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IN QUESTO NUMERO...

... in questo numero ...

I CERCHI DELLE FATE

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LA PORTA MEGALITICA PASQUA E I SUOI SIMBOLI LE SIBILLE

IL PENSIERO PITAGORICO LE METAMORFOSI DI APULEIO

LA MAGIA DEL SERPENTE TAROCCHI E ORACOLO

SCILLA E CARIDDI

ENTANGLEMENT

KOMBOLOI WICCAN SABBA ed ESBAT wiccan

... e molto altro ...

Speciale - RAFFAELLO SANZIO - - PANDEMIE, VIRUS E COVID-19 - * *

Anno IX°

N°36 Aprile Giugno 2020

Eccoci con un nuovo numero di Artemisia, nell’epoca della pandemia. Non ci aspettavamo di vivere questa situazione, ma Noi ci siamo!

Presentiamo un numero con uno speciale su Raffaello Sanzio, per il quale quest’anno ricorrono i 500 anni dalla sua more. Parleremo dei Simboli della Pasqua, della leggenda di Scilla e Cariddi, delle Sibille, interessante è l’articolo sull’Entanglement (l’intreccio). Ma tratteremo anche del Pensiero Pitagorico e del culto misterico delle Metamorfosi. Abbiamo articoli interessanti sulla Differenza tra Tarocchi e Oracolo, sulla Magia del Serpente e sul Komboloi Wiccan. Ma parleremo anche dei Cerchi delle Fate in Namibia e della Porta Megalitica delle Isole Tonga. Abbiamo un approfondimento sulle Pandemie e i virus, tra cui il Covid-19. Come consuetudine, avremo gli Esbat e i Sabba wiccan del periodo.

Questi sono solo alcuni dei tanti argomenti che tratteremo in questo numero.

Abbiate pazienza, buon senso, se tutti seguiremo le regole previste per questa Pandemia, presto ritorneremo a vivere tranquillamente.

Vi auguriamo una Felice Primavera e ai cristiani una Buona Pasqua.

Buona Lettura!

Informiamo tutti che è possibile contribuire alla stesura di Artemisia. I lettori potranno inviare articoli scrivendo alla E-mail: italus.info@gmail.com

Tommaso Dorèl Direttore di Artemisia

Un particolare ringraziamento va al grafico impaginatore Francesco (VoxGraphic), a Sibilla e Claudia redattori della rivista, a Tommaso Dorel direttore della Rivista e a Leron presidente dell’Associazione Italus, un Grazie anche a tutti coloro che hanno contribuito a questo numero di Artemisia.

F O R U M

IL CINISMO DANNEGGIA IL CERVELLO

anni a test per valutare l’insorgenza di forme di demenza, e a un questionario per verificare il grado di cinismo di ciascuno. I partecipanti dovevano dire quanto si trovassero d’accordo con frasi tipo “la maggior parte delle persone mente pur di andare avanti” o “meglio non fidarsi di nessuno”. In base al punteggio ottenuto sono stati divisi in tre gruppi: poco cinici, mediamente cinici o molto cinici. L’efficacia statistica del questionario era già stata testata in precedenti esperimenti, che hanno dimostrato come le risposte più o meno ciniche di ciascuno tendano a rimanere le stesse con gli anni.

Se avete fatto del cinismo l’arma per sopportare meglio le difficoltà di ogni giorno, vi conviene ripiegare su altre filosofie di vita, prima che sia troppo tardi: secondo uno studio finlandese appena pubblicato sulla rivista scientifica Neurology, le persone particolarmente ciniche hanno maggiore probabilità di sviluppare forme di demenza in tarda età. L’APPROCCIO SBAGLIATO

Il cinismo - che in termini “clinici” è la convinzione che le persone agiscano spinte da interessi egoistici - era stato in passato associato ad altri problemi di salute, come malattie cardiache. Ma questo è il primo studio che indaga i suoi effetti sul cervello.

I ricercatori della University of Eastern Finland di Kuopio, Finlandia, hanno sottoposto 1449 soggetti con un’età media di 71 TRE VOLTE PIÙ A RISCHIO

622 persone del campione hanno completato anche un secondo test sulle demenze, 8 anni dopo la somministrazione del primo test. Durante quest’arco di tempo, a 46 dei partecipanti sono state diagnosticate forme di demenza senile (un deterioramento cerebrale che porta problemi a memoria e alterazioni del carattere, legato - spesso - a problemi vascolari, ma non solo). Una volta escluse altre possibile cause, come pressione e colesterolo alto e fumo, i ricercatori hanno concluso che i super cinici rischiano tre volte più dei poco cinici di sviluppare disturbi

neurologici legati all’età. Una seconda parte dello studio è servita ad appurare se l’ipercinismo porti anche a un rischio di morte prematura. Anche in questo caso sembrava che le persone più ciniche vivessero in media meno rispetto a quelle più ottimiste, ma una volta considerati tutti gli altri fattori, come lo status socioeconomico, il carattere, il generale stato di salute e la tendenza o meno a fumare, questa seconda correlazione si è rivelata infondata.

Valeria Dosa

L’ERA DELLE IMITAZIONI !

L’Uomo è un animale imitativo. La facoltà di imitazione, che rappresenta una parte così importante nella vita dei nostri cugini, le scimmie, è molto pronunciata anche nella nostra razza umana.

Una spiccata individualità è molto più rara di quello che generalmente si crede. maggioranza un “eccentrico” che si tende ad evitare perché “fuori dall’ordinario”, a meno che non sia abbastanza forte da imporre le sue idee alla folla, che finirà con l’imitarlo.

Viviamo in un’Era di Imitazione, malgrado la nostra pretesa d’individualità. Spesso quando non si riesce ad imitare si tende a disprezzare o giudicare.

Si copiano attitudini, le apparenze, gli accenti e ogni piccola caratteristica di personalità che spiccano, credendo in tal modo di acquistare le loro qualità (crediamo). Condividiamo i pensieri e le idee altrui in conformità alla legge di imitazione (annullando il nostro pensiero). Le idee, come gli abiti, hanno la loro moda.

Nelle chiese e nei teatri avviene lo stesso, si imita ciò che ha già attratto l’attenzione del pubblico.

Sembra esserci ben poco posto per chi preferisce seguire la propria via, anziché quella tracciata dalla moda.

Un nuovo sovrano o politico dà luogo a un profondo cambiamento nel modo di imprimere le proprie particolarità personali, egli sviluppa nel cittadino un diffuso desiderio di imitarlo, specie nelle abitudini pratiche.

L’origine dei “cerchi delle fate”, misteriose strutture circolari che si susseguono per circa 2 mila chilometri tra Namibia e Angola, è destinata a rimanere ancora avvolta dal mistero.

Un autorevole studio apparso lo scorso anno su Science aveva identificato nelle termiti le responsabili di questi cerchi d’erba con al centro la sabbia, che appaiono e scompaiono naturalmente in media ogni 24 anni. Ma ora un nuovo articolo contesta, con una serie di prove scientifiche, quell’ipotesi. E individua un nuovo “colpevole”.

UN ORDINE

CHE INSOSPETTISCE Chi interpreta questi pattern di forma circolare (con un diametro

che può raggiungere i 15 metri) come opera delle termiti spiega che gli insetti, gli unici animali presenti nel suolo quando i cerchi iniziano a formarsi, si cibano delle radici dell’erba eliminando così una gran parte di essa quando cresce durante la stagione delle piogge. Si formano allora, nel suolo, cerchi totalmente brulli: si spiegherebbe così l’origine dei fairy circles.

Ma per i ricercatori del Helmholtz Centre for Environmental Research (Germania) autori del nuovo studio, la distribuzione dei cerchi nel terreno sarebbe troppo regolare per essere causata dalle termiti, le cui colonie - e, di conseguenza, i mucchi di terra smossa - tendono a distribuirsi in modo più casuale.

LOTTA PER LA

SOPRAVVIVENZA Per il team tedesco, i cerchi deriverebbero dalla competizione tra le piante dell’area per accaparrarsi le scarse risorse d’acqua disponibili. Analizzando le immagini aeree di un’area a nordovest della Namibia, dove compaiono i cerchi, l’equipe ha osservato infatti che queste strutture sono distribuite in zone particolarmente aride, al confine tra i terreni erbosi e le aree deserte.

I cerchi sarebbero, quindi, il risultato di una riorganizzazione nel terreno di specie vegetali che competono tra loro per arrivare alle risorse idriche, in modo analogo in cui i giovani alberi si distribuiscono nelle foreste per assicurarsi di avere abbastanza nutrienti per crescere. Simula

zioni computerizzate della distribuzione della vegetazione in relazione alle fonti idriche hanno dato, come risultato, pattern analoghi a quelli osservati tra le sabbie della Namibia. Serviranno comunque ulteriori analisi dell’umidità e della composizione del suolo per validare questa nuova ipotesi, che divide quanto la precedente. Intanto, i cerchi delle fate mantengono inalterato il loro fascino.

Lorenzo Lucanto

HA’AMONGA ‘A MAUI, LA PORTA MEGALITICA

Nell’Oceano Pacifico, su una superficie di circa 748 km², si trovano le 150 isole che formano il Regno di Tonga, una monarchia costituzionale dell’Oceania, con capitale Nuku’alofa . Su una delle sue isole si erge uno dei più enigmatici monumenti megalitici del Pacifico, un trilite chiamato Ha’amonga ‘a Maui.

Il Regno di Tonga è uno stato sovrano insulare dell’Oceania, il cui territorio è composto da un arcipelago di 150 isole e isolotti, 40 delle quali abitate , situato nell’Oceano Pacifico meridionale, a circa un terzo della distanza tra Nuova Zelanda e Hawaii. Si trova a sud delle Samoa e a est delle Figi.

Quasi 2/3 degli abitanti vivono nell’isola più grande del regno, Tongatapu. Sebbene molti tongani si siano trasferiti nell’unico vero centro urbano dell’arcipelago, Nuku’alofa (dove lo stile di vita locale si mescola a quello europeo), la vita del villaggio e i legami familiari rimangono molto importanti nella cultura tongana.

Lo stato di Tonga è detto anche “Isole degli Amici”, per via del carattere cordiale degli abitanti

all’arrivo dei primi esploratori. La data della prima occupazione delle isole è oggetto di discussione, come la datazione della maggior parte dei siti archeologici presenti sul suo territorio. Tuttavia, l’opinione tradizionale è che l’arcipelago fu abitato fin dall’inizio del II millennio a.C. da tribù provenienti da Samoa, individuando nell’isola di Tongatapu il sito occupato più antico, dove si erge l’enigmatico monumento denominato Ha’amonga ‘a Maui.

Il primo popola ad insediarsi sull’isola si ritiene sia quello dei Lapita, una civiltà originale, soprattutto per le decorazioni su terracotta, associata alle popolazioni austronesiane che avevano colonizzato l’Oceania lontana partendo dalla cosiddetta Oceania vicina . La datazione col carbonio 14 rivela che i più antichi siti Lapita risalgono a circa 3500 anni anni fa . I coloni Lapita fabbricavano terracotta incisa con inclusioni rosse, utilizzando utensili d’ossidiana provenienti dai vulcani melanesiani . Le decorazioni delle ceramiche lapita sono estremamente ricche e varie.

18 Ricerche recenti sulle decorazioni mostrano che esse rappresentavano, probabilmente, l’universo visto attraverso i loro occhi: il mondo “dell’alto”, quello degli dei o degli antenati divinizzati; al centro il mondo dei viventi e infine il “mondo del basso”, quello dei morti. Gli astri (sole, luna…) sembrano rivestire un’importanza particolare nelle credenze di questi navigatori.

L’antica capitale di Tonga era la città di Mu’a, il cui nome, secondo alcuni ricercatori, ricorda quello del continente perduto di Mu (identificata con Atlantide), considerato dall’archeologia convenzionale come un luogo mitologico.

A circa 30 km da Nuku’alofa, la capitale di Tongatapu, si trova l’enigmatico Ha’amonga ‘a Maui, un trilite megalitico costituito da tre blocchi calcare corallino, alto 5,2 m e largo 5,8 m. Il peso delle due pietre erette è pari a circa 30-40 tonnellate ciascuna, con il lato superiore caratterizzato da due incavi adattati per ospitare l’architrave. Molto spesso è stata evidenziata la somiglianza di Ha’amonga ‘a Maui con il sito di Stonehen-

Le correnti oceaniche trasportano la maggior parte dell’enorme quantità di detriti di plastica che ogni anno finisce negli oceani in cinque grandi aree al centro dell’Atlantico e del Pacifico. La massa di questi detriti, però, stimata sulla base di numerosi campionamenti, è almeno cento volte inferiore a ciò che dovrebbe essere. I meccanismi di rimozione sono ancora da chiarire, ma si teme che una parte finisca nella catena alimentare marina. Sarebbero fra 10 mila e 40 mila le tonnellate di detriti plastici che galleggiano sulle acque degli oceani: una quantità enorme, ma inferiore di diversi ordini di grandezza alle stime dei flussi di plastica dai continenti verso gli oceani. La scoperta, effettuata da un gruppo internazionale di oceanografi che firmano un articolo sui “Proceedings of the National Academy of Sciences” non è una buona notizia perché la differenza non sarebbe dovuta a inesattezze nella valutazione dei flussi, ma a un meccanismo di rapida rimozione della plastica ancora tutto da studiar,e ma che potrebbe coinvolgere la catena alimentare.

Secondo uno studio degli anni settanta, in mare finisce lo 0,1 per cento circa della plastica prodotta, che all’epoca corrispondeva a 45 mila tonnellate all’anno. Da allora la produzione di plastica è quintuplicata, e anche considerando le stime più prudenti, la massa della plastica presente sulla superficie marina in base ai dati raccolti ora da Andrés Cózar e colleghi è almeno cento volte inferiore a quella che dovrebbe esserci. Le stime degli autori si basano su 3070 campionamenti in acque d’altura realizzate da diverse

20 spedizioni oceaniche nel corso di alcuni anni. Nell’88 per cento dei campionamenti è stata trovata plastica, sia pure in quantità molto variabili. Le concentrazioni più elevate sono in cinque aree di accumulazione nelle regioni centrali dell’Atlantico e del Pacifico di entrambi gli emisferi, la più grande delle quali è nel Pacifico e raccoglie dal 33 al 35 per cento dei detriti. La dimensione media dei detriti di plastica è piccola: la maggior parte è fra uno e due millimetri. Analizzando la distribuzione la massa della plastica in funzione delle dimensioni dei frammenti, tuttavia, i ricercatori hanno notato che alcune dimensioni erano decisamente sottorappresentate rispetto a ciò ci si poteva attendere sulla base dei processi di degradazione noti. Inoltre, malgrado l’aumento dei flussi di plastica

S P E C I A L E

RAFFAELLO SANZIO

Quest’anno ricorrono 500 anni dalla morte del grande artista

Raffaello Sanzio.

Raffaello Sanzio nacque il 6 aprile del 1483 nella città di Urbino.

Il padre Giovanni Santi, anch’ egli pittore, lo incoraggiò a studiare le opere di Piero della Francesca che aveva realizzato ad Urbino alcune tra le sue opere più belle.

Raffaello cominciò così a studiare il disegno e la prospettiva, il padre accortosi della sua bravura, gli cercò un maestro migliore: il Perugino. Nelle bottega del maestro assimila la grazia tipica delle sue opere e insieme il gusto decorativo del Pinturicchio. A diciassette anni, Raffaello lascia la bottega del Perugino con il titolo di magister che gli diede il permesso di esercitare l’attività di pittore.

Raffaello SanzioNel primo periodo della sua attività realizzò alcune opere per Città di Castello: la Pala del Beato Nicola da Tolentino di cui oggi ci restano alcuni frammenti che si trovano a Brescia, Napoli e Parigi; lo Stendardo della Trinità che si trova alla Pinacoteca civica di Città di Castello; e la Crocifissione Mond che si trova alla National Gallery di Londra. Successivamente eseguì per la famiglia Oddi la pala con l’Incoronazione della Vergine oggi alla Pinacoteca Vaticana a Roma.

Nello stesso periodo eseguì per la Libreria Piccolomini di Siena, in una collaborazione con il Pinturic

chio, gli affreschi con Scene della vita di Pio II. Nel 1504 Raffaello realizzò uno dei suoi grandicapolavori: lo Sposalizio della Vergineche oggi si trova alla pinacoteca di Brera a Milano. L’opera si basta su un dipinto del Perugino ma in questa Raffaello mostra di aver superato lo stile della maestro. Nello stesso anno il pittore si trasferì a Firenze anche se comunque mantenne i rapporti con la corte di Urbino e infatti eseguì per la corte urbinate, i ritratti di Guidobaldo da Montefeltro e di

24 Elisabetta Gonzaga e il dittico con San Michele che abbatte Satana e San Giorgio che uccide il drago.

Contemporaneamente il maestro realizzò due opere destinate alla città di Perugia: la Pala Colonna che oggi si trova al Metropolitan Museum di di New York e la Pala Ansidei oggi alla National Gallery di Londra. Raffaello SanzioA Firenze l’artista venne in contatto con i massimi esponenti della cultura locale Leonardo e Michelangelo. L’influenza leonardesca si avverte nella Ma

D O S S I E R

LA PASQUA E I SUOI SIMBOLI

Il termine Pasqua deriva dalla parola latina Pascha e dall’ebraico Pesah, che significa “passaggio”. Il termine “Pasqua” ha due significati, che convivono tutt’oggi, a seconda che si stia parlando della tradizione ebraica o della tradizione cristiana. Dal punto di vista religioso, la Pasqua Cristiana racchiude in sé tutto il “mistero cristiano”: con la passione, Cristo si è immolato per l’uomo, liberandolo dal peccato originale e riscattando la sua natura ormai corrotta, permettendogli quindi di passare dai vizi alla virtù. Con la resurrezione Cristo ha vinto sul mondo e sulla morte, mostrando all’uomo il proprio destino, cioè la risurre

zione nel giorno finale, ma anche il risveglio alla vera vita. La Pasqua si completa con l’attesa della Parusia, la seconda venuta, che porterà a compimento le Scritture (quello che è conosciuta dai più come Apocalisse).

Il cristianesimo ha ripreso i significati della Pasqua ebraica, seppur con significativi cambiamenti, che le hanno dato un volto nuovo. Le sacre Scritture hanno infatti un ruolo centrale negli eventi pasquali: Gesù, secondo quanto è stato tramandato nei Vangeli, è morto in croce nel venerdì precedente la festa ebraica, che quell’anno cadeva di sabato, ed è risorto il giorno successivo, in seguito chiamato Domenica.

Inoltre, questo evento venne visto dai primi cristiani come la realizzazione di quanto era stato profetizzato sul Messia nella Bibbia “ebraica”.

Si narra che presso l’attuale città di Reggio Calabria, vivesse un tempo la bellissima ninfa Scilla, figlia di Tifone ed Echidna (o secondo altri di Forco e di Crateis).

Scilla, cui la natura aveva fatto dono di una incredibile grazia, era solita recarsi presso gli scogli di Zancle, per passeggiare a piedi nudi sulla spiaggia e fare il bagno nelle acque limpide del mar Tirreno.

Una sera, mentre era sdraiata sulla sabbia, sentì un rumore provenire dal mare e notò un’onda dirigersi verso di lei. Impietrita dalla paura, vide apparire dai flutti un essere metà uomo e metà pesce dal corpo azzurro con il volto incorniciato da una folta barba verde ed i capelli, lunghi sino alle spalle, pieni di frammenti di alghe. Era un dio marino che un tempo era stato un pescatore di nome Glauco che un prodigio aveva trasformato in un essere di natura divina.

Scilla, terrorizzata alla sua vista perchè non capiva di che tipo di creatura si trattasse, si rifugiò sulla vetta di un monte che sorgeva nelle vicinanze. Il dio marino, vista la reazione della ninfa, iniziò ad urlarle il suo amore e a raccontarle la sua drammatica storia. Infatti un tempo Glauco era un pescatore della Beozia e precisamente di Antedone, un uomo come tutti gli altri, che trascorreva le sue lunghe giornate a pescare. Un giorno, dopo una pesca più fortunata del solito, aveva disteso le reti ad asciugare su un prato adiacente alla spiaggia, ed aveva allineato i pesci sull’erba per contarli quando, appena furono a contatto con l’erba, iniziarono a muoversi, presero vigore, si allinearono in branco come fossero in acqua e saltellando, fecero ritorno al mare. Glauco, esterrefatto da tale prodigio, non sapeva se

pensare ad un miracolo o ad uno strano capriccio di un dio. Scartando però l’ipotesi che un dio potesse perdere tempo con un umile pescatore come lui, pensò che il fenomeno dipendesse dall’erba e provò ad ingoiarne qualche filo. Come l’ebbe mangiata, sentì un nuovo essere nascere dentro di lui che combatteva la sua natura umana fino trasformarlo in un essere attratto irresistibilmente dall’acqua.

Gli dei del mare lo accolsero benevolmente tanto che pregarono Oceano e Teti di liberarlo dalle ultime sembianze di natura umana e terrena e di renderlo un essere divino. Accolta la loro preghiera, Glauco fu trasformato in un dio e dalla vita in giù fu mutato in un pesce.

La Sibilla è una figura esistita storicamente, presente nella mitologia greca e in quella romana. Le sibille erano vergini dotate di virtù profetiche ispirate da un dio (solitamente Apollo), ed erano in grado di fornire responsi e fare predizioni, per lo più in forma oscura o ambivalente.

ORIGINI DEL NOME

Sibilla in latino Sibylla, greco Σίβυλλα.

L’etimologia del nome è ignota. Varrone (in Lattanzio, Divinae Institutiones, I, 6, 7) ce ne riporta una popolare che la farebbe derivare dal greco sioù-boùllan al posto di theoù-boulèn, che indicherebbe ‹la volontà, la deliberazione di dio›.

Abbiamo anche la forma Sybulam, che è molto suggestiva, lei sarebbe ‹un segno, un avvertimento di dio›, ma si tratta di una trascrizione errata che ricorre solo sui manoscritti medievali. In origine Sibilla (dal greco Sibylla) era un nome proprio di persona. Probabilmente era quello di una delle sibille più antiche, la Sibilla Libica, come ci attesta Pausania. Pausania si rifà ad Euripide che nel prologo di una delle sue tragedie perdute (la “Lamia”) avrebbe riferito il gioco di parole Sibylla - Libyssa, dove Sibyl sarebbe la lettura al contrario di Libys.

Da nome proprio, col tempo “Sibilla” è diventata una definizione, un epiteto, passando a designare un tipo particolare di profetessa. Ciò avvenne in seguito al sorgere in diversi luoghi sacri di santuari nei quali venivano proferiti degli oracoli, ed al parallelo fiorire di raccolte di profezie. Così all’originario nome proprio di Sibylla fu necessario aggiungerne un altro (che divenne quello geografico della località interessata) che permetteva di distinguerle l’una dall’altra. Nella maggioranza dei casi i nomi delle sibille sono nomi geografici. Ma poiché nell’immaginazione degli antichi qualche sibilla (a causa della sua longevità millenaria) passava da un luogo all’altro per soggiornarvi lunghi periodi, ogni volta venendo chiamata con un nuovo nome geografico benché fosse sempre la stessa persona, essi sentirono il bisogno di ridare un nome proprio alle sibille più conosciute.

Tra le più conosciute, la Sibilla Eritrea, la Sibilla Cumana e la Sibilla Delfica, rappresentanti altrettanti gruppi: ioniche, italiche ed orientali.

Il perdurare della loro presenza dà risposte, nel mondo classico, al perdurare di domande alle quali i riti e i culti “diurni” in onore degli dei del Pantheon patriarcale sia romano che greco, non sapevano dare risposte.

Nulla, nell’Universo può essere più veloce della luce. A dirlo fu il genio di Albert Einstein, e fu anche dimostrato da innumerevoli esperimenti. Però lo stesso Einstein spiegò che il limite imposto dalla velocità della luce nel vuoto, che è di 300 mila chilometri al secondo, dava origine ad un paradosso. Se ammettiamo che la velocita delle onde elettromagnetiche non si può superare, ciò significa che non può verificarsi una comunicazione istantanea tra due punti ad una certa distanza. Qualsiasi trasmissione (comprese le onde elettromagnetiche) richiedono pochi milionesimi di secondo per arrivare dal punto “A” ad un punto “B”.

Ma, un certo fenomeno fisico sembra smentire tutto ciò.

Tale fenomeno fisico è: l’entanglement, ove sembra esserci la comunicazione istantanea. Un esempio di entanglement. Se pensiamo al decadimento di

una particella, dà origine a due particelle più piccole. Immaginiamo di dividere una grossa palla in due più piccole. Einstein, Podolsky e Rosen, scoprirono che, se le due palline si allontanano in direzioni diverse, esisteva un legame invisibile (entanglement, appunto) tra le due palline. Se andiamo ad agire su una, cambiandone ad esempio il senso di rotazione, anche l’altra cambierà il suo, istantaneamente. Seppure, non esiste nessuna comunicazione istantanea tra le due palline. Come è possibile? Il Paradosso di Einstein-Podolsky-Rosen, così venne chiamato, è proprio questo. Inizialmente era solo una teoria, poi via via venne confermata da diversi esperimenti. Oggi, l’entanglement, è considerato dagli scienziati il più grande mistero dell’Universo. Se questo mistero fosse svelato, un giorno potrebbe portare alla realizzazione di qualcosa, che fino a questo momento, è solo stata nella fanta

sia di scrittori e registi: ovvero il teletrasporto. Pensiamo al nostro corpo, come a tutte le particelle che lo costituiscono possano essere istantaneamente trasferite in un altro luogo, della parte opposta dell’Universo!

Einstein, scoprì il paradosso mentre tentava di mettere in difficoltà quella che per lui era un’assurdità: la meccanica quantistica. Scoprì, invece, una cosa ancora più assurda.

COM’È SPIEGATO OGGI L’ENTANGLEMENT?

Sulla base delle conoscenze odierne, l’entanglement, viene spiegato tramite il principio della non-località. Possiamo immaginare l’Universo come una immensa cartina geografica, dove la Terra, il Sole, le varie galassie, sono dei puntini che indicano tali luoghi. È una mappa del cosmo che è stata ottenuta grazie ai potentissimi telescopi. Su questa

APPROFONDIMENTO

LE PANDEMIE

Una pandemia (dal greco pandemos, “tutto il popolo”) è una malattia epidemica che, diffondendosi rapidamente tra le persone, si espande in vaste aree geografiche su scala planetaria, coinvolgendo di conseguenza gran parte della popolazione mondiale, nella malattia stessa o nel semplice rischio di contrarla. Tale situazione presuppone la mancanza di immunizzazione dell’uomo verso un patogeno altamente virulento.

Nella storia umana si sono verificate numerose pandemie.

La maggior parte dei virus che hanno causato pandemie sono zoonotici, ovvero originati da un contagio interspecie; due esempi tipici sono l’influenza e la tubercolosi.

FRA LE PANDEMIE E LE EPIDEMIE PIÙ CATASTROFICHE,

SI POSSONO ANNOVERARE:

- FEBBRE TIFOIDE durante la guerra del Peloponneso, 430 a.C. La febbre tifoide uccise un quarto delle truppe di Atene ed un quarto della popolazione, nel giro di quattro anni. Questa malattia fiaccò la resistenza di Atene, ma

la grande virulenza della malattia ha impedito un’ulteriore espansione, in quanto uccideva i suoi ospiti così velocemente da impedire la dispersione del bacillo. La causa esatta di questa epidemia non fu mai conosciuta. Nel gennaio 2006 alcuni ricercatori della Università di Atene hanno ritrovato, nei denti provenienti da una fossa comune sotto la città, presenza di tracce del batterio.

- PESTE ANTONINA, 165-180. Una pandemia presumibilmente di vaiolo, portata dalle truppe di ritorno dalle province del Vicino Oriente, uccise cinque milioni di persone. Fra il 251 e il 266 si ebbe il picco di una seconda pandemia dello stesso virus; pare che a Roma in quel periodo morissero 5.000 persone al giorno.

- MORBO DI GIUSTINIANO, a partire dal 541; fu la prima pandemia nota di peste bubbonica. Partendo dall’Egitto giunse fino a Costantinopoli; secondo lo storico bizantino Procopio, morì quasi la metà degli abitanti della città, a un ritmo di 10.000 vittime al giorno. La pandemia si estese nei territori circostanti, uccidendo complessivamente un quarto degli abitanti delle regioni del Mar Mediterraneo orientale. - La PESTE NERA, a partire dal 1300; ottocento anni dopo la strage di Costantinopoli, la peste bubbonica fece il suo ritorno dall’Asia in Europa. Raggiunse l’Europa occidentale nel 1348, fu causata dall’assedio tartaro alla colonia genovese di Caffa (l’odierna Feodosia) nel 1346 e, successivamente, portata in Sicilia dai mercanti italiani provenienti dalla Crimea, diffondendosi in tutta Europa e uccidendo venti milioni di persone in sei anni (un terzo della popolazione totale del continente).

- Il TIFO, chiamato anche “febbre da accampamento” o “febbre navale” perché tendeva a diffondersi con maggiore rapidità in situazioni di guerra o in ambienti come navi e prigioni. Emerso già ai tempi delle Crociate, colpì per la prima volta l’Europa nel 1489, in Spagna. Durante i combattimenti a Granada, gli eserciti cristiani persero 3.000 uomini in battaglia e 20.000 per l’epidemia. Sempre per via del tifo, nel 1528 i francesi persero 18.000 uomini in Italia; altre 30.000 persone caddero nel 1542 durante i combattimenti nei Balcani. La grande armée di Napoleone fu decimata dal tifo in Russia nel 1811. Il tifo fu anche la causa di morte per moltissimi reclusi dei campi di concentramento nazisti durante la Seconda guerra mondiale.

I virus si possono considerare come entità biologiche però non rispondono a tutti i criteri con cui si definiscono i viventi, i virus infatti hanno un codice genetico ma non si riproducono in modo autonomo, possono riprodursi solo all’interno di una cellula ospite. I virus sono perciò microorganismi patogeni microscopici e sono la forma più sviluppata sulla terra Essi possono essere responsabili di malattie in organismi appartenenti a tutti i regni biologici: esistono infatti virus che attaccano batteri (i batteriofagi), funghi, piante e animali, compreso l’uomo. Tutti i virus consistono di alcune strutture fondamentali. Tutti posseggono un relativamente piccolo genoma costituito da DNA o RNA, che trasporta l’informazione ereditaria; tutti posseggono una copertura proteica (capside) che protegge questi geni; entità simili ma prive del capside appartengono ai viroidi. Presentano talora un rivestimento esterno lipidico da cui sporgono delle proteine di superficie, fondamentali per il legame con le cellule e l’immunità; alcuni posseggono un ulteriore rivestimento che si chiama pericapside, di natura lipoproteica, che deriva da una struttura che ha ospitato il

virus; bottone alcuni posseggono strutture molecolari specializzate ad iniettare il genoma virale nella cellula ospite. Altri virus possono avere anche strutture molecolari specializzate ad iniettare il genoma virale nella cellula ospite.

L’infezione di una cellula ospite richiede il legame con proteine specifiche di membrana.

Nelle cellule infettate i virus perdono la loro individualità strutturale, assumendo il controllo di parte dell’attività biosintetica cellulare al fine di produrre nuovi virioni.

Mentre tra dicembre 2019 e gennaio 2020 pensavamo ai buoni propositi per l’anno nuovo, eravamo del tutto ignari dell’emergenza sanitaria che si sarebbe creata, un nuovo virus altamente contagioso e completamente sconosciuto al nostro sistema immunitario aveva iniziato a circolare nella provincia di Hubei, nella Cina centrale. Non avremmo mai pensato che questo virus apparentemente così lontano avrebbe potuto diffondersi e causare tanti problemi a livello individuale e collettivo, per la salute, per i sistemi sanitari ed economici. Nel giro di poco più di due mesi lo scenario globale è cambiato radicalmente e noi abbiamo dovuto adattarci e far fronte alle nuove esigenze. Abbiamo conosciuto così la quarantena, abbiamo cambiato gli stili di vita, distanzian

doci gli uni con gli altri, usando mascherine e guanti, isolandoci ognuno nelle proprie case.

Qui sintetizziamo le principali tappe temporali dell’epidemia di Covid-19.

- 31 dicembre 2019: “polmoniti anomale”

Già a novembre, e forse anche a ottobre, secondo le ipotesi di uno studio italiano, il nuovo coronavirus Sars-CoV-2 aveva iniziato a circolare, in Cina, in particolare a Wuhan, la città più popolata della parte orientale, perno per il commercio e gli scambi. All’inizio, però, non si sapeva che si trattava di un nuovo virus: ciò che inizia ad essere registrato è un certo numero di polmoniti anomale, dalle cause non ascrivibili ad altri patogeni. La prima data ufficiale in cui inizia la storia del nuovo coronavirus è il 31 dicembre, in le autorità sanitarie locali avevano dato notizia di questi casi insoliti. All’inizio di gennaio 2020 la città aveva riscontrato decine di casi e centinaia di persone erano sotto osservazione. Dalle prime indagini infatti, era emerso che i contagiati erano frequentatori assidui del mercato Huanan Seafood Wholesale Market a Wuhan, che è stato chiuso dal 1 gennaio 2020, di qui l’ipotesi che il contagio possa essere stato causato da qualche prodotto di origine animale venduto nel mercato.

- Fra il 9 e il 12 gennaio: l’annuncio del coronavirus Il 9 gennaio le autorità cinesi avevano dichiarato ai media lo

S O P H I A

IL PENSIERO PITAGORICO PITAGORA DI SAMO

Precisando che delle “teorie pitagoriche” si sa molto poco e ciò che ci è pervenuto fu scritto postumo alla sua morte, dai suoi seguaci (quali Aristotele, Teone di Smirne, Diogene ecc..).

Da quello che ci è pervenuto del “pensiero pitagorico” emerge che alla base di esso vi fosse il NUMERO, l’ARMONIA e il RAPPORTO.

Il pensiero di Pitagora era alquanto lontano dal pensiero greco, molto più vicino a quello egiziano. Una delle caratteristiche della “scuola pitagorica” fu quella di una grande riservatezza, della segretezza, un elemento tipico dell’insegnamento iniziatico egizio ma anche dell’orfismo.

I discepoli di Pitagora erano divisi in due livelli: gli Iniziati, che avevano accesso alle conoscenze più segrete (di tipo filosoficomatematico); e gli Ascoltatori, ai quali venivano comunicati solo delle massime di comportamento etico che loro doveva seguire.

La novità del pensiero di Pitagora rispetto all’orfismo è rappresentato dalla considerazione della conoscenza come strumento di purificazione nel senso che l’ignoranza è ritenuta una colpa da cui ci si libera con il sapere (da qui il concetto di Catarsi).

IL NUMERO Per Pitagora il Numero rappresenta il centro di ogni cosa.

Il Numero sarebbe come il codice genetico dell’Universo, la vera essenza della realtà. Seconda tale concezione, ogni cosa esistente è esprimibile attraverso un numero.

I Numeri rispecchiano anche le figure geometriche, con il loro significato e il loro simbolismo: 1=punto; 2=linea; 3=superficie; 4=solido. Il Numero Perfetto è il 10, che rappresenta il culmine della numerazione base (dopo il 10 si ricomincia con l’unità, l’1) e che contiene i primi quattro numeri (1+2+3+4+=10).

Per Pitagora l’Anima era composta dal Numero 4, perché quat

IL CULTO MISTERICO DELLE METAMORFOSI DI LUCIO APULEIO

Lo scritto di Apuleio intitolato “Metamorfosi” o “L’Asino d’Oro” è di fondamentale importanza per comprendere il culto misterico di Iside. Le Metamorfosi rappresenta il viaggio allegorico dell’anima dalla sua caduta nel corpo dell’uomo alla sua liberazione, dopo le tribolazioni dell’esistenza, grazie all’intervento salvifico della Dea Iside.

Le METAMORFOSI è la storia di un giovane greco di nome Lucio ospite in casa di un amico la cui moglie è ritenuta una maga. Lucio esprime il desiderio di trasformarsi in uccello, ma la maga sbaglia unguento e lo trasforma

in asino, mantenendo intatto l’intelletto e la coscienza umana.

Reso irriconoscibile “l’asino Lucio” può osservare liberamente il comportamento umano, prendendo nota di ciò che osserva.

Dopo mille peripezie ritorna ad essere uomo grazie all’intervento della Dea Iside e all’iniziazione ai suoi misteri. Nello scritto si inseriscono diversi racconti che altro non sono che allegorie dei riti di iniziazione.

Uno dei racconti più belli delle Metamorfosi è sicuramente quello di “Amore e Psiche”.

AMORE E PSICHE è una drammatica rappresentazione dell’iniziazione dell’anima (psiche) ai misteri di Iside, attraverso la sofferenza amorosa. Il racconto descrive l’intero processo iniziatico non in modo esplicito ma comprensibile unicamente a quanti abbiano chiave di lettura, quindi, Psiche è l’adepto che vuole essere iniziato ai misteri di Iside. Eros, l’amante, che in Egitto è chiamato Arpocrate (corrisponde a Horus figlio di Iside), ha il ruolo di riportare l’anima (psiche), attraverso il sentimento e quindi le nozze, alla sede originale, la sede celeste, dalla quale Psiche è caduta. Le Nozze di cui parla il racconto

W I C C A

DIFFERENZA TRA TAROCCHI E ORACOLO

Soprattutto per chi è agli inizi con questi strumenti, può tendere a confonderli e a pensare che si trattino della stessa cosa, cambiano solo le figure. Invece no! Sono due strumenti diversi sia nella strutturazione che nel significato.

I Tarocchi sono sempre composti da 78 carte: 21 + 1 Arcani Maggiori (vanno dal numero 1, il Mago, al numero 21, il Mondo – in più c’è la carta numero 0, il Matto). Si aggiungono 56 Arcani Minori divisi in quattro semi (coppe, spade, bastoni e pentacoli) che vanno dal numero 1 al numero 10 + quattro carte di Corte: il Fante, il Cavaliere, la Regina, il Re. Tutti i mazzi di Tarocchi hanno questa struttura, saranno poi modificate dall’ispirazione dell’artista e le figure in qualche modo saranno diverse, ma ci saranno sempre gli stessi elementi e lo stesso numero di carte. Si va dai Tarocchi Marsigliesi e Rider Waite, i più famosi, a qualsiasi altro genere che viene in mente (delle streghe, delle fate, degli gnomi, egizi, celtici, wicca, di Leonardo da Vinci ecc). E sebbene all’inizio possano sembrare tutti diversi, di fatto non lo sono perché rispettano sia il numero sia la suddivisione delle carte. Una persona può iniziare con un mazzo più affine ma cambia essenzialmente a livello estetico.

I tarocchi rappresentano un viaggio, un percorso iniziatico e spirituale. Iniziare lo studio dei tarocchi, se fatto bene, è iniziare uno studio di sé stessi. Sono introspettivi, chiusi, più difficilmente accessibili alla comprensione (e per questo si parla di ”arcani”, cioè appunto misteri). Meno intuitivi, serve tanta pratica, ma possono essere versatili e usati in molti modi.

Il mazzo dell’Oracolo invece non ha mai lo stesso simbolismo e le stesse figure: è un mazzo totalmente libero, creato ad hoc dall’autore stesso. Al contrario

dei Tarocchi quindi non sono standard ma cambiano sempre. Le carte Oracolo spesso hanno una parola scritta, oppure un numero, un messaggio. Si fa riferimento ad un testo che trovi sul libro di accompagnamento. Si possono usare per una lettura, per la tua carta giornaliera, per interpretare un sogno… sono molto libere, meno rigide e standard, perché non fanno riferimento a nessun sistema, non si ha bisogno di conoscere il simbolismo dietro perché c’è sempre il libro di accompagnamento, anche se la pratica è sempre necessaria. Essendo molto intuitive e flessibili si possono usare in molto

I serpenti sono creature molto fraintese e sono stati spesso associati alla paura. Allo stesso tempo, sono stati ampiamente venerati come animali sacri in culture diverse per secoli, rappresentando la saggezza, guarigione, trasformazione, rinascita e fertilità. Questa specie è sopravvissuta dall’alba dei tempi, rendendoli custodi di conoscenza. Sono uno dei restanti antenati delle creature originali sulla Terra. Questo associa i serpenti alla saggezza. Per questo motivo, non sorprende che il serpente divenne noto come la creatura che tentò Eva per mangiare la mela dall’albero della conoscenza nel Giardino dell’Eden. Questo ha portato in una grande quantità di paura psicologica nei loro confronti. Li ha resi “malvagi” rappresentando l’empio nelle fedi cristiane e cattoliche. Ma le streghe hanno sempre mantenuto queste creature ad un livello superiore come incarnazione primitiva della Dea, che ha strisciato fuori dalle paludi primordiali all’alba dei tempi. Saggezza a parte, una delle principali connessioni tra serpenti e stregoneria è la loro dualità tra vita e morte. Ci sono migliaia di specie di serpenti, circa 500 sono velenosi. Quando sentiamo la parola “veleno”, risuona automaticamente come a negativo nelle nostre menti: tossico, mortale e velenoso. Il veleno di serpente ha la capacità di mangiare tessuto, fermare il cuore e polmoni e paralizzare il sistema nervoso. D’altra parte, il veleno è anche stato sintetizzato in farmaci per curare e alleviare le malattie; perciò, i serpenti sono rappresentazioni della vita e della morte in quanto entrambi guaritori e assassini. Il vecchio detto, “una strega che non può maledire, non può guarire “, ha una forte somiglianza con l’energia del serpente. I serpenti possono essere invocati per abbattere i nostri nemici o guarire e aiutare i nostri alleati. Ciò che può ucciderti può anche curarti. Questo è il motivo per cui il campo medico ha adottato il caduceo— due serpenti intrecciati attorno a un palo che rappresenta il delicato atto di equilibrio

tra vita e morte - come a simbolo di salute. Questa dicotomia è rappresentata attraverso l’aspetto distruttore della Dea oscura attraverso cui con la vita arriva la morte, e attraverso la morte la vita è generata. Con questo dualismo, i serpenti simboleggiano la trasformazione e la rinascita, derivato dalla loro capacità biologica di mutare la pelle. Simbolicamente, questa trasformazione è qualcosa a cui le streghe possono attingere mentre

Prima di presentare la “nostra versione wiccan”, iniziamo con il conoscere il Komboloi “tradizionale”.

Komboloi è una parola greca (Κομπολόι) “kombos”, che significa nodo, in questo caso un gran numero di nodi, e “loi”, che significa un gruppo di cose che stanno assieme; infatti il Komboloi è quello che in gergo è definito il “rosario greco”, cioè un filo nel quale sono infilate un numero indefinito di “perle” (perle che non sono fisse ma libere di scorrere lungo il filo).

Sono tantissime le ipotesi relative alla nascita di questo strumento, controverso se esso derivi

dal rosario cattolico o da quello musulmano, il “Tasbih”, incerto è anche il quando e il come questo divenne di uso nella cultura greca. Il komboloi si differenzia comunque dai suoi predecessori (rosario o tasbih), dal fatto che anzitutto non ha un numero definito di perle; in secondo luogo, le perle non sono fisse ma libere di scorrere lungo il filo.

Il komboloi è comunque unico, è uno strumento di libertà assoluta; può essere un rosario (per chi è religioso) oppure uno scacciapensieri (per chi è laico). Inoltre ha rappresentato una piccola emancipazione del sesso

femminile in Grecia; fino a poco tempo fa, usare il komboloi era prerogativa maschile, ma grazie a Melina Marcouri (attrice, cantante e politica greca) è diventato di uso comune anche per le donne. La funzione originaria di contapreghiere è andata lentamente perdendosi nel tempo e oggi è spesso usato come scacciapensieri. Spesso viene usato anche come oggetto atto a tenere occupate le mani, al fine di smettere di fumare o mangiarsi le unghie o ancora per aspettare in fila alle poste. Un’altra caratteristica del komboloi riguarda i materiali che vengono usati, che sono dei più svariati: oro, argento, ambra, le

Aria che da te mi giunga sollievo, donami conoscenza, saggezza e bontà. (grano relativo all’Elemento Terra / verde) Terra che tutto fai nascere, donami coraggio e resistenza.

(grano relativo all’Elemento Fuoco / rosso)

Fuoco che sei passione, elemento rigenerante, donami forza ed energia.

Benedetto e luminoso sia il mio cammino, possa Io camminare

senza dolore lungo i giorni della mia vita, pulsante di vita, felicemente su strade di bellezza. Beneditemi, Proteggetemi e Illuminatemi sempre.

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ESBAT DELLA LUNA DELLE GEMME luna piena di aprile

Questa è la prima Luna Piena di Primavera, della I° Lunazione del 2020 denominata di Primavera (iniziata col novilunio del 24 marzo). Il nome, Luna delle Gemme, è assimilato allo spuntare delle gemme sulle piante e alla loro imminente fioritura.

Il nome di questa Lunazione è “della Primavera”, ed è riferito alla stagione primaverile. . La Luna sarà Piena mercoledì 8 Aprile 2020, alle ore 04:35 am. Sarà una “Superluna”, perché la Luna si troverà al Perigeo (nel punto più vicino alla Terra, circa 356 410 km), di conseguenza ci appare più grande e luminosa del consueto, anche se in realtà la differenza ad occhio umano è minima. .

Questo periodo in natura è il tempo della germinazione, racchiude in se grande forza vitale. È il periodo che favorisce il fluire della linfa vitale nei tessuti vegetali, apportando vigore nelle piante e liberandole dagli involucri protettivi. È la prima luna del nuovo ciclo di lunazioni (anticamente le lunazioni venivano conteggiate dal novilunio dopo l’equinozio di primavera) ed è idonea per tutti i lavori di “inizio”.

In questo periodo i semi danno le prime gemme, così nella vita spirituale vi è una rinascita.

È il momento di massima produttività spirituale, grazie anche all’aumento delle energie. Per entrare in sintonia con la natura è adatta come sempre la meditazione e tutte quelle pratiche che ci permettono di evolverci ed essere in armonia con il tutto.

SIMBOLI DELL’ESBAT

DELLA LUNA DELLE GEMME:

Piante: basilico, aglio, sangue di drago, geranio, cardo

Colori: giallo oro Fiori: margherita Profumi: pino, lauro, bergamotto Pietre: rubino, granato

Alberi: pino, lauro, nocciolo Animali: orso, lupo.

Ogni Bene!

ESBAT DELLA LUNA DEI FIORI luna piena di maggio

Dei Fiori è il nome è di questa Luna Piena, nome che è assimilato ai fiori che coprono le piante e i campi, fattore che caratterizza questo periodo. Il nome di questa Lunazione è “della Foresta” (iniziata con il novilunio del 23 aprile) esso si riferisce alle foreste e ai boschi ricoperti di fiori e brulicante di vita, in generale è una lunazione che si rifà al “risveglio” degli animali, delle piante e della Natura tutta. . La Luna sarà Piena giovedì 7 Maggio 2020, alle ore 12:45 pm. . Nel Sabba di Beltane (30 aprile – 1 maggio) si è celebrato l’unione tra il Dio e la Dea. Il potere degli Dei aumenta, e aiuta a concretizzare qualsiasi lavoro spirituale intrapreso, questa energia prosegue con questo Esbat.

Questo è per antonomasia il mese dei sapori, del piacere e degli amori.

Il ciclo vegetale è nel pieno della fioritura e già si prepara a dare i frutti. Tutta la natura è in fase espansiva. E così la natura, in questo tripudio di fiori, profumi e colori, ci seduce con la sua abbondanza.

Su un piano spirituale si celebra la più sacra tra tutte le nozze, quella tra il Dio Sole e della Dea Terra, da cui scaturisce il sostentamento (materiale e spirituale) per tutti gli esseri viventi. .

Per tutti questo periodo vi invita ad aprirvi, a saper riconoscere e godere delle gioie e soddisfazioni della vita, connettendovi con il senso di abbondanza e pienezza di cui la natura è il più evidente riflesso. Come sempre la meditazione può aiutarvi in questo.

. SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL FIORE:

Piante: sambuco, rosa, artemisia, timo, millefoglie

Colori: verde, marrone, rosa Fiori: mughetto, digitale, rosa, ginestra Profumi: rosa, sandalo

Pietre: smeraldo, malachite, ambra, cornalina

Alberi: biancospino Animali: gatti, lince, leopardo. . Ogni Bene!

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ESBAT DELLA LUNA DEL MIELE luna piena di giugno

ne, l’Artemisia e l’Iperico. . In questo Esbat Fuoco ed Acqua si utilizzano per onorare il Dio e la Dea, simboleggiando il momento in cui si passano lo “scettro”, poiché dal Solstizio d’Estate in avanti la luce inizia a decrescere mentre la notte diventa impercettibilmente già più lunga. E’ questo un buon tempo anche per le divinazioni e le magie domestiche, i piccoli e grandi riti protettivi legati all’elemento fuoco e all’energia del sole.

Per vivere meglio questo Esbat della Luna del Miele si consiglia una serata di riti rigenerativi e qualche viaggio sciamanico alla luce della Luna.

Il nome di questa luna piena è “del Miele”, si riferisce alle api che producono più miele in questa stagione. Questa è l’ultima Luna Primaverile.

Il nome di questa Lunazione è “della Ricchezza”, ed è la III° dopo l’Equinozio di Primavera (iniziata il novilunio del 22 maggio). Il nome di questa Lunazione simboleggia l’abbondanza della terra, con tutte le valenze legate alla fecondità e alla fertilità. . *La Luna Piena sarà venerdì 5 Giugno 2020, alle ore 21:12 pm. .

La Luna di Giugno è una luna allegra, espansiva, aperta ai cambiamenti, in sintonia con la stagione e con i ritmi della natura. Natura che in questa fase dell’anno è all’apice della sua fase espansiva: le ore di luce ormai sono al massimo, regalandoci giornate lunghissime in cui godere del calore estivo.

È un momento ricco nella natura, e dedicato ai cambiamenti in positivo. Un Esbat che invita a prenderci le nostre responsabilità. .

Come il Solstizio d’Estate (ormai prossimo), anche questa Luna ci invita ad avvicinarci alla natura, ricordandoci l’importanza delle erbe mediche, ci ricorda che la natura provvede anche alla nostra salute oltre al nostro sostentamento. Infatti moltissime piante raccolte in questo periodo si crede che abbiano poteri quasi “miracolosi”, nove sono le erbe che caratterizzano questa fase dell’anno, usati per bruciare e preparare infusi, essi sono: la Ruta, la Verbena, il Vischio, la Lavanda, il Timo, il Finocchio, la Piantaggi

SIMBOLI DELL’ESBAT DELLA LUNA DEL MIELE:

Piante: ruta, vischio, timo, finocchio, piantaggine

Colori: giallo, rosso, azzurro, bianco

Fiori: verbena, lavanda, artemisia, iperico

Profumi: lavanda, timo, finocchio

Pietre: quarzo citrino, ambra, acqua marina, corallo

Alberi: quercia Animali: api, scoiattoli, serpenti.

Ogni Bene!

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Come ogni anno tra la notte del 30 aprile e il 1 maggio ricorre il Sabba di Beltane.

Beltane è un Sabba “maggiore”, il giorno situato a metà fra l’Equinozio di Primavera ed il Solstizio Estivo, anche se astronomicamente il giorno corretto sarebbe il 5 maggio. . Il Sabba di BELTANE insieme a quello di Samhain (31 ottobre) è il sabba più importante dell’anno, entrambi segnano il definitivo cambio di stagione e di conseguenza “dividono il tempo” (l’anno) in due fasi, una governata dalla luce e l’altro dal buio. In particolare il periodo che va dal Sabba di Beltane a quello del Solstizio d’Estate (da noi denominato Sol Invictus, 20 giugno) viene definito Periodo di Luce, periodo prospero e pieno di energie. Mentre il periodo che va dal

Sabba di Samhain a quello del Solstizio Invernale (da noi denominato Sol Indiges, 21 dicembre) viene definito Periodo Buio, un periodo non prospero e debole di energie. .

ORIGINE DEL

NOME DI BELTANE BELTANE deriva dal gaelico irlandese “Bealtaine” o dal gaelico scozzese “Bealtuinn”, entrambi dall’antico irlandese “Beletene”, cioè “fuoco luminoso”. È un’antica festa gaelica che si celebra tra il 30 aprile e il 1º maggio. Sempre in Irlanda, “Bealtaine” è il nome del mese di maggio ed è anche tradizionalmente il primo giorno di Primavera in Irlanda. C’è chi sostiene che il nome Beltane deriverebbe dal dio Bel, ma non vi sono prove o fonti a conferma di questo (non consideriamo fattibile questa ipotesi).

In Italia abbiamo il CALENDIMAGGIO che è celebrato (ormai solo a livello folkloristico) in varie località d’Italia, dal Nord a Sud, sommariamente ha la stessa valenza del Beltane Gaelico, infatti anche da noi, come nel nord Europa, è diffuso l’uso di innalzare i pali di maggio (alberi della cuccagna) addobbandoli con nastri e cibarie varie, spesso vi è anche l’uso di accendere grandi fuochi. Entrambi (sia il Beltane gaelico che per il Celendimaggio italiano) celebrano la Primavera e la fertilità. . SACRALITA’ DI BELTANE BELTANE è l’espressione massima della potenza creativa della Natura, è la festa d’eccellenza più nobile, sinonimo di fertilità, abbondanza, amore e di tutto ciò che è più positivo. Una celebrazione della Vita!

È un Sabba considerato di grande “potere”, “magico”, giorno “potente”, la notte più corta dell’anno, dove gli incantesimi e le magie hanno grande potere.

È un giorno rigenerativo per eccellenza, dove il Dio insieme alla Dea vivono il culmine della loro unione e passione.

È considerato un punto di svolta dell’anno, come lo è il Solstizio d’Inverno. . Quest’anno il Solstizio avverrà sabato 20 Giugno 2018, alle ore 23:43 pm. .

Una volta, per mancanza di strumenti di precisione, il solstizio era celebrato intorno al 24 giugno, oggi conosciuto come giorno di San Giovanni Battista, perché secondo le osservazioni (guidate dai nostri sensi, e non da strumenti scientifici) il sole appariva più forte in questi giorni. Ecco perché le valenze di questo Sabba sono associate anche a S. Giovanni Battista (una evidente e tipica cristianizzazione di credenze e celebrazioni pagane). Oggi, grazie alla strumentazione scientifica, sappiamo che il solstizio avviene a seconda degli anni tra il 20 o il 21 giugno.

Il Solstizio d’Estate dai più è conosciuto col nome di Litha, dalla Wica Italica è denominato Sol Invictus (in onore alla potenza solare, il Sole Vincente o Vittorioso). .

Se il Solstizio Invernale ci avvia all’estate, quello Estivo ci avvia all’inverno, ci si quindi inizia a preparare da oggi con i riti rigeneranti per poter affrontare con forza il ciclo della Sacra Ruota. E’ questo il giorno più lungo dell’anno e da ora in poi le ore di luce cominceranno inevitabilmente a diminuire. A Beltane (la notte fra il 30 aprile e il 1 maggio) il potere della natura è

stato al suo apogeo, il Dio e la Dea si sono (in modo archetipico) uniti, portando la vita e la fertilità nel mondo, tale apogeo trova culmine proprio in questo Sabba (il Dio in questo Sabba è celebrato come un “uomo maturo”). . Si usa celebrare questo giorno con danze e fuochi proprio per onorare la forza energetica del sole.

Come abbiamo accennato è un giorno “magico”, molto ricco di energie, specie per le erbe che in questo periodo hanno la massima concentrazione di poteri balsamici. Quindi è un ottimo momento per raccoglierle. . Abbiamo già accennato al potere delle piante in questo periodo. Ricordiamo che nove sono le erbe che caratterizzano questa fase dell’anno: la Ruta, la Verbena, il Vischio, la Lavanda, il Timo, il Finocchio, la Piantaggine, l’Artemisia e l’Iperico.

Consigli per la Lettura

GRIMOMBRUS

La Coven wiccan del Quadrifoglio presenta un’opera che è una sintesi tra gli antichi Grimori e il moderno Libro delle Ombre. Per questo ciò che presentiamo lo abbiamo chiamato GRIMOMBRUS.

Al suo interno, infatti, troverete dei consigli, delle istruzioni per la pratica, come nei vecchi Grimori appunto, ma al contempo avrete un grande spazio per poter annotare le vostre esperienze, come un vero e proprio Libro delle Ombre.

Per cui, il nostro Grimombrus è un libro nel quale il praticante trova degli spunti, delle indicazioni, dove potrà annotare i propri rimedi con le erbe naturali, le corrispondenze, gli incanti, i riti, le formule, le riflessioni e le invocazioni alla Dea e al Dio.

Buon Cammino!

Autori: Coven del Quadrifoglio & Italus Associazione Formato 15 x 21 cm – 200 pp. Bn

ISBN: 978 88 943006 9 7 PREZZO 15 €

MAGGIORI INFO : www.italusedizioni.blogspot.com

IL MUMMIFICATORE

In una Napoli ottocentesca devastata da epidemie di colera, l’ingegnere chimico d’origine francese

Carlo Depérais, co-fondatore della fabbrica Lefebvre a Bagnoli (attuale Città della Scienza), combatte la propagazione del temibile morbo attraverso una serie di invenzioni, tra cui un’inquietante apparecchiatura per mummificare i cadaveri e distruggere i germi infettivi che possono contenere.

Autore: Tommaso Dore Presentazione di Rossella De Rosa, presidente dell’associazione culturale ArteNapoli.

Formato 15 x 21 cm - copertina a colori – 116 pp. in BN ISBN 978-88-943006-1-1 PREZZO 12 € MAGGIORI INFO : www.italusedizioni.blogspot.com