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a r t i g i a n a t o tra arte e design
N°75/ Sett./Ott./Nov.2009
Le sei stagioni di
Chandan Bolsena Biennale Lâarte nel Ricamo e nel Merletto
La Cina è sempre piÚ vicina Metalli.ca Arte Fiera, Verona 2009.
âConcretaâ:
il âgenioâ artistico applicato alla ceramica
Miniartextil e lâuniverso
Giochi
di carte
Insegnare
lâartigianato
contemporaneo
Artigianato Tra Arte e Design Anno 2009 - Numero 75 Sett./Ott./Nov. www.mestieridarte.it DIRETTORE RESPONSABILE: Ugo La Pietra DIREZIONE EDITORIALE: Franco Cologni COMITATO SCIENTIFICO: Enzo Biffi Gentili, Gillo Dorfles, Vittorio Fagone, Anty Pansera REDAZIONE: Alberto Cavalli Simona Cesana Alessandra de Nitto
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Sommario
Ugo La Pietra / EDITORIALE
Dove è lâArtigianato? Nives Arnaboldi
Miniartextil e lâuniverso Vittorio Amedeo Sacco
Lâambivalente maturitĂ di una mostra Edoardo Perri
HANNO COLLABORATO: Edoardo Perri Vittorio Amedeo Sacco Enzo Fiammetta INSERZIONI PUBBLICITARIE: Fondazione Cologni dei Mestieri dâArte IMPAGINAZIONE/GRAFICA: Emanuele Zamponi
Metalli.ca
Ugo la Pietra
La Cina è sempre piÚ vicina Simona Cesana
I Luoghi della Ricerca Alberto Cavalli
Mestieri dâarte: giacimenti culturali sui quali investire
EDITING: AG Media S.r.l. UN PROGETTO DI:
Alberto Cavalli
Giochi di carte Enzo Fiammetta
Le sei stagioni di Chandan Simona Cesana
âConcretaâ: il âgenioâ artistico applicato alla ceramica
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Simona Cesana
Insegnare lâartigianato contemporaneo Federica Cavriana
Bolsena Biennale. Lâarte nel Ricamo e nel Merletto Alberto Cavalli
Scultura gioiello di carta di Lydia Hirte.
Arte Fiera, Verona 2009 Franco Cologni
Unâeccellenza su misura: i giacimenti culturali del Made in Italy
60 67 70 76
Comitato tecnico e corrispondenti per le aree artigiane Alabastro di Volterra Irene Taddei
Ceramica sestese Stefano Follesa
Marmo di Carrara Antonello Pelliccia
Pietra Serena Gilberto Corretti
Bronzo del veronese Gian Maria Colognese
Ceramica umbra Nello Teodori
Marmi e pietre del trapanese Enzo Fiammetta
Pizzo di CantĂš Aurelio Porro
Ceramica campana Eduardo Alamaro
Cotto di Impruneta Stefano Follesa
Marmo del veronese Vincenzo Pavan
Tessuto di Como Roberto De Paolis
Ceramica di Albisola Viviana Siviero
Cristallo di Colle Val dâElsa Angelo Minisci
Mosaico di Monreale Anna Capra
Travertino romano Claudio Giudici
Ceramica di Caltagirone Francesco Judica
Ferro della Basilicata Valerio Giambersio
Mosaico di Spilimbergo Paolo Coretti
Vetro di Altare Mariateresa Chirico
Ceramica di Castelli Franco Summa
Gioiello di Vicenza Maria Rosaria Palma
Oro di Valenza Lia Lenti
Vetro di Empoli Stefania Viti
Ceramica di Deruta Nello Teodori
Intarsio di Sorrento Alessandro Fiorentino
Peperino Giorgio Blanco
Ceramica di Vietri Sul Mare Massimo Bignardi
Legno di CantĂš Aurelio Porro
Pietra di Apricena Domenico Potenza
Vetro di Murano Marino Barovier Federica Marangoni
Ceramica faentina Tiziano Dalpozzo
Legno di Saluzzo Elena Arrò Ceriani
Pietra lavica Vincenzo Fiammetta
Ceramica piemontese Luisa Perlo
Legno della Val dâAosta Franco Balan
Pietra leccese Luigi De Luca
Lavorazione dellâalabastro in un laboratorio di Volterra. Foto Irene Taddei.
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Ugo La Pietra / EDITORIALE
Dove è lâArtigianato? Difficile elencare la mappa del nostro artigianato artistico! Una difficoltĂ che, se da una parte ci stupisce per la ricchezza e complessitĂ di espressioni, dallâaltra ci preoccupa per la superficialitĂ con cui la cultura e le istituzioni ne semplificano la dimensione. La gente comune conosce lâartigianato artistico attraverso le bancarelle dei mercatini, dove si alternano oggetti di semplice bigiotteria, con qualche riferimento allâormai lontana cultura hippie, a souvenir riferiti alle varie sagre o ai luoghi di pellegrinaggio; piĂš specificatamente lâartigianato artistico è conosciuto e frequentato attraverso le grandi fiere pre-natalizie che raccolgono una grande quantitĂ di visitatori. Ă un artigianato, questo, spesso carico e ridondante, che fa mostra di qualcosa che da sempre la cultura ufficiale chiama âkitschâ (o semplicemente di cattivo gusto), salvo poche eccezioni. Câè anche lâartigianato piĂš colto, quello che ripercorre gli stili e i modelli del passato (vale a dire che ripropone, non sempre in modo filologicamente corretto, le opere del passato): mobili in stile, ceramiche, vetri, alabastri, marmi, gioielli dâepoca. Da questo ambito si sono sem-
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pre distinti gli artigiani artisti capaci di rinnovare il linguaggio definendo cosĂŹ quello che, per cercare dâintenderci, chiamiamo âArtigianato Artistico di Eccellenzaâ, fatto spesso di singoli autori in grado di esprimersi attraverso un linguaggio contemporaneo, prendendo comunque le distanze dal mondo dellâarte. A questi modelli occorre aggiungere tutto lâartigianato (intagliatori, intarsiatori, incisori, ecc.) che lavora per le medie aziende (soprattutto del mobile e della moda) realizzando le parti lavorate a mano di cui lâazienda realizza poi il montaggio, e lâartigiano che lavora per lâindustria attraverso la realizzazione di stampi e modelli (in cera, in gesso, in legno, âŚ) per la grande produzione. A questi si aggiunge unâaltra categoria (forse la piĂš colta), ovvero gli artigiani che operano su progetto per opere uniche come gli arredamenti fatti su misura (spazi privati e spazi pubblici) a cui recentemente si sono aggiunti gli artigiani che producono oggetti in piccola serie su progetto di designer (edizioni di design artistico). Non trascurabile è il fenomeno dellâautoproduzione, una versione aggiornata della vecchia
bottega artigiana in cui il titolare stesso si occupa di progetto del prodotto, della sua comunicazione e della sua commercializzazione: artigiani artisti che superano i modelli tradizionali sia nellâuso dei materiali (ad esempio con lâultilizzo del silicone o materiali di recupero) che nelle tecniche di lavorazione e che conoscono bene anche le leggi del marketing. Allâinterno di queste categorie cosĂŹ diversificate è difficile definire una strategia per lo sviluppo e la valorizzazione: ogni categoria è un mondo a parte che segue regole e logiche creative, produttive e commerciali completamente diverse tra loro. Profonde differenze tra una categoria e lâaltra che dovrebbero portare le varie strutture preposte alla loro valorizzazione (Istituzioni, Assessorati, Camere di Commercio, Fiere ma anche strutture didattiche) a cercare di approntare di volta in volta strumenti differenziati. Ma ancora è lontano uno studio approfondito di queste categorie che rappresentano lâartigianato: un nostro grande patrimonio artistico, culturale, produttivo ed economico.
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Unica al mondo, la nostra collezione di movimenti meccanici vanta un impareggiabile vastitĂ di forme, stili e complicazioni : ogni orologio è dotato di un proprio calibro, interamente realizzato allâinterno della Manifattura. Nel corso dei nostri 175 anni di storia, abbiamo creato oltre 1000 movimenti diversi : questo cofanetto mostra alcuni dei 60 attualmente in produzione. Un record assoluto nella storia dellâorologeria.
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Luisa Valentini, âAngeli ribelliâ.
Nives Arnaboldi
Miniartextil e l’universo
L’edizione 2009 della mostra internazionale di Fiber Art di Como
Naoko Serino, âExistingâ.
La XIX edizione della rassegna dâarte contemporanea, dal titolo ââŚe lucean le stelle⌠2009 miniartextil cosmoâ, curata da Luciano Caramel e organizzata dallâassociazione culturale Arte&Arte di Como, è dedicata allâuniverso, in concomitanza con lâanno mondiale dellâastronomia proclamato dallâONU. Luciano Caramel introduce la mostra con una riflessione sullâastronomia e sullâuniverso: ÂŤTra le scienze, lâastronomia è forse quella che, da sempre, ha coinvolto e coinvolge piĂš di ogni altra un pubblico molto vasto e differenziato, per etĂ , formazione, cultura: unâattenzione trasversale, anche nelle motivazioni, oltre che nei modi in cui si realizza, che conta ricadute importanti sulla letteratura, la poesia, il cinema, la televisione e lâarte
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nei suoi vari aspetti. Fiber art o arte tessile compresa, come questa diciannovesima edizione di Miniartextil dimostra con la forza propositiva delle opere, nelle quali prende forma la duplicitĂ di base della tematica celeste, tra razionalitĂ ed emozione, progetto e invenzione, teoria e fantasia, partecipazione ideale e frizione con la contingenza mondana contemporanea.Âť Gli artisti coinvolti sono stati invitati a confrontarsi e a verificare nuovi campi dâindagine e di ricerca investigando lo spazio tra terra e cielo, traendo ispirazione dal movimento dei pianeti e dai disegni delle costellazioni, in sintesi attraversando lâuniverso; le opere offrono quindi scenari molto variegati, alcune danno enfasi alla luce, altre presentano effetti cinetici, texture dinami-
che, fughe nello spazio e nel tempo. Come ogni anno la mostra esporrĂ le opere finaliste del concorso dedicato ai âminitessiliâ: 54 opere (misure massime 20 cm per lato) selezionate tra 378 progetti pervenuti ad Arte&Arte da 40 nazioni diverse. Questâanno la giuria è composta dal critico dâarte Luciano Caramel (presidente), dallâartista del Ghana El Anatsui e dallâArchitetto Arturo DellâAcqua Bellavitis, Professore presso il Politecnico di Milano. Accanto ai minitessili ogni anno vengono esposte installazioni di artisti affermati e riconosciuti a livello internazionale. Nelle precedenti edizioni erano presenti, tra le altre, opere di Fausto Melotti, Maria Lai, Magdalena Abakanowicz, William Kentridge, Hiroko Watanabe e lo scorso anno
anche lâimponente âCattedrale Vegetaleâ di Giuliano Mauri, grande artista recentemente scomparso. Le installazioni proposte questâanno in mostra sono una trentina, tra cui âFive Creation Mythsâ dellâaustraliano Robin Fox, che realizza opere audiovisive generate dalla trasmissione di segnali sonori ad un oscilloscopio a raggio catodico; âDifferent Worldsâ unâistallazione di 13 elementi della ceca Blanka Sperkova che crea con le proprie mani reti e maglie in fili metallici dalle forme interplanetarie; âIl Metafisicoâ dellâitaliana Elisa Nicolaci, una scultura tessile che a detta dellâautrice â(âŚ) si libera progressivamente dal suo peso di scultura, di materia, di forma e diviene misteriosamente lieveâ; fino a giungere allâimponente installazione del tedesco Jens J. Meyer allestita con tessuti elastici e tubi di carbonio leggero che ama definire âtextile tensionsâ. Presente anche unâaltra esponente della Fiber Art, Shihoko Fukumoto, unâartista specialista nella tecnica shibori che propone âKokuâ (il vuoto), un arazzo che misura 500x210 cm; e Luisa Valentini con i suoi âAngeli Ribelliâ unâinstallazione di 3 elementi in maglia di acciaio e tubi saldati. Tra i minitessili invece particolarmente curiose e accattivanti sono le opere âMeditationâ di Hiroko Watanabe per lâimpiego delle luci led; âA second Earthâ della belga Annelies Slabbynck, da intendersi proprio come una seconda pelle; âSpace Inâ della giovanissima ceca Dagmar Smetanova; e âthe Hallâ della turca Muge Durmaz, classe 1985, che racchiude nello spazio di un melograno tutta lâimmensitĂ dellâuniverso. La manifestazione prevede anche una serie di incontri collaterali legati al tema dellâuniverso, e in particolare un incontro con il fisico e giornalista scientifico Marco Cagnotti dal titolo âLâuniverso come opera dâarteâ, una tavola rotonda moderata dal Professor Arturo DellâAcqua Bellavitis e un incontro sui ritrovamenti archeologici nellâarea comasca dal titolo âIl grande cerchio litico: lettura
Annelies Slabbynck , âA second earthâ.
Dagmar Smetanova, âSpace Inâ, particolare.
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Antonella Cimatti, Ceramiche Pimpinelli, Gualdo Tadino.
Aina Muze, âRising starâ.
Walter Francone, âNel giardino delle idee campate per ariaâ.
di un ritrovamento enigmaticoâ. Da sottolineare i rapporti con importanti realtĂ internazionali che Miniartextil ha saputo intrecciare nel corso degli anni, creando un percorso itinerante che ha portato lâesposizione in varie cittĂ del mondo. Appuntamenti consolidati sono Montrouge, alle porte di Parigi, e Venezia, presso il Museo di Palazzo Mocenigo, in collaborazione con i Musei Civici Veneziani. Sono in fase di sviluppo trattative con Il Cairo nellâambito della 12° edizione della Biennale dâArte, con Fulda, in Germania, cittĂ tessile gemellata con Como dal 1960; e con Quebec City presso il MusĂŠe du Costume et du Textile du QuĂŠbec.
Miniartextil 2009 84 opere di fiber art internazionale provenienti da 40 Paesi: 54 minitessili e 30 installazioni. Catalogo italiano/inglese/francese JMD Como, con intervento critico di Luciano Caramel. 26 settembre - 15 novembre 2009 Ingresso libero Sede principale: Chiesa di San Francesco, Largo Spallino, 22100 Como Info Associazione Arte&Arte Tel. 031.305621 www.miniartextil.it artearte@miniartextil.it
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Vittorio Amedeo Sacco
L’ambivalente maturitÄ di una mostra 14 La 49a Mostra della Ceramica di Castellamonte
Maria Cristina Carlini, “La ceramica delle donne�, allestimento nelle sale del Castello.
Jayme Hayon, âThe family portraitâ.
Presentare delle opere dâarte contemporanea e di design in una mostra che per definizione si interessa di ceramica dâautore, ha cessato di essere audace. La questione che si pone, di contro, è sapere se questo genere di riscontri sia fruttuoso, se questo tipo di presentazione, insolita per definizione, in un tale luogo, si iscriva in una forma di continuitĂ coerente o provochi una discordanza. La mostra di Castellamonte, âIl Canto della Terraâ sottolinea a che punto la ceramica e gli oggetti dâarte contemporanea, le proposte, le tecniche e gli obiettivi, come i risultati, siano differenti. Questa esposizione
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presenta un florilegio dâarte contemporanea in ceramica, la âceramica dei ceramistiâ. Questo non può che essere un confronto arricchente. Tutte le analogie sono pericolose. A chi compete oggi il campo della ceramica dâarte, che ormai passa soltanto di fianco ai vasai, per ricordare una terminologia caduta in disuso? Lo scarto nel pensiero e nel possibile, inerente a tutte le creazioni artistiche, definisce il campo di azione, diviso tra possibilitĂ , artistiche e utilitaristiche. Sembra ormai acquisito che lâespressione individuale debba essere al centro delle preoccupazioni, fuori da ogni pensiero dâutilitĂ . Siamo
persuasi che oggi la produzione ceramica debba soddisfare bisogni dâordine estetico e psicologico. Di conseguenza il ceramista deve evitare ogni riferimento immediato alla funzione che può nuocere alla scoperta sensoriale dellâoggetto, come la creativitĂ dellâartista. Il valore utilitaristico dellâoggetto diventa secondario, perfettamente arbitrario. Ă radicato in molti, erroneamente, il pensiero che due vocazioni, artistica e utilitaristica, non possano coesistere in seno allo stesso oggetto senza nuocere e creare confusione. Ma allora, un oggetto può ancora assicurare la sua modesta utilitĂ e
Allesimento nelle sale del Castello.
Rosaria Rattin, âSpecchi dellâanimaâ, ceramica.
mettere in evidenza anche le regole della sua disfunzione? Sembra che si assista a una crisi schizofrenica dellâoggetto. Lâeterna forma regolare del vaso contenitore tornito si trova messa male, decentrata, mal sopportando lâurto della via artistica. Davanti a questa libertĂ sconcertante, certi ceramisti hanno voluto fuggire per ritrovare il senso, ricercare lâaccidentale, resuscitare lâistinto selvaggio. La terra - nuda e cruda - non ha mai fatto tanto muovere il pensiero. I ceramisti sono chiamati a scegliere il loro campo. Il simbolico vaso che ancora allâinizio del secolo scorso conteneva forma e funzione, narrazione ed evocazione, si è rotto. Queste schegge o frammenti sono diventati altro, arte, design, scultura in ceramica, pittura su ceramica, artigianato, fregi per lâarchitettura, oggetti dâuso. Ă di questi frammenti, di queste schegge che vuole occuparsi la 49a mostra della Cerami-
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Alessandro Mendini, âPoltrona Proustâ, realizzata da Superego editions, 2009, Foto di Emanuele Zamponi.
Il curatore della Mostra Vittorio Amedeo Sacco e lo scultore ceramista Giancarlo Scapin con il Sottosegretario Giachino. Le sale di Palazzo Botton durante lâinaugurazione con lâallestimento âIl canto della terraâ con opere di Giancarlo Scapin.
ca - 6a mostra di Arti Applicate, in Castellamonte. Il materiale ceramico in sĂŠ non contiene alcune proposte particolari. La sua potenzialità è nellâattenta possibilitĂ di creare forme e oggetti, che la orienta secondo le leggi che sono gli elementi oggettivi di una scoperta, ma pretendono il rispetto o la trasgressione resta dâordine soggettivo. Un numero crescente di artisti opta definitivamente per il materiale terra, dopo una formazione di scuola dâarte piĂš che di laboratorio e ha creato una certa distanza dalla generazione precedente, faccia a faccia con la ceramica tradizionale. Quello che potrebbe essere considerato come un rimarcabile e complesso movimento di liberazione è pertanto sovente percorso ancora come una mancanza dei principi fondamentali dei luoghi della ceramica, tradizione ed etica millenaria dellâumiltĂ e della domesticitĂ . Certo, i vasai si definiscono piĂš volentieri come ceramisti. PiĂš raramente, è vero, essi torniscono un vaso, una pentola, semplicemente, modestamente, se lo sanno ancora fare. Sovente scelgono una libera manipolazione per la quale lâargilla malleabile si trova improvvisamente liberata, accostata a materiali eterogenei, imbrigliata in pratiche poco ortodosse, che la derubano dalle mani esperte, dalle nostalgie utilitaristiche. I piĂš giovani hanno accettato facilmente questa rivoluzione delle forme e dei materiali provenienti dalla scultura. Nuovi pensieri, nuovi gesti, riaffermano senza tregua lâesistenza stessa della ceramica dâarte e si prolungano nellâedonismo. La vera morale per noi, spettatori attenti, è che lâoggetto ceramico - a immagine di una scultura, di un dipinto, o di un altro mezzo
espressivo - deve essere sempre in grado di farci riflettere, in maniera viscerale, sullâimpegno fisico e intellettuale del suo autore: il gesto dellâautore, la carezza dellâamatore. (...) La mostra della Ceramica di Castellamonte della ceramica è dunque un punto fermo, per ora e ciò mettendo anche in conto che il punto in sĂŠ, come è noto, non ha dimensione, cioè si pone per definizione come indefinito.
Lâinaugurazione della mostra; in primo piano unâopera di Giancarlo Scapin.
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49a Mostra della Ceramica, 6a Mostra di Arti Applicate di Castellamonte TO dal 4 settembre al 4 ottobre 2009 Castellamonte, varie sedi a cura di Vittorio Amedeo Sacco Tel. 0124/5187216 info@stendhal.biz La mostra è caratterizzata da varie esposizioni: âIl Canto della Terraâ (Giancarlo Scapin), âFantasyâ (Jaime Hayon), âLa Ceramica delle Donneâ (Maria Cristina Carlini), âTerra e Mareâ (Lia Larizza), âLâArte in Ceramica del Novecentoâ, âUn Racconto per la Tavolaâ (Lorenzo Prando, Riccardo Rosso), âVasiâ (Anna Gili), âFiori di Luceâ (Maria Cristina Hamel), âNaturaâ (Ugo La Pietra), âProustâ (Alessandro Mendini), âUrban potteryâ, âSpecchi dellâanimaâ (Rosaria Rattin), âAmbasciatori della Terra Rossaâ (10 ceramisti di Castellamonte e 6 ceramisti dellâartigianato dâeccellenza sono stati nominati Ambasciatori della Terra Rossa. Sono state organizzate per loro singole personali in diversi comuni del Canavese).
Slow Food Italia - Campagna associativa 2009
Immagine Maurizio Burdese
Per chi ama le domande...
Per chi vuole le risposte... www.slowfood.it
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THall, âNubesâ, Whomade.
Edoardo Perri
Metalli.ca Lâarte e il design dei metalli in mostra al THotel di Cagliari
Immagine dalla locandina della Mostra.
Il mondo si regge sui metalli. Fusi, forgiati, battuti, preziosi, lucidati, ossidati, corrosi, spazzolati, curvati, tranciati, cesellati, cromati, galvanizzati: i metalli sono un materiale serio. Ed è con questa convinzione che il THotel propone a Cagliari una mostra sullâinterpretazione dei metalli nel design e nellâarte, ad opera di designer, artisti ed artigiani eccellenti. Nella scenica cornice dellâalbergo, ad Edoardo Perri e Dario Riva dello studio Whomade viene affidato il compito di curare nella sostanza e nella forma una mostra che coraggiosamente raccoglie ed avvicina le opere ed i contributi in metallo di una serie di prestigiosi autori del panorama locale, nazionale e internazionale, chiamati a rappresentare i diversi percorsi del metallo contemporaneo. La selezione delle opere è
libera da pregiudizi e anzi parte con lâintenzione di irrompere nei confini tra le diverse discipline alla ricerca di nuovi legami tra arte, design e artigianato. Ed è cosĂŹ che, allestita negli spazi comuni dâaccoglienza del THotel, dalla hall al bistrot fino al giardino dâinverno, Metalli.ca è stata inaugurata a Cagliari, il 23 giugno scorso, con una conferenza aperta al pubblico. Ed è allâinsegna dellâinterdisciplinaritĂ che Dalia Gallico, Presidente dellâADI Lombardia, Associazione per il Disegno Industriale, apre il dibattito fornendo giĂ da subito una sua lucida visione: âOggi il ruolo del designer è iscritto in un quadro in cui lâinnovazione deve passare da un carattere di episodicitĂ a quello di sistematicitĂ e in cui la capacitĂ creativa del singolo deve di conseguenza trasformarsi nella capacitĂ
creativa del sistema. Sviluppo di reti di conoscenze, relazioni, idee che caratterizzano in modo trasversale lâattuale sistema delle arti e della conoscenza basata sulla condivisione - da parte dei diversi ambiti - di informazioni, documenti, strumenti e servizi, che favorisce lâinnovazione, fonte di processi progettuali.â Una visione trasversale della progettualitĂ questa, che lavora per una reale condivisione dellâinnovazione e non è come spesso accade una semplice incursione del design nei campi dellâarte e dellâartigianato. Come a voler ribadire lo stesso approccio olistico, includendo allo stesso tempo lâidea di responsabilitĂ ed etica nel progetto, continua poi Riccardo Dalisi, artista e designer, promotore del Compasso di Latta: âIl Compasso di Latta propone una prassi del
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âTorsoâ, Tamar Meshulam.
design, una salutare âspintaâ, un suggerimento utile, una possibilitĂ di rinnovamento, una percorribilitĂ complementare. La recessione, i grandi problemi legati allâecologia e al consumismo non possono piĂš essere trascurati nĂŠ tanto meno ignorati. Lâidea di un Compasso di Latta è di Alessandro Guerriero. Viene, io credo e sento, da un valore che egli attribuisce a tutto ciò che attiene allâumiltĂ e al cuore: tutto ciò che è âpoveroâ, semplice, facile nella reperibilitĂ e nellâuso ha un suo proprio valore potenziale.â Dalisi propone una nuova prassi progettuale legata alla consapevolezza del fare e quasi ripercorre la sua stessa passione per il mondo
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del progetto, indissolubilmente legato alla manualitĂ e a un senso di responsabilitĂ e sociale e culturale. E se linguisticamente lâidea apparentemente giocosa di un Compasso di Latta sembra contrapporsi alla piĂš consolidata realtĂ del premio Compasso dâOro del quale lâADI è promotore, in realtĂ , ed è anche questo il senso della mostra Metalli.ca, lâobiettivo è comune: creare una nuova rete di conoscenze, relazioni, idee trasversali che attraversano tutto il sistema del progetto, sollecitando nuove prassi di ricerca, nuovi settori, nuovi ambiti. Metalli.ca avvicina cosĂŹ le sculture di artisti come Moretti, Mereu, Forges Davanzati e Meshulam, che
con una sensibilitĂ molto personale sviluppano una propria originale estetica del metallo, agli oggetti dei designer Rifino, Lucidi Pevere, Amfitheatrof, Bracco e De Lange che con le loro creazioni osano guidare il metallo verso lâespressione di nuovi linguaggi, facendo ampio uso di metafore e provocazioni figurative. Un articolato panorama di contributi che include la collezione âparlanteâ dei fiori futuristi in ferro smaltato multicolore di Gherardo Frassa, le opere eclettiche Whomade, gli oggetti rigenerati fatti di posate di Giovanni Scafuro, la fine collezione in rame smaltato di Ugo La Pietra, gli argenti e i preziosi riflessi firmati De Vecchi, fino ai
âRamaâ, Whomade.
Andrea Forges Davanzati âCiliatoâ.
tradizionali Mufloni in ferro di Bam Design e le pentole in rame di Luigi Pitzalis, chiamati a rappresentare lâuno la giovane promettente generazione di progettisti sardi, lâaltro la maestria e lâeccellenza artigiana dalla quale, a ben pensare, tutto è partito. Nata dalla lungimiranza dei proprietari del THotel che, con questa ed altre mostre, sempre piĂš si configura essere cuore pulsante della cultura nella cittĂ capoluogo sardo, e dalla visione di Cristina Boy e Margherita Usai a cui tanto
deve questa mostra, Metalli.ca propone un suo percorso libero da schemi, quasi a suggerire al pubblico che nonostante al mondo tutto sembra essere giĂ stato inventato, câè ancora parecchio spazio per ricercare e sviluppare una nuova consapevolezza del fare, legata allâintegrazione tra le varie arti e discipline.
Elefante Fermalibri, Collezione Albini, Presentato al salone del mobile 2009.
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Metalli.ca a cura di: Whomade con Vittorio Bruno con la collaborazione di Andrea Sandali (T Art) fino al 15 ottobre 2009 aperto dal lunedĂŹ al sabato, ore 10:00 - 13:00 / 17:00 - 21:00 THotel via dei Giudicati 66, Cagliari - Italy Informazioni: Tel. +39 070 47407020 tart@thotel.it www.metalli.ca.it Artisti: Alessi, Francesca Amfitheatrof, Bam Design, Claudio Bracco, Riccardo Dalisi, Andrea Forges Davanzati, Anna Deplano, De Vecchi, Gherardo Frassa, Chanan de Lange, Ugo La Pietra, Michela Mereu, Tamar Meshulam, Guido Moretti, Luigi Pitzalis, Matteo Pugliese, Enzo Rifino, Giovanni Scafuro, Studio Lucidi Pevere, Whomade. Riccardo Dalisi.
âIvyâ, Whomade.
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Ugo La Pietra
La Cina è sempre piÚ vicina Un laboratorio didattico di riconversione progettuale
Andrea Giacomelli, studente al corso di Design della NABA, âAlzataâ, autoproduzione da riconversione progettuale di piccoli souvenir.
Giulia Siciliano, studentessa al corso di Design della NABA, âBorsa estivaâ, autoproduzione da riconversione progettuale di un sottopentola in bambĂš.
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Hanno iniziato pochi anni fa aprendo diversi ristoranti cinesi in quello che la tradizione voleva essere il quartiere cinese a Milano. Ă, questâultimo, il quartiere Sarpi / Canonica / Bramante (per indicare le vie principali) e costeggia il Parco Sempione e lâArena. Un quartiere che originariamente ospitava alcuni artigiani cinesi per la lavorazione della pelle ma soprattutto unâinfinitĂ di botteghe riferibili ad un folto gruppo di artigiani-commercianti ânostraniâ da generazioni radicati nel quartiere: dalle botteghe alimentari alle piĂš varie legate a diverse attivitĂ come la cromatura dei metalli, la vendita di pese, la fornitura di colori, la lavorazione della lana per materassi e tanti negozi di abbigliamento per un mercato medio, e poi bar e cinema. In pochi anni decine di migliaia di cinesi con le proprie famiglie si sono comprati tutto il quartiere: un pezzo di cittĂ ! Questi cinesi non si sono âinseritiâ, nĂŠ tanto meno integrati, ma semplicemente âsovrappostiâ agli abitanti e negozianti di prima. Il quartiere in poco tempo si è trasformato radicalmente ma soprattutto, per i non pochi vecchi residenti rimasti, è diventato invivibile. Non tanto per il gran numero di cinesi, quanto per
il fatto che i migliaia di negozi sono stati trasformati in âgrossistiâ e in piĂš in grossisti di un sol genere di merci: abbigliamento a bassissimo costo. Se in via Solferino o in via Volta, a soli 150 metri da via Bramante, le scarpe vengono vendute a 400 Euro, in via Paolo Sarpi in un negozio cinese costano dagli 8 ai 12 Euro. Una vera rivoluzione! Una modificazione radicale che ha trasformato il quartiere in un luogo in cui vengono quotidianamente tutti gli ambulanti e i piccoli negozianti di mercati a rifornirsi di merce. Un traffico di un âgrande mercatoâ che può essere paragonato a ciò che avviene (carico e scarico) in un grande porto europeo. Carico e scarico: perchĂŠ i piccoli negozi stracolmi di âballeâ di merce vengono
riforniti e svuotati dai vari acquirenti anche piĂš di una volta al giorno. Le porte del negozio sono aperte in qualsiasi stagione per ricevere balle portate da carrelli, da auto, da furgoncini. Ma anche mezzi di tutti i tipi di acquirenti che si fermano dove e come possono per caricare le merci che verranno poi presentate e vendute al dettaglio nei vari mercati di tutta Italia. Un traffico infernale: spesso le auto si fermano in mezzo alla strada per caricare bloccando la circolazione, con le macchine che in breve iniziano un feroce concerto di clacson! Strade congestionate dalla gente (i negozianti preferiscono stazionare sui marciapiedi, non essendoci spazio vitale nei negozi ricolmi di merce, e anche perchĂŠ la temperatura
Quartiere di Paolo Sarpi.
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Quartiere di Paolo Sarpi.
interna è uguale a quella esterna), dai carrelli che portano le balle che investono completamente la corsia dei modesti marciapiedi (spesso molto ristretti, come in via Bramante, che deve contenere oltre ai due marciapiedi il passaggio anche di due linee di tram), delle auto che si fermano a caricare e scaricare. Un quartiere devastato, certamente non costruito per contenere un simile traffico. Un quartiere che ormai è caratterizzato da merce di basso livello economico e culturale, o merce firmata dalle nostre piĂš importanti case di produzione ma contraffatta e venduta sempre a basso costo. ÂŤLâimprenditoria cinese, utilizzando la nostra creativitĂ ,
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Lorenzo Polo, studente al corso di Design della NABA, âIl terzo occhioâ, autoproduzione da riconversione progettuale di una zuccheriera in metallo.
da tempo sta producendo merci che vengono immesse a basso costo sui nostri mercati producendo una grave situazione per la nostra economia. Oggi la cultura, lâimpresa e il marketing italiano si domandano come contrastare questo processo che parassita la nostra capacitĂ progettuale. La nostra risposta è: utilizziamo la nostra creativitĂ e parassitiamo la loro produzione! Quella creativitĂ che da sempre piĂš parti ci viene riconosciuta come nostra specificitĂ , la utilizziamo sfruttando la produzione cinese per realizzare nuovi prodotti attraverso una sorta di âRiconversione progettualeâ. Loro usano la nostra creativitĂ , noi usiamo i loro prodotti.Âť Con queste premesse ho avviato unâesercitazione con gli studenti dellâAccademia di Belle Arti di Brera e del NABA, unâesercitazione che partendo dalle ârisorseâ del territorio urbano di Milano (e nello specifico i materiali a basso costo dei grossisti cinesi) arrivava, attraverso la loro manipolazione e reinvenzione, alla definizione di oggetti realizzati dagli stessi studenti, classificabili come oggetti di âdesign metropolitanoâ.
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“Libri aperti�, Ugo la Pietra, realizzati da Bertozzi & Casoni, Imola, 1993.
Simona Cesana
I luoghi della ricerca Le ceramiche d’arte di Ugo La Pietra in mostra al Museo di Faenza
La mostra organizzata dal MIC di Faenza, a cura di Franco Bertoni, ci offre lâoccasione per parlare in modo piĂš approfondito del lavoro di Ugo La Pietra, direttore di questa rivista da piĂš di quindici anni, e di presentare al lettore le diverse esperienze di ricerca che, dagli anni Sessanta ad oggi, lâhanno visto attivo protagonista del sistema dellâarte, dellâarchitettura e del design, in una posizione libera da ogni tipo di classificazione. Grazie alla ceramica, medium privilegiato del suo linguaggio artistico, è possibile ripercorrere i suoi numerosi viaggi progettuali nella cultura fattuale dellâartigianato italiano. Ugo La Pietra, âricercatore nellâambito della grande area dei sistemi di comunicazioneâ, come egli stesso si definisce, si pone nei confronti del processo creativo sempre in atteggiamento di indagine e curiositĂ . Trickster contemporaneo, affronta il progetto con una carica propositiva e con unâironia tagliente, rovesciandone senso e contesto, attraversando cosĂŹ le varie discipline, unendole e superandole, con un linguaggio espressivo coerente e personalissimo, fortemente agganciato al contesto antropologico: al centro della sua ricerca câè infatti lâuomo e le sue relazioni con lâambiente in cui vive. Franco Bertoni, curatore della mostra, scrive nel testo a introduzione del catalogo: ÂŤUgo La Pietra è un poeta viaggiatore. Con la sua magica valigetta ha instancabilmente percorso tanti luoghi - e tanti momenti sociali, artistici e culturali - dellâItalia dagli anni Sessanta ad oggi. Ha osservato e proposto, lasciando nella memoria collettiva i segni, sempre generosi, ottimistici e leggeri, di una tanto concreta quanto sognante possibilitĂ di una umanizzazione dellâambiente, della cittĂ , della casa e degli oggetti. Dalla sua valigia ha estratto architetture, disegni, dipinti, scritti, film, performance, mobili, oggetti, allestimenti provvisori e ceramiche per affascinanti spettacoli sempre
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âGiardino allâitalianaâ, Ugo la Pietra, colonna realizzata da Ceramiche Rigoni di Nove per Edizioni Superego design 2009. Foto Emanuele Zamponi.
“Souvenir di Caltagirone�, Ugo la Pietra, vasi antropomorfi dedicati ai prodotti siciliani, 2000. Foto Aurelia Raffo.
âScaramanticoâ, souvenir di Vietri sul Mare, Ugo la Pietra, realizzato da Francesco Raimondi, 2000.
sospesi sul filo della piĂš ragionata spericolatezza e della piĂš seria ironiaÂť. Le opere presenti in mostra sono state realizzate tra gli anni Ottanta ed oggi e sono riconducibili a quattro diverse esperienze di ricerca: âLa nuova territorialitĂ â, âArte nel socialeâ, âDal Genius Loci al design territorialeâ e âLâoggetto significanteâ. âLa nuova territoria-
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litĂ â raccoglie quelle esperienze che, rifacendosi alla pittura segnica degli anni Sessanta, intendono indagare le trasformazioni di luoghi e territori per identificarne le differenze e quindi le autonomie culturali. Lâinstallazione âEuropa Unitaâ (1996) ad esempio, attraverso la figura archetipale e simbolica del vaso, rappresenta la ricerca di una
grande Europa Unita che sappia contenere e valorizzare le diversitĂ . Lâutilizzo della scrittura per immagini, la nuova scrittura trova nei âLibri apertiâ lâopera che piĂš incarna e sintetizza questo processo creativo. In âArte nel socialeâ si identificano gli interventi al di fuori del sistema dellâarte, o meglio lâintervento diretto dellâarte nella vita di tutti i giorni,
“Casa e giardino�, Ugo la Pietra, piatti in terracotta modellata a mano, realizzati a Nove per Edizioni Superego design, 2009. Foto Emanuele Zamponi.
âItinerari sicilianiâ, Ugo la Pietra, installazione realizzata presso il Museo delle Trame Mediterranee, Fondazione Orestiadi, Gibellina, 2007 (libri realizzati da Giovanni DâAngelo, Polizza Generosa, PA). Foto di Aurelia Raffo.
dallo spazio domestico allâambiente urbano. Dagli interventi urbani degli anni Sessanta, alla âRiconversione progettualeâ degli anni Settanta, al rapporto tra interno (ambiente domestico) ed esterno (ambiente urbano) rappresentato dai contenitori in terracotta âInterno/Esternoâ (1978-2008) che, con una serie di contrapposizioni e rovesciamenti di senso, racchiudono il pensiero di La Pietra sintetizzato nello slogan âAbitare è essere ovunque a casa propriaâ. Il progetto che affonda le proprie radici nel Genius loci territoriale (emblematici i âSouvenir di Vietri sul Mareâ, 1999-2008) comunica la necessitĂ , ormai sempre piĂš urgente in un sistema che appiattisce la propria azione su necessitĂ
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globali trascurando quelle locali, di recuperare gli archetipi territoriali per salvaguardarne le identitĂ . La Pietra riflette, a proposito delle identitĂ locali: ⌠proprio come spesso, attraverso i cibi, è possibile riconoscere un territorio cosĂŹ, attraverso i colori, si possono riconoscere le ceramiche di Vietri o di Faenza, guardando la materia si può distinguere il cotto di Impruneta dal bucchero umbro, osservando la simbologia si può cogliere lâunicitĂ della ceramica di Santo Stefano di Camastra o di Grottaglie, analizzando le forme si può individuare una ceramica di Caltagirone o una di NoveÂť. La Pietra cerca di rinnovare la tradizione con un progetto pensato per le capacitĂ e le pecu-
liaritĂ della cultura materiale locale. Non è un caso quindi che la sua sia un co-creazione, firmata anche da colui che materialmente realizza lâoggetto, artefice a pieno titolo dellâopera insieme al progettista. Lâoggetto âfatto ad arteâ, come La Pietra definisce tutte le opere che coniugano la cultura del progetto con la cultura del fare, è Oggetto Significante, in quanto portatore di valori e significati che vanno al di lĂ della necessitĂ funzionale, che pure resta componente importante dellâopera. Questo approccio, presente tra gli anni Sessanta e Novanta con le âImmersioniâ, gli âOggetti disequilibrantiâ, gli âecletticiâ e gli âantropomorfiâ è ben sintetizzato nella collezione âVasi per
âRiusciranno i topi dellâUnione Europea a far fuori tutti i nostri formaggi?â, Ugo la Pietra, installazione, 2006. Foto di Aurelia Raffo.
giardini e giardini per vasiâ (1986) in cui emerge con chiarezza questa attitudine progettuale, riscoprendo la tipologia di oggetti souvenir che in questo caso rappresentano la natura sotto controllo, destinati al Museo dellâOrto Botanico di Brera. Ceramica tra arte, artigianato e progetto e, per tornare alle parole di Bertoni: ÂŤConcettuale quanto serve per essere criticamente contemporaneo, metafisico quanto basta per mantenere le distanze dalle false pressioni del presente e surrealista quanto occorre per travasare i sogni in realtĂ . Ugo La Pietra ha trovato nella ceramica un partner ideale per viaggi in illustri passati ormai negletti e dimenticati la cui nostalgia è, in lui, pari solo allâinsof-
ferenza nei confronti di un presente ormai privo di quella percezione delle differenze che è, in fondo, sintomo di civiltĂ e termometro della qualitĂ dellâarte, se non della vitaÂť. La mostra si può considerare unâantologica del vastissimo lavoro ceramico di La Pietra ed è giĂ stata presentata, in una forma simile, lo scorso febbraio al Museo di Castellamonte: lâauspicio è che queste opere possano viaggiare ancora, da nord a sud in altri luoghi simbolo della cultura ceramica italiana, cosĂŹ che ognuna di loro possa ripercorrere la strada verso casa.
Ceramiche dâArte I luoghi della ricerca di Ugo La Pietra MIC Museo Internazione delle Ceramiche in Faenza Viale Baccarini 19, Faenza (Ra) Inaugurazione sabato 17 ottobre - ore 18.00 Dal 18 Ottobre al 10 Gennaio 2010 Info: Tel. 0546 697311 www.micfaenza.org info@micfaenza.org
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Alberto Cavalli
Mestieri dâarte: giacimenti culturali sui quali investire Quali sono i nessi di collegamento tra il Made in Italy, fattore sempre piĂš cruciale per individuare le peculiaritĂ di un sistema economico e produttivo fortemente condizionato dalla globalizzazione, e i mestieri dâarte dâeccellenza? Quale ruolo riveste la logica del mestiere dâarte nella definizione di uno stile âitalianoâ che in tutto il mondo viene identificato con la bellezza, con lâeleganza e con il prestigio di una tradizione inimitabile? Per cercare di costruire uno scenario in grado di fornire spunti, riflessioni e percorsi da cui partire per rispondere a simili domande, il nuovo volume âMestieri dâarte e Made in Italy. Giacimenti culturali da riscoprireâ ha individuato ventiquattro settori produttivi in cui lâItalia ha saputo affermare la propria eccellenza, e ha indagato se e in che misura questi settori siano ancora animati da una base o una logica riconducibili allâartigianato artistico eccellente. Punto di riferimento essenziale e imprescindibile di questo volume, prodotto dal Centro di ricerca âArti e mestieriâ dellâUniversitĂ Cattolica diretto da Paolo Colombo e finanziato dalla Fondazione Cologni dei Mestieri dâArte, è il tentativo di indagare il presupposto teorico della fondante centralitĂ dei mestieri dâarte nel contemporaneo contesto produttivo italiano, e di rilevare quanto e in che misura, nel nostro Paese, âmestiere dâarteâ significhi ancora
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cultura e know-how. La ricerca mira a far emergere, dal quadro particolarmente ricco, complesso e variegato dellâartigianato dâarte nazionale, le attivitĂ che sono tuttora in grado di rispondere a precisi criteri di indiscussa eccellenza estetica e produttiva, e che giocano un ruolo forte nel contesto dellâeconomia, della professionalitĂ , della âQualitĂ
Italiaâ nel mondo; dai ventiquattro capitoli, ognuno dedicato a una âeccellenzaâ della produzione italiana, emerge come la forza dellâautentico âmade in Italyâ passi anche dalle attivitĂ dei maestri dâarte, per loro natura non esportabili dal territorio in cui sono radicate, se non a costo di perdere quei valori che ne giustificano il ruolo e lâimportanza. Un volume importante e interessante, che apre prospettive spesso inedite su realtĂ economiche e sociali di rilevanza fondamentale per il sistema-Italia: una ricerca che, pur senza alcuna pretesa di esaustivitĂ , pone però lâaccento sui giusti rapporti e sulle corrette relazioni tra manualitĂ , creativitĂ , industria ed eccellenza. I ricercatori dellâUniversitĂ Cattolica, sotto la guida di Paolo Colombo e coordinati da Alberto Cavalli e Gioachino Lanotte, hanno indagato i seguenti settori: calzatura, carta, ceramica, design, enogastronomia, floricoltura e giardino, fotografia, legno, lirica, liuteria, meccanica, merletti e ricami, metalli, moda, mosaico, nautica, oreficeria â gioielleria â argenteria â orologeria, pelletteria, pietra, pipe, restauro, mestieri dello spettacolo, tessile e vetro. Importanti i rimandi bibliografici e la webgrafia.
Mestieri dâarte e Made in Italy. Giacimenti culturali da riscoprire. Paolo Colombo con Alberto Cavalli e Gioachino Lanotte (a cura di) Marsilio, Venezia, 2009 528 pagine Euro 35,00 Roberto Capucci, âLameâ, 1985, New York Army National Guard Armory. Foto Fiorenzo Niccoli.
www.marsilioeditori.it 41
Symbola è la Fondazione per le QualitĂ Italiane impegnata a consolidare e diďŹondere il modello della soďż˝ economy, unâeconomia della QualitĂ in cui i territori incontrano le imprese, dove si stringono alleanze tra i saperi, le nuove tecnologie e la tradizione, dove la compe��vitĂ si alimenta di formazione, ricerca, coesione sociale e rapporďż˝ posiďż˝vi con le comunitĂ . Symbola chiama a raccolta personalitĂ del mondo economico, imprenditoriale, dellâassociazionismo, della cultura e dei territori. Eâ la lobby delle QualitĂ Italiane: una nuova alleanza che parla alla poliďż˝ca, allâeconomia e alle isďż˝tuzioni per orientare il futuro dellâItalia verso lâorizzonte e la scommessa della QualitĂ .
Via Maria Adelaide, 8 00196 Roma Tel. +39 06 45430941 Fax. +39 06 45430944 Info@symbola.net www.symbola.net
Alberto Cavalli
Giochi di carte
Lydia Hirte.
Innovativi, sorprendenti, creativi, i gioielli di carta esposti al Triennale DesignCafĂŠ fino al 25 Ottobre sostituiscono alla preziositĂ dei materiali, tipica del monile tradizionale, il valore squisitamente culturale del progetto. Sono oltre sessanta i designer internazionali che Alba Cappellieri e Bianca Cappello hanno selezionato per la mostra âGioielli di cartaâ, allestita presso il Triennale DesignCafĂŠ dal 16 Settembre al 25 Ottobre 2009. DallâAustralia allâAustria, dallâItalia alla Finlandia, dagli Stati Uniti alla Polonia, artigianiartisti di straordinario talento hanno piegato, ricamato, intrecciato, cucito, spugnato, plissettato, fustellato, riciclato, incollato, acquerellato e decorato la carta per creare gio-
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ielli rari e inattesi: tradizioni locali, potenza visionaria e un savoir-faire di altissimo livello hanno portato alla realizzazione di opere fragili e uniche, come gli origami di Nobuko Muratami, i plissĂŠ di Janna Syvanoja e di Daniele Papuli, le gorgiere di Nel Linnsen. Una sfida interessante per il pubblico italiano, abituato a confrontarsi con una tradizione di grande prestigio sia nel campo dellâoreficeria, sia in quello della gioielleria: una prospettiva inedita che rivoluziona il modo di pensare alla âpreziositĂ â. Per oreficeria sâintende infatti lâinsieme dei prodotti il cui valore è rappresentato in prevalenza dalla materia prima (oro o platino) di cui sono composti. Nel caso della gioielleria,
Angela Simone, âScapigliataâ, collana, cartoncino ondulato nero spruzzato argento, raffia argentata, 2009.
Sandra di Giacinto.
Andrej Szdakowsky.
le piccole serie prodotte hanno un alto valore aggiunto: il prezzo di vendita dellâoggetto è determinato non soltanto dalla lavorazione e dal metallo, ma anche dal valore delle pietre incastonate e dal design. In questo comparto la produzione avviene con tecniche artigianali e lâapporto della tecnologia è sempre stato tradizionalmente secondario; la qualitĂ del manufatto è fortemente influenzata dalla capacitĂ e dallâesperienza dellâartigiano che lo realizza. Nel caso di âGioielli di cartaâ, alcuni di questi fattori permangono: il savoir-faire, la creativitĂ , lâunicitĂ . Ma il concetto di âpreziosoâ si lega non piĂš a un materiale, metallo o pietra, ma a un progetto: e proprio il progetto rappresenta il filo
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Riccardo Dalisi, Collana, carta da Giornale.
Daniele Papuli, âCollanaâ, collana, lamelle in carta leggera Fabriano Ingres giallo oro, Notturno Cordenons 90 gr, 2007.
conduttore della mostra. Nella visione delle curatrici, infatti, la vulnerabilitĂ della carta si presta a riflessioni progettuali solitamente distanti dal mondo del gioiello: si pensi alla sostenibilitĂ , allâecologia, alla valorizzazione territoriale, alla fragilitĂ . Dissociandosi da una logica di mercato che giustamente calcola prezzi e valori in funzione di un valore intrinseco, il gioiello di carta esplora linguaggi e temi trasversali a molte discipline: lâornamento, il colore, la forma, la texture, la superficie. Un dialogo tra discipline e ispirazioni, un confronto tra diverse visioni della bellezza e del mondo, un approccio inedito alla tradizione: per sottolineare ed evidenziare i diversi linguaggi che si intrecciano in âGioielli di cartaâ, Alba Cappellieri e Bianca Cappello hanno incluso
nellâesposizione anche i lavori di sei designer che solitamente si confrontano con lâarredo e con la luce, e che appositamente per la mostra si sono confrontati con la creazione di gioielli di carta: Matteo Bazzicalupo e Raffaella Mangiarotti (deepdesign), Marco Ferreri, Miriam Mirri, Marco Romanelli con Marta Laudani, Paolo Ulian.
Gioielli di carta Triennale DesignCafĂŠ 16 settembre â 25 ottobre 2009 A cura di Alba Cappellieri e Bianca Cappello Coordinamento generale: Silvana Annicchiarico Progetto dellâallestimento: Daniele Papuli Catalogo Electa Orari: Mart â Dom: 10.30 â 20.30 Gio: 13.30 â 23.00 Viale Alemagna, 6 20121 Milano www.triennale.it
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Kazumi Kurihara, “Text�, 2009, installazione: 33 libri, 33 scatole di carte, 3 testi stampati su foglio, pelliccia bianca sintetica, filo di cotone rosso e paillettes, dimensioni variabili.
Enzo Fiammetta
Le sei stagioni di Chandan Fiber Art a Gibellina tra Mediterraneo e Oriente
Elisa Nicolaci, 2007, âLâamoreâ (lâamore corrisposto!), Tessuto cucito e metallo, 108 x 82 x 70.
Negli spazi degli atelier della Fondazione Orestiadi di Gibellina, è stata recentemente presentata la mostra âLe sei stagioni di Chandan: fiber art tra Mediterraneo e Orienteâ curata da Marina Giordano ed Enzo Fiammetta. La mostra è stata realizzata con la collaborazione della Galleria milanese âFiber art andâŚâ di Gabriella Anedi. Sono state presentate le opere dellâartista tessile Chabir Shafikul Chandan originario del Bangladesh e di Kazumi Kurihara (Giappone), Mohammed Messaoudi (Tunisia), Sylvie Clavel (Francia) oltre agli italiani Roberta Civiletto, Alfonso Leto ed Elisa Nicolaci, chiamati a rappresentare
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una delle sei stagioni in cui è diviso lâanno bengalese (estate-pioggiaautunno-raccolto-inverno-primavera) ma anche a documentare con la propria opera uno dei tanti modi in cui è possibile declinare i termini della Fiber Art. La produzione tessile dei popoli del Mediterraneo ha avuto e ha nel progetto del Museo delle Trame Mediterranee una fondamentale centralitĂ . Lâarte tessile ha accompagnato da sempre lâuomo, che per naturale e immediata corrispondenza ha eletto il proprio corpo e gli abiti che lo coprono a luogo privilegiato per comunicare le sue emozioni. Gli abiti, i tessuti, i costumi diventano gli oggetti
privilegiati, che comunicano appartenenza a un gruppo sociale, uno stato dâanimo, un modo di essere. Ogni popolo ha definito dei segni, delle tecniche, delle materie come proprie. La necessitĂ di coprire e proteggere il corpo è tuttâuno con la scelta di come lâabito possa amplificare il sistema di segni, gesti, mimica, movenze. E le mani, che proprio nellâistante in cui lavorano il tessuto sentono col tatto, controllano, anticipano quello che può essere e sarĂ il contatto con il corpo, la sua ruvidezza, pesantezza, leggerezza, i nodi che non debbono premere sul corpo e le piegature che lo modellano.
Sylvie Clavel, 1980, âAfricanoâ, scultura tessile policroma.
Shafiqul Kabir Chandan, 2009, âUnityâ, Juta e cotone, 239 x 43 x 35.
Il Museo delle Trame di Gibellina ha fin dalla sua nascita eletto i manufatti tessili a mezzo per leggere gli elementi comuni tra i popoli del Mediterraneo. Il complesso e ambizioso progetto guida i visitatori tra i segni astratti delle tribĂš berbere del Nord Sahara, gli arabeschi dei Kaftani del Marocco, le minute geometrie realizzate a punto croce dei costumi palestinesi e siriani, i preziosi ricami turchi e le tessiture dei tappeti siciliani, giordani, libici, armeni⌠e tra gli infiniti elementi decorativi dei manufatti islamici, cristiani ed ebraici, che nella loro somiglianza denunciano lâorigine comune. Lâuomo nasce con le stesse necessitĂ di rappresentarsi attraverso le opere del suo estro creativo, con un naturale e semplice bisogno a decorare, arricchire, impreziosire gli oggetti che gli sono propri, per comunicare attraverso i colori, le forme e i decori le sue specificitĂ , le sue appartenenze. Gli artisti invitati al progetto delle âLe sei stagioni di Chandanâ sono chiamati a riflettere sullâuso del filo come mezzo di espressione artistica, come scrive Marina Giordano nel suo testo in catalogo: ⌠a riannodare i fili della narrazione, del vissuto, della denuncia, delle rivendicazioni di genere, della continuitĂ con le tradizioni del proprio genius loci, valorizzando il potere metaforico dellâintreccio, del nodo, della trama, della ragnatela, elementi che uniscono, connettono, rinsaldano, ma che contemporaneamente possono visualizzare, anche linguisticamente, un inganno, un vincolo, un problema. Consapevoli che Il filo ha in sĂŠ la forza magica del racconto, lâenergia di un ritmo tantrico, che sfida la pesantezza della materia e le leggi dello spazio; la maglia tessuta dialoga con la luce e lâombra, costituisce una soglia, un passaggio tra un qui e un altrove.Âť Era nelle nostre intenzioni aprire un confronto sulla Fiber Art. Ma
Jaime Hayon, Cristal Candy Set, Baccarat, 2009.
Lâinaugurazione della mostra. In secondo piano lâarazzo dei pesci di Mohammed Messaoudi.
anche verificare lo stato di questo giovane ambito delle arti contemporanee, anche per comprenderne lo scarto con i manufatti tessili del museo. Comprendere ancora una volta il rapporto tra arte e artigianato, tra oggetto unico e seriale quando attinge alla tradizione delle forme, riti e decori codificata nel patrimonio storico di un popolo, che nel tramandarne i canoni tramanda se stesso. Kabir Chandan e Kazumi Kurihara, il primo dal Bangladesh, giapponese la seconda, mostrano nelle loro opere (alcune delle quali realizzate nei loro atelier a Gibellina) come in Oriente non si sia mai interrotto il
rapporto tra le varie arti e che non esiste scarto o cesura tra esse. Mohammed Messaoudi, dalla Tunisia, conferma e riporta nei suoi arazzi lâindispensabile necessitĂ delle immagini, del racconto nelle sue opere, caratteristica propria dellâartigianato maghrebino. La francese Clavel, stabilitasi da tempo in Sicilia, impiega anche un anno a realizzare una sua opera; ci riporta a quelle dimensioni senza tempo proprie dei conventi dove le suore tessevano e ricamavano, realizzando grandi capolavori. Straordinaria è la ricerca che traspare dalle opere degli italiani Leto, Nicolaci e Civiletto, che riportano
la materia tessile direttamente sul terreno della produzione artistica contemporanea. Le sei Stagioni di Chandan Fondazione Istituto di Alta Cultura Orestiadi onlus Baglio di Stefano 91024 Gibellina (TP) Tel. 0924/67844 www.orestiadi.it info@orestiadi.it
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Installazione di Gabriella Sacchi.
Simona Cesana Foto di Andrea Messana
âConcretaâ: il âgenioâ artistico applicato alla ceramica A Certaldo terza edizione della manifestazione internazionale dedicata alla ceramica dâarte
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âConcretaâ è un progetto culturale di ampio respiro dedicato alla ceramica contemporanea, nato per affermare lâimportanza e lâattualitĂ di questo materiale nel panorama artistico contemporaneo. Il progetto coinvolge gli artisti nella realizzazione di opere e allestimenti pensati appositamente per Palazzo Pretorio a Certaldo, un luogo - Certaldo e lâEmpolese-Valdelsa tutto - dove terracotta e ceramica sono elementi essenziali della storia, come ben espresso dalla facciata quattrocentesca del Palazzo, in mattoni rossi di terracotta arricchita da stemmi robbiani di ceramica. Le fondamenta basilari del progetto accostano due realtĂ : da una parte quella de âLa Meridianaâ Centro Internazionale di Ceramica che ogni stagione ospita a Certaldo centinaia di studenti e decine di Maestri ceramisti che, dai cinque continenti, si ritrovano per workshop e corsi di perfezionamento, e dallâaltro quella
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della Galleria elbana âGulliverâ (diretta da Gian Lorenzo Anselmi), una delle poche realtĂ italiane che professionalmente si occupano di esporre, promuovere, valorizzare e vendere ceramica contemporanea. Il progetto âConcretaâ, sostenuto in questi anni dallâAmministrazione di Certaldo, ha visto coinvolti nelle precedenti edizioni nomi del calibro di Betty Woodman, Lee Babel, Ingrid Mair Zischg, Aldo Rontini, Alessio Tasca, Carlos Carlè, Sandro Lorenzini, Paolo Staccioli e altri ancora. Anche per questa terza edizione sono stati coinvolti sei artisti, che vivono e lavorano in Italia e allâestero, invitati ad esporre a Palazzo Pretorio e a confrontarsi con la sua storia e con la storia di Certaldo, facendo dialogare il contemporaneo e lâantico affinchĂŠ entrambe le espressioni artistiche si valorizzino. Come scrive Franco Bertoni nel testo critico a introduzione del catalogo: ÂŤSe la ceramica
Installazione di Nino Caruso.
Inaugurazione della mostra nella sala dedicata allâartista francese Christine Fabre. Un particolare dellâinstallazione di Martha Pachon.
è scultura e, quindi, arte a tutti gli effetti, ogni luogo è pertinente. E Certaldo, con le stanze del Palazzo Pretorio offre, per di piĂš, una sfida allâarte contemporanea: il confronto con la storia. Un confronto che lâarte moderna ha certamente praticato, ma piĂš sul fronte dellâopposizione, in nome di una guadagnata libertĂ da antichi modelli, che su quello del dialogo e del filiale rispetto.Âť Tra gli artisti coinvolti due âgrandi saggiâ della ceramica italiana: Nino Caruso e Pompeo Pianezzola. Caruso, il ceramista italiano piĂš conosciuto a livello internazionale, ha installato allâinterno di Palazzo Pretorio le sue colonne e i suoi portali a bassorilievo che interpretano, attraverso modanature concavo-convesse di elementi architettonici classici, lâutilizzo della ceramica in architettura come elemento integrante della decorazione. Lâintervento di Pompeo Pianezzola
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Nedo Merendi.
consiste, come descrive Bertoni, in ÂŤ(âŚ) tre âlibriâ combusti, quasi sopravvissuti a un immane incendio e che un particolare incenerimento ha solidificato per lâeternitĂ . Lâorrore di un momento li ha colti aperti, con le pagine mosse dal dolce vento primaverile che un umanista ha lasciato alitare tra i legni dello studiolo.Âť Due gli artisti faentini coinvolti: Nedo Merendi e Martha Pachon Rodriguez. Merendi, che a Faenza insegna disegno allâISIA, rende omaggio alle grandi tradizioni italiane del disegno e della maiolica, grazie a una interpretazione contemporanea della pittura su ceramica che enfatizza la concettualitĂ dellâintervento pittorico sulla purezza delle forme in maiolica bianca. Martha Pachon, colombiana ma faentina dâadozione, fa vivere, allâinterno delle sale quattrocente-
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sche del palazzo, colorati e vibranti organismi realizzati in preziosa porcellana, che sembrano muoversi al cambiare della luce, racchiudersi in forme pure dalle quali poi sgusciano con sorprendente vitalitĂ . Gabriella Sacchi, milanese, da tempo indaga nella sua opera ceramica il tema della scrittura e del viaggio, definita recentemente âtridimensionale letteratura da viaggio in grĂŠsâ da Anty Pansera; a Certaldo realizza unâinstallazione che è un viaggio nel tempo e nella storia: dal âGioco del mondoâ allâindagine sul âmigrareâ oggi, rappresentata da fragili barchette di carta che si fanno anche portavoce di messaggi da terre lontane, alle pagine di letteratura che diventano opera tridimensionale sussurrata dagli affreschi quattrocenteschi. Christine Fabre, artista che vive e lavora in
Martha Pachon.
Francia, realizza un muto dialogo tra volti arcaici, una messa in scena di equilibrati giochi delle parti, dove si avverte la tensione del momento epico, rafforzata dalla suggestione dei muri carichi di storia di Palazzo Pretorio. Per sottolineare ancora una volta lâimportanza del progetto âConcretaâ, cito le parole del Sindaco e dellâAssessore di Certaldo ÂŤLa scelta della ceramica quindi, è non solo una scelta estetica, ma è insieme una scelta etica e antropologicaÂť; ceramica materia carica di storia e contemporaneitĂ .
CONCRETA arte ceramica contemporanea Opere di Nino Caruso, Pompeo Pianezzola, Gabriella Sacchi, Christine Fabre, Martha Pachon Rodriguez, Nedo Merendi Dallâ 11 settembre al 2 novembre 2009 Palazzo Pretorio di Certaldo Firenze A cura di Gian Lorenzo Anselmi con Associazione Culturale âLa Meridianaâ Info: Sistema Museale di Certaldo, Tel. 0571/661265 www.lameridiana.fi.it www.gulliverarte.com
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Simona Cesana
Insegnare lâartigianato contemporaneo A Este unâAccademia per lâArtigianato Artistico di Eccellenza
In un momento in cui la scuola italiana sta relegando a fanalino di coda lâinsegnamento delle discipline artistiche, mettendo in atto vere e proprie azioni di demolizione culturale e sociologica nei confronti dei Licei Artistici e degli Istituti dâArte, ci sono istituzioni (private) che investono sul valore culturale ed economico di arte e artigianato, organizzando progetti in grado di salvaguardare questo grande patrimonio, di svilupparlo, di radicarlo nella nostra contemporaneitĂ . Un esempio è costituito dai corsi e dai workshop didattici proposti dallâAccademia dellâArtigianato Artistico di Este. La Fondazione Accademia dellâArtigianato Artistico si è costituita nel 2003 tra enti pubblici e privati, con lâobiettivo di valorizzare culturalmente lâambito dellâartigiano artistico, formare giovani tecnicamente e culturalmente preparati per stimolare lâevoluzione tecnica ed estetica dei mestieri
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artigianali, trasferire alle nuove generazioni di operatori esperienze e tecniche in possesso dei Maestri artigiani, costituire un momento di confronto e scambio con analoghe iniziative giĂ operanti a livello internazionale, nel quadro delle opportunitĂ Comunitarie, formare esperti di design artigianale, cioè progettisti nei diversi settori in cui lâartigianato ânobileâ si esprime, fornire le conoscenze indispensabili per gestire unâattivitĂ imprenditoriale di successo. Il lavoro dellâAccademia è impostato per il raggiungimento di una serie di obiettivi, ovvero produrre alleanze con il territorio (aziende, scuole, istituzioni, mercato), produrre e condividere sapere nel campo dellâartigianato artistico, sviluppare lâinternazionalizzazione, coniugare business, etica ed estetica, mantenere flessibilitĂ e leggerezza dei percorsi formativi. Il profilo professionale che lâAccademia intende sviluppare ruota intorno a tre figure
I partecipanti al workshop âCeramica: un percorso per lâinnovazioneâ con Nino Caruso e Gastone Primon che si è svolto presso lâAccademia nel giugno 2008.
principali: lâ artigiano progettista in grado di ideare e prototipare prodotti artistici, lâartigiano in grado di innovare creativamente la produzione, sviluppando il design e il senso estetico, lâartigiano in grado di gestire una propria impresa secondo lâottica imprenditoriale. LâAccademia ha proposto, negli ultimi anni, interessanti workshop con Maestri dellâartigianato artistico italiano, offrendo agli allievi lâopportunitĂ di lavorare fianco a fianco con personalitĂ che hanno fatto la storia e la fortuna del nostro artigianato artistico in Italia e allâestero. I materiali indagati sono stati i metalli e in particolare il rame con il Maestro Lorenzo Burchiellaro, la ceramica con i Maestri Nino Caruso e Gastone Primon e da ultimo
Un’allieva durante il workshop di Nino Caruso.
Filatura della Seta, Museo Della Seta di Como.
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Alcuni momenti del workshop âTessitura, laboratorio sperimentaleâ con Renata Bonfanti e Cristina Busnelli che si è svolto presso lâAccademia nel settembre 2009.
il tessuto con Renata Bonfanti e Cristina Busnelli. Di particolare successo il workshop sulla ceramica per lâarchitettura, organizzato in forma di âsummer schoolâ sia nel 2008 che nel 2009 e che ha avuto come docenti Nino Caruso e Gastone Primon. Obiettivo del corso era ricercare e realizzare nuovi prodotti in ceramica da produrre in serie, con una flessibilitĂ dâuso nellâarchitettura e nellâarredo interno; durante 10 giorni di programmi intensivi, gli allievi hanno appreso le tecniche di lavorazione sviluppate negli anni da Caruso per creare moduli scultorei in ceramica applicabili come elementi decorativi alle architetture e si sono inoltre confrontati con varie problematiche: creativitĂ e innovazione, marketing,
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scenari e tendenze, organizzazione del lavoro, grazie allâintervento di vari esperti. LâAccademia ha anche prodotto una pubblicazione relativa a questo workshop che raccoglie interventi di Caruso e Primon e le immagini delle opere realizzate dagli allievi. Lâesperienza si è ripetuta con risultati altrettanto positivi nellâestate del 2009, sempre con la docenza di Nino Caruso e Gastone Primon. Nel mese di settembre 2009 si è svolto il workshop sulla tessitura con Renata Bonfanti e Cristina Busnelli. Tema dellâincontro con lâartista è stato âLa creativitĂ nella tessituraâ, che ha visto sviluppato il tema del tessuto come forma espressiva, elemento di design e di arredo. Renata Bonfanti, una delle piĂš importanti artiste e designer
In Attesa di foto
Alcuni momenti del workshop âCeramica: un percorso per lâinnovazioneâ con Nino Caruso e Gastone Primon che si è svolto presso lâAccademia nel giugno 2008.
tessili viventi, ha riproposto lâattualitĂ della tessitura ripercorrendo la sua esperienza artistica e le sue innovazioni piĂš significative, con cui ha notevolmente contribuito, grazie allâinvenzione di originali e caratteristici âpatternâ visivi, al rinnovamento del gusto in questo specifico ambito artistico. LâAccademia sviluppa anche, aperti al pubblico, incontri e seminari con esperti, aperti al pubblico che indagano tematiche relative alla tradizione e allâinnovazione dellâartigianato di eccellenza.
Fondazione Accademia dellâ Artigianato Artistico Via Francesconi, 2 35042 - Este (Pd) Tel. 0429.179200 Fax. 0429.179203 www.accademiartigianato.it segreteria@accademiartigianato.it
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Federica Cavriana
Bolsena Biennale, Lâarte nel Ricamo e nel Merletto Un grande convegno di artiste del filo in una piccola cittĂ ricca di storia.
Esemplare della collezione privata di Don Giovanni del Drago.
Gli addetti ai lavori o appassionati di ricamo e merletto di certo conosceranno le Biennali del Merletto Ligure, di Sansepolcro, di CantĂš. A questi importanti appuntamenti si affianca ora lâultima nata: Bolsena Biennale. Dal 17 al 20 settembre, per la sua prima edizione, ha radunato circa 2500 ricamatrici e merlettaie di tutta la penisola nella cittadina di Bolsena, delizioso borgo medievale con un passato insigne: opulenta cittĂ etrusca e poi colonia romana, luogo di eventi miracolosi e di culto. Il Museo Territoriale del Lago di Bolsena, gli antichi palazzi, le vie e le piazze di epoca medievale sono stati gli scenari interni ed esterni di una manifestazione nata dalla passione e dedizione di Maria Vittoria Ovidi Pazzaglia, presidente di Bolsena Ricama. Lâassociazione, che festeggia questâanno i dieci anni di attivitĂ , si propone di promuovere e valorizzare le attivitĂ artigianali in via di estinzione nel settore del ricamo, del merletto e del tessile in generale. Il suo impegno specifico è quello di riportare in auge i disegni e le tecniche tipiche dei merletti
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dellâArs Wetana, societĂ storica di patronato nata nel 1907 a Orvieto e dedicata a quelle che una volta si definivano arti âfemminiliâ o âminoriâ. Una minoritĂ che in Italia non è certo di livello artistico o esecutivo, e che sussiste solo nel numero dei praticanti di queste arti, che dalla chiusura dellâArs Wetana, nel 1978, sono diminuiti notevolmente. Un fenomeno, quello della rarefazione dei professionisti, che ha interessato tutto il Paese, ma al quale alcune associazioni e scuole stanno cercando di far fronte, formando giovani lavoranti di alto livello o promuovendo luoghi di circolazione di idee come Bolsena Biennale. Questa quattro giorni ha propo-
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sto un programma comprendente svago, come gite in battello sul lago o visite allo storico Palazzo del Drago, e appuntamenti di carattere piĂš specialistico, come il convegno concernente lâantico e moderno utilizzo della canapa. La grande mostra Lâarte nel Ricamo e nel Merletto, che dopo tredici anni ha sostituito le edizioni di Ricami e Pizzi a Palazzo, ha raccolto a Palazzo Cardinal Teodorico le opere piĂš preziose delle scuole italiane e straniere partecipanti alla manifestazione. Per quanto riguarda lâestero, Mary Wardell e Iris Heathman hanno messo in mostra antichi manufatti appartenenti allâAllhallows Museum of Lace di Honiton; la
Esemplare della collezione privata di Don Giovanni del Drago.
Nella pagina seguente: La cittĂ di Bolsena.
scuola delle Fiandre Dentelle de Lier ha recato il suo contributo di antichi pizzi, mentre la Veritable Dentelle de Valencienne ha esibito pezzi moderni realizzati con disegni tradizionali. Nelle collezioni italiane spiccava per importanza quella del Principe del Drago, che ha reso disponibile agli occhi dei visitatori il bellissimo corredo ottocentesco dellâava Maria Milagros, appartenete alla famiglia reale spagnola. NellâAuditorium Comunale sono state esposte le passamanerie di collezionisti privati o delle famiglie di Bolsena, che su input degli organizzatori hanno scovato nei cosiddetti vecchi bauli nascosti in soffitta reperti di grande valore. Quella di
lavorare col filo è infatti una tradizione bolsenese molto antica, derivata dalla ancor piĂš laboriosa cittĂ di Orvieto. Lâomaggio alla collezionista Fulvia Lewis, il mercato del tessile, le dimostrazioni e i laboratori allâaperto non sono altro che strumenti per innescare un nuovo interesse verso il settore, anche da parte dei piĂš giovani, che sono solitamente i grandi assenti in manifestazioni come queste. Ma non solo: pochi sanno che il mondo del ricamo e del merletto è spesso diviso da contrasti, fazioni, da cittĂ che si litigano lâorigine di una stessa tecnica o lâinvenzione di un punto. Momenti come le biennali, i concorsi, i forum,
sono oppurtunitĂ per cercare punti dâincontro in un settore che sicuramente avrebbe bisogno di unire le forze per attivare progetti, promuovere la diffusione dei saperi tradizionali, anzichĂŠ autoindebolirsi con lotte intestine. Bolsena Biennale è un grande convegno di artiste del filo, maestre come Lucia Costantini, Iva Baracco, Velia Pollegioni, Mariella Piacentini e tante altre che hanno voluto sottolineare lâimportanza di incontrarsi e âcrescere in esperienza e culturaâ, come recita il testo introduttivo alla Biennale firmato da Ovidi Pazzaglia; una crescita culturale, un arricchimento reciproco che non può che dare sollievo e speranza al settore.
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La mostra dei Marmi del Doge, all’interno della fiera.
Alberto Cavalli
Arte Fiera, Verona 2009 Dal 17 al 21 settembre, la Fiera di Verona ha ospitato la manifestazione “Abitare il tempo�.
Lâallestimento della Via dei Mestieri dâArte.
Molte sono le proposte presentate per il 2009, dal progetto alla distribuzione, dal design alla decorazione, passando per lâarchitettura: un âfiume di ideeâ che attraversa Verona e trova espressione nellâunica rassegna italiana in grado di riunire 18 diversi settori merceologici nella sfera dellâarredamento. Una prerogativa sintetizzata dal concetto di âTotal livingâ che Abitare il Tempo ha scelto come formula di presentazione per la ventiquattresima edizione, mai cosĂŹ ricca e appassionante, per soddisfare anche il visitatore piĂš esigente e raffinato. Gli spazi piĂš interessanti sono sicuramente quelli dedicati ai maestri dâarte: La via dei Mestieri dâArte (Pad. 2) metteva in scena lâeleganza, la raffinatezza e la qualitĂ del Made in Italy. Reinterpretando in chiave contemporanea unâantica
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strada delle botteghe, una selezione di artigiani provenienti da tutta Italia è stata chiamata a rappresentare la creativitĂ progettuale, la cultura dei materiali e la maestria delle lavorazioni che tutto il mondo ci invidia: come lâatelier Bianco Bianchi, un laboratorio fiorentino che da piĂš di cinquantâanni disegna e realizza capolavori realizzati in scagliola. O il laboratorio Alabarte, di Roberto Chiti e Giorgio Finazzo: una bottega artigiana di scultura con sede nel centro storico di Volterra, che realizza splendidi manufatti in alabastro. Allâinterno del padiglione 5 era presente lâinstallazione âLâisola di Murano - Atto secondoâ con una muffola proveniente dallâisola veneziana, dove artigiani e artisti realizzavano creazioni in vetro soffiato avvicinando il pubblico allâantica arte dei maestri vetrai. Il Consorzio Marmi-
Particolare di lavorazione di una tavola, prima della stesura della scagliola, laboratorio Bianco Bianchi.
Particolare di un cancello del laboratorio Zanini.
sti Chiampo ha invece presentato la mostra âI Marmi del Dogeâ, un evento curato dal designer Raffaello Galiotto che, prendendo spunto dalle suggestioni dei marmi del Palazzo Ducale di Venezia e lavorando con alcuni marmisti della Valle del Chiampo, ha realizzato ambienti e oggetti dedicati allâospitalitĂ e allâaccoglienza contemporanea. Sempre con il marmo alcuni fra i piĂš rappresentativi designer a livello internazionale sono stati chiamati a creare un progetto originale, sul tema della parola e dellâoggetto-vaso. Il marmo utilizzato proviene dalle cave di Up Group; la stessa azienda ha realizzato i 30 vasi che adesso sono prodotti in tiratura limitata a 25 pezzi cadauno. Fondata nel 1969, con sede a Massa, Up Group è oggi fra le aziende italiane leader nella produzione e nella lavorazione del marmo; negli anni ha collaborato ai progetti di alcuni fra i piĂš importanti architetti e designer italiani. Allâinterno del padiglione 8 erano presenti cinque progetti sulle architetture dâinterni, tra cui il contenitore in legno modulare e componibile per lâabitare temporaneo âCas(s) a (Combinazioni Architettoniche Su Sfondo Agricolo)â, radicale scelta del laboratorio MPa-progetti dâarchitettura realizzato da Ristiklegno: un modulo abitativo âeco-compatibileâ la cui struttura posa su basi autolivellanti. Ispirata alle ceste per raccogliere la frutta nei campi, la struttura a cubo usa solo strumenti âpoveriâ dellâagricoltura come tessuti e semplici meccanismi, per un totale ritorno alla natura. Tra le aziende artigiane piĂš interessanti vi è la Zanini, che lavora il ferro battuto da ben otto generazioni, sin dal lontano 1655. La âHaute Materialâ di Giuseppe Pruneti è una bottega evolutasi in azienda; insieme al designer Renato Geraci, Pruneti fa
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Lavorazione del vetro allâinterno dello spazio âLâisola di Murano - Atto secondoâ.
tornare protagonista il legno antico, utilizzato per realizzare importanti tavole che stimolano il tatto. Ricerca e sperimentazione sono da sempre una prerogativa della rassegna. A testimoniare lâintenso legame tra arte e design, per la prima volta Abitare il Tempo è affiancato da ArtVerona, prestigiosa manifestazione che ospita 170 gallerie tra le piĂš importanti dellâarte moderna e contemporanea in Italia. Allâinterno del Padiglione-cerniera tra le due manifestazioni era presente anche una mostra di 16 ceramiche totemiche di Linde Burkhardt, âBelle di giorno, Belle di notteâ realizzate dal laboratorio di Nove dei Fratelli Rigoni. Particolare della lavorazione di una tavola di legno, Haute Material.
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Lâinterno di un modulo della âCas(s)a (Combinazioni Architettoniche Su Sfondo Agricolo)â, del laboratorio MPa-progetti.
Linde Burkhardt, âBelle di giorno, Belle di notteâ.
Franco Cologni
Franco Cologni, presidente della Fondazione Cologni dei Mestieri dâArte.
Unâeccellenza su misura: i giacimenti culturali del Made in Italy
Possiedo alcune azioni del Banco delle Primule Titoli profumati Una Dote di Asfodeli scriveva Emily Dickinson, ritenendo assai ricco e pregevole il suo tesoro di sogno e poesia. Un simile elenco di ricchezze evanescenti, pur se preziosissime, può ricordare da vicino le risorse del nostro Paese: niente petrolio, uranio o miniere dâoro. Ma giacimenti culturali vasti come lâoceano; tesori dâarte inestimabili; tradizioni e mestieri antichi di secoli che la contemporaneitĂ non solo non ha cancellato, ma che ha anzi saputo rivitalizzare con la tecnologia e il design. La saggezza di un popolo nasce e si sviluppa in un determinato territorio, che diventa esso stesso un valore fondamentale: un valore da proteggere e da riscoprire, da considerare prezioso al pari dellâoro o del petrolio. PerchĂŠ dal territorio nascono i saperi e i sapori, che sempre rappresentano lâidentitĂ di una comunitĂ e che hanno la loro radice proprio in quel sapere latino che significa âavere saporeâ, e quindi essere savio.
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Premessa al volume âMestieri dâarte e Made in Italy. Giacimenti culturali da riscoprireâ.
Un sapore che arricchisce e preserva; una saggezza che ha un âsaporeâ perchĂŠ è umana, personale, tramandata non solo con le parole ma anche con i gesti, elevata a ricchezza condivisa e spendibile. Ed ecco la prima valenza che deriva del considerare il territorio come una ricchezza inestimabile: la scoperta che mettere in circolo la cultura, le arti e i mestieri non solo non depaupera nessuno, ma anzi crea dei circoli virtuosi di sapienze che fertilizzano tutti i campi.Dalla bottega di Benvenuto Cellini, artigianoartista per eccellenza, passavano indistintamente re e apprendisti, maestri e mercanti, pittori e musicisti: in unâepoca in cui spostarsi da una costa allâaltra dellâItalia era giĂ impresa impervia, la fama dei maestri dâarte italiana raggiungeva comunque le corti piĂš distanti dâEuropa e i maestri stessi (o il loro stile, o le loro opere, o la loro âsapienzaâ) circolavano fra i centri di potere, dâarte e di ricchezza piĂš influenti del tempo. LâereditĂ di quei crogioli culturali è ancora viva e presente negli artigiani-artisti italiani: maestri che allâintelligenza della mano uniscono
la passione del cuore e la creativitĂ della mente, e che pur in mezzo a mille difficoltĂ (non ultime quelle di ordine burocratico) rappresentano lâeccellenza del loro, e del nostro, territorio. I Benvenuto Cellini del XXI secolo devono avere tutte le caratteristiche dei maestri rinascimentali, ma anche possedere qualcosa in piĂš: la padronanza della tecnologia oltre che della tecnica, che potenzia lâintelligenza della mano ma non la può mai sostituire, e il fiuto del rabdomante per scoprire le correnti sotterranee del gusto contemporaneo. Oggi il maestro dâarte deve infatti guardare verso le nuove forme dâespressione: il design, il web, la declinazione contemporanea delle antiche tecniche, la fotografia, la moda. Ma ora come allora diventare maestro dâarte richiede sacrificio, impegno e intelligenza, estro e creativitĂ , abnegazione e soprattutto tempo: non si diventa maestri dopo una prova andata bene, nĂŠ si smette di esserlo dopo un esperimento andato male. Il mondo contemporaneo offre poche chance: ma il mondo dei mestieri dâarte vive ancora di lunghi apprendistati e infinite prove,
che però devono sempre avere come fine lâeccellenza e lâesclusivitĂ . Il savoir-faire collegato alla grande tradizione, ma aperto alla creativitĂ e allâinnovazione: intorno a questi quattro punti cardinali si gioca quella calligrafia del gusto che deve costituire lâeccellenza della produzione italiana, quellâeccellenza su misura tipica dei maestri dâarte. La moda, il design, lâoreficeria e il legno, la carta e la fotografia, il vetro e i tessuti, la liuteria e tutti gli altri settori presentati in questa ricerca: da ognuno di essi si comprende come i nomi piĂš illustri del Made in Italy abbiano alla base una logica di atelier o di bottega. Un saper-fare che non può essere riprodotto altrove, nĂŠ facilmente esportato. Una cultura e unâumanitĂ che si radicano su secoli di bellezza stratificata, e che chiedono ancora di essere liberati e di essere trasmessi, insegnati. In che modo? Stabilendo delle regole, rispettandole e mettendo in circolo la cultura. Favorendo la formazione ovvero lâeducazione, con unâattenzione particolare allâistruzione professionale e allâapprendistato qualificato. Lavorando di piĂš e meglio. Creando una rete ed entrando in connessione. Ma perchĂŠ la connessione sia virtuosa, valida, percepita e accolta come un valore aggiunto, occorre in primo luogo avere qualcosa da esprimere e da trasmettere: in una parola, occorre sapere. Occorre âsaper creareâ e soprattutto âsaper fareâ. I lord inglesi che venivano in Italia per il âGran Tourâ restavano ammirati dal gusto
pittoresco e un poâ decadente delle rovine classiche, dei borghi antichi, dei palazzi nobiliari. Il âGran Tourâ di oggi ha un sapore diverso: non solo cattedrali e monumenti, ma anche nuovi maestri dâarte che producono oggetti meravigliosi, botteghe eccellenti dove riscoprire il sapere e il sapore, reti di relazioni che nonostante tutto riescono ancora a trasformare un mediocre Prodotto Interno Lordo in un eccellente Prodotto Interno QualitĂ , come propone la Fondazione Symbola. PerchĂŠ non câè vera crescita senza lâattenzione per la qualitĂ , per il territorio, per le relazioni umane e la crescita personale. Rivitalizzare il Made in Italy significa dunque preservarne la legittimitĂ , lâautenticitĂ e lâoriginalitĂ , e trasmetterne nel tempo la durevole bellezza e la straordinaria qualitĂ . Permette di facilitare quelle connessioni di filiera che sono naturali e che vanno dallâatelier alla bottega, e dalla bottega allâazienda. Aiuta i giovani ad essere parte di un mondo, quello dei mestieri dâarte, che è ereditĂ e vanto di ciascuno di noi: con la speranza che ci siano sempre piĂš dottori, certo, ma anche sempre piĂš lavoratori. Il modo italiano di produrre eccellenza continuerĂ a puntare sullâunione della serietĂ industriale con la singolaritĂ artigianale, combinando in modo creativo produzione e creativitĂ . Che oggi non possono e non debbono prescindere da una forte sensibilitĂ etica, imprescindibile dallâestetica. Mai come oggi abbiamo bisogno di una creativitĂ applicata al buon senso: ma la ca-
pacitĂ di creare va nutrita di ricerca, fiducia, libertĂ , tecnica, cultura. Con questa ricerca vorremmo dare voce non solo alle realtĂ artigianali, agli atelier e ai settori produttivi che rendono il Made in Italy famoso e celebrato in tutto il mondo; vorremmo anche richiamare lâattenzione sul gran numero di mestieri dâarte legati allâeccellenza italiana, che tuttora offrono buone opportunitĂ occupazionali, e su quelle realtĂ formative che rappresentano spesso un unicum nel panorama internazionale, per prestigio e coerenza didattica. Ma che vengono spesso ignorate o neglette da troppi giovani. Vorremmo riaccendere una luce di speranza e di passione in chi da sempre garantisce al nostro Paese un primato difficile da espugnare, grazie al lavoro delle proprie mani e alla genialitĂ del proprio estro; e offrire un punto di vista certo incompleto, ma pur sempre panoramico su un mondo affascinante ma spesso nascosto, dai percorsi carsici eppure fondamentali anche per la nostra economia. Intorno al Made in Italy fioriscono tante formulazioni, ma la sostanza è una: la passione per unâeccellenza su misura o Ă la carte. Che nasce in distretti che non si possono esportare nĂŠ riprodurre altrove, perchĂŠ sono intimamente legati a un territorio e a una storia unica al mondo: e non mi riferisco al âparticulareâ che Guicciardini giustamente deprecava, ma a secoli di bellezza e arte. E di mestiere dâarte, naturalmente.
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