Bergamo Salute - 2015 - 6 – novembre/dicembre

Page 1

numero Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

ATTUALITÀ ADDIO A CARNE ROSSA E SALAMELLE? MONONUCLEOSI NON SOLO BACI IL PERDONO FA BENE ALLA SALUTE ALIMENTAZIONE PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE STARE A DIETA?

6

anno 5 - novembre - dicembre 2015

Gianluigi Trovesi CON LA MIA MUSICA FERMO IL TEMPO



numero

6

anno 5 - novembre - dicembre 2015 PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Editoriale

6

da Bergamo Salute Attualità Addio carne rossa e salamelle?

SPECIALITÀ A-Z

Andropausa, questa sconosciuta 10 Chirurgia Ernia inguinale, per curarla bastano tre incisioni 12 Infettivologia Come si trasmette la mononucleosi: non solo baci

Bergamo lancia la sfida per vivere in piena forma 18 Alimentazione Perché è così difficile stare a dieta? 20 7 motivi per non rinunciare all'olio d'oliva

IN ARMONIA

Il perdono? Fa bene alla salute

8 errori da evitare per far funzionare una relazione

22 Psicologia 24 Coppia

STRUTTURE

ASL INFORMA

Più magra e in forma con il Piloxing® 32 Bellezza Voglio un seno più grande

RICETTA

34 Pasticcini ai cereali

IN SALUTE

16 S tili di vita

IN FORMA

PERSONAGGIO 14 Gianluigi Trovesi Con la mia musica fermo il tempo

30 Fitness

54 Farmacie

Le interazioni tra farmaci e alimenti 56 Il lato umano della medicina Scalerò 20 torri per aiutare gli orfani del Nepal 58 Testimonianza Alla Casa del Sole ho trovato il mio sole 61 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

quanto è affidabile e quando serve 28 Bambini Progetti personalizzati per bambini con “bisogni educativi speciali”

8 Andrologia

IN FAMIGLIA

26 Dolce attesa Test del Dna Fetale:

5 Buone feste

soffiati e frutta secca RUBRICHE 44 Altre terapie Spalla bloccata, dolorosa e infiammata. E se fosse colpa dell’intestino o del fegato? 46 Guida esami Moc, una fotografia dello stato di salute dell’osso 48 Animali Ohibò, c'è un uccellino in casa!

DAL TERRITORIO

Associazione Italiana Persone Down

62 Casamia Verdello 64 A.O. Papa Giovanni XXIII 67 Formaggio senza latte?

71 73 75 77 79

REALTÀ SALUTE Studio Maggioni Fortimed Italia Ico sas Ottica Skandia Studio Medico Odontoiatrico Vincenti e Vecchi

Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

50 News 52 Onlus

PARTECIPANTI ALLA FONDAZIONE ITALIANA PER L’EDUCAZIONE ALIMENTARE


ADDOBBI

E

DECORAZIONI PER

VETRINA UFFICIO LOCALE O

IN TEMA

E

INVERNO

NATALE


Ingrosso Riservato a Possessori di P.Iva

VISITA IL NOSTRO SHOW ROOM VIA GRUMELLO 32 - 24127 BERGAMO | TEL. 035.403328 | e.mail: cartolomb.bg@cartolombarda.net www.cartolombarda-bergamo.it


“C’è qualcosa di prezioso nel nostro lavoro.”

DALMINE - Largo Europa, 17 - 035 561357 • PORTO CERVO - Piazzetta degli Archi - 0789 908061 gioielleria@cornali.it - www.cornali.it


EDITORIALE

LA REDAZIONE AUGURA a tutti buone feste

Adriano Merigo

Bergamo Salute

5


ATTUALITÀ

Addio carne rossa E SALAMELLE?

Secondo l’OMS le carni lavorate sarebbero cancerogene come il fumo. Attenzione però: vietato farsi prendere dal panico a cura di VIOLA COMPOSTELLA

C

arne rossa lavorata, salsicce, salumi, cancerogeni come il fumo? A lanciare l’allarme qualche settimana fa è stata l’IARC, l'Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) che ha inserito le carni lavorate come wurstel, pancetta ma anche prosciutti, salsicce, carne in scatola, secca o preparati a base di sughi di carne nel gruppo 1, ovvero quello delle sostanze che sono sicuramente cancerogene come il fumo e il benzene. Una decisione shock, frutto di una revisione di più di 800 studi sul rapporto fra diversi tipi di cancro con il consumo di carne rossa o carne lavorata. Nel mirino anche la carne rossa (manzo, vitello, agnello, maiale, montone, capra) classificata invece come "probabile" cancerogeno nel gruppo 2A, dove si trova anche il glifosato, ingrediente attivo di molti diserbanti. «Il gruppo di lavoro ha classificato il consumo di carne lavorata nel gruppo 1 in base a una evidenza sufficiente per il tumore colorettale. Inoltre è stata trovata un'associazione tra consumo e tumore allo stomaco. La possibili-

tà di errore non può invece essere esclusa con lo stesso grado di confidenza per il consumo di carne rossa» si legge nel rapporto dell'IARC. Gli esperti hanno poi concluso che ogni porzione di 50 grammi di carne lavorata mangiata ogni giorno aumenta il rischio di cancro colorettale del 18%. Un rischio che aumenta con la quantità di carne consumata. La notizia, ovviamente, non è passata inosservata. È rimbalzata su tutte le prime pagine dei giornali italiani e internazionali, suscitando un vero polverone. Che, per mantenersi in salute, sarebbe meglio limitare il consumo di carne rossa si sapeva, ma che addirittura si debba dire addio a salamelle e insaccati è suonato a molti come eccessivo e troppo drastico. E da più parti si sono levati inviti alla moderazione. Al punto che lo stesso commissario europeo alla Salute e alla Sicurezza alimentare Vytenis Andriukaitis è intervenuto dopo pochi giorni dalla pubblicazione del rapporto per stemperare le polemiche. «Non si tratta di smettere di mangiare carne. La carne contiene componenti che sono necessarie per il nostro

PER CARNI LAVORATE SI INTENDONO TUTTE QUELLE TRASFORMATE ATTRAVERSO SALATURA, STAGIONATURA, FERMENTAZIONE, PRODOTTI AFFUMICATI O ALTRI PROCESSI PER AUMENTARE IL SAPORE O MIGLIORARE LA CONSERVAZIONE

6

Bergamo Salute

corpo, quello di cui si parla è di non abusarne e di non dimenticare di mangiare frutta e verdura». Il commissario UE ha poi preso come esempio la dieta mediterranea, dicendo che «include anche carne rossa» e ricordando che le abitudini sane devono comprendere anche smettere di fumare, consumare meno zuccheri e praticare sport. Per smorzare i toni, può essere utile anche capire come funzionano le liste compilate dallo IARC che raggruppano le sostanze sulla base del livello di cancerogenità dimostrato in studi scientifici. L'inserimento nella lista richiede che siano disponibili i risultati di studi di laboratorio ed eventualmente anche di studi epidemiologici sull'uomo. Attenzione però: se una sostanza viene inserita nel gruppo 1, che comprende elementi pericolosissimi come fumo, alcol, smog, arsenico, benzene, non vuol dire che mangiare un wurstel sia nocivo come fumare un pacchetto di sigarette. Gli studi, infatti, vengono eseguiti ad altissimi dosaggi o con durate d'esposizione molto lun-


ATTENZIONE ALLA CARNE “BRUCIACCHIATA” Già da tempo gli oncologi hanno lanciato l'allarme sulla cancerogenicità delle carni rosse nelle parti "bruciacchiate". Quando si cuoce la carne alla griglia o alla brace, infatti, si possono formare due sostanze riconosciute come cancerogene: le amine eterocicliche (HCAs), che si sviluppano negli alimenti ricchi di proteine quando vengono cotti a temperature molto alte, come quelle di un barbecue; gli idrocarburi policiclici aromatici (PAHs), composti che possono formarsi a partire dai grassi che gocciolano e bruciano sulla griglia generando fumo.

ghe, difficilmente replicabili nella vita reale. Non è il caso, quindi, di farsi prendere dal panico. Bisogna capire quali sono i reali margini di rischio. Rassicurazioni, parziali a parte, certo è che l’allarme creato dallo IARC ha riacceso i riflettori su un tema dibattuto da anni, quello del legame tra carne e tumori, in realtà già ben noto alla classe medica. «Non è cambiato granchè» conferma il professor Andrea Ghiselli, ricercatore del CREA (Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l'analisi dell'Economia Agraria). «La vera novità arrivata dall’OMS riguarda l’inserimento delle carni trasformate nella lista dei cancerogeni, ma i rischi legati al consumo di questi alimenti erano già noti da tempo. Inoltre inserire tutti i salumi e gli insaccati in un grande calderone crea il rischio di un appiattimento dell’analisi. Bisogna poi avere ben presente che l’OMS ha individuato una correlazione tra un consumo giornaliero di 50 grammi di carne trasformata al giorno per diversi anni e un piccolo aumento della probabilità

di contrarre alcune forme di tumo- mata una o due volte a settimana. re. Senza contare che a differenza La differenza tra questi alimenti e degli altri agenti cancerogeni, di gli insaccati, anche per l’OMS, non è cui conosciamo i processi, in questo trascurabile. L’Organizzazione della caso, non sappiamo esattamente Sanità parla di correlazioni probaqual è il fattore scatenante. Inol- bili, ovvero da verificare. Allarmarsi tre, eliminare dalle indagini tutte le molto non serve, ma mangiare un variabili riguardanti lo stile di vita po’ meno carne può farci bene» cone il complesso delle abitudini ali- clude il dottor Ghiselli. mentari è sempre molto complicato. Detto questo di fronte a un avvertimento del genere non possiamo non invitare tutti a consumare il meno possibile questa tipologia di carni LA “DOSE” GIUSTA Secondo le linee guida che, pur non essendo indispendellíINRAN (Istituto Nazionale sabili, così come tutti gli alidi Ricerca per gli Alimenti e la menti, da un punto di vista Nutrizione), la porzione di carne nutrizionale, contengono rossa fresca è, come quella bianca, elementi molto importanti corrispondente a 100 grammi, mentre la e lo riconoscono gli stessi metà se si tratta di carni conservate. Un esperti IARC». Ma vuol consumo corretto di carni fresche (rosse dire ridurre drasticamente e bianche) può essere individuato in anche la carne rossa non 3-4 volte a settimana, preferibilmente lavorata? «Sì perchè ne conbianche. In alternativa si può sumiano tanta. Ma nell’amricorrere a pesce, legumi, uova, bito di una dieta mediterraformaggi meglio se magri. nea equilibrata, che comprenda molte fibre, legumi, verdura e frutta, la carne rossa può essere consuBergamo Salute

7


SPECIALITÀ A-Z

ANDROLOGIA

Andropausa,

QUESTA SCONOSCIUTA a cura di OSCAR FENICE

D

al mondo scientifico arrivano segnali tranquillizzanti: secondo le ultime ricerche, gli ultracinquantenni possono tirare un sospiro di sollievo. L’andropausa non deve essere vissuta come un evento irreversibile. Se il desiderio sessuale è calato, può essere risvegliato e la stanchezza, qualche chilo in più sul girovita e la riduzione progressiva della funzionalità dei testicoli non devono spaventare. E non è tutto: qualcuno mette in dubbio persino che esista, l’andropausa. Del resto, anche tra gli andrologi, esistono due scuole di pensiero. Certo con l’avanzare dell’età sia gli uomini sia le donne manifestano dei sintomi che possono essere ricondotti a una ridotta produzione di ormoni sessuali. Mentre nella donna, però, i cambia-

CERVELLO

menti avvengono in maniera brusca, il climaterio maschile è molto più graduale. È corretto, allora, considerare l’andropausa come una sindrome corrispondente per gli uomini alla menopausa femminile? Forse no. Innanzitutto perché nella donna si interrompe definitivamente la funzione riproduttiva e cala quasi del tutto la produzione degli estrogeni. Nell’uomo, invece, il calo della produzione di testosterone non solo è decisamente graduale ma non si interromperebbe mai del tutto. Inoltre, la sindrome non interesserebbe tutti gli uomini in ugual misura. L’andropausa, quindi, sarebbe diversa per ogni individuo per cui anche l’intensità dei disturbi varierebbe da caso a caso. Aldilà delle varie tesi, ci sono però

CAPELLI

MUSCOLI CUORE

MASSA ADIPOSA PELLE

OSSA GENITALI

8

Bergamo Salute

QUANDO ANDARE DALL’ANDROLOGO In genere, si dovrebbe programmare una visita dall’andrologo a qualsiasi età se si riscontrano sintomi che mettono in allarme o particolari anomalie. Dopo i cinquant’anni, però, sarebbe opportuno programmare un appuntamento con cadenza annuale (dai 55 in su).

dei punti fermi. Le statistiche e gli studi clinici lo confermano: anche i maschi di età compresa tra i 50 e i 65 anni di età sono soggetti a una serie di cambiamenti del corpo alcuni dei quali riguardano proprio gli organi sessuali maschili. Ad esempio la prostata (la ghiandola dell’apparato genitale maschile che secerne il liquido prostatico) si ingrossa, possono comparire anche disturbi urinari e sessuali, con difficoltà dell’erezione e calo della libido. I dubbi sulla patologia dipendono quindi, più che altro, dal fatto che la sintomatologia non compare per tutti nello stesso periodo e in più, spesso, si manifesta con sintomi in molti casi evidenti, in altri non chiaramente riconoscibili. Si può semplificare dicendo che, quando una persona ultracinquantenne, sessualmente attiva e valida, improvvisamente non riesce più, o ha delle difficoltà a fare sesso, inequivocabilmente è entrata in andropausa. I SINTOMI, DAL CALO MUSCOLARE ALLE DISFUNZIONI SESSUALI Dopo i cinquant’anni le piccole arterie dei testicoli diventano più rigide per cui si riduce la portata di ossigeno al tessuto e il testicolo si impoverisce di cellule. Tutto ciò produce una ridotta secrezione di testosterone. Questo può determinare diversi


sintomi che interessano più organi. Pelle. Diventa più sottile, fragile e secca, iniziano a comparire le prime rughe. Muscoli. Si ha un calo dei muscoli mentre aumenta la massa adiposa (soprattutto sull’addome). Cuore. Secondo recenti studi in seguito al calo del testosterone aumenterebbe il rischio di malattie cardiache, in particolare infarto. Organi sessuali. L’attività sessuale viene alterata per cui si possono verificare disfunzioni erettili, del piacere e dell’eiaculazione. I testicoli si riducono in volume e consistenza, si registra una minore funzionalità della prostata. Cervello. Si manifesta una tendenza alla depressione e all’insonnia, riduzione o scomparsa della libido, difficoltà di concentrazione e disturbi della memoria, irritabilità, mancanza di motivazione. ATTENZIONE A FUMO, ALCOL E SOVRAPPESO Gli esperti sono concordi per lo meno per quanto riguarda il fatto che lo stile di vita può influenzare e non poco la comparsa dell’andropausa. Ci sono infatti molti fattori che possono alterare l’equilibrio ormonale. Per questo è necessario seguire uno stile di vita sano e adottare alcune semplici regole: • eliminare il fumo; • limitare l’uso di alcolici; • tenere in allenamento il corpo con una costante attività fisica; • controllare il peso seguendo una dieta equilibrata povera di grassi; • limitare le situazioni che causano stress;

DOTT. OSCAR FENICE Specialista in Urologia e Andrologia - POLICLINICO SAN PIETRO E STUDIO MEDICO COLONNA FENICE DI CURNO -

I PRO E I CONTRO DELLA TERAPIA ORMONALE SOSTITUTIVA La terapia ormonale sostitutiva femminile risulta ben affermata scientificamente mentre non si può dire altrettanto per quella maschile. Per questo è importante, prima di scegliere di curarsi con il testosterone, valutare i pro e i contro. PRO Pare che un buon livello di testosterone nell’uomo produca gli stessi effetti positivi, sia a livello fisico che psicologico, che inducono gli estrogeni nella donna. In particolare: • si blocca il processo di indebolimento delle ossa; • viene favorita la tonicità dei muscoli; • a livello psicologico si scongiura la depressione perché il testosterone induce la produzione di alcune sostanze “del benessere”; • aumentano il desiderio e la potenza sessuale in quanto con la diminuzione del testosterone cala anche l’afflusso di sangue nella zona genitale. CONTRO • Cresce il rischio di tumore alla prostata (anche se non tutti gli esperti concordano con questa tesi). • Aumenta anche il rischio che si formino trombi che, ostruendo i vasi sanguigni, possono causare trombosi, ictus e infarti. • Anche l’incidenza di tumori al fegato e alle mammelle sarebbe superiore. • non farsi influenzare, a livello ses-

suale, dagli inevitabili cambiamenti fisiologici che possono, ad esempio, rallentare l’erezione o alterare l’eiaculazione. LA CURA: ORMONI, FARMACI VASOATTIVI, INTEGRATORI NATURALI In genere, per contrastare il deficit ormonale, così come si fa per la menopausa, il medico prescrive la terapia sostitutiva del testosterone. In pratica si introduce nell’organismo una certa quantità di testosterone così da raggiungere le concentrazioni normali. Non esistono però studi scientifici che dimostrino l’effettiva utilità dei supplementi ormonali. La maggior parte infatti è stata condotta su uomini giovani che manifestavano dei deficit precoci di testosterone. Tuttavia si è riscontrato che il 20% circa degli uomini con disfunzione erettile presenta un’alterazione dei livelli di testosterone. Questo ormone, però, agisce principalmente sulla libido per cui è possibile che, grazie al trattamento, si abbia un aumento del desiderio

sessuale ma continui a persistere la disfunzione erettile. In questi casi, normalmente, si ricorre alla somministrazione di farmaci vasoattivi che favoriscono l'ottenimento di un’erezione non meccanica ma legata agli stimoli sessuali. Uno dei più importanti è l’ossido nitrico che favorisce il rilassamento della muscolatura liscia e quindi l’afflusso del sangue e l’erezione. Ormai la ricerca ha portato allo sviluppo anche di nuovi farmaci erettogeni: non solo compresse per via orale, ma anche gel per via topica uretrale e farmaci iniettivi. Ci sono inoltre integratori naturali, sostanze derivate da piante medicinali, come il ginseng o il guaranà, che possono rinvigorire l’organismo. Non essendo farmaci, però, questi integratori hanno un’efficacia ridotta e soprattutto non specifica, anche se il ginseng sembrerebbe agire in qualche modo come un regolatore ormonale (non a caso in Asia viene usato da secoli per contrastare l’invecchiamento precoce e come rinvigorente). Per dare gli effetti desiderati, però, si deve assumere per molti mesi, con costanza. Bergamo Salute

9


SPECIALITÀ A-Z

CHIRURGIA

Ernia inguinale PER CURARLA BASTANO TRE INCISIONI a cura di STEFANO OLMI

S

i manifesta, in genere, con un fastidio o un dolore nella regione inguinale o nell’interno della coscia che a volte rende difficile svolgere le normali attività quotidiane. È l’ernia inguinale, una delle patologie più comuni e frequenti soprattutto tra gli uomini, colpiti otto volte di più rispetto alle donne (sebbene anche le donne ne siano affette, spesso la sintomatologia è più sfumata e non prontamente riconosciuta per via delle minori dimensioni dell’ernia e della diversa anatomia della regione inguinale). Oggi per “curarla” non servono più interventi invasivi come una volta o grossi tagli: bastano tre piccole incisioni. Merito di una sempre maggiore “personalizzazione” delle tecniche chirurgiche e soprattutto dei progressi nel campo della chirurgia laparoscopica, che si traducono in minor stress per il paziente, minor

dolore postoperatorio e tempi di ripresa più rapidi. UN FASTIDIO CHE PEGGIORA CON IL MOVIMENTO In linea generale, per ernia si intende il passaggio di contenuto addominale (intestino, colon, omento…) o semplicemente di grasso attraverso un “buco” della parete, tecnicamente chiamato “difetto di parete”. Il luogo più frequente in cui si presenta questo difetto è appunto la regione inguinale, in virtù della sua particolare funzione e anatomia. È esperienza comune, soprattutto in persone giovani che lavorano o svolgono attività sportive saltuarie o continuative, il fenomeno dell’ernia inguinale, cioè quel rigonfiamento a livello di un inguine che aumenta durante gli sforzi e la posizione eretta sino a diventare invalidante o, peggio, divenire un’urgenza da trattare chirurgicamente

entro poche ore. A volte però la sintomatologia è più subdola: si presenta semplicemente come un fastidio in regione inguinale o alla radice interna della coscia, nella regione crurale (o inguinofemorale), che diventa via via sempre più limitante nello svolgimento delle normali attività. Per questo è importante affidarsi a mani esperte che sappiano riconoscere il problema, anche quando si tratti di una piccola ernia, e trattarlo con la tecnica adeguata. LA TERAPIA L’ernia inguinale può essere trattata in modo conservativo con supporti contenitivi (ad esempio il cinto erniario) ed evitando il più possibile attività fisiche intense. Questi rimedi però non rappresentano la soluzione, ma solo un palliativo che potrebbe anche peggiorare il problema, senza naturalmente risolverlo. Nella


NON SOLO INGUINE Sebbene l’ernia trovi nella regione inguinale la zona di maggior debolezza e quindi si riscontri con più frequenza in questa sede, esistono altre regioni della parete addominale in cui può manifestarsi. Un altro luogo in cui l’ernia si presenta frequentemente è l’ombelico. Altre ernie molto più rare sono localizzate alle periferie laterali dell’addome, dove i vari muscoli si intersecano fra loro. Inoltre, dopo ogni intervento chirurgico, nel luogo dove è stata effettuata l’incisione si forma una zona più debole che può dar luogo a un'ernia su incisione, che per la sua origine (non naturale ma causata da una precedente incisione) viene tecnicamente chiamata laparocele. Ernie e laparoceli, variabili per localizzazione, dimensioni e gravità, non sono solo un problema estetico ma rappresentano un grave danno funzionale per l’esecuzione delle normali attività. La cura e la soluzione di queste patologie è essenzialmente chirurgica. Possono restare stabili nel tempo, ma in alcuni casi possono divenire una vera e propria urgenza: questo accade quando l’ernia si strozza, cioè il suo contenuto, una volta uscito, non riesce a rientrare nella sua sede naturale. Questa condizione può comportare, se non adeguatamente riconosciuta e trattata tempestivamente, diverse complicanze anche gravi, quali infarti intestinali, quindi la terapia ideale del laparocele è l’intervento chirurgico laparoscopico in elezione. Lo stesso intervento può essere effettuato nella maggior parte dei casi anche in urgenza in centri con un’adeguata esperienza nella tecnica mini-invasiva.

quasi totalità dei casi, invece, la terapia è essenzialmenA CIASCUNO LA SUA RETE te chirurgica, attraLe reti a disposizione sono di diversa natura e diversi materiali. verso un intervento Sta al chirurgo decidere quale faccia al che consiste nel ricaso del paziente a seconda dell’età, della portare nella sede corporatura e di alcuni fattori relativi al suo naturale i visceri stile di vita (tipo di lavoro, attività fisica etc.). Sia erniati e nel posiper la cura dell’ernia inguinale che per le ernie zionare una rete della parete addominale in generale, è essenziale (o protesi), per la scelta dei corretti materiali protesici, che impedire future garantiscano alti standard di integrazione con ernie e ricostii tessuti del paziente e tenuta nel tempo, per tuire l’anatomia azzerare il rischio di recidive. In questo senso, della regione inla continua ricerca dei materiali più idonei guinale. Nei centri e l’affinamento della tecnica chirurgica avanzati, nella stragarantiranno un risultato duraturo. grande maggioranza delle situazioni, l’intervento viene eseguito in laparoscopia, tecnica chirurgica introdotta nella pratica clinica all’inizio degli anni Novanta del secolo incomparabili rispetto alla chirurgia scorso che ha permesso di effettuare tradizionale. Inoltre, grazie alla miquasi tutti gli interventi chirurgi- glior visione possibile con questa via ci addominali non più eseguendo d’accesso, il chirurgo è messo nelle grossi tagli ma attraverso poche condizioni di posizionare la rete in piccole incisioni. Nel caso specifico maniera più completa, andando a codell’ernia inguinale si praticano tre prire completamente tutta la regione piccole incisioni, attraverso le quali inguino-crurale e i possibili difetti di il chirurgo riduce l’ernia, introduce, parete in un unico intervento, anche posiziona e fissa la rete. Le metodi- trattando contemporaneamente erche di fissazione della rete variano a nie presenti sia a destra sia a sinistra, seconda delle dimensioni e dell’ana- limitando al minimo il rischio di retomia del singolo caso, garantendo cidive. La stragrande maggioranza una tenuta della protesi anche per le dei pazienti quindi, e in particolare grosse ernie. Vengono utilizzati i più i soggetti con ernia inguinale bilamoderni sistemi di fissaggio per la terale o recidiva, o monolaterale ma protesi, da clip metalliche a clip rias- fisicamente attivi, vengono operati sorbibili sino a colle biologiche, con con metodica laparoscopica, seconun dolore postoperatorio e cronico do due tecniche ormai consolidate praticamente assenti e una tenuta da anni (TEP o TAPP). Solo in una nel tempo comprovata. piccola percentuale di pazienti viene eseguito l’intervento tradizionale. PICCOLE INCISIONI PER UNA RIPRESA PIÙ VELOCE I grandi vantaggi della tecnica laparoscopica, utilizzata con sicurezza anche per trattare l’ernia inguinale, sono: minor invasività (si chiama infatti chirurgia mini-invasiva), minor stress per il paziente e minor dolore postoperatorio, tempi di ripresa più veloci (la ripresa delle attività - siaPROF. STEFANO OLMI no esse lavorative o sportive, anche Responsabile U.O. Chirurgia a livello agonistico-professionale Generale e Oncologica avviene mediamente in 10-15 giorni) e risultati funzionali ed estetici - POLICLINICO SAN MARCO ZINGONIA Bergamo Salute

11


SPECIALITÀ A-Z

INFETTIVOLOGIA

Come si trasmette la mononucleosi: NON SOLO BACI

Febbre alta, stanchezza e mal di gola, i sintomi. La complicanza grave, la rottura della milza a cura di MARCO RIZZI

L

a chiamano anche “malattia del bacio”. Si trasmette con la saliva e meno spesso per condivisione di oggetti (posate, bicchieri) entrati in contatto con la saliva di una persona infetta. È la mononucleosi, un'infezione virale molto diffusa che gran parte delle persone ha sviluppato nella propria vita senza saperlo. Oltre il 90% della popolazione infatti ha nel sangue anticorpi contro il virus che la causa. Il motivo è che, quando contratta nei primi anni di vita, la malattia ha spesso un decorso senza sintomi, mentre nelle altre fasce di età spesso viene scambiata per influenza. LA COLPA? È DELL’HERPES VIRUS EPSTEIN-BARR La mononucleosi infettiva è una malattia infettiva causata da un virus, chiamato virus di Epstein-Barr (EBV) dal nome dei due studiosi inglesi Anthony Epstein e Yvonne Barr che per primi lo isolarono nel 1964. Il virus di Epstein-Barr è un herpes

virus, affine ai virus che causano varicella/herpes zoster ed herpes labiale, ed al Citomegalovirus. Come altri herpesvirus, EBV è diffuso in tutto il mondo. Si trasmette attraverso contatti stretti tra persone, in particolare tramite la saliva: possono essere occasione di trasmissione, ad esempio, la condivisione di posate o bicchieri, oppure i baci. In alcuni Paesi e ambienti sociali in più precarie condizioni igieniche la maggior parte dei bambini si infetta nei primi anni di vita. In altri contesti, la trasmissione può avvenire più tardi: la mononucleosi infettiva è stata indicata anche come “malattia del primo bacio” proprio per la relativa frequenza con la quale, in alcuni Paesi, si osserva negli adolescenti. FEBBRE, LINFONODI INGROSSATI, MAL DI GOLA E STANCHEZZA, I CAMPANELLI D’ALLARME Si presenta in genere con febbre, ingrossamento diffuso dei linfonodi, mal di gola e profonda stanchezza.

ATTENZIONE ALLA SALIVA ALTRUI PER PREVENIRE LA MONONUCLEOSI INFETTIVA PUÒ ESSERE UTILE ADOTTARE LE GENERALI MISURE DI IGIENE PERSONALE E SOCIALE, IN MODO DA RIDURRE L’ESPOSIZIONE ALLA SALIVA DI PERSONE PORTATRICI DEL VIRUS. NON ESISTONO MISURE DI PROFILASSI SPECIFICA, VACCINALE O D’ALTRO GENERE

12

Bergamo Salute

L’ingrossamento dei linfonodi può essere più facilmente apprezzabile al collo, ma può coinvolgere molteplici sedi superficiali e profonde: i linfonodi possono raggiungere dimensioni anche superiori ai 2 centimetri ed essere moderatamente dolenti; la tumefazione usualmente si riduce gradualmente nel corso di 3-4 settimane. Il mal di gola può essere molto forte, tanto da interferire con l’alimentazione, al punto che talvolta può essere difficile e doloroso anche deglutire la saliva. La sensazione di stanchezza può essere molto intensa e, soprattutto, protratta: mentre febbre, mal di gola e tumefazioni linfonodali regrediscono usualmente nell'arco di alcuni giorni o poche settimane, una profonda astenia (debolezza) può protrarsi per molte settimane o, in alcuni casi, per diversi mesi. La maggior parte dei pazien-


UN VIRUS COMPLESSO E PERSISTENTE Il virus di Epstein-Barr causa comunemente la mononucleosi infettiva, malattia talvolta fastidiosa, ma benigna. EBV è però un virus complesso, che persiste per tutta la vita nei tessuti linfatici delle persone infettate e che in rari casi può causare gravi quadri clinici; ciò avviene più facilmente in persone con gravi deficit immunitari.

ti affetti da mononucleosi infettiva presenta, inoltre, un ingrossamento della milza che in genere si risolve nel corso di alcune settimane; molto raramente la splenomegalia (cioè l’ingrossamento della milza) è complicata dalla rottura dell’organo, che richiede ricovero d’urgenza. La dia-

DOTT. MARCO RIZZI Specialista in Malattie infettive

- RESPONSABILE UNITÀ MALATTIE INFETTIVE A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO -

gnosi può spesso essere sospettata sulla base dei sintomi a cui abbiamo accennato. Tra gli esami di laboratorio, invece, è caratteristico il notevole aumento del numero dei globuli bianchi. In particolare, è elevato il numero dei linfociti, tra i quali molti presentano al microscopio aspetti atipici (“linfociti attivati”). Spesso sono alte anche le transaminasi: il virus di Epstein-Barr causa infatti frequentemente una modesta epatite acuta, del tutto benigna. La conferma diagnostica deriva da un esame sierologico, che ricerca gli anticorpi specifici per EBV. Un volta fatta la diagnosi, non è in genere indicato ripetere gli esami di laboratorio; l’epatite, se presente, si risolve sempre senza conseguenze, mentre gli anticorpi restano presenti per molti mesi (anticorpi di classe IgM) o per tutta la vita (anticorpi di classe IgG).

PARACETAMOLO E ANTINFIAMMATORI CONTRO I SINTOMI La terapia è sintomatica: paracetamolo e farmaci antinfiammatori possono essere utili per alleviare i sintomi. Il ricorso a brevi cicli di terapia con il cortisone (su prescrizione medica) deve essere riservato a casi selezionati con importanti complicanze (ad esempio bambini con difficoltà respiratoria per ostruzione della gola da parte del tessuto linfatico infiammato). L’impiego di farmaci antivirali non è indicato. È importante assicurare una buona idratazione e, poi, una nutrizione adeguata. Nei primi giorni di malattia cibi freddi e morbidi possono essere di aiuto; raramente si rende necessario ricorrere a idratazione per via endovenosa. ATTENZIONE A NON FARE SFORZI FISICI Come si è detto, la mononucleosi infettiva può causare una profonda stanchezza, che può protrarsi a lungo, ed esiste un rischio, sia pur limitato, di rottura di milza. Per questi motivi, si raccomanda di mantenere il riposo durante la fase acuta della malattia (in genere 1-2 settimane), e di riprendere le attività fisiche più intense gradualmente, a partire dalla terza-quarta settimana; particolare cautela deve essere adottata nel caso di sport da contatto a elevato rischio di traumi addominali. Bergamo Salute

13


PERSONAGGIO

CON LA MIA MUSICA FERMO IL TEMPO

Intervista a Gianluigi Trovesi, uno dei più noti jazzisti europei, bergamasco di Nembro, che nei suoi pezzi fonde jazz e radici europee dal Medioevo al '900 a cura di LUCIO BUONANNO

Ph. Sandro Barcella

L’

appuntamento con Gianluigi Trovesi, uno dei più noti jazzisti e compositori europei, è alle 9 in un bar di Nembro, la cittadina della Val Seriana dove vive. Lui, come un orologio svizzero, spacca il secondo. Un gigante anche fisicamente, indossa un cappello nero, saluta tutti e scherza con un’affascinante barista. È arrivato la sera prima da un tour che l’ha portato in Puglia, in Germania, in Lussemburgo, in Spagna dove ha tenuto un concerto con il suo “socio” da 25 anni Gianni Coscia, un mago della fisarmonica, e ora si prepara a una serie di esibizioni a Nembro, ad Albino e a Redona. Ci sediamo al tavolo, lo sposta, lo spazio è ristretto. «Sa, mi sono operato all’anca e anche se l’intervento è andato bene, devo fare un po’ di attenzione» dice con un sorriso che si perde tra la barba bianca. E subito dopo: «Lei, di Bergamo Salute, vuole intervistarmi sull’operazione all’anca? L’ho fatta a maggio, sono stato 20 giorni per la riabilitazione a Gazzaniga e poi ho ripreso i miei concerti. Nessun problema anche se il mio fisico è imponente. Comunque a 71 anni in ospedale ci sono stato solo due volte, la prima a 3-4 anni per le tonsille». No, parliamo di lei…


«In questo momento sento intorno a me quasi un profumo di santità. Sto infatti tenendo concerti per associazioni benefiche e religiose. A Redona per l’Associazione Cure Palliative, con l’Orobico Quartetto; a Nembro per ricordare due benefattori come monsignor Nicoli e il dottor Daina; ancora a Nembro, ripresento il progetto “Papa Giovanni XXIII Verso la luce” con musiche mie e la regia di Oreste Castagna. Ad Albino suonerò per gli “Amici dell’oncologia della Val Seriana”. E a Bergamo, per “La notte dei Vangeli”, organizzata dalle Acli, suonerò alle 5,30 del matttino. Era infatti quella l’ora in cui mia nonna mi portava da bambino a messa nella nostra parrocchia di Nembro. Spero proprio che San Pietro e Santa Cecilia, patrona dei musicisti, mi aprano le porte del Paradiso».

Italiana” dal Presidente Carlo Azelio Ciampi nel 2001, di “Chevalier de l’Ordre des Arts e des Lettres" dal Ministero della Repubblica Francese e di “Commendatore dell’Ordine di Merito della Repubblica Italiana” nel 2007. Ma il momento che Trovesi ricorda con più emozione è quello del titolo di “Ufficiale della Repubblica Italiana”. «Ero in Germania a Moers, per dirigere “Dedalo” un mio progetto commissionato dalla WDR Big Band di Colonia, quando arrivò la notizia che il Presidente Ciampi mi aveva insignito del titolo. Il trombettista Marco Stockhausen solista ospite della Big Band, figlio del grande compositore tedesco, annunciò, all’inizio del concerto, il riconoscimento che avevo avuto. In teatro, dove c’era anche il governatore del Land… standing ovation!».

MA COME È COMINCIATA LA PASSIONE PER IL CLARINETTO E IL SAX? «È stata colpa del cortile in cui abitavamo. Lì suonavano un po’ tutti. Papà, che lavorava come metalmeccanico, era un appassionato della batteria e con altri 4-5 si esibiva nelle balere. Venivano a casa per le prove. C’era anche Gianni Bergamelli. Canzoni popolari, jazz. Mi ricordo che ascoltavamo tutti un programma settimanale alla radio della Martini & Rossi: per me, che ero piccolo… una magia! E lì si è sviluppata la mia musicalità e il mio interesse verso la banda, il jazz, la musica classica e operistica. Quel cortile l’ho lasciato che avevo 21 anni. (ndr. nel 2010 con la regia di Sergio Visinoni, Trovesi ha fatto il film “Il cortile della musica”). Forse se fossi stato nel cortile vicino, dove c’era un geometra molto bravo, avrei seguito la sua strada. A 14 anni suonavo il clarinetto nella banda del paese, fu il maestro a consigliarmi di frequentare il Conservatorio nel quale mi sono diplomato in clarinetto con il maestro Giuseppe Tassis e studiato armonia, contrappunto e fuga con il maestro Vittorio Fellegara. Nel frattempo lavoravo in uno studio tecnico avendo due pomeriggi liberi per frequentare le lezioni e la domenica, che non era un giorno di riposo, suonavo nelle balere anche il sassofono. Dopo il diploma ho insegnato educazione musicale nelle scuole medie della provincia. Così fino al 1978 quando ho vinto il concorso come primo clarinetto e sax alto, per un posto di ruolo nella Big Band della Radio RAI di Milano. L’anno prima avevo fondato un trio con Paolo Damiani al basso e Gianni Cazzola alla batteria con i quali, nel 1978, pubblicai “Baghét”. Con questo disco definivo la mia idea di musica, una sintesi sia di jazz sia delle radici europee, dal Medioevo al 900: fu un successo che ebbe il premio della Critica Discografica Italiana».

QUALI PROGETTI HA ORA IN CANTIERE? «Con Stefano Montanari ho realizzato un progetto orchestrale con strumenti antichi, il CD sarà prodotto da ECM. È uscito da poco un cofanetto di nove CD per le edizioni CAM di Roma, dove si possono trovare i miei primi due lavori “Baghet” e “Cinque piccole storie” (prima edizione in CD) e altri lavori con l’ottetto e l’Orchestra da camera “Salmeggia”: questa è un po’ la mia storia». Una storia della musica in cui è entrato anche lui, Gianluigi Trovesi da Nembro, padre di due figlie, Stefania che suona il violino e ha sposato Stefano Montanari, violinista e direttore d’orchestra, e di Annagiulia, laureata in pedagogia che oltre a insegnare musica nella scuola primaria, tiene corsi di didattica musicale. È nonno di tre nipoti. «Non ho forzato le figlie, ma le ho mandate a studiare da una brava insegnante di educazione musicale. La musica è educativa. Purtroppo nelle scuole italiane ha poco spazio, invece è formativa ed è universale. Le voglio raccontare un episodio: in Germania io e l’amico contrabbassista tedesco Peter Kowald entriamo in un bar, dove una signora sentendomi parlare, mi bolla dispregiativamente “ italienish “… Il mio amico ribatte: “ suona il clarinetto ! ” …E la signora …sorride» La dimostrazione che la musica è senza frontiere.

E di premi Gianluigi Trovesi da Nembro ne ha ricevuti centinaia come quello di miglior musicista del jazz italiano, le 5 stelle (simile al premio Oscar) dalla rivista americana Down Beat per “From G To G”. Inoltre è stato insignito del titolo di “Ufficiale della Repubblica Bergamo Salute

15


IN SALUTE

STILI DI VITA

BERGAMO LANCIA LA SFIDA

per vivere in piena forma

Il progetto BeWell del Comune contro il rischio di obesità nei bambini e la sedentarietà degli adulti: tanti consigli e iniziative per diffondere la filosofia dello star bene a 360 gradi a cura di LUCIO BUONANNO

T

ra i bambini sono in aumento obesità, sovrappeso e mangiano male? Gli adulti sono sempre più sedentari rischiando malattie cardiocircolatorie? Il Comune di Bergamo lancia la sfida con il progetto BeWell, che si compone di diverse iniziative e un nuovo sito web con l’obbiettivo di diffondere la filosofia dello star bene a 360 gradi. Su www.bergamowellnesscity.it si trovano indicazioni e consigli per un nuovo stile di vita basato sull’attività sportiva, sulla corretta alimentazione e sulla prevenzione per evitare problemi alla salute. È una nuova iniziativa che candida Bergamo come prima wellness city d’Italia, in collaborazione con la Wellness Foundation. Ne parliamo con Loredana Poli, assessore comunale all’Istruzione e allo Sport. «BeWell nasce per dare visibilità e strumenti

16

Bergamo Salute

di lavoro al ruolo di coordinamento e di promozione della salute che spetta all'ente locale. Tra l'altro, il Comune di Bergamo non aveva mai aderito alla Rete Città Sane di Asl mentre ora abbiamo avviato anche questo specifico percorso di lavoro» spiega l’assessore. «Non siamo comunque partiti da zero. C’erano già infatti alcune buone iniziative che puntavano a insegnare a mangiare meglio e a muoversi, con particolare riferimento alle fasce d'età dei bambini, grazie al prezioso lavoro nelle scuole, e degli anziani. Noi vogliamo incentivare questo cambiamento, perché uno stile di vita attivo, sano, può migliorare anche la città. Come? Rendendo evidente che la nostra città si presta particolarmente a ospitare e promuovere iniziative specifiche che ricordino in più occasioni quanto movimento, buona ali-

mentazione e salute siano connesse alla scelta dello stile di vita di tutti i cittadini. Muovendosi, mangiando prodotti biologici o a chilometro zero, con particolare riferimento ai bambini. Un progetto ambizioso che deriva anche dal voler assecondare la conformazione naturale della città che per sua natura è legata al verde e agli sport all’aria aperta». I dati parlano da soli: Bergamo è circondata da 4700 ettari di verde, con 240 fontane pubbliche, decine di scalinate che portano in Città Alta e tanti percorsi che si snodano tra il Parco dei Colli e le vie pedonali. Sul sito, suddiviso in tre sezioni (movimento, alimentazione, salute), ci sono le possibili scelte per vivere meglio. Nella sezione movimento si trovano descrizioni e consigli su passeggiate suggesti-


ve differenziate per difficoltà (vedi box) oltre a iniziative quali corse non competitive, piedibus per gli scolari, gruppi di cammino. Nell’alimentazione si scoprono anche i progetti attivi in collaborazione con le mense scolastiche e supermercati per diffondere una sensibilità antispreco. Nella sezione salute saranno riportati soprattutto gli avanzamenti dell'adesione alla Rete Città Sane e i programmi di ricerca di Bergamo Wellness City in collaborazione con medici di base e strutture ospedaliere locali. «Per quanto riguarda il movimento c’è grande interesse da parte dei bergamaschi» ci dice l’assessore. «Quest’estate con Runners Bergamo abbiamo organizzato una manifestazione di avviamento alla corsa al parco della Trucca. Si sono presentate fino a 400 persone per ogni sera per mettersi alla prova ed essere accompagnati dal cammino alla corsa ma anche avere suggerimenti, consigli sul tipo di abbigliamento e di scarpe. E sono stati tutti invitati a sottoporsi a visite mediche quando decidano di cominciare a fare questo sport sui quattro percorsi della città. Il Comune ha intenzione di incrementare l’attività sportiva anche nei parchi coinvolgendo tutte le associazioni disponibili. Altro punto fermo del nostro progetto è l’alimentazione. Siamo partiti dalle scuole dove la qualità dei pasti è senz’altro superiore alla media, ma Asl ci segnala che in casa dei bambini la qualità nutrizionale media dei pasti si è sensibilmente abbassata. Pensiamo perciò di sensibilizzare maggiormente i genitori con iniziative di formazione e laboratori di cucina. Su questo tema si avvierà anche un lavoro specifico con i pediatri. Soluzioni abbastanza semplici come far bere ai piccoli più acqua e fare loro scoprire in mensa i menu a chilometro zero e la stagionalità di frutta e verdura, fino a portarli nelle cascine e nelle fattorie didattiche. Ma l’alimentazione a chilometro zero nelle scuole apre un altro fronte, economico. Noi forniamo 4000 pasti al giorno e le aziende agricole bergamasche possono trarre notevoli benefici economici ceden-

doci i loro prodotti. Un progetto cui collabora anche la Coldiretti». La salute è un altro obbiettivo primario, che coinvolgerà i medici di famiglia, le strutture ospedaliere e l’Università di Bergamo con il suo centro di ricerca HTH (Human Factors and Tecnology in Healthcare) che studia, tra l’altro, anche l’esercizio fisico, l’attività sportiva e gli stili di vita. BeWell è solo la prima pietra per promuovere la cultura del benessere in città, con partner Wellness Foundation le cui linee guida sono state sottoscritte dal Comune. Come si legge nel sito della Fondazione “Le persone che si sentono in forma e a proprio agio con il loro corpo, vivono meglio, hanno migliori rapporti interpersonali e il loro stile di vita è propositivo ed ottimistico. Il wellness è il nuovo stile di vita orientato al miglioramento della qualità della vita attraverso l’educazione ad una regolare attività fisica, una corretta alimentazione; un approccio mentale positivo. I benefici che ne derivano permettono di raggiungere un reale

QUATTRO PERCORSI ALLA SCOPERTA DEL BENESSERE Sono quattro i percorsi consigliati da Bergamo Wellness City: Trucca, Greenway da via Baioni a Valmarina, Greenway con le Mura Venete, solo Mura Venete. 1) Il Parco della Trucca. Vicino al nuovo ospedale, è ideale per grandi e piccini mettendo a disposizione attrezzature sportive, aree giochi. Il percorso si snoda per circa 2 chilometri su un terreno privo di dislivelli e per questo risulta agibile anche con passeggini e sedie a rotelle. 2) Greenway. È un percorso di 9 chilometri che costeggia in parte il torrente Morla. Si parte da via Baioni e si arriva al monastero di Valmarina costruito nel 1150 e oggi sede del Consorzio Parco dei Colli. Si può usare anche la

DOTT.SSA LOREDANA POLI Assessore all'Istruzione e Sport Comune di Bergamo

benessere psicofisico, uno stato ottimale per combattere e prevenire le patologie legate alla sedentarietà, per mantenere l’efficienza negli anni, per l’attività lavorativa e sociale delle persone”. Bisogna cominciare dalla più tenera età. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità nel mondo sono in sovrappeso 43 milioni di bambini sotto i sei anni (il 10 per cento è addirittura obeso) e un miliardo e mezzo di adulti; 500 milioni sono obesi; 400 milioni di persone soffrono di diabete; 17 milioni muoiono ogni anno per malattie cardiovascolari. Dati allarmanti che bisogna drasticamente ridurre. Come? Con un nuovo stile di vita, come quello che il BeWell ha lanciato a Bergamo.

bici con difficoltà medie. 3) Greenway con Mura Venete. Dodici chilometri e mezzo partendo sempre da via Baioni nei pressi del campo Utili e inerpicandosi tra castagneti e ville del ‘600 per arrivare in cima ai colli e poi scendere in Città Alta camminando o correndo sulle Mura Venete. 4) Mura Venete. Una passeggiata senza difficoltà lungo le mura in lizza per diventare patrimonio dell’Unesco. Ogni passo sui percorsi viene registrato, scaricando una apposita App, e convertito in “moves” che a loro volta si sono tramutati, fino al 31 ottobre, in pasti donati ai Paesi colpiti da malnutrizione, nello spirito di Expo. L’iniziativa riprenderà in primavera, con la riapertura dei percorsi, ma i “moves” saranno donati a scuole e associazioni. Bergamo Salute

17


IN SALUTE

L

ALIMENTAZIONE

e avete provate tutte: la dieta iperproteica, paleolitica, del minestrone, delle barrette. Ma ogni volta, dopo aver perso qualche chilo, avete finito per cedere alle vecchie abitudini e tentazioni, riprendendo i chili persi con gli interessi (il cosiddetto effetto yo-yo). Ma perché è così difficile dimagrire in modo sano e soprattutto non rimettere peso? Perché, a parte che per brevi periodi, proprio non riusciamo a fare a meno di alcuni cibi che, guarda caso, sono quelli che fanno ingrassare di più? «La risposta, ovviamente, è complessa. Oggi però si sa che un ruolo importante è giocato dal cervello e dai significati che vengono dati al cibo, non solo fonte di energia per vivere ma anche elemento consolatorio» spiega il dottor Giuseppe Rovera, specialista in Scienze dell'alimentazione, esperto in disturbi alimentari. «Per questo motivo, in caso di forte sovrappeso e obesità, l’approccio ideale dovrebbe essere multifattoriale e prevedere, in alcuni casi, accanto al supporto nutrizionale, anche quello psicologico». IL CIBO SPAZZATURA? PUÒ CREARE DIPENDENZA «Molti soggetti in sovrappeso o obesi hanno una vera e propria dipendenza dal cibo (food addiction), paragonabile a quella da altre cause (come fumo, gioco d’azzardo, alcol)» continua lo specialista. «Le analogie tra questi due gruppi di soggetti sarebbero riscontrabili sia a livello comportamentale (uso della “sostanza” per sedare emozioni negative, meccanismi di ricompensa, spinta all’assunzione di cibo, elevata sensibilità verso stimoli che scatenano la ricerca di sostanze o cibo) sia a

PERCHÉ È COSÌ DIFFICILE

stare a dieta?

Non è solo questione di forza di volontà: alcuni cibi possono innescare meccanismi simili alle droghe

a cura di MARIA CASTELLANO

livello delle strutture cerebrali implicate, in particolare dell’ipotalamo, una regione molto complessa del cervello, vero e proprio centro di comando con un peso centrale nella regolazione dell’assunzione di cibo. Non a caso studi con la risonanza magnetica hanno evidenziato nelle persone obese un rilascio maggiore di dopamina (neurotrasmettitore legato al senso di soddisfazione e appagamento personale) in risposta a immagini di cibo palatabile, rispetto a soggetti normopeso». E la dipendenza non scatterebbe (neanche a dirlo) davanti a cibi sani, come frutta e verdura, ma con il cosiddetto cibo-spazzatura, cioè quello ricco di grassi e zuccheri, dolci, caramelle, patatine etc.. Nei casi più gravi si può arrivare a sviluppare un disturbo, riconosciuto anche nei manuali di psichiatria, chiamato “binge eating disorder” (BED), in italiano “disturbo da alimentazione incon-

IL VINO NON DEVE ESSERE DEMONIZZATO. CONTIENE ANCHE SOSTANZE PREZIOSE, SOPRATTUTTO SE ROSSO, COME ANTIOSSIDANTI. L’IMPORTANTE È STARE NEI 14 DRINK A SETTIMANA, DOVE PER DRINK SI INTENDE UN BICCHIERE DI VINO DA 200 ML. O IN ALTERNATIVA UNA BIRRA DA 330 ML.. DA EVITARE INVECE I SUPERALCOLICI 18

Bergamo Salute

trollata”. «Si manifesta quando si assume un’elevata quantità di cibo a cui si associa un senso di perdita di controllo sull’atto del mangiare» spiega l’esperto. «È un problema che, secondo alcune stime, riguarda circa il 20-30% dei soggetti che si rivolgono a uno specialista per perdere peso. In particolare per parlare di BED devono essere presenti due caratteristiche: mangiare in un periodo di tempo circoscritto (per esempio nell’arco di due ore) una quantità di cibo maggiore di quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso periodo di tempo e in circostanze simili


e la sensazione di perdere il controllo nell’atto di mangiare (ad esempio sentire di non potere smettere di mangiare o di non potere controllare cosa o quanto mangiare)». DOTT. GIUSEPPE ROVERA Specialista in Scienze dell'alimentazione - RESPONSABILE SCIENTIFICO CENTRO PER I DISTURBI ALIMENTARI POLICLINICO SAN PIETRO -

I PASSI PER “LIBERARSI” DALLE TENTAZIONI Come fare allora a uscire da questa spirale di tentazioni, riuscire a resistere al richiamo del cibo-spazzatura e dimagrire in modo duraturo? «Come detto l’approccio deve essere multifattoriale. Molto utile può essere, anche in caso di “semplice” sovrappeso ma con alle spalle una storia di tentativi falliti di diete, dimagrimenti e recupero di peso ciclico, un supporto psicologico» suggerisce lo specialista. «Esistono poi diverse tecniche comportamentali che in molti casi si rivelano efficaci, anche associate nei casi più seri e sotto stretto controllo medico a farmaci che agiscono sui livelli di dopamina e di serotonina, noto anche come ormone del buonumore. Attenzione però: perché possano essere davvero efficaci e diventare una buona abitudine di vita, non solo per perdere peso temporaneamente ci vuole un po’ di tempo, anche fino a sei mesi. Non si può pensare di cambiare il proprio stile alimentare da un giorno all’altro. Il primo consiglio, quindi, è individuare il primo passo da compiere e poi proseguire “step by

step” (ovvero gradino dopo gradino)». Il primo passo? Il momento della spesa. Proprio così. «Una delle prime regole è andare al supermercato dopo mangiato, così da non essere spinti dalla fame nelle nostre scelte alimentari. Importante è poi fare la lista della spesa, scrivendo le cose che si dovrebbero mangiare. In questo modo sarà più facile resistere al richiamo di cibi che non dovrebbero essere previsti nella dieta» consiglia il dottor Rovera. «Un altro suggerimento è calcolare quanto tempo si impiega per mangiare. Il senso di sazietà infatti arriva dopo circa 20 minuti, ovvero il tempo che serve per far arrivare al cervello il senso di sazietà». La durata ideale di un pranzo o una cena? Circa trenta minuti. «Fondamentale, poi, è non saltare mai la prima colazione, errore che purtroppo ancora molti fanno. Partire con il piede giusto infatti da un lato aiuta le performance mentali (al lavoro o a scuola) dall’altro permette di arrivare meno affamati a pranzo. Senza contare che le calorie che si assumono la mattina si bruciano molto più velocemente. Cosa mangiare? Una tazza di latte con caffè, una fetta di pane che garantisce sazietà fino a pranzo, con un filo di marmellata fonte di zuccheri di rapido utilizzo da parte dell’organismo. Mai dimenticare, inoltre, di bere almeno un litro e mezzo di acqua, forzandosi anche se non si ha sete (contribuisce ad attenuare il senso di fame ed è indispensabile per far funzionare al meglio l’organismo e depurarlo) e di consumare cinque porzioni di verdura e frutta, non solo ai pasti ma anche come spuntini per spezzare la fame senza assimilare troppe calorie». E a proposito di bevande, anche il vino o la birra possono rientrare in una dieta equilibrata che possa essere seguita nel tempo. Per un cambio di stile di vita completo, infine, c’è il movimento. «Non è necessario iscriversi in palestra, basta camminare a passo sostenuto ogni volta che si ha l’occasione, cercando di arrivare a 5.000 passi al giorno» conclude lo specialista. Bergamo Salute

19


ALIMENTAZIONE

IN SALUTE

7 MOTIVI

per non rinunciare all'olio d'oliva - ANCHE SE SI È A DIETA a cura di ELENA BUONANNO

Q

uattro cucchiai di olio extravergine di oliva al giorno aiuterebbero a ridurre il rischio di tumore al seno. A dirlo è un recente studio condotto dall’Università di Navarra, in Spagna, pubblicato sulla rivista scientifica Jama Internal Medicine. Da anni considerato il condimento più sano (ovviamente nelle giuste dosi ovvero 3-4 cucchiai al giorno), l’olio di oliva extravergine aggiungerebbe, quindi, alle sue già mille virtù anche quella antitumorale. Una buona notizia per i tanti amanti di quello che già gli antichi Fenici chiamavano “oro liquido” non solo per il suo valore economico, ma anche per i suoi benefici per la salute. Scopriamoli insieme al dottor Paolo Paganelli, biologo nutrizionista.

INFORMAZIONI VALORI RIFERITI

Kcal

1.

UNO "SCUDO" PER IL CUORE Molte ricerche hanno dimostrato che nei popoli mediterranei che fanno uso esclusivo di olio di oliva risulta meno frequente l'incidenza di infarti e di malattie cardiovascolari. Non a caso l’FDA (l’Agenzia statunitense per gli alimenti e i farmaci) suggerisce che due cucchiai di olio extravergine d’oliva al giorno aiutano a ridurre il rischio cardiovascolare. «L'olio d'oliva infatti riduce i fattori LDL (Low Density Lipoproteine) e VLDL (Very Low Density Lipoproteine) che provocano depositi di colesterolo "cattivo" sulle pareti delle arterie e potenzia invece il fattore HDL, il "colesterolo buono" che ripulisce il colesterolo dalle pareti delle arterie» spiega il dottor Paganelli. «Il merito è della sua ricchezza di acido oleico

NUTRIZIONALI

A 100 G DI OLIO

EXTRA VERGINE

899 99,9

Lipidi totali (g) ) Acido oleico (%

70-80

(%) Acido linoleico (%) Acido palmitico

7-15

4-12

2-6 (%) Acido stearico olo eq. μg) 36 Vitamina A (retin 20 Bergamo Salute 22,4 Vitamina E (mg)

DOTT. PAOLO PAGANELLI Biologo Nutrizionista - A BERGAMO -

e di Omega 3 e 6, grassi “buoni”, fondamentali per contrastare i processi di invecchiamento e proteggere la salute del cuore e del sistema cardiocircolatorio». Inoltre, riducendo i livelli di zuccheri nel sangue e la resistenza all’insulina, è indicato anche in caso di diabete.

2.

CONDIMENTO ANTI-AGE, PER CORPO E MENTE Tra i “componenti” più importanti dell’olio extravergine di oliva ci sono i polifenoli, un gruppo di sostanze naturali con proprietà antiossidanti che combattono i radicali liberi, rallentando così l’invecchiamento cellulare. «Più un olio brucia in gola, più è ricco di queste sostanze protettive» precisa l’esperto. «I polifenoli hanno un’azione preventiva nei confronti di alcune patologie notoriamente caratterizzate da una produzione eccessiva di radicali liberi, i principali responsabili dell’invecchiamento delle cellule e dell’organismo, come tumori e ma-


lattie neurodegenerative anche correlate all’età (ad esempio Parkinson e Alzheimer)».

3. GRADITO A STOMACO E INTESTINO

Facilmente digeribile e assimilabile è il più sano tra i grassi e aiuta a proteggere il sistema gastrointestinale. «L’olio extravergine di oliva crudo aiuta a regolarizzare l’intestino e a contrastare problemi di colon irritabile» consiglia il dottor Paganelli. «L’acido oleico, in particolare, riduce la produzione di acido cloridico e quindi previene gastriti e ulcere. Accelera, inoltre, il transito nel tratto intestinale, favorendone la regolarità. Favorisce l’attivazione del flusso biliare e lo svuotamento della cistifellea, ostacolando l’insorgenza di calcolosi biliare. Per ottenere un vero effetto lassativo l'olio d'oliva dev'essere assunto a stomaco vuoto e a dosi di circa 30 ml. nell'adulto, dose che però fornisce un notevole apporto calorico (circa 267 calorie per 30 ml.) e quindi controindicato per chi è in sovrappeso».

come i comuni antinfiammatori non steoroidei, inibendo la ciclossigenasi (COX), un enzima che svolge un ruolo cardine nei meccanismi infiammatori» continua il dottor Paganelli. Alcuni studi suggeriscono che 50 grammi di olio extravergine di oliva al giorno equivarrebbero al 10% della dose di ibuprofene raccomandata come antidolorifico per gli adulti. «Una proprietà importante se si pensa che l’infiammazione assume un ruolo importante contro malattie come l'ictus, l'infarto e alcuni tipi di tumori».

5.

ALLEATO (A SORPRESA) NELLE DIETE Come per tutti i grassi l'apporto calorico è rilevante, ma se lo si impiega in quantità controllate può aiutare a dimagrire, perché la sensazione di sazietà e l'appagamento organolettico che derivano dal suo consumo aiutano a controllare l'appetito e quindi a mangiare meno. «La ragione sarebbe da ricercare nell’aroma» osserva l’esperto. «Il profumo dell’olio di oliva sembra stimolare il senso di sazietà ed evitare di mangiare più del dovuto».

4. UNA FARMACIA NATURALE CONTRO LE INFIAMMAZIONI 6.AMICO PER LA PELLE Il suo sapore piccante deriva dall’o- In virtù della sua azione antiinfiamleocantale, un polifenolo che si trova esclusivamente nell’olio extravergine di oliva. «Gli studi condotti finora hanno indicato che questa molecola, insieme alla più nota vitamina E e a un altro polifenolo, l’oleoeuropeina, agirebbe proprio

matoria l’olio extravergine migliorerebbe problemi di psoriasi, acne, dermatite atopica e altri tipi di eczema. La ricerca scientifica ha dimostrato inoltre come lo squalene, in particolare, possieda proprietà antiossidanti nei confronti delle radiazioni solari, diminuendo la produzione di radicali liberi a livello della pelle esposta al sole.

7.

OTTIMO ANCHE PER FRIGGERE A differenza di quanto molti pensano, l'olio d'oliva, meglio sempre se extra-vergine, è ideale non solo per condire a freddo ma anche per friggere. «È un olio molto stabile, con un punto di fumo (ndr. ovvero la temperatura oltre la quale l'olio degrada e perde le caratteristiche organolettiche, con sviluppo di sostanze dannose per l'organismo) superiore a 200 °C, mentre la temperatura ideale per friggere, ad esempio le patatine, è intorno ai 180°C» conclude il dottor Paganelli.

OCCHIO ALL'ETICHETTA E ALLA CONSERVAZIONE Negli scaffali dei supermercati si trovano molti tipi di olio d'oliva. Un olio viene definito "vergine", se estratto solo con processi meccanici a freddo, cioè a una temperatura tale da non provocare alterazione al prodotto finale. L'olio "extravergine" viene ricavato dalla prima spremitura delle olive e subito imbottigliato, ha un tasso di acidità dell’1%, mentre l’olio "vergine" subisce alcuni passaggi prima del confezionamento e perde di conseguenza alcune qualità. Gli altri tipi di olio d'oliva sono prodotti invece con processi fisici e chimici diversi, che prevedono ad esempio l'uso di solventi. Per mantenerne l’aroma e le proprietà, soprattutto se extravergine, è bene conservarlo al riparo da luce e calore, ad esempio all'interno di contenitori di colore scuro o protetti da stagnola. Se si compra l'olio in latta metallica e lo si travasa bisogna prestare attenzione alla bottiglia che si utilizza in casa. In contenitore integro e ben sigillato l'olio di oliva si mantiene inalterato per circa 18 mesi.

Bergamo Salute

21


IN ARMONIA

PSICOLOGIA

IL PERDONO? Fa bene alla salute a cura di ELENA BUONANNO

C

ome si guariscono le ferite legate al passato? È possibile perdonare? In che modo ci si può liberare da emozioni di rancore, rabbia e desiderio di vendetta? Quando subiamo un torto, un’ingiustizia è facile entrare nel ciclo dell’odio, della rivendicazione. Dobbiamo invece uscire al più presto da questo vortice che risucchia le energie e fa sprofondare ancora di più nella sofferenza. Bisogna imparare a lasciare andare il passato e proseguire la propria vita. Si tratta di ricominciare da se stessi per riappropriarsi della propria serenità. Perdonare non significa dimenticare. Significa comprendere il dono che comunque l’esistenza ci offre attraverso le prove e le sfide sul nostro cammino. «Non

conviene focalizzarsi in modo ossessivo sugli eventi negativi che sono capitati o sulla persona che ci ha arrecato dolore» conferma la dottoressa Enrica Des Dorides, psicologa. «Non dobbiamo permettere a niente e a nessuno di toglierci la gioia di vivere. Le emozioni sono personali e non dipendono dagli altri. Si può imparare a gestire i propri stati emotivi e a trasformare l’energia in una spinta costruttiva verso l’azione». DOTTORESSA DES DORIDES, PERCHÉ PERDONARE COMPORTA UNO SFORZO? Perdonare è faticoso, è un processo interiore che coinvolge tutti i sistemi: cognitivo, emotivo e comportamentale. Avviene con il tempo solo dopo

PERDONA, NON PERCHÉ LORO MERITANO IL PERDONO, MA PERCHÉ TU MERITI LA PACE. (ANONIMO)

PERDONARE SIGNIFICA APRIRE LA PORTA PER LIBERARE QUALCUNO E REALIZZARE CHE ERI TU IL PRIGIONIERO. (LEWIS B. SMEDES) 22

Bergamo Salute

che si è riusciti a far tacere il desiderio di vendetta. La persona che ha subito un torto deve riconoscere la gravità del danno senza negarlo ma anche sviluppare la capacità empatica di mettersi nei panni dell’offensore per comprendere le circostanze che hanno determinato il suo gesto. Attenzione, però: il perdono non va confuso con la timidezza o la debolezza. Chi perdona lo fa perché ritiene che sia la scelta più giusta liberarsi dal suo nemico interno più acerrimo: l’odio che crea dipendenza e inquina la mente con il veleno del rancore. È VERO CHE PERDONARE FA BENE ALLA SALUTE? Sapere perdonare gli altri, ma anche se stessi, ha effetti benefici sia sulla salute fisica sia su quella mentale. Diverse ricerche scientifiche dimostrano che chi vive in uno stato protratto di rabbia e rancore rischia di accumulare stress e sviluppare malattie: può essere più soggetto a mal di schiena, pressione alta, problemi cardiovascolari e sintomi psicosomatici. Secondo alcuni studi dell’Università di Yale, ad esempio, la rabbia logora il cuore perché ne altera il


ritmo provocando aritmie. Ridere e avere un approccio ottimistico verso la vita, invece, fa bene al cuore e alla salute del corpo in generale. Anche il benessere psicologico migliora con il perdono. Chi non riesce a perdonare potrebbe rimanere intrappolato in un blocco emotivo causa di un profondo stato di malessere. Solo imparando a esprimere la rabbia e a rielaborare gli eventi, a volte anche con l’aiuto di un terapeuta esperto, si riesce a superare un evento traumatico e diventare sempre più protagonisti del proprio benessere. E dandosi tempo si può arrivare anche al perdono. MA DA DOVE SI PUÒ COMINCIARE? Non è facile avviare un processo di perdono e superare l’offesa. Per il proprio bene supremo è consigliabile smettere di fossilizzarsi sul dolore.

L'IMPORTANZA DI PERDONARE SE STESSI Spesso la prima persona che dobbiamo imparare a perdonare siamo noi stessi. Chi giudica duramente gli altri probabilmente è anche molto severo con se stesso, mentre bisognerebbe sviluppare un atteggiamento più flessibile e compassionevole nei propri confronti. Ecco come fare: 1. non sentirti vulnerabile per la tua insicurezza e le tue paure; 2. vivi nel presente e non nel passato; 3. accetta le tue emozioni; 4. non pretendere da te stesso una condotta migliore rispetto a chi ti sta attorno; 5. smetti di fare confronti; 6. ignora le aspettative delle persone; 7. smetti di punirti; 8. comincia a essere orgoglioso per quello che riesci a fare; 9. accetta te stesso come sei; 10. ricordati che non hai bisogno di essere perfetto.

Alcuni “esercizi” possono essere utili per fare i primi passi. 1. Ricordarsi che il perdono è un processo complesso al quale ognuno arriva con i propri tempi. 2. Accettare il presente: quello che è successo non si può cancellare, né cambiare. 3. Andare oltre e non rimuginare su quello che è successo: non si può dimenticare, ma si può capire, dare un senso e proseguire. 4. Riconoscere e integrare le emozioni: bisogna imparare a sentire gli stati emotivi spiacevoli per trasformali in emozioni che possono essere comunicate e condivise. 5. Passare dal ruolo di vittima al ruolo di protagonista: piangersi addosso non aiuta, dopo la fase di protesta bisogna chiedersi cosa si può fare per essere felici e agire. 6. Riconoscere i vantaggi del perdono. 7. Perdonare non c’entra con le scuse: il perdono dipende solo dalla propria volontà e non da gesti di scusa e indennizzo da parte dell’aggressore. 8. Tenere a mente che dente per dente non paga mai: occorre abbandonare il desiderio di vendetta per aprire il cuore all’amore incondizionato. 9. Non addossarsi la colpa: si può imparare a essere pazienti e amorevoli con se stessi senza accusarsi dell’accaduto. 10. Prendersi la propria responsabilità: qualunque cosa sia successa non ci sono scuse per non andare a prendersi il meglio dalla vita. MA È DAVVERO POSSIBILE LASCIAR ANDARE LA RABBIA? Per trasformare le emozioni negative bisogna prestare attenzione al ragionamento interno che stiamo facendo. Se proviamo rabbia è perché pensiamo: “non è giusto, poteva evitarlo, lo ha fatto apposta”. Impariamo invece a utilizzare la potente energia della rabbia canalizzandola verso obiettivi orientati al proprio benessere. Chiediamoci piuttosto: “cosa posso fare per stare bene ades-

EMPATIA E “RISTRUTTURAZIONE” Le neuroscienze dimostrano che i due elementi principali della psicologia del perdono sono: capire le ragioni di chi ci ha offeso e ridefinire i fatti in termini costruttivi. Tecniche di risonanza magnetica funzionale evidenziano che nel processo del perdono sono coinvolte le aree della corteccia cerebrale associate all’empatia e alla ristrutturazione cognitiva degli eventi. Da un punto di vista evolutivo la capacità di superare i conflitti e perdonare è funzionale e adattiva alla sopravvivenza degli individui e del sistema sociale in quanto permette di mantenere le relazioni sociali.

so?” Qualcuno ha detto che la migliore vendetta è essere felici. COME SI CAPISCE SE SI È RIUSCITI A PERDONARE? Si è riusciti a perdonare quando avvengono tre cambiamenti principali: 1. aumenta la motivazione ad agire in modo benevolo nei confronti della persona che ci ha offeso; 2. diminuisce l’intenzione di rivalsa; 3. cala la motivazione di evitare la persona che ci ha fatto del male. Perdonare significa concedere un dono. Anche nelle altre lingue è così: dall’inglese “forgive” al francese “pardonner” e al tedesco “vergeben”. Chi perdona il dono più grande lo fa a se stesso.

DOTT. SSA ENRICA DES DORIDES Psicologa e Psicoterapeuta - A TRESCORE BALNEARIO Bergamo Salute

23


IN ARMONIA

COPPIA

8 ERRORI DA EVITARE per far funzionare una relazione a cura di GIULIA SAMMARCO

M

antenere oggi un legame di coppia stabile e duraturo rappresenta una sfida complessa e spesso difficile da vincere. La fiamma della passione che all’inizio rendeva qualsiasi (o quasi) difficoltà superabile, nel tempo in molti casi tende ad affievolirsi. E l’amore, a volte, sembra non bastare più. Già, perché amore e passione sono sì fondamentali nella coppia. Ma una coppia è molto più di questo. «Il legame di coppia è quel territorio comune di appartenenza caratterizzato da significati condivisi, da un sentire e da un linguaggio comuni, da ricordi, esperienze e memorie di un “Noi” costruito insieme» osserva la dottoressa Paola Maria Guida, psicologa e psicoterapeuta. Come è possibile allora garantire a questo “Noi” salute e solidità nel tempo? «Non esiste una ricetta precostituita. Ogni legame di coppia è a sé e ognuna sceglie il proprio modo di stare bene insieme. Esistono, però, alcuni atteggiamenti negativi nei quali è possibile incappare che, se non riconosciuti e riparati, possono alla lunga essere dannosi per il legame di coppia». Vediamoli insieme, con l’aiuto della nostra esperta.

1.“PER TE, TUA MADRE HA SEMPRE RAGIONE” «L’incapacità di dare ascolto al proprio partner per assecondare le richieste e i bisogni della propria famiglia d’origine spesso fa sentire l’altro meno importante e poco difeso e non crea quello spazio condiviso di pensieri e di idee specifico per quella coppia» spiega la psicologa. Spesso, poi, si aggiunge un altro aspetto, ovvero “il mancato svincolo” dalle famiglie d’origine, la fatica a “staccarsi” dalle aspettative e dai ruoli che si avevano in precedenza, rimanendo così imprigionati in un ruolo di figlio/a che impedisce di “traghettare” evolutivamente a quello adulto di partner e/o di genitore. 2.“HO RAGIONE IO” Nel rapporto e nelle dinamiche di coppia la “verità è relativa e soggettiva”. «Ciascuno è portatore di propri vissuti e di ragioni a seconda dell’angolatura secondo la quale legge gli eventi, anche alla luce della propria storia personale e familiare» evidenzia la dottoressa Guida. Non esiste quindi un’unica e univoca “verità”, ma un incontro tra esperienze e prospettive diverse per arrivare al quale

STARE IN UN RAPPORTO DI COPPIA IN MODO SANO E FUNZIONALE RICHIEDE SEMPRE UN IMPEGNO NEL RIFLETTERE SU DI SÉ E SULL’ALTRO E NEL TROVARE PUNTI D’INCONTRO CHE POSSANO ANCHE MODIFICARE IL “NOI” INIZIALE A SECONDA DELLE VARIE FASI DI VITA, MA MANTENENDO UN “NOI” CHE RISPECCHI ENTRAMBI I COMPONENTI DELLA COPPIA, I LORO BISOGNI E RISORSE 24

Bergamo Salute

ognuno deve fare un passo indietro e considerare le ragioni e i punti di vista dell’altro/a.


3.“NON VOGLIO LITIGARE” «La tendenza a compiacere il partner assecondandone pensieri e la rinuncia alla propria espressività per la paura del conflitto come elemento di rottura, invece che di confronto e di crescita per la coppia, può, alla lunga, creare grandi insoddisfazioni che, se accumulate e non esplicitate, portano ad allontanarsi dall’altro» sottolinea l’esperta. Anche a costo di qualche scontro, non si deve mai annullare la propria personalità pensando di fare del bene alla coppia.

4.“MI ESCLUDI SEMPRE DALLA TUA VITA” «L’incapacità di aprirsi all’altra persona rispetto ai propri vissuti e bisogni per un certo “pudore” nell’esternare le emozioni fa sentire spesso il partner escluso dalla vita dell’altro» spiega la psicologa. Nel tempo questo crea distanze emotive e muri potenzialmente difficili da abbattere. «La condivisione della vita che ciascuno ha al di fuori dei confini dell’altra persona (come il lavoro o altro) attraverso la comunicazione, fatta di un racconto di eventi ma anche e soprattutto di vissuti ed emozioni, è un ingrediente importantissimo che crea legame e che ne rafforza la qualità. Il comunicare attraverso il raccontarsi all’altro e quindi attraverso un’apertura emotiva e l’ascoltare empaticamente sono aspetti che danno benessere e tenuta al legame». 5.“È COLPA TUA” La tendenza a ritenere sempre l’altro responsabile del disagio della coppia senza riflettere sul proprio ruolo nella creazione di quella sofferenza non consente di mettere a fuoco il proprio pezzo di responsabilità. «Questo non permette di mettere un punto e di arrivare a un chiarimento che possa rappresentare una conquista per la coppia utilizzabile anche nel futuro» osserva l’esperta. «Il disagio nella coppia viene sempre costruito in due ed è importante non dimenticarlo». 6.“ SONO SEMPRE IO CHE MI OCCUPO DI TE” «Il farsi carico in maniera esclusiva dell’altra persona in virtù di una maggiore “capacità” a fronteggiare gli eventi o di una maggiore “forza”, senza che ci sia un'alternanza dei ruoli a seconda dei bisogni di ciascuno, crea

DOTT. SSA PAOLA MARIA GUIDA Psicologa e Psicoterapeuta

una rigidità nella coppia che può portare a una crisi qualora chi è nella posizione “up” sia in un momento di difficoltà e chi è sempre stato nella posizione “down” non sappia di cosa l’altro abbia bisogno e come aiutarlo» avverte la dottoressa Guida. La cosa migliore è sempre dividere compiti e responsabilità, sia materiali sia affettivi, in base alle rispettive capacità e anche alle condizioni del momento di ciascuno dei due partner. 7.“LASCIAMI LIBERO” «Un rapporto di coppia funziona quando ciascuno conserva dei gradi di autonomia in cui può esprimere la propria individualità in pensieri e azioni che possano essere rispettati dall’altro nella diversità» suggerisce la psicologa. «Spesso questa “libertà” viene invece vissuta come una minaccia che si tende a combattere impedendo che l’altro si allontani troppo». La libertà all’interno della coppia, quindi, è importante e “sana”, a patto ovviamente che alla base ci siano il rispetto e la fiducia reciproca. 8.“NON SEI PIÙ COME UNA VOLTA” «Il legame di coppia non è qualcosa di statico e definito una volta per tutte ma è un processo dinamico in evoluzione continua che richiede flessibilità» mette in guardia la dottoressa Guida. I bisogni di ciascuno si modificano nel tempo e se vengono persi di vista si rischia di non ritrovare più la persona che si era scelta. «L’amore e il fatto che ci si sia scelti non sono gli unici ingredienti che garantiscono tenuta e durevolezza del legame. L’adattabilità e la flessibilità sono qualità fondamentali perché la coppia possa andare avanti e fare fronte insieme a situazioni fisiologicamente critiche come la nascita dei figli, ad esempio, in cui viene richiesto uno spostamento delle priorità e dei bisogni dalla stessa ai figli appunto, oppure a eventi imprevisti e inattesi (una malattia, la perdita del lavoro, l’impossibilitòà di avere figli etc.) che, rompendo gli equilibri, potrebbero mettere la coppia in crisi» conclude l'esperta. Bergamo Salute

25


IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

TEST DEL DNA FETALE:

quanto è affidabile e quando serve a cura di MARIA CASTELLANO

P

ochi rischi e risultato certo. Sono queste le cose che una mamma in attesa chiede a un’indagine prenatale. Ad oggi la certezza è fornita solo da esami invasivi che però hanno un rischio di aborto che va dallo 0,3% fino all’1%. Per questo, da anni, lo sforzo della scienza è stato quello di mettere a punto un test non invasivo. Tra questi il più promettente è il NIPT (Non Invasive Prenatal Test), che si basa sulla ricerca del DNA fetale nel sangue materno. Ma quanto è attendibile? Può sostituire esami prenatali più invasivi? Ne parliamo con il dottor Nicola Strobelt, ginecologo. DOTTOR STROBELT, SI SENTE SEMPRE PIÙ SPESSO PARLARE DEL TEST SUL DNA FETALE PER LA DIAGNOSI PRENATALE. IN COSA CONSISTE E SU QUALI PRINCIPI SI BASA? Si tratta di un test, eseguito alla 12esima settimana di gestazione, che associa a una valutazione ecografica un prelievo del sangue. Si basa sulla possibilità di identificare nel sangue materno la presenza di DNA libero circolante, cioè non incluso in cellule. L’analisi della frazione fetale di questo DNA libero circolante attraverso varie tecniche consente di calcolare il rischio di malattia cromosomica a carico del feto. QUALI ANOMALIE, IN PARTICOLARE, È IN GRADO DI RILEVARE? È stato testato per la definizione del rischio della trisomia 21 (Sindrome di Down), della trisomia 18, della trisomia 13 e di alcune anomalie dei cromosomi sessuali (X e Y). È importante però sottolineare che attualmente deve essere considerato test di screening e che non è in grado da solo di rilevare o escludere un’anomalia cromosomica. Sono in avanzata fase di studio anche approcci per la diagnosi delle microdelezioni cromosomiche (anomalie cromosomiche caratterizzate dalla perdita di un tratto cromosomico di piccole dimensioni) e delle anomalie genetiche, così come è possibile utilizzare queste tecniche per altre applicazioni, ad esempio per definire il gruppo sanguigno di un feto.

26

Bergamo Salute


Cariotipo della Trisomia 21 (Sindrome di Down)

DOTT. NICOLA STROBELT Specialista in Ostetricia e Ginecologia - RESPONSABILE MEDICINA MATERNO FETALE A.O. PAPA GIOVANNI XXIII BERGAMO Maschio Femmina

MA QUANTO È AFFIDABILE E ATTENDIBILE? È estremamente affidabile nel definire il rischio di trisomia 21. Infatti riesce a identificare come ad elevato rischio più del 99% delle gravidanze in cui il feto è portatore della Sindrome di Down. È un po’ meno sensibile per altre patologie, come la trisomia 18, la trisomia 13 o le anomalie dei cromosomi sessuali. PUÒ SOSTITUIRE COMPLETAMENTE ALTRI ESAMI PRENATALI PIÙ INVASIVI (AMNIOCENTESI, VILLOCENTESI O PRELIEVO DI SANGUE CORDONALE)? Assolutamente no. Ogni caso definito “ad alto rischio” richiede un test diagnostico invasivo per la definizione certa del tipo di anomalia cromosomica eventualmente presente. Nel caso inoltre all’ecografia del primo trimestre si evidenziassero determinate anomalie, c’è l’indicazione a non eseguire questo test di screening ma a procedere direttamente alle indagini invasive. QUALI SONO I VANTAGGI DI QUESTO ESAME RISPETTO ALLE INDAGINI "TRADIZIONALI" DI SCREENING (TRASLUCENZA NUCALE, BI-TEST, TEST INTEGRATO DEL PRIMO E SECONDO TRIMESTRE)? Questo nuovo approccio ha due innegabili vantaggi. Il primo, quello di aver migliorato la capacità di identificare correttamente i casi portatori di anomalia cromosomica, con particolare riferimento alla Sindrome di Down. Il secondo, quello di ridurre di più del 95% la necessità di ricorrere, dopo il test di screening non invasivo, a un test diagnostico invasivo quando non necessario (prelievo di villi coriali, amniocentesi, prelievo di sangue cordonale) grazie ad un bassissimo rischio di avere risultati falsamente positivi (false positive rate). Questo significa per le future madri minori falsi allarmi e minori metodiche invasive, potenzialmente pericolose.

QUALI SONO INVECE I LIMITI DI QUESTO NUOVO APPROCCIO NELLO SCREENING DELLE ANOMALIE CROMOSOMICHE? Il prelievo potrebbe non contenere abbastanza DNA libero fetale per una determinazione attendibile. Succede in circa il 2% dei casi. In altre situazioni, come nelle gravidanze gemellari, oppure dopo metodiche di procreazione assistita, la definizione del rischio di anomalia cromosomica potrebbe avere dei tassi di errore maggiori di quelli riferiti alla gravidanza singola ottenuta naturalmente. PER CHI PUÒ ESSERE CONSIGLIABILE E IN QUALI SITUAZIONI? Può essere consigliato a tutte le coppie interessate a definire in maniera precisa il rischio di anomalia cromosomica fetale. Non esiste però un’indicazione “automatica”. Non facendo parte dei cosiddetti esami di routine, è bene che prima di decidere se ricorrervi o no ogni coppia abbia un colloquio approfondito col proprio ginecologo. È RIMBORSATO DAL SISTEMA SANITARIO NAZIONALE? No. Deve essere eseguito privatamente, con costi che variano dai 600 ai 900 euro. Recentemente il Consiglio Superiore della Sanità ha emanato linee guida che consigliano di eseguire questo test in centri in cui siano garantite un’ecografia di inquadramento del primo trimestre e un’accurata consulenza prima di eseguire il prelievo. È auspicabile, inoltre, che i centri in questione siano in grado di eseguire una valida consulenza genetica nei casi di test positivo (ad alto rischio), in modo da spiegare bene il senso del risultato e indicare il successivo percorso di diagnosi invasiva. La scelta del centro deve essere quindi concordata con il proprio ginecologo perché questo approccio, potenzialmente molto utile, sia gestito nel migliore dei modi. Bergamo Salute

27


IN FAMIGLIA

BAMBINI

PROGETTI PERSONALIZZATI PER BAMBINI CON

“bisogni educativi speciali” Non solo difficoltà di apprendimento, ma anche emozionali, comportamentali e relazionali a cura di MARIA CASTELLANO

“T

utti i bambini possono imparare e tutti i bambini sono diversi fra loro”. A dirlo è il documento dell’UNESCO “Good Pedagogy-Inclusive Pedagogy” (2000). In altre parole: i bambini non imparano tutti nello stesso modo, ma esistono stili di apprendimento diversi, basati sulle caratteristiche di ciascuno. E la diversità può essere intesa come un punto di forza, anche quando si accompagni a difficoltà di apprendimento, relazionali, emotive. «Oggi non è affatto raro incontrare realtà di insegnamento assai complesse, contraddistinte da una significativa eterogeneità, che si traduce in una diversità che tutti gli insegnanti osservano nei processi di apprendimento, stili di pensiero, dinamiche di relazione e di attaccamento, vissuti familiari, sociali e culturali» dice la dottoressa Margaret Manzoni, neuropsicologa. «I profili degli alunni diventano così ricchi di sfumature psicologiche, relazionali, motivazionali, mentre le difficoltà d’apprendimento acquisiscono connotazioni ben più complesse, non riconducibili necessariamente alla presenza di un disturbo vero e proprio, bensì a motivazioni di più ampio respiro. Tra queste potremmo identificarne alcune, tra cui difficoltà emozionali (ansia, inibizione, collera, scarsa autostima e insicurezza), difficoltà comportamentali e relazionali (comportamenti aggressivi, bullismo, oppositività), difficoltà di origine familiare, socio-culturale o economica. È in questo contesto che si colloca il Bisogno Educativo Speciale (BES), ossia qualsiasi difficoltà evolutiva, in ambito educativo e/o apprenditivo che necessita di educazione individualizzata (Direttiva Ministeriale del 27/12/2012 e Circolare Ministeriale n.8 del 6/3/2013 ». CI PUÒ FARE QUALCHE ESEMPIO PER CAPIRE MEGLIO COSA SI INTENDE PER BES? All’interno di questa macrocategoria, oltre agli alunni con difficoltà di apprendimento dovute a disabilità e gli alunni con disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), rientrano alunni con altri BES, ossia con difficoltà di apprendimento imputabili a disagio e/o situazioni di svantaggio di altra natura (relazionali, emozionali, comportamentali etc.), non certificabili. Queste situazioni, profondamente diverse l’una dall’altra, non sempre, 28

Bergamo Salute

DOTT. SSA MARGARET MANZONI Specialista in Neuropsicologia - PRESSO LO STUDIO DI PSICOLOGIA RELAZIONALE DI MOZZO -

all’interno del contesto scolastico, trovano una risposta adeguata. A questo proposito la Circolare Ministeriale n.8 del 6 marzo 2013 ha stabilito che siano i docenti del Consiglio di classe a identificare gli alunni in difficoltà, con un BES, allo scopo di strutturare, per questi, un percorso di apprendimento più efficace e gratificante. COME? Attraverso l’adozione di una didattica efficace, ovvero un modo di fare scuola che tenga conto delle specificità dell’alunno, valorizzandone le potenzialità: viene, a tal fine, redatto dagli insegnanti un Piano Didattico Personalizzato (PDP), un documento contenente la rilevazione delle modalità di funzionamento dell’alunno, le strategie e gli accorgimenti da adottare (comprese eventuali misure compensative e dispensative) per far fronte alle difficoltà e impiegare al meglio risorse e potenzialità, nonché le modalità di insegnamento che la scuola dovrà adottare per garantire allo studente il conseguimento di un autentico successo formativo. Il PDP deve essere condiviso tanto con i genitori quanto con l’alunno stesso, poiché rappresenta l’effettiva realizzazione di un’alleanza tra studente, scuola e famiglia, condizione essenziale per garantire un apprendimento efficace e il benessere scolastico. Tuttavia, spesso i genitori faticano ad accettare le difficoltà dei propri figli. Questo può compromettere la cooperazione necessaria a operare in sinergia con la scuola, perseguendo obiettivi condivisi, e ostacolare così il processo formativo del bambino, portandolo a vivere la scuola come un luogo di costrizione, dolore e frustrazione, causati dal fallimento. Il primo passo, quindi, è che scuola e famiglia conoscano e, ancor prima, riconoscano le difficoltà del proprio alunno/bambino, così da poterlo poi supportare e motivare al meglio. È necessario saper adottare strategie educative conformi alle loro modalità di apprendimento e costruire un ambiente favorevole, mantenendo un clima di fiducia e valorizzando ciò che i bambini sanno fare, le loro abilità e i loro interessi, sia a scuola sia in contesti extrascolastici, poiché, a causa dei lunghi tempi impiegati per lo svolgimento dei compiti e per lo studio, si trovano troppo spesso a dover ridurre il tempo dedicato alle loro passioni.


A PROPOSITO DI COMPITI, COSA POSSONO FARE I GENITORI PER AIUTARLI NEL MODO PIÙ EFFICACE? Innanzitutto evitare un aiuto di tipo “assistenzialistico”, leggendo, scrivendo e sostituendosi al bambino nell’esecuzione di quanto richiesto. Un simile atteggiamento, indubbiamente mosso dalle migliori intenzioni, rafforza nei bambini la sfiducia nelle loro capacità e può indurli a rifiutare l’aiuto, a evitare il compito o, addirittura, alla dipendenza dall’adulto. L’obbiettivo è rendere il bambino autonomo e autoregolato, perciò l’adulto che lo affianca dovrebbe scegliere di lasciare che il bambino svolga l’esercizio da solo, per poi ripercorrere insieme a lui i passaggi che hanno portato a quel risultato, affinché possa accorgersi da solo dell’errore e ripetere l’esercizio correttamente. Inoltre condividere con il bambino i processi che hanno portato all’errore può aiutarlo a riflettere sul proprio modo di ragionare e a capire che anche l’errore costituisce un’occasione per

imparare. Esistono, poi, alcuni accorgimenti pratici che si possono adottare a casa: • definire il “momento dei compiti”, aiutando il bambino ad organizzare il pomeriggio, così che possa coltivare altri interessi (attività sportive, ad esempio); • definire i tempi necessari per le diverse materie sulla base del carico di studio, così da creare un “calendario” temporale delle attività; • avere chiaro quali materiali possano essere utili per lo svolgimento di una specifica materia (compresi gli strumenti compensativi), in modo tale da ottimizzare tempo a disposizione, risorse ed energie; • organizzare i materiali da utilizzare (raccoglitori diversi per materia, etichette colorate, tabelle compensative etc.) al fine di assicurare un accesso rapido a ciò che serve per svolgere quel determinato compito; • limitare le distrazioni, definendo preventivamente e con chiarezza le pause in cui concedersi uno svago per poter ritrovare la concentrazione.

PAROLE DA DIRE E … DA NON DIRE

NO

“Dovresti ripassare questo concetto” oppure “Potresti fare degli esercizi aggiuntivi”. Viene suggerita la necessità di un maggiore impegno, ma viene circoscritta la difficoltà e vengono suggerite strategie per meglio affrontare il compito.

“Ti devi impegnare di più!” Potrebbe suggerire al bambino che ce la può fare, ma che si deve applicare maggiormente, trasmettendo senso di controllo sul proprio apprendimento. Un bambino con difficoltà, che nel frattempo ha maturato l’idea di non essere competente, però potrebbe pensare che solo impegnandosi tanto potrebbe compensare il problema.

“Fai con i tuoi tempi” Se non c’è preoccupazione di “finire presto e bene”, si può capire dove sta l’errore e ripartire da lì, sostenendolo nello svolgere con successo il passaggio che un attimo prima falliva.

“Facciamo una gara!”. È molto probabile che un bambino con difficoltà abbia già sperimentato numerosi fallimenti, che spesso vengono vissuti in un contesto competitivo nel quale la valutazione si riferisce al raggiungimento di standard oggettivi generando un senso di impotenza e, di conseguenza, un atteggiamento arrendevole.

“Hai prestato attenzione, senza distrarti!” oppure “Hai svolto il compito correttamente!” Si incoraggia il bambino, con frasi non riferite espressamente alle sue capacità ma al suo comportamento.

“Bravo/a!” Bambini cui è sempre stato detto di essere bravi faticano ad accettare l’insuccesso e, alle prime difficoltà, tendono a evitare compiti in cui sentono di non essere all’altezza. Peggio se simili considerazioni vengono fatte a fronte di risultati non particolarmente brillanti, allo scopo di incoraggiare. Il bambino potrebbe pensare che, a causa delle sue difficoltà, non ci si aspetti granché da lui, portandolo così a sviluppare demotivazione, a evitare il compito e quindi all’insuccesso. Bergamo Salute

29


IN FORMA

FITNESS

PIÙ MAGRA E IN

FORMA

con il Piloxing®

Tra passi di danza, Pilates e colpi di boxe a cura di VIOLA COMPOSTELLA

A

iuta a ottenere un fisico più snello e tonico. Aumenta la sicurezza in se stessi. E tutto in modo divertente e vario. Non a caso è la nuova tendenza nel mondo del fitness. Parliamo del Piloxing®, disciplina che unisce movimenti e passi rubati alla danza, al Pilates e alla boxe. Un mix di equilibrio e flessibilità, velocità e resistenza che permette di allenare il corpo in modo davvero completo, alternando lavoro aerobico (cosiddetto brucia grassi) e di potenziamento muscolare. «Il Piloxing® è un programma di allenamento denominato interval training, ovvero un esercizio fisico discontinuo caratterizzato da una successione di esercizi a bassa e alta intensità intervallati» spiega Giusy Gaiti, istruttrice di fitness musicale. «Questo fa sì che sia al tempo stesso intenso, brucia grassi, tonificante, coinvolgente ed efficace. Il motto di questa disciplina è “sleek, sexy, powerful” ovvero elegante, sexy e potente».

CHE TIPO DI ESERCIZI PREVEDE? I primi cinque minuti della lezione sono riservati a un lavoro di riscaldamento o warm up necessario per preparare la muscolatura, aumentare la frequenza cardiaca e riscaldare le articolazioni. Poi si passa all’alternanza tra passi di boxe, pilates e danza. I passi di danza vengono mixati con gli esercizi di boxing, abbinando 30

Bergamo Salute

GIUSY GAITI - ISTRUTTRICE DI FITNESS MUSICALE DELLA PALESTRA TIGER DI CLUSONE (BG) -

al movimento delle braccia (punch), eseguito in tutte le direzioni, movimenti coordinati delle gambe. I colpi del pugilato, che devono essere precisi ma allo stesso tempo rapidi, vengono eseguiti in modo figurato senza sacco ma in maniera decisa, in modo da stimolare le fibre muscolari. CI SPIEGA PIÙ NEL DETTAGLIO QUALI BENEFICI OFFRE, ANCHE RISPETTO AD ALTRE DISCIPLINE? In una lezione si può riuscire a bruciare circa 900 calorie, quindi offre sicuramente benefici per quanto riguarda il dimagrimento del corpo. Inoltre è in grado di stimolare la muscolatura in maniera profonda e decisa, con effetto tonificante su tutto il corpo. Infine, da non sottovalutare, c’è la componente psicologica: la musica di sottofondo, che sfrutta un ritmo con 145 battiti al minuto, ha un effetto galvanizzante ed energizzante. A differenza della maggior parte delle attività aerobiche di gruppo che si praticano in palestra con il sottofondo musicale, il Piloxing® allena profondamente non solo la componente aerobica ma anche

IL PILOXING® È NATO NEL 2009 DA UN’IDEA DELLA TRAINER SVEDESE VIVECA JENSEN, GIÀ BALLERINA PROFESSIONISTA, TOP TRAINER DI PILATES, ESPERTA DI PUGILATO E PREMIATA BODYBUILDER


quella di potenza. Un lavoro intenso sotto il profilo cardio-vascolare, infatti, aiuta sicuramente nell'obbiettivo della perdita di peso perché consente di bruciare molte calorie, ma non allena a dovere tutta la muscolatura del corpo. Un fisico snello e asciutto ma anche muscoloso è quindi impossibile da raggiungere con le attività di gruppo classiche, a meno che a esse non si abbini un lavoro specifico in sala pesi. Da qui, la necessità di discipline in grado di fondere diverse anime, come il Piloxing®, che da sole permettono di allenare il corpo in modo completo. LO POSSONO PRATICARE TUTTI? Sì, è un allenamento adatto a tutti perché fluido e mai traumatico per legamenti e articolazioni. Per questo, risulta adatto anche a persone con piccoli traumi articolari o lievi patologie vertebrali. QUANTE VOLTE A SETTIMANA E PER QUANTO TEMPO SI DEVE PRATICARE PER VEDERE RISULTATI? Per mantenere la forma fisica è sufficiente anche solo una sessione a settimana. Se però lo scopo è un lavoro completo e quindi la tonificazione e il potenziamento della muscolatura e il miglioramento della resistenza, l’ideale sono due lezioni a settimana. Già dopo un paio di mesi si ottengono buoni risultati sotto il profilo allenante. Ovviamente purché si sia

LE VARIANTI Oltre al Piloxing® “classico”, negli anni sono state messe a punto alcune varianti: • il Piloxing Barre, lanciato nel 2014, allenamento completo a tutto tondo di più basso impatto ma stessa intensità, che aiuta a aumentare l’equilibrio del corpo e integra il balletto classico alla boxe e pilates; • il Piloxing Knockout, presentato a inizio del 2015, training molto più intenso dei precedenti simile al bootcamp e al crossfit, più adatto agli uomini.

costanti e seguiti da trainer certificati e formati in questa disciplina specifica. CHE TIPO DI ABBIGLIAMENTO È CONSIGLIABILE? Un abbigliamento aderente al corpo per osservarsi meglio durante la fase di Pilates soprattutto. Dopo le prime lezioni di avvicinamento alla disciplina, si consiglia di svolgere la lezione a piedi nudi e indossare appositi guanti zavorrati da 250 grammi ciascuno per aumentare l’intensità del lavoro.


IN FORMA

BELLEZZA

VOGLIO UN SENO

più grande

Dall’intervento con protesi al lipofilling, i pro e i contro delle tecniche oggi disponibili per avere un décolleté più abbondante a cura di GIULIA SAMMARCO

È

l'intervento di chirurgia estetica più richiesto, prima di naso e palpebre. Un sogno per tante donne di tutte le età. Parliamo dell’aumento del seno. «Nonostante lo scandalo, abbastanza recente, su protesi mammarie prodotte secondo criteri non conformi alla legge o il periodico riaffiorare di preoccupazioni sulle problematiche relative ai tumori mammari, la mastoplastica additiva (nome tecnico dell'aumento chirurgico del seno) oggi può essere ancora considerato un intervento sicuro» dice il dottor Antonello Tateo, chirurgo plastico e medico estetico. «In realtà, però, oggi esistono delle alternative più “soft”, anche se non tutte offrono gli stessi risultati e soprattutto la stessa sicurezza». DOTTOR TATEO, DAVVERO È POSSIBILE AUMENTARE IL SENO SENZA RICORRERE ALLA CHIRURGIA E ALLE PROTESI? Tempo fa aveva destato molto interesse l'impianto di acido ialuronico. In effetti l'idea poteva essere considerata buona in quanto si tratta di una sostanza normalmente presente nei nostri tessuti e assolutamente sicura. Pur consentendo una correzione del volume di grado limitato e con la necessità di ripetere la procedura dopo meno di due anni per il graduale riassorbimento dell'acido ialuronico, la metodica era stata sviluppata e migliorata nel tempo anche grazie al gradimento che questa procedura mini-invasiva aveva incontrato tra le donne. L'importante numero di complicazioni e la difficoltà del controllo e la prevenzione del tumore mammario hanno però portato il Ministero della Salute a sconsigliarlo e a ritirare il prodotto dal mercato. Esiste poi un’altra opzione, sempre mini-invasiva, nell'ambi32

Bergamo Salute

to della medicina rigenerativa: il lipofilling mammario, cioè l’utilizzo delle cellule staminali del grasso. IN COSA CONSISTE QUESTA TECNICA? E I RISULTATI SONO DAVVERO PARAGONABILI A QUELLI DELLE PROTESI “TRADIZIONALI”? Il lipofilling è una procedura chirurgica che viene eseguita con lo stesso tipo di anestesia della mastoplastica con protesi anche se più spesso è preferita la sola anestesia locale con sedazione. Dopo la lipoaspirazione per il prelievo del tessuto adiposo, il grasso viene centrifugato o/e filtrato per essere purificato e depurato della frazione sierosa. Il grasso così ottenuto contiene non solo adipociti (cellule di grasso) maturi ma anche una grande quantità di cellule immature in fase di completa differenziazione in grado di terminare il proprio sviluppo riproducendo i tessuti connettivi e quindi di sostegno dell'organo mammario. L'impianto avviene senza incisioni attraverso una iniezione con cannula. Inevitabilmente l'attecchimento, vale a dire la percentuale di sopravvivenza delle cellule, è variabile e ancora non totalmente controllabile. Inoltre non è possibile aumentare esageratamente la quantità dell'innesto poiché si otterrebbe l'effetto contrario. Il tessuto ricevente, infatti, è in grado di accogliere e nutrire solo un'adeguata quantità di cellule rapportate all'entità dello stesso tessuto ricevente. Questo porta alla necessità di ripetere l'intervento più volte fino al raggiungimento di un risultato adeguato e all'imprevedibilità di ogni singola fase di trattamento. Un problema importante, inoltre, è legato al fatto che a richiedere l'intervento di aumento del seno sono spesso donne molto magre, nelle quali lo stesso reperimento


del grasso risulta già da principio difficoltoso. La metodica diventa invece particolarmente interessante quando abbinata a una liposcultura richiesta per rimodellamento della silhouette. Un altro limite è legato alla frequente necessità di risollevare il seno parallelamente alla integrazione di volume. Infatti risulta difficile, anche se talvolta possibile, abbinare un intervento di mastopessi (vale a dire lifting del seno) al lipofilling. La quasi totalità dei chirurghi sono convinti che le metodiche rigenerative mini-invasive costituiscano il futuro di questa chirurgia. I limiti di applicabilità attuali potrebbero derivare dalla possibilità di coltivare le cellule adipose o di crio-conservarle e dalla maggiore conoscenza dei meccanismi di attecchimento dei tessuti con il miglioramento delle metodiche di prelievo e manipolazione delle cellule staminali. In conclusione, al momento attuale l'impianto di protesi mammarie viene ancora considerato il gold standard (cioè quello di riferimento) dell'aumento del seno, la tecnica più affidabile in termini di sicurezza per la paziente e per prevedibilità e stabilità del risultato.

MICROCHIP NELLE PROTESI PER UNA MAGGIORE SICUREZZA? Recentemente, per poter tenere sotto controllo l'evoluzione degli interventi di impianto di protesi mammarie, è stato proposto di inserire un microchip nella stessa protesi. In passato era stata già proposta una soluzione di questo tipo da parte di un'azienda statunitense ma l'iniziativa non aveva avuto seguito. «In effetti il problema della tracciabilità degli impianti mammari esiste ma la soluzione potrebbe già essere alla nostra portata con il semplice controllo di regole già esistenti» sottolinea il dottor Tateo. «Ogni protesi è corredata per legge di un cartellino con un codice identificativo e anno di produzione. Purtroppo molto spesso questi cartellini non sono disponibili solo perché non sono stati allegati alla documentazione clinica nella cartella di ricovero o perché l'intervento avviene in ambulatori chirurgici non idonei e dove non c'è obbligo di cartella clinica. Senza considerare che non tutte le donne sono state operate nello stesso Paese in cui un eventuale problema viene affrontato. A tutto ciò bisogna aggiungere che già esiste l'obbligo da parte del medico di segnalare al Ministero della Salute qualsiasi complicanza derivata da protesi mammaria e di conservare le protesi mammarie per un certo tempo per permettere eventuali esami e controlli approfonditi».

SIA LA MASTOPLASTICA ADDITIVA SIA IL LIPOFILLING POSSONO ESSERE ESEGUITI IN ANESTESIA LOCALE SELETTIVA, CON LA POSSIBILITÀ DI MANTENERE SVEGLIA LA PAZIENTE NEL COMPLETO CONTROLLO DEL DOLORE NON SOLO DELL'INTERVENTO, MA ANCHE NELLE ORE SEGUENTI L'INTERVENTO CHIRURGICO E CON RICOVERO IN GIORNATA

SPESSO, PERÒ, SUI GIORNALI SI LEGGE DI PROTESI DIFETTOSE O COMUNQUE DI PERICOLI LEGATI A QUESTO INTERVENTO… In realtà le protesi mammarie, che oggi in genere sono in gel di silicone, hanno raggiunto elevati livelli di affidabilità, durata e sicurezza e le complicazioni possono essere efficacemente gestite quando ci si affidi a chirurghi di provata esperienza. Inoltre hanno raggiunto un tale livello tecnologico da potersi considerare, in qualche modo, definitive. Questo non significa non vadano incontro a usura ma semplicemente che i criteri di produzione, oltre ai test di resistenza effettuati all'origine, fanno supporre che non sia da prevedere o programmarne la sostituzione nel corso della vita. Una volta si considerava già al momento del primo impianto la necessità di sostituzione dopo circa 10-15 anni. MA SI PUÒ DAVVERO OTTENERE UN EFFETTO NATURALE CON LE PROTESI? Tutto sta alla bravura del chirurgo e a come vengono posizionate le protesi. Il livello di posizionamento più idoneo, attualmente, viene considerato nella stragrande maggioranza dei casi quello definito di “dual plane”. La protesi, così, risulta ricoperta dal muscolo pettorale nella parte superiore o del décolleté e dalla ghiandola mammaria nella parte inferiore. Questo artificio consente di rendere più naturale la forma della mammella oltre a sostenere e rendere meno pesante lo stesso seno.

DOTT. ANTONELLO TATEO Specialista in Chirurgia plastica - PRESSO STUDIO MEDICO LLM DI BERGAMO-

Bergamo Salute

33


RICETTA

E

DOLC

Pasticcini ai cereali soffiati e frutta secca

ROSSANA MADASCHI

Dietista

- DOCENTE DI SCIENZA DELL’ALIMENTAZIONE A BERGAMO E PROVINCIA -

Una dolce tentazione natalizia, semplice e veloce da realizzare, che piacerà a grandi e piccini INGREDIENTI • 150G DI CEREALI SOFFIATI (RISO, ORZO, AMARANTO, QUINOA, FARRO ETC. ) • 100G DI UVETTA SECCA • 6-8 CUCCHIAI DI MALTO DI MAIS (O MIELE) • 4 CUCCHIAI DI FRUTTA SECCA A GUSCIO E SEMI MISTI (SEMI DI SESAMO, SEMI DI GIRASOLE, MANDORLE, NOCCIOLE, NOCI ETC.) • SCORZA GRATTUGIATA DI UN LIMONE • CANNELLA IN POLVERE

In una pentola ponete i cereali soffiati, aggiungete la frutta secca a guscio, i semi misti, la scorza grattugiata del limone, la cannella in polvere, l’uvetta secca (precedentemente ammollata) e il malto di mais. Amalgamate tutti gli ingredienti, cuocete per pochi minuti e fate raffreddare il composto in frigorifero per circa 2 ore. Prelevate l’impasto, pressatelo con le mani (meglio se bagnate) e formate delle piccole palline che disporrete nei pirottini. Guarnite a piacere con granella di nocciole, mandorle, cocco in scaglie grattugiato, etc..

CALORIE TOTALE CALORIE PER 35-40 PASTICCINI KCAL. 1272 PER SINGOLO PASTICCINO KCAL. 35

34

Bergamo Salute

LE RICETTE STACCABILI DELLA SALUTE

PREPARAZIONE


Tutto bio so lo bio Prodotti biologici e biodinamici certificati, selezionati per qualitĂ e gusto Alimenti macrobiotici, vegan, senza glutine, uova, latte e zucchero Pane fresco, frutta e verdura Sapone al taglio e detersivi alla spina Cosmesi naturale e prodotti per la casa

Orar Lun. i negozio Dal m 15.00-1 9 8.15- artedĂŹ al .00 12.30 sa 15.00 bato -19.3 0

ACQUISTA ANCHE ONLINE www.naturalbio.bg.it CORSI DI CUCINA Tante ricette naturali!

Piazza della Vita,7 - 24060, Bolgare - BG Tel.035.4499669 - info@naturalbio.bg.it


fiamma.benedetti@libero.it T. 3483828606 - 3391352385 via XX settembre, 29 passaggio Limonta - Bergamo

stica la p o n i m o lazione o Add m i t s io b azione e z z i l a t i v i r Bio stica l corpo e d a c i Blefaropla t e t rurgia es i h c i d i t n l seno e d a c i Inter ve t e t rurgia es i h c i d i t n l viso e d a c i Inter ve t e t irurgia es h c i d i t n e Inter v Lipofilling tulino o b n o c o t Trattamen stetica e ia p a r e t Laser truttiva Filler s o c i r ia g r di chiru Inter venti ca Rinoplasti Lifting ne Liposuzio tica Mastoplas a Otoplastic plastica ia g r u r i h c di Inter venti tetica s e a n i c i d DOTT.SSA FIAMMA BENEDETTI Visita in me gia plastica in chirur a t i s i V CHIRURGO PLASTICO

NOVITĂ€

Il nuovo acido ialuronico per il ringiovanimento e biorimodellamento della pelle Risultato immediato Armonia e bellezza con sostanze naturali


numero

amici di

6

anno 5- novembre - dicembre 2015

DI SEGUITO GLI AMICI IN EVIDENZA IN QUESTO NUMERO CERCA TUTTI I PUNTI DI DISTRIBUZIONE NELL’ELENCO PER LOCALITÀ E SU WWW.BGSALUTE.IT

ALBINO (BG) - T. 035 754535

o

Centro medico e Centro benessere

Centro Commerciale “Valseriana Center” - Dir. San. Dott. N. A. Rossi

BERGAMO - T. 035 4284472

Galleria Commerciale Auchan - Dir. San. Dott. C. Testa

PONTE SAN PIETRO - T. 035 4517115

Strada Statale Briantea (direzione Mozzo) - Dir. San. Dott. G. Lombardo

ROMANO DI L.DIA - T. 0363 911429

Centro Commerciale Il Borgo - Dir. San. Dott. P.P. Bergandi

STEZZANO (BG) - T. 035 4379379

Dir. San. Dott. Davide Falchetti

SENTIRSI BENE NEL PROPRIO CORPO Via Rinaldo Pigola 1- Romano di Lombardia Tel. 0363 911033

www.avalonbenessere.it

Prevenire e curare il mal di schiena

Riequilibrare la postura, ritrovare forza ed efficienza muscolare

Centro Commerciale “Le due Torri” - Dir. San. Dott. S. Migliorati

TREVIGLIO (BG) - T. 0363 303563 Via Roma 2/a - Dir. San. Dott. R. Monguzzi

TRESCORE BALNEARIO (BG) - T. 035 9491797 Via Nazionale 47 - Dir. San. Dott. P. P. Bergandi

VILLA D’ALME’ (BG) - T. 035 635615 Via Roma 20/d - Dir. San. Dott. L. Bergamelli

Riabilitazione neuromotoria, cardiovascolare, respiratoria, oncologica e dell’obesità Medicina generale ad indirizzo cardiovascolare e preventiva Accreditata con il S.S.N. Direttore Sanitario Dott. Raffaele Morrone

via G. d’Alzano 5 - 24122 Bergamo - tel e fax +39.035.210.396

www.pilatesgyrotonic.it www.fisioforma.it - info@fisioforma.it

VIA SAN CARLO, 70 - SAN PELLEGRINO TERME (BG) tel. 0345 25111 - fax 0345 23158 info@clinicaquarenghi.it www.clinicaquarenghi.it Bergamo Salute

37

37


amici di Bergamo Salute

centro acustico italiano BERGAMO

PROVA GRATUITA

PER APPUNTAMENTO

tel. 035.224884

Via S. Bernardino, 33/c

www.centroacusticoitalianobg.com

Via Roma 23 Villa d’Almè (Bg) Tel. 035/541116 farma.donati@gmail.com

via G. Verdi 6/a Bolgare (BG) tel. 035/841358 fax 035/841358

stefanocapoferri@libero.it

Donati FARMACIA

del dott. Diego Bonzi

La farmacia dei servizi

Dr. Paolo Paganelli Biologo Nutrizionista

OTTICA - CONTATTOLOGIA - OPTOMETRIA

ISTITUTO OTTICO DAMINELLI

Seriate - Via Italia, 74 - Tel. 035 298063 otticadaminelli@tiscali.it www.otticadaminelli.it

38

SI ESEGUONO TEST PER INTOLLERANZE ALIMENTARI CON TECNICHE VEGA Via A.Maj 26/d Bergamo Tel 3482618892 - 3400602764 www.biologiadellanutrizione.it


amici di Bergamo Salute

Nella nostra provincia 6.700 Infermieri si prendono cura dei bisogni di salute dei cittadini IPASVI BERGAMO - COLLEGIO DEGLI INFERMIERI ASSISTENTI SANITARI VIGILATRICI D’INFANZIA Via Rovelli, 45 Bergamo Tel. 035/217090 - 346/9627397 - Fax 035/236332 collegio@infermieribergamo.it www.ipasvibergamo.it

STUDIO DR.SSA SARAH VIOLA PSICOLOGIA • PSICHIATRIA • PSICOTERAPIA

STUDIO MEDICO ASSOCIATO Dr. DIEGO BONFANTI SPECIALISTA IN OCULISTICA cell. 338 4413728 CHIRURGIA LASER DELLE VIE LACRIMALI, CHIRURGIA DEL SEGMENTO ANTERIORE, CHIRURGIA REFRATTIVA

Dr.ssa MARIA GABRIELLA DE BIASI MEDICO ODONTOIATRA cell. 340 1245292 MEDICINA ESTETICA NON INVASIVA CON OSSIGENO E RADIOFREQUENZA

via Giassone, 22 Scanzorosciate Tel. 035 249921

BERGAMO, VIA TASSO 55 - TEL 035 219109 COLOGNO AL SERIO, VIA UMBERTO 1° 11 - TEL 035 897399 PONTE S.PIETRO, VIALE ITALIA 17

Centro Medico Polispecialistico

Via Pontirolo 18/c Treviglio (BG) Tel 0363 45321 Cell 334 6164224 info@krioplanet.it www.krioplanet.it

Dir. San. Dott. A. Di Nardo

La nuova realtà medica dell'Isola per la vostra cura e prevenzione  visite mediche specialistiche 

sioterapia  odontoiatria

Via Galileo Galilei, 39/1 24040 Chignolo d’Isola (Bg) Tel. 035 90.46.41 isolamedical@alice.it info@centroisolamedical.it

www. centroisolamedical.it

DIMAGRIMENTO

CON VACUFIT E ROLLSHAPE

CRIOSAUNA AD AZIONE

ANTIDOLORIFICA ANTINFIAMMATORIA ANTIAGE E ANTICELLULITE AUMENTO DEL METABOLISMO ANTISTRESS E BENESSERE


amici di Bergamo Salute

Pubblicità su Bergamo Salute_90x80 27/10/14 14:20 Pagina 1

Un referente fidato per la salute del tuo sorriso

Prima visita Gratuita e senza impegno

Ottica del Policlinico

Via Forlanini, 15 Ponte San Pietro (BG) Tel. 035.604436

QUALITÀ GARANTITA E SERVIZIO SU MISURA A PREZZI INCREDIBILI...

Occhiali PROGRESSIVI

completi di montatura, con lenti

CERTIFICATE e GARANZIA di adattamento

OCCHIALI BIMBI

COMPLETI DI MONTATURA

69,00

CON LENTI SENZA ANTIRIFLESSO

CON LENTI ANTIRIFLESSO

OCCHIALI COMPLETI DI MONTATURA

79,00 CON LENTI ANTIRIFLESSO

179,00 OCCHIALI COMPLETI DI MONTATURA

99,00

CON LENTI SOTTILI (1,6) ANTIRIFLESSO

...vieni al “POLICLINICO SAN PIETRO” (area ambulatori) PER SCOPRIRE TUTTE LE ALTRE PROMOZIONI PER TE E LA TUA FAMIGLIA da Lunedì a Venerdì: 8.30 - 13.00 / 14.00 - 17.30 - Sabato: 8.30 - 12.30

Ortopedia Tecnica Gasparini Riceve su appuntamento in Via Toscanini, 61 24040 BONATE SOPRA (BG) Cell. : 349 1530887 - fax. 035 4943920

cammini, corri, salti, balli, pedali...e i piedi? Plantari computerizzati Plantari dinamici Plantari Walkable® per bambini, sportivi, pazienti diabetici

Analisi computerizzata del passo Scansione 3D del piede Impronta dinamica del piede

ACQUE SULFUREE, SALUTE NATURALE Direttore Sanitario Dott. Andrea Cazzaniga “Tutta la notte corse la nave e all’alba compiva il cammino” Omero (Odissea II, 434) Il viaggio di Telemaco

PORTO DI TELEMACO consulenza e terapia psicoanalitica per l’adolescenza BERGAMO BRESCIA TREVIGLIO

L. M. 18 anni

portoditelemaco@gmail.com - tel. 333.933.18.14

40


amici di Bergamo Salute www.buttagliocchiali.it

Laser PRK bilaterale 990 euro* NOVITA’ 2015 2014 PAGAMENTO IN

800.084.811

10 RATE

SENZA PENSIERI !

Ipermetropia lieve Miopia Astigmatismo Presbiopia

**

Milano - IC Sant’Ambrogio Bergamo - Policlinico San Marco * ** Per l’intervento di correzione della presbiopia e gli interventi con Femtolaser è prevista una maggiorazione

Dott.ssa Grazia Manfredi Specialista in Dermatologia e Venereologia Medicina Estetica

Via G. Paglia, 3 Bergamo Tel. 347 0596028

Studio Odontoiatrico

Dott. Marco Campana

FORTIMED È

Via Castello 20 _24052 Azzano S.Paolo (BG) tel. 035.530278 _mail. studiodottcampana@gmail.com

• MEDICINA DEL LAVORO • SICUREZZA SUI LUOGHI DI LAVORO • VISITE MEDICHE DEL LAVORO • MEDICO DEL LAVORO AZIENDALE Tel. /Fax : +39 035.531229 - www.fortimed.it - segreteria@fortimed.it

Questo banner potrebbe essere il tuo! Contattaci allo 035/201488 o invia una mail a info@bgsalute.it


amici di Bergamo Salute ALBINO • Caredent Galleria Commerciale Valseriana Center Via Marconi ALZANO LOMBARDO • Ospedale Pesenti Fenaroli Via Mazzini 88 • Rihabilita Via Provinciale 61 AZZANO SAN PAOLO • Fortimed Italia srl Via Cremasca 24 • Iro Medical Center Via del donatore Avis Aido 13 • Studio Odontoiatrico dott. Campana Via Castello 20 BERGAMO • A.O. Papa Giovanni XXIII Piazza OMS 1 • Asl Bergamo Via Gallicciolli 4 (e tutti i distretti) • Caredent c/o Galleria Commerciale Auchan • Cartolombarda Via Grumello 32 • Celiachia Point Via Spino 33/A • Centro Acustico Italiano Via San Bernardino 33/C • Centro Chiropratico Salus Via C. Maffei 14/A • Centro Medico Igea Via Quinto Alpini 6 • Centro Medico San Luca Via Quinto Alpini 6 • Centro Sportivo Piscine Italcementi Via Statuto 41 • Centro Studi Superiori - Synapsy Via Moroni 255 • Clinica Castelli Via Giuseppe Mazzini 11 • Dott.ssa Marta Barbieri Via Vincenzo Monti 11 • Dott. Diego Bonfanti Via Tasso 55 • Dott. Paolo Locatelli Via Dei Celestini 5/B • Dott. Paolo Paganelli Via A. Maj 26/D • Dott.ssa Grazia Manfredi Via Paglia 3 • Dott.ssa Tiziana Romano Via Garibaldi 4 • Fisioforma Via G. D’Alzano 5 • Habilita San Marco Piazza della Repubblica 10 • Ipasvi Via Rovelli 45 • L’ortopedia Via Bellini 45 • Medic Service Via Torino 13 • Ordine dei Medici di Bergamo Via Manzù 25 • Ortopedia Burini Rotonda dei Mille 4 • Palamonti / CAI Via Pizzo della Presolana 15 • Studio Medico Odontoiatrico dott. Vincenti & Vecchi Via Palazzolo 13 • Porto di Telemaco Via S. Francesco d’Assisi 3 • Still Osteopathic Clinics Via Calzecchi Onesti 6 • Studio dott.ssa Ost. Monica Vitali Via Camozzi 111 • Studio Odontoiatrico dott. Maggioni Maurizio Via Zelasco 1 • Universo Vegano Via Sant’Alessandro 13/A BOLGARE • Studio Dentistico dott. Stefano Capoferri Via G. Verdi 6/A BONATE SOPRA • Ortopedia Tecnica Gasparini Via Toscanini 61 BONATE SOTTO • Habilita Laboratorio Analisi Mediche Via Vittorio Veneto 2 • Poliambulatorio Biomedicals Via Vittorio Veneto 2 • PrivatAssistenza Via F.lli Calvi 8 BREMBATE SOPRA • Piscine Comunali Via Locatelli 36 CALCINATE • Ospedale F. M. Passi Piazza Ospedale 3 CASAZZA • Istituto Polispecialistico Bergamasco Via Nazionale 89 CASNIGO • Centro Sportivo Casnigo Via Lungoromna 2 CHIGNOLO D’ISOLA • Isola Medical Via Galileo Galilei 39/1 CLUSONE • Habilita Poliambulatorio Via N. Zucchelli 2 COLOGNO AL SERIO • Farmacia Comunale Piazza Garibaldi 6/A CREDARO • Porto di Telemaco Via Diaz 7 CURNO • Dott. Sergio Stabilini Via Emilia 12/A GAZZANIGA • Ospedale Briolini Via A. Manzoni 130 GORLE • Centro Medico MR Via Roma 32

GROMLONGO DI PALAZZAGO • Tata-o Via Gromlongo 20 LOVERE • Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO • Studio Dentistico dott. Diego Ruffoni Via Ambrosoli 6 • Studio di Psicologia Relazionale dott. S. Gelfi Via Manzoni 20 NEMBRO • Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO • Ortopedia Burini Via Milano 9 OSPITALETTO (BS) • Dott.ssa Mara Seiti Via famiglia Serlini Traversa III 16 PIARIO • Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA • Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO • Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PRESEZZO • Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA • Avalon Via R. Pigola 1 • Caredent Centro Commerciale Il Borgo • Ospedale Santissima Trinità Via San Francesco d’Assisi 12 ROVETTA • Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII SAN GIOVANNI BIANCO • Ospedale Civile Via Castelli 5 SAN PAOLO D’ARGON • Every Service Onlus Via Francesco Baracca 28 SAN PELLEGRINO TERME • Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO • Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE • Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 • Vega srl Via Aldo Moro 6 SERIATE • Albero di Psiche Via Marconi 90 • Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A • Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74 • Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO • Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri • Corpore Sano Smart Clinic c/o Centro Commerciale 2 Torri • Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO • Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1 • Caredent Via Nazionale 46 • Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34 • Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO • Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1 • Krioplanet Via Pontirolo 18/C • Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 • Porto di Telemaco Via Matteotti 11 URGNANO • Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 • Occhiali Prezzi Pazzi Via del Commercio 110 VILLONGO • Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D’ALMÈ • Caredent Via Roma 20/D • Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA • Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA • Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 • Policlinico San Marco Corso Europa 7


PUNTI PRELIEVO Bergamo Poliambulatorio San Marco da lunedì a sabato ore 7.00 - 9.00

Brembate Sopra Presso RSA «Casa Serena» da lunedì a sabato ore 7.30 - 9.30

Clusone Poliambulatorio da lunedì a venerdì ore 7.00 - 9.00 sabato ore 7.00 - 9:30

Calusco d’Adda Presso ASL da lunedì a venerdì ore 7.30 - 9.30 sabato ore 7.30 - 9.00

Ospedale di Sarnico Da lunedì a venerdì ore 7.30 - 9.45 sabato ore 8.00 - 9.00 su prenotazione

Bonate Sotto Laboratorio Analisi da lunedì a venerdì ore 7.30 - 9.30 sabato ore 7.30 - 10.00

Zingonia Casa di cura Habilita Da lunedì a sabato ore 7.30 - 9.30

Scarica la APP gratuita di Habilita

Sede Laboratorio Analisi - Bonate Sotto - Tel. 035 993050 - Fax 035 992297 Dir. di Laboratorio: dr.ssa A. Contardi Sede Legale ed Amministrativa: Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 - 24040 Zingonia di Ciserano (BG) Tel. 035 4815511 - Fax 035 882402 www.habilita.it - e-mail: habilita@habilita.it - Dir. San: Dr. U. Bonassi Numero Prenotazioni Ambulatoriali: 035 4815515


RUBRICHE

ALTRE TERAPIE

Spalla bloccata, dolorosa e infiammata

E SE FOSSE COLPA DELL’INTESTINO O DEL FEGATO? a cura di VIOLA COMPOSTELLA

U

n dolore alla spalla apparentemente inspiegabile. Che non passa con le terapie riabilitative e rende difficile svolgere le normali attività quotidiane come pettinarsi o sollevare le buste della spesa. In alcuni casi non è una questione di ossa e articolazioni. O meglio non solo. Già, perché questo tipo di male alla spalla, che non deriva da un trauma locale, potrebbe avere cause molto diverse.«Tanti dolori di spalla dipendono ad esempio da un sovraccarico o deficit di alcuni organi» spiega il dottor Filip Dudal, osteopata. «Può sembrare strano, ma già secondo la medicina cinese l’apparato muscoloscheletrico e quindi anche la spalla, è correlato con gli organi interni, con il sistema nervoso centrale e periferico, con il metabolismo, con i circuiti energetici descritti in agopuntura e con la psiche. Per questo è necessario un approccio multidisciplinare che permetta di escludere le diverse patologie possibili e individuare qual è il meccanismo che ha fatto apparire il problema alla spalla».

44

Bergamo Salute

DOTTOR DUDAL, MA QUALI SONO QUESTI MECCANISMI CHE POSSONO CAUSARE DOLORE ALLA SPALLA? CHE ORGANI IN PARTICOLARE POSSONO ESSERE COINVOLTI? Oltre alle cause meccaniche e osteoarticolari in senso stretto, i meccanismi che possono dare origine al dolore alla spalla possono essere molti e diversi. Può avere, ad esempio, origine da uno squilibrio energetico. Alcune sindromi dolorose possono essere infatti correlate ai meridiani (vie energetiche elettromagnetiche che scorrono in modo profondo negli organi e in modo superficiale nei muscoli) del fegato, della cistifellea, del triplo riscaldatore, dell’intestino crasso, dell’intestino tenue, del cuore, e del polmone. Secondo la medicina cinese, ogni stagione è sotto il segno di yin e yang e a essa corrisponde un determinato organo. In autunno, ad esempio, il dolore alla spalla si ripresenta meno violento ma ripetuto a causa di uno squilibrio energetico del meridiano dell’intesti-

no, collegato alla spalla. In altri casi le contratture e i fenomeni infiammatori a basso regime, detti “silenti” perché agiscono per anni prima che la persona se ne renda conto, trovano la loro origine nello squilibrio delle vie metaboliche. Le malattie cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione arteriosa, l’obesità, la sindrome metabolica (resistenza all’insulina), le forme depressive, l’arteriosclerosi, le forme di disbiosi intestinale accompagnate spesso da polipi e diverticoli, le sindromi allergiche, le steatosi epatiche e pancreatiche, le insufficienze renali, si associano a

DOTT. FILIP DUDAL

Osteopata - PRESSO STILL OSTEOPATHIC CLINICS BERGAMO -


squilibri che a loro volta si ripercuotono anche sull’apparato locomotore. Anche lo stress può giocare un ruolo importante: la progressione e l’accumulo degli stress psico-emotivi e la loro non-risoluzione contribuiscono a creare sindromi cosiddette neuro-immunologiche che si traducono in sintomi infiammatori dell’apparato muscolo-scheletrico (vedi box). Infine, altre cause insospettate ma frequenti sono i disturbi dell’articolazione temporo mandibolare, a livello della mascella, e le ernie cervicali. In questi casi lo spasmo muscolare si trasmette come in una catena da viso e collo fino alle spalle. COME AGISCE L’OSTEOPATIA IN TUTTI QUESTI CASI? In osteopatia, tutti questi squilibri vengono considerati in un approccio globale al paziente e con un’ottica multidisciplinare. Per sciogliere blocchi o tensioni si sceglie la tecnica (manipolativa, energetica, fasciale etc.) più appropriata in base al blocco, all’età della persona, alla specificità del

problema in modo da ottenere il miglior risultato possibile. In alcuni casi si agisce su muscoli e tendini per ripristinare il corretto movimento reciproco di tutte le parti, senza utilizzare né farmaci né infiltrazioni. Se invece l’origine del problema è nel sovraccarico o deficit di un organo, fegato o intestino ad esempio, si agisce direttamente su quest’organo con delicate manipolazioni viscerali, che aiutano a stimolarne il corretto funzionamento, associando anche rimedi naturali e un'alimentazione corretta. MA PUÒ ESSERE EFFICACE ANCHE IN CASO DI DOLORE DOVUTO A TRAUMI? Assolutamente sì, sia in caso di traumi importanti sia di microtraumi, come nel caso della periartrite scapolo omerale, infiammazione che compare dopo sforzi incongrui o ripetuti frequente tra gli sportivi (golfisti e tennisti) ma anche tra parrucchieri, operai, casalinghe e chi per lavoro compie con il braccio sempre gli stessi movimenti.

QUANDO GLI SQUILIBRI CAUSANO INFIAMMAZIONE L’infiammazione articolare è spesso correlata a una forma di squilibrio nel normale meccanismo del sistema anti-infiammatorio naturale e di stress. I primi sintomi appaiono banali (cefalea, colite, tachicardia, insonnia etc.). In una seconda fase, inizia lo squilibrio neuro-ormonale con stanchezza, cali d’umore, crampi e contratture muscolari. Se poi si ha uno stile di vita con ritmi di sonno-veglia sregolati e un’alimentazione disordinata, entra in gioco anche lo stress ossidativo degli acidi grassi e del DNA. Infine viene coinvolto il sistema immunitario con diversi meccanismi di infiammazione e di auto-immunità. Oggi esistono test di laboratorio specifici per evidenziare lo squilibrio metabolico e gli squilibri biochimici alla radice dell’infiammazione “silente” (test dei neuromediatori, test dello stress ossidante, test degli acidi grassi, test dell’ecosistema intestinale).


RUBRICHE

GUIDA ESAMI

DOTT. RENATO SUARDI Medico Radiologo

Moc UNA FOTOGRAFIA

DELLO STATO DI SALUTE DELL’OSSO Per le donne in menopausa, ma non solo… a cura di MARIA CASTELLANO

È

l’esame di riferimento per prevenire, diagnosticare e controllare l'evoluzione dell'osteoporosi. Non invasivo e di facile esecuzione, è consigliato in particolare (ma non solo) alle donne in menopausa. È la Mineralometria Ossea Computerizzata, più comunemente chiamata MOC. Ma quando bisognerebbe farla? E ogni quanto? Ci sono rischi? Lo abbiamo chiesto a Renato Suardi, medico radiologo. DOTTOR SUARDI, A COSA SERVE IN PARTICOLARE QUESTO ESAME? La Mineralometria Ossea Computerizzata (MOC) studia la densità della massa ossea, valutandone lo stato di mineralizzazione, rilevandone eventuali degenerazioni. In pratica misura la quantità e la densità di sali minerali (sali di calcio) contenuti nella regione dello scheletro esaminata, in genere la colonna vertebrale a livello lombare e il collo del femore. Per effettuarla si possono usare diverse tecnologie, come ultrasuoni su ossa di piccole dimensioni (avambraccio o calcagno), la TAC (a livello delle vertebre lom-

46

Bergamo Salute

- DIRETTORE SANITARIO DEL CENTRO DI RADIOLOGIA E FISIOTERAPIA GORLE -

OGNI QUANTO BISOGNEREBBE RIFARE L’ESAME? Nelle persone a rischio elevato (ovvero che presentano segni di osteoporosi) l’esame dovrebbe essere ripetuto annualmente, mentre nei soggetti a basso rischio si può ripetere ogni due anni (ndr. l'osso si modifica lentamente ed esami troppo ravvicinati non possono evidenziare cambiamenti significativi). Sarà comunque il medico a consigliare la frequenza più indicata a seconda della condizione del paziente.

MA RICHIEDE UNA bari) oppure apparecchiature dedica- PREPARAZIONE PARTICOLARE? te a raggi X, che si chiamano DEXA No, la MOC è un esame di facile ese(Dual Energy X-ray Absorptiometry). cuzione, non necessita di preparazione e sostanzialmente privo di rischi IN QUALI CASI per il paziente, in quanto la dose di raggi X è trascurabile. PUÒ ESSERE UTILE? Viene utilizzata per lo studio delle patologie demineralizzanti dell'osso QUANTO DURA E COME come l’osteoporosi (vedi box), ma SI SVOLGE? anche l’osteomalacia (malattia meta- Circa tre minuti. Il paziente viene bolica dello scheletro caratterizzata fatto sdraiare su un lettino dove da una difettosa mineralizzazione lo strumento di emissione dei ragdella matrice ossea), il rachitismo gi X, situato sotto il materassino, è etc.. Inoltre è fondamentale per lo accoppiato a un braccio mobile che studio della demineralizzazione nel- contiene il rilevatore dei raggi e che le carenze estrogeniche (menopau- scorre lungo il corpo. sa, menopausa precoce, amenorrea secondaria e ipogonadismo); nella HA CONTROINDICAZIONI? patologia tiroidea; nelle terapie cro- Solamente la presenza di protesi niche con cortisonici e ormoni; nel d'anca e pregresse vertebro-plastimonitoraggio delle terapie riminera- che. In questi casi l'esame viene eselizzanti; nelle donne con età superio- guito comunque, ma esaminando re a 65 anni. l'avambraccio.

SI STIMA CHE UN TERZO DELLE DONNE CAUCASICHE SOPRA I 50 ANNI SOFFRA DI OSTEOPOROSI, E CHE PIÙ DEL 75% DEI CASI RIMANGA NON DIAGNOSTICATO


OSTEOPOROSI: PREVENZIONE E CURA

CHE COSA È. Come definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), l’osteoporosi è "una malattia sistemica dello scheletro, caratterizzata da riduzione della massa minerale e deterioramento microstrutturale del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità dell'osso e maggior rischio di fratture". I FATTORI DI RISCHIO. I principali sono: età avanzata, sesso femminile, razza bianca o asiatica, familiarità per osteoporosi e corporatura esile. Altri fattori di rischio comprendono: riduzione dell’esposizione agli estrogeni rovare nel corso della vita (ad esempio DI SALEmenopausa, soprattutto se e chirurgica), basso base diprecoce apporto di calcio, stile di vita IMALAYA sedentario e fumo di sigaretta.

I SINTOMI. È una malattia che rimane a lungo silente senza dare segni di sé per anni, manifestandosi improvvisamente con una delle tipiche fratture "da fragilità ossea" (polso, coste, vertebre o femore) anche a seguito di traumi lievi e banali. PREVENZIONE. Fare attività fisica regolare aiuta a mantenere in forma i muscoli, i riflessi e l'equilibrio e ciò consente di ridurre la possibilità di cadute e traumi. Inoltre, alcuni sport che comportano un carico non eccessivo sulle ossa (camminare, correre, danzare, praticare yoga etc.) ne stimolano il metabolismo. Per quanto riguarda l'alimentazione, è importante assumere una buona quantità di calcio con la dieta (non solo latte e latticini, purché con basso contenuto di grassi, ma anche verdure a foglie verdi, legumi, frutta secca etc.). Fondamentale

è poi l'esposizione solare, in modalità corrette: consente la sintesi di vitamina D, sostanza che consente un adeguato assorbimento del calcio presente negli alimenti e un suo corretto metabolismo). TERAPIA. In genere il trattamento consiste nella supplementazione di calcio e vitamina D (in gocce orali o fiale) e in farmaci che agiscono direttamente sul metabolismo osseo. I più diffusi sono i cosiddetti bisfosfonati, come alendronato, risedronato e ibandronato, in grado di ridurre la degradazione dell'osso (anti riassorbitivi). Altri farmaci frequentemente utilizzati, ma solo nelle donne, sono i cosiddetti SERM (modulatori selettivi del recettore degli estrogeni) che hanno un'azione simile agli ormoni estrogeni, ridotti nelle donne per la menopausa, e stimolano la produzione di tessuto osseo.

CENTRO DI MICROCLIMA MARINO

8 it trovare oi

E DI SALE a base di HIMALAYA

dal 2011 La stanza di sale ha origini molto antiche: già nel Medioevo i Monaci usavano portare nelle grotte di sale i malati per far loro respirare le particelle di sale generate dalla rottura delle stalattiti. In Polonia i minatori delle grotte di sale soffrivano in misura minore di malattie polmonari rispetto al resto della popolazione.

858 re.it

Divertente! Fiabe nel sale

Curiose fiabe da ascoltare e laboratori creativi... respirando aria di sale (una domenica al mese)

CORSI SERALI YOGA IN STANZA DI SALE MASSAGGI OLISTICI

via Zanchi 3 Stezzano (BG) - ampio parcheggio - tel. 035 591858 www.unsoffiodimare.it - info@unsoffiodimare.it facebook: un soffio di mare


RUBRICHE

ANIMALI

DOTT.SSA MILENA MARTINELLI Medico Veterinario - A PONTE NOSSA E LOVERE -

Ohibò,

C'È UN UCCELLINO IN CASA! Mini-guida per prendersene cura nel modo migliore a cura di GIULIA SAMMARCO

I

l Natale si avvicina e i bimbi approfittano per chiedere a Babbo Natale un animale che faccia loro compagnia nelle lunghe sere invernali. Spesso la richiesta riguarda un cane o un gatto ma oggi sempre più frequentemente i piccoli desiderano altri animali quali conigli, cavie, criceti e uccellini. Proprio di questi ultimi parleremo con la dottoressa Milena Martinelli, medico veterinario.

48

Bergamo Salute

DOTTORESSA MARTINELLI, INNANZITUTTO, QUALI SONO LE SPECIE PIÙ GETTONATE, CLASSICO CANARINO A PARTE? Le specie più amate sono i piccoli volatili. Non solo canarini, ma anche bengalini, pappagallini ondulati fino ad arrivare alle calopsite, un po' più grandi, apprezzate per il loro carattere pacifico, giocoso e affettuoso.

MA PERCHÉ PIACCIONO TANTO, ANCHE COME ANIMALI DOMESTICI? Il vantaggio di avere un volatile come animale da compagnia è senza dubbio la praticità di gestione. Per la maggior parte degli uccelli, infatti, la residenza principale è la gabbia. Qualcuno inorridirà al pensiero, più che legittimo, che questo povero animale debba vivere tutta la vita dietro le sbarre, bisogna però considerare che la stragrande maggioranza è nata in gabbia e considera la gabbia un luogo sicuro. Sempre più frequente, però, è la scelta di uccelli "allevati a mano" cioè abituati fin da subito al contatto con le mani dell'uomo con cui sono perfettamente a loro agio. Abitudine che permette una permanenza più prolungata fuori dalla gabbia e un rapporto più stretto con il proprietario. Attenzione, però. Come sempre, ci vuole buon senso: gli uccellini sono esseri molto delicati, da manipolare con delicatezza. Bisogna quindi sempre considerare che i bimbi, specie se piccoli, possono arrecare notevoli danni all'animale che è fra le specie più sensibili allo stress in assoluto.


PASSIAMO ORA ALL'ASPETTO PIÙ PRATICO CHE RIGUARDA LA LORO GESTIONE. E INIZIAMO PROPRIO DALLA GABBIA: CHE CARATTERISTICHE DEVE AVERE? Gli uccelli abituati in gabbia ne richiedono una di dimensioni adeguate alla loro taglia, ovvero che permetta brevi voli al suo interno. Anche l'arredamento è molto importante: ci vogliono posatoi di legno naturale, di vario diametro che permettano al nostro uccellino di fare "ginnastica" alle zampe passando da un diametro all'altro. Tra i legni da usare va benissimo il nocciolo, morbido e non tossico, se integro permette ai pappagallini di fare anche attività ludica e divertirsi strappando la corteccia con il becco. Alternativa più commerciale ma altrettanto valida sono i posatoi rivestiti di materiale abrasivo, colorati con colori atossici che si trovano nei negozi più forniti. Altro compo-

nente della gabbia, oltre ai necessari beverini e ai contenitori per il cibo, è il "nido" che può essere messo alle coppie in occasione del periodo riproduttivo oppure ai "single" come luogo di privacy. La gabbia, infine, deve essere posizionata distante da correnti d’aria o fonti di calore eccessivo (soffrono il freddo e le temperature estreme). QUAL È, INVECE, LA LORO ALIMENTAZIONE IDEALE? L’alimentazione è un aspetto spesso sottovalutato. La regola purtroppo, in genere, è la cessione da parte della maggior parte dei negozianti, insieme alla gabbia, di sacchetti pieni di semi. I semi costano poco e sono molto graditi agli uccellini ma sono quanto di più dannoso per il fegato dei nostri piccoli amici. L'alimentazione ideale prevede, oltre all'utilizzo giornaliero di verdura e frutta fresca, l'impiego di mangime cosiddetto estruso, vale a dire, in parole povere, crocchette per uccellini. Il

mangime estruso è composto infatti di cereali, semi, ma anche frutta, con il grande vantaggio dell'omogeneità di presentazione, in modo tale che l'uccellino non possa scegliere certi tipi di semi (di solito i semi di girasole) che sono di gran lunga i peggiori.

IL CANTO? SEGNO CHE SONO FELICI I canarini, originari delle isole Canarie dalle quali deriva il loro nome, appartengono alla famiglia dei Fringillidi. Il bel canto, per il quale sono rinomati, è una caratteristica tipica dei maschi (le femmine si limitano a qualche cinguettio) … purché siano felici. Il canarino, è un animale sensibile e può soffrire di solitudine. Sarebbe meglio quindi tenerne almeno due esemplari.

Per dare qualità alla tua vita 840 000 640 info@everyservice.eu www.everyservice.eu

San Paolo d’Argon (BG) via Francesco Baracca, 28 anche a Brescia via Lamarmora 140/d

Assistenza domiciliare giorno e notte con personale qualificato Analisi del personale in funzione delle esigenze della famiglia Garanzia di sostituzione del personale per incompatibilità di carattere o altre esigenze Famiglia e personale seguiti dal Tutor costantemente


DAL TERRITORIO

NEWS

PRELIEVI PIÙ SEMPLICI CON GLI INFRAROSSI PER I BAMBINI DEL PAPA GIOVANNI XXIII Prelievi meno traumatici per i bambini ricoverati nella Pediatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. È arrivato in corsia il visore Veinsite, un dispositivo elettronico portatile che, grazie a raggi infrarossi, consente la localizzazione delle vene, agevolando prelievi e altre procedure che richiedono l’inserimento di aghi nelle sottili vene dei piccoli ricoverati. Il dispositivo viene indossato come un casco e lascia le mani libere all’operatore per interagire con il bambino. I LED presenti all’interno del caschetto emettono una luce infrarossa, che viene assorbita dall’emoglobina e poi diffusa dai tessuti circostanti. Le differenze nella diffusione e nell’assorbimento dei raggi vengono convertite dal sistema ottico del dispositivo in un’immagine dei vasi che viene proiettata su uno schermo a cristalli liquidi posto nel caschetto stesso. Guidato da questa mappa virtuale delle vene del paziente, l’operatore può così scegliere l’accesso migliore, riducendo i tempi della procedura, minimizzando le complicanze e facendo percepire al bambino un’operazione spesso traumatica come un gioco. L’introduzione di questo nuovo strumento è stata possibile grazie a TenarisDalmine, che ha sostenuto un apposito progetto dell’Associazione Amici della Pediatria, onlus attiva nel reparto di Pediatria dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo.

SILENZIO: SI BEVE E SI MANGIA RALLENTANDO

Nutrire il corpo, momento di relax. Parafrasando lo slogan di Expo 2015, mettete da parte per una volta tensioni, voracità, impegni di lavoro, tablet anche tra una forchettata e l’altra, entrate in una stanza a luci soffuse, seduti a terra, in cerchio, “spegnete” il chiacchiericcio verbale e mentale e accendete i cinque sensi. Gustando ogni parte del cibo e ogni sorso di tisana. Sentite il cibo masticato, deglutito, seguendolo con la mente fino allo stomaco, rilassando i muscoli e respirando naturalmente. È l’esperienza che l’associazione Movimento Bergamo propone mercoledì 9 dicembre grazie a un laboratorio esperienziale dedicato alla meditazione del cibo che si ispira alle cerimonie del thé giapponesi. Nel corso della serata, nel silenzio, in gruppo, il pubblico sarà guidato a scoprire che cosa avviene dentro di noi se, per una volta, smettiamo di farci trascinare dai pensieri e facciamo del momento del cibo un momento totalizzante. Un allenamento utile per poi fare del momento del pranzo, della colazione o della cena, un’occasione di felicità. L’incontro è su prenotazione (tel. 333.6055949) e si tiene all’Associazione sportivo dilettantistica Movimento, a Bergamo, via Longuelo 146. Per informazioni: www.asdmovimento.it.

50

Bergamo Salute

“DOGGY BAG – SE AVANZO MANGIATEMI”: NON SPRECARE DIVENTA UN’ARTE

Trasformare gli avanzi in opportunità e stimolare un cambio di mentalità in ristoratori e clienti: con questi obbiettivi nasce il progetto “Doggy Bag - Se avanzo mangiatemi”, da poco arrivato anche a Bergamo. Realizzato da Comieco (Consorzio Nazionale Recupero e Riciclo degli Imballaggi a base Cellulosica) in collaborazione con Slow Food Italia, ha subito incontrato l’adesione entusiasta di importanti esponenti della cultura italiana come l’architetto Michele De Lucchi e il professor Andrea Kerbaker che hanno coordinato un team di professionisti, designer e illustratori. Il risultato? Contenitori d’autore “porta avanzi”, belli da vedere ma soprattutto utili per ridurre gli sprechi. E da sfoggiare senza vergognarsi: portare a casa quello che non si riesce a finire al ristorante, d’altra parte è sempre più trendy. Se lo fa la First Lady americana Michelle Obama perché non farlo anche noi?


RIABILITAZIONE ORALE E POSTURALE: UN CONVEGNO PER CONOSCERLA MEGLIO La riabilitazione orale nel rispetto della fisiologia masticatoria. La riabilitazione protesica secondo protocolli neuromuscolari. Il trattamento ortopedico-ortodontico 3D delle laterodeviazioni mascellari (cioè la minima dimensione verticale del mascellare superiore dal lato deviato) nell'adulto. Sono solo alcuni dei temi che verranno affrontati durante il congresso “La funzione nelle riabilitazioni gnato-occluso-posturali: riflessioni a 20 anni”, in programma il 14, 15, 16 aprile 2016 a Villa Fenaroli a Rezzato (Brescia). L’evento, organizzato da Eurocclusion Italia, associazione medico-scientifica nata nel 1996, e sponsorizzato tra gli altri da “Bergamo Salute”, ha lo scopo di promuovere la formazione in ambito posturologico, gnatologico, ortodontico, osteopatico e riabilitativo, impegno che Eurocclusion porta avanti da vent'anni. Che esista una connessione tra la posizione della mandibola e la postura, e quindi tra problemi di malocclusione e dolori della colonna vertebrale, come mal di schiena o cervicalgia, non è più una supposizione, è un dato confermato da numerosi studi scientifici. Il passo successivo, quindi, è capire come intervenire con le corrette e le più innovative terapie riabilitative. Il convegno, accreditato ECM, è aperto a odontoiatri, odontotecnici e in generale a tutte le figure che si occupano di riabilitazione gnato-posturale. Per iscriversi, si può telefonare al numero 389.9775957 oppure mandare una mail a info@eurocclusion.it.

NEMBRO (BG) Via Mons. Bilabini, 32 Tel/Fax 035.521755

OSIO SOTTO (BG) Via Milano, 9 Tel. 035.4824143

MONTICHIARI (BS) Via Romanino,16 Tel/Fax 030.9660024

SERVIZI:

busti

tutori su misura

ausili

tutori predisposti

noleggio

scarpe su misura

sistemi di postura

ausili per deambulazione

elettromedicali

BERGAMO Rotonda dei mille, 4 Tel. 035.4284928

ESINE (BS) Via Sottostrade, 2 Tel. 0364.360770

protesi arto inferiore e superiore plantari con sistema computerizzato pl

Servizio a domicilio

ww.ortopediaburini.it info@ortopediaburini.it


DAL TERRITORIO

ONLUS

ASSOCAZIONE ITALIANA PERSONE DOWN A piccoli passi verso l'indipendenza a cura di VIOLA COMPOSTELLA

A

.I.P.D. vuol dire Associazione Italiana Persone Down. Ma prima di parlare dell’Associazione forse è meglio spiegare cos’è la sindrome di Down. Molti pensano di conoscere la sindrome, ma in realtà conoscono, o meglio riconoscono, le persone con la sindrome solo per gli inconfondibili tratti somatici che porta con sé. La sindrome di Down (o Trisomia 21) non è una malattia, bensì una condizione genetica caratterizzata dalla presenza di un cromosoma in più nelle cellule di chi ne è portatore, da cui deriva un variabile grado di ritardo nello sviluppo mentale, fisico e motorio. «Partendo dalla spiegazione scientifica, A.I.P.D. lavora nella consapevolezza che quel cromosoma in più non impedisce di poter essere soggetto attivo e risorsa nella società» spiega Cristiana Costantini, membro del Consiglio di Amministrazione dell’Associazione.«La parola chiave in A.I.P.D. è autonomia, perché è ormai assodato che una buona autonomia, personale e sociale rappresenti uno dei prerequisiti fondamentali per garantire una buona inclusione sociale, nel mondo del lavoro e in una futura vita fuori casa». Con questo intento, a settembre 2004 A.I.P.D. Bergamo Onlus entra a far parte di una rete che a oggi conta 48 associazioni A.I.P.D. su tutto il territorio nazionale. Fondatori di A.I.P.D. Bergamo sono 7 genitori desiderosi di dare ai propri figli e a tutte le persone come loro la possibilità di percorrere la propria strada, senza limitarla 52

Bergamo Salute

a priori. «Dalla sua nascita A.I.P.D. Bergamo è cresciuta e oggi sono 150 le famiglie associate sul territorio provinciale e circa 90 i ragazzi che partecipano ai corsi di autonomia, a seconda della fascia d’età e sempre nel rispetto dell’individualità di ciascuno» continua Costantini. «I bimbi più piccoli vengono aiutati a sviluppare le piccole conquiste personali, la cura di sé e delle proprie cose. Dai 14 anni in poi, coi club “Ragazzi in gamba”, si comincia a

strutturare l’uso del denaro e del suo valore e a lavorare su orientamento, utilizzo dei mezzi pubblici e della segnaletica stradale, capacità di comunicazione e interazione per potersi spostare in autonomia. Perché per noi autonomia non vuol solo dire “essere capaci di fare” ma anche “essere capaci di chiedere aiuto”. A.I.P.D. si avvale di professionisti altamente qualificati per la gestione e l’organizzazione dei corsi: educatori/ trici, psicologhe, pedagogiste». E poi


ci sono i volontari, grande ricchezza dell’Associazione, che si affiancano agli adolescenti nelle attività mentre con i giovani adulti organizzano serate e uscite in compagnia in un rapporto alla pari. «Perché sia davvero possibile relazionarsi alla pari con gli altri, altrettanto importante è una presa di coscienza della propria identità e sessualità. Da qui i corsi di “Affettività e sessualità” e di “Identità”. Mentre i ragazzi crescono, i genitori dell’Associazione si impegnano, tra l’altro, per sviluppare una rete sempre più aperta con la società: relazioni con la scuola, con i servizi socio-sanitari, con l’Università e con l’Ospedale di Bergamo. Proprio in collaborazione con l’Ospedale, lunedì 9 novembre alle 16.00 presso l'area didattica ( torre 7 - parcheggio nord - piano terra ) dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo c'è stata la presentazione de “Il sorriso di tutti”, progetto integrato di prevenzione primaria, secondaria e terapia delle malattie orali nella popolaziomezzaVITALI-1.pdf 06/10/15 15.03 ne disabile” svolto in1 collaborazio-

ne con il Servizio di Odontoiatria Speciale per Pazienti Disabili della UO di Stomatologia dell'Ospedale Papa Giovanni XXIII (direttore dottor Umberto Mariani, responsabile dottoressa Anna Patrizia Ucci)». Sempre in collaborazione con l’Ospedale, c’è anche il “Gruppo Nascita”, costituito da genitori che hanno seguito una formazione specifica. «Quando nasce un bimbo/a con la sindrome, gli operatori del reparto di ginecologia propongono ai neo genitori un incontro con due persone del “Gruppo Nascita» spiega ancora. «L’obbiettivo è offrire un supporto alle nuove famiglie da parte di chi ha già vissuto un’esperienza simile. Altrettanto importante è il “Gruppo Comunicazione” il cui intento è far conoscere al territorio l’Associazione, contribuire ad abbattere gli stereotipi, presentare i ragazzi per quello che sono e possono fare, promuovere una cultura dell’inclusione e della convivenza. Tutti questi progetti, e tanti altri, costituiscono un lavoro di apertura di vitale im-

portanza. Non è retorica dire che da chi ha la sindrome di Down si può imparare: si impara l'importanza di un tempo dilatato, la capacità di aspettare il raggiungimento di un traguardo, il non dare nulla per scontato, il valore dell’impegno, la felicità che nasce da un traguardo ottenuto con grandi sforzi. Non negheremo mai che quel cromosoma in più rende le cose più complesse, ma i ragazzi ci dimostrano quotidianamente che possono farcela e continuano a stupirci. La strada che ci viene chiesto di percorrere è, inevitabilmente, quella dell’inserimento lavorativo che si lega al tema del “vado a vivere da solo”. L’anno scorso abbiamo iniziato questo cammino con 3 ragazzi che hanno fatto uno stage presso un hotel e altri 6 che hanno frequentato uno stage per assistenti parrucchieri. Un nuovo percorso si è aperto, lento e difficile. Ma siamo certi che con il sostegno di tutti possiamo trasformare quel cromosoma in una marcia in più» conclude Cristina Costantini.


DAL TERRITORIO

FARMACIE

LE INTERAZIONI

tra farmaci e alimenti Ecco gli accorgimenti per non compromettere la terapia a cura di ELENA BUONANNO

L

o sapevate che il latte può ridurre l’assorbimento di alcuni antibiotici? Che il succo di pompelmo andrebbe evitato se si assumono antistaminici o la pillola anticoncezionale? Proprio così. Ci sono sostanze contenute in cibi e bevande che possono letteralmente sabotare l’efficacia di una terapia: “possono influire sull'assorbimento, il metabolismo, la biodisponibilità e l'escrezione del farmaco, renderlo inefficace, potenziarne la tossicità o un particolare effetto collaterale o creare effetti indesiderati anche gravi” si legge sul sito dell’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco. Abbiamo chiesto alla dottoressa Donata Pelizzari, responsabile della Farmacia esterna dell’A.O. Papa Giovanni XXIII, qualche consiglio per ottenere il meglio dalle terapie ed evitare pericolose associazioni. DOTTORESSA PELIZZARI, QUALI SONO I FATTORI CHE POSSONO INFLUENZARE L’EFFICACIA DEI FARMACI? I fattori che concorrono al buon esito di una terapia farmacologica sono svariati: condizioni generali di salute, età, sesso, peso corporeo, stili di vita, storia clinica, patologie e terapie in corso, aderenza del paziente, appropriatezza della prescrizione, cooperazione con il medico curante etc. Un’importanza non trascurabile, però, la rivestono le interazioni del farmaco innanzitutto con altri medicinali, ma anche con integratori, prodotti erboristici e alimenti. L’assunzione di alcuni cibi e bevande può infatti influire sull’azione dei farmaci, determinandone una riduzione dell’efficacia, aumentandone 54

Bergamo Salute

la tossicità o causando effetti INSIEME ALL’ALCOL? collaterali. Inoltre alcuni farUNA COMBINAZIONE maci possono agire più veAD ALTO RISCHIO locemente, più lentamente, Il consumo di alcol è sconsigliato in misura maggiore o miin qualsiasi terapia: potenzia l’effetto nore, se assunti a stomaco di tranquillanti e di alcuni antistaminici pieno o vuoto. (danno sonnolenza quale effetto indesiderato). Inoltre può aumentare

IN CHE MODO l’effetto irritante degli antinfiammatori IL FATTO CHE LO sulla mucosa gastrica. A causa della sua tossicità sul sistema nervoso è STOMACO SIA VUOTO controindicato in concomitanza O PIENO INCIDE? di terapie anticonvulsivanti. Alcuni farmaci possono provocare disturbi gastrici (nausea, vomito o bruciori di stomaco) e la presenza di cibo nello stomaco a volte è in grado di limitare tale effetto. tori non steroidi (FANS: ibuprofene, Il cibo inoltre aumenta la secrezione naproxene, diclofenac), ad esempio, di acido cloridrico nello stomaco fa- è da preferire l’assunzione a stomaco vorendo la dissoluzione di moleco- pieno per ridurre la ben nota gastrole basiche e contrastando quella di lesività, anche se ciò va a discapito molecole acide. Se non è specificato della rapidità d’azione. nel foglietto illustrativo, è opportuno chiedere al medico o al farmacista se E I LIQUIDI, INVECE, è meglio assumere il farmaco a sto- CHE IMPATTO HANNO? maco vuoto (1 ora prima dei pasti I liquidi svolgono tre importanti o 2 ore dopo), durante i pasti o a funzioni: impediscono l’aderenza del stomaco pieno. Oltre alla differenza farmaco alla parete dello stomaco nell’assunzione a stomaco pieno o a e dell’esofago, causa talvolta di ulstomaco vuoto, bisogna fare una di- cerazioni (FANS, potassio e ferro); accelerano il passaggio attraverso lo stinzione fra cibi solidi e liquidi. stomaco e quindi riducono l’intervallo di tempo tra l’assunzione del IN CHE SENSO? I cibi solidi rallentano lo svuotamen- farmaco e la comparsa dei suoi effetto gastrico e diminuiscono la velocità ti; possono essere coadiuvanti utili di assorbimento di alcuni farmaci. Il per la malattia che si cura (ad esemfenomeno è più accentuato con cibi pio nelle infezioni delle vie urinarie, molto caldi, viscosi e ricchi di gras- nella calcolosi renale o nella febbre). si. Non necessariamente ciò incide Attenzione però: non tutti i liquidi sull’entità dell’effetto. La velocità di vanno bene. È importante sceglieassorbimento diventa però impor- re quello giusto. L’acqua calda, ad tante quando è richiesta una tem- esempio, non è mai consigliabile perpestività d’azione, come quando si ché ritarda l’effetto del farmaco asassume un analgesico per un dolore sunto; l’acqua ghiacciata può essere acuto. Nel caso degli antinfiamma- utile solo per mascherare l’eventuale


DOTT.SSA DONATA PELIZZARII Farmacista - CONSIGLIERE DEL'ORDINE DEI FARMACISTI DI BERGAMO-

CIOCCOLATO. In quantità eccessive non deve essere assunto con gli inibitori delle monoaminoossidasi (MAO); la caffeina contenuta nel cioccolato può anche interagire con alcuni stimolanti (metilfenidato), potenziandone l’effetto, oppure può contrastare l’effetto di farmaci sedativo-ipnotici (zolpidem).

ATTENZIONE AGLI INTEGRATORI sapore del farmaco; le acque alcaline sono controindicate nell’assunzione di corticosteroidi o farmaci attivi sul sistema cardiovascolare, mentre vanno benissimo per gli antibiotici; l’acqua gassata può essere utile per assumere digestivi. Una bevanda innocua, consigliata anche ai bambini per mascherare il sapore cattivo, è il succo d’arancia. QUALI SONO LE SOSTANZE CONTENUTE NEGLI ALIMENTI E NELLE BEVANDE CHE MODIFICANO L’AZIONE DEL FARMACO? Latte. Essendo un cibo alcalino, ha nell’immediato un effetto positivo in quanto la sua basicità va a contrastare l’acidità del reflusso, ma essendo un alimento ricco di grassi e proteine rallenta lo svuotamento dello stomaco. Non deve essere assunto prima di dormire da chi soffre di insonnia. Il calcio presente nel latte, inoltre, riduce l’assorbimento di antibiotici come le tetracicline. Formaggi. La tiramina contenuta nei formaggi stagionati può provocare un significativo aumento della pressione arteriosa, quando assunta

contemporaneamente a farmaci antidepressivi o farmaci per il morbo di Parkinson. Pompelmo. Il succo di pompelmo accelera l’attività del fegato, principale organo che trasforma ed elimina farmaci; è quindi sconsigliato durante terapie farmacologiche, in particolare se si assumono farmaci come ciclosporina, buspirone, chinino, triazolam, farmaci calcio-antagonisti, antistaminici e per l’ipertensione (ma anche pillole anticoncezionali). Verdure a foglia larga. (Spinaci, broccoli, verze). Contengono buone percentuali di vitamina K (con funzione antiemorragica) che interferiscono con l’azione dei farmaci anticoagulanti (warfarin) riducendone la capacità di mantenere il sangue fluido. Liquirizia. Se assunta con farmaci a base di digossina usati per trattare l’insufficienza cardiaca e le anomalie del ritmo cardiaco, può aumentare il rischio di tossicità della digossina. Può rendere anche meno efficaci i farmaci per la pressione arteriosa o i diuretici (tra cui idroclorotiazide e spironolattone).

Le interazioni farmacologiche sono possibili anche con gli integratori alimentari. • “Erba di San Giovanni” (iperico): è un induttore degli enzimi epatici e può ridurre la concentrazione nel sangue di farmaci come la digossina, la lovastatina e il sildenafil. • Vitamina E: in associazione con farmaci che fluidificano il sangue come il warfarin potenzia l’attività anticoagulante aumentando il rischio di sanguinamento. • Ginseng: può influire sugli effetti di sanguinamento del warfarin; può inoltre rafforzare gli effetti di sanguinamento dell’eparina, dell’aspirina e di farmaci antinfiammatori non steroidi come ibuprofene, naprossene, ketoprofene. La combinazione di ginseng con gli inibitori della MAO può causare mal di testa, disturbi del sonno, nervosismo e iperattività. • Ginkgo Biloba: ad alte dosi riduce l’efficacia della terapia anticonvulsivante in pazienti che assumono farmaci per il controllo delle crisi epilettiche come quelli a base di carbamazepina e acido valproico. Bergamo Salute

55


DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

SCALERÒ 20 TORRI

per aiutare gli orfani del Nepal

La storia di Annalisa Fioretti, pneumologo e alpinista, che ha sfidato l'Everest e si prepara a una nuova avventura a cura di LUCIO BUONANNO

È

appena tornata dal Nepal, sconvolto dal terremoto dello scorso aprile, dove ha visitato e curato 700 persone in sperduti villaggi con trasferimenti a piedi o in jeep di ore o di giorni. E in Nepal ha ricevuto la notizia che era stata insignita del premio Marcello Meroni, attribuito alle persone che si sono particolarmente prodigate, con discrezione, dedizione e in modo volontaristico, per la difesa e la promozione della montagna nel campo dell’ambiente, della cultura, dell’alpinismo e della solidarietà. Lei, Annalisa Fioretti, medico pneumologo e “alpinista non professionista”, come si definisce, l’ha ricevuto per la solidarietà. Perché quel 25 aprile scorso lei era lì, in Nepal, al campo base sull’Everest quando il violento sisma ha distrutto tutto facendo 8000 vittime. E, invece di pensare alla scalata che l’attendeva o a scappare, si è prodigata per salvare tante vite. Ora aiutare il Nepal, soprattutto gli orfani del terremoto, è diventata quasi una 56

Bergamo Salute

missione. Con Giampiero Tedesco, alpinista veneto, ha messo a punto un’originale iniziativa per raccogliere fondi, “Torvagando”: scalata delle Torri più belle d’Europa, scelte perché hanno una valenza simbolica oppure una storia alpinistica o culturale particolare. «Le salite verranno effettuate in stile essenziale e pulito evitando l’impiego di grandi mezzi raggiungendo le zone, con un furgone trasformato in campo base» spiega Annalisa Fioretti. «Le scalate delle torri hanno lo scopo di accompagnare i sostenitori del progetto in una scalata ideale attraverso una raccolta di fondi. Punto di arrivo ultimo del viaggio alpinistico sarà la salita delle Torri di Trango in Pakistan, mentre di quello umanitario sarà la costruzione di una scuola per i bambini orfani del terremoto, dagli 11 ai 18 anni, con alloggio in una casa di accoglienza e frequenza di sette anni in una scuola privata a Katmandu. Il costo per realizzare tutto questo sarà di 15 mila dollari per ognuno dei 20 studenti scelti».

E i soldi? La speranza è che tanti mettano mano al portafoglio e collaborino con questo progetto. D’altronde la dottoressa Annalisa non è nuova a smuovere la coscienza e l’impegno della gente. Lo ha già fatto nel 2012 quando visita Sakina, una bambina del villaggio di Korphe scoprendole una grave cardiopatia. Tornata in Italia riesce a raccogliere la somma necessaria per organizzare i permessi e il trasferimento della piccola a Milano e per pagare l’intervento di cardiochirurgia. Sakina ora vive nel suo villaggio e frequenta la scuola con i suoi coetanei. Annalisa è una donna minuta ma piena di energie. È mamma di due bambini di otto e sei anni. Lavora qualche notte in una clinica privata, ma nei suoi sogni ci sono sempre quelle vette innevate del Nepal e del Pakistan, dove appena può ritorna e che ha trasportato con immagini e commenti nel suo libro “Oltre, Nepal, viaggio al contrario tra polvere e sorrisi”. È il racconto, in presa


UNO ZAINETTO SALVAVITA Quando va in Nepal Annalisa Fioretti porta sulle spalle uno zaino particolare. Diviso in quattro scompartimenti, dentro c’è di tutto per le urgenze: bende, medicinali, anestetici. È stato messo a punto dall'Associazione “Street Doctor”(Dottore di strada), di cui la dottoressaalpinista fa parte, sulla base di un prototipo del 118. È utilissimo per portare soccorso ad alpinisti in difficoltà o feriti ma anche nelle visite mediche nei centri sperduti del Nepal dove le popolazioni, spesso isolate, vivono ancora in ripari fatti di lamiere o in tende. Ma per arrivare a quelle quote occorre una preparazione notevole e Annalisa, quando è a casa, scala nel Bergamasco o nel Lecchese o scia quasi tutti i giorni. La spedizione dura un paio di mesi (dipende dalle condizioni metereologiche) e costa tra gli 8 e 10 mila euro.

tenda col viso insanguinato e allora intuisco la catastrofe. Riempio lo zaino di bende, fiale di anestetico e antidolorifici, flebo e siringhe, e sono corsa alla tenda medica. Lì c’è il caos. La gente comincia ad arrivare, ma una dottoressa americana è nel panico. Un medico francese e io prendiamo in mano la situazione dividendo i malati su sacchi a pelo e iniziamo a lavorare facendo triage tra chi potrà salvarsi e chi no. Il mio primo paziente, un coreano, ha il cranio sfondato sull’orbita ed esce il cervello. Reprimo un conato di vomito e cerco di tranquillizzarlo. Gli faccio un antidolorifico e assieme a una dottoressa francese l'ho bendato mentre lei sotto shock si ostina a voler prendere una vena e poi gira con l’ago chiedendomi dove metterlo. La guardo senza capire e poi le dico di dedicarsi a chi può farcela. È brutto, bruttissimo dire a uno “tranquillo, va tutto bene” quando sai che non va bene proprio nulla. Attorno si stanno ammassando. Una giapponese con una gamba ruotata dal femore al contrario si lamenta per il male, le faccio una fiala di antidolorifico mentre il medico francese le rimette a posto la gamba. Lei urla, cerca di muoversi, io le accarezzo la testa e le dico

di non mollare… Andiamo avanti per ore a bloccare arti con cartone e bende, a somministrare anestetici e antidolorifici finché ne ho». Per ore Annalisa e gli altri medici resistono a curare e aiutare i feriti. «Sei solo un palliativo, puoi solo tamponare e basta» dice la dottoressa. «Ci arrivavano notizie di almeno trenta persone inghiottite dall’Ice Fall (ndr. cascata di ghiaccio sull’Everest) che si era aperto mentre scendevano e di 200 persone bloccate tra il campo 1 e campo 2. Siamo scesi, abbiamo raggiunto la Piramide dell’Everest, il laboratorio d’alta quota gestito dal CNR italiano, dove abbiamo ripreso le forze». E poi di nuovo al lavoro, a visitare tante persone, in villaggi devastati. Il ritorno in Italia e ancora in Nepal a portare aiuto, a curare centinaia di persone. Lei, la dottoressa-alpinista, che sul Kangchenjunga (8586 metri) nell’agosto del 2013 ha avuto il coraggio di fermarsi a 100 metri dalla vetta per un principio di congelamento alle mani. «Lassù ho imparato questo: vivi secondo i tuoi ritmi e quelli che la vita lassù ti regala con calma gustando il valore del tempo». Ma la sfida continua, per gli orfani del terremoto aspettando gli sponsor e tante donazioni.

diretta, del drammatico terremoto del 25 aprile scorso, quando lei si trovava al campo base pronta per scalare il Lhotse ma bloccata nella tenda da una nevicata. «È stato come in guerra. Sono salva per miracolo. Anche i miei compagni» scrive la dottoressa. «Eravamo al campo base quando tre scosse hanno fatto staccare una valanga dal Pumori. È arrivata con una velocità di 300 chilometri orari, ha colpito la parte centrale del campo distruggendo tutto quello che c’era e trascinando via tende, uomini e materiali. Mi sono salvata. La mia tenda era in una posizione protetta. Secondi, minuti terribili. Passata la bufera, faccio dieci metri e trovo le prime persone ferite, uno sherpa con il bacino rotto pieno di sangue e un altro incastrato nel telo della Bergamo Salute

57


DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

ALLA CASA DEL SOLE ho trovato il mio sole La storia di una mamma boliviana che ha avuto un figlio colpito da leucemia ed è stata aiutata dall’Associazione Paolo Belli dove adesso lavora e vive a cura di LUCIO BUONANNO

«O

ra vivo e lavoro alla Casa del Sole. E il sole, grazie all’Associazione Paolo Belli, è davvero entrato nella mia vita, l’ha rischiarata a me e alla mia famiglia. Dieci anni fa ero disperata. A mio figlio Andres, che aveva quasi quattro anni, fu diagnosticata la leucemia linfoplastica. Si era appena riunita la mia famiglia. Mio marito e i miei due figli erano venuti da Santa Cruz, in Bolivia. Io ero a Bergamo dove avevo trovato un lavoro come badante. Eravamo felici di stare insieme anche se vivevamo in un piccolo appartamento con altri nostri connazionali. E invece all’improvviso il mondo ci cadde addosso. Andres era sempre stanco, faceva fatica anche ad alzarsi dal letto, sudava tantissimo, non riusciva a giocare con gli altri bambini. E un giorno lui che ha la pelle scura divenne tutto bianco. I medici dissero che si tratta58

Bergamo Salute

va di anemia. Gli diedero una cura ma stava sempre peggio». Betzaida Vilca, per tutti Betty, si emoziona ricordando quello che ha sofferto per anni, una sofferenza a cui si aggiungeva la paura di essere rimandata in Bolivia perché allora non aveva il permesso di soggiorno. «Ero molto preoccupata per il mio bambino che non si riprendeva. La signora da cui lavoravo ci accompagnò all’ospedale di Alzano Lombardo e dopo una visita accurata i medici ci consigliarono di rivolgerci ai loro colleghi di Monza. Qui sottoposero subito Andres a un prelievo di midollo. Le analisi non ci diedero scampo: aveva la leucemia. Quando i medici ce lo dissero fu davvero uno shock. Mi sentii male. Tanti pensieri si accavallarono nella mia mente. Mi chiedevo dove avessi sbagliato, perché avessi insistito per far venire i miei figli e mio marito a Bergamo. Forse se Andres fosse rima-

sto in Bolivia non si sarebbe ammalato, mi dicevo. E l’altro mio ragazzo più grande?». Betty ha 36 anni, è una giovane mamma ma ha un carattere di ferro. E dopo il primo momento di disperazione reagisce con tutte le sue forze. Per un mese sta accanto ad Andres in ospedale, giorno e notte, mentre il marito Wilfredo si prende cura dell’altro figlio José. Da Monza, Andres torna a Bergamo, viene ricoverato agli allora Ospedali Riuniti. «Medici e infermieri sono bravi, Andres comincia le terapie, la chemio, reagisce bene» racconta Betty. «Tanro che i dottori ci dicono che può tornare a casa, ma deve fare controlli continui e deve evitare ogni possibile rischio di infezioni. L’appartamento in cui abitavamo però non era proprio adatto. Spiego la mia situazione al medico e lui mi consiglia di rivol-


germi all’Associazione Paolo Belli. E così è entrato il sole nella mia vita, la speranza. Siamo stati seguiti, ci hanno dato un appartamento pulito per un bambino che non poteva stare a contatto con troppe persone. Ci hanno accolto e fatto sentire in famiglia». La ritrovata tranquillità però per Betty dura poco, qualche mese. Andres ha una ricaduta, proprio quando sembrava che stesse uscendo dal calvario. Gli erano cresciuti anche i capelli e continuava a studiare con profitto. Lo portano a Pavia, dove viene sottoposto a un trapianto. Altri sei mesi di degenza. Andres soffre nel suo lettino d’ospedale con la mamma sempre vicina. «Segnava i giorni sul calendario, io cercavo di farlo distrarre, inventavo tanti giochi. Ancora una volta ce l’abbiamo fatta. Andres è guarito. Sta bene, ritorniamo alla Casa del Sole dove il presidente Silvano Manzoni ci aveva promesso che ci sarebbe sempre stato un posto per noi». Ma il destino, ancora una volta, sembra accanirsi di nuovo su questo ragazzo che sta cercando di dimenticare quello che ha dovuto soffrire grazie anche all’aiuto di una psicologa e ora studia all’Istituto alberghiero di Nembro come cuoco, come il papà e il fratello più grande. Sta di nuovo male, non per la leucemia che è stata debellata. Ha il diabete. Altri ricoveri, altre cure. «Per lui è stato un tormento» rivela

Betty «ma non si è mai scoraggiato. Segue alla lettera le cure che gli hanno dato i medici e studia. “Meglio andare a scuola”, mi dice “che stare in ospedale”. E a scuola va volentieri».

Betty con la sua famiglia è stata la prima inquilina della nuova Casa del Sole inaugurata a febbraio scorso che sorge vicino all’Ospedale Papa Giovanni XXIII. L’Associazione Paolo Belli l’ha assunta a tempo pieno aiutandola anche nelle pratiche per ottenere il permesso di soggiorno. Lì si occupa delle pulizie dei venti appartamenti e fa da interprete quando alla Casa del Sole sono ospitati ragazzi e genitori che arrivano dall’America del Sud. Come in questi giorni: ci sono tre famiglie venezuelane che hanno i figli colpiti dalla leucemia. Betty, che ha vissuto il loro stesso dramma, riesce anche a dare alle mamme una parola di conforto. «Quando arrivano da noi sono disperate. Io cerco di aiutarle, ma la prima volta mi dicono “Cosa ne sai tu di quello che stiamo patendo”. E allora io racconto la mia storia, le speranze, le ricadute, il pensiero di non farcela. E tra di noi si crea una vera amicizia».

UNA LUCE DI SPERANZA DA PIÙ DI 20 ANNI L’Associazione Paolo Belli nasce l’11 febbraio 1992 nel ricordo di un giovane di 24 anni strappato alla vita dalla leucemia. “Paolo, che colpiva per la sua gioia di vivere, aveva una grande passione per la pallacanestro e per molti anni aveva praticato l’attività agonistica”, si legge sul sito dell’Associazione. “Il filo che ci unisce e ci sprona a dare continuità alla nostra marcia è legato a una semplice frase che portiamo sempre dentro di noi: per non dimenticarti”. Che è anche la testata della rivista che pubblica l’Associazione, il cui simbolo è il sole. “Tentiamo di portare luce nel buio della malattia”, si legge ancora sul sito. E di luce la “Paolo Belli” ne ha regalata tanta, ad almeno mille famiglie. I progetti realizzati in questi anni sono tanti: borse di studio, laboratori agli Ospedali Riuniti dedicati alla diagnostica molecolare delle malattie del sangue e alla terapia cellulare; un nuovo reparto sterile per i trapiantati di midollo osseo; il nuovo day hospital ematologico ed oncologico degli Ospedali Riuniti; il progetto ADMO per il censimento dei donatori di midollo osseo. E le Case del Sole, quella di via Statuto e quella nuova a due passi dall’Ospedale Papa Giovanni che si chiama “Centro Ospitalità e Formazione Paolo Belli”, nate per accogliere ammalati e familiari di ammalati in cura presso l’ospedale. La prima, di fronte all’ex ospedale, ha 11 appartamenti indipendenti; la nuova vicino al Papa Giovanni ha 20 appartamenti arredati anche con lavatrice, tv, telefono e cucina. Inoltre ci sono aree comuni multifunzionali: sale molto ampie studiate per favorire la socializzazione. Al piano interrato sala conferenze da 100 posti, sala riunioni, sala ristoro, lavanderia, magazzino. Per realizzare questa struttura sono stati spesi 6 milioni di euro. E adesso c’è il progetto di allargarsi con una nuova area. Soldi raccolti con donazioni, con la vendita di Stelle di Natale o di uova di Pasqua o con il 5 per mille. Per saperne di più: www.associazionepaolobelli.it Bergamo Salute

59


Bergamo - via Passo del Vivione, 7 - Gorle (BG) Via Roma, 28 tel. 035.4236140 / 035.290636 - fax 035.290358 - email: info@centroradiofisio.it


DAL TERRITORIO

RETINOBLASTOMA

A.R.M.R.

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l’OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall’Unione Europea). Con base genetica per l’80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell’organismo umano. In questo numero parliamo del Retinoblastoma.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R • 6-7-8 DICEMBRE Dalle ore 10.00 alle ore 18.00 Inizio Via XX settembre Sorriso per la Ricerca • 8 DICEMBRE Bratto Sorriso per la Ricerca • DOMENICA 13 DICEMBRE Ore 20.30 - Chiesa delle Grazie di Bergamo Il Gruppo Giovani della Fondazione A.R.M.R., in occasione dell'apertura del Giubileo della Misericordia, invita e offre a tutti i Bergamaschi un'elevazione musicale con Canti Gospel del noto coro S. Antonio David's Singers. Ingresso Libero - seguirà sul sagrato il tradizionale brindisi augurale con panettone e pandoro offerto dal Gruppo Giovani • 17 DICEMBRE Dalle ore 7.30 alle ore 18.30 Ospedale Papa Giovanni XXIII Sorriso per la Ricerca

Tel. +39 035 671906 Fax +39 035 672699 presidenza@armr.it

Codice esenzione. RB0020 Definizione. Il retinoblastoma è una neoplasia (o tumore) maligna di derivazione da cellule retiniche (ovvero della retina dell’occhio) fetali. È formato da cellule piccole, ammassate, e si sviluppa esclusivamente in età pediatrica. Epidemiologia. Ha un’incidenza di 1 su 16.000 nati vivi nell’anno. Maschi e femmine sono colpiti in egual misura. L’età media della diagnosi è di 11 mesi per i tumori bilaterali e di 23 mesi per le forme unilaterali. Segni e Sintomi. Manifestazioni caratteristiche sono leucocoria (riflesso pupillare bianco) e diminuzione della capacità visiva, talora evidente come strabismo. Nei casi più avanzati si riscontrano proptosi (protrusione del bulbo oculare), aumentata pressione endocranica e dolore osseo da metastasi. Tipicamente il retinoblatoma insorge in focolai multipli. Il 30 % dei casi presenta una forma familiare e sviluppa il tumore bilateralmente. I soggetti che hanno sviluppato un retinoblastoma presentano un rischio aumentato di sviluppare altre neoplasie maligne, in particolare osteosarcomi. Cause. È legato a mutazioni del gene Rb, localizzato sul cromosoma 13q. Perché si sviluppi il tumore è necessario che entrambe le copie del gene siano alterate. Diagnosi. La diagnosi è essenzialmente clinica e basata sul riscontro, all’esame del fundus, di una massa endoculare a partenza retinica. L’ecografia, la TC e la RMN sono utili per confermare la diagnosi e procedere a una stadiazione del tumore. Terapia. Il trattamento di elezione è l’enucleazione (asportazione) del bulbo oculare. Nel caso di tumore molto piccolo, si può salvaguardare utilizzando radioterapia o crioterapia. Il tasso di sopravvivenza è del 90%. La prognosi è infausta nei pazienti con interessamento estensivo del nervo ottico o dell’orbita. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

WWW.ARMR.IT Bergamo Salute

61


STRUTTURE

CASAMIA VERDELLO

La casa di riposo DEL FUTURO

Assistenza specializzata e benessere in un contesto con elevato confort alberghiero

M

oderna, funzionale e facilmente raggiungibile, Casamia Verdello è la nuova residenza per anziani aperta a gennaio ed inaugurata a marzo 2015 dal Gruppo ORPEA, realtà francese leader nel settore con oltre venticinque anni di esperienza e oggi punto di riferimento per chiunque abbia necessità di rivolgersi al mondo delle residenze per anziani, delle cliniche riabilitative e/o psichiatriche. Casamia Verdello è l’emblema di un nuovo e moderno concept nel panorama delle case di riposo: servizi di assistenza specializzata, benessere e terapia sia fisica sia psicologica, offerti in un contesto di alta qualità ed elevato confort alberghiero. «La Residenza, la cui struttura portante è stata realizzata 62

Bergamo Salute

in legno lamellare per ridurre al minimo l’impatto ambientale, è stata pensata per persone con diversi gradi di autosufficienza, che potranno scegliere fra camere singole o doppie, in entrambe le soluzioni dotate di molteplici confort: ricircolo d’aria e impianto di climatizzazione, bagno privato, letti medicalizzati, dispositivo di chiamata, televisione a schermo piatto e telefono diretto» spiega Egidio Passera, direttore di Casamia Verdello. L’edificio, di oltre 6500 mq disposti su 3 livelli, è dotato di 100 posti letto, suddivisi in 5 nuclei individuati con i nomi delle valli del territorio. Ad ogni piano sono presenti tutti i servizi necessari al funzionamento del nucleo stesso, quali il bagno assistito, l’office, l’infermeria e la palestra per la fisioterapia.

Il piano terra apre su spazi verdi di vita e relax, opportunamente attrezzati per gli ospiti, con percorsi scoperti e pavimentati per godere di momenti all’aria aperta ed aprofittare del bel tempo per praticare la fisioterapia anche all’esterno. «Al piano terra è inoltre presente l’avanguardistica sala Snoezelen, spazio multisensoriale basato su un concetto di origine olandese, utilizzato per favorire il rilassamento e la gestione dei disturbi comportamentali, oltre a migliorare il benessere cognitivo attraverso la stimolazione dei 5 sensi. In ogni nucleo sono stati realizzati spazi confortevoli e accoglienti dove poter godere di momenti di benessere e tranquillità o ricevere le proprie famiglie in completa intimità al fine di offrire una

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

a cura di GIULIA SAMMARCO


reale qualità della vita e far sì che gli ospiti possano sentirsi proprio come a casa loro». Alla ristorazione è stata dedicata particolare attenzione affinché i pasti vengano vissuti come importanti momenti di piacevole convivialità. Lo chef qualificato e la sua équipe in coordinamento con la direzione medica propongono ogni giorno una cucina tradizionale e gustosa, preparata con prodotti freschi di stagione con possibilità di diete personalizzate e di pasti a struttura modificata. Il menù settimanale è preparato sul posto, con un’attenta selezione delle materie prime e grande cura della mis en place, viene servito nei ristoranti di piano da personale de-

dicato. All’eccellenza alberghiera si unisce ovviamente quella sanitaria e assistenziale. «La Residenza garantisce la sicurezza di un’assistenza personalizzata, fornita da personale competente e qualificato, presente 7 giorni su 7 e 24 ore su 24» continua Egidio Passera. «L’equipe multidisciplinare segue protocolli e procedure rigorose, derivanti dalla grande esperienza del Gruppo nel settore, per assicurare ai residenti un sostegno adatto a qualsiasi esigenza, nel rispetto del ritmo di vita e dell’individualità di ognuno. Il Direttore Sanitario, coadiuvato da altri tre colleghi, guida e consiglia l’équipe, intrattiene i rapporti con le famiglie e coordina le diverse figure (fisioterapisti, infermieri ed educatori) al fine di definire azioni che permettano agli ospiti PER SOGGIORNI DI di mantenere e rafforzare SOLLIEVO O ANCHE “SOLO” le proprie abilità. Agli PER STACCARE aspetti strettamente DALLA ROUTINE sanitari, si integrano La Residenza offre la possibilità di poi attività ricreative soggiorni sia a lungo termine, sia per periodi di sollievo, sia in determinati socio-culturali, laperiodi dell’anno per offrire un momento boratori terapeutici di pausa dalle difficoltà quotidiane e e gruppi di lettura, la possibilità di rigenerarsi fisicamente nonché spettacoli ed e mentalmente. Infine, forte della eventi musicali, tutti convinzione che una certa età meriti una certa qualità, Casamia Verdello promuove soggiorni invernali.

UN LUOGO APERTO A TUTTI E AL TERRITORIO Casamia Verdello collabora con associazioni di volontariato locali che prestano la loro opera in favore degli ospiti in diverse circostanze di bisogno e che per ogni area di intervento fanno riferimento al personale della RSA. Annualmente le associazioni di volontari che collaborano con la Residenza partecipano a incontri e corsi di formazione, per fornire ogni giorno benessere e allegria alle persone residenti. Inoltre, nell’ottica di favorire gli scambi fra generazioni come fonte di crescita reciproca vengono periodicamente organizzati eventi a porte aperte, convegni medici su tematiche di interesse generale, giornate a tema e spettacoli rivolti a qualsiasi età.

strumenti oggi considerati indispensabili per mantenere e potenziare il livello di autonomia di ciascun ospite e stimolare lo stare insieme».

Bergamo Salute

63


STRUTTURE

A.O. PAPA GIOVANNI XXIII

Un centro dedicato

ALLA RICERCA E ALLA CURA DEL MELANOMA a cura di MARIA CASTELLANO

È

operativo da giugno il Ce.R.Mel., il nuovo Centro di ricerca e cura del melanoma dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, tra i centri di riferimento in Italia per il trattamento di una patologia che colpisce soprattutto i giovani e registra ogni anno solo in Italia circa 7 mila nuovi casi, di cui 300 curati all’ospedale bergamasco. Il centro di ricerca è nato per migliorare ulteriormente la qualità delle cure offerte per il melanoma, sia in termini di innovazione che di efficacia, e comprende un gruppo multidisciplinare clinico, coordinato dall’Oncologia, a cui collaborano, sotto l’egida del Cancer Center aziendale, la Chirurgia 1, la Dermatologia e l’Anatomia patologica. Uno degli aspetti innovativi del Centro è lo studio genetico del melanoma, necessario per calcolare il rischio di ripresa della malattia e definire le terapie più efficaci, anche ricorrendo ai moderni farmaci a bersaglio molecolare, personalizzati cioè sul corredo genetico della malattia. Tra gli obbiettivi anche l’ampliamento della dotazione tecnologica e delle competenze necessarie per eseguire sul tumore esami genetici sempre più approfonditi. La seconda linea di ricerca è invece costituita dalla cosiddetta outcome research, cioè quel lavoro di analisi e studio sull’efficacia dei percorsi di cura dei pazienti, indispensabile per raffinare la conoscenza sul tumore, sulla sua incidenza, sui fattori di rischio e sull’efficacia delle terapie. «Lo sviluppo moderno delle cure oncologiche richiede una sempre 64

Bergamo Salute

maggior dedizione all’attività clinica e all’innovazione con l’identificazione di professionisti che seguano a livello specialistico singoli settori della patologia oncologica» dice Carlo Tondini, direttore dell’Oncologia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. «Ecco perché da tempo stiamo sviluppando progetti con lo scopo di raggiungere livelli di eccellenza nei vari settori e sicuramente il Ce.R.Mel. va in questa direzione. L’efficacia clinica richiede infatti ricerca e approccio multidisciplinare. Nel caso del melanoma, per esempio, garantiamo ai pazienti visite collegiali, alla presenza dell’oncologo, del chirurgo e del dermatologo, e l’accessibilità ad analisi genetiche sofisticate. Questo crea attrazione anche al di fuori della nostra provincia, tanto che il 30% dei nostri

pazienti con melanoma viene da fuori Bergamo o da fuori regione, perché sa che qui può trovare cure efficaci». «Abbiamo già attivato, sotto la guida di Tiziano Barbui, un database totalmente dedicato al melanoma che si chiama MelanORO, dal termine inglese Outcome Research in Oncology, che però per fare un salto di qualità in termini di utilità e aggiornamento avrebbe bisogno di personale specializzato dedicato completamente a questa attività» spiega Mario Mandalà, oncologo del Papa Giovanni XXIII e referente del progetto Ce.R.Mel. «In questi anni il nostro gruppo multidisciplinare ha raggiunto risultati importanti, in termini di personalizzazione e umanizzazione delle cure,


vita possibile a chi sta combattendo la malattia e la garanzia di poter contare su un punto di riferimento affidabile a chi la malattia l’ha già sconfitta. In totale sono un migliaio i pazienti con melanoma che in un anno usufruiscono delle nostre prestazioni».

mettendo a disposizione i più innovativi farmaci disponibili in questo settore e introducendo la figura dell’infermiera di ricerca, che segue il paziente durante ogni fase degli studi clinici. Per continuare però avevamo bisogno di strutturare l’attività in corso: il Centro di ricerca, con una valenza a livello europeo e una rilevanza internazionale, ci permette di garantire al paziente sempre le migliori cure disponibili». Viene inoltre offerto un servizio di consulenza telefonica in tempo reale, rivolto a pazienti e medici, per garantire una gestione ottimale del-

le tossicità e degli eventuali eventi avversi e chiarire dubbi sulle modalità di assunzione dei farmaci. «Ricerca, attenzione al paziente, apertura internazionale, innovazione e multidisciplinarità sono ciò che caratterizza il nostro approccio al melanoma» commenta Carlo Nicora, direttore generale dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII. «È una strategia che in questi anni si è dimostrata vincente sia per i risultati clinici ottenuti sia per la soddisfazione dei nostri pazienti. Dobbiamo quindi continuare su questa strada, per garantire la migliore qualità di

Tutti possono sostenere le attività del Ce.R.Mel., facendo una donazione all’Associazione Oncologica Bergamasca (AOB), che si è impegnata a supportare la fase di start up del progetto, facendosi tramite della raccolta di fondi ed elargizioni liberali da parte di privati, persone giuridiche, enti e istituzioni che vogliono sostenere la ricerca e la cura del melanoma. «Il Ce.R.Mel. è un catalizzatore del prestigio di cui l’Ospedale Papa Giovanni XXIII gode in campo internazionale sul melanoma e dell’eccellenza delle cure erogate» sottolinea Nunzio Pezzotta, presidente di AOB. «La nostra associazione è quindi orgogliosa di dare il proprio sostegno e contributo alla realizzazione e sviluppo di questo Centro che porterà sicuri e importanti miglioramenti nella cura del melanoma e nella qualità assistenziale con notevoli benefici e vantaggi per i malati».

DIAGNOSI PRECOCI CON “CLICCA IL NEO” Un sistema di teledermatologia per la diagnosi precoce del melanoma. Si chiama “Clicca il neo” ed è stato attivato in via sperimentale dal Centro Studi GISED, diretto dal dottor Luigi Naldi. Uno strumento innovativo, utile per tenere sotto controllo la salute della pelle, attraverso il quale è possibile inviare ai dermatologi del Gised immagini di nei sospetti e avere una prima valutazione delle loro caratteristiche (tramite il sito www.cliccailneo.it). Il servizio è utilizzabile da chiunque si accorga di avere un neo "strano", un neo che cambia forma, dimensione e colore nel tempo, un neo mai visto prima e voglia avere una prima valutazione, che non ha valore diagnostico ma può suggerire o meno la possibilità di ricorrere a una visita dermatologica. Il tutto in modo molto semplice: basta fare una foto del neo utilizzando una macchina fotografica digitale o il proprio cellulare (le immagini devono avere una risoluzione maggiore di 1Mpx e devono essere scattate a una distanza compresa tra i 7 e i 15 cm. circa) e inviarla attraverso l'apposito modulo, rispondendo anche ad alcune domande utili per la valutazione della lesione. Appena possibile si riceve una risposta dai medici del sito.

Bergamo Salute

65


66

Bergamo Salute


ASL INFORMA

FORMAGGIO

senza latte? a cura di ASL BERGAMO

L’Europa chiede di accettarlo tra i banchi dei nostri supermercati. Certo è meno pregiato, ma non rischioso per la salute

L

a Commissione europea a fine maggio ha inviato una lettera al nostro Governo chiedendo la fine del divieto di detenzione e utilizzo di latte in polvere, latte concentrato e latte ricostituito per la fabbricazione di prodotti lattiero caseari così come previsto dalla Legge n° 138 del 1974. Questo perché Bruxelles vede nella norma una restrizione alla “libera circolazione delle merci sul suolo comunitario”. In sostanza viene richiesto all’Italia di consentire la produzione di quelli che Coldiretti chiama i cosiddetti “formaggi senza latte” ottenuti con la polvere e contemporaneamente viene richiesto di aprire il nostro mercato ai “formaggi senza latte” provenienti dall’estero. L’Italia, dal canto suo, punta a difendere i propri formaggi attraverso la qualità delle materie prime anche se la politica della qualità prevede disposizioni ad hoc per la protezione delle denominazioni di origine protetta (Dop) e delle indicazioni geografiche (Igp). La nostra provincia, con i suoi 9 formaggi DOP - Denominazione di Origine Protetta, primeggia in Italia grazie a prodotti come il Formai de Mut, il Taleggio, il Bitto, il Grana Padano, il Gorgonzola, il Quartirolo Lombardo, il Provolone Valpadana, il Salva Cremasco e lo Strachitunt. Qualora intervenisse una nuova regolamentazione comunitaria sostanzialmente anche

nel nostro Paese potrebbero essere commercializzati e venduti formaggi e prodotti lattiero caseari prodotti anche con il latte in polvere. È bene però tranquillizzare su un aspetto, ovvero la loro sicurezza in termini di salute. «Da tutto questo non deriva alcun rischio sanitario o per la salute dei cittadini in quanto il latte in polvere non rappresenta un pericolo per la salute dei cittadini» sottolinea Paolo Antoniolli, direttore del Dipartimento di Prevenzione Veterinario dell’ASL Bergamo. «Si tratta di latte che è stato sottoposto ad un procedimento di evaporazione ed essiccamento e che quindi ha perso, ovviamente, la caratteristica di fresco. Per fare un esempio, il latte di molti biberon con i quali si allattano i neonati è ottenuto miscelando polvere di latte, opportunamente lavorata e acqua; lo stesso prodotto è molto utilizzato nell’industria dolciaria. Quindi non esiste un rischio sanitario».

chetattura dei prodotti alimentari. Leggere l’etichetta di ogni prodotto acquistato, entrando nel dettaglio delle informazioni presenti, obbligatorie o facoltative, è fondamentale quale elemento a garanzia del consumatore.

Il consumatore quindi, specie in tempi di crisi economica, può privilegiare un prodotto qualitativamente inferiore, ma sanitariamente ineccepibile, a fronte di un costo minore rispetto a un prodotto più pregiato ottenuto esclusivamente con l’utilizzo di latte fresco. L’importante è che la sua sia una scelta consapevole. A questo proposito è bene ricordare che dallo scorso dicembre è entrato in vigore il “nuovo” regolamento europeo sull’etiBergamo Salute

67


ASL STRUTTURE INFORMA PIÙ INFORMAZIONI SULLE ETICHETTE PER SCELTE PIÙ CONSAPEVOLI Il nuovo Regolamento dell’Unione Europea FIAC, entrato in vigore nel 2011, ma obbligatorio dallo scorso 13 dicembre, rappresenta un vero spartiacque all’interno di un percorso di educazione alimentare che coinvolge sempre più il consumatore, conferendogli un ruolo di consapevolezza all’interno della filiera alimentare. Le informazioni obbligatorie sull’etichettatura saranno più chiare e trasparenti. Gli elenchi degli ingredienti contenuti nei preparati saranno completi. Le sostanze a rischio di allergie o intolleranze evidenziate. La dichiarazione nutrizionale dettagliata, che diverrà obbligatoria dal 2016, completerà poi il quadro.

Grazie alle sue informazioni sarà possibile valutare il cibo anche in termini di apporti nutrizionali conferiti al nostro organismo. Tuttavia, pur non essendo ancora obbligatoria, è già possibile imbattersi in tale informativa su alcuni prodotti preconfezionati. È bene allora sapere che dovrebbe comprendere per norma i seguenti elementi: il valore energetico, la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. Inoltre, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria potrà essere completata dall'indicazione delle quantità di uno o più dei seguenti elementi: acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre alimentari, vitamine e sali minerali. Le vitamine e i sali minerali potranno però essere indicati se presenti in quantità significative.

Desidero abbonarmi a "Bergamo Salute" 6 numeri a soli E 22,00 *Cognome *Nome *Indirizzo *CAP *Località *Telefono/Cellulare Fax E-mail

RINNOVO

Desidero regalare l’abbonamento a "Bergamo Salute" 6 numeri a soli E 22,00 a *Cognome *Nome *Indirizzo *CAP *Località *Telefono/Cellulare Fax E-mail

*Dati obbligatori

*n° *Prov

*n° *Prov

SCEGLI COME ABBONARTI • POSTA: compila il presente modulo e spediscilo in busta chiusa a Pro.ge.ca. srl Viale Europa 36 – 24048 Curnasco di Treviolo (BG) • FAX: compila il presente modulo e invialo al 035/203608 • MAIL: compila il presente modulo e invialo a abbonamenti@bgsalute.it PAGAMENTO TRAMITE: BONIFICO BANCARIO: intestato a Pro.ge.ca. srl IBAN IT25D0760111100001000573491 ASSEGNO BANCARIO: intestato a Pro.ge.ca. srl - da spedire assieme al presente modulo BOLLETTINO POSTALE: intestato a Pro.ge.ca. srl - C/C postale n° 1000573491 Causale: abbonamento Bergamo Salute + nome e cognome intestatario

*Data

*Firma

INFORMATIVA ai sensi del D.lgs. n. 196/03. I suoi dati sono protetti e verranno trattati unicamente da Pro.ge.ca. srl per inviare la rivista ed eventualmente altri articoli allegati alla stessa oltre che per eventuali informazioni di servizio. Autorizzo il trattamento dei dati per le finalità e con le modalità indicate nell’impegno di riservatezza e dichiaro di essere maggiorenne.

Autorizzo il trattamento dei dati personali ai sensi del D. LGS. 196/2003

*Firma

Su www.bgsalute.it puoi abbonarti o rinnovare il tuo abbonamento in pochi click pagando con carta di credito o Paypal, anche dal tuo smartphone! Per ulteriori informazioni 035/201488 o abbonamenti@bgsalute.it


Essilor®, Varilux® S™e Nanoptix™ sono marchi registrati di Essilor International. MI PP CVXS REV.0 11.2015

Con le mie lenti

guardo la TV e navigo sul tablet Fino al 31 Gennaio 2016

Il tuo secondo paio di lenti è in promozione.

Immagini definite, ampie, stabili in ogni condizione. Da Essilor le lenti Varilux S con esclusiva tecnologia Nanoptix™: le uniche composte da migliaia di micro-lenti per una visione nitida a tutte le distanze. Senza adattamento. info@otticaskandia.it www.otticaskandia.it Via Borgo Palazzo, 104 - Bergamo Tel. 035 238230


IPASVI BERGAMO - Via Rovelli, 45 Bergamo Tel. 035/217090 - 346/9627397 - Fax 035/236332 collegio@infermieribergamo.it - collegiobg@ipasvibg.postecert.it - www.ipasvibergamo.it


REALTÀ SALUTE dimensioni e la conformazione della bocca) o attendere la crescita dei denti e poi mettere apparecchi fissi, il classico “trenino”. La diagnosi dovrà però essere fatta in modo preciso ed attento. Il resto è solo biomeccanica.

STUDIO MAGGIONI

Denti storti nei bambini: QUANDO SERVE L’APPARECCHIO?

a cura di FRANCESCA DOGI

A

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

l bambino spuntano i denti e sono storti: può succedere, soprattutto con i primi dentini, sia da latte sia permanenti. Nella maggior parte dei casi si raddrizzano da soli col passare del tempo, ma cosa fare se non succedesse? Quando è opportuno andare dal dentista? E quando diventa necessario l’apparecchio? Lo chiediamo al dottor Maurizio Maggioni, odontoiatra, direttore sanitario della Clinica Dentale Pianeta Sorriso, struttura specializzata in tutti i settori dell'odontoiatria e protesi dentaria e nell’approccio multidisciplinare anche e soprattutto per la cura delle situazioni complesse, grazie all’alta professionalità dei suoi specialisti e a strumenti sempre all’avanguardia. DOTTOR MAGGIONI, È NORMALE CHE UN DENTE DA LATTE CRESCA STORTO? Sì, è abbastanza frequente, soprattutto se si tratta di incisivi centrali e laterali, sia inferiori sia superiori. CLINICA DENTALE PIANETA SORRISO www.mauriziomaggioni.it info@mauriziomaggioni.it Via Zelasco, 1 24122 - Bergamo Tel. 035 213009

Questo perché, avendo molto spazio a disposizione, possono prendere direzioni sbagliate. Nella maggior parte dei casi i dentini si rimettono lentamente al posto giusto, grazie all’azione degli altri denti che erompono e alla spinta dei muscoli di labbra e lingua. QUANDO BISOGNA FAR VEDERE UN DENTINO DA LATTE STORTO AL DENTISTA? Se una volta completata l’eruzione dei denti da latte alcuni continuano a restare storti, è opportuno chiedere il parere di un odontoiatra pediatrico. Dai tre anni in avanti portare il bambino in visita dal proprio dentista quando si va a fare l’igiene di prassi di noi adulti, è una buona cosa. Dai cinque anni in poi è corretto eseguire una radiografia panoramica per controllare che vi siano tutti i denti permanenti o i loro germi. E SE I DENTI PERMANENTI CRESCONO STORTI? Allora è necessario identificare le cause, valutare anche le forme e dimensioni delle basi mascellari ossee e controllare l’asse, la via di crescita dei denti. A questo punto si procederà alla scelta terapeutica: agire con apparecchi mobili “di intercettiva” (cioè in grado di condizionare lo sviluppo delle ossa per migliorare le

QUAL È L'ETÀ GIUSTA PER METTERE L'APPARECCHIO AI DENTI? In linea di massima il momento giusto per correggere l’assetto dei denti è fra gli otto e gli undici anni. Questo perché tra i sei e i sette anni c’è la prima fase di permuta dei denti, a cui segue un periodo di stabilità fino ai dieci anni, quando avviene la permuta di tutti gli altri denti. Bisogna specificare però che ogni situazione deve essere valutata individualmente, perché ogni bocca è diversa dalle altre. Molto dipende anche dalla familiarità delle diverse disfunzioni masticatorie che magari i genitori o i nonni dimostrano d’avere, la cosiddetta ereditarietà. Una corretta diagnosi è uno dei fattori più rilevanti per l’ottimizzazione del trattamento ortodontico. Bisogna ricordare che l’ortodonzia non è una spesa inutile, per avere un “bel sorriso”: le terapie ortodontiche sono fondamentali per raggiungere un perfetto allineamento funzionale dei denti, con miglioramento della masticazione e prevenzione di dolori mandibolari, carie, cefalee, cervicalgie e disfunzioni posturali, oltre a una stabilità psicologica.

LA PREVENZIONE Molte delle anomalie di sviluppo ed eruzione dentale possono essere prevenute modificando alcune abitudini viziate dei bambini che sicuramente influiscono sulla crescita dei denti. Ecco cosa non fare: •non usare il ciuccio oltre i 3 anni •non succhiare il dito oltre i 2 anni •non usare il biberon oltre i 5 anni •non mordere penne e matite, mangiarsi le unghie (per i bambini più grandi) •non digrignare i denti

Bergamo Salute

71


dalla Riabilitazione...

...all’Allenamento

Un nuovo modo di proporre la Riabilitazione Osteoarticolare, Muscolare e Neuromotoria, con l’utilizzo di attrezzature Pilates & Gyrotonic® e l’applicazione di moderni principi di fisioterapia e di controllo motorio.

Un programma di allenamento per chiunque desideri allenarsi sentendosi guidato in ogni movimento. La tecnica Pilates & Gyrotonic® si avvale di attrezzature ideali per allenare il controllo, la forza, la resistenza muscolare e la tonicità

CONSIGLIATO A CHI NECESSITA DI CURE PER: • Mal di schiena • Mal di collo • Dolore alle spalle • Dolore alle anche • Dolore alle ginocchia • Dolore alle caviglie e piedi • Dolore da alterazioni posturali, da posizioni costrette o da attività ripetitive • Artrosi e Osteoporosi • Fibromialgia • Debolezza pelvica • Rallentamenti e alterazioni psicomotorie generati da patologie del sistema nervoso centrale • Scoliosi e paramorfismi in età pediatrica

SI RIVOLGE A TUTTE LE PERSONE CHE VOGLIONO: • Riequilibrare la postura • Migliorare la prestazione atletica • Integrare uno stretching dinamico • Bilanciare un allenamento aerobico • Tonificare glutei e addome • Ritrovare equilibrio ed efficienza muscolare L’apprendimento di queste discipline richiede un insegnamento qualificato, aggiornato e certificato.

www.fisioforma.it Bergamo

via G. d’Alzano 5 - 24122 Bergamo tel e fax 035.210.396 - info@fisioforma.it Da lunedì a venerdì dalle 9.00 alle 19.00


REALTÀ SALUTE

FORTIMED ITALIA

10 minuti per salvare una vita Oggi anche chi non fa parte del mondo sanitario può utilizzare il defibrillatore a cura di FRANCESCA DOGI

E

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

state 2015, Brescia. Alessandro Pagani, cestista della Assigeco basket, ha un infarto in campo. Viene salvato da una spettatrice medico. «La prontezza di chi ha capito da subito la gravità della situazione, il massaggio cardiaco effettuato in modo corretto, la presenza “miracolosa” di un defibrillatore gli hanno di fatto salvato la vita» scrive la Assigeco Casalpusterlengo sul proprio sito. Vita e morte, due realtà in alcune circostanze separate da soli 10 minuti, un tempo quasi insignificante nella quotidianità, ma una discriminante a volte fondamentale. Proprio così. Non tutti infatti sanno che in caso di arresto cardiaco si hanno a disposizione un massimo di 10 minuti per intervenire sulla vittima prima che le sue possibilità di sopravvivenza si riducano a zero. Fondamentale quindi è la tempestività. Oggi le statistiche mostrano che la maggior parte di coloro che vanno incontro ad arresto cardiaco si trova al di fuori di una struttura ospedaliera, il più delle volte circondate da persone che, non sapendo cosa fare, si limitano a chiamare i soccorsi. Il risultato? Il 94% muore prima di raggiungere l'ospedale. Se a questo aggiungiamo che attualmente si stimano, solo in Italia, 60.000 persone all'anno colpite da arresto cardiaco improvviso si capisce la gravità della situazione. Episodi drammatici, talvolta a carico di giovani atleti sotto costante controllo medico, come il calciatore Piermario Morosini e il pallavolista Vigor Bovolenta, hanno

portato anche il governo italiano a varare un decreto (il decreto Balduzzi del Settembre 2013) che oggi permette a tutti di poter utilizzare il DAE (Defibrillatore Automatico Esterno) frequentando un semplice corso di abilitazione che dura meno di una giornata.«Il massaggio cardiaco esterno e la ventilazione (fino a pochi anni fa uniche azioni praticabili dal personale non sanitario) non sono sufficienti per far ripartire il cuore in arresto cardiaco sul quale deve essere necessariamente utilizzato il defibrillatore» spiega Francesca Conti, direttore generale di Fortimed Italia. «L'intervento tempestivo con un defibrillatore aumenta sensibilmente le probabilità di sopravvivenza della vittima e, più in dettaglio, gli studi clinici hanno evidenziato che: una defibrillazione effettuata entro 1 minuto dall'arresto cardiaco può aumentare il tasso di sopravvivenza fino al 90%; una defibrillazione effettuata entro 3 minuti dall'arresto cardiaco può aumentare il tasso di sopravvivenza fino al 75%». Il corso per diventare operatore BLSD (Basic Life Support and Defibrillation) della durata di 5 ore (1 ora teorica + 4 di pratica) permette di acquisire semplici informazioni per riconoscere l’arresto cardiaco, allertare correttamente i soccorsi, iniziare le manovre di rianimazione cardiopolmonare e utilizzare correttamente il DAE quando disponibile. Oggi per imparare a salvare una vita bastano solo 5 ore di formazione. E non è necessario essere un sanitario.

FORTIMED ITALIA S.R.L. www.fortimed.it direzione@fortimed.it Via Cremasca, 24 24052 Azzano San Paolo Tel/fax 035 531229

LE ORIGINI La storia della defibrillazione affonda le proprie radici nei primi anni del XX secolo, quando alcuni scienziati si dedicarono allo studio degli effetti dell’elettricità sul cuore, spinti dalle aziende di energia elettrica che avevano subito la perdita di propri operai uccisi da scariche elettriche che causavano la fibrillazione ventricolare. Esperimenti svolti sui cani dimostrarono che la fibrillazione ventricolare poteva essere bloccata erogando una corrente alternata che causava uno shock elettrico contrario. Negli anni successivi gli studi continuarono senza sosta, fino a quando, nel 1967, i due cardiologi irlandesi Frank Pantridge e John Geddes realizzarono il primo defibrillatore portatile che utilizzava due batterie da 12 Volt. In seguito il veloce sviluppo delle tecnologie elettroniche e dei computer ha portato alla realizzazione dei moderni DAE (Defibrillatore Automatico Esterno) dotati di software capaci di individuare automaticamente la fibrillazione ventricolare e “decidere” di erogare o meno la scarica elettrica a seconda dei casi. Bergamo Salute

73


CON ERISIMO L’ERBA DEI CANTORI

Katia Ricciarelli ha scelto


REALTÀ SALUTE ICO SAS

Rischio Radon CONOSCERLO, MISURARLO, DEBELLARLO a cura di FRANCESCA DOGI

L

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

a ASL di Bergamo stima che nella nostra provincia siano oltre 50 l'anno le morti per tumore polmonare causate da gas Radon, la seconda causa di tumore polmonare dopo il fumo di tabacco, ma la percezione di questo rischio da parte dei cittadini è ancora molto ridotta. «Il Radon è un gas radioattivo incolore e inodore, che proviene dal decadimento dell'uranio, è presente quasi ovunque nel suolo. Quando fuoriesce può penetrare negli ambienti chiusi e raggiungere concentrazioni pericolose, perché aumenta la probabilità di contrarre un tumore polmonare. Ricambiare l’aria ne abbassa momentaneamente la concentrazione, ma in seguito torna ad accumularsi» spiega Sandro Fornai, ingegnere bergamasco di ICO sas, esperto di misurazione e bonifica da gas Radon. «Anche da noi, come avviene in altri Paesi, la concentrazione di Radon dovrebbe essere misurata in tutti gli edifici, soprattutto dove il pericolo è maggiore, nei piani terra e interrati. Purtroppo in Italia questo rischio è sottovalu-

tato, ma credo che qualcosa cominci a muoversi». E lo dimostra il Seminario per professionisti del settore delle costruzioni “Rischio radon: conoscerlo, misurarlo, debellarlo” organizzato dell’Ordine degli Architetti di Bergamo il 27 ottobre presso la casa del Giovane, a cui hanno partecipato circa 80 professionisti in sala e altrettanti collegati via web. «Ho risposto con entusiasmo a questa iniziativa dell’Ordine e sono intervenuto insieme ad altri esperti del settore per illustrare come il Radon entra negli edifici, come misurarlo e allontanarlo, mentre il dottor Pietro Imbrogno della ASL ha spiegato quali sono i danni alla salute». Vari gli aspetti affrontati nel seminario, dall’approccio dei Comuni (regolamenti edilizi) alle procedure che il professionista è tenuto a rispettare nella progettazione e alle responsabilità a cui è soggetto all’atto della dichiarazione di agibilità o abitabilità di un edificio. In una nuova costruzione adottare criteri che riducano l’ingresso del Radon è semplice e ha un costo contenuto,

ICO SAS info@icoradon.it www.icoradon.it Servizi rilevazione e bonifica gas Radon Via Piemonte, 19 24022 Alzano Lombardo Ing. Sandro Fornai Tel. 348 9000282

spesso irrilevante rispetto al costo totale. Per i fabbricati esistenti invece dipende da numerosi fattori e va valutato caso per caso. «Una prima misura della concentrazione di Radon negli ambienti può essere fatta in modo affidabile e poco costoso con dispositivi di piccole dimensioni (dosimetri) che vanno posizionati nei locali da monitorare per un periodo di alcuni mesi e poi analizzati da un laboratorio certificato» suggerisce l’ingegnere «la stagione fredda è il momento più adatto per le misure, perché il ricambio d’aria negli edifici è ridotto».

I SERVIZI • Misure della concentrazione di Radon • Consulenza a datori di lavoro, costruttori edili e progettisti, pubbliche amministrazioni • Progettazione e realizzazione opere di bonifica degli ambienti, domestici o di lavoro, con concentrazioni oltre i limiti stabiliti.


SE CLAS da 9 a 27 Kwh/(mq/anno) valore di progetto


REALTÀ SALUTE OTTICA SKANDIA

Combattere lo stress

A PARTIRE DAGLI OCCHI

OTTICA SKANDIA info@otticaskandia.it www.otticaskandia.it Via Borgo Palazzo, 104 Bergamo Tel. 035 238230

Oggi stare al passo con le nuove tecnologie vuol dire anche prendersi cura del proprio patrimonio visivo. In tutto relax a cura di FRANCESCA DOGI

C

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

ontrollare mail di lavoro, guardare un film, aggiornare i social preferiti: cos’hanno in comune queste azioni della nostra routine quotidiana? Smartphone, tablet e computer occupano gran parte del nostro tempo lavorativo e di svago in uno stile di vita, e di “vista”, sempre più digitale. Un recente studio condotto da Ipsos ha confermato questo trend e in più ha rivelato che due persone su tre usano quotidianamente uno smartphone e che il 64% delle persone ogni giorno trascorre più di 4 ore davanti a un computer (Studio Consumer quantitativo con un campione di 4000 persone in Francia, Brasile, Cina e Stati Uniti – 2014 Ipsos per Essilor). «In questo stile di vita “multi schermo”, gli occhi ricevono sollecitazioni più intense e ripetute: sono costretti a frequenti movimenti tra un dispositivo e l’altro e a continue messe a fuoco su caratteri di dimensione diversa» spiega LA PROMOZIONE Fino al 31 gennaio 2016, Ottica Skandia propone l’iniziativa “Raddoppi le tue lenti”, volta a sensibilizzare sull’importanza di indossare, in ogni momento, le lenti da vista più adatte all’attività che si sta per svolgere, per proteggere al meglio il benessere visivo.

Roberto Viscardi, ottico optometrista di Ottica Skandia. «La visione si sposta rapidamente e continuamente a diverse distanze. Pensate che gli occhi si riposino quando siete rilassati davanti a uno schermo? Niente affatto, non smettono mai di lavorare: i muscoli oculari sono a riposo solo quando osservano oggetti distanti più di 6 metri. Sapevate che, solo in una giornata, impiegano la quantità di energia necessaria per percorrere 50 chilometri?». Proprio pensando a questo nuovo stile di vita, in cui molti si saranno riconosciuti, Ottica Skandia offre soluzioni visive ad hoc: Essilor Eyezen, lenti oftalmiche di ultima generazione, innovative perché rispondono alle esigenze di vita e di “vista” digitali e multi schermo contrastando l’affaticamento visivo e non solo. «Al cuore delle lenti Eyezen c’è la nuova tecnologia Eyezen Focus» aggiunge Giovanni Viscardi, ottico optometrista. «Si tratta di un extrapotere correttivo a supporto della visione in ultra-vicino. In termini pratici possiamo definire Eyezen Focus come un “aiuto” localizzato nella parte inferiore della lente che favorisce la messa a fuoco delle immagini ravvicinate, in maniera semplice e con-

fortevole». Il risultato? Occhi meno stanchi e più rilassati a fine giornata, anche dopo un uso prolungato dei dispositivi digitali, migliore leggibilità dei caratteri piccoli e, non ultimo, una postura più naturale nell’uso degli smartphone. Ma non è tutto! Se ci fosse la possibilità di personalizzare le proprie lenti in base alla distanza di lettura dallo schermo, che ognuno assume in modo soggettivo? «Con lenti Varilux Eyezen è possibile. Si tratta di lenti “rilassanti”, utili per ritrovare una postura più naturale davanti al pc, un miglior comfort di utilizzo e sollievo per gli occhi, anche quando si guarda la televisione».

PROTEGGI IL FUTURO DEI TUOI OCCHI DA ORA Un fattore da non trascurare è l’impatto della luce blu-viola presente nella luce emessa dai dispositivi elettronici e dall’illuminazione a LED. Può essere fastidiosa e portare affaticamento visivo, ma i suoi effetti nocivi si possono manifestare nel tempo. Per proteggersi è possibile potenziare tutte le lenti Essilor, e le nuove Eyezen, con Crizal Prevencia, la tecnologia antiriflesso “intelligente” che filtra in modo selettivo la luce blu-viola e protegge dai raggi UVA e UVB con E-SPF 25 (protezione 25 volte maggiore rispetto a chi non indossa lenti). Inoltre, lascia passare la luce visibile essenziale per la vista e la luce blu-turchese indispensabile per favorire il ciclo sonno-veglia e le capacità cognitive. Bergamo Salute

77


SarĂ un inverno tutto Curvy! da Emporio Grandi Firme la nuova collezione fall/winter 2015 dedicata alle taglie dalla 48 alla 66


REALTÀ SALUTE STUDIO MEDICO ODONTOIATRICO VINCENTI E VECCHI

Diga di gomma in odontoiatria PERCHÈ È INDISPENSABILE (O QUASI) a cura di FRANCESCA DOGI

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

H

a l’aspetto di un semplice foglio di lattice in gomma. Eppure è uno strumento di fondamentale importanza, in moltissimi trattamenti odontoiatrici, per garantire al paziente il massimo risultato e la massima sicurezza possibile. È la diga di gomma, tecnica introdotta in odontoiatria il 15 marzo 1864 dal dottor Sanford Christie Barnum, medico di New York. Da allora sono passati 150 anni. Le tecnologie hanno fatto passi da gigante rendendo le cure odontoiatriche sempre più efficaci, ciononostante quel “semplice” foglio di gomma (ovviamente cambiato nei materiali sempre più resistenti) è rimasto un elemento a volte decisivo (anche se non sempre e non da tutti usato) nel buon esito di un trattamento odontoiatrico. Ma perché è così importante? E come funziona? Lo abbiamo chiesto al dottor Andrea Vecchi, medico odontoiatra dello Studio Medico Odontoiatrico Vincenti e Vecchi, centro in cui l’elevata professionalità dello staff medico e gli alti standard qualitativi delle apparecchiature e delle tecnologie impiegate si uniscono a una grande attenzione alla sicurezza del paziente.

DOTTOR VECCHI, CHE VANTAGGI OFFRE AL PAZIENTE USARE LA DIGA DI GOMMA? Pulizia, sicurezza e sterilità. Crea il necessario isolamento del campo operatorio. Previene l’accidentale ingestione o inalazione di corpi estranei o sostanze chimiche (frammenti dentali, liquidi di lavaggio canalare, sostanze irritanti etc.) da parte del paziente. Impedisce la contaminazione batterica e con saliva e sangue. Infine, favorisce la visibilità del campo da parte del dentista e la tranquillità del paziente. In endodonzia e in conservativa come in altre branche dell’odontoiatria, lavorare in campo asciutto e isolato rappresenta non solo una facilitazione, ma anche una garanzia di successo a lungo termine. MA COME SI APPLICA? ED È DOLOROSA? Assolutamente no, non presenta né rischi né dolore. La procedura prevede l’utilizzo di un foglio di gomma sul quale vengono praticati dei fori in corrispondenza dei denti che si vogliono isolare. I denti vengono

I DETTAGLI CHE FANNO LA DIFFERENZA • Utilizzare fogli di lattice di adeguato spessore a seconda dell’intervento e della garanzia di tenuta richiesta. Più sottile è più maneggevole, più spessa è più efficace. • Eseguire i fori sotto guida di un template oppure di un apposito timbro per un adeguato centraggio. Un accorgimento consigliabile anche ai dentisti più esperti. • Eseguire i fori in modo che siano adeguatamente distanziati gli uni dagli altri tenendo conto dell’elasticità del materiale e dell’effettiva distanza interassiale dei denti, piuttosto che del sottile spazio interdentale apparente.

fatti passare attraverso i fori e la diga viene fissata ai denti con appositi uncini metallici elastici e anatomici. Infine, un arco metallico o di plastica tende il foglio. IN QUALI CASI SI RIVELA UTILE? È fondamentale nella fase di messa in opera di un restauro o di un’otturazione, indipendentemente dalla tecnica e dal materiale utilizzato. Resine e materiali adesivi sono reattivi e contaminabili dai fluidi orali, perchè avvenga la corretta adesione sul dente è indispensabile che il campo sia asciutto. Inoltre rappresenta uno strumento indispensabile nella rimozione di vecchie otturazioni.

STUDIO MEDICO ODONTOIATRICO VINCENTI E VECCHI Via Don Luigi Palazzolo 13 24122 Bergamo info@studiovincentivecchi.it www.studiovincentivecchi.it Tel. 035/238754 Fax 035/238754

Bergamo Salute

79


Bergamo Salute anno 5 - n°6 - nov. - dic. 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Studio catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo, Sandro Barcella Stampa Elcograf S.p.A Via Mondadori, 15 - 37131 Verona (VR) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Giulia Sammarco

Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L’editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

Comitato Scientifico • Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione Medicina Legale e delle Assicurazioni • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell’Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile leggerla nelle sale d’attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Bergamo Salute è sempre con te: leggila integralmente dal tuo computer, tablet o smartphone www.bgsalute.it


LASCIAMO CHE SIA IL SORRISO DEI NOSTRI OSPITI A PARLARVI DI NOI

Pagina 1

RESIDENZA PER ANZIANI ANNI AZZURRI SAN SISTO A BERGAMO Via Colognola ai colli, 8 - 24126 Bergamo Residenza socio-assistenziale

PER INFO E PRENOTAZIONI

Riabilitazione e fisioterapia

Tel. 035 08641

Ricoveri a tempo indeterminato

residenzasansisto@anniazzurri.it

Ricoveri di sollievo

AttivitĂ occupazionali e Pet Therapy Particolare attenzione viene dedicata alle demenze senili, alla patologia di Alzheimer e alle malattie neurodegenerative.

N

Soggiorni estivi



Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.