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anno IX numero 2 maggio 2010 distribuzione gratuita

periodico di politica cultura società www.alambicco.com

Nichi 2.0

Vendola vara la nuova Giunta regionale e lancia la sfida per la leadership del centrosinistra nel 2013

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ette donne e sette uomini. Sei Pd, due Sinistra e Libertà, un Idv, una Federazione delle sinistre, uno alla lista del Presidente, tre “tecnici”. Questa è la nuova giunta regionale pugliese, alla quale dobbiamo riconoscere un aspetto decisamente di sinistra. Il Vendola 2.0 - proprio come succede per le versioni successive di un software - prova a correggere i bug, non senza polemiche. Così, mentre tutt’Italia applaude al primo politico italiano che ha concretizzato una vera parità di genere, almeno nei numeri, il Pd (primo partito della coalizione a cui è andata anche la Vicepresidenza con Loredana Capone) non è contento, vorrebbe di più: la presidenza del I SUPERMERCATI ITALIANI Consiglio. _________________ In realtà, questo ennesimo braccio Via Verdi, 52 (angolo Via Pistilli) di ferro tra Vendola 73016 S. Cesario di Lecce Tel. 0832/200386

e Pd pugliese ha in palio ben altro: la leadership nazionale del centrosinistra nel 2013. Tutta la campagna elettorale di Nichi ha guardato molto oltre le elezioni regionali. I suoi interventi, i comizi, le ospitate televisive, gli spot hanno avuto come interlocutori Berlusconi e la Lega. Le fabbriche di Nichi, un po’ come avvenne con i comitati nel 2005, sono nati in tutta la penisola - anche nei nostri paesi -bypassando i partiti tradizionali e convogliando molta forza giovanile al di delle fuori delle appartenenze e sembrano poter diventare lo scheletro su cui poggiare il progetto nazionale di Vendola (perché Sinistra e libertà è cagionevole e non riesce a uscire fuori dai confini regionali). Vendola funziona, che piaccia o meno. E questo il Pd lo sa, anche se contrapposizioni personali con D’Alema e tutti gli interessi in palio gli impediscono per ora di ammetterlo. Il progetto di partito unico di governo del Pd è fallito. Dal giorno della sua nascita, infatti, il centrosinistra ha inanellato solo sconfitte. La strategia di mondare la coalizione dai rami più piccoli, non ha portato alla crescita del tronco, anzi. E se a questo si

aggiunge l’incapacità ad esprimere donne o uomini carismatici, si capisce immediatamente quanto a questo Pd sia indispensabile Vendola (che qualcuno ha già definito una sorta di Berlusconi rosso). Ma anche al Presidente è indispensabile il Pd: «Non c'è nessuna guerra in atto né alcun braccio di ferro» ha più volte dichiarato. Infatti. Sono solo scaramucce tra innamorati che devono imparare a conoscersi bene prima di convolare a nozze. Il futuro dell’Italia, insomma, passerà dalla Puglia. Per la cronaca: la presidenza del Consiglio andrà al vendoliano Introna mentre il Pd si è assicurato una serie di postazioni di potere in enti, fondazioni, I SUPERMERCATI ITALIANI aziende partecipa_________________ te, Aqp. La redazione

Via Verdi, 52 (angolo Via Pistilli) 73016 S. Cesario di Lecce Tel. 0832/200386


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SAN CESARIO

A CHE PUNTO SIAMO?

Alcuni di notevole spessore, altri addirittura strategicamente rilevanti per lo sviluppo futuro del paese. Siamo andati a indagare su una serie di progetti che, nonostante la loro importanza, sembrano esser “caduti nel dimenticatoio”. Raccolta differenziata I dati sulla raccolta dei rifiuti nel nostro comune non lasciano alibi: da inizio anno è stato differenziato appena il 7,69% di quanto prodotto (www.rifiutiebonifica.puglia.it). Non sarebbe il caso di ricorrere ad azioni correttive? È avveniristica la speranza di portare anche in San Cesario la raccolta differenziata spinta? L’appalto dell’attuale gestore è scaduto; una situazione che potrebbe esser sfruttata con intelligenza. Risponde Giovanni Lecciso (Assessore con delega all’ambiente): L’attuale contratto per la raccolta dei rifiuti solidi urbani è scaduto il 31 Marzo. Per legge il nuovo accordo deve

essere stipulato obbligatoriamente dal consorzio dei Comuni appartenenti all’ATO. Con questi, unanimemente, sì è deciso che la raccolta sarà ovunque la stessa: differenziata e porta a porta. Contrariamente a San Cesario, in molti paesi il contratto è ancora in essere. Scadrà entro l’anno. È per questo che l’assemblea dell’ATO ha prorogato l’attuale sistema di raccolta per altri sei mesi. La speranza di avere una raccolta differenziata spinta entro fine anno è più di una realtà.

Pip / Pirp / Palazzetto Era la primavera del 2007 e sembrava imminente la partenza del P.I.P. (piano degli insediamenti produttivi): area già individuata (Via Circonvallazione, nei pressi di Stilnuovo), esercenti contattati. A tre anni esatti, ancora tutto tace. Assessore, può fornirci spiegazioni in merito? Risponde Andrea Romano (Assessore con deleghe all’urbanistica e ai lavori pubblici): Come giustamente sottolineato il piano in questione ha subito un brusco rallentamento. Ancora qualche settimana di pazienza e il Piano per gli Insediamenti Produttivi sarà portato allo studio della competente commissione consiliare per la successiva approvazione in Consiglio. Spesso nei dibattimenti pub-

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blici relativi a temi molto sentiti quali insediamenti sportivi, discariche, zone verdi, parcheggi e via a seguire, si è rimandata ogni soluzione al PUG (Piano Urbanistico Generale): progetto che dovrebbe dettare le linee guida dello sviluppo territoriale con sguardo ampio, oltre le mura cittadine. Si attendevano notizie concrete già nel giugno 2008 ma, a quasi due anni, ancora tutto tace. È intervenuta nel frattempo l’approvazione del DRAG (Documento Regionale di Assetto Generale) che ha meglio definito, a livello “Puglia”, la cornice generale in cui sviluppare le progettazioni di dettaglio dei singoli territori. Si è realizzata presso l’Assessorato regionale all’urbanistica la prima conferenza di copianificazione (cioè di collaborazione nella progettazione, a cui hanno preso parte Comuni, Provincie, Regione e tutti gli enti interessati: Enel, Aqp, Anas, Fse, ecc). Con la costituzione dell’Ufficio di piano, una struttura che permetterà un dialogo più proficuo tra il tecnico incaricato e la struttura comunale, l’approvazione del Documento Programmatico Preliminare potrà avvenire prima dell’estate. Palazzetto dello sport: a ottobre l’avevamo lasciato chiuso, marchiato di inagibilità. Le associazioni sportive che lo avevano eretto a propria casa obbligate a traslocare. Ci sono stati sviluppi da quei giorni? Quali i progetti futuri? Quale gestione? Il comune di San Cesario non potrà, causa vincoli di bilancio, fare fronte alla messa a norma della struttura nell’immediato futuro. Con l’approvazione del bilancio di previsione, la struttura potrebbe essere inserita all’interno dell’elenco dei beni alienabili. L’intervento dei privati, per l’acquisto prima e la ristrutturazione poi, è a oggi l’unica possibilità per accelerarne la riapertura. Mesi addietro si è parlato molto di nuova toponomastica per alcune vie cittadine. Anche questo progetto sembra essersi arenato. Il piano, nella pratica applicazione, ha richiesto una lunga serie di modifiche rispetto al disegno iniziale anche grazie al decisivo suggerimento della popolazione residente. Ora, possiamo dirlo, è entrato finalmente nel vivo.

Internet Wireless Il sogno di rendere il centro storico “zona franca” per le connessioni internet wireless non è mai decollato: pochi utenti registrati; continui intoppi nei collegamenti. Avete pensato a un’azione di rilancio del progetto, anche in termini di marketing, tenuto conto delle potenzialità reali che questo esprimerle e dello sforzo economico che c’è stato a monte? Risponde Daniela Litti (Assessore con delega alla cultura): La connessione internet wireless non è prevista per tutto il centro storico, ma solo per alcune zone pubbliche aperte (ragionevolmente non si può consentire la connessione nel chiuso delle proprie case). I cosiddetti “hot spot” (punti caldi) sono due: Piazza Garibaldi e la zona antistante l’Aria Sana. Il progetto è stato realizzato in maniera gratuita da Net Impresa. Il Comune paga alla ditta solo l’assistenza annua al servizio: circa € 500. A oggi allo sportello che si occupa della registrazione e utilizzo del servizio, cioè la Biblioteca comunale, non è pervenuta alcuna segnalazione di difficoltà nella connessione. Comunque sarà nostra premura verificare con i tecnici della ditta se ci sono problemi sulla struttura degli hot spot. Attualmente gli utenti registrati sono 60: un numero che può ancora

incrementarsi. In attesa di una prossima campagna pubblicitaria approfitto per farlo da queste pagine.

Ambulanza Sono stati numerosi gli sforzi compiuti in questi anni dalla Protezione civile per garantirci la buona riuscita di ogni tipo di manifestazione.

Sua, anche, l’ottima organizzazione della “Festa della pizza”: un evento finalizzato alla raccolta di fondi per l’acquisto di un’auto medica. A tal proposito: a che punto è il progetto? È ancora all’ordine del giorno? Si è vicini al traguardo? Risponde Fancesco Pascali (presidente della Protezione Civile GEO di San Cesario): Il gruppo di volontariato di Protezione Civile G.E.O. (Gruppo Emergenza Operativo) nasce a San Cesario diversi anni fa per volontà di alcuni soci fondatori. A distanza di anni il gruppo si è andato man mano arricchendo di nuovi soci volontari e, soprattutto negli ultimi tempi, di diversi giovani, a dimostrazione del fatto che quando la proposta è valida i giovani non tardano a farsi avanti. Oggi, come tu ben dici, la Protezione Civile è una realtà del nostro territorio, vicina alle esigenze dei cittadini e pronta a collaborare con le istituzioni e le altre associazioni locali e non. Personalmente penso che il paese ha bisogno di volontari, a tutti i livelli, che accanto alle istituzioni e collaborando con esse, siano vicini ai cittadini, specialmente a quelle tante persone per le quali (malati, anziani, diversamente abili...) anche semplicemente spostarsi per recarsi in un centro di cura o a fare un esame diagnostico, costituisce un problema, alcune volte insormontabile. Per questo motivo da alcuni anni inseguo un sogno, all’inizio tutto mio, ora finalmente condiviso con altri, di dotare San Cesario di un’ambulanza. A che punto siamo? La strada, purtroppo, è “relativamente lunga” perchè, come tu sai, i costi delle ambulanze sono alti, ma stiamo lavorando, senza perdere mai la speranza, e penso che il traguardo non sia più così lontanissimo. A tale scopo, anche quest’anno, stiamo organizzando la “Festa della Pizza” il 2 e 3 luglio, alla quale tutti i cittadini sono calorosamente invitati. Paolo De Blasi paolo@alambicco.com


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LEQUILE

ANDRIOLI SÌ, ANDRIOLI NO L’accordo per la concessione all’Università del Salento di Palazzo Andrioli scalda gli animi della politica lequilese

nell’aula consiliare. Come minoranza crediamo sia necessaria una maggiore ponderazione. Crediamo vada valutato il cronico bisogno di spazi per la vita sociale e culturale del paese e crediamo che questo non sia in contraddizione con l’ospitalità da offrire all’università. Crediamo che la cessione di parte dell’Istituto all’Università, se cessione deve essere, debba avere una scadenza più breve e debba prevedere contropartite ragionevoli, oltre a non comportare oneri non tollerabili. Insomma, crediamo che il Sindaco Caiaffa debba fare un passo indietro e cercare un’occasione migliore per realizzare i propri sogni. Occorre il confronto e la partecipazione per decisioni così importanti! Enzo Nicolì Gruppo Consiliare “Per Lequile LeAli”

La vicenda che ruota attorno all’accordo per la concessione gratuita e per 30 anni di Palazzo Andrioli (uno dei beni culturali più importanti di Lequile) sta tenendo banco da settimane. A scontrarsi sono l’Amministrazione Caiaffa che ha voluto il progetto - e le opposizioni che lamentano mancanza di coinvolgimento e poche ricadute sul paese. Abbiamo dato voce ai protagonisti, sperando di chiarire meglio, fuori di polemica, le ragioni degli uni e degli altri.

Finalmente Lequile nel circuito universitario, nonostante le pretestuose obiezioni dell’opposizione. Come capogruppo di maggioranza, mai e poi mai, avrei immaginato di dover difendere la decisione di far entrare Lequile nel circuito universitario. Ma a volte la realtà supera la fantasia. Così di recente spesso, con un sentimento di incredulità misto a sconcerto, ho dovuto fronteggiare argomentazioni tanto bizzarre quanto pretestuose provenienti da un’opposizione il cui palese obiettivo è di sminuire il brillante risultato conseguito dall’amministrazione Caiaffa. Ma raccontiamo i fatti. L’Andrioli è un palazzo di pregio, situato nella centralissima piazza San Vito, che si trovava da diversi anni in uno stato di completo abbandono e degrado. Oggi finalmente vengono completati i lavori di ristrutturazione e, come promesso in campagna elettorale, si delibera di ospitare l’Ateneo salentino. In realtà solo il primo piano verrà dato all’Università, poiché nei locali del piano terra verranno trasferiti alcuni uffici comunali, mentre l’ex chiostro, che è stato dotato di adeguata copertura, verrà messo a disposizione di associazioni, partiti e di chiunque volesse organizzare assemblee, convegni, congressi etc. Ritornando all’Università, ricordiamo le sue tre famose missioni: - Formazione; - Ricerca; - Trasferimento dei risultati della ricerca nel mondo delle imprese. Al fine di compiere la sua terza missione, l’Ateneo salentino ha ideato un sistema di incubazione di spin off con sedi Mesagne, Calimera e Lequile. In questo schema il nostro paese svolgerà un ruolo di rilievo, poiché ospiterà la Ripartizione Ricerca, ossia la cabina di regia di questa struttura. Gli spin off, ricordiamolo, sono società di capitali, partecipate dall’Università, costituite da ricercatori e hanno fondamentalmente due scopi: - dare lavoro ai ricercatori, creare,

quindi, occupazione di elevata qualità per osteggiare altresì il fenomeno della fuga dei cervelli dal nostro territorio; - trasferire i frutti della ricerca nelle imprese, al fine di dotarle delle innovazione tecnologiche necessarie a renderle più competitive. A Lequile, inoltre, si terranno master e dottorati di ricerca che comporteranno un flusso di persone che inevitabilmente determinerà un impatto positivo dal punto di vista economico e sociale. Asserire, pertanto, che l’entrata di Lequile in questo sistema universitario non causerà delle ricadute positive sul nostro territorio, mi sembra francamente un’eresia. Antonio Spedicato Capogruppo di maggioranza *** Nel rapporto tra maggioranza ed opposizione occorre sempre cercare un giusto equilibrio. Nessuna delle due parti può e deve negare il proprio ruolo, ma ognuna delle due deve sforzarsi di trovare, numeri a parte, il rapporto che consente di salvaguardare gli interessi generali. Cedere per trent’anni l’ex Istituto Andrioli all’Università del Salento è una di quelle scelte che richiede il più ampio coinvolgimento e la più diffusa partecipazione, fermo restando il diritto e il dovere della maggioranza di fare poi le proprie valutazioni. La giunta e il sindaco hanno operato, invece, in direzione completamente opposta e, sino alla vigilia del Consiglio Comunale del 14 aprile, hanno condotto l’intera operazione in modo semiclandestino, oltre che frettoloso e superficiale. Il risultato è stato una proposta di delibera e di contratto che denuncia per intero la propria debolezza formale

e sostanziale. Si è cercato di accreditare nell’opinione pubblica, l’idea che l’Università avrebbe significato chissà quale trasformazione economica, sociale e culturale per la comunità lequilese. In realtà non si aveva nessuna consapevolezza di cosa e di chi realmente venisse spostato nel nostro paese. Né di cosa tale spostamento potesse voler dire in termini di strutture e di servizi oltre che di reali positive ricadute. Sembra quasi che l’unica preoccupazione sia stata quella di liberarsi dell’edificio e di potersi fregiare, allo stesso tempo, del titolo di “fondatore dell’università lequilese”. Una preoccupazione e un’aspirazione tanto viva da far dimenticare che l’edificio in questione, in quanto proveniente dal patrimonio dell’IPAB, ha un vincolo di destinazione, di certo non aggirabile tanto facilmente. Nessuna titubanza, inoltre, ha provocato nel Sindaco, che si accredita come attento amministratore, l’onere trentennale delle spese di manutenzione straordinaria, accollato alla comunità lequilese, né quello per il portierato, che il Comune si è impegnato a garantire. Almeno un attimo di riflessione, poi, sarebbe stato necessario intorno alla possibilità di chiedere, per un così bel regalo, almeno una qualche contropartita e di prevedere una durata più breve del contratto, riservandosi momenti di verifica dei risultati. L’università di questi tempi non dispone di molte risorse economiche, ma vi sono dei servizi che potevano essere richiesti, se non si fosse stati annebbiati dalla voglia di concludere e concludere in fretta, tanto da non potersi permettere neppure il rinvio chiesto dalla minoranza e da reagire con rabbia ad un momento di discussione pubblica

*** Quello che è successo a Lequile ha qualcosa di incredibile. L’Amministrazione ha concesso l’Istituto Andrioli gratuitamente e per 30 anni all’Università del Salento, accollandosi anche tutte le spese di manutenzione straordinaria e il servizio di portierato mattutino. Questa decisione, importante per la vita del paese, è stata presa senza alcun coinvolgimento dei cittadini: il Sindaco e i suoi consiglieri non solo hanno ritenuto superfluo convocare un’assemblea o un forum ma hanno anche negato ai consiglieri di minoranza l’Aula consiliare per discutere liberamente della vicenda. In soccorso al Sindaco, sono poi arrivate le dichiarazioni pubbliche dell’on. Lorenzo Ria – che conosce bene Palazzo Andrioli (è uno degli avvocati di fiducia dell’Amministrazione Caiaffa) ma non le esigenze della cittadinanza. Lequile, infatti, è priva di qualsiasi struttura ricettiva che possa alimentare socialità, cultura, inclusione e spirito di iniziativa. Questo modo di fare allontana sempre più la classe politica e gli amministratori dalla gente. Sembra quasi che si abbia paura del confronto libero su problemi che riguardano tutti. Noi non vogliamo che Lequile si trasformi in un agglomerato anonimo e inerte, dove libertà e democrazia cedano il passo al silenzio delle coscienze e alla paura delle opinioni. Maurizio Dell’Anna Segretario Federazione delle sinistre

a cura di Riccardo De Blasi

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CAVALLINO

L’AMMINISTRAZIONE

VETRINA O RISORSA?

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incidere sui cambiamenti e prive di valori da trasmettere e contenuti sui quali riflettere. Sono le amministrazioni pubbliche ad avere in mano gli strumenti attraverso i quali mutano le sorti di una città. Negli ultimi venti anni si è fatta strada la consapevolezza che l’approccio dell’economia dello sviluppo di per sé può rivelarsi riduttivo, perché esclude le variabili implicate nei processi di sviluppo e crescita civile. Nei comuni del Salento, e in questo caso Cavallino, vale la pena ricordare, quanto urge ripensare, il concetto di comune messo alla prova della seconda modernità, e verificare se in questo mutato scenario si possono delineare nuovi profili e nuove possibilità di formazione ed esercizio dello spirito civico e del senso della collettività. Qualsiasi intervento di natura culturale, sociale ed economica richiede un’analisi circa l’impatto che quella scelta avrà sulla comunità e questo significa che per poter valutare i risultati di un intervento è necessario programmarlo e progettarlo prima e con la comunità. È necessario trovare le forme di coinvolgimento dei cittadini e questo non può avvenire se prima non si costruisce una sensibilità collettiva. Altrimenti i pur apprezzabili sforzi di

Un nuovo concetto di Comune, alla prova della seconda modernità

e cronache in questi ultimi tempi consegnano tragicamente immagini e fatti di amministratori che si agitano nel fango delle perversioni e della mediocrità. Tra donne vendute e uomini che comprano, il periodo della classe politica è quanto mai “medievale”. Causa la velocità dei repentini cambiamenti sociali è necessario possedere una classe politica capace di un’intensa attività riformatrice. Dai piccoli comuni sino alle scelte di governo, i processi di cambiamento socio-economico passano attraverso la

cura ed il sostegno di uno spirito di comunanza civica che permette di affrontare questioni ed emergenze relative alla vita dei cittadini. La crescita e la cura della sensibilità di una collettività rappresenta, quindi, uno spartiacque tra una comunità che tende a programmare il proprio sviluppo qui ed ora senza trascurare la prospettiva e le generazioni che verranno, ed una comunità che immagina il proprio territorio come uno scacchiere sul quale posizionare opere ed attività commerciali slegate dalla comunità, incapaci di

teatri, statue, musei, università restano contenitori atopici, vuoti non in grado di generare cambiamento e si può pensare che il fine ultimo, sia quello di vetrina come specchietto per le allodole utile a pochi e non esercizio di sviluppo locale e quindi risorsa del territorio. Attualmente potremmo dire che fatta una parte di Cavallino è necessario fare i cavallinesi, programmare progetti di sviluppo del territorio capaci di creare veri segmenti di mercato attraverso i suoi beni monumentali e non solo. Queste pillole di riflessione per essere sviluppate meritano altre pagine di giornale e chiaramente non sono esaustive di un pensiero complesso. Un noto analista dei sistemi sociali, Banfield afferma che “le cause dell’arretratezza di alcune comunità del sud risiedono nell’incapacità dei suoi abitanti di agire insieme per il bene comune, se non per qualsiasi fine che trascendesse l’interesse materiale immediato della propria famiglia”. Da qui la celebre diagnosi di “familismo amorale” che, a giudizio di Banfield, sarebbe la causa principale del sottosviluppo storico delle regioni meridionali. Bene di sicuro sappiamo che educare la comunità è compito delle Amministrazioni Pubbliche. Giancarlo Nicolaci

FACCIAMO UN’ASSOCIAZIONE MUSICALE? MED: un’associazione per fare insieme cultura

È nel titolo la domanda che alcuni amici, musicisti e non, si sono posti anni fa, in uno piccolo centro salentino: Cavallino. Ad alcuni è sembrato da subito un sogno che poteva realizzarsi, ad altri una sparata di quelle destinate a restare nell’immaginario collettivo di un gruppo di ultraquarantenni! Poi, piano piano, come in un crescendo d’opera, questa “nota” si fa strada e prende corpo sempre di più in un turbinio di emozioni e frenesia. Certo che si può, perbacco! Mi sembra di sentirla la voce del maestro Giovanni frenato nel suo entusiasmo dalla prudenza di Fabio. E allora via con gli incontri, con le riunioni, le idee che si accavallano e si inseguono, la coerenza dell’avvocato, l’audacia del medico e ancora ancora… Ritrovarsi, alcuni già amici, altri che lo diventeranno giorno dopo giorno, per suonare e cantare assieme, con il disincanto della consapevolezza dei pro-

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pri limiti e l’entusiasmo di poterlo fare per il piacere di farlo. Così mi piace immaginare, e non certo lontana dalla realtà, la nascita a Cavallino - nell’autunno del 2008 - di “Musica e Dintorni”, associazione culturale per la “promozione e diffusione della cultura e divertimento musicale”. Uno spazio aperto, dove trovarsi, confrontarsi a 360 gradi sulla musica, il canto e suoi dintorni. Suonare e cantare come tra vecchi amici ma con la chiara convinzione che la cultura passa anche attraverso questo tipo di spazio. Provare e riprovare, con rigore, come degli scolaretti a scuola di musica o di canto, sottraendo serate alle famiglie, gustando i momenti assieme come un bicchiere di buon vino che tornando a casa ancora ti rimane in bocca e che indugia a andar via. L’associazione esprime due gruppi: MED (Musica e Dintorni Ensemble -

cover di musica d’autore italiana) e Franco Arigliani e Friends (musica bossa nova e blues). Si presenta al pubblico organizzando un primo concerto di jazz il 20 dicembre 2008 con uno degli artisti più significativi del panorama musicale salentino e nazionale “Francesco Negro Quartet”. A seguire organizza eventi musicali tra cui: il concerto di Rocco Mastrolia, la serata di canto Giovanna Taurino Quartet, un corso di otto incontri quindicinali d’ascolto di musica jazz (a cura di Igor Legari e intitolato “Foot prints: sulle tracce del Jazz. Storie, suoni protagonisti della Regina delle musiche afroamericane”); ma anche musica classica (con la giovanissima musicista di Cavallino Serena Mancarella), pop (con “ Venti Forty”) oltre ai concerti dei gruppi espressi dall’associazione. Questa la musica. Veniamo ai dintorni: abbiamo organizzato spesso serate conviviali con visione di filmati a

tema musicale e degustazione di delizie culinarie dove “sentirsi fra amici” è cosa naturale. L’associazione ha sede a Cavallino in via M. Gorgoni, n. 16 - e-mail: musicaedintorni@email.it Nunzia Baglivo


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SAN DONATO

BIOMASSE, UN FILM GIÀ VISTO

Tra il silenzio degli organi di informazione continua l’iter per la costruzione della mega centrale

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on il colpevole silenzio degli organi di informazione e degli esponenti politici del territorio, prosegue l’iter autorizzativo per la realizzazione di un gigantesco parco per la produzione di energia elettrica alle porte dei paesi di San Donato e San Cesario. In pratica stiamo assistendo a quello che è successo circa 10 anni fa con la discarica: il comune di Cavallino insedia a meno di 1 km da San Cesario e San Donato impianti fortemente impattanti, intascando le royalties (circa 12 milioni di euro in 15 anni) e lasciando ai residenti di questi paesi le conseguenze. Di cosa stiamo parlando? Di un progetto portato avanti in barba alle raccomandazioni della legge che prevede che per la realizzazione di impianti così imponenti ci sia una comunicazione e una partecipazione “ampia e diffusa”. Nell’immediato si prevede l’insediamento di una centrale che brucia olio vegetale importato dall’Africa di ben 37 Mw, per intenderci una volta e mezzo quella che si vorrebbe realizzare a Lecce e Casarano, e successivamente un’altra centrale alimentata a biomassa di origine solida (la stessa tecnologia che potenzialmente potrebbe bruciare il Combustibile Derivato da Rifiuti) e poi ancora un campo fotovoltaico ed un impianto per la produzione energetica attraverso la fermentazione della frazione organica dei rifiuti. Il tutto votato in consiglio comunale a Cavallino all’unanimità dei presenti, senza differenziazione di schieramento politico. L’impianto brucerà circa 170 tonnellate di olio al giorno e si estenderà su una superficie di quasi tre ettari, nelle immediate vicinanze della discarica.

Per permettere la realizzazione di questi impianti è stato depositato in Regione la richiesta per ampliare enormemente la zona industriale di Cavallino da 35 a circa 100 ettari, arrivando a lambire gli abitati di San Donato e San Cesario e avvicinandosi notevolmente alla città di Lecce e Lizzanello. È inconcepibile pensare che scelte che hanno un forte impatto ambientale per il territorio possano essere prese senza la partecipazione di tutte le comunità coinvolte, e invece nella prima conferenza dei servizi tenuta lo scorso anno è stato invitato solo il Comune di San Donato, unico Ente che finora si è espresso negativamente.

Orizzontali 1. Centro Giovanile - 3. C’è stato rinchiuso Catanzaro - 9. Essere leggendario capace di cambiare rapidamente schieramento - 11. Ne sono affetti alcuni esponenti del Psi - 12. Italia in breve - 13. Decreto Ministeriale - 14. Pietro di Io Sud - 16. Famosi quelli di Parma 18. Come quello di Colombo - 19. Quasi quasi si allea con Bersani - 21. Napoli - 22. Madre di alcuni politici - 23. Gambe di alcune piante - 26. Precede Salvador in America centrale - 27. Prima persona singolare - 28. Bruno al bilancio.

Questa centrale non ha niente di ecologico ed infatti la legge la classifica come “industria insalubre di 1° classe” (art.216 t.u. leggi sanitarie) e credo che i nostri paesi abbiano già pagato un elevato prezzo in termini di danno ambientale, ospitando per più di dieci anni la discarica a servizio di oltre 20 comuni! Non dobbiamo però scatenare una guerra tra cittadini in quanto le ciminiere, alte circa 30 metri, diffonderanno anche a Cavallino le polveri e i residui della combustione ma soprattutto deve essere chiaro che la delega ad amministrare non è una delega in bianco ma un mandato che deve basarsi sulla comunicazione istituzionale e il coinvolgimento dei cittadini

il

nelle scelte che toccano beni e diritti inalienabili come la salute e l’ambiente. Entro fine maggio la Regione, incalzata da un ricorso presentato al TAR dal Comune di Cavallino, dovrà esprimersi sulla realizzazione di questa prima centrale, ed è quindi necessaria la pronta mobilitazione di tutte le nostre comunità, dei Sindaci, delle Associazioni e dei Sindacati per pretendere la dovuta informazione e coinvolgimento ed esercitare la pressione politica necessaria a riaffermare il primato della volontà popolare. Andrea Savonitti Comitato spontaneo contro la centrale a biomassa di Cavallino

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Verticali 1. Serve per cambiare le gomme - 2. Antonio, il sindaco - 3. Una preposizione semplice - 4. È d’uva il più prelibato - 5. Pelle in superficie - 6. Hug Grant - 7. Il palazzo della discordia 8. Non sono caporali secondo Totò 10. Salvatore del Pd - 15. Lo è quello in Piazza Sant’Oronzo - 17. Se non la paghi non suoni - 19. Buscaglione 20. Partito che ha appoggiato Mazzei - 24. Torino in auto - 25. Istituto Geografico.

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ASSOCIAZIONE

UN MERCOLEDÌ DA SCRITTORE

Grande successo per il corso di scrittura; ecco i racconti dei partecipanti. C’è chi segue il corso di cucina e chi quello di scrittura creativa. Visto che in cucina mi preferisco nella parte del consumatore finale, ho optato per la scrittura creativa. Da oggi continuerò a scrivere cazzate, ma con classe. Una lezione dopo l’altra abbiamo scelto le parole, frullato i pensieri, impastato le idee, glassato le frasi, alchimizzato le pause, inseguito la bontà. Meraviglioso. Penso che il mercoledì da letterati andrebbe istituito per decreto. Ridurrebbe anche l’incremento della comunità dei cuochi. Che incrementano la categoria dei soggetti a dieta. Che ingrandiscono il gruppo di quelli che fanno trekking per dimagrire. Che vanno a intasare gli ospedali, strangolati dall’affanno. Viva i corsi di scrittura creativa, ritemprano le menti e aiutano a restare magri. Giovanna Buttazzo

Scrivere è viaggiare nell’ultimo sogno per scrivere della sua stessa sostanza. Scrivere è trovare le parole per elaborare il proprio dolore o descriverne i silenzi. E forse aver usato altre parole sarebbe bastato a cambiare strada e a vedersi in altri orizzonti. Non è parlare di un uomo, di una donna, dell’amore, di una passione o delle passioni, delle storie e delle fughe, dell’inganno e del ritorno, dei tempi, dei momenti e delle attese. Saranno essi stessi a parlare con la loro leggerezza imponderabile e a far trovare le parole esatte, che saranno quelle soltanto. Le parole diranno sempre qualcosa di inaspettato, comico e drammatico. Come la vita. Giulia Diso

Mi capita spesso di essere da sola nella mia testa e di macinare pensieri senza sosta. Li faccio affiorare, li giro, li rigiro, li rinnego, li rispetto, li ripeto ossessivamente, li scaccio. A volte tra questi, mi capita di pensarne uno diverso, uno che non avevo considerato. Quando sento arrivare quel fermo immagine, spesso frutto di un albero di pensieri, cresciuto lentamente nel tempo, tra rami di ragionamenti personali o assorbiti dall’esterno, vorrei trattenerlo. Spesso deriva da un lungo travaglio, fino a che non diventa un ragionamento compiuto, dignitosamente formato e a mio parere, pieno di significato.

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Mi è capitato spesso di non riuscire a trattenere l’ efficacia di quelle frasi neanche il tempo di scriverle. Arrivano con tale disinvolta leggerezza, da svanire alla stessa maniera. Vorrei avere ondate di pensieri del genere, invece mi capita raramente e spesso esploso il lampo, non rimane che il profumo della pioggia. Mi piacerebbe pensare meglio, imparare a trattenere e trattare le parole per ricordarle, per raccontarvele. Grazie ad Antonio e al gruppo di sgangherati pivelli scrittori al seguito, qualche pagina in più verrà scritta, anche in sgangherese se proprio dovessimo. Perché dobbiamo lavorare ancora molto, ma di una cosa siamo convinti, che tutti abbiamo un esperienza del tutto personale alle spalle e quindi qualcosa da dire, di saggio. Anche perché, se pur non fossimo pienamente d’ accordo con qualcosa che un nostro compagno del corso o al di fuori di esso abbia scritto, come disse Voltaire: “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu possa esprimerla”. Valeria Girau

La donna è l’anima dell’uomo. L’anima è come il vento. Il vento non si può fermare, afferrare, intrappolare, rinchiudere ma fugge e segue il suo destino. Il corso della natura. Può essere brezza di mare che rinfresca. Corrente d’aria che muove pale eoliche o quelle di

mulini a vento. Tempesta di sabbia che impietosamente copre. Tromba d’aria che avvolge. Uragano che rumorosamente travolge e tutto sconvolge. L’uomo di tutto questo ha paura. È ammaliato dal suo fascino ma al tempo stesso se ne allontana e la idealizza. Pubblicità, pornografia, violenza sessuale sono le forme per controllarla e renderla innocua. Atteggiamenti da macho per affermare la propria identità e stupidità. Firmare la propria condanna ad essere posseduto per tutta la vita. Basterebbe. Semplicemente. Amarla. Ennio Lecciso

Dovessi scrivere qualcosa, non comincerei di lunedì. Stanco per la solita domenica della gita fuori porta, il lunedì lo dedico al divano e rimando tutto a martedì. Ma in questo giorno non si sposa e non si parte, come dire, né arte né parte. Allora proverò col giovedì. Così brillante, austero, sempre al centro della scena. Ma non sarà un po’ tardi cominciare a scrivere una storia a ridosso del weekend. Voi mi vedreste di sabato sera a girare nella stanza per cercare le parole.

No, meglio una birra in compagnia. Rinuncio. Ma come ho fatto a non pensarti prima, già sei timido, introverso, il nome lungo. Comincerò così, da te mercoledì. Tonio Panzera

La mia testa era lì. Immersa in ogni pezzettino bianco deformato a misura da forbicetta magica. Per riuscire a colorare sia pure soltanto con una linea nera impercettibile ed unica. Combaciante e armoniosa con le altre. Era sempre lì. Continuamente. Nella storia da reinventare. In quella storia, da inventare come tracciato da percorrere cercando di lasciar traccia osservando una linea sottile d’orizzonte sbiadita o nitida. Ma talmente lontana da non dover desiderare di raggiungerla mai. Ecco, dove portavo la testa. In un puntino verso cui poter tendere con la speranza di vederlo ingrandire, e la consapevolezza di non trovarvi niente e nessuno, se non, una remota minuscola e straordinaria, parte di me. Pierpaolo Petrosillo

I BAMBINI NON SON PELATI

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uesta volta vorrei raccontarvi una storia, accaduta in un grande paese lontano, tanto tanto tempo fa… In quel paese grande c’era un asilo nido con tanti bambini e quattro brave maestre, ognuna delle quali si occupava di alcuni di loro, ed ogni bimbo era naturalmente molto affezionato alla sua maestra. Accadde un giorno che una delle maestre fu costretta ad assentarsi per un lungo periodo, e si rese quindi necessario procedere ad una sua sostituzione. Viveva però in quel paese un oscuro burocrate, di cui la storia non ci ha tramandato il nome, ma di cui sappiamo che aveva ricevuto direttamente dalle mani dell’allora Ministro delle finanze il “Tremontino d’argento” per i tagli ai servizi sociali, che fece una bella pensata.

Si disse: se in un supermercato si rompe uno scaffale, per risparmiare si prendono i piccoli oggetti che ci stavano sopra: biscotti, merendine e scatole di pelati, e li si mette sugli scaffali residui, qua e là, dove si trova spazio. Perché allora non fare così anche con i bambini? In fondo, che differenza c’è? Anche loro sono piccoli! Li mettiamo tutti in ordine di altezza, li ridistribuiamo fra le maestre rimaste, ed evitiamo di comprare un nuovo scaffale… Per fortuna i genitori e le maestre volevano molto bene ai loro bambini, e non accettavano l’idea che potessero essere spostati da un giorno all’altro come si fa con le scatole di pelati sugli scaffali dei supermercati. E siccome non si sentivano sudditi borbonici, decisero di comportarsi da cittadini: chiesero al borgomastro ed al suo scudiero di convocare un’as-

semblea dei genitori, e con grande compostezza, ma con altrettanta fermezza, illustrarono insieme alle maestre le loro ragioni e quelle dei bambini, trovando per fortuna attenzione ed ascolto. Il borgomastro seppe riconoscere le loro ragioni, e consentì ai bambini di restare con le loro maestre, garantendo loro la serenità e l’affetto di cui da che mondo è mondo tutti i bambini hanno bisogno. E così furon salvati Dal destino dei pelati I bambini sorridenti (e vissero tutti felici e contenti) Perché quella volta, in quel grande paese, con il contributo di tutti, la poesia fu nei fatti… Nonna Papera


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L’ALAMBICCO DELLE IDEE Con questo numero del giornale, inauguriamo un esperimento di programmazione dal basso. Vogliamo, cioè, prendere in esame i principali ambiti di intervento sul territorio (servizi sociali, cultura, sport, urbanistica, ambiente, bilancio, ecc.) e provare a immaginare il paese che vorremmo. E lo vogliamo fare chiedendo a esperti - che conoscono e lavorano sul territorio - delle idee attorno a cui sviluppare il dibattito (che sposteremo poi sul

nostro sito, chiedendo a tutti voi un contributo propositivo). Abbiamo deciso di iniziare questo percorso parlando di uno dei settori più delicati, i minori, e chiedendo a Lucio Totaro (già dirigente scolastico, consulente del Tribunale dei minori e pedagogista) di indicarci quali sono, a suo avviso, le emergenze più immediate. Sul prossimo numero, parleremo di urbanistica. e assetto del territorio.

QUALI POLITICHE PER I MINORI? Quelli che riporto di seguito, altro non sono se non flash problematici sul mondo dei minori, con intenzione propositiva e con l’obiettivo di far riflettere per soluzioni coerenti ed urgenti; sono notazioni che derivano da personali vissuti di esperienza, caratterizzati da sconforto e, per talune situazioni, anche da cauto ottimismo. I DIRITTI DEI MINORI E LA LIBERTÀ COME VALORE

I diritti dei minori sono un valore

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indiscutibile: quante iniziative, sofferenze, emozioni nell’osservare i volti della tristezza, della fame, delle sopraffazioni. Nella nostra comunità diventa scelta di civiltà e tentativo per il primato dell’educativo sensibilizzare gli adulti su una regola etica: senza inibizione e coscienza morale da costruire, le strade, per un ragazzo, conducono a situazioni negative; a San Cesario diversi gruppi di minori occupano spazi sociali con modalità positive, ma esiste anche qualche esempio di coesività

negativa, per cui predomina la solita, irresponsabile giustificazione di qualche genitore. LA SCUOLA E LE ASPETTATIVE Per i problemi dei ragazzi la scuola ha colpa sempre di tutto. C’è la usuale retorica dell’onnipotenza, che, ormai, caratterizza tutti i messaggi; è chiaro che nelle classi devono predominare modalità autorevoli e capacità della gestione della didattica e della mediazione educativa. Ma per affrontare taluni problemi delicati, si ha bisogno di altri supporti e competenze: pensiamo, per esempio, allo psicologo dell’educazione, per evitare taluni pericoli e per sostenere, con opportune diagnosi, i progetti educativi e le modalità relazionali. Noi abbiamo una materna ed un’elementare, luoghi di formazione, da tutti riconosciuti ed apprezzati, però, la collaborazione dei genitori, talvolta, è superficiale; la ragione si può individuare nella corsa frenetica per i risultati della formazione, mentre gli esiti si devono raggiungere con sacrificio, gradualità, interesse, consapevolezza sul positivo dei messaggi e sugli stimoli degli insegnanti. Di conseguenza, è urgente potenziare una corretta e seria cooperazione tra scuola e famiglia, non lasciando spazio alcuno a visioni precarie ed individualistiche, che rimangono isolate. Abbiamo il dovere civico di non dimenticare, e non far dimenticare, i valori dell’intervento educativo; la scuola è opportunità per fare crescere le coscienze attraverso la cultura, è passaggio per tante diversità e per lo sviluppo di emozioni e sentimenti attraverso il piacere dei rapporti umani, è provocazione per smuovere le abitudini alla rassegnazione ed all’indifferenza. S. CESARIO PER IL PROGETTO DEI SERVIZI SOCIALI DI BACINO

La provincia di Lecce, per la progettazione dei servizi sociali, è divisa per bacini, per i quali sono disponibili fondi non indifferenti e, quindi, possono essere facilitate tante inizia-

tive (minori a rischio di devianza ragazzi con disabilità - borse di studio-lavoro ecc.). È urgente il vincolo per evitare la fumosità e la retorica dei grandi obiettivi, che lasciano pochi segni realistici: occorre rendere operativi, motivanti, funzionali a scopi soggettivi gli interventi; e la strada obbligata deve essere la programmazione, accorta e appropriata, delle borse di studiolavoro per i minori, seguiti dal Tribunale di Lecce, e per i ragazzi in condizioni di disabilità. Per il primo riferimento il nostro paese è interessato da 7 ragazzi (tre in regime residenziale in comunità della provincia e quattro in diurnato con rientri serali in famiglia), per i quali l’assistente sociale del Comune opera da sempre con particolare competenza, sorretta dall’orientamento culturale e umano dell’assessore Gianfranco Calò; da loro ci aspettiamo una ferma provocazione per la gestione del bacino, in modo che al primo posto vengano privilegiate le opportunità lavorative per questi ragazzi. Esprimo tale urgenza anche perché vivo direttamente l’esperienza in 2 grosse comunità per minori della provincia di Lecce. In tutti questi ragazzi esistono residui di problematicità non indifferenti riguardo all’orientamento delle scelte future, alla demotivazione per lo studio, alle incertezze per l’idea del loro domani. Un percorso per una recuperabilità condivisibile non può ridursi solo alla mediazione psico-educativa, perché essi hanno urgente bisogno di provare la scommessa occupazionale allo scopo di tutele reali e per i notevoli vantaggi alla loro identità e personalità, purtroppo, fino ad oggi, in evoluzione condizionata. Sono appunti sparsi, sicuramente non regolati da metodologia adeguata; ma si spera diventino occasione per non dimenticare talune priorità sociali. Lucio Totaro

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SOTTOPASSO SÌ, SOTTOPASSO NO Battaglia dai toni sempre più accesi attorno alla costruzione del sottopasso. Proviamo a spiegare i retroscena del progetto che sta animando la vita cittadina

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comostro o soluzione rispettosa dell’ambiente? Infrastruttura necessaria per proiettarci nel futuro o dalla quale il futuro si deve salvaguardare? Un inutile spreco di danaro o un investimento irrinunciabile per il territorio? Queste sono solo alcune delle domande che in queste settimane i cittadini di San Cesario si sono posti riguardo al progetto del sottopasso alla rete ferroviaria sulla via per Cavallino. Domande e dubbi portate all’attenzione dell’opinione pubblica dalla battaglia politica che attorno a questo progetto si è scatenata e che ha visto infiammarsi lo scontro tra partiti, sindaco, giunta e consiglieri comunali. Lo scontro politico ha portato anche alla nascita di un comitato di cittadini contro il sottopasso che ha avviato una raccolta firme per l’indizione di un referendum. La politica è spaccata e tra le parti volano accuse pesanti: demagogia, terrorismo psicologico, strumentalità, incapacità, fino ad adombrare la scelta del progetto con quel’aura di mistero tanto cara alla dietrologia della politica e della società italiana. L’opinione pubblica è, allo stesso modo, spaccata. Alcuni hanno avuto la possibilità di informarsi compiutamente e molti altri chiedono chiarimenti. Noi abbiamo cercato di capirci di più, abbiamo partecipato ai vari incontri pubblici e incontrato i protagonisti politici. Il comitato “Fermiano il sottopasso”, da noi più volte contattato nella persona del suo portavoce Giancarlo Ciricugno, non ha voluto rilasciare alcuna intervista o dichiarazione. Una decisione che non capiamo: avevamo offerto il nostro spazio su queste pagine per illustrare le loro ragioni ma evidentemente non hanno ritenuto utile alla loro causa far conoscere ai cittadini il loro punto di vista. Andiamo per gradi. Facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si arriva al progetto del sottopasso.

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LA STORIA DEL PROGETTO Tutto ha inizio nel marzo 2007: la Provincia di Lecce comunica al Comune di San Cesario di aver ottenuto dalla Regione Puglia (delibera 74/07) un finanziamento per la realizzazione della “Metropolitana di superficie per l’ammodernamento della rete ferroviaria attuale di Lecce”. Il progetto è ambizioso: 330 milioni di euro di investimenti, riqualificazione della rete ferrata con il raddoppio dei binari, una nuova stazione presso il polo universitario di Monteroni, 23 nuove vetture, e nuove linee per collegamenti con Lecce, il complesso Ekotecne, l’aereoporto di Brindisi, per un totale di 240 corse giornaliere. Il primo lotto di quest’opera riguarda l’eliminazione dei passaggi a livello tra le strade provinciali e le Ferrovie Sud-Est (anello di Lecce). Il passaggio a livello di San Cesario, insieme ad altri, viene inserito tra le opere prioritarie. La prima ipotesi presentata dalla Provincia al Comune (luglio 2007) prevede una nuova strada extra-urbana che, all’altezza del Cimitero, collega la via per Cavallino alla S.P.362 San Cesario-Lecce, all’incrocio semaforico nei pressi del campo sportivo. L’intersezione di questa nuova strada extra-urbana con la rete ferroviaria (più o meno all’altezza di villa Coppola) sarebbe stata superata con un sottopasso. Tale prima soluzione preliminare viene quasi subito scartata e non si arriva a nessun progetto definitivo. Alle iniziali perplessità espresse dal Comune di San Cesario in merito alla separazione netta tra il centro abitato e il cimitero (con questa ipotesi raggiungibile solo facendo il giro dalla strada per Lecce), si aggiunge la richiesta di concessione edilizia da parte di un cittadino per un terreno ricadente nel percorso di questa nuova strada. La richiesta viene accordata e, a questo punto, Provincia e Comune, forse immaginando le difficoltà per eseguire gli espropri dei terreni, e quindi la maggior spesa, rinunciano a questa ipotesi e passano ad altre soluzioni. A questo punto (maggio 2008) la Provincia presenta due possibili alternative: un sottopasso che, attraversando via Di Vittorio, la rete ferroviaria e via Caorte, colleghi via Ferrovia alla S.P. per Cavallino all’altezza di via Vecchia Cimitero; o un sovrappasso che, partendo in prossimità di Villa Fazzi, superi la stazione Ferroviaria e ridiscenda congiungendosi

all’altezza di via Vecchia Cimitero. La scelta del Comune di San Cesario (luglio 2008) ricade sull’ipotesi del sottopasso, ritenuta meno invasiva dal punto di vista estetico, meno costosa e maggiormente aderente al Piano Regolatore Generale approvato nel 1996 che prevedeva, per l’appunto, la possibilità di un sottopasso per la chiusura del passaggio a livello.

nica (trasmessa al protocollo comunale in data 7 gennaio 2010) che, oltre a determinare il minor impatto dal punto di vista urbanistico, ambientale, visivo e acustico, ne evidenzia anche il minor costo complessivo del 16%, il Consiglio Comunale ha nuovamente approvato il progetto in data 10 marzo 2010 (delibera n.20) con 9 voti favorevoli su 12 presenti.

Percorso dei tre progetti (simulazione)

Questo progetto viene approvato dal Consiglio Comunale il 27 aprile 2009 (delibera n.20) all’unaninità dei presenti. Il progetto viene quindi approvato in via definitiva dal Consiglio Comunale il 2 luglio 2009 (delibera n. 41) con 8 voti favorevoli su 13 presenti. A queste delibere si oppongono con un ricorso al Tar alcuni proprietari delle zone interessate al progetto. Il Tar accoglie le richieste dei ricorrenti e annulla le due delibere di Consiglio Comunale n.20/09 e 41/09 con le sentenze n.3145, 3148 e 3161 del 16 dicembre 2009. In particolare i giudici del Tar ritengono che la scelta della soluzione “sottopasso” rispetto a quella del “sovrappasso” non sia stata adeguatamente motivata e giustificata da parte del Comune di San Cesario, riconoscendone un “illegittimo esercizio della discrezionalità” e condannandolo al pagamento delle spese processuali (circa 10.000 euro). A questa decisione del Tribunale Amministrativo si decide di rispondere seguendo due strade parallele: da una parte il Comune ricorre in appello dinanzi al Consiglio di Stato contro la sentenza del Tar; dall’altra la Provincia di Lecce ripropone l’iter per l’approvazione del progetto integrandolo con una relazione tecnica in cui, comparando analiticamente le due soluzioni progettuali, si evince in maniera inequivocabile la bontà della scelta del sottopasso. E proprio in virtù di questa relazione tec-

I ricorrenti al Tar presentano le loro osservazioni al progetto e in virtù delle controdeduzioni della Provincia, il Comune ha approvato in via definitiva il progetto con 9 voti favorevoli su 15 presenti (delibera n.24 del 13 aprile scorso). LA BATTAGLIA POLITICA Il resto è storia di queste settimane. Nei giorni seguenti l’approvazione si costituisce il comitato “Fermiamo il sottopasso” che inizia a raccogliere le firme per indire una consultazione popolare il cui portavoce è, come abbiamo detto, Giancarlo Ciricugno e tra i firmatari del gruppo promotore vede, oltre a numerosi rappresentanti dell’associazione “Spazio Comune”, anche l’ex consigliere di maggioranza ed ex assessore Giovanni Rollo. Ed è proprio sullo status di “ex” di alcuni componenti del comitato che si concentra la critica del Sindaco. Aprendo l’incontro pubblico del 28 aprile, Tonino Girau ha ricordato alla platea che le due delibere approvate nel 2009 hanno avuto “l’appoggio senza tentennamenti dell’intera maggioranza, anche degli ex assessori Ciricugno e Rollo e del rappresentante di Io Sud Pietro Capone” sottolineandone la strumentalità delle loro posizioni. “Come mai i due ex, Rollo e Ciricugno, hanno votato due volte a favore” – si chiede Andrea Romano, assessore ai lavori pubblici – mentre oggi parlano di misterioso accantonamento del primo pro-


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SAN CESARIO getto? Nel dibattito in Consiglio per l’approvazione del 2009 la questione della nuova strada extra-urbana era già venuta fuori, ma loro non avevano battuto ciglio! Ieri non c’era mistero e oggi invece c’è?”. Con manifesti e volantini il comitato spiega le sue ragioni parlando di una scelta che “stravolge l’assetto urbanistico del territorio con la costruzione di una barriera che dividerà in due il paese, cancellando lo storico percorso da e per il cimitero e procurando gravi disagi per i pedoni”. Viene anche paventato dai promotori il “problema della sicurezza in caso di copiose precipitazioni piovose”. Ritenendo “singolare” l’invito a mezzo manifesto e “intempestivo qualsivoglia dibattito pubblico organizzato nella fase della raccolta firme” al dibattito del 28 aprile il comitato non partecipa perché, scrive in una lettera aperta, l’invito ricevuto da Sindaco non era stato preventivamente concordato con i promotori della raccolta firme. Nel corso dell’incontro il sindaco ha puntato il dito contro quelle che definisce le menzogne del comitato. “Stanno convincendo i cittadini a firmare – afferma Girau - con una campagna che definirei terroristica. Si sta affermando che non si potrà andare a piedi al cimitero perché sarà buio e pericoloso; che il sottopasso si allagherà alle prime piogge e che si rimarrà bloccati sotto; che tutti i soldi spesi saranno pagati con le tasse dei cittadini. È tutto falso. Potrei anch’io fare del terrorismo ricordando i morti causati da incidenti ai passaggi a livello, ma non voglio farlo”. La mancanza di informazioni e la scarsa conoscenza del progetto hanno portato, secondo il Sindaco, molti cittadini a firmare la richiesta di referendum. Su questo fatto però invitiamo Tonino

aspetto, comunicazione e coinvolgimento, l’operato della amministrazione è ritenuto molto deficitario e molti cittadini lo hanno fatto presente proprio in occasione delle assemblee pubbliche. Torniamo al progetto. All’incontro del 28 aprile ha partecipato anche l’in-

gegnere Gilberto Pellegrino, incaricato dalla Provincia per il progetto esecutivo, che ha dato i dettagli dell’opera. La nuova strada del sottopasso (lunga 285 metri) partirà da via Ferrovia, prima del fabbricato della Distilleria De Bonis, con una curva girerà a destra alle spalle del fabbricato e scenderà sotto il livello stradale (con una pendenza del 6%) per attraversare via Di Vittorio, la sede ferroviaria e i binari, e via Caorte; risalirà in superficie costeggiando le abitazioni presenti sulla via per Cavallino e con un’ampia curva a sinistra si collegherà alla strada provinciale all’altezza di via Vecchia Cimitero (come si evince dalle foto pubblicate sulle brochure distribuite dall’Amministrazione e che qui riportiamo). Il percorso interrato sarà di 85 metri e consentirà l’accesso carrabile e pedonale alle zone del comparto 16 da via Di Vittorio, la sede stradale sarà di 7 metri (due corsie di 3,5 metri cadauna) e Ingresso da Via Ferrovia (simulazione) ci saranno due marciapiedi protetti da Girau ad un doveroso mea culpa: è 1,5 metri. In fase esecutiva si valuterà se compito dell’amministrazione portare i realizzare due marciapiedi da un metro e suoi cittadini a conoscenza dei progetti mezzo oppure un unico marciapiede da adottati, soprattutto di quei progetti, due metri e mezzi solo da un lato. Il sotcome il sottopasso, che cambiano la via- topasso sarà provvisto di vasca di accubilità e il volto del paese. Questo proget- mulo e impianto di sollevamento per le to parte da lontano, esso ha infatti più di acque meteoriche, sarà illuminato 24 due anni e comunque la prima approva- ore su 24 e non sarà dotato di impianto zione risale ad aprile 2009. di aereazione forzata in quanto l’altezza L’impressione è che gli incontri pubbli- (4,5 metri) e la lunghezza non lo rendoci, le brochure informative, i manifesti, no necessario. Lo spauracchio della sicurezza, siano stati sollecitati solo dall’azione del comitato contro il sottopasso e non, secondo il Sindaco tanto enfatizzato dal come invece dovrebbe essere, da una comitato, è falso. Così come i gravi normale dinamica di confronto tra citta- disagi ai pedoni che vorranno raggiundini ed amministrazione. Su questo gere il cimitero. “Mi spiegate – chiede-

rendum. La consultazione popolare, dal solo valore consultivo e propositivo, si svolgerebbe secondo le normali regole di ogni consultazione elettorale. Dal momento della presentazione delle firme (ne basterebbero in realtà “solo” 700) ci vorranno 18 giorni per avere il decreto di indizione da parte del Sindaco. La data scelta per la consultazione dovrà essere una domenica compresa tra i 15 e i 90 giorni dal decreto. I tempi sono ristretti e c’è il rischio di veder appaltati i lavori prima di qualsiasi referendum. A prescindere dallo svolgimento o meno della consultazione popolare, e anche in presenza di una soluzione che risponda alle a s p e t t a t i v e dell’Amministrazione Planimetria del progetto (simulazione) Comunale, questa vicenda lascerà non Lecciso – tanto caro al comitato è la poche ferite alla maggioranza di scelta più folle. Sfido chiunque a dimo- governo. A causa della vicenda sottostrare che la scelta del sottopasso non passo “Uniti per San Cesario” ha perso tre consiglieri: tra le file del gruppo sia la migliore!” Alla bagarre negli ultimi giorni si è misto sono passati i due ex assessori aggiunto il Pdl di San Cesario con mani- Giovanni Rollo e Fernando Antonio festi e comunicati stampa. La loro posi- Criricugno, oltre a Marina Rollo (intezione è contraria al progetto, in conti- ressata alla vicenda in prima persona). nuità con quanto sempre affermato, e Ora i numeri parlano di una maggiovotato, dai suoi rappresentanti in ranza di nove consiglieri contro otto. Consiglio Comunale, ma anche contra- Le difficoltà sono evidenti a tutti: per ria all’uso strumentale e incoerente che andare avanti non ci dovrà essere nesalcuni consiglieri hanno adottato. In suna assenza, nessun mal di pancia, particolare viene condannata l’incoeren- nessun ripensamento. Aumenta a za delle posizioni degli ex-assessori e di dismisura anche il potere ricattatorio chi, mosso da risentimenti personali, di ogni singolo consigliere di maggiousa il sottopasso a fini puramente stru- ranza, potenzialmente decisivo per le mentali lanciando la sua personale cam- sorti dell’amministrazione pagna elettorale. Si tratta di temporali passeggeri? Intanto il progetto va avanti. Nei Non crediamo. La legislatura termineprimi giorni di maggio la Provincia ha rà tra due anni e la campagna elettoraapprovato il Piano triennale delle Opere le è già iniziata. È evidente che molto pubbliche che include i progetti di eli- dovrà lavorare Tonino Girau e la sua minazione dei sottopassi di Sternatia e maggioranza per assicurare alla città San Cesario. Tali opere sono andate a un governo capace, autosufficiente, gara e saranno appaltate entro giugno. non bloccato dai litigi, e in grado di Se questa data non sarà rispettata la con- completare la legislatura attuando il seguenza sarà la perdita dei finanzia- programma elettorale presentato ai citmenti e, quindi, il blocco dei progetti. Al tadini nel 2007. O almeno qualcosa momento in cui scriviamo (8 maggio) che gli assomigli. questa è l’unica certezza. Gianni Nobile Intanto a San Cesario si assiste al “duello” tra Girau e Ciricugno, con il gianni@alambicco.com primo a richiedere in tutti i modi Ingresso da Via Cavallino (simulazione) un confronto pubblico, e il secondo a non volerlo concedere e a concentrarsi sulla raccolta firme (sono al momento più di 2700) per la richiesta di indizione di un refe-

va alla platea l’assessore Giovanni Lecciso durante l’assemblea - se per andare al cimitero è meglio fare 85 metri di sottopasso illuminato e in sicurezza o fare un giro di tre kilometri e mezzo passando dal campo sportivo? La scelta del primo progetto – continua

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DAL MONDO

A TUTTO

GAS

Assieme a Carlo Mileti, proviamo a fare il punto della situazione sui Gruppi di Acquisto Solidale

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opo circa un anno di formazione, terminato nel settembre 2009, un gruppo di persone ha inteso sperimentare il percorso di costituzione e contaminazione del GAS, Gruppo di acquisto solidale. Guidati dal motto “Made in Dignity” poco meno di una decina di “pionieri” ha trascinato in questa avventura diversi altri interessati, tenutisi in un primo tempo “alla finestra”. Il primo produttore “selezionato” è stato una Comune Agricola di Galatone che da oltre 20 anni esporta la quasi totalità del suo prodotto (verdura di stagione) in Germania. Certificata dall’ente DEMETER, è un produttore altamente gradito all’estero, tanto che quasi niente della loro produzione rimane nel Salento, rendendoli sconosciuti in casa nostra. Alla base di questa

comunità cristiana vi è l’opera di un sacerdote che, tornato dalla Germania con un piccolo seguito di giovani, decise di creare un luogo dove i beni fossero in comune. Mano a mano speriamo di rendere sempre più nutrito il gruppo di collaboratori, per far si che la cultura del mangiar sano in ambito di territorialità ristretta possa affermarsi, forte delle sue caratteristiche vincenti: qualità elevatissima a prezzi simili (o più bassi) a quelli della grande distribuzione. Man mano prevediamo di ampliare il numero di aziende collaboranti, così da poter migliorare la già vasta offerta. Le prime esperienze sul campo si sono basate sulla distribuzione di circa dieci cassette di verdura dal peso di dieci chili, vendute a dieci euro. Nel breve volgere di tre mesi, il passaparola ha fatto sì che la richiesta di fornitu-

PROGETTO ULIVO

ra di alimenti freschissimi crescesse, tanto che al giorno d’oggi le cassette sono diventate 35. In soldoni, si tratta di 350 kg di verdura fresca e biologica consegnati ai consumatori settimanalmente. Attuare un consumo critico e solidale non è quindi una scelta da pochi, né implica compromessi di alcun genere. Per il Gas la sostenibilità nelle scelte di produzione fa rima con il contenimento dei costi, al contrario di ciò che

Nel Salento una delegazione istraelo-palestinese

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l progetto vede la collaborazione di rappresentanti di cooperative palestinesi e israeliane, riuniti in una delegazione che sarà nel nostro paese dal 14 al 22 maggio. Il calendario prevede la presenza a Milano nei primi tre giorni per partecipare alla Fiera Nazionale del Commercio Equo e Solidale presso i padiglioni del PIME; qui avverrà l’incontro con le altre realtà del commercio equo nazionale e la presentazione dei propri prodotti oltre che delle attività sostenute. Dal 17 al 22 sarà la volta del Salento. La visita

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ufficiale prevede l’incontro con i rappresentanti della Regione Puglia, Provincia di Lecce e alcuni sindaci dell’ampia rete di Comuni del Salento, San Cesario incluso. Della delegazione dovrebbe far parte anche un rappresentante del Parlamento palestinese, anche se non si può esserne ancora certi. Gli obiettivi del progetto sono semplici ed ambiziosi allo stesso tempo, volendo non solo consolidare le reti di economia solidale nel Mediterraneo, con una base significativa nel Salento, ma sviluppare anche una cultura di pace nell’area mediterranea, soprattutto in riferimento al conflitto israelo-palestinese. Si desidera poi migliorare gli standard di qualità delle produzioni agricole ed artigianali legate alla coltura dell’olivo nel Mediterraneo e inserite nei canali del commercio equo e solidale (Comes) e dell’agricoltura biologica; aumentare le opportunità di impresa, impiego e reddito per contadini ed artigiani palestinesi, grazie alla

risorsa dell’olivo oltre che incrementare le quote di mercato interno per le cooperative in Israele e nei Territori Palestinesi. Come è noto ogni progetto necessita, per avere pieno successo, di qualcosa in più del semplice entusiasmo. Oltre a una parte del cinque per mille ”5xmille buoni motivi a favore dell’Economia Solidale”, “Olivo, pace e sviluppo nel mediterraneo” dovrebbe poter usufruire di contributi stanziati dalle nostre amministrazioni locali. Impegno, questo, già assunto in pas-

le ormai antiche botteghe di paese ci hanno abituati a pensare. La nicchia conviene. Andrea Rollo

Per informazioni: COOP. SOC. COMMERCIO EQUO E SOLIDALE p.za Bottazzi 1 - Lecce Tel. 0832 342564 • fax 0832 342489 sudsudlecce@email.it www.solidariasud.org

sato da diversi enti locali salentini (incluso San Cesario) e mai fino a ora mantenuto (se non da parte della Provincia di Lecce). Speriamo che i tagli che ultimamente investono a fasi alterne quasi tutti i buoni propositi delle giunte politiche, non interessino questa bella iniziativa, ulteriore mattone in quell’edificio di ciclopica costruzione che prende il nome di processo di pace in Medio Oriente. Sul nostro sito vi aggiorneremo sulle iniziative che saranno programmate durante la permanenza della delegazione nel Salento. (a.r.)

Periodico di politica cultura società Anno IX n. 2 - Maggio 2010 ISCRITTO AL N. 792/2002 DEL REG. STAMPA DEL TRIB. DI LECCE

Direttore responsabile: Giancarlo Greco. Hanno collaborato: Alessandro Bongiorno, Antonella Perrone, Aristodemo De Blasi, Cristian Nobile, Elena Luperto, Francesca Taurino, Gianni Nobile, Giuliana Scardino, Giuseppe Nobile, Lucia Luperto, Paolo De Blasi, Paolo Taurino, Tonio Rollo. www.alambicco.com • e-mail: redazione@alambicco.com Redazione: via Umberto I, 65 - San Cesario di Lecce Distibuito gratuitamente a San Cesario, Cavallino, Lequile, San Donato Stampato presso: S.& G. Grafiche - Galugnano (LE)

Per la pubblicità su questo giornale: 329.2203660


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CULTURA

WRITERS STYLE Passando e ripassando da Via De Bonis, la mia attenzione è stata catturata da vistosi graffiti raffiguranti volti eccentrici, ricchi di colore, davanti ai quali non potevo non fermarmi a immortalare i tratti delineati dalla mano dell’amico Gianfranco Martino, in arte Fran. Da qui, il piacere di farvelo conoscere da vicino. Gianfranco, spieghiamo a chi non mastica l’arte della strada, cos’è il “writing”. È una forma d’arte basata sull’espressione della propria creatività. Fonda le sue origini nel mondo hip hop, subendo nel tempo evoluzioni che hanno ampliato il panorama dei graffiti con profili sempre più diversi. Uno stile da non trascurare in questa disciplina è il bombing che consiste nell’eseguire “illecitamente”, su treni e metropolitane, l’arte writing in modo veloce, per non farsi vedere. Dunque, chi è un writer? Semplicemente colui che fa arte al posto giusto nel modo giusto. Viviamo in un determinato ambiente e siamo, da questo, profondamente influenzati nel modo di fare e di agire. Così è per il writer e per tutti coloro che operano nella street-art (definizione comunemente utilizzata per definire le manifestazioni artistiche compiute in spazi pubblici, ndr). Come hai cominciato? Solitamente si inizia ascoltando un certo genere di musica, l’hip hop, o come nel mio caso, emulando le gesta artistiche di ragazzi più esperti diventati poi fonte di ispirazione. Ho realizza-

LU

to i primi disegni su materiale cartaceo per poi passare alle bombolette spray con le quali ho fatto i primi graffiti in luoghi molto isolati, nelle campagne e su muri di casolari abbandonati. Solo dopo aver raggiunto un livello superiore ho sposato la politica della strada, assorbendo le sue culture. Toglimi una curiosità: cosa ti ha spinto a realizzare i graffiti nel tuo paese d’origine? Per il semplice fatto che in assenza di muri liberi a Monteroni, dove ormai vivo da anni, mi sono spostato nei paesi limitrofi partendo proprio da quello d’origine. Ultimamente sono come un nomade in giro per il Salento; sento sempre più l’esigenza di sfogare la mia vena artistica andando alla ricerca di luoghi da rivalutare non solo sul piano artistico ma anche su quello dell’etica morale. È vero che ti sei improvvisato anche giardiniere? Non esattamente. In pratica, dopo le inutili sollecitazioni agli addetti ai lavori, ho convocato, pagando di tasca mia, un caro amico agricoltore per rimuovere delle erbacce che ostacolavano la visibilità nella parte inferiore di alcuni muri.

RUSCIU

DI LUIGI PASCALI

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ransitando nei pressi del centro commerciale di Cavallino, ho dovuto chiudere i finestrini dell’auto, poiché “i profumi” acri della vicina discarica mi hanno procurato un leggero malessere… In poche parole lu fiezzu te le mmunnizze m’ha fattu stomecare! Non ho potuto fare a meno, in tempi in cui è di drammatica attualità l’inquinamento del pianeta (che dovrebbe fare riflettere tutti), di riesumare, ancora una volta, i bei tempi in cui probabilmente avevamo mille altri problemi, sicuramente importanti, ma almeno non dovevamo combattere con la qualità dell’aria che respiriamo e non avevamo il dilemma delle mmunnizze, tant’è che bastava un piccolo carretto trainato da un caval-

Uno sfogo… (Davanti a questa sollecitazione il suo sguardo non è dei migliori) Me la prendo con il sistema italiano che non offre nessun tipo di agevolazione. Finanziamenti e spazi liberi sono luoghi lontani dal mondo di noi artisti. Non esistono vie per esprimere le proprie idee attraverso le quali si potrebbe trasformare la propria passione in un vero lavoro. Non tocchiamo poi il tasto che riguarda il compenso ogni qualvolta che finisco un’opera: il cliente è un abile prestigiatore capace di trasformarti da umile artista a ignobile usuraio. Ci sono artisti salentini che collaborano addirittura con la nota band americana dei Black Eyed Peas. Per raggiungere grandi traguardi serve solo il talento? Purtroppo, come sempre, soldi da investire e agganci di un certo calibro sono degli ottimi assi nella manica per vincere determinate partite, insieme ovviamente a un pizzico di fortuna.

In tempi di enorme crisi economica si può sopravvivere d’arte? Mentirei se ti dicessi di sì. La crisi ha colpito quasi tutte le categorie, compreso l’artigianato. Oggi sperimento nuovi scenari da presentare al pubblico ma ti garantisco che si fa una fatica enorme visto che ormai tutti coloro che vogliono aprire una nuova attività commerciale o rinnovarla si affidano a serigrafie specializzate che garantiscono risultati celeri e di particolare precisione computerizzata. Chiudiamo lanciando un messaggio alle nuove generazioni. Studio e disciplina sono fondamentali per formare la propria persona. Essere completi, al giorno d’oggi, è sinonimo di grandezza ed è fondamentale per rivestire un ruolo importante in una società sempre più competitiva nella quale è necessario avere molta fiducia in se stessi e per realizzare il proprio progetto di vita. Marco Pezzuto

La Cettalòra lo e un piccolo sito ammera alli monti per contenere (per anni) la spazzatura di un intero paese. E non ricordo, quando da ragazzini ci giocavamo su quelle mmunnizze, di aver mai sentito quel tipico fiezzu puzzolente che siamo costretti a sorbirci oggi. Un altro drammatico problema, oggi, è lo smaltimento degli olii esausti domestici: l’eju a ddu’ frescimu le purpette di cui in questi giorni abbiamo letto su vari manifesti affissi nel paese. Qualche anno fa, purtroppo, gran parte delle abitazioni non disponeva di una efficientissima rete idrica e fognante, come oggi, tant’è che la fogna era costituita da una buca profonda (lu puzzu nìuru) che bisognava poi svuotare una volta riempito e l’acqua si andava a

prendere alla funtana, cu’ li sicchi e le menze, te lamiera zincata e si stava molto attenti a non sprecarla, tant’è che per “scaricare” nel gabinetto, si riutilizzava l’acqua nella quale si erano ’llavate le rrobbe (era puru meju: saponata, sgrassava te cchiui!) e con quella in cui si erano ’llavate le cecòre, le paparine o li zzangùni, veniva riutilizzata pe’ ’ndacquare le raste! …E l’eju te le purpette!? A parte il fatto che le purpette si vedevano di rado, a favore di marangiane, peperussi, cucuzza e frittelle di pastella. C’era, in ogni casa, all’ertu, la famosa cettalòra. Si trattava di un piccolo foro sul pavimento, collocato nella parte più alta, per evitare lo sversamento delle acque piovane, collegato da un canale

allu puzzu nìuru. Nella cettalòra si “smaltivano” tutti i “liquidi” che in qualche modo non potevano essere riutilizzati: la sciòtta, l’eju frittu, lu sucu ’nnacetùtu, l’acqua te lu bbollisiringa (le siringhe erano di vetro, e si sterilizzavano portandole ad ebollizione in apposito contenitore di alluminio). Per ovviare alla inevitabile ’ndore, e all’eventuale introduzione di animali, una volta utilizzata, la cettalòra veniva coperta da un mattone o una chianca te leccisu che veniva spostata e riposta con un sapiente movimento dei piedi, per lasciare le mani libere di operare su patèlle, stanàti e quataròtti. Forse meglio oggi, ma sicuramente più romantico allora…

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PRIMAVERA MUSICALE SALENTINA Le novità in uscita queste settimane

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a primavera musicale salentina sboccia in questi giorni. E se in classifica svettano due pugliesi usciti dalla scuola di Maria De Filippi, se Alessandra Amoroso spopola nelle radio, in attesa del nuovo cd dei Negramaro, molti nostri musicisti propongono nuovi lavori discografici dal reggae alla musica popolare, dal jazz al rock. Tra le uscite più interessanti c’è sicuramente quella di Antonio Treble Petrachi, noto anche come Lu Professore. Dopo la sua “rottura” con i Sud Sound System, ha iniziato un suo percorso che approda a questo cd omonimo realizzato con la Rooz Band e pubblicato dalla Elianto. La band è affiancata, tra gli altri, dai musicisti Roberto Chiga (percussioni), Alessandro Nocco (sax), Gabriele Blandini (voce), Gianluca Milanese

(flauto), Redi Hasa (violoncello) e dalle voci di Dani Silk, Marina, Ventre Ianca, Big & Payà dei Boomdabash, Alessia Tondo e Ghoper (che tra poco pubblicherà “Oku” come King Bleso & The Voodoo Soul Unlimited). Tredici brani tra italiano, dialetto e inglese che raccontano ricordi personali e no. La primavera segna anche il ritorno dei Sud. “Ultimamente” è il loro ottavo album in studio. Sedici tracce che svariano tra le sfumature del reggae. In questa avventura sono affiancati da nomi noti della scena internazionale T.O.K., Ms.Triniti, Luciano, Voicemail e dalla nuova voce salentina Ely. Un gradito e atteso ritorno anche per gli Apres La Classe che lanciano “Mammalitaliani”, pubblicato dalla Sunny Cola, etichetta di Caparezza, e Universal Music Italia. Da quattro anni (il precedente Luna Park era del 2006) gli Apres non proponevano un cd di inediti. Anni passati in giro per l’Italia a suonare e a proporre la loro tipica giostra di suoni. Dai ritmi in levare alla musica popolare. Tre Sud Sound System uscite da segnalare:

MESSI A 90

Calimera si racconta in musica

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Adria

“Penelope” (Violipiano Records), esordio per gli Adria dell’organettista e cantante Claudio Prima, “Focu d’amore” (Ponderosa music and art), sedicesimo album del Canzonierie Grecanico Salentino, il primo curato da Mauro Durante, gruppo che compie quest’anno 35 anni dalla fondazione, e “Scattuni”, tredici brani originali di musica popolare, eseguiti dagli Alla Bua. Ma il Salento è anche rock e jazz. “Amore o Purgatorio” è il titolo del cd d’esordio dei Fonokit di Marco Ancona, che raccolgono l’eredità dei Bludinvidia. È prevista per l’inizio dell’estate anche l’uscita di “Argento”, nuovo lavoro discografico del sassofonista Raffaele Casarano, prodotto dal trombettista sardo Paolo Fresu. Molti dischi (e non sono tutti) che preannunciano un’estate ricca di concerti, festival e tanta buona musica. Pierpaolo Lala

Il nuovo libro di Cosimo Argentina e Fiorenzo Baini

È

possibile narrare la mediocrità del calcio? In un Paese che vive come un parassita aggrappato alle partite, tra pre e post gara, vomitando giornate intere di chiacchiere e sprecando quintali di inchiostro, si può tentare di squarciare l’aura sacrale di partite gloriose e parlar male persino di Italia-Germania 4-3? Secondo Argentina e Baini sì! Con ironia, sarcasmo e usando toni surreali, ripescano la mediocrità e la noia di centinaia di partite, rimosse dalla memoria degli appassionati (che mai ammetterebbero di essersi annoiati tifando la propria squadra del cuore e meno che mai la Nazionale). Di mondiale in mondiale, gli autori di Messi a 90 ricompongono le scorie sia dei momenti obiettivamente brutti sia di quelli brutti ma che è tabù definire tali. Raccontano quella parte di calcio che vorremmo dimenticare, gio-

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catori improbabili, match tragicamente disastrosi, episodi al limite del verosimile. E lo fanno come da dentro gli spogliatoi: il primo restituendo alla memoria quello che sarebbe bene rimuovere; il secondo immaginando storie surreali e folli da bordo campo, dilatando attimi, intercettando telefonate, svelando inconfessabili segreti. Entrano sul mito del calcio a gamba tesa, da dietro, diritti sugli stinchi neanche fossero Marco Materazzi, per ricordarci che “ad ogni Lionel Messi corrispondono decine di migliaia Pasquale Bruno; ad ogni Roberto Baggio e Diego Armando Maradona, milioni di brocchi senza talento; ad ogni numero 10, centinaia di mediani e stopper dai piedi di legno; ad ogni Italia-Francia 2006, decine di 0-0 con la palla che non si muove dal centrocampo”. Giancarlo Greco giancarlo@alambicco.com

SOUND BRIZIO

Cosimo Argentina - Fiorenzo Baini

MESSI A 90 Manni 2010 Pagg. 160 • € 14,00

Il libro è oggetto di una particolare promozione: chi compra il mensile “quiSalento” troverà all’interno un tagliando con il quale potrà acquistare il libro, nelle sole librerie di Lecce e provincia, al prezzo speciale di € 10.

e la canta e se la suona di “santa” e “politica” ragione il compagno Brizio. E son voci e suoni di “devozione” quelle di molti artisti calimeresi riuniti nella compilation “Sound Brizio” curata dal circolo culturale Polemonta di Calimera, e distribuita in allegato all’ultimo numero del periodico “Il compagno Brizio”. Nella pronuncia, il titolo della compilation evoca il santo patrono di Calimera, paese notoriamente molto ricco di fermenti culturali, e musicali in particolare, da qui la scelta di racchiudere uno spaccato della Calimera che suona e canta in un cd, curato da Giovanni Chiriatti e Alberto Giammarruco e che, si legge nella presentazione, vuole essere una “fotografia musicale, l’istantanea delle idee che passano per la testa”, ma anche una risposta “a chi vorrebbe decidere del nostro futuro senza fare i conti con il nostro dissenso”, e, infine, “una prova d’amore per il posto in cui siamo nati, quello da cui partiamo per costruire i nostri sogni. Il posto a cui sempre torniamo”. Dal punto di vista musicale, il cd si apre all’insegna dei ritmi in levare e del giovane reggae di Castigliani e della sua “Terra e sale”. Quindi il folk d’autore de Il caffè dei treni persi e l’incanto della “Serenata”, cantata e suonata da Emanuele Licci, tra gli interpreti più rappresentativi di Calimera, insieme con Igor Legari. Uno dei due momenti “popolari” della compilation insieme a “Santa Cisaria bella”, cantata da una delle voci della tradizione, quella di Antonio Castrignanò. Tra i suoni di Calimera anche il rap, di Killa Calì e 2D/Shade, l’hip hop di Kalimele, il raggamuffin di Adriano dei Lumera Sound, e poi tanto rock. Dall’hard core degli Ascimu e il punk rock dei Belintesta, a quello più intimista di un’altra autorevole voce, quella di Ninfa Giannuzzi, ma in versione rock, solista, nel brano “Funzione preparatrice di un regno” e come voce degli N.d’Otages in “Matilde e Bernard”. Dario Quarta


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UN’IMPRESA POSSIBILE

SPORT

La Polisportiva San Cesario-Aria Sana comincia il 16 maggio la sua avventura nei Play-Off

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i è concluso nel migliore dei modi il campionato di prima categoria della Polisportiva San Cesario Aria Sana che è riuscita a raggiungere l’obiettivo prefissato a inizio stagione: i play off, sfiorati per un solo punto lo scorso anno. Grande merito va all’allenatore Oscar Greco che in due stagioni è riuscito a inculcare ai suoi giocatori una mentalità vincente, alla società e al suo lavoro “dietro le quinte” per aver avuto il merito di crederci (da anni) e soprattutto a chi quest’impresa l’ha realizzata sul campo: i calciatori. Quella trascorsa è stata un’annata davvero fantastica, che ha visto la Polisportiva piazzarsi al quinto posto in classifica, con un vantaggio di soli quattro punti sulla sesta, ma dopo aver conteso fino all’ultimo a Poggiardo e Scorrano il terzo e quarto posto. Il campionato è stato vinto meritatamente dal Martano (promosso direttamente in Promozione, ndr), che ha preceduto il forte Botrugno di mister Salvadore. Una classifica finale dalla quale sono scaturiti gli accoppiamenti per i play-off (gare andata e ritorno): San Cesario-Botrugno e Poggiardo-Scorrano. Le squadre

vincenti si contenderanno la possibilità di sperare nel ripescaggio nella categoria superiore. Guardando un po’ i numeri si scorge quanto di buono abbiano fatto quest’anno Carmine Caputo e compagni. Miglior difesa del torneo con sole 26 reti al passivo, frutto di una intesa quasi perfetta tra i giovani Alessandro Rizzo, Samuele Capone, Riccardo Ciccarese, Donato Pagano, tutti provenienti dal settore giovanile e riconfermatisi ad altissimi livelli, ed

esperti della categoria come Diego De Giorgi, il “capitano” Carmine Caputo e Francesco Macchia. Grande supporto è venuto poi dall’azzeccato innesto di Luca Luperto, centrocampista duttile ed esperto, che al fianco del “numero 10” Roberto Raganato (nella foto), capocannoniere della squadra con dieci reti, ha composto una coppia di centrocampo invidiata da tutta la categoria. Ma anche dalle conferme di giocatori come Marco Rizzo, Francesco Scippa, di un ritrovato Stefano Brambilla che ha buttato in campo la sua grinta e la giusta voglia di far bene e Francesco Zippo che ha portato quel tocco di fantasia in più che era mancato nella scorsa stagione. Ma è il reparto avanzato, falcidiato dagli infortuni per tutto il campionato, quello che potrebbe essere l’arma in più per la Polisportiva per lo storico appuntamento dei play off. Mister Greco potrà infatti puntare su tutti gli attaccanti a sua disposizione: Francesco Notaro e il giovane Matteo Peciccia, a segno entrambi nell’ultima di campionato, bomber Giancarlo Polito e il rientrante Mirco Marzano. Una grande squadra e un insaziabile condottiero: ci sono tutte le carte in regola per far bene in questi play off. L’impresa non sembra poi così impossibile. Tentare si può!

IN ACQUA SI VOLA... E SI SOGNA

Giordano Bruno

L’imprendibile Riccardo conquista sette medaglie ai campionati regionali

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redici anni, nato a San Cesario, Riccardo Perrone è un ragazzo come tanti, puoi incontrarlo con la sua bici per le vie del paese. Tutti i pomeriggi, però, è impegnato con i suoi allenamenti. Riccardo, infatti, nuota presso la piscina comunale di di San Cesario, ottenendo ottimi risultati. Domenica 28 marzo a Taranto si sono conclusi i Campionati Regionali di nuoto Esordienti A. Al termine della manifestazione, la classifica di Società ha visto sul podio la Fimco Sport con 203 punti, la Icos Sporting Club (che da quest’anno gestisce la piscina comunale) con 197 punti e l’As.So.Ri Foggia con 124 punti.

FRANCESCA NUMBER-ONE

Grande affermazione per la pattinatrice sancesariana Francesca Maniglia (nella foto) ai Campionati Regionali di pattinaggio artistico a rotelle. La giovanissima atleta del Pgs Lecce, con una prova da applausi, si è imposta sulle avversarie conquistando il primo posto alla kermesse che si è svolta il 17 e 18 aprile presso il Centro Sportivo “Angiulli” di Bari, bissando così il titolo regionale di categoria Uisp conquistato il 28 marzo a Ruvo di Puglia. Prossimi importanti appunta-

Ma il dato più esaltante è che tra tutti gli atleti partecipanti Riccardo Perrone, classe 1997, ha portato a casa ben tre titoli regionali individuali (100 e 200 delfino, 200 misti) due di staffetta (4x100 stile e 4x100 mista) un argento nei 200 stile e un bronzo nei 100 stile contribuendo con queste 7 medaglie al secondo posto della sua squadra e confermando il suo eccezionale talento. Ho aspettato che Riccardo uscisse dall’acqua per rivolgergli qualche domanda. Quanti sacrifici hai fatto per ottenere questi straordinari risultati? Di sicuro molti. Gli allenamenti

menti per la nostra giovane atleta saranno i Campionati Italiani che si svolgeranno in due fasi: dal 4 al 6 giugno a Bologna e dal 13 al 18 luglio 2010 a Valdagno (Vicenza), e le fasi nazionali Uisp (sempre a Bologna il 21 giugno). (C.N.)

sono pesanti, quasi tre ore al giorno. Ho rinunciato anche alle feste di compleanno dei miei migliori amici. Come mai hai scelto il nuoto? È stato il primo sport a cui mi sono avvicinato da piccolo, mi divertivo tanto che alla fine mi sono appassionato ed eccomi qua. Sei stato l’unico atleta di questi Campionati a conquistare 5 ori, 1 argento e 1 bronzo. A chi dedichi queste vittorie? Senza ombra di dubbio ai miei genitori. Mi accompagnano a tutte le gare e il loro sostegno è importante per me. Anche loro fanno dei grandi sacrifici, io lo capisco e cerco di ricambiare con delle buone prestazioni in acqua. A gennaio la piscina di San Cesario ha cambiato gestore. Questo ha influito sulle tue prestazioni? Fortunatamente mi ha seguito sempre lo stesso allenatore, Mauro Molendini, ottenendo così dei buoni risultati. Certo le staffette le ho vinte anche grazie ai nuovi compagni di squadra. Dal 9 all’11 giugno, a Bari, si svolgeranno i Campionati Regionali estivi in vasca lunga. È l’appuntamento più importante della stagione. Quali sono i tuoi obiettivi? Spero di fare dei buoni tempi per poter poi accedere alla fase Nazionale; sarà dura ma io ci credo, l’obiettivo è vicino.

Subito dopo ci saranno i Campionati Nazionali a Molveno (Tn). Qual è il tuo sogno nel cassetto? (Sorride) Forse è troppo scontato ma spero di poter vincere le Nazionali. Sarebbe veramente bello. Mi alleno soprattutto per quello. Noi tifiamo per te. Ti faccio un grosso in bocca al lupo e spero di rivederti con una bella medaglia - magari d’oro - appesa al collo. Grazie e… crepi il lupo! Per fortuna a trionfare non è il solo Riccardo Perrone. A portare alto il nome della piscina di San Cesario ci hanno pensato Stefano Esposito e Fabrizio Tana, tesserati CIP (Comitato Italiano Paraolimpico), che domenica 14 marzo u.s. hanno dominato i campionati regionali di Nuoto FISDIR (Federazione Italiana Sport Disabilità Intellettiva Relazionale), che si sono svolti a Bitonto, qualificandosi così per le finali nazionali. A loro va il nostro in bocca al lupo. Caterina Rollo

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STORIA

IL FUMO SALIVA LENTO

Auschwitz: resoconto di un viaggio nel cuore di una delle più grandi tragedie dell’umanità

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uschwitz è diventato in tutto il mondo simbolo di terrore, genocidio. Questo scritto, però, vuole essere un concentrato d’emozioni e sentimenti. Mentre eravamo sul pullman per arrivare ad Auschwizt mi chiedevo che cosa avrei potuto provare, che cosa avrei potuto vedere, che cosa mi sarebbe rimasto di quell’esperienza. Certo, tutti abbiamo studiato sui libri di storia, tutti abbiamo letto e sentito testimonianze di sopravvissuti, ma essere lì è tutta un’altra cosa. La prima cosa che sono riuscito a vedere guardando fuori dal finestrino è stato il filo spinato. Come un flash mi è apparsa l’immagine, vista in qualche film, d’alcuni prigionieri che vi si gettavano contro per porre fine alla loro sofferenza; un brivido mi è corso lungo tutto il corpo. “Arbeit macht frei" ( Il lavoro rende liberi), queste le parole scritte in ferro che sovrastavano il portone d’entrata al campo. Nei vari stanzoni vi sono alcune foto ingrandite di deportati: quegli occhi ancora oggi chiedono perché. Siamo poi usciti all’aperto per entrare in un'altra

baracca: il freddo, però, non sembrava attenuarsi dall’esterno all’interno. Il gelido silenzio e quelle immagini strazianti che vedevo da ogni parte in cui mi giravo valevano più di mille parole. La guida ci ha portati in una stanza…entrando ho sentito le gambe che mi tremavano, il sudore freddo iniziava a scorrere sulla mia fronte e ogni pensiero nella mia mente lasciava spazio all’odio e alla rabbia: nessuna giustificazione, nessuno spazio, niente per chi ha fatto accadere simili barbarie. In quella stanza c’era una vetrata lunga quasi dodici metri e alta fino al soffitto riempita di capelli. Si, capelli, i capelli che i nazisti tagliavano ai deportati quando arrivavano per fargli perdere la dignità, per uniformarli. Capelli che venivano spediti imballati in Germania dove venivano utilizzati nell’industria tessile. Dopo giorni ancora cercavo di immaginarmi quale viso poteva esserci sotto. Altre vetrate: valigie, occhiali, protesi, pentole…i nazisti requisivano tutto. Una delle cose che più mi hanno colpito è stato vedere le scarpine e i vestitini dei

bimbi. Quei bambini innocenti che non costituivano assolutamente alcuna minaccia non sono mai diventati grandi. Per ostacolare un ulteriore ripetersi di quelle crudeltà bisogna esserne a conoscenza. Allora, anche se ero pieno di dolore e tristezza, ho tenuto gli occhi ben aperti. Quello che i miei occhi hanno visto non può essere descritto in nessun libro. La prima cosa che ho pensato risalendo sul pullman per tornare a casa è stato: “simili atrocità non possono e non devono più ripetersi”. Ma subito mentre lo stavo pensando mi accorgevo che simili atrocità purtroppo si erano già ripetute. Sono tornato sicuramente cambiato e oggi, più di prima, non posso accettare chi vuole cambiare la storia e cancellare la memoria, chi continua a negare, chi inneggia a coloro che hanno ideato tutto ciò, chi canta e gioisce al massacro di innocenti.

TRINCEE DIMENTICATE: RECUPERARE UN PEZZO DI STORIA n pochi, pochissimi ne conoscono l’esistenza. E molti di questi pochi che sanno dove sono, le usano come discariche abusive (come si può vedere dalle nostre foto). Eppure si tratta di una delle pochissime, e preziose, testimo-

I

nianze che la guerra ha lasciato nel Salento. Stiamo parlando delle trincee che si trovano al confine sud del feudo di Lequile, proprio accanto alla superstrada per Gallipoli. Le abbiamo fotografate per farvi vedere lo stato di abbandono

Ugo Lecciso

in cui si trovano ma anche la suggestione che questi resti di guerra in tempi di pace continuano a suscitarci. Rivolgiamo un appello alle istituzioni competenti, Comuni e Provincia di Lecce, perché si facciano carico della loro cura e, per-

COME ARRIVARCI

Da San Cesario Dopo aver imboccato da via Papa Giovanni Paolo II, via San Nicola (dove c’è la struttura ASL abbandonata) si prosegue per via Commenda fino ad incrociare la Strada Vicinale Solano Libelli, imboccata quest’ultima la si segue sino ad arrivare in prossimità della SP 367 quindi si prosegue su una strada sterrata sulla destra che costeggia la provinciale.

ché no, della loro fruizione da parte dei cittadini e sopratutto degli studenti. Anche così si salvaguardia la memoria di un popolo. Aristodemo De Blasi aristodemo@alambicco.com

Le trincee sono a 100 metri sulla destra.

Da Lequile Si prosegue semplicemente per la Strada Vicinale Solano Libelli e si seguono le indicazioni come sopra oppure ci si arriva tramite la Strada Vicinale Tramacere Dragoni. Anche in questo caso la si segue sino ad arrivare in prossimità della SP 367, quindi si svolta a sinistra lungo la strada sterrata.


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GLI ITALIANI IN DACHAU

IL PERSONAGGIO

Abbiamo incontrato Mario Catanzaro, nostro concittadino, deportato nei lager nazisti, che lo scorso 15 febbraio, insieme ad altri salentini, ha ricevuto la medaglia d’onore.

I

ncontro Mario, classe 1922, nella sua casa, in via Sicilia, dove vive con la moglie Clea e la figlia Lalla. Sorriso accogliente e sguardo vigile e attento, quasi a voler dire: “Eccone un’altra a chiedere, a voler capire”. Già… a tentare di capire, perché sembra quasi impossibile che il protagonista di ciò che racconta, con reticenza, sia lui. “Sono stato deportato nel maggio del ’43, quando prestavo servizio come finanziere a Trieste. Eravamo tutti nella caserma a mangiare, tranquilli, quando sono arrivati due camion tedeschi e i soldati hanno cominciato ad urlare “fuori”, “svelti”; ci hanno caricati sui camion e

Mario Catanzaro con la moglie Clea e il Sindaco Girau durante la Cerimonia di assegnazione delle medaglie al valore lo scorso 15 febbraio.

poi fatti salire su un treno merci. Ricordo ancora due sergenti, di cui uno, ungherese, particolarmente brutto e severo. Sul nostro treno c’erano solo militari, nessun civile. Venimmo poi a sapere che a fare la spia ai tedeschi, era stato un maggiore dell’esercito italiano. La nostra destinazione, dopo un viaggio massacrante, era Dachau. Ci suddivisero nelle baracche per i prigionieri lavoratori. Ogni mattina ci portavano fuori dal campo a lavorare in una fabbrica, io ed altri eravamo addetti alla costruzione di locomotive. A sera, dopo 12 ore di lavoro, si rientrava nel campo, stanchi e affamati, per consumare un misero

pasto, brodaglia e minuscole fave che provocavano immediatamente disturbi intestinali”. Ogni tanto Mario si allontana con lo sguardo ma la riluttanza iniziale lascia spazio al racconto, sostenuto dall’intercalare della moglie che per anni ha condiviso la sua scelta di tacere su quei tragici giorni. “Era difficile sopportare di vedere gli impiegati degli uffici ammini-

strativi della fabbrica, consumare pasti normali e noi, a doverci ritenere fortunati quando si rimediavano bucce di patate; liberi, loro, e noi comandati e costretti a sopportare tutto senza potersi ribellare. Non ricordo particolare solidarietà tra compagni di prigionia, la fame era talmente tanta che non si riusciva a pensare a niente, ognuno cercava di sopravvivere come poteva. Ricordo di aver fatto a botte con un prigioniero francese che mi sfotteva, gli italiani non erano molto amati. Era impossibile far giungere ai nostri cari notizie, neanche un biglietto ci era permesso scrivere. Solo un prete, anche lui prigioniero, tentava di tirarci un po’ su, infondendoci coraggio. Il campo è stato liberato nell’aprile del ’45 americani. Giunto in Italia, da Capodistria, ho camminato per chilometri e chilometri a piedi, fermandomi a mangiare cedri nelle campagne. Ritornato finalmente a San Cesario fui accolto da uno zio che mi tenne con sé per un po’ prima di riabbracciare i miei familiari, poiché ero quasi irriconoscibile, ridotto a 45 chili di peso. Nel ’53 ho conosciuto mia moglie e sono ritornato in servizio in finanza ad Ancona. Ci siamo trasferiti a Torino dove è nata nostra figlia e poi a Bologna, 25 anni. Poi siamo tornati qui, a San Cesario”. Clea mi mostra orgogliosa, i riconoscimenti ricevuti da Mario, tra cui la croce al valore, il Diploma di Combattente per la Libertà d’Italia, ’43-’45, ricevuto dal Presidente Pertini nel 1984 e l’ultimo, la medaglia d’onore assegnata a lui e ad altri 16 salentini internati nei lager nazisti, e consegnatali il 15 febbraio scorso nella Prefettura di Lecce. Mentre li ascolto, lo sguardo cade su un volantino ingiallito, uno dei tanti documenti conservati, stampato qualche giorno dopo la liberazione

In alto: un’immagine dei forni crematori del campo di sterminio di Dachau

In basso: la prima pagina del documento Gli Italiani in Dachau stampato subito dopo la Liberazione, il 26 maggio 1945, esattamente 65 anni fa

del campo: Gli italiani in Dachau: “Ora la lunga, spaventosa tragedia è giunta all’epilogo: l’incubo è dissolto. E ne usciamo storditi, quasi increduli; ancora ne abbiamo l’orrore negli occhi, le tracce nelle carni. Fra poco ritorneremo… I valori morali sono ritrovati, abbiamo perduto tutto, ma abbiamo ritrovato la cosa più importante: siamo uomini”. Il numero dei prigionieri passati da Dachau, secondo le ricostruzioni, è impressionante: più di 206.000 (di cui 10.000 italiani), il numero dei morti è di 30.000. Il 29 aprile 1945 gli americani liberarono il campo e contarono 67.665 prigionieri. Gli italiani erano 3.388. Giuliana Scardino guliana@alambicco.com

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