più persone scelgono di ricorrere alla sedazione cosciente per le riabilitazioni protesiche e nell’implantologia a carico immediato perché si tratta di un metodo innovativo, sicuro, rapido e indolore per liberarsi della fastidiosa dentiera o per risolvere tutte le noie legate ai denti» spiega il dottor Federico Zanardi, chirurgo implantologo del Polo odontoiatrico del Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle. «Prima della sedazione l’anestesista responsabile della procedura controlla la storia clinica del paziente, e dopo una visita viene eseguito un piccolo check up con analisi del sangue ed elettrocardiogramma. Anche se l’anestesista è sempre presente il paziente rimane sveglio e consenziente. La sedazione cosciente è in-

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di chirurgia vascolare a cura di FRANCESCA DOGI

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inecologia, ortopedia, chirurgia protesica, fisiatria posturale, cardiologia, endocrinologia, urologia, andrologia, diagnosi precoce per le malattie degenerative cerebrali, trattamento delle patologie emorroidarie (con laser CO2 evaporizzazione totalmente indolore), chirurgia e medicina estetica con le più moderne tecniche laser. Da anni il centro polispecialistico Medic Service rappresenta un punto di riferimento per la salute di molti bergamaschi, riunendo specialisti di diverse branche, altamente qualificati e di lunga esperienza, sotto la direzione del dottor Haim Reitan. Ora, da febbraio 2017, all’equipe di Medic Service si è aggiunto il dottor Roberto Mezzetti, chirurgo vascolare, dal 2007 responsabile dell’unità di Chirurgia Vascolare del Policlinico San

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Situazione normale

Marco di Zingonia. «Mi sono specializzato nel 1998 e dal 2001 mi occupo delle principali patologie arteriose, prime fra tutte l'aneurisma aortico, la chirurgia del salvataggio d'arto, compreso il piede diabetico e la patologia carotidea. Da sempre tratto la patologia con tecnica chirurgica tradizionale e con tecnica chirurgica endovascolare» racconta il dottor Mezzetti. La chirurgia endovascolare rappresenta la nuova frontiera nella terapia delle arteriopatie grazie alla sua mininvasività. Patologie che un tempo richiedevano interventi chirurgici complessi, di lunga durata e che necessitavano di lunga ospedalizzazione, grazie alle tecniche endovascolari oggi possono essere trattate in anestesia locale in tempi limitati e con ricovero di un solo giorno. «È di fondamentale importanza saper Aneurisma aortico

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distinguere quali sono i pazienti su cui intervenire con le tecniche mininvasive e quali sono i pazienti per i quali solo la chirurgia tradizionale (chirurgia open) è in grado di risolvere definitivamente la patologia. Solo il chirurgo vascolare con esperienza sia nelle tecniche endovascolari sia nella chirurgia tradizionale sarà in grado di offrire al paziente la soluzione giusta per il suo caso, senza correre il rischio che la scelta dello specialista sia condizionata dal campo in cui opera: chirurgia tradizionale o chirurgica mininvasiva» continua il dottor Mezzetti. «Tra le patologie l'aneurisma aortico, frequente nei soggetti cardiopatici, ipertesi o diabetici, è la più subdola, perché non ci sono sintomi premonitori sino a quando non accade la più temibile delle complicanze, cioè la rottura del vaso. Per questo, in ambito di prevenzione, è di fondamentale importanza uno screening attento e precoce, in modo da poter proporre al paziente una soluzione chirurgica il più delle volte in grado di risolvere completamente la patologia» conclude lo specialista. Bergamo Salute

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endodonzia è la scienza medica, nell’ambito dell’odontoiatria, che si occupa dei tessuti interni del dente, delle patologie e dei trattamenti correlati. Quando questi tessuti o i tessuti che circondano la radice dentale si infiammano, si ammalano o si danneggiano a causa di

rispettando il pavimento della camera pulpare, la sagomatura, la sigillazione dei canali, fino alla ricostruzioneÂť osserva Marco Grasselli odontotecnico con ventennale esperienza, titolare della DDC Design Dentale Cad, partner ufficiale Komet per Bergamo e provincia. ÂŤIl tutto supportato da un’ampia gamma che consente all’odontoiatra di attuare il protocollo piĂš conservativo e meno invasivo possibile per il pazienteÂť. Frese diamantate o in carburo di tungsteno fino alle frese in Biossido di Zirconio, senza dimenticare le punte soniche: tutti prodotti di altissima qualitĂ e versatilitĂ e soprattutto affidabili. ÂŤL‘apertura della cavitĂ d‘accesso è la prima fase, forse la piĂš importante, dell‘intero trattamento endodontico. Per questo avere le giuste frese, sempre efficienti, rende questa operazione piĂš semplice e sicuraÂť continua Grasselli.

carie o traumi, il trattamento endodontico permette di salvare il dente. A patto ovviamente che sia eseguito nel modo corretto e anche con strumentazioni precise e affidabili. Come quelle di Komet, azienda tedesca presente sul mercato da 90 anni che da sempre ha fatto delle materie prime selezionate, del design sofisticato e della tecnologia all’avanguardia le proprie armi vincenti. Oggi i prodotti Komet sono acquistabili in piÚ di 100 Paesi, anche se sviluppo e produzione restano vincolati agli standard concepiti nel luogo di origine. Negli ultimi anni Komet ha investito molte energie e risorse nel migliorare ulteriormente la qualità degli strumenti endodontici, riuscendo ad assolvere in modo efficace tutte le fasi dei diversi protocolli operativi: dall’apertura delle cavità , l’escavazione della dentina, la rettifica delle pareti,

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Bergamo Salute anno 7 - n°37 - mar. - apr. 2017

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Nello Ruggiero nello.ruggiero@marketingkmzero.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo, Depositphoto. Maurizio Valentini (foto di copertina) Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing km Zero Srls Via Broseta, 121 – 24128 Bergamo Tel. 035.258559 – Fax 035.209040 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Maria Castellano, Viola Compostella, Ilaria D'Ambrosi, Lella Fonseca, Giulia Sammarco

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2017. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Michele Cataldo - Medicina Estetica Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • • • • • •

Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

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