Bergamo Salute - 2017 - 40 – settembre/ottobre

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numero

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Anno 7 Settembre | Ottobre 2017

www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

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BergamoScienza 2017 la scienza dà spettacolo

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Se la cervicale non dà tregua

36 S.O.S. acne

50

Test Brca1 e Brca2 Quando servono?

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

18

The Pozzolis Family

Ecco a voi la nostra (ma anche un po’ vostra) pazza famiglia! Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 1



numero

40

Anno 7 Settembre| Ottobre 2017

www.bgsalute.it

) Editoriale 7 G7 dell’agricoltura a Bergamo ) ATTUALITà 8 BergamoScienza 2017 Anche quest’anno la scienza dà spettacolo ) Specialità A-Z 12 Epatologia Epatite C. Oggi guarire si può 14 Fisiatria Se la cervicale non dà tregua 16 Implantologia Impianti dentali senza osso? Oggi è possibile ) PERSONAGGIO 18 The Pozzolis Family Ecco a voi la nostra (ma anche un po’ vostra) pazza famiglia! ) IN SALUTE 20 Stili di vita Animali in famiglia: una passione salutare per un italiano su due 22 Alimentazione Castagne 24 Così crei il piatto unico perfetto

) IN ARMONIA 26 Psicologia Come imparare ad accettare le critiche e usarle a nostro favore 28 Coppia Cuori e denari ) IN FAMIGLIA 30 Dolce attesa La depressione post-partum in mamma e... papà 32 Bambini Infestazioni da pidocchi. Uno sgradevole grattacapo ) in forma 34 Fitness Pole dance 36 Bellezza S.O.S. acne ) ricetta 46 Gelato al Tè Verde Matcha ) RUBRICHE 48 Altre terapie Un ritorno al quotidiano meno traumatico con le essenze floreali 50 Guida esami Test Brca1 e Brca2 quando servono? 52 Animali L’adozione in canile: un processo non sempre facile

) DAL TERRITORIO 56 News 84 Onlus Amici per Bruno 60 Il lato umano della medicina Il farmacista che “miscela” scienza ed emozioni in versi 63 Malattie rare Associazione A.R.M.R. 64 Testimonianza Più di 6.000 chilometri di corsa ) STRUTTURE 66 Habilita Ospedale Faccanoni Sarnico 68 Cooperativa Sociale Namasté ) REALTÀ SALUTE 73 Centro Medico MR 75 Fisioforma 77 Fortimed 79 Avalon 81 InsiemeAte Onlus Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

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G7 dell’agricoltura a Bergamo

A Bergamo il 14 e 15 ottobre prossimi scenderanno in campo associazioni del territorio e ospiti di rilievo nazionale e internazionale per il G7 dell’agricoltura. Un appuntamento importante per la nostra città, che già dal 2015 con Expo privilegia i temi dell’agricoltura sostenibile, della valorizzazione della filiera agroalimentare locale, della relazione tra produzione agricola e tutela del paesaggio. Indicatori del cambiamento in atto nel nostro territorio sono il tavolo permanente sull’agricoltura, insediato in Comune, lo sviluppo dei mercati dei produttori, la Valle della Biodiversità, la costituzione del Biodistretto e un dato significativo

del 2017: la nascita di 38 nuove imprese agricole bergamasche under 40. In calendario durante il G7 anche la rassegna “Astino nel Gusto”, quattro giorni di appuntamenti con ristoratori, cantine e produttori locali e internazionali durante i quali gli chef stellati Cracco, Oldani, Cannavacciuolo, Beck, Klugmann, Carlin Petrini animeranno laboratori, workshop e convegni. L’attenzione verso l’alimentazione, l’origine e la qualità degli alimenti e la cucina è in aumento negli ultimi anni e “Bergamo Salute”, dalla sua nascita, ha recepito questo interesse, dedicando diverse rubriche a questi temi. Con la consulenza di biologi nu-

trizionisti, dietisti e medici in ogni numero scopriamo i segreti di un alimento di stagione, spieghiamo pregi e difetti di celebri diete, chiariamo concetti della nutrizione, con la convinzione che la salute e la prevenzione… cominciano proprio nel piatto.

Elena Buonanno Daniele Gerardi

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attualità

BergamoScienza 2017 Anche quest’anno la scienza dà spettacolo ∞  a cura DI LELLA FONSECA

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BergamoScienza, il tradizionale festival orobico di divulgazione scientifica, è giunto alla XV edizione. Si apre sabato 30 settembre al Palazzetto dello Sport e proseguirà per 16 giornate fino al 15 ottobre. La scorsa stagione ha registrato la partecipazione di 152.600 persone e 9.704 collegamenti streaming. Numeri eclatanti

per una piccola città come Bergamo, costruiti anno dopo anno. 15 anni fa ci si poteva aspettare che il festival diventasse quello che è oggi? Lo abbiamo chiesto al dottor Mario Salvi, attuale presidente dell’Associazione Bergamoscienza (nella foto mentre presenta l’edizione 2016), che segue la rassegna fin dal 2003, anno in cui è

nata come evoluzione degli incontri culturali su temi scientifici organizzati dall’Associazione Sinapsi. «Un successo d’interesse e di pubblico come quello che abbiamo registrato non era prevedibile. Evidentemente abbiamo colto un’esigenza culturale della gente di Bergamo e Provincia che avevamo intravisto anche durante la breve esperienza di Sinapsi. La proposta di temi scientifici dibattuti apertamente con il pubblico e la presenza di relatori preminenti ha probabilmente suscitato un nuovo interesse per l’attualità delle tematiche legate alla scienza» spiega il presidente.

L’ospite d’onore Tra le principali attrazioni ci sono ogni anno oratori eccellenti e premi Nobel, scelti dal Comitato Scientifico costituito da alcuni soci fondatori ed eminenti scienziati italiani e

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attualità

stranieri. Uno degli ospiti più attesi dell’edizione 2017 è il Nobel per la Medicina Mario Renato Capecchi, genetista italiano naturalizzato in America, ideatore del gene targeting, tecnica che consente di ottenere nei topi specifiche mutazioni genetiche utili per lo studio di malattie umane come il cancro e il diabete (13 ottobre ore 21 :00Teatro Sociale).

Le scuole in prima linea I giovani e le scuole sono sempre protagonisti a BergamoScienza: 58 gli istituti coinvolti quest’anno, con 400 insegnanti e 2.800 studenti, per un totale di più di 100 eventi. «La crescita della manifestazione è molto legata al coinvolgimento del

Stiamo ora studiando l’impatto del festival sulla scelta formativa degli studenti verso le materie e le professioni scientifiche” mondo della scuola, soprattutto degli studenti, insieme all’apertura dell’Associazione BergamoScienza a tutti coloro che si vogliono avvicinare e proporre come volontari e alla gratuità delle iniziative. Chiunque può partecipare a vari livelli nel lavoro dell’Associazione, ma abbiamo voluto soprattutto coinvolgere e stimolare i giovani» osserva il dottor Salvi. «Gli studenti costituiscono il 40% del nostro pubblico e dei nostri volontari. Alcuni vengono da altre città della regione e una piccola parte anche da fuori regione. A livello nazionale siamo accreditati come il festival che muove il mag-

gior numero di volontari». Per fare qualche esempio quest’anno si andrà alla scoperta del corpo umano con guide under 5, bambini della scuola materna, ma si potrà anche approfondire il tema dei terremoti o imparare a orientarsi nei labirinti grazie alla geografia e alla matematica con altre giovani guide. «Stiamo ora studiando l’impatto del festival sulla scelta formativa degli studenti verso le materie e le professioni scientifiche» rivela il presidente della manifestazione. Sabato 30 settembre e domenica 1 ottobre sul Sentierone torneranno anche i laboratori de “La Scuola in Piazza”, con 36 istituti. Novità 2017

Scienza per tutti i gusti...

Intelligenza artificiale Il primo dei tre appuntamenti 2017 è con Rob Fergus, docente di scienze informatiche dell’Università di New York alla guida della ricerca sull’Intelligenza Artificiale per Facebook a New York. (9 ottobre ore 21:00 - Teatro Sociale). Del delicato rapporto e confronto tra intelligenza umana e Intelligenza Artificiale tratterà il filosofo Luciano Floridi, esperto di Big Data, docente di filosofia ed etica dell’informazione all’Oxford Internet Institute (14 ottobre ore 15:00 Aula Magna di Sant’Agostino). Pier Luca Lanzi, che insegna ingegneria Informatica al Dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano (8 ottobre ore 15:00 - Teatro Sociale) parlerà dell’applicazione dell’Intelligenza Artificiale al mondo dei videogiochi, che non sono più solo un passatempo o un ausilio educativo, ma recentemente hanno acquisito un nuovo uso nel mondo della riabilitazione. 10 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017

Astronomia, fisica ed elettronica Patrizia Caraveo, astrofisica delI’Istituto Nazionale di Astrofisica e direttrice dell’Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica di Milano svelerà i segreti dei più potenti acceleratori di particelle nel nostro Universo. Matthew Greenhouse, astrofisico del Goddard Space Flight Center della Nasa presenterà il suo progetto James Webb Space Telescope, che sarà lanciato alla fine del 2018 (7 ottobre ore 15:00 - Teatro Sociale). Il fisico teorico Klaus Mølmer, dell’Università di Aarhus in Danimarca, si addentrerà nell’universo della teoria dei quanti (15 ottobre ore 15:00 - Teatro Sociale). A seguire, alle 17:00, protagonista sarà la SPADs (Single Photon Avalanche Diodes), una tecnologia di rilevazione delle immagini di cui l’ingegnere elettronico Edoardo Charbon illustrerà le applicazioni future, ad esempio in automobili e smartphone.


è la presenza degli studenti dell’Accademia della Guardia di Finanza, Polizia e Carabinieri, che mostreranno a tutti le caratteristiche del loro essenziale lavoro.

Non solo scienza Il connubio tra musica, scienza e spettacolo prevede quest’anno il concerto di Pat Metheny, chitarrista jazz statunitense (14 ottobre - Teatro Creberg) e l’opera “Ettore Majorana. Cronaca di infinite scomparse” (6 ottobre - Teatro Sociale), che ripercorre uno dei misteri irrisolti della storia italiana a quasi 80 anni dall’inspiegabile scomparsa del geniale fisico italiano. Il programma integrale è disponibile sul nuovo sito www.bergamoscienza.it.

Ambiente e biologia

Salute, medicina e neuroscienze

Edo Ronchi esperto di problematiche ambientali e di sostenibilità, Presidente della Fondazione per lo sviluppo sostenibile, parlerà di economia circolare e gestione dei rifiuti (7 ottobre ore 10:30 - Teatro Sociale). L’ex rettore dell’Università di Bergamo Stefano Paleari e Francesco Salamini, uno dei massimi esperti italiani nel campo delle biotecnologie applicate al settore agroalimentare, saranno protagonisti dell’incontro “Il cibo del futuro” (8 ottobre ore 17:00 - Teatro Sociale). Maya Schuldiner, biologa israeliana del Weizmann Institute of Science, ci accompagnerà in un viaggio all’interno della cellula (14 ottobre ore 11:30 - Centro Congressi Giovanni XXIII). Nell’Aula Magna di Sant’Agostino il biologo Timothy Mousseau, dell’Università del South Carolina, indagherà le conseguenze di disastri nucleari come quelli accaduti a Chernobyl e Fukushima sugli esseri viventi e gli ecosistemi (14 ottobre ore 17:00) e il biologo americano Paul Falkowski della Rutgers University (New Jersey) ci guiderà nel mondo dei microbi (15 ottobre ore 9:30).

Giuseppe Ippolito, direttore dell’Istituto Nazionale Malattie Infettive Lazzaro Spallanzani di Roma ricorderà il rischio delle epidemie in un mondo sempre più interconnesso come il nostro (7 ottobre ore 9:30 - Teatro Sociale); seguirà alle 11:30 la conferenza con l’esperto di prevenzione delle infezioni e sicurezza dei pazienti che collabora con l’OMS Didier Pittet e con Thierry Crouzet, scrittore che ne ha documentato le ricerche. Alle 17:00 Giuseppe Remuzzi dell’Istituto Superiore di Sanità, Kathrine Pritchard dell’Università di Durham, Carlo Alberto Redi, docente di Zoologia e Biologia dello Sviluppo all’Università di Pavia e Naomi Lee, della School of Medicine and Public Health di New Castle animeranno una tavola rotonda sul rapporto tra salute e povertà. Julian Marchesi, biochimico dell’Imperial College di Londra, e Marian Ludgate, endocrinologa dell’Università di Cardiff, illustreranno l’importanza del microbioma umano (15 ottobre ore 11:30 - Aula Magna S. Agostino). Wendy Suzuki, docente di scienze neurali e psicologia alla New York University, sottolineerà i benefici dell’attività fisica su umore, memoria e attenzione (8 ottobre ore 9:30 - Teatro Sociale). Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 11


SPECIaLITà a-z

EPATOLOGIA

Epatite C Oggi guarire si può ∞  a cura DI STEFANO FAGIUOLI

L’epatite C colpisce l’ 1-2% della popolazione mondiale, quindi circa 80 milioni di persone. In Italia alcune stime indicano che possano essere fino a un milione i soggetti infetti dal virus C. Questa stima appare però eccessiva: l’unico dato vicino alla realtà è che i pazienti formalmente seguiti e registrati dai centri specializzati di cura sono circa 300 mila, mentre non è possibile quantificare il sommerso (ogni anno si verificano 1.000 nuovi casi). L’area Bergamasca (analogamente a quella bresciana) si posiziona nella fascia alta della prevalenza dell’infezione da Hcv, molto simile alle regioni dell’Italia meridionale (tra 1 e 2% della popolazione). Fino a qualche anno fa questa malattia rappresentava una “condanna”. Oggi, grazie a farmaci di ultima generazione e al recente annuncio dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che ne ha esteso la possibilità di utilizzo non

solo per i pazienti più gravi, si può affermare che l’epatite C è una malattia curabile in tutti i pazienti!

Un’infezione al fegato, causata da un virus L’epatite C è un’infezione cronica del fegato causata da un virus denominato Hcv (Hepatitis C Virus) che attacca preferenzialmente il fegato, provocando danni strutturali e funzionali anche molto gravi. Quando si contrae l’infezione da virus C, solo una quota piccola di soggetti (10- 15%) riesce a eliminare il virus; nella maggior parte dei casi l’infezione cronicizza e circa

Il virus C è stato identificato nel 1989 e precedentemente l’epatite C era definita non A non B”

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l’80% dei soggetti sviluppa una epatite cronica (Ec) in un tempo che può variare da alcuni mesi ad alcuni anni. Avere una Ec non vuol dire necessariamente sviluppare una malattia epatica terminale: si stima che dal 15 al 35% dei soggetti con epatite cronica alla fine potrà sviluppare una cirrosi e di questi il 2-3% per anno svilupperà un epatocarcinoma (un tumore del fegato).

I veicoli del contagio? Siringhe, trasfusioni, tatuaggi, rapporti sessuali Il contagio dell’infezione da Hcv avviene principalmente per via parenterale, cioè attraverso il sangue, e molto raramente per via sessuale. I principali mezzi di contagio di sangue infetto sono: > aghi e siringhe per iniezioni intramuscolari ed endovenose di farmaci e droghe. Attualmente in Europa l’uso di droghe per via en-


I sintomi: spesso sfumati, assenti o aspecifici, come la stanchezza

Dott. Stefano Fagiuoli Direttore Gastroenterologia 1 Epatologia e Trapiantologia ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo

dovenosa è tra i principali fattori di rischio per la trasmissione di Hcv; > trasfusioni di sangue ed emoderivati. Hanno rappresentato il principale fattore di rischio per la diffusione dell’Hcv negli anni antecedenti il 1990, prima cioè che fosse introdotta la ricerca obbligatoria di Hcv nel sangue (oggi grazie all’impiego di test sempre più sensibili il rischio è quasi azzerato nei Paesi occidentali); > piercing, tatuaggi, agopuntura, Interventi odontoiatrici, cure estetiche e procedure endoscopiche o invasive. Se effettuati in luoghi in cui non si attuano procedure di sterilizzazione adeguata degli strumenti; > oggetti taglienti contaminati (in generale tutti gli oggetti di uso sanitario o domestico) che possono procurare ferite anche lievi, quali forbici, rasoi, spazzolini e tagliaunghie che, se non opportunamente sterilizzati, possono fungere da vettori di infezione; > la via sessuale. È decisamente la modalità meno frequente di diffusione dell’Hcv. Il contagio attraverso rapporti intimi fra partner monogami stabili è estremamente raro. L’attività sessuale tra omosessuali maschi a elevata promiscuità è invece ad alto rischio. Nessun pericolo invece di contagio con baci, abbracci, effusioni e strette di mano.

L’infezione acuta si manifesta in modo sfumato con sintomi aspecifici (stanchezza, perdita di appetito, cefalea, talvolta febbre e dolori addominali) o addirittura in modo asintomatico. In fase cronica, l’infezione da Hcv è classicamente “silente”. L’unica spia potrebbero essere alterazioni anche minime dei valori delle transaminasi (enzimi del fegato), che spesso hanno un andamento “a dente di sega” (con picchi e cali repentini) per cui spesso, se i controlli del sangue sono sporadici, si può non cogliere l’alterazione. Dal punto di vista sintomatologico ci può essere solamente una generica stanchezza, che è peraltro una caratteristica importante di Hcv. Solo con lo sviluppo di una malattia avanzata di fegato (la cirrosi) si possono presentare i sintomi che riflettono una già instaurata insufficienza del fegato: colorito giallo della cute, accumulo di liquidi nel corpo, alterazioni della coagulazione, confusione mentale fino al coma. Per questo, una volta scoperto di essere affetti da epatite C la cosa più importante da fare, attraverso la collaborazione del proprio medico di assistenza primaria, è rivolgersi a un centro specializzato dove effettuare approfondimenti diagnostici finalizzati a definire precisamente la quantità di virus Hcv circolante nel sangue, il genotipo virale (ce ne sono sei sottotipi), le caratteristiche dell’infezione e lo stadio dell’eventuale danno epatico.

La cura, efficace nel 95% dei casi grazie ai nuovi farmaci Negli ultimi anni diverse aziende farmaceutiche hanno concentrato i loro sforzi per offrire farmaci altamente efficaci, con pochi effetti

collaterali e cicli di cura molto brevi (8-12 settimane), in compresse, che consentono un successo terapeutico in oltre il 95% dei casi. Questi farmaci per via orale hanno rivoluzionato il mondo Hcv, non solo per l’elevatissimo tasso di successo terapeutico, ma soprattutto perché possono essere assunti da tutti i tipi di pazienti, nessuno escluso, per la loro elevatissima tollerabilità, a differenza dei precedenti che includevano il temutissimo interferone. Queste nuove terapie sono state fino a ora rese disponibili per pazienti con malattia epatica avanzata. Ora, a seguito del recente annuncio dell’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco), la terapia potrà essere resa disponibile per tutti i pazienti con infezione da Hcv. Si auspica pertanto che nessun paziente debba ricorrere alle “fughe all’estero” per procurarsi i farmaci, dal momento che si potrà pianificare una progressività di accesso alle cure legata alla stadiazione della malattia e delle patologie associate.

Si trasmette da mamma a figlio? L’infezione si trasmette preferenzialmente per via orizzontale, da individuo a individuo, e in minor misura, con una frequenza del 3-5%, per via verticale-perinatale, cioè da madre a figlio. Questa percentuale però aumenta considerevolmente nel caso di madri portatrici anche del virus dell’immunodeficienza umana (Hiv), raggiungendo tassi del 15-25%.

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SPECIaLITà a-z

FISIATRIA

Se la cervicale non dà tregua Cause e rimedi di uno dei disturbi muscolo-scheletrici più frequenti

∞  a cura DI DARIO BUFFOLI

Mal di testa, vertigini, sensazione di dolore e peso sul collo e sulle spalle. Tutti questi sintomi possono essere la spia di quella che in termini medici si chiama cervicalgia, un problema molto frequente che può essere scatenato da diverse cause. Tra queste microtraumi, posizioni errate assunte durante la giornata, ad esempio davanti al computer o al cellulare, sovraccarichi eccessivi e ripetuti sui muscoli del collo. Un ruolo importante è poi giocato dallo stress. Molte persone infatti “scaricano” le tensioni a livello dei muscoli di collo e spalle che quindi si contraggono provocando dolore.

Un dolore che dal collo può irradiarsi alle spalle Per prima cosa è bene precisare che qui parleremo della forma di

cervicalgia più comune e diffusa, ovvero la cervicalgia aspecifica (chiamata così perché non riconosce cause specifiche, come ernia con compressioni neurologiche, fratture vertebrali, sospetto di neoformazioni della colonna infezioni, etc.). Premesso questo, per cervicalgia, che potremmo definire “sorella” della lombalgia o del mal di schiena, si intende un dolore al livello del collo. Il dolore parte dal collo e da lì può irradiarsi alle spalle (trapezi) e, nei casi più gravi, alle braccia, rendendo difficoltosi i movimenti. I movimenti del collo, quelli di flesso-estensione, cioè piegare in avanti e indietro la testa, tendono a sovraccaricare la zona cervicale bassa (anelli C5-C6), per cui il dolore in genere si manifesta alle spalle, mentre una postura prolungata a un computer, ad esem-

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pio, tende a sovraccaricare la zona cervicale alta (anelli C1-C2) provocando più facilmente mal di testa. Esiste comunque un’individualità di reazione. Ad esempio per quel che riguarda la comparsa di vertigini, nausea, ronzio alle orecchie, sappiamo che sono indipendenti dalla zona specifica coinvolta e si manifestano soprattutto in persone particolarmente emotive. Questi sintomi sono legati al fatto che nella zona cervicale esistono dei “sensori” che contribuiscono al controllo dell’equilibrio.

Posture errate, sforzi eccessivi, stress tra i fattori di rischio Nella maggior parte dei casi all’origine del dolore c’è un’alterazione non grave, che interessa le strutture meccaniche situate nella regione


delle prime vertebre della colonna, dette cervicali: si tratta dei muscoli, dei legamenti, dei dischi intervertebrali e delle articolazioni posteriori. Questa complessa impalcatura garantisce il movimento (il collo deve avere un’estrema mobilità per consentire allo sguardo di orientarsi in tutte le direzioni), e permette il sostegno della testa (il collo, struttura esile, sostiene la testa che è molto pesante) e proteggere il complesso sistema nervoso cervicale. Uno sforzo non adeguato a livello del collo o una postura non corretta possono creare una lesione di queste strutture; uno stress meccanico, non corretto o eccessivo, rispetto a quello che queste strutture possono sopportare, può provocare dolore. In questa situazione spesso poi si inserisce lo stress che, peggiorando le contratture della muscolatura, può favorire l’insorgenza di microlesioni. Con il perdurare del fattore “posturale” scorretto queste microlesioni possono portare a un peggioramento di una patologia molto comune che evolve con l’età, cioè l’artrosi, disturbo legato al logoramento della cartilagine delle articolazioni e dei dischi intervertebrali che viene accelerato quando si effettuano movimenti non corretti e prolungati nel tempo.

Attenzione alle cure “fai da te”! Per quanto riguarda la terapia, innanzitutto si deve evitare l’autoprescrizione: deve sempre essere prescritta sotto controllo medico. Si può ricorrere a una terapia farmacologica (antinfiammatoria-an-

tidolorifica), a cui, a seconda del grado di dolore e difficoltà di movimento, si possono associare anche manipolazioni, massaggi, terapie fisiche (in particolare ultrasuoni e Tens), agopuntura o mesoterapia antalgica fino a blocchi anestetici, che hanno un ruolo coadiuvante per ridurre dolore e disabilità. In caso di dolore persistente, poi, l’approccio più efficace è promuovere esercizi mirati (in particolare di rafforzamento e stabilizzanti), sotto la supervisione di un fisioterapista qualificato, che aiutino a ridurre il dolore, lavorino sul recupero precoce della funzionalità e prevengano le ricadute.

DOTT. DARIO BUFFOLI Specialista in Fisiatria Responsabile dell’Unità di Riabilitazione Policlinico San Pietro Ponte San Pietro e fisiatra presso Corpore Sano Smart Clinic

Risonanza e Tac? Solo in casi selezionati Considerati i sintomi “variabili” come si fa a diagnosticare la presenza di una cervicalgia con certezza? La diagnosi va fatta dal medico, in primo luogo il medico di famiglia aiutato dallo specialista (fisiatra, ortopedico, posturologo). È necessario conoscere la storia clinica completa del paziente, specialmente tempo di insorgenza, caratteristiche e sede del dolore, senza trascurare fattori psicologici, familiari o sociali e classificare il dolore come acuto, subacuto o cronico. Fondamentale è poi eseguire un esame obiettivo esaustivo che includa una valutazione posturale, la palpazione delle vertebre e dei tessuti molli, la valutazione dell’articolarità attiva e passiva e delle forza, per escludere patologie specifiche o gravi. Se viene sospettata una patologia cervicale specifica, oltre alle radiografie cervicali standard in due proiezioni, sono indicati approfondimenti diagnostici (Tac, risonanza magnetica, elettromiografia etc.).

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SPECIaLITà a-z

IMPLANTOLOGIA

Impianti dentali senza osso? Oggi è possibile

Grazie agli impianti zigomatici, l’alternativa all’innesto osseo per tornare a sorridere ∞  a cura di ANTONIO D’AGOSTINO ed egidio biffi

La riabilitazione orale nei pazienti parzialmente o totalmente edentuli (privi di elementi dentali) con l’utilizzo di impianti è diventata una metodica molto diffusa e in grado di garantire risultati predicibili e affidabili nel lungo termine. Tuttavia esistono delle condizioni sfavorevoli, dovute ad esempio ad atrofia, malattia paradontale o traumi che possono portare a un insufficiente quantità di osso a livello del mascellare superiore, tale da rendere impossibile l’inserimento di impianti tradizionali. Cosa fare in questi casi? Oggi una delle opzioni più valide è rappresentata dagli

impianti zigomatici, tecnica innovativa che sfrutta la buona qualità dell’osso zigomatico per posizionare l’impianto e fornire una protesi fissa con carico immediato.

Un’alternativa efficace e meno “problematica” all’innesto osseo Per risolvere il problema della carenza dell’osso nel mascellare superiore, sono state utilizzate diverse metodiche quali: l’osteoinduzione, l’osteoconduzione, l’osteogenesi distrattiva e la rigenerazione ossea guidata. Negli ultimi dieci anni è stato introdotto un nuovo tipo di impianto, l’impianto zigomatico che

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ha dimostrato di essere un’opzione alternativa e valida nell’ambito delle riabilitazioni nei casi di grave atrofia del mascellare superiore, in particolare nei pazienti in cui esistono controindicazioni all’esecuzione di procedure di aumento di volume osseo. L’impiego di questo tipo di impianto permette una riabilitazione protesica in tempi molto brevi rispetto alle tecniche di rigenerazione ossea, ottimizzando l’utilizzo di strutture anatomiche alternative. Proposto per la prima volta da Branemark nel 1988 il concetto di implantologia zigomatica rappresenta oggi un’opzione nella gestione dei mascellari atrofici totalmente


Il concetto di implantologia zigomatica rappresenta oggi una valida opzione per i casi di carenza dell’osso nel mascellare” privi di elementi dentali o nei casi di difetti congeniti o acquisiti (ad esempio per atrofie severe del mascellare superiore, atrofia associata ad esiti di labiopalatoschisi e in fallimenti implantari post chirurgia ricostruttiva ossea).

Un unico intervento chirurgico per recuperare funzionalità ed estetica Inizialmente gli impianti venivano utilizzati per pazienti oncologici, adoperando il volume osseo del corpo zigomatico come ancoraggio per l’impianto, per essere impiegati come supporto per epitesi, protesi e/o otturatori. Successivamente l’utilizzo degli impianti zigomatici ha trovato terreno fertile anche nelle riabilitazioni nei pazienti edentuli con gravi carenze d’osso. Il vantaggio di questa tec-

nica è consentire con un unico intervento chirurgico la riabilitazione di pazienti edentuli restituendo loro la funzione, migliorando l’estetica e permettendo così alla maggior parte di essi una qualità di vita migliore. Per quanto riguarda l’inserimento implantare viene utilizzato un approccio anatomicamente e protesicamente guidato. La tecnica originale è stata modificata, permettendo anche in alcuni casi un approccio extra seno mascellare. Con questo approccio modificato, non è più necessaria l’apertura di una finestra a livello della parete laterale del seno mascellare; inoltre la preparazione del sito implantare è guidato dall’anatomia. Eseguito l’inserimento degli impianti da parte del chirurgo maxillo-facciale il paziente passa nelle mani dell’odontoiatra che provvede al rilevamento tramite impronte della posizione degli impianti e alla protesizzazione provvisoria “fissa” che avviene nelle 24 ore. Per tale motivo è necessaria una sinergia tra chirurgo orale e protesista per l’ottimizzazione del risultato sia da un punto di vista estetico sia funzionale. I vantaggi dell’impiego degli impianti zigomatici possono

dott. egidio biffi Odontoiatra e Protesista dentale Ambulatorio Odontoiatrico Biffi Carvico

Prof. Antonio D’Agostino Specialista in Chirurgia Maxillo-facciale Ambulatorio Odontoiatrico Biffi Carvico

quindi essere riassunti in un minor numero di interventi chirurgici e minor tempo necessari per la riabilitazione, con possibilità di carico immediato. Inoltre, eliminano la necessità di innesti d’osso e le relative possibili complicanze legate al sito di prelievo o al mancato attecchimento di quest’ultimo.

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Ecco a voi la nostra (ma anche un po’ vostra) pazza famiglia! ∞  a cura DI ELENA BUONANNO

“The Pozzolis Family: siamo Alice, Gianmarco, Giò e Olivia Tosca. Abbiamo un cane e un mutuo. Seguici!”. Si presenta così sulla sua pagina Facebook ufficiale la famiglia più divertente e amata del web. Loro sono Alice Mangione, attrice comica bergamasca milanese d’adozione, il suo compagno Gianmarco Pozzoli (attore, volto noto di Zelig e della fiction “Un passo dal cielo”) e i loro due splendidi bambini, Giosuè (detto Giò), il primogenito di due anni, e l’ultima arrivata Olivia Tosca di due mesi. Da quasi un

anno condividono la loro vita familiare con il web, descrivendo con ironia, video dopo video, le situazioni comuni a tutte le coppie con figli piccoli per casa. E il pubblico li adora: più di 420 mila i like sulla pagina (ma la cifra cresce ogni giorno). Un successo travolgente e inaspettato da cui è nato anche un libro, Un figlio e ho detto tutto (Mondadori), che la Pozzolis Family sta portando in “tour” in tutta Italia proprio in queste settimane. Volevamo intervistare Alice e Gianmarco per farci raccontare la loro avventura for-

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mato famiglia e questo momento magico, ma l’intraprendente Giosuè non ce l’ha permesso. Niente paura però: l’ha fatto lui per noi. Ovviamente a modo suo. Il risultato? Giudicate voi! A noi ha fatto morire, come sempre, dalle risate. Mamma, Papà, ma mi volete spiegare come vi è venuta in mente l’idea di condividere sui social i fatti nostri? Beh… amore mio, i tuoi genitori sono due comici ed era inevitabile che decidessero di trattare l’argomento che più aveva preso spazio nella


nostra vita. Anche nel mio punto vita. Siccome mi trovavo lontano dalla mia città e avevo molto tempo a disposizione, perché ai tempi ogni tanto dormivi, ho iniziato a fare dei video che poi hanno coinvolto tutta la famiglia, ed ecco nata The Pozzolis Family! Ma perché tutti vogliono sapere cosa facciamo?

Un figlio e ho detto tutto

Tu sei ancora piccolo amore, ma devi sapere che lì fuori ci sono tante mamme che non hanno tempo di andare dal parrucchiere quindi si fanno i fatti degli altri su web! Scherzo… perché diciamo delle cose che succedono a tutti i genitori e, facendoli ridere, li facciamo sentire meno “matti”. Per questo che anche gli altri scrivono sulla pagina? È questa la cosa che ci fa più felici perché senza che ce ne siamo accorti, stiamo facendo un servizio! La cosa del servizio te la spiego dopo, fammi mettere i piatti in tavola... Posso mangiare il cioccolato? No, dai, a tavola. Comunque io e papà pensiamo che condividere faccia bene a tutti, perché quando io e papà scriviamo un video nuovo, ci confrontiamo a lungo sull’argomento da trattare e diventa terapeutico anche per noi! Tu sai cosa vuol dire “terapeutico”? È una pappa? …Mmmmh… no

Alice e Gianmarco si raccontano in uno spassoso romanzo ma anche un toccante diario personale. Un ritratto senza filtri dei dubbi e delle scoperte di una generazione che affronta oggi la sfida di passare da due a tre. Sottoposti all’ambiziosa pretesa di voler vivere al massimo la dimensione di coppia e quella di bravi genitori, i Pozzolis ci regalano una delirante e radiosa cronaca della loro vita, offrendo al lettore un’irrinunciabile iniezione di positività.

Mamma sai che una signora mi ha detto che molti video che fate fanno anche riflettere? Beh forse perché trattiamo in maniera ironica dei temi delicati, come la depressione post partum, oppure noi scriviamo senza vergogna come cambia il sesso dopo il parto. Che comunque non era un granché neanche prima del parto. In che senso? Eh, chiedilo a papà Ma tu che tipo di mamma sei? Sono una mamma pirlona, non te ne sei ancora accorto? (ndr. Giosuè ride)… ma con un grande senso dell’ordine e del rispetto. Adoro da pazzi giocare con voi, e sono felice di avere la scusa per tornare bambi-

na grazie a voi. Sono una mamma sguaiata in tutte le sue emozioni! Ma quando si tratta di educazione e rispetto sono molto rigida. Come quando metti il gesso? Mmmhhh… esatto. Mi racconti una fiaba? Ma adesso no. Devi finire di farmi l’intervista! E va bene allora ti leggo una domanda che mi ha detto di farti la mia maestra... Quando scrivete il prossimo libro? Beh intanto non sanno tutti che è uscito il nostro primo che si intitola Un figlio e ho detto tutto. Perché te ne eri dimenticato? No ma è che non ci avete fatto su neanche un disegno e io non posso leggerlo. Perché non fate una versione anche per bambini? Non sarebbe male come idea magari se papà smette di addormentarsi alle otto sul divano. Potremmo anche pensarci... E quindi è vero che adesso andiamo in giro per tutta l’Italia a presentare il libro? Certo amore e sarà anche l’occasione per farti conoscere quanto è bella la nostra Penisola. E mi raccomando porta le tue matite colorate che devi fare gli scarabocchi anche tu sui libri. Un’ultima domanda ma il vero motivo per cui fate tutto questo? Per amore. E per comprarti l’iPhone 48 quando avrai 10 anni. Ma posso fare una domanda anche a papà? Certo amore, se riesci a svegliarlo. Papà… Papààà… Va beh, a posto così.

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in salute

STILI DI VITA

Animali in famiglia: una passione salutare per un italiano su due

∞  a cura DI MARIA CASTELLANO

Quasi la metà degli italiani vive con un animale domestico (43,3%) e in due case su dieci ce n’è più di uno. È quanto emerge dal Rapporto Italia 2016 dell’Eurispes che conferma ancora cani (60,8%) e gatti (49,3%) come compagni preferiti dagli italiani, seguiti da pesci e tartarughe (entrambi all‘8,7%), uccelli (5,4%), conigli (5,2%), criceti (3,1%) e animali esotici (2,1%). Percentuali che portano il nostro Paese al primo posto nella classifica europea. Nella maggior parte dei casi, questi animali diventano come membri della famiglia al punto che alla domanda “si può rinunciare a un animale da compagnia?”, la risposta è no per il 92% di quanti hanno conosciuto il piacere di vivere con un animale domestico. Per molti avere un animale in casa è davvero uno “stile di vita”: significa avere sempre compagnia, essere “costretti” (ad esempio nel caso dei cani) a un maggiore dinamismo, e a scegliere

La maggioranza delle ricerche è concorde nell’individuare una serie di benefici, ad ogni età, correlati allo stile di vita adottato da chi possiede un animale domestico”

le vacanze anche in loro funzione. E se è vero che a volte per i propri animali domestici si deve fare qualche sacrificio (anche economico visto che, secondo alcune stime, per un gatto si spendono circa 600 euro l’anno, per un cane di taglia media quasi 1800 euro), i benefici che si ricevono in cambio sembrano essere ben superiori. Ne parliamo con la dottoressa Eleonora Castelli, psicologa.

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Dottoressa Castelli, quello tra italiani e animali domestici è un rapporto davvero privilegiato… Pare proprio di sì. Un’indagine GfK Eurisko svolta nei primi mesi dell’anno 2015 dice che gli italiani sono convinti dell’influenza positiva della presenza di un animale da compagnia. Secondo il 67% degli italiani e il 74% dei proprietari, condividere la propria quotidianità con un animale domestico può produrre effetti positivi sulla salute fisica e psichica. Senza dubbio cani e gatti sono la prima opzione, ma il mondo degli animali domestici è molto vario (pesci, pappagalli, canarini, tartarughe, conigli, cavie o criceti etc.): l’importanza risiede nel legame di cura e affetto che si instaura fra il proprietario e il suo animale, qualunque esso sia. Cominciamo dallo sviluppo del legame affettivo: un sondaggio condotto da Associated Press (2009, 2010) evidenzia che il 50% dei proprietari di animali


considera il proprio amico “come un membro della famiglia”; se l’animale è psicologicamente “vicino” al padrone ciò può offrire benefici tali da esser equiparati alla vicinanza a una persona cara. Diversi studi

dimostrano inoltre che in persone che soffrono di ansia o depressione si può osservare una diminuzione della sintomatologia nel momento in cui si occupano di un animale. Recenti ricerche sottolineano anche che, se ad esempio si contempla un acquario o si sente il canto degli uccellini, c’è un deciso calo dei livelli di stress. Inoltre per chi vive solo, specie per le persone anziane, si tratta chiaramente di un grande valore aggiunto: coloro che hanno un legame più stretto con il proprio animale domestico sono anche più propensi a intessere relazioni sociali, con positive ripercussioni a livello non solo psicologico ma anche fisiologico (funzioni cardiovascolari, endocrine e immunitarie). La conferma arriva anche da

uno studio condotto dai membri dell’Università del Missouri: passeggiare insieme al proprio cane sarebbe associato a un più basso indice di massa corporea, a un minor numero di visite mediche, allo svolgimento di esercizio fisico in maniera più frequente e in aggiunta a tutto ciò favorisce anche la socializzazione, riducendo così il problema dell’isolamento sociale. Quindi i benefici non riguardano soltanto la salute emotiva ma anche quella fisica? Esatto. Alcune ricerche sostengono che coloro che possiedono in casa un animale fin da quando erano bambini, sviluppano un sistema immunitario più forte, il che li porterà a soffrire minori rischi di allergie sia durante l’infanzia sia nella vita adulta. Accarezzare un animale dopo una giornata carica di tensione aiuta a ridurre lo stress. Alcuni studi hanno dimostrato che può abbassare la frequenza cardiaca, indurre una respirazione più lenta e profonda e abbassare la pressione sanguigna. Esistono inoltre studi che dimostrano che accarezzare per alcuni minuti un animale, in particolare se è un cucciolo, permette al nostro corpo di produrre endorfine (i cosiddetti “ormoni della felicità”). Cosa significa invece crescere con un animale domestico dal punto di vista psicologico? In molte ricerche viene descritto come grazie alla presenza di un animale il bambino può incremen-

DOTT.SSA ELEONORA CASTELLi Psicologa Consulenza per il bambino e la famiglia

tare il suo senso di responsabilità mantenendo gli impegni prestabiliti, sperimentare un forte legame d’affetto ed empatia, migliorare le capacità comunicativo-relazionali e imparare a comprendere i limiti che vigono all’interno di una convivenza. Un altro aspetto da non sottovalutare, specialmente per i più piccoli, è come la vita con un animale domestico sia divertente: è un compagno di giochi insuperabile, insieme al quale si possono riscoprire abilità sopite e la semplicità di una gioia che è presupposto della qualità della vita. E chi non può, per diversi motivi, avere un animale in casa? È possibile, ad esempio, rivolgersi al canile di zona e offrirsi come volontari per portare a passeggio gli animali presenti. Questi piccoli gesti saranno capaci di offrire affetto agli animali quanto a noi stessi.

Più in forma e vitali grazie al cane: lo dice l’OMS L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sottolineato che il 60% delle persone che possiedono un cane segue le buone abitudini sull’attività fisica a cui ognuno dovrebbe attenersi per vivere in forma e vitali, mentre la percentuale scende a 30 fra chi non ha un animale domestico.

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in salute

ALIMENTAZIONE

Castagne Il buono (e sano) dell’autunno

∞  a cura DI ELENA BUONANNO

Sono uno dei frutti simbolo dell’autunno. Fresche, secche, bollite o arrostite, grazie alla loro ricchezza in carboidrati, possono essere usate come snack spezza-fame, sano ed energetico, per i bambini o per tutti prima dell’attività fisica. Ma sono alleate anche delle donne in gravidanza, per la presenza di folati. Parliamo delle castagne, un vero scrigno di virtù, da assaporare morso dopo morso, come ci spiega la dottoressa Roberta Delmiglio, dietista. Dottoressa Delmiglio, perché in passato le castagne venivano chiamate “pane dei poveri”? Le castagne sono classificate co-

Per la ricchezza in fibra insolubile, che può avere un’azione irritante sul tratto intestinale, sono sconsigliate a chi soffre di colite o intestino irritabile” me frutti, ma la loro composizione ricca in carboidrati complessi (amidi) è più simile a quella dei tuberi, dei legumi o dei cereali, coi quali le abbiamo messe a confronto (vedi box). Proprio per questa loro caratteristica, in passato si sono

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guadagnate l’appellativo di “cereale che cresce sull’albero” e di “pane dei poveri”. Se paragonate agli altri alimenti amidacei citati però le castagne presentano alcuni vantaggi: forniscono una quota piuttosto bassa di calorie pur essendo abbastanza zuccherine. Infatti il loro indice glicemico è medio (pari a 60), mentre farina raffinata, riso bianco e patate hanno un indice glicemico maggiore di 60 (e meno micronutrienti delle castagne). Inoltre rispetto a pasta, riso e patate, le castagne forniscono più fibra, benefica per regolarizzare l’intestino, aumentare il senso di sazietà e ridurre il carico glicemico del pasto, tutti aspetti fondamentali per chi deve perdere peso e per i diabetici.


Quali sono le altre caratteristiche che le rendono alleate della nostra salute?

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Sono una fonte straordinaria delle principali vitamine del gruppo B, in particolar modo folati, vitamina B1 e B6, ma anche B2, B3 e B5, necessarie per il metabolismo e la produzione di energia, per la crescita e per la formazione di nuovi globuli rossi.

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Forniscono pressoché la stessa quantità di potassio del kiwi, uno degli alimenti più ricchi di questo prezioso micronutriente;inoltre cento grammi di frutto contengono il 50% del fabbisogno giornaliero di rame.

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La loro natura amidacea e ricca di fibre, le rende un alimento molto saziante, aspetto utile in chi sta seguendo una dieta ipocalorica e in generale per non eccedere con le quantità di cibo consumate.

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Essendo un cibo di origine vegetale, le castagne sono poi naturalmente prive di colesterolo.

Anche i numerosi prodotti di scarto delle castagne (guscio, riccio, foglie) sono stati analizzati, rivelando proprietà antiossidanti, anticarcinogeniche e cardioprotettive. Questi prodotti, dopo adeguata valorizzazione, possono essere dunque riutilizzati in farmacia, nutrizione e cosmetica, riducendo l’inquinamento e aumentandone la sostenibilità.

6

Le castagne possono essere un valido snack spezzafame, naturalmente adatto anche a vegani e celiaci (da notare che la farina di castagne, insieme a quella di grano saraceno, miglio, teff e amaranto, è tra le più ricche in vitamine del gruppo B tra

Energia kcal

Carboidrati %

di cui amidi %

. Castagne

165

36,7

. Patate

85

17,9

DOTT.SSA ROBERTA DELMIGLIO Dietista A Stezzano e Trezzo sull’Adda

le farine senza glutine). In particolare possono essere molto utili prima di un allenamento o di una prestazione sportiva, poiché la presenza di zuccheri fornisce energia immediatamente utilizzabile e la ridotta percentuale di grassi le rende facilmente digeribili. Per lo stesso motivo sono uno snack adatto anche ai bambini, che hanno bisogno di energia per crescere, per correre, per giocare. Educare i più piccoli a consumare uno snack come le castagne al posto di quelli confezionati, li abituerà a cibi più sani ma altrettanto soddisfacenti. Infine, sono un ottimo snack anche per le donne in gravidanza, che necessitano di un surplus di folati, vitamine del gruppo B, minerali e carboidrati per la crescita del bambino.

di cui zuccheri %

Fibra %

Grassi %

Proteine %

25,3

8,9

4,7

1,7

2,9

15,9

0,4

1,6

1

2,1

. Fagioli

303

50,8

43

3,5

17,5

2

23,6

. Pasta

353

79,1

68,1

4,2

2,7

1,4

10,9

. Riso

332

80,4

72,9

0,2

1

0,4

6,7

Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 23


in salute

ALIMENTAZIONE

Così crei il

piatto unico perfetto

25 25

∞  a cura DI VIOLA COMPOSTELLA

Per molte persone il piatto unico rappresenta un modo semplice per organizzare uno dei pasti principali della giornata (solitamente pranzo o cena) o per assumere porzioni corrette senza appesantire l’organismo, sia tra le pareti domestiche sia fuori casa. Ma quali sono le regole da seguire per assicurare un apporto nutritivo davvero completo ed equilibrato? Lo abbiamo chiesto a Rossana Madaschi, esperta in alimentazione. Qual è il primo suggerimento che si può dare per comporre un piatto unico in modo corretto? Prendete un piatto e immaginate di dividerlo in quattro parti (facendo virtualmente una croce). Rappresentate la metà del piatto con alimenti ricchi di carboidrati (pasta, riso, polenta, farro, orzo o altri cereali e derivati), mentre il restante 50% sarà costituito per il 25% da alimenti proteici quali ad esempio carne, pesce, uova, formaggi, legumi pere l’altro 25% da verdure e ortaggi, preferibilmente di stagio-

ne. Il gioco è fatto! Attenzione però: le verdure devono essere inserite nel piatto unico ma anche come piatto aggiuntivo (come antipasto o contorno) garantendo così un maggiore apporto di vitamine, sali minerali e fibre Quali sono i vantaggi? Se correttamente composto, il piatto unico, oltre a essere pratico e permettere di assumere le corrette quantità per ciascun gruppo alimentare, rappresenta anche una soluzione economica che giova al bilancio domestico. Inoltre consente di far risparmiare calorie grazie all’elevato senso di sazietà, in particolare se il piatto unico è composto da cereali e legumi, abbinamento che trova la sua origine fin nell’antichità in moltissime tradizioni gastronomiche sia occidentali sia orientali. Questo accostamento offre anche un altro vantaggio importante: garantisce non solo vitamine, sali minerali, fibre e antiossidanti, ma soprattutto l’apporto di proteine nobili, chiamate anche ad alto

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valore biologico, che si completano grazie all’associazione degli aminoacidi essenziali presenti nei rispettivi cibi di origine vegetale. Cosa si intende per proteine ad alto valore biologico? Per spiegarlo e allo stesso tempo comprendere le basi scientifiche del piatto unico, bisogna partire dalle proteine e dai loro costituenti, gli aminoacidi, che sono come “mattoni” legati insieme. Ci sono circa 20 aminoacidi diversi comunemente presenti nei vegetali e negli animali. Una proteina media può contenere 300 o più aminoacidi e ciascuna proteina ha un suo specifico numero e una precisa sequenza di aminoacidi. Proprio come avviene per l’alfabeto, gli aminoacidi sono come delle “lettere” che possono essere disposte in milioni di modi a creare “parole” e un’intera proteina è un “discorso”. In base alla sequenza con cui vengono combinati gli aminoacidi viene formata una proteina che svolge specifiche funzioni nell’organismo. Gli aminoacidi sono clas-


Dal sapere ai sapori… Le combinazioni del piatto unico si trovano spesso nelle ricette tradizionali del nostro Paese oppure hanno origine dalle abitudini alimentari popolari diffuse nei diversi continenti. Tra i più apprezzati piatti green citiamo ad esempio pasta e fagioli, riso e lenticchie, pasta e ceci, orzo e piselli, manioca con legumi, couscous con ceci, trenette al pesto, insalata di riso e piselli, patate ripiene gratinate, polenta con lenticchie, falafel, vellutata di piselli con crostini, legumi con patate, ribollita con legumi, couscous con piselli e capperi, pasta con hummus etc.. Esistono tuttavia anche preparazioni alternative come cannelloni di tofu, lasagne vegetali, pizza con piselli e noci, spaghetti di grano saraceno con crema di lupini, crocchette di riso e ceci, quinoa con muscolo di grano, soba con salsa rosa, polpette di amaranto e lenticchie al pomodoro etc. Infatti, oltre ai legumi, tra gli alimenti proteici di origine vegetale da abbinare ai cereali o derivati ci sono anche il tofu (formaggio di soia), latte e formaggi vegetali, semi vari, frutta a guscio, oppure altri prodotti facilmente reperibili in commercio, non adatti però ai celiaci come seitan (da aggiungere ai legumi), muscolo di grano o mopur.

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sificati come essenziali (aminoacidi indispensabili che non possono essere prodotti durante i processi metabolici dell’organismo e quindi devono essere forniti dalla nostra dieta) e non essenziali (aminoacidi non indispensabili che possono essere prodotti per via endogena nel corpo da altre proteine). Quando una proteina contiene gli aminoacidi essenziali (otto per l’uomo) nelle giuste proporzioni richieste dal corpo umano, si dice che ha un alto valore biologico. Quando uno o più aminoacidi sono presenti in quantità insufficiente, si dice che la proteina ha un basso valore biologico.

Quali sono le altre fonti di proteine ad alto valore biologico oltre alla combinazione cereali-legumi? Gli alimenti di origine animale forniscono generalmente proteine ad alto valore biologico, mentre vegetali, cereali, legumi, noci, semi e verdure forniscono proteine a basso valore biologico. Tuttavia, come detto, una combinazione di differenti fonti proteiche vegetali nello stesso pasto, come per esempio cereali con legumi, spesso produce addirittura un complesso di maggior valore biologico.

ROSSANA MADASCHI Ec. Dietista Docente di Scienza dell’alimentazione a Bergamo e provincia

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in armonia

PSICOLOGIA

Come imparare ad accettare le critiche e usarle a nostro favore ∞  a cura DI viola compostella

A chi non è capitato, nella propria vita, di ricevere una critica? Da chi ci sta vicino, dai colleghi di lavoro, da persone praticamente sconosciute… e anche da chi meno ce lo aspettiamo. A volte (raramente, ammettiamolo) non ci tocca più di tanto, ma la maggior parte delle volte una piccola critica finisce per occupare più spazio nella nostra mente di moltissimi complimenti. «Ognuno di noi cerca di mantenere una buona immagine di sé; essere criticati non fa piacere a nessuno» osserva la dottoressa Laura Grigis, psicologa e psicoterapeuta. «Spesso succede

di attivarsi in modo eccessivo o ingiustificato anche per una minima critica e ci arrabbiamo, ci offendiamo, oppure ci chiudiamo “a riccio”. Imparare ad accettare una critica e, addirittura, riuscire a farne tesoro è la strada migliore per diventare una persona sicura di sé e libera dal giogo del giudizio degli altri. Per questo motivo è importante aver chiaro che il cambiamento deve avvenire in noi e non in chi ci critica: gli altri potrebbero non smettere mai di farlo, ma saremo noi ad aver imparato ad accettare serenamente, o quasi, le loro critiche. Essere in grado di ascoltare

con serenità qualcuno che ci sta muovendo una critica, non farci travolgere dalle emozioni che questo scatena e riflettere su quello che ci stanno dicendo prima di reagire è sicuramente un’arma potentissima in ogni tipo di relazione». Ma come si fa a ottenere questo “super potere” e a mantenere calma e lucidità di fronte alle critiche? Vediamo alcune semplici regole che ognuno può personalizzare e provare ad applicare nella propria quotidianità.

Adriano Merigo 26 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017


Quello che gli altri pensano della tua persona, dice molto su di loro ma niente su di te”

Accettatele. Questo è il primo passo: non possiamo evitare di essere criticati, non viviamo su un’isola deserta e quindi ci sarà sempre qualcuno che dirà qualcosa di negativo su di noi; vivere con la convinzione che “devono smetterla di criticarmi” porta inutili frustrazioni.

➋ Evitate di passare al contrattacco: rispondere per le rime è la prima cosa che ci verrebbe da fare, una reazione quasi automatica alla critica dell’altro; in realtà il più delle volte questa reazione è data dall’aver percepito la critica come un attacco al nostro ruolo, alla nostra posizione, al nostro potere, e per questo cerchiamo di rimettere l’altro al suo posto. Ma è sufficiente respirare contando fino a cinque (non serve arrivare a 10…) per disinnescare l’automatismo e valutare se davvero quella singola e specifica critica ha un così grande potere.

quelle che sono le nostre opinioni e preferenze; dare peso, invece, alle critiche di chi ci conosce e ci sta a cuore, significa intraprendere la strada del miglioramento.

Chiedetevi se c’è del vero nelle critiche che ricevete: diciamo la verità, a volte le critiche fanno così male perché colpiscono proprio il nostro punto debole o perché esplicitano un difetto o una mancanza di cui siamo consapevoli ma che speravamo di aver camuffato bene. Quindi provate a riflettere su quello che, a volte anche sgarbatamente, vi viene detto e utilizzate la critica come uno sprono a migliorarvi.

➌ Cercate di capire da dove arriva

Mantenete un atteggiamento aperto: ricordatevi sempre che una critica non vi definisce come persone, ma semplicemente fornisce una valutazione su un vostro comportamento; per questo è anche importante chiedere a chi ci sta difronte di essere il più specifico possibile nel muoverci un’osservazione, in modo che poi sia per noi più facile migliorare e non ripetere lo stesso errore. Meglio ancora sarebbe riuscire ad aprire un dialogo con la persona che ha espresso la critica, per ascoltare e magari accogliere un nuovo punto di vista, che arricchirà e sarà di grande aiuto in future situazioni simili.

la critica: domandatevi subito “che valore ha nella mia vita la persona che mi sta criticando?”. Se ascoltassimo il giudizio di chiunque perderemmo certamente di vista

Alcune volte però le critiche sono palesemente distruttive… In questi casi applicare le regole citate nella nostra quotidianità di-

venta davvero difficile: si tratta di giudizi che colpiscono la persona, generici e sempre negativi, mai legati a una specifica situazione. Questo tipo di critica è quella che richiede maggiore sforzo, perché solitamente la volontà dell’altro è la provocazione; spesso l’unica cosa da fare è armarsi di pazienza e mostrare indifferenza. Vivere lontano dalle critiche? È impossibile, ma è invece possibile imparare a liberarci dei loro effetti negativi: accettate le critiche costruttive e usatele per migliorare, ignorate quelle ingiuste e cattive, allontanandovi più che potete dalle persone tossiche che ve le rivolgono. Evitate, se possibile, di essere voi a criticare senza motivo, in modo da non dare vita a litigi controproducenti. In questo modo vi abituerete, e farete abituare chi vi sta vicino, a uno stile comunicativo costruttivo e a un atteggiamento più morbido

DOTT.SSA LAURA GRIGIS Psicologa e Psicoterapeuta A Bergamo

Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 27


in armonia

COPPIA

Cuori e denari Conti separati o comuni? Dividere tutto o no? I consigli per gestire gli aspetti economici ed evitare che i soldi diventino la “miccia” per litigi

∞  a cura DI ELENA BUONANNO

Da quando c’è la crisi economica, in coppia si litiga molto di più: lei non vuole rinunciare all’appuntamento del sabato dal parrucchiere e lui vorrebbe l’ultimo smartphone. Ma spesso si devono fare delle scelte. E così il denaro diventa una della principali fonti di discordia. «La gestione dei soldi all’interno della coppia può generare uno dei conflitti più ostici da risolvere» dice la dottoressa Emanuela Zini, psicologa e psicoterapeuta. «Queste discussioni, tra l’altro, spesso mascherano importanti significati simbolici e portano a una diminuzione della soddisfazione percepita, a sentimenti di ingiustizia e incomprensione tra i partner. Una ricerca dell’Università del Kansas ha infatti dimostrato che quando una coppia litiga per soldi ha molte più probabilità di arrivare a separarsi. Uno degli autori dello studio in questione sottolinea che “la litigiosità per questioni di soldi è di gran lunga in cima alla lista fra i motivi di discussione predittori del divorzio: non sono i figli, il sesso, i parenti acquisiti o altro, è proprio il

denaro, sia per gli uomini sia per le donne”». Ma quindi le discussioni per i soldi in realtà sono solo un pretesto che nasconde altre motivazioni e malumori? Il litigio per denaro non è quasi mai un vero litigio per soldi, ma per ciò che essi rappresentano nella vita della coppia o della famiglia. Quando, per esempio, un partner ha la tendenza a spendere i soldi in modo non oculato, è l’altro membro della coppia che si deve assumere tutte le responsabilità e questo lo induce a vivere sentimenti di astio verso il partner “spendaccione”, accusandolo di mancata parità nelle responsabilità e di scarsa attenzione al benessere della coppia. Il denaro, in alcuni casi, viene utilizzato come arma di potere per controllare e gestire il partner, soprattutto in quelle coppie in cui la donna non ha la sua autonomia economica. Questa condizione che potremmo chiamare “violenza economica” fa sì che la moglie/compagna venga mantenuta in una condizione di di-

28 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017

pendenza e sottomissione. Ci sono però anche coppie in cui solo uno dei due partner si accolla tutte le spese, in quanto l’altro non vuole contribuire perché si sente poco valorizzato e amato; quindi in questo caso il denaro assume il significato di una ricerca di risarcimento affettivo. In conclusione, possiamo dire che sì, le discussioni per denaro mascherano spesso altre e ben più forti forme di disaccordo e patologia nel rapporto di coppia. Anche se parlare di denaro sembra poco romantico, è fondamentale confrontarsi sulla visione e gestione del denaro all’interno della coppia, sia se si è sposati sia se si convive. A volte è necessario che una coppia sia aiutata da una consulenza psicologica quando si imbatte in continue discussioni economiche, per comprendere meglio i significati nascosti, individuare i veri problemi e ristrutturare l’orizzonte di coppia. A parte i casi in cui uno dei due non lavora, non sarebbe naturale in una coppia dividere le spese?


DOTT.SSA EMANUELA ZINI Psicologa e Psicoterapeuta Studio Maieutiké Brembate Sopra

Stare insieme non riguarda solo unire due vite per amore, ma anche condividere ogni cosa: la scelta delle vacanze, i mobili della casa, le bollette da pagare etc.. Le coppie che funzionano sono quelle che decidono i loro obiettivi insieme confrontandosi prima di procedere e questo richiede anche avere in comune gli obiettivi economici principali, per esempio acquistare una casa. Uno degli aspetti da considerare quando si parla di economia nella coppia è l’emancipazione femminile: oggi le donne lavorano e sono autonome da un punto di vista economico. Infatti le coppie che dividono le spese ormai sono una norma. Ogni relazione però è unica e quindi è unica anche la situazione finanziaria: i partner dovrebbero sentirsi liberi di parlare di denaro senza avere il timore di essere giudicati. Ma è meglio la separazione o la comunione dei beni? Gli italiani, secondo diverse ricerche, sono in Europa uno dei popoli

che sostiene maggiormente la separazione dei beni. Una domanda che ci si pone è: dividere tutto fa bene o indica che qualcosa non va nella coppia? Non per forza una coppia non funziona se ha i conti separati, ma lo è nel momento in cui si sta troppo attenti ai conti o si litiga per aspetti economici (io ho pagato di più la spesa oggi rispetto a te ieri) e questo può portare a delle rivendicazioni. Avere i conti separati non toglie che uno dei due partner possa pagare una cena o spendere dei soldi per la coppia perché se lo sente; questi diventano aspetti affettivi che vanno al di là dei conti in banca separati. Di certo avere i conti separati permette di sentirsi più autonomi e più liberi di poter gestire i propri soldi nel modo che si preferisce. Una buona possibilità potrebbe essere quella, comunque, di creare un conto corrente comune per la gestione di spese comuni come l’affitto, le bollette, alimentato da entrambi e che permetterebbe di sentirsi uniti nel condividere certi aspetti della vita.

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REGOLE d’oro per salvare l’armonia

> Parlare di soldi all’interno della coppia non in maniera ossessiva, ma per sapere come gestire insieme delle spese comuni. > Essere generosi con il partner quando è in difficoltà economica ma anche solo per offrire una cena, senza essere ossessionati da chi ha speso di più per la spesa la volta precedente. > Evitare di controllare le spese del partner. > Creare un conto corrente comune per le spese comuni.

Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 29


in famiglia

DOLCE ATTESA

La depressione post-partum in mamma e… papà Come riconoscerla e cosa fare

∞  a cura DI VIOLA COMPOSTELLA

«Diventare mamma e papà è un fenomeno naturale spesso sottovalutato nella sua complessità e nei risvolti che determina nella vita di un individuo e della coppia affettiva. Che sia stata desiderata o abbia colto di sorpresa, la neogenitorialità implica un importante riassetto della propria identità e vita, non sempre facili e immediati. E non è raro che subentrino sentimenti come ansia e tristezza». Chi parla è la dottoressa Mara Seiti, psicologa e psicoterapeuta. L’abbiamo incontrata per parlare di depressione post-partum, un problema che in diverse forme e intensità può riguardare non solo le neomamme, come spesso di pensa, ma anche i neo papà “travolti” anche loro dalle inevitabili novità e responsabilità che un figlio porta con sé. Dottoressa Seiti, cosa si intende per depressione post-partum? Quando e come si manifesta? Bisogna innanzitutto distinguere

tre diverse sindromi che vengono erroneamente sovrapposte tra loro. > Disforia post-partum (baby blues). Interessa circa il 50-70% delle partorienti e costituisce una condizione transitoria che esordice generalmente da tre a cinque giorni dopo il parto e spesso si risolve nel giro di due settimane. Si manifesta con tristezza, nostalgia, facilità al pianto, insonnia, irritabilità e momentaneo distacco e disinteresse dal bambino. Solo nel 10-20% dei casi evolve in depressione postpartum. > Psicosi post-partum. Fortunantamente rara, colpisce una/due neomamme su 1000. Esordisce bruscamente di solito tra il terzo e il quattrordicesimo giorno dopo il parto ed è caratterizzata da uno stato confuso-onirico con grave agitazione psicomotoria e allucinazioni che incitano la mamma a uccidere il bambino o se stessa. In questi casi è necessario rivolgersi ai servizi psichiatrici del territorio.

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> Depressione post-partum propriamente detta. Si manifesta nel 10-13% delle donne di solito entro quattro/sei settimane dal parto (ma anche nei mesi successivi) e presenta sintomi come umore depresso, diminuzione di interesse e piacere in varie attività, ritiro sociale, insonnia o sonno eccessivo, ansia, affaticabilità, sentimenti di autosvalutazione o colpa per la fatica nell’assumere il ruolo di mamma, difficoltà di concentrazione e paura di far del male al bambino e/o bisogno di controllarlo eccessivamente. Esistono delle condizioni che rendono le mamme (e i papà) più vulnerabili? Alcuni “fattori predisponenti” permettono di riconoscere precocemente le mamme a rischio di sviluppare depressione postpartum e fornire loro adeguato sostegno psicologico sin dai primi mesi della gravidanza. Tra questi: episodi de-


pressivi precedenti alla gravidanza, episodi ricorrenti di ansia e depressione durante la gravidanza, fattori psicosociali (madre single, problemi di coppia, bassa presenza di supporto sociale da amici e/o familiari), eventi traumatici nell’ultimo anno (ad esempio traslochi, lutti, perdita di lavoro propria o del partner).

oltre che a crisi importanti nel rapporto tra i partner, fino alla rottura. In alcuni rari casi, il papà può reagire con comportamenti di fuga, distaccandosi emotivamente dalla compagna e disinteressandosi di lei e del bambino, fino ad avere rapporti sessuali clandestini o vere e proprie relazioni extraconiugali.

Che conseguenze può avere la depressione post-partum sui genitori e sul neonato se non si affronta il problema per tempo? Solo intervenendo tempestivamente è possibile fornire sostegni utili a favorire una qualità della vita migliore ai genitori. La serenità e il benessere dei genitori infatti costituiscono una condizione fondamentale allo sviluppo armonico del bambino. In particolare, la depressione post-partum può impoverire la capacità materna di rispondere in modo puntuale e sensibile agli stimoli e ai bisogni del bambino, esponendolo a una deficitaria capacità di regolazione emotiva, difficoltà nell’attenzione e ritiro dall’interazione con gli altri. I neonati possono quindi manifestare pianti continui e inconsolabili, coliche intestinali e disturbi del sonno. Per quanto riguarda invece la depressione post-partum paterna, gli studi hanno dimostrato che in particolare è correlata a disturbi della condotta nei figli adolescenti

Cosa si può fare per evitare e/o prevenire tutto questo? È fondamentale non sottovalutare fattori predisponenti e sintomi, rivolgendosi al servizio psicologico del dipartimento materno infantile del proprio ospedale o a uno dei consultori familiari dislocati sul territorio. Non bisogna temere di chiedere aiuto: la fatica di questa fase di vita è più che comprensibile. Non bisogna cadere nella trappola del perfezionismo o dell’ideale della donna (o dell’uomo) “tutto fare”. Inoltre: > è bene che le persone vicine (amici e familiari) diano sostegno pratico alla neomamma (ad esempio aiutandola coi lavori domestici), così che possa sentirsi sollevata dalle incombenze quotidiane e dedicarsi al proprio bambino, senza vedersi sostituire nel suo ruolo; > è importante avere un atteggiamento comprensivo e disponibile verso i neogenitori in modo da aiutarli a esprimere paure, sentimenti di fatica e/o di inadeguatezza; > è opportuno che mamma e papà

DOTT.SSA MARA SEITI Psicologa e psicoterapeuta A Capriolo (BS)

salvaguardino alcuni spazi esclusivi di coppia (senza bambino), in cui parlare, svagarsi e viversi nella propria intimità.

Un problema anche maschile La depressione post-partum insorge anche nel 4% dei neopapà con sintomi depressivi simili a quelli della donna. Come per le mamme, anche i papà si trovano a fare i conti con una realtà (interna ed esterna) completamente nuova che talvolta mette a dura prova il proprio rapporto affettivo e l’equilibrio psichico individuale.

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in famiglia

BAMBINI

Infestazioni da pidocchi Uno sgradevole grattacapo ∞  a cura DI MARIA CASTELLANO

Con il ritorno in classe torna anche il rischio di ritrovarsi degli sgraditi ospiti tra i capelli, i pidocchi, piccoli parassiti che, attaccandosi ai capelli, causano un’infestazione chiamata pediculosi. A differenza di quanto molti pensano non è indice di scarsa igiene: i pidocchi non fanno distinzioni e si trovano benissimo su tutte le teste. Come prevenire e risolvere il problema? Lo abbiamo chiesto alla dottor Maurizio Pagnoncelli Folcieri. Dottor Pagnoncelli, che tipo di parassiti sono? Esistono tre tipi di pediculosi (del corpo, pube e capo) causate da tre diverse specie di pidocchio. Qui ci occuperemo solo della terza, molto più frequente delle altre e dovuta alla specie Pediculus Humanus Capitis. Si tratta di un insetto lungo circa due millimetri e mezzo, di colore grigio, non alato; le zampe sono munite di uncini che

gli consentono di attaccarsi fortemente al capello e al cuoio capelluto. Il pidocchio dispone di una bocca che gli consente di perforare la pelle e di succhiare il sangue, di cui si nutre, rilasciando al contempo una sostanza anticoagulante, che spesso è responsabile della sensazione di prurito che accompagna le infestazioni. Come si fa a essere certi che ci sia un’infestazione in corso? Il prurito è il sintomo rivelatore della possibile infestazione. Se il bimbo si gratta la testa quindi va subito controllato: mettetelo seduto, col capo reclinato in avanti, sotto una fonte di luce intensa e controllate tutto il capo, area

Conosciamoli meglio > I pidocchi non possono essere trasmessi all’uomo da altri animali, né dall’uomo agli animali domestici. > Lontano dall’organismo ospite (per esempio su indumenti o oggetti) i parassiti possono sopravvivere al massimo per un paio di giorni.

> Non saltano e non volano; si trasmettono esclusivamente per contatto diretto, passando da una testa all’altra o più raramente transitando dalla testa a un indumento (un cappello, una sciarpa) e da qui al nuovo ospite. > La femmina depone fino a dieci uova (lendini) e le fissa con una col-

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la al capello, molto vicino al cuoio capelluto. Hanno forma ovoidale, colore bianco perlaceo, dimensioni di circa un millimetro. Dopo sette giorni le uova si schiudono, dando origine alle ninfe, la forma immatura del pidocchio. Dopo sette/tredici giorni le ninfe si trasformano in individui adulti in grado di riprodursi.


per area, meticolosamente. Se ci sono pidocchi, si vedono e non è possibile confonderli con altro; se ci sono lendini (ovvero uova), si vedono ed è facile distinguerle da eventuale forfora, sia per le dimensioni sia per l’aspetto sia per il fatto che sono fortemente fissate al capello. Le lendini distanti più di due centimetri dal punto d’attacco del capello sono state deposte da più di dieci giorni e sono quindi lendini già schiuse e vuote oppure morte. In entrambi i casi non possono dar luogo a un’infestazione; tuttavia la loro presenza rivela che un’infestazione c’è stata e potrebbe essere comunque ancora in atto. Cosa si può fare per rimuoverli? Prima di tutto, non drammatizzare: la situazione è sgradevole, ma non pericolosa. In presenza di lendini o di pidocchi, è necessario un

DOTT. MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI Farmacista Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo

trattamento specifico al più presto. Oggi sono disponibili prodotti antiparassitari perfettamente tollerati, molto efficaci e solitamente risolutivi con una sola applicazione, se ben eseguita, sia nei confronti delle forme adulte sia delle lendini. Altri antiparassitari, attivi solo sulle forme adulte, richiedono una seconda applicazione a distanza di sette giorni, per eliminare gli adulti sviluppatisi da eventuali lendini non rimosse. Dopo aver ucciso gli indesiderati ospiti è altrettanto importante procedere a un’accurata e totale rimozione di tutti gli adulti morti e di tutte le lendini. La rimozione richiede una buona fonte di luce e l’uso di uno specifico pettine a denti fitti. Per facilitare il distacco delle lendini è utile utilizzare appositi shampoo a pH acido oppure passare i capelli con una soluzione di acqua e aceto in parti uguali (il pH acido è in grado di sciogliere la colla con cui la lendine è stata fissata al capello). Se il bambino è stato opportunamente disinfestato, può tranquillamente tornare a scuola il giorno dopo, ma è importante che l’infestazione venga segnalata agli insegnanti. Quali sono le strategie per limitare il contagio? Se viene comunicato che ci sono casi di pediculosi nella classe o nella scuola, è opportuno controllare attentamente la testa del bambino ogni giorno al rientro a casa, fino all’esaurirsi dello “stato di allerta”. Ciò consentirà l’intervento

immediato in caso di infestazione e ne impedirà il diffondersi. È inoltre opportuno un controllo su tutti i componenti della famiglia, soprattutto se bimbi. Non serve tagliare i capelli né rasarsi a zero. È anche possibile applicare ogni mattina soluzioni repellenti a base di oli essenziali, capaci di creare un ambiente sfavorevole all’insediamento del pidocchio. Sono prodotti ben tollerati, di facile applicazione ed efficaci. Indumenti e biancheria da letto, senza richiedere lavaggi particolari, possono essere disinfestati semplicemente isolandoli in un sacco per 24 ore.

La rimozione? Deve essere totale! Le lendini morte ma non rimosse non sono distinguibili da quelle vive e possono quindi indurre in errore, facendo pensare a una nuova infestazione (anche se in realtà non possono causarla). Si rischia di non capir più nulla: gli operatori scolastici possono erroneamente ritenere il bambino ancora infestato e rimandarlo a casa; inoltre nell’incertezza si rischia di ripetere trattamenti superflui.

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in forma

FITNESS

Pole dance Lo sport che rende toniche e aumenta l’autostima

∞  a cura DI VIOLA COMPOSTELLA

Molti pensano sia solo una danza sensuale e divertente, magari anche da night club. In realtà la pole dance (letteralmente “danza del palo”) è uno sport a tutti gli effetti, che richiede impegno, preparazione fisica, forza ed eleganza. Riconosciuta come disciplina sportiva in Italia nel 2013, sta diventando un’attività sempre più amata dalle donne: combinando prestazioni atletiche a movimenti di danza col supporto di una pertica verticale permette di bruciare calorie e tonificare tutto il corpo in modo completo e armonico e contribuisce a migliorare l’autostima. Conosciamola meglio con l’aiuto di Eleonora Arnoldi, istruttrice di pole dance.

Esistono diversi stili di pole dance. Tra i più praticati sono: la pole artistic, la pole fitness, la pole exotic, la pole contemporanea”

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Come nasce la pole dance? La ricostruzione storica di questa disciplina è complessa. Le sue origini sono molto antiche e la troviamo in diverse culture, come in Cina, Giappone e India con la mallakhamba, sport risalente al dodicesimo secolo e tuttora prati-


L’abbigliamento a prova di palo

Culotte e top o canottiera. È questa la mise necessaria per praticare la pole dance. I pantaloncini devono essere sufficientemente corti in modo da lasciare libero l’interno cosce, in modo da avere più presa nelle figure che prevedono un contatto delle gambe con il palo (con pantaloni più lunghi il rischio è di scivolare). Lo stesso vale per il top che deve lasciare scoperte le ascelle, parte importante nelle prese base, che poi serviranno per realizzare inversioni e molte altre figure.

cato, in cui gli atleti eseguono pose di yoga e ginnastica acrobatica su un palo di legno. Quali sono i benefici offerti da questa disciplina? Innanzitutto lo sviluppo della resistenza fisica e il potenziamento muscolare. I miglioramenti sono

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visibili già dopo pochi mesi, perché è una disciplina che coinvolge tutto il corpo: spalle, braccia, schiena, glutei e cosce inizieranno a rafforzarsi e a tonificarsi. Inoltre migliora la mobilità articolare, la flessibilità, l’equilibrio e la coordinazione. Senza contare i benefici psicologici: aiuta ad aumentare l’autostima e la fiducia in se stesse. A chi è adatta? E quante volte alla settimana bisognerebbe praticarla per avere risultati? In linea generale può essere adatta a tutti. L’importante è scegliere un corso che sia adatto al proprio livello di preparazione fisica. Chi inizia la pole dance arrivando da un’altra pratica sportiva è avvantaggiato perché ogni attività in sé racchiude una capacità. Per esempio le ragazze che arrivano dalla ginnastica imparano più velocemente, chi invece arriva dalla danza è aiutata perché è più flessibile, qualità importante anche nella pole dance. Come è strutturata una lezione di pole dance? La durata di una lezione di pole dance è di circa un’ora, durante la quale si ha l’alternanza di lavoro aerobico (a lunga durata a bassa-media intensità) e anaerobico (a breve durata ad alta intensità). Nella fase si riscaldamento si lavora sul

ELEONORA ARNOLDI Istruttrice di pole dance e aerial hoop Pole School Bergamo

potenziamento muscolare e sulla flessibilità. Successivamente si passa alla fase tecnica e di approccio al palo, con passi e prese con le mani, posizioni, spin (letteralmente giravolte) attorno al palo e passaggi da una posizione all’altra. Gli ultimi cinque minuti sono dedicati alla fase di defaticamento, con esercizi di rilassamento e stretching. Essendo considerata ormai uno sport, esistono anche delle competizioni? Sì. Il campionato italiano di pole dance, l’Italian Pole Championship, il campionato mondiale, il Pole Art Italy e altre ancora.

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BELLEZZA

S.O.S. acne

∞  a cura Di VIOLA COMPOSTELLA

Comune fra gli adolescenti, ma anche fra gli adulti, l’acne non è solo un problema estetico che spesso condiziona la vita personale e di relazione di chi ne soffre, ma una malattia della pelle che può avere origine da diversi fattori: genetico, ormonale, batterico o psicologico. Scopriamo come prevenirla e curarla con l’aiuto della dottoressa Marta Merlini, chirurgo maxillo-facciale e medico estetico. Dottoressa Merlini, che cosa è l’acne? L’acne è un processo infiammatorio a carico della pelle, caratterizzato da papule, pustole, talvolta noduli ed esiti cicatriziali. La sua lesione elementare è il comedone, quello che volgarmente viene chiamato “brufolo”, ovvero una dilatazione alla base del pelo (infundibolo) contenente soprattutto cheratina, ma anche lipidi, pigmenti melanici, batteri e peli. Si distinguono comedoni aperti con orifizio dilatato di

colore scuro, i cosiddetti punti neri, e comedoni chiusi con orifizio molto piccolo, noti anche come punti sottopelle, vere microcisti follicolari. In genere si pensa sia un problema solo degli adolescenti… Esistono diversi tipi di acne, ma la più comune è l’acne volgare o giovanile. Si tratta di un’acne che esordisce alla pubertà; rara è l’insorgenza in età più precoce e la durata dopo i 30 anni. L’acne giovanile sembra essere dovuta agli ormoni androgeni (prodotti da ovaie, testicoli e surrene) e si manifesta, in genere, su volto e tronco. La malattia si risolve spontaneamente verso i 20 anni spesso però lasciando esiti come discromie (modificazioni del colore della pelle) oppure cicatrici. Cosa si può fare per affrontare il problema in modo corretto, evitando che lasci spiacevoli segni sulla pelle?

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È bene intervenire nel momento in cui la patologia è attiva e su più fronti. > Terapia alimentare. Si consiglia una dieta sana ed equilibrata, possibilmente individualizzata, ma che comunque preveda una riduzione di tutti gli alimenti pro-infiammatori come i latticini e gli zuccheri raffinati. Anche le proteine di origine animale andrebbero introdotte con moderazione. > Terapia locale e sistemica. Nelle forme più lievi si utilizzano prodotti come l’acido retinoico o l’acido azelaico o sostanze ad azione antibiotico-antisettica come la tetraciclina in crema o sostanze con effetto sebo-inibente come lo spironolattone, sempre in crema. Nelle forme più impegnative si utilizzano antibiotici per bocca, farmaci con azione antiandrogenica e la pillola estroprogestinica, in associazione alla terapia locale. Talvolta è necessario ricorrere anche all’introduzione dell’isotretinoina, un derivato della vitamina


A che si può applicare sotto forma di crema o assumere in compresse per bocca. > Peeling a base di Acido Salicilico e Piruvico sono da eseguire a cicli sia nelle forme lievi sia gravi, eventualmente in associazione con terapie locali e sistemiche. In genere il medico propone peeling ad azione antinfiammatoria, a base di acido salicilico a cicli di quattro sedute ogni dieci giorni circa, da due a quattro volte all’anno a seconda della necessità. Per le cicatrici

post-acneiche si utilizzano peeling di acido piruvico da una a quattro sedute ogni 30 giorni, due-tre volte all’anno, a seconda del grado degli esiti dell’acne. > Agopuntura. La terapia si avvale di agopuntura, moxibustione e coppettazione. Sono consigliati cicli di circa dieci sedute, da valutare con il paziente in base all’età e alla gravità del quadro. L’agopuntura può essere utilizzata come trattamento alternativo ai comuni farmaci oppure in associazione ad altre terapie.

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Se viene da adulti: cause e rimedi Oltre all’acne volgare o giovanile, esistono anche diverse forme di acne che si manifestano in età edulta, > Acne conglobata: forma cronica grave caratterizzata da lesioni nodulari e cistiche con frequente ascessualizzazione; colpisce prevalentemente i maschi a livello del dorso e del torace e persiste anche dopo i 40 anni. La terapia si basa sull’utilizzo della Isotretinoina e a volte è necessario l’intervento chirurgico. > Acne fulminans: caratterizzata da lesioni papulo-nodulari ulcerative del tronco accompagnate da febbre e poliartralgie; la terapia si basa sull’utilizzo di cortisonici ed eventuali peeling per il trattamento degli esiti acneici, unitamente all’utilizzo di prodotti cosmetici medicali corretti. > Altri tipi di acne sono l’acne iatrogena (può insorgere dopo l’assunzione di androgeni, cortisonici e alcuni antidepressivi), la meccanica (dopo traumi ripetuti da indumenti o attrezzature sportive), la cosmetica (in seguito all’uso di sostanze comedogeniche come la lanolina e gli oli minerali contenuti in alcuni cosmetici e detergenti) e la cloracne (esposizione accidentale a composti aromatici clorati). La terapia di queste forme consiste in primis nell’evitare la causa e trattare gli eventuali residui o esiti acneici mediante peeling e prodotti cosmetici medicali adeguati. Infine ci sono le pseudoacni, quadri simili all’acne senza comedoni. Possono essere dovute a sostanze con cui la pelle viene in contatto ad esempio sul luogo di lavoro (acne occupazionale) o a lesioni auto provocate in soggetti con problemi affettivo-sessuali (acne escoriata). In tutti questi svariati tipi di acne e pseudoacne l’agopuntura svolge un ruolo complementare e valido.

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rubriche

ALTRE TERAPIE

Un ritorno al quotidiano meno traumatico con le essenze floreali ∞  a cura DI GIULIA SAMMARCO

Settembre è il mese dei nuovi inizi, con la fine delle vacanze e l’inizio dell’anno scolastico e lavorativo. Ognuno di noi, a suo modo, ricomincia la propria vita, spesso con nuovi progetti e impegni. Non sempre però si è nelle giuste condizioni per riaccendere il motore (a parte chi il motore non l’ha mai spento). Le essenze floreali, o Fiori di Bach, possono essere un valido strumento per superare questi Momenti. Come ci spiega Massimo Bernardoni, reflessologo e floriterapeuta, socio fondatore del RIF (Registro Italiano Floriterapeuti). Partiamo dall’inizio, come nasce la floriterapia? La Floriterapia prende il nome del suo ideatore, il dottor Edward Bach, che negli anni Trenta scoprì le proprietà di 38 essenze floreali, elaborando un sistema applicato fino ai giorni nostri. Il dottor Bach, medico batteriologo, patologo e ricercatore con una solida esperienza clinica all’Ospedale Militare e all’Ospedale Omeopatico di Londra, scoprì anche i vaccini per le infezioni intestinali croniche (denominati Sette Nosodi), tuttora utilizzati. Verso la fine degli anni Venti, osservando il comportamento umano e il suo accostamento a diverse essenze floreali, passò dalla ricerca omeopatica alla Floriterapia. Nel 1928 scoprì i primi tre fiori, continuò poi

la sua ricerca e approdò a sette gruppi in cui sono catalogate le 38 essenze. Nel 1936 scrisse e pubblicò la terza edizione de I Dodici Guaritori e Altri Rimedi poco prima di morire. Oggi sono numerose le pubblicazioni sulla Floriterapia e altri sistemi ispirati al dottor Bach e non è raro trovare medici, psicologi e veterinari che si avvalgono delle proprietà dei “Fiori di Bach”. Quali essenze, in particolare, potrebbero essere utili per aiutare a riprendere il ritmo di tutti i giorni e affrontare le nuove sfide scolastiche e lavorative? Pensando a questi “nuovi inizi” si può elencare qualche essenza floreale, come ad esempio Larch (Larix Decidua), adatto a chi “si crede meno abile di chi lo circonda e si aspetta di fallire”. Può essere utile sia agli adulti sia ai bambini (o adolescenti) che pensano di non riuscire a iniziare un nuovo percorso, qualunque esso sia. C’è poi Mimulus (Mimulus Guttatus), molto utile a tutti i bambini che hanno paura durante l’inserimento negli asili, che si associa a Chicory (Chicorium Intybus) se hanno difficoltà a staccarsi dalla figura materna o paterna nel fatidico momento del distacco sulla porta. Honeysuckle (Lonicera Caprifolium) è adatto a tutti coloro che pensano con nostalgia alle

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proprie vacanze e sentono che un periodo così bello non potrà più ripetersi (un flash, il ricordo di un profumo o panorama). Per coloro che in vacanza non ci sono proprio stati, Hornbeam li sosterrà quando mancano le forze al solo pensiero di doversi svegliare, oppure Olive adatto se siamo veramente alla fine delle nostre energie fisiche e intellettuali. Al contrario Oak aiuterà a seguire i sani consigli di amici o medici, per prendere una pausa dopo un’estate al massimo del proprio lavoro. Per coloro che non riescono a trovare l’energia giusta per iniziare, sempre persi nei sogni di un’altra vacanza da programmare, un alleato è rappresentato da Clematis

Massimo Bernardoni Reflessologo e Floriterapeuta Cofondatore della scuola dell’Unione di Floriterapia e del Registro Italiano Floriterapeuti. Ricercatore e insegnante di uso e preparazione delle essenze floreali


(Clematis Vitalba) che contribuirà a far tornare coi piedi per terra per concentrarci sui lavori da svolgere. È possibile che Settembre porti un nuovo lavoro, una nuova casa, una nuova scuola e che ci si senta vulnerabili in queste nuove situazioni: Walnut (Juglans Regia) è indicato per non lasciarsi influenzare da questi nuovi inizi. E se invece si è di umore nero per

essere rientrati da una situazione piacevole, c’è Mustard (Sinapis Arvensis) per scacciare le nuvole dai nostri pensieri. Qualcuno potrebbe essere addirittura addolorato, se la fine delle vacanze segna la fine di una relazione: Sweet Chestnut allevierà “la buia notte dell’anima” come descriveva il dottor Bach questa essenza. Infine non è da sottovalutare il nostro impatto con un nuovo progetto, del quale siamo i diretti ideatori e responsabili, ma che non pensavamo fosse così impegnativo in termini di risorse, con la sensazione che non saremo in grado di portarlo a termine: Elm (Ulmus Campestre) ci aiuterà

a riappropriarci delle nostre forze e allontanerà i dubbi sulle nostre capacità. Le situazioni e i rimedi sono veramente molti, come muoversi nella pratica? Si potrebbe andare avanti con molte altre essenze floreali poiché ognuna delle 38 ha una sua peculiarità. Per approfondire l’argomento suggerisco il libro “Edward Bach - Le Opere complete” (Macro Edizioni), un testo completo che spiega cronologicamente la vita e le opere dell’ideatore della Floriterapia. In caso di bisogno però consiglio di non attenersi alla sola lettura, ma di affidarsi a un esperto del settore.

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rubriche

GUIDA ESAMI

Test Brca1 e Brca2 quando servono?

∞  a cura di elena buonanno

È noto da tempo che il nostro DNA contiene due geni denominati Brca1 e Brca2, definiti “oncosoppressori”. Mutazioni di questi geni possono portare a una aumentata probabilità di ammalarsi nel corso della vita, fino all’80% per il tumore al seno e fino al 20-40% per il tumore dell’ovaio. Oggi sono disponibili test genetici che permettono di identificare eventuali anomalie di questi geni e mettere così a punto terapie personalizzate più efficaci nelle donne già malate di cancro e strategie preventive personalizzate nelle donne sane che risultassero portatrici di geni mutati. Ma pos-

DOTT. Carlo Tondini Direttore di Oncologia ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo

Si stima che circa il 5-10% dei tumori della mammella e circa il 10-20% dei tumori ovarici riconoscano una base di predisposizione ereditaria, in cui i geni Brca giocano il ruolo più rilevante” sono essere usati come esame di screening? Cosa fare se il test risultasse positivo? Ne parliamo con il dottor Carlo Tondini, oncologo. Dottor Tondini, che cosa sono i test Brca? I test per l’analisi dei geni Brca1 e Brca2 sono analisi genetiche. Fanno parte di un percorso di consulenza oncogenetica che si avvale anche di colloqui informativi. Ogni persona ha due copie di entrambi i geni, ereditate da ognuno dei genitori. Il test genetico analizza il DNA allo scopo di ricercare eventuali differenze rispetto alla norma nei due geni, che ne determinino un non corretto funzionamento. La presenza di una copia “mutata” (detta variante “patogenetica”) di uno dei due geni può determinare la presenza di un rischio aumentato, rispetto alla popolazione generale, di sviluppare alcuni tipi di tumore, in particolare neoplasie mammarie e neoplasie ovariche.

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Come si svolge? Il test viene solitamente eseguito a partire da un campione di sangue. In rari casi è analizzato altro materiale biologico (ad esempio da cellule della mucosa della bocca). Questo tipo di test definisce lo stato del DNA costitutivo della persona, ovvero presente e uguale in tutte le sue cellule e viene definito “germinale”. Esiste inoltre la possibilità di analizzare il DNA specifico di un tumore a partire da un campione del tumore stesso (cosiddetto test “somatico”). Chi dovrebbe sottoporsi a queste indagini? La selezione dei pazienti candidati all’esecuzione della consulenza oncogenetica per la ricerca di mutazioni di Brca1 o Brca2 si basa sull’analisi della storia personale e familiare. La presenza all’interno dello stesso ramo familiare di più persone con alcuni tipi di tumore (in particolare tumori mammari, specie se insorti in giovane età, e ovarici) o la


L’importanza di un’equipe multidisciplinare Il team multidisciplinare che segue la donna portatrice di mutazione di Brca1 o Brca2, nel percorso di riduzione del rischio comprende genetisti, oncologi, chirurghi senologi, chirurghi plastici, ginecologi e psicologi, con formazione specifica nella valutazione dei percorsi di prevenzione.

L’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) e la Società Italiana di Genetica Umana (Sigu) hanno emanato delle linee guida per la valutazione delle persone candidate a consulenza oncogenetica, associata a rischio di mutazioni di Brca1 e Brca2. A titolo esemplificativo, la presenza di un carcinoma epiteliale ovarico non borderline o non mucinoso, oppure di un carcinoma mammario diagnosticato prima dei 36 anni sono di per sé un criterio sufficiente a proporre la consulenza oncogenetica.

diagnosi di tumori con specifiche caratteristiche, può suggerire la presenza di un rischio oncologico ereditario aumentato, meritevole di una consulenza oncogenetica.

Questi test sono a carico del SSN? All’interno delle indicazioni fornite da Aiom e Sigu, dietro prescrizione di personale medico con specifica formazione professionale, il test genetico per la ricerca di mutazioni dei

geni Brca1 e Brca2 è a carico del Servizio Sanitario Regionale lombardo. È prevista la compartecipazione del cittadino (ticket sanitario), fatti salvi i casi di esenzione. Che cosa si prospetta alla donna se il test risulta positivo? Nell’ambito della consulenza oncogenetica vengono proposte alle donne portatrici di varianti patogenetiche di Brca1 o Brca2 percorsi di riduzione del rischio oncologico: profilassi chirurgica di asportazione degli organi a rischio, prevenzione secondaria con visite ed esami strumentali specifici; terapia farmacologica. Viene inoltre proposto il coinvolgimento dei familiari della donna, per estendere anche a loro la possibilità di sottoporsi a indagine genetica e meglio definire il loro rischio oncologico.

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rubriche

ANIMALI

L’adozione in canile: un processo non sempre facile ∞  a cura DI GIULIA SAMMARCO

«Il legame che si forma tra cane e proprietario non sempre risulta essere profondo e duraturo e in alcuni casi un legame che non si forma o che si deteriora può portare all’abbandono dell’animale». Chi parla è il dottor Jacopo Riva, medico veterinario comportamentalista. «I cani abbandonati vengono inseriti nei canili e in Italia la legge 281/91 ne vieta l’eutanasia, a meno che essi non siano “gravemente malati, incurabili o di com-

provata pericolosità”. Sempre questa legge pone l’obbligo di iscrizione all’anagrafe canina territoriale tramite l’applicazione di un microchip inseribile da un medico veterinario permettendo di ridurre il numero degli abbandoni e smarrimenti. Tuttavia un numero molto elevato di cani resta comunque privo di identificazione: molti proprietari non registrano il proprio cane e quindi molti dei soggetti che arrivano nei canili non sono ricon-

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ducibili a un proprietario specifico e devono essere mantenuti fino a quando non vengono affidati a un’altra persona. Ogni anno il numero di animali che arrivano in un canile aumenta anche a seguito del flusso imponente di esemplari provenienti dal sud Italia o da altri Stati limitrofi (ad esempio la Spagna) e le adozioni non riescono sempre a controbilanciare tale aumento. Dal momento dell’arrivo in canile all’adozione possono tra-


scorrere periodi di tempo anche molto lunghi, portando talvolta a una riduzione del benessere dell’animale». Dottor Riva, oggi in molti i casi i canili sono strutture “curate” e attente alle esigenze dei loro ospiti a quattro zampe. Quali sono i fattori che possono influire maggiormente sul benessere degli animali? L’ambiente del canile è per gli animali molto stressante, nonostante gestioni sempre più meticolose e ben organizzate: li attende una routine completamente diversa rispetto a quella alla quale erano abituati, un ambiente nuovo e rumoroso e spesso i soggetti in canile non riescono ad avere facile con-

trollo sull’ambiente in cui si trovano, quindi hanno una ridotta capacità di adattamento. Il benessere dei cani in canile ha dei risvolti importanti non solo durante la permanenza stessa, ma anche in un secondo momento, come quello post-adozione: ad esempio si è evidenziato come la permanenza per lunghi periodi di tempo (quattro-sei mesi) possa essere fonte di problematiche comportamentali quali ansia, paure e fobie. Una volta che il cane ha subito un trauma di natura psicologica ed emotivamente intensa, la sensibilità dell’animale per stimoli simili può risultare aumentata anche per un lungo periodo di tempo, con la possibilità di reazioni esagerate, eccessive e non contestualizzate, se

nuovamente sottoposto a una simile stimolazione anche molto lieve. Questo spiega i frequenti problemi di “ansia da separazione” che hanno i cani provenienti dal canile, visto che la partenza del proprietario per il lavoro, ad esempio, richiama l’esperienza dell’abbandono; oppure l’esperienza negativa stessa dell’accalappiamento può portare a “fobie” verso l’uomo, con reattività (paura e fuga) o “aggressività da paura”. Quali sono i problemi più frequenti che possono derivare dallo stare o, una volta adottati, dall’essere stati per lungo tempo in canile? Tra i problemi comportamentali maggiormente presentati dal cane

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rubriche

ANIMALI

domestico si riconoscono varie tipologie di aggressività, paure e fobie, ansia da separazione (spesso caratterizzata da distruttività, abbaiare eccessivo ed eliminazioni inappropriate di urina o feci), ansia generalizzata, iperattività, disturbi del comportamento alimentare, disturbi del comportamento eliminatorio e disturbi compulsivi. Le cause dei diversi problemi sono quasi sempre multi-fattoriali, in una stretta interazione tra predisposizione genetica e fattori ambientali, sia prossimi sia riconducibili alle fasi di sviluppo dell’animale, cioè i periodi sensibili nei primi mesi di vita. Si tratta in ogni caso di aspetti che comportano spesso disagi più o meno gravi sia per i proprietari sia per l’animale e che vengono spesso indicati come “anormali”, anche se non è facile tracciare una linea di demarcazione netta tra compor-

Tra le decine o centinaia di ospiti di un canile, spesso ci si “innamora” a prima vista di un soggetto senza pensare spesso alle sue caratteristiche comportamentali”

tamenti “normali” e “anormali”, ma se mai è solo possibile suddividerli secondo un significato convenzionale e statistico. Vari autori si sono occupati di identificare le caratteristiche e la possibile eziologia dei vari problemi, come pure di individuare le relazioni tra tali problemi e le caratteristiche dell’ambiente fisico e sociale in cui l’animale

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vive, considerando in particolare i comportamenti del proprietario. Quali consigli si possono dare a chi è in procinto di adottare un cane di canile, sia nel momento della scelta sia in quello dell’inserimento in famiglia? Tra le decine o centinaia di ospiti di un canile, spesso ci si “innamora” a prima vista di un soggetto senza pensare spesso alle sue caratteristiche comportamentali: non conosciamo il carattere e i comportamenti da esso derivanti e ciò risulta spesso essere un’incognita che potrebbe mettere a dura prova la nostra futura e duratura convivenza con lui/lei. Pertanto è altamente consigliabile verificare che esistano i presupposti e quel minimo comun denominatore che potrà assicurare un’alleanza stimolante,


piacevole e funzionale. Proprio per ovviare alle scelte “emotive” in ogni canile, o quasi, vi sono spesso volontari ed educatori cinofili che conoscono il carattere e le capacità comunicative di ogni cane ospitato. Il primo obiettivo, oltre a all’adozione stessa, è soprattutto l’evitare il rientro in canile, evento che causerebbe forte stress per il nostro amico a quattro zampe: seguire quindi i loro consigli, meglio se avvallati dal responsabile della struttura o dal medico veterinario esperto in comportamento, se presente presso la struttura, potrà quindi aiutare a scegliere il cane più adatto. Risulta anche fondamentale conoscere, quando possibile, la sua storia pregressa e le informazioni etologiche fondamentali

relative alle fasi di sviluppo (in particolare quelle di socializzazione) per meglio prepararsi a qualche possibile difficoltà per i primi tempi. Quando possibile, sarebbe buona cosa accordarsi con gli operatori per favorire almeno due o tre incontri prima di portare il nostro futuro amico in casa, quindi meglio non avere fretta: una passeggiata insieme, un pasto, un’ora passata insieme racconteranno al cane molto di voi e a voi molto di lui e porranno le basi per un sodalizio duraturo. In caso di particolari difficoltà sarà anche opportuno valutare la figura del medico veterinario specialista esperto in comportamento animale, per predisporre un’adeguata terapia comportamentale.

DOTT. Jacopo Riva Veterinario Comportamentalista Specialista in Etologia Applicata Ambulatorio Veterinario Santa Maria – Calcinate

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dal territorio

news

Vaccini e scuola: ats Bergamo spiega come mettersi in regola Alla luce dell’entrata in vigore della nuova normativa nazionale sulla prevenzione vaccinale, legge n. 119 del 31 luglio 2017, anche a Bergamo chi non è conforme agli obblighi vaccinali non può accedere ai nidi e ai servizi per l’infanzia, mentre per la fascia 6-16 anni è garantita la frequenza ma con sanzioni pecuniarie da 100 a 500 euro. In caso di obbligo vaccinale completamente assolto (le vaccinazioni obbligatorie sono dieci, quattro le vaccinazioni fortemente consigliate), i genitori dovranno presentare entro il 31 ottobre alla scuola dell’obbligo frequentata dal proprio figlio (il termine per per nidi e scuola dell’infanzia era il 10 settembre), un modulo di auto-certificazione che attesti lo status vaccinale del bambino (http://www.ats-bg.it/servizi/gestionedocumentale/ricerca_fase03.aspx?ID=29209). All’autodichiarazione, inoltre, entro il 10 marzo 2018, dovrà seguire la presentazione del certificato vaccinale rilasciato dalla sede vaccinale competente che assolverà il debito per Anno Scolastico 2017/2018. Qualora, invece, ci fossero delle vaccinazioni obbligatorie non ancora effettuate, sarà necessario inviare prova dell’appuntamento fissato per la vaccinazione via mail in posta PEC, per raccomandata R/R o brevi manu. Ulteriori informazioni sono disponibili su Ats Bergamo – Documentazione sanitaria da presentare per l’anno scolastico 2017/2018.

news

Ottobre: mese della prevenzione in rosa Ritorna anche quest’anno la Campagna Nastro Rosa, iniziativa promossa dalla Lilt (Lega Italiana Lotta Tumori), sezione Bergamo, per sensibilizzare un numero sempre più ampio di donne sull’importanza della prevenzione e della diagnosi precoce dei tumori della mammella. In particolare la Campagna si rivolge a tutte le donne che per età non rientrano nel programma di screening mammografico dell’ASL, alle quali per tutto il mese di ottobre viene offerta la possibilità di effettuare una visita senologica gratuita presso tutte le Unità Operative di Senologia delle strutture pubbliche e private convenzionate della città e della provincia che hanno aderito al progetto. Le prenotazioni potranno essere effettuate direttamente on line dal sito www.legatumoribg.it, con una semplice procedura guidata.


Novità in libreria La principessa che aveva fame d’amore (Sperling & Kupfer) Si intitola così il libro di Maria Chiara Gritti, psicologa e psicoterapeuta a Bergamo, nostra collaboratrice, esperta nel trattamento della dipendenza affettiva, che da anni conduce gruppi terapeutici sulla love addiction. Protagonista Arabella, una donna capace, intraprendente e piena di talenti, pronta a sacrificare la sua allegria, la sua curiosità e i suoi stessi bisogni per compiacere i genitori e sentirsi apprezzata. Ma c’è qualcosa che grida dentro lei, un grumo di insoddisfazione che le lacera lo stomaco e la rende

irrequieta e vorace: è la sua fame d’amore. Si convince che potrà essere solo un uomo a placarla e va dritta nella Città degli Incontri. In questa favola moderna, si affronta con ironia e delicatezza la love addiction, quella strana cecità del cuore che porta a scambiare ogni rospo per un principe, a cui dare tutto in cambio di… niente.

La tua svolta al dolore. Come liberarti dalla fibromialgia e dal dolore cronico (Tecniche Nuove) Soffrite di fibromialgia? Le avete provate tutte ma siete tormentati

dal dolore? Questo è il libro, a cura di Paolo Valli, fisioterapista che fa parte del nostro Comitato Scientifico è quello che fa per voi. In questo libro non troverete la solita ricetta o una lista degli esercizi, ma gli strumenti che vi porteranno a creare il vostro percorso su misura e vi permetteranno, finalmente, di tornare a sorridere. Imparerete cos’è il dolore, quali sono i meccanismi che lo governano e, soprattutto, quali sono i fattori che lo influenzano. In che modo potete agire sulle abitudini (alimentazione, movimento, qualità del sonno, respirazione, rilassamento) per ottenere risultati fin dal primo giorno.

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dal territorio

onlus

“Amici per Bruno” Da gruppo di amici a Onlus per aiutare chi ne ha bisogno

∞  a cura DI ALICE ROTA

“Bruno è sempre stato uno di noi”. Sono le parole di Gianni Rota, presidente di Amici per Bruno, realtà nata come semplice gruppo di amici uniti per aiutare Bruno, uno di loro, vittima di un incidente domestico che l’ha costretto a letto, poi diventata un’associazione no profit e infine una vera e propria Onlus, con tanta voglia di fare del bene. Era il 2 giugno 2009 quando Bruno, ragazzo sempre attivo, sportivo e altruista, cade da un albero nel giardino di casa sua, ad Almenno San Salvatore. Una notizia che il paese ricorda ancora con tristezza, perché Bruno è “il Bruno” e perché segnò l’inizio della sua nuova difficile vita. Costretto a letto a causa della lesione alla colonna vertebrale che lo portò alla completa paralisi degli arti e del busto, Bruno scelse di combattere, di affidarsi alle cure di medici specialisti, alla sua grande Fede e alle amorevoli

cure della moglie Luisella e della giovane figlia Jennifer, sempre accanto a lui. Non si è mai arreso, Bruno, con la sua voglia di crederci ogni giorno di più, ha svegliato nei suoi più cari amici il desiderio di esserci per lui e lavorare insieme con l’obiettivo di aiutare la sua famiglia a sostenere le cure di cui aveva bisogno, contribuendo alla ristrutturazione della casa.«Da allora sono passati otto anni e oggi Amici per Bruno è una Onlus con all’attivo circa 50 soci, che si impegnano a sostenere non solo le necessità sanitarie di Bruno, ma anche delle famiglie meno fortunate di Almenno San Salvatore» dice il signor Rota. E non è tutto.

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«Amici per Bruno è anche promotrice di eventi tra cui, il più speciale, è Almenno Freestyle: l’appuntamento organizzato in collaborazione con la parrocchia di Almenno San Salvatore, Italtrans e Bruno Moto, che da sei anni diverte con evoluzioni di motocross freestyle adulti e bambini. Per la Onlus è una grande opportunità per raccogliere fondi utili ai tanti progetti di solidarietà che Amici per Bruno sostiene, ma anche per veicolare lo sport come momento di aggregazione, condivisione di emozioni ed energia. La stessa energia che negli occhi di Bruno non smetterà mai di brillare!».

Amici per Bruno Almenno San Salvatore (Bg) Via Don Ronzoni, 1 4bis - Tel. 035 641341 www.associazioneperbrunonlus.com Codice Fiscale 95180580169


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Il lato umano della medicina

Il farmacista che “miscela” scienza ed emozioni in versi ∞  a cura DI GIULIA SAMMARCO

«La poesia è un viaggio all’interno di se stessi, un metodo per indagare le emozioni più profonde, una ricerca continua di qualcosa che spesso ti porta a trovare altro. È il concetto di “Serendipity”, termine coniato a metà del Settecento dallo scrittore Horace Walpole per indicare la fortuna di fare scoperte per puro caso. Si tratta di un principio che non vale solo per i sentimenti, ma permea anche la ricerca scientifica. Basti

pensare alla scoperta casuale della penicillina o in tempi più recenti al Viagra, originariamente pensato come farmaco per dilatare le coronarie che poi ha rivelato inaspettate doti contro la disfunzione erettile». Chi parla è il dottor Mario Cavallazzi, farmacista del Gruppo ospedaliero San Donato, 47 anni, di Bergamo, due figli di 23 e 16 anni. Il dottor Cavallazzi, smessi i panni dell’uomo di scienza alle prese con farmaci e piani terapeu-

Senza Titolo No, io non credo che nessuno mai sia poi riuscito così nel profondo a rimescolare con un cucchiaino nella mia anima.

tici, indossa quelli del poeta. “Un poeta scientifico”, si definisce lui, che è diplomato al liceo classico Paolo Sarpi di Bergamo e laureato in Farmacia a Milano, perché nei suoi versi unisce le sue due grandi passioni: quella per la poesia e la letteratura in generale e quella per la scienza e la medicina. Al suo attivo ha più di 200 poesie, alcune delle quali pubblicate in un libro dal titolo “Serendipity. L’infinita ricerca di tutt’altro”, pubblicato nel 2001

Nuovo Amore È come quando fulmina e su il piovasco resta. È come quando il vento soffia e nulla sposta. È come quando il cielo grida alla tempesta e una nuova stella s’avvista.

∞∞ MARIO CAVALLAZZI

60 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017


Quando ha scoperto di amare la poesia? La passione per la poesia mi è stata trasmessa da mio papà e da mio nonno fin da quando ero bambino. Erano entrambi dei grandi appassionati e si dilettavano a scrivere e declamare poesie e a me piaceva impararle a memoria. La mia prima poesia l’ho scritta a 14 anni, ovviamente per conquistare una ragazza (ndr. ride).

situazione che per qualche motivo mi colpisce nel profondo. Non importa dove mi trovo: prendo un pezzo di carta e trasformo quello che ho visto o provato in immagini, molto spesso prese dalla natura. Poi, quando sono tranquillo, riprendo in mano quelle righe e le rielaboro dal punto di vista formale, studio le parole, le cambio in modo da creare dissonanze, assonanze, rime distorte, tutto per dare un ritmo e una musicalità ai versi che possa trasmettere significati più profondi rispetto alla sola parola.

Come nasce una poesia? E in che occasioni scrive? La poesia è un modo per esprimere e indagare sensazioni ed emozioni che non si potrebbero esprimere altrimenti se non in versi: la poesia è insieme la ricerca della parola giusta e della musica adeguata al significato. Scrivere, quindi, è un impulso che può “travolgermi” in qualsiasi momento, mentre sono a fare la spesa, al lavoro, persino imbottigliato nel traffico. A farmi scattare la molla, in genere, sono sentimenti intensi che provo, positivi o negativi, una persona o una

Ci sono poeti del passato o moderni a cui si ispira? Amo molto i poeti antichi. Su tutti Lucrezio e il suo “De Rerum natura”, un poema straordinario ispirato al filosofo Epicuro che parla di temi come l’origine e lo sviluppo del mondo e delle cose, la materia e la fisica. In altre parole un trattato in cui la fisica viene spiegata in poesia e musica. La perfetta sintesi tra scienza e poesia. Tra gli autori più recenti invece, ammiro molto Fabrizio De Andrè e Paolo Conte, non dei semplici cantautori ma dei veri e propri poeti dei nostri tempi.

dalla casa editrice “L’orecchio di Van Gogh”.

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

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Un’ultima domanda, prima di lasciarci. Ma davvero sentimento e scienza possono andare di pari passo? Assolutamente sì. I sentimenti hanno una base fisica. Lo diceva anche Lucrezio: “il sentimento d’amore sono atomi lisci e tondi”. Per questo sono convinto che i sentimenti si possano indagare con metodi scientifici e la poesia è il migliore strumento che abbiamo.

la MEDICINA

ESTETICA e la MEDICINA ANTIAGING in pratica… Bergamo | Zanica | Zogno | Treviglio

Dott. Massimo Buttinoni Esperto in Medicina Estetica e del Benessere cell. 3291769839


62 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017


A.R.M.R Associazione Ricerca Malattie Rare

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 1.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

Incontri con i soci e gli amici di a.R.M.R / /

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DOMENICA 8 OTTOBRE Torte a Favore di A.R.M.R. alla Parrocchia Foresto Sparso MERCOLEDì 11 OTTOBRE Cena solidale in favore di A.R.M.R. del Gruppo Maestre del Lavoro Consolato di Bergamo ore 15:30 visita a Zogno al Museo Etnografico della Valle Brembana ore 18:00 trasferimento a San Pellegrino per passeggiata e aperitivo alla Pasticceria Bigio. ore 19:30 “Cena Solidale per la Ricerca” presso Istituto Alberghiero IPSSAR di San Pellegrino Terme Viale della Vittoria 6. DOMENICA 22 OTTOBRE Festa dello Sci Club di Zogno.

DISPLASIA SPONDILO-EPIFISARIA CONGENITA Codice di Esenzione. RN1450 Categoria. Malformazioni congenite. Definizione. Patologia costituzionale dello scheletro caratterizzata da sproporzione tra arti e tronco con brevità del tronco e miopia. Epidemiologia.Rara,s’ipotizzaun’incidenzadi1/100.000. Maschi e femmine sono colpiti in eguale misura. Segni e sintomi. I pazienti affetti mostrano un ritardo di crescita intrauterina che prosegue nella vita post-natale. L’altezza definitiva è variabile tra 90 e 130 centimetri. È peraltro possibile un’insorgenza del quadro più lieve tra i 2 e i 3 anni. È evidente una sproporzione fra arti e tronco, che è più corto, e una marcata lordosi lombare. Il torace presenta una conformità a botte con pectus carenatum. Il viso è appiattito con ipoplasia malare (sviluppo anomalo degli zigomi); può essere presente palatoschisi (malformazione del palato). Frequente la miopia che può portare, nel 50 % dei casi, a distacco retinico, e l’ipoacusia. Possono essere presenti disturbi della deambulazione, facile esauribilità e ridotta mobilità a livello delle articolazioni di gomito, ginocchia e anche. Possibile il riscontro di cifoscoliosi o lordosi lombare. Dal punto di vista radiologico si evidenzia una rallentata mineralizzazione delle epifisi (estremità delle ossa lunghe) che tendono a essere appiattite e frammentate, assenza di ossificazione alla nascita a livello delle ossa del pube. La maturazione ossea è fortemente ritardata. Lo sviluppo psicointellettivo è di regola normale. Eziologia. La malattia riconosce una causa genetica.

Tel. +39 035 671906 fax +39 035 672699 presidenza@armr.it WWW.ARMR.IT

Diagnosi. La diagnosi viene sospettata sul piano clinico e confermata da indagini radiologiche e test genetici. Terapia. Utile il monitoraggio oculistico per la cura della miopia e la prevenzione del distacco di retina. Da suggerire la consulenza genetica per i soggetti affetti e i loro familiari.. Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente ARMR

Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 63


dal territorio

testimonianza

Più di 6.000 chilometri di corsa Da Vancouver ad Halifax sfidando gli anni che passano ∞  a cura DI LELLA FONSECA

6.471 chilometri in 86 giorni, attraversando il Canada di corsa da Vancouver ad Halifax: un’impresa di tutto rispetto per qualunque ultra-runner, che diventa epica se a portarla a termine è un atleta di 75 anni, Battista Marchesi di Sedrina. L’abbiamo incontrato al Caffè del Viale, il bar di Dalmine gestito dai figli, dove è tornato dietro il bancone appena conclusa l’impresa. «C’è voluto un anno a preparare il coast to coast, per trovare gli sponsor, l’appoggio in Canada degli amici Alpini italiani di Vancouver e reperire il camper che ha seguito me e altri due accompagnatori (uno dei quali ha dato forfait dopo tre settimane), guidato da un cugino e da un amico» racconta Battista, che non è nuovo a imprese di questo tipo. Ha già macinato 4.028 chilometri di corsa da Sedrina fino a Capo Nord, 5.502 chilometri da Miami a Portland e il record dei 19.100 chilometri percorsi in 239 giorni in Valle Camonica, con una media di 80 chilometri al giorno. «In questa impresa non ho mai riposato, correvo tutti i giorni, se ci si ferma poi è più difficile ripartire» racconta l’atleta. «Le mie giornate durante la traversata cominciavano di corsa alle quattro del mattino, per il caldo, alle sei facevo colazione, quindi totalizzavo circa 12 ore in movimento, ma non sempre di corsa, alternavo ogni tanto il passo veloce. Ogni ora circa consumavo un panino e il vero pasto completo era solo la cena, ogni giorno spen64 | Bergamo Salute | Settembre/Ottobre 2017


In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri. Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

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devo circa 3500 calorie. Verso fine giornata rallentavo per il defaticamento e dedicavo circa un’ora a cercare oggetti per la strada: ho trovato di tutto, in particolare targhe che conservo come ricordo». Ma come ci si alimenta per una performance del genere? Con nostra grande sorpresa Battista Marchesi confessa che mangia veramente di tutto, cibo buono, casalingo, ma senza alcuna restrizione «anche il salame senza esagerare.... Uso degli integratori, ma solo per le cartilagini». Oltre all’età colpisce il fatto che realizza le sue imprese senza avvalersi di un team con massaggiatore, preparatore atletico, medico dello sport, nutrizionista; si limita alle regolari visite sportive come tesserato della squadra di atletica U.S. Castel Rozzone. «Quello che conta più di tutto in realtà è la testa,

il fisico arriva fino a un certo punto poi è la testa che ti porta, bisogna guardare sempre avanti» risponde il runner quando chiediamo quale sia il suo segreto. Anche sotto questo aspetto è sempre stato autonomo. «Corro da una vita, dai 12 anni; avevo iniziato con il calcio, ma non mi piaceva, quindi sono passato alla corsa in montagna e non ho mai smesso. Con il tempo ho trovato da solo la mia formula personale per gestire la testa, l’allenamento, l’alimentazione». Sicuramente il DNA aiuta. Tutta la famiglia Marchesi eccelle nello sport (uno dei figli ha partecipato nel fondo alle Olimpiadi di Calgary e l’altro al campionato mondiale di corsa in montagna), ma la predisposizione naturale non basta. La longevità sportiva di Battista è sicuramente merito della sua costanza e deter-

minazione: si è sempre allenato regolarmente ma senza eccedere le sue possibilità, ha un fisico asciutto e mantiene il peso pressoché stabile. Negli 86 giorni di corsa in Canada ha perso solo quattro Kg. «L’età la sento anch’io» confessa. «Qualche dolore soprattutto alle articolazioni viene fuori e questa volta prima di partire ho fatto preventivamente delle infiltrazioni di acido jaluronico. Una difficoltà del percorso sono state le strade con sagoma a dorso di mulo; correndo sul bordo i due piedi non sono livellati e questa condizione è molto critica alla lunga, ma è andato tutto bene e ora sono in fase di recupero con allenamenti leggeri». Non pensate che a 75 anni questa sia l’ultima impresa del sedrinese, ne ha già in mente un’altra che non ci rivela solo per scaramanzia.

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strutture

HABILITA OSPEDALE FACCANONI SARNICO

Da settembre al via la nuova TAC e la nuova Risonanza Magnetica ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

Una vera e propria rivoluzione per la Radiologia dell’Ospedale Faccanoni di Sarnico: l’arrivo di una Tac e di una nuova Risonanza Magnetica ad Alto Campo rappresentano due novità molto importanti che riqualificano l’intera struttura, facendola tornare a essere un punto di riferimento per tutta la zona del basso Sebino. Habilita, dopo aver rinnovato la convenzione per altri nove anni, ha infatti voluto alzare ulteriormente il livello qualitativo dei servizi messi a disposizione all’Ospedale. Tra le tante novità messe in campo, quella principale riguarda proprio l’Unità Operativa di Radiologia e Diagnostica per Immagini che raggiunge

quindi uno standard prestazionale particolarmente alto. «Questa scelta rappresenta un segnale preciso della volontà di Habilità nel proporre attività cliniche e servizi di alto livello in un territorio periferico della provincia di Bergamo che ha risposto bene durante il lungo percorso di riqualificazione dell’Ospedale e che ha meritato investimenti e qualità delle prestazioni sanitarie» sottolineano con soddisfazione il direttore sanitario dell’Ospedale di Sarnico, il dottor Giovanni Taveggia e la responsabile dell’Unità Operativa di Radiologia e Diagnostica per Immagini di Habilita, la dottoressa Daniela Arnoldi.

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«La Radiologia rappresenta uno dei punti cardine di un ospedale e, se non è completa, il valore di tutto il servizio ne risente» osserva la dottoressa Arnoldi. «Con la Tac e la nuova Risonanza Magnetica ad Alto Campo la Radiologia dell’Ospedale Faccanoni si completa e lo fa con strumenti sofisticati di ultima generazione». Cominciamo con la Tac, una novità assoluta per Sarnico. Fino a oggi i pazienti che avevano bisogno di effettuare questo tipo di esame erano costretti a raggiungere le strutture di Lovere, Seriate o Clusone, con una notevole perdita di tempo e di risorse. Ora non sarà più così: a partire da settembre questo nuovissimo mac-


corpo. Si tratta quindi di un sistema che garantisce al paziente l’assoluta qualità del servizio» spiega ancora la responsabile della Radiologia. Tac e Risonanza Magnetica ad Alto Campo si affiancano a tutte le altre strumentazioni già presenti a Sarnico: la Moc, l’Opt, l’Rx, l’Ecografia e la Mammografia. In questo modo si amplia considerevolmente il ventaglio di pazienti che possono andare in ospedale per eseguire tutti gli esami diagnostici di cui hanno bisogno. Ogni utente potrà quindi essere seguito in Ospedale dall’inizio alla fine del suo percorso, senza più doverlo dirottare in altre strutture per eseguire esami di approfondimento o accertamenti specialistici che a Sarnico non potevano essere effettuati. L’iter ora diventa molto più lineare e veloce con la garanzia dell’alta qualità. Questa novità riguarda anche i pazienti ricoverati: anche loro infatti, in base alle diverse necessità, potranno eventualmente usufruire di esami con queste

nuove macchine. In questo modo il loro percorso riabilitativo potrà essere monitorato con maggior precisione e puntualità. «Oltre alla tecnologia è però altrettanto importante il fattore umano. Habilita ha scelto professionisti preparati e competenti in grado di sfruttare al meglio la nuova tecnologia a disposizione» aggiunge il dottor Taveggia. «Neuroradiologi e radiologi generali devono saper sempre lavorare in sintonia con i nuovi strumenti, non affidandosi ciecamente alle macchine ma, grazie a loro, devono interpretare in modo corretto e senza esitazioni tutte le informazioni che gli vengono fornite». Si parte quindi a settembre con queste importanti novità. Novità grazie alle quali l’Ospedale Faccanoni torna a ricoprire un ruolo centrale per tutti gli abitanti di Sarnico e del circondario: un punto di riferimento importante che garantisce qualità nel servizio messo a disposizione e completezza nell’offerta rivolta ai pazienti.

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chinario sarà a disposizione degli utenti. «Si tratta di un SOMATOM go. Now, un sistema che consente di ottenere una qualità d’immagine eccellente e omogenea, anche in aree complesse come la base del cranio, motivo per cui questo rilevatore è particolarmente importante per l’imaging neurologico di routine. La Tac verrà utilizzata per esami al tronco, al sistema articolare, a quello osseo e a quello neurologico (in particolare all’encefalo)» continua la dottoressa. La nuovissima Risonanza Magnetica ad Alto Campo permette invece lo studio di tutte le estensioni delle patologie nervose migliorando notevolmente, rispetto al passato, la qualità delle immagini e consentendo, di conseguenza, una migliore diagnostica da parte dei medici. «La macchina che verrà utilizzata è il Magnetom Essenza, il sistema che ha recentemente dimostrato l’altissima qualità e la sua rilevanza clinica nell’imaging a risonanza magnetica, ogni giorno per l’intero

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strutture

Cooperativa Sociale Namasté

A servizio delle fragilità per trasformarle in risorse ∞  a cura DI LELLA FONSECA

Lavorare sulla fragilità in tutte le sue forme: la disabilità, l’infanzia, il disagio psicologico, gli anziani: questa è la missione di Namasté cooperativa sociale. «La scelta è stata dall’inizio quella di non specializzarsi in un’area particolare del bisogno, ma di affrontare tutte le situazioni concentrandosi su un territorio relativamente piccolo, ovvero i comuni appartenenti alla fascia pedecollinare che si sviluppa a est del Comune di Bergamo» dice Danilo Bertocchi, vicepresidente di Namasté. Una scelta che ha dato alla Cooperativa la possibilità di costruire nel tempo legami forti con i cittadini, i gruppi sociali e le istituzioni di questo territorio. «L’ambito di intervento della nostra organizzazione, che conta 240 dipendenti e 124 soci, abbraccia le aree della cura, dell’educazione, dell’abitazione e delle opportunità lavorative».

Nell’ambito della cura la sede principale è il Poliambulatorio di Gorlago, che offre una gamma completa di visite specialistiche, cure odontoiatriche e prestazioni di medicina complementare. I servizi per la salute si completano con il Consultorio familiare Mani di Scorta di Treviolo, che offre alle famiglie assistenza psicologica, ostetrica e ginecologica, educativa e geriatrica e con l’Assistenza Domiciliare Integrata in convenzione con ATS nei distretti di Dalmine, Seriate, Grumello e Val Cavallina.

Ph.Matteo Zanardi

ABITARE I bisogni abitativi delle persone fragili, anziane o disabili, sono coperti dal Polo di Treviolo con 18 appartamenti per singoli o coppie di anziani, una micro-comunità chiamata Casa Oikos per sei persone con presenza costante di un

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operatore, un centro diurno con 40 posti, dieci dei quali riservati a pazienti affetti da Alzheimer. Altri appartamenti protetti sono dislocati a Cenate Sopra, San Paolo d’Argon e Bergamo città, mentre a Celadina si trova un secondo centro diurno per il tempo libero.

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CURARE


Il bistrò dell’integrazione EDUCARE Nell’area educativa Namasté gestisce due scuole materne/asili nido a Pedrengo e a Palosco, l’assistenza scolare per alunni con disabilità e spazi gioco e assistenza compiti in diversi comuni della sua area d’intervento.

LAVORARE Offrire opportunità lavorative alle persone fragili è il primo passo per il loro reinserimento nella società e il raggiungimento dell’indipendenza. Per questo la Cooperativa Namasté ha unito le forze con La Magnolia Catering, realtà che è in grado di preparare ogni giorno più di 250 pasti caldi nelle sedi di Treviolo, impiegando persone svantaggiate e privilegiando nella preparazione dei cibi prodotti biologici, a filiera corta e dal commer-

La Magnolia Catering gestisce anche ONP Bistrò, con il sostegno della Fondazione Cariplo e la collaborazione dell’associazione APS Circolo Day Care e della cooperativa La Bonne Semence, un bar tavola calda nato nel 2016 all’interno dell’Ex Ospedale Psichiatrico in via Borgo Palazzo 130. ONP Bistrò offre colazioni, pranzi e aperitivi a dipendenti, pazienti e utenti delle strutture del distretto ATS ma è aperto anche al pubblico esterno. Si tratta di un progetto sociale e culturale perché, oltre a offrire una possibilità di occupazione a persone in condizione di fragilità, è sorto in un luogo della memoria e di riflessione sul tema della psichiatria nella bergamasca. Sempre nell’ambito dell’occupazione e della valorizzazione del territorio Namasté, con la cooperativa San Martino, ha costituito la società agricola e sociale “Della terra e dell’uomo”, con la quale ha impiantato un frutteto di 4500 alberi da frutta di varie specie a Costa di Mezzate, che comincerà a produrre nei prossimi anni e un campo di 3000 mq coltivati con erbe aromatiche.

cio equo-solidale. I suoi catering si rivolgono ai privati, alle mense aziendali e scolastiche, alle imprese per eventi,

pranzi e cene, alle coppie per un matrimonio solidale. Maggiori informazioni sulla cooperativa sul sito www.coopnamaste.it


Salute e bellezza in Clinica Castelli Nuova attivitĂ di Medicina Estetica


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SERVIZI ATS


REALTà SALUTE

Chiropratica, una tecnica efficace contro l’ernia del disco ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

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Mal di schiena e dolore alle gambe in molti casi possono essere sinonimo di ernia del disco lombare. C’è chi si affida ai farmaci antinfiammatori, che quando funzionano però agiscono solo sui sintomi, spesso con importanti effetti collaterali, ma non possono restituire alle vertebre della colonna la loro normale mobilità. C’è poi chi invece attende che il problema si risolva da solo favorendone così l’aggravamento. «La chiropratica può essere la corretta soluzione perché ricerca le cause degli squilibri funzionali che provocano problemi alla colonna vertebrale» dice il dottor Andrea Clementoni, chiropratico laureato negli Stati Uniti, responsabile dell’ambulatorio di chiropratica presso il Centro Medico MR di Gorle-Bergamo. «Attività lavorative, sedentarietà, posture scorrette, stress, incidenti, attività sportive

inadeguate, possono causare la perdita della fisiologica mobilità della colonna, provocando irritazione, schiacciamento di nervi e disfunzioni dei dischi intervertebrali e del sistema nervoso. Il chiropratico interviene con metodiche indolori per ripristinare il naturale allineamento e mobilità della colonna, riducendo i dolori articolari e ristabilendo il corretto funzionamento di muscoli, nervi, dischi intervertebrali e del sistema nervoso. In modo naturale e senza farmaci». Dottor Clementoni, che tipo di ricerca clinica ha presentato al Congresso Mondiale sul mal di schiena di Dubai e quali sono i risultati? Lo studio, approvato da Regione Lombardia condotto presso il Centro Medico MR in team con lo staff medico, ha valutato l’efficacia del trattamento con chiropratica in

pazienti con lombalgia e sciatica in presenza di ernia del disco già trattati senza successo con antinfiammatori e cortisone. In oltre l’85% dei casi si è avuta eliminazione o rilevante riduzione dei sintomi, con miglioramento della capacità di svolgere le attività quotidiane, riduzione o eliminazione dei farmaci antinfiammatori, riduzione del rischio di chirurgia dell’ernia del disco. Oggi anche in Italia i medici di base e molti fisiatri, ortopedici e neurochirurghi comprendono l’apporto che il chiropratico può offrire nel trattamento di molte problematiche neuro-muscolo-scheletriche, anche conseguenti a traumi o incidenti. Sempre più medici, come avviene da tempo in altri Paesi, inviano pazienti al chiropratico per dolori articolari, torcicollo, cefalea, sindromi vertiginose e anche in presenza di ernia del disco cervicale e lombare. In cosa consiste il trattamento? Si utilizzano tecniche manuali altamente specifiche, ma si adottano anche tecniche non manipolative (craniali, miofasciali e sui punti meridiani). Il trattamento dà spesso istantaneo sollievo, sciogliendo le tensioni muscolari ed eliminando la pressione da nervi e dischi intervertebrali. I tempi di recupero dipendono dalla cronicità del problema.

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REALTà SALUTE

Pilates therapy: gli esercizi a casa per tutti Dove, come e quando… ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

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Sitting pelvic mobilization, single leg stretch, core stability, sternum drop, rollup, shoulder bridge: ecco alcuni esercizi da praticare 15 minuti al giorno per ridurre tensioni muscolari, migliorare la mobilità delle articolazioni e rendere più stabile la colonna vertebrale. «Gli esercizi a casa per tutti sono un piccolo impegno giornaliero che contribuisce a migliorare la percezione di sé, l’equilibrio, la propriocezione nei movimenti della quotidianità» racconta la dottoressa Guerrina Brizzi, fisioterapista, master life coach e docente della tecnica Pilates therapy. «Si tratta di una sequenza di esercizi alla portata della maggior parte di tutti noi, anche di coloro che, per vari motivi, hanno rimandato l’appuntamento con il proprio benessere psicofisico, lamentandosi tuttavia di dolori alle articolazioni, mal di schiena e cambiamenti posturali» continua la dottoressa Brizzi che, grazie alla sua trentennale esperienza, può guidare ciascuno nella scelta degli obiettivi e degli esercizi più adatti alle proprie esigenze presso lo studio Fisioforma, dove lavora. Qual è il segreto dell’efficacia degli “esercizi a casa” di Pilates Therapy? Il segreto è la somma di più azioni che si deve imparare a mettere in pratica ogni giorno. Per farlo è necessario avere deciso di raggiungere un nuovo obiettivo, esplorare tutte le risorse e abilità che si hanno

a disposizione per vincere le abitudini controproducenti e passare dallo stato di malessere allo stato di benessere. Sembra semplice. In pratica cosa bisogna fare? In ogni lezione si avrà un obiettivo da raggiungere, attraverso l’apprendimento di più principi si individueranno gli obiettivi e le azioni specifiche da ripetere più volte, da interiorizzare per poi integrare nei gesti funzionali che si compiono ogni giorno. Prendiamo per esempio l’esercizio sitting pelvic mobilization, qual è l’obiettivo da raggiungere attraverso questo esercizio? Recuperare la corretta posizione da seduti. E quali sono i principi da apprendere? Respirazione, posizione neutra, allineamento ed estensione assiale. Come? Esercitando a mettere le informazioni giuste nell’ordine giusto per creare la sinergia tra il movimento del corpo e la concentrazione della mente. Che cosa accade mentre si esegue questo esercizio? Pensiero, determinazione, elaborazione e attuazione del movimento si susseguono e si fondono per raggiungere l’obiettivo. La mente sta recuperando ed elaborando tutte le informazioni inconsce e automatizzate che sono state immagazzinate rispetto alla “posizione seduta”. Rimarrete sorpresi di quante informazioni affluiranno

in pochi secondi dalla coscienza rispetto al significato e alle modalità della vostra posizione seduta. Passeranno immagini e sensazioni di quando siete seduti, a casa, in auto, in ufficio, e soprattutto di come state seduti nelle diverse situazioni. Sarà così possibile estrapolare, tra le sensazioni e le immagini più gradevoli e significative, quelle da mettere in relazione alla posizione e all’esercizio che state ricercando. Mettersi alla prova è la prima azione per risvegliare la curiosità, capire i benefici che potrete ottenere esercitandosi almeno 15 minuti ogni giorno e rendervi coscienti e consapevoli di quali sono i vostri punti deboli e quali i punti di forza.

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Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 75



REALTà SALUTE

Scandalo uova al Fipronil Tra responsabilità, controlli e rischi per la salute ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

L’allarme Fipronil, sollevato alla fine del mese di luglio da un controllo a campione effettuato in Belgio su una partita di uova provenienti dall’Olanda, ha scatenato una serie di controlli, perquisizioni e sequestri in tutta Europa, partendo dall’arresto per frode di due dirigenti olandesi, fino ad arrivare all’identificazione di ben 15 Paesi appartenenti all’Unione Europea che avrebbero importato uova contaminate o prodotti derivati. Lo scandalo ha inevitabilmente preoccupato e i suscitato dubbi e timori tra i consumatori anche nel nostro Paese. Ma quanto è pericoloso per la salute? E come può essere finito nelle uova? Ne parliamo con la dottoressa Laura Mosca, biologa molecolare, e la dottoressa Odetta Bassi, tecnico della prevenzione, di Fortimed Italia S.r.l., società di servizi

leader nei settori sicurezza e medicina del lavoro nonché igiene e sicurezza alimentare. Che tipo di sostanza è il Fipronil? Il Fipronil è un insetticida molto usato in veterinaria per il trattamento antiparassitario degli animali domestici contro pulci e zecche, utilizzo che non comporta rischi per la salute umana e animale. È però assolutamente vietato in tutta l’Unione Europea negli allevamenti di animali destinati alla catena alimentare poiché classificato “moderatamente tossico” per l’uomo dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. L’insetticida potrebbe essere finito accidentalmente nei mangimi oppure, più verosimilmente, derivare dalla disinfestazione del terreno in assenza di animali, una pratica comunque illegale.

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Un “summit” europeo per prevenire altri episodi analoghi L’esecutivo della Commissione Europea ha organizzato una riunione di alto livello con i ministri competenti dei Paesi dell’Unione Europea toccati dal caso Fipronil che si è tenuta il 26 settembre 2017. La tempistica dell’incontro è stata dettata dalla necessità di permettere lo svolgimento delle indagini in corso nei vari Stati membri dell’Ue e raccogliere così quante più informazioni sull’accaduto. Secondo il portavoce della Commissione Europea non si tratta di una riunione di crisi, ma di un incontro volto a comprenderne i dettagli e a evitare che si verifichino in futuro casi analoghi.

Anche in Italia sono state trovate uova a rischio? I controlli effettuati nelle ultime settimane dai carabinieri del NAS (Nuclei Antisofisticazioni e Sanità) hanno identificato uova contaminate in Campania, Marche e Lazio, nonché omelette surgelate in Lombardia. Quali sono i rischi derivati dal consumo di prodotti contaminati da questa sostanza? Il consumo continuativo per circa una settimana o dieci giorni di uova o prodotti derivati (come maionese, pasta fresca, creme e prodotti dolciari) contaminati con il Fipronil può portare alla comparsa di sintomi legati al sistema nervoso come tremolio alle mani, leggera sonnolenza e reattività ridotta, ma si può arrivare anche a convulsioni o problemi alla tiroide o ai reni, l’organo deputato allo smaltimento di sostanze tossiche. I sintomi sono reversibili e possono comparire dopo alcune ore ma anche giorni dopo l’assunzione, dipende dalle quantità ingerite e dal soggetto che le ingerisce. Bambini, anziani e soggetti con patologie ai reni o alla tiroide corrono maggiori rischi dei soggetti sani.

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REALTà SALUTE

Avalon sport e nutrizione Un servizio completo per prestazioni da campioni! ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

Che si sia un atleta di alto livello o un comune praticante, l’alimentazione non può essere uguale a quella di chi fa una vita sedentaria. Lo sportivo ha in genere la positiva caratteristica di aver particolare interesse e attenzione nei confronti della sua salute e forma fisica. Per questo motivo il Poliambulatorio Avalon, che ha il piacere di ospitare molti atleti durante l’anno per l’assegnazione dell’idoneità sportiva, ha pensato di offrire un servizio completo a tutti gli sportivi. Oltre alle diverse visite specialistiche di cui può aver bisogno uno sportivo (ortopedico, fisiatra, cardiologo, pneumologo etc.) e alla fisioterapia già da tempo eseguibile presso il centro, la novità dell’anno è l’inserimento di un biologo nutrizionista esperto in

alimentazione sportiva, il dottor Sacha Sorrentino, che con la collaborazione di uno dei migliori laboratori di analisi genetiche può avvalersi di parametri fondamentali per l’elaborazione di un piano alimentare personalizzato e mirato all’obiettivo da raggiungere. «In un mondo sportivo dove i centesimi, i decimi e i millesimi di secondo fanno la differenza è importante controllare e perfezionare ogni minimo dettaglio. Lo stare a tavola, la cura degli alimenti e la ricerca sono aspetti fondamentali che aiutano a ottenere le migliori performance in abbinata a un buon allenamento e a un adeguato recupero» osserva il dottor Sorrentino. «L’obiettivo è scegliere quindi un tipo di alimentazione equilibrata sia al tipo di sport, sia in base all’allena-

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Analisi al servizio dello sportivo Profilo dello stress (Dhea + Cortisolo): test salivare. Utile per la verifica dello stress e dell’invecchiamento. Sport Test (Cortisolo+Testosterone+IgA): test salivare. Per il controllo dell’affaticamento muscolare. Stress ossidativo: test salivare e sulle urine. Valuta il grado di ossidazione e invecchiamento. Aminoacidogramma: test su urine. Controllo dello stato nutrizionale dell’organismo. Mineralogramma: analisi del capello. Verifica la presenza di metalli tossici e dell’equilibrio dei minerali nell’organismo. Alcat Gym: prelievo di sangue. Test del DNA che analizza i geni coinvolti nella predisposizione all’obesità. Alcat+Disbiosi: prelievo di sangue. Controllo del grado di intolleranze e valutazione dell’alterazione della flora batterica. Disbiosi: test su urine. Analisi della disbiosi intestinale.

mento, sia alla condizione climatica (altitudine, temperatura, etc.) e sicuramente anche in base alle esigenze fisiche del soggetto. Non esiste quindi la dieta del nuotatore, del calciatore, del ciclista etc.. Ognuno ha esigenze e ritmi diversi anche all’interno di chi pratica lo stesso sport. L’ideale è quindi stendere un piano alimentare su misura, come un vestito fatto a mano da un sarto italiano tradizionale».

Avalon Via Rinaldo Pigola 1- Romano di L. (Bg) Tel. 0363 911033 - info@avalonbenessere.it www.avalonbenessere.it

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REALTà SALUTE

Un viaggio nel cuore della demenza ∞  a cura DI FRANCESCA DOGI

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Dimenticare come si prepara un piatto di pasta, come e dove pagare una bolletta della luce; non riconoscere l’odore del gas o il suono di un telefono che squilla; non percepire la consistenza degli oggetti tra le mani; vedere l’ambiente circostante velato, privo di contorni, indefinito. Questi sono solo alcuni dei vissuti della persona con demenza, patologia del cervello che mina la quotidianità della persona, rendendo difficile lo svolgimento anche dei gesti che appaiono più semplici. Come entrare in relazione con chi vive la demenza e come supportarlo nella quotidianità? Sono questi i quesiti ai quali ci troviamo sempre più spesso a rispondere, all’interno della nostra società che lentamente invecchia e che vede diffondersi in modo sempre più significativo questa patologia. L’Associazione InsiemeAte Onlus, impresa sociale che fornisce assistenza domiciliare a

favore di persone fragili e delle loro famiglie, sceglie di impegnarsi in prima linea nella diffusione di consapevolezza e conoscenza sulle percezioni e le emozioni che la persona con demenza vive e lo fa attraverso il “Viaggio nel cuore della demenza”. «Si tratta di un percorso interattivo ed esperienziale, della durata di un’ora e trenta minuti, durante il quale le persone hanno modo di vivere le sensazioni provate da chi è affetto da demenza, oltre che confrontarsi e ricevere suggerimenti pratici da esperti in psicologia dell’invecchiamento» spiega Paola Brignoli, direttore operativo dell’Associazione InsiemeAte Onlus. L’esperienza è stata costruita sulla base di studi scientifici e clinici ed è scientificamente provato che accresca la sensibilità e la consapevolezza e modifichi la percezione dell’invecchiamento e della fragilità nei soggetti che la sperimentano.

Inoltre aiuta a sviluppare abilità nella ricerca di soluzioni alternative all’aumento del farmaco o al ricovero in struttura, consentendo al malato di demenza di continuare a vivere serenamente al proprio domicilio. «Vista la partecipazione e l’interesse riscontrati nei numerosi contesti di cura nei quali abbiamo proposto l’esperienza, abbiamo deciso di avvicinarci ancora di più alla popolazione e di dare la possibilità a più persone di vivere questo Viaggio» continua Paola Brignoli. Regolarmente si svolgono sul territorio incontri aperti al pubblico; gli interessati posso contattare il numero verde per avere informazioni. L’obiettivo, attraverso questo progetto, è favorire la costruzione di una società solidale con i malati di demenza, che consenta loro di sentirsi inclusi e partecipi, capaci di muoversi in autonomia e in sicurezza nell’ambiente, ottenendo risposte adeguate dalla rete sociale che li circonda. La demenza ci riguarda da vicino, ma non ci deve fare paura: conosciamola e diventiamo promotori di benessere e qualità di vita.

InsiemeAte Onlus Via Francesco Baracca 28 San Paolo d’Argon BG Numero verde 840 000 640 (per informazioni e iscrizioni) info@insieme-a-te.it

www.insieme-a-te.it

Settembre / Ottobre 2017 | Bergamo Salute | 81


Bergamo Salute anno 7 | n°40 Settembre | Ottobre 2017 Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Nello Ruggiero nello.ruggiero@marketingkmzero.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo, Matteo Zanardi, Emilia Vila di Eviem Family Photography Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing km Zero Srls Via Broseta, 121 – 24128 Bergamo Tel. 035.258559 – Fax 035.209040 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Maria Castellano, Viola Compostella, Lella Fonseca, Alice Rota, Giulia Sammarco Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2017. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • • • • • •

Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

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