Bergamo Salute - 2018 - 45 – luglio/agosto

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numero

45

Anno 8 Luglio | Agosto 2018

www.bgsalute.it Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

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NOV ITÀ

E PAG RUBNUOIVNE RIC E HE

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Neurologia MAL DI TESTA DA VACANZA

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Sole e melanoma È POSSIBILE ABBRONZARSI SENZA CORRERE RISCHI?

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Stili di vita È IL MOMENTO DEL DIGITAL DETOX

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Medicina Estetica I TRATTAMENTI DA FARE PRIMA E DOPO LE VACANZE

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it

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Andrea Locatelli

Il mio sogno? Sfidare in Moto GP Lorenzo e Valentino Rossi Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 1


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Informazione sanitaria ai sensi della legge 248 (legge Bersani) del 04/08/2006.

Dir. San. Dott. M. Bazza.

Dir. San. Dott. T. Ballatore

Dir. San. Dott. L. Bergamelli


numero

45

Anno 8 Luglio | Agosto 2018

www.bgsalute.it

) EDITORIALE 7 E... state in salute! ) SPECIALITÀ A-Z 8 Chirurgia Appendicite. Quando serve la chirurgia (e quale) 10 Neurologia Mal di testa da vacanza? No grazie 14 Oncologia Sole e melanoma. È possibile abbronzarsi senza correre rischi? ) PERSONAGGIO 18 Andrea Locatelli Il mio sogno? Sfidare in Moto GP Lorenzo e Valentino Rossi ) IN SALUTE 20 Stili di vita È il momento del digital detox 22 Alimentazione La dieta antiage per la pelle 24 Acqua, istruzioni per l’uso 26 Melone, cinque motivi per mangiarlo ) IN ARMONIA 28 Psicologia A ognuno la propria ansia 32 Coppia In ferie con i figli del nuovo/a partner?

) IN FAMIGLIA 34 Dolce attesa Cistite in gravidanza, come prevenirla e curarla 38 Bambini La salute orale comincia da piccoli 40 Vizi o bisogni: sfatiamo i luoghi comuni sui neonati 42 Ragazzi Allarme alcol, il consumo è sempre più giovane ) IN FORMA 44 Fitness Estate e sport. Così ti diverti e non ti fai male 48 Bellezza I trattamenti di medicina estetica da fare prima e dopo le vacanze ) ATS INFORMA 50 Caldo e afa, consigli per la salute ) RICETTA 58 Insalata di farro tricolore Frittata di cipolle al profumo di menta Finto gelato alla banana ) RUBRICHE 62 Altre terapie Arteterapia per vincere conflitti e stress 64 Guida esami Ecografia muscolotendinea 69 Animali S.O.S. gastroenterite

) DAL TERRITORIO 72 News 76 Onlus Terra d’Europa 78 L’associazione bergamasca stomizzati tiene a battesimo la medicina narrativa 80 Legge “dopo di noi” una serata per conoscerla meglio 82 Il lato umano della medicina Dal bisturi alla scoperta del mondo subacqueo 84 Malattie rare Malattia di Kufs 86 Testimonianza Con due lauree ho vinto la sordità ) STRUTTURE 88 Istituti Ospedalieri Bergamaschi ) PROFESSIONI SANITARIE 91 Ottico. Una professione... in vista ) REALTÀ SALUTE 95 Top Line 97 Ottica Gazzera Allegato centrale: Amici di Bergamo Salute

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EDITORIALE

E… state in salute! Mai esporsi al sole senza crema. Meglio evitare le ore più calde della giornata. In questa stagione bisogna bere almeno due litri di acqua al giorno. Quante volte avrete sentito ripetere queste frasi. Ogni estate. Ogni volta che le temperature salgono e che, finalmente, arrivano le vacanze o almeno i weekend di relax. Eppure, stando alle statistiche, gli italiani non sarebbero esattamente dei modelli da seguire in questo campo. Secondo una ricerca recentemente condotta da Top Doctors® (piattaforma online che mette a disposizione degli utenti un panel formato dai medici specialisti di

tutta Italia, Europa e mondo), ad esempio, 7 persone su 10 si espongono ai raggi solari anche nelle ore più calde della giornata e altrettante considerano la crema solare un optional. E che dire del consumo di acqua? Sebbene gli italiani siano più virtuosi e preparati di altri sull’argomento, la maggior parte di loro sarebbe lontana dallo standard consigliato dagli esperti. Ecco allora che, come dicevano gli antichi latini, “repetita iuvant”, ovvero “le cose ripetute aiutano”. E così in questo numero, in cui molte rubriche strizzano l’occhio all’estate, non mancheranno consigli per abbronzarsi in modo sano salva-

guardando la salute della pelle e per imparare a bere acqua a sufficienza anticipando lo stimolo della sete. E non è tutto: estate significa anche avere (finalmente) il tempo per dedicarsi a un po’ di sport e attività fisica; ecco allora i suggerimenti per non rimetterci muscoli e legamenti. La meritata pausa dal lavoro può diventare, però, anche una buona occasione per disintossicarsi almeno per un paio di settimane da telefoni cellulari, tablet, pc. Come fare? Scopritelo insieme a noi e soprattutto ai nostri esperti. Non ci resta che augurarvi buona lettura e… buona estate!

Adriano Merigo


SPECIALITÀ A-Z

CHIRURGIA

Appendicite Quando serve la chirurgia (e quale) ∞  A CURA DI STEFANO OLMI

Ogni anno in Italia vengono eseguiti circa 50mila interventi di rimozione dell’appendice. Ciò vuol dire che l’8-10% della popolazione sarà sottoposto a questo tipo di intervento nel corso della vita. L’operazione chirurgica infatti è spesso l’unica cura risolutiva in caso di appendicite acuta. Oggi l’intervento può essere effettuato anche per via laparoscopica, cioè con tecnica mini-invasiva che garantisce tempi di ripresa più brevi e minori cicatrici.

che ha origine dalla parte inferiore dell’intestino cieco. Inizialmente l’infiammazione è modesta, ma col passare delle ore può peggiorare fino a portare alla rottura della parete. In questo ultimo caso il contenuto dell’appendice si diffonde nell’addome causando una peritonite (infiammazione del peritoneo, membrana sierosa sottile e trasparente che riveste la cavità addominale), che rappresenta la complicanza più grave insieme all’ascesso.

IL RISCHIO PIÙ TEMUTO, LA PERITONITE

LA CAUSA? IL RISTAGNO DI CIBI NON DIGERITI

L’appendicite è un processo infiammatorio che colpisce l’appendice, sottile struttura tubolare

Generalmente l’infiammazione è causata da un’ostruzione interna conseguente al ristagno di mate-

PROF. STEFANO OLMI Responsabile Unità di Chirurgia generale e oncologica Policlinico San Marco Zingonia

riale fecale e sali inorganici (coprolita) nell’appendice, da ipertrofia dei follicoli o noduli linfatici appendicolari, che possono au-

Vietato sottovalutare, soprattutto se capita spesso e si è donne Il nostro organismo dispone di diverse riserve di energia. La principale, come quantità, è rappresentata dal grasso, ma la preferita sono gli zuccheri. Quando il glucosio (cioè lo zucchero nel sangue) scarseggia, l’organismo va a prendere l’energia che gli serve dagli acidi grassi o può convertire altre sostanze in zuccheri, attraverso un processo chiamato gluconeogenesi. Alcuni organi e tessuti come cervello e Sistema Nervoso Centrale, globuli rossi e fibre muscolari non sono in grado di utilizzare gli acidi grassi liberi; così, in condizioni di carenza di glucosio, possono utilizzare i corpi chetonici: sostanze derivate dalle scorte lipidiche la cui concentrazione è di solito molto ridotta in condizioni normali, ma aumenta in situazioni particolari come un digiuno prolungato o un lungo periodo senza introduzione di zuccheri.

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mentare di numero e dimensioni in risposta a un’infezione locale o sistemica (mononucleosi, morbillo, morbo di Crohn, gastroenteriti, infezioni respiratorie etc.), oppure, più raramente, dalla presenza di un corpo estraneo (calcoli biliari, parassiti intestinali, semi incastrati all’interno etc.).

I SINTOMI: DAL DOLORE ALLA FEBBRE La sintomatologia può essere variabile. Si passa da un vago malessere generale e un modesto dolore addominale che nelle ore successive diventa continuo e si sposta nella sede dell’appendice, ovvero a destra sotto l’ombelico. È frequente la nausea e la febbre, che può arrivare a 38-39 gradi. A volte l’esordio è acuto e improvviso con immediata comparsa di dolore, nausea e febbre. Nella maggior parte dei casi per la diagnosi basta una visita, a cui segue in genere un esame del sangue (il numero dei globuli bianchi in caso di infiammazione aumenta) in associazione a un’ecografia dell’addome per la conferma. L’esame ecografico, in particolare, è consigliato nelle donne, nelle quali c’è il rischio di confondere l’appendicite con patologie ginecologiche che presentano sintomi simili.

LA CHIRURGIA, LAPAROSCOPICA, PER RISOLVERE DAVVERO IL PROBLEMA Non esiste una vera cura farmacologica per l’appendicite, se non l’uso di antibiotici e infiammatori per attenuare i sintomi. L’appendicectomia, ovvero l’asportazione chirurgica dell’appendice, è l’unico intervento risolutivo. L’intervento, sempre in anestesia generale, può essere eseguito per via laparoscopica o per via laparotomica (con un’incisione lungo la parete addominale). La laparoscopia, che oggi rappresenta il gold standard, oltre alla minore invasività, ha il vantaggio di consentire un decorso post-operatorio meno doloroso e più rapido, nonché dare migliori risultati estetici. L’intervento per via laparoscopica prevede generalmente tre piccole incisioni di piccolo diametro (1 centimetro e ½) che consentono di inserire una piccola videocamera (laparoscopio) e gli attrezzi chirurgici necessari per rimuovere l’appendice. A volte si utilizzano mini strumenti da tre millimetri per ridurre al minimo il danno estetico (mini-laparoscopia). A seconda del grado di infiammazione dell’appendice, inoltre, si usano strumenti diversi per l’asportazione (si va da lacci o clip in titanio in caso d’infiammazione iniziale fino all’uso di suturatrici meccaniche). Nei cen-

Non esiste una dieta per prevenire l’appendicite. Un’alimentazione ricca di fibre, frutta e verdura di stagione però può aiutare a facilitare il transito intestinale riducendo così il rischio di ristagno dei cibi indigeriti nell’appendice. In corso di appendicite, invece, è consigliabile mantenersi leggeri e consumare verdure (carote, finocchi, insalata, melanzane e zucchine), carni bianche o rosse magre (preferibilmente cucinate ai ferri o al vapore), pesci, probiotici etc..

UNA RISERVA DI BATTERI BUONI Anche se non si conosce esattamente il ruolo dell’appendicite, sono sempre di più le ricerche scientifiche che evidenziano la sua funzione di protezione dell’intestino dalle infezioni. Diversi studiosi l’hanno paragonata a un “bunker” in cui si rifugiano i batteri buoni da usare quando quelli che normalmente abitano l’intestino scarseggiano, ad esempio a causa di terapie antibiotiche o infezioni intestinali. Anche se si può vivere senza appendice, in realtà, questo organo avrebbe un ruolo positivo e di “regolazione” sul sistema immunitario e sulla flora batterica.

tri specializzati, anche in presenza di un’infezione estesa per peritonite o in presenza di un ascesso, la laparoscopia permette di pulire ogni angolo della cavità addominale e concludere l’intervento sempre per via laparoscopica evitando grosse e brutte cicatrici. La dimissione avviene in genere dopo un paio di giorni (di più se l’intervento è stato eseguito d’urgenza e in presenza di una peritonite diffusa). Il decorso e la guarigione sono molto rapidi e il paziente può tornare a mangiare alimenti leggeri già dal giorno successivo. Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 9


SPECIALITÀ A-Z

NEUROLOGIA

Mal di testa da vacanza? No grazie ∞  A CURA DI GENNARO BUSSONE

Il mal di testa? Non va in vacanza. Anzi, per alcune persone le vacanze sono proprio uno dei periodi più a rischio. Molti sono i fattori che, in questa fase dell’anno, possono favorirne la comparsa: tra questi gli sbalzi tra caldo e aria condizionata, la tensione derivante dall’organizzazione della partenza per le vacanza, i cambi climatici e di pressione atmosferica repentini. Ma in particolare è lo stress a cui il nostro organismo va incontro a causa del cambiamento di ritmi, che si verifica in vacanza, a giocare un ruolo importante.

UNA QUESTIONE DI OROLOGIO BIOLOGICO In vacanza si passa in genere da uno stile di vita sedentario e in ambienti chiusi ad attività all’aria aperta che aumentano il movimento giornaliero. Anche l’equilibrio sonno-veglia viene alterato così come le abitudini alimentari, sia nei cibi che mangiamo sia negli orari e, a volte, si saltano addirittura i pasti. Anche i marcati cambiamenti climatici e di altitudine possono contribuire. 10 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Per imparare a gestire al meglio il mal di testa, è utile tenere un diario, in cui segnare non solo la cronaca dell’episodio di cefalea, ma anche cosa si è fatto poco prima dell’attacco, che cosa si è mangiato, se si ha avuto uno stress, e così via” La lista potrebbe allungarsi ancora con molte altre cause che stravolgono la routine quotidiana e che possono quindi scatenare episodi cefalalgici. In genere si tratta di forme di mal di testa di natura tensiva e occasionale, ma, in chi già ne soffre, questi cambiamenti possono aumentare l’incidenza di episodi di emicrania. L’emicrania, infatti, colpisce chi ha un cervello con caratteristiche speciali, sempre in allerta, con una cronica insofferenza ai cambiamenti” (ecco spiegata, ad

esempio, la cefalea da week-end); è il dolore il modo con cui il cervello si protegge da una situazione a cui non riesce ad adattarsi.

COSÌ SI RIDUCE IL RISCHIO Esistono alcuni consigli che possono rivelarsi utili per prevenire e affrontare tempestivamente il mal di testa e non rovinarsi le vacanze. Tra questi:

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Nei giorni prima della partenza prepararsi al cambiamento di ritmo, cercando di riposare e concedendosi qualche piccola pausa.

Mettere in valigia rimedi antinfiammatori e analgesici utili a intervenire per bloccare il dolore in caso di necessità.

Non trascurare un’alimentazione sana e nutriente, a partire da una buona prima colazione a base di zuccheri a pronta disponibilità (ad esempio miele, marmellata e frutta).


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Nei primi giorni di vacanza cercare di evitare cambiamenti bruschi del proprio stile di vita, ad esempio del ritmo sonno-veglia. Anche dormire troppo per l’organismo è una causa di mal di testa in particolare in chi è predisposto. Bisogna sempre tenere presente che l’emicrania è una patologia dei nostri orologi biologici.

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Fare attività fisica per aiutare l’organismo ad adattarsi al nuovo ritmo. È sufficiente fare lunghe passeggiate all’aria aperta. L’esercizio fisico può contribuire a prevenire i sintomi della cefalea, in particolare tensiva, anche per altri motivi: attività aerobiche come la corsa, il nuoto, la bicicletta, il pilates e lo yoga sono responsabili di un maggiore apporto di ossigeno, migliorano respirazione e circolazione sanguigna e riducono la vasodilatazione sanguigna cerebrale, una delle principali cause delle crisi di cefalea.

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Evitare i marcati cambiamenti di fuso orario o di altitudine, soprattutto nei primi giorni di vacanza, quando l’organismo non è ancora abituato al nuovo ambiente.

Fare attenzione all’alimentazione e cercare di non stravolgere le proprie abitudini alimentari. In vacanza qualche strappo alla regola è concesso, ma non bisogna esagerare.

frequentemente è però necessario procedere ad approfondimenti con l’aiuto di esperti).

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Evitare di trasformare la vacanza stessa in una fonte di stress con programmi concitati e impegni eccessivi, un approccio sereno è un buon antidoto contro il mal di testa.

Anche il relax deve essere graduale. Impegnarsi in attività ricreative è utile per passare gradualmente dal ritmo lavorativo della città al ritmo vacanziero.

In caso i sintomi del mal di testa comincino a manifestarsi, non aspettare l’intensificarsi del dolore, ma intervenire subito con un farmaco antinfiammatorio per evitare che l’episodio di cefalea raggiunga il suo apice (se gli episodi si intensificano e si ripresentano

PROF. GENNARO BUSSONE Specialista in Neurologia Presidente onorario ANIRCEF Associazione Neurologica Italiana per la Ricerca sulle Cefalee

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SPECIALITÀ A-Z

NEUROLOGIA

TERAPIE MIRATE E SU MISURA SE IL PROBLEMA DIVENTA FREQUENTE Se la cefalea persiste o si ripresenta con una certa frequenza è bene rivolgersi a uno specialista che, in base al tipo di mal di testa (ne esistono molti e diversi, tra cui i più frequenti sono la cefalea tensiva, l’emicrania e la cefalea a grappolo) indicherà la terapia più adatta ed efficace. Per le cefalee di tipo tensivo i consigli sono soprattutto quelli di affidarsi agli antiinfiammatori, mentre per le emicranie e le cefalee a grappolo si usano i triptani, che inducono vasocostrizione e inibiscono il rilascio di peptidi, sostanze che stimolano infiammazione e dolore. È importante che questi farmaci siano as-

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sunti appena arrivano gli attacchi. Accanto a queste terapie delle fasi acute, ci sono poi tutta una serie di medicinali consigliati per prevenire gli attacchi emicranici. In questo caso come profilassi possono essere utilizzati calcio-antagonisti e neuromodulatori. Inoltre, insieme ai farmaci classici negli ultimi anni, si è fatto strada l’uso della tossina botulinica contro l’emicrania e ancora l’utilizzo di neurostimolatori cutanei, che stimolano i nervi vago o il trigemino per interagire con le vie nervose del dolore. In tal caso, il paziente adeguatamente istruito dai medici all’uso dello stimolatore portatile può anche curarsi da solo, a casa, gli attacchi di emicrania e cefalea a grappolo.

Curare le cefalee, inoltre, significa agire a 360 gradi sulla vita del paziente. Questo significa anche analizzare le sue abitudini e stili di vita, perché anche questi possono influenzare la comparsa dei mal di testa, come succede appunto nel cosiddetto “mal di testa da vacanza”. Sappiamo infatti che alcuni cibi, come il cioccolato, i formaggi o il pomodoro, possono favorire l’insorgenza di cefalee. Allo stesso modo un ciclo sonno-veglia alterato, lo stress, le bevande alcoliche e il fumo influenzano la comparsa degli attacchi. Condurre uno stile di vita sano e ridurre lo stress possono funzionare come terapie importanti quanto i farmaci.



SPECIALITÀ A-Z

ONCOLOGIA

Sole e melanoma È possibile abbronzarsi senza correre rischi? Il sole non va demonizzato. La regola aurea è evitare le scottature, soprattutto da bambini ∞  A CURA DI MARIO MANDALÀ

È il terzo tumore più frequente sotto i 50 anni con un’incidenza nella popolazione che nel tempo è aumentata fino a sfiorare la soglia dei 14mila casi nel 2017. A Bergamo e provincia si contano circa 150 nuovi casi e un’incidenza di circa 14 casi per 100mila abitanti ogni anno. Parliamo del melanoma, patologia di cui esistono diversi sottotipi, ciascuno con caratteristiche differenti. Tra i fattori di rischio le scottature in età infantile. Conoscerlo meglio è il primo passo per prevenirlo e diagnosticarlo, e quindi curarlo, tempestivamente.

AGGRESSIVO E IN CRESCITA Il melanoma è un tumore maligno della pelle che origina dai melanoci14 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

ti, cioè le cellule che sono coinvolte nella pigmentazione cutanea. La maggior parte dei melanomi non insorge su un neo pre-esistente ma su cute sana. Tra i tumori cutanei

Il melanoma insorge prevalentemente sulla pelle sebbene in rari casi può comparire nelle mucose o a livello oculare e in particolare a carico dell’uvea (membrana ricca di vasi sanguigni che nutre l’occhio)”

è quello con maggiore capacità di dare metastasi e biologicamente il più aggressivo. La sua incidenza appare in aumento sia nei maschi (+ 3.1% per anno) sia nelle donne (+ 2.6% per anno). L’aumento di incidenza è in parte dovuto a diagnosi sempre più precoci, con lesioni sottili. A fronte di una diagnosi sempre più precoce per la maggior parte delle lesioni, rimane però un gruppo di melanomi per i quali l’effetto dello screening dermatologico ha un impatto minore in termini di riduzione della mortalità (melanomi nodulari e lesioni a crescita rapida).

UN MIX DI FATTORI DI RISCHIO Il melanoma è una patologia multifattoriale in cui entrano in gioco sia fattori di rischio cosiddetti esogeni


DOTT. MARIO MANDALÀ Direttore dell’Unità di Oncologia del Melanoma ASST Papa Giovanni XXIII Bergamo

(cioè esterni), ambientali e genetici. Per quanto riguarda i fattori di rischio ambientali le scottature solari, in particolare durante l’infanzia, e le esposizioni ai raggi UV anche artificiali giocano un ruolo importante. Qualora non si possa evitare l’esposizione prolungata alla luce solare, l’utilizzo di creme con filtro solare o altro metodo di foto-protezione deve essere raccomandato sempre in associazione a tempi di esposizioni ridotti. Altri fattori di rischio per il melanoma includono: il numero di nevi comuni e atipici presenti sulla cute, le caratteristiche fenotipiche (ad esempio pelle e occhi chiari, colore rosso o chiaro dei

Presso l’ASST Papa Giovanni XXIII è attivo il gruppo multidisciplinare melanoma per l’attività clinica e di ricerca, che rappresenta il cuore pulsante del progetto melanoma in ospedale.

PIÙ AUMENTA LA LATITUDINE, PIÙ SALE L’INCIDENZA Nell’Unione Europea l’incidenza di melanoma è di 9-10 casi/100.000 per anno; tende ad aumentare con la latitudine con maggiore prevalenza nelle popolazioni con scarsa pigmentazione (12-17 casi/100.000 per anno) rispetto a quelle dei paesi mediterranei (3-5 casi/100.000 per anno).

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SPECIALITÀ A-Z

ONCOLOGIA

Il sistema ABCDE A B C D

Asimmetria Bordi irregolari Colore irregolare Dimensioni (diametro > 6 mm)

E

Evoluzione

capelli, facilità ad andare incontro a scottature dopo esposizione ai raggi ultravioletti) e la storia familiare.

diverse rispetto agli altri nevi dello stesso individuo: in questo caso la possibilità che sia un potenziale melanoma è più elevata.

COME RICONOSCERE I CAMPANELLI D’ALLARME: IL SISTEMA ABCDE E IL SEGNO DEL “BRUTTO ANATROCCOLO”

LA PRIMA REGOLA DI PREVENZIONE? EVITARE LE SCOTTATURE, SOPRATTUTTO NEI BAMBINI

Le lesioni cutanee sospette devono sempre essere esaminate da un dermatologo esperto, in presenza di un’adeguata illuminazione e con l’ausilio della dermoscopia. Per poter ritenere una lesione meritevole di escissione viene adottato il sistema ABCDE (vedi tabella). Un altro indicatore clinico utilizzato per il riconoscimento dei melanomi è il segno del “brutto anatroccolo”, ovvero un nevo con caratteristiche

L’esposizione solare graduale, nelle prime ore del mattino e nel tardo pomeriggio, l’utilizzo di filtri solari, sembrano essere protettivi. Prendere il sole in modo intelligente facilita la formazione di vitamina D biologicamente attiva e in effetti, a parità di gravità del melanoma, i pazienti con bassi livelli di vitamina D hanno una prognosi peggiore. Quattro sono i messaggi importanti per la prevenzione:

> fare visite dermatologiche periodiche; > evitare le scottature da raggi ultravioletti, soprattutto durante l’infanzia; > utilizzare creme con filtro solare o altro metodo di foto-protezione; > educare i genitori e i bambini nelle scuole e in famiglia ad avere un rapporto sano con il sole e la propria pelle.

LA TERAPIA: CHIRURGIA O FARMACI A BERSAGLIO MOLECOLARE A SECONDA DELLO STADIO E DELLA TIPOLOGIA Negli stadi iniziali la terapia cardine è la rimozione chirurgica (la guarigione dopo chirurgia è pari al 90%), mentre negli stadi più avanzati l’utilizzo delle nuove terapie ha migliorato in modo significativo le aspettative di guarigione, sia riducendo il rischio di recidiva sia la sopravvivenza nella malattia metastatica. Due sono in particolare le strategie terapeutiche sistemiche che hanno rivoluzionato il trattamento del melanoma negli ultimi anni: la terapia mirata sulla base delle caratteristiche molecolari e l’utilizzo di farmaci che modulano l’attività del sistema immunitario.

Prevenzione e sostegno ai pazienti a misura di APP Nasce all’interno del progetto “Melanomi, le differenze contano. Parliamone insieme”, iniziativa dei pazienti per i pazienti, realizzata con il patrocinio di IMI – Intergruppo Melanoma Italiano, l’app Melanomi. Disponibile su Play Store e App Store è un alleato digitale pensato per essere ancora più vicino ai pazienti, che raccoglie le informazioni sulla malattia, gli stili di vita e i bisogni psicologici emersi durante gli incontri con i medici degli 11 ospedali italiani che hanno aderito al progetto. Si chiama invece “Clicca il neo”, la app dedicata alla prevenzione del melanoma, creata dagli esperti del GISED. In pochi semplici passi è possibile inviare un’immagine della propria cute e ricevere una prima valutazione specialistica.

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PERSONAGGIO

ANDREA LOCATELLI

Il mio sogno? Sfidare in Moto GP Lorenzo e Valentino Rossi ∞  A CURA DI LUCIO BUONANNO

L’appuntamento è in un bar vicino alla caserma dei Carabinieri di Bergamo. Arrivo qualche minuto prima e lo aspetto fuori. Mi aspetto di vederlo arrivare su una moto di grossa cilindrata come quella che guida sulle piste dei Gran Premi modiali di Moto2. Lui, Andrea Locatelli, 22 anni, di Selvino, è stato campione italiano di minimoto nel 2005 a soli nove anni, e tricolore di Moto3 nel 2013 a 17 anni. E invece arriva in auto. «Non ho la moto» dice cogliendomi di sorpresa. «Solo l’auto. La moto la uso esclusivamente in pista. Da sempre, da quando avevo cinque anni e mio padre Emilio, che ha una ditta di porte blindate, mi fece scoprire la bellezza delle gare. E la pista, la velocità. Da allora io vivo soltanto per il motociclismo. Il mio sogno? Gareggiare in MotoGP e sfidare i grandi campioni come Lorenzo, Marquez, Rossi. Quelli che qualche anno fa vedevo solo in televisione a cui cercavo di rubare i loro segreti di guida. Spero proprio di riuscire presto a coronare il mio sogno». Andrea, viso pulito, parlantina sciolta, indossa una maglietta con l’effigie di The Joker, il personaggio del film Batman «È il mio personaggio preferito» dice. «A Carnevale o ad Halloween, se con gli amici decidiamo di travestirci mi tramuto in Joker, tingendomi i capelli di verde e mettendomi anche il rossetto sulle labbra». Andrea sembra davvero 18 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

un bravo ragazzo, con grandi valori che gli hanno trasmesso il papà e mamma Nicoletta. Al collo ha una catenina. «È un rosario che porto sempre con me, sul braccio sinistro mi sono fatto tatuare una croce, su quello destro le coordinate del primo podio del motomondiale in Germania. Sono molto credente anche se con il mio lavoro la domenica non riesco ad andare in chiesa per la Messa, ma credo che ci sia Qualcuno lassù che ci guarda e ci protegge». Come quella vota, nel 2015, sulla pista del circuito di Misano Adriatico quando cadde a oltre duecento chilometri all’ora e si ruppe il coccige. «Sono i rischi che corriamo noi piloti. Ma abbiamo tute con airbag che comunque ci proteggono». E di incidenti in quasi 17 anni a tutta velocità Andrea ne ha avuti parecchi. Ma si è sempre ripreso. Grazie anche al suo fisico allenato. «La mia giornata è scandita dagli allenamenti: piscina, palestra, pesi, giri in pista. Curo molto il mio fisico, devo essere sempre in forma. Nella mia professione ci vuole molta tecnica, ma anche una testa e un fisico perfetto. Io sono alto 1,73 metri e ho un peso forma di 65/66 chili. Quindi devo fare molta attenzione anche alla dieta. Anche se qualche sera, uscendo con gli amici e la mia fidanzata, non sempre riesco a osservare». La fidanzata studia psicologia all’Università di Bergamo. «Mi ha aiutato

molto anche prima di fidanzarci » racconta Andrea. «Con lei parlo di tutto, dei miei problemi, dei timori, mi confronto e lei ha sempre una parola positiva. L’ho conosciuta una sera in compagnia di amici comuni e un po’ alla volta ci siamo trovati bene insieme». Andrea è appena tornato dall’Olanda dove si è classificato decimo. E ora è tredicesimo nella classifica generale. La sua squadra è l’Italtrans di Calcinate a una ventina di minuti da Antegnate dove ha cominciato la sua

avventura con le moto. «Allora studiavo all’Istituto professionale per diplomarmi in elettromeccatronica o meglio per riparare le auto. Io sono infatti un patito delle auto che è l’altra mia grande passione. Finite le lezioni andavo a casa, studiavo, poi prendevo la funivia fino ad Albino dove c’era mio padre ad aspettarmi con il furgone e andavo ad allenarmi in notturna sulla pista di Antegnate, una delle poche nella Bergamasca. Sono stato tentato anche dal nuoto, dal


karatè, ma non sono mai riuscito ad abbandonare la moto. Anche se ho un sogno nel cassetto: partecipare alle gare di triathlon, uno sport olimpico che prevede nuoto, corsa e bici. E prima o poi ci proverò». Intanto si allena per le ultime gare di Moto2 prima della pausa estiva. «Sono arrivato in Moto2 dopo essermi aggiudicato il titolo italiano sempre nella classe Moto3 nel 2013. La Moto3 era diventata troppo piccola per me per via del peso sui 70 chilogrammi e quindi volevo poter passare il prima possibile sulla moto più grande (140 chilogrammi circa) e grazie ai buoni risultati ottenuti nel 2016, mi si è aperta la porta di Italtrans, squadra bergamasca e una delle top della categoria .Ed è stata una nuova esperienza. Con questa moto posso davvero guidare come voglio senza dover sacrificare lo stile come dovevo fare in Moto3 per via della statura. Mi permette di andare forte e spingere sull’acceleratore. Il mio compagno di scuderia è Mattia Pasini che ha più esperienza di me e dal quale cerco di carpire qualche segreto sulla guida». Ma solo in pista. Andrea non va in moto sulle strade normali. «Ci sono troppi pericoli. Non tutti rispettano cartelli, semafori, divieti e vanno a capofitto sulle strade. Io invito gli amanti delle due ruote innanzitutto a rispettare il codice della strada e se poi ne hanno voglia farsi qualche giro in

pista. Si va anche a 300 all’ora ma non corri il rischio di trovarti qual-

cuno di fronte che arriva in senso contrario».

Ph:Gbracingpix Foto

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IN SALUTE

STILI DI VITA

È il momento del

∞  A CURA DI MARIA CASTELLANO

Siamo sempre connessi. Per lavoro, per svago, per restare in contatto con amici, fidanzati e parenti. Con smartphone, tablet, pc portatile: non importa il mezzo, l’importante è riuscire a controllare mail, messaggi, whatsapp in tempo reale, o quasi. Tutto questo, certo, in molti casi è utile. Controllarli continuamente però può diventare dannoso. Lo dicono sempre più ricerche scientifiche che negli anni hanno evidenziato il “lato oscuro” della tecnologia per la nostra salute: ansia e stress, rischi d’intossicazione da onde elettromagnetiche, sofferenza del nervo del braccio che “scavalca” il gomito, dolore al collo e alla cervicale, addirittura problemi di doppiomento. Perché allora non approfittare del relax delle vacanze per fare una 20 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

bella cura disintossicante? Si chiama “digital detox” (disintossicazione digitale) e da alcuni anni sta letteralmente spopolando in America. Ma da dove cominciare? Ovviamente dallo smartphone, di cui oggi sembra non possiamo fare a meno. Sarà proprio vero? Ecco i consigli della dottoressa Monica Bormetti, psicologa, per dimenticarsi per un po’, almeno durante le vacanze, del cellulare.

2. SCEGLI LE APP CHE TI FANNO BENE Il 90% del tempo dedicato allo smartphone è preso da meno di

1. DISATTIVA LE NOTIFICHE Ricevere notifiche interrompe la tua attenzione da ciò che stai facendo. Disattivarle ti permette di rimanere concentrato su ciò che stai facendo, goderti il presente e far riposare il tuo cervello che non deve saltare da una cosa all’altra continuamente.

DOTT.SSA MONICA BORMETTI Psicologa Creatrice del progetto smartbreak.it per la promozione di un uso consapevole dello smartphone


5 app solitamente. Individua quali sono per te, valuta quanto sono utili e ti fanno stare bene oppure se succhiano il tuo tempo senza un vero beneficio: in questo caso disinstallale.

3. USA LA MODALITÀ AEREO LA NOTTE

Anche in Italia si stanno moltiplicando proposte di vacanze per incentivare i turisti a staccarsi dallo smartphone e godersi i luoghi e il tempo libero … senza interferenze”

Il sonno è spesso interrotto dalle notifiche e il campo magnetico dello smartphone vicino alla testa per tutta la notte non è sano. Usa la modalità aereo per regalarti un riposo vero: fa bene al tuo cervello e anche alla batteria del tuo smartphone.

cidi un momento nella giornata in cui lo fai e per il resto non te ne preoccupi.

4. MANGIA SENZA TELEFONO

7. FAI ATTIVITÀ OFFLINE

Per noi italiani il momento del sedersi a tavola è sacro, manteniamolo tale! Lascia lo smartphone in tasca, meglio ancora se in un’altra stanza e goditi il momento del pasto gustandoti il cibo e la compagnia, senza essere distratto da ciò che accade chissà dove.

Staccare dal proprio smartphone mentre sei in vacanza ti dà l’opportunità di fare una serie di cose analogiche che spesso non abbiamo mai il tempo di fare. Fai una lista di attività possibili e affrontale: camminare, leggere, dipingere, cucinare, giardinaggio etc.

5. DIMENTICATI IL CARICA BATTERIA

8. ANNOIATI

La batteria è il punto debole di qualsiasi smartphone e quindi siamo abituati a uscire con il cavo e magari la power bank (batteria di emergenza). Uscire senza cavo ti porterà a usare meno il tuo smartphone e se per caso si spegne, ti godi quel momento di stacco.

6. PROGRAMMA MOMENTI SMARTPHONE Sapere che hai dei tempi dedicati nella giornata per leggere news e notifiche fa stare più tranquilli. De-

o collina non importa ma passa del tempo nel verde.

10. FAI SPORT

L’uso eccessivo di smartphone, tablet, schermi in generale ha anche delle conseguenze fisiche: impigrimento e cattive posture sono all’ordine del giorno. Usa la tua vacanza per prenderti cura del corpo e muoverti.

11. SOCIALIZZA

L’iperstimolazione a cui ci porta lo smartphone sovraccarica il nostro cervello e lo rende meno produttivo. L’ozio stimola la creatività, riduce stress e tensioni e ci aiuta a coltivare nuove idee, a essere creativi e a pensare più chiaramente, quindi in vacanza annoiati!

9. GODITI LA NATURA Stare nella natura ha degli effetti positivi sul nostro cervello, il bello cura l’anima. Cogli l’occasione quando sei in vacanza per goderti il paesaggio in cui sei: mare, montagna

Le relazioni virtuali non sono come quelle di persona, quando parli con qualcuno di fronte a te. Usa il tempo anche per stare con le persone che ami e non lasciare che gli schermi si mettano di mezzo, una chiacchierata essendo presente al 100% ti farà stare meglio.

QUANDO LO SMARTPHONE GENERA DIPENDENZA Si chiama nomofobia (no (telefono) mo(bile) e fobia) la dipendenza dallo smartphone. Caratterizzata dal timore ossessivo di non essere raggiungibili (per assenza di rete o cellulare scarico), colpisce per lo più giovani tra i 18 e 25 anni con bassa autostima e problemi di relazione e si può manifestare con attacchi di panico, vertigini, tremore, mancanza di respiro e tachicardia.

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

La dieta antiage per la pelle I nutrimenti per una cute più bella, sana e giovane ∞  A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA

«Cellule e strutture della pelle, affinché possano svolgere correttamente la propria funzione, necessitano di specifici nutrienti, sostanze ed elementi che devono essere introdotti quotidianamente attraverso un sano ed equilibrato regime alimentare». Chi parla è il professor Leonardo Celleno, dermatologo e Presidente dell’Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia (AIDECO). Lo abbiamo incontrato per avere qualche consiglio su come preservare il benessere della pelle e dei suoi annessi, capelli e unghie, a cominciare da quello che si mangia. Professor Celleno, quali sono i nutrienti che non devono mai mancare nell’alimentazione? E perché? Un’alimentazione corretta ed efficace anche per proteggere la pelle dall’invecchiamento e renderla più forte nei confronti delle malattie deve prevedere tutti i macronutrimenti principali, ovvero proteine, carboidrati e anche grassi. Le proteine costituiscono le strutture primarie degli organismi viventi e nella pelle assicurano l’integrità del derma e del suo “scheletro/impalcatura”, come le fibre collagene. Una carenza proteica può rendere la pelle più secca, ispessita, grigiastra e atona; possono inoltre verificarsi fissurazioni labiali, secchezza, fragilità e frequente maggiore caduta dei capelli. I carboidrati (gli zuccheri), 22 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

invece, sono essenziali per il nostro organismo poiché rappresentano la fonte immediata di energia. I lipidi, ovvero i “grassi”, infine sono molecole fondamentali per l’apparato cutaneo: contribuiscono alla formazione del doppio strato fosfolipidico delle cellule, fungono da “carrier” (trasportatori) delle vitamine liposolubili, partecipano nel processo di termoregolazione corporea, sono parte del film idrolipidico e conferiscono alla pelle caratteristiche quali morbidezza, flessibilità ed elasticità. Una riduzione dei lipidi quindi può incrementare la perdita di acqua transepidermica con conseguente disidratazione e diminuzione dell’elasticità cutanea.

E le vitamine di cui tanto si parla come alleate anti-invecchiamento? L’assunzione di nutrienti ad azione antiradicalica, come appunto le vitamine, è


fondamentale per combattere i segni del tempo. Un apporto costante di alimenti contenenti sostanze antiossidanti è in grado di contrastare la formazione di questi nemici per la pelle e di stimolare i normali sistemi di “riparazione”, inibendo ulteriori possibili danni. La vitamina C o Acido Ascorbico, si trova principalmente negli agrumi, nei kiwi, nei frutti di bosco, ma anche in peperoni, cavolfiori, spinaci ed altri vegetali a foglia verde. È fondamentale perché partecipa a numerose reazioni metaboliche e contribuisce alla formazione e alla funzionalità del collagene nella pelle. Le molteplici attività benefiche della vitamina C le sono conferite principalmente dalla sua potente attività antiossidante e sono riconducibili alle sue proprietà ossido-riducenti che la rendono capace sia di ossidarsi che di ridursi in composti che reversibilmente possono rigenerare la forma di partenza. La

PROF. LEONARDO CELLENO Specialista in Dermatologia Presidente Associazione Italiana Dermatologia e Cosmetologia (AIDECO)

vitamina E o tocoferolo, è presente in tutte le verdure a foglie verdi, nel grano, nei semi di girasole e nei legumi. Anch’essa aiuta a contrastare l’azione dei radicali liberi e contribuisce al mantenimento dell’integrità cellulare. Soprattutto è nota in quanto in grado di contrastare la perossidazione lipidica, in particolar modo quella dei lipidi delle membrane cellulari. Il beta-carotene, carotenoide precursore della vitamina A presente in frutti e ortaggi di colore giallo, arancio e rosso (come carote, zucche, melone, pesche e albicocche), è particolarmente indicato durante l’estate o comunque prima dell’esposizione al sole, poiché correlato alla produzione di melanine, prima difesa della pelle nei confronti delle radiazioni ultraviolette di tipo A e B emesse dal sole. Anche questa sostanza svolge una notevole attività antiossidante, contrastando i processi di invecchiamento cellulare e mantenendo in buona salute gli epiteli, in particolare cute e mucose.

INTEGRATORI ALIMENTARI: QUALI E QUANDO SERVONO In caso non si riescano ad assumere i nutrienti necessari attraverso l’alimentazione, si può ricorrere a integratori. Attenzione però: non possono sostituire una sana alimentazione, specie quella ricca di frutta e verdura fresca e vanno comunque assunti con attenzione, preferibilmente su consiglio medico. Una valida integrazione antiossidante è a base di vitamine, oligoelementi, antiossidanti di origine vegetale o antiossidanti endogeni come la SOD (Superossido dismutasi, enzima metallo dipendente che catalizza la dismutasi di due specie radicaliche endogene). Questi integratori possono essere utili per ritrovare e mantenere il benessere dell’organismo, della pelle e anche di unghie e capelli.

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

Acqua Istruzioni per l’uso Indispensabile per il funzionamento di corpo e mente, se non se ne beve abbastanza si può andare incontro a problemi anche importanti

∞  A CURA DI GIULIA SAMMARCO

Aiuta la memoria e la concentrazione. Combatte la stanchezza. Migliora la digestione. Aumenta il metabolismo. È indispensabile per lo svolgimento di numerosi processi e reazioni chimiche dell’organismo senza i quali non potremmo vivere. Cos’è? L’acqua, un nutriente più importante di quanto spesso si pensi. Basta pensare che il 60-70 % del peso corporeo è costituito di acqua (neonati 75-80 %). «L’acqua è il nutriente più essenziale. Possiamo fare a meno del cibo, ma non dell’acqua, il cui bisogno deve essere soddisfatto completamente ogni giorno, reintegrando l’acqua che perdiamo anche senza che ce ne accorgiamo. Molta acqua è contenuta nei cibi (soprattutto di origine vegetale), altra è prodotta dal metabolismo cellulare, ma la maggior parte deriva dal consumo delle diverse bevande che assumiamo durante la giornata. Mantenere costante il volume dei liquidi corporei e il bilancio idrico è essenziale per garantire al nostro organismo il corretto funzionamento. Per farlo bisogna bere 24 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

adeguatamente e a sufficienza durante la giornata, ancora prima di avvertire lo stimolo della sete» sottolinea il dottor Paolo Bianchini, biologo nutrizionista. Dottor Bianchini, ma come si fa a capire se stiamo bevendo abbastanza o no? Il sintomo più chiaro ed evidente che non stiamo bevendo abbastanza è rappresentato dalla quantità e dal colore delle urine. Meno si beve più la quantità di urina prodotta giornalmente diminuisce e il colore si imbrunisce, virando al giallo intenso. Viceversa, aumentando l’idratazione la quan-

In estate si dovrebbero privilegiare acque minerali ricche di sali per far fronte alla continua perdita di sali minerali a causa dell’abbondate sudorazione”

tità di urina aumenta, il colore si fa meno intenso e l’odore assai meno pungente. Il nostro corpo richiede costantemente acqua per le molteplici funzioni che si svolgono al suo interno normalmente. Ci sono poi alcune condizioni e situazioni che richiedono un incremento della necessità di acqua: dolori articolari, fame nervosa, stitichezza, diarrea, eccessiva assunzione di alcol e in generale problemi al fegato, febbre e, ovviamente, aumento della sudorazione come avviene in questa stagione. In genere in una persona sana possono esserci grandi variazioni dell’apporto di sali e acqua senza che si verifichino eventi patologici, perché il senso della sete e le funzioni renale e respiratoria garantiscono il mantenimento dell’omeostasi (equilibrio). È invece facile che, in seguito all’uso di farmaci o per particolari situazioni patologiche, si manifestino alterazioni. Infine, molte malattie (come il diabete, l’ipertensione e la stipsi) beneficiano di un controllo adeguato dell’apporto di acqua e sali. L’aspetto preventivo assume quindi un’importanza strategica.


Perché non basta basarsi sullo stimolo della sete? Perché lo stimolo della sete compare tardivamente: quando avvertiamo sete siamo già in una condizione di disidratazione la cui

GLI ITALIANI LA PREFERISCONO IN BOTTIGLIA Oggi sono 49 milioni gli italiani che bevono acqua in bottiglia: 8 milioni in più rispetto a 20 anni fa. Molti e in numero crescente i grandi bevitori: il 79,7% dei connazionali ne beve almeno mezzo litro al giorno, contribuendo a fare dell’Italia il Paese che in Europa detiene il primato nel consumo individuale di acqua in bottiglia: in media 206 litri pro-capite all’anno. È quanto emerge da una recente indagine del Censis, condotta su un campione di 2mila intervistati.

correzione è motivo di allarme per l’organismo. Pertanto, serve bere anticipando lo stimolo della sete, attingendo possibilmente a bevande con un alto potere idratante: acqua certamente (meglio minimamente mineralizzata), ma anche estratti di verdure; vanno invece evitati tè, caffè, alcolici, integratori di sali minerali. Quali sono le quantità d’acqua da assumere consigliate per le diverse età? Per rispondere a questa domanda bisogna far riferimento ai Livelli di Assunzione Raccomandata di Nutrienti (LARN) redatti dalla Società Italiana di Nutrizione Umana (SINU) nell’aggiornamento del 2012, raccogliendo il lavoro di tanti esperti del settore. Andiamo con ordine. > I lattanti (bambini 0-6 mesi) che assumono latte materno o di formula, non hanno bisogno di assumere nessun altro alimento, compresa l’acqua. Dall’inizio dello svezzamento (VI mese di vita almeno) e fino all’anno di vita le tabelle consigliano 900 ml d’acqua/giorno. > I bambini d’età compresa tra 1

e 10 anni devono assumere un quantitativo d’acqua compreso tra 1.2 e 1.8 litri/giorno. > I ragazzi e gli adulti maschi devono assumere quotidianamente 2-2.5 litri d’acqua, in considerazione della maggior massa muscolare rispetto alle donne della stessa età. > Le ragazze e le donne adulte devono assumere 1.9-2 litri/giorno d’acqua. > In gravidanza si devono aggiungere 300 ml/giorno e in allattamento 700 ml/giorno a quanto già normalmente previsto.

DOTT. PAOLO BIANCHINI Biologo nutrizionista Esperto di Terapie Naturali

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

Melone motivi 5 per mangiarlo ∞  A CURA DI MARIA CASTELLANO

Nella macedonia o in gustosi spiedini di frutta, insieme al prosciutto, in un’insalata mista, in frullati e centrifugati, o semplicemente da solo, a cubetti, come dolce e rinfrescante merenda estiva, perfetta per grandi e piccini. Il melone è davvero uno dei frutti per eccellenza dell’estate, dolce, gustoso, ricco di virtù… con pochissime calorie. La dottoressa Roberta Delmiglio, dietista, ci svela cinque buoni motivi per non farlo mancare sulle nostre tavole estive.

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HA POCHISSIME CALORIE ... Con sole 33 kcal per 100g, il melone è uno dei frutti meno calorici. «Il motivo di questa bassa densità energetica è sicuramente riconducibile alla grande presenza di acqua: circa il 90% del peso di questo frutto» spiega la dottoressa Delmiglio.

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… E POCHI ZUCCHERI

DOTT.SSA ROBERTA DELMIGLIO Dietista A Stezzano e Trezzo sull’Adda

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La composizione in macronutrienti è simile a quella degli altri frutti: il contenuto di proteine e lipidi è scarso, mentre maggiormente rappresentati sono i carboidrati e precisamente gli zuccheri semplici. «Anche su questo aspetto però il melone è uno dei frutti che vanta il profilo migliore: solo 7,4g/100g (nel caso del melone invernale addirittura quasi la metà: 4,9g/100g), un contenuto scarso se si pensa a frutti più zuccherini come la banana (12,8g/100g), i fichi (11,2g), i cachi

(16g), l’uva (15,6g) e gli insospettabili mandarini (17,8g). Per questo motivo il melone è sicuramente adatto a diabetici e a persone che devono contenere l’assunzione di zuccheri semplici o calorie, come ad esempio chi segue un regime dietetico ipocalorico. In ogni caso il picco glicemico causato dallo zucchero della frutta, il fruttosio, è decisamente “ammorbidito” dalla compresenza di fibra, in grado di migliorare la risposta glicemica del nostro organismo, evitando picchi ed aumentando la sazietà a lungo termine» osserva l’esperta.

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È UNA MINIERA DI VITAMINA A Come la stragrande maggioranza dei frutti, il melone è povero di sodio e ricco di potassio, oltre ad apportare una buona dose di vitamina C. «Lo differenzia dagli altri frutti, però, il grande contenuto in vitamina A: con ben 189µg di retinolo equivalente ogni 100g, infatti, è uno dei frutti che ne è più ricco, insieme agli altri dalla colorazione


giallo-arancio, come le nespole, la papaia, il caco, il mango e le albicocche. La vitamina A rinforza il sistema immunitario, assicura un buon funzionamento della vista, è essenziale per le cellule epiteliali, per le ossa e per i denti, oltre a favorire la normale maturazione sessuale nell’adolescente e la fertilità nell’adulto» sottolinea la dietista.

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AIUTA A CONTRASTARE L’INVECCHIAMENTO Altro aspetto che accomuna il melone agli altri frutti di colore giallo-arancio, è la presenza di carotenoidi, importantissimi antiossidanti che sono anche i pigmenti responsabili della colorazione di questi frutti, grazie in particolare al β carotene. «Gli antiossidanti svolgono un’azione protettiva che si esplica contrastando l’azione dei radicali liberi, che consiste nell’alterare la struttura delle membrane cellulari e del DNA, aprendo la

strada a processi di invecchiamento cellulare e di insorgenza di diverse forme tumorali» aggiunge la dottoressa Delmiglio.

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SOTTO IL SOLE, RINFRESCA E FAVORISCE L’ABBRONZATURA Oltre al suo effetto rinfrescante, depurativo e diuretico, un altro buon motivo per consumare il melone nei mesi estivi è la sua capacità di stimolare la produzione di melanina, favorendo l’abbronzatura e proteggendo la pelle dalle radiazioni solari.

Melone Tabella nutrizionale per 100 g di alimento: . Energia 33 kcal . Carboidrati 4,9-7,4 g . Acqua 90,0 g . Vitamina A 189 µg

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

A ognuno la propria ansia Come tenerla sotto controllo e giocarla a proprio favore ∞  A CURA DI MARIA CASTELLANO

Aumentano gli italiani con disturbi d’ansia e dell’umore. Si stima che nel nostro Paese il 10% della popolazione abbia sofferto, almeno una volta nella vita, di ansia. Per qualcuno si tratta di una condizione costante che riguarda una o più sfere della vita, da quella personale a quella lavorativa. Per altri è più “occasionale” e circoscritta a momenti e situazio-

ni particolari: in estate, ad esempio, tipica è l’ansia di mostrarsi in costume davanti agli altri o quella di prendere un aereo. Tante forme di ansia, diverse per intensità e motivi scatenanti. Attenzione: provare ansia non sempre è un male. Anzi. A volte serve a dare una spinta in più, ad esempio prima di un esame all’università o un impegno importante al lavoro. Il problema è quan-

do diventa troppa. Quali sono allora le strategie per tenerla sotto controllo? Quali i segnali che la situazione ci sta sfuggendo di mano? Ne parliamo con la dottoressa Marisa Pandolfi, psicologa. Dottoressa Pandolfi, innanzitutto cosa è l’ansia? L’ansia è uno stato emotivo assolutamente normale che segnala la

Quando diventa un disturbo Quando l’ansia ha gravi ripercussioni sulla qualità della vita di chi ne soffre e quando le strategie che vengono messe in atto per controllarla non bastano più o peggiorano la situazione, è il momento di rivolgersi a uno psicologo o a un terapeuta. Tra i più comuni disturbi d’ansia degli adulti ci sono: > la Fobia Specifica: quando si prova una paura molto intensa di un

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oggetto o un evento al punto che si fa di tutto per evitarlo; > il Disturbo d’Ansia Generalizzato: quando ci si sente sempre preoccupati, anche senza un apparente motivo, per oltre 6 mesi; > gli Attacchi di panico: quando capita di provare, inaspettatamente ma per un tempo limitato (in 10 minuti raggiunge il picco intensa paura o terrore accompagnati da

forti sintomi fisici); > la Fobia sociale: quando l’elevato timore del giudizio e delle critiche altrui porta ad evitare molte situazioni sociali; > l’Agorafobia: quando si ha un timore così forte degli spazi aperti o di trovarsi soli in situazioni affollate o estranee tale da indurre a uscire solo accompagnati o da evitare molti contesti.


presenza di un pericolo o di una situazione minacciosa e ci consente di affrontarla e superarla. Come tutte le emozioni, ha una propria utilità, sebbene essa provochi perlopiù delle sensazioni spiacevoli (per esempio apprensione, irritabilità, difficoltà a rilassarsi e dormire etc.). In generale, le persone ansiose temono di non riuscire ad affrontare le situazioni e, nei casi più intensi, possono persino aver paura di morire o perdere il controllo. Le manifestazioni fisiche dell’ansia (maggiore sudorazione, irrequietezza, bocca asciutta, nau-

sea o disturbi addominali, aumento della pressione e della frequenza cardiaca, vertigini, tensioni o dolori muscolari, senso di soffocamento) a loro volta, aumentano lo stato di preoccupazione della persona che le vive. Perché proviamo ansia? Sebbene alcune situazioni siano tipicamente “ansiogene”, ognuno di noi prova ansia di fronte a certi specifici eventi o oggetti. Qualcuno, per esempio, può essere spaventato quando si trova in ambienti affollati mentre altri hanno timore

DOTT.SSA MARISA PANDOLFI Psicologa Studio Dialego Bergamo

la MEDICINA

ESTETICA e la MEDICINA ANTIAGING in pratica… Bergamo | Zanica | Zogno | Treviglio

Dott. Massimo Buttinoni Esperto in Medicina Estetica e del Benessere cell. 3291769839


IN ARMONIA

PSICOLOGIA

Paura e coraggio sotto lo stesso tetto Come ben descritto nel suo libro da Valeria Ugazio (psicoterapeuta e docente all’Università di Bergamo dove ricopre la carica di professore ordinario di Psicologia clinica presso il Dipartimento di Scienze Umane e Sociali), spesso le persone ansiose sono cresciute in famiglie nelle quali hanno imparato che il mondo è pieno di pericoli e che per affrontarlo è importante l’aiuto degli altri. Nello stesso tempo sono famiglie in cui l’indipendenza e la libertà sono valori fondamentali e si ammira chi, coraggiosamente, sa affrontare il mondo pericoloso da solo. Sotto questo stesso tetto ci sono persone che preferiscono affidarsi agli altri per prendere decisioni e affrontare le responsabilità, che amano stare con persone a loro familiari e in luoghi conosciuti e persone autonome, che amano rischiare, viaggiare, esplorare mondi nuovi. Se per le prime è più facile sentire ansia quando si trovano da sole ad affrontare un viaggio, un trasferimento, una separazione o una promozione lavorativa, le seconde potrebbero diventare ansiose di fronte a una proposta di matrimonio o l’acquisto di una casa.

di rimanere chiusi in uno spazio angusto. Si può avere paura di parlare in pubblico, di rimanere soli, di salire su un aereo o guidare la macchina, di affrontare un esame scolastico, di ammalarsi… ma si può provare ansia anche di fronte a una promozione sul lavoro o prima del matrimonio. Spesso, l’ansia sembra, a chi la vive, eccessiva e inspiegabile, tuttavia, scavando sotto la superficie, se ne possono capire le motivazioni. È nella storia personale e nelle relazioni importanti che si possono comprendere le origini psicologiche dell’ansia di ciascuno. 30 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Esistono strategie efficaci per tenerla sotto controllo? Ognuno di noi mette in atto delle strategie per gestire o controllare l’ansia. Per esempio, la paura di un esame universitario può portare uno studente a iniziare a studiare molto tempo prima, oppure può spingerlo a rimandare nel tempo la prova. Nel primo caso, siamo di fronte a una strategia cosiddetta adattiva perché consente allo studente di prepararsi di più e ottenere buoni risultati; nel secondo caso, invece, il problema viene amplificato: lo studente potrebbe ritardare la carriera scolastica.

In generale, quando i tentativi di soluzione comportano più costi che benefici, siamo di fronte a strategie disadattive. La stessa strategia, però, può andar bene per qualcuno e non per qualcun altro. La paura di viaggiare in aereo porta, per esempio, molte persone a evitare questo mezzo di trasporto. Per alcuni, scegliere una meta più vicina a casa è un’ottima soluzione, mentre, per altri, può essere origine di litigi in famiglia, frustrazioni personali, magari difficoltà lavorative.


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IN ARMONIA

COPPIA

In ferie con i figli del nuovo/a partner? I consigli per evitare sorprese e mettere le basi per la nuova famiglia XL ∞  A CURA DI MARIA CASTELLANO

Le vacanze sono un momento tanto atteso per le famiglie: sono un periodo speciale in cui lasciare da parte gli impegni della vita quotidiana e godersi il tempo libero tutti insieme. Per le famiglie allargate con figli nati da precedenti relazioni, però, la vacanza potrebbe andare incontro a qualche complicazione. Per questo è importante prendere qualche precauzione. Come ci spiega la dottoressa Sofia Raffa. Dottoressa, esiste un momento giusto per cominciare a pensare a una vacanza con la famiglia allargata? Meglio procedere per step: se la relazione è agli inizi e i figli non conoscono bene il nuovo partner, è sconsigliato andare in vacanza insieme. Da un lato una nuova coppia ha bisogno di sperimentarsi da sola a tempo pieno e di conoscere una diversa intimità. Le vacanze rappre32 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

sentano un banco di prova in cui i partner si sperimentano in una sorta di convivenza: si sta insieme tutta la giornata, si passano momenti piacevoli, si impara a condividere gli spazi e si risolvono piccoli e grandi inghippi del quotidiano. Dall’altro lato è importante dare ai bambini del tempo per conoscere il nuovo partner e viceversa, organizzando prima delle brevi uscite, poi una cena, una gita… andando cauti. Quando la relazione di coppia e la conoscenza da parte del bambino diventano consolidate, allora si può progettare di partire tutti insieme! Una volta partiti, che consigli possiamo dare per far sì che la convivenza fili nel modo migliore possibile? Innanzitutto è importante che i partner si comportino nel modo più naturale possibile, senza esagerare per accaparrarsi una buona impressione: niente regali extra,

troppi baci e abbracci o troppi complimenti. I bambini capiscono quando gli adulti non sono sinceri! Inoltre, se ci sono situazioni conflittuali tra gli ex coniugi, il nuovo partner dovrebbe esimersi dall’assumere il ruolo di “sostituto” e dal criticare il genitore assente o entrare in competizione con lui. Esistono poi altri accorgimenti che possono essere utili. > Osservare il bambino e capire cosa gli può fare piacere: alcuni apprezzano il contatto fisico; altri sono più diffidenti e hanno bisogno di studiare la persona che hanno vicino prima di lasciarsi andare. Questo tempo va rispettato. Per iniziare si potrebbe fargli qualche domanda per conoscerlo meglio, farsi conoscere o chiedergli: “ti va di fare qualcosa insieme?”. > Concedere al bambino di essere geloso o arrabbiato: ha bisogno del suo tempo per accettare il nuovo partner di mamma o papà


e sopprimere o sminuire queste emozioni potrebbe fargli male, farlo sentire sbagliato, non capito, provocargli un (inutile) senso di colpa. La rabbia e la gelosia vanno accettate anche se spiacevoli; ciò permette al bambino di sentirsi compreso, voluto bene e lo aiuta a superarle in un modo autentico e non per compiacere qualcuno. Spesso i bambini vivono in modo traumatico la separazione dei genitori e hanno bisogno di tempo per metabolizzarla. Per lui, accettare il nuovo partner di un genitore è altrettanto difficile, perché diventa ancor più evidente che i genitori non torneranno insieme.

DOTT.SSA SOFIA RAFFA Psicologa, Psicoterapeuta e Terapista EMDR Trescore Balneario

> Creare dei momenti di esclusività tra bambino e genitore: anche se la famiglia si è allargata, devono rimanere dei momenti speciali solo per lui. Dall’altro lato, il nuovo partner, dovrebbe cercare di concedergli tempo e prendersi dei momenti per fare qualcosa da solo: una passeggiata, leggere un libro, fare una nuotata… Non è necessario che sia presente in ogni istante. > Non dimenticare le proprie emozioni in relazione al bambino! Imbarazzi, tensioni e desiderio di restare fuori dalle discussioni e da “problematiche educative” è del tutto naturale. È meglio non fare determinate cose perché ci si sente in dovere di farle, ma perché si è pronti ad essere coinvolti. Allo stesso tempo, il genitore non dovrebbe addossare al nuovo partner troppe responsabilità. Prima di partire, invece, cosa si può fare per “spianare” la strada? Il nuovo e l’ex compagno dovrebbero incontrarsi prima di partire per le vacanze con il bambino, in modo che lui possa sentirsi leale nei confronti di entrambi i genitori, senza avere segreti da nascondere. A volte i bambini si fanno portatori della rabbia del genitore che rimane a casa: questo aiuta ad attenuarla. Se ci sono i figli di entrambi i

partner, devono avere occasione di conoscersi prima di partire. Gelosie e competizioni sono dietro l’angolo! In caso di litigi, è meglio non intervenire, ma spronare i bambini a trovare un accordo in autonomia. E se non è possibile approfondire la conoscenza prima della partenza? A volte succede che, per questioni logistiche, non è possibile passare del tempo insieme prima di partire. In questo caso, si raccomanda cautela. Meglio evitare effusioni amorose davanti al bambino. Se in vacanza sono presenti i figli di entrambi i partner si consiglia di evitare competizioni e lasciare che i bambini possano avvicinarsi e conoscersi da soli. Il genitore potrebbe proporre un mediatore, che aiuta i bambini a trovare un qualcosa da condividere: un libro, un gioco in scatola o videogame, un pallone. Affinché la convivenza 24 ore su 24 tra i figli non diventi troppo faticosa, si potrebbe dargli la possibilità di stare anche con altri bambini: al miniclub, in spiaggia, a tavola, etc. Tutti questi piccoli accorgimenti, benché a volte faticosi, possono aiutare a creare una buona relazione tra i membri della nuova famiglia e iniziare col piede giusto!


IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

Cistite in gravidanza come prevenirla e curarla

∞  A CURA DI GIULIA SAMMARCO

Necessità frequente di andare in bagno, minzione difficile e dolorosa, a volte febbre, nausea, vomito. Sono i sintomi della cistite, infezione caratterizzata dalla presenza di batteri nella vescica (cistite), nell’uretra o a livello renale (pielonefrite), molto comune in gravidanza, con un’incidenza stimata tra il 2% e il 10%. Cosa fare per limitare i fastidi e risolvere questo fastidioso problema? Ci possono essere rischi, se trascurata, per mamma e bambino? È possibile prevenirla? Lo abbiamo chiesto alla dottoressa Chiara Marra, ginecologa. Dottoressa Marra, perché la gravidanza è un periodo così delicato per la comparsa della cistite? Durante la gravidanza la cistite è l’infezione batterica più frequente, a causa di cambiamenti ormonali 34 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

e anatomici che la favoriscono. A circa sette settimane di gestazione, gli ureteri (condotti che collegano i reni alla vescica) iniziano a dilatarsi a causa del rilassamento della muscolatura liscia dovuto al progesterone. Più tardi, a 22-26 settimane, l’utero esercita una compressione meccanica sugli ureteri (in particolare sul destro)

Le infezioni delle vie urinarie sono più comuni nelle donne perché l’uretra è più corta e più vicina all’ano, rispetto all’uomo. Questa condizione rende più facile la risalita dei batteri intestinali alla vescica”

provocando una dilatazione dei bacinetti renali (prima porzione delle vie urinarie), e talvolta dolore al fianco. Inoltre in gravidanza si assiste a un aumento del volume plasmatico (aumento di una parte del sangue in circolo) che porta a riduzione della concentrazione delle urine e aumenta la quantità di urina in vescica. Tutti questi fattori concorrono alla stasi di urina e promuovono il reflusso di questa dalla vescica agli ureteri. In più cambia il pH urinario e con maggiore facilità si concentrano zuccheri e aminoacidi che facilitano la crescita dei batteri. In generale, invece, i fattori predisponenti per le infezioni delle vie urinarie sono: aver sofferto di cistiti anche prima della gravidanza, anomalie anatomiche e funzionali (utile sempre eseguire una ecografia dell’apparato urinario in caso di infezioni ricorrenti), diabete mellito, aumento della frequenza


di rapporti sessuali (favoriscono il passaggio dei batteri in vagina e uretra), cattiva funzionalità intestinale, scarsa igiene. In presenza di cistiti ricorrenti post-coitali è bene anche eseguire una valutazione del pavimento pelvico, poiché un ipertono (eccessiva contrazione) della muscolatura può portare a questo tipo di problemi.

Quali sono i sintomi più frequenti? Le infezioni delle vie urinarie possono essere sintomatiche, cioè accompagnate da sintomi come bruciore, dolore alla minzione, bisogno di andare spesso a urinare e senso di peso sovrapubico, oppure asintomatiche, cioè sono presenti batteri in vescica ma non si hanno

disturbi. Non tutti i sintomi devono essere presenti contemporaneamente: talvolta l’unico sintomo può essere la necessità di urinare di frequente. Come distinguere questo sintomo dal normale bisogno presente in gravidanza di svuotare più spesso la vescica?

il 15% delle

interessa il 2-10% delle donne in gravidanza

infezioni in gravidanza sono asintomatiche nel 20-40% dei casi la malattia progredisce a cistite acuta e

pielonefrite

nell’ 86% dei casi il batterio responsabile è l’Escherichia coli

il succo di mirtillo riduce del 40%-70% gli episodi di cistite

La colpa? Nella maggior parte dei casi è dell’Escherichia coli Nell’86% dei casi il batterio responsabile è l’Escherichia coli, di origine intestinale. Altri batteri coinvolti sono: Staphylococco saprophyticus, Klebsiella spp, Enterobacter spp, Proteus spp, Streptococco gruppo B, etc. La presenza di questi microrganismi in carica maggiore di 100.000 unità formanti colonie fa porre diagnosi d’infezione delle vie urinarie e necessita di trattamento. Una menzione particolare va riservata allo Streptococco di gruppo B, che va trattato con terapia antibiotica anche a cariche inferiori (1000 cfu/ ml), poiché è comunemente associato con trasmissione verticale dell’infezione da mamma a bambino al momento del parto (se presente in vescica, vagina o retto).

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

La prevenzione passa da qui… del 40-70% gli episodi di cistite; bisognerebbe berne almeno 250 ml al giorno oppure utilizzare integratori più concentrati.

> Norme igieniche: per ridurre l’incidenza delle cistiti è utile svuotare la vescica e lavare l’area genitale (dall’avanti al dietro) dopo i rapporti sessuali; bere in modo uniforme e adeguato durante la giornata.

> Vitamina C: secondo alcuni studi riduce le infezioni del 50%.

> Succo di mirtillo: aiuta a ridurre

> Probiotici: la tipica credenza

Quando il bisogno di urinare è impellente anche per piccole quantità di urina in vescica si deve accendere un campanello di allarme. Le infezioni asintomatiche (fino al 15% delle gravidanze) sono più frequenti delle sintomatiche (12%) e, seppur non diano disturbi, vanno comunque adeguatamente trattate, poiché nel 20-40% dei casi progrediscono a cistite acuta

e pielonefrite (cioè infezione del rene, con febbre, dolore lombare, nausea e vomito).

DOTT. SSA CHIARA MARRA Specialista in Ostetricia e Ginecologia Direttore Sanitario CasaMedica Bergamo

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Qual è la cura? La terapia delle infezioni delle vie urinarie prevede l’impiego dell’antibiotico. Le linee guida internazionali non raccomandano l’uso degli antibiotici nelle infezioni asintomatiche vescicali dell’adulto, a eccezione della gravidanza: in questo caso la terapia è doverosa. Perché è importante trattare le infezioni anche asintomatiche in gravidanza? Le infezioni delle vie urinarie sono fortemente associate al parto prematuro. La cascata infiammatoria dovuta all’infezione promuove la contrazione dell’utero, la dilatazione della cervice uterina e la rottura prematura delle membrane (acque). L’infezione delle vie urinarie può portare a rallentamento della crescita fetale, cioè il feto non

che il tratto urinario fosse sterile è stata recentemente messa in discussione dalla scoperta del microbiota urinario nella donna. Il termine micro biota si riferisce a tutti i microor ganismi che vivono nella vescica fisiologicamente. I batteri normali commensali nella vescica sono

riuscirebbe a raggiungere il peso ideale e geneticamente determinato per lui. Alcuni studi correlano le infezioni delle vie urinarie con un aumentato rischio di preclampsia, una particolare sindrome della gravidanza caratterizzata da ipertensione arteriosa e presenza di proteine nelle urine. L’argomento delle infezioni urinarie in gravidanza è sicuramente delicato, poiché da una parte è importante trattarle adeguatamente a fronte dei rischi a cui sono associate, dall’altra non bisogna sottovalutare il rischio dell’antibiotico resistenza. L’uso eccessivo di antibiotici porta nel tempo a una loro inefficacia, che potrebbe essere passata anche al neonato durante la nascita. Inoltre in gravidanza la scelta dell’antibiotico è limitata, a causa degli effetti di alcuni farmaci sul feto. Per questi motivi sono stati studiati altri metodi per cercare di prevenire e far fronte alle infezioni delle vie urinarie in gravidanza (vedi box/colonna).


diversi (o comunque in concentrazione differente) rispetto a quelli che causano infezioni e garantiscono un certo stato di buona salute. L’argomento andrà certamente studiato in modo approfondito in futuro, soprattutto perché apre la possibilità a una terapia basata sull’assunzione di probiotici (fer-

menti lattici) che lavorerebbero “per competizione” nello scalzare i batteri non graditi. In presenza d’infezioni urinarie, ricorrenti o meno, è comunque sempre bene chiedersi come sono la digestione e la funzionalità intestinale, visto che i batteri che sostengono le cistiti sono proprio di provenienza intestinale.

È quindi importante correggere la dieta riducendo alimenti che possono alterare la flora batterica e infiammare la vescica, come zuccheri raffinati, latticini, pomodori, tè, caffè, pepe, insaccati.


IN FAMIGLIA

BAMBINI

La salute orale comincia da piccoli

∞  A CURA DI GIULIA SAMMARCO

«Negli ultimi vent’anni numerosi studi hanno evidenziato come carie e malattia parodontale sono patologie che si possono prevenire con un’opportuna educazione. Ecco perché, fin da piccoli, è importante insegnare ai bambini una corretta igiene orale e buone abitudini, fondamentali per mantenere la salute di denti ed evitare alterazioni masticatorie, estetiche, della fonazione (articolazione della parole) che possono poi avere ripercussioni sia sul benessere generale sia a livello psicologico». Chi parla è Manuela Simonini, igienista dentale e psicoterapeuta. Ci siamo rivolti a lei per avere qualche consiglio su come mantenere la salute di denti e bocca dei più piccoli e porre così le basi per quando saranno adulti. «Quattro sono i pilastri della salute orale: igiene orale domiciliare, corretti stili alimentari, fluoro e sigillature dei solchi e fessure dei molari permanenti». Vediamoli nel dettaglio.

anni di vita va quindi demandata ai genitori o a chi se ne prende cura. Già nel neonato, anche se non ha ancora i dentini, è possibile e fondamentale creare una routine utilizzando garzine umide per rimuovere i residui di latte e batteri dal cavo orale per 2-3 volte al giorno, dopo la poppata. Dai 3 anni in poi, a seconda anche della capacità di ogni bambino, gli si può affidare parte delle manovre di igiene orale in modo da responsabilizzarlo aumentando la sua autonomia, ma sempre sotto un attento controllo della figura adulta che, se ritiene opportuno, interviene per completare in modo più preciso lo spazzolamento del bambino. A partire dai 5-6 anni l’autonomia personale aumenta fino ad attuare semplici manovre di igiene orale, grazie anche alla diffusione di strumenti sempre più semplici ma efficaci nell’eliminazione della placca: lo spazzolino elettrico e lo spazzolino sonico.

Dottoressa Simonini, a proposito di igiene orale quotidiana a casa. A che età bisogna iniziare? L’igiene orale domiciliare in età evolutiva deve essere ovviamente adeguata alle capacità manuali e cognitive del bambino: nei primi 3

Quando invece la prima visita dal dentista? La prima visita dall’odontoiatra è consigliata già a 3 anni, a completamento della dentatura decidua. Ovviamente a quell’età, importante è l’approccio con il bambino, che

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deve essere in prima istanza ludico e giocoso. Passiamo all’alimentazione: come deve essere per aiutare a prevenire problemi ai denti? L’alimentazione gioca sicuramente un ruolo di primaria importanza

IL RUOLO DELL’IGIENISTA DENTALE > Informa i genitori sulle metodiche più opportune per mantenere la salute del cavo orale. > Motiva i piccoli pazienti attraverso l’indice di placca e l’utilizzo del rilevatore di placca. > Insegna ai bimbi la tecnica di spazzolamento corretta personalizzando consigli e strategie. > Identifica soggetti a rischio prevenendo problematiche con test salivari e fluoroprofilassi. > Intercetta precocemente eventuali patologie orali in corso, comunicandole all’odontoiatra. > Esegue sedute di igiene orale professionale.


LA CARIE? IN DIMINUZIONE La carie negli ultimi anni ha diminuito la sua incidenza grazie all’utilizzo di fluoruri, a una minore assunzione di zuccheri e agli interventi, sempre più numerosi, di informazione e prevenzione volti a intercettare precocemente soggetti “a rischio” offrendo strategie per arginare la patologia. Oggi in Italia la carie ha una prevalenza del 21,6% nei soggetti di 4 anni e 43,1% a 12 anni.

non tanto per la quantità di zuccheri ingeriti, quanto per la frequenza di assunzione durante l’arco della giornata: meglio concentrare i dolci in uno/due momenti della giornata piuttosto che consumarli in modo continuativo. È infatti sconsigliato il consumo di bevande zuccherate e carboidrati semplici fuori dai pasti. A differenza di quello

che si pensava un tempo è fondamentale mantenere la dentatura da latte: la perdita prematura dei denti per carie può determinare malposizione dei denti adiacenti, riduzione dello spazio disponibile, impedimento dell’eruzione del dente permanente nel suo naturale sito di allineamento, causando malocclusione. Un altro punto essenziale è costituito dalla fluoroprofilassi topica attraverso l’uso di dentifrici contenenti 1.000 ppm (parti per milione) almeno 2 volte al giorno in dose cosiddetta pea - size (misura di un pisello) fino ai 6 anni e dai 6 anni ancora 1.000ppm per 2 volte al giorno. Ultimo pilastro della salute orale sono le sigillature dei solchi e delle fessure. In che cosa consistono le sigillature e a cosa servono? Le sigillature dei solchi e delle fessure sono una tecnica preventodontica (ovvero preventiva in ambito odontoiatrico) che si attua una volta spuntati i primi molari permanenti (intorno ai 6 anni), purché il dente sia completamente erotto e non presenti carie. Sono consiglia-

te a tutti i bambini e la loro efficacia è massima nei due anni successivi all’eruzione dei permanenti. L’integrità della sigillatura va controllata ogni sei mesi in concomitanza con i controlli periodici dall’igienista dentale o odontoiatra. Oltre a quanto detto finora, un’altra regola di prevenzione importante per la salute della bocca è intercettare eventuali abitudini viziate (uso del ciuccio protratto, succhiamento del dito, respirazione orale) al fine di correggerle tempestivamente.

MANUELA SIMONINI Igienista dentale e Psicoterapeuta Studio dentistico Simonini - Grassobbio e Wocare - Bergamo Cofondatrice pagina fb Mamme&Igieniste


IN FAMIGLIA

BAMBINI

Vizi o bisogni: sfatiamo i luoghi comuni sui neonati

∞  A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA

“Non tenerlo sempre in braccio, non correre appena lo senti pianger… poi si vizia!” Quante volte avrete sentito frasi del genere? Bene, dimenticatele. «Non esistono neonati viziati. I bisogni dei bambini non sono vizi. I bisogni oggettivi dei bambini sono irrinunciabili, necessari alla sopravvivenza e comprendono gli aspetti legati all’affettività e al bisogno di appartenenza» osserva la dottoressa Valentina Mangili, psicologa. «Se un neonato piange non sta facendo i capricci tenendo i genitori sotto scacco, sta utilizzando l’unica modalità che ha a disposizione per chiedere aiuto e comunicare un proprio bisogno. Chi non si attiva rispondendo al pianto del proprio bambino gli sta negando la possibilità di rendersi attivo nella relazione e gli sta indirettamente dicendo 40 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

che il suo modo di esprimere i propri bisogni non è efficace». Uno dei bisogni più forti del neonato, oltre ovviamente al mangiare, è stare costantemente a contatto con la mamma. Perché? Quando un bimbo nasce, passa da un equilibrio e da un avvolgimento totale nel corpo della sua mamma alla disordinata e disturbante vita extrauterina, fatta di rumori, luci e spazi vuoti che prima della nascita erano per lui sconosciuti. Inizia da quel momento un periodo chiamato esogestazione, proprio perché i bisogni del neonato sono gli stessi che aveva nel ventre materno, nutrimento, contatto fisico e contenimento. Il contatto, per l’uomo, è uno dei requisiti fondamentali per la sopravvivenza, gli serve per

regolare il proprio metabolismo, la temperatura corporea e per sperimentare sicurezza, contenimento, fiducia in sé. Fin da neonati, il tatto e le sensazioni di piacere che derivano dalla propria pelle danno

DOTT.SSA VALENTINA MANGILI Psicologa Clinica Presso Farmacia San Faustino Nembro


un confine, un limite che aiuterà l’acquisizione del senso di identità. Alla nascita il bambino è totalmente dipendente dalla madre e necessita di sostentamento, dunque non solo del latte per il nutrimento ma anche di amore e sicurezza. Ogni neonato ha bisogno di protezione e desidera essere tenuto in braccio, sentire che qualcuno lo sorregge, gli dà un confine nello spazio, gli dà calore, così come facevano le pareti uterine materne prima della nascita. Ma cosa ci porta a confondere un bisogno con un vizio? Molti adulti di oggi sono figli dell’epoca in cui se un bambino piangeva, una volta pulito, nutrito e coperto… allora era sicuramente

un capriccio, bisognava lasciarlo piangere così “si faceva i polmoni!”. Il bravo genitore era colui che domava i propri figli fin dal principio, i bravi bambini quelli che non disturbavano gli adulti. Ancora oggi molte mamme sono convinte di dover “impostare” i neonati! Troppe volte fin dai primi istanti di vita di un bambino la mamma si sente rivolgere commenti del tipo: “Ma lo tieni sempre in braccio? Guarda che poi si abitua e non te lo stacchi più!” “Dorme ancora nel lettone con voi? Quando pensi di togliergli questo vizio?”, “Non dagli sempre il seno ogni volta che piange! Deve imparare a trovare altri modi di consolazione! Non vorrai mica tenerlo sempre attaccato!”. Affermazioni di questo tipo, che ormai da anni

nella nostra cultura si tramandano di generazione in generazione, inducono le madri a pensare che il bambino chieda troppo e che stia a loro limitare le occasioni di contatto. Niente di più infondato dal punto di vista puramente fisiologico. Al contrario, è normale e sano che i bambini cerchino la vicinanza fisica e il contatto con la madre: è un bisogno irrinunciabile di tutti i neonati e rappresenta un’iniezione di fiducia essenziale per l’acquisizione dell’autostima. Non esistono evidenze scientifiche che affermino il contrario. Questo non significa che le mamme debbano essere “ostaggio” dei loro bambini, ma semplicemente che i pregiudizi della nostra cultura nascondono stereotipi privi di verità.

Indipendenza? Ognuno ha i suoi tempi Nella nostra cultura basata sulla separazione madre/bambino si ritiene che il neonato debba essere da subito “bravo”, cioè che non disturbi, che dorma tutta la notte, che sia autonomo e indipendente. Si ignora, spesso, l’importanza della necessaria e fisiologica relazione di dipendenza fra madre e neonato, indispensabile per conoscersi e crescere, fin dai primi momenti di vita. Forzare un’indipendenza precoce nel neonato significa non accettare i tempi e le modalità proprie del mondo infantile, ma imporre al contrario schemi di crescita rigidi, adulti e razionali. Sembra che i tempi di svezzamento, di esìli dal lettone e/o dalla camera dei genitori, di durata dell’essere presi in braccio o delle coccole debbano sempre essere stabiliti da altri più competenti. Bisogna invece comprendere che la definizione di tempi universali e limiti di relazione fisica con i bambini impedisce ai genitori di riconoscere l’unicità del proprio figlio e della propria storia familiare. Il bambino costruisce la fiducia in sé attraverso il successo nel comunicare i propri bisogni e l’adeguatezza delle risposte ricevute.


IN FAMIGLIA

RAGAZZI

Allarme alcol

il consumo è sempre più giovane ∞  A CURA DI ELENA BUONANNO

«Il consumo di alcol fuori pasto e occasionale è in aumento tra i minorenni: il 3,9% degli undicenni dichiara di essersi ubriacato almeno una volta nella vita e il 7,8% di avere avuto un episodio di binge drinking (bere fino a ubriacarsi), con un consumo medio di cinque drink per i ragazzi e quattro drink per le ragazze in un’unica occasione. Su questi dati non solo i genitori ma tutti noi dovremmo riflettere perché l’abuso di alcol in ragazzi giovani ed adolescenti può avere effetti devastanti portando

AMBRA FINAZZI Presidente e Fondatrice Associazione Genitori Atena Bergamo

42 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

talvolta a complicanze gravi e danni irreversibili». Chi parla è Ambra Finazzi, presidente dell’Associazione Genitori Atena, associazione che da anni svolge un’attività di prevenzione al disagio giovanile, alle dipendenze da tabacco, gioco d’azzardo, bullismo, cyber bullismo, droghe con particolare attenzione al grave e diffuso problema dell’alcolismo giovanile. Ci siamo rivolti a lei per approfondire questo problema, ancora più diffuso nella stagione estiva. Perché bevono gli adolescenti? Molti pensano che bere alla loro età serva per non essere esclusi dal gruppo, alcuni ritengono che sia “trendy” (alla moda), altri bevono per fare qualcosa di nuovo. L’aumento considerevole di giovani che consumano vino, birra, amari, si riscontra soprattutto nella fascia dei giovani tra i 14 e i 17 anni. Spesso, poi, l’assunzione di alcol è associato a quello di droghe o farmaci. La legge vieta la somministrazione di alcolici ai minori di 18 anni ma i ragazzi aggirano i divieti portandosi le bottiglie da casa o

facendosele comperare da amici maggiorenni. In estate, così come nei week end, il consumo di alcol tende a essere maggiore: meno controlli, più tempo libero, non ci sono impegni scolastici per cui si può dormire di più… Anche i locali estivi aumentano, sono facilmente raggiungibili e diventano luoghi di aggregazione dal pomeriggio a notte fonda. L’alcol sembra aver sostituito i divertimenti, i desideri e gli entusiasmi di alcuni giovani. Pare che per questi ragazzi non ci siano passioni, allegria, progetti. Sembrano trainati dalla noia. Anche quelli super impegnati dai propri genitori non appaiono né entusiasti né disinvolti, cercano una forza nell’alcol e un senso, forse una strada, un’identità. Il sabato sera al Pronto Soccorso talvolta arrivano i genitori di minorenni ignari e disperati. Solo la società degli adulti sembra non comprendere cosa sta accadendo. L’alcol fa parte della nostra cultura, il divertimento lo legalizza. Ci sono generazioni che sono state fatte a pezzi dall’eroina, poi le organizzazioni criminali hanno puntato alla cocaina perché poteva accompa-


VIETATO SOTTO I 18 ANNI: C’È UN MOTIVO FISIOLOGICO L’alcol ha un effetto tossico sugli organi e apparati degli adolescenti poiché il loro organismo non ha ancora prodotto gli enzimi che permettono di metabolizzare e “digerire” l’alcol. Questi enzimi si producono intorno ai 18 anni per cui gli under 18 non dovrebbero consumare assolutamente alcol.

gnarsi ad ogni stile di vita. I nostri ragazzi non vogliono più identificarsi con gli stereotipi del “tossico”. L’alcol è protagonista di questo cambiamento, è facilmente reperibile, ha un costo sostenibile, lo bevi, ti sballi, poi torni alla normalità inconsapevole dei danni fatti all’organismo e alle strutture cerebrali. Quali consigli dare ai genitori per non sottovalutare il problema e imparare a riconoscere eventuali campanelli d’allarme? Il ruolo chiave dei genitori, oltre che nel dialogo, dovrebbe essere esercitato ricorrendo alle “buone politiche”, dando innanzitutto il buon esempio: far crescere il giovane in un ambiente in cui il consumo a

bere sia moderato e le regole ben precise, tra cui quella che fino a 18 anni non si beve. È bene poi spiegare ai ragazzini che una normale serata in pizzeria può trasformarsi in una situazione a rischio quando si deve tornare a casa in motorino. Ora anche il codice stradale è cambiato proprio per evitare le numerose stragi del sabato sera. Per i neopatentati non è consentita alcuna assunzione di alcol alla guida, con tasso di alcolemia inferiore a 0,5g/l ritiro della patente, con alcolemia superiore a 1,5g/l con la confisca del veicolo. Il primo segnale per i genitori per accorgersi che il figlio si è avvicinato all’alcol è la variazione del comportamento e dell’umore. L’alcol accelera la depressione o

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l’irascibilità. Inoltre l’alcol è una sostanza volatile che evapora: se si entra nella stanza mentre il figlio dorme immediatamente si sente la “puzza” di alcol. Così come il mal di testa, l’umore depresso, la mancanza di reattività e la difficoltà ad alzarsi sono conseguenze evidenti d’intossicazione alcolica più o meno importante. È impossibile proteggere i giovani 24 ore al giorno da rischi che derivano dai comportamenti individuali. Farli maturare e renderli capaci di autogestire questi comportamenti è l’unica chance per consentire una partecipazione attiva del giovane al controllo. Tutto questo sempre tenendo aperti ed attivi i canali della comunicazione con loro. Analisi computerizzata del passo Scansione 3D del piede Impronta dinamica del piede Plantari computerizzati Plantari dinamici Plantari sensomotori per bambini, sportivi, pazienti diabetici Scarpe su musura

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IN FORMA

FITNESS

Estate e sport Così ti diverti e non ti fai male ∞  A CURA DI ELENA BUONANNO

300mila. Tanti, secondo le stime dell’Istituto Superiore di Sanità, sono gli infortuni sportivi che necessitano di cure mediche che ogni anno si verificano nei mesi estivi. Complici le giornate più lunghe, tempo libero, la voglia di rimettersi in forma dopo la pigrizia invernale; molti, senza l’adeguata preparazione, si cimentano in attività sportive più o meno impegnative. E così ecco che si va incontro a fratture e distorsioni, a cui si aggiungono disturbi più lievi come crampi e contratture e malori dovuti al caldo. Come prevenire tutto questo? Lo abbiamo chiesto a Giuseppe Ferrenti, fisioterapista. 44 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Che tipo di traumi si manifestano con maggiore frequenza tra gli “sportivi dell’estate”? Le problematiche più frequenti sono le tendiniti, soprattutto a livello del ginocchio e del piede, i dolori muscolari dovuti a crampi e contratture, dolori articolari alla schiena e alle ginocchia e infine traumi distorsivi a livello di caviglie e a volte ginocchia. Per prevenire tutto questo il primo consiglio è avvicinarsi all’attività fisica in modo oculato: bisogna capire che non possiamo partire a mille perché il nostro corpo ha bisogno di un adattamento sia fisico sia cardiorespiratorio. Parola d’ordine, quindi, è gradualità.

Quali sono le precauzioni da seguire per ottenere il massimo dalla performance senza però esporsi a rischi? Innanzitutto è importante evitare le fasce orarie più calde: sudare tanto infatti significa bruciare di più ma anche perdere molti liquidi e sali minerali con il rischio di andare incontro a cali glicemici (ovvero di zuccheri) e quindi a stanchezza e malori, fino allo svenimento. Centrale è, poi, il ruolo dell’alimentazione, sia in generale sia prima, durante e dopo l’attività fisica. In generale, è consigliabile consumare almeno cinque porzioni al giorno di frutta e verdura di stagione, in modo da “fare il pieno” di vitamine, fonda-


mentali per contrastare l’aumento di produzione di radicali liberi che l’attività sportiva comporta, e sali minerali; bere tanta acqua (non gassata); ridurre drasticamente dolci, bevande gassate, alcol, frittura e non esagerare ai pasti per un recupero fisico più veloce (non si sovraccarica il sistema viscerale, ovvero fegato, milza, stomaco, intestino e pancreas). Utile è anche una buona integrazione di semi di vario tipo (girasole, chia, lino, canapa, zucca etc.), che servono a reintegrare tutte quelle sostanze e sali minerali come sodio, calcio, ferro, potassio, magnesio, manganese, amminoacidi essenziali, omega 3 e omega 6 etc.. che vengono consumati durante l’attività. Prima e dopo lo sport, invece, che tipo di alimenti sarebbe utile mangiare? 45 minuti prima dell’attività è consigliabile mangiare cibi a base di carboidrati come toast, fette biscotta-

te con marmellata, biscotti secchi, ma anche frutta secca, ottima fonte di energia, tutto associato a del miele che è un buon basificante per il nostro pH: durante lo sport il corpo, con la sudorazione, perde quelle sostanze che mantengono il pH nel range di normalità. Durante l’attività, invece, è bene mangiare e bere in piccole quantità e a intervalli regolari per far sì che il nostro corpo non vada in crisi. Entro la mezz’ora successiva alla fine, invece, bisogna sempre ricordarsi di mangiare qualcosa, preferibilmente carboidrati (zuccheri) a rapido assorbimento come quelli della frutta, poiché il corpo è in fase di recupero calorico: se non si forniscono zuccheri all’organismo, li va a prendere dai muscoli “consumandoli”. Tra le attività più gettonate durante le vacanze ci sono la corsa, per chi va ad esempio al mare o rimane in città, e le passeggiate in montagna.

Ci può dare qualche consiglio ad hoc per svolgere queste due attività in sicurezza? Se optiamo per la corsa la prima regola è scegliere la calzatura e l’abbigliamento adatti. Per quanto riguarda, invece, un programma di allenamento tipo, si può iniziare con un’andatura tranquilla passando gradualmente da venti minuti

DOTT. GIUSEPPE FERRENTI Fisioterapista e Osteopata Presso Olis Studio Fisioterapico Bergamo


IN FORMA

FITNESS

il primo giorno, fino ad arrivare a quaranta minuti dopo una settimana (prevedendo un allenamento tutti i giorni). L’ideale sarebbe associare alla corsa anche un po’ di piscina, sauna, idromassaggio o bagno turco. Se invece si preferisce la passeggiata in montagna, oltre a scegliere anche in questo caso calzature e abbigliamento adatti,

bisogna cominciare con percorsi non impegnativi, non tanto lunghi (più o meno 5/6 chilometri) e con dislivelli minimi per poi aumentare gradualmente, uscita dopo uscita, sia la lunghezza sia il dislivello. Importante, poi, oltre a portare con sé della frutta secca da sgranocchiare ogni tanto e acqua, è concedersi piccole soste quando ci si sente

affaticati e fare qualche esercizio di respirazione per camminare meglio evitando di restare senza fiato (vedi box). Attenzione poi a ridurre l’andatura durante la discesa: il ritorno è solo apparentemente meno impegnativo, anzi è molto più traumatico per le articolazioni rispetto all’andata.

Meno fatica con il respiro giusto Il sincronismo tra movimento e respirazione è fondamentale non solo nella camminata, ma in tutte le altre discipline sportive. Esistono diversi esercizi che aiutano a imparare a gestire meglio la respirazione. Ve ne proponiamo uno, semplice, da eseguire per pochi minuti, più volte durante la giornata. In posizione seduta e comoda, o supina, inspirate lentamente e profondamente, gonfiate l’addome, espandete la cassa toracica e sollevate le clavicole. Espirando sgonfiate l’addome, comprimete la cassa toracica e abbassate le clavicole. Una volta imparato l’esercizio si può eseguire in piedi a gambe divaricate, alzando ritmicamente le braccia ad ogni inspirazione ed abbassandole nell’espirazione.

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IN FORMA

BELLEZZA

I trattamenti di medicina estetica da fare prima e dopo le vacanze ∞  A CURA DI MARIA CASTELLANO

C’è chi vuole arrivare più in forma e senza rughe all’appuntamento con la spiaggia. Chi è già tornato dalle vacanze e ne approfitta per dedicarsi a qualche trattamento di bellezza per cui durante l’anno non ha mai tempo. In ogni caso, secondo le statistiche sono molte le italiane e gli italiani che in questo periodo dell’anno si sottopongono a trattamenti di medicina estetica. Attenzione però: non tutti si possono effettuare in questa stagione in cui si è maggiormente esposti alla luce del sole. Alcuni, come quelli con i laser ad esempio, sarebbero da evitare perché possono avere effetti collaterali, uno tra tutti la comparsa di macchie. Altri invece non solo si possono fare, ma anzi aiutano la pelle a diventare più forte nei confronti delle aggressioni esterne come quella dei raggi UV. Ne parliamo con la dottoressa Chiara Antonioli, esperta in Medicina estetica . Dottoressa Antonioli, quali trattamenti si possono effettuare d’estate? La medicina estetica con i suoi molteplici e diversificati trattamenti, personalizzati a seconda del soggetto, ci permette di apportare un 48 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

significativo miglioramento della texture, del colorito e dell’idratazione durante questo periodo così delicato. Il peeling del viso qualche tempo prima dell’esposizione al sole per eliminare le cellule morte è un trattamento che permette di ottenere un colorito uniforme, duraturo nel tempo senza iperpigmentazioni. Esistono oggi peeling che si possono tranquillamente eseguire in primavera-estate, senza complicazioni poiché non sono fotosensibilizzanti. Di particolare interesse è l’innovativo peeling biostimolante a base di acido cogico, acido tricloracetico modulato con il perossido di idrogeno. La procedura è completamente indolore, il gel viene frizionato secondo le linee di tensione di viso, collo e décollété con un guanto in nitrile e il paziente può tornare immediatamente alle normali attività quotidiane. Grazie alla particolare composizione, è in grado di stimolare la cute penetrando nel derma profondo senza esfoliare l’epidermide. La pelle appare più turgida e levigata, vengono mitigate le zampe di gallina e le rughe periorali (intorno alla bocca). I risultati del trattamento sono visibili già al termine della prima seduta, è possibile ripetere il trattamento

per quattro-sei volte a cadenza settimanale per ottenere un risultato più duraturo. Per idratare in modo profondo la pelle e stimolare la produzione di elastina e collagene, invece, sono utili microiniezioni, ben tollerate grazie all’utilizzo di aghi sottilissimi, di sostanze biostimolanti e biocompatibili (acido ialuronico, sali minerali, vitamine, antiossidanti etc.). In particolare l’acido ialuronico con l’arginina consente un’idratazione profonda e una regolazione negli strati superiori della pelle. Gli amminoacidi (glicina, lisina, treonina, prolina, isoleucina, leucina, valina) stimolano la produzione di fibre collagene

DOTT.SSA CHIARA ANTONIOLI Esperta in Medicina Estetica Pianeta Sorriso Bergamo


e organizzano la struttura a tripla elica e contribuiscono al processo di guarigione e rimodellamento dei tessuti; i minerali (zinco e rame) sono essenziali per la sintesi del DNA

ACQUA E ALIMENTAZIONE SANA PER PROTEGGERE LA PELLE DALL’INTERNO Apportare un’adeguata dose idrica e adottare una sana alimentazione è il metodo migliore per aiutare il nostro organismo dall’interno a contrastare i danni diretti e indiretti innescati prima, durante e dopo l’esposizione al sole. L’assunzione di antiossidanti e stimolanti delle fibre collagene (vitamina C, vitamina E, resveratrolo, licopene, acidi grassipolinsaturi ) può aiutare a contrastare i radicali liberi prodotti e a limitare il danno alle cellule e al DNA causato dai raggi ultravioletti.

e la divisione cellulare; le vitamine in particolare la B6 è essenziale per la produzione de energia per il metabolismo cellulare del derma. Gli antiossidanti contrastano la formazione dei radicali liberi responsabili del danno cellulare. Un ciclo di biorivitalizzazioni prevede tre sedute a distanza di tre-quattro settimane e permette di ottenere una visibile ridensificazione dermica con attenuazione delle rughe superficiali, un miglioramento della compattezza, dell’idratazione e del colorito, il tutto rispettando la naturalezza del volto. Una volta sotto il sole, quali accorgimenti è bene seguire per abbronzare la pelle? Durante l’esposizione al sole l’utilizzo di creme protettive di alta qualità è indispensabile. È opportuno prediligere prodotti senza profumazioni e contenenti filtri di ultima generazione (uvinul, mexoryl, tinosorb), da applicare generosamente e uniformemente su viso e corpo, rinnovando l’applicazione durante la giornata. Questi accorgimenti non permettono comunque di stazionare al sole dalla mattina alla sera: è importante esporsi al sole gradualmente,

evitando le ore centrali della giornata, per dare il tempo alla pelle di produrre la necessaria quantità di melanina ed evitare eritemi, scottature, ustioni. Questi consigli valgono non solo per chi prima di partire si è sottoposto a trattamenti di medicina estetica, ma per tutti! Al ritorno dalle vacanze per mantenere i benefici invece cosa è consigliabile? Un ciclo di radiofrequenza medicale. Il dispositivo genera onde elettromagnetiche che stimolano i fibroblasti nella produzione di collagene, elastina e acido ialuronico, donando ulteriore luminosità, idratazione, turgore, elasticità alla cute e distendendo le rughe superficiali. Il trattamento deve essere eseguito a cadenza mensile (25-30 giorni) dopo di che verrà eseguita una seduta di mantenimento ogni quattro-sei mesi. La durata media è di 20 minuti per il viso, 10 per il collo e 10 per il décollété; un ciclo completo prevede 1215 sedute. Si tratta di una metodica ormai consolidata, assolutamente indolore che se utilizzata nel modo e nei tempi corretti permette di ottenere in effetto bio-lifting senza bisturi duraturo nel tempo. Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 49


ATS INFORMA

Caldo e afa consigli per la salute

∞  A CURA DI ATS BERGAMO

L’innalzamento della temperatura ambientale caratteristico della stagione estiva determina ondate di calore che alterano l’equilibrio dell’organismo causando un fastidioso senso di malessere. Proprio queste “ondate di calore”, spesso associate a tassi elevati di umidità, caratterizzate da più giorni consecutivi con temperature molto alte, forte irraggiamento solare e assenza di ventilazione, possono rappresentare un rischio concreto per la salute.

Ats Bergamo ha attivato un sistema di allerta per le “ondate di calore”, che si aggiunge al servizio di informazioni fornite al numero verde 800.844999 (attivo sino al 31 agosto dal lunedì al venerdì dalle ore 10.00 alle 12.30 e dalle 13.30 alle 16.00)”

LE REGOLE PER PREVENIRE E AFFRONTARE I COLPI DI CALORE

que adottare stili di vita adeguati, sapendo come comportarsi in caso di colpi di sole, di collasso dovuto a calore eccessivo o in caso di esposizione diretta al sole o all’alta umidità. Anche se generalmente il corpo si raffredda sudando, in certe

Nonostante i soggetti più a rischio di malesseri dovuti alle alte temperature siano solitamente gli anziani e i più piccoli, è importante comun50 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

particolari condizioni fisiche e ambientali, questo non è sufficiente. «Se l’umidità è particolarmente elevata, il sudore non evapora rapidamente e il calore corporeo non viene eliminato efficacemente, di conseguenza la temperatura del corpo aumenta rapidamente provocando, potenzialmente, danni a diversi organi vitali» sottolinea Piero Imbrogno medico e Direttore del Dipartimento d’Igiene e Prevenzione Sanitaria dell’Ats Bergamo. «Diventa fondamentale imparare a prevenire queste situazioni di potenziale pericolo che possono aumentare non solo in rapporto alle caratteristiche biologiche dei singoli ma anche in base alle condizioni atmosferiche (temperatura, umidità, ventilazione, inquinamento). In generale una serie di sem-


SUL PORTALE ATS BERGAMO TUTTE LE INFO UTILI Ats Bergamo sul proprio portale (ats-bg. it), ha predisposto una sezione dedicata al caldo in cui sono presenti collegamenti, informazioni e approfondimenti utili a tutelare la propria salute sensibilizzando, tra le altre cose, anche all’uso consapevole dei farmaci e al mantenimento della loro integrità, efficacia, sicurezza e conservazione. Dalla guida “Farmaci & estate” all’opuscolo “Solo il bello del caldo”, sono presenti informazioni utili a prevenire i disturbi legati alle condizioni climatiche e i sintomi cui fare attenzione in caso di malore.

plici abitudini comportamentali e misure di prevenzione possono contribuire a ridurre notevolmente le conseguenze nocive determinate dalle ondate di calore, inoltre l’individuazione preventiva dei cittadini a rischio medio-alto consente di gestire al meglio fenomeni di emergenza, valutando eventuali ricoveri di sollievo o servizi a domicilio sostituivi». Saper prevenire gli effetti negativi del caldo è fondamentale, informazione che si può ottenere, anticipatamente, grazie al bollettino sul disagio da calore “Humidex” emesso quotidianamente durante il periodo estivo dall’ARPA Lombardia. Il bollettino viene trasmesso al Centro di Riferimento dell’Agenzia di Tutela della Salute di Bergamo

che, in caso di emergenza, invia, tempestivamente, istruzioni pratiche alle diverse istituzioni territoriali mirate alla pianificazione e all’attivazione dei piani di emergenza con particolare attenzione a tutte quelle fasce di soggetti fragili. Ats Bergamo ha, inoltre, attivato un sistema di allerta al fine di gestire il recepimento e la trasmissione delle informazioni sulle previsioni meteorologiche e i messaggi di allarme ed emergenza “ondate di calore”, che si aggiunge al servizio di informazioni telefoniche fornite a tutta la cittadinanza con il numero verde 800.844999 (attivo sino al 31 agosto dal lunedì al venerdì dalle ore 10,00 alle 12,30 e dalle 13,30 alle 16,00) al quale la popolazione può rivolgersi per informazioni e suggerimenti specifici.

FARMACI IN ESTATE: ATTENZIONE A COME VENGONO CONSERVATI Altro aspetto da tenere in alta considerazione durante il periodo estivo è la corretta conservazione dei farmaci: afa, umidità e sbalzi di temperatura possono infatti mettere a rischio l’integrità e l’efficacia dei farmaci e, di conseguenza, la salute delle persone che deve o no assumerli. Anche i raggi solari diretti hanno effetti negativi sui medicinali rischiando di ridurne l’efficacia o rendendoli dannosi per la propria salute. «In genere il medicinale va conservato in luogo fresco e asciutto attenendosi alle disposizioni riportate nel bugiardino, qualora le modalità di conservazione non dovessero essere specificate nel foglio illustrativo, è Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 51


ATS INFORMA

Le regole anti-caldo

comunque sempre bene conservare il medicinale in luogo fresco e asciutto, non oltre i 25° C ciò in quanto non rispettare la temperatura suggerita potrebbe rendere i farmaci dannosi per la salute alterandone e modificando le caratteristiche» evidenzia il dottor Marco Gambera, farmacista e dirigente del Servizio Farmaceutico Territoriale dell’Ats Bergamo. «Per alcune categorie come antiepilettici, anticoagulanti, antibiotici, insulina, analgesici e sedativi, anche piccole modificazioni, a maggior ragione nei mesi estivi, possono fare una grande differenza per la salute: soprattutto in caso di lunghi tragitti in auto è sempre meglio trasportare i farmaci nell’abitacolo o in un contenitore termico avendo cura di evitare il bagagliaio, facilmente surriscaldabile; alcuni farmaci, come antistaminici, antidepressivi, ansiolitici, antipertensivi e antiepilettici, possono amplificare gli effetti del caldo sull’organismo poiché interferiscono con i processi

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di termoregolazione». Attenzione particolare va prestata, infine, a gel o cerotti a base di ketoprofene (antinfiammatorio non steroideo) e creme a base di prometazina (per punture di insetti), che con il sole possono provocare macchie o vere proprie ustioni. L’esposizione ai raggi solari e alle elevate temperature, l’alto grado d’umidità, l’escursione termica tra ambienti esterni e interni possono quindi comportare potenziali rischi, diretti e indiretti per la salute, incidendo sull’integrità e la sicurezza dei prodotti e di conseguenza sugli effetti dei medicinali sull’organismo. Per evitare spiacevoli sorprese e assistere i pazienti l’AIFA, l’Agenzia Italiana del Farmaco ha pubblicato una guida utile per il periodo estivo suggerendo semplici consigli a tutti gli utenti: dal “Conservare i farmaci in estate” al “Conservare i farmaci in viaggio” e agli “Effetti avversi dei farmaci durante la stagione calda”. Nella guida disponibili tutti gli accorgimenti che, se adottati, contribuiranno a farvi trascorrere un’estate serena, al riparo da spiacevoli inconvenienti. L’obiettivo della guida è ricordare ai cittadini l’importanza di preservare dal calore eccessivo e dall’irradiazione diretta i farmaci al fini di garantirne l’integrità e l’efficacia. Qualora si stesse seguendo un percorso di cura con medicinali che possono interagire con gli effetti del caldo o in caso di dubbi sull’interazione dai farmaci è comunque sempre consigliabile rivolgersi al proprio medico curante per confrontarsi sull’eventuale modulazione delle terapie.

> Uscire di casa nelle ore meno calde della giornata. Se si esce, soprattutto dalle ore 11.00 alle 18.00, non dimenticare di proteggere il capo con un cappello di colore chiaro e gli occhi con occhiali da sole, proteggendo la pelle con creme solari ad alto fattore protettivo. > Indossare un abbigliamento adeguato, preferibilmente di fibre naturali e leggere che permettono la traspirazione della cute. > Rinfrescare l’ambiente domestico e di lavoro. > Fare bagni, docce, bagnarsi viso e braccia con acqua fresca per ridurre la temperatura corporea. > Ridurre il livello di attività fisica all’aperto, nelle ore più calde della giornata. > Bere almeno 2 litri di acqua al giorno con regolarità e alimentarsi in maniera corretta, prediligendo cibi leggeri e con alto contenuto di acqua quali frutta e verdura (salvo diversa indicazione del medico curante). > Adottare alcune precauzioni se si esce in macchina: finestrini aperti o utilizzare il sistema di climatizzazione prima di iniziare un viaggio, arieggiare l’abitacolo prima di entrarvi se l’auto è rimasta esposta al sole. > Mantenere correttamente i farmaci, leggendo le modalità di conservazione riportate sulle confezioni. > Alle persone anziane o con patologie croniche si consiglia di consultare il proprio medico per adottare le adeguate precauzioni.


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Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 57


Lericette della salute Insalata di farro tricolore Primo piatto Difficoltà di preparazione Facile

Tempo di preparazione 30 minuti

Calorie a persona 450 Kcal

INGREDIENTI per 4 persone 300 g... Farro perlato 40 g..... Rucola 200 g... Pomodori ciliegino 150 g... Mozzarelline qb......... Olio extravergine di oliva qb......... Basilico qb......... Sale PREPARAZIONE Ponete il farro in una pentola aggiungendo abbondante acqua salata fino a ricoprirlo completamente. Lessate il cereale per il tempo indicato sull’etichetta (in genere di circa 15-20 minuti). Una volta cotto, scolatelo, passatelo sotto l’acqua corrente fredda e tenete da parte. Passate ora alla verdura. Preparate una ciotola capiente in cui riporre i pomodorini lavati e tagliati a spicchi e la rucola, mondata, sciacquata e tritata grossolanamente. Infine aggiungete il farro e i bocconcini di mozzarella. Condite con quattro cucchiai di olio e insaporite con del basilico. Un’ultima mescolata e l’insalata di farro tricolore è pronta per essere servita!

DOTT.SSA ARIANNA MAGONI Dietista a Bergamo e Selvino (Bg)

58 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Le “insalatone” sono un piatto estivo veloce da preparare e ricco di sapori, ma spesso composte in modo sbilanciato e senza la giusta dose di nutrienti. Per questo è essenziale scegliere con cura gli ingredienti e variare la tipologia delle verdure.


Secondo piatto Frittata di cipolle al profumo di menta INGREDIENTI per 4 persone 4............ Uova 2............ Cucchiai di parmigiano grattugiato 1/2........ Cipolla 10.......... Foglie di menta 1............ Cucchiaio di olio extravergine di oliva qb......... Pepe nero qb......... Sale PREPARAZIONE

Difficoltà di preparazione Facile

Tempo di preparazione 20 minuti

Calorie a persona 250 Kcal

Tagliate la cipolla a fettine sottili e fatela appassire in padella con mezzo cucchiaio d’olio. Una volta pronta, lasciatela intiepidire. Lavate le foglie di menta, asciugatele e mettetele da parte. In una ciotola rompete le uova e sbattetele con una forchetta; aggiungete poi un pizzico di sale, pepe e il formaggio e mescolate bene. Unite le foglie di menta spezzate grossolanamente a mano, incorporate le cipolle e mescolate in modo che gli ingredienti siano distribuiti in modo omogeneo. Versate poi il composto in una padella antiaderente ben calda unta con un filo d’olio. Cuocete per qualche minuto e quando la frittata inizia a rapprendersi giratela aiutandovi con un piatto e cuocetela per altri tre-quattro minuti. Servite la frittata tiepida o fredda e decorate con qualche fogliolina di menta.

La frittata può essere cotta anche in forno a 180° per 15 minuti, prendendo l’occasione per grigliare del pane casereccio e gratinare delle verdure. Ed ecco che il pasto è completo ed equilibrato!


RICETTA

Finto gelato alla banana

Dessert Difficoltà di preparazione Facile

Tempo di preparazione 15 minuti

Calorie a persona 90 Kcal INGREDIENTI per 2 persone 2............ Banane medie mature qb......... Acqua (o yogurt bianco) PREPARAZIONE Il “banana ice-cream” è un dessert adatto a tutti: a chi vuole tenere sotto controllo il proprio peso, a chi preferisce un’alternativa 100% vegetale al classico gelato, agli intolleranti al lattosio o al glutine (facendo attenzione alla scelta dello yogurt), ai bambini per la merenda, agli anziani grazie alla consistenza morbida e semplicemente a chi desidera un cremoso fresco e fatto in casa!

60 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Tagliate a rondelle le banane e posizionatele nel congelatore all’interno di un sacchetto per alimenti. Dopo una notte o almeno 4-5 ore le banane sono pronte per essere lavorate. Svuotate il sacchetto nel frullatore o nel tritatutto staccando con le dita i pezzi più grandi, così da non sforzare l’elettrodomestico. Aggiungete 6 cucchiai di acqua e azionate il frullatore. A intervalli di 20 secondi smuovete il composto e valutate la consistenza del “gelato”. Frullate ancora per trenta secondi ed ecco pronto da gustare il finto gelato alla banana! Il consiglio è di utilizzare la preparazione alla banana come base per un gelato di qualsiasi gusto e colore; basta semplicemente congelare altra frutta e frullarla insieme alla banana. Se è gradita una maggior morbidezza, è possibile sostituire l’acqua con dello yogurt bianco.



RUBRICHE

ALTRE TERAPIE

Arteterapia per vincere conflitti e stress ∞  A CURA DI ELENA BUONANNO

Aumenta l’autostima, migliora l’immagine di sé e il rapporto con gli altri, promuove il benessere e sviluppa le potenzialità individuali, attenuando i conflitti e diminuendo lo stress. In ambito clinico, contribuisce alla diagnosi, trattamento e presa in carico del disagio psicologico e sociale. Parliamo dell’arteterapia, insieme di tecniche di espressione artistica che ha come obiettivo il recupero e la crescita della persona e delle sue emozioni e la ricerca del benessere psicofisico. L’arteterapia cerca di tirare fuori le potenzialità, che ognuno di noi possiede, di elaborare creativamente tutte quelle emozioni che non si riescono a esprimere con le parole, rendendole così “visibili” e condivisibili con gli altri. Come ci spiega Francisca Bouza Cid, arteterapeuta. Quali sono le origini dell’arteterapia? Le origini dell’arteterapia moderna ci portano a dopo la Seconda guerra mondiale: con la scoperta della psicoanalisi, la comunità terapeutica si accorse dei benefici che offriva la pratica dell’arte, concepita come espressione dell’inconscio e quindi oggetto di studio. In Inghilterra fu introdotta negli ospedali come assistenza psicologica spe62 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

ciale, per la necessità di recuperare velocemente i soldati. Da li in poi s’innescò l’espansione come metodo terapeutico nella risoluzione di conflitti e come terapia per l’aumento della percezione di sé. In che cosa consiste in particolare? L’arteterapia non è un’attività da confondere con l’apprendimento dell’arte e la pittura a fine estetico, bensì una forma di espressione del proprio io più profondo, attraverso l’uso dei segni, dei simboli, del colore e della forma, in cui l’unica cosa che conta è il processo creativo in sé. I laboratori di arteterapia aiutano a riconoscere il nostro bambino interiore che ha ancora tanta voglia di giocare, facendoci ritornare a quella dimensione senza tempo in cui non esiste il giudizio dell’opera. I bambini fino agli otto nove anni si sentono ancora liberi di esprimere le loro fantasie e desideri. Amano disegnare e sono spontaneamente capaci di rispecchiare nei loro disegni quello che è importante nel loro mondo interiore. Questa capacità nell’adulto viene meno gradualmente. Non è che non ci piaccia più disegnare, in tanti casi siamo stati frenati dal confronto estetico, perché il nostro linguaggio dei segni nell’arte non corrispondeva

DAI CENTRI DI RECUPERO ALLE AZIENDE: UTILE IN MOLTI AMBITI DIVERSI Oggi l’arteterapia è ampiamente applicata negli ambiti del sociale, della sanità e della scuola: servizi psichiatrici e per la disabilità, centri di recupero per tossicodipendenti, strutture per l’adolescenza, scuole, aziende sociosanitarie, centri di riabilitazione, istituti penitenziari, centri diurni e di ricovero per anziani, studi di psicoterapia e medici. Tra le realtà che si servono dell’arteterapia ci sono anche le aziende, che sempre più spesso la usano nel team building per la risoluzione dei conflitti, l’aumento della comunicazione e della collaborazione tra i colleghi.


FRANCISCA BOUZA CID Laboratori di arteterapia di Bedizzole (BS)

a ciò che viene definito artistico. Ma in quali casi può essere utile? E quali benefici offre? L’arteterapia, soprattutto ma non solo con gli adulti, ha degli effetti molto benefici nella risoluzione dei conflitti e nella diminuzione dello

stress. Basti pensare al beneficio psicologico delle terapie cosiddette occupazionali nei pazienti geriatrici, con aumento dell’autostima e fiducia in se stessi. L’arteterapia può essere utilizzata anche come terapia familiare, con l’obbiettivo di ricreare spazi e momenti di condivisione tra i membri della famiglia: in un periodo storico come il nostro in cui ognuno vive nel suo mondo, spesso fatto di contatti virtuali, colorare insieme dei soggetti già prestampati può diventare anche un momento d’unione in cui prendere consapevolezza di far parte di un “tutto” in cui ci sono anche gli altri. L’arteterapia può quindi essere utile per connetterci con il nostro Io, per condividere con l’altro, per riscoprire la comunità di appartenenza, per superare la paura del giudizio nostro e degli altri e le ansie da prestazione.

NON SOLO COLORI I materiali che si possono usare nei laboratori di arte terapia sono tanti, dai semplici colori alle tecniche più raffinate, ma sempre senza dimenticare che non hanno un fine estetico né di apprendimento accademico. A seconda del tema del laboratorio si possono usare colori acrilici, olio, cere, acquarelli, matite, pennelli, carta, le mani, elementi della natura da incollare, materiali riciclati, tessuto, plastilina, terra, pietre.

per la salute della donna, del bambino e della famiglia consulenza pre concezionale . visita in gravidanza . visita ginecologica traslucenza nucale . bi test . test del dna fetale . ecografia ostetrica . ecografia ostetrica di II livello ecografia pelvica . pap test . hpv test . colposcopia . visita andrologica . ecografia andrologica ecografia displasia anche . visita ortopedica pediatrica . incontri di accompagnamento alla nascita consulenza infertilità di coppia assistenza in gravidanza . accompagnamento al travaglio e al parto . assistenza in puerperio consulenza in allattamento . trattamento pavimento pelvico . osteopatia in gravidanza e neonati consulenza psicologica . psicoterapia . danza cuore a cuore™ . danzatricità™ . consulenza baby wearing yoga mindfulness in gravidanza . pilates in gravidanza e postpartum sostegno alla genitorialità . agopuntura rotonda dei mille 4 . 24122 . bergamo . T: 035 24 60 43 . info@wocare.it . www.wocare.it . seguici su Facebook e Instagram


RUBRICHE

GUIDA ESAMI

Ecografia muscolotendinea Una fotografia di muscoli e tendini

∞  A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA

Permette di “vedere” le articolazioni, i fasci muscolari, i tendini del corpo e le loro eventuali alterazioni. È l’ecografia muscolotendinea, un esame rapido e generalmente indolore (o poco doloroso) indicato, in particolare, in caso di sospetti stiramenti, strappi muscolari, contusioni, tendiniti. Ne parliamo con il dottor Gianluca Antonio Castellaneta, ecografista. Dottor Castellaneta, in che cosa consiste l’esame? L’ecografia muscolotendinea è una tecnica di diagnosi medica basata sulla rilevazione degli echi prodotti da onde ultrasonore nell’attraversare i muscoli e i ten64 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

dini. Analogamente a un sonar di un sottomarino, utilizzando una sonda dedicata ad alta frequenza (lineare) il medico esplora i tessuti alla ricerca di ispessimenti, liquido infiammatorio, ematomi o segni ecografici di malattia e contestualmente ne valuta la mobilità. Nel sospetto di quali malattie e disturbi può essere utile? Quali sono in particolare le più frequenti? L’indagine, studiando i muscoli (ventre muscolare ovvero la parte che si contrae) e tendini (giunzione tra muscolo e osso: ovvero una specie di “corda”), è frequentemente un esame di prima istanza

DOTT. GIANLUCA ANTONIO CASTELLANETA Ecografista Docente per la Società Italiana di Ecografia (SIUMB) Smart Clinic Orio Center e Le Due Torri


Stiramento muscolare: attenzione al “fai da te” Una delle situazioni più comuni nelle quali può essere utile ricorrere a un’ecografia muscolotendinea è lo stiramento muscolare, ovvero un allungamento delle fibre muscolari, che provoca un’alterazione del tono del muscolo, molto frequente in chi pratica sport. Caratterizzato da dolore forte e improvviso, di solito è causato da movimenti sbagliati o da una preparazione non adeguata all’attività fisica. Anche se si tratta di una lesione di media entità, è meglio non sottovalutare poiché si rischia di peggiorare la situazione andando incontro a conseguenze ben più gravi, fino allo strappo muscolare vero e proprio. La prima regola, quindi, in caso di stiramento è fermarsi ed evitare di sforzare. Nell’immediato, in attesa di farsi visitare dallo specialista, è bene immobilizzare l’arto, applicare del ghiaccio e una benda compressiva per ridurre o prevenire l’eventuale emorragia. Oltre al riposo per almeno 3-4 settimane, il medico potrà prescrivere antinfiammatori per controllare il dolore e miorilassanti per ridurre la tensione muscolare ed eventualmente terapie fisiche (come tens o tecar) o sedute di stretching, meglio se con un fisioterapista.

L’ecografia muscolotendinea non è in grado di vedere le ossa e all’interno delle articolazioni” nella diagnosi di: contusioni, stiramenti, ematomi sottocutanei o intramuscolari, strappi/lesioni muscolari; tendiniti (al gomito, ginocchio, piede, mano, spalla, polso, caviglia, tendine di Achille); cisti, borsiti, artro-sinoviti etc; ernie. Come si svolge? Il paziente viene posizionato sul

lettino. In corrispondenza della zona che si vuole esaminare, viene applicata sulla pelle una sostanza gelatinosa che serve a migliorare il contatto con la sonda che invia gli ultrasuoni. L’esame prevede l’esecuzione di alcune scansioni ecografiche standard statiche e dinamiche (sono spesso previsti alcuni movimenti attivi del paziente durante la valutazione, compatibilmente con le condizioni cliniche del paziente). È doloroso? È un esame non invasivo, generalmente non doloroso, tuttavia se effettuato su una zona infiammata, la sensazione di dolore può essere

leggermente più intensa. Quanto dura in genere? La durata media è di circa 10-15 minuti. Ha controindicazioni? No. L’indagine è considerata priva di rischi e senza alcuna controindicazione poiché vengono utilizzati esclusivamente ultrasuoni: in particolare non prevede l’utilizzo di mezzo di contrasto né radiazioni ionizzanti. Serve una preparazione particolare? Non è richiesta alcuna preparazione particolare. Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 65


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ANIMALI

RUBRICHE

S.O.S.

gastroenterite ∞  A CURA DI ELENA BUONANNO

È uno dei disturbi più comuni tra i cani, non solo da cuccioli. Si manifesta in genere con dolore addominale, vomito e diarrea e può essere provocata da cause molto diverse tra loro, non sempre facilmente identificabili. Parliamo della gastroenterite, ovvero un’infiammazione a carico di stomaco e intestino. Come riconoscerla? Come si cura? Ce lo spiega la dottoressa Francesca Bosio, medico veterinario.

La gastroenterite può essere classificata, in base alla durata dei sintomi, in acuta o cronica. È acuta quando la sintomatologia si risolve entro tre settimane, cronica se perdura oltre questo periodo di tempo”

Dottoressa Bosio, come si manifesta la gastroenterite? I sintomi maggiormente riscontrati in corso di gastroenterite sono: > vomito persistente. Il cane manifesta uno o più episodi di vomito al giorno. Questo può contenere materiale indigerito oppure saliva e succhi gastrici. > diarrea. A seconda delle carat-

teristiche, si può stabilire se essa è causata da un problema dell’intestino tenue o crasso. In caso di coinvolgimento del tenue il cane presenterà un aumento del volume di feci prodotte ma non un aumento nella frequenza, associato a borborigmi (rumori) intestinali e spesso dimagrimento. Al contrario,

in caso di coinvolgimento del crasso si verificherà un aumento nella frequenza delle defecazioni (più di tre volte al giorno) senza cambiamento di colore, associato a muco e spesso sangue indigerito. > Dolore addominale. > Scarso appetito e perdita di peso. > Condizione di poca vivacità e depressione. Quali sono le cause più comuni? Non è sempre facile riuscire a individuare la causa, ma le più frequenti sono: > infezioni virali (parvovirus, rotavirus, coronavirus etc.), batteriche, funginee o parassitarie; > ingestione di corpi estranei, ostruzioni intestinali o intussuscezioni (invaginazione di un segmento di intestino in un altro adiacente ). > assunzione di alimenti in cattivo stato di conservazione, piante tosLuglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 69


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ANIMALI

DOTT.SSA FRANCESCA BOSIO Medico Veterinario Clinica Veterinaria Villa Francesca Seriate

siche o veleni; > tumori; > contatto con cani malati; > situazione di stress che si protrae a lungo; > disturbi endocrini quali insufficienza pancreatica esocrina, ipoadrenocorticismo o disfunzioni tiroidee. Questa è solo una lista parziale delle patologie che possono causare vomito e/o diarrea; per questo è sempre consigliabile rivolgersi tempestivamente al proprio veterinario di fiducia in caso di comparsa di sintomi sospetti. 70 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

Ma come si fa a capire se dipende ad esempio dall’alimentazione o da qualcos’altro più grave? L’iter che ci permette di diagnosticare la causa di gastroenterite non sempre si rivela un percorso semplice. Il primo passo per stabilire le cause di vomito, diarrea e/o letargia è rappresentato dalla raccolta di un’anamnesi dettagliata. Informazioni chiave possono essere ricavate dal tipo di alimentazione del cane, dalla quantità e dalla frequenza di somministrazione. È importante capire se in passato si sono verificati altri episodi simili, se sono stati utilizzati farmaci o è stata cambiata la dieta recentemente e se sono presenti malattie concomitanti già diagnosticate. Risulta fondamentale accertarsi che i protocolli vaccinali siano stati eseguiti correttamente e con puntualità, che il cane sia regolarmente sottoposto a controllo di endoparassiti e se ci siano stati eventuali contatti con animali infetti, piante tossiche, pesticidi o veleni. Una volta completata l’anamnesi, si procede con la visita dell’animale, seguita solita-

mente da alcuni esami collaterali tra cui: > esame delle feci, per rilevare la presenza di parassiti e alcuni virus (parvovirus); > esame del sangue, per individuare eventuali segni d’infezione, anemia o disidratazione; > esame biochimico con elettroliti, per mettere in evidenza alcune disfunzioni d’organo e squilibri elettrolitici che possono essere conseguenti a vomito e diarrea; > radiografia ed ecografia dell’addome; > esofago-gastro-duodeno-colonscopia con biopsia; > dosaggio di Tli, folati, vitamina B12 per malassorbimento e insufficienza pancreatica esocrina. Una volta completate le indagini, sarà possibile prescrivere il trattamento più opportuno. Essendo così diverse le possibili motivazioni, quali sono le cure? In primo luogo si rende necessario correggere l’eventuale disidratazione e lo squilibrio elettrolitico attraverso la somministrazione di una fluidoterapia bilanciata. In ca-


so d’infezione batterica può essere necessario impostare una terapia antibiotica mirata, mentre in caso di parassitosi vanno somministrati farmaci specifici a seconda del parassita rinvenuto. Allo stesso modo, terapie antidiarroiche o antiemetiche (antinausea) possono essere d’aiuto in determinate condizioni. Nei casi più lievi, terapie farmacologiche abbinate a una dieta bilanciata permettono di ottenere buoni risultati. Nei casi più gravi, invece, si può rendere necessaria l’applicazione di una sonda rino-esofagea oppure esofagostomica per alimentare il paziente durante la convalescenza.

Come prevenirla Il primo consiglio è seguire le indicazioni del veterinario riguardo al protocollo vaccinale più adatto al proprio cane, rispettandone le scadenze. Utile, inoltre, è eseguire un esame periodico delle feci e, dove necessario, seguire le indicazioni per una corretta sverminazione. Importante è poi abituare il cucciolo sin da piccolo a un’alimentazione equilibrata, sia essa commerciale o casalinga, evitando bocconi dal tavolo, eccesso di snack o avanzi di cucina. L’alimentazione casalinga, infatti, non va improvvisata: nel caso in cui si voglia scegliere questa opzione, sarebbe opportuno essere seguiti da un veterinario esperto in nutrizione per creare una dieta varia e bilanciata a seconda delle necessità del paziente. Infine, un ultimo suggerimento che in molti casi si rivela davvero prezioso: osservare il proprio cane e conoscere le sue abitudini; in questo modo sarà molto più facile evidenziare precocemente un suo stato di malessere e intervenire tempestivamente.


DAL TERRITORIO

NEWS

28-30 settembre: torna la giornata del ciclamino per la lotta alla sclerodermia Il GILS, Gruppo Italiano per la Lotta alla Sclerodermia, rinnova il suo appuntamento annuale e, da venerdì 28 a domenica 30 settembre, scende in più di 100 piazze italiane per la XXIV Giornata del Ciclamino. Tre giorni dedicati alla solidarietà e alla raccolta fondi in cui volontari, ospedali e medici coloreranno l’Italia con il ciclamino, fiore simbolo dell’Associazione, per aiutare la ricerca scientifica e far fiorire l’informazione sulla Sclerosi Sistemica. È questa, infatti, la missione del GILS da oltre 20 anni: informare, sensibilizzare ed essere sempre accanto all’ammalato nella cura della Sclerosi Sistemica. Una malattia autoimmune, cronica, multiorgano e invalidante, finalmente dichiarata rara, che colpisce meno di 30.000 persone di cui il 90% donne tra i 40 e i 50 anni. Ma soprattutto una malattia poco conosciuta che ha bisogno di informazione, perché informare significa valorizzare l’importanza della diagnosi precoce che permette non solo una miglior gestione della progressione della malattia, ma migliora anche l’aspettativa e la qualità di vita dei pazienti. Per questo motivo, durante la Giornata del Ciclamino, gli ospedali che partecipano al progetto “Ospedali Aperti” effettueranno controlli gratuiti in tutta Italia dalle 9 alle 12, secondo la loro programmazione. Tutte le piazze e gli ospedali del progetto, si possono scoprire su www.sclerodermia.net o chiamando 800.080.266.

NEWS

Aperto il nuovo centro psicosociale di Treviglio Da fine giugno, nei locali del Poliambulatorio extra-ospedaliero di Treviglio (Ex Inam), è attivo il nuovo Centro Psicosociale (CPS). Collocato al secondo piano della palazzina, permetterà di raddoppiare il servizio offerto, prima aperto solo a Caravaggio. Lo stabile di via Matteotti, di proprietà dell’Asst Bergamo Ovest, è stato recentemente messo in sicurezza e i locali al secondo piano sono stati totalmente rinnovati e potranno godere di un nuovo impianto di climatizzazione. L’ingresso degli utenti del CPS avverrà dal cortile interno, che si affaccia su via San Francesco d’Assisi. Restano attivi al piano terra il Centro prelievi, lo sportello per le prenotazioni e, al primo piano, gli ambulatori di oculistica, otorino e temporaneamente l’odontoiatria, in attesa del trasferimento presso l’Ospedale di Treviglio.


Scienza e cucina mediterranea per la prevenzione delle malattie renali È stato presentato a Bergamo, all’interno di una cena stellata realizzata dai fratelli Cerea e ispirata ai principi della dieta mediterranea, RE.ME.DIET, progetto di ricerca scientifica promosso dall’Istituto di Ricerca Urologica (URI) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele. Avviato nel 2017 ha come obiettivo dimostrare come la dieta mediterranea possa agire efficacemente per la prevenzione e la terapia di malattie renali correlate all’obesità, al diabete, all’ipertensione arteriosa e alla riduzione di massa nefronica (ovvero delle unità funzionali del rene, i nefroni) in seguito a intervento chirurgico per tumore renale. In particolare, i ricercatori sono impegnati nello studio

dell’impatto epigenetico della dieta mediterranea su prevenzione e terapia delle malattie renali, patologie che possono colpire buona parte dei pazienti affetti da obesità con una nefropatia denominata obesity related glomerulopathy. L’epigenetica è una branca della genetica che ha dimostrato come il DNA sia un sistema dinamico che dialoga e interagisce con gli stimoli ambientali circostanti e ha aperto nuovi orizzonti in tema di prevenzione delle patologie cronico-degenerative correlate a scelte alimentari e stili di vita. RE.ME.DIET mira a indagare le modifiche del genoma umano apportate dall’assunzione di determinati alimenti capaci di rimo-

dellare l’espressione del nostro DNA in senso protettivo. L’obiettivo futuro sarà quello di creare diete personalizzate per tutelare la salute renale dei pazienti affetti dalle più comuni patologie metaboliche, cardiovascolari e uro-nefrologiche. Il progetto RE. ME.DIET verrà condotto nell’arco di 36 mesi e coinvolgerà diversi centri di ricerca europei. Ideatori e responsabili del progetto sono il dottor Francesco Trevisani, nefrologo e ricercatore dell’Istituto di Ricerca Urologica (URI) dell’IRCCS Ospedale San Raffaele e la dottoressa Arianna Bettiga, nutrizionista e ricercatrice dello stesso istituto.

Gestione dello stress

#NoStressConCres

3 metodi a confronto

METODO 1

METODO 2

METODO 3

R.I.C.C.O. POSITIVO A) Nessun impegno personale B) Nessuna fatica per prepararsi C) Puoi “essere come sei”

POSITIVO A) Nessun impegno personale B) Nessuna fatica per prepararsi C) Rapido e, con casco, indolore

POSITIVO A) Impari, facendo B) Metodo efficace e duraturo C) Cresciata personale e professionale

NEGATIVO A) Se trovi amici veri che ti dicono come sei, potrebbe non piacerti B) Stai trasferendo stress e negatività agli altri C) Tutto torna!

NEGATIVO A) Potresti danneggiare il muro B) Lievi escoriazioni o rintontimento generale C) In alcuni casi potrebbe non funzionare

NEGATIVO A) Necessario impegno personale B) Bisogna prepararsi C) Utile la perseveranza

Premio Innovazione 2017 da parte di

Per maggiori informazioni www.cresitalia.it - Tel. 035 4520088 #NoStressConCresPiazza Madonna Delle Nevi, 22 - Seriate (Bg)


Sicurezza sul lavoro, scelti i finalisti internazionali Dopo le edizioni di Londra, Shanghai, Florianopolis (Brasile), Washington DC e Singapore, il Global Healty Workplace Awards & Summit arriva a Bergamo, grazie ad Ats Bergamo che, con la collaborazione di Confindustria Bergamo, fin dal 2012, ha attivato il primo programma standardizzato di promozione della salute nei luoghi di lavoro (WHP) in Lombardia, diventando modello virtuoso anche a livello europeo. Iscritti alla rete Bergamo ci sono 125 luoghi di lavoro con circa 30.000 lavoratori coinvolti. Promuovere la salute e la sicurezza sui posti di lavoro è un obbligo per le aziende di tutto

il mondo. Ma anche, da qualche anno, un’opportunità per essere riconosciuti e premiati a livello internazionale. È questo il senso del Global Center for Healthy Worplaces, l’ente di certificazione che per il 6° anno consecutivo organizza il Global Healty Workplace Awards & Summit, un premio, appunto, da assegnare alle imprese internazionali più virtuose. In occasione della premiazione, il 6 e il 7 settembre, la nostra città ospiterà una serie di eventi e incontri, a cui prenderanno parte esperti di fama internazionale dall’organizzazione mondiale della sanità alla banca mondiale, durante i quali si parlerà di tutti i

• Oculistica • Ortottica • Ortopedia • Cardiologia • Fisiatria • Epatologia • Geriatria • Psicologia • Logopedia • Ginecologia • Pediatria • Dermatologia • Agopuntura • Neurologia • Neurologia per l’infanzia • Otorinolaringoiatria • Medicina e chirurgia estetica • Si rilasciano certificati sportivi non agonistici

temi che riguardano la salute e la sicurezza sui posti di lavoro, dallo sviluppo di programmi innovativi per promuovere salute e benessere al lavoro, alle nuove sfide aperte dall’Intelligenza Artificiale nella promozione del benessere, fino agli investimenti in salute e ai fattori di successo e gli elementi innovativi rilevati nella creazione di ambienti di lavoro salubri. Per maggiori informazioni e iscrizioni, è possibile consultare il link: https://www.globalhealthyworkplace.org/event/6th-global-healthy-workplace-summit-bergamo-2018/

Direttore Sanitario Dott. FRANCO PALMARO

Qualità medica di alto livello garantita da professionisti provenienti da strutture ospedaliere d’eccellenza, con strumenti diagnostici all’avanguardia e brevi tempi di attesa.

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Novità in libreria

L’ ETÀ NON È UGUALE PER TUTTI (EDIZIONI LA NAVE DI TESEO) di Eliana Liotta Si può dilatare la giovinezza? E invertire il processo di invecchiamento? La risposta è sì, l’età non è uguale per tutti. Questo libro racconta come educare se stessi a restare giovani, nel corpo e nello spirito, in base alle ricerche scientifiche più attendibili e grazie al contributo multidisciplinare di medici e ricercatori dell’ospedale universitario Humanitas. A 30, 50 o 70 anni. Perché succede che l’età biologica non coincida con l’età anagrafica? Qual è il segreto per trattenere gli anni dorati del

SALUTE AMICA. IDEE E CONSIGLI PRATICI PER MIGLIORARE IL TUO BENESSERE QUOTIDIANO IN MANIERA EFFICACE E SALUTARE (BRUNO EDITORE) di Fabio Belometti Sapevi che molti dolori al collo e alla schiena possono essere facilmente curati applicando pochi semplici consigli? Forse non lo sai ma secondo le stime, sono circa 5 milio-

corpo e della mente? Sono gli interrogativi di chi tiene all’estetica ma anche di chi vuole allontanare malattie come diabete, cancro, patologie cardiovascolari, reumatologiche e neurodegenerative. Nella seconda parte del libro, ogni lettore troverà una guida facile e pratica, con illustrazioni esplicative, per applicare alla propria quotidianità i risultati delle ricerche scientifiche: dalla dieta antinfiammatoria, con i cibi smart della giovinezza, agli esercizi e ai consigli contro lo stress.

ni gli italiani che soffrono di ricorrenti problemi muscolari e articolari. Stiamo parlando di problemi che condizionano inesorabilmente l’esistenza di queste persone e di conseguenza il loro star bene. La buona notizia però è che alcune di queste patologie potrebbero essere facilmente curate visto che sono frutto, il più delle volte, di banali errori di comportamento. Il segreto sta nel capire esattamente cosa fare. In questo libro, l’autore svela idee e consigli pratici per migliorare il benessere quotidiano in maniera realmente efficace e salutare

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DAL TERRITORIO

ONLUS

Con noi una nuova vita per i disabili ∞  A CURA DI LUCA S. CAPALDO

Tutto è cominciato 18 anni fa quando Luigi Stracuzzi, padre di tre ragazzi affetti da una sindrome sconosciuta decise di dare un risvolto sociale a un’associazione culturale da lui creata insieme ad altri tre amici e di cui era presidente. Luigi pensava di dar vita a un’associazione che non fosse un dejavu delle associazioni esistenti. Doveva essere qualcosa di diverso che offrisse delle soluzioni diverse e degli aiuti diversi. Fortunato fu l’incontro tra Luigi ed Emanuela Marchesi a Pedrengo. Emanuela, un vulcano di energia, è di aiuto e sostegno nel portare avanti, assieme a Luigi, il progetto pensato da quest’ultimo. «L’associazione ha come obbiettivo creare quante più possibili occasioni d’integrazione tra i ragazzi diversamente abili o in condizioni di disagio e il territorio che li ha visti nascere, crescere e molto probabilmente li vedrà vivere nella loro fase adulta. Non è facile superare tutte le barriere e i preconcetti che ancora oggi circondano la disabilità, ma l’impegno alla lunga premia e nel corso di questi anni abbiamo avuto diversi risultati positivi. Vogliamo anche affiancare le famiglie nella lotta per il riconoscimento di diritti negati al supporto-sollievo». spiega Luigi. Emanuela, anche lei madre di due figli che hanno bisogno di attenzione, è la responsabile dei progetti, 76 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

che sono tanti e vari. La figlia di 21 anni ha la sindrome di Down, ha conseguito la maturità e con il progetto “Integrazione e Motivazione” sta facendo la parrucchiera; il figlio di 16 anni ha affrontato il percorso per superare i DSA (disturbi specifici dell’apprendimento). Tra i progetti ci sono corsi per i DSA (l’associazione è abilitata anche alla diagnosi), aiuto nei compiti e ripetizioni anche a domicilio, corsi di decoupage personalizzati, serate di ballo e karaoke, laboratori di musicoterapia e di teatro, doposcuola, spazio estivo compiti, il progetto “Integrazione e Motivazione” . Non meno impegnativi e importanti sono i servizi offerti: lo sportello patronato e CAF di cui è responsabile un volontario tra i più attivi, Giuseppe Alborghetti, la consulenza legale, la consulenza con logopedista, psicologi, grafologa, assistente sociale, biologo nutrizionista, massoterapista etc.. Nella sede di Pedrengo c’è una sala per la musicoterapia alla quale un medico volontario del centro ha donato l’insonorizzazione, quella per le riunioni, l’altra per i compiti, quella per la consulenza legale e tutte le altre in cui 200 soci e tanti volontari portano la loro esperienza per aiutare chi è meno fortunato e le loro famiglie. Punto fondamentale è integrare la partecipazione di persone con e senza problemi di disabilità. Un importante aiuto viene dalla volontaria Tina Calzi che aiuta

a organizzare corsi per utilizzo del computer, di lingue etc.. Il progetto ”Integrazione e Motivazione” già citato spinge i ragazzi a svolgere veri e propri lavori, tenendo conto delle singole capacità e possibilità, per aumentare l’autostima dei singoli. «Questo progetto nasce dalla volontà della nostra associazione, in collaborazione con la Cascina del Sole di Carrobbio degli Angeli, di permettere ai nostri ragazzi, di interagire con normodotati per raggiungere obiettivi comuni» spiega Emanuela. La dimostrazione della bontà ed efficacia di questo progetto è nella testimonianza dei genitori di una ragazza, Alessia, che dopo il diploma ha lavorato alla Cascina del Sole. «Da otto mesi nostra figlia frequenta la Cascina del Sole con l’aiuto di una tutor dipendente della società che si è mostrata molto sensibile e capace di relazionarsi con lei. Ora un’altra occasione è stata offerta dal Ristorante Tomenone di Brusaporto. Alessia nel corso del Progetto ha anche imparato a preparare marmellate, sughi e pasta biologica sotto la guida di due persone attente e disponibili» raccontano. Tanti i volontari che


frequentano l’associazione “Terra d’Europa ONLUS” con tanta gioia e voglia di donare la propria professionalità e il loro tempo avendo in cambio un bene preziosissimo: il sorriso di chi, grazie alla loro disponibilità, può guardare avanti con più fiducia e meno sofferenza. Uno per tutti, un giovane scout Emanuele di 17 anni studente del terzo anno del liceo artistico Giacomo e Pio Manzù. «Faccio parte del Clan Mistral (ndr. gruppo di scout formato dai ragazzi più grandi) e visto che nella carta di Clan c’è come punto fondamentale che ogni elemento del gruppo deve fare un’attività di servizio, ho deciso d’informarmi e ho scoperto la

realtà di “Terra d’Europa” a cui mi ero rivolto per caso per una consulenza. Ho partecipato al laboratorio “La magia dei colori”. Ho trascorso un po’ di tempo con dei ragazzi diversamente abili e li ho aiutati in differenti attività che spesso sono la creazione di piccoli oggetti e altri lavoretti. Personalmente posso dire di essere molto soddisfatto per aver deciso di partecipare a questo laboratorio perché, nonostante sia abbastanza faticoso e abbia bisogno di una costante attenzione, mi ha fatto sentire felice per quello che stavo facendo, mi ha divertito e mi ha fatto scoprire una realtà che non immaginavo nemmeno esistesse. Un’ottima esperienza

che consiglierei a tutti» testimonia Emanuele. Molti hanno scoperto “Terra d’Europa Onlus” e si sono resi disponibili a donare il loro tempo, ma per portare avanti tanti progetti e pagare l’affitto della sede servono fondi. L’associazione, che non ha scopo di lucro, vive unicamente delle donazioni di persone sensibili e attente al disagio. Ognuno può aiutare come e nella misura in cui riesce, donando un po’ del proprio tempo, capacità e sostegno economico. Qualunque contributo è prezioso, per dirla con un moto dell’associazione “Un piccolo gesto per un grande progetto”.

Terra d’Europa - Associazioni cattoliche confederate Onlus Via Pascoli, 5 -Pedrengo (Bg) www.terredeuropa.eu Conto corrente postale 73428336

IBAN IT 58 Q 0760111100000073428336


DAL TERRITORIO

L’associazione bergamasca stomizzati tiene a battesimo la medicina narrativa ∞  A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA

Un convegno dedicato alla Medicina Narrativa. È quello che si è tenuto qualche settimana fa su proposta dell’Associazione Stomizzati di Bergamo, riscuotendo grande interesse da parte di personale sanitario proveniente dalla bergamasca ma anche dalle vicine province lombarde. L’iniziativa è stata della stomaterapista Viviana Melis dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII, affiancata della collega Eliana Guerra degli Spedali di Brescia. Ma i protagonisti sono stati i malati, coloro che hanno dovuto affrontare molte e diverse problematiche per curare le loro malattie. L’incontro si è aperto con l’intervento di Luigi Reale, direttore della Fondazione Istud (realtà che da anni s’impegna per posizionare e diffondere la Medicina Narrativa come una scienza), che ha eviden78 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

ziato come, nell’evoluzione della metodologia per affrontare le malattie, in molti casi si sia passati dalla medicina antica, intesa come un’arte, alla spersonalizzazione delle cure che si avvalgono di macchinari sempre più sofisticati ma senza un’anima e che spesso lasciano il paziente disorientato e smarrito. “La medicina non è piangere per le sofferenze del malato, ma è aiutare una persona a esprimere il dolore ma anche le sensazioni che prova giorno

per giorno” ha detto Reale. Da qui, l’esigenza di fornire ai malati, specie i cronici, un diario in cui possano raccontare la propria storia in modo da cogliere che cosa e come è cambiata la propria vita. Scrivere di se stessi aiuta a trovare la strada per accogliere meglio il percorso di cura. E non serve solo a se stessi ma a tanti altri malati. È importante che si racconti tutto quel che accade tra il professionista medico e sanitario e il paziente, perché questo fortifica

La Medicina Narrativa, come si legge nell’Enciclopedia Treccani, è una “metodologia che stimola la narrazione, da parte del paziente, del proprio stato di malattia, nell’intento di dare senso e quindi sollievo alla sofferenza, di favorire la creazione di un rapporto di fiducia e comprensione tra malato e personale medico e di capire il quadro patologico individuale [...]”


la pratica clinica permettendo di riconoscere, “assorbire” e interpretare le malattie. Fondazione Istud con Dansac, azienda che fornisce supporti tecnici agli stomizzati, negli ultimi anni ha svolto una ricerca realizzata in tutta Italia attraverso la distribuzione di diari restituiti compilati. Alcuni racconti sono stati pubblicati sul sito www. dedicatiallastomìa.it che pubblica

In ogni racconto, tratto dal diario, si è sempre colta la voglia di “andare avanti” per vincere la malattia» racconta Walter Belingheri, Addetto Stampa dell’Associazione Stomizzati di Bergamo. «I presenti hanno ascoltato con particolare emozione e condivisione le vicende ospedaliere di chi spesso si sente trattato come un numero anziché come perso-

spesso questo è incompatibile con i tempi ospedalieri».

anche informazioni su come gestire una stomìa.

na, con la propria storia, i propri affetti, i propri sogni. Significativo, in particolare, è stato il racconto di un’infermiera che ha sottolineato come in molti casi vorrebbe poter ascoltare maggiormente il malato, i suoi sentimenti, paure e le tante domande che vengono in mente quando si è malati, ma

la prima volta grazie all’Associazione Stomizzati di Bergamo, possa mettere radici per stare più vicina ai pazienti, così come prevedono anche le normative regionali che si cercano di applicare. D’altronde l’interesse sull’argomento è stato molto alto e questo vuol dire molto» conclude Belingheri.

«La seconda parte del Convegno ha visto la lettura di racconti scritti da pazienti che, anche recentemente, sono stati sottoposti a interventi chirurgici a volte devastanti per il vivere quotidiano.

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Tante voci diverse, quindi, ma tutte con un unico desiderio: avere una medicina scientificamente e tecnicamente all’avanguardia, ma che recuperi il rapporto umano. «C’è da sperare che questo seme della Medicina narrata dai pazienti, giunta in provincia di Bergamo per

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DAL TERRITORIO

Legge “dopo di noi” una serata per conoscerla meglio ∞  A CURA DI LELLA FONSECA

Fare il punto, a distanza di due anni dall’approvazione, sulla legge 112/2016 del cosiddetto “dopo di noi”, che per la prima volta ha introdotto una specifica forma di sostegno all’inclusione sociale, volta ad assicurare ai soggetti con disabilità grave la cura, l’assistenza e la protezione, anche in seguito alla morte di genitori o familiari. È stato questo uno degli obbiettivi della serata che si è tenuta a fine maggio al Museo Bernareggi di Bergamo e ha visto la partecipazione di tutte le associazioni del territorio che si interessano a diversi livelli di disabilità. Relatore del convegno, promosso dal consulente finanziario Paolo Giuseppe Tamburi, è stato Massi80 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

mo Doria, uno dei massimi esperti in Italia in materia di tematica successoria e tutela patrimoniale, che con un linguaggio semplice e chiaro ha illustrato diversi punti delle legge, offrendo spunti e riflessioni. Lo abbiamo incontrato prima dell’inizio per rivolgergli alcune domande. Quali sono gli aspetti più importanti della legge? Aspetti salienti sono la previsione di programmi di intervento per impedire l’isolamento delle persone disabili (anche attraverso l’utilizzo di immobili in grado di riprodurre le condizioni abitative e relazionali della casa familiare), nonché le disposizioni di carattere fiscale che

favoriscono la protezione e la segregazione del patrimonio finalizzato al sostegno della persona disabile per l’intero arco della sua vita. Quali invece gli strumenti individuati per realizzare tutto questo? Gli strumenti giuridici introdotti dalla legge 112/2016 sono l’istituto giuridico del trust, i vincoli di destinazione e i fondi speciali costituiti mediante contratti di affidamento fiduciario, al fine di segregare beni e diritti a favore della persona disabile, con una serie di esenzioni fiscali condizionate al rispetto di alcune garanzie volte ad assicurare un’effettiva destinazione del patrimonio all’assistenza del disabile.


La stipula di questi atti deve essere necessariamente fatta tramite atto pubblico e il soggetto beneficiario deve essere esclusivamente la persona con disabilità mentre la figura del disponente dei beni in favore di quest’ultimo, potrà essere un genitore, un parente o uno o più soggetti terzi (anche enti o persone giuridiche). L’atto deve, infine, stabilire la destinazione finale del patrimonio vincolato che, a seconda dei casi, potrà essere nuovamente attribuito al disponente, ovvero a un familiare o a soggetti terzi. > Trust: è l’atto con cui il disponente trasferisce la proprietà di beni a un trustee, tenuto ad amministrarli per finalità preventivamente stabilite, sotto la supervisione di un guardiano o protector. Nella fattispecie può trattarsi di trust di famiglia, il cui obiettivo è quello di assicurare la tutela del beneficiario con disabilità grave e, alla morte di questi, l’attribuzione del patrimonio ad un

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beneficiario finale legato a rapporti di parentela con il disponente e/o la persona con disabilità (esempio fratello o sorella della persona disabile). > “Vincolo di destinazione”, ex articolo 2645-ter del Codice civile: consente di segregare i beni per la realizzazione di interessi meritevoli di tutela, riguardanti uno o più beneficiari determinati, a favore dei quali detti beni e i relativi frutti debbono essere impiegati. Tra questi interessi, il Codice civile richiama, infatti, anche quelli “riferibili a persone con disabilità”. La semplice costituzione del vincolo non muta la titolarità dei beni che ne formano oggetto (come nel caso del trust), che continuano ad essere di proprietà esclusiva del disponente, seppur utilizzabili per il perseguimento dello scopo di destinazione. A differenza del trust, il vincolo destinazione può investire solo beni immobili e beni

mobili registrati. > Fondo speciale costituito attraverso un contratto di affidamento fiduciario: riconosciuto per la prima volta da una norma di legge, permette di combinare alcune caratteristiche del trust e del vincolo di destinazione. Si tratta di un contratto atipico che coinvolge uno o più soggetti (affidanti) che assegnano al cosiddetto affidatario il compito di attuare uno specifico programma, attraverso il trasferimento di beni gravati da vincolo di destinazione. In questa ipotesi, l’articolo 1, comma 3, della legge 112/2016 prevede espressamente la possibilità di attribuire la qualità di soggetto fiduciario a una Onlus attiva prevalentemente nell’ambito della beneficenza, riferimento che alla luce della recente riforma del Terzo settore si applicherà agli enti del Terzo settore non commerciali, iscritti nell’apposito Registro unico nazionale.

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DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

Dal bisturi alla scoperta del mondo subacqueo ∞  A CURA DI LUCIO BUONANNO

«L’acqua, il mare, il lago, mi sono sempre piaciuti. Ho cominciato a nuotare a quattro/cinque anni e non ho più smesso. Anzi sono diventato sub quasi per caso. Per il mio settimo compleanno infatti mi regalarono un fucile per la pesca subacquea. E lo provai subito in Liguria, a Finale Ligure. Ho iniziato così, poi mentre studiavo medicina a Pavia ho preso il brevetto di primo grado, fino a diventare istruttore e ho anche fondato una mia scuola per immersioni, che ora gestisce mio figlio Marco». Chi parla è il dottor Luca Torcello, noto neurochirurgo bergamasco. Ora è in pensione ma si dedica ancora al mondo sottomarino. Non più come cacciatore e pescatore, ma come fotografo. Ci fa anche

vedere delle sue foto, una cernia di almeno sette chili ripresa durante una delle sue ultime immersioni con le bombole e la fotocamera. E nella sua nuova “professione”,

ha anche avuto qualche incontro ravvicinato con i pescecani. «Mi è successo con un piccolo squaletto sulla barriera corallina in Australia. L’ho inseguito ma si è in-

Come si diventa sub Prima di tutto ci vuole un checkup per scoprire se ci sono problemi fisici. Una volta superati i test e le visite il medico dello sport o il responsabile di medicina subacquea dà il suo parere positivo per potere seguire il corso di immersioni. Il corso classico prevede una decina di incontri in piscina, una decina di lezioni pratiche e almeno sei lezioni in acqua con immersione. Il costo è circa 300 euro. Oltre a questa spesa ci sono la muta, le bombole, gli erogatori (due), la maschera, all’incirca mille euro.

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trufolato in una specie di canyon senza uscita. E quando è tornato indietro mi ha investito. Paura? No, era di un paio di metri». Il dottor Torcello sembra non avere timori per incontri ravvicinati. Intanto

In questa rubrica gli operatori sanitari (medici, infermieri etc.) si raccontano, facendo conoscere oltre al loro lato professionale la loro attività di artisti, volontari, atleti... Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

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non ha abbandonato neppure la professione medica. Continua ad avere un ambulatorio come neurochirurgo ed è superesperto professionista di medicina subacquea, altra sua specializzazione universitaria. Per quarant’anni però ha operato come neurochirurgo agli allora Ospedali Riuniti di Bergamo. Lasciati i Riuniti ha lavorato alla Clinica Gavazzeni e ora continua a interessarsi di medicina subacquea e iperbarica collaborando con la Casa di Cura Habilita di Zingonia. Inoltre ha un

ambulatorio in un centro medico di via San Bernardino, dove facciamo la nostra chiacchierata. Torniamo indietro nel tempo quando lui, giovane studente, frequentava il liceo scientifico Lussana a Bergamo. «Allora non pensavo alla medicina. Mi piacevano matematica e fisica. All’ultimo anno avevo addirittura fatto la domanda e gli esami per andare a studiare alla Normale di Pisa. Poi però, non so neppure perché, mi iscrissi a medicina. E poi mi specializzai in neurochirurgia». Da medico e sub il dottor Torcello ha fatto immersioni in molti mari: Croazia, Mar Rosso, Australia, Isole Figi. Non è mai stato alle Maldive. «Ma il mare che mi piace di più è il Mediterraneo, una sorpresa continua di pesci di ogni genere». Tra i suoi “pazienti” più famosi c’è stato Umberto Pellizzari che in apnea, cioè senza bombole, ha battuto vari record mondiali di profondità tra il mare dell’Isola d’Elba, quello della Sardegna e quello di Capri raggiungendo profondità impensabili. «Siamo diventati amici» dice il dottore. «Ci sentiamo spesso e anche se ormai ha abbandonato i record spesso ci incontriamo per effettuare test medici». Se anche voi volete buttarvi nel mondo delle immersioni, è necessario seguire dei corsi com-

pleti e ben strutturati che qui da noi durano qualche mese e che costano all’incirca 300 euro. La stessa somma si spende nei villaggi turistici sia in Mediterraneo che nei mari tropicali per corsi di pochi giorni. L’unico problema medico è di avere un fisico senza problemi. Occorre il certificato di idoneità all’attività subacquea che rilasciano i centri di Medicina dello sport e di medicina subacquea e un controllo preventivo per verificare il proprio stato di salute. «La subacquea può essere praticata ragionevolmente da bambini che abbiano raggiunto i dodici/ quattordici anni. Non esistono limiti di anzianità. Non ci sono infatti controindicazioni particolari se una persona non ha problemi di salute ed è in normali condizioni fisiche. Le principali situazioni per le quali è sconsigliato effettuare immersioni subacquee sono l’epilessia, le patologie respiratorie come la broncopneumopatia cronica, l’asma, l’enfisema polmonare e le gravi malattie cardiache. Anche la pressione alta e il diabete possono essere possibili controindicazioni. Prima delle immersioni occorre perciò un controllo medico completo che preveda un elettrocardiogramma anche sotto sforzo, la spirometria, l’audiometria e una visita medica generale; ORL e neurologica. In pratica una visita medica preventiva. Ma attenzione. Il maggior numero di’incidenti al lago o in mare avvengono per errore del sub. Ci vuole l’attrezzatura giusta, con due erogatori, Jaket, maschera e pinne. E soprattutto non forzare né la discesa, né la risalita. Ci sono tempi di permanenza e di risalita quando ci si immerge da rispettare rigorosamente a qualunque profondità si vada». Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 83


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A.R.M.R Associazione Ricerca Malattie Rare

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6.000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a cinque persone per 1.000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano.

Incontri con i soci e gli amici di A.R.M.R /

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DOMENICA 15 LUGLIO San Pellegrino Terme Partecipazione con Gazebo alla manifestazione “Concorso bellezza auto d’epoca” Delegazione Orobie DOMENICA 29 LUGLIO Piazza Brembana “Piazza del sorriso” Delegazione orobie DOMENICA 5 AGOSTO Club di Soiano del Lago Gara Golfistica al Garda Golf Country SABATO 15 SETTEMBRE Cortenuova Red Party a Palazzo Colleoni SAB./DOM. 15/16 SETTEMBRE Foresto Sparso Partecipazione alla 47° edizione della Festa dell’uva e dei Fiori

Tel. +39 035 671906 fax +39 035 672699 presidenza@armr.it WWW.ARMR.IT

MALATTIA DI KUFS Codice di Esenzione. RFG020 Categoria. Malattie del sistema nervoso e degli organi di senso. Definizione. Forma di ceroidolipofuscinosi (patologia neurodegenerativa provocata dall’accumulo di materiale autofluorescente nel cervello e in altri tessuti) a esordio in età adulta. Epidemiologia. La precisa incidenza di questa forma di malattia è tuttora sconosciuta; maschi e femmine sono affetti in eguale misura. Segni e sintomi. La forma dell’adulto esordisce generalmente tra 8 e i 12 anni di età. L’esordio è caratterizzato da debolezza muscolare e incoordinazione motoria. L’insorgenza di crisi convulsive può complicare nel tempo il quadro neurologico, che è anche caratterizzato da confusione mentale e disturbi dell’umore. Si riscontra ittiosi volgare, patologia dovuta a disordini della cheratinizzazione che fanno apparire la pelle come fosse coperta da squame, screpolata e inspessita. Eziologia. Genetica, anche se il gene non è stato identificato. Diagnosi. Nell’iter diagnostico utili sono studi elettrofisiologici quali l’elettroenceflogramma e potenziali evocati visivi e somatosensoriali e la risonanza magnetica cerebrale. Diagnostico è inoltre lo studio ultrastrutturale di biopsia cutanea o oculare. Terapia. È sostanzialmente sintomatica e di supporto. .

Dottor Angelo Serraglio Vice Presidente ARMR

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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA ra. Nessuno deve abbattersi, ma si deve reagire anche se all’inizio ci si sente come di fronte a una montagna da scalare. L’importante è fare il primo passo, sapendo che poi ce ne saranno tanti altri che porteranno sulla vetta».

∞  A CURA DI LUCIO BUONANNO

Con due lauree ho vinto la sordità Su Facebook ha postato una simpatica foto. È abbracciato alla sua fidanzata Anna e ha in mano un cartello su cui campeggia la scritta “Sono un collezionista di lauree”. Sì, la collezione però si ferma “soltanto” a due lauree magistrali, la prima in ingegneria edile, l’altra in economia aziendale. Tutte e due conseguite all’Università di Bergamo, la seconda a metà aprile. Fin qui nulla di strano se Fabio

Bosatelli, 27 anni di Pedrengo, non fosse sordo profondo dalla nascita. «È la dimostrazione che con impegno e tanta fatica si può vincere anche la disabilità. Non bisogna mai mollare anche se costa sacrifici, a volte emarginazione e/o offese da bulli. Nulla è comunque impossibile: bisogna impegnarsi a fare sempre meglio. Questo è il mio messaggio per chi è disabile come me, ma in realtà vale per la società inte-

Incontriamo Fabio al Tennis Club di Pedrengo di cui è presidente e direttore tecnico. Sta facendo lezione a una decina di bambini che lo seguono con entusiasmo mentre i genitori si coccolano con lo sguardo i loro minicampioni. Anche lui ha preso in mano la racchetta da piccolino. Era un modo per sentirsi meno solo, per rompere l’emarginazione, per integrarsi con i compagni. E intanto si applicava con entusiasmo nelle sessioni di logopedia, svariate volte alla settimana. «Non riuscivo a parlare bene. I miei genitori, Carmen e Alessandro, sono stati meravigliosi, pur vivendo il dramma di un figlio sordo, hanno saputo trasmettermi la voglia di mettermi sempre in gioco e di prendere energie dai piccoli successi quotidiani» racconta. «I bambini imparano a parlare senza accorgersene, ripetendo i suoni che sentono. Io purtroppo no. I miei genitori, insieme ad altre persone vicine, mi hanno dato serenità e insegnato che di fronte a una disabilità bisogna rimboccarsi le maniche e lavorare per rendere meravigliosa la vita. La sordità mi è stata diagnosticata all’età di un anno e da allora porto le protesi altrimenti non sentirei nulla e rischierei anche la

Un aiuto dalla musicoterapia Fabio è stato aiutato molto dalla musicoterapia. Non sentiva alcun suono ma attraverso le onde sonore ha cominciato a provare emozioni, sensazioni e a cominciare a capire le parole. La musicoterapia rappresenta una risorsa importante nella prevenzione, trattamento e riabilitazione di diverse forme di disabilità, tra cui anche la sordità. Può essere definita come una tecnica che utilizza la musica e i suoi elementi (ritmo, suono, melodia, armonia) come strumenti per aprire dei canali di comunicazione. Il musicoterapeuta utilizza la musica e le sue componenti costitutive come risorse essenziali per il conseguimento di obiettivi terapeutici, sia a livello psicologico sia fisico.

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vita in determinate situazioni. Sono un sordo profondo di tipo neurosensoriale con invalidità all’80%. Ho una soglia uditiva pari allo zero. In pratica, tanto per capirci, comincio a sentire un sibilo, meno del rumore che fa una zanzara se mi trovo su una pista di un aeroporto mentre sta decollando un aereo a distanza di pochi metri. È stato difficile, faticoso. Mi ha aiutato moltissimo anche il percorso affrontato con la musicoterapia e dalle conoscenze infinite della professoressa Giulia Cremaschi Trovesi. A scuola non ho avuto grandi problemi, gli insegnanti e i compagni di classe mi hanno sempre aiutato anche se qualche volta non è mancato il bulletto che mi prendeva in giro. In queste ultime situazioni devo ringraziare in particolare Nadia Giove che, come insegnante di sostegno, mi ha sempre fatto provare sulla pelle l’aspetto più importante della vita ossia la responsabilizzazione verso se stessi, il sapersela cavare sempre da soli e l’essere autonomi il più possibile». Fabio sorride. «Voglio ricordare quelli che mi hanno aiutato girandomi gli appunti che faticavo a prendere o aiutandomi con le piccole cose che, con la mia disabilità, diventano complicate. Lo stesso vale per i professori. Qualcuno mi ha risposto in malo modo quando gli dicevo che ero sordo pensando che volessi trattamenti di favore, mentre chiedevo solo che spiegasse rivolgendosi

dalla mia parte per permettermi di leggere le labbra e capire meglio. Comunque devo dire che quasi tutti sono sempre stati disponibili con me. Anche al liceo scientifico Mascheroni sono stato accolto bene e ho ancora tanti amici, come all’Università. Resto convinto che i migliori insegnamenti li ho ricevuti proprio nei momenti di difficoltà o quando mi sono trovato di fronte a persone che non erano disposte ad aiutarmi, perché in quelle situazioni si apprende sempre una prospettiva diversa che arricchisce e dà la possibilità di essere pronti sempre a nuove eventualità. Purtroppo, o per fortuna, non si finisce mai di imparare». Tra una partita di tennis, lo studio, la logopedia e la musicoterapia Fabio faceva il pony pizza e per anni ha fatto addirittura il pizzaiolo. «Ora preparo le pizze una volta all’anno quando raduniamo tutta la famiglia a casa di mio zio Marino che ha un forno in taverna. Sì, faccio anche le acrobazie con la pasta. La faccio roteare, saltare. Tutti dicono che le mie pizze sono buone, ma può essere solo una scusa per mangiare e bere in compagnia» dice ridendo. E così messa da parte l’arte del pizzaiolo, si è laureato due volte, anzi tre: prima la triennale in ingegneria edile, seguita a distanza di meno di due anni dalla magistrale e poi in economia aziendale e direzione amministrativa. Ha trovato lavoro subito dopo la prima laurea in Enel Green Power in Northern Area dove ha seguito per due anni la manu-

MIKI

In questa rubrica pubblichiamo la storia di una persona che ha superato un incidente, un trauma, una malattia e con il suo racconto può dare speranza agli altri. Vuoi raccontare la tua storia su Bergamo Salute?

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tenzione degli impianti e i controlli economici. Ha messo così in pratica gli insegnamenti universitari apprendendo da chi ha molta più esperienza nel campo dopo lunghi anni di lavoro. Adesso sta seguendo alcuni progetti all’interno dell’azienda che lo portano a trasferte settimanali nella sede centrale di Roma. Il sabato e la domenica si dedica alle sue passioni, insegnando tennis ai bambini e gestendo le attività del circolo, e alla sua fidanzata che studia giurisprudenza all’Università di Bergamo. Si sono conosciuti la sera del 27 luglio 2011. Lei, Anna Dezza è nata a Volgograd da padre bergamasco e da madre russa, ma vive a Bergamo da quando aveva sei anni. «Ci siamo visti la prima volta a una festa a casa di amici. È stato amore a prima vista e da allora abbiamo scoperto la nostra felicità». Ma per il momento non si parla di fiori d’arancio.

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STRUTTURE

ISTITUTI OSPEDALIERI BERGAMASCHI

Policlinico San Pietro: al via il nuovo

percorso nascita con maternity manager dedicata ∞  A CURA DI FRANCESCA DOGI

Un percorso nascita che propone importanti novità, pensate per venire incontro alle esigenze delle future mamme, rassicurarle e coccolarle con un programma su misura per affrontare tutti i passaggi fondamentali della gravidanza. È quello inaugurato al Policlinico San Pietro, struttura ospedaliera del Gruppo ospedaliero San Donato il cui punto nascita, con quasi 5.000 parti negli ultimi 6 anni, rappresenta un centro di riferimento per tutta l’area dell’Isola Bergamasca fino alla Valle Imagna e alla provincia di Lecco. Nel reparto di Ginecologia e Ostetricia ha debuttato la nuova Maternity Manager, che ha il ruolo di accompagnare la gestante in tutti i nove mesi, passo dopo passo, sostenendola e occupandosi della pianificazione e della prenotazione delle visite e degli esami. «Si tratta di una figura innovativa, una mamma vera in primis, che abbiamo fortemente voluto per poter offrire una compagna di 88 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

viaggio qualificata ed efficiente, vicina alle gestanti» sottolinea il dottor Francesco Galli, amministratore delegato degli Istituti Ospedalieri Bergamaschi, di cui il Policlinico San Pietro fa parte. «In questo modo ogni futura mamma potrà concentrarsi solo sul suo benessere e su quello del suo bambino, sicura di essere seguita nel modo migliore e con la maggior sicurezza possibile. L’idea sta nell’unire l’esperienza di un’amica a cui rivolgersi per curiosità anche banali che spesso per imbarazzo non si chiedono ai medici, con la comodità di una “personal assistance”». «La gravidanza è l’esperienza più bella ed emozionante nella vita di una donna. L’arrivo di un bambino, però, cambia tante cose e porta con sé molte domande, dubbi e preoccupazioni» aggiunge la dottoressa Paola Rosaschino, responsabile dell’Unità di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico San Pietro. «Accanto alla gestante ci saranno, come sempre, tante figure esperte, che la supporteranno e consiglieranno su come vivere

la gravidanza e il momento della nascita in modo sereno. Non solo: un gruppo motivato di medici ginecologi di assistenza ostetrica è presente giorno e notte. Ricordo, inoltre, il team di anestesisti per la parto analgesia - gratuita e sempre richiedibile da noi - e il reparto di neonatologia dove è sempre presente un pediatra anche per la patologia neonatale». Il percorso nascita inizia con la visita nel primo trimestre. Da lì in poi, sin da subito insieme alla Maternity Manager, verranno pianificati tutti gli appuntamenti successivi (dalla diagnosi prenatale all’ecografia morfologica, alle visite di controllo), così da evitare di dover prenotare di volta in volta ogni singola visita. E la Maternity Manager non è l’unica novità che il Policlinico San Pietro ha riservato alle future mamme. A breve si concluderanno i lavori di riqualificazione e ammodernamento del reparto di Ostetricia, grazie ai quali verranno realizzate stanze a due letti con bagno in camera, più confortevoli e tranquille.


INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

Assistenza dedicata e maggiore attenzione al comfort, quindi, che vanno ad arricchire e rafforzare ulteriormente un percorso nascita già completo e sicuro. Grazie a un collaudato lavoro di squadra e alla grande esperienza del personale, infatti, l’Unità di Ginecologia e Ostetricia del Policlinico è in grado di seguire la gravidanza in tutte le sue fasi, con l’obiettivo di garantire la sicurezza e preservare la salute psicofisica della donna e il benessere del bambino, facendo fronte a qualsiasi evenienza e a qualsiasi tipo di gravidanza (gravidanza fisiologica o patologica). Tra i fiori all’occhiello, in particolare: la presenza di un Pronto Soccorso

ostetrico dedicato, attivo 24 ore su 24, 7 giorni su 7; la visita anestesiologica per epidurale gratuita e possibilità di partoanalgesia gratuita 24 ore su 24, 7 giorni su 7; visite gratuite e senza prenotazione, in reparto e sala parto, con ostetriche; la possibilità di effettuare il Rooming in e tenere il neonato con sé in camera tutto il tempo che si desidera, sia di giorno sia di notte; lo spazio allattamento per il sostegno alle neomamme; la possibilità di seguire corsi pre e post-partum; la possibilità di eseguire la prima visita ginecologica post-partum lo stesso giorno e allo stesso orario della prima vista di controllo pediatrico, evitando così

di tornare due volte. La Maternity Manager sarà presente come punto riferimento anche dopo il parto. Potrà essere un aiuto anche nel percorso successivo in cui sono coinvolti l’equipe di Pediatria e Neonatologia, che fornisce assistenza medica e infermieristica pediatrica fin dalla nascita ed è dotata di patologia neonatale di primo livello in grado di gestire la stragrande maggioranza dei bambini che nascono oltre le 34 settimane e i neonati patologici che non necessitano di terapia intensiva; di un Pronto Soccorso pediatrico con specialista pediatra presente 24 ore su 24 e di un Nido. Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 89


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Una professione… in vista ∞  A CURA DI VIOLA COMPOSTELLA

Che differenza c’è tra ottico e un ottico optometrista? Come si diventa ottico? E di cosa si occupa nel dettaglio? Conosciamo meglio questa professione sanitaria con l’aiuto di Giovanni Meli, referente didattico della Scuola di Ottica e Optometria “Leonardo da Vinci” di Bergamo. Come si diventa ottico optometrista oggi? Gli studenti che desiderano di-

ventare ottici optometristi hanno l’opportunità di scegliere una Scuola superiore professionale che, al termine dei cinque anni, permette loro di conseguire l’abilitazione di ottico, proseguendo successivamente con un percorso di specializzazione in optometria. In alternativa, per chi è in possesso di un diploma generico di scuola superiore, sono possibili due percorsi distinti: il primo è un percorso di laurea triennale in ottica

e optometria, facente parte della Facoltà di Scienze matematiche fisiche e naturali, che non include l’abilitazione alla professione e necessita quindi di una preparazione specifica per sostenere successivamente l’esame di abilitazione professionalizzante per diventare ottico. L’altra via è un percorso quadriennale post-diploma (2+2) in ottica e optometria. Il corso, oltre a fornire la preparazione necessaria a sostenere l’esame di abilitazione Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 91


GUIDA ALLE PROFESSIONI SANITARIE

a Bergamo e provincia che ha attivato sia il percorso quinquennale di Scuola secondaria di secondo grado, sia il percorso quadriennale (2+2) in ottica e optometria. Quali opportunità offre il settore? Le opportunità professionali sono diverse: è possibile trovare occupazione presso aziende produttrici di lenti oftalmiche e di lenti a contatto, oppure diventare rappresentanti commerciali di montature, informatori scientifici o consulenti e, ancora, si può scegliere la strada del lavoro indipendente, aprendo un proprio negozio. di ottico e l’inserimento nell’Albo degli ottici optometristi, assicura una formazione teorico-pratica in linea con le esigenze di mercato. Quale differenza c’è tra un ottico e un ottico optometrista? L’ottico è un professionista (Arte Ausiliaria delle Professioni Sanitarie) che munito di abilitazione, confeziona, appronta e vende direttamente al pubblico occhiali e lenti a contatto su prescrizione del medico oculista salvo che si tratti di occhiali protettivi o correttivi dei difetti semplici di miopia e presbiopia, esclusi ipermetropia, astigmatismo e afachia. Applica le proprie conoscenze di ottica oftalmica e fisiologica, utilizza strumenti utili per individuare i difetti visivi che rientrano nelle sue competenze, sceglie le caratteristiche ottiche delle lenti oftalmiche e provvede alla loro corretta collocazione nella montatura. Per esercitare la professione di ottico in Italia è necessario essere in possesso del diploma di abilitazione professionale che si consegue con il superamento dell’esame di abilitazione 92 | Bergamo Salute | Luglio/Agosto 2018

di ottico. La professione dell’optometrista, benché libera in Italia e non regolamentata ancora da leggi, è il naturale proseguimento e specializzazione della professione dell’ottico. Come definito dall’Albo degli ottici optometristi: “L’ottico optometrista è l’operatore sanitario che, (…), esegue con tecniche optometriche, oggettive e soggettive, in autonomia professionale e responsabilità (di risultato) l’esame delle deficienze visive. L’ottico optometrista individua, previene, compensa i difetti visivi e le anomalie della visione sia attraverso la prescrizione, fornitura, adattamento di occhiali, lenti a contatto di ogni tipo e ausili per ipovedenti, sia mediante idonee procedure di educazione visiva, sia mediante tecniche strumentali”, anche nei casi di astigmatismo, ipermetropia ed afachia (secondo consolidata giurisprudenza). È possibile frequentare corsi a Bergamo e provincia? L’Istituto professionale “Leonardo da Vinci”, Ente di formazione professionale per ottici da oltre 50 anni, rappresenta l’unica scuola paritaria

Quali competenze e qualità deve possedere un ottico optometrista? Un ottico optometrista deve sicuramente avere conoscenze di base per la gestione aziendale, quindi contabilità e amministrazione. Conoscenze, almeno in parte, in marketing, al fine di comprendere quali campagne pubblicitarie intraprendere per poter indirizzare la propria attività nel giusto mercato, insieme ad una particolare attenzione alle tendenze, che condizionano nella maggior parte dei casi la scelta della montatura. Ottime competenze ottiche ovviamente, affinché sappia consigliare la miglior lente oftalmica in funzione del vizio refrattivo, nonché competenze in contattologia: le lenti a contatto molto spesso rappresentano l’ausilio ideale per alcuni difetti visivi, quali miopie elevate o differenza diottrica tra i due occhi. Infine, è bene che un ottico optometrista sia anche un attento osservatore e ascoltatore, in modo da potersi calare nei panni del cliente e risolvere le sue problematiche visive in base alle sue esigenze lavorative, hobby e stile di vita.


ORARI DI APERTURA LUNEDÌ / VENERDÌ / SABATO 9.00 -12.30 (pomeriggio chiuso) MERCOLEDÌ 9.00-12.30 / 16.00-19.00 MARTEDÌ / GIOVEDÌ / DOMENICA Chiuso

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Top line la natura al servizio del benessere ∞  A CURA DI FRANCESCA DOGI

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«Il mondo vegetale e marino offrono preziosi principi attivi, utilizzabili nella creazione di soluzioni specifiche dedicate alla salute e al benessere della persona. I nostri ricercatori, cosmetologi sono costantemente a “caccia” di nuove soluzioni sempre più efficaci dal punto di vista della resa abbinata alla sicurezza. Svolti i test vengono sottoposti a ulteriori prove di efficacia da parte di figure altamente professionali quali massofisioterapisti, operatori olistici o estetiste a seconda della destinazione d’uso per la conferma finale prima della messa in produzione su larga scala» racconta Dario Califfo fondatore di Top Line, azienda bergamasca che dal 1991 opera nel settore del benessere globale a stretto contatto con i professionisti. «La certificazione scientifica, la cura meticolosa nei progetti, la selezione degli ingredienti, il Made in Italy a tutti i costi, sono parte integrante del nostro essere».

Quali sono, in particolare, i prodotti che producete e per che tipo di problematiche sono utili? L’azienda nata a Bergamo, e tra le poche in Italia, produce e commercializza, sia all’ingrosso sia al dettaglio prodotti - principalmente creme, oli, gel destinati al massaggio professionale e fisioterapia - indicati per atleti, oltre che per la riabilitazione, alberghi termali e tutte le strutture dedicate alla salute in genere. Alle nostre formulazioni, in diverse versioni, abbiamo abbinato anche linee dedicate al bendaggio oltre che all’integrazione. Negli ultimi anni, grazie al nostro prodotto di punta, il Top Flex 101 ®, si è ampliata in modo esponenziale la distribuzione all’interno di farmacie, sanitarie e ortopedie. Ai nostri clienti naturali, ovvero i professionisti dell’estetica, benessere, riabilitazione e fisioterapia, abbiamo aggiunto la vendita diretta anche

A cosa serve Top Flex? È uno specifico gel caratterizzato da un’azione refrigerante, analgesica, blando anestetico e capillaro-protettore i cui principi attivi sono Aloe Vera, Mentolo Naturale, Eucalipto, Metil Salicilato (da Betulla / Salice Piangente). Non è un farmaco e può essere usato negli stati dolorosi e infiammatori di natura traumatica di articolazioni o muscoli, nella cura delle distorsioni contusioni, traumi sportivi, tensioni, dolorabilità e pesantezza degli arti, affaticamento muscolare e in tutte quelle situazioni in cui sia utile l’applicazione del freddo. Top Flex 101® nasce dall’esperienza maturata negli anni grazie alla stretta collaborazione con medici sportivi, fisioterapisti, masso-fisioterapisti, massaggiatori sportivi e figure prettamente tecniche legate al mondo della riabilitazione in genere. Può essere usato per disturbi lievi, facilmente riconoscibili e risolvibili senza ricorrere al medico, al di fuori di gravidanza e allattamento.

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REALTÀ SALUTE

A ogni sport il suo occhiale ∞  A CURA DI FRANCESCA DOGI

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Estate: tempo di sport all’aria aperta. Scarpe, abbigliamento, apparecchiature elettroniche per misurare battiti e pulsazioni. Tutto è scelto per rendere l’allenamento il più sicuro ed efficace possibile. E gli occhiali? Già, forse non tutti sanno che esistono tipologie di occhiali diversi per i diversi sport, sia per chi ha difetti visivi e quindi usa lenti correttive anche durante l’attività fisica, sia per sportivi che non hanno difetti ma cercano il massimo della protezione e delle performance. «Sport diversi richiedono occhiali diversi» confermano Massimiliano e Mitia Gazzera, ottici e titolarli di MGM snc che controlla Ottica Gazzera e L’ottica di moda, negozi con 40 anni di esperienza che, oltre a tutte le normali prestazioni/articoli, offrono una vasta gamma di occhiali per lo sport (sono distributori di due marchi leader Rudy Project e Oakley). «Ci sono famiglie di prodotti dedicati alla bicicletta, agli sport invernali, alla vela, al golf, agli sport di tiro (piattello etc.) e agli sport acquatici, per i quali addirittura si prevede la maschera da sub o gli occhiali da piscina con lenti da vista. C’è poi la famiglia dei giochi in campo, dal tennis al calcio alla pallavolo che sono accomu-

OTTICA GAZZERA Via Gasparini, 4/E Bergamo - Tel. 035 313404 L’OTTICA DI MODA Via Papa Giovanni XXIII, 63/E Bagnatica - Tel. 035 683925 www.otticabergamo.it

nati dal movimento e dai possibili impatti, con la variabile del gioco indoor o outdoor». Cominciamo dalle lenti: quali sono le principali caratteristiche da tenere in considerazione a seconda delle diverse attività? > Adattamento a diverse condizioni climatiche attraverso lenti fotocromatiche; > resistenza all’impatto. Si definisce impact-x l’infrangibilità garantita a vita, con questi occhiali si può cadere di faccia dalla bicicletta e le lenti non si rompono; > polarizzazione 3HD, caratteristica che elimina l’abbagliamento e rende la visione estremamente vivida, ideale ad esempio nella vela o sulla neve; > Hi contrast, caratteristica che esalta il contrasto e la profondità con una visione a base ambra, ideale ad esempio per la mountain bike in cui si passa rapidamente da uno spazio aperto al bosco; > Hi altitude, caratteristica che

rende gli occhiali estremamente protettivi sia per la luce visibile sia per i raggi UV, da usare ad esempio sui ghiacciai dove l’occhio può essere facilmente danneggiato dall’eccessivo irraggiamento; > ventilazione che impedisce l’appannamento durante l’azione sportiva; sia le lenti sia le montature hanno prese d’aria. E per quanto riguarda le montature? Devono essere infrangibili, molto confortevoli e calzare perfettamente per sopportare il movimento. Per raggiungere l’elevata personalizzabilità delle montature attuali è stato necessario un lavoro congiunto di ingegneri biometrici e atleti professionisti. È possibile personalizzare il nasello e le aste (che ruotano di 360°). Per sport estremi come l’alpinismo le aste possono essere rimpiazzate da una banda elastica (elastic strap), in altri casi possono essere applicate direttamente al casco. Luglio/Agosto 2018 | Bergamo Salute | 97


Bergamo Salute anno 8 | n°45 Luglio | Agosto 2018 Direttore Responsabile Elena Buonanno Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Gabriele Rota gabriele.rota@marketingkm0.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Adriano Merigo, GBracingpix foto Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Marketing km Zero Srls Via G. Zanchi, 22 – 24126 Bergamo Tel. 035.0514318 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Luca S. Capaldo, Maria Castellano, Rita Compostella, Viola Compostella, Lella Fonseca, Giulia Sammarco

COMITATO SCIENTIFICO • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • • •

Dott. Diego Bonfanti - Oculista Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni Dott. Andrea Cazzaniga Idrologo Medico e Termale Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa Dott. Antoine Kheir - Cardiologo Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa Dott. Roberto Orlandi Ortopedico Medico dello sport Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista Dott. Antonello Quadri - Oncologo Dott.ssa Veronica Salvi - Ostetrica Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra Dott. Giovanni Taveggia Medicina Fisica e Riabilitazione Dott. Massimo Tura - Urologo Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

COMITATO ETICO • •

Dott. Ernesto de Amici Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo Beatrice Mazzoleni - Presidente OPI

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°26993 © 2018. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche. I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

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