Bergamo Salute - 2015 - 2 – marzo/aprile

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numero PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 5 - marzo - aprile 2015

Felice Gimondi Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

UNA VITA DA CAMPIONE IN PISTA E FUORI

ASMA LE NOVITÀ NELLA TERAPIA MAL DI PRIMAVERA ECCO LA DIETA ANTI-STANCHEZZA RINNOVA LA PELLE CON SCRUB E PEELING



numero

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anno 5 - marzo - aprile 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Editoriale

IN FAMIGLIA

ATTUALITÀ

il pavimento pelvico

le 10 cose che devi sapere

A che età devo portare mio figlio dal dentista?

IN FORMA

28 D olce attesa Così rinforzi

5 Buona fortuna "doc" 6 EXPO

30 Bambini

SPECIALITÀ A-Z 8 Allergologia Asma bronchiale, le novità nella terapia 12 Chirurgia Noduli al collo: quando preoccuparsi 14 Tricologia Le tecniche più innovative per contrastare la calvizie

PERSONAGGIO

Una vita da campione in pista e fuori

IN SALUTE

32 Fitness

Allenamento in casa o in palestra? Benefici, pro e contro 34 Bellezza Rinnova la pelle con scrub e peeling

RUBRICHE 45 Altre terapie Idrocolonterapia per lavare via le tossine 46 Guida esami Uroflussometria, uno screening per la salute delle basse vie urinarie 48 Animali Come far convivere cane e gatto sotto lo stesso tetto

16 Felice Gimondi

18 S tili di vita

Prodotti sfusi o alla spina Alimentazione 20 Mal di primavera? Ecco la dieta anti-stanchezza 22 Carciofo per depurarsi... ma non solo

RICETTA

DAL TERRITORIO

STRUTTURE

ASL INFORMA

risorsa per il benessere

AZIENDE VERDI

REALTÀ SALUTE

e Fisioterapia di Gorle

60 Villa San Mauro 62 Policlinico San Pietro 65 Il movimento

68 ABenergie

71 PrivatAssistenza 72 Fisioforma 75 Centro di radiologia

76 Centro Chiropratico Salus 79 Ipasvi Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

50 Torta di mele 52 News 54 Il lato umano della medicina

IN ARMONIA

24 Psicologia

Impara a gestire la rabbia 26 Coppia Quando i figli escono da casa

Addio all'angelo della riabilitazione 56 Testimonianza Così una mamma coraggio ha salvato il figlio dalla droga 59 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L'EDUCAZIONE ALIMENTARE


9O ISTITUTO CLINICO QUARENGHI 1925 2015

dal 1925

Istituto Clinico Riabilitativo accreditato con il Servizio Sanitario Nazionale

Le attività di degenza

Riabilitazione neuromotoria, cardiologica, vascolare, respiratoria, oncologica e dell’obesità Medicina generale ad indirizzo cardiovascolare e preventiva • Soggiorno assistito per persone anziane o convalescenti in regime privato Convenzioni con assicurazioni ed enti

Le prestazioni ambulatoriali Specialità ambulatoriali accreditate con il S.S.N. Cardiologia

Visita cardiologica e angiologica - Elettrocardiografia Test da sforzo - Ecocardiocolordoppler Holter cardiaco e pressorio - Ecocolor doppler vascolare

Medicina fisica e riabilitazione

Visite fisiatriche - Riabilitazione e Logopedia - Riabilitazione in acqua Locomozione robotizzata (Lokomat ed Erigo) Realtà virtuale - Idroterapia - Elettromiografia Onde d’urto focalizzate -Terapie fisiche ed inalatorie

Medicina interna

Visite diabetologiche e dietologiche

Neurologia

Visite neurologiche - Elettromiografia Visite U.V.A. Unità di Valutazione Alzheimer

Pneumologia

Visite pneumologiche Monitoraggio saturazione arteriosa Test del cammino - Spirometria Test di broncodilatazione farmacologica Prova broncodinamica con broncocostrittore (Metacolina) Polisonnografia

Diagnostica per immagini - RMN

Radiodiagnostica - Mammografia Ortopantomografia -Ecografia polispecialistica Mineralometria Ossea Computerizzata Risonanza Magnetica Nucleare di ultima generazione

Punto prelievi

Senza prenotazione - da lunedì a venerdì ore 8.00 - 9.00

Specialità non accreditate con il S.S.N. Chirurgia vascolare Ortopedia Dermatologia Ostetricia e Gastroenterologia Ginecologia - Pap Test - Ecografia Medicina dello sport Otorinolaringoiatria Neuropsicologia Psicologia Oculistica Urologia Oncologia Terapia del dolore Istituto Clinico Quarenghi s.r.l. • 24016 San Pellegrino Terme • Bergamo • Via San Carlo, 70 tel. 0345 25111 • fax 0345 23158 • e-mail: info@clinicaquarenghi.it • www.clinicaquarenghi.it Direttore Medico di Presidio Dott. Raffaele Morrone


EDITORIALE

BUONA FORTUNA “DOC” ... e anche a noi!

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bbene sì! Bergamo Salute compie 4 anni di vita. Era il marzo 2011 quando la nostra rivista, con in copertina uno splendido bambino a simboleggiare la nascita, si apprestava a “invadere” la nostra provincia di copie con la speranza che potesse diventare un giorno un punto di riferimento per la salute e benessere dei bergamaschi. Oggi possiamo dire che quel giorno per Bergamo Salute è arrivato: abbiamo raggiunto risultati di gradimento davvero inaspettati. Siamo molto fieri dei tanti riscontri che, numero dopo numero, riceviamo, sia dagli operatori del settore sia dai numerosi lettori. E, ovviamente, ci auguriamo di continuare sempre così, anche con un pizzico di “fortuna” che di questi tempi non guasta. Questo editoriale però lo vogliamo dedicare a una persona a noi molto cara che, fin dall'inizio, ha creduto nel nostro progetto, accettando con entusiasmo di far parte del nostro Comitato scientifico. Ci riferiamo al dottor Orazio Santonocito, neurochirurgo di chiara fama, persona stimata, sia per la sua

professionalità sia per la grande umanità che lo ha sempre contraddistinto. Dal 31 dicembre scorso, è il nuovo direttore dell’Unità Operativa di Neurochirurgia degli Spedali Riuniti di Livorno. Una nuova sfida professionale che rende merito al lavoro svolto in questi numerosi anni presso gli ex Ospedali Riuniti di Bergamo e successivamente Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII. Siamo molto felici per lui ma allo stesso tempo dispiaciuti perchè Bergamo perde una figura di riferimento nella sua specializzazione. A dimostrazione del suo attaccamento alla nostra città e a Bergamo Salute però il dottor Santonocito, continuerà a far parte del nostro Comitato scientifico, supervisionando il nostro lavoro e, insieme a tutti gli altri membri dei nostri Comitati, garantendo un'informazione seria e il più possibile completa. A nome di tutta la redazione vorremmo congratularci con lui per questa importante nomina e augurargli innumerevoli soddisfazioni.

Elena Buonanno Daniele Gerardi

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ATTUALITÀ

EXPO le 10 cose che devi sapere

Mini-guida all’Esposizione Universale che dal primo maggio al 31 ottobre animerà Milano e la Lombardia con eventi, convegni, iniziative con filo conduttore il tema “Nutrire il pianeta, energia per la vita” a cura di LUCIO BUONANNO

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i siamo. Il primo maggio comincia a Milano Expo 2015, che fino al 31 ottobre coinvolge tutta la Lombardia, Bergamo compresa. Il tema dell’Esposizione Universale è “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. Per la prima volta nella sua storia, l’Expo non sarà un’esibizione del progresso e delle invenzioni, ma l’occasione per aprire un dialogo e una cooperazione tra le 145 Nazioni che vi partecipano, un laboratorio di innovazione e ricerca, un momento di confronto per trovare soluzioni che possano assicurare uno sviluppo sostenibile, sicurezza alimentare, qualità della filiera produttiva con particolare riguardo alla lotta contro gli sprechi. È questo uno dei grandi problemi della Terra: la metà del cibo prodotto nel mondo, circa due miliardi di tonnellate, finisce infatti nella pattumiera. In Italia si buttano nei rifiuti circa 15 milioni di tonnellate di alimenti ancora utilizzabili per una somma vicina ai 37 miliardi di euro. Un grido d’allarme per le tante popolazioni che patiscono la fame nel mondo e che potrebbero superare le loro gravi carenze alimentari con scelte più oculate da parte dei Paesi più ricchi. 4

Bergamo Salute

Ecco allora che la gestione del cibo e dell’acqua (quasi 800 milioni di persone non vi hanno ancora accesso), risparmio energetico, il rispetto dell’ambiente sono le parole d’ordine di questa edizione. Argomenti che saranno trattati in eventi e convegni per mettere a punto il futuro del Pianeta attraverso le esperienze e le soluzioni portate da tutti i Paesi, dalle Associazioni del Terzo Settore e dalle aziende che partecipano alla grande manifestazione mondiale. Ma l’Expo è anche la presentazione dei prodotti tipici di ogni Nazione, dal caffè al cacao, dal riso alla frutta e legumi ai cereali, come il mais spinato di Gandino, ai tuberi, ai formaggi, come lo strachitunt bergamasco. Anche Bergamo farà la sua parte (vedi box). Nell’attesa del grande evento, per il quale si prevedono un giro d’affari di 25 miliardi di euro e circa 20 milioni di visitatori, “Bergamo Salute” vi accompagna alla scoperta di Expo 2015 con una guida sulle dieci cose da sapere per godersi questa esposizione mondiale tornata a Milano dopo quasi 110 anni. La prossima si terrà a Dubai nel 2020 e avrà come tema “Connettere le menti, creare il futuro”.


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COME ARRIVARE E COME ACQUISTARE IL BIGLIETTO

L’Expo sorge tra Milano e Rho. Meglio evitare le auto: saranno off limits. Per chi proprio non riesce a farne a meno ci sono due parcheggi alternativi: uno a Trenno (1500 posti) e uno ad Arese (10 mila posti) collegati all’Expo con bus navetta gratuiti. Meglio comunque utilizzare la metropolitana: la linea 1, la“rossa”, ha per capolinea la stazione di Rho-Pero vicina all’Esposizione e collegata con una passerella. Il prezzo del biglietto sui mezzi dell’Atm è di 5 euro andata e ritorno. Oppure si può arrivare in treno, con i “passanti” di Trenord e Trenitalia, ma anche con quelli dell’alta velocità che fermano a Rho Fiera. Il biglietto per visitare l’Expo costa 32 euro, ma sono previsti vari ticket più economici (pomeridiani, serali, per famiglie e scontati a seconda dell’età dei visitatori o per i gruppi; gratuiti per i bambini al di sotto dei 4 anni e per gli accompagnatori di disabili). I biglietti si possono già acquistare, scontati, via Internet (www. expo2015contact.it/tag/biglietti/), negli aeroporti (anche a Orio al Serio) e nelle filiali di Intesa Sanpaolo. L’Expo è aperta dalle 10 alle 23.

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L’area espositiva è di un milione e cento metri quadrati e si sviluppa su due assi ortogonali: il Cardo e il Decumano che gli antichi romani usavano per costruire le loro città e i loro accampamenti. Il sito è circondato completamente da un canale e grandi tendoni, sistemati sui percorsi, riparano i visitatori dalla pioggia o dal sole. Nei quattro punti cardinali sono stati realizzati i principali punti di riferimento che orienteranno i visitatori e ospiteranno i grandi eventi: la Collina mediterranea, l’Open air theatre, la Lake arena, e l’Expo Center. Lungo il Cardo (circa 400 metri) si distribuirà la partecipazione italiana con spazi dedicati alle eccellenze agroalimentari e il Palazzo Italia sede di rappresentanza per incontri istituzionali. Sul Cardo ci sono altri due importanti padiglioni: quello dei vini italiani e quello dell’Unione Europea per la prima volta presente a un’Esposizione Universale. Il Decumano (lungo circa 1,5 chilometri) ospita 60 padiglioni con gli spazi espositivi dei vari Paesi e i cosiddetti cluster, aree comuni dedicate alle Nazioni che per differenti motivi non hanno realizzato un proprio padiglione. Alcuni di questi “villaggi” sono dedicati alla presentazione e degustazione di prodotti come il riso, il caffè, le spezie, il cacao, frutta e legumi, cereali e tuberi. Altri invece raggruppano i Paesi intorno a temi come il Bio-Mediterraneo, le Isole e le zone aride.

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IL PADIGLIONE ZERO È il primo spazio che i visitatori si troveranno di fronte. Ha il compito di spiegare con scenografie e filmati il tema “Nutrire il pianeta. Energia per la vita”: dodici teatri distribuiti su 9 mila metri quadrati ognuno dedicato a un tema, a un momento dell’evoluzione del rapporto tra uomo, ambiente, tecnica e cibo. Con un’installazione che rappresenta un cumulo di scarti alimentari di oltre 300 metri quadrati. “È la follia dello spreco. Produciamo cibo per 12 miliardi di persone ma ne buttiamo il 30 per cento e intanto 850 milioni muoiono di fame e oltre un miliardo e 200 milioni sono obese o in sovrappeso” ha commentato il curatore Davide Rampello.

L’AREA ESPOSITIVA: UN MILIONE E CENTO METRI QUADRATI

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IL QUARTIERE GENERALE DELL'ITALIA

Soluzioni avveniristiche per Palazzo Italia, edificio di quattro piani che ospita spazi istituzionali e di rappresentanza del Governo Italiano e le eccellenze del Made in Italy e ha una superficie di 9 mila metri quadrati e 900 pannelli di cemento mangiasmog brevettato da Italcementi. Il percorso inizia nella piazza interna dove superfici inclinate e curve disegnano uno spazio suggestivo. Palazzo Italia ha spazi per eventi al piano terra, spazi espositivi ai piani superiori anche di rappresentanza, per conferenze e meeting, per la ristorazione tra cui un ristorante VIP e una terrazza panoramica.

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ATTUALITÀ

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UNA CASCINA PER LE ASSOCIAZIONI

Esempio ultrasecolare dell’architettura rurale lombarda, la Cascina Triulza, riportata con i restauri a nuova vita, ospita la Società Civile. Tante Associazioni del Terzo settore si daranno appuntamento qui per discutere e pensare e trovare soluzioni al tema “Energie per cambiare il mondo”. Nei sei mesi dell’Expo ci saranno oltre mille eventi tra dibattiti, laboratori, spettacoli all’aperto. Un programma intenso diviso in sette capitoli: produzione e stili di vita per uno sviluppo della qualità; dialogo e cooperazione per educare la cittadinanza mondiale; giovani creativi, cittadini custodi dei beni comuni, dal patrimonio culturale al territorio; il ruolo e la responsabilità sociale dell’arte; vivere e convivere nelle comunità locali e globali; profit e non profit, nuove alleanze per il futuro.

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GIOVANI, DONNE, BAMBINI E UNIVERSITÀ

Coinvolgere le più importanti Università del mondo per mettere in comune ricerche e riflessioni e la discussione di una lista di raccomandazioni è lo scopo del Laboratorio Expo in collaborazione con la Fondazione Giangiacomo Feltrinelli. Dibattiti e studi sono previsti anche con WE (Women for Expo), il più grande network femminile dedicato ai temi dell’alimentazione con un progetto realizzato con la Fondazione Arnoldo e Alberto Mondadori e il Ministero degli Affari Esteri. I giovani di tutti i Paesi sono, invece, chiamati a realizzare un video con un tablet o uno smartphone che racconti i temi di Expo Milano 2015 con il progetto Short Food Movie della Fondazione Cinema per Roma e Centro Sperimentale di Cinematografia. Tante iniziative anche per i bambini con il progetto Children Share, in collaborazione con Muba (Museo dei Bambini di Milano, per dare la possibilità ai bambini di tutto il mondo di condividere attraverso il gioco tradizioni alimentari, sapere e responsabilità stimolando in loro particolari sensibilità nei confronti del tema della sostenibilità.

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ORGANIZZAZIONI INTERNAZIONALI

ONU - UE - CERN

20 milioni DI VISITATORI ATTESI

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SETTEMILA EVENTI IN SEI MESI

L’Expo ha in programma una serie di eventi, circa settemila, orientati alla valorizzazione del patrimonio artistico e culturale della città. Dibattiti, convegni e un grande evento per ogni mese dell’Esposizione Universale con la collaborazione della Triennale: dall’arte allo sport, dal teatro alla musica, dalla moda al cinema. Si comincia il 2 maggio con la mostra dedicata all’operato di Leonardo da Vinci durante i suoi 25 anni a Milano, poi quella dedicata a Caravaggio e ancora quella sul Futurismo milanese.


145 PAESI 94% DELLA POPOLAZIONE MONDIALE

7000 EVENTI

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DOVE MANGIARE C’è solo l’imbarazzo della scelta sia a pranzo sia a cena. I punti di ristorazione sono 140, il 40 per cento gestiti direttamente da Expo 2025 Spa . Si potrà mangiare anche all’interno dei vari padiglioni nazionali a partire dal Palazzo Italia o nei 20 ristoranti tipici (uno per ogni regione d’Italia) allestiti da Eataly. Complessivamente saranno consumati 26 milioni di pasti nell’arco di sei mesi, circa 33 mila tonnellate di bevande e 13 mila di cibo.

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TRENTAMILA GIOVANI IN CAMPO Sono circa 30 mila gli addetti all’Expo. Un esercito: 811 assunti da Expo, 139 stagisti, 507 ragazzi del servizio civile nazionale, 10 mila addetti negli stand dei Paesi e dei vari appaltatori, 18 mila volontari.

BERGAMO SI PRESENTA AL MONDO Anche Bergamo si prepara al grande evento dell’Esposizione Universale che per sei mesi porterà una ventina di milioni di visitatori a Milano e in Lombardia. Molti scopriranno anche la nostra provincia con la sua storia e le bellezze artistiche, naturali e i suoi prodotti agricoli, come il mais spinato, e caseari, come lo strachitunt. I turisti potranno ammirare i quadri della grandiosa mostra monografica dedicata al grande pittore rinascimentale Jacopo Negretti, noto come Palma il Vecchio. Il progetto che coinvolge alcuni dei più importanti musei del mondo, prevede iniziative ed eventi collaterali in tutti i paesi bergamaschi dove lavorò Palma il Vecchio, ma anche visite all’Accademia Carrara riaperta alla vigilia dell’Expo. Legato al tema dell’Esposizione Universale è il Monastero di Astino che ospita la mostra dedicata al famoso gastronomo ed enologo Gigi Veronelli, scomparso undici anni fa, e la sua cantina con 40 mila bottiglie di vino. Nei campi intorno al convento, un Orto Botanico con centinaia di varietà diverse, dove scoprire come nasce ciò che mangiamo e come nel tempo siano mutate le specie vegetali.

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IL LOGO, L’INNO E LA MASCOTTE

Il logo di Expo, disegnato dall’architetto milanese Andrea Puppa, è composto da quattro lettere (EXPO) e quattro cifre (2015) sovrapposte. Il Padiglione Italia ha un suo logo realizzato dallo studio Carmi e Ubertis ed è composto da numerosi elementi circolari tricolori che compongono una figura simile a un fiore. Ma Expo ha anche la sua mascotte e il suo inno. La mascotte, disegnata da Disney Italia, ha preso ispirazione dai quadri del pittore Giuseppe Arcimboldo (Milano 1526-1593). Si chiama Foody ed è composta da 11 alimenti: la banana Josephine, il fico Rodolfo, la melagrana Chicca, l’arancia Arabella, il cocomero Gury, il mango Manghy, la pera Piera, la mela Pomina, i rapanelli Rap Brothers, il mais Max Mais e l’aglio Guagliò. Infine l’inno dell’Esposizione, cantato e scritto da Andrea Bocelli con la musica di Andrea Morricone figlio di Ennio, si intitola “La forza del sorriso”.

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SPECIALITÀ A-Z

ALLERGOLOGIA

Asma bronchiale IL PERCHÉ DEL MANCATO “CONTROLLO” E LE NOVITÀ NELLA TERAPIA a cura di MARCELLO COTTINI

DOTT. MARCELLO COTTINI Spec. Malattie Apparato Respiratorio Spec. Allergologia e Immunologia Clinica

L’

asma è una delle patologie più diffuse al mondo e la più frequente malattia cronica in età pediatrica. Si stima che siano circa 300 milioni le persone che ne sono affette. In Italia, secondo recenti studi epidemiologici, ne soffre circa il 6-7% degli adulti e il 9-10% dei bambini e adolescenti. Nel 50% degli adulti e nell’80% dei bambini asmatici prevale la forma allergica (da qualche settimana sono iniziati i sintomi nei pazienti sensibilizzati verso pollini di alberi a fioritura

- PRESSO LO STUDIO MEDICO SPECIALISTICO DI BERGAMO -

precoce come cupressacee, betullacee, corylacee). Non esiste però solo l’asma allergica. C’è infatti la possibilità, decisamente frequente nei casi a insorgenza in età adulta, di forme non allergiche, in genere più severe.

UN PROBLEMA CON UN IMPATTO PESANTE SULLA QUALITÀ DI VITA, MA SOTTOSTIMATO La maggior parte delle forme asmatiche potrebbe essere ben controllata con un’adeguata terapia. Nella vita reale però decine di studi hanno evidenziato un non ottimale PER ATTENUARE controllo nel 30-50% dei paI SINTOMI zienti. Ma quali sono i motivi a fronte del numero • Stop al fumo attivo elevato di farmaci (anche • Lotta al fumo passivo in combinazione) di• Profilassi ambientale, negli allergici sponibili? La principale ad acari, muffe, epiteli animali, allergeni causa è rappresentata “occupazionali”. dalla ridotta aderenza • Controllo del peso e aumento attività alla terapia: dati recenti dell’Azienda Italiana del fisica, soprattutto in infanzia Farmaco segnalano un’ae adolescenza). derenza ottimale alla tera• Alimentazione “mediterranea” pia solo nel 15% dei pazienti Ricca di frutta e verdura. asmatici a un anno dalla pre-

scrizione dei farmaci. Tra i motivi

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principali di questo fenomeno: • sottostima dei sintomi da parte di medico e paziente, che conduce a un ritardo nella diagnosi e nella terapia, anche per l’ancora scarso utilizzo della spirometria; • scarsa conoscenza, da parte del paziente, della malattia percepita come disturbo da curare solo al bisogno e non come patologia infiammatoria cronica da trattare con una terapia di fondo al pari di altre patologie croniche come ipertensione, diabete, artrite reumatoide etc.; • “abitudine” ai sintomi (risvegli notturni, asma da sforzo etc.) ritenuti spesso “normali” da parte del paziente; • timore di effetti collaterali dei farmaci, in primis una diffusa “cortisonofobia” (in realtà nella grande maggioranza dei pazienti i farmaci vengono utilizzati a bassi dosaggi e con somministrazione per via inalatoria, caratterizzata da un ridotto impatto sistemico); • sfiducia nella medicina “tradizionale”; • problemi nella comunicazione medico-paziente e scelta di regimi terapeutici troppo “complicati” da seguire.


Un altro aspetto molto importante è rappresentato dalla presenza di comorbidità/fattori di rischio, che impattano in maniera negativa sul controllo dell’asma (vedi box). Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalla difficoltà da parte del paziente di assumere correttamente il farmaco per via inalatoria: si calcola infatti che oltre il 20% dei pazienti commetta errori “critici” (che non fanno “funzionare” la terapia), ma oltre l’80% dei pazienti compie almeno un errore. LE NUOVE STRATEGIE TERAPEUTICHE PER I CASI “RESISTENTI” Da alcuni anni sono disponibili farmaci (cortisonici e broncodilatatori a lunga durata d’azione) per via inalatoria, a base di formulazioni “extrafini”, ovvero con dimensioni delle particelle di farmaco erogato molto ridotte in grado di consentire un miglior arrivo “in periferia” e un conseguente miglior controllo della disfunzione/infiammazione periferica. Per le forme allergiche Per le forme allergiche più severe e poco controllate, indotte da allergeni perenni, oggi è disponibile una terapia biologica con un anticorpo monoclonale, l’omalizumab, che “blocca” le IgE (gli anticorpi responsabili delle risposte allergiche). Le terapie biologiche consentono un approccio più mirato , “personalizzato”, alla malattia, ma i loro costi ne limitano l’utilizzo alle forme più severe. Entro pochi anni saranno disponibili altre terapie biologiche (nuovi anticorpi anti-IgE , anticorpi anti –IL 4 e/o IL-13). Sempre per le forme di asma allergiche, nel 2011 si sono ricordati i 100 anni di vita dell’immunoterapia specifica: questo approccio, sia per via sottocutanea sia per via sublinguale, rappresenta l’unica terapia in grado di modificare la storia naturale delle allergopatie respiratorie. Recentemente abbiamo avuto in Italia la prima registrazione come farmaco di vaccini orali. Anche in questo caso si tratta di farmaci costosi (sep-

pur decisamente meno dei biologici), ma recenti studi dimostrano un favorevole rapporto costo/beneficio dopo 2-3 anni dall’inizio dell’immunoterapia, con il vantaggio di un persistente effetto protettivo che si protrae per alcuni anni dopo la sospensione, a differenza delle terapie convenzionali. Per le forme non allergiche Tra le forme non allergiche più severe molto importante è l’asma “eosinofila”, caratterizzata da severa infiammazione e frequente concomitante rinosinusite/poliposi nasale. Una quota non indifferente di questi pazienti necessita, in aggiunta ad alti dosaggi delle convenzionali terapie inalatorie, di frequenti cicli di cortisonici per via sistemica, con ovvi problemi legati agli effetti collaterali. Nel 2016 avremo a disposizione la prima terapia biologica per questi pazienti (per forme ovviamente severe): gli anticorpi monoclonali “bloccanti” l’interleuchina 5 (IL-5). La termoplastica bronchiale Il Sistema di Termoplastica Bronchiale ALAIR, la prima terapia non farmacologica approvata dalla FDA (Food and Drug Administration) per l’asma severa, è riservato a pazienti con più di 18 anni, affetti da asma grave con sintomi non controllati nonostante terapia medica adeguata. Tale sistema è costituito da un catetere che viene introdotto nel polmone e, mediante l’emissione di radiofrequenze, sviluppa calore controllato con il risultato di ridurre la quota muscolare della parete bronchiale. Negli ultimi 5 anni la Termoplastica Bronchiale si è dimostrata efficace e sicura, in grado di migliorare la qualità della vita dei pazienti in termini di riduzione degli attacchi asmatici (-32%), visite al pronto soccorso (-84%) e giorni di lavoro/studio persi (-66%).

UN’INFIAMMAZIONE CRONICA DELLE VIE AEREE L’asma è una malattia complessa che si manifesta attraverso un’infiammazione cronica delle vie aeree. L’infiammazione genera un aumento della reattività dei bronchi che, a sua volta, causa episodi ricorrenti (i cosiddetti “attacchi d’asma”) di crisi respiratorie, respiro sibilante, senso di costrizione toracica e tosse. Ad oggi non esiste un trattamento risolutivo. È possibile, però, controllarne il decorso, riducendo gli attacchi d’asma e le loro conseguenze, con farmaci antinfiammatori somministrati preferibilmente per via inalatoria e/o broncodilatatori. Per effettuare un piano di controllo adeguato è importante che la malattia sia diagnosticata precocemente, per evitare gli effetti dannosi di un'infiammazione cronica. Test di funzionalità respiratoria, come la spirometria, e la valutazione dell'ossido nitrico nell'aria esalata consentono di effettuare una diagnosi corretta.

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SPECIALITÀ A-Z

ALLERGOLOGIA

TERAPIA PIÙ DIFFICILE SE VA A BRACCETTO CON... • Rinite allergica Nella quasi totalità dei pazienti asmatici allergici si associa la rinite. Appare pertanto indispensabile una terapia “combinata”.

• Depressione Molti lavori hanno segnalato un difficile controllo della malattia asmatica nei depressi, anche per la ridotta aderenza alla terapia tipica di questi pazienti.

• Rinosinusopatia cronica con poliposi nasale È nota l’associazione asmapoliposi, spesso correlata a intolleranza nei confronti di aspirina e farmaci antiinfiammatori non steroidei.

• Il tabagismo Nei fumatori è praticamente impossibile raggiungere un buon controllo dell’asma, in quanto il fumo attivo induce il rimodellamento precoce dei bronchi (che diventano più “rigidi”, meno responsivi ai farmaci broncodilatatori); inoltre lo stress ossidativo indotto dal fumo comporta una drastica riduzione dell’efficacia dei farmaci antiinfiammatori. Questo vale anche per il fumo passivo, a cui sono esposti spesso i bambini.

• Obesità Decine di studi hanno evidenziato che l’asma nei soggetti obesi è più difficile da controllare, anche per una ridotta risposta ai farmaci antiinfiammatori “convenzionali”. Nelle forme asmatiche che insorgono in in età adulta l’obesità può addirittura rappresentare la causa della comparsa.

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• Inquinamento ambientale outdoor Livelli elevati di PM10, NO2 e ozono correlano con un aumento dell’uso di farmaci al bisogno e accessi al Pronto Soccorso/ricoveri per asma. • Esposizioni lavorative a rischio Si calcola che fino al 30% delle forme asmatiche insorte in età adulta sono riconducibili ad esposizioni lavorative e sono spesso di difficile controllo. • Persistenza degli allergeni nell’ambiente Problema particolarmente importante ovviamente per allergeni “domestici” quali acari, muffe ed epiteli animali.


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SPECIALITÀ A-Z

CHIRURGIA

Noduli al collo:

QUANDO PREOCCUPARSI Spesso sono solo un’infiammazione, ma le cause possono essere molte e diverse. Per questo meglio non sottovalutare a cura di TOMMASO SAVIO

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utti noi (le donne quanto gli uomini, i giovani come i meno giovani) siamo soliti scrutare la nostra immagine riflessa nello specchio per controllare se ci sono o meno novità: un’inedita rughetta sulla fronte, un brufolo sul naso, un herpes spuntato a deturparci il sorriso per qualche giorno e così via. Questa banale caccia alle imperfezioni può essere molto utile, perché mentre ci esaminiamo possiamo imbatterci in neoformazioni da non sottovalutare, come, ad esempio, le tumefazioni del collo (ovvero rigonfiamenti più o meno estesi nella zona tra la testa e il torace, detti anche comunemente “noduli”). Di primo acchito è naturale allarmarsi e porsi domande in un’escalation di angoscia. “Ma cos’è questo bozzo? Ieri era già qui? E adesso cosa faccio? Corro dal dottore? È contagioso? È tornata la peste bubbonica? Non sarà mica un tumore maligno?”

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TANTE CAUSE: INFEZIONI, NODULI TIROIDEI FINO A FORME TUMORALI Farsi prendere dal panico, come in ogni situazione, è sbagliato e controproducente anche perché, fortunatamente, nella maggior parte dei casi una tumefazione del collo non è nulla di grave. Quasi sempre si tratta di un linfonodo infiammato che ha reagito a un’infezione recente (ad esempio per un problema odontoiatrico o una tonsillite comune). Altre volte ci si può trovare di fronte a un nodulo tiroideo, diffusissimo, o a una formazione di calcoli in una delle ghiandole salivari (cioè l’aggregazione di cristalli di calcio normalmente secreti dalla saliva che possono depositarsi a causa di anomalie dei dotti salivari, infezioni della bocca, disidratazione), oppure, in alcuni casi, a una patologia congenita (come la cisti laterale del collo o del dotto tireoglosso).

Purtroppo, però, va detto che tali tumefazioni possono anche essere metastasi di tumori nati in altre sedi, oppure possono essere spie di patologie serie come il linfoma (un tumore dei linfonodi). Per questo motivo le tumefazioni del collo non vanno mai sottovalutate!

SE SI FORMANO SULLA TIROIDE I noduli tiroidei (singoli o multipli) sono tra le patologie del sistema endocrino (ovvero sistema ormonale) più frequenti e raramente sono di natura tumorale. La neoplasia alla tiroide, infatti, è estremamente rara e rappresenta lo 0,7% dei tumori nel sesso femminile e lo 0,2% nel sesso maschile. Più frequentemente si tratta di un adenoma tiroideo (più comunemente detto gozzo), una cisti, una tiroidite o un’emorragia intratiroidea. Le forme cistiche e il gozzo colloido-cistico vengono solitamente diagnosticate in base al quadro clinico ed ecotomografico (un metodo di indagine clinica con ultrasuoni). L’emorragia intratiroidea si differenzia per la rapida comparsa della tumefazione e la sua regressione spontanea. La tiroidite (cioè infiammazione della tiroide) è in genere dolente e accompagnata dai segni generali dell’infiammazione.


DIVERSE CAUSE, DIVERSE TERAPIE

Non esiste una cura che vada bene per qualsiasi nodulo del collo. Dipende dalla natura della tumefazione. Nel caso di processi infiammatori, i più frequenti, è indicata una terapia antinfiammatoria da sola o in associazione con antibiotici (solo però se prescritti dal medico). In caso di noduli dubbi può essere utile sottoporli a un agoaspirato, metodica minimamente invasiva che consente il prelievo di alcune cellule contenute nel nodulo per poterle analizzare e ottenere informazioni precise sulla loro natura. SE DURANO PIÙ DI TRE SETTIMANE, MEGLIO CONTROLLARLE! Una buona regola prevede, se questi noduli persistono per un periodo superiore alle tre settimane, di rivolgersi al medico di base che po-

trà indirizzarci dallo specialista (solitamente viene richiesta una visita dall’otorinolaringoiatra), che prescriverà tutte le indagini per la formulazione di una corretta diagnosi. Ciò che bisogna assolutamente evitare, nel caso delle tumefazioni del collo come in generale nella scoperta di noduli in altre zone del corpo, è la medicina “fai da te”. Il compito dei “non addetti ai lavori” è quello di controllare il proprio corpo e notare se ci sono variazioni e trasformazioni, non quello di fare autodiagnosi. L’improvvisazione può costare cara ed è bene sempre rivolgersi ai professionisti: il medico di famiglia è il primo a cui rivolgersi, anche per ridurre lo stato d’ansia provocato dalla scoperta di “qualcosa di nuovo nel collo”. ECOGRAFIA E TC? SOLO IN CASI PARTICOLARI I sintomi dovuti alla presenza di un nodulo sono frequentemente legati alla presenza della massa stessa: ad esempio, sensazione di ingombro e difficoltà nella deglutizione. A que-

sti spesso si associano i sintomi tipici dell’infezione (dolore, calore, rossore e febbre). Altre volte, invece, i noduli sono assolutamente asintomatici. Nella maggior parte dei casi, gli esami del sangue prescritti dal medico sono sufficienti a stabilire una diagnosi; solo in alcuni casi specifici sarà necessario eseguire esami più approfonditi e invasivi come l’ecografia, la TC, la risonanza magnetica nucleare, l’agobiopsia (ovvero il prelievo di un campione di tessuto con un ago cavo) o la biopsia chirurgica del nodulo.

DOTT. TOMMASO SAVIO Specialista in Chirurgia - REFERENTE ENDOCRINOCHIRURGIA E CHIRURGIA DELLA MAMMELLA UNITÀ CHIRURGIA GENERALE E ONCOLOGICA POLICLINICO SAN MARCO ZINGONIA -

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SPECIALITÀ A-Z

TRICOLOGIA

Le tecniche PIÙ INNOVATIVE

PER CONTRASTARE LA CALVIZIE Laser a bassa potenza, piastrine biorivitalizzanti, autotrapianto: le soluzioni per chi non vuole rassegnarsi a dire addio ai propri capelli a cura di MICHELE CATALDO

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a calvizie, in termini medici alopecia androgenetica, è la più comune malattia dei capelli. Colpisce circa l'80% dei maschi ed il 50% delle femmine nel corso della vita. La frequenza aumenta con l’età: a 30 anni interessa il 30% dei maschi, a 50 anni il 50%, a 70 anni l’80%. Anche nella donna la malattia è più frequente dopo la menopausa, sebbene negli ultimi dieci anni siano aumentati i casi di calvizie fra le donne giovani. Un problema diffuso, quindi, che spesso porta con sé disagio e imbarazzo. STRESS E ALIMENTAZIONE SCORRETTA: I NEMICI CHE “ACCORCIANO” LA VITA DEI CAPELLI Sono molti e diversi i fattori che possono alterare la vitalità dei capelli. Tra questi intossicazione da metalli pesanti, sedentarietà, fumo, disturbi ormonali, ipersecrezione sebacea e dermatiti (ad esempio dovute a psoriasi o a dermatite seborroica), problemi di malassorbimento o celiachia, malattie della tiroide o autoimmuni. Un ruolo importante è poi giocato dall’alimentazione, se carente di minerali e oligoelementi, come ferro, rame e zinco, troppo povera di frutta e verdura o troppo drastica. Non da 14

Bergamo Salute

ultimi, anzi, anche stress e sedentarietà possono favorire problemi di alopecia. Al contrario l’attività fisica non solo aiuta a scaricare le tensioni ma stimola la circolazione in tutti i tessuti dell’organismo, cuoio cappelluto compreso, garantendo un maggior apporto di ossigeno e nutrimento e una migliore irrorazione della radice del capello, cioè la parte "viva" del capello che si trova nello strato più profondo della cute e assicura la continua riproduzione delle cellule che danno vita ai capelli. Di fronte a una perdita anomala di capelli, quindi, la prima cosa da fare è correggere lo stile di vita: modificare l’alimentazione, assumere integratori con minerali e oligoelementi, astenersi da fumo e alcool, praticare quotidianamente una corretta attività fisica. In alcuni casi può anche essere indicato eseguire un’analisi del capello per valutare il grado di intossicazione da metalli pesanti del nostro organismo e, se presente, seguire una terapia disintossicante. Tutti questi accorgimenti sono utili non solo per provare a rallentare la caduta dei capelli, ma anche preventivamente per mantenerli forti e vitali.

CADUTA? FINO A 80-100 CAPELLI AL GIORNO È NORMALE Perdere un centinaio di capelli al giorno è considerato un processo fisiologico, che serve a mantenere i capelli in salute. I follicoli piliferi hanno un'attività ciclica per cui alternano periodi di attività, durante i quali producono il capello, a periodi di riposo, seguiti dalla caduta. Questo fa sì che, in condizioni normali, i capelli che cadono vengano rimpiazzati da quelli nuovi in crescita. Se però questo meccanismo di turn over (cioè ricambio) si altera, o perché ne cadono troppi o perché ne ricrescono troppo pochi, inizia un diradamento che, se trascurato, può portare alla calvizie.


LASER E BIOSTIMOLAZIONE PER ARGINARE IL PROBLEMA PRIMA CHE SIA TARDI Se però il problema persiste, oggi esistono terapie innovative che possono aiutare ad arrestare il progredire della calvizie. Tra queste un laser a bassa potenza (LED), in grado di aumentare la proliferazione cellulare e garantire un ispessimento dei capelli trattati, evitare il processo di morte cellulare dei follicoli piliferi (le strutture della pelle che avvolgono la radice del capello e producono le cellule che lo compongono), aumentare la vascolarizzazione e quindi il nutrimento del tessuto circostante. Un’altra tecnica che si è rivelata efficace è la biostimolazione con le piastrine (PRGF) che consiste nell’utilizzare, dopo specifico isolamento, i fattori di crescita (piastrine) presenti nel sangue stesso del paziente, con la finalità di stimolare, potenziare ed accelerare la rigenerazione dei capelli.

AUTOTRAPIANTO, UNA TECNICA INNOVATIVA PER RIAVERE LA CHIOMA DI UN TEMPO… O QUASI Se anche questo non riesce a “invertire la rotta” e la calvizie è ormai comparsa, l’unica soluzione per riavere i propri capelli resta l’autotrapianto. Oggi l’uso di tecniche microchirurgiche abbinate all’utilizzo di mezzi ottici di ingrandimento ha ridotto al minimo l’impiego di anestetici locali, ha portato alla semplificazione dell’intervento e soprattutto all’abbattimento dei costi. La più moderna tecnica in questo campo, la FUE (Follicolar Unit Extraction), è stata messa a punto da due chirurghi plastici brasiliani, il professor Carlos Uebel e il professor Munin Curi: consiste nel trasferimento di unità follicolari (micrograft) da una zona all’altra del capo. Le micro-graft, o unità follicolari, contengono da uno a quattro bulbi: ogni bulbo corrisponde a un capel-

lo, quindi ogni graft contiene da uno a quattro capelli. La zona donatrice si trova nella parte inferiore della nuca e nelle regioni laterali del capo dove i follicoli hanno un’alta densità e i capelli non cadono perché geneticamente diversi da quelli delle zone colpite da calvizie. Questa caratteristica consente a questi bulbi, una volta trasferiti, di crescere e dare copertura, senza necessità di ulteriori trattamenti. I capelli nella zona di prelievo vengono rasati a una lunghezza di un millimetro e si esegue una piccola anestesia locale. Si procede quindi all’espianto delle unità follicolari con uno strumento sottilissimo detto micro-punch. Questa fase dura da una a tre ore a seconda dell’estensione del trapianto. Segue poi la parte più delicata, ovvero quella dell’impianto, in cui vengono inserite le unità follicolari, dando loro il verso e l’inclinazione di quella zona così da garantire un effetto assolutamente naturale. Dopo mezz’ora il paziente può ritornare a casa senza bendaggio o medicazione. Le unità follicolari attecchiscono entro otto-dieci giorni: i bulbi dei capelli trapiantati diverranno parte integrante della zona in cui sono stati posizionati e potranno così dare origine entro sei mesi a un capello normale con un ciclo di vita identico a quello di un capello mai trapiantato. Essendo una tecnica versatile, è indicata anche per i casi clinici in cui si voglia andare a coprire una cicatrice da trauma o post intervento. Ovviamente, per la buona riuscita dell’intervento, è necessario prima valutare la natura della perdita dei capelli, conoscere il paziente e le sue aspettative.

DOTT. MICHELE CATALDO Specialista in Chirurgia Plastica - PRESSO IL CENTRO CLINIC AUTOTRAPIANTO DI BERGAMO Bergamo Salute

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PERSONAGGIO

UNA VITA DA CAMPIONE in pista e fuori a cura di ILDO SERANTONI

È

passato poco meno di mezzo secolo dai tempi gloriosi in cui duellava con Eddy Merckx sulle strade delle corse, infiammando di passione i tifosi di tutto il mondo. Eppure, a dispetto del tempo che, si dice, offusca i ricordi e la memoria, la popolarità di Felice Gimondi è rimasta pressoché intatta. Basta andare alla partenza o all'arrivo di una tappa del Giro d'Italia per rendersene conto. Se c'è lui, gli applausi e le attenzioni del popolo ciclistico viaggiano in una direzione unica, non c'è maglia rosa che tenga.

NONNO FELICE

Felice Gimondi, nato a Sedrina nel 1942, è sposato con Tiziana, conosciuta nel 1966 a Diano Marina, durante un ritiro della sua squadra "Salvarani”, sposata due anni dopo. E quando gli si chiede qual è il momento più bello della sua vita risponde: “In assoluto il giorno del mio matrimonio e la nascita delle mie due figlie “: Norma, avvocato penalista, e Federica, che lavora nell'agenzia di assicurazioni di cui Felice è titolare ed è mamma di un bimbo di 6 anni, Davide. Come corridore la gioia è legata al giorno in cui vinse il Tour de France a soli 22 anni “e smisi di fare il vice postino a mamma Angela”.

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Nonostante le apparenze di uomo riservato e di scorza dura, a Gimondi queste manifestazioni d'affetto toccano le corde del sentimento. «Constatare che dopo tanto tempo la gente ha ancora un ricordo tanto vivo di te fa indubbiamente piacere» dice compiaciuto il grande campione bergamasco. «La cosa sorprendente è che queste testimonianze non giungono soltanto da sportivi della mia generazione, testimoni oculari di quei lontani avvenimenti. Il mio nome è urlato anche da giovani che, a quei tempi, non erano ancora nati. Vuol dire che hai fatto qualcosa di importante per la tua terra, per la tua gente, per il tuo sport, e questo è motivo d'orgoglio». LEI HA VINTO TUTTO NELLA SUA LUNGA CARRIERA: GIRO, TOUR, MONDIALE, SANREMO, LOMBARDIA, ROUBAIX, GRANDI CLASSICHE A CRONOMETRO, PER UN TOTALE DI QUASI 150 CORSE. E POI LE EPICHE SFIDE CON MERCKX. PER QUALE MOTIVO PENSA CHE LA GENTE LA AMI ANCORA TANTO? PER I SUOI TRIONFI O PIÙ PER LE SUE BATTAGLIE COL CANNIBALE? Per entrambe le cose. Vede, nei primi tre anni il numero uno al mondo ero stato io. Avevo vinto il Tour a 22 anni, nel 1965, l'anno dell'esordio nei professionisti; Parigi-Roubaix, Parigi-Bruxelles e Giro di Lombardia nel 1966, Giro d'Italia nel '67. Poi è arrivato Merckx. All'inizio erano state battaglie alla pari, dopodiché mi sono reso conto che Eddy aveva un motore di cilindrata superiore. Ho dovuto modi-


ficare il mio atteggiamento in corsa: meno spavaldo, più calcolatore. Ho riconosciuto la sua superiorità, ma non mi sono mai rassegnato, tanto è vero che nel finale di carriera, a dispetto di un suo sfiorimento precoce, io ho continuato a vincere, battendolo in alcuni grandi appuntamenti: Campionato del mondo 1973, Giro d'Italia '76. Ecco, credo che la gente abbia apprezzato soprattutto questa ostinazione di non essermi mai considerato battuto, nonostante la presenza di quel mostro soprannominato "il cannibale". AMA ANCORA TANTO IL SUO SPORT... Da morire. Tanto è vero che ci sono rimasto con altre mansioni. Della "Bianchi", la bicicletta su cui ho corso tutta la mia carriera, sono un testimonial e ne presiedo la squadra corse, che svolge attività fuoristrada: ciclocross e mountain bike. Inoltre, insieme al mio amico don Mansueto Callioni, ho fondato una scuola di ciclismo a Sombreno, che vanta una cinquantina di ragazzi tesserati. Infine, grazie all'amico Beppe Manenti, viene organizzata ogni anno un'imponente manifestazione cicloamatoriale che porta il mio nome. Quest'anno l'appuntamento con la Gran Fondo Felice Gimondi è fissato per il 10 maggio. IL CICLISMO HA ATTRAVERSATO UN BRUTTO MOMENTO A CAUSA DEL DOPING. PER LEI RIMANE SEMPRE UNA DISCIPLINA CREDIBILE, NONOSTANTE TUTTO? La piaga del doping è emersa perché il ciclismo ha avuto il coraggio di mettersi in discussione. Altre

discipline non l'hanno fatto, ma, mi creda, non ne sono immuni. E poi ogni sport ha i suoi problemi, basta vedere che cosa sta succedendo nel calcio: fra scommesse clandestine e partite truccate non ci si salva più. MA SI PUÒ DIRE CHE OGGI IL CICLISMO STIA USCENDO DA QUESTO TUNNEL? Sicuramente sì. Il periodo nero, a cavallo del Millennio, culminato col caso Armstrong è un capitolo che ci si è lasciati alle spalle, anche se qualche caso isolato continuerà a saltar fuori, perché la tentazione di ottenere risultati facendo meno fatica c'è sempre stata, anche ai miei tempi, e ci sarà sempre. Tuttavia l'intensificazione dei controlli e l'accresciuta presa di coscienza dei corridori stanno riconducendo il problema entro limiti diciamo così fisiologici. QUINDI LEI A UN RAGAZZO CONSIGLIEREBBE TUTTORA IL CICLISMO COME SPORT DA PRATICARE? Altroché. La bicicletta è una grande scuola di vita: insegna il rispetto dell'avversario e della natura, lo spirito di sacrificio, ti insegna a scoprire i tuoi limiti. Ai ragazzini consiglio inizialmente di dedicarsi alla mountain bike: nei prati e nei boschi non ci sono i pericoli della strada, si respira aria buona, ci si impratichisce del mezzo e si impara a guidare la bicicletta. Intorno ai 15-16 anni, una volta padrone del mezzo, il ragazzo è pronto per cominciare a correre su strada. Bergamo Salute

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IN SALUTE

STILI DI VITA

PRODOTTI SFUSI

o alla spina

UN NUOVO MODO DI ACQUISTARE… E RISPARMIARE. SENZA RINUNCIARE ALLA QUALITÀ, ANZI a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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a “spesa sfusa”, nata negli Stati Uniti quasi 30 anni fa, piace ed è in continua espansione. Anche da noi. Non è raro, non solo nei piccoli supermercati biologici (tra i primi ad aver offerto questa possibilità) ma anche nella grande distribuzione, imbattersi in dispenser da cui “spillare” prodotti sfusi di diverso tipo: caramelle, cereali, detersivi in polvere o liquidi etc.. Una nuova “tendenza”, quella di comprare “alla spina”, che permette di risparmiare denaro, ridurre i rifiuti e l’inquinamento, sprecare meno. Tanti vantaggi, quindi, in molti casi anche per la salute. «In un periodo di disagio economico come quello attuale, è importante favorire tra i cittadini una riflessione sui propri “stili di consumo”, intesi come abitudini e criteri d'acquisto, sul versante alimentare, ma non solo» sottolinea Eddy Locati, presidente Adiconsum Bergamo, associazione di consumatori da tempo impegnata per lo sviluppo di una cultura orientata alla sostenibilità economica ed ambientale. «La ricerca di un equilibrio soddisfacente tra qualità dei beni alimentari e contenimento dei costi, valorizzazione delle tradizioni locali e agevole reperimento dei prodotti, riconoscimento delle buone pratiche e lusinghe pubblicitarie, passa spesso anche attraverso i canali di un’informazione puntuale e responsabile al cittadino. Bisogna creare un circolo virtuoso tra domanda e offerta dei beni alimentari e dell'indotto a essi legato, tale da portare alla valorizzazione della produzione locale lombarda e della “stagionali-

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Bergamo Salute

tà”, quali sinonimi di qualità, sicurezza alimentare e sostenibilità. La promozione della diffusione dei distributori di prodotti sfusi o alla spina, negli esercizi commerciali della grande distribuzione e nei punti centrali dei paesi, risponde certamente a quegli obbiettivi. Tra l'altro il concetto di fare la spesa alla spina non è sconosciuto alle generazioni più anziane, che erano solite comprare nei negozi e nelle botteghe i prodotti sfusi, prima che la modernizzazione, la globalizzazione, il consumismo sfrenato e tutti i fenomeni che caratterizzano l'economia moderna, portassero via con sé quest'usanza». I VANTAGGI: PER IL CONSUMATORE, MA NON SOLO Il ricorso ai prodotti sfusi comporta una serie di innegabili vantaggi per i consumatori: prezzi più bassi (si evita di pagare il costo dell'imballaggio e mediamente costano circa il 10-20% in meno dei prodotti confezionati), meno sprechi (non si è costretti ad acquistare quantità standard, ma solo quelle di cui si ha bisogno realmente), riduzione dell'impatto ambientale (si producono meno rifiuti, non devono smaltire il packaging). «Secondo una recente indagine, ad esempio, scegliendo detersivi alla spina, al posto di quelli confezionati, una famiglia italiana può arrivare a risparmiare fino a 200 euro all'anno. E se, oltre ai detersivi, si acquistano anche altri prodotti sfusi, la cifra sale» continua il presidente. «E i benefici non sono solo per i consumatori, ma anche

ANCHE I PRODOTTI SFUSI HANNO LE LORO REGOLE I prodotti alimentari sfusi devono essere muniti di apposito cartello, applicato ai recipienti che li contengono oppure applicato nei comparti in cui sono esposti. Sul cartello devono essere riportate: a) la denominazione di vendita; b) l’elenco degli ingredienti salvo i casi di esenzione; c) le modalità di conservazione per i prodotti alimentari rapidamente deperibili, ove necessario; d) la data di scadenza per le paste fresche e le paste fresche con ripieno di cui al D.P.R. 9.2.O1, n. 187; e) il titolo alcolometrico volumico effettivo per le bevande con contenuto alcolico superiore a 1,2% in volume; f) la percentuale di glassatura, considerata tara, per i prodotti con gelati glassati.


per la stessa distribuzione, che vede semplificati gli aspetti logistici legati al trasporto e allo stoccaggio dei prodotti». I prodotti coinvolti sono tanti, diversi e sempre di più. «Latte, acqua o detersivi, che hanno fatto da apripista, sono ormai affiancati da altri prodotti, come cereali, pasta, riso, vino, caramelle, ma anche prodotti freschi, come uova e formaggi. L'importante è che queste iniziative (che comportano comunque qualche disagio per il consumatore, come quello di ricordarsi di conservare dei contenitori riusabili o di recarsi dove sono allocati i dispenser), siano scrupolose nel salvaguardare al massimo l'igiene, utilizzando per esempio la tecnica del sottovuoto». I DUBBI SULLA SICUREZZA: UNA QUESTIONE DI "CULTURA" Se da un lato tanti, spinti dal desiderio di risparmiare o da un atteggiamento ecologico, si stanno convertendo ai prodotti sfusi, dall’altro ci sono ancora molte persone che si dimostrano un po’ diffidenti, perché pensano che siano meno sicuri e igienici rispetto a quelli confezionati. «Partiamo da una provocazione. Cos'è un rubinetto se non un dispen-

Adriano Merigo

ser di acqua potabile? Un dispenser di acqua a portata di mano, comodo e igienicamente garantito. Eppure pochi danno questo significato ai loro rubinetti. La loro acqua serve solo a lavarsi, a lavare, a irrigare piante e fiori, a cucinare, ma non a bere. Perché? Forse, se riuscissimo a trovare un'adeguata e completa risposta a questa domanda sapremmo come porci di fronte al tema dei dispenser» osserva il presidente Locati. «Infatti, se è vero che molte persone affermano di non comprare dai dispenser perché faticano a trovarli, è altrettanto vero che una simile risposta non vale in tema di acqua potabile. E allora, cosa non va? Il consumatore non è certo che quell'acqua sia davvero sicura in termini igienici e, quindi, non la beve. Ma da dove nasce questa percezione? In minima parte è spontanea, ma, in massima parte, è il frutto di una comunicazione che spinge verso altre forme di acquisto e di consumo. Ciò vale per l'acqua e, in modo ancor più evidente, per altre tipologie di prodotto che possono essere acquistate dai dispenser solo con un sovrappiù di impegno come può essere quello di recarsi nel punto di distribuzione. Il

fatto è che il consumatore agisce integrando due logiche diverse, ma non per forza contrapposte tra loro: quella economica e quella simbolica, che nel cibo è molto forte. Ma, ancora prima di queste dimensioni, che sono evidentemente culturali, l'azione di mangiare è di tipo ecologico, segna una relazione inscindibile tra l'uomo e l'ambiente. In un società opulenta come la nostra, interrogarsi sugli stili di vita e sui criteri di scelta e di non scelta dei beni da consumare può essere di fondamentale importanza per prevenire e fronteggiare numerosi disturbi alimentari e per salvaguardare l'ambiente. L'uso dei prodotti sfusi e alla spina va in quella direzione...».

EDDY LOCATI - PRESIDENTE ADICONSUM BERGAMO -

Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

MAL DI PRIMAVERA?

Ecco la dieta anti-stanchezza

Spossatezza, irritabilità e mancanza di concentrazione sono tipiche del cambio di stagione: si possono combattere a tavola con yogurt, legumi e avena a cura di ELENA BUONANNO

TIPICI SEGNI DI UNA CARENZA DEL COMPLESSO VITAMINICO B, MA PIÙ IN GENERALE DI OLIGOELEMENTI E DI SALI MINERALI, SONO LA STANCHEZZA, IL TORPORE AGLI ARTI E LA DEPRESSIONE

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tanchezza, problemi di concentrazione, malumore, insonnia, ansia e sbalzi d’umore. Sono i tipici campanelli d'allarme del “mal di primavera”, sindrome che riguarda circa 2 milioni di italiani, in prevalenza donne. «Si tratta di sintomi legati a una condizione che si associa ai repentini cambiamenti climatici di questi ultimi anni» osserva il dottor Paolo Paganelli, biologo nutrizionista. «Anche se gli inverni sono meno lunghi e freddi, infatti, la tendenza è quella di passare dal freddo al caldo bruscamente, talvolta in pochi giorni, generando nel nostro corpo dei veri e propri “corto circuiti” ormonali. L’organismo fa fatica ad adattarsi a questi sbalzi, al passaggio all’ora legale e all’allungarsi delle giornate. Tutto l’asse ormonale ne risente a partire dall’ipotalamo che sappiamo essere il regolatore del ritmo sonno-veglia, del ritmo della fame e della sete e più in generale di tutto il nostro sistema ormonale. Il risultato è un senso di malessere generalizzato». Cosa fare allora? Basta dare al corpo e alla mente il tempo di abituarsi ai nuovi ritmi. Nel giro di un paio di settimane, assicurano gli esperti, tutto tornerà a posto. Nel frattempo però si può adottare qualche accorgimento, a cominciare dall’alimentazione.

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Bergamo Salute


affinché l'ossigeno trasportato dal SVOLGERE sangue raggiunga le cellule in maOGNI GIORNO niera ottimale e possano proALMENO 30 MINUTI DI durre regolarmente l'energia ATTIVITÀ FISICA LEGGERA necessaria agli organi di cui è un potente rimedio antisono parte (bassi livelli di stanchezza. Basta anche ferro possono causare stanuna semplice passeggiata o chezza sia mentale che fisica, oltre che difficoltà di concenun po’ di stretching, se non trazione, insonnia e perdita si è abituati, per liberare dell'appetito). Le vitamine B la mente, scaricare la (B1, B2, B6, B12 soprattutto) tensione e ritrovare non soltanto migliorano l’assimipiù energia lazione di carboidrati e proteine, ma

DOTTOR PAGANELLI, DAVVERO L’ALIMENTAZIONE PUÒ AIUTARE A SUPERARE QUESTA FASE DELICATA? In questa delicata fase di cambio stagione una dieta corretta può aiutare a recuperare le energie più rapidamente e in pieno benessere, aiutandoci a sentirsi meglio, meno stanchi e più tonici. In primavera, in particolare, l’organismo ha bisogno di elementi che funzionino da regolatori e stimolatori del nostro metabolismo. SU QUALI CIBI BISOGNEREBBE PUNTARE ALLORA? Innanzitutto lo yogurt, che andrebbe mangiato almeno tre volte alla settimana preferibilmente al mattino a colazione. I probiotici e i fermenti contenuti nello yogurt, come emerso da diversi studi, avrebbero un’azione anti-stanchezza. Questo non deve stupire troppo. I fermenti e probiotici sono in grado di contribuire al mantenimento di un corretto equilibrio della flora intestinale e ormai sappiamo per certo che tra apparato digerente, sistema immunitario e sistema nervoso centrale esiste una stretta relazione. I probiotici inoltre contribuirebbero ad aumentare i livelli di triptofano, un precursore della serotonina, il cosiddetto “ormone del buonumore”. Via libera anche ai legumi, lenticchie, fagioli, ceci etc., che contengono ferro, vitamine del gruppo B e proteine. Il ferro è fondamentale

partecipano attivamente ai processi metabolici attraverso i quali l’organismo trasforma il cibo che mangiamo in energia, dando a muscoli e sistema nervoso una marcia in più. Anche l’avena, consumata a colazione in fiocchi in una bevanda calda, è un ottimo alimento per superare il “mal di primavera”: oltre a regolare la funzione intestinale e mantenere stabile il livello degli zuccheri del sangue, evitando così improvvisi cali di energia, è una buona fonte di vitamina B1, potassio e magnesio, oligoelementi che svolgono un’azione fondamentale per la salute delle nostre cellule nervose, contrastando la sensazione di stanchezza e spossatezza a livello sia fisico sia mentale. Non dimentichiamo poi gli spinaci che contengono ferro, da consumare conditi con succo di limone che migliora la biodisponibilità del ferro in essi contenuto e mai associati ai formaggi in grado di inibire l'assorbimento del ferro per via del loro elevato contenuto di calcio. Infine, in una dieta bilanciata primaverile, non dovrebbe mai mancare una manciata di frutta secca al giorno (noci e mandorle) per via del contenuto di vitamine del gruppo B, manganese, fosforo, ferro e magnesio, fichi, prugne secche e datteri, per il loro potere disintossicante e alcalinizzante in grado di garantire maggiore energie e vitalità e ovviamente frutta e verdura di stagione, meglio se ricche di vitamina C (come kiwi, agrumi etc.) che ha un'azione antistanchezza e riduce la concentrazione nel sangue di cortisolo, l'ormone dello stress. Il tutto “innaffiato” da

almeno due litri di acqua al giorno per eliminare le tossine accumulate durante l’inverno. QUALI ALIMENTI INVECE SAREBBE MEGLIO EVITARE? In generale i cibi troppo ricchi di grassi: appesantiscono la digestione, aumentando la sensazione di stanchezza. Meglio quindi evitare dolci, insaccati, salumi, patatine, snack industriali e anche alcool in quantità eccessive.

DOTT. PAOLO PAGANELLI Biologo Nutrizionista - A BERGAMO -

UN PIENO DI ENERGIA A COLAZIONE Il primo passo per combattere la stanchezza? Fare una bella colazione, anche a costo di doversi svegliare dieci minuti prima del solito. E questo vale non solo per i bambini ma anche per gli adulti. Appena svegli, infatti, l’organismo (ma anche il cervello) ha bisogno di energia per attivare il metabolismo e iniziare bene la giornata. Una buona colazione-tipo, che dovrebbe fornire circa il 20% delle calorie totali della giornata, include la giusta quantità di carboidrati (ad esempio due fette di pane integrale o due fette biscottate con marmellata senza zucchero aggiunto), un frutto e un bicchiere di latte scremato. Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

CARCIOFO

Per depurarsi... ma non solo Aiuta non solo a “ripulire” l’organismo ma anche ad abbassare colesterolo e pressione, contrastare stitichezza e cellulite e persino mantenersi giovani a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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una vera miniera di virtù e sostanze utili per il nostro organismo. È efficace per depurare il fegato e favorire la diuresi. Queste, però, sono solo le proprietà forse più note e conosciute del carciofo (anche per merito di un famoso amaro molto in voga negli anni passati). In realtà, questa verdura, discendente del cardo selvatico, nota già ai Greci e ai Romani (anche se la sua diffusione inizia nel napoletano dopo l’anno 1000), vanta anche molte altre azioni benefiche, grazie alla presenza di minerali e principi attivi concentrati non solo nei fiori, cioè la parte che mangiamo, ma anche nelle foglie. «In ambito alimentare sono i fiori del carciofo ad essere protagonisti: l’ortaggio che portiamo in tavola corrisponde, infatti, all’infiorescenza di questa pianta perenne appartenente alla famiglia delle Composite. La fitoterapia impiega, invece, le foglie, ricche di sostanze a cui si devono le proprietà terapeutiche del carciofo» conferma la dottoressa Daria Fiorini, dietista. Conosciamole più nel dettaglio con l’aiuto della nostra esperta.

1.

AIUTA A TENERE SOTTO CONTROLLO PRESSIONE E ANEMIA Il carciofo è ricco di preziosi minerali come il ferro, utile contro anemia e stanchezza, il rame, il calcio, il manganese e il fosforo. «Contie-


COSÌ ESALTI LE SUE VIRTÙ • Condiscilo con il limone Mettere il limone come condimento sul carciofo crudo migliora l’assorbimento di ferro di cui è ricco. • Mangialo crudo Se bollito, la cinarina, cioè la sostanza che depura il fegato, finisce nell’acqua quindi è sconsigliato questo metodo di cottura. • Usa tutte le sue parti È consigliato preparare risotti e vellutate unendo alle infiorescenze (comunemente chiamate “cuori”) le brattee (“foglie”) pulite e tritate o frullate, poiché qui si concentrano le sostanze più preziose.

ne, inoltre, il potassio che contrasta l’eccesso di sodio causa della maggior parte dei casi di ipertensione; per questo motivo viene definito “farmaco verde anti-ipertensivo”» spiega la dottoressa Fiorini.

2.ABBASSA IL COLESTEROLO

E I TRIGLICERIDI Numerosi studi scientifici hanno dimostrato che gli estratti del carciofo agiscono sul metabolismo lipidico, cioè dei grassi, diminuendo la produzione del colesterolo LDL (quello "cattivo") e dei trigliceridi prodotti dall'organismo, ma anche favorendone la loro eliminazione. «Quest'azione è dovuta in gran parte alla presenza di una sostanza chiamata cinarina che, oltre a ridurre la sintesi degli acidi grassi e del colesterolo da parte delle cellule del fegato, promuove la produzione di bile favorendo la trasformazione del colesterolo circolante in acidi biliari che vengono poi eliminati dall'organismo».

3.PROTEGGE E DEPURA

IL FEGATO Aumentando il flusso biliare e riducendo il colesterolo, il carciofo ha anche un’azione protettiva nei confronti del fegato. «Stimola l’attiva-

zione enzimatica, funzionale e antitossica del fegato, la rigenerazione epatica e l’aumento del flusso sanguigno» suggerisce l’esperta. «Per questo si rivela un rimedio naturale raccomandato per i pazienti affetti da epatite, ittero e steatosi epatica, una condizione caratterizzata dall’accumulo di grassi nel fegato che può danneggiare le sue cellule e degenerare in cirrosi epatica».

4.FAVORISCE LA DIURESI

E COMBATTE LA CELLULITE Il carciofo ha proprietà diuretiche e drenanti. E il merito è sempre della cinarina. «Questa sostanza aiuta a eliminare i liquidi in eccesso. Un'azione utile per prevenire e contrastare la ritenzione idrica e quindi anche la cellulite, problema dovuto proprio a un eccesso di liquidi, trattenuti nel tessuto cutaneo e sottocutaneo» osserva la dietista.

5.CONTRASTA

LA STITICHEZZA «L’elevata quantità di fibre, soprattutto di inulina (fibra solubile che contribuisce ad aumentare la presenza di Bifidobatteri e Lactobacilli, equilibratori dell’intestino), e l’aumentata produzione della bile rendono il carciofo leggermente lassativo» continua la dottoressa Fiorini. «Si rivela utile, quindi, nei casi di intestino pigro per agevolare e regolarizzare il transito intestinale, in associazione al movimento fisico (una delle cause più diffuse della stitichezza è la sedentarietà)».

IL CARCIOFO NON È CONSIGLIATO • A chi è soggetto a calcoli biliari poiché è in grado di causare coliche. • Alle donne in allattamento percé diminuisce la secrezione mammaria.

7. MANTIENE GIOVANI

Ricca di preziosi antiossidanti, questa verdura sarebbe anche un elisir di giovinezza. «Gli antiossidanti sono sostanze che contrastano l’azione dei radicali liberi (ossidazione), i principali responsabili dell'avvio di alcune reazioni a catena che danneggiano le cellule» spiega la dietista. «Inoltre sono in grado di inibire la produzione nell’organismo di un fattore, particolarmente stimolato dai raggi UV, che causa infiammazione e invecchiamento e, conseguentemente, aumento di rughe, macchie e cedimenti della pelle» conclude la dottoressa.

6.REGOLARIZZA

LA GLICEMIA Il carciofo è un prezioso alleato anche per chi è diabetico. «È ricco di alcuni composti tra cui l’acido clorogenico e alcuni derivati dell’acido caffeilchinico che aiutano a limitare l'assorbimento degli zuccheri e quindi a tenere sotto controllo il livello di zuccheri nel sangue (glicemia). Anche la già citata inulina, come tutte le fibre solubili (come quelle di legumi e frutta), rallenta l'assorbimento degli zuccheri riducendo così l'indice glicemico del pasto».

DOTT.SSA DARIA FIORINI Dietista - A BERGAMO VILLAGGIO DEGLI SPOSI -

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

IMPARA A GESTIRE LA RABBIA Non reprimerla e non forzarla, ma comprendila e dosala: così ritrovi la serenità a cura di ELENA BUONANNO

DOTT.SSA MARA SEITI Psicologa e Psicoterapeuta - A PALAZZOLO SULL'OGLIO -

È

una delle emozioni più intense e travolgenti. C’è chi la esterna in modo violento e chi al contrario la evita o la “manda giù”, rischiando effetti negativi che possono sfociare in disturbi diversi anche a livello fisico (mal di testa, tensione muscolare, bruciori di stomaco etc.). In entrambi i casi si tratta di atteggiamenti non corretti. Già, perché la rabbia non va né forzata né inibita. Va ascoltata, compresa per il significato che ha dietro di sé. Solo così possiamo imparare a gestirla e fare in modo che non ci “intossichi”. E, anzi, sfruttarla a nostro favore. «La rabbia è una delle emozioni fondamentali dell’essere umano e come tale ha una funzione legata alla sopravvivenza dell’individuo» spiega la dottoressa Mara Seiti, psicologa e psicoterapeuta. 24

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«Sebbene spesso possa sfociare in violenza o comportamenti aggressivi, la rabbia è una sorta di “pulsione di autoconservazione”: segnala la violazione dei propri diritti o la presenza di un ostacolo al raggiungimento del proprio obiettivo, facilitando all’individuo l’adattarsi e il sopravvivere all’ambiente. È un sentimento innato, determinato filogeneticamente (trasmesso nel nostro DNA) che attiva tutta una serie di modificazioni fisiologiche che preparano l’individuo ad agire per rimuovere l’ostacolo. Inoltre, costituisce un’importante modalità comunicativa che influenza le reazioni altrui, provocando risposte di allontanamento, di maggiore attenzione, etc.. Per questo non va mai negata. Bisogna decodificarla, comprendendo il disagio, e quindi il

bisogno frustrato, sottostante a questo sentimento, in modo da adottare reazioni che possano realmente essere utili alla persona (reazioni adattative)». DOTTORESSA SEITI, MA COME SI PUÒ GESTIRE LA RABBIA ED EVITARE CHE DA ESSA SFOCINO REAZIONI CONTROPRODUCENTI, CAPACI DI INNESCARE UN EFFETTO “BOOMERANG”? Certo non è sempre facile, però esistono "strategie" che possono essere utili per imparare a gestirla nel modo più “sano” possibile per noi stessi.

1.

Non agire sotto la sua spinta (per esempio allontanandosi dal luogo e dalla persona che ci ha fatto arrabbiare).


2.

Sfogarla in modo funzionale (per esempio respirare profondamente, fare una corsa, una passeggiata, una telefonata ad un’amico/a che sappiamo ci ascolterà, distrarsi coi lavori domestici, etc.): la rabbia è energia in movimento, quindi l’attività fisica, in particolare, aiuta molto.

Accettare le cose che non possiamo cambiare. Tutto può avere un significato, anche se non ci è chiaro in un determinato momento.

golazione emotiva” e i comportamenti mossi dalla rabbia possono addirittura sfociare in violenza e aggressività (reazione di attacco/ rabbia espressa) oppure in inibizione ed evitamento delle situazioni conflittuali (reazione di fuga/ rabbia repressa). La rabbia diventa un problema, o in termini psicologici diventa disfunzionale, quando crea sofferenza sia sul piano individuale sia nel rapporto con gli altri; quando compromette il proprio benessere quotidiano, le relazioni sociali e/o spinge a compiere azioni dannose verso se stessi, verso gli altri o verso le cose. La rabbia espressa è disfunzionale quando: • è troppo intensa rispetto al motivo che la scatena; • non è collegabile ad un fattore scatenante; • è troppo persistente anche dopo che è stato allontanato il motivo scatenante; • è accompagnata da pensieri ed emozioni negativi, rimuginazioni; • produce comportamenti aggressivi e pericolosi verso sé, gli altri e gli oggetti; • fa allontanare le persone che ci circondano. La rabbia oppressa è disfunzionale se: • è troppo lieve o quasi inesistente rispetto al motivo che la scatena; • non permette di individuare il fattore di danno/ingiustizia; • produce comportamenti che non predispongono alla protezione di sé stessi e alla limitazione del danno (evitamento); • anche se motivata, è accompagnata da emozioni e pensieri negativi (ansia, colpa, vergogna).

MA COME SI FA A CAPIRE SE SI HA DAVVERO UN PROBLEMA DI GESTIONE DELLA RABBIA? Alcune persone possono presentare difficoltà di gestione della rabbia e tendenza a mettere in atto comportamenti non adeguati al contesto, innescando veri e propri circoli viziosi auto e/o etero-lesivi. In questo caso si parla di “dis-re-

In questi casi è molto difficile riuscire a risolvere il problema da soli. È bene affrontarlo attraverso una psicoterapia individuale o di gruppo. Utile, ad esempio, è il training assertivo, un “allenamento” che ha lo scopo di addestrare il paziente a esprimere in modo chiaro opinioni, emozioni e bisogni, affermando i propri diritti, anche a costo alcune volte di dire dei no.

3.

Una volta più calmi, cercare di capire cosa ci ha offesi, feriti, chiedendoci “Qual è il bisogno che è stato violato?” (per esempio comprensione, rispetto, etc.).

4.

Capire se è un problema nostro o se è “dell’altro” (a volte ci fanno arrabbiare persone a loro volta arrabbiate, senza che vi sia alcun legame reale con noi!).

5.

Cercare il modo più adatto per risolvere la situazione nel caso in cui permanga un sentimento di ingiustizia e il desiderio di riparare la situazione (forse abbiamo bisogno di farci capire meglio oppure di imparare a dire di no a richieste che riteniamo eccessive).

6.

Aspettare il momento giusto per agire! Se siamo ancora arrabbiati, se lo è l’altra persona o se non c’è un momento di calma che ci assicuri l’ascolto, allora non è ancora il momento giusto. Bisogna tenere presente che anche le altre persone o certe situazioni hanno bisogno di tempo.

7.

SE A PROVARLA SONO I PIÙ PICCOLI Spesso i bambini esprimono rabbia in varie situazioni, a volte apparentemente incomprensibili. Alcuni vengono addirittura considerati “cattivi” e puniti ma in realtà hanno proprio bisogno del contrario! Il loro sistema di regolazione dello stress è ancora immaturo e i bambini necessitano di un adulto che fornisca loro un “contenimento emotivo”, capace sia di placare l’iperstimolazione di cui sono vittime, sia, nel tempo, di interiorizzare (far propria) tale capacità. Ecco quindi come aiutare il vostro bambino. • Ricordate che molti bambini sono spaventati dalla loro stessa rabbia: essi sono sottoposti ad elevato livello di tensione di cui non detengono il controllo. • Non punite il bambino ma assumete un atteggiamento di aiuto. • Non aspettatevi né pretendete che i bambini chiedano scusa per il loro comportamento, prima di giungere a ciò (e a volte ci vuole molto tempo!) hanno bisogno di essere compresi e placati: possono imparare a mettersi nei panni degli altri solo se qualcuno lo fa con loro proprio quando ne hanno bisogno! • Cercate di capire quale bisogno è stato frustrato e, dopo averlo tranquillizzato, chiedete al bambino se riesce a spiegarci cosa lo ha fatto arrabbiare (spesso ci sono paure!). • Dite a parole al bambino con atteggiamento di comprensione che abbiamo capito perché è così arrabbiato, ferito. • Rassicurartelo della vostra disponibilità ed aiutatelo a cercare delle soluzioni, magari per il futuro. • Fate in modo che il bambino senta di poter contare su un adulto di cui si fida: sarà in possesso di uno strumento di contenimento emotivo molto importante che lo aiuterà nel tempo. •Non aspettatevi che un bambino riesca a contenere la propria rabbia da subito ma gratificatelo per i segnali di maggiore gestione che via via riuscirà ad adottare. Bergamo Salute

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IN ARMONIA

COPPIA

QUANDO I FIGLI ESCONO DA CASA Sindrome del nido vuoto o nuova primavera per la coppia? a cura di MARIA CASTELLANO

C

i sono tante tappe importanti nella vita di ogni famiglia: l’arrivo di un figlio, i suoi primi passi, le prime parole, il primo giorno di scuola, l’adolescenza e i primi amori, l’università, il lavoro e poi… il momento fatidico: esce di casa. Fasi naturali, importanti e giuste. Tutti i genitori sono consapevoli che prima o poi succederà, eppure è sempre un momento delicato, a volte difficile, tanto che è stato coniata anche un’espressione per definirlo, "la sindrome del nido vuoto". Ma di cosa si tratta con precisione? Ne parliamo col dottor Silvio Mori, Psicologo e Sessuologo. «La sindrome del nido vuoto è quella strana sensazione di perdita, distacco, vuoto appunto, che provano i genitori, specialmente le madri, quando i figli vanno via da casa, per studiare all’università o perché vanno a convivere o si sposano, o semplicemente perché decidono di spezzare il cordone ombelicale e affermare una propria autonomia e indipendenza economica. In questi ultimi decenni le tempistiche di questa fondamentale tappa evolutiva si sono allungate decisamente e non è raro che i figli ora escano di casa tardi, anche dopo i trent’anni. Questo significa a volte anche un’altra cosa: quando esce di casa anche l’ultimogenito, spesso i genitori hanno già superato i cinquant’anni, se non i sessanta. Il che vuol dire, in genere, menopausa per lei e pensionamento per lui, altre due tappe generalmente critiche sia dal punto di vista emotivo sia relazionale. L’uscita dei figli da 26

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casa diventa quindi un evento emotivamente delicato sia per il singolo genitore sia per la coppia. Spesso, per esempio, possono emergere o riemergere conflitti di coppia apparentemente superati, ma che erano semplicemente sepolti. Una volta che la funzione genitoriale non è più il collante della coppia, il rischio è sentirsi estranei dopo tanti anni passati insieme. Ricordiamoci sempre che quella genitoriale dev’essere una “funzione”, non un’identità». MA QUINDI QUESTO PASSAGGIO, CHE PRIMA O POI SI VERIFICA IN OGNI FAMIGLIA, È UN BENE O UN MALE PER LA COPPIA? Come spesso succede nelle dinamiche della vita, una stessa situazione può determinare risvolti diversi. Il distacco dei figli dal nucleo familiare è di per sé un evento critico, una crisi nel senso più profondo del termine (dal greco “cambiamento”). E come tutti i cambiamenti importanti può rappresentare una risorsa ma anche un grande rischio: di colpo si ha molto tempo libero in più da passare anche in coppia, ma non ci si può più nascondere dietro la funzione genitoriale che spesso, in molte famiglie, ha aiutato nel tempo a mettere in secondo piano eventuali lacune del rapporto di coppia. Basta pensare a quante coppie, ancora oggi, restano unite prevalentemente per i figli. Ma una volta usciti di casa, questo aspetto decade. Non è un caso che negli ultimi due decenni siano aumentate le separazio-

DOTT. SILVIO MORI Psicologo e Sessuologo - A ZANICA E CURNO -


ni over 60. In un certo senso, l’uscita dei figli da casa è sia una prova sia una spia dello stato di salute della coppia. CI SONO TRUCCHI, SEGRETI O STRATEGIE PER EVITARE QUESTI RISCHI? Se il rapporto di coppia negli anni del matrimonio e della vita familiare aveva mantenuto delle buone basi, la nuova realtà può essere vissuta come una risorsa incredibile. Una ricerca di qualche anno fa pubblicata sul Journal of Psychological Science aveva confermato che quando i figli escono di casa la qualità della vita di coppia ne può risentire positivamente. Non si smette di essere padre e madre, e spesso si diventa anche nonni. Ma sarebbe opportuno tornare a pensarsi anche come coppia, con i propri desideri e una rinnovata curiosità. Per fare questo, è bene rispolverare quel famoso “sano egoismo di coppia”. Per tradurlo in atti concreti, vuol dire

riuscire ad esempio a mettere dei paletti anche con i figli per la gestione dei nipoti. Questo vuol dire innanzitutto crearsi un potenziale spazio di coppia da investire come meglio si crede: per viaggiare, visitare città nuove, o anche semplicemente andare a cena, al cinema, a teatro, o per riprendere o iniziare un hobby o un’attività sportiva. Attività che si possono fare in coppia ma anche singolarmente, perché è sempre bene coltivare degli spazi individuali per poi avere ancora più voglia e desiderio di riscoprirsi, anche dal punto di vista intimo ed erotico. CON QUESTI PICCOLI ACCORGIMENTI, QUINDI, L’USCITA DEI FIGLI DA CASA PUÒ TRASFORMARSI VERAMENTE IN UNA NUOVA PRIMAVERA PER LA COPPIA… Proprio così. E se poi consideriamo che esistono tanti prodotti in supporto alle fisiologiche risposte sessuali maschili e femminili, anche

da questo punto di vista una coppia ha tanti motivi per essere felice che i figli siano ormai grandi e autonomi. Uno degli aspetti più affascinanti di queste tappe evolutive è che quando nasce il primo figlio, la coppia è chiamata al duro compito di passare da “due” a “tre”. Molti e molti anni dopo, la coppia è chiamata al compito inverso: tornare a essere “due”. E non tutte le coppie riescono in questo. Ecco allora la tristezza e la malinconia. In alcuni casi possono sfociare in forme depressive e ansiose, che segnalano la difficoltà ad adattarsi e a reagire positivamente a questi cambiamenti. Ma non bisogna mai dimenticare che, come scriveva Kahlil Gibran ne Il Profeta, “noi siamo l’arco dal quale, come frecce vive, i nostri figli sono lanciati in avanti”. Così come è bello quando una gravidanza arriva al parto, altrettanto bello è quando la genitorialità porta all’autonomia del figlio e di conseguenza a un nuovo tempo e a un nuovo spazio per la coppia.

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IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

COSÌ RINFORZI

il pavimento pelvico

DOTT. ROBERTO MARZII Specialista in Ginecologia e Ostetricia - PRESSO SMILE MEDICAL CENTER ALMÈ -

a cura di ELENA BUONANNO

È

una zona “strategica” del corpo femminile. Un muscolo, o meglio un insieme di muscoli, che andrebbe tenuto in allenamento in ogni fase della vita, ma soprattutto durante la gravidanza e nel post parto, per garantire al feto il necessario “supporto” e prevenire problemi in incontinenza. Parliamo del pavimento pelvico o perineo. Ma dove si trova questo muscolo? Che funzioni ha? E soprattutto cosa si può fare per mantenerlo al meglio? Lo abbiamo chiesto al dottor Roberto Marzii, ginecologo, e alla dottoressa Monica Vitali, ostetrica, riabilitatrice e consulente sessuale. CHE COSA È E A COSA SERVE QUESTO MUSCOLO? Il pavimento pelvico è un insieme di strati di legamenti e muscoli posti alla base della cavità addominale/pelvica, indispensabile per il sostegno di uretra, vescica, intestino e, nella donna, dell’utero, che si estendono come un’amaca partendo dall’osso sacro (dietro) fino all’osso pubico (davanti). Per dare meglio l’idea è la zona anatomica che appoggiamo al sellino quando andiamo in bicicletta. Questi muscoli, troppo spesso ignorati, svolgono un ruolo importante per garantire la continenza

DOTT.SSA MONICA VITALI Ostetrica riabilitatrice - CONSULENTE SESSUALE PRESSO LO STUDIO VITALI DI BERGAMO, PROFESSORE CORSO DI LAUREA IN OSTETRICIA A MANTOVA -

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Bergamo Salute

urinaria e fecale e contribuiscono a rendere la sessualità più soddisfacente. Questo vale per tutti i momenti della vita, ma ancora di più durante la gravidanza, una fase molto delicata per questo muscolo. Oltre alle variazioni ormonali, in particolare l’aumento del progesterone che fa diventare più rilassate tutte le strutture del nostro corpo, infatti durante la gravidanza si ha uno spostamento del baricentro dovuto al cambiamento di peso e di forma. Ne consegue che molti muscoli e legamenti devono esercitare uno sforzo più intenso per mantenere il corpo in postazione eretta. Tutto questo può provocare delle disfunzioni sia a livello pelvico (stitichezza, diarrea, incontinenza, etc), sia a livello della colonna vertebrale (mal di schiena, sciatalgie, dolore alle articolazioni) . Questi sintomi possono essere prevenuti o arginati con un corretto stile di vita e con un adeguato allenamento o con una corretta e tempestiva rieducazione-riabilitazione. NON SOLO GRAVIDANZA E PARTO. I MUSCOLI DEL PAVIMENTO PELVICO POSSONO INDEBOLIRSI, IN MANCANZA DI ESERCIZIO SPECIFICO, ANCHE IN CASO DI STITICHEZZA, SOVRAPPESO, SOLLEVAMENTO DI PESI, TOSSE PROLUNGATA, MENOPAUSA (A CAUSA DELLE MODIFICAZIONI CORPOREE ORMONALI E CONSEGUENTE INDEBOLIMENTO DEL SISTEMA MUSCOLARE)


GLI ESERCIZI PER ALLENARLO 1.CONTRAZIONE • A vescica vuota sdraiatevi con i muscoli delle cosce, delle natiche e dell’addome rilassati. •Contraete i muscoli attorno all’ano e alla vagina contemporaneamente. Dovreste avvertire una sensazione di “sollevamento” ogni volta che contraete i muscoli del pavimento pelvico. Cercate di trattenere saldamente tale contrazione contando fino a 3 secondi prima di lasciar andare e rilassarvi. •Ripetete l’esercizio (contrazione e pausa) per circa 10 volte, in serie da tre, e rilassatevi. È importante che la pausa sia il doppio del tempo di lavoro. Mentre eseguite gli esercizi non trattenete il respiro; contraete e sollevate soltanto la muscolatura pelvica; non contraete le natiche; e mantenete rilassate le cosce.

ECCO COME PRENDERE CONFIDENZA CON “LUI”

• Quando urinate, cercate di arrestare il flusso per avviarlo successivamente. Questo movimento chiamato “pipi-stop” è bene farlo solo per capire dove sono collocati i muscoli giusti da allenare , poi gli esercizi andranno eseguiti a vescica vuota. Non fatelo più di una volta alla settimana perché gli esercizi potrebbero interferire con il normale svuotamento della vescica. • Chiudete l’anello muscolare attorno all’orifizio vaginale come se si volesse cercare di controllare uno stimolo minzionale. Successivamente rilassatelo. Effettuate questo movimento una decina di volte cercando di non stringere i glutei.

2. CONTRAZIONE PROGRESSIVA Questo esercizio si avvale di visualizzazioni. •L’ascensore: immaginate di avere una pallina nel canale vaginale che dal “piano terra”, corrispondente alla parte esterna della vagina, deve salire lungo il canale, aumentando la contrazione di “piano in piano”. Giunti all’ultimo piano, si tiene la contrazione massima per qualche secondo, per poi “riscendere”, rilasciando gradatamente i muscoli. • Esercizio con la ciliegia: immaginate di prendere con la vagina una ciliegia dal pavimento, di introdurla, masticarla con la vagina e poi sputare il nocciolo, contraendo sempre di più i muscoli. • Esercizio con la spugna: immaginate di avere una spugna in vagina piena d’acqua e di strizzarla con i muscoli del pavimento pelvico.

sogno di minor tempo per tornare ad avere la stessa funzionalità di prima della gravidanza e si riprenderanno più in fretta. Se invece non si è fatto nulla per allenarlo durante la gravidanza i tempi saranno più lunghi ed è possibile che si manifestino disturbi come incontinenza urinaria, fecale e di gas, dolore pelvico. Non a caso, per quanto riguarda in particolare l’incontinenza, gli esperti raccomandano che gli esercizi per il pavimento pelvico dovrebbero essere una componente standard pre e post-parto. L'effetto positivo di un pavimento pelvico in forma comprende anche la sfera sessuale, perché si possono ottenere un'ottima capacità di controllo sull'orgasmo e una maggior consapevolezza sulla funzionalità del proprio apparato genitale, anche dopo il parto. Questa zona, infatti, è anche il punto delle sensazioni ed emozioni più profonde della donna. Infine, se è flessibile e attivo garantisce anche un fisiologico apporto di sangue e nutrimento delle mucose genitali e aiuta quindi a prevenire cistiti ricorrenti, vaginiti e secchezza vaginale.

MANTENERLO IN FORMA È UTILE ANCHE PER IL BUON ESITO DELLA GRAVIDANZA? Assolutamente sì. Più il pavimento pelvico è allenato e sano, meglio può assolvere al suo ruolo durante la gestazione, ovvero tenere “chiuso” il corpo della donna affinché possa portare a compimento lo sviluppo del bambino fino al momento della nascita, aiutare l’organismo a far fronte al crescente peso del nascituro. Nelle ultime fasi del parto vaginale, invece, aiuta a sviluppare la capacità di controllo dei muscoli, a partorire più facilmente e a ridurre le probabilità di lacerazioni del pavimento durante il parto. Ha quindi una doppia funzione: contenere e lasciar uscire. Un pavimento pelvico allenato e tonico, poi, è importante anche nei primi mesi dopo il parto: i muscoli e i tessuti della zona pelvica, “stirati” per permettere il passaggio del bimbo nel canale da parto, avranno bi-

COSA SI PUÒ FARE PER ALLENARLO O RIEDUCARLO? Esistono alcuni esercizi specifici, detti di Kegel dal ginecologo che li ha inventati (vedi box), che si sono rivelati efficaci sia nell’“allenare” sia nel riabilitare i muscoli del pavimento pelvico. Per quanto riguarda la prevenzione è importante iniziare a farli il più presto possibile, dalle primissime fasi della gravidanza fin dopo il parto. Se, invece, non si è fatto nulla durante la gravidanza e si manifestano problemi come l’incontinenza (che perdura oltre i primi 4-6 mesi dopo il parto, periodo durante il quale è di solito difficile avere una buona propriocezione/consapevolezza della zona pelvica) è meglio non aspettare sperando che il problema si risolva da solo, ma intervenire per ripristinare la corretta tonicità muscolare pelvica, rivolgendosi a uno specialista e ostetrica-riabilitatrice qualificati che dopo un’adeguata valutazione e diagnosi sapranno pianificare la riabilitazione più idonea per la risoluzione dei disturbi. Bergamo Salute

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

DOTT. ROBERTO GIOVANNONI Specialista in Ortodonzia

A CHE ETÀ

devo portare mio figlio dal dentista? a cura di VIOLA COMPOSTELLA

Q

uando programmare la prima visita dal dentista per il proprio figlio? E quali sono le problematiche più comuni tra i piccoli, che si possono prevenire o trattare efficacemente con controlli fatti al momento giusto? «La prevenzione è fondamentale in campo medico e l’odontoiatria non fa eccezione. La prima visita dal dentista è raccomandabile prima dei 6 anni anche in assenza di apparenti problemi o disturbi» suggerisce il dottor Roberto Giovannoni, specialista in ortodonzia. «È importante infatti che i genitori ricevano tutte le informazioni corrette prima che i loro figli entrino nella fascia di età compresa fra i 6 e gli 8 anni, periodo in cui si assiste a un'importante fase di accelerazione di crescita generale e quindi anche a livello del distretto oro-facciale (bocca)».

nel suo complesso e il suo funzionamento. Il dentista infatti non guarderà solo i denti, in quel periodo probabilmente solo da latte (decidui), ma potrà valutare l'equilibrio cranio-facciale, in modo da prevenire possibili malocclusioni (difetti di masticazione) e asimmetrie, valuterà inoltre le funzioni, come la respirazione e la deglutizione etc.. Analizzando tutti questi aspetti darà un quadro quindi dello stato di salute oppure della presenza di eventuali problemi sia a livello dentale sia a livello scheletrico o funzionale e delle soluzioni eventualmente indicate. In età successiva si assiste a uno sviluppo cranico che in certe situazioni può limitare l'efficacia delle terapie.

DOTTOR GIOVANNONI, CHE COSA CONTROLLA IN PARTICOLARE IL DENTISTA DURANTE LA PRIMA VISITA E PERCHÉ È IMPORTANTE FARLA? Lo stato di salute e di armonia del sistema bocca

QUALI SONO I PROBLEMI PIÙ COMUNI CHE SI RISCONTRANO INTORNO AI 6 ANNI? Carie a parte, per quanto riguarda i problemi di masticazione (scheletrici e funzionali ), una delle patologie che più frequentemente si riscontra in questa età

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Bergamo Salute


è legata alla respirazione non corretta. Raffreddori frequenti, mal d'orecchie, mal di testa da sinusiti più spesso frontali, tosse secca e stizzosa, allergie, respiro rumoroso la notte con adenoidi ingrossate, possono accompagnare ed essere le manifestazioni legate a un palato “stretto”. Se tale ristrettezza è anatomica (ossea), e lo valuterà il dentista, si dovrà normalizzare la causa del problema agendo sulle basi ossee con l’apparecchio opportuno. Spesso ci si trova di fronte a bambini già operati di adenoidi e/o tonsille, pensando che questa possa essere la soluzione del problema di respirazione, che a distanza di tempo però ripresentano la stessa sintomatologia. In questi casi la rimozione delle adenoidi non ha funzionato perché non si è agito sulla causa del problema e cioè sul palato “stretto”. Ecco perché il lavoro di “squadra” fra pediatra, dentista e otorinolaringoiatra diventa fondamentale. Al palato stretto possono poi legarsi altri disturbi, tra cui funzioni muscolari anomale come ad esempio la persistenza della deglutizione infantile e la “esse” interposta o sigmatismo. In questi casi al paziente viene a volte consigliato un trattamento di logopedia, magari direttamente dagli insegnanti e non si pensa prima al dentista. Per i logopedisti però risulta impossibile rieducare le funzioni in presenza di problemi scheletrici e con ossa mascellari non riarmonizzate in precedenza dal dentista. Si può anche verificare la cosiddetta masticazione inversa su uno o su entrambi i lati, ov-

vero i denti inferiori masticano all’esterno rispetto a quelli superiori (questo ingranaggio dentale errato è spesso il risultato di uno scivolamento della mandibola con un palato stretto e non si risolverà crescendo, anzi potrà addirittura portare a crescite scheletriche asimmetriche). CHE ALTRI DISTURBI SI POSSONO DIAGNOSTICARE PRECOCEMENTE A QUESTA ETÀ? Un’altra malocclusione che va assolutamente trattata precocemente (prima dei sette anni di età) è quella che si presenta quando la mandibola cresce troppo e in una direzione non corretta. I segni più evidenti sono il mento “sporgente” e la malposizione degli incisivi che hanno rapporti invertiti (gli incisivi inferiori chiudono in avanti rispetto ai superiori). In questo caso, in cui gioca un ruolo fondamentale la predisposizione familiare, è fondamentale la terapia precoce. Il dentista suggerirà la terapia (apparecchio) più opportuna. Infine frequenti sono i casi di sporgenze evidenti degli incisivi superiori (a castoro) con il labbro inferiore che a volte si interpone fra i denti (si infila tra gli incisivi superiori e inferiori). L’intervento precoce, oltre a normalizzare le componenti scheletriche, dentali e muscolari, riduce il rischio di traumi accidentali e cadute che possono portare a fratture se non addirittura alla perdita degli elementi dentari.

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Benefici, pro e contro L’avvicinarsi dell’estate risveglia la voglia di fare attività fisica. Molti si iscrivono in palestra, altri preferiscono il “fai da te”. Ecco qualche consiglio per evitare rischi a cura di ELENA BUONANNO

“A

llenamento sì, ma in casa o in palestra?” . È questa la fatidica domanda che si fanno molte persone in questo periodo dell’anno, spinte dalla voglia di ricominciare a fare attività fisica e di rimettersi in forma dopo l’inverno. Spesso ha la meglio l’allenamento “casalingo” per mancanza di tempo o per questioni economiche o semplicemente per privacy e comodità. Premesso che fare esercizio fisico resta una scelta sana, anche per chi opta per il “fai da te”, l’allenamento “casalingo” può comportare alcuni rischi da non sottovalutare. «Innanzitutto nell’esecuzione dell’esercizio: il rischio di farlo in maniera scorretta, senza nessun controllo, soprattutto se si è inesperti, è davvero molto elevato» sottolinea Elena Magnani, personal trainer. 32

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QUALI ACCORGIMENTI SI POSSONO SEGUIRE A CASA PER NON INCORRERE IN BRUTTE SORPRESE? Per prima cosa è indispensabile iniziare a fare attività fisica con molta cautela e, se si hanno particolari patologie, prima consultarsi con il proprio medico. Per quanto riguarda invece l’esecuzione corretta degli esercizi, per chi è alle prime armi, è consigliabile consultare un professionista del settore per un parere sulla scelta dell’attività e del tipo di allenamento, che deve essere calibrato sulle caratteristiche della persona e sugli obbiettivi che si vogliono raggiungere, ma anche per acquisire le giuste tecniche di esecuzione del movimento, in modo da evitare errori che a lungo andare potrebbero nuocere alla salute


invece che giovare. L’attività fisica miincoraggiate dall’istruttore, dall’ambiengliora le condizioni generali e il note e non ultimo dal fatto di aver pastro stato di salute a patto che vengato. Infine aumentano le possibilità LA DOSE IDEALE ga però eseguita correttamente; di socializzazione e si può trovare Quante volte allenarsi, di contro un cattivo allenamento un compagno/a di allenamento con a casa o in palestra, può provocare, soprattutto con cui condividere gli obbiettivi di alalla settimana per avere il passare degli anni, problemi a lenamento e spronarsi a vicenda. benefici? L'ideale è 3 volte livello articolare, vertebrale e carper 35 - 50 minuti a seduta diovascolare. ALLENARSI A CASA È EFFICACE ANCHE PER CHI, AD ESEMPIO, VUOLE AUMENTARE LA MASSA MUSCOLARE O SOLO PER CHI VUOLE MUOVERSI? L’home fitness è un’alternativa alla palestra adatta a tutte quelle persone che vogliono semplicemente tenersi in forma, ma anche a quelle che vogliono aumentare la forza o la massa, purché, come detto prima, il programma di allenamento sia studiato e stabilito preventivamente in base a quello che si vuole ottenere. Per avere risultati, però, chi vuole praticare l’home fitness deve avere una grande forza di volontà e determinazione, perché, senza, l’allenamento durerebbe nel migliore dei casi qualche mese, se non qualche settimana. Se l’allenamento risponde a tutte queste caratteristiche, uno dei maggiori vantaggi resta sicuramente il risparmio di tempo, non solo per gli spostamenti, ma anche perché, a differenza di quello che capita nei centri fitness spesso affollati negli orari di punta, non si deve aspettare il proprio turno per utilizzare gli attrezzi. Questo permette di mantenere sempre la propria routine di allenamento, senza cambi di “scaletta”. QUALI SONO, INVECE, I VANTAGGI DELL'ALLENAMENTO IN PALESTRA? Nei centri fitness attrezzati le possibilità di allenamento e la varietà di esercizi sono praticamente infiniti: sala pesi, area aerobica (cyclette, tapis roulant etc.) ma anche corsi di spinning, nuoto, pilates, yoga etc.. Tutto questo permette un allenamento completo, vario, meno monotono. In palestra, inoltre, si ha a disposizione uno staff di personale qualificato per qualsiasi tipo di problematica, soprattutto in presenza di disturbi alle articolazioni o alla schiena. Soprattutto agli inizi è necessario farsi seguire per essere “istruiti” al meglio. Anche per un atleta molto esperto è molto facile farsi male, quando l’intensità e il carico di lavoro sono molto elevati e la presenza di un istruttore serve soprattutto nel caso di esercizi complicati come la panca piana o nelle ripetizioni forzate là dove anche un piccolo errore nell’esecuzione potrebbe provocare danni. Allenarsi in palestra, quindi, è molto più sicuro e meno rischioso. Inoltre anche le persone più pigre in palestra riescono a trovare più facilmente la motivazione perché

A CASA: 5 ESERCIZI PER INIZIARE • SQUAT GAMBE Piedi leggermente extraruotati alla larghezza spalle (facendo attenzione a non superare con le ginocchia la punta dei piedi) eseguite un piegamento sulle gambe fino a che la coscia risulti parallela al pavimento. 4 serie per 12/15 ripetizioni - tempo di recupero 1 sec. • CURL BICIPITI Impugnate due borse di tela o di plastica nelle quali avrete introdotto ad esempio lattine di salsa di pomodoro oppure scatole di riso o pasta (si possono anche utilizzare come pesi due bottiglie d’acqua). Braccia lungo i fianchi, mantenendo il gomito fermo, flettete l’avambraccio verso la spalla, per poi riportarlo alla posizione iniziale di partenza. 3 serie per 10 ripetizioni - tempo di recupero 1 sec. • REMATORE Gambe a terra alla larghezza delle spalle, impugnate un bastone di legno, ad esempio il manico di una scopa, e flettete il busto in avanti e le braccia tese verso il pavimento. Portate il bastone verso l’addome controllando il movimento e cercando di tenere i gomiti “stretti” e tornate alla posizione di partenza. 4 serie per 15 ripetizioni - tempo di recupero 1 sec. • ALZATE LATERALI BRACCIA Impugnate due bottiglie d’acqua che sostituiscono i manubri della palestra. Gambe e braccia leggermente flesse, queste ultime lungo i fianchi, sollevate le braccia all’altezza spalle simulando di versare il contenuto delle bottiglie a terra. Riportate le braccia alla posizione di partenza. 3 serie per 12 ripetizioni - tempo di recupero 1 sec. Le ripetizioni vanno eseguite in modo lento, 1 sec. nella fase positiva,quando il muscolo si accorcia (ad esempio alzando un peso) e 5-6 sec. nella fase negativa quando il muscolo si allunga (ad esempio riabbassando lentamente lo stesso peso); Il tempo di recupero tra una serie e l’altra deve essere di 60 sec. Bergamo Salute

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IN FORMA

BELLEZZA

RINNOVA LA PELLE con scrub e peeling

a cura di ALESSANDRA PERULLO

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à nuova luce alla pelle. La mantiene liscia e levigata. La rende più ricettiva ai principi attivi contenuti in creme e altri trattamenti. Combatte la secchezza. No, non è un nuovo ritrovato miracoloso. È lo scrub, un ottimo alleato, insieme al peeling, per rinnovare la pelle di viso e corpo provata e ingrigita dall’inverno e prepararla alla bella stagione e al sole. Ma ogni quanto bisognerebbe farli? E come? Ce lo spiega la dottoressa Mariarita Andaloro, medico chirurgo che da anni si occupa di medicina estetica. DOTTORESSA ANDALORO, COS’È LO SCRUB E A COSA SERVE? Lo scrub è un trattamento esfoliante che stimola l’eliminazione delle cellule morte che si depositano sulla superficie cutanea, riattiva la microcircolazione e favorisce la fuoriuscita di comedoni (punti neri), rendendo la pelle più liscia, morbida e meno spenta. Le cellule morte vengono rimosse con un'azione meccanica, grazie alla presenza di microgranuli o sferule. CON CHE FREQUENZA È CONSIGLIABILE APPLICARLO SIA AL VISO SIA AL CORPO? Premesso che sulla pelle del viso è bene utilizzare uno scrub più delicato rispetto a quello del corpo, in linea di massima uno scrub casalingo andrebbe fatto una volta alla settimana e, con il passare del tempo, una volta al mese. Per i trattamenti professionali invece sono sufficienti due sedute nel periodo invernale e due nel periodo estivo. Una somministrazione troppo frequente, potrebbe infatti determinare fenomeni di sensibilizzazione eccessiva della cute. Per chi inizia, è consigliabile provare il prodotto su una piccola zona dietro l’orecchio e vedere come reagisce la pelle: se non si presentano controindicazioni, si può procedere al trattamento.

IL PEELING CHIMICO (INTERMEDIO O PROFONDO) INNESCA UNA REAZIONE INFIAMMATORIA DA PARTE DELLA PELLE CHE ATTIVA LA PRODUZIONE DI NUOVE FIBRE DI COLLAGENE E DI GLICOSAMINOGLICANI (MECCANISMI RIVITALIZZANTI DEL DERMA)

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DOTT.SSA MARIARITA ANDALORO Medico estetico - PRESSO CENTRO ESTETICO LASER -

COME SCEGLIERE LO SCRUB GIUSTO PER IL PROPRIO TIPO DI PELLE? Se si ha la pelle secca, in generale, sarebbe bene evitare questo tipo di trattamento, poiché si potrebbe incorrere nella rottura dei capillari. Per chi invece ha la pellegrassa o mista va bene qualsiasi tipo di scrub. Preferibili sono comunque quelli con ingredienti naturali come sale rosa dell’Himalaya, noccioli di frutta polverizzati, zucchero di canna, farina di mandorle o avena. CHE COS’È, INVECE, IL PEELING? Il peeling (dall'inglese to peel, "spellare") è un trattamento levigante ed esfoliante, che determina una parziale o totale distruzione degli strati più superficiali della pelle attraverso l’utilizzo di agenti chimici ad azione cosiddetta cheratolitica. In questo modo si va a stimolare il turnover (ricambio) delle cellule, restituendo alla pelle luminosità e diminuendo le imperfezioni cutanee più diffuse: pori dilatati, impurità, comedoni, cicatrici post-acneiche, macchie e cheratosi, rughe e danni da photoaging (invecchiamento cutaneo dovuto all’esposizione ai raggi UV). I peeling chimici si differenziano in base al tipo di agente chimico utilizzato e in base alla loro capacità di penetrare in profondità e possono essere superficiali, medi e profondi.


Peeling superficiale È indicato per eliminare le rughe molto fini, le macchie superficiali e le lesioni cheratosiche (ipercheratosi attiniche o seborroiche e le verruche piane). In genere l’entità del miglioramento è modesto e per raggiungere risultati più consistenti occorre fare più sedute, a distanza di circa venti giorni l’una dall’altra. Tra i prodotti utilizzati: Resorcina e derivati (Pasta di Unna, Soluzione di Jessner ovvero una combinazione di Acido Lattico, Acido Salicilico, Resorcina), Alfaidrossiacidi, Acido Glicolico al 70%. Peeling intermedio Più aggressivo rispetto a quello superficiale, determina un ricambio complessivo dell’epidermide e di una piccola parte del derma papillare, cioè lo strato più superficiale del derma (lo strato della pelle sotto l’epidermide). Offre ottimi risultati, soprattutto per i tipi di cute con macchie, rughette, ipercheratosi, causate dall’eccessiva esposizione solare e localizzati prevalentemente nell’epidermide e nel derma superficiale. Tra i prodotti utilizzati: Acido Piruvico e Acido Tricloroacetico (TCA) al 30-40%, usato esclusivamente dal medico. Peeling profondo (peeling chirurgico) Distrugge tutta l’epidermide, buona parte del derma papillare e a volte del derma reticolare. La pelle può essere rigenerata in modo completo, ma c’è anche il rischio che rimangano cicatrici. I prodotti utilizzati

DURANTE. La soluzione del peeling viene applicata sulla pelle del viso con una spugnetta o un pennello. Il medico deciderà per quanto tempo prolungare l’applicazione osservando attentamente la reazione della pelle. DOPO. I peeling chimici intermedi e profondi lasciano la pelle arrossata. Si possono formare delle croste a seconda del tipo e della profondità del trattamento affrontato. Nel giro di circa 5/10 giorni, periodo durante il quale ci si può truccare tranquillamente (ad eccezione del primo), si sarà formata una nuova pelle. sono: Fenolo e Acido Tricloroacetico ad alte concentrazioni (50% ed oltre). CHIUNQUE SI PUÒ SOTTOPORRE A QUESTO TIPO DI TRATTAMENTO? Ci sono delle controindicazioni, assolute o relative: gravidanza, coronaropatia ostruttiva, chirurgia recente della testa o del collo, pregresso trattamento radiante, herpes labialis in atto o con ricorrenze ravvicinate, escoriazioni neurotiche del volto, ferite aperte, acne in fase attiva, stato di stress fisico o mentale, pelle scura, fotoprotezione inattuabile post-operatoria.

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amici di Bergamo Salute ALBINO • Caredent Galleria Commerciale Valseriana Center Via Marconi • Centro Integra Mente Via Provinciale 31 ALMENNO SAN BARTOLOMEO • Al Robale Via Cabinetti 2 ALZANO LOMBARDO • Ospedale Pesenti Fenaroli Via Mazzini 88 • Rihabilita Via Provinciale 61 AZZANO SAN PAOLO • Fortimed Italia srl Via Cremasca 24 • Iro Medical Center Via del donatore Avis Aido 13 • Studio Odontoiatrico dott. Campana Via Castello 20 BERGAMO • A.O. Papa Giovanni XXIII Piazza OMS 1 • Asl Bergamo Via Gallicciolli 4 (e tutti i distretti) • Caredent c/o Galleria Commerciale Auchan • Cartolomabarda Via Grumello 32 • Celiachia Food Via Spino 33/A • Centro Acustico Italiano Via San Bernardino 33/C • Centro Chiropratico Salus Via C. Maffei 14/A • Centro Medico Igea Via Quinto Alpini 6 • Centrorota Via della Industria 8 • Centro Sportivo Piscine Italcementi Via Statuto 41 • Centro Studi Superiori - Synapsy Via Moroni 255 • Dott. Sayed Ahmady Via E. Fermi 9/B • Dott.ssa Marta Barbieri Via Vincenzo Monti 11 • Dott. Diego Bonfanti Via Tasso 55 • Dott. Paolo Locatelli Via Dei Celestini 5/B • Dott. Paolo Paganelli Via A. Maj 26/D • Dott.ssa Grazia Manfredi Via Paglia 3 • Dott.ssa Tiziana Romano Via Garibaldi 4 • Fisioforma Via G. D'Alzano 5 • Habilita San Marco Piazza della Repubblica 10 • Ipasvi Via Rovelli 45 • L'ortopedia Via Bellini 45 • Medic Service Via Torino 13 • Ordine dei Medici di Bergamo Via Manzù 25 • Ortopedia Burini Rotonda dei Mille 4 • Palamonti/ CAI Via Pizzo della Presolana 15 • Poliambulatorio dott. Vincenti S. - dott. Vecchi G. Via L. Palazzolo 13 • Porto di Telemaco Via S. Francesco d'Assisi 3 • Studio Odontoiatrico dott. Maggioni Maurizio Via Zelasco 1 • Universo Vegano Via Sant'Alessandro 13/A BOLGARE • Studio Dentistico dott. Stefano Capoferri Via G. Verdi 6/A BONATE SOPRA • Ortopedia Tecnica Gasparini Via Toscanini 61 BONATE SOTTO • Habilita Laboratorio Analisi Mediche Via Vittorio Veneto 2 • PrivatAssistenza Via F.lli Calvi 8 BREMBATE SOPRA • Piscine Comunali Via Locatelli 36 CASAZZA • Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale 89 CASNIGO • Centro Sportivo Casnigo Via Lungoromna 2 CHIGNOLO D'ISOLA • Isola Medical Via Galileo Galilei 39/1 CLUSONE • Habilita Poliambulatorio Via N. Zucchelli 2 COLOGNO AL SERIO • Farmacia Comunale Piazza Garibaldi 6/A CURNO • Dott. Sergio Stabilini Via Emilia 12/A GAZZANIGA • Ospedale Briolini Via A. Manzoni 130 GORLE • Centro Medico MR Via Roma 32

GROMLONGO DI PALAZZAGO • Tata-o Via Gromlongo 20 LOVERE • Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO • Studio dentistico dott. Diego Ruffoni Via Ambrosoli 6 • Studio di Psicologia Relazionale Dott. Gelfi Via Manzoni 20 NEMBRO • Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO • Ortopedia Burini Via Milano 9 • Studio Medico dott. Angelo Serraglio Via Libertà 11 OSPITALETTO (BS) • Dott.ssa Mara Seiti Via famiglia Serlini Traversa III 16 PIARIO • Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA • Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO • Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PONTIDA • Villa San Mauro Via Gambirago 571 PRESEZZO • Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA • Avalon Via R. Pigola 1 ROVETTA • Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII SAN PAOLO D'ARGON • Every Service Onlus Via Francesco Baracca 28 SAN PELLEGRINO TERME • Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO • Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE • Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 SERIATE • Albero di Psiche Via Marconi 90 • Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A • Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74 • Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO • Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri • Corpore Sano Smart Clinic c/o Centro Commerciale 2 Torri • Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO • Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1 • Caredent Via Nazionale 46 • Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34 • Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO • Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1 • Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 • Porto di Telemaco Via Matteotti 11 URGNANO • Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 • Occhiali Prezzi Pazzi Via del Commercio 110 VILLONGO • Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D'ALMÈ • Caredent Via Roma 20/D • Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA • Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA • Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 • Policlinico San Marco Corso Europa 7


Un servizio CENTRO ANALISI GENETICHE – associato AMIA che concentra lo sguardo sul singolo individuo e sulle sue caratteristiche genetiche in base alla sua alimentazione, al proprio metabolismo e alle predisposizioni individuali; in particolare, si occupa di individuare quelle piccole variazioni genetiche in relazione agli alimenti. La genomica, branca della biologia molecolare, rappresenta quindi oggi la nuova frontiera della medicina, alla luce dei recenti studi internazionali multicentrici e di ricerca di cui Habilita fa parte. Referente del servizio è il dr. Damiano Galimberti, Presidente AMIA (Associazione Medici Italiani Antiaging) e Segretario ESAAM (European Society of Anti Aging Medicine) che coadiuvato dai suoi collaboratori, dopo un’accurata anamnesi che include le abitudini alimentari di ogni paziente e la scelta delle analisi genetiche più adeguate, elaborerà una dieta personalizzata o preziose indicazioni per la salute, in base al codice genetico. A CHI È RIVOLTO IL SERVIZIO • A chi vuole perdere peso in maniera efficace e duratura • A chiunque voglia mantenersi in buona salute prevenendo alcune patologie importanti • A chi vuole contrastare l’invecchiamento cerebrale, mantenendo memoria, riflessi, performances cognitive • A chi ha una storia familiare positiva per obesità, ipercolesterolemia, osteoporosi o patologie cardiovascolari • A chi pratica sport amatoriale o a livello agonistico per migliorare l’efficienza fisica e le prestazioni • A chi manifesta stanchezza, gonfiore, ipotonia, cefalea senza motivo apparente • A chi soffre di problemi gastrici ed intestinali per evidenziare anche eventuali intolleranze alimentari • Alle donne in menopausa, per stabilire la dieta e l’integrazione nutrizionale più adeguate • A chiunque voglia una personalizzazione nella scelta delle cure più adatte per contrastare invecchiamento cutaneo e cellulite

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ALTRE TERAPIE

RUBRICHE

IDROCOLONTERAPIA

per “lavare” via le tossine a cura di MARIA CASTELLANO

S

titichezza ostinata, colon irritabile, colite, meteorismo e flatulenze, alito pesante, digestione lenta e difficile, ma anche candidosi, acne, cellulite, mal di testa e stanchezza cronica. Sono molti i casi in cui si rivelerebbe utile l’idrocolonterapia, una forma di lavaggio intestinale di cui sempre più spesso si sente parlare come tecnica per disintossicare l’organismo, anche grazie a molte star italiane e internazionali che hanno confessato di farne uso regolare per depurarsi. Ovviamente da sola non basta. I risultati si ottengono correggendo anche lo stile di vita. Ma in cosa consiste? E in quali casi può essere indicata? Lo abbiamo chiesto al dottor Francesco Laganà, medico chirurgo che da anni si interessa di idrocolonterapia.

DOTTOR LAGANÀ, A COSA SERVE QUESTO TIPO DI PRATICA? L’idrocolonterapia ha lo scopo di mantenere pulito l’intestino rimuovendo i rifiuti che si sono depositati sulle pareti dell’intestino, cellule morte, materia fecale, residui

irritanti, tossine e altre sostanze dannose al nostro organismo. Inoltre stimola la motilità intestinale e contrasta la disbiosi intestinale (alterazione della flora intestinale). La pulizia del colon è utilizzata inoltre, nella pratica medica, come preparazione a esami endoscopici, ad esempio la colonscopia, o a interventi chirurgici. MA PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE TENERE IL COLON PULITO? Perché il nostro intestino, oltre a occuparsi della digestione degli alimenti che ingeriamo, è il nostro secondo sistema immunitario. Se non funziona correttamente può insorgere tutta una serie di disturbi che vanno dalla digestione lenta alla stitichezza a problemi di pelle come l’acne, fino alle contaminazioni da funghi (come la candida) e parassiti. COME SI SVOLGE UNA SEDUTA? Si utilizza un’apparecchiatura con due tubicini che entrano nel colon del paziente (steso su un lettino): il primo introduce acqua calda con

DOTT. FRANCESCO LAGANÀ Specialista in Malattie infettive

- PRESSO POLIAMBULATORIO ALEMAN DI ALZANO LOMBARDO -

ossigeno, che circola nell’intestino sciogliendo i suoi contenuti, il secondo li fa defluire. L'operatore effettua irrigazioni successive a temperatura e pressione diverse allo scopo di ottenere un miglior effetto e personalizzare la terapia. Una seduta dura dai 40 ai 60 minuti. Se non ci sono problemi particolari, può essere ripetuta due volte all’anno. Fra una seduta e l’altra, però, per mantenere e potenziare gli effetti benefici, è importante seguire un’alimentazione equilibrata, attività fisica moderata e assumere probiotici ciclicamente. E CI SONO EFFETTI COLLATERALI O CONTROINDICAZIONI? Non ci sono effetti collaterali né a breve né a lungo termine, purché però venga eseguita da personale medico preparato in questo campo. È controindicata in chi è affetto da patologie intestinali acute, in chi soffre di insufficienza renale e in stato di gravidanza. Bergamo Salute

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RUBRICHE

GUIDA ESAMI

IPERTROFIA PROSTATICA BENIGNA (IPB): DOTT. SERGIO VALENTI Specialista in Urologia - PRESSO HUMANITAS GAVAZZENI DI BERGAMO -

Uroflussometria

UNO SCREENING PER LA SALUTE DELLE BASSE VIE URINARIE a cura di VIOLA COMPOSTELLA

«L

'uroflussometria è un esame funzionale, non invasivo, che permette di studiare e valutare il flusso urinario. Si tratta di un'indagine semplice che non richiede preparazioni complesse ed è considerata di prima scelta nei pazienti con disturbi della minzione (getto urinario debole, intermittente o a “raggera”, urgenza minzionale, incontinenza urinaria, gocciolamento post minzionale). La presenza di uno o più di questi sintomi può essere legata a molteplici patologie, sia organiche sia funzionali, del basso apparato urinario. Nell’uomo in particolare viene generalmente richiesta per indagare eventuali restringimenti uretrali, discesa o ipomobilità (sclerosi) del collo vescicale, ipertrofia prostatica. Nelle donne, invece, è consigliata in caso di sospette alterazioni del pavimento pelvico e di problemi di 46

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incontinenza urinaria, ad esempio dopo il parto o nel periodo della menopausa. In questo contesto di estrema variabilità dunque l'uroflussometria si presenta come test di screening di prima scelta per tutti i pazienti con sospetta disfunzione del basso tratto urinario e alterazioni del flusso minzionale. Tipico è il caso, ad esempio, di pazienti con sintomi del basso tratto urinario associati a ipertrofia prostatica». Chi parla è il dottor Sergio Valenti, urologo. L’abbiamo incontrato per conoscere meglio questo esame che spesso viene prescritto agli uomini, ma anche alle donne, soprattutto superati i 50 anni, e ancora nell’immaginario collettivo “sconosciuto”. DOTTOR VALENTI, CHE TIPO DI INFORMAZIONI FORNISCE? L’uroflussometria è un esame di semplice esecuzione e poco costo-

È la causa più comune di disturbi minzionali negli uomini dopo i 50 anni. Si stima che sia presente nella metà degli over 50 e nei tre quarti degli ultraottantenni. È l’ipertrofia prostatica benigna (in sigla, IPB), detta comunemente ipertrofia prostatica benigna o adenoma prostatico, ovvero l'ingrossamento benigno della prostata, la ghiandola localizzata subito al di sotto della vescica. Un ingrossamento della prostata consistente può provocare difficoltà a urinare: la ghiandola ingrossata, infatti, tende a comprimere la parte di uretra (l'ultimo tratto delle vie urinarie) che la attraversa restringendone il calibro, costringendo la vescica a un eccesso di lavoro per espellere l'urina accumulata. La conseguenza è che con il tempo la vescica si indebolisce e diventa meno efficiente. I sintomi associati a un'iperplasia prostatica importante possono essere di tipo irritativo (o di “riempimento”) od ostruttivo (o di “svuotamento”): nella prima categoria fanno parte disturbi come la frequenza urinaria, la pollachiuria notturna, l’urgenza minzionale e l’incontinenza di urgenza mentre nella seconda categoria si inseriscono l’esitazione, il getto debole e intermittente, il gocciolamento post minzionale e l’incompleto svuotamento vescicale. La terapia medica dell’IPB si avvale di due categorie principali di farmaci, meglio se usati in associazione: gli alfalitici che agiscono facilitando lo svuotamento vescicale; la finasteride e la dutasteride che invece riducono, nel tempo, il volume della prostata.


so, in grado di fornire informazioni oggettive relative al flusso urinario. L'apparecchiatura, chiamata uroflussometro, è infatti in grado di misurare la quantità di urina emessa nell'unità di tempo, registrandola su un tracciato. L'atto minzionale viene quindi rappresentato graficamente considerando due cartesiane, tempo e volume. L'interpretazione di questo diagramma consente di confermare o escludere la presenza di una disfunzione del primo tratto urinario. L'uroflussometria permette di formulare ipotesi più o meno attendibili, ma non consente di identificare con certezza la causa e la localizzazione del problema. In sostanza, di fronte a un'uroflussometria anomala sappiamo che esiste un problema funzionale delle basse vie urinarie, la cui entità e definizione verrà stabilita poi da ulteriori indagini diagnostiche (ad esempio ecografiche). Rappresenta anche un valido strumento di monitoraggio per valutare i risultati di un

trattamento, in particolare l'effetto sul flusso urinario di una terapia effettuata per rimuovere un'ostruzione. Viene quindi raccomandata nei pazienti che devono effettuare una terapia medica o sottoporsi a un intervento chirurgico, e poi ripetuta a intervalli di tempo stabiliti dal medico. IN CHE COSA CONSISTE PRATICAMENTE? L'uroflussometria dovrebbe essere eseguita in un ambiente confortevole, così da ridurre al minimo ansia e stati emozionali in grado di ostacolare la minzione. Il paziente viene invitato a urinare in un apposito strumento in grado di registrare alcuni parametri minzionali, quali la velocità del flusso di urina e il volume vuotato. COME CI SI DEVE PREPARARE ALL’ESAME? Normalmente è richiesta una preparazione semplice ma particolare, da eseguirsi nei 60-120 minuti

che precedono l'uroflussometria. Nello specifico, il medico può richiedere al paziente di svuotare la vescica, quindi bere mezzo litro/ un litro di acqua non gassata (in modo da favorire il riempimento vescicale), e trattenere le urine fino al momento dell'esecuzione dell'esame. Il riempimento della vescica non dovrà essere eccessivo; occorre infatti prepararsi bevendo abbastanza, ma non troppo. Se la vescica è troppo vuota o troppo piena infatti i risultati possono non essere attendibili. Qualora si avvertisse la sensazione di un eccessivo riempimento vescicale, è bene riferirlo al medico per eventualmente svuotare in parte la vescica in vista dell'uroflussometria. Nei giorni che precedono l'esame è di norma possibile continuare ad assumere qualsiasi farmaco o integratore prescritto. Eseguita l'uroflussometria, il paziente può tornare a casa e riprendere le normali attività quotidiane.

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ANIMALI

Come far convivere cane e gatto SOTTO LO STESSO TETTO a cura di ELENA BUONANNO

“E

ssere come cane e gatto”: un detto vecchio come il mondo che sta a indicare che due persone non possono fare a meno di litigare. Ma sarà proprio vero che i nostri amici a quattro zampe, cani e felini, non possono andare d’accordo? «Certo si sa, i proverbi celano sempre un fondo di verità, ma non è detto che sia sempre così. Cani e gatti infatti possono pacificamente convivere e arrivare addirittura a condividere gli stessi spazi» dice Paolo Bosatra, educatore cinofilo. «L’importante è adottare alcuni accorgimenti che possano facilitare il rapporto». Soprattutto se è il gatto ad arrivare quando c’è già un cane in casa. Se succede il contrario, ovvero se c’è già un micio, infatti è tutto più semplice: il gatto è un predatore, esattamente come il cane, ma il cane non fa parte delle sue prede naturali. Inoltre, pur essendo un animale territoriale, può essere disposto a condividere un territorio con altri animali purché non gli procurino fastidi. COSA SI PUÒ FARE, ALLORA, PER AIUTARE IL NOSTRO CANE AD ACCETTARE LA PRESENZA DI UN COMPAGNO FELINO? Il miglior trucco è ovviamente quello di abituare il cane fin da cucciolo alla presenza di un gatto. Solitamente non bisogna fare nulla per ottenere il rispetto reciproco: il cucciolo insegue il gatto per giocare, il gatto scappa oppure lo affronta soffiando ed eventualmente tenendolo alla larga con alcune decise zampate. Se una di queste va a segno, il cane 48

Bergamo Salute

capisce che non è il caso di tornare e comunque che è meglio evitare di farsi troppo sotto. Con il passare del tempo entrambi aumenteranno reciprocamente la tolleranza e non è raro che il gatto inizi addirittura ad accettare di buon grado le avances del cucciolo. Il resto viene da sé, fino a trovarli poi a dormire beatamente insieme nello stesso giaciglio. E SE IL CANE È GIÀ ADULTO? Il micio spesso, dopo un'iniziale paura, prende confidenza con l'ambiente e inizia addirittura a proporre il gioco al cane. A questo punto starà al nostro amico scegliere se accondiscendere o allontanarlo. Può poi verificarsi una terza opzione, ovvero che tra i due non scocchi mai la scintilla. A questo punto vi

SE NON SCATTA LA SCINTILLA Se la convivenza tra cane e gatto non parte con i migliori auspici, bisogna avere pazienza e procedere a piccoli passi. Innanzitutto occorre lasciarli liberi di studiarsi e comprendere reciprocamente le diverse personalità, psicologie e linguaggi, mantenendoli però a distanza di sicurezza. Per evitare incontri ravvicinati e possibili scontri o motivi di litigio è opportuno predisporre spazi autonomi dove i due animali siano in grado di mangiare, bere e riposare in autonomia. Dovranno avere quindi ciotole distinte collocate a debita distanza, cucce e giacigli separati e giocattoli differenti, possibilmente in stanze diverse. Contemporaneamente dovremo dare al cane premi e coccole ogni volta che il gatto sarà nella stessa stanza, in modo da condizionarlo positivamente nei suoi confronti, e lo stesso ogni volta che il cane risponderà alla presenza del micio in modo tranquillo e non aggressivo. In genere, con il tempo, il cane si renderà conto che il gatto è diventato parte integrante del branco e sarà più facile per lui accettarlo.


sarà una strana convivenza, quasi come da “separati in casa”, con i due che si spartiscono il territorio: si ignoreranno a vicenda e con il gatto che solitamente inventa abili stratagemmi per non farsi vedere dal cane, utilizzando quegli spazi in cui Fido non può arrivare, come gli scaffali, i davanzali, gli armadi, i tavoli etc.. FIN QUI SEMBRA TUTTO FACILE, ALLORA DOVE POSSONO INSORGERE I PROBLEMI? Le difficoltà, a volte insormontabili, potrebbero insorgere innanzitutto se il cane non è mai stato abituato alla presenza di un micio (va sottolineato, ad esempio, che i bravi allevatori tengono con sé uno o più gatti, in modo da abituare fin da subito i cuccioli alla loro presenza) e se dimostra una spiccata predatorietà. Bisogna premettere che i cani sono i pronipoti dei lupi e quindi sono (come i gatti del resto) dei predatori. L'istinto predatorio però cambia di soggetto in soggetto e anche nella

medesima cucciolata possono esserci notevoli differenze. Nelle prime settimane di vita i cuccioli imparano a giocare tra di loro e nel loro gioco sono a volte ben visibili tratti di predatorietà. Anche noi, una volta portato a casa il cane, possiamo istigarlo a essere predatori giocando con lui in maniera inappropriata, acquistandogli giocattoli che stimolano questo istinto: tutti gli squeezy toys, ovvero i pupazzetti che fischiano, peggio ancora se a forma di animaletto, sono piccole prede artificiali che richiamano in lui l'atto di uccidere la preda (motivo per il quale questi giochi sono comunque sconsigliabili, anche a prescindere dall'eventuale convivenza con i gatti). In questi casi la situazione diventa più delicata e difficile e richiede maggiori attenzioni (vedi box). MA ESISTONO RAZZE MENO “TOLLERANTI” NEI CONFRONTI DEI GATTI? La predatorietà, come accennato, varia da soggetto a soggetto, quindi

è difficile dire se una razza possa essere potenzialmente più “pericolosa”. Certo però ci sono razze, come ad esempio i piccoli terrier, che storicamente stazionano nelle stalle delle scuderie in quanto abilissimi stanatori e cacciatori di topi, che hanno un istinto di predatori più spiccato, motivo per il quale possono non essere troppo “amichevoli” nei confronti di altri animali, gatti compresi.

PAOLO BOSATRA Educatore cinofilo - PRESIDENTE E FONDATORE DELLA A.S.D. L’ALLEGRA CAGNARA -


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Torta di Mele Uno sfizio leggero, senza proteine animali nè zucchero, per soddisfare la voglia di dolce senza “danni” INGREDIENTI

PREPARAZIONE

PER 6-8 PERSONE • 800 GR DI MELE • 300 GR DI FARINA INTEGRALE • 100 GR DI FARINA MAIS FIORETTO • 180 GR DI OLIO DI RISO • 150 GR DI LATTE DI AVENA O RISO • 150 GR DI MALTO DI RISO • 2 BUSTINE DI LIEVITO NATURALE PER DOLCI • SCORZA DI UN LIMONE NON TRATTATO GRATTUGIATA • 2 CUCCHIAI DI UVETTA NON AMMOLLATA • 1 PIZZICO DI CANNELLA (FACOLTATIVO) • 1 PIZZICO DI SALE

Sbucciate e lavate le mele, togliete il torsolo. Frullate la metà delle mele e unite l’olio, il malto e un pizzico di sale. A parte setacciate le farine insieme con il lievito, aggiungete la cannella e la scorza di limone. Versate i liquidi sulle farine e miscelate, diluendo con il latte di riso o avena fino a ottenere un impasto morbido, aggiungete l’uvetta e 200 grammi di mele a fette .Versate il tutto in uno stampo da ciambella oliato e infarinato, quindi adagiatevi sopra il resto delle mele rimanenti tagliate a fettine. Infornate a 180° C non ventilato per 45/50 minuti circa. Fate la prova dello stecchino per verificare la cottura.

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DAL TERRITORIO

NEWS

10 ORE DI SPORT E SOLIDARIETÀ Una no stop di sport all’insegna del divertimento e della solidarietà. È la manifestazione “10 ore di sport”, giunta quest’anno alla18a edizione, in programma per l’ultimo week end di maggio (30/31), dalle ore 9 alle 19, a San Pellegrino Terme. Durante queste 10 ore gli iscritti, arrivati ormai a 1200 tra adulti e bambini, sanpellegrinesi e non, potranno praticare oltre 30 attività sportive, quasi tutte open air, sotto la guida di istruttori qualificati ma senza arbitri, perché lo spirito non è l’agonismo ma la passione e il divertimento. L’intento di questa giornata, oltre alla beneficenza e alla promozione dello sport, è fare conoscere San Pellegrino Terme anche come meta di turismo sportivo e di benessere a contatto con la natura. Il ricavato di questa edizione andrà all’associazione “Aiutiamoli”, afferente all’Asl di Treviglio, che si occupa di aiutare le famiglie con persone affette da disturbi mentali, organizzando ad esempio corsi di teatro e la coltivazione di orti biologici. Per informazioni: www.10oredisport.it

UN NUOVO NUMERO UNICO, FACILE DA RICORDARE, PER LA GUARDIA MEDICA

Non vi sentite bene e avete bisogno di contattare la “guardia medica” più vicina, ma non sapete qual è il numero giusto da chiamare? Niente paura. Da metà febbraio in caso di necessità basta digitare lo 035.3535, il nuovo numero unico di riferimento per la continuità assistenziale (ex guardia medica) attivato dall’Asl di Bergamo, che si affianca per le urgenze al consolidato riferimento del 118. Ogni cittadino, componendo il numero da qualsiasi Comune della provincia bergamasca, sarà accompagnato da una voce guida che registrerà e smisterà la richiesta assistenziale verso la postazione di riferimento del Comune di provenienza della chiamata. Il servizio, progettato e sviluppato da Telecom Italia in collaborazione con Interactive Media, nasce per offrire un accesso centralizzato e più “facile” ai servizi di continuità assistenziale ed è stato realizzato con un evolutissimo sistema in grado di riconoscere qualsiasi tipo di voce fino anche al dialetto bergamasco. Il nuovo numero è attivo dalle 20 alle 8 nei giorni lavorativi, dalle 10 alle 24 nei giorni prefestivi infrasettimanali e 24 ore su 24 sabato, domenica e festivi.

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AUSER BERGAMO: AL VIA IL PROGETTO “ABITO” PER STUDENTI E ANZIANI

Offrire un alloggio agli studenti universitari, in particolare a coloro che frequentano la facoltà di infermieristica, e aiutare gli anziani soli a combattere la solitudine. Sono le due facce della medaglia del progetto “Abito”, promosso da Auser Bergamo in collaborazione con Terza Università, Proteo e Arci Fuorirotta di Treviglio e con il sostegno della Regione Lombardia: dà la possibilità ai sempre più numerosi universitari “fuori sede” della nostra città di vivere nell’appartamento di un anziano autosufficiente in cambio di un po’ di compagnia e di un aiuto in casa. Un progetto che servirà a favorire lo scambio generazionale e aiuterà gli anziani, ma anche i ragazzi stessi, a sentirsi meno soli. La prima fase, sperimentale, coinvolgerà almeno 30 “coppie”, abbinate in base all’empatia, la condivisione, l’aiuto reciproco. Per informazioni: abito@attivazionebg.ue; 035 363070; o www.attivazione-bg.eu.


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INAUGURATA LA NUOVA “CASA DEL SOLE” ALLA TRUCCA, UNA SPERANZA PER SEMPRE PIÙ MALATI

Più grande, più funzionale, con più appartamenti e tante aree comuni in cui potersi ritrovare per stare in compagnia, aiutandosi così a vicenda, soprattutto dal punto di vista morale, e affrontare meglio la malattia. Domenica 15 febbraio, in occasione del 23° anniversario di costituzione dell'Associazione Paolo Belli, è stata inaugurata la nuova “Casa del Sole” alla Trucca, che ospiterà malati o familiari di malati, provenienti da altre città italiane, in cura presso la divisione di Ematologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. Un traguardo importante, atteso dai tanti volontari e dai pazienti, per raggiungere il quale ci sono voluti 6 milioni di euro, raccolti in gran parte grazie alle donazioni ricevute durante le molte iniziative organizzate dall’Associazione (come la vendita delle Stelle di Natale e delle uova di Pasqua). L’edificio, che sorge in via Trucca (ingresso da via Martin Luther King) vicinissimo all’Ospedale Papa Giovanni XXIII, si sviluppa su quattro livelli (piano interrato, piano terra, primo e secondo piano) ed è a forma di ferro di cavallo con al centro un’area comune all’aperto. Gli appartamenti (bilocali), 20, sono tutti autonomi, con camera da letto dotata anche di tutto il necessario per accogliere un bambino (fasciatoio e lettino a sbarre), cucina, bagno. Grande attenzione è stata posta in particolare alle aree comuni con sale multifunzionali e molto ampie (come la sala principale, la sala riunioni, la cucina comune), studiate appositamente per favorire la socializzazione, la condivisione e la possibilità di trascorrere del tempo insieme. www.associazionepaolobelli.it Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

ADDIO ALL’ANGELO

della riabilitazione a cura di LUCIO BUONANNO

È

stato il padre della riabilitazione nella Bergamasca. Nel 1977 trasformò la Casa degli Angeli di Mozzo, nata per ospitare le ragazze madri e i bambini soli e acquistata dall’Ospedale Maggiore, in un vero e proprio Centro di riabilitazione all’avanguardia. Per i pazienti e i suoi allievi della Scuola di terapisti della riabilitazione il professore Silvano Ceravolo era considerato davvero un angelo, sempre sorridente, gentile, alla mano, prodigo di consigli per tutti, mai al di sopra delle righe. Anzi non amava mettersi in mostra e fino all’ultimo ha tenuto fede al suo stile. Se n’è andato il 10 gennaio, a ottant’anni mettendo fine agli acciacchi degli anni.

trodusse anche la logopedia e la psicologia nel piano riabilitativo per accelerare il ritorno alla vita normale dei suoi “ospiti” che considerava e trattava da amici, da padre o fratello maggiore. Fino al 2000. Quando da primario dell’Unità riabilitativa degli Ospedali Riuniti, direttore della scuola per terapisti, professore universitario per la laurea in fisioterapia, scelse di andare in pensione e di trasferirsi in Habilita, allora famosa soprattutto per le camere iperbariche. Nella nuova struttura portò la sua vena pionieristica e la spiccata propensione per le sfide: fu tra i primi a credere nel progetto di Habi-

lita, viaggiò molto per scoprire le nuove frontiere della riabilitazione. Fu lui a introdurre la terapia con le onde d’urto. E il professor Ceravolo ha collaborato, come direttore sanitario, con il fondatore Roberto Rusconi, alla trasformazione del centro iperbarico nel nuovo centro riabilitativo, che oggi, con le sei strutture, è all’avanguardia. «Silvano aveva un carattere forte, molto rigoroso con se stesso. Era un vero perfezionista, aveva una grande competenza e colpiva la sua signorilità» ci dice il dottor Roberto Rusconi, Presidente del Gruppo

Una vita all’insegna della ricerca delle novità mediche, del perfezionismo, sempre pensando ai pazienti che per lui, come diceva spesso, “non sono cuori malati o cervelli offesi, ma esseri umani completi, anima e corpo”. E aggiungeva: “Ho sempre creduto in una formula: non dobbiamo dare anni alla vita, ma vita agli anni. Dobbiamo restituire ai pazienti una vita piena”. Era felice il professore quando i suoi “ospiti”, grandi traumatizzati o colpiti da infarto o da ictus, tornavano alla normalità grazie alle cure del suo Centro di riabilitazione. “Finalmente la persona infartuata non è più considerata un rottame, ma un uomo o una donna da recuperare” disse in un’intervista. Sempre attento alle innovazioni in campo medico, in- Il dott. Andrea Rusconi, Direttore Amministrativo Gruppo Habilita e il prof. Ceravolo 54

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sanitario Habilita. «Per tutti noi Silvano era una guida importante, una figura determinante. Aveva un rapporto stupendo con il paziente. Non si fermava al corpo ma cercava di capire lo spirito, l’anima di chi aveva in cura. Quante volte l’ho visto passeggiare nel corridoio sottobraccio ai suoi pazienti, a parlare, a farsi raccontare. Io lo chiamavo un uomo a colori. In questo mondo un po’ grigio, con la mancanza di certezze e di speranze, lui riusciva sempre a dare un po’ di calore e di colore. Anche con le sue cravatte particolari, vistose. “Quando vado dai pazienti, anche quelli in coma,

la cravatta vistosa serve, colpisce” diceva. Mi sembrava assurdo, invece qualche tempo dopo scoprii che Silvano aveva ragione. Una signora si risvegliò dal coma e riconobbe il professore per la sua cravatta vistosa». Il professor Ceravolo amava i colori, la pittura. «L’arte in generale, da quella antica alla contemporanea ed era un grande esperto» racconta ancora il dottor Rusconi. «Aveva trasformato il suo appartamento in un vero museo. Era entusiasta della sua collezione. Ma era entusiasta anche di fare il medico, l’ortopedico, il fisioterapista. Aveva un feeling particolare con tutti i pazienti. Si interessava delle loro condizioni di salute, delle famiglie, dei loro problemi. Sempre con una buona parola pronta o dando il suo aiuto. Ricordo che un giorno vide la donna delle pulizie che aveva dei problemi muscolari e lui l’aiutò con una manipolazione. No, non trascurava i rapporti umani a tutti i livelli. L’altro giorno mi ha mandato una lettera il nostro giardiniere. Incontrava il professore ogni tanto, ma non riesce ancora a pensare che non è più tra noi. Una lettera commovente che dimostra quanto Silvano sia stato amato e rispettato in questi 15 anni di Habilita. Per tanti è stato un ottimo medico, un amico, un compagno, per alcuni un confidente, un padre,

per tutti noi una grande persona, che spargeva umanità. Il professore non ha mai cercato di primeggiare. Anche durante le riunioni, lui ascoltava attentamente ma prendeva la parola soltanto quando gli veniva posta qualche domanda. E sempre rispondendo con signorilità e precisione». La sua vita, il suo impegno era curare pazienti sempre più complessi una volta impensabili da recuperare. “Non mi accontentavo, avevo sempre voglia di fare, di esplorare, di cercare soluzioni ai problemi” confessò una volta il professore e aggiunse: “Se io salvo la vita a un uomo, ma poi lui, a causa della lunghezza delle terapie perde il lavoro, la moglie, e suo figlio diventa uno sbandato, non gli ho reso un buon servizio”. Era attento non solo al paziente, ma alla persona. Centinaia di persone che, con passione e professionalità, ha aiutato a tornare alla normalità il più velocemente possibile. Bergamo Salute

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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

COSÌ UNA MAMMA CORAGGIO ha salvato il figlio dalla droga a cura di LUCIO BUONANNO

«È

bicchiere o una canna… Giovani a rischio dipendenze. Dalla scienza all’esperienza”. Una testimonianza che ha emozionato e commosso gli oltre cento partecipanti.

È una storia drammatica, come decine e decine che sconvolgono tante famiglie. Ma Anna, la mamma, insegnante bergamasca di 52 anni, impegnata nel volontariato sociale, ha tenuto duro, ha saputo reagire anche se spesso, nei momenti più critici, si chiudeva in camera e scoppiava in lacrime sopraffatta da sensi di colpa. Per amore di suo figlio, e per i figli di tanti altri genitori come lei, ha anche denunciato gli spacciatori. La sua storia l’ha raccontata al convegno promosso dall’Associazione Genitori Atena dal titolo “Un

Anna è ora davanti a noi nella sede dell’Associazione accanto alla presidente Ambra Finazzi Bergamaschi. È una donna provata, ma ha un carattere forte. Adesso la sua battaglia è quella di coinvolgere altre mamme che soffrono come lei. «Non bisogna assolutamente sottovalutare il problema» dice. «Dobbiamo fare rete, condividere le nostre esperienze, aiutandoci reciprocamente. È un percorso che io e mio marito stiamo seguendo dagli Amici di San Patrignano a Nembro. Abbiamo cominciato nel 2012 con altri genitori che vivevano il nostro dramma. Ci scambiamo pareri, leggiamo insieme le lettere che ci inviano i nostri ragazzi ospiti della comunità vicino a Rimini, le commentiamo, cerchiamo di capire la loro situazione. È un aiuto psicologico enorme. Non ci sentiamo soli anche se potremo vedere i nostri figli solo tre-quattro volte l’anno. E con loro, quando si scopre che abusano con l’alcol e gli stupefacenti, non bisogna cedere, non bisogna fare finta di nulla. Io ho dovuto lottare anche con il silenzio dei genitori di ragazzi che frequentavano Cristiano. Nessuno sembrava rendersi conto del problema. Mi rispondevano: “Ma sì, qualche volta si fa uno spinello, ma niente di più. Comunque ci pensiamo noi».

stata dura. Sei anni d’inferno per me e per mio figlio. Ha cominciato a drogarsi con gli spinelli a 14 anni e poi, nonostante io fossi sempre attenta, disponibile e lo controllassi, ha perso la testa passando a mix di droghe e alcol che l’hanno reso un relitto. Quanto ho sofferto. Quante volte sono andata a recuperalo di notte, sporco, strafatto. Quante volte ho avuto paura che potesse uccidersi. Ma io ho insistito. E alla fine si è reso conto che così non poteva più andare avanti e ha accettato di sottoporsi alla disintossicazione e al recupero. Ora è a San Patrignano da quasi due anni, è entrato il 25 aprile del 2013. Io l’ho potuto rivedere soltanto un anno dopo. Così sono le regole della comunità. È stato un passo importante. Ma la strada è ancora lunga, il mio Cristiano deve ancora risolvere i suoi problemi caratteriali».

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Ma come ha scoperto Anna che suo figlio, bravissimo a scuola, una passione per il judo e il pianoforte, si drogava? «Un giorno, aveva 14 anni, è tornato a casa, aveva gli occhi rossi. “Come mai”, gli ho chiesto e lui: “Mi è entrata un po’ di polvere”. E intanto si è chiuso nella sua camera a leggere. Divorava 10-15 libri al mese, ma era apatico, inquieto, sempre con gli occhi rossi. Così per un paio di mesi. Allora l’ho affrontato. “Ma tu fai uso di spinelli?”. Prima ha negato, poi ha confessato. L’ho convinto a smettere, almeno così credevo. Stava 3-4 mesi senza, ma ogni volta ricominciava. Chiamavo i suoi amici e mi dicevano che era uscito con loro ma poi era andato via. Fino ai 17 anni, quando è stato bocciato a scuola. Per punizione è andato a fare il muratore. Non ha fatto una piega. Cristiano ha purtroppo un carattere debole, non ama lo scontro, evita ogni conflitto. Vive in un suo mondo parallelo. L’ho scoperto nel suo diario che mi ha fatto leggere. Non si sentiva adeguato a questa società, si era creato un mondo parallelo fatto di allucinazioni. Dopo l’estate da muratore ha cominciato con le droghe pesanti, la cocaina, Lsd, superalcolici e medicinali, acidi, anfetamine, fumo». È un baratro ormai quello in cui è finito Cristiano. Non riesce più a fare a meno. «Mi ero accorta che in casa sparivano gioielli, che era stato clonato il bancomat» continua la


mamma nel racconto.« Così l’ho affrontato. Lui ha ammesso che aveva un debito di 1800 euro con gli spacciatori e che voleva smettere, voleva uscire da quel tunnel. Con lui sono andata in via Quarenghi portando i soldi per cancellare il debito. Di giorno, in mezzo alla strada. Sono riuscita a farmi dire i nomi degli spacciatori e li ho denunciati, anche lui, mio figlio: avevo scoperto che spacciava pure lui. Ma Cristiano nonostante le promesse, continuava a drogarsi, andava ai rave. Terribili quei raduni a base di alcol e stupefacenti. E ogni volta mi toccava andarlo a riprenderlo: era in condizioni pietose. È finito anche due volte in ospedale, a Torino e a Bergamo. Mentre tornavamo a casa in auto dall’ospedale, a Longuelo mi ha chiesto di fermarmi perché voleva una birra. E io l’ho minacciato: “Se scendi non farti più vedere”. Ed è sceso. È tornato ubriaco, fatto. Sono stata durissima. L’ho cacciato, ho chiuso la porta, ho fatto cambiare la serratura». Per Anna è una decisione dolorosa e sofferta, come solo una mamma può immaginare. Ha il cuore a pezzi. Ma lo fa per lui. Sente di non avere alternative. «Poi ho scoperto che dormiva in una soffitta di una sua compagna di classe che gli apriva il portone a mezzanotte e l’andava a svegliare alle quattro e mezza del mattino. Allora ho chiamato i genitori di questa ragazza che l’hanno cacciato. Gli facevo terra bruciata intorno ovunque si nascondesse. Sono stati giorni tremendi, indicibili, temevo che si suicidasse, avevo paura che mio

figlio morisse. Ogni tanto mi telefonava e io “Vuoi farti aiutare?” E lui :“No”. Poi, finalmente, Cristiano ha capito che doveva farsi aiutare. Non poteva più andare avanti così.. Era diventato un relitto: un barbone, sporco, con le croste, senza casa. Così siamo andati agli Amici di

E ATENA METTE IN MOSTRA I DANNI DELL’ALCOL Dall'8 a 19 aprile (il 15 è la giornata mondiale “Alcohol Prevention Day”) nell'ex Chiesa della Maddalena in via S. Alessandro, si tiene la mostra di 40 foto scattate da alunni delle scuole medie, genitori e docenti che hanno partecipato al concorso voluto dall’Associazione Genitori Atena dal titolo “Oltre l’alcol in uno scatto”. «Il nostro scopo è fare prevenzione attraverso la sensibilizzazione del problema» spiega la presidente Ambra Finazzi Bergamaschi. «La prevenzione all’abuso di alcol ha come ricaduta la riduzione dei feriti e dei morti in incidenti stradali, la riduzione dell’assenteismo sia scolastico che lavorativo, minori costi sociali e sanitari. Per i giovani significa impostare un sano stile di vita per il futuro come raccomandato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. A Bergamo i dati sull’alcol dipendenza

I protagonisti del convegno promosso dall'Associazione Genitori Atena

San Patrignano a Nembro. Ora ha accettato di uscire dal tunnel. Spero con tutto il cuore che ci riesca, che torni a casa dalla sua famiglia, non so quando, guarito, e che riprenda la voglia di vivere». Quella voglia di vivere che la droga aveva annientato.

dimostrano la gravità della situazione, con la prima “bevuta” a undici anni. Il problema riguarda sia i ragazzi che le ragazze. E’ però difficile coinvolgere le famiglie a un dialogo su questi temi. Da qui la necessità di trovare un canale di comunicazione tra scuola, famiglie e studenti che possa promuovere un’apertura all’ascolto reciproco per creare una corresponsabilità educativa». Tra gli obiettivi dell’Associazione c’è proprio quello di sostenere la responsabilità educativa dei genitori per prevenire i comportamenti d’abuso dei propri figli; quello di promuovere nei giovani un sano stile di vita. Ed ancora lo sviluppo dei rapporti con le istituzioni per prevenire le dipendenze giovanili. Il 19 Aprile Atena ha organizzato all'Auditorium di Piazza della Libertà, alle ore 20,30, lo spettacolo "Il don Giovannino", messo in scena e interpretato da un gruppo di giovani aspiranti attori.

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DAL TERRITORIO

A.R.M.R.

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della Crioglobulinemia mista.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R • VENERDÌ 27 MARZO Organizzato dal gruppo Giovani A.R.M.R. Incontro al One Restaurant • VENERDÌ 8 MAGGIO SAVE THE DATE Gran Galà A.R.M.R. 2015 Ristorante La Cantalupa

CRIOGLOBULINEMIA MISTA Codice esenzione. RC0110 Categoria. Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari. Definizione. Patologia a carattere ereditario (con eziologia ancora sconosciuta) in cui la formazione di crioglobuline (complessi anormali di proteine del sangue) provoca danni a livello cutaneo, renale, epatico e neurologico. Tipiche sono la porpora ricorrente, la nefropatia e le artralgie (dolore articolare). Epidemiologia. Circa 30 casi in letteratura con prevalenza per il sesso femminile ed età di insorgenza tra i 20 e i 79 anni. Segni e Sintomi. Tipicamente si manifestano porpora (infiammazione dei piccoli vasi) ricorrente al 100% dei casi , poliartralgie al 70% dei casi e interessamento renale con proteinuria, sindrome nefrosica, ipertensione, glomerulo nefrite, insufficienza renale. A livello cutaneo si possono avere ulcere, orticaria fredda, sindrome di Raynaud, gangrena. Possono inoltre essere interessati il sistema nervoso con polineuropatie, demielinizzazioni, il tratto gastroenterico con epatite, epatosplenomegalia (aumento di volume del fegato e della milza), alterazioni dell’alvo, può essere interessato il cuore e i polmoni. Diagnosi. Gli esami del sangue possono evidenziare un interessamento renale (proteinuria, ematuria, rialzo della creatininemia) oltre che la presenza di crioglobuline (di tipo IgG, IgM, IgA) e fattore reumatoide elevato. Terapia. La patologia può rispondere all’uso di agenti immunosoppressivi e alla plasmaferesi. In caso di insufficienza renale possono essere necessari la dialisi e il trapianto. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

Tel. +39 035 671906 Fax +39 035 672699 presidenza@armr.it WWW.ARMR.IT Bergamo Salute

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STRUTTURE

VILLA SAN MAURO

La riabilitazione in acqua

UN SUPPORTO OGGI IMPORTANTISSIMO ALLA RIABILITAZIONE TRADIZIONALE a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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na piscina per la riabilitazione di 12 metri per 6, con una temperatura di 31 gradi e vista su un parco di 72 ettari con piantagioni di ciliegio e aree boschive naturali. È questo uno dei fiori all’occhiello di Villa San Mauro, struttura residenziale moderna e dotata di tutti i confort che si rivolge sia a persone non-autosufficienti (anziani e non) o non assistibili a domicilio, sia a coloro che vengono indirizzati dalla strutture sanitarie pubbliche e private per un ciclo di riabilitazione, ad esempio dopo un intervento. Un’oasi di pace sulle colline di Pontida, lontano da smog e stress quotidiani, dove poter coniugare i trattamenti ambulatoriali in vasca riabilitativa e in palestra a un soggiorno di breve o media durata, a seconda delle necessità. Ma in cosa consiste la riabilitazione in acqua? E come si accede a questo servizio? Ce lo spiegano il dottor Adolfo Di Nardo, direttore sanitario, e la dottoressa Roberta Zanardi, assistente sociale della struttura. DOTTOR DI NARDO, QUALI PRINCIPI SFRUTTA LA RIABILITAZIONE IN ACQUA? L’acqua è un buon coadiuvante della riabilitazione classica poiché dispone di alcune caratteristiche favorevoli per l'iter riabilitativo. · L’assenza di gravità. A 50% di immersione (fino all'ombelico), il peso corporeo è ridotto a metà; a 75 % di immersione (fino allo sterno), il peso corporeo è ridotto del 75%. · L'aumentata stimolazione dei recettori sensoriali. La densità del mezzo, conferisce anche alla perso60

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na immersa un aumentato apporto di informazioni sensoriali. · La pressione in tutte le direzioni. L'acqua, essendo un fluido, sviluppa una spinta pressoria in tutte le direzioni. · L'aumento del lavoro polmonare respiratorio, sempre legato alla pressione esercitata da un fluido in tutte le direzioni. · Il rilassamento corporeo globale. COME SONO APPLICABILI QUESTI PRINCIPI IN RIABILITAZIONE? E PER QUALI PATOLOGIE È CONSIGLIATA L’IDROKINESITERAPIA? L’assenza di gravità è utile per post infortuni o post interventi o patologie che obbligano a un carico parziale. In questo caso la persona può caricare precocemente e sfruttare tutti i benefici che il carico apporta all’organismo. L’assenza di gravità è inoltre utile per tutte quelle patologie che comportano una perdita di forza quindi una difficoltà nella verticalizzazione e nella deambulazione in gravità (ad esempio distrofie muscolari, miopatie, sclerosi multiple, sclerosi laterale amiotrofica o SLA, miastenie, etc). Questi pazienti in acqua possono camminare e verticalizzarsi con più facilità che in gravità, ottenendo benefici clinici e fisici ma anche emotivi. Nonostante la sensibilità propriocettiva (legata a recettori situati su muscoli, tendini, ossa e articolazioni) sia resa più debole dalla spinta di galleggiamento, le stimolazioni esterocettive (legate ai recettori cutanei periferici sensibili alla stimolazione tattile, termica, dolorifica e

di pressione) consentono una maggior percezione del proprio corpo e del proprio movimento. Tutto questo contribuisce a riorganizzare lo schema corporeo, spesso alterato a causa delle deformazioni fisiche causate dalla patologia. L’aumentata stimolazione dei recettori periferici può essere utile anche in pazienti con amputazioni, per la cosiddetta sindrome dell’"arto fantasma" (sensazione anomala di persistenza


comportano un abbassamento del tono globale nel paziente, permettendogli di raggiungere ampiezze articolari maggiori con minor dolore. A seconda delle caratteristiche, infine, l’utilizzo dell’acqua è consigliato per la rieducazione del cammino e anche per mitigare forme dolorose di varia natura (alla colonna vertebrale, articolari, muscolari, etc.). A CHI CI SI DEVE RIVOLGERE, DOTTORESSA ZANARDI, PER AVERE INFORMAZIONI SULLA PISCINA RIABILITATIVA? Per richiedere informazioni o prendere un appuntamento basta contattare la segreteria di Villa San Mauro, inviare una mail oppure recarsi direttamente in struttura a Pontida. La piscina, che presenta un ingresso a scale con corrimano e

dotata di un sollevatore per pazienti impossibilitati a deambulare, è circondata da vetrate che si affacciano sui monti e sui boschi circostanti, regalando una piacevole sensazione di benessere e tranquillità. È possibile programmare sedute singole e di gruppo da 45 minuti e/o 30 minuti, svolte da fisioterapisti appositamente formati in riabilitazione in acqua. Prima di iniziare le sedute è necessario eseguire una valutazione iniziale con il fisioterapista della struttura (e, su richiesta, anche con il fisiatra) per poter raccogliere l’anamnesi, valutare le problematiche motorie presenti e costruire insieme un piano riabilitativo adeguato. La vasca riscaldata è inoltre utilizzata per corsi di piscina per bambini e adulti, sia in gruppo sia singoli e attività di rilassamento e progetti educativi per disabili.

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

di un arto dopo la sua amputazione o dopo che questo sia diventato insensibile). La spinta pressoria in tutte le direzioni, inoltre, funge da linfodrenante naturale, aiuta il ritorno venoso, migliora la microcircolazione ed è utile anche per patologie reumatiche. E non è tutto. La pressione esercitata dall'acqua comprime la gabbia toracica, aumentando la difficoltà di espansione della stessa fino a più del doppio rispetto alla normalità e incrementando così il lavoro muscolare. L’aumento della fatica polmonare, in particolare, è importante per migliorare la resistenza cardiorespiratoria in presenza di problemi cardiocircolatori non gravi. Anche in caso di patologie artrosiche e anchilosanti la riabilitazione in acqua può offrire grandi benefici: le stimolazioni fornite dall'acqua calda

Bergamo Salute

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STRUTTURE

POLICLINICO SAN PIETRO

Nuovo primario di ginecologia e ostetricia UN RINNOVAMENTO, NEL SEGNO DELLA CONTINUITÀ, CON SERVIZI E AMBULATORI SEMPRE PIÙ A MISURA DELLE ESIGENZE DELLE DONNE a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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otenziamento dell’area uroginecologica e oncologica. Attivazione di un ambulatorio dedicato all’endometriosi-dolore cronico, rafforzamento delle sinergie con il territorio. Sono questi alcuni degli obbiettivi che si è prefissata la dottoressa Paola Rosaschino, specialista in ginecologiaostetricia e oncologia, da gennaio nuovo primario dell’Unità Operativa di ginecologia e ostetricia del Policlinico San Pietro. 59 anni, nata a Milano, studi a Pavia e bergamasca d’adozione, la dottoressa Rosaschino raccoglie il testimone di Rolando Brembilla, ora Primario Emerito. «Dopo 16 anni nello stesso ospedale, agli ex Ospedali Riuniti di Bergamo, sentivo il bisogno di mettermi in gioco con nuove sfide. E credo il Policlinico San Pietro, per la sua tradizione, collocazione geogra-

62 Bergamo I nuovi reparti Salute del Policlinico San Pietro

fica e risorse mediche rappresenti il posto migliore» dice la dottoressa. «Ho trovato un’ottima equipe, colleghi di esperienza, molto motivati e collaborativi e un’organizzazione efficiente. Sarà quindi un “rinnovamento” nel segno della continuità, con piccoli cambiamenti frutto della mia esperienza precedente e in linea con le mutate esigenze del territorio. Ed è proprio dal territorio che vogliamo ripartire, creando nuove sinergie, organizzando iniziative di sensibilizzazione e prevenzione su problematiche importanti per la salute delle donne e facendo sempre più rete con i consultori Asl ». LA SICUREZZA PRIMA DI TUTTO… PER IL PERCORSO NASCITA MA NON SOLO Centrale nel solco della tradizione, sarà la sicurezza delle pazienti

e di tutto il percorso nascita, anche in accordo con le nuove direttive nazionali e regionali. «Questo principio imprescindibile continuerà ad essere l’obbiettivo primario dell’assistenza alle nostre pazienti» continua la dottoressa Rosaschino. Una sicurezza che per le mamme in dolce attesa si declina in diversi modi e diversi servizi, tra cui la presenza di medici anestesisti 24 ore su 24 e ginecologi di guardia giorno e notte. «Il San Pietro è dotato di un Pronto Soccorso ostetrico e ginecologico, attivo 24 ore su 24, a cui le donne possono accedere direttamente senza dover passare dal pronto soccorso “normale”. In questo modo siamo in grado di garantire alle donne, gravide o con problemi ginecologici urgenti, un intervento ancora più tempestivo e efficace, senza perder tempo che a volte può


che un nuovo ambulatorio per l’endometriosi e il dolore pelvico, due volte a settimana, affidato al dottor Massimo Bardi, ginecologo che da anni si occupa di endometriosi. «L’endometriosi è una malattia subdola che può legarsi a diverse patologie, da quelle del colon a problemi urologici o vertebrali. L’esperienza del medico, in questi casi, può fare davvero la differenza ed evitare ritardi diagnostici che possono rendere la terapia (medica o chirurgica) più complessa e meno efficace». UN CENTRO DI RIFERIMENTO PER LA GINECOLOGIA ONCOLOGICA La diagnosi precoce risulta fondamentale anche in un altro campo, ovvero nel trattamento delle malattie oncologiche. «Credo molto nella multidisciplinarità delle terapie e ho avuto la fortuna, qui al Policlinico, di trovare colleghi come il dottor Quadri (ndr. responsabile dell’unità di oncologia) e il dottor Italia (ndr. responsabile del servizio

di radioterapia) che condividono la mia visione. Con loro stiamo rafforzando e rendendo la “prassi”, anche per le patologie ginecologiche, un approccio che sia davvero multidisciplinare. Un esempio concreto? Le pazienti affette da tumore vengono visitate congiuntamente dal ginecologo e dall’oncologo. E la terapia viene condivisa fin dal momento della diagnosi». A completare l’iter diagnostico-terapeutico dedicato alle donne, anche l’ambulatorio di psiconcologia (gestito dallo psicologo Sergio Gelfi), recentemente attivato con il sostegno l’Associazione Chiara Simone Onlus, un punto di riferimento e di ascolto gratuito, per i pazienti (uomini e donne) e le loro famiglie, in cui trovare sostegno psicologico per affrontare il delicato iter della malattia dalla diagnosi sino alla fine delle terapie. Tante nuove iniziative, quindi, che rendono il Policlinico San Pietro sempre più vicino alle donne e a misura delle loro esigenze. Bergamo Salute

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INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

L’AMBULATORIO PER ENDOMETRIOSI E DOLORE PELVICO TRA LE NOVITÀ Dal percorso nascita alla patologia ginecologica, grande attenzione sarà dedicata anche all’area uroginecologica e in particolare alla diagnosi e cura dell’incontinenza e del prolasso genitale, problema che tocca circa il 30-40% delle donne, soprattutto over 40, chi ha avuto più figli, le donne in menopausa e quelle che hanno subito una isterectomia (rimozione dell’utero), con ripercussioni anche pesanti sulle relazioni personali e sociali. «Oggi, grazie a nuove tecniche chirurgiche mininvasive-laparoscopiche, è possibile risolvere il problema e recuperare una buona qualità di vita» osserva la dottoressa Rosaschino. «Esistono molte e diverse tecniche chirurgiche di tipo ricostruttivo. Fondamentale, nella scelta dell’opzione, è una stadiazione accurata in modo che la terapia possa essere personalizzata a quella singola paziente e mai “generica”». Da qualche mese è attivo an-

Ph. Edy Spreafico

rivelarsi prezioso. Il nostro Pronto Soccorso è oggi un punto di riferimento molto importante per il territorio dell’Isola Bergamasca fino al confine con Lecco e Valle Imagna. L’intenzione è rafforzare ulteriormente il suo potere attrattivo». Altro fiore all’occhiello del percorso nascita del Policlinico San Pietro è la partoanalgesia. «Il Policlinico San Pietro è sempre stato in prima linea nell’offrire la partoanalgesia gratuitamente a tutte le donne che lo richiedono, 24 ore su 24. Oggi il parto indolore, in genere realizzato con l’epidurale, è una metodica sicura. E ogni donna deve avere il diritto di scegliere se ricorrervi o no. Fondamentale è però che ci arrivi preparata e che sia una scelta consapevole. Per questo a tutte le future mamme nel nostro ospedale viene proposto un colloquio informativo, gratuito, con il medico anestesista in modo che possano essere affrontati tutti i dubbi, benefici ed eventuali rischi che comporta» continua la dottoressa.



ASL INFORMA

IL MOVIMENTO

risorsa per il benessere a cura di ASL BERGAMO

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l mese di marzo è arrivato portando con sé, come di consueto, il sentore che l’inverno possa presto essere archiviato. Le giornate più luminose e meno fredde faranno man mano crescere la voglia di passare un po’ di tempo all’aria aperta, consentendo al proprio corpo di sgranchirsi e destarsi dal torpore invernale. È proprio questo, infatti, il periodo in cui la maggior parte di noi inizia a mettere in atto i migliori propositi di dedicare all’attività fisica una maggiore quantità di tempo. Certo per molti la volontà di perdere qualche chilo, anche in vista della temuta “prova bikini”, ha un ruolo determinante, facendo forse sottovalutare la capacità del movimento di influire positivamente in genere sul nostro stato complessivo di salute psicofisica. L’IMPEGNO DELL’ASL PER PROMUOVERE UNO STILE DI VITA SANO E “DINAMICO” Noti studi scientifici hanno dimostrato che l'attività fisica favorisce innegabilmente la riduzione dei chili di troppo, potenziando notevolmente l’azione di un’alimentazione controllata. Se a ciò si somma la comprovata azione protettiva che il movimento ha nei confronti di importanti malattie cardiovascolari e metaboliche, si comprende il perché la promozione di una costante, anche se moderata, attività fisica sia costantemente al centro dei messaggi delle campagne di promozione della Bergamo Salute

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ASL STRUTTURE INFORMA

salute che Asl Bergamo dedica ai cittadini della nostra provincia. L’impegno è consolidare nella popolazione la consapevolezza che il proprio stato di benessere passa anche attraverso l’adozione di stili di vita sani, dei quali sono capisaldi irrinunciabili sia una dieta completa e variata sia l’abitudine a un’attività fisica costante. Quest’ultima raccomandazione non deve però necessariamente tradursi in estenuanti sedute di palestra, ma deve anche solo invitare a cogliere ogni opportunità di scegliere un’azione della vita quotidiana che ci consenta di dichiarare guerra alla sedentarietà: preferire le scale all’ascensore, percorrere appena possibile a piedi i propri percorsi quotidiani, concedersi qualche passeggiata in più durante il tempo libero e, perché no, crearsi qualche occasione per muoversi anche in compagnia di parenti e amici. VINCERE LA PIGRIZIA, PASSO DOPO PASSO? INSIEME È PIÙ FACILE Essenziale può, infatti, risultare il supporto che l’elemento della socializzazione è in grado di fornire anche ai soggetti meno inclini 66

Bergamo Salute

all’impegno costante. E proprio la possibilità di fare del movimento in compagnia è stato uno degli ingredienti che hanno determinato il successo dei “Gruppi di cammino”. Nati da un’intuizione della nostra azienda sanitaria locale nel 2009, rappresentano ormai una realtà consolidata nella nostra provincia, realizzando un modello di rete che vede impegnate le istituzioni pubbliche, le amministrazioni comunali e le organizzazioni di volontariato, tutte unite per dare un supporto organizzativo e metodologico per lo sviluppo del progetto in sede locale. L’iniziativa ha così consentito di aggregare più di 250 gruppi di concittadini che si cimentano, a seconda delle capacità dei partecipanti, in camminate lungo percorsi di diversa lunghezza e difficoltà, mai comunque troppo impegnativi.

Per conoscere e contattare i Gruppi di Cammino attivi nella nostra provincia è possibile rivolgersi al Numero Verde di Asl Bergamo 800 44 77 22.

5 MOTIVI PER DARSI UNA MOSSA Un'attività fisica regolare (ad esempio 30 minuti al giorno di cammino a passo sostenuto): • agisce su diversi fattori di rischio, particolarmente quello cardiovascolare e tumorale; • produce l'abbassamento della pressione arteriosa; • favorisce la riduzione del peso corporeo; • migliora il controllo del livello di zucchero nel sangue (glicemia); • migliora le condizioni delle ossa, delle articolazioni e dei muscoli; • migliora l'umore, contrastando la depressione e favorendo la socializzazione.


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RISPETTARE LE RISORSE E per PROTEGGERE L’AMBIENTE: IL MODELLO ABENERGIE Continua la crescita in termini di fatturato, nuovi clienti e nuovi dipendenti

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’imprenditoria bergamasca continua a regalare esempi di imprese di successo. In un periodo storico particolarmente difficile per chi fa impresa sul territorio bergamasco possiamo annoverare modelli di eccellenza di cui poter andare fieri. È il caso di ABenergie, società di fornitura di energie elettrica da fonte rinnovabile e gas naturale. Nata nel 2006 dalla volontà di due giovani imprenditori, Alessandro Bertacchi e Matteo Acerbis, rispettivamente Presidente e Amministratore Delegato, oggi l’azienda conta più 30.000 clienti, 140 dipendenti e 9 filiali sul territorio chiamati “Spazi ABenergie”. Un successo che non si ferma qui. Entro la fine dell’anno è prevista infatti l’apertura di almeno altre 6 filiali e l’assunzione di oltre 35 nuove risorse. Ma da dove ha origine il successo di questa giovane impresa? «Sicuramente da un modello di azienda fatta di persone. La nostra scelta è stata quella di andare nella direzione di investire sul capitale umano. ABenergie è l’unica azienda nel libero mercato 68

Bergamo Salute

dell’energia che ha scelto di dotarsi di una rete vendita diretta, fatta di soli venditori dipendenti. Questo permette di garantire la professionalità, la costanza dei risultati e il servizio post-vendita. Ma non

solo. Il modello ABenergie nasce dalla valorizzazione e dal rispetto dei principi della sostenibilità ambientale» racconta Alessandro Bertacchi. «L’idea di base è quella di fornire energia elettrica da fonte rinnovabile a “filiera corta ”, cioè prodotta direttamente sul territorio dove vivono i clienti stessi. Abbiamo voluto creare un rapporto biunivoco tra l’energia consumata dai nostri clienti e il territorio in cui l’energia stessa è stata prodotta per favorire sempre di più la produzione di energia da fonte rinnovabile. Per un’azienda come la nostra che opera nel mercato energetico, il rispetto dei principi della sostenibilità ambientale rappresenta un impegno prioritario per il nostro futuro e per il futuro delle generazioni che verranno» continua Bertacchi. Rispetto per l’ambiente e risparmio energetico rappresentano per ABenergie un obbiettivo importante per la propria scelta di responsabilità. L’innovazione e la sostenibilità consentono a un'azienda come ABenergie di intraprendere nuove strade e nuove prospettive per un futuro migliore; un futuro fatto di energia di cambiamento.

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a cura di FRANCESCA DOGI


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a cura di FRANCESCA DOGI

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n una società che corre a ritmi sempre più serrati, molte famiglie si ritrovano in difficoltà nel dare tutte le attenzioni necessarie ai loro cari nei momenti del bisogno. Inoltre, la crescente tendenza alla deospedalizzazione precoce e la relativa carenza di strutture di accoglienza post-acuta e cronica, hanno spostato l'onere dell'assistenza e della gestione delle frequenti complicanze, dalla struttura ospedaliera all'abitazione del paziente. «In questa situazione di incertezza e disagio il centro PrivatAssistenza a Bonate Sotto si propone come un importante punto di riferimento per i bisogni socio assistenziali delle famiglie offrendo un servizio continuo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno, personalizzato ed integrato, che si avvale di operatori professionali altamente qualificati» dice Silvia Vezzoli, responsabile della sede.

stenziali personalizzati, occasionali o continuativi. «Il centro PrivatAssistenza garantisce la massima professionalità serietà degli operatori e dei servizi consentendo alle famiglie di vivere in maniera più serena i momenti di difficoltà, a volte carichi di preoccupazioni e tensioni» continua Silvia Vezzoli. «È possibile concordare una visita domiciliare gratuita di un responsabile del centro, al fine di conoscere al meglio il contesto e le esigenze della persona, individuando così il servizio più adeguato. Inoltre, il responsabile del centro seguirà con

la massima attenzione il rapporto tra operatore e cliente, assicurandosi giornalmente che tutto proceda come stabilito». Oggi in Italia ci sono oltre 150 centri PrivatAssistenza dislocati sul territorio. Affidarsi a PrivatAssistenza significa poter contare in ogni momento del giorno e della notte su una seria organizzazione al servizio di chi ha bisogno di aiuto. Migliaia di famiglie italiane affidano quotidianamente a PrivatAssistenza un compito di grande responsabilità: assistere con amore e competenza i loro anziani, i malati, i disabili.

Le prestazioni offerte dal Centro, dedicate ad ammalati, anziani e disabili, spaziano dall’assistenza domiciliare a quella nei luoghi di ricovero o di degenza, diurna e/o notturna; servizi di accompagnamento; l’erogazione di prestazioni infermieristiche specialistiche (medicazioni, flebo, iniezioni, prelievi, cateterismi…); interventi domiciliari per l’igiene personale; servizi socio assiBergamo Salute

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Per vincere il mal di schiena, eliminare gli attacchi acuti, restituire elasticità e forza alla colonna vertebrale a cura di FRANCESCA DOGI

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rendersi cura del “mal di schiena” è la specializzazione di Pilatestherapy, metodo che da anni adotta tecnica e attrezzi di Pilates efficaci a prevenire e curare ogni malessere della colonna vertebrale. «Il mal di schiena rappresenta una delle cause più frequenti di assenza dal lavoro» spiega Guerrina Brizzi, fisioterapista ideatrice e divulgatrice del metodo Pilatestherapy. «Da una statistica americana il 93% delle persone ha sofferto, soffre o soffrirà alla schiena; il 30% dei bambini dai 7 ai 17 anni lamenta mal di schiena». Pilatestherapy, condotta da personale formato in fisioterapia e scienze motorie, unisce antichi e moderni principi della fisioterapia e delle tecniche neuroposturali, ai principi della tecnica di Joseph Hubertus Pilates. «La colonna vertebrale deve assicurare alcune funzioni essenziali: essere nello stesso tempo solida e mobile» continua la fisioterapista. «Il complesso sistema della colonna vertebrale deve funzionare in modo coordinato e con controllo motorio adeguato e ciò è possibile tramite il sistema tonico-neuro-posturale. Quando un elemento di questo sistema entra in crisi, si instaura uno squilibrio che causa tensioni anomale sugli elementi della colonna e porta ad atteggiamenti di compenso che diventano fonte di dolori, rigidità, riduzione di movimento». Il sistema tonico-neuro-posturale è capace di funzionare nel suo squilibrio, ma è incapace di correggersi da solo e alla lunga si possono scatenare situazio72

Bergamo Salute

ni dolorose come blocchi vertebrali, sciatalgie, dolori a ginocchia e piedi, cervicalgie e altre. Ecco allora che interviene il metodo Pilatestherapy. «Aiuta a ritrovare l’equilibrio perso e a prevenire la perdita di equilibrio grazie all’applicazione dei suoi 10 principi. Essi conducono il terapista e il paziente in un percorso mirato di 10 lezioni finalizzate al recupero della posizione neutra delle articolazioni e del bacino, al ripristino della respirazione, dell’allineamento articolare e allungamento della colonna vertebrale». Dopo un’accurata valutazione per individuare l’anello critico che ha generato il disequilibrio, il programma prevede esercizi personalizzati a corpo libero (Matwork, ring, foam roll, soft ball) e con attrezzi specifici (Universal Reformer, Caddillac, Chair e Barrel) che ottimizzano i risultati ed evitano il sovraccarico articolare. Obbiettivo: il recupero della stabilità e mobilità della colonna,

l’organizzazione degli arti inferiori e superiori che sono connessi al baricentro e il rafforzamento del core, concetto principe del Pilates. «Pilates definiva "powerhouse" (casa della forza) o "girdle of strength" (cintura di forza) l'area, compresa tra la parte finale della cassa toracica e la porzione più bassa del bacino, in cui si trovano muscoli profondi che hanno il compito di rendere stabile il tronco e la colonna e lasciare fluido il movimento degli arti e muscoli più superficiali che trasmettono forza e flessibilità alla colonna vertebrale e agli arti. Tutti i movimenti del corpo passano attraverso la colonna e il baricentro, pertanto se i muscoli di tale "cintura" saranno deboli, il disequilibrio tenderà a peggiorare e la colonna sarà sempre più esposta a lesioni, affaticamento e disorganizzazione del movimento». Ed è proprio da qui che parte la Pilatestherapy per prevenire e curare il mal di schiena.



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Basta code e attese al telefono AL VIA IL NUOVO SERVIZIO DI PRENOTAZIONE ON LINE a cura di FRANCESCA DOGI

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n servizio di prenotazione on line, utilizzabile sia per prestazioni private sia in convenzione con il Servizio sanitario, grazie al quale evitare lunghe attese al telefono e poter scegliere, in tutta tranquillità da casa, la data e l’orario di visite ed esami. È questa l’ultima novità del Centro di Radiologia e Fisioterapia di Gorle, struttura polispecialistica convenzionata e accreditata con il Servizio Sanitario Regionale, da 30 anni punto di riferimento sul territorio per quanto riguarda la diagnostica, la prevenzione e la cura. Un’ulteriore comodità, pensata per offrire ai cittadini un servizio sempre più su misura ed efficiente, che va ad aggiungersi a orari ampi (dal lunedì al venerdì dalle 8 alle 20, il sabato dalle 8 alle 14) e tempi di attesa ridotti. «Da sempre la nostra mission è andare concretamente incontro a tutte le esigenze dei pazienti, tra cui anche quella di poter accedere con la massima facilità e con la minima perdita di tempo a servizi medici, riabilitativi e diagnostici di alta qualità» dice la dottoressa Marianna Franzini, direttore amministrativo. «Da qui l’idea di creare questo nuovo servizio. Si tratta di una vera prenotazione diretta, si sceglie l'orario della prestazione a CENTRO DI RADIOLOGIA E FISIOTERAPIA www.centroradiofisio.it info@centroradiofisio.it Via Roma, 28 24020 Gorle Tel. 035 290636 - 4236140 Fax 035 290358

cui si è interessati e si vede anche il nome del medico/operatore. A fine prenotazione si ricevono le istruzioni per la preparazione all'esame e la modulistica. Il giorno della prestazione è sufficiente passare in accettazione a pagare il ticket». Il servizio di prenotazione on line è attivo per tutte le prestazioni disponibili sia in regime privato sia in convenzione con il Servizio Sanitario. (cioè con ricetta rossa): visite specialistiche, radiologia, fisioterapia/ riabilitazione. «Nata come centro radiologico e fisioterapico, oggi, la struttura è in grado di soddisfare esigenze di prevezione e cura a 360 gradi, grazie alla collaborazione di specialisti di ben nota competenza ed esperienza nelle diverse branche della medicina e della diagnostica» continua la dottoressa Franzini. «Per quanto riguarda la radiologia disponiamo delle attrezzature migliori e più avanzate tecnologicamente (Risonanza Magnetica, TC, Radiografi, 4 ecografi, MOC). Fiore all’occhiello, in particolare, è la nuova Tac Toshiba che permette di ottenere la massima precisione diagnostica con la minima emissione di radiazioni. Per la fisioterapia/riabilitazione ci avvaliamo di un’equipe di quattro fisiatri e 20 fisioterapisti che operano su tre palestre (è previ-

sta anche la riabilitazione al domicilio, anche questa in convenzione SSN dove applicabile)» dice ancora la dottoressa Franzini. Tecnologia, alta qualità e professionalità, attenzione al paziente sono anche i punti di forza del polo odontoiatrico che conta 7 poltrone odontoiatriche e dieci medici e odontoiatri di altissimo livello, specializzati nei vari campi dell'odontoiatria. Completa l’offerta sanitaria il punto prelievi, aperto tutte le mattine da lunedì a venerdì senza bisogno di prenotazione. Bergamo Salute

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a cura di FRANCESCA DOGI

DOTTOR GIL, CHE COS’ È LA CHIROPRATICA? È una disciplina scientifica e clinica che pone al centro del proprio interesse la ricerca delle cause che provocano alcuni disturbi fisici. Si basa essenzialmente sul principio che disfunzioni strutturali del corpo (e in particolare della colonna vertebrale) possono essere all'origine di molteplici affezioni, soprattutto a carico del sistema nervoso e degli organi ed apparati da esso innervati. L'approccio chiropratico rileva, riduce e aiuta le disfunzioni del sistema nervoso a ripristinare il benessere dell’organismo. Il chiropratico utilizza tecniche specifiche 76

Bergamo Salute

di aggiustamento manuale, diverse dalle manipolazioni o dai massaggi, che riattivano la trasmissione nervosa e ripristinano l’equilibrio anche psicologico e fisiologico. CHE COSA CURA? In un centro chiropratico possono essere trattate numerose patologie: cervicalgie, cervicobrachialgie, esiti di colpi di frusta, dorsalgie, lombalgie, lombosciatalgie, ernie discali, pubalgie, dolori articolari di spalle, anche, ginocchia, caviglie, patologie traumatiche sportive etc.. COME SI SVOLGE LA VISITA? Ogni nuovo paziente riceve una scheda da compilare, nella quale sono indicate tutte le informazioni che permetteranno di conoscere con esattezza la storia del caso da trattare. Successivamente il paziente viene sottoposto a un’accurata visita articolata in due parti, la prima con un medico chirurgo ortopedico, la seconda con un dottore in chiropratica. Potranno essere richiesti esami strumentali complementari per poter precisare meglio la diagnosi. CHE TIPO DI TRATTAMENTI SI APPLICANO? Al termine della valutazione clinica, viene stabilito un programma terapeutico personalizzato, che sarà poi effettuato dallo stesso dottore in chiropratica con la possibile collaborazione di altre figure professionali che operano nel centro: fisiochinesiterapisti, osteopati, massofisioterapisti. I trattamenti della terapia intensiva iniziale sono organizzati in 5-12 sedute.

UN PROGETTO PER IL PRIMO CORSO DI LAUREA IN CHIROPRATICA IN ITALIA Presidente della Commissione per la Formazione Professionale dal Direttivo dell’Associazione Italiana Chiropratici (AIC), nel 2013 il dottor Gil è stato incaricato del compito di esplorare le possibili vie per la creazione di un corso di laurea di chiropratica in Italia, tutelarne gli standard professionali e intraprendere contatti per un’eventuale collaborazione tra l’AIC e Università Italiane e estere, in particolare per ottenere al più presto il riconoscimento del profilo professionale del chiropratico. «Nel 2013 siamo riusciti a trovare i migliori “partner”: la scuola più grande di Chiropratica nel mondo, la Life University di Atlanta negli Stati Uniti, l’Università di Bergamo, con la collaborazione del Kilometro Rosso per un campus e Humanitas Gavazzeni per la parte clinica» racconta il dottor Gil. «Terminata la collaborazione con Humanitas, si è presentata un’altra opportunità a Roma vicino al Vaticano e il Consiglio Direttivo di Life University ha deciso di strutturare il campus lì, con la speranza che Bergamo e Humanitas potranno rendersi ancora disponibili in futuro per un eventuale campus nel Nord Italia».

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S

e ne sente parlare sempre più spesso per le sue capacita di ripristinare il benessere dell’organismo senza ricorrere a farmaci, solo attraverso le mani (in greco cheir). Parliamo della chiropratica, disciplina fondata negli Stati Uniti da Daniel David Palmer nel 1895. E lo facciamo con un esperto originario proprio dalla patria di questa disciplina, il dottor Antonio Gil, chiropratico e direttore del Centro Chiropratico Salus con sedi a Milano e Bergamo (presso Deltamedic), nelle quali lavora un'équipe di 20 professionisti e collaboratori. Chiropratico di manager di grandi aziende, atleti e personaggi italiani e internazionali, dal 2005-2013 è stato consulente dello staff medico dell’Atalanta Calcio di Serie A e nel 2014 responsabile del Centro di Chiropratica del Humanitas Gavazzeni. In quasi 30 anni di lavoro in Italia, oltre 24.000 pazienti si sono affidati alle sue cure.


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Stop alla raccolta sistematica di dati sulla religione dei ricoverati UNA PICCOLA “RIVOLUZIONE” A TUTELA DELLA PRIVACY DEI PAZIENTI a cura di FRANCESCA DOGI

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sempre stato uso comune al momento della compilazione della cartella clinica che medico o infermiere chiedano al paziente “Qual è la sua religione?”. Una domanda finalizzata a mettere in atto un’assistenza personalizzata e rispettosa delle convinzioni dell’interessato su pasti/alimentazione, rituali della giornata o di alcuni momenti specifici della vita, scelte rispetto a trattamenti terapeutici, gestione della salma. Almeno finora. Da qualche mese infatti le cose sono cambiate: il Garante della Privacy, con un provvedimento a carattere generale adottato a seguito di alcune segnalazioni (Garante per la protezione dei dati personali, 2014), ha stabilito infatti che le strutture sanitarie non possono raccogliere in maniera sistematica e preventiva informazioni sulle convinzioni religiose dei pazienti. Per saperne di più abbiamo intervistato gli infermieri Silvia Poli e Marco Ghidini, consiglieri del Collegio Ipasvi di Bergamo. «Si tratta di una novità importante.La raccolta di questo tipo di informazioni non risulta infatti in linea con la regole dettate in materia di privacy fin dal 2005» osserva Silvia Poli. «Già durante i lavori preparatori dello schema tipo di regolamento per il trattamento dei dati sensibili da parte delle regioni, l'Autorità aveva affermato, infatti, che le strutture sanitarie possono raccogliere dati riguardanti convinzioni religiose solo se questi sono finalizzati a garantire ai ricoverati l'assistenza religiosa e spirituale tramite i ministri di cul-

to delle diverse confessioni religiose (bisogno di conforto o di sacramento al letto) o per la preparazione della salma nell'ambito del servizio necroscopico». Il provvedimento ha sancito quindi un’ulteriore forma di tutela per le persone ricoverate. «Le strutture sanitarie possono perseguire la finalità di assicurare un regime alimentare aderente alla volontà espressa dall'interessato, nonché quella di rispettare le scelte terapeutiche espresse in modo consapevole dallo stesso (ad esempio il rifiuto al trattamento trasfusionale nell'ambito dell'espressione del diritto a un autodeterminazione terapeutica) senza raccogliere l'informazione relativa alle religione di appartenenza» continua Marco Ghidini. «Al paziente deve essere, pertanto, consentito di esprimere tali volontà, senza che siano raccolte le eventuali motivazioni religiose che ne sono alla base. La raccolta di tali dati sensibili deve avvenire solo su richiesta della persona assistita o, qualora la stessa sia impossibilitata, di un terzo legittimato (familiare, convivente etc.). Le richieste di assistenza religiosa e spirituale possono invece essere comunicate verbalmente al personale di reparto, che provvederà a trasmetterle alla direzione sanitaria». Il provvedimento generale dell'Autorità è stato inviato alle Regioni e alle Province autonome per la divulgazione presso le strutture sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale che dovranno adeguarsi entro sei mesi dalla data di adozione del provvedimento.

PER MAGGIORI INFORMAZIONI SULLA LEGGE Garante per la protezione dei dati personali (2014) Informazioni sulle convinzioni religiose dei pazienti: i casi in cui possono essere raccolte durante il ricovero - 12 novembre 2014. Registro dei provvedimenti n. 515 del 12 novembre 2014. www.garanteprivacy. it/web/guest/home/ docweb/-/docweb-display/ docweb/3624070

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Bergamo Salute anno 5 - n°2 - mar. - apr. 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Studio catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo, Edy Spreafico Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A Via Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco, Ildo Serantoni, Alessandra Perullo Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Comitato Scientifico

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico

• Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI


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