Bergamo Salute - 2015 - 1 – gennaio/febbraio

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numero Poste Italiane spa Sped. in Abb. Postale DL 353/2003 (Conv. in legge 27/02/2004 N.46) Art. 1 comma 1 LO/BG

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

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anno 5 - gennaio - febbraio 2015

SCIATICA, LE SOLUZIONI PER TORNARE IN GAMBA LA DIETA DETOX PER INIZIARE BENE L’ANNO

Silver

CONTRO LO STRESS IMPARA A RESPIRARE

UN ROCKER DAL CUORE TENERO



numero

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anno 5 - gennaio - febbraio 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Editoriale

ATTUALITÀ

IN FAMIGLIA

6 Fecondazione eterologa:

quello che dovete sapere

Mani-Piedi-Bocca, conosciamola meglio

SPECIALITÀ A-Z

IN FORMA

30 D olce attesa Seconda gravidanza: cosa cambia? 32 Bambini

5 Nuovo look per Bergamo Salute

8 Endocrinologia

34 Fitness

Sci di fondo, una montagna di benessere per corpo e mente 36 Bellezza Pelle al freddo, attenzione a quali creme e detergenti scegli

Occhi sporgenti e vista doppia, a volte è colpa della tiroide 10 Farmacia Farmaci equivalenti, sicuri ed efficaci eppure ancora poco conosciuti 12 Medicina fisica Sciatica, le soluzioni per tornare in gamba 14 Pneumologia Russi? E se non fosse solo un problema di rumore?

16 Silver

RUBRICHE 47 Altre terapie Contro lo stress impara a respirare 48 Guida esami Battiti sotto controllo con l'holter cardiaco 50 Animali Bau, che tosse!

52 Cuore di cioccolato fondente

PERSONAGGIO

Un rocker dal cuore tenero

IN SALUTE 20 S tili di vita Bookcrossing e scambio di libri Alimentazione 22 La dieta detox 24 Banana, 7 motivi per mangiarla IN ARMONIA 26 Psicologia La paura? Non mi fa (più) paura 28 Coppia Disfunzioni sessuali, serenità a rischio per quasi 1 coppia su 2

RICETTA

DAL TERRITORIO

STRUTTURE

ASL INFORMA

Etichette più chiare e complete

REALTÀ SALUTE

e Psicoterapia Maggioni

San Sisto

64 Habilita Clusone 67 Con le nuove norme europee

71 Studio di Psicologia Clinica 72 Residenza Anni Azzurri

75 Rihabilita Medical Center 76 Studio Odontoiatrico Maggioni

79 Ottica Skandia Allegato centrale: AMICI DI BERGAMO SALUTE

54 News 56 Onlus

Associazione Oncologica Bergamasca 58 Il lato umano della medicina Aiutando gli africani ritrovo me stesso 60 Testimonianza Non ho più mani e piedi ma guido l'auto e mi sono sposato 63 Malattie rare Associazione A.R.M.R.

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EDITORIALE

NUOVO LOOK per Bergamo Salute

A

nno nuovo, vita nuova. Chissà quante volte avete sentito questa frase in questo periodo dell’anno. Ripetuta quasi come un mantra. Magari siete stati voi stessi a pronunciarla. Già perché gennaio, il cui nome deriva da Janus, dio romano degli inizi e transizioni, è un mese di cambiamenti. C’è chi annuncia che si metterà finalmente a dieta, chi giura che abbandonerà la proverbiale pigrizia, chi si promette che dedicherà più tempo a stesso e così via. Anche per noi di “Bergamo Salute” gennaio, e questo numero, è foriero di cambiamenti. No, non si tratta di mettersi a dieta e fare sport (anche se per alcuni della nostra redazione potrebbe non essere una cattiva idea). Ma pur sempre di “estetica” si tratta. Come forse avrete notato fin dalla copertina, infatti, ci siamo rifatti un po’ il look. Dopo quasi 4 anni (il primo numero è uscito a marzo del 2011), abbiamo pensato che ci stesse una ventata di freschezza. Non un cambiamento radicale (non ce l’avremmo fatta, siamo troppo affezionati a tutti i numeri di Bergamo Salute), ma un restyling della veste grafica, più leggera e accattivante, con più spazio alle immagini, colori più vivaci, più libertà (per la gioia della nostra grafica o meglio art director, Catherine Coppens!).

Involucro a parte, quello che però non è cambiato è l’impegno e la passione con cui in ogni numero cerchiamo di proporvi argomenti interessanti per la vostra salute e benessere, sempre trattati in modo serio e scientifico grazie al prezioso aiuto dei tanti medici che negli anni hanno collaborato (e continuano a farlo) con noi. Ma le novità non finiscono qui. Le pagine della rivista sono passate da 72 a 80, che significa nuove rubriche e ancora più contenuti e informazioni utili per stare e vivere bene. Ciliegina sulla torta, per “festeggiare” la nuova immagine della nostra rivista abbiamo chiesto a un amico, Teo Mangione, volto e voce amatissima di Radio Alta, che tra l’altro è stato in passato su una delle nostre copertine), di trasformarsi per noi, per un giorno, in “redattore della carta stampata”. Il risultato lo potete leggere a pagina 16: una bellissima intervista, coinvolgente e piena di ritmo (e non poteva essere diversamente), a Silver, giovane cantante che sicuramente molti di voi hanno visto a X-Factor o Domenica In. Chi meglio di lui per dare un tocco di freschezza? Insomma tante novità, sempre però nel senso dello stile di Bergamo Salute, che speriamo vi piacciano!

Elena Buonanno Daniele Geradi Bergamo Salute

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ATTUALITÀ

FECONDAZIONE ETEROLOGA: quello che dovete sapere

Una nuova opportunità per le coppie che non possono avere figli, al via anche nella nostra Regione a cura di MARIA CASTELLANO

L’ETÀ DELLE DONNE CHE RICHIEDONO LA DONAZIONE DI OVOCITI È: meno di 35 anni (25% ), dai 36 ai 40 anni (40%), dai 40 ai 44 anni (30%) e oltre i 45 anni (5%).

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Bergamo Salute

È

stato uno dei temi più “caldi” dell’anno appena trascorso. Un argomento che, nel mondo medico-scientifico ma non solo, ha tenuto banco per mesi, suscitando opinioni contrastanti e non poche polemiche. Parliamo della fecondazione eterologa. Ma in cosa consiste? E cosa prevede la legge? Lo abbiamo chiesto al dottor Rubens Fadini, ginecologo. DOTTOR FADINI, COSA S’INTENDE PER FECONDAZIONE ETEROLOGA? Una procedura di riproduzione medicalmente assistita (PMA) eseguita mediante la donazione dei gameti femminili (donazione di ovociti) o maschili (donazione di spermatozoi). In pratica la gravidanza è ottenuta mediante una donazione esterna alla coppia (ovociti oppure spermatozoi). Si usa comunemente il termine fecondazione eterologa per contrapporlo alla fecondazione omologa in cui si usano ovociti e spermatozoi appartenenti alla coppia. IN QUALI CASI PUÒ RENDERSI NECESSARIA? Le principali motivazioni che inducono una coppia a richiedere una fecondazione eterologa sono: nell’uomo la mancanza totale di spermatozoi (azoospermia), nella donna la mancanza di ovociti. Nell’uomo è dovuta a cause genetiche o infiammatorie mentre nella donna a una condizione di esaurimento della funzione delle ovaie in età in cui ancora dovrebbero avere un idoneo patrimonio di ovociti (cosiddetta menopausa precoce). Questa condizione può avvenire senza causa apparente (genetica/ereditaria), oppure essere conseguenza dell’uso di terapie potenzialmente dannose sull’ovaio come chemioterapie o radioterapie impiegate per contrastare un tumore maligno (tumori ematologici, mammella e altri) oppure per la cura di particolari severe malattie autoimmuni. L’età della donna non è, invece, il motivo principale di ri-


chiesta di donazione: le richiedenti in genere sono giovani donne con una patologia che ha condizionato il loro stato d’infertilità per mancanza di cellule uovo, una condizione irreversibile e altrimenti incurabile. QUAL È L’EFFICACIA DELLA FECONDAZIONE ETEROLOGA? Tra le tecniche di PMA la fecondazione eterologa è la più efficace. Questo è ovvio se si considera che si utilizzano ovociti o spermatozoi di donatrici/donatori sani, giovani e possibilmente fertili. La probabilità di ottenere una gravidanza, varia dal 60% all’80% in relazione all’età della donatrice/donatore, contro il 25-35% in relazione all’età della fecondazione omologa. QUALI SONO LE TECNICHE UTILIZZATE? Le tecniche utilizzate sono assolutamente identiche a quelle della PMA omologa. Infatti, per la donazione di spermatozoi si utilizzano spermatozoi conservati (crioconservati) in banche del seme. Gli spermatozoi scongelati sono inseriti nella partner (moglie o convivente come prevede la Legge 40/2004) mediante un’inseminazione intrauterina (tecnica di PMA di primo livello). La procedura di donazione di ovociti è un po’ più complessa poiché la donatrice deve essere sottoposta a una terapia farmacologica e a prelievo degli ovociti che avviene mediante un piccolo intervento in sedazione. Gli ovociti donati (che potrebbero anche essere crioconservati) sono fecondati in laboratorio con gli spermatozoi del partner della ricevente (cosiddetta fecondazione in vitro). MA È UNA PROCEDURA SICURA? La fecondazione eterologa, per quanto reintrodotta solo recentemente in Italia (era stata vietata dalla Legge 40 nel 2004), è una tecnica utilizzata da decenni e rutinaria in moltissimi Paesi. Inoltre esistono precise regole per la scel-

ta dei donatori, riprese e accettate anche in Italia. Un recente (2 e 25 settembre 2014) tavolo tecnico in cui hanno partecipato i rappresentanti di tutte le Regioni ha definito precise linee guida per il ricorso alla fecondazione eterologa. Si può quindi certamente affermare che rispettando tali regole la donazione di ovociti è sicura sia per i donatori sia per i riceventi. È SICURA ANCHE SOTTO IL PROFILO DELLA PRIVACY? Dalle regole riassunte nella tabella (vedi box), la privacy è garantita per chi dona, per chi riceve e anche per il neonato. CHI PUÒ ACCEDERE? La legge 40/2004 in tema di procreazione assistita ha precise regole per l’accesso che sono valide anche per l’eterologa. Benché nelle linee guida si affermi la possibilità dell’accesso fino all’età della menopausa (fino a 50 anni), si suggerisce però che il Sistema Sanitario Nazionale supporti la PMA, sia eterologa sia omologa, solo fino a 43 anni. Oltre questa età la coppia, pur potendovi accedere, dovrà provvedere a pagare la procedura. NELLA NOSTRA REGIONE È GIÀ POSSIBILE RICORRERVI? La Giunta Regionale Lombarda si è recentemente espressa con due delibere (12 settembre 2014 e 7 novembre 2014) che autorizzano la fecondazione eterologa anche nella nostra Regione. Per quanto riguarda i costi, ancora non è del tutto chiaro: nella prima delibera si dice che il costo è a carico del cittadino mentre nella seconda si stabiliscono delle tariffe di riferimento precise, ma non si capisce a chi siano imputate. Attendiamo chiarimenti dagli organi competenti su questo argomento e sulle caratteristiche e sede (nazionale, regionale) del registro cui inviare i dati relativi alla procedura.

COSA DICE LA LEGGE L’accesso delle coppie alla procedura di fecondazione eterologa avviene secondo quanto previsto dalla Legge 40/2004 per la fecondazione omologa: •Coppia di sesso diverso coniugata o convivente. •Diagnosi di sterilità irreversibile. •Accesso possibile fino all’età della menopausa (si raccomanda comunque non oltre i 50 anni). Caratteristiche della donatrice/donatore • Età: donatrice 20-35 anni; donatore 18-40 anni. • Numero donazioni: massimo per 10 nascite (è istituito un apposito “Registro”). • Screening per l’esclusione di malattie genetiche e infettive nei donatori. • Affinità fenotipica (stessi: razza, colore occhi, capelli e gruppo sanguigno). Caratteristiche della donazione • È previsto l’anonimato della donatrice/donatore/nato. • È prevista la rintracciabilità per ragioni mediche della donatrice/donatore (è istituito un apposito “Registro”).

DOTT. RUBENS FADINI Specialista in Ostetricia e Ginecologia - RESPONSABILE CENTRO DI MEDICINA DELLA RIPRODUZIONE BIOGENESI POLICLINICO SAN PIETRO DI PONTE SAN PIETRO E ISTITUTI CLINICI ZUCCHI DI MONZA -

Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

ENDOCRINOLOGIA

Occhi sporgenti e vista doppia A VOLTE È COLPA DELLA TIROIDE a cura di MARIO SALVI

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acrimazione eccessiva, fotofobia (fastidio per la luce), sensazione di occhi secchi (sabbia negli occhi), bruciore, fino ad arrivare, nei casi più seri, alla sporgenza degli occhi (esoftalmo), infiammazione dei muscoli oculari con conseguente difficoltà a muoverli e diplopia (vista doppia). Sono questi i sintomi che possono accompagnare il morbo di GravesBasedow, la più comune causa di ipertiroidismo a livello mondiale, con un'incidenza media intorno all'1,5-3% della popolazione (soprattutto donne). Nonostante possa manifestarsi a qualsiasi età è più frequente oltre i sessant'anni e nel terzo - quarto decennio di vita. UNA MALATTIA AUTOIMMUNE La causa della malattia di GravesBasedow non è conosciuta e non è possibile nemmeno prevedere chi sia più predisposto a svilupparla. Si sa che è una malattia autoimmune in cui la produzione incontrollata di autoanticorpi diretti contro la tiroide causa l’ipertiroidismo (disturbo del sistema endrocrino caratterizzato dall’eccessiva produzione di ormoni tiroidei, T3 e T4). Tali anticorpi, misurabili nel sangue dei pazienti, si definiscono anticorpi anti-recettore del TSH (il TSH rap8

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presenta il principale fattore di regolazione della funzione tiroidea). OCCHI A RISCHIO L’esoftalmo, o oftalmopatia basedowiana o di Graves, è una manifestazione clinica extratiroidea (cioè al di fuori della tiroide) presente nel 50-80% dei pazienti. Anche in questo caso non si conoscono le cause per cui l’oftalmopatia si associa all’ipertiroidismo. È ipotizzabile, però, che ci siano delle reazioni immunologiche incrociate tra alcune proteine componenti il tessuto tiroideo e altre dei tessuti orbitali, in particolare i muscoli oculari, il grasso e il tessuto connettivo retroorbitario. Una volta iniziata, questa manifestazione evolve in modo indipendente, presentandosi a volte anche nei pazienti con funzione tiroidea normale o dopo intervento chirurgico di tiroidectomia (asportazione della tiroide). LA CURA? CONTROLLARE I SINTOMI CON I FARMACI… Non esiste una terapia specifica per l’oftalmopatia, dal momento che non si conoscono le cause della malattia. È però possibile fare molto per il controllo dei sintomi e segni clinici nei pazienti affetti. Innanzitutto è essenziale il monitoraggio continuo del paziente, da parte sia

L'ESORDIO DELLA MALATTIA PUÒ ACCOMPAGNARSI A SINTOMI PIUTTOSTO SFUMATI, SPESSO DIFFICILMENTE INQUADRABILI, COME ANSIA, DIFFICOLTÀ ALL'ADDORMENTARSI, EMOTIVITÀ ECCESSIVA, IRRITABILITÀ, TREMORI E FACILE AFFATICABILITÀ MENTALE. SUCCESSIVAMENTE, OLTRE ALL’ESOFTALMO, COMPAIONO AGLI ALTRI SINTOMI TIPICI: TACHICARDIA, ARITMIE, AUMENTATO VOLUME DELLA TIROIDE (GOZZO), TREMORI ALLE MANI, CALO DI PESO.

dell’endocrinologo sia dell’oftalmologo, per definire la tempistica di intervento, che è il passo fondamentale in questa malattia. In presenza di sintomi e segni iniziali infiammatori lievi dell’occhio, possono essere utili lacrime artificiali e gel lacrimali e misure conservative come la protezione degli occhi dall’esposizione a sole e vento, soprattutto nei casi in cui la retrazione delle palpebre è spiccata e quindi la parte anteriore dell’occhio è più esposta. Quando invece compare diplopia o si accerta il coinvolgimento infiammatorio dei muscoli oculari è indicata una terapia immunosoppressiva con corticosteroidi per via orale o endovena (più efficace e con meno effetti collaterali). Questa terapia può migliorare la diplopia e prevenire un’ulteriore evoluzione dell’oftalmopatia verso gradi più gravi. In alternativa agli steroidi sono ora disponibili alcuni farmaci detti immunomodulatori recentemente introdotti nella pratica cli-


ENDOCRINOLOGO E OFTALMOLOGO INSIEME PER LA TERAPIA MIGLIORE La stretta collaborazione tra lo specialista endocrinologo e oftalmologo è assolutamente necessaria per la gestione del paziente con oftalmopatia. Innanzitutto per inquadrare la malattia e definire i gradi di gravità e di infiammazione. Successivamente è fondamentale per programmare gli interventi chirurgici correttivi ai muscoli oculari e alle palpebre. È necessario che sia l’endocrinologo sia l’oftalmologo valutino il paziente secondo un protocollo di studio condiviso e in linea con i criteri definiti dal Gruppo di Studio sull’Oftalmopatia di Graves dell’Associazione Europea della Tiroide (EUropean Group On Graves’ Orbitopathy EUGOGO), che permette di determinare i parametri clinici appropriati per l’indicazione alla terapia con immunosoppressori o chirurgica correttiva.

nica in altre malattie autoimmuni soprattutto l’artrite reumatoide. Tra questi il rituximab, dimostratosi efficace forse anche più del cortisone in studi clinici molto recenti. Alla terapia immunosoppressiva con steroidi si può associare anche la radioterapia orbitaria che può aumentarne l’efficacia terapeutica. Nei casi in cui, infine, si accerta una progressione dell’oftalmopatia verso una neuropatia ottica acuta, ovvero una compressione del nervo ottico dovuta all’aumento di dimensione dei muscoli oculari, o nei casi di sporgenza oculare marcata, superiore a 23-24 mm, non controllabile con le terapie mediche, si può procedere con un intervento chiamato di decompressione orbitaria. …O CON L’INTERVENTO DI DECOMPRESSIONE ORBITARIA L’intervento modifica il rapporto tra il contenuto dell’orbita, che aumenta di volume in seguito alle reazioni infiammatorie dei tessuti orbitali caratteristiche dell’oftalmopatia, e il contenitore orbitale che, essendo costituito da pareti ossee, non può “allargarsi”. In particolare si aumenta il volume del contenitore attraverso la rottura di alcune delle pareti ossee orbitali. Come risulta-

to si ottiene un riposizionamento del globo oculare nell’orbita e una riduzione della sporgenza dell’occhio verso l’esterno e una riduzione degli effetti compressivi dei muscoli oculari sul nervo ottico. L’intervento rappresenta l’unica opzione nel caso di una compromissione acuta del nervo ottico nei casi più severi, che altrimenti porterebbe alla riduzione della capacità visiva fino anche alla cecità, ma può essere eseguito anche in fase non acuta, per la correzione della sporgenza oculare che permane, migliorando in modo definitivo l’aspetto del paziente e la propria percezione di sé.

DOTT. MARIO SALVI Specialista in Endocrinologia, Segretario, European Group on Graves’ Orbitopathy (EUGOGO) - CENTRO OFTALMOPATIA BASEDOWIANA, ENDOCRINOLOGIA, FONDAZIONE CÀ GRANDA, OSPEDALE MAGGIORE POLICLINICO, IRCCS DIPARTIMENTO DI SCIENZE CLINICHE E DI COMUNITÀ UNIVERSITÀ DI MILANO -

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SPECIALITÀ A-Z

FARMACIA

Farmaci equivalenti SICURI ED EFFICACI EPPURE ANCORA POCO CONOSCIUTI a cura di MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI

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onostante abbia compiuto i 13 anni (la produzione e la commercializzazione dei farmaci equivalenti sono regolate in Italia dalla Legge 405/2001) e nonostante la sua ormai lunga e ampia presenza nelle terapie degli italiani, il farmaco equivalente (o generico) nel nostro Paese continua a essere non abbastanza apprezzato, conosciuto e usato. Al contrario di quello che succede nel resto d'Europa, in cui l’utilizzazione degli equivalenti, regolata da leggi molto simili introdotte negli anni 1995-2001, è mediamente molto più diffusa. Eppure l’uso di questi farmaci non solo è efficace e sicuro, ma permetterebbe di far risparmiare sia il cittadino sia il sistema sanitario. UNA QUESTIONE DI BREVETTO Per equivalente si intende un farmaco che può essere prodotto dal10

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le industrie farmaceutiche dopo che è decaduto il brevetto detenuto dall'industria che per prima ha studiato, prodotto e introdotto in terapia il principio attivo (originatore). Non si deve però pensare che, non essendo molecole di recentissima scoperta, gli equivalenti siano farmaci “superati” da altri più “nuovi”. Basti pensare alla piena efficacia e attualità dell'Acido Acetilsalicilico (Aspirina), scoperto nel lontano 1899. PIÙ EQUIVALENTI, PIÙ RISPARMIO PER IL PAZIENTE E PER LA SOCIETÀ Gli equivalenti hanno un prezzo più basso dei corrispondenti originatori perché i produttori non devono recuperare gli ingentissimi costi di ricerca, sviluppo e sperimentazione clinica. Incrementare l'uso di equivalenti significherebbe un rispar-

Negli ultimi 10 anni il mercato dell’equivalente o generico è cresciuto con costanza anche se lentamente, da una quota di mercato del 1% nel 2000 al 18,1% nel 2010 (riferito al numero di confezioni).

mio importante per l'intero sistema sociale e sanitario. Il cittadino risparmia sia direttamente spendendo meno all'acquisto, sia indirettamente per i minori finanziamenti richiesti dal Servizio Sanitario. Le risorse economiche recuperate consentirebbero di ampliare la copertura sanitaria ad altre patologie e introdurre nuovi farmaci, spesso molto costosi. I REQUISITI: STESSO PRINCIPIO, DOSAGGIO, FORMA E DOSE Come previsto dalla Legislazione italiana ed europea, il farmaco equivalente, rispetto all'originatore, deve avere alcune caratteristiche specifiche, ovvero contenere


lo stesso principio attivo (identità chimico farmaceutica), nello stesso dosaggio, né di più né di meno (identità quantitativa), nella stessa forma farmaceutica (identità nell'allestimento della singola dose) con lo stesso numero di dosi (identità nella durata del trattamento). Inoltre, deve esserne dimostrata la bioequivalenza, cioè il fatto che assorbimento ed eliminazione avvengono in tempi e modi analoghi a quelli dell'originatore, garantendone quindi la stessa biodisponibilità. Farmaco originatore ed equivalente possono, invece, differire per gli eccipienti, ovvero (come definito dalla legge) un componente farmacologicamente inattivo, che non può e non deve modificare l'azione del farmaco. Pertanto, che gli eccipienti siano o non siano identici è farmacologicamente irrilevante e non influisce sull'efficacia della terapia. I DUBBI SU EFFICACIA E SICUREZZA Farmaci originatori ed equivalenti sono sottoposti dalle Autorità Sanitarie, nelle loro varie componenti e articolazioni, nazionali e territoriali, esattamente agli stessi controlli, nelle fasi di produzione, distribuzione, vigilanza farmaceutica post-marketing. Devono quindi fornire al paziente lo stesso livello di tutela e garanzia. Anche sotto il profilo dell’efficacia, la legge non prevede una diversità di efficacia degli equivalenti rispetto agli originatori; per lo stesso motivo, non sono previste variabilità fra equivalenti di industrie diverse. Sono previsti, invece, per tutte le categorie di farmaci indistintamente, i margini massimi di variabilità tollerati, variabilità dovute al processo produttivo in sé o alla personale sensibilità e reattività del paziente. È universalmente accettato che la percezione della terapia (sia del medico sia del paziente) può condizionare l'esito della terapia stessa. Scetticismo o perplessità nei confronti di un farmaco possono quindi ridurne l'efficacia.

IL RUOLO DI MEDICO E FARMACISTA NELL’INFORMARE IL CITTADINO Per legge il medico deve prescrivere utilizzando il nome del principio attivo, non il nome del farmaco commerciale. Tuttavia il medico è l'unico responsabile, professionalmente e legalmente, delle scelte terapeutiche. Pertanto è sua facoltà e diritto indicare esplicitamente un originatore (o un equivalente di uno specifico produttore) se ne ha fondato motivo, vincolando il paziente alla prescrizione. Normalmente, comunque, il medico non ha motivo di esprimere queste indicazioni e non lo fa. Se esiste l'equivalente del farmaco prescritto, il farmacista deve per legge informarne il paziente, rispondendo a ogni sua domanda, così che il paziente scelga in piena libertà e consapevolezza. È evidente, quindi, che per la miglior gestione delle terapie farmacologiche, garantirne il massimo successo, ottimizzare l’utilizzo delle risorse economiche necessariamente limitate, deve costantemente svilupparsi il dialogo fra il paziente e il suo medico da un lato, il suo farmacista dall'altro. Non si può fare buona terapia senza informare, coinvolgere e corresponsabilizzare il paziente. Nel caso degli equivalenti, ambito nel quale disinformazione e diffidenza sono ancora assai diffuse, molto resta da fare.

DOTT. MAURIZIO PAGNONCELLI FOLCIERI Farmacista - PRESIDENTE DELL'ORDINE DEI FARMACISTI DELLA PROVINCIA DI BERGAMO -

ALCUNI PARERI ECCELLENTI “La preoccupazione dei pazienti, è una sola: i medicinali generici hanno lo stesso effetto di quelli originali da cui provengono? La risposta è: assolutamente sì. Il principio attivo è lo stesso del prodotto di marca dal quale proviene e le concentrazioni nel sangue raggiungono livelli analoghi, con una variabilità che non deve andare sotto l’85%. Il farmaco generico, infatti, è sottoposto a studi di farmacocinetica che devono confermare il livello di concentrazione ematica. Questa è una variabile che vale per tutti i farmaci e che dipende dalla capacità di ciascun organismo di metabolizzare il farmaco.” (Silvio Garattini, farmacologo e direttore dell’Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Milano). "I farmaci equivalenti contengono lo stesso principio attivo e nella stessa quantità del medicinale originale (detto medicinale di riferimento), rispetto al quale devono avere anche la stessa forma farmaceutica e la stessa via di somministrazione. Si tratta infatti di farmaci che devono rispondere agli stessi criteri di qualità, efficacia e sicurezza del farmaco originale: oltre a doverne avere la stessa composizione qualiquantitativa in principio attivo devono soddisfare il principio di bioequivalenza con il medicinale di riferimento." (Il Sole24Ore Sanità- intervista al Prof. Umberto Veronesi). Bergamo Salute

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SPECIALITÀ A-Z

MEDICINA FISICA

Sciatica LE SOLUZIONI

PER TORNARE IN GAMBA Non solo farmaci. Per prevenirla e “curarla” il primo passo è muoversi

NELL’ERNIA AL DISCO I DISCHI VERTEBRALI SI DETERIORANO FACENDO FUORIUSCIRE, IN PARTE O DEL TUTTO, IL NUCLEO POLPOSO CHE FUNGE DA"CUSCINETTO" FRA UNA VERTEBRA E L'ALTRA. QUESTO MATERIALE VA A PREMERE SULLA RADICE NERVOSA CHE, SCHIACCIATA, PROVOCA DOLORE.

a cura di NICOLA TAIOCCHI

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uò essere intenso e continuo, tanto da non riuscire nemmeno a stare seduti e impedire le normali attività quotidiane. È la cosiddetta “sciatica”, un problema che una volta nella vita tocca quasi tutti. I rimedi? Farmaci e terapie fisiche, ma anche e soprattutto, un po’ a sorpresa, il movimento.

insopportabile lungo il suo territorio di innervazione e conseguenze invalidanti. Al dolore si possono anche accompagnare una serie di sintomi secondari come debolezza muscolare, formicolii alle gambe o alterazioni della sensibilità, nella maggioranza dei casi da un solo lato del corpo.

UN DOLORE CHE DALLA SCHIENA PUÒ ARRIVARE FINO AL PIEDE Il termine “sciatica” viene usato comunemente per indicare un dolore insorto all’improvviso che si irradia dalla schiena al gluteo scendendo lungo la coscia e, in alcuni casi, fino al polpaccio e al piede. In realtà, più correttamente si tratta di sciatalgia, ovvero un’infiammazione del nervo sciatico che può generare un dolore

ERNIA DEL DISCO, LA CAUSA PIÙ FREQUENTE (ANCHE SE NON L’UNICA) La “sciatica” è generalmente causata dalla compressione di una radice di un nervo spinale lombare (in genere dalla vertebra lombare L4 alla vertebra sacrale S3). La causa più nota e comune è l’ernia del disco intervertebrale, soprattutto nei giovani adulti in attività. Tra le al-

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Bergamo Salute

tre cause cosiddette “compressive” ci sono: restringimento del canale foraminale per artrosi avanzata, spondilolistesi, tumori, sindrome del piriforme. Ci sono poi anche alcune strutture anatomiche e/o condizioni che possono mimare un dolore sciatalgico, come patologie degenerative, infiammatorie o funzionali dell’articolazione sacroiliaca e dorso/lombari o sindromi miofasciali a carico della muscolatura a inserzione su bacino o femore. PIÙ A RISCHIO CHI È SEDENTARIO, CHI FA LAVORI PESANTI E CHI FUMA Tutta la popolazione “attiva” è potenzialmente a rischio di incorrere nella sciatalgia, tuttavia alcune persone risultano più esposte a episodi singoli o ricorrenti di sciatalgia a


causa di fattori come età avanzata, lavoro manuale pesante, attività lavorativa che richiede movimentazione di carichi specie se con torsioni della schiena, posizione seduta prolungata o guida di veicoli a motore per lunghi periodi, ma anche diabete, vita eccessivamente sedentaria, scarsa forma fisica e fumo. È di un disturbo frequente anche in gravidanza, provocato dal cambiamento posturale e dal peso del bambino (si presenta soprattutto nell’ultimo trimestre e tende a scomparire dopo il parto). LA TERAPIA: DAI FARMACI ALLA GINNASTICA (ANCHE PER PREVENIRE) Molto spesso l’episodio acuto, a cui nei casi più gravi si può associare anche un deficit importante e repentino del movimento di un arto, regredisce spontaneamente nell’arco di alcuni giorni o poche settimane spontaneamente o con assunzione di antidolorifici e antiinfiammatori. Se però oltre al dolore si manifesta una perdita di sensibilità o formicolio, se non regredisce o se si ripresenta alla sospensione della terapia farmacologica è opportuno rivolgersi allo specialista sia per un adeguato inquadramento clinico/diagnostico e strumentale (radiografie standard, risonanza magnetica - consigliabili rispetto alla TAC- o esami elettrofisiologici a seconda dei casi) sia per impostare una corretta terapia di supporto, farmacologica (con

DOTT. NICOLA TAIOCCHI Specialista in Medicina Fisica e Riabilitativa - PRESSO LA CASA DI CURA HABILITA DI ZINGONIA -

farmaci steroidei, analgesici neuroprotettori) o fisica (con elettroterapia antalgica o tecarterapia prevalentemente). Anche alcune terapie alternative hanno dimostrato una certa efficacia. Tra queste il trattamento chiropratico e manipolativo vertebrale, che però va sempre eseguito alla luce dei dati clinicostrumentali e trova indicazioni più convincenti in fase subacuta o cronica, e l’agopuntura che può non sortire effetti sostanziali ma contribuisce ad allentare le tensioni muscolari (diretta conseguenza dello stimolo doloroso). RIPOSO ASSOLUTO? MEGLIO DI NO! A differenza di quello che si potrebbe pensare, anche durante la fase acuta di un attacco di sciatalgia è controindicato il riposo assoluto al letto. La migliore arma a disposizione è sempre il movimento, sia come cura sia come prevenzione. Il nostro corpo è fatto per muoversi per cui, senza farsi prendere dal panico, bisogna continuare con la normale vita quotidiana limitandosi a evitare sforzi e/o sovraccarichi e reinserendo, gradualmente e sotto guida specialistica, le attività fisiche routinarie. In caso di episodi ricorrenti, è bene iniziare un trattamento kinesiterapico posturale, che consiste in esercizi fisici guidati dallo specialista in grado di compensare i fattori di rischio, evitando così la cronicizzazione. In molti casi questo serve a risolvere il problema. Infine importante è anche un approccio mentale fiducioso e allontanare per quanto possibile pensieri negativi: se la paura di un dolore troppo forte provoca una fuga dal movimento si può produrre un circolo vizioso che favorisce l’irreversibilità del problema. In fase di benessere, poi, il movimento diventa la chiave per prevenire le ricadute contribuendo a mantenere una fisiologica mobilità articolare e un adeguato tono muscolare, senza contare il ruolo benefico sul controllo del peso.

C’È ANCHE L’HERPES SCIATICO Il dolore alla sciatica, in alcuni casi, può essere causato anche dall’Herpes Zoster, più comunemente noto come “Fuoco di Sant’Antonio”, virus che colpisce la pelle e i nervi e si manifesta con eruzioni cutanee (bolle e vescichette). I sintomi si verificano nella zona di pelle che decorre lungo il nervo, quindi sulla gamba, e in quella in cui arrivano le terminazioni nervose.

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SPECIALITÀ A-Z

PNEUMOLOGIA

Russi?

E SE NON FOSSE SOLO UN PROBLEMA DI RUMORE?

Dietro questo fastidioso disturbo si può nascondere una patologia, la sindrome da apnee ostruttive del sonno a cura di ANNALISA FIORETTI

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l russare è sempre stato oggetto di ilarità e scherno oltre che fonte di disturbo per il partner e origine di conflitti familiari. Solo recentemente si è compreso che non è solo una forma di “disturbo sonoro sociale” ma può provocare serie conseguenze sulla salute: spesso è infatti l’anticamera della Sindrome da Apnee Ostruttive del Sonno (OSAS). QUANDO IL RESPIRO VA IN “PAUSA” La Sindrome delle Apnee Ostruttive del Sonno è stata descritta per la prima volta nel 1965 come un’alterazione patologica caratterizzata da “pause” del respiro normale durante il sonno. Tutti noi possiamo avere sporadici episodi di apnea 14

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durante il sonno, senza alcun pericolo, ma nel caso dell’OSAS si tratta di interruzioni totali (apnee) o parziali (ipopnee) della respirazione, della durata di oltre 10 secondi, che si ripetono molte volte durante il sonno: si parla di OSAS quando il numero delle pause respiratorie è superiore a 5-10 per ora di sonno, che possono diventare 20-30 e, nei casi più gravi, anche 40-50 per ogni ora di sonno. IL GRASSO TRA I FATTORI DI RISCHIO Perché si dice “cadere dal sonno”? Durante il sonno tutti noi abbiamo una fisiologica riduzione della attività muscolare, tanto che abbiamo imparato a dormire sdraiati perché,

LE CONSEGUENZE DELLA SINDROME DELLE APNEE DEL SONNO VANNO DALL’ECCESSIVA SONNOLENZA DIURNA AI DISTURBI DELL’UMORE FINO AL PERICOLO DI VITA PER COLPI DI SONNO AD ESEMPIO ALLA GUIDA. È FREQUENTE ANCHE IL RISCONTRO DI IPERTENSIONE ARTERIOSA, ANOMALIE DEL BATTITO CARDIACO E UN AUMENTATO RISCHIO DI ISCHEMIA, INFARTO O ICTUS.


oltre che a essere più comodi, se ci addormentassimo in piedi cadremmo per terra. Questa normale riduzione di attività muscolare fa sì che le nostre vie aeree superiori, l’ipofaringe o la gola tanto per intenderci, si chiudano parzialmente durante il sonno. Questo fenomeno fisiologico diventa patologico nei soggetti che hanno (anche da svegli) qualche fattore che peggiora la condizione di normale apertura delle vie aeree superiori (ridotta pervietà nasale, ipertrofia adenotonsillare etc.). Ma sono soprattutto le persone in forte sovrappeso o obese, e particolarmente quelle che presentano un accumulo di grasso nel collo, quelle a maggior rischio, perché il grasso accumulatosi nel collo rende le vie aeree più facilmente collassabili e quindi “restringibili”. Durante un’apnea la persona cerca di respirare ed è costretta a fare sforzi inspiratori sempre più intensi che comportano una brusca caduta dell’ossigenazione. Ma nessun allarme eccessivo: Madre Natura è previdente e ha fatto sì che il nostro cervello, anche se addormentato, si accorga di questo pericolo: ci fa svegliare e ci fa riprendere a respirare. In realtà si tratta di micro risvegli (definiti “arousal”) che noi non percepiamo ma permettono ai muscoli dilatatori delle vie aeree superiori di riaprire la nostra gola e quindi la ripresa del respiro, spesso sancita da una sonora russata liberatoria. Anche se non percepiti, questi microrisvegli sono la causa principale della sonnolenza diurna che caratterizza questa patologia: “ho dormito tutta la notte, ma mi sveglio più stanco di prima” dice abitualmente chi soffre di OSAS.

dell’umore o irritabilità, difficoltà di concentrazione e incidenti automobilistici per colpi di sonno. Dal punto di vista clinico si tratta molto spesso di persone sovrappeso, quando non obese, con collo corto e grosso o problemi anatomici a livello di naso o gola. Quasi sempre inoltre sono forti russatori che rendono molto difficile la vita della compagna (o del compagno) di letto, in genere i “promotori” del percorso diagnostico. La conferma però si può avere solo con la “polisonnografia”, un esame non invasivo, privo di controindicazioni, che si effettua durante la notte, generalmente a casa del paziente per riprodurre il più possibile il sonno abituale, e consente la registrazione continua e simultanea, attraverso elettrodi, dei parametri cardiaci e respiratori, dello stato di ossigenazione del sangue e dell’attività del torace e dell’addome, del russamento e della posizione del corpo al fine di determinare la presenza di apnee e la loro frequenza e durata.

POLISONNOGRAFIA: L’ESAME PER AVERE LA CERTEZZA Per riconoscere una OSAS è importante innanzitutto un’anamnesi accurata che identifichi i sintomi clinici legati alla scarsa qualità del sonno: sonnolenza diurna, affaticabilità e perdita di energia, cefalea al risveglio, depressione del tono

A VOLTE BASTA CAMBIARE POSIZIONE E MANGIARE MENO La terapia varia in base alla gravità. Fondamentale è sempre cercare di intervenire sulle abitudini e stili di vita: abolizione/riduzione del consumo di alcool e pasti meno abbondanti prima di coricarsi; calo

IL RUSSAMENTO O RONCOPATIA RIGUARDA

il 24% degli uomini e il 9% delle donne. Aumenta con l’avanzare dell’età: russa il 60% dei maschi over 60 e il 50% delle donne dopo la menopausa.

ponderale dove richiesto. Quando le apnee si verificano solo o prevalentemente durante la postura supina, il semplice cambio di posizione nel sonno può dare beneficio. In casi molto selezionati vengono proposti interventi chirurgici su eventuali anomalie del palato molle e ugola. Il Gold standard della terapia è comunque costituito dall’utilizzo di C-PAP (Continuous Positive Airway Pressure), un piccolo apparecchio elettrico di supporto ventilatorio che eroga aria costante, che viene connesso al paziente con un mascherina in genere nasale e permette di mantenere meccanicamente aperte le vie aeree superiori durante il sonno. In questo modo il russamento e le apnee scompaiono e la qualità del sonno e della vita diurna migliora considerevolmente.

DOTT. SSA ANNALISA FIORETTI Specialista in Malattie dell'apparato respiratorio - PRESSO L'ISTITUTO CLINICO QUARENGHI DI SAN PELLEGRINO TERME -

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PERSONAGGIO

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UN ROCKER dal cuore tenero

Teo Mangione, storico volto e voce di Radio Alta, intervista Silver, talento bergamasco lanciato da X-Factor a cura di TEO MANGIONE

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avoro in radio da trentacinque anni, credo di averne realizzate parecchie d’interviste. La diretta radiofonica per chi fa il mio mestiere è fondamentale, cerco sempre di ottenere qualcosa di particolare da un artista, penso sempre che prima venga l’uomo. Ecco perché mi piace farle. Certo… ma in diretta radio! Il fatto è che mi piacciono anche le sfide e così quando Elena, direttore di Bergamo Salute, mi ha chiesto di fare questa intervista ho accettato con entusiasmo. Era la prima volta per me, e un pochino, non ve lo nascondo, la cosa mi preoccupava. Allo stesso tempo però mi stuzzicava l’idea di testare un terreno a me sconosciuto, quello della scrittura. Ho avuto la fortuna di iniziare questa “esperienza” con un amico, un artista che anche se giovane ha un background musicale non comune fra i suoi coetanei. Lui è Silver, anche se mi piace chiamarlo Silvio Barbieri, in arte Silver. 28 anni di Fara Olivana con Sola, in provincia di Bergamo, è ormai un volto familiare per tanti, piccoli e grandi, grazie alla sua presenza fissa a Domenica In su RaiUno, insieme a un’icona della musica pop degli anni 60/70 come Mal dei Primitives, e alla sua partecipazione a X-Factor, talent show che ha lanciato il suo talento. In radio la cosa è più semplice, l’artista arriva, si va in diretta, un disco, quattro risate… e via. Qui mi devo organizzare. Già, ma dove andiamo? Decido per il bar sotto la radio, c’è un po’ di confusione ma va bene così. Silvio arriva. È in ritardo ovviamente. Gli dico che è patologico, lui con una risata ammette di sì. Ci mettiamo comodi, preparo tutto, penna, taccuino, telefonino registratore e finalmente si comincia. SILVER, DA DOVE NASCE IL TUO AMORE PER LA MUSICA? La passione per la musica nasce da dentro. Bisogna, però, essere aiutati da qualcuno che ti faccia capire un po’ di cose. Tu puoi essere Maradona, o Ronaldo ma finché nessuno ti mette tra i piedi una palla non puoi sapere del tuo talento. Il mio pigmalione è stato mio padre. Attraverso di lui ho scoperto la musica con la M maiuscola. In macchina, a casa, mi faceva

ascoltare sempre musica, le cassette a nastro con un certo Bob Dylan, rimasi folgorato… avevo sette anni. La sua musica, la sua voce, l’armonica a bocca accompagnata dalla chitarra. Pensa che ho iniziato proprio così, con l’armonica a bocca incastrata nel cassettone della mia scrivania, piegandomi per suonarla soffiandoci dentro. LA TUA NOTORIETÀ È ARRIVATA ATTRAVERSO UN TALENT SHOW COME X-FACTOR, COSA È STATA PER TE QUEST’AVVENTURA? Ne parlavo in questi giorni con un amico. È ovvio che la notorietà che ho cercato di conquistarmi passo dopo passo ha visto un'impennata grazie alla Tv, ma credo anche che sia un'arma a doppio taglio. La Tv serve per fare sapere che esisti, poi devi coltivare il pubblico nella dimensione live, devi creare il tuo pubblico, sei tu solo su un palco, non puoi bluffare, lo capiscono subito se non sei vero. Al tempo stesso credo che se si ha qualcosa da dire e in cui si crede fermamente, diventa importante sapere sfruttare qualsiasi mezzo di comunicazione. A X-FACTOR C’ERA MARCO MENGONI NELLA TUA SQUADRA, LO SENTI ANCORA? Credo di essere diventato amico di Marco durante i provini, prima ancora che venissimo scelti per partecipare alla trasmissione, tant'è che ci scambiammo i numeri dei cellulari per il timore di perderci di vista, invece poi abbiamo condiviso l'avventura fino alla fine, stando insieme per tutti i tre mesi di durata della trasmissione. Capii subito il grande talento di Marco, all’inizio sembrava intimidito da tutto quello che gli stava girando intorno, gli dicevo di non preoccuparsi, tanto avrebbe sicuramente vinto, e così è stato. Dopo l'esperienza di X-Factor il rapporto di amicizia è continuato, ultimamente ci siamo rivisti a Verona al concerto di Paul McCartney, ci siamo riabbracciati da vecchi amici cantando i Beatles. Ogni tanto Silver ribalta i ruoli. È lui che fa le domande e mi chiede da quando faccio la radio. Gli rispondo da prima che i suoi genitori si conoscessero… e scoppiamo a ridere. Bergamo Salute

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PERSONAGGIO a un'amica dietologa per bilanciare l’apporto proteico. È importante, la mente deve essere sempre lucida, poi se sei sotto tensione è bene non eccedere. Le regole mi aiutano ad essere esigente con me stesso e a mettermi alla prova, se le rispetto sto bene, sono pignolissimo.

RITORNIAMO NEI RANGHI, QUANDO INVECE TI SEI RESO CONTO CHE QUESTA SAREBBE STATA LA TUA PROFESSIONE? Da quando ho aperto la Partita IVA (risata). Scherzi a parte, essere professionista significa conoscere bene il tuo mestiere, da quando arrivi sul palco, sapere la differenza tra un jack e una presa Canon, saperti rapportare con i tecnici con le terminologie appropriate. E poi fondamentale rimane la passione per il tuo lavoro, interagire con il pubblico, oltre a saper suonare e cantare come è ovvio. MAMMA E PAPÀ CHE DICONO? SONO CONTENTI DELLA TUA SCELTA? Prima di fare il cantante ho lavorato in uno studio di termotecnica per 5 anni, so cosa significa lavorare per uno stipendio a fine mese. Poi X-Factor mi ha cambiato la vita. Per qualche mese ho continuato con un lavoro part-time, ma alla fine ho mollato. Papà e mamma sono i miei primi fans. COME SAI IL GIORNALE CHE CI OSPITA PER QUESTA BELLA CHIACCHIERATA SI OCCUPA DI SALUTE E BENESSERE. TU SEI ANCORA NEL DECENNIO DEI VENTENNI, MA NON SARÀ COSÌ PER SEMPRE. COME TI TIENI IN FORMA? Vado a periodi, corsa, bicicletta, calcio, col freddo mi fermo un po’, però faccio parte della Nazionale Cantanti e nell’ultimo torneo a Modena siamo arrivati quarti! Peccato fosse un quadrangolare! (risata). Sul movimento fisico ho una mia idea: ci siamo impigriti di più per via della tecnologia, che è fantastica per certi versi ma porta a muoversi molto meno. Ora puoi fare la spesa seduto al PC, giochi al PC e purtroppo i giovanissimi si stanno abituando a questo. Io ho sempre preferito giocare a pallone in cortile, mi sono sbucciato le ginocchia tante volte, e soprattutto sudavo, tossine negative in meno e umore alle stelle. E CON IL CIBO, CHE RAPPORTO HAI? Buono, ma anche qui vado a periodi, mangio tanta frutta, cerco di darmi delle regole, se decido di non mangiare un certo tipo di cibo cerco di rispettarle, questo mi aiuta a essere più controllato. Nei prossimi giorni voglio provare a fare a meno della carne per un po’ di tempo, ma non faccio di testa mia, mi affiderò 18

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HAI PAURA DI INVECCHIARE? Si! Ti racconto questa: ero adolescente e stavo leggendo Bound for glory, il libro autobiografico di Woody Guthrie. A un certo punto leggo di un consiglio dato a una bambina con problemi di alopecia. Il consiglio era quello di lavarsi la testa utilizzando l’albume dell’uovo, io, che ai capelli tengo moltissimo, ho continuato per mesi a lavarmeli in quel modo… mi sembra di poter dire che in fondo ha funzionato, finora non li ho persi, ma non credo sia una tecnica provata scientificamente. TU HAI DECISO DI CONTINUARE A VIVERE A FARA OLIVANA CON SOLA, MA SE LA MUSICA DOVESSE PORTARTI IN ALTRE CITTÀ IN QUALE VORRESTI TRASFERIRTI? Io amo essere “solese”, il mio paesello mi piace… credo che la mia base sarà sempre lì, poi se dovessi lasciarlo per motivi di lavoro beh... Milano, ma soprattutto Londra, cosmopolita, accogliente, musicale. LA RADIO STA TRASMETTENDO IN QUESTI GIORNI IL TUO NUOVO SINGOLO “ORA TOCCA A ME”, DI CHE COSA PARLA? È un brano che ho scritto con il cuore e che amo molto, parla dell’avvicendamento generazionale, di chi ha vissuto e di chi deve ricevere il testimone, il vecchio saggio che dona al giovane il suo sapere, il giovane deve accogliere il testimone con gioia e responsabilità. È la linea d’ombra che viene superata, un po’ quello che cantava un altro artista che ammiro, Jovanotti, nel suo disco L’Albero o se vuoi la Linea d’ombra dello scrittore Joseph Conrad. Noi siamo fatti di quello che sono stati i nostri nonni, ognuno di noi ha qualcosa di chi ci ha creati, una sorta di citazione, come vedi mi piace dare risalto a chi può insegnarci ancora molto. Proprio per questo il mio sogno sarebbe fare una canzone con un testo scritto da un grande maestro come Roberto Vecchioni e magari con l’energia e l’intelligenza musicale di Lorenzo Cherubini, che dici Teo, non sarebbe male, vero? Stiamo concludendo… Gli chiedo se c’è una domanda che avrebbe voluto gli facessi e che non gli ho posto. Forse avrei fatto meglio a non chiederglielo, Silver si domanda: ma da quante onde magnetiche siamo circondati? Telefonini, wi-fi, onde radio … faranno male? Lasciamo la risposta agli scienziati. Noi dopo questa chiacchierata andiamo ad ascoltare un po’ di musica vera, quella musica che poche radio ancora trasmettono, un po’ di Jefferson Starship, quelli di Love too Good conditi da Manfred Mann Earth Band con You Are I Am. Perché le buone vibrazioni fanno bene all’Anima e alla salute.



IN SALUTE

STILI DI VITA

BOOKCROSSING

e scambio di libri

UNA MODA CHE FA BENE A PORTAFOGLI E AMBIENTE a cura di LUCIO BUONANNO

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ibri che passione. Soprattutto se si possono leggere gratis sostituendoli con i propri già sfogliati e magari letti più di una volta. Nella Bergamasca lo scambio di volumi di ogni genere è diventato uno stile di vita che coinvolge giovani, meno giovani, associazioni culturali, alcune librerie e anche qualche Comune, come Bolgare e Calusco d’Adda. Un’abitudine che permette di soddisfare la voglia di leggere, senza spendere e con un occhio all’ambiente e all’eco-sostenibilità. Leggere un libro già letto da altri si traduce infatti in un risparmio di carta, acqua, minerali ed energia che altrimenti servirebbero per produrlo. «È il quarto anno che proponiamo “libro=libro”, tante serate dedicate a eventi culturali e allo scambio dei libri in collaborazione con il Circolo Arci Barrio di Colognola» spiega Lorenzo Nava fondatore e presidente dell’Associazione “La scatola delle idee”. «Siamo partiti il 12 dicembre scorso e andremo avanti fino al 21 giugno. Stesse date dell’anno scorso quando abbiamo concluso la manifestazione nel cortile interno della Gamec e in via San Tomaso chiusa al traffico fino a mezzanotte. C’è stato un grande interesse: quasi duemila persone a scambiarsi libri per strada e almeno settecento a visitare la Galleria d’Arte Moderna. Quest’anno stiamo preparando un altro grande appuntamento e vorremmo portare la nostra manifestazione anche in Valle Seriana». CONDIVIDERE CULTURA ED EMOZIONI A COSTO ZERO… ANCHE DAL PANETTIERE O NEL PARCO Ma come funziona lo scambio? «Lo definirei un baratto letterario» dice Nava. «I titoli sono vari, anche se diamo la precedenza ai classici. È chiaro che non sono quelli appena usciti. Il libro nuovo va infatti comprato in libreria. Noi riusciamo a recuperare i volumi nelle biblioteche che se ne stanno liberando o dai privati che ci fanno delle donazioni e li mettiamo a disposizione dei nostri ospiti nelle varie serate. Tutti possono prenderli

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PAGINE DI SALUTE

Leggere non fa bene solo alla cultura e al vocabolario. Fa bene alla salute. A dirlo sono diversi studi scientifici realizzati in diverse parti del mondo. Aiuta infatti a mantenere giovane il cervello, allenandolo, proteggendolo da malattie come il morbo di Alzheimer e favorendo la memoria, contribuisce a diminuire i livelli degli ormoni dello stress come il cortisolo. Inoltre abitua a immedesimarsi negli altri e quindi a essere più empatici con chi ci sta intorno.

a patto di lasciare un loro libro. E senza spendere un euro, ma solo per il piacere della lettura e per condividere opinioni ed esperienze. Inoltre portiamo i libri anche nei locali, dal panettiere, al bar organizzando dei piccoli scaffali dove ognuno può “servirsi” ». E di scaffali-librerie ne stanno nascendo tanti, anche all’aperto. Ad Almenno San Salvatore c’è una casetta sorretta da un palo, vicino al parco giochi, che custodisce decine di libri. Basta aprire lo sportello e prendere il volume scelto depositandone un altro. A crearla è stata una commessa amante della lettura, Tiziana Rota, 37 anni, che ha rubato l’idea a un’associazione americana, la Little Free Library che promuove piccole librerie di quartiere. Ad Albino invece delle casette utilizzano le cassette della frutta poste fuori dai negozi: una trentina di libri registrati e catalogati in ogni cassetta, complessivamente 1500. Ognuno che passa può lasciare un libro che ha già letto e portarsene via un altro. Lo scambio dei libri usati con tanto di bancarelle viene fatto anche in alcuni Comuni: a Calusco d’Adda c’è stato alla fine di novembre. Quelli non passati di mano sono stati ritirati dall’impresa sociale “Di mano in mano”. A Bolgare l’Amministrazione comunale ha addirittura deliberato le

regole del Mercatino dello scambio libri, a cui possono partecipare soltanto i privati con gazebo e tavoli e i libri possono essere esclusivamente barattati. E anche in diversi ospedali e strutture sanitarie si sta facendo strada questa “moda” con piccole biblioteche e scaffali a disposizione dei ricoverati, grandi e piccoli, dove ritrovare e condividere un momento di svago e di divertimento. LIBRI IN VIAGGIO C’è poi un altro modo per utilizzare i libri usati: è il Bookcrossing (letteralmente incrociare o far viaggiare un libro) che ruota intorno a un sito web (www.bookcrossing.com) che permette di seguire i loro spostamenti (vedi box). L’Associazione LeffeGiovani ha sposato questo progetto, coinvolgendo le Cinque Terre della Valgandino (Gandino, Leffe, Casnigo, Cazzano S.Andrea e Peia). L'obbiettivo, come si legge nel loro sito, è “rendere il mondo intero una biblioteca. Presso le postazioni certificate potrete cambiare gratuitamente uno dei vostri libri con un altro e condividere con gli altri il piacere della lettura. Potreste trovare il libro che stavate cercando o essere piacevolmente sorpresi da un volume che non vi aspettavate di trovare sulla vostra strada”. E le sorprese sono anche altre. “Potrebbe esservi capitato di entrare in un negozio, in una sala d’aspetto o in un bar del paese e di trovarvi davanti alcuni libri apparentemente abbandonati. Non si tratta di un errore: quei libri non sono stati dimenticati, ma deliberatamente lasciati in libertà affinché possano essere letti e poi nuovamente rilasciati”. Ma come funziona? Bisogna registrarsi sul sito bookcrossing, inserire i dati del libro da liberare, che verrà registrato con un codice (www. bookcrossing-italy.com). Poi si può lasciare il libro dove si vuole, meglio se in posti in cui passa gente così ci sono più possibilità che venga ritrovato o nelle postazioni certificate, come nelle “Cinque Terre della Val Gandino”. Il libro, dopo la lettura, dovrà continuare a girare.

UNA STORIA ANTICA L’idea di scambiarsi libri è antica. Forse il primo fu il filosofo greco Teofrasto, vissuto tra il 300 e il 200 avanti Cristo, che liberava in mare alcuni testi chiusi in bottiglia. In epoca moderna lo scambio di libri, dedicato soprattutto agli studenti universitari, nasce negli anni Settanta a Belgrado. Negli Anni 90 si assiste a un altro fenomeno: i libri vengono lasciati un po’ dappertutto, in treno, sulle panchine, nei locali pubblici e ognuno li può prendere. Soltanto nel 2001, negli Stati Uniti, però viene ufficialmente registrato un dominio web (www.bookcrossing.com.) che comincia a funzionare il 17 aprile dello stesso anno. A farlo è Ron Hornbaker con la moglie Kaori, dopo aver visitato un sito che permette di seguire il tragitto delle banconote attraverso il loro numero di serie. Hornbaker lo applica ai libri che, attraverso i codici e le etichette, raccontano la storia dei volumi e dei loro lettori. E la loro tracciabilità. Il sito conta quasi due milioni di membri e oltre dieci milioni di libri registrati. In Italia (www.bookcrossing-italy.com) gli iscritti sono circa trentamila.

LORENZO NAVA

- PRESIDENTE DELLA ASSOCIAZIONE "LA SCATOLA DELLE IDEE" -

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

LA DIETA DETOX

per iniziare bene l'anno a cura di GIULIA SAMMARCO

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e feste sono ormai archiviate. E molti si ritrovano con qualche chilo di troppo, complici panettoni, pasti abbondanti e ricchi di grassi e qualche brindisi di troppo. È tempo di correre ai ripari e darsi delle regole più sane a tavola. Per dimagrire, certo, ma anche per depurarsi. È questa, ora, la parola d’ordine. Sì, ma come? Abbiamo chiesto consiglio al dottor Francesco Negrini, gastroenterologo, e ad Antonella Crotti, naturopata. PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE DEPURARE IL CORPO DOPO GLI ECCESSI? Perché ci permette di liberarci dalle tossine accumulate e quindi di farci sentire più efficienti e carichi di energia. Le tossine sono i rifiuti che si accumulano nell’organismo (dovute a cibi non troppo sani, medicinali, minerali tossici, stress, fumo e smog etc.). Quando si accumulano in modo eccessivo, perché gli organi deputati alla loro eliminazione (fegato, reni, intestino, pelle, polmoni) non riescono a smaltirli, possono presentarsi segnali tipici come affaticamento, digestione difficile e lenta, gonfiori e irregolarità intestinale, pelle spenta, unghie fragili, mal di testa frequente.

DOTT. FRANCESCO NEGRINI Responsabile U.O. Gastroenterologia - POLICLINICO SAN MARCO DI ZINGONIA -

Ecco allora che diventa necessario depurare l’organismo, a cominciare dal fegato, il più importante centro metabolico dell’organismo. Per depurare il nostro organismo è fondamentale seguire una dieta adeguata, ovvero mangiare correttamente e scegliere gli alimenti giusti. MA QUALI SONO GLI ALIMENTI GIUSTI? L’ideale sarebbe per almeno 2/3 settimane non mangiare nessun cibo di origine animale (carne, insaccati, uova, pesce, latte, yogurt, formaggio, burro, margarina) che per il loro grande contenuto di colesterolo e di grassi saturi affaticano tutto l’apparato digestivo (fegato compreso). Se proprio non si riesce, meglio consumare un po’ di pesce o carne bianca. Lo stesso vale per i cereali raffinati come pane e pasta con farina bianca che, oltre a non contenere più tutti i macronutrienti, sono trattati chimicamente e possono avere sostanze che sovraccaricano i nostri organi, in modo particolare fegato e intestino. Altri alimenti che andrebbero evitati sono zucchero, miele, zucchero di canna, fruttosio, frutta tropicale, fichi, datteri. Anche in questo caso, se proprio non si può fare a meno di

IL MENÙ ELIMINA-TOSSINE Colazione Tè bianco o rosso o Kukicha (tè dei 3 Anni) tutti privi di teina cereali integrali senza zucchero o 3 fette di pane integrale possibilmente con lievito madre con marmellata senza zucchero aggiunto qualche noce o mandorla(5/6) Mela cotta o altro frutto di stagione Oppure una fetta di torta fatta in casa senza proteine animali Spuntino Frutta possibilmente di stagione 3 noci Pranzo Verdure, preferibilmente cotte, ceci cotti, broccoli al vapore, cereali integrali, pesce al vapore Spuntino 1 frutto Tè kukicha o bancha (privi di sostanze stimolanti, aiutano a prevenire la stitichezza) 1 fetta di pane integrale con marmellata senza zucchero Cena Una zuppa/passato di verdura Polpette di lenticchie con verdura cotta (no patate) 1 mela cotta Per tenere sotto controllo la voglia di dolce, dopo il pasto serale è consigliabile bere una tazza di succo di mela biologico senza zucchero, caldo.

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BRODO DI FOGLIE VERDI

Il brodo di clorofilla stimola la funzionalità epatica e rilassa il fegato, favorisce la disintossicazione, aiuta ad abbassare il colesterolo, migliora l’ossigenazione cellulare, aumenta i globuli rossi e migliora la qualità del sangue. Per prepararlo ci vogliono 1 tazza d’acqua e ½ di foglie verdi tritate grossolanamente, bollite per 1-2 minuti senza sale e poi filtrate. Vanno praticamente bene tutte le foglie verdi (cavoli, broccolo, cavolfiore, foglie delle carote, dei ravanelli, i porri, le cime di rapa, il prezzemolo e persino l’insalata), tranne quelle degli spinaci e delle biete, troppo ricche di ossalati di calcio. Se ne possono bere 1-2 tazze al giorno, meglio caldo e a stomaco vuoto. Se bevuto 10 minuti prima dei pasti aiuta a ridurre eventuali gonfiori alla pancia. Le foglie cotte possono poi essere recuperate in un minestrone, in una padellata di verdure etc. zuccherare si può optare per il malto di riso (non sciroppo): si usa come lo zucchero bianco, aggiungendolo al caffè, ma anche a torte. Infine meglio bandire cibi eccitanti o stimolanti come caffè, tè, cacao, cibo o spezie piccanti, che causano infiammazione e sono difficili da digerire, così

Adriano Merigo

come tutte le bevande alcoliche che affaticano il fegato e rallentano la digestione (il classico amaro digestivo non fa altro che peggiorare lo stesso processo…). QUALI SONO INVECE GLI ALIMENTI E LE BUONE ABITUDINI CHE AIUTANO A DEPURARSI? Cominciamo dalle buone abitudini. La prima è masticare bene: ogni boccone andrebbe masticato da un minimo di 40 volte fino a 100 per attivare la digestione e quindi evitare di sovraccaricare lo stomaco. Fondamentale per facilitare l’eliminazione delle tossine, poi, è bere molti liquidi, tra acqua, tisane, infusi di erbe (ad esempio con semi di finocchio e anice, semi di cardamomo, radice di liquirizia e sedano). Si può iniziare la mattina con un bicchiere di acqua tiepida con succo di zenzero, radice le cui virtù disintossicanti sono note fin dall’antichità. Per quanto riguarda invece i cibi “detox”, via libera a tutte le verdure (tranne le solanacee come pomodori, melanzane, peperoni). La cicoria, ad esempio, ha virtù diuretiche, lassative e depurative, mentre il carciofo ha la proprietà di favorire la produzione di bile e aiuta il processo digestivo. In ogni caso tutte le verdure a foglia verde, grazie alla clorofilla agevolano la depurazione e contribuiscono all’eliminazione delle tossine nel sangue. Preziosa è poi la frutta. In

questo periodo la mela la fa da regina, meglio se cotta. Contiene sostanze in grado di prevenire il tumore epatico e la pectina che aiuta le funzionalità digestive. Anche i legumi, in particolare ceci, fagioli, lenticchie, sono ottimi depuratori del fegato e dell’organismo, che andrebbero mangiati almeno 3 volte la settimana, ad esempio al posto della carne (forniscono un elevato apporto proteico). Quanto ai cerali, a cui abbiamo accennato sopra, l’ideale sono quelli integrali: contengono vitamine e sali minerali oltre a tutti i macronutrienti che servono al nostro organismo e hanno la capacità di migliorare la funzionalità del fegato. In associazione all’alimentazione, esistono, infine, principi fitoterapici venduti liberamente sotto forma di integratori, anche se, seguendo un’alimentazione corretta, non sono necessari. Meglio rimedi che fanno parte della “terapia alimentare” e si possono preparare direttamente sui fornelli di casa, come il brodo di foglie verdi (vedi box). - Le proprietà degli alimenti e le ricette che trovate in questo articolo sono state fornite dalla Naturopata Antonella Crotti esperta in terapia alimentare e corsi di cucina naturale che collabora con il Dottor Negrini -

Bergamo Salute

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IN SALUTE

ALIMENTAZIONE

BANANA

7 buoni motivi per mangiarla a cura di VIOLA COMPOSTELLA

L

a banana è un frutto ritenuto, a torto, da evitare perché troppo ricco di zuccheri e calorie (quasi 90 kcal per 100 g contro le 50 della media dei frutti) e quindi poco indicato nella diete. La realtà però è ben diversa. È vero che contiene zuccheri, non però in misura eccessiva o dannosa per la linea. Inoltre fornisce molte sostanze preziose per la nostra salute. Insomma è un concentrato di virtù, che può a pieno titolo rientrare anche in un’alimentazione ipocalorica, ad esempio a colazione o come spuntino a metà mattina o pomeriggio. «La sua consistenza ricca di fibre la rende un frutto saziante e soprattutto poco appetibile, nel senso che è molto difficile avere voglia di mangiare una seconda banana, una dopo l'altra. In altre parole è molto difficile

… SENZA METTERE A RISCHIO LA LINEA

abbuffarsi di banane, cosa che non si può dire di altri tipi di frutta» conferma il dottor Adrian Fabio Zanoli, biologo nutrizionista. «Inoltre, la banana si presta molto bene, sempre per la sua consistenza fibrosa, a essere impiegata per budini o frullati, dando sazietà e soddisfacendo la voglia di dolce. Una banana da 120 grammi, di medie dimensioni, non ha che 80-100 kcal ed è dunque un ottimo spuntino (meglio scegliere banane mature più facili da digerire)». Vediamo allora più nel dettaglio perché possiamo, anzi dovremmo, mangiarla (a eccezione di chi ha problemi renali, per via del suo eccesso di potassio, e di chi è diabetico, ricordando che man mano che la banana matura acquisisce un indice abbastanza elevato di zuccheri).

INFORM

(COMPO

1.

È ALLEATA DEGLI SPORTIVI Gli zuccheri contenuti in questo frutto la rendono particolarmente indicata per gli sportivi. «Consumata anche 40-50 minuti dopo l’attività fisica è utile per rifornire di glicogeno e nuova energia i muscoli stanchi» osserva il dottor Zanoli. «Inoltre, il potassio aiuta a contrastare efficacemente la comparsa dei crampi».

2.

È AMICA DELLA PELLE E NEMICA DELLA CELLULITE «La polpa della banana, essendo ricca di vitamina A, vitamina B1, vitamina B2, vitamina C, vitamina PP e, seppur in misura minore, di vitamina E, di sali minerali (calcio, fosforo, ferro e potassio) e di carboidrati, ha proprietà nutrienti, remineralizzanti

AZIONI N

SIZIONE

PER 100

Energia

UTRIZION

GR DI PA

Acqua 89 kcal

74.91 g rati Fibre 22.84 g 2.6 g Lipidi tota li (grassi) 0 .33 g Zuccheri , totali 12.23 g Grassi sa turi, tota li 0.112 g Proteine 1.09 g Carboid

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ALI

RTE EDIB

ILE)


e stimolanti per la pelle» continua il biologo. La vitamina C, ad esempio, contribuisce a mantenere l’elasticità attraverso la produzione di collagene e protegge dai radicali liberi che portano all’invecchiamento precoce. Il potassio, invece, contribuisce a migliorare la circolazione sanguigna, ossigenando meglio la pelle e dandole un aspetto più “fresco”. Come se non bastasse, aiuta anche a prevenire la cellulite. In parte il merito è ancora del potassio, che “regola” il livello di sodio nell'organismo, ma anche di fibre idrosolubili come le pectine, che hanno la capacità intrappolare ed espellere le particelle tossiche che favoriscono la comparsa dell’inestetismo.

3.

AIUTA AD ALLEVIARE BRUCIORI DI STOMACO Mangiata fresca, aiuta ad alleggerire i disturbi digestivi, come bruciori di stomaco o reflusso gastroesofageo. «La polpa ha la capacità di stimolare le cellule della mucosa gastrica, aumentando la secrezione di fattori protettivi contro gli acidi gastrici, riducendo l'irritazione delle mucose e favorendo persino la cicatrizzazione di piccole ulcere. Per questo svolge anche una funzione protettiva nei confronti di farmaci cosiddetti gastrolesivi come l'aspirina» dice il dottor Zanoli.

4.

FAVORISCE IL RELAX E MIGLIORA L’UMORE Sempre grazie al potassio, la banana svolge un’azione miorilassante (rilassante sui muscoli), sedativa e stabilizzante del tono dell’umore. «La buccia della banana, spesso, si riempie di piccole chiazze scure: è un normale processo di maturazione dovuto alla produzione di serotonina, il neurotrasmettitore del benessere, da parte di un aminoacido chiamato triptofano presente nella buccia» spiega il biologo. «Da qui la teoria secondo cui la banana possa vantare blande proprietà antidepressive naturali».

5.

È UN “RICOSTITUENTE” NATURALE DOPO UN’INFLUENZA Grazie al suo notevole contenuto di zuccheri, sali e vitamine costituisce un alimento ideale per chi è deperito o convalescente, oltre che nelle diarree infantili. «Un pasto composto da yogurt intero, banane e fragole può essere una valida associazione in persone con inappetenza e gastralgia per aver usato aspirina durante una sindrome influenzale» suggerisce l’esperto. «In questo caso lo yogurt ripristina la normale flora batterica intestinale, le banane proteggono la mucosa infiammata dello stomaco; infine le fragole stimolano il metabolismo per il loro contenuto di iodio, ferro e vitamina C».

6.

HA UN’AZIONE PREVENTIVA CONTRO IL CANCRO La banana giocherebbe un ruolo anche nella prevenzione del cancro. «Secondo una ricerca di un gruppo di università giapponesi, la banana completamente matura con la buccia scurita fa sì che si attivino delle cellule immunologiche di difesa, ossia neutrofili e macrofagi, responsabili della produzione di una sostanza chiamata TNF alfa, essenziale per combattere il cancro» osserva il biologo.

7.

ABBASSA IL COLESTEROLO E REGOLA LA PRESSIONE La banana è amica anche del cuore e dell’apparato cardiovascolare. «Per il suo contenuto di pectine (superiori a quelle presenti nella mela), può contribuire a ridurre il tasso di colesterolo con sangue» continua l’esperto. «Grazie al potassio, inoltre, è utilissima anche a chi ha problemi di ipertensione». Il potassio infatti non solo, come abbiamo già visto, aiuta a contrastare l’effetto del sale nel corpo, ma migliora la funzionalità dell’endotelio, cioè il tessuto che riveste internamente i vasi sanguigni e produce sostanze vasodilatatrici importanti per mantenere la pressione bassa.

LA DIETA DELLA BANANA Si chiama Asa Banana, più o meno la dieta della banana mattutina, ed è l’ultima moda “made in Japan”. Un fenomeno di successo trasformatosi in pochi mesi in una vera e propria mania collettiva, non solo in Giappone. Come spesso succede per le diete che trovano più consenso, ha due punti fondamentali: pochissime regole e tantissime promesse, ovvero il vecchio e caro desiderio di dimagrire senza fatica. In pratica basterebbe mangiare soltanto una o più banane crude a colazione. Gli altri pasti sono assolutamente liberi, con le sole indicazioni di non cenare mai dopo le otto di sera e evitare il dolce. Gli alimenti zuccherosi e il cioccolato sono invece concessi a metà mattina o a metà pomeriggio, in quantità moderate, come per il vino e la birra. Il fenomeno sta ora sbarcando anche in Italia. Ma funziona davvero? «Se i chili di troppo sono più di due o tre, l’unica soluzione realmente efficace è quella di seguire una dieta ipocalorica bilanciata, studiata da un professionista sulla base delle proprie esigenze e caratteristiche» avverte il dottor Zanoli.

DOTT. ADRIAN FABIO ZANOLI Biologo Nutrizionista - PRESSO LA CASA DI CURA HABILITA DI ZINGONIA -

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IN ARMONIA

PSICOLOGIA

LA PAURA?

Non mi fa (più) paura

- SPECIALISTA IN PSICOLOGIA CLINICA A BERGAMO -

a cura di VIOLA COMPOSTELLA

M

alattie, fallimenti, cambiamenti ma anche oggetti specifici come ragni o serpenti. Sono tante e diverse le “fonti” che possono scatenare la paura in ognuno di noi. Un’emozione forte che a volte può paralizzare o spingere a comportamenti irrazionali. Ma non sempre. In alcuni casi infatti può trasformarsi anche in una spinta positiva. Pensiamo, ad esempio, alla paura di ammalarci: se “vissuta” nel modo corretto può aiutarci ad essere più costanti e motivati nel seguire uno stile di vita sano per limitare i rischi. «La paura è un’emozione, al pari della felicità, della sorpresa, della rabbia,

PERCHÉ, IMPROVVISAMENTE, A UN CERTO PUNTO DELLA VITA, SI MANIFESTA UN ATTACCO DI PANICO? UN’INCOMPLETA RISOLUZIONE DEL CONFLITTO TRA DIPENDENZA E SPINTA ALL’INDIPENDENZA SONO ASPETTI CHE SI OSSERVANO DI FREQUENTE NEI PAZIENTI CON ATTACCHI DI PANICO, CHE SPESSO MANIFESTANO IL DISTURBO IN MOMENTI EVOLUTIVI PARTICOLARI, COME IL PASSAGGIO DALLE SCUOLE SUPERIORI ALL’UNIVERSITÀ, L’ENTRATA NEL MONDO DEL LAVORO, IL MATRIMONIO. 26

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DOTT.SSA MARIA RITA MILESI Psicologa e Psicoterapeuta

della tristezza. Tuttavia, è una delle emozioni più biasimate: ciascuno di noi tende a considerarla un evento negativo e spiacevole, un ostacolo, dimenticando la sua importantissima funzione cosiddetta adattiva» spiega la dottoressa Maria Rita Milesi, psicologa e psicoterapeuta. «La paura, infatti, è un segnale di allarme che ci consente di reagire a una situazione di pericolo. La rapida attivazione di particolari strutture cerebrali (in particolare il sistema limbico), stimola, tra gli altri, il sistema cardiovascolare: il cuore batte più rapidamente e il sangue fluisce verso i grandi muscoli scheletrici, come quelli delle gambe, rendendo così più facile l’attacco o la fuga. Viene sollecitata la secrezione di ormoni, che mettono l’organismo in uno stato generale di allerta, preparandolo all’azione e fissando l’atten-

zione sulla minaccia che incombe per valutare quale sia la risposta migliore. Nel processo evolutivo, dunque, la paura riveste un’importanza particolare, poiché più di ogni altra emozione è essenziale per la nostra sopravvivenza. Più che eliminarla, quindi, bisognerebbe imparare a gestirla». UN SENTIMENTO CONTAGIOSO La paura è contagiosa, poiché l’uomo vive in gruppo: se qualcuno percepisce una minaccia, la trasmette agli altri. «Spesso l’allarme che scatta, invece di essere elaborato allo scopo di trovare una soluzione adeguata per fronteggialo, si trasforma in panico incontrollabile (pensiamo a cosa succede nel caso di un incendio in uno spazio chiuso e affollato)» continua l’esperta. «Nella massa l’emotività diviene intensa, aumenta la sugge-


stionabilità, le valutazioni diventano superficiali. Basti pensare a quanto timore (spesso ingiustificato) hanno generato l’influenza Aviaria, la SARS, la Suina e oggi il virus Ebola». QUANDO DIVENTA SOFFERENZA Ogni persona affronta tante paure nel corso della vita: nell’infanzia la paura del buio, di andare a scuola e di allontanarsi dai genitori, più avanti la paura di crescere, dell’ignoto, di amare, della solitudine, della malattia, della morte. «Talvolta la paura può farsi molto intensa e persistere nel tempo, fino ad assumere i caratteri di una vera e propria malattia, come nel caso delle fobie (fobia del sangue, delle altezze, di alcuni animali, etc.), degli attacchi di panico, del disturbo ossessivo-compulsivo». COME TRASFORMARLA DA NEMICA AD AMICA Come accennato, la paura non è qualcosa da “vincere”, da “superare”, bensì andrebbe accettata come parte integrante della natura

umana. «Non teme nulla solamente chi non è in grado di valutare correttamente le situazioni. Quando di fronte a un evento minaccioso la paura è minima o addirittura assente, le conseguenze possono essere drammatiche, come nel caso della guida spericolata» osserva la psicologa. «Inevitabilmente la vita ci mette costantemente di fronte a problemi e preoccupazioni che generano sentimenti spiacevoli: integrare e armonizzare dentro di sé le proprie ansie è la chiave del proprio equilibrio emotivo». Ma come fare? «Nel caso di paure collettive percepite come incontrollabili (quali attacchi terroristici, Ebola, etc.) è necessario affidarsi a informazioni corrette e fondate dal punto di vista scientifico, soprattutto oggi, nell’era di Internet. A fronte di paure personali, invece, il primo passo è quello dell’autoconsapevolezza e dell’ascolto di sé: riconoscere la presenza di fonti di preoccupazione impedisce l’innescarsi di un circuito negativo che autoalimenta la

paura. La parola d’ordine è “evitare l’evitamento”: i comportamenti adottati per sfuggire a quanto percepito come minaccioso incrementano il senso di inadeguatezza della persona ad affrontare situazioni di vita anche semplici» spiega la dottoressa Milesi. Ci sono poi alcune tecniche di rilassamento, come il training autogeno, che permettono di intervenire sulla componente fisiologica dell’ansia, per alleviare sintomi come batticuore, respiro affannoso, tensione muscolare, attraverso esercizi di respirazione e di rilassamento. «Anche la psicoterapia può essere uno strumento prezioso per guardare dentro di sé e individuare il “senso” della paura, ossia la ragion d’essere di quella specifica paura per quella singola persona (c’è chi teme i ragni, chi gli aghi, chi viaggiare in aereo etc.), dando voce e traducendo, piuttosto che zittire o correggere, ciò che l’esperienza intima propone. Nei casi più gravi, infine, sarà probabilmente necessario integrare un intervento farmacologico» conclude la dottoressa Milesi.

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IN ARMONIA

COPPIA

DISFUNZIONI SESSUALI serenità a rischio per quasi 1 coppia su 2 I rimedi? Non solo farmaci. Bisogna “curare” anche le difficoltà psicologiche alla base o che ne derivano a cura di ELENA BUONANNO

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econdo recenti dati diffusi dalla SIAMS (Società Italiana di Andrologia Medica e Medicina della Sessualità)13 milioni di donne italiane e 11 milioni di uomini sono insoddisfatti sessualmente a causa di rapporti sempre più sporadici, veloci e inappaganti. Le motivazioni, certo, possono essere varie e diverse ma un ruolo “pesante” è giocato dalle cosiddette disfunzioni sessuali, sia maschili sia femminili, ovvero l’incapacità o impossibilità di portare a termine un rapporto sessuale in modo soddisfacente. Condizioni che possono mandare in tilt il benessere e la serenità non solo del singolo partner ma della coppia. Già, perché, che riguardino lei o lui questi disturbi finiscono inevitabilmente per provocare “effetti collaterali” sull’altro/a. Se ad esempio lui ha una disfunzione erettile, non è difficile che lei lamenti vaginismo o dolore durante la penetrazione. Quando lui soffre di eiaculazione precoce lei quasi certamente avrà problemi di anorgasmia. Anche se, infatti, in molti casi esistono cause organiche e fisiologiche, la com-

ponente psicologica rappresenta una fetta importante del problema: a volte, soprattutto tra i giovani, stress e ansia sono le uniche cause, altre volte una concausa che si somma al problema fisiologico. In ogni caso il rischio è che si instauri un circolo vizioso nel quale le difficoltà psicologiche contribuiscono ad aggravare progressivamente quelle “fisiche”, creando ulteriore ansia e frustrazione in entrambi i partner. Il primo passo per uscirne è vincere inutili imbarazzi e sensi di colpa. Con il proprio partner innanzitutto e con specialisti che possano indirizzare verso la corretta terapia (farmacologica e/o non farmacologica). «Le cause possono essere sia di natura fisica sia psicologica, perciò è opportuno che la persona si rivolga al proprio medico con il quale valutare il percorso diagnostico più opportuno» conferma il dottor Corrado Scioscioli, psicologo, psicoterapeuta e sessuologo. «In particolare l’iter prevede accertamenti clinici e un inquadramento psicologico. Completata questa fase e identificata la causa della disfunzione, sarà poi possibile orientare

UNA BUONA SALUTE SESSUALE, E QUINDI UNA VITA DI COPPIA SODDISFACENTE, È RICONOSCIUTA COME PARTE INTEGRANTE DELLA QUALITÀ DI VITA DELLE PERSONE ANCHE DALL’ORGANIZZAZIONE MONDIALE DELLA SANITÀ 28

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la persona verso lo specialista più adatto a risolvere il problema. Oltre al proprio medico di base, gli specialisti coinvolti nella valutazione diagnostica e nel percorso terapeutico sono principalmente il ginecologo, l’urologo-andrologo e lo psicologo-sessuologo». QUALI SONO, DOTTOR SCIOSCIOLI, LE DISFUNZIONI PIÙ DIFFUSE? Per gli uomini l’eiaculazione precoce e il deficit erettivo, mentre per le donne l’anorgasmia (cioè l’impossibilità di raggiungere l’orgasmo) e il vaginismo (una contrazione involontaria della muscolatura dell’area genitale che rende difficile o impossibile la penetrazione) accompagnata da dispareunia (dolore durante il rapporto). Queste difficoltà possono presentarsi fin dall’inizio della vita sessuale (disfunzioni sessuali primarie) oppure dopo un periodo di vita sessuale normale e soddisfacente (disfunzioni sessuali secondarie). E QUALI LE CAUSE PSICOLOGICHE CHE PIÙ FREQUENTEMENTE PORTANO A QUESTI PROBLEMI? Fattori familiari, ansia da prestazione, conflittualità di coppia o un errato approccio alla sessualità. Il compito del sessuologo è quello di valutare le componenti psicologiche che potrebbero essere responsabili dell’insorgenza del problema.


LE CAUSE PIÙ COMUNI

MA CHI IN GENERE SI RIVOLGE AL SESSUOLOGO? LA COPPIA O UNO SOLO DEI PARTNER? Di solito è la donna. In ogni caso, quando possibile, è opportuno cercare di coinvolgere entrambi i membri della relazione per poter meglio valutare le cause e i vissuti di tutti e due, affinché la soluzione della difficoltà sessuale possa essere parte di un’evoluzione positiva della relazione di coppia. Spesso infatti dietro una disfunzione sessuale possono celarsi dubbi, conflitti, paure non solo nel “portatore” della disfunzione, ma anche nel partner. Il silenzio rappresenta, da questo punto di vista, il peggior nemico della coppia che, soprattutto con il passare del tempo, sceglie un continuo rimando carico di tensione pur di non affrontare il rischio di mettere in crisi l’assetto raggiunto. Spesso infatti, chiedono aiuto persone che raccontano di soffrire di una insoddisfacente sessualità da molti anni, senza avere mai cercato rimedio, pensando che con il passare del tempo il problema si sarebbe risolto naturalmente. Cercare di uscire da questo meccanismo di silenzio è la strada per ritrovare l’armonia necessaria per il benessere sessuale e affettivo della coppia.

PER LUI • Disfunzione erettile (DE) Persistente incapacità, per almeno tre mesi, a raggiungere e/o a mantenere un’erezione sufficiente a condurre un rapporto soddisfacente. Le cause possono essere psicologiche e/o organiche, anche se in molti casi i due fattori possono combinarsi. Tra quelle organiche: malattie vascolari (ipertensione, diabete, arteriosclerosi etc.); malattie croniche; malattie neurologiche (Parkinson, Alzhaimer, sclerosi multipla); alterazioni ormonali; interventi di prostatectomia radicale; obesità, stile di vita (sedentarietà, fumo, alcolismo, abuso di droghe). Tra i fattori psicogeni: problemi di coppia, stress, depressione e/o ansia. Colpisce almeno un uomo su 3 fra i 40 e i 70 anni. • Eiaculazione precoce Eiaculazione che si manifesta fuori controllo prima che si abbia la possibilità di avere un rapporto soddisfacente per sé e/o per la partner. Può insorgere a ogni età e avere diverse cause: infiammazioni di prostata, uretra, testicoli o vescicole seminali; anomalie dell’organo genitale maschile; pene troppo sensibile, cause neurologiche, malattie sistemiche, cause iatrogene (da assunzione di farmaci). La componente psicologica è sempre causa diretta o concausa (ansia da prestazione, paura di una gravidanza, delle malattie sessualmente trasmesse, dell’emozione coitale, timore di perdere l’erezione). Ha un’incidenza superiore al 20% della popolazione maschile adulta.

PER LEI • Vaginismo Reazione condizionata in cui dolore e paura si associano ai tentativi di penetrazione vaginale. Può instaurarsi in seguito a un dolore fisico e/o a uno stato di angoscia psicologica che la donna ha correlato con un rapporto sessuale. I fattori fisici presi in considerazione più frequentemente come causa sono: eccessiva rigidezza dell’imene, resti imenali dolorosi, endometriosi, malattie infiammatorie delle pelvi, atrofia senile della vagina, tumori pelvici, etc.. Riguarda circa 1 milione di donne in Italia. • Anorgasmia Persistente o ricorrente ritardo, o assenza, dell’orgasmo anche se preceduto da una fase congrua di eccitazione sessuale. Le cause possono essere di natura biologica (carenza di steroidi sessuali, danni al nervo pudendo post-chirurgici), psicologica e relazionale. Tra le più frequenti: restrizioni culturali, mancanza di un’educazione, durante gli anni formativi, finalizzata a valorizzare la soddisfazione dei bisogni e dei piaceri, mancanza di conoscenza dell’anatomia e fisiologia, mancanza di dialogo sulle sensazioni e i comportamenti sessuali. Colpisce circa 4 milioni e mezzo di donne. Fonte: www.siams.info

DOTT. CORRADO SCIOSCIOLI Sessuologo, Psicologo e Psicoerapeuta - PRESSO LO STUDIO DI PSICOLOGIA RELAZIONALE DI MOZZO -


IN FAMIGLIA

DOLCE ATTESA

SECONDA GRAVIDANZA:

DOTT. FRANCESCO CLEMENTE Specialista in Ostetricia e Ginecologia

cosa cambia?

- PRESSO L'OSPEDALE M.O.A. LOCATELLI DI PIARIO -

Non solo la mente, ma anche il corpo, possono “reagire” in modo diverso al secondo figlio. Vediamo come a cura di MARIA CASTELLANO

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uando si è alla seconda gravidanza l’approccio psicologico è diverso. Si sa cosa aspettarsi e questo potrebbe rivelarsi un vantaggio per gestire e controllare con maggiore facilità i nove mesi e il momento del parto. Dolori alla schiena, senso di nausea, durata del travaglio, taglio cesareo: viene spontaneo pensare che l’attesa e il parto si svolgeranno esattamente come la prima volta. Se però la prima gravidanza è stata problematica può insorgere la paura di dover riaffrontare i problemi e i disagi della prima volta. «In realtà ogni gravidanza ha una storia a sé, quindi è assolutamente inutile concentrare i timori sui disturbi che hanno tormentato per il primo figlio» osserva il dottor Francesco Clemente, ginecologo. Cerchiamo allora di capire, insieme al nostro esperto,

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Bergamo Salute

quali possono essere le differenze tra una prima gravidanza e quelle successive. PANCIA Se dopo il concepimento del vostro primo figlio avete incominciato ad avere un pancione evidente soltanto intorno al quinto mese, per la seconda gravidanza potrete vederlo anche molto prima, probabilmente già intorno al terzo/quarto mese di gestazione. «Questo accade perché i muscoli addominali sono diventati più “morbidi” e si adattano più facilmente alle modificazioni del corpo, sebbene le dimensioni dell’utero rimangano le stesse. Infatti le sue dimensioni aumenteranno di mese in mese, gradualmente, proprio come la prima volta» spiega il ginecologo.


DISTURBI DELLA GRAVIDANZA Nausea, mal di schiena, gonfiori, vene varicose compariranno ancora? «Non necessariamente. Esiste una grande variabilità riguardo ai malesseri della PARTO CESAREO gravidanza, soprattutto per quanto riguarda la ANCHE loro intensità. Così, per esempio, può accadere LA SECONDA VOLTA? che una donna che abbia sofferto di nausea, Tante donne che hanno fatto nascere il primo durante la seconda gestazione sia quasi figlio con parto cesareo domandano se dovranno del tutto risparmiata da questo tipo di sottoporsi allo stesso intervento anche per la nascita inconveniente. Il discorso cambia per del secondogenito. In senso generale è possibile partorire varici, emorroidi, incontinenza urinanaturalmente dopo un taglio cesareo ma contano molto ria: si tratta di disturbi per i quali, le motivazioni che hanno indotto quest'ultimo. Sicuramente solitamente, si ha una predisposiqualche rischio in più esiste. Scegliere il tipo di parto, dopo zione e nelle gravidanze successive, un precedente cesareo, non significa soltanto interpretare le purtroppo, tendono a ripresentarsi» informazioni sul rischio ma anche valutare i fattori sociali, emocontinua l’esperto. zionali o semplicemente organizzativi e pratici che portano alla scelta. Studi hanno confermato che la donna preferisce MOVIMENTI DEL FETO avere informazioni personalizzate sull’assistenza, piuttosto Quando si aspetta il primo bambiche incentrate soltanto sui benefici e i rischi delle modano, i movimenti del feto, descritti dalla lità di parto. Le informazioni cliniche sono comunque mamma come uno sfarfallio, si avvertoritenute necessarie per una scelta consapevole. no di solito intorno alla 20esima-22esima Ma ogni caso va valutato singolarmente con il settimana di gravidanza. «Con la seconda ginecologo e i medici della struttura nella gravidanza, invece, è facile che la mamma posquale si partorirà. sa cominciare ad avvertire qualcosa già verso la 16esima-18esima settimana di gestazione» dice l’esperto. «L’utero, infatti, è un po’ più sensibile e inoltre, avendo già provato questa sensazione, la mamma riesce a riconoscerla con maggiore facilità». PATOLOGIE DELLA GRAVIDANZA Anche se, come detto, ogni gravidanza ha una storia a sé ben precisa, ci sono alcune patologie che aumentano in termini di rischio con l'aumentare del numero delle gravidanze. «Il rischio di aborto spontaneo (valutato intorno al 20 % di tutte le gravidanze) aumenta generalmente con l'aumentare dell'età materna e di conseguenza in una seconda gravidanza rispetto ad una prima. Lo stesso discorso per le malattie cromosomiche (ad esempio come la Sindrome di Down). Il diabete della gravidanza per esempio potrebbe ripresentarsi in una seconda gravidanza se ne abbiamo sofferto nella prima. Cosi come la gestosi (patologia della gravidanza nella quale, tra le tante cose, vi è un' aumento della pressione arteriosa) può ripresentarsi anche nella seconda gravidanza» avverte il dottor Clemente.

POSIZIONE PODALICA «Non sempre è chiaro il motivo per cui un bambino si posiziona al contrario ovvero con la testa in alto. Se questo è dovuto, per esempio, a una conformazione particolare dell’utero materno, è possibile che anche il secondogenito si presenti podalico» osserva il ginecologo. Se, però, non c’era apparentemente alcuna causa oppure questa era contingente, come un cordone ombelicale troppo corto che impediva al feto di mettersi con la testa in basso, non è detto che questa si ripresenti.

TENSIONE UTERINA È quella tensione di peso al basso ventre che si avverte nel corso del terzo trimestre, uno dei segni che la gravidanza è quasi giunta al termine. «Nella seconda gravidanza questa sensazione potrebbe presentarsi con un po’ di anticipo, perché i muscoli del pavimento pelvico sono meno tonici e quindi sono anche meno in grado di contrastare il peso del bambino» spiega l’esperto.

TRAVAGLIO Generalmente il travaglio nelle seconde gravidanze è più corto e i tempi risultano dimezzati. «Questo significa che se una donna, nella gravidanza precedente, aveva affrontato un travaglio di parto di nove ore, con il secondo potrebbe partorire in tempi certamente più brevi. E se non intervengono complicazioni, anche la fase espulsiva sarà più breve» conclude il dottor Clemente.

DURATA La durata della gestazione è variabile. Soltanto nel caso di nascita pretermine nella prima gravidanza (cioè prima della trentasettesima settimana) esiste il rischio che questa situazione si possa ripresentare.

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IN FAMIGLIA

BAMBINI

DOTT.SSA ERMINIA FERRARI Esperta in Omeopatia Pediatrica

Mani-Piedi-Bocca

CONOSCIAMOLA MEGLIO Malattia infettiva dal nome stravagante, è tra le più diffuse nei bambini dell’asilo e delle scuole primarie. Per fortuna, però, non è pericolosa a cura di ELENA BUONANNO

S

i manifesta con bollicine acquose piccole e simili a quelle della varicella, localizzate però solo su mani e piedi e intorno alla bocca. È la Mani-Piedi-Bocca (Hand, Foot and Mouth in inglese o HFM), malattia infettiva dal nome curioso, molto comune e diffusa soprattutto nei bambini al di sotto dei 10 anni. Anche se in genere spaventa molto le mamme, in realtà si tratta di un’infezione banale e con pochi rischi. Nei bambini, infatti, le complicanze sono rarissime e sono le stesse di tutte le malattie infettive, ovve-

PER CERTI VERSI SIMILE ALLA VARICELLA, POICHÉ SI PRESENTA ANCH’ESSA CON MACCHIE E BOLLICINE, LA MALATTIA MANI-PIEDIBOCCA, SI DISTINGUE IN PARTICOLARE PER LA TIPICA DISTRIBUZIONE DELLE LESIONI, COME SUGGERISCE IL NOME DELLA MALATTIA 32

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ro forme con complicanze neurologiche (le forme più gravi si presentano negli adulti, perciò occorre fare attenzione soprattutto nelle donne in gravidanza). Ma perché viene? Come si trasmette? E come affrontarla? Ce lo spiega la dottoressa Erminia Ferrari, esperta in omeopatia pediatrica. DOTTORESSA FERRARI, DI CHE TIPO DI MALATTIA SI TRATTA? La Mani-Piedi-Bocca è una malattia infettiva che fa parte del gruppo delle malattie esantematiche (che si manifestano cioè con esantema, eruzione cutanea), causata il più delle volte da un virus che ha un nome quasi impronunciabile, Coxsackie, e più raramente da altri virus appartenenti alla famiglia degli Enterovirus (la seconda famiglia più comune nell’uomo dopo i rinovirus, responsabili della malattie da raffreddamento). Una volta entrato nell’organismo, dopo un periodo di incubazione di circa una settimana, compaiono i sintomi, cioè macchie, che si localizzano inizialmen-


te intorno alla bocca o anche internamente sulla mucosa e poi, nell’arco di due giorni, sui palmi delle mani e sulle piante dei piedi (possono però essere presenti anche lungo l’avambraccio e la gamba, fino al ginocchio, oltre che sul sederino). Talvolta prima delle macchie possono comparire malessere generalizzato, febbre moderata intorno ai 38°C e dolori addominali e diarrea. Le macchie poi evolvono in bollicine piene di liquido e infine, seccandosi, in crosticine destinate a cadere da sole. Tutto questo processo dura in genere una settimana. MA LE MACCHIE DANNO FASTIDIO COME QUELLE DELLA VARICELLA? Anche se a volte possono causare prurito, in genere, le macchie causate dalla Mani-Piedi-Bocca non danno particolare fastidio. Fanno eccezione, però, le lesioni contornate da un alone rosso vivo sulla mucosa della bocca (enantema): a volte possono diventare dolorose e quindi causare inappetenza e difficoltà a mangiare. COME SI PRENDE? Come tutte le forme virali, il contagio avviene per contatto diretto con secrezioni nasali e saliva di pazienti nella prima settimana di malattia, quindi parlando, starnutendo, tossendo, scambiandosi i giochi, oppure con contatto orale di feci di pazienti anche dopo un mese dalla guarigione (non viene trasmessa dagli animali, come alcuni pensano). Nelle strutture comuni-

tarie, come gli asili e la scuola primaria la Mani-PiediBocca può essere facilmente trasmessa a più soggetti ed essere, quindi, causa di piccole epidemie. Per prevenire il contagio, quindi, è opportuno utilizzare banali forme igieniche, quelle che vengono comunemente consigliate in tutte le altre forme virali, come lavarsi accuratamente le mani ed evitare il contatto orale con le feci dei piccoli pazienti. Inoltre è meglio evitare di rompere le bolle, perché questo favorisce il contagio. UNA VOLTA CHE COMPAIONO I SINTOMI COSA SI PUÒ FARE? Non c’è una cura specifica Mani-Piedi-Bocca. In genere si risolve da sola. Tuttavia è sempre bene consultare il proprio pediatra di fiducia per ricevere i consigli più adatti al caso, in genere paracetamolo per la febbre e i dolori addominali, fermenti lattici e idratazione per la diarrea, prodotti lenitivi orali per le lesioni in bocca e topici per la pelle per l’eventuale prurito. Essendo una malattia contagiosa il rientro a scuola o negli asili può avvenire quando l’esantema scompare e inizia la fase delle “crosticine”, segno che l’infezione è in via di risoluzione e non si è più contagiosi. In ogni caso, comunque, dipende dalle regole stabilite dalla scuola o asilo. MA SI PUÒ RIPRENDERE ANCHE IN ETÀ ADULTA? Sì, anche se è raro: il paziente già colpito rimane comunque sensibile agli altri ceppi responsabili della malattia.

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FITNESS

SERGIO MONACI Maestro di sci - A BRANZI, VALLE BREMBANA -

SCI DI FONDO UNA MONTAGNA DI BENESSERE

per corpo e mente a cura di ALESSANDRA PERULLO

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er anni considerato uno sport esclusivamente agonistico o per pochi appassionati, di serie B rispetto allo sci da discesa, il fondo oggi sta prendendo piede sempre di più tra gli amatori, anche tra quelli più giovani. Una disciplina dagli innumerevoli benefici psicofisici, l’ideale per affrontare l’inverno all’insegna del benessere. Conosciamola meglio con l’aiuto di Sergio Monaci, maestro di sci. È UNO SPORT PER TUTTI? Lo sci di fondo, contrariamente a quanto molti pensano, è un’attività assolutamente adatta a chiunque. È infatti una disciplina paragonabile alla camminata, quindi, salvo poche eccezioni, alla portata di tutti. Quanto alla convinzione, ancora diffusa, che sia eccessivamente faticoso è da sfatare: bisogna distinguere, come per ogni sport, tra gara e pratica amatoriale. Purtroppo, siamo abituati a parlarne solo in ambito agonistico, che, per ovvi motivi, richiede un notevole dispendio energetico, escludendo invece un approccio differente a uno sport che, anche praticato a livello amatoriale, apporta moltissimi benefici.

LO SCI DI FONDO È UNO SPORT INVERNALE, APPARTENENTE AL GRUPPO DI SPORT DELLO SCI NORDICO, MOLTO POPOLARE NEI PAESI NORDICI, NELLE REGIONI ALPINE E NEL CANADA. 34

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QUALI SONO QUESTI BENEFICI? Se praticato in modo regolare, i benefici fisici sono notevoli: tonifica i muscoli di gambe, braccia e glutei; migliora l’attività respiratoria; stimola il sistema cardiocircolatorio e migliora la forza e la resistenza; migliora la coordinazione e, non da ultimo, favorisce la perdita di calorie. Dal punto di vista mentale, essendo un’attività praticata in scenari naturali incantevoli, aiuta a combattere lo stress, libera la mente ed è un toccasana sotto tutti i punti di vista. Si può definire uno sport completo quanto il nuoto e, soprattutto, un’ottima palestra all’aria aperta. È NECESSARIA UNA PREPARAZIONE SPECIFICA PER AVVICINARSI A QUESTO TIPO DI SCI? Come per tutti gli sport è importante essere graduali, sia per quanto riguarda l’impegno fisico sia la difficoltà dei percorsi. Per non rischiare basta cominciare con un maestro, che, chiaramente, partirà dalle piste facili, per educare il corpo dell’allievo alla coordinazione richiesta. Il fondo, essendo come detto molto simile alla camminata, prevede movimenti insiti nella nostra struttura. QUALI SONO I RISCHI A CUI SI PUÒ ANDARE INCONTRO? Quelli che si presentano svolgendo qualsiasi tipo di attività sportiva: deposito di acido lattico, dolori articolari o muscolari, soprattutto se si è poco allenati, ed eventuali traumi da caduta. Lo sci di fondo, comunque, rispetto ad altri sport non genera particolari


traumi a muscoli e articolazioni, il che potrebbe rappresentare un vantaggio per chi è in sovrappeso. A CHE ETÀ SI PUÒ COMINCIARE? POSSONO PRATICARLO ANCHE I BAMBINI? Non c’è alcun limite d’età: si può cominciare dai tre fino ai 60 anni. Chiaramente la capacità di apprendimento diminuisce con l’avanzare dell’età, ma questo non esclude la possibilità di approcciarsi a questo magnifico sport.

LE DIVERSE TECNICHE: CLASSICA O SKATING

QUANTE VOLTE ALLA SETTIMANA BISOGNEREBBE ALLENARSI? L’ideale sarebbe seguire un programma che preveda tre allenamenti a settimana, per una durata di 8/10 chilometri ciascuno. Se non si ha la possibilità di andare in montagna più giorni alla settimana ci si può preparare in palestra o correndo. L'importante è che l'allenamento sia di media intensità ma prolungato.

Esistono due differenti tecniche di sci di fondo: la tecnica classica o alternata e quella di pattinaggio o skating. La tecnica classica è molto simile alla camminata: gli sci scorrono paralleli tra loro all'interno di due "binari" tracciati nella neve. A partire dagli anni Novanta, si è sviluppata una seconda tecnica che prevede movimenti più veloci, molto simili a quelli del pattinaggio, da cui ha preso il nome: la spinta viene data premendo il lato interno di uno sci nella neve e spinte laterali con l'altro, aiutati dal sostegno delle braccia che viaggiano in parallelo tra loro.

CHE TIPO DI ATTREZZATURA SERVE? Per iniziare ci si può rivolgere ai negozi di noleggio, a patto che ci si vada con degli esperti, evitando di farsi prestare il necessario dagli amici. Gli attrezzi più importanti sono: - sci. Per la tecnica classica hanno una soletta specifica che impedisce di scivolare all'indietro durante il passo alternato, mentre per lo skating la soletta è

predisposta a scivolare sia in avanti che in indietro; - bastoncini. Per lo skating sono più lunghi e devono arrivare all'altezza delle spalle per i principianti,più alti. Per l’alternato devono arrivare all'ascella; -scarpe specifiche, più rigide quelle da skating e più basse e morbide quelle da alternato.

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IN FORMA

BELLEZZA

PELLE AL FREDDO Attenzione a quali creme e detergenti scegli I consigli per proteggerla e renderla più bella e “forte” in questa stagione a cura di ELENA BUONANNO

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asse temperature, sbalzi improvvisi, vento, ma anche smog e inquinamento. In inverno sono molti i nemici della pelle che possono favorire la comparsa di problemi come secchezza e arrossamenti e renderla più grigia e spenta. Cosa si può fare per proteggerla al meglio in questo periodo dell’anno e mantenerla bella e sana? Ne parliamo con la dottoressa Marzia Baldi, dermatologa.

DOTTORESSA BALDI, COSA SUCCEDE ALLA PELLE QUANDO FA FREDDO? Durante l’inverno la pelle rallenta la fisiologica attività di rigenerazione cellulare e riduce la produzione di grassi mostrandosi quindi più secca, più arida. Questo avviene perché il nostro organismo, per difendersi dalle basse temperature, riduce lo spessore dei vasi sanguigni della pelle (vasocostrizione) in modo da non disperdere calore verso l’esterno; contemporaneamente però rallenta anche i processi di produzione dei grassi, dei lipidi (sebo) che, idratando la pelle, la proteggono. Il film idrolipidico della pelle (ovvero lo strato di composti acquosi e lipidici naturalmente presenti sulla superficie della pelle) si riduce e la pelle diventa più “aggredibile” dagli agenti esterni. Oltre al freddo, anche l’inquinamento atmosferico può causare problemi alla pelle che appare arrossata, secca e pruriginosa. Smog e polveri, soprattutto in città, si depositano sulla cute rendendola più sensibile e irritabile e ostacolandone la normale rigenerazione. CI SONO PERSONE PIÙ SENSIBILI, AD ESEMPIO CHI HA LA PELLE GIÀ SECCA? Diciamo che ci sono alcune malattie della pelle che con il freddo possono peggiorare, soprattutto nei bambini 36

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che hanno una pelle tendenzialmente più sensibile. Ad esempio l'eczema o la dermatite atopica che rende la cute secca, eritematosa e pruriginosa e va seguita dallo specialista con un trattamento locale (creme) o sistemico (farmaci). COME SI PUÒ PROTEGGERE E DIFENDERE LA PELLE? Si può iniziare dai rimedi cosiddetti della nonna, limitando le esposizioni al freddo e coprendosi bene indossando indumenti adeguati come calze pesanti e guanti per proteggere mani e piedi, sciarpe e cappello per proteggere parte del viso. Anche i prodotti che utilizziamo per lavarci possono aiutarci a proteggere la pelle. È bene distinguere i detergenti che si usano in estate da quelli che si usano d’inverno: d’estate si possono utilizzare dei saponi più schiumogeni, che contengono cioè più tensioattivi, che puliscono ma sottraggono lipidi alla pelle; d’inverno invece è preferibile utilizzare saponi cremosi o olii detergenti, più delicati e ricchi, che da un lato aggrediscono meno la pelle e dall’altra la nu-

DOTT.SSA MARZIA BALDI Specialista in Dermatologia - PRESSO HUMANITAS GAVAZZENI DI BERGAMO -


trono lasciandola più morbida. Ovviamente, poi, è importante nutrire bene la pelle con i prodotti e le creme giuste. Come detto, con il freddo il nostro organismo produce meno grassi, quindi la pelle diventa più secca e va idratata maggiormente. Per contrastare questa secchezza, mantenere integro il film idrolipidico e quindi rinforzare la pelle, non deve mai mancare un velo di crema idratante e/o emolliente (sul viso e sulle mani, le parti del corpo più esposte agli agenti atmosferici): la prima serve a ridurre la perdita di acqua, la seconda ad aumentare i lipidi della pelle. Certamente la scelta di quale crema utilizzare è legata al nostro tipo di pelle. MA COME SCEGLIERE LE CREME ADATTE AL PROPRIO TIPO? Sceglieremo creme grasse e molto cremose se la nostra pelle è secca, fluide se la pelle è tipo normale, ed eviteremo l’uso di oli in presenza di pelli grasse. CHE PRINCIPI O SOSTANZE SAREBBE MEGLIO PRIVILEGIARE? In generale è meglio utilizzare creme a base di retinolo, che è un importante anti-ossidante e stimolatore della produzione di collagene, la principale proteina del tessuto connettivo. In inverno, inoltre, va incrementato l’utilizzo di acidi grassi che si trovano nel burro di karitè e nell’olio di mandorla dolce chePagina rendono Pubblicità su Bergamo Salute_190x135 16/09/14 08:17 2 emolliente la superficie della pelle. Inoltre sostanze di

ATTENZIONE IN ALTA QUOTA

Sete amanti della montagna e della piste da sci? Non scordatevi di proteggere la pelle. In alta quota infatti freddo e raggi solari diventano un mix pericoloso. Bisognerebbe quindi sempre usare creme solari con fattori di protezione molto altri (oltre i 50), senza mai dimenticare labbra e occhi, zone molto delicate per le quali sono indicate stick ricchi di vitamine oltre a filtro solare totale. La protezione va scelta possibilmente con una texture corposa per nutrire allo stesso tempo la pelle.

origine vegetale come l’aloe hanno una azione lenitiva ed emolliente della pelle, utile contro il freddo. L’aloe infatti è un ottimo antiossidante (agisce cioè neutralizzando i radicali liberi, i principali responsabili dell’invecchiamento della pelle e dell’organismo), contiene oligoelementi importanti per il nostro corpo e può anche essere assunta in forma di bevanda.

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LOVERE • Ospedale SS. Capitanio e Gerosa Via Martinoli 9 MOZZO • Studio dentistico dott. Diego Ruffoni Via Ambrosoli 6 • Studio di Psicologia Relazionale Dott. Gelfi Via Lecco 26 NEMBRO • Dott. Antonio Barcella Via Locatelli 8 • Ortopedia Burini Via Monsignor Bilabini 32 OSIO SOTTO • Ortopedia Burini Via Milano 9 • Studio Medico dott. Angelo Serraglio Via Libertà 11 OSPITALETTO (BS) • Dott.ssa Mara Seiti Via famiglia Serlini Traversa III 16 PIARIO • Ospedale M.O. Antonio Locatelli Via Groppino 22 PIAZZA BREMBANA • Fondazione Don Stefano Palla Via Monte Sole 2 PONTE SAN PIETRO • Policlinico San Pietro Via Forlanini 15 PONTIDA • Villa San Mauro Via Gambirago 571 PRESEZZO • Dott. Rolando Brembilla Via Vittorio Veneto 683 ROMANO DI LOMBARDIA • Avalon Via R. Pigola 1 ROVETTA • Centro Sportivo Rovetta Via Papa Giovanni XXIII SAN PAOLO D'ARGON • Every Service Onlus Via Francesco Baracca 28 SAN PELLEGRINO TERME • Istituto Clinico Quarenghi Via San Carlo 70 SARNICO • Habilita Ospedale di Sarnico Via P. A. Faccanoni 6 SCANZOROSCIATE • Dott.ssa Sarah Viola Via Giassone 22 SERIATE • Albero di Psiche Via Marconi 90 • Centro Medico San Giuseppe Via Marconi 11/A • Istituto Ottico Daminelli Via Italia 74 • Ospedale Bolognini Via Paderno 21 STEZZANO • Caredent c/o Centro Commerciale 2 Torri • Corpore Sano Smart Clinic c/o Centro Commerciale 2 Torri • Farmacia San Giovanni Via Dante 1 TRESCORE BALNEARIO • Consultorio Familiare Zelinda Via F.lli Calvi 1 • Ospedale S. Isidoro Via Ospedale 34 • Terme di Trescore Via Gramsci TREVIGLIO • Caredent Via Roma 2/A • Centro Diagnostico Treviglio Via Rossini 1 • Centro Medico Vitalis Via Cellini 5 / Viale Ariosto 9 • Ospedale di Treviglio P.le Ospedale 1 • Porto di Telemaco Via Matteotti 11 URGNANO • Antica Farmacia Via Papa Giovanni XXIII 435 • Occhiali Prezzi Pazzi Via del Commercio 110 VILLONGO • Consultorio Familiare Zelinda Via Roma 35 VILLA D'ALMÈ • Caredent Via Roma 20/D • Farmacia Donati Via Roma 23 ZANICA • Farmacia Gualteri Piazza della Repubblica 1 ZINGONIA • Casa di Cura Habilita Via Bologna 1 • Policlinico San Marco Corso Europa 7


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ALTRE TERAPIE

RUBRICHE

CONTRO LO STRESS IMPARA A

respirare

BASTANO 10 MINUTI AL GIORNO PER ALLENTARE LA TENSIONE a cura di GIULIA SAMMARCO

INIZIA LA GIORNATA COSÌ

SARA BANI Massofisioterapista

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o sapevate che in una sola giornata respiriamo, senza accorgercene, 15 mila volte? Non sempre però lo facciamo nel modo giusto. Spesso, a causa di tensioni e stress, respiriamo nel modo sbagliato anche se non ce ne rendiamo conto. Eppure il primo passo per combattere lo stress e l’ansia è proprio imparare a controllare il respiro. «Esiste uno stretto legame tra le emozioni e la respirazione, il cui muscolo principale si chiama diaframma. Quando siamo sotto stress finiamo per respirare male (solo con il petto o solo con la pancia) o addirittura tratteniamo il respiro, anche se per un periodo breve» conferma Sara Bani, fisioterapista. MA PERCHÉ SUCCEDE QUESTO? Perché il diaframma non lavora più correttamente, si blocca. Può trovarsi, per esempio, in fase di inspi-

razione. In questo caso respiriamo solo “di pancia”, il respiro si fa corto, il torace non si espande (i muscoli respiratori secondari, gli intercostali, non vengono attivati). Con questa costrizione si vengono a creare tensioni addominali, cervicalgie, finiamo per alterare la postura in atteggiamento di flessione anteriore del busto, schiacciando ulteriormente la pancia e i visceri che subiscono alterazioni nelle loro funzioni (ad esempio il cuore, lo stomaco etc.). Il diaframma si può bloccare, però, anche in espirazione: respiriamo solo, o maggiormente, con il petto. Questo crea tensioni o blocchi di una o più costole, blocchi articolari fra costole e sterno o costole e vertebre posteriormente, terreno fertile per dolori. PERCHÉ È COSÌ IMPORTANTE QUESTO MUSCOLO? Al diaframma sono collegate le più importanti terminazioni nervose neurovegetative (il sistema nervoso interno che difende l’equilibrio interiore e presiede tutte quelle funzioni che non sono controllate dalla nostra volontà). In una situazione di calma, relax, serenità il diaframma si muove correttamente, né troppo

Ecco un esercizio da ripetere tutte le mattine per dieci minuti. • Sdraiatevi sulla schiena con le gambe leggermente divaricate. • Appoggiate la mano destra appena al di sotto dell’ombelico e la sinistra sul torace. • Espirate dolcemente attraverso la bocca tutta l’aria nei polmoni. • Inspirate attraverso il naso lentamente, lasciando gonfiare l’addome, poi, inspirando, immaginate l’aria che entra e arriva in ogni parte del corpo. •Espirate dolcemente abbassando l’addome, poi, espirando, immaginate che, insieme all’aria, scivolino fuori dal corpo tutte le tensioni. • Restate concentrati sulla respirazione finché non vi sentirete rilassati.

velocemente, né troppo lentamente. In una corretta inspirazione ed espirazione, è in grado di far lavorare il torace sia inferiormente (dando un sorta di pompaggio ai visceri sottostanti) sia superiormente (attraverso i muscoli respiratori secondari, quelli fra le costole e quelli che collegano le prime costole alle vertebre cervicali), innalza il petto. Respirando correttamente si ossigenano tutti i tessuti e si favoriscono gli scambi metabolici. È evidente quindi come una respirazione diaframmatica profonda sia importante per ripristinare la nostra tranquillità. Bergamo Salute

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RUBRICHE

GUIDA ESAMI

ABC ARITMIE

DOTT.SSA ROBERTA ROSSINI Specialista in Cardiologia - PRESSO A.O. PAPA GIOVANNI XXIII DI BERGAMO -

Battiti sotto controllo con L’HOLTER CARDIACO a cura di ELENA BUONANNO

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orse meno noto dell’holter pressorio, l’holter cardiaco rappresenta un esame importantissimo nel caso di sospette aritmie. Ma come funziona? Serve una preparazione particolare? Ce lo spiega la dottoressa Roberta Rossini, cardiologo. DOTTORESSA ROSSINI, DI CHE TIPO DI ESAME SI TRATTA? L'holter cardiaco è un esame cardiologico che viene eseguito ambulatorialmente. Prende il nome dal dottor Holter che è stato il suo ideatore. Si tratta di una registrazione elettrocardiografica che dura 24 ore. In pratica, viene registrato il battito cardiaco in modo continuativo per una giornata intera. L'apparecchio è costituto da un piccolo "registratore" e da cavi con gli elettrodi che vengono applicati sulla cute del paziente (come dei piccoli cerotti).

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Bergamo Salute

COME DI SVOLGE? L’apparecchio viene posizionato al paziente e avviata la registrazione. L’operazione dura pochi minuti, al termine il paziente potrà tornare a casa. In genere, viene consigliato che il paziente svolga le normali attività quotidiane affinché non sia falsata la registrazione. In altre parole, se alcuni disturbi avvertiti dal paziente, che rappresentano il motivo di tale esame, insorgono quando il paziente stesso svolge alcune attività (ad esempio, mentre lavora), è importante che nel corso della registrazione il paziente svolga la routine abituale. Al paziente viene inoltre richiesto di redigere un "diario", di annotare cioè su un foglio le attività che svolge nei vari momenti della giornata e la comparsa di eventuali sintomi, con i relativi orari. Questo consente di associare l’eventuale presenza di aritmie con una particolare attività svolta

Stanchezza, affanno, vertigini, dolore al petto: si manifestano così le aritmie. Si stima che abbia ''il cuore in gola'' o le palpitazioni un italiano su 5. I più colpiti sono gli anziani oltre i 60 anni, ma sono a rischio anche atleti e ''forzati'' della palestra. Si parla di aritmie in tutte le condizioni nelle quali la regolarità e/o la frequenza dell’attività elettrica del cuore sono alterate (se la frequenza e quindi i battiti sono aumentati si definiscono ipercinetiche, se ridotti ipocinetiche). Alla base della contrazione ritmica del cuore, infatti, vi è una stimolazione elettrica delle cellule cardiache, determinata da una vera e propria corrente elettrica che attraversa tutto il cuore a ogni battito. Le cause. In alcuni casi possono essere secondarie a malattie strutturali del cuore, in altri dovute a malattie extracardiache. Molte aritmie, però, possono insorgere in un cuore apparentemente sano e in assenza di altre patologie. Le cure. Molte aritmie sono benigne e non richiedono alcun trattamento. Tuttavia, specie in presenza di una cardiopatia, nota o di familiarità per cardiopatia in giovane età, la comparsa di un’aritmia cardiaca deve essere comunque considerata con attenzione. Se invece si tratta di aritmie serie, nel caso delle aritmie ipocinetiche la terapia può essere rappresentata dall’impianto di un pacemaker. Nel caso di aritmie ipercinetiche la cura può prevedere l'impiego di farmaci antiaritmici, l'impianto di dispositivi detti defibrillatori impiantabili o l'esecuzione di procedure percutanee.


dal paziente o sintomo riferito. Da qualche tempo sono disponibili anche gli holter dei “7 giorni”. Si tratta di apparecchi di ultima generazione, dalle dimensioni molto piccole, che vengono applicate al paziente e consentono la registrazione del battito cardiaco per una settimana. Aumentando la durata della registrazione, aumentano anche la probabilità di registrare aritmie specie se non particolarmente frequenti, non a cadenza quotidiana.

una terapia specifica. È importante sottolineare che si tratta di una prestazione specialistica che trova indicazioni in particolari situazioni. Andrebbe quindi scoraggiato l’uso “estensivo” se non esiste un quesito specifico o se la diagnosi non modificherebbe la gestione del paziente.

QUANDO SI RENDE NECESSARIO? È indicato per identificare eventuali aritmie, iper o ipocinetiche (cioè battito accelerato o troppo lento). In particolare, per registrare eventuali aritmie in concomitanza di sintomi riferiti dal paziente (esempio, battito accelerato) o per escludere che vi siano aritmie silenti (cioè non avvertite dal paziente) in presenza di patologie che si sa potrebbero associarsi ad aritmie cardiache, e che, una volta diagnosticate, necessiterebbero di

IN CHE COSA SI DIFFERENZIA RISPETTO ALL'HOLTER PRESSORIO? L'holter cardiaco registra l’attività elettrica del cuore e permette di evidenziare l’eventuale presenza di aritmie. L’holter pressorio registra, invece, la pressione arteriosa a intervalli regolari e consente di verificare l’eventuale presenza di ipertensione arteriosa. Per la diagnosi di quest'ultima normalmente è sufficiente la normale rilevazione ambulatoriale e non è necessario il

COME SI DEVE PREPARARE IL PAZIENTE ALL’ESAME? Non è necessaria alcuna preparazione specifica.

monitoraggio delle 24 ore. Il monitoraggio, però, potrebbe essere utile quando ad esempio si sospetti una cosiddetta “ipertensione da camice bianco”, cioè il riscontro di valori elevati di pressione a una sola rilevazione, dovuti al fatto che il paziente vive una condizione di stress o ansia, e quindi falsati. PUÒ ESSERE UTILE ANCHE NEI BAMBINI? Sì, in età pediatrica l’holter può assumere particolare importanza nell'identificare e monitorare disturbi del ritmo in quanto la definizione dei sintomi da parte del bambino può non essere chiara o non esserci del tutto. In questo contesto, qualora ci sia il sospetto di aritmie, spesso è necessario monitorare il piccolo paziente più a lungo di 24 ore, con gli holter di più giorni, citati sopra, o l’impianto di piccoli dispositivi sottocute che possono essere mantenuti, e quindi analizzati in qualunque momento, per oltre un anno.

Radon: un pericolo invisibile nelle nostre case “In provincia di Bergamo, secondo la ASL, ogni anno sono oltre 50 le morti per tumore polmonare causate dal gas Radon.” Il RADON è un gas radioattivo invisibile, incolore e inodore, presente quasi ovunque nel suolo. Quando fuoriesce dal terreno nell’atmosfera si disperde, ma se penetra negli edifici può raggiungere concentrazioni pericolose perché aumenta la probabilità di contrarre un tumore polmonare.

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RUBRICHE

ANIMALI

DOTT. MASSIMILIANO SCANDELLA Medico Veterinario - PRESSO LA CLINICA VETERINARIA BEMAVET DI TORRE BOLDONE -

Bau, che tosse! Anche i nostri amici a quattro zampe possono soffrirne. Le cause? Nella maggior parte dei casi infezioni da virus o batteri a cura di VIOLA COMPOSTELLA

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apita di tanto in tanto che il cane, sia cucciolo sia anziano, tossisca. Nella maggior parte dei casi si tratta di un fatto normale e fisiologico. Ma quando la tosse diventa cronica può essere la spia di patologie gravi? Cosa fare in quel caso? Lo abbiamo chiesto al dottor Massimiliano Scandella, medico veterinario.

DOTTOR SCANDELLA, PERCHÉ IL CANE PUÒ TOSSIRE? Il cane, proprio come tutti i mammiferi (uomo compreso), può essere soggetto alla tosse, non una patologia, ma un sintomo che può avere cause diverse. La tosse, infat50

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ti, è un riflesso protettivo che serve per favorire l’espulsione di sostanze estranee o muco dalle vie respiratorie. Normalmente è un sintomo secondario a patologie dell’apparato respiratorio che possono coinvolgere sia le alte vie respiratorie (laringe, trachea) sia le basse vie respiratorie (parte bassa della trachea, bronchi, bronchioli e alveoli). In genere si tratta di infiammazioni che possono essere a loro volta secondarie ad alterazioni anatomiche congenite (più comuni in animali di giovane età), a infezioni (batteriche, virali, micotiche, cioè da funghi, o miste) o anche a malattie tumorali dell’apparato respiratorio. Tra le patologie di

natura infettiva, una delle più conosciute e sicuramente di più facile diffusione, è la cosiddetta “tosse dei canili” o tracheobronchite infettiva, dovuta, come ormai dimostrato da numerosi studi, all’azione sinergica di diversi patogeni, sia di natura virale sia di natura batterica o micotica. Tra i principali ceppi virali responsabili ci sono il virus della parainfluenza canina (CPIV), l’adenovirus canino ceppo 2 (CAV2), il virus dell’influenza canina (CIV), il coronavirus respiratorio canino (CRCoV), l’herpesvirus canino ceppo 1 (CHV-1) e il virus del cimurro (CDV). Tra i batteri invece il principale e più temuto è la Bordetella Bronchiseptica. Infine anche nel cane, come nell’uomo, la tosse può essere favorita dal contatto con allergeni o sostanze irritanti presenti nell’aria, come polveri, profumatori per ambienti o detergenti chimici. Esistono però anche patologie che non riguardano l’apparato respiratorio, in particolare patologie cardiache,

LE DIVERSE FORME DI TOSSE • Tosse “produttiva” Si manifesta con un suono “umido”, accompagnato a volte da conati, e con l’espulsione di secrezioni (muco, sangue etc.) . In genere è dovuta a infezioni polmonari (polmonite, bronchite, tracheite, broncopolmonite, laringite). • Tosse secca È causata in genere dal batterio Bordetella bronchiseptica, responsabile della “tosse dei canili”. • Tosse leggera e acuta Può essere sintomo di mal di gola o, se accompagnata da febbre, di influenza canina. Spesso è associata a leccamento, deglutizione e impulso a vomitare. • Tosse notturna prolungata Può essere spia di patologie cardiache.


che possono favorire la comparsa di una tosse caratteristica (detta tosse cardiaca) che tende a essere più frequente nelle ore notturne. MA QUANDO BISOGNA PREOCCUPARSI? Premesso che, come abbiamo accennato, in genere non è spia di problemi gravi, nel caso in cui il cane presenti tosse persistente con frequenza respiratoria a riposo superiore ai 30 atti per minuto, febbre e/o anoressia, è bene portarlo dal proprio medico veterinario di fiducia per stabilire le reali condizioni di salute. La visita consiste innanzitutto nella raccolta di informazioni relative all’insorgenza della tosse, alle caratteristiche e ai tempi, all’evoluzione, all’eventuale produzione e espettorazione di muco o saliva bianca schiumosa e nell’auscultazione. Altri elementi da valutare sono le vaccinazioni a cui è stato sottoposto e le condizioni in cui vive. In alcuni casi,

VIRUS E BATTERI:

L'UNIONE FA LA FORZA Le infezioni più temute sono quelle miste, sostenute cioè sia da virus sia da batteri. Secondo un meccanismo chiamato dagli inglesi “door-opener”, i virus una volta entrati nell’organismo del nostro amico determinano un indebolimento delle difese immunitarie consentendo così una coinfezione a opera di batteri. può essere necessario anche una radiografia del torace, con esami del sangue (in particolare l’esame emocromocitometrico) ed eventualmente esami di secondo livello come ecografia, Tac, endoscopia delle vie respiratorie e con raccolta di campioni biologici (tamponi nasali o orofaringei) per la ricerca di agenti virali, batterici o micotici.

COME SI PUÒ CURARE? Ovviamente la terapia dipende dalla causa della patologia o infiammazione alla base. Nei casi più frequenti, ovvero quelli di natura virale, in genere il problema si risolve da solo nell’arco di qualche giorno/qualche settimana. Alla luce però della possibilità che un’infezione possa essere mista, dovuta cioè a virus e batteri o funghi contemporaneamente, talvolta è preferibile, sotto stretto controllo medico veterinario, somministrare terapie antibiotiche ad ampio spettro (soprattutto se il nostro amico presenta secrezioni oculari o nasali e ha il respiro affannoso). Si possono associare anche farmaci antinfiammatori, preferibilmente di tipo non steroideo. Oltre alle terapie prescritte dal medico veterinario, un valido aiuto è poi rappresentato dagli umidificatori ambientali, che consentono al muco di diventare più fluido e quindi lo rendono più facilmente eliminabile.


RICETTA

Cuore di cioccolato fondente INGREDIENTI

PREPARAZIONE

PER 10 PERSONE • 150 G DI CIOCCOLATO FONDENTE ALLE NOCCIOLE • 3-4 CUCCHIAI DI FIOCCHI D’AVENA • MEZZO BICCHIERE CIRCA DI BEVANDA VEGETALE (LATTE DI SOIA, D'AVENA, DI MANDORLE ETC.) • ZUCCHERO INTEGRALE A VELO

Versate la bevanda vegetale in una pentola, unite il cioccolato spezzettato e fatelo sciogliere lentamente a fuoco basso, facendo attenzione a non farlo attaccare sul fondo. Unite poi i fiocchi d’avena e continuate a mescolare sino ad ottenere un composto piuttosto denso; spegnete la fiamma e lasciate intiepidire ma non raffreddare altrimenti si solidifica. Disponete su una teglia la carta da forno, versate il composto e, aiutandovi con un cucchiaio inumidito, dategli la forma di un cuore. Lasciate raffreddare in frigorifero per un’ora, rimuovete la carta da forno e, prima di servire, cospargete con lo zucchero integrale a velo decorando a piacere.

ROSSANA MADASCHI

Dietista

Se è vero che i cibi più buoni sono anche quelli più pericolosi per la salute, il cioccolato sembra essere la classica eccezione che conferma la regola. Ad esempio è adatto a coloro che sono sottoposti a periodi di stress, è consigliato per gli sportivi ed è anche un antidoto contro il malumore! Questo soprattutto se mangiamo il cioccolato fondente, ricco di flavonoidi (l'ideale è un contenuto in cacao superiore al 65%). I flavonoidi sono antiossidanti naturali che abbassano il colesterolo cattivo nel sangue, prevengono malattie cardiovascolari e hanno effetti benefici sulla pressione arteriosa. Il rovescio della medaglia sono le calorie. 100g di cioccolato fondente forniscono circa 500 calorie, di cioccolato al latte circa 550, con le nocciole più di 600 calorie!

IL CONTENUTO CALORICO (A PORZIONE) CIOCCOLATO FONDENTE ALLE NOCCIOLE FIOCCHI D’AVENA BEVANDA VEGETALE (LATTE DI SOIA, DI AVENA, DI MANDORLE, ECC.) ZUCCHERO INTEGRALE A VELO

TOTALE 108 CALORIE A PORZIONE

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86 CAL. 15 CAL. 3 CAL. 4 CAL.

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DAL TERRITORIO

NEWS

CONOSCERE L’OMEOPATIA: UN CORSO UNIVERSITARIO PER FARMACISTI

Sono aperte fino al 20 febbraio le iscrizioni a “Il farmacista e i prodotti omeopatici: strategie di marketing”, primo master post laurea (di II livello) dedicato ai laureati in Farmacia e Chimica e Tecnologie Farmaceutiche. Il corso, organizzato dall’Università degli Studi di Bergamo con la collaborazione di Fenagifar (Federazione Nazionale Associazioni Giovani Farmacisti) e il patrocinio dell’Ordine dei Farmacisti di Bergamo, prenderà il via a marzo 2015. Obbiettivo: fornire strumenti di comprensione del cliente della farmacia attraverso un percorso comunicativo e analitico; apprendere nozioni specifiche di omeopatia, posturologia e osteopatia, senza dimenticare gli aspetti economici e giuridici legati ai medicinali omeopatici, quelli relazionali con il cliente-paziente e infine quelli di management. Si può mandare la propria candidatura fino al 20 febbraio. Il corso avrà durata annuale di 400 ore complessive di lezioni frontali in aula, 175 ore di project work e un totale di 60 crediti formativi universitari. Per informazioni: master@unibg.it o http://sdm.unibg.it

FUMATORI IN CALO DEL 6,5%

TREKKING PER I PAZIENTI TRAPIANTATI (MA NON SOLO) L’Ospedale Papa Giovanni XXIII ha dato vita a un programma di escursioni sulle Orobie per favorire la ripresa psico-fisica del paziente trapiantato. Ad accompagnare i gruppi l’esperto del CAI di Bergamo, Silvio Calvi, trapiantato di fegato. L’iniziativa, che si svolgerà da marzo a giugno, è pensata per i trapiantati, ma è aperta a tutti. Per iscriversi è sufficiente compilare il form di adesione che si trova sul sito web www.hpg23.it. Tra le mete proposte per il ciclo di escursioni ci sono Canto Alto, il Rifugio Gherardi, la Valsanguigno, il Rifugio Alpe Corte fino alla gita finale con pernottamento al Rifugio Laghi Gemelli. Il progetto fa parte del protocollo di ricerca “Trapianto e adesso sport” promosso dal Ministero della Salute e dal Centro Nazionale Trapianti, in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità e con le associazioni dei pazienti trapiantati. Il Centro di Medicina dello Sport dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII è stato identificato come centro di riferimento per la Regione Lombardia.

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A dieci anni dall’entrata in vigore della “Legge Sirchia” (10 gennaio 2015), che ha introdotto in Italia il divieto di fumo in alcuni spazi e sui posti di lavoro, si è registrato un calo del 18% della prevalenza di fumatori (19,5% nel 2014 secondo i dati Istat), del 25% del consumo di tabacco, del 5% dei ricoveri. Buone notizie dunque, ma non abbastanza. L'Organizzazione Mondiale della Sanità nell'ambito del Piano d'azione globale per la prevenzione delle Malattie croniche, ha fissato infatti come obbiettivo la riduzione di un ulteriore 30% della prevalenza dei fumatori entro il 2025. Senza contare un altro aspetto preoccupante e cioè l’attrazione che le “bionde” continuano ad avere nei confronti dei giovanissimi, a partire dagli 11-12 anni di età. La maggior parte dei fumatori desidera smettere di fumare ma il problema è che da soli spesso si fa fatica e ci si demoralizza se non ci si riesce. Per questo è nato il sistema dei gruppi, ambito nel quale l’Asl di Bergamo è da anni in prima linea. Per informazioni su sedi date e orari dei gruppi: numero verde 800 447722 o www.asl.bergamo.it nella sezione “Qui aiutiamo a smetterla con la sigaretta”.


CANI “MEDICAL DETECTOR” PER SCOVARE LE MALATTIE

Sempre più studi confermano le capacità dei cani “medical detector”, animali che, con un addestramento adeguato, riescono a captare tumori, diabete e altre malattie. L’ultimo lavoro in ordine di tempo è apparso su Plos One e ha evidenziato che i primi 17 pazienti diabetici a cui era stato affidato un cane “medical detector”

CON GLI EBOOK AUMENTA IL RISCHIO DI INSONNIA

Se un buon vecchio libro (cartaceo) a molti concilia il sonno, lo stesso non si può dire se si legge sull’IPad o sul PC. Anzi potrebbe favorire l’insonnia. L’avvertimento arriva da uno

godevano di un miglior controllo glicemico, con un numero minore di ricoveri in ospedale. Il primo studio era stato fatto 10 anni fa e pubblicato sul British Medical Journal: aveva mostrato come si potesse addestrare i cani a captare il tumore dalle urine e dal fiato. Gli animali avevano avuto successo in 22 dei 54 casi presi a campione, anche se l’accuratezza è da allora aumentata sensibilmente, grazie a nuove tecniche di addestramento.

studio condotto dai ricercatori del Brigham and Women's Hospital, che ha valutato l'effetto della luce blu emessa dagli apparecchi utilizzati per leggere i libri elettronici, svelando che può alterare la produzione di melatonina riducendola al punto da compromettere il buon sonno.

SVELATO IL MISTERO DEL DEJA-VU Capita a quasi tutti. È l’inquietante sensazione di avere già sperimentato in passato l’esperienza che stiamo vivendo nel presente. Si chiama déja-vu, già visto. Un fenomeno misterioso, almeno finora. Un gruppo di ricercatori italiani (dell'Istituto di bioimmagini e fisiologia molecolare dell’Ibfm-Cnr di Catanzaro) infatti avrebbe svelato cosa c’è alla base, ovvero un’alterata sensorialità dello stimolo percepito. In altre parole un inganno percettivo che tra l'altro è condiviso da persone sane e pazienti con problemi neurologici come l'epilessia. Il déjà-vu “accende” la corteccia visiva e ippocampo, aree coinvolte nell'elaborazione di visione e memoria, che insieme formano questa fusione tra attualità e passato.

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DAL TERRITORIO

ONLUS

DALLA PARTE DEL PAZIENTE ONCOLOGICO,

oltre la malattia

LA PRIMA DESCRIZIONE SCIENTIFICA DEL CANCRO, MALATTIA CONOSCIUTA DA PIÙ 2500 ANNI, SI DEVE AL PADRE DELLA MEDICINA, IPPOCRATE (460 A.C.) CHE CHIAMÒ LA MALATTIA KARKINOS (GRANCHIO) DALLA FORMA DEL CARCINOMA DELLA PELLE.

a cura di CHIARA LORENZI

“A

ssistere l’ammalato oncologico in modo globale ponendolo al centro di un sistema di cura e di attenzioni”. È questa la mission che da 15 anni anima l’Associazione Oncologica Bergamasca onlus. Costituita nel 1999 e gestita interamente da volontari, opera in stretta collaborazione con le unità di Oncologia e Radioterapia e in sinergia con il Cancer Center dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, sostiene e sviluppa progetti e servizi di ricerca, ascolto, accompagnamento e comunicazione a beneficio di tutta la comunità bergamasca. «In Italia la patologia tumorale oggi è la prima causa di morte nella popolazione adulta. E Bergamo non fa eccezione, anzi: è al secondo posto in Italia per mortalità,

dopo Lodi. Fortunatamente, però, di cancro si muore sempre meno, grazie alla ricerca, alle nuove terapie e, soprattutto, alla prevenzione e a stili di vita più corretti. Il numero dei malati però è in continuo aumento e questo pone una vera e propria questione sociale oltre che sanitaria» osserva il presidente Nunzio Pezzotta. Il tumore, infatti, genera profonde ripercussioni sulla sfera psicologica, affettiva, familiare, lavorativa, relazionale, sessuale, sia del paziente sia dei suoi familiari. «Si tratta di disagi e deficit psicofisici con i quali i pazienti devono imparare subito a convivere: un elenco molto lungo e articolato di problemi fisici e psicologici che condiziona il vivere quotidiano ai quali si aggiunge anche il preoccupante dato che circa l'80% dei malati di

tumore ha subito cambiamenti nel settore lavorativo, tra perdite di impiego e riduzioni di reddito. Accanto alla priorità e alla irrinunciabile necessità di ricevere le terapie più efficaci del momento, quindi, ci devono essere nel contempo altri diversificati servizi di natura psicorelazionale, logistica, amministrativa e un’efficace comunicazione. L’assistenza sanitaria offre interventi di eccellenza nella fase acuta della malattia, ma è insufficiente la filiera delle attività e dei servizi che deve supportare la persona nei vari ambiti della propria vita sociale nelle fasi della lungo-sopravvivenza, durante e dopo la malattia» continua il presidente. Ed è qui che entrano in campo le associazioni e il mondo del volontariato oncologico, tra cui appunto l’Associazio-

Il di volontari A.O.B. che ha partecipato all'incontro di aggiornamento lo scorso dicembre 56gruppo Bergamo Salute


ne Oncologica Bergamasca. «Cerchiamo di supplire a queste carenze con servizi mirati dentro e fuori le strutture ospedaliere: accompagnamento, accoglienza, assistenza, sostegno psicologico, riabilitazione, informazioni personalizzate». Le attività organizzate dall’Associazione sono varie e diverse: dal supporto psicologico al progetto parrucche, dai Volontari in corsia al pronto intervento diagnostico, dal Progetto Eliot all’assistente sociale, al servizio di accompagnamento e altri ancora resi possibili dalla vicinanza e solidarietà di persone, famiglie e imprese bergamasche. «Tra le ultime di tempo, grande successo ha avuto il progetto “Muoviamoci Insieme – lotta alla sedentarietà, attivato e attuato dai Centri Sportpiù in memoria di Marina Polini, un’istruttrice mancata per un tumore, grazie al quale potremo migliorare e ampliare il servizio accompagnamento ed avviare prossimamente il nuovo progetto

Nutrizionista». Il servizio accompagnamento casa-ospedale-casa, completamente gratuito, prevede l’accompagnamento dei pazienti oncologici in situazione di oggettiva difficoltà e bisogno che devono recarsi presso i reparti di oncologia e radioterapia dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII per svolgere cicli di terapie, esami o visite specialistiche. Il Progetto Nutrizionista Curati col Cibo – Programma nutrizionale per i malati oncologici, invece, in sintonia con il tema centrale dell’ EXPO 2015, affronta l’importante tema dell’alimentazione. «Questo perché, ormai è certo, esiste uno rapporto stretto tra dieta e cancro. Una nutrizione adeguata può aiutare non solo a prevenire la malattia ma anche nel caso in cui sia stata già diagnosticata. Basti pensare che si stima che il 20% dei pazienti oncologici muoia a causa della malnutrizione piuttosto che per gli effetti diretti della neoplasia. È quindi importante che a fianco di

Per il bambino, l’adolescente e la famiglia Valutazione,presa in carico e mediazione scolastica per le difficoltà di apprendimento attenzione e comportamentali

Valutazione e terapia dei Disturbi del Linguaggio in età prescolare

Colloqui di sostegno psicologico per problematiche emotive e relazionali

SOS Genitori: percorsi di supporto per gestione educativa dei figli

Homework tutoring: servizio di tutoring domiciliare o in piccolo gruppo per il supporto nei compiti scolastici

A Bergamo a circa 5.700 persone all’anno viene diagnosticato un tumore maligno, con circa 15 nuovi casi ogni giorno (55% interessa gli uomini e il restante 45% le donne).

un programma di diagnosi e terapia oncologica si affianchi una diagnosi e uno specifico programma nutrizionale. Il progetto prevede, quindi, l’attivazione di un ambulatorio nutrizionale nel reparto di Oncologia con la presenza di una dietista e di un biologo a disposizione di tutti i pazienti in cura attiva o in follow up dell’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo» conclude Pezzotta. Per informazioni: www.aobonlus.it

Per gli insegnanti e gli educatori Corsi di formazione e aggiornamento all’interno degli Istituti Scolastici (Screening DSA, Come leggere una diagnosi e Costruzione del PDP, La presa in carico affettiva dei Bisogni Educativi Speciali nella scuola etc.) Corsi di formazione per educatori, insegnanti, psicologi e altre figure professionali interessati a conseguire le competenze per diventare ADHD e DSA Homework Tutor, figura specializzata a supporto del bambino, della famiglia e della scuola che lavora in collaborazione con il Centro.

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Autorizzato dall’ASL di Bergamo alla certificazione diagnostica di DSA (dislessia e altre difficoltà scolastiche)


DAL TERRITORIO

IL LATO UMANO DELLA MEDICINA

AIUTANDO GLI AFRICANI

ritrovo me stesso

L’esperienza di un anestesista bergamasco che da quindici anni trascorre le sue ferie in una zona depressa del Ghana per salvare bambini e donne a cura di LUCIO BUONANNO

È

appena tornato dal Ghana, dove con i suoi amici volontari, tra cui molti bergamaschi, sta costruendo un pozzo per la popolazione di Saboba che vive ancora in capanne senza servizi igienici, acqua potabile e suppellettili. Da quindici anni il dottor Diego Manzoni, 37 anni, anestesista rianimatore all’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, fa la spola con il continente africano in estate e in inverno usando le ferie e i permessi. Era uno studente di medicina quando scoprì questa regione nel nord del Ghana e la sua drammatica realtà legata a condizioni igieniche inesistenti. UN PROGETTO SANITARIO CON LA SUA ONLUS « È iniziato tutto nel 2000» ci racconta. «Ero andato ad Accra, la capitale, per uno scambio universitario. Lì ho avuto come compagno di stanza un collega africano originario di quella zona che mi volle portare a conoscere la sua regione. Ne rimasi affascinato e una volta tornato in Italia decisi di fare qualcosa per aiutare questa gente che mi aveva segnato con il suo sorriso, la disponibilità e con un modo di vivere pieno di valori che purtroppo noi occidentali abbiamo perduto. E così ho pensato a come costruire il progetto sanitario HEALTH-AID ONLUS (ndr. assistenza sanitaria). Devo ammettere che quando vado a trovare i miei amici africani sono io a sentirmi aiutato da loro. Mi danno una forza notevole anche se soffrono la povertà. Grazie a loro ho ritrovato 58

Bergamo Salute

me stesso, ma anche quelli che vengono con me scoprono un’altra dimensione, più umana». E da allora il dottor Manzoni, residente a Costa Mezzate, di aiuti ne ha portati davvero tanti grazie alle donazioni che molte persone fanno, in primo luogo la mamma, le zie, la nonna con i mercatini e lavori, e ha trasformato quel complesso di capanne in una bella comunità cercando di fare medicina preventiva e di aiutare i più giovani diffondendo nozioni di educazione sanitaria, portando farmaci e finanziando con piccoli crediti le donne per iniziare una nuova attività. «Abbiamo costruito una casa per i

volontari, un ambulatorio, un laboratorio informatico per l’attività dei ragazzi che cominciano a familiarizzare con i computer. In progetto c’è anche una terza struttura» continua il medico. CURE E CORSI DI PREVENZIONE IN 80 VILLAGGI Lì le giornate sono davvero impegnative. «Siamo presenti in un’ottantina di villaggi su 408 che distano anche due o tre ore di strada tra loro. Si comincia molto presto la mattina: andiamo nei villaggi. Cominciamo insegnando come prevenire e combattere le malattie, dalla malaria alla polmonite, dai vermi intestinali,


alle fratture, dalle infezioni urinarie ai morsi di serpente. Come usare l’acqua esponendo le bottiglie al sole per diminuire l’attività microbica. Quindi sottoponiamo i nostri pazienti a visite mediche e alle fine distribuiamo anche abiti usati che arrivano dall’Italia. Nel pomeriggio stiamo invece nel nostro centro: visite in ambulatorio, medicazioni di ferite, lezioni agli studenti e altre attività come il microcredito alle donne o le borse di studio ai ragazzi. Finora abbiamo aiutato con piccoli prestiti almeno 80 donne per aprire una nuova attività, da parrucchiera, da sarta o per il commercio di cereali che è l’elemento base di questa zona oltre la pastorizia. E lo stesso abbiamo fatto per i giovani orfani o di famiglia numerosa con borse di studio, l’acquisto di libri, le uniformi, le rette. La giornata si conclude con la cena: è un momento particolare, importante. La definirei comunitaria, perché facciamo il punto sulla giornata confrontandoci

tra tutti noi medici, infermieri, cuochi e il personale del centro». Che è aperto, come l’ambulatorio, tutto l’anno grazie agli infermieri locali e a David che gestisce tutte le operazioni confrontandosi con il dottor Manzoni via Skype almeno una volta alla settimana. Ora il sogno del medico bergamasco è di portare la sua esperienza e la sua onlus anche in altri luoghi, forse in India.

dale di Emergency. «Mi mancava l’esperienza della guerra. È stato terribile vedere bambini che arrivavano da noi con le budella che fuoriuscivano dal corpo. Al momento sarei voluto scappare ma mi ha mandato avanti la forza di sapere che un piccolo gesto può avere un significato». Come è stato terribile il caso che ha vissuto in Ghana. «Un giorno è venuta in ambulatorio una mamma accompagnando due figli ammalati. Li abbiamo visitati e dato loro dei farmaci ma quando stava per andarsene, dopo avermi ringraziato, mi ha detto: “ Ho un altro bambino ammalato. È nella nostra capanna, non si muove più”. Sono andato con lei. Il piccolo era in coma. Aveva l’epatite B in stadio terminale. Con i miei colleghi e gli infermieri l’abbiamo portato al centro dove abbiamo organizzato una stanza quasi da terapia intensiva. Dopo tre giorni si è risvegliato. È stato un momento emozionante molto forte. Eravamo contenti per averlo riportato in vita. Poi purtroppo si è aggravato e non ce l’ha fatta. Per tutti noi è stato un grande dolore. Ecco io sogno che queste cose non debbano più accadere. E spero che la nostra associazione possa dare una mano, con l’aiuto di tutti, a evitare queste tragedie».

UNA VITA AL SERVIZIO DEI PIÙ POVERI Manzoni sembra una persona tranquilla, ma, come dice lui stesso, è alla continua ricerca della sua dimensione e del contatto con l’umanità. Ha cominciato quando era al liceo andando a costruire un rifugio per senzatetto in Germania, poi è stato a New York a fare da autista a un pulmino di handicappati mentali. Da medico, dopo aver lavorato al Policlinico di Zingonia e a Cambridge, è andato in Afghanistan in un ospeBergamo Salute

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DAL TERRITORIO

TESTIMONIANZA

NON HO PIÙ MANI E PIEDI ma guido l'auto e mi sono sposato a cura di LUCIO BUONANNO

«B

isogna prendere la vita con filosofia, ironia e tanta forza di volontà. Non ho più le mani né i piedi, me li hanno amputati 5 anni fa per una grave infezione dovuta a uno streptococco, ma grazie alle protesi sono riuscito a superare quasi del tutto i problemi: ho avuto di nuovo la patente nel 2013 e adesso riesco a guidare la mia auto modificata per me. E il 31 dicembre, dopo 10 anni di convivenza, mi sono anche sposato con Denise». Chi racconta così, con tanto coraggio, la sua drammatica storia è Renato Visinoni, 52 anni. Lo incontriamo nella sua casa di Rusio di Castione della

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Presolana, una piccola frazione in mezzo ai boschi. Viene lui ad aprire il cancello. Se non sapessimo che ha le protesi alle mani e ai piedi non ci accorgeremmo assolutamente della sua menomazione. Quando però ci porge la mano sentiamo che è diversa, un po’ rigida, ma funzionale, stringe la nostra. «Mi manca però la sensibilità, il tatto. Non ho nessuna percezione» ci confida. «Non riesco più a sentire la bellezza e la gioia di toccare qualcosa o la mia Denise. Ma non posso lamentarmi. Sono in piedi, sono vivo, guido l’auto, ho una donna fantastica al mio fianco. Non posso chiedere di più. Sono davvero sereno e cerco di sdrammatizzare».

DAI PROGETTI DI MATRIMONIO AL COMA La sua via crucis inizia la sera del 23 dicembre del 2009. Con Denise sta preparando i biscotti di Natale e soprattutto stanno parlando di matrimonio: decidono di programmarlo per il 31 dicembre dell’anno dopo. All’improvviso Renato si sente male, ha un capogiro, la febbre. Chiama la guardia medica, gli dicono che forse è una banale influenza, di non preoccuparsi. «E invece dodici ore dopo mi ricoverano in ospedale, in coma». I medici chiamano Denise e altri parenti e danno la loro terribile sentenza. “Probabilmente non ce la farà. Le sue condizioni sono gravissime”. Renato passa giorni tra la vita e la morte, poi finalmente si risveglia. Ma la diagnosi è tremenda. È stato colpito da una setticemia causata da un batterio, lo streptocoppo, e ha tutte e due le mani e i piedi in necrosi. Il responso è brutale: bisogna amputarli se vuole salvarsi la vita. «Nel 1980 avevo avuto un brutto incidente stradale e mi avevano dovuto asportare la milza a causa dell’estesa emorragia interna» continua nel racconto. «A quell’epoca però non esisteva nessun farmaco che sostituisse l’asportazione della milza (ndr. la milza ha un ruolo


dura”. «È stato quasi per scherzo. Credo invece che il nostro rapporto durerà a lungo. Fortunatamente abbiamo un grande equilibrio e tanta serenità, affrontiamo tutto insieme, con ironia» commenta. Sempre insieme stanno scrivendo un libro sull’esperienza di Renato, un omaggio per ringraziare tutti coloro che l’hanno aiutato in questa grande avventura: le due famiglie, i medici e gli infermieri che gli hanno permesso di continuare a vivere.

nel sistema immunitario). E i vaccini contro lo streptococco sono arrivati più o meno a metà degli anni Novanta (vedi box). I medici mi dicevano di tenere sotto controllo il sangue e ogni anno facevo le analisi che risultavano nella norma per essere senza milza. Continuavo a lavorare come barista, ero soddisfatto. La vita mi sorrideva, avevo aperto un bar a Rovetta dove mi ero trasferito. I miei genitori erano di lì, io invece sono nato e cresciuto in Svizzera dove i miei avevano lavorato per anni». E invece alla vigilia di Natale inizia il dramma. «Fu un colpo tremendo, ma reagii pur sapendo che avrei dovuto pagare un altissimo prezzo che mi avrebbe accompagnato per il resto dei miei giorni. Però sono vivo e sono felice di vivere. Ho dovuto imparare a gestire quattro protesi, e vi garantisco che non è facile. È un vero e proprio lavoro e senza la mia Denise e i miei familiari non ci sarei riuscito». PROTESI HI-TECH PER TORNARE A CAMMINARE E GUIDARE LA MACCHINA Renato è sereno, ha tanta pazienza e aiuta anche la moglie in casa facendo dei lavoretti o usando l’aspirapolvere. «Però la mattina, quando mi sveglio ho bisogno dell’aiuto di Denise per mettermi le protesi. Da solo purtroppo non ce la faccio» dice. «Ecco la mia giornata comincia così. Denise mi aiuta ad alzarmi, facciamo colazione insieme, poi

mi metto al computer, guardo un po’ di televisione, leggo e qualche volta prendo la mia auto e vado a Rovetta al bar che gestisce mio fratello. Anzi, se adesso tornate a Bergamo, vi chiedo un passaggio fino a Pontenossa perché dovrei ritirare l’auto dal meccanico». Volentieri, gli diciamo. Intanto ci parla delle protesi di “scorta”, un secondo paio da usare quando si bloccano quelle che utilizza normalmente. «Sono miolettriche, meccaniche, quindi si possono rompere. Non me le ha passate l’Asl. Devono trascorrere cinque anni da quando mi hanno fornito le prime. E così ho dovuto spendere 25 mila euro per farmele. Soldi che tanti, ma proprio tanti della nostra zona e dalla Svizzera, mi hanno dato spontaneamente con grande solidarietà, permettendomi di tornare a camminare e muovere di nuovo le mani. Nel dramma io sono stato fortunato, ma a quelli come me, a cui hanno asportato la milza, e sono tanti, voglio consigliare di sottoporsi alla vaccinazione per evitare quello che ho vissuto io». UN LIBRO PER RACCONTARE LA SUA STORIA E RINGRAZIARE CHI GLI È STATO VICINO È un uomo forte e coraggioso Renato. Pieno di voglia di vivere e di progetti per il futuro. Uno, intanto, lo ha già realizzato: il matrimonio. Nella fede di Denise Renato ha fatto incidere “Per sempre”. Lei invece, quasi per scaramanzia, “Finché

UN KILLER SILENZIOSO MA ORA C’E’ IL VACCINO Lo streptococco, in medicina streptococcus pneumoniae, è un batterio molto diffuso che si trova soprattutto nel naso e nella gola di bambini e di adulti quasi sempre senza dare alcun disturbo. Si trasmette attraverso starnuti, tosse e nelle forme più gravi,è il maggior responsabile di polmoniti, otite media acuta, congiuntivite, bronchiti, meningiti, artrite, peritonite in special modo negli anziani e nei bambini e può provocare, sviluppandosi nel sangue, infezioni o malattie che riducono l’efficienza del sistema immunitario. Per evitare conseguenze anche letali (in Europa si registrano ogni anno più di 20 mila casi di gravi infezioni) è importante la vaccinazione. I più colpiti sono i pazienti affetti da malattie broncopolmonari croniche, cardiopatie, neoplasie, anemie, patologie che deprimono il sistema immunitario, da malattie croniche come il diabete, l’insufficienza epatica, quella renale e a tutti coloro che hanno subito l’asportazione della milza, come nel caso di Renato Visinoni.

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DAL TERRITORIO

A.R.M.R.

INSIEME CONTRO LE MALATTIE RARE Le Malattie Rare sono un ampio gruppo di patologie (circa 6000 secondo l'OMS), accomunate dalla bassa prevalenza nella popolazione (inferiore a 5 persone per 1000 abitanti secondo i criteri adottati dall'Unione Europea). Con base genetica per l'80-90%, possono interessare tutti gli organi e apparati dell'organismo umano. In questo numero parliamo della malattia di Morquio.

INCONTRI CON I SOCI E GLI AMICI DI A.R.M.R • LUNEDI 26 GENNAIO ORE 19:45 presso la Trattoria D’Ambrosio “ da Giuliana” – Via Broseta, 58 - Bergamo è convocato Il Consiglio Direttivo della Fondazione A.R.M.R., aperto a Soci e Sostenitori. Per partecipare è necessario confermare al più presto la propria presenza alla Segreteria Generale - Sig. ra GABRIELLA CHISCI - Tel. 035 798518 e-mail: segreteria@armr.it - SABATO 7 FEBBRAIO ORE 20:00 presso Palazzo Cusani - Via Brera, 13/15 a Milano - GRAN BALLO IN MASCHERA A.R.M.R. - Festa di Carnevale della Fondazione A.r.m.r. organizzata dalla Delegazione Milano

Tel. +39 035 671906 Fax +39 035 672699 presidenza@armr.it

MALATTIA DI MORQUIO Codice esenzione. RCG140 Categoria. Malattie delle ghiandole endocrine, della nutrizione, del metabolismo e disturbi immunitari (detta anche Mucopolisaccaridosi di IV tipo o Sindrome di Morquio). Definizione. Patologia dovuta al deficit di degradazione di cheratan-solfato (carboidrato strutturale presente soprattutto nella cartilagine e nell’osso) che può essere determinata dal deficit, di origine genetico, di due distinti enzimi. Epidemiologia. È stata stimata una prevalenza inferiore a 1:100.000 nati vivi. Entrambi i sessi sono colpiti in eguale misura. Segni e Sintomi. La malattia si rende generalmente evidente verso la fine del primo anno di vita per il riscontro di lassità articolare e bassa statura. Lo sviluppo intellettivo di questi pazienti è assolutamente nella norma, mentre caratteristica è la grave displasia scheletrica che si sviluppa nel tempo. Le alterazioni scheletriche comprendono platispondilia (malformazione delle vertebre con appiattimento del corpo vertebrale), ipoplasia del dente dell’epistrofeo (seconda vertebra cervicale della colonna vertebrale), cifosi, scoliosi, ginocchia valghe, alterazione dell’epifisi delle ossa lunghe, deformità dei metacarpi e delle falangi. Caratteristico di questi bambini è la facilità alle cadute. Diagnosi. Diagnostico è il pattern tipico di escrezione urinaria dei mucopolisaccaridi (cheratansolfato). La diagnosi clinica e biochimica può essere confermata da analisi dell’attività enzimatica e indagini genetiche. Terapia. Il trattamento prevede terapie di tipo palliativo; l’intervento di stabilizzazione atlantoepistrofeo è necessario nella maggior parte dei casi. Il trapianto di midollo ha dato risultati estremamente modesti. Dott. Angelo Serraglio Vice Presidente Commissione Scientifica ARMR

WWW.ARMR.IT Bergamo Salute

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STRUTTURE

HABILITA

Habilita di Clusone si fa in due

A

ria di novità al Poliambulatorio Habilita di Clusone. Da qualche mese infatti la struttura, presente sul territorio dal 2009, non solo ha un look nuovo, merito dei lavori di restyling durati tutta l’estate del 2014, ma ha anche “raddoppiato” la sua offerta sanitaria, ampliando e modernizzando le attività già presenti e offrendo nuove specialità con la possibilità di scegliere tra prestazioni in convenzione con il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) e/o in regime privato. Questi cambiamenti sono stati possibili grazie alla collaborazione con l’ambulatorio polispecialistico “Servizi Sanitari Alla Persona” (che 64

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si trova sempre a Clusone in zona Fiorine). Un’integrazione preziosa che ha permesso di implementare le prestazioni grazie alla presenza di un maggior numero di professionisti e di nuove specialità. PIÙ VICINI ALLE ESIGENZE DEL TERRITORIO «Questo potenziamento nasce dall’impellenza di fornire, in collaborazione con la nostra ASL, una puntuale risposta ai bisogni della popolazione seriana rispetto alle offerte sanitarie già presenti in valle» spiega Andrea Rusconi, direttore amministrativo di Habilita. «Questa è la prima fase di un

cambiamento che vuole rispondere in maniera sempre più precisa e diversificata alla necessità del territorio: a breve, una volta collaudata la nuova organizzazione, verranno avviati nuovi progetti clinici legati alle attività già presenti. La scelta di mantenere e di potenziare le attività con il Servizio Sanitario Nazionale è dettata dalla volontà di individuare in Habilita Clusone un ausilio del servizio pubblico nazionale. In questo modo possiamo coprire la maggior parte del fabbisogno sanitario di una zona che, da un punto di vista logistico-sanitario, appare spesso svantaggiata».

INFORMAZIONE PUBBLICITARIA

a cura di GIULIA SAMMARCO


IL VENERDÌ? IN ROSA Nel Poliambulatorio di Clusone tutti i venerdì è attivo il “percorso donna”: dalle 14 è possibile effettuare esami diagnostici dedicati alla donna, in particolare ecografie mammarie e mammografie e se richiesto in un’unica seduta, con una valutazione completa, evitando così alla paziente di tornare una seconda volta. È infatti filosofia del servizio radiologico di Habilita (Zingonia, Bergamo, Sarnico e Clusone), diretto dalla dottoressa Daniela Arnoldi, offrire sempre alle donne la possibilità di prenotare in contemporanea l’esecuzione di mammografie ed ecografie.

PIÙ SPECIALITÀ E ORARI PIÙ AMPI A seguito della riorganizzazione, oggi Habilita Clusone eroga nuove prestazioni in regime privato afferenti alle seguenti branche specialistiche: cardiologia (con il dottor Tomasoni e dottor Comelli), neurologia (dottor Brignoli), urologia (dottor Librizzi e dottor Sozzi), ortopedia (dottor Rocca e dottor Andreoletti), ostetricia e ginecologia (dottoressa Ermito e dottor Bardi) endocrinologia (dottor Ghilardi), medicina omeopatica (dottor Maffeis), medicina interna e pneumologia (dottor Agostoni) oltre a prestazioni di medicina fisica e riabilitazione, chirurgia generale (dottor Arrigoni), chirurgia vascolare (dottoressa Cantini), dermatologia (dottoressa Manfredi e dottor Noto), oculistica (dottor Fumagalli), odontostomatologia, dietistica e nutrizione (Percassi), psicologia (Ruggeri), dietologia (dottor Marzii), logopedia (Ziliani) e medicina dello sport (dottor Ventura). Non manca nemmeno la medicina dello sport, organizzata per accogliere, oltre agli agonisti, anche tutti gli atleti che,

come da indicazioni di legge, devono sottoporsi a visita medica per il rilascio del certificato di buona salute (sempre con l’esecuzione di elettrocardiogramma) per le attività sportive non agonistiche. Per il momento il solo servizio di “Medicina del Lavoro” rimarrà nel complesso delle Fiorine. Sono state mantenute le prestazioni delle branche convenzionate di neurologia (visite ed elettromiografie), cardiologia (visite ed esami strumentali), diagnostica per immagini (RMN aperta, ecografie, mammografie e radiologia convenzionale) e medicina fisica e riabilitazione (visite, rieducazione motoria e terapie strumentali). In particolare quest’ultima specialità è stata ampliata con disponibilità che coprono tutta la giornata, anche nella fascia del tardo pomeriggio, per facilitare chi lavora o chi ha altri impegni durante la giornata. La struttura è aperta dal lunedì al venerdì dalle 9 alle 13 e dalle 14 alle 18 ; il sabato dalle 9 alle 13. È stato mantenuto anche il servizio di Punto Prelievi, sempre in convenzione, attivo il martedì, giovedì e sabato dalle 7.30 alle 9.00.

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ASL INFORMA

CON LE NUOVE NORME EUROPEE,

etichette più chiare e complete a cura di ASL BERGAMO

Q

uante volte di fronte a una pietanza che ci viene offerta o a una confezione di alimenti già pronti, siamo colti da un senso d’incertezza o diffidenza? Perché non siamo in grado di individuare gli ingredienti, perché vorremmo poter escludere la presenza di alcune sostanze, perché non conosciamo le qualità nutrizionali di ciò che ci accingiamo a mangiare. I motivi possono essere diversi, comunque tutti legati alla scarsa o poco comprensibile informazione obbligatoria fino a oggi a favore dei consumatori. Ma le cose stanno per cambiare. Proprio nello scorso mese di dicembre è entrato in vigo-

re il Regolamento dell’Unione Europea numero 1169 del 2011, più noto come Regolamento FIAC, che norma proprio la tipologia di informazioni da garantire sugli alimenti. Le nuove disposizioni si concentrano ovviamente sull’etichettatura, che deve essere in grado di fornire in maniera chiara e trasparente un quadro informativo completo dei cibi sui quali è apposta, all’insegna della trasparenza e della leggibilità. Qualche esempio: scritte sulle confezioni con caratteri più grandi e chiari, indicazioni sulla presenza di sostanze o prodotti allergizzanti maggiormente in risalto, tipi di grassi impiegati espressamente

elencati. Assisteremo, dunque, a numerosi cambiamenti sulle etichette dei prodotti alimentari. Ecco qui di seguito una sintesi delle novità più significative. PIÙ VISIBILI E ANCHE SULLE CONFEZIONI SINGOLE Per gli alimenti preconfezionati, le informazioni obbligatorie dovranno figurare direttamente sull’imballaggio o su un’etichetta applicata. Le etichette dovranno essere facilmente visibili, chiaramente leggibili e, se necessario, indelebili. Le informazioni obbligatorie sugli alimenti non dovranno essere in alcun modo nascoste,

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LA LEGGE IN SINTESI

oscurate, limitate o separate da indicazioni grafiche o da altri elementi in grado di interferire con la chiarezza del messaggio. Per gli imballaggi multipli, contenenti poi articoli incartati individualmente, le indicazioni obbligatorie appariranno direttamente sull’imballaggio multiplo e, se i prodotti in esso contenuti sono destinati anch’essi alla vendita, le informazioni obbligatorie dovranno figurare anche sulle loro singole confezioni. INDICAZIONE DEGLI ALLERGENI Nell’elenco degli ingredienti gli operatori del settore alimentare dovranno mettere in evidenza il nome della sostanza o del prodotto a rischio. Per facilitarne l’individuazione, dovrà essere chiaramente evidenziato solo l’ingrediente corrispondente a queste sostanze. Se tutti gli ingredienti di un alimento fossero sostanze o prodotti in grado di provocare allergie o intolleranze, dovranno essere citati nell’elenco degli ingredienti ed evidenziati singolarmente. Gli Stati membri dell’Unione Europea potranno scegliere proprie diverse modalità con le quali comunicare le informazioni sugli allergeni. In linea di principio sono ammessi tutti i mezzi ritenuti idonei a garantire al consumatore una scelta il più possibile consapevole e garantita: un’etichetta speciale, documenti informativi che accompagnino l’alimento o qualsiasi altro sistema, da quelli più tecnologici fino alla comunicazione verbale. 68

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PRODOTTI CONGELATI Per questi dovrà essere indicata chiaramente la data di congelamento, con l’indicazione specifica di giorno, mese, anno, oltre al luogo di provenienza. PRESENZA DI ACQUA NEI PRODOTTI FINITI La presenza di acqua aggiunta, che rappresenti più del 5% del prodotto finito, può alterare il peso dell’alimento. Pertanto, in caso di percentuali uguali o maggiori, dovrà essere indicata nei prodotti a base di carne e suoi preparati, anche se in tagli o frazionati in porzioni, e nei prodotti della pesca, siano essi interi, sfilettati o tagliati. È intuitivo comprendere come l’applicazione di queste nuove regole accresca in termini di garanzia il consumo di molti degli alimenti che quotidianamente finiscono sulle nostre tavole. Ma non solo. Il percorso normativo intrapreso, che si coronerà nel 2016 con l’obbligo definitivo della “dichiarazione nutrizionale” completa, ci consentirà anche di poter compiere scelte più consapevoli in termini di qualità degli alimenti. La nuova etichettatura potrà essere così un valido supporto alle campagne di educazione alimentare basate non esclusivamente sulla limitazione della quantità dei cibi assunti, ma anche sull’attenzione ai valori nutrizionali dei singoli alimenti e sulla loro corretta alternanza, così da soddisfare in maniera più mirata i bisogni dell’organismo.

Il nuovo Regolamento dell’Unione Europea FIAC, entrato in vigore nel 2011, ma obbligatorio dallo scorso 13 dicembre, rappresenta un vero spartiacque all’interno di un percorso di educazione alimentare che coinvolge sempre più il consumatore, conferendogli un ruolo di consapevolezza all’interno della filiera alimentare. Le informazioni obbligatorie sull’etichettatura saranno più chiare e trasparenti. Gli elenchi degli ingredienti contenuti nei preparati saranno completi. Le sostanze a rischio di allergie o intolleranze evidenziate. La dichiarazione nutrizionale dettagliata, che diverrà obbligatoria dal 2016, completerà poi il quadro. Grazie alle sue informazioni sarà possibile valutare il cibo anche in termini di apporti nutrizionali conferiti al nostro organismo. Tuttavia, pur non essendo ancora obbligatoria, è già possibile imbattersi in tale informativa su alcuni prodotti preconfezionati. È bene allora sapere che dovrebbe comprendere per norma i seguenti elementi: il valore energetico, la quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale. Inoltre, la dichiarazione nutrizionale obbligatoria potrà essere completata dall'indicazione delle quantità di uno o più dei seguenti elementi: acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre alimentari, vitamine e sali minerali. Le vitamine e i sali minerali potranno però essere indicati se presenti in quantità significative.


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REALTÀ SALUTE STUDIO ASSOCIATO DI PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA MAGGIONI

Psico...che?

Per un approccio alla psicoanalisi e alle psicoterapie a orientamento psicodinamico a cura di FRANCESCA DOGI

È

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tra le psicoterapie quella storicamente più radicata, una teoria e una tecnica fondata da Sigmund Freud che, guardata con sospetto o con entusiasmo dalla cultura, dalla psicologia e dalla psichiatria, secondo molte ricerche indipendenti in U.S.A. e in Europa continua a dare risultati a medio e lungo termine particolarmente efficaci nel cambiamento strutturale del paziente nevrotico e psicotico. Parliamo della psicoanalisi e delle psicoterapie a orientamento psicodinamico che da essa si sono sviluppate. E lo facciamo con la dottoressa Daniela Maggioni, psicologa e psicoterapeuta di formazione psicoanalitica, dello “Studio Associato di Psicologia Clinica e Psicoterapia Maggioni” che, grazie alle differenti specializzazioni dei tre psicoterapeuti che lo costituiscono, offre da decenni cure di riconosciuta qualità in psicoterapia dell’adulto, dell’adolescente, del bambino e della famiglia. Inoltre, i dottori Maggioni svolgono supervisioni cliniche a Psicologi, Psicoterapeuti, Comunità e Istituzioni Psichiatriche e psicosociali. DOTTORESSA MAGGIONI, COSA SI INTENDE PER PSICANALISI? Il termine “psicoanalisi” si riferisce a una teoria della struttura e del funzionamento della personalità e a una specifica tecnica psicoterapeutica fondata da Sigmund Freud nel secolo scorso, imprescindibile riferimento culturale, scientifico e clinico non solo per gli psicoanalisti.

La sua scoperta centrale, e quindi l’assunto di base della psicoanalisi, è l’inconscio dinamico: accanto e spesso in conflitto con il nostro Io cosciente e manifesto, dentro di noi agisce e vive una dimensione profonda e nascosta, sempre in attività, dove si sedimentano affetti, desideri, emozioni ed esperienze, a partire da quelle della prima infanzia, rimossi ma più potenti, a volte, delle parole e dei ricordi di cui siamo consapevoli. L’inconscio non è un luogo del cervello o della psiche, nessuna TAC può individuarlo, ma possiamo ricostruirne le tracce nei gesti inconsapevoli della vita quotidiana, nei sogni, nelle dimenticanze, nei lapsus. La terapia psicoanalitica non può cambiare il passato, ma può illuminarlo di senso, rimetterci in contatto con parti di noi dimenticate o trascurate, aprirlo a nuove possibilità invece che tenerlo imprigionato nelle pieghe dei nostri sogni, pensieri, sintomi e dolori.

STUDIO ASS. DI PSICOLOGIA CLINICA E PSICOTERAPIA DOTT. DANIELA, MARCELLO E MATTIA MAGGIONI diadicosistemica@libero.it via Broseta, 58 Bergamo Tel./Fax 035 254294 Tel. 035 4373456 3474243690-3487722351

MA IN PARTICOLARE IN COSA SI DISTINGUE DAGLI ALTRI APPROCCI? Lo psicoanalista è impegnato nella ricerca continua di una “verità” del singolo uomo, anti-ideologica, antiassolutistica, non generalizzabile; nel progetto -oggi realizzabile- di una teoria psicoanalitica che poggia sui dati neurofisiologici (si pensi ai neuroni specchio) dotato di un suo specifico campo di indagine, di una sua strumentazione teorica e di suoi metodi e tempi (la libera associazione, l’interpretazione, l’ascolto delle tracce dell’inconscio dinamico); nella sua formazione interminabile e nel ricorso alla propria analisi personale per una comprensione profonda della relazione con il suo paziente.

LA PSICOANALISI È UNO METODO PSICOTERAPEUTICO CHE SI INTERROGA SULLE CAUSE PROFONDE DEL DISAGIO SOGGETTIVO, COGLIENDO I DIVERSI MODI UN CUI L’INCONSCIO SI MANIFESTA E CERCANDO DI RENDERE CONSCE LE CAUSE DELLA SOFFERENZA. È MOLTO DIVERSA, QUINDI, AD ESEMPIO DALLA PSICOTERAPIA COGNITIVOCOMPORTAMENTALE, IN GENERE PIÙ BREVE, CHE SI PROPONE DI INDIVIDUARE I PENSIERI RICORRENTI E GLI SCHEMI DISFUNZIONALI D’INTERPRETAZIONE DELLA REALTÀ PER SOSTITUIRLI CON CONVINZIONI PIÙ FUNZIONALI.

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REALTÀ SALUTE STRUTTURE RESIDENZA ANNI AZZURRI SAN SISTO

Molto più di una casa di riposo a cura di FRANCESCA DOGI

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sperienza più che ventennale, servizi personalizzati, tecnologia, atmosfera “familiare” ma con tutti i comfort alberghieri di un hotel di alto livello. È con questo “biglietto da visita” che si presenta la nuova Residenza Anni Azzurri San Sisto di Bergamo, progetto pilota di “Anni Azzurri”, realtà che in Italia ha già realizzato oltre 40 case di riposo dedicate alla terza età, recentemente inaugurata. «Questa residenza, che può ospitare 120 anziani con diversi livelli e condizioni di non autosufficienza parziale e totale, nasce per dare risposte efficaci a un’esigenza sempre più sentita nella realtà di oggi: l’assistenza agli anziani» spiega il direttore Johnny Vinella. «I ritmi di vita e la struttura della famiglia moderna non sempre consentono di assistere i propri membri anziani, soprattutto non più autosufficienti, tenendo costantemente conto di tutte le loro esigenze: cure mediche, sostegno nelle attività quotidiane, bisogni psicologici e relazionali. Il nostro impegno è far sentire ogni ospite come a casa propria, prendendoci cura di lui per tutto il tempo di cui ha bisogno, per brevi periodi, ad esempio dopo un intervento o una malattia acuta, oppure in modo definitivo nel caso di patologie croniche e invalidanti (particolare attenzione è dedicata anche alle demenze senili e alla patologia di Alzheimer)». Nella residenza la vita è organizzata secondo orari e modalità propri di una famiglia, così da creare continuità con i ritmi e i valori precedenti. «Per favorire il più possibile questo clima “familiare”, 72

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i parenti dell’ospite vengono coinvolti nel percorso del proprio caro, creando una sinergia che fa bene a entrambi. Questo è possibile anche grazie alla presenza fissa di un’assistente sociale il cui compito è proprio quello di agevolare le relazioni e far vivere questo delicato “passaggio” nel modo più sereno possibile». Un servizio personalizzato significa anche questo: mettere al centro la persona con tutto il suo mondo fatto di ricordi, affetti, abitudini. «Ovviamente la personalizzazione si riflette anche nel lavoro di assistenza e cura, seguito da un’équipe multiprofessionale (che comprende anche un medico palliativista e una caposala di rianimazione) che formalizza un Piano di Assistenza Individuale (PAI) su misura sulle esigenze assistenziali, terapeutiche e sociali della persona». Grande attenzione è dedicata, in particolare, alla riabilitazione (fisica e/o cognitiva) e al mantenimento e potenziamento delle capacità residue degli ospiti,

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con percorsi che comprendono fisioterapia, logopedia, psicologia etc. e si avvalgono delle nuove tecnologie, come quelle computerizzate che, attraverso giochi elettronici, permettono di monitorare i progressi nel tempo e calibrare i gradi di difficoltà. E non mancano nemmeno occasioni di svago e divertimento, come la tombola, gioco che aiuta ad allenare l’attenzione, sedute di clownterapia e pet therapy fino a lezioni dell’Università della Terza età.


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Esperienza e tecnologia: IL BINOMIO VINCENTE PER UNA RIABILITAZIONE ALL’AVANGUARDIA a cura di FRANCESCA DOGI

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n punto di riferimento per le terapie di riabilitazione motoria e neuromotoria, per la rieducazione e la fisioterapia e per tutte quelle attività che mirano a correggere e a migliorare situazioni di deficit delle capacità di movimento. È Rihabilita Medical Center, realtà che quest’anno festeggia dieci anni di attività. Nata come piccolo studio di fisioterapia all’interno della casa di riposo Fondazione Martino Zanchi di Alzano Lombardo (dove da gennaio tornerà con un punto di fisioterapia dedicato agli ospiti), da allora Rihabilita ha saputo ampliare e consolidare la propria esperienza stando sempre al passo con i tempi e puntando non solo sulla professionalità ma anche sull’innovazione tecnologica. «La tecnologia, fin dall’inizio, è stata il nostro pallino, il nostro fiore all’occhiello» conferma Ingmar Angeletti, titolare del centro. «Abbiamo sempre creduto nelle potenzialità delle nuove tecnologie, quelle scientificamente validate ovviamente, introducendole nella nostra pratica clinica e terapeutica prima ancora che fossero conosciute e apprezzate universalmente. Questo ci ha permesso, in questi anni, di mettere a disposizione dei nostri pazienti tecnologie sempre all’avanguardia e ad alti livelli, come la laserterapia di altissima potenza, la Tecarterapia o le onde d’urto, solo per citarne alcune, che integrate all’esperienza manuale dei nostri terapisti rendono la riabilitazione più efficace ottimizzando i risultati e riducendo i tempi di recupero» continua Angeletti. E non solo. Grazie al know how acquisito

in questo campo, Rihabilita è anche centro di ricerca e sperimentazione per una delle più importanti aziende del settore delle terapie fisiche. Ma Rihabilita non è solo riabilitazione. «La riabilitazione e la fisioterapia sono il “cuore” della nostra attività, ma nel tempo abbiamo inserito altri servizi importanti, grazie anche alla collaborazione con medici specialisti in particolare dell'Azienda Ospedaliera di Cremona. Inoltre, sono presenti due studi di medicina sportiva e cardiologia, strettamente legate tra loro, e altre specialità, come l’ortopedia, la neurochirurgia, la neurologia e l’urologia. In definitiva il centro offre servizi medici specialisti, una riabilitazione motoria e neurologica a 360 gradi, da quella dell’atleta di

alto livello a quella del paziente politraumatizzato alle patologie strettamente connesse con l'invecchiamento. E non mancano nemmeno la dietologia e la medicina estetica per chi tiene non solo alla propria salute ma anche al proprio aspetto estetico» conclude Angeletti. RIHABILITA MEDICAL CENTER Dir. San. Dott. Oreste Zoldan info@rihabilita.it Via Valle, 17 Alzano Lombardo (BG) Tel. 035 515408 340 0528774

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ODONTOIATRA AL PASSO COI TEMPI

e a portata di sorriso a cura di FRANCESCA DOGI

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al bambino con i denti storti all’adulto che ha perso uno o più denti. Un bel sorriso è importante a tutte le età. E non è una questione solo di estetica. Ma anche di autostima e di benessere dell’intero corpo. Aiuta a stare meglio, con se stessi e con gli altri. «Parafrasando una famosa frase del grande scrittore Hugo si può ben dire che “il sorriso è il sole che scaccia l’inverno dal volto umano”» conferma il dottor Maurizio Maggioni, odontoiatra direttore dello Studio Odontoiatrico Maggioni “Pianeta Sorriso”, diventato negli anni una piccola “clinica dei denti” con tanto di reparti diversi per le diverse branche odontoiatriche, uno studio polifunzionale dove trovare risposte per qualsiasi problema di denti: igiene dentale, sbiancamento dentale, odontoiatria estetica, parodontologia, ortognatodonzia, gnatologia posturale, conservativa estetica e riabilitativa, chirurgia orale e implantologia, protesi mobili e fisse. «Fin dall’inizio della nostra attività, ormai 30 anni or sono, io e i miei collaboratori abbiamo sempre ricercato questo obbiettivo: riportare il sorriso sul viso dei nostri pazienti». Come? Con servizi su misura, professionalità, tecnologie sempre all’avanguardia ma un'attenzione particolare anche alle esigenze economiche dei pazienti. «Grazie all’esperienza e professionalità maturata in questi anni, oggi siamo in grado di seguire qualsiasi tipo di paziente e qualsiasi proble76

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matica dall’inizio alla fine con tutte le metodiche più all’avanguardia, con i migliori materiali e attrezzature. Ognuno di noi, infatti, è specializzato in ambiti specifici: c’è chi si occupa di ortodonzia pediatrica, chi di ortodonzia per adulti, chi di chirurgia protesica, chi di endodonzia e così via, tutti professionisti che provengono da importanti ospedali e studi lombardi. L’attenzione al sorriso dei pazienti, negli ultimi tempi in cui la crisi economica continua a ridurre il potere di spesa delle famiglie, si è concretizzato anche in tariffe più flessibili e nella possibilità di accedere a pagamenti personalizzati e rateali in base alle esigenze e alle nuove usanze sociali. Lo scopo è consentire a tutti di potersi curare senza perdere in qualità». Qualità che fa rima anche con tecnologie all’avanguardia. Il dottor Maggioni è stato tra i primi a fare implantologia in Italia negli anni Ottanta e tra i primi, negli anni 2000, a utilizzare routinariamente il laser in odontoiatria. DOTTOR MAGGIONI, QUALI SONO I VANTAGGI CHE DERIVANO DALL’UTILIZZO DEL LASER? Molti e diversi: l’assenza dello spiacevole e fastidioso rumore del trapano e delle vibrazioni (ad esempio in conservativa), del bisturi (nella piccola chirurgia) e, nella maggioranza dei casi, dell’anestesia locale e dei rischi a essa connessi. La facilità nel trattamento dei bambini, grazie

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MENO DOLORE Separare il binomio odontoiatra-dolore non è impossibile. Grazie ai progressi scientifici, infatti, i pazienti possono beneficiare di nuove terapie indolori. Per i pazienti più ansiosi o ipersensibili oggi c’è a disposizione la sedazione cosciente: una miscela di ossigeno e protossido di azoto viene erogata tramite una mascherina sul viso. Si resta perfettamente svegli, ma in uno stato di totale rilassamento e quindi è possibile anche rispondere alle richieste del dentista. L’effetto inizia dopo pochi minuti, sparisce subito dopo la sospensione della terapia e si può quindi tornare a casa da soli.


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a un impatto e a procedure meno aggressivi e traumatici. L’eliminazione dell’ipersensibilità dentale e della sgradevole sensazione di caldo e di freddo, anche dopo aver eseguito otturazioni molto profonde. L’effetto emostatico, coagulante e cicatrizzante: nella piccola chirurgia la terapia con il laser è meno invasiva, evita il sanguinamento, la necessità di fastidiose “cuciture” (sutura) ed elimina complicazioni e fastidi post-operatori (edema, sanguinamento, dolore, etc.). La decontaminazione - effetto antibatterico: il laser, riduce il rischio di infezioni e recidive, evitando il gonfiore e l’infiammazione che solitamente si verificano dopo un intervento.

al “sostegno ed alla fissazione del dente”, il laser, grazie al suo potere battericida, riesce a ridurre la quantità di flora batterica sub-gengivale: decontamina cioè le tasche parodontali e risulta molto efficace nella cura della “piorrea”, una diffusa infiammazione cronica dei tessuti attorno alla radice del dente che, nei casi gravi, può portare alla perdita del dente stesso. Nella piccola chirurgia orale, utilizzando il laser, si ottiene la diminuzione del dolore, l'eliminazione dell'anestesia, del sanguinamento e della sutura. La guarigione è veloce e priva di complicazioni, il taglio e l’asportazione sono facilitati: la parte da

trattare, priva di sangue, è di facile gestione. Associato alle procedure di detartrasi (eliminazione del tartaro) e di scaling (pulizia sottogengivale) riduce la profondità di sondaggio delle tasche parodontali e aumenta il livello di attacco “parodontale”. In endodonzia, che si occupa delle malattie relative alla polpa dentale, infine la fibra ottica del laser, grazie alla sua sottigliezza e flessibilità, è ottimale nella decontaminazione dei canali radicolari durante le devitalizzazioni (cure canalari). Aumentano notevolmente i successi endodontici e diminuiscono le complicazioni (granulomi - lesioni apicali).

E QUALI SONO IN PARTICOLARE LE PATOLOGIE ORALI IN CUI PUÒ ESSERE INDICATO? In odontoiatria si può utilizzare il laser sia per trattare le patologie dei tessuti duri (cura e diagnosi precoce delle lesioni cariose, sbiancamento dentale, desensibilizzazione) sia per trattare quelle dei tessuti molli (parodontologia, piccola chirurgia orale, herpes labiali e afte, endodonzia). In parodontologia, che si occupa delle affezioni a carico dei tessuti che concorrono Bergamo Salute

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a cura di FRANCESCA DOGI

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e limitazioni dovute a difetti della vista sono spesso un ostacolo alle normali attività che svolgiamo ogni giorno. Al lavoro, nello studio, nello sport, una vista non perfetta può disturbare le performance. Si ricorre allora all’ausilio degli occhiali o delle lenti a contatto che però possono provocare fastidi o essere comunque mal tollerati, anche per motivi estetici. Cosa fare allora? Una soluzione è rappresentata dalle lenti per ortocheratologia: si indossano mentre si dorme e si tolgono quando ci si sveglia. Il risultato? Si vede bene ad occhio nudo per tutta la giornata. Ma come è possibile? Ne parliamo con Giovanni e Roberto Viscardi, ottici optometristi di Ottica Skandia, negozio in cui è possibile trovare una vasta scelta di lenti a contatto per tutte le esigenze, tra cui anche quelle cosiddette a “geometria inversa” usate nell’ambito dell’ortocheratologia. COME FUNZIONANO L’ORTOCHERATOLOGIA E QUESTE LENTI? L’ortocheratologia è una tecnica non chirurgica e non invasiva per la riduzione reversibile della miopia, di alcuni casi di astigmatismo, di ipermetropia e di presbiopia, mediante lenti a contatto particolari, dette “a geometria inversa”. Si tratta di lenti gas permeabili, da mettere di notte, studiate per permettere un effetto di modellamento del profilo corneale e rimanere ben centrate sull’occhio anche con la palpebra chiusa, senza danneggiare la superficie dell’oc-

chio. Mentre si indossano si vede bene come se si portasse una lente correttiva convenzionale. Quando si rimuovono si continua a vedere bene anche a occhio nudo grazie all’effetto di modellamento avvenuto. In pratica la lente lascia la sua impronta consentendo una visione ottimale anche quando si tolgono le lenti; una volta interrotto l’uso di queste lenti, l’occhio, in breve tempo, ritornerà nelle sue condizioni iniziali.

DIVERSI STUDI SCIENTIFICI DIMOSTRANO CHE LE LENTI A CONTATTO SEMIRIGIDE GAS-PERMEABILI SONO EFFICACI PER BLOCCARE O RALLENTARE LA PROGRESSIONE MIOPICA SOPRATTUTTO NEI GIOVANI. TRA QUESTI IL “SINGAPORE STUDY" DEL DOTTOR KHOO E LO STUDIO CONDOTTO DAL DIPARTIMENTO DI OFTALMOLOGIA DELL'UNIVERSITÀ DI TSUKUBA, GIAPPONE, CONDOTTI SU OLTRE 100 GIOVANI TRA I 10 E I 12 ANNI.

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MA È UNA TECNICA SICURA? L’uso di qualsiasi tipo di lente a contatto è sicuro solo se ci si sottopone a una visita specialistica del medico oculista e a controlli periodici e si rispettano scrupolosamente le regole di utilizzo e di igiene indicate dall’ottico optometrista. L’uso di lenti per ortocheratologia non comporta rischi sostanzialmente maggiori rispetto alle lenti convenzionali. IN QUALI CASI IN PARTICOLARE È INDICATA? I migliori risultati si possono ottenere per miopie fino a 6 diottrie; per astigmatismi, presbiopie e ipermetropie ci sono comunque discreti risultati. L’applicazione di lenti per ortocheratologia è controindicata invece in condizioni oculari che non consentono l’uso di lenti a contatto convenzionali. DOPO QUANTO SI OTTENGONO I PRIMI BENEFICI E QUANTO DURA IL MIGLIORAMENTO? Già dopo la prima notte di utilizzo delle lenti si possono notare risultati. I tempi per ottenere risultati durevoli per tutta la giornata variano da soggetto a soggetto, a seconda dell’ametropia da correggere. Bergamo Salute

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Bergamo Salute anno 5 - n°1 - gen. -feb. 2015

PERIODICO DI CULTURA MEDICA E BENESSERE

Direttore Editoriale Elena Buonanno Direttore Responsabile Daniele Gerardi Redazione Rosa Lancia redazione@bgsalute.it Grafica e impaginazione Catherine Coppens | Mood Creative Studio catherine.coppens@hotmail.it Fotografie e illustrazioni Shutterstock, Dollar Photo Club, Adriano Merigo Stampa Grafiche Mazzucchelli S.p.A Via Cà Bertoncina, 37/39/41 - 24068 Seriate (BG) Casa Editrice Pro.Ge.Ca. srl Viale Europa, 36 - 24048 Curnasco di Treviolo (BG) Tel. 035.201488 - Fax 035.203608 info@bgsalute.it - www.bgsalute.it Hanno collaborato Lucio Buonanno, Maria Castellano, Viola Compostella, Chiara Lorenzi, Teo Mangione, Giulia Sammarco, Alessandra Perullo Iscr. Tribunale Bergamo N°26/2010 del 22/10/2010 Iscr. ROC N°21019 © 2014. Tutti i diritti sono riservati. È vietata la riproduzione, anche se parziale, di qualsiasi testo o immagine. L'editore si dichiara disponibile per chi dovesse rivendicare eventuali diritti fotografici non dichiarati. I contenuti presenti su Bergamo Salute hanno scopo divulgativo e non possono in alcun modo sostituirsi a diagnosi mediche.

I canali di distribuzione di Bergamo Salute • Abbonamento • Spedizione a diverse migliaia di realtà bergamasche, dove è possibile consultarla nelle sale d'attesa (medici e pediatri di base, ospedali e cliniche, studi medici e polispecialistici, odontoiatri, ortopedie e sanitarie, farmacie, ottici, centri di apparecchi acustici, centri estetici e benessere, palestre, parrucchieri etc.) • Distribuzione gratuita presso le strutture aderenti alla formula "Amici di Bergamo Salute".

Comitato Scientifico

• Dott. Diego Bonfanti - Oculista • Dott.ssa Maria Viviana Bonfanti Medico Veterinario • Dott. Rolando Brembilla - Ginecologo • Dott.ssa Alba Maria Isabella Campione • Dott. Andrea Cazzaniga - Idrologo Medico e Termale • Dott. Marcello Cottini - Allergologo Pneumologo • Dott. Giovanni Danesi - Otorinolaringoiatra • Dott. Adolfo Di Nardo - Chirurgo generale • Dott. Nicola Gaffuri - Gastroenterologo • Dott.ssa Daniela Gianola - Endocrinologa • Dott. Antoine Kheir - Cardiologo • Dott.ssa Grazia Manfredi - Dermatologa • Dott. Roberto Orlandi - Ortopedico Medico dello sport • Dott. Paolo Paganelli - Biologo nutrizionista • Dott. Antonello Quadri - Oncologo • Dott. Orazio Santonocito - Neurochirurgo • Dott.ssa Mara Seiti - Psicologa - Psicoterapeuta • Dott. Sergio Stabilini - Odontoiatra • Dott. Giovanni Taveggia - Medicina Fisica e Riabilitazione • Dott. Massimo Tura - Urologo • Dott. Paolo Valli - Fisioterapista

Comitato Etico • Dott. Maurizio Pagnoncelli Folcieri Presidente dell'Ordine dei Farmacisti di Bergamo • Dott. Ezio Caccianiga - Presidente dell'Ordine dei Medici Veterinari di Bergamo • Dott. Piero Attilio Bergamo - Oculista • Dott. Luigi Daleffe - Odontoiatra • Dott. Tiziano Gamba - Medico Chirurgo • Beatrice Mazzoleni - Presidente IPASVI


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