Alba di Odissea

Page 1

NON EDIZIONI IL CAZZARO DI 65C02

ALBA DI ODISSEA Il contesto iniziale dell’Odissea della penisola italiana, una storia corale di numerosi testimoni, che sono travolti dal tema del Cambiamento Climatico intrecciato alla questione della Bomba Demograf ica Africana nel 2050, entrambi i mega trend creeranno contesti ingestibili ed esplosivi per gli Europei, quanto per tutti i popoli del Mediterraneo.

Chip65C02 31/01/2022


✔Note Legalesi. Il webmaster 6502 & Terminetor Magnetico ha costruito una distopia con uno spaccato romanzato ambientato da qualche parte sul pianeta Terra, durante le fasi iniziali delle Guerre Puniche II e della WWIII intorno al 2050, l’obiettivo del racconto é intrattenere & far riflettere il lettore. In nessun caso sono collegate all’autore le persone, enti, organizzazioni e quant'altro citato direttamente od indirettamente nel testo. È importante tenere presente che ogni riferimento esplicito od implicito, diretto od indiretto a fatti o persone, enti, organizzazioni, eventi, circostanze future o presenti o passate che taluni lettori possono riconoscere od associare, è del tutto casuale ed immaginario. L'ebook in pdf è no-profit, l’autore non persegue nessuno scopo di lucro o profitto diffondendo online il materiale assemblato. Il volume è liberamente stampabile in tutto od in parte, è inoltre distribuibile senza alcuna limitazione legale, purché non ne sia alterato il suo contenuto e siano rispettate le condizioni di Copyleft(by-nc-nd) A tale proposito ricordo che questo documento non è un sito d'informazione e nemmeno un risultato di un prodotto editoriale, l'ebook in PDF non contiene immagini di qualità, per cui la resa grafica dovrebbe essere alquanto limitata. L’ebook dovrebbe essere facilmente stampabile ed intuitivamente rilegabile o spillabile in un vero libro già correttamente impaginato. Le immagini non dovrebbero essere coperte da copyright, le ho trovate con google.images e le ho lasciate in RGB e convertite in bianco e nero a 96dpi per complicare la stampa, le ho inserite usando il diritto di citazione. E’ possibile che altre foto reperite con google.images io le abbia sintetizzate artificialmente mantenendo l’RGB per gli scopi letterari, oppure degradate in scala di grigio, invocando il diritto di citazione. In ogni caso le fotografie restano di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... Non è "garantita al limone" la resa grafica ed il processo di stampa di cui ogni utente ne assume la piena responsabilità. Il webmaster non si assume la responsabilità della completezza dell’informazioni pubblicate, dei problemi, danni di ogni genere che eventualmente possono derivare dall'uso proprio od improprio di tale file, dalla stampa, dall'interazione e/o download di quanto disponibile online. Tutti i marchi, loghi, organizzazioni citati direttamente od indirettamente sono di proprietà dei loro legittimi proprietari bla, bla, bla... tutelati a norma di legge dal diritto nazionale/internazionale, bla, bla, bla... legalmente registrati ecc... sì insomma dai!, non dite che non avete capito!. ✔Testo ottimizzato per una fruizione digitale in PDF ✔Testo ottimizzato per la stampa in fronte retro ✔Testo ottimizzato anche per la stampa “non in fronte retro” Finito di scrivere il 30 giugno 2021 trasformato in PDF come “Alba di Odissea” stampato 31/1/2022 (v1.02) è in COPYLEFT(BY-NC-ND)

➜http://creativecommons.org/licenses/by-nc-nd/3.0/ 6502 & Terminetor Magnetico

2


Indice Capitolo 1: La missione italiana nell’oasi sudanese di El Altrum Capitolo 2: Il Deserto del Sahara e del Kalahari si stavano allargando Capitolo 3: Il ritorno al villaggio Capitolo 4: La riunione informale nella C-550 Cavour Capitolo 5: La partenza per un nuovo futuro Capitolo 6: La Crisi proliferante nel Mediterraneo Capitolo 7: Primo impatto a Torre di Gaffe Capitolo 8: La nascita dell’unità Incudine 12 Capitolo 9: I bollettini radio sulla Sicilia Capitolo 10: Il primo conflitto a fuoco dell’unità Incudine 12 Capitolo 11: Proteggere il centro abitato di Caltabellotta Capitolo 12: Lo sbarco in Sicilia di Rumako, Kinedu, Fara Capitolo 13: Incudine 12 entra in azione Capitolo 14: La morte di Juri50plus Capitolo 15: L’arrivo a Palermo Capitolo 16: L’attacco improvviso dello Stato Pontificio Capitolo 17: L’ingorgo mortale sulla strada di Marsala Capitolo 18: La ghost town di Montallegro Capitolo 19: Nel 2050 il Natale vien di Giugno Capitolo 20: Il rastrellamento mattutino della Palermo-Trapani e Trapani-Marsala Capitolo 21: L’attacco alla flotta Pontificia Capitolo 22: L’Unità Incudine 12 va per la prima volta in guerra! Capitolo 23: Dilaga il panico a Trapani Capitolo 24: Scontri armati a Campobello di Mazara e Triscina Capitolo 25: Scontri con l’Esercito Italiano Capitolo 26: In costante pericolo di vita a Trapani Capitolo 27: Il complotto politico segreto Capitolo 28: Violenti scontri d’incudine 12 nei pressi di Menf i Capitolo 29: Nuov i amici per Chinedu, Yasu e Fara

3


Capitolo 30: In fuga disperata da Trapani Capitolo 31: L’operazione Torcia Capitolo 32: E come “Elena” un Medicane che passò da Trapani Capitolo 33: L’arrivo a Cagliari Capitolo 34: Morto un Papa se ne fa un altro, oppure no?! Capitolo 35: Un Medicane passò da Menfi Capitolo 36: Una nuova missione per Incudine 12 Capitolo 37: Una nuova speranza Capitolo 38: Il brief ing per la missione di scorta al convoglio Capitolo 39: L’attacco notturno degli italiani Capitolo 40: Il secondo attacco notturno degli italiani Capitolo 41: La missione di scorta al convoglio Capitolo 42: Il seme del male Capitolo 43: Missione speciale a Palermo Capitolo 44: Il piano segreto Tiberio Appendice I: INTRODUZIONE DI XXI°SECOLO Appendice II° EPILOGO DEL CONTESTO DI ALBA DI ODISSEA Appendice III°:RIFLESSIONI SUL FUTURO FLUSSO MIGRATORIO IN AF RICA

4


Capitolo 1: La missione italiana nell’oasi sudanese di El Atrun.

5

I due C130 dell’Aeronautica Militare Italiana tornavano dalla loro missione umanitaria, dopo aver scaricato acqua potabile e viveri, in un posto in mezzo al niente in Sudan. I due velivoli, volavano sopra il deserto, a bassa quota, distanziati uno dietro l’altro, il piano di volo prevedeva una breve sosta al Cairo per fare carburante, poi i due aerei da trasporto sarebbero tornati in Italia. Il giornalista Beozzi s’avvicinò al sergente Sarpi, il militare italiano era seduto ai bordi del portellone di carico, si gustava in silenzio il bel panorama desolato. Beozzi s’accucciò sul pavimento metallico, un metro prima del bordo del portellone e disse –Sergente Sarpi, sono il giornalista Beozzi, posso farle qualche domanda?!Il sergente Sarpi si voltò, sistemò il microfono del casco vicino alla bocca e disse –Certo!, suppongo che stia raccogliendo notizie, su questa ennesima crisi in Africa!Beozzi annuì, mentre tirò fuori un blocco notes ed una penna, poi chiese –Sergente Sarpi, che ne pensa di questa crisi lungo i confini dell’Egitto e del Sudan, a causa dei flussi migratori subsahariani?!Il sergente Sarpi sorrise –Se non cita il mio nome, sarò lieto di darle la mia opinione-. -Certo!- annuì il giornalista Beozzi. -Non è la prima volta che trasportiamo aiuti umanitari, nella mega tendopoli presso l’Oasi di El Atrun in Sudan. In tutta l’area sudanese, ci sono militari sudanesi ed egiziani, che si coordinano per respingere i flussi migratori provenienti da sotto la fascia sub-


sahariana!. Prima i flussi erano pacifici e c’erano solo tafferugli. Poi le cose hanno preso a mutare, sono esplosi conflitti a fuoco, in numero crescente!. Sono scontri violenti, per adesso solo con armi leggere, ma tutti hanno la sensazione che la cosa evolverà in qualcosa di assai più rognoso!. -Sulla crisi idrica dell’Egitto e Sudan, che lanciano accuse politiche pesanti contro l’Etiopia, Kenya che ne pensa?!- chiese Beozzi. 6

Sarpi sorrise –Anche questa, é un’altra grossa rogna!. Le rogne insolubili si stanno moltiplicando come funghi, ovunque nel Mondo!-Cosa pensa della diga Hidase sul Nilo Azzurro, quanto della diga Bujagali sul Nilo Bianco?!- chiese Beozzi. -Ho letto su internet, che c’è sempre meno acqua nel bacino del Nilo a causa delle minori piogge. C’è più necessità d’acqua dolce, le dighe a monte del Nilo stanno assetando Sudan ed Egitto. A me pare evidente, che Sudan ed Egitto non accetteranno mai di crepare di sete!. Desalinizzare l’acqua del Mediterraneo con il metano è costoso, non è sufficiente per i fabbisogni dell’Egitto! E non risolve i problemi idrici in Sudan!.-Queste migrazioni da sotto la fascia sub-sahariana, non crede che siano collegate alla crisi geopolitica nel bacino del Nilo?!-chiese Beozzi. -Mboh?! non saprei- rispose laconico il sergente Sarpi, che sorridendo a 32 denti, aggiunse –Io sono un militare, non mi occupo di politica!-Delle ONG italiane, dei missionari cattolici che sono stati arrestati dall’Egitto e che vorrebbero dare a tutti la cittadinanza dello Stato del Vaticano, e sono stati tutti accusati d’essere sediziosi rivoluzionari e spie contro il Sudan e l’Egitto, perché catalizza i flussi migratori in cerca di una via verso Roma, che cosa ne pensa?!- chiese Beozzi. Sarpi rise divertito, poi chiese –Beozzi!, mi promette che non farà il mio nome, nel suo articolo?!-


-Certo!- rispose il giornalista che poi aggiunse –Ha la mia parola!. Io sono un giornalista free lance. Volerò ancora con l’Aeronautica dopo domani, per tornare nell’Oasi sudanese di El Atrun. E’ un biglietto aereo gratuito, per documentare cosa sta succedendo in Africa!. Non voglio creare imbarazzo ai militari, oppure al Ministero della Difesa!Sarpi annuì, poi disse –La mia opinione, è che questi cattocomunisti del cazzo, dovrebbero aiutare prima gli italiani!. In Italia, siamo con le pezze al culo, dopo il default dello Stato Italiano. Se i cattocomunisti non la pianteranno di fare campagne stampa contro l’Egitto, quanto azioni politiche all’ONU in favore del diritto di migrazione per i sub-sahariani, l’Egitto per ritorsione esproprierà il 25% del giacimento di metano nel Mediterraneo, scoperto dall’Eni, che spetterebbe all’Italia. Cazzo!, le interruzioni sui prelievi di ENI, le navi militari egiziane nell’area, il blocco temporaneo delle forniture di metano dall’Egitto, sono un preoccupante segnale!.-Non crede che i subsahariani abbiano il diritto di migrazione e che debbano poter scegliere dove vivere?!- chiese Beozzi. -No! devono restare a casa loro!- rispose con tono irritato Sarpi che poi aggiunse –I subsahariani sono oltre 2.4 Miliardi, quelli che vorrebbero migrare sono oltre 1.2 Miliardi. Poi ci sono i migranti del Bangladesh, moltissimi indiani, tante altre popolazioni in Asia!. L’Europa non è un posto su Marte!. In Italia dopo il default, siamo ridotti con le pezze al culo!. Non possiamo occuparci di queste persone, come invece vorrebbero i cattocomunisti!-. Beozzi storse la bocca, poi chiese –Che cosa pensa che accadrà in futuro?!Sarpi rise sarcastico poi disse –E’ tardi per preoccuparsi del futuro, ed è anche facile fare delle previsioni!. Scoppierà una guerra nel Mediterraneo, noi italiani siamo impreparati, finiremo per dividerci in una qualche guerra civile, inoltre le prenderemo di brutto in guerra sia dall’Europa, quanto dagli Africani!.

7


-Può espandere meglio la sua idea?!- chiese Beozzi, mentre smise di prendere appunti, poi con la mano tremante, cercò di mettere il tappo alla penna, che sembrava proprio non volersi incastrare. Il sergente Sarpi storse la bocca in una smorfia sarcastica, si voltò con il volto imbronciato a guardare il bel panorama dell’aereo che volava a bassa quota, poi dopo qualche secondo, il militare si voltò nuovamente verso Beozzi e con un’espressione dura esordì –Io penso che gli Europei, useranno la penisola italiana e quella greca, come stati cuscinetto per contenere l’invasione sub sahariana. E’ meglio fare la guerra in casa altrui, piuttosto che in casa propria!. I comunisti odiano gli italiani, le sentenze giudiziarie di procurata epidemia di vari anni fà, sono una prova!. I cattolici hanno la merda nel cervello, con il delirio della gioia martirio alias sacrifici umani!. I deliri del Vaticano di dare protezione ed assistenza, regalando la cittadinanza dello Stato Vaticano a tutti i bisognosi, è una coltellata alle spalle del popolo italiano!. I cattocomunisti vogliono l’invasione dell’Italia e dell’Europa, vogliono far migrare 1.2 Miliardi di comunisti africani, per poi fare la rivoluzione comunista!. Otterranno solo una penisola italiana dilaniata da una guerra civile, il popolo italiano sarà preso di mezzo tra le atomiche dei missili M51 francesi, quanto dalle pulizie etniche degli invasori sub-sahariani!-Sergente Sarpi!- rispose il giornalista Beozzi tartagliando con un tono di voce incrinato ed il volto pallido come un morto –Lei, Lei, questo, questo, non, non, lo,lo, può, può, sapere sapere!. Nessuno conosce il futuro!Il militare gli rise in faccia, serrò la mascella e con il voltò imbronciato, tornò a guardare il bel paesaggio desertico, che scorreva sotto il portellone dell’aereo.

8


9


Capitolo 2: Il deserto del Sahara e del Kalahari si stavano allargando.

10

Era da tempo, che il deserto del Sahara avanzava rapido e potente verso Nord, quanto verso Sud. Il deserto del Kalahari, invece avanzava veloce verso Nord, mentre era più lenta la sua espansione verso Sud. In Africa, le fonti d’acqua dolce si seccavano, le piogge stagionali diventavano sempre più rare e scarse. Invece, sulle coste dell’Africa Occidentale bagnate dall’Oceano Atlantico, in modo stagionale impattavano violentissimi uragani, che distruggevano i centri abitati lungo la costa. Rapidamente l’habitat della savana secca si desertificava, si traslava altrove l’ecosistema arido della savana, nascevano migrazioni spontanee di ecosistemi, animali, uomini. Erano inesorabili le crisi idriche nel bacino del Nilo, poi c’era il problema del Nilo Azzurro, quanto del Nilo Bianco, entrambi avevano ridotto in modo cospicuo la loro portata sul Nilo. A causa delle minori piogge nel bacino del Nilo, quanto dalle due dighe artificiali, che prelevavano fabbisogni crescenti d’acqua fresca, dalla portata del Nilo Azzurro e Nilo Bianco, rendendo sempre più magra la portata del grande fiume Nilo. Il lago Ciad era scomparso da molto tempo, il fiume Niger s’era ridotto ad un ruscello che s’attraversava in ciabatte, resisteva il fiume Congo, aggrappato all’umidità equatoriale delle foreste africane. I maggiori problemi geopolitici erano nel bacino del Nilo: il lago artificiale d’Assuan, perdeva rapidamente massa, sia per i


fabbisogni idrici dell’Egitto, quanto per la scarsa portata del Nilo, quanto per l’elevata evaporazione, quanto per l’insabbiamento fisiologico di detriti trasportati dal fiume. Anche il sistema di laghi che alimentavano le sorgenti del Nilo, erano in crisi idrica per cambiamento climatico: lago del Tanganica, lago Vittoria, lago Turkana a causa del cambio della distribuzione delle piogge. 11

La realtà era dura e spietata: in Africa, c’era sempre meno spazio vitale per gli uomini e per gli animali, le due specie si trovavano a competere in habitat che si traslavano altrove, spinti dalle potenti ed inesorabili forze del cambiamento climatico. Molti animali semplicemente morivano, perché non sapevano adattarsi: erano un temporaneo ottimo veicolo di proteine, facili da reperire per uomini ed animali predatori. Erano tanti gli animali che soccombevano, perché erano anche ammazzati dall’uomo, in quanto in competizione per risorse sempre più scarse in Africa!. La caccia infatti, era tornata ad essere un’esigenza vitale, data l’alta demografia in Africa. La crescente siccità, restringeva i territori fertili, ritrasformando i contadini in nomadi cacciatori. La savana si stava spopolando, s’andavano restringendo anche le foreste centro-africane. Il grande polmone verde equatoriale africano, era eroso sia dal cambiamento climatico che traslava la savana secca, quanto dal feroce operato dell’uomo. La trasformazione di territori fertili in aride lande, costringeva gli africani a tagliare crescenti quote di foresta equatoriale, per recuperare terra fertile da poter coltivare, per cercare di colmare l’esorbitanti richieste alimentari di 2.4 Miliardi di persone in Africa nel 2050. C’era poi il problema che una larga fetta della produzione agricola Africana, era espropriata dall’Impero Gengiskano, il quale aveva acquisito territori, per sfamare la propria popolazione in Asia. Anche questo, era una inesorabile causa che incancreniva l’enorme problema alimentare africano: l’Africa non era mai stata nella storia


del XX°secolo autonoma per produzione di cibo, non poteva esserlo nemmeno nel XXI°secolo. ______________________ Iyasu tornava a piedi dalle sue coltivazioni, queste erano tutte seccate, le fatiche di anni erano state spazzate via in meno di una stagione, adesso gli restava solo un pugno di sabbia arida e polverosa. Il deserto e la savana secca avanzavano inesorabili, ormai il deserto aveva raggiunto la periferia del villaggio!. Iyasu era seguito in colonna dai suoi tre figli: il ventenne Rumako, il quattordicenne Chinedu, la figlia piccola di dieci anni Fara, che portava con se una capretta, per farla pascolare ed abbeverare al ruscello. Sabbia e sassi, dominavano il riarso e desolato panorama, il ruscello era una poltiglia fangosa, in cui svolazzavano insetti, non c’era più niente che la capretta potesse brucare o bere. Iyasu era arrabbiato, si sentiva impotente davanti a quello che stava succedendo, silenzioso camminava rapido, stringendo ferocemente i pugni delle due mani. -Padre, che cosa facciamo adesso?!- chiese Rumako, con i suoi grandi occhi neri preoccupati. -I campi sono distrutti, dovremo tornare ad essere nomadi e vivere di caccia, oppure dovremo razziare per sopravvivere! - rispose Iyasu con voce aspra e dura, poi il padre all’improvviso si fermò e si voltò a guardare negli occhi Rumako e Chinedu, quindi l’uomo contrasse la mascella e con tono imperioso disse –Rumako, Chinedu, prendete i vostri AK47 ed andate a caccia!. Io andrò a parlare con il nostro capo tribù, prima però cercherò di barattare le nostre poche capre, per avere cibo ed acqua!-No!- esordì la piccola Fara – la mia capretta Betty non voglio che sia mangiata!- la bambina si fermò, s’accoccolò a terra, per abbracciare e proteggere l’animale. -Fara!, le capre sono animali. Non possiamo più dar loro cibo ed acqua, le capre non possono più darci ne latte, ne carne. Prima che le capre al mercato non valgano più come carne viva, ma siano

12


prezzate come putrida carne morta, devo vendere subito tutte le nostre capre, per provare ad avere acqua e cibo- disse Iyasu. -Padre!- chiese Rumako con gli occhi rivolti a terra – Mentre io e Chinedu andiamo in caccia, forse potremmo trovare anche qualche pozza d’acqua fresca!. Padre!, manda Fara e la sua capretta, assieme a noi. Forse la bestia potrà abbeverarsi, così continueremo ad avere un po’ di latte!-. 13

Iyasu si grattò in silenzio con la mano destra, la testa nera e riccioluta, grosse rughe aggrottavano la fronte dell’uomo, poi disse –No!, il gregge di capre lo baratto oggi per avere subito acqua e cibo. Per adesso, lo sappiamo solo noi, che il ruscello del villaggio è diventato una putrida pozza di fango!. E’ abitudine delle donne del villaggio, andare a prendere acqua solo nel tardo pomeriggio!. Dopo quell’ora, la notizia della fine dell’acqua, la sapranno tutti al villaggio!. Stamattina invece, baratterò il nostro gregge di capre, per acqua e cibo in scatola, al prezzo di mercato della carne viva. Poi, io andrò a parlare con il nostro capo villaggio!. Fara e la sua capretta, può venir con voi!. Se troverete un ruscello, od un pozzo, l’animale potrà bere. Altrimenti, userete la capra come richiamo per cacciare carne fresca di predatori, se trovaste solo animali putridi e nessun erbivoro da uccidere!Anele era la moglie di Iyasu, quando vide tornare di mattina presto, il marito ed i due figli, notando che tutti impugnavano i propri fucili AK47, la donna scoppiò a piangere, coprendosi il volto con le mani, ma non ebbe il coraggio di chiedere niente al marito. Rumako s’avvicinò alla madre per confortarla, Anele strinse le proprie mani ossute sui giovani polsi di Rumako, e gli disse – Andate a razziare al villaggio vicino?!- chiese in lacrime Anele, che poi aggiunse –Perché, non andate a coltivare i nostri orti?!.- disse la povera donna, mentre stringeva forte, le mani di suo figlio. -Madre- disse Rumako a bassa voce – Non dire a nessuno che il ruscello é secco!. Non c’è acqua per coltivare i nostri campi!. Non c’è più acqua nel ruscello per bere!. Io e Chinedu andiamo a caccia, con noi viene la piccola Fara e la sua capretta. Forse, riusciremo a


trovare ancora un po’ d’acqua fresca ed avremo ancora un po’ di latte!. Nostro padre, va al mercato a barattare il gregge di capre, sinchè nessuno ha ancora scoperto quel che è successo!Il giovane baciò la fronte della madre, rapido prese le taniche di plastica vuota da 10 litri e poi corse fuori. La donna si diresse in silenzio verso l’entrata della casa, vide che suo marito Iyasu, stava nel frattempo legando con una corda al collo, le magre 10 capre che erano nel recinto, per raggrupparle e portarle al mercato del villaggio.

14


15


Capitolo 3: Il ritorno al villaggio. Era mattina presto, quando i tre giovani tornarono al proprio villaggio, erano stati fuori casa oltre quattro giorni, s’erano allontanati molti chilometri, per riuscire a trovare acqua potabile. I tre erano riusciti a trovarne il minimo essenziale, per i fabbisogni della loro famiglia, per qualche giorno. Chinedu portava a mano due taniche da 10 litri d’acqua ragionevolmente pulita, Rumako portava sulle spalle una piccola antilope che era stata cacciata, ed un’altra tanica da 10 litri d’acqua, la piccola Fara camminava in colonna in mezzo ai due fratelli, tenendo a guinzaglio la sua capretta, e portava a tracolla due grosse borracce piene d’acqua. Appena i tre ragazzi arrivarono alla periferia del villaggio, videro tutte le case che s’erano misteriosamente trasformate in tizzoni neri e fumanti. Al centro del villaggio, quanto ai suoi margini, c’erano due cataste incredibili di cadaveri, da cui proveniva un tanfo orrendo, e che avevano catalizzato iene, cani, topi, insetti, che incuranti dei tre ragazzi, si cibavano dei morti.

La piccola Fara scoppiò a piangere, s’accoccolò a terra ed abbracciò la propria capretta, la bimba non aveva il coraggio di guardare. Chinedu si fermò all’improvviso, rimase a bocca aperta per alcuni secondi, poi fu costretto a sedersi in terra: fu come se qualcuno gli avesse dato una mazzata allo stomaco, il quattordicenne poi scoppiò a piangere, coprendosi il volto. Il giovane Rumako lasciò cadere in terra la piccola antilope con un grosso tonfo sordo, Rumako impugnò il proprio fucile AK47, con le lacrime che gli uscivano dagli occhi, disse a mezza bocca ai propri

16


fratelli, di restare dov’erano. Rumako si fece coraggio, s’avvicinò alla catasta maleodorante di morti, facendo respiri corti. Rumako scacciò le iene e cani, tirando loro sassi, poi urlò disperato varie volte, chiese con la voce che s’incrinava, se c’era qualcuno vivo. Le prime due volte non rispose nessuno, alla terza chiamata s’alzò lentamente dalla catasta di morti, uno spettrale braccio bruciato e fumante, con le mani rattrappite che cercavano d’afferrare il cielo!. Rumako non l’aveva riconosciuta, sino a quando sua cugina Nafula non si qualificò. Rumako le diede dell’acqua da bere, Nafula ne bevve avidamente, poi la giovane che era totalmente ustionata, raccontò con un fil di voce, che Keman il capo villaggio nemico, aveva guidato in piena notte, una falange contro il loro villaggio. Le povere case di mattoni di terra, erano state date alle fiamme, sfruttando la vulnerabilità dei tetti infiammabili. Mentre uomini e giovani nella notte, s’erano svegliati di soprassalto, e disperatamente provarono a sedare gli incendi, tutti finirono uccisi alle spalle ed a sorpresa, dalla falange nemica, che era nascosta dalle tenebre e dagli aridi sterpi. Gradualmente nel villaggio il crepitio degli incendi, mutò in una nuvola di fuliggine nera, con un respiro infernale e pulviscolare, denso e rovente, era opprimente ed ancora più accecante di una notte senza Luna. La nube s’ammantò d’urla strazianti e disperate, mescolate a raffiche di AK47, risate sadiche e canti di guerra!. Dopo un quarto d’ora di delirio infernale, tutto il villaggio fu ridotto ad un’enorme torcia ardente, che prese ad arroventare il cielo silente e nero come la pece, mentre un tanfo orrendo di carne umana bruciata, ammorbò tutta l’aria intorno al villaggio. I sopravvissuti alla prima mattanza del fuoco, furono solo un folto gruppo di donne e bambini e qualche adolescente. Tutti s’erano arresi, non potevano scappare, non potevano difendersi. Fu loro permesso d’abbandonare le proprie case in fiamme, furono rapidamente radunati a suon di colpi di bastoni chiodati, ai margini

17


del proprio villaggio. Tutti gli uomini, i giovani, i vecchi, erano già stati uccisi brutalmente dalla falange nemica, mentre furono pochi quelli che scelsero di restare nelle proprie case, con le proprie famiglie, perendovi bruciati. I pochi sopravvissuti maschi, che erano ancora mescolati nel gruppo delle femmine, erano pochi imberbi adolescenti, timorosi e disarmanti, oltre a molti bambini piccoli che piangevano impauriti. Il gruppo dei maschietti, fu prima allontanato violentemente a bastonate dal gruppo delle madri/sorelle, poi i poveretti furono ferocemente macellati senza pietà, a colpi di macete!. Keman brandiva nella notte il proprio macete nell’aria, la lama d’acciaio era gronda di sangue, l’uomo urlava come un diavolo dai grandi e lucenti denti bianchi, diceva che il macete d’acciaio era il simbolo del potere, era il simbolo della forza della loro tribù guerriera!. Una grossa ed orrenda catasta di mani, bracci, piedi, gambe, prese rapidamente a formarsi, mentre il terreno s’impregnava di sangue. Le urla di dolore, lacerarono l’aria, tuttavia le grida strazianti d’orrore finirono rapidamente per spengersi nelle tenebre infernali, che ammantarono il villaggio, quando s’esaurì il numero degli adolescenti da macellare. Le fiamme rosse e roventi del grosso incendio che erano così rapidamente divampate, poi scemarono e s’estinsero gradualmente, lasciando macabri tizzoni neri e fumanti, di forma circolare o quadrata. Un’orrida catasta di torsi umani mutilati, composta da adolescenti e bambini, fu invece ammassata impietosamente in mezzo alla piazza del villaggio: i moribondi furono gettati uno sull’altro, i bambini ed i pochi adolescenti morirono per le mortali emorragie che nessuno curò. Metà della falange nemica rideva soddisfatta, tanti gioivano del dolore e della disperazione altrui, tutti sniffavano colla, cantavano e danzavano inni di guerra, impugnando torce e lodando la propria forza e la potenza della loro tribù guerriera!. Altri, della falange nemica osservarono soddisfatti e sprezzanti le due cataste di resti umani, che odoravano di sangue, mentre lo

18


spietato tavolo di metallo, lordo e grondante di nero e vischioso sangue, sembrava un altare del male, a cui tutta la falange nemica, donava il proprio tributo di sangue!. Il gruppo delle donne era poco lontano da questo mattatoio, era composto da madri, sorelle, bambine, da qualche adolescente appena diventata donna. Tutte le femmine piangevano disperate, urlavano spaventate, l’orrore ottenebrava le loro menti. 19

La falange nemica iniziò a distribuire a destra e manca, fendenti mortali con propri macete, oppure aspergevano mazzate con bastoni chiodati, per assiepare la povera massa di donne, come tanti pesci dentro una rete senz’acqua. La falange dell’odiato Keman disegnò un enorme cerchio, mentre l’altra metà della falange nemica, s’era silenziosamente dispiegata intorno al branco di donne, formando un minaccioso perimetro, che non prometteva niente di buono. I killers distribuirono sadici sorrisi bianchissimi, in quella notte buia di tenebra, illuminata dalle loro torce del male, tranquillizzarono le donne che piangevano e che imploravano pietà. La falange nemica, strinse molte corde che segregarono fianchi e braccia delle donne. Poi i macellai, presero ad irrorare con della benzina pompata da taniche, con fistole a mano, il folto gruppo di disperate. Il panico e le urla, il terrore divampò, la paura era negli occhi di quelle povere disgraziate, mentre un atroce puzzo di carburante si sparse inesorabile nell’aria. Le disperate, avevano capito quale era il loro destino: non sarebbero state violentate e portate via dalle loro case e poste in schiavitù, ma sarebbero state arse vive!. Ovviamente le donne cercarono di fuggire, ma era loro difficile anche solo respirare nell’opprimente ressa in cui erano state segregate. Era un’impresa impossibile gettarsi a terra e strisciare tra le gambe altrui, per raggiungere i bordi esterni del cerchio e sperare di fuggire. Le bambine piccole che erano tenute in braccio, furono disperatamente spinte in terra da molte madri, poi furono


allontanate con decisi ed amorevoli calci nel sedere, suggerendo alle bambine di strisciare tra le gambe delle donne, le quali cercarono coraggiosamente di rimanere immobili, per non pestare la prole che cercava una via di fuga. Le bambine che riuscirono a strisciare in quella foresta di polpacci e piedi, immerse nel fetente pantano di benzina, finirono tutte brutalmente uccise da colpi di macete e bastoni chiodati, dalla falange di Keman, appena uscirono dal cerchio della morte. Nafula stava per morire, le sue ultime parole, furono un breve sussurro: chiesero a Rumako vendetta, contro Keman. Era lui che aveva incitato la falange nemica ad accendere l’enorme torce umana. Urlò feroce Keman nella notte, disse che tutte le femmine della tribù nemica dovevano morire, così non avrebbero figliato e non ci sarebbe stata della prole bastarda, che avrebbe preteso vendetta oppure consumato acqua e cibo!.

20


21


Capitolo 4: La riunione informale nella C550-Cavour.

A bordo di nave Cavour, si tenne una riunione informale dello Stato Maggiore, per discutere le possibili opzioni militari da pianificare, se il governo l’avesse richiesto. Il capo di Stato Maggiore Ortossi prese la parola – Tutto è cominciato con un flusso di migranti subsahariani, che ha messo sotto pressione il Sudan e l’Egitto. Escludendo la crisi del bacino del Nilo, che non ha niente a che fare con il flusso migratorio sub-sahariano, gli stati del Sudan ed Egitto, hanno respinto con azioni militari di terra, l’intero flusso migratorio. Il flusso migratorio sub-sahariano, s’è spostato sulla Libia. E’ scoppiata una guerra d’invasione, circa 500 milioni di sub-sahariani hanno travolto i libici e tunisini. In Europa ed in Italia, non s’è voluto percorrere la via militare, oggi mezzo nord Africa è perso!. Il green stream è stato chiuso, l’Intel satellitare stima che adesso, altri 700 milioni di sub-sahariani si stiano muovendo verso l’area della Libia e Tunisia. I nuovi venuti, hanno imposto condizioni pesanti al governo italiano, per riavere l’uso del green stream: •

• •

I 500 Miliardi di Euro in Unicredit, i petrolEuro libici, dovrebbero essere spostati nelle banche cinesi. I futuri acquisti d’energia, l’Italia dovrebbe pagarli in moneta cinese, non in Euro, non in Dollari. Chiesa Cattolica ed i cattocomunisti hanno sottoscritto la moratoria ONU contro l’Egitto e Sudan, riconoscendo il diritto di migrazione dei sub-sahariani. Chiesa Cattolica riconosce a tutti i bisognosi dell’Africa la cittadinanza dello Stato Vaticano, avalla il diritto di

22


migrazione. Oggi, i sub-sahariani pretendono di migrare in 100 milioni di persone all’anno, in Italia. Se tutte le condizioni saranno accettate dall’Italia, i sub-sahariani riapriranno il green stream, libereranno i preti cattolici, le ONG ed i due traghetti, che dall’Italia erano salpati per raggiungere la Libia, per portare soccorsi, salvo poi essere segregati dai cartaginesi, ed usati come scudi umani.23

- Che cosa hanno intenzione di fare Francia e Gran Bretagna?!chiese il generale dell’aeronautica, mentre tamburellava nervosamente l’indice della mano destra, sul tavolo. Il capo di Stato Maggiore rispose - La Francia, ha mandato un cospicuo numero di forze di terra ed aria e di mare, per consolidare il possibile fronte che potrebbe aprirsi in futuro, in Algeria. I francoalgerini manterranno una postura difensiva, distruggeranno tutte le truppe cartaginesi che sconfineranno, ma non tenteranno nessuna azione offensiva su Tunisia e Libia. La Gran Bretagna, presto chiuderà il canale di Gibilterra, bloccherà il passaggio delle super petroliere della coalizione Baoista. -L’Egitto cosa ha intenzione di fare?!- chiese l’ammiraglio della Marina, mentre con gli occhi chiusi, s’accendeva una pipa. Il capo di Stato Maggiore rispose – L’Egitto manterrà una postura difensiva ad Ovest, chiuderà il canale di Suez al passaggio delle super petroliere del Patto Baoista. Da quando l’Egitto ha acquistato dagli USA, i nuovi missili IRBM Pershing III, l’Impero Sumero Iraniano è in urto politico diretto con l’Egitto, i missili egiziani sono ritenuti minacce palesi dall’Iran.Il generale dell’Esercito commentò – C’è qualcuno nel mondo, che ha intenzione di mettere truppe sul terreno, per liberare Tunisia e Libia?!– No! – rispose laconico il capo di Stato Maggiore, che poi aggiunse – Agli USA non interessa la crisi del Mediterraneo, la Russia ha molte altre grane in Siberia, nemmeno alla Turchia interessa mettere truppe. Nessuno, nemmeno la Turchia vuole affrontare la


grana di doversi scontrare con 1.2 miliardi di resistenti subsahariani, o gestire una bomba umanitaria da 1.2 miliardi di persone, che finiranno accatastate in Tunisia e LibiaIl generale dell’Esercito disse -Se non ci sono alleati con cui liberare Tunisia e Libia, l’Italia non potrà mai pensare ad una campagna di terra in Libia.- La Libia e la Tunisia hanno bisogno di vendere energia, al momento vendono metano e petrolio, ai paesi della coalizione Baoista. Tuttavia, nell’area non ci sono risorse sufficienti per sostenere 1.2 miliardi di persone.- disse il generale dell’Esercito, mentre sfogliava un dossier che aveva estratto dalla propria borsa. Il capo di Stato Maggiore disse –Sì, è la stima dei nostri servizi segreti, che queste genti sub-sahariane dovranno necessariamente ritornare da dove sono venuti!. Se proveranno ad attaccare l’Algeria, saranno bloccati. Altrettanto accadrà, se i cartaginesi attaccassero l’Egitto. L’attuale governo italiano, spera di negoziare da un punto di forza: negare la migrazione in Italia, mantenere i Petrol€uro in Italia, e tornare a comprare energia dalla Libia. La chiusura di Suez e Gibilterra aiuterà a raggiungere il nostro obiettivo.Il generale dell’Esercito ed l’ammiraglio della Marina militare contrassero le mascelle, poi si guardarono reciprocamente in volto, all’improvviso l’ammiraglio chiese al Capo di Stato Maggiore –E se questi 1.2 miliardi di persone, iniziassero a varcare il Mediterraneo e sbarcare in Sicilia e Calabria?!Il capo di Stato Maggiore si schiarì la voce, poi con un’espressione imbarazzata disse –E’ improbabile, ci sono molte miglia di mare, da passare. Questa è la valutazione dei nostri servizi segreti!-. Il generale dell’Esercito lo interruppe – Credo, sia meglio chiedere di riattivare la leva obbligatoria, abbiamo bisogno di truppe di massa, per spalmare il rischio di KIA, MIA delle nostre truppe di punta, attivando rapidamente delle Brigate di fanteria-

24


Il capo di Stato Maggiore, disse che ne avrebbe parlato con il presidente del Consiglio.

25


26


Capitolo 5: La partenza per un nuovo futuro.

27

-Che cosa facciamo?!- chiese Chinedu, guardando suo fratello Rumako, il giovanotto ormai si sentiva responsabile, per i suoi due fratelli più piccoli, gli unici della sua numerosa famiglia che erano scampati al massacro del villaggio. -Per adesso abbiamo acqua e cibo, ma non possiamo restare quì, anche se un tempo era la nostra casa, adesso non lo è più, perché non c’è futuro per noi, quì- rispose Rumako, che poi aggiunse – Dobbiamo andare a Nord, dalla nostra tribù alleata, poi vedremo il da farsi-. -Ma dovremo almeno cercare, e poi sotterrare mamma e babbo ed i nostri altri fratelli e sorelle!- disse Chinedu. La piccola Fara era seduta in silenzio, con gli occhi rossi, abbracciava stretta la sua capra Betty, mentre l’accarezzava continuamente, l’animale ignorava l’ecatombe che era successa, ma belava infastidita dal fetido odore maleodorante, che ammorbava l’aria intorno al villaggio. -No!- disse Rumako mentre storse la bocca e contrasse la mascella – Mamma e Babbo e la nostra famiglia, vivranno sempre con noi, ci seguiranno e ci proteggeranno vivendo nella nostra memoria, ma noi non possiamo perdere tempo!. Potrebbe tornare all’improvviso, qualcuno dei nostri nemici al nostro villaggio, ed allora saremmo spacciati. Se perdiamo tempo a sotterrare i morti, quando qualcuno dei nostri nemici ripasserà a sbirciare sulle rovine del nostro villaggio, scoprirà immediatamente che qualcuno è passato da quì, e che è sopravvissuto alla carneficina, allora potrebbero darci la caccia, inseguendo le nostre impronte!-


I tre ragazzi s’allontanarono di passo veloce, in fila indiana, con la piccola Fara e la capretta Betty, in mezzo a Rumako e Chinedu. I tre ragazzi s’incamminarono verso il loro destino, senza voltarsi indietro, la loro meta temporanea era a due giorni di viaggio a nord. Decisero che dato che era mattina presto, si sarebbero accampanti solo sull’imbrunire, avrebbero saltato il pasto ed avrebbero bevuto solo un po’ di latte di capra, così avrebbero potuto percorrere più chilometri, mettendo la più grande distanza possibile, tra loro e la falange di Keman. ___________________ I tre ragazzi, raggiunsero il villaggio amico, che era a 2 giorni di viaggio, la popolazione locale stava per migrare, era aiutata da alcuni militari gengiskani che distribuivano armi leggere, munizioni ed un po’ d’acqua e cibo. I tre ragazzi s’aggregarono alla popolazione del villaggio, il lunghissimo convoglio che sarà stato lungo almeno 10 chilometri, arrivò a N’Djamena in Ciad. Dopo una sosta di circa 10 giorni, altri camion arrivarono dal nord, erano diretti verso la cittadina libica di Waddan, dove si diceva che tutti avrebbero potuto avere una nuova vita, trovando una comoda e facile sistemazione, con cibo, acqua, case, vestiti, abbondanti, perché i libici erano stati tutti ammazzati, dalla prima ondata di combattenti del Fronte di Liberazione Africano dell’Ordine Baoista. Il Fronte di Liberazione Africano dell’Ordine Baoista, era un movimento di popoli e capi tribù africani, che s’erano coalizzati, grazie all’aiuto dell’Impero Sumerico, dell’Impero Rakistano, della Corea del Nord, dell’Impero Popolare della Repubblica Gengiskana. I “gialli” erano potenti tanto quanto “i bianchi”, probabilmente “i gialli” erano ancor più potenti dei “bianchi”, inoltre “i gialli” avevano a cuore il destino dei popoli africani, ed aiutavano con armi e munizioni e mezzi, il popolo africano a forgiare il proprio destino in Africa!. In realtà, non c’era posto all’oasi di Waddan in Libia, che era già stata occupata da altri sub-sahariani: la colonna di persone in migrazione era molto lunga, quindi la parte finale del convoglio fu

28


costretta a bivaccare dentro le coltivazioni di palme, perché tutte le case erano già state occupate, da quelli che erano arrivati in testa ed in mezzo alla colonna. I tre ragazzi non erano della tribù, quindi non erano proprio ben voluti, nessuno parlava con loro, tranne il capo villaggio Ngoei che sembrava gentile. Ngoei portava loro acqua ed un po’ di cibo, il resto di quello che serviva loro per mangiare, i tre ragazzi se lo dovevano procurare, adattandosi a mangiare solo i datteri delle coltivazioni di palme. Ngoei ripeteva continuamente loro le stesse cose -Dovete avere il cuore arido come il deserto, dovete essere duri come le sue pietre, dovete essere implacabili come la torrida canicola sahariana del giorno!, altrimenti voi tre, non sopravvivrete alla ferocia dei cani colonialisti europei!-. Rumako in cuor suo, era un po’ stanco di sentir sempre i soliti discorsi, un giorno fece notare ad Ngoei, che il loro villaggio era stato distrutto dalla falange di Keman, non dagli europei. Ngoei rise, con un sorriso che fece spaventare Rumako, perché mostrò loro improvvisamente un cuore nero e feroce, che loro non avevano mai sospettato. Ngoei ridendo sarcastico, disse loro che i gengiskani avevano scoperto che i cani colonialisti europei, avevano finanziato assieme agli schiavisti arabi, delle truppe combattenti. Questi falangisti erano traditori, avevano il compito di scatenare eccidi di massa in Africa, per far esplodere guerre locali di natura religiosa, etnica o politica od ideologica. L’obbiettivo di questi traditori, era di seminare odio e morte, per evitare che i popoli africani si potessero coalizzare contro i cani europei ed arabi. Entrambi, da tempo sfruttavano le risorse dell’Africa, senza aiutare i compagni subsahariani. Gli unici amici leali e potenti del popolo africano, erano “i gialli”, che erano anche quelli che avevano scoperto tutto il progetto sanguinario dei colonialisti Europei e dei cani arabi!. I veri mandanti della morte del villaggio di Rumako, Chinedu, Fara, erano quindi i cani colonialisti europei!, a dire di Ngoei.

29


Era un complotto sofisticato e malvagio, molto credibile, perché solo i colonialisti europei ricchi e raffinati, avrebbero potuto ordire assieme all’aiuto dei cani arabi, un’azione così feroce e maligna, nel solco dello storico schiavismo di tanti secoli prima!. Il capo del villaggio Ngoei era certamente un uomo importante, molto ben informato, dava del “tu” ai compagni “gialli”, era indubbio che Ngoei fosse molto potente. Ngoei guidava e comandava un blindato con numerosi fucilieri e bambini soldato. Fu evidente a Rumako quanto a Chinedu, che Ngoei era a conoscenza di cose, che i tre ragazzi non avrebbero mai potuto sapere e nemmeno immaginare!. -Rumako!- chiese la piccola Fara, mentre stringeva forte con la mano destra il guinzaglio della capretta Betty, per evitare che s’allontanasse troppo –Perché gli europei ci odiano così tanto?! Noi, non li abbiamo mai fatto niente!Chinedu smise di pulire il suo fucile AK47, e si voltò a guardare il suo fratellone Rumako, il quattordicenne Chinedu pendeva dalle labbra di Rumako. Il discorso di Ngoei era stato molto chiaro, ma allo stesso tempo anche un po’ fumoso, quindi Rumako disse –Perché gli europei sono colonialisti e razzisti, mentre i cani arabi sono da sempre razzisti, hanno da sempre collaborato con i colonialisti bianchi, per metterci in catene!________________________ I tre ragazzi non vedevano l’ora d’abbandonare quella distesa di palme, sabbia e sassi riarsi dal sole, nell’oasi di Waddan. Era un posto orribile, il giorno era rovente e la notte era fredda, quasi nessuno parlava con i ragazzi, perché non erano della tribù. Ogni tanto il vento del deserto, portava strani e misteriosi odori, aliti fetidi di carne umana bruciata: tetri ed orrendi ricordi s’accendevano istantaneamente nella mente dei tre ragazzi. Erano i resti dei libici, che erano stati ammazzati e poi trasportati nel deserto poco distante dall’oasi di Waddan. I feretri, erano stati

30


sanificati, bruciandoli con del carburante, poi la catasta di morti era stata lasciata così com’era, in mezzo al deserto. Le sporadiche folate di vento del deserto, portava con se odori improvvisi orrendi, queste vampate fetide trasportavano in un lampo la mente dei tre ragazzi, nel dramma che avevano visto al loro villaggio. Chinedu e Fara scoppiavano a piangere, senza un apparentante motivo, mentre a Rumako gli si arrossavano gli occhi e silenziosamente e nervosamente, se li asciugava sul gomito della mano destra. Tutti gli altri invece, erano di un’altra tribù, si turavano il naso, e ridevano sarcastici, sull’infausto destino che era capitato alle popolazioni libiche. Giunse improvvisamente la notizia, che presto tutti sarebbero salpati da Tripoli, lo sciame cartaginese si sarebbe diretto in Sicilia, Ngoei disse ai tre ragazzi, che aveva trovato loro un posto in una barca, ma avrebbero dovuto insegnare a sparare alla piccola Fara, altrimenti la bambina non sarebbe mai stata imbarcata, ed i fratelli sarebbero stati divisi. Ngoei donò a Rumako un piccolo zainetto con dentro vari caricatori, ed una mitraglietta Scorpion.

31


32


Capitolo 6: La crisi proliferante nel Mediterraneo.

33

Il telefono del presidente del consiglio Roventini squillò, dal visore digitale telefonico emerse il nome del presidente dell’Eni, il dottor Enrico Mustardi. -Buon giorno dottor Mustardi- esordì con un tono di voce forte e deciso, il presidente del consiglio Roventini – sapevo che m’avrebbe chiamato al telefono, per discutere dei problemi dell’ENI con l’Egitto e dellaTunisia e Libia-Che cazzo avete intenzione di fare?!- chiese Mustardi con voce roca. -Accidenti!, lei va subito al punto!, beh! vede dottor Mustardi, é una cosa complicata… stiamo valutando il da farsi, proprio adesso, cerchiamo spiragli ed azioni strategiche da impostare sul piano diplomatico!- esordì Roventini che poi aggiunse dopo una breve pausa – nel mio ufficio, c’è anche il ministro degli Esteri Palladi, il ministro della difesa Valleri, la metto in viva voce così facciamo un quadro più preciso!-Cazzo!, se voi politici non fate qualcosa, noi in ENI possiamo garantire solo 8 mesi d’autonomia energetica all’Italia. – fu la frase rauca e laconica, che fece sbiancare i volti dei tre astanti. I tre politici erano seduti su grosse poltrone di legno, dall’aria massiccia ed antica, in verità tutta la mobilia nello studio, sembrava disposta come se stesse orbitando intorno all’imponente e preziosa scrivania in rovere, su cui il telefono digitale di color bianco, dettava i tempi del meeting.


Mustardi emise due rauchi colpi di tosse, poi disse – Signori, sapete quanto me, che il flusso del green stream dalla Tunisia che ci portava il metano ed il petrolio è stato chiuso!. L’invasione della Libia e Tunisia, con i subsahariani che hanno vinto la guerra in nord Africa, hanno prodotto questa rogna!. Nessuno di voi ha voluto fare un cazzo per difendere gli interessi dell’Italia, ossia dell’ENI in nord Africa. Dal giacimento di metano egiziano, grazie ai cattocomunisti, l’ENI non può più prelevare nemmeno una scorreggia di metano. L’Egitto s’è incazzato con l’Italia!. Ho parlato poco fà per telefono, con il presidente egiziano… a lui non interessa che siano stati i cattocomunisti o Chiesa Cattolica, e non la maggioranza di governo in Italia, ad ottenere una moratoria ONU contro l’Egitto per gli scontri contro i migranti. L’Egitto, per ritorsione contro l’Italia ha requisito tutto il giacimento di metano nel Mediterraneo. Anche andando per vie legali, sarà tempo perso per l’ENI. Ve lo dico subito, l’Egitto non ci darà più nulla!. A meno che il problema non diventi una questione militare, ma dubito che vogliate dichiarare guerra all’Egitto, che attualmente è ingaggiato a Sud, con violenti scontri di confine, con flussi migratori crescenti dalla fascia subsahariana. – -No!, certamente no!- l’interruppe il presidente del consiglio Roventini – non ci è passato nemmeno dall’anticamera del cervello, di far la guerra all’Egitto!. Anche se qualcuno a sinistra sobilla il popolo, per andare contro l’Egitto. Ma dottor Mustardi, per come ce la racconta, sembra che noi italiani siamo così stronzi, da aver regalato il metano di ENI per gli italiani, agli egiziani!-. -E’ esattamente quello che pensavo!- rispose Mustardi con la sua voce roca, ed un tono sarcastico, che poi dopo una pausa continuò dicendo – Signori, con un razionamento commerciale ferreo, le nostre scorte di ENI possono garantire 12 mesi d’autonomia energetica all’Italia. In Italia, siamo destinati a restare al buio!. Senza energia elettrica e senza carburante!. Quello che resta dell’economia, che è sopravvissuta alla crisi del default dello Stato italiano, finirà per spegnersi per assenza d’energia!. Ad ENI, restano operativi soltanto i gasdotti dalla Russia e dal Kazakistan,

34


dove però i contratti sono rigidi. Non è possibile drenare molti più volumi di metano, di quanto era già stato pattuito nei contratti fissando prezzi fissi di lungo periodo. Sono alti i consumi di metano per i nostri desalinizzatori in Italia. Il mercato spot del gas è off limits, con la crisi geopolitica nel golfo dell’Oman. Nessuna metaniera potrà filtrare dal blocco Sumerico. A meno che l’Italia non le scorti con la marina militare, entrando in guerra!– Il maturo ministro della difesa Valleri ascoltava in silenzio, con la mano destra si lisciava la lunga barba nera, forse un ghigno di velata soddisfazione affiorava silenzioso, dai lineamenti di un volto ceruleo e privo di capelli. Il ministro degli esteri Palladi era un giovane aitante e borioso, continuava nervosamente a pettinarsi in silenzio il corto ciuffo di capelli biondi. Incalzato dagli eventi storici, lo stupido politico non aveva saputo predire o fronteggiare niente, di quanto era accaduto, oggi il giovanotto non sapeva che cosa dire o cosa fare. - Grazie per il suo quadro dottor Mustardi, cercheremo una soluzione a questo spinoso problema!- disse Roventini con tono energico – Quando avremo deciso qualcosa, le telefonerò per informarla sommariamente, su quello che pensiamo di fare-. Un laconico clack chiuse la telefonata. -Ok!, qualcuno ha qualche idea, su come sbrogliare questa rognosa matassa, senza mettere soldati italiani in Tunisia ed in Libia?!chiese il presidente del consiglio Roventini, mentre si voltò a guardare il ministro degli esteri Palladi. Il giovane ministro degli esteri restò in silenzio, decise però di simulare un aspetto intelligente e preoccupato, quindi iniziò a fissare con il suo sguardo vuoto, le grosse tende bianche dello studio, dietro cui si celava un’imponente finestra chiusa con enormi vetri blindati.

35


36


Capitolo 7: Primo Impatto a Torre di Gaffe (AG). Pasquale Rossi era sposato, con moglie e due figli, da poco aveva iniziato una relazione extraconiugale con Sara, la sua segretaria: la ragazza era molto più sexy e giovane, di Viviana la moglie di Pasquale. Lavorava come dirigente nel desalinizzatore a metano di Sciacca. Pasquale era a casa propria, russava grosso, d’un tratto si svegliò di soprassalto perché gli era sembrato d’aver sentito suonare il telefono!. Sua moglie ed bambini stavano dormendo, non s’erano accorti di niente. Pasquale s’alzò dal letto, ciabattò silenziosamente in salotto, svogliatamente si diresse verso il telefono di casa. Sì, in effetti dalla call list era arrivata una telefonata alle 3:12AM di mattina, ma non era indicato il numero del chiamante. L’uomo divenne improvvisamente preoccupato, cominciò a meditare se fosse stato il caso d’avviare un costoso e complicato divorzio, oppure se era più pratico licenziare l’impiegata. Proprio ieri pomeriggio, Sara aveva detto che era incinta di Pasquale, la giovane voleva sapere se l’uomo avrebbe divorziato, oppure se avrebbe riconosciuto il figlio. Era stato un colpo improvviso per Pasquale, lui sapeva d’aver sempre usato i profilattici, forse il figlio di Sara, non era di Pasquale. In ogni caso, Pasquale aveva detto che doveva pensarci sopra, perché non era una decisione facile da prendere. All’improvviso Pasquale vide una serie d’esplosioni, enormi fiamme squarciarono le tenebre, la sua casa era poco distante da Torre di Gaffe, tutta la frazione in provincia d’Agrigento sembrava stesse andando in fiamme!. Pasquale corse al telefono, forse era il caso di chiamare Sara?. Lei abitava proprio a Torre di Gaffe, forse avrebbe saputo qualcosa di più, su cosa fosse quell’incendio!. Il telefono fisso dava solo il segnale di occupato veloce, linea telefonica fuori servizio!. L’uomo accese il cellulare della moglie, dato che il proprio aveva le batterie scariche e non funzionava. Anche il cellulare della moglie, non aveva campo: impossibile inoltrare telefonate, la rete era assente!.

37


Doveva essere “una roba veramente grossa”, quello che era esplosa a Torre di Gaffe!. Sulla bassa spiaggia, di fronte alla baia prospiciente alla cittadina, s’intravedevano molte barche, gommoni, barchini, tutti i natanti di piccola e media misura, sembravano essere stati abbandonati sul litorale. Ce n’erano un’infinità, saranno stati oltre cento o forse duecento!. Incredibile da credersi e da vedersi, Pasquale aprì la finestra e prese un binocolo, voleva capire cosa diavolo stesse accadendo!.

C’erano molte case e tante auto che bruciavano, c’erano anche dei camion: erano delle autopompe dei pompieri, pulmini delle forze dell’ordine, alcune avevano ancora i lampeggianti blu funzionanti, ma i veicoli bruciavano come torce, poi si sentivano spari d’armi da fuoco come se stesse grandinando, oltre a sporadiche esplosioni dal rumore sordo e cupo. Alla televisione in cucina, i canali nazionali non dicevano niente, c’erano dei film o delle trasmissioni pre-registrate. Sul televideo non c’erano informazioni su Torre di Gaffe. Pasquale fece rapidamente zapping, tutti i canali locali erano fuori linea, anche risintonizzando la televisione, c’era il vuoto completo, era come se fosse andato in guasto il ripetitore di zona. Funzionavano solo i canali della parabola, anche Internet era guasto, il collegamento wireless non funzionava. Furono tutti vestiti e pronti dopo una mezz’ora, per fortuna senza fare le valigie e senza fare troppe domande. Pasquale riuscì nel suo obbiettivo, solo grazie all’aiuto di sua moglie, a cui spiegò che si doveva correre al capezzale dei lontani parenti a Torino, perché era successa una disgrazia.

38


Furono placate rapidamente le migliaia di domande di Amanda, la figlia quattordicenne, che sbuffando, decise di collaborare nel raccogliere il minimo indispensabile per Arturo, il fratellino di 3 anni, che invece dormiva tranquillo come una marmotta, in collo a sua madre Viviana. L’auto station wagon di Pasquale era vecchia, ma aveva il serbatoio pieno, sfrecciava veloce verso Nord, verso Palermo, man mano che s’allontanava da Torre di Gaffe, le luci dell’auto illuminavano altre case, sparse sulla statale. Molte di queste, erano abitazioni di suoi colleghi, ed erano in fiamme, molte altre avevano le luci accese alle finestre e la porta di casa era sfondata!. In taluni casi, c’erano riversi sulla porta di casa o per strada, illuminati dalla fioca luce dei lampioni, donne, uomini, bambini, tutti senza scarpe oppure in pigiama o mezzi nudi; tutti giacevano morti in un lago di sangue, con la testa mozzata!. Fu chiaro, che correre urgentemente al capezzale dei lontani parenti a Torino, era soltanto una grossa balla. –Che succede papà? Che cos’è un’invasione di zomby?!- chiedeva continuamente Amanda, mentre frignava come una stupida, annaspando con il suo smartphone che non funzionava, non essendoci rete. -Amore, che cosa sta succedendo?! Cosa è una faida di mafia?!chiedeva ossessivamente Viviana, mentre Arturo di 3 anni, era l’unico che non gli rompeva i coglioni: il bimbo dormiva tranquillo, legato sul seggiolone, sul sedile posteriore. -Cazzo!, non lo so!- esplose violentemente Pasquale – Ne ho le palle piene delle vostre stronzate zomby o faide di mafia!. Io non lo so, cosa sta succedendo!. Ma c’è sicuramente una guerra, é di qualche tipo, non li vedete i morti per strada?!. Cazzo!, lasciatemi guidare!, sto cercando di salvarci la vita!Pasquale in cuor suo si sentiva in colpa per non essere riuscito a telefonare a Sara. Ma forse, questo attentato o guerra, sarebbe

39


prima o poi finito: se Sara ne fosse stata coinvolta, la risoluzione dei suoi problemi sarebbero stati più semplici. Il carattere opportunista, scaltro di Pasquale riprese il controllo sullo scatto d’ira: forse dopo tutto, anche Paquale avrebbe potuto trarre qualche utile vantaggio, da questo tremendo casino!.

40


41


Capitolo 8: La nascita dell’unità Incudine 12. Un casino tremendo era esploso in Sicilia, mi presentai in caserma, dopo aver firmato un paio di fogli amministrativi, poi mi spedirono in fretta, ancora vestito da civile, alla base militare NATO di Camp Darby di Livorno: il foglio di carta del comando diceva che ero caporale o cose così. Un sergente maggiore del 7th Air Cavarly era stato spedito assieme ad altri osservatori, per aiutare a forgiare in pochissimo tempo nella basi NATO, della “fanteria non specializzata”, ossia delle truppe di massa. L’addestramento era innovativo, era stato ridotto all’osso, era stato eliminato tutto il superfluo che non occorreva in battaglia. La procedura d’addestramento, era stata ideata dagli israeliani e poi validata dai USMC, quanto dai reparti speciali dell’Esercito Italiano, che avevano definito le conoscenze minime indispensabili, per formare in appena 72 ore, delle truppe di massa, che fossero ragionevolmente efficaci in battaglia. Il militare americano parlava italiano con un forte accento straniero, ci diede mimetiche, scarponi, pistole Colt M9, fucili M16A2, dei vecchi elmetti M1, giubbotti antiproiettile, borracce, varie sporte in verde mimetico. Erano dotazioni di surplus dell’USMC, ceduti all’Italia, tutta roba ancora perfettamente funzionante, a basso costo, ancora utile per quello che doveva essere fatto. Un simpatico sergente maggiore dei paracadutisti di Livorno, curò il nostro corso, in appena 3 giorni. Imparammo ossessivamente a smontare meticolosamente sia la pistola d’ordinanza Colt M9, quanto il fucile d’assalto Colt M16A2 e fare manutenzione. Imparammo a tirar bombe a mano, imparammo a lanciare anticarro leggeri M72 LAW. Osservammo quali erano le reali capacità delle armi del nemico!. Entro i 150 metri i fucili AK47 e PKM erano dispositivi letali ed accurati: facevano dei buchi grossi come un

42


arancio, ma oltre i 150 metri di distanza c’era da temere solo il fucile di precisione Dragunov e del PKM ed il lanciarazzi RPG7, oltre all’immancabile sfiga del proiettile vagante. Imparammo a temere le mine, cercando di ricordarci di guardare sempre dove mettevamo i piedi. Imparammo cosa era la formazione a colonna, linea, ad Y, ad X, envelope a destra e sinistra. Tutti imparammo a buttarci per terra, gattonare, leggere mappe e bussola, perché solo gli stupidi usavano il navigatore satellitare!. Infine, apprezzammo le differenze positive che c’erano tra le razioni-K italiane e quelle americane. Il corso accelerato terminò il terzo giorno, poi c’era un esame pratico, non ostativo all’arruolamento, il cui scopo serviva a valutare come si sarebbero applicati, i concetti che erano stati tracannati con l’imbuto, nelle 72 ore precedenti. A gruppi di 30 fucilieri, impugnammo fucili M16 giocattolo di color giallo: c’erano dei puntatori laser sopra la canna, poi ci fecero indossare tute speciali che avrebbero suonato come delle sirene d’ambulanza, se fossimo stati colpiti dai raggi laser dei nemici. Poi a gruppi di 30 fucilieri, al comando d’improvvisati tenenti di complemento, i plotoni furono inviati ad intervalli di 15 minuti a rastrellare un boschetto, con densa macchia mediterranea, dove si diceva che c’erano nascosti un numero imprecisato di militari di carriera, che avrebbero finto d’essere carthaginesi. Dopo 50 minuti di giochi di guerra, nonostante le 3 ondate, quasi tutto il contingente dei 100 militi era virtualmente morto o ferito. I pochi sopravvissuti, erano tali solo perché erano stati nascosti senza interagire nella battaglia, oppure erano tornati indietro strisciando in silenzio. Quando fu fatto l’appello con il conteggio delle perdite virtuali, le facce di tutti noi erano bianche come lenzuoli, nessuno aveva voglia di parlare, il gatto aveva mangiato la lingua a tutti.

43


I due istruttori sdrammatizzarono il pessimo risultato, dicendo che la lezione che doveva essere appresa era semplice: non si diventava soldati in 72 ore, non ci si doveva addentrare di giorno o di notte, con un tenente di complemento ed un plotone di reclute, in un bosco di macchia mediterranea, in cui forze nemiche, in numero imprecisato, erano già schierate. Per rincuorarci, gli istruttori dissero che saremmo stati tutti spediti in Sicilia, dove non c’era un albero nemmeno a pagarlo oro!. La Sicilia era un sasso secco e riarso, avremmo sicuramente avuto tempo per imparare molte altre cose sulla guerra. Forse, avremmo potuto essere anche promossi di grado, perché altri scaglioni di reclute sarebbero state immesse nei tempi successivi, ed essendo le future reclute ancora più reclute di noi, ci sarebbe stato bisogno della nostra scarsa esperienza di combattimento. Il primo scaglione fu raggruppato per simile età anagrafica, a ciascuno fireteam di 5 fucilieri, fu dato un’auto 4x4 civile, un pingue stock di munizioni, assieme agli ordini. Incudine 12 era la mia unità, dovevo andare a Palermo via nave, partenza dal porto di Piombino, il giorno stesso alle 22. Nell’unità mobile Incudine 12, c’ero io: il caporale Matteo Narpetti con il soprannome di “pilota”, perché ero quello che comandavo e guidavo l’auto 4x4 una vecchia Jeep Cherokee. C’era “il cacciatore toscano” un anziano di 60 anni, a cui gli puzzava il fiato di sigaro toscano: era stato cacciatore per tanti anni, era in buona forma fisica, aveva una mira eccezionale con il fucile M16A2 quanto con la pistola Colt M9. C’era “lady youtube” una diciassettenne maschiaccia, fissata di filmati panoramici dei suoi droni. La ragazzina aveva stoffa, ce li mostrò dal suo smartphone, il suo canale Youtube era gettonatissimo. La bimba diceva tantissime parolacce come fosse stata un camionista, aveva una buona mira con l’M16A2, ma con la pistola era una schiappa. Poiché ad Incudine 12 sarebbe stato

44


affidato un drone per la ricognizione tattica, le competenze della ragazzina erano state ritenute molto importanti. C’era “Tonio50” e “Juri50plus” due simpatici cinquantenni emiliani, m’avevano soprannominato “pilota”. Nella vita civile erano stati operai specializzati, in aziende diverse, in entrambi i casi la loro azienda era poi fallita oppure era stata comprata e poi chiusa. Avevano una buona forma fisica, una buona mira con le armi da fuoco, erano entrambi appassionati di calcio. Spesso parlavano tra loro di campionato, ma il più delle volte si lamentavano continuamente che dagli smartphone non fossero più rintracciabili le classiche notizie del calcio, perché le reti UMTS erano state bloccate. Per questo chiedevano a Lady youtube di fare qualche magia via internet, in modo che i loro smartphone potessero vedere le partite gratis. La nostra bimba rideva, diceva loro che non avevano capito un cazzo, perché se non c’era campo, non c’era nemmeno il traffico dati.

45


46


Capitolo 9: I bollettini radio sulla Sicilia. Pasquale Rossi e la sua famiglia erano a circa 2km da Palermo, la famiglia doveva scegliere cosa fare: lasciare l’isola della Sicilia ed imbarcarsi a Palermo, per andare a Savona dai genitori di Viviana, oppure prendere l’aereo per Genova e poi via treno o taxi raggiungere Savona. Infine, si sarebbe potuto anche ritornare indietro, per recarsi dai genitori di Pasquale a Caltanissetta. La cittadina era uno dei pochi centri abitati ancora attivi, nell’interno della Sicilia. Andare a Caltanissetta equivaleva sostare il meno distante possibile, dalla propria casa di Torre di Gaffe. Per fare la cosa giusta, occorrevano informazioni e tempo per riflettere, Pasquale accese l’autoradio, tanto sulla litoranea c’era una coda chilometrica di vecchie automobili, in direzione Palermo, che procedeva lenta a passo d’uomo. L’autoradio disse che in Sicilia, nella zona di Agrigento c’era stata un’invasione di cartaginesi. Erano uomini, donne, bambini soldato, tutti migranti sub-sahariani, erano tutti armati con armi leggere e lanciamissili RPG7, armi da taglio. I carthaginesi erano sbarcati nella notte, erano giunti in Sicilia con gommoni, barchini di legno, battelli di vetroresina, motoscafi, motobarche. Le autorità ne ignoravano il numero esatto, ma considerando il numero di battelli abbandonati sulle coste, si stimava un’ondata di almeno 3000 persone o più.

Erano esplosi nella notte violentissimi scontri con le forze dell’ordine, le quali avevano avuto subito la peggio, a causa delle armi da guerra impiegate dai carthaginesi. Attorno a tutta la città d’Agrigento, quanto dentro la stessa Agrigento, c’erano

47


innumerevoli scontri a fuoco, saccheggi ed incendi. Le autorità, stimavano al momento a molte decine di migliaia di siciliani morti, a causa di pulizie etniche perpetrate nella notte dagli invasori. C’erano poi vasti incendi che erano detonati nell’entroterra tra Agrigento e Gela, quanto tra Sciacca ed Agrigento. Gli incendi, complicavano la manovra alle prima forze militari, che erano accorse in prima mattinata. Tutte le vie di comunicazione della Sicilia dell’Ovest e del SudEst, erano intasate, il bollettino radio suggeriva a tutti i civili d’evitarle. -Oh! mio Dio! Allora anche Caltanissetta sarà sotto assedio- disse Viviana, mentre diede un grosso bacio sulla fronte al piccolo Arturo, il bambino era intento a ciucciare il biberon, mentre la figlia Amanda con gli occhi rossi, frignava in silenzio sul sedile posteriore. -Silenzio!, ascoltiamo il bollettino! Parleremo dopo!- esordì Pasquale, che con la mano destra s’asciugò il sudore freddo, che gli colava dalla fronte. Iniziarono a passare varie pubblicità di prodotti, Pasquale sintonizzò nervosamente la radio su un altro canale radio, c’era uno speaker che diceva che dalla mattinata erano detonati innumerevoli scontri a fuoco, lungo tutta la costa della Sicilia da Gela a Pozzallo, da Siracusa a Catania. Era difficile fare un quadro preciso, c’era solo una caotica mappa a macchia di leopardo, con scontri che avevano travalicato per magnitudo, la dimensione dell’ordine pubblico. L’aeroporto di Palermo era stato chiuso ai civili, adesso era usato solo per voli militari. Nella zona di Catania, vari aerei erano stati abbattuti da SAM spalleggiabili dei cartaginesi, le autorità avevano chiuso tutto il traffico aereo in Sicilia, tranne l’aerovia di Palermo. In auto, nessuno della famiglia riusciva ad usare il proprio smartphone, era impossibile contattare i parenti a Savona, le reti di telefonia mobile e dati, sembravano disabilitate. Su altri canali radio, c’erano vari talk show radiofonici, discutevano delle cause di tutto questo caos. Mancate politiche d’immigrazione, mancati investimenti nell’energia solare e fonti rinnovabili, mancata

48


diffusione dei diritti umani e delle lingua inglese, crisi finanziaria e default italiano, stagnazione economica, divergente dinamica demografica in Europa rispetto all’Africa, scarsità delle risorse alimentari ed idriche, mancate politiche di controllo delle nascite in Africa ecc… Erano tutte inutili stronzate!, la solita merda spacciata dai mass media, che non avendo notizie di prima mano, finivano per discutere di cazzate!. Su un’altra stazione radio, si diceva che i porti di Palermo, Messina, Trapani erano zona sicura, stavano nascendo lunghe file di auto per l’imbarco ai traghetti. Lo speaker suggeriva a tutti i siciliani di fruire verso Trapani, Palermo o Messina. Le lunghe file per l’imbarco, sarebbero state smaltite al più presto, con il potenziamento di molti traghetti in arrivo in Sicilia, da tutta Italia. Viviana disse –Gli aeroporti sono chiusi, siamo fuggiti di corsa dalla nostra casa di Torre di Gaffe senza prendere assolutamente niente!. Finché non saremo a Savona, l’unico rifugio che ci rimane è l’auto!. Io non voglio abbandonare l’auto, per un foglio di carta, che non si tramuterà mai in un posto su un aereo, per lasciare la Sicilia!-. Pasquale annuì, disse che anche lui preferiva affrontare lunghe file per l’imbarco a Trapani o Palermo, che però erano città abitate. In città, ci saranno state le forze dell’ordine, accesso ad ospedali e farmacie, e vari supermercati e negozi. Messina era troppo lontana da raggiungere, la strada PalermoMessina sarebbe stata sicuramente intasata dal traffico: se c’era da stare in fila, era sicuramente meglio far la fila a Trapani oppure a Palermo, per un sicuro posto in traghetto che sarebbe giunto prima o poi. Restare bloccati sulla strada per Messina, sarebbe stato solo una perdita di tempo, perché poi a Messina, ci sarebbero state altre file per raggiungere Reggio Calabria in continente.

49


50


Capitolo 10: Il primo conflitto a fuoco dell’unità Incudine 12.

51

Il sergente Bellario venne alla nostra postazione, ci chiese se c’erano stati dei feriti, durante la battaglia contro i cartaginesi. Noi, dell’Incudine 12, stavamo tutti bene, poi il sergente ci chiese quante mags di munizioni avevamo consumato nel lungo conflitto a fuoco notturno, quindi se n’andò. Ritornò dopo un quarto d’ora con un grosso sacco, pieno di proiettili sfusi, si complimentò con tutti noi, perché eravamo la squadra che aveva consumato meno colpi, ed avevamo fatto più nemici morti: nella nostra area di fuoco, nessun cartaginese era arrivato oltre la metà della spiaggia!. Il sergente Bellario per premiare la mia unità, decise d’impiegarla nel rastrellamento. Io dissi che il mio fireteam non aveva mai imparato a rastrellare, nel corso basico svolto 4 giorni fa, nessuno ce l’aveva insegnato. Il sergente sorrise, poi disse che c’era un’ottima opportunità, per imparare cose nuova sulla guerra!. Il sergente ci fece schierare in linea, eravamo molto distanziati e procedevamo a passo molto lento, con i nostri fucili puntati sul nemico, poi iniziammo ad avvicinarsi lentamente ai rottami fumanti, delle barche e motobarche, che giacevano inerti sulla spiaggia di Porto Palo. C’erano barconi e gommoni mezzi afflosciati, c’erano cadaveri un po’ ovunque: morti sulla spiaggia, morti in mare, morti sui natanti, saranno stati forse trecento morti o più, per un raggio di 200 metri


circa di spiaggia. C’era sangue, budella e teste spaccate, mani e piedi sparsi qua e là, gambe e qualche torso umano mezzo bruciato!. Dopo un paio di minuti, anche se avevano imparato sia sparare e camminare, ad un tratto finimmo per vomitare un po’ tutti, sentendoci male, uno dopo l’altro. Dalle nostre postazioni a 50 metri dalla spiaggia, i nemici erano figure antropomorfe indistinte, su cui era stato facile sparare la notte prima. Nel vedere i morti da vicino, finimmo per vomitare, ed un grosso senso di colpa iniziò a ronzarci nella mente. Erano donne, erano bambini, erano uomini, erano vecchie, erano anziani, tutti armati di pistole, fucili o grossi coltelli, tutti giacevano immobili sparsi in giro. La mente di ciascuno di noi, provava a ricordare: questo mi ricordo che l’ho ammazzato io, quest’altro forse no, Oddio! forse quello sì… e via dicendo!. Il sergente Bellario ci fece bere un sorso d’acqua dalle nostre borracce, poi disse di non preoccuparci del fatto che avevamo vomitato. Era normale vomitare, tutti si cacavano addosso, e poi vomitavano dopo una battaglia, sarebbe stato strano il contrario per una recluta!. C’era un forte odore di mare, mescolato con tanfo di sangue e polvere da sparo, c’era puzzo di legno e gomma bruciata, ed un sentore indistinto d’orrende cose bruciate. Man mano che ci avvicinavamo ai cadaveri, la nausea cresceva, c’era anche una puzza di feci, ed un pericoloso odore di benzina, che galleggiava cospicua sulla risacca. -Signore, non dovremmo cercare i feriti o fare prigionieri?!- chiesi titubante, guardando il sergente, mentre c’aveva fatto fermare a circa 20 metri dal primo grosso barcone, che era ridotto come un colabrodo, insabbiato nella spiaggia. -No!- rispose secco il sergente Bellario, che poi chiese con tono sarcastico –Non vi hanno detto niente delle booby traps?!-

52


-No signore!- rispondemmo in coro, tutti nello stesso momento, come tanti bambini spaventati. La vista di una quindicina di feretri accucciati dentro al barcone, con teste spaccate a metà, con donne e bambini riversi con mezze budella di fuori, ci stava causando a tutti della nuova nausea e choc, tanto che tutti guardavamo solo i nostri piedi: più nessuno voleva guardare sull’obbiettivo o nella direzione di marcia. 53

Il sergente Bellario disse –Reclute!, ve la levo io la nausea dal cervello!. Le booby traps le hanno inventate i nord koreani durante la guerra di Korea!- disse in una grande risata, che stonava con la catasta di morti che giacevano alle sue spalle, ed il tanfo che c’era sulla spiaggia di Porto Palo. Poi il sergente Bellario aggiunse –Le booby traps sono le trappole dei morti, pensate per uccidere per vendetta, i vincitori che sono sopravvissuti alla battaglia!. Possono essere bombe a mano, mine anti-uomo innestate o sistemi di autodistruzione installati nei natanti nemici.– Il sergente indicò le costole nere e bruciate di vari barconi, ridotti a rottami neri e fumanti, che erano ad una trentina di metri oltre il primo barcone, su cui stavamo iniziando a rastrellare. - I natanti nemici, hanno sempre varie taniche di benzina, che è avanzata dalla lunga attraversata in mare. Le carogne cartaginesi, le usano per appiccare incendi, e sganciare il contatto con le nostre forze. Inoltre, a bordo delle barche, questi stronzi hanno tante armi e tantissime munizioni. Mentre voi ignare reclute, pensate di fare un’opera cristiana nel rimuovere i morti, per dare loro degna sepoltura, per sedare il vostro cristiano senso di colpa. Invece, attivereste così a vostra insaputa, una booby traps!. BUM! Il battello non ancora esploso, potrebbe detonare, ammazzandovi tutti!. La stessa cosa, potrebbe valere per i cadaveri!Il sergente Bellario fece una pausa e ci guardò uno per uno negli occhi. Io vi confesso, che eravamo tutti spaventati, bianchi come lenzuoli lavati, nessuno faceva domande o pensava di sollevare


delle obiezioni. Tutti, pensavamo che rastrellare era molto peggio che starsene nelle proprie buche, di notte, a sparare al nemico sotto la luce di bengala, mentre gli elicotteri Mangusta dell’Esercito svolazzavano in mare, per colpire il nemico dall’aria, con le proprie mitragliatrici. Un ghigno sarcastico si formò sulla guancia del sergente che poi disse –Bene!, molto bene!. Sembra proprio che il gatto abbia mangiato la lingua a tutti!. Un soldato silenzioso, è un soldato prudente durante il rastrellamento!. Gli ordini del mio capitano sono chiari: non si fanno prigionieri!. I prigionieri distolgono forze militari dal fronte. I prigionieri causano rivolte, e consumano risorse militari che potrebbero essere impiegate per fronteggiare il nemico. I cartaginesi non fanno prigionieri, i cartaginesi ammazzano italiani con pulizie etniche. I cartaginesi non fanno differenze tra militari e civili, semplicemente ammazzano tutti!. Nella nostra brigata, nessuno vuol vedere prigionieri cartaginesi, nessuno vuole cartaginesi feriti. Esistono solo due tipi di cartaginesi; i cartaginesi morti, ed i cartaginesi che stanno per morire. Quindi, sturatevi la merda dal cervello, queste sono le ferree regole d’ingaggio verbali: 1-i natanti che sono mezzi affondati e giacciono oltre la linea della risacca, il vostro fireteam li deve ignorare. Sono di competenza della Marina Militare o della Guardia Costiera. Loro trascineranno al largo il battello e poi lo faranno saltare per aria!. I morti saranno mangiati dai pesci, a nessuno frega niente di dare degna sepoltura a questi stronzi!. Nessun turista, andrà al mare in Sicilia, per molto tempo, dato che c’è una guerra!.

54


2-Le barche che sono in fiamme, lasciatele bruciare, ed è bene che voi ne stiate molto lontani. Osservate i natanti bruciare, restando al coperto nelle vostre buche, perché dai rottami che ardono, potrebbero arrivare pericolose esplosioni secondarie. Proiettili vaganti e schegge mortali, che potrebbero ammazzarvi tutti!. 3-Un rottame navale ridotto ad uno scheletro fumante, é zona ragionevolmente sicura, ma non c’è niente da rimuovere. Il rottame resta sulla spiaggia, perché crea un’ostruzione che complica i futuri approdi, inoltre è un monito per i nuovi arrivati!. L’Esercito Italiano non può presidiare ogni metro quadro delle spiagge della Sicilia. Quindi, nessuno di voi pensi di spostare le carcasse dei battelli nemici!. 4-I resti umani che sono bruciati, spostateli ed accatastateli sulla spiaggia, uno accanto all’altro. Per i cadaveri, spostateli usando una paracorda da 50 metri, legatela intorno al busto, una mano, una gamba, del morto. State bene attenti, a non spostarlo o muoverlo durante questa fase!. Allontanatevi in zona di sicurezza, poi tirate il feretro a riva con la paracorda. I becchini, passeranno a fare una fossa comune, con calce viva. 5-Le barche che sono arenate o solo danneggiate, distruggetele lanciandoli contro delle granate a mano. Attendente che il fuoco le consumi, poi ignorate i rottami. 6-Armi da taglio, fucili, pistole e caricatori che sono facilmente recuperabili in acqua e sulla spiaggia o sulla linea della risacca, perché tutto queste armi sono vicino ai cadaveri, raggruppateli sulla spiaggia. Passeranno i Carabinieri con un camion, che porteranno via tutto. 7-Tutto il resto che non fa parte di quanto vi ho detto: come taniche di benzina, granate a mano, scatole chiuse di legno o di metallo, lanciarazzi o MANPAD dentro le barche, strane valigie od altri oggetti di metallo, ovunque essi siano, sono tutti oggetti che vi porteranno la morte, se proverete a spostarli od aprirli. Lanciateli contro una granata oppure sparategli da posizione sicura, qualche

55


colpo, sino a quando non esplodono. Se non succede niente, lasciate stare tutta questa roba!. Altri risolveranno il problema!. 8-Quello che non vi riesce di spostare o demolire, ci penseranno gli artificieri, collocandovi dell’esplosivo C4. E’ tutto chiaro?! Ci sono dubbi?!- chiese il sergente Bellario -No!, nessun dubbio signore- risposi. 56

-Ottimo!, io adesso resterò a distanza, prima che voi iniziate a lavorare, io voglio sapere come vi muoverete per rastrellare questi tre barconi. Resterò ad osservarvi per un po’. Se avrete capito tutto, vi lascerò continuare da soli a ripulire la spiaggia, altrimenti mi avrete fatto arrabbiare!. Avete tempo sino all’ora del rancio alle 14 ossia, avete circa 5 ore. Mentre voi rastrellerete in spiaggia, io illustrerò la lezione ai vostri commilitoni, che dalle loro postazioni osserveranno la vostra azione, imparando da me e da voi, come si rastrellano in sicurezza i mezzi nemici!- disse lapidario il sergente Bellario.


57


Capitolo 11: Proteggere il centro abitato di Caltabellotta. Il mio fireteam Incudine 12, aveva rastrellato molto bene la spiaggia di Porto Palo, per premio il sergente Bellario avrebbe portato tutto il mio plotone nel paesello di Caltabellotta. Obbiettivo della missione del mio plotone, comandato dell’esperto tenente Rossi dei bersaglieri, era proteggere la popolazione di Caltabellotta, dai cartaginesi che sarebbero sbarcati nella notte, sul litorale di Sciacca.

Il resto del mio plotone viaggiava su un camion, noi 5 dell’Incudine 12 eravamo stati alloggiati nello stretto vano di un APC Bradley. Forse perché stavamo simpatici al sergente Bellario, oppure perché era vero, che eravamo il miglior fireteam del plotone. -Che cosa è questo IFV Bradley, signore?!- chiese Lady youtube. Il sergente Bellario sorrise e disse –E’un taxi per la fanteria, ma in combattimento ha anche un cannoncino e mitragliatrici per sparare ai nemici, ed aiutare la fanteria, ad ammazzare i cartaginesiDentro allo stretto vano dell’IFV Bradley, ci venne il mal d’auto. Ci dovemmo fermare due volte, perché a “lady youtube”, Tonio50” e “Juri50plus” ed anche a me, finimmo per vomitare per strada. Il sergente Bellario rideva di noi, l’assenza di finestrini poteva fare questo effetto, erano cose nuove che imparavamo sulla guerra. A Bellario interessava poco il mal d’auto del mio fireteam, sembrava ossessionato dallo scambiare quattro parole con le tre reclute dell’equipaggio del Bradley. Il mezzo blindato era arrivato con il traghetto in mattinata a Palermo. Il residuato bellico donato all’Italia da basi americane, funzionava perfettamente, era stato affidato nelle mani di tre

58


reclute, che dopo un corso di 3 giorni, erano diventati carristi, così come il nuovo corso basico per reclute prevedeva. Il tenente Rossi, aveva incaricato l’esperto sergente Bellario a fare da baby sitter alle tre reclute dell’APC Bradley, perché in combattimento il mezzo poteva essere molto utile. Il tenente Rossi non voleva che il blindato IFV Bradley saltasse per aria alla prima scaramuccia, per colpa delle cazzate delle tre reclute, a cui era stato affidato il veicolo. Il capocarro era un maestro od un professore in pensione che aveva l’aria d’essere molto pignolo: parlava poco ed ascoltava assai, forse a sentir parlar di guerra e morti, gli era venuto il tic nervoso di pulirsi continuamente le lenti degli occhiali. Noi lo chiamammo semplicmente prof perché “maestro” suonava davvero male!. L’artigliere era un diciassettenne rapato a zero, (che noi soprannominammo “mastro lindo”) il giovane guardava in silenzio e con interesse, la nostra “lady youtube”, ma la nostra figlia adottiva, non lo degnava di uno sguardo. Il guidatore del mezzo era un ex conducente di autobus in pensione, silenzioso, mezzo pelato, dalla mascella volitiva e gli occhi tristi, se la sapeva cavar bene con il mezzo. Quando arrivammo a Caltabellotta, l’uomo (che noi avevamo soprannominato “autobus”) alzò la botola di guida, a voce bassa si scusò con noi, del fatto che avevamo vomitato durante il tragitto. Durante il viaggio, il sergente Bellario interrogò a lungo il capocarro. Il prof in pensione pulì continuamente i suoi occhiali, era appollaiato in torretta, ascoltò tutto quanto il sergente Bellario aveva da dirgli su manovra e fuoco. Quando arrivammo a Caltabellotta, il prof fece un grande sorriso felice, quando seppe che sarebbe stato il sergente Bellario, che dall’esterno del Bradley, avrebbe comandato il blindato AMC Bradley. _________________ In piazza a Caltabellotta c’era un’auto dei Carabinieri, c’erano quattro Carabinieri, disposti in linea, ben distanziati, erano tutti

59


armati sino ai denti: mitraglietta d’ordinanza, pistola nella fondina, giubbotto antiproiettile, un piccolo sacco sulle spalle, pieno zeppo di caricatori per pistole e mitragliette, che sbucavano leggermente dagli zainetti. Il tenente Rossi si diresse verso i quattro Carabinieri, era seguito dal sergente Bellario, i militari si salutarono, poi Rossi prese la parola –Buon giorno signori!, sono il tenente Rossi, sono in comando in questa operazione anti-cartaginese-Sì signore- rispose il maresciallo che aggiunse – Sono il Maresciallo Locascio, ho ricevuto il fax dal comando di compagnia. I nostri ordini sono di supportarvi nell’azione. Noi però siamo solo in quattro, mentre voi siete molto più di noi, almeno una trentina di fucilieri!. Non so, come potremmo esservi utili.-Non preoccupatevi Maresciallo – sorrise il tenente Rossi – Voi mi presidierete la Chiesa del paese. Proteggerete l’entrate della Chiesa. Ho intenzione d’ammassare tutti i civili, usando la Chiesa del paese come un rifugio unico. Adesso, sono le 20:15 mando il sergente Bellario con quindici fucilieri, assieme ai vostri tre appuntati, a suonare ai campanelli del paese di Caltabellotta. Voglio tutto il paese, dentro la Chiesa, entro le 21:15.Quindici fucilieri del mio plotone ed il sergente Bellario, si sparsero per il paese, divisi in tre gruppi, seguendo i tre carabinieri. Invece, quattro fucilieri del mio plotone, presero delle casse di munizioni dal camion, le portarono in Chiesa. Io ed il mio fireteam eravamo vicini al blindato, distanti una diecina di metri dalla volante dei Carabinieri, dove il tenente Rossi ed il Maresciallo stavano parlando sottovoce, mentre loro osservavano una mappa, che era posta sopra il cofano dell’auto. Tonio50 disse sottovoce che solo adesso, aveva capito d’essere un bersagliere, perché l’elmetto del tenente Rossi aveva le classiche penne dei bersaglieri. Però, disse Tonio50 che dall’elmetto americano, dai fucili americani che usavamo, dalle mimetiche americane che indossavamo, dagli anfibi americani che

60


indossavamo, dalle borracce americane che portavamo, mica si capiva che noi eravamo bersaglieri italiani. Intervenne Lady youtube, che commentò dicendo, che secondo lei, noi non eravamo bersaglieri, ma milizia nazionale o guardia nazionale, e che eravamo sotto il comando di ufficiali e sottoufficiali dei bersaglieri, che erano esperti di guerra. Io dissi loro di stare zitti, di questi dettagli ne avremmo potuto discutere durante il rancio. Vidi uscire di corsa dalla Chiesa, il parroco: camminava di passo veloce e con il dito indice destro, lo muoveva nervosamente, dicendo no!, no!, no!. Dietro di lui, i quattro fucilieri erano usciti dalla Chiesa, ancora tenevano in mano le vistose e pesanti casse di munizioni. Imbarazzati, non sapevano che fare: oziavano e ciondolavano sulla soglia della Chiesa. -Che ha il prete?! Dall’espressione sembra incazzato nero!.- esordì sottovoce Tonio50. -Non lo so- risposi – però, è meglio star zitti e tenere gli occhi bene aperti!Il tenente Rossi si voltò, squadrò dalla testa ai piedi in silenzio il parroco di Caltabellotta, che s’avvicinò all’auto, poi il militare disse con tono cordiale –Padre buon giorno!, Come posso aiutarla?!-No!, No!, No!- l’aggredì il parroco – Non voglio armi nella casa di Dio!. Non voglio nessuno nella casa di Dio!. Non voglio gente che dorme nella casa di Dio!. Non voglio gente che bivacca nella casa di Dio!. Non voglio gente che piscia nella casa di Dio!. Non voglio gente che defeca nella casa di Dio!.-Come si chiama, questo prete rompipalle?!- chiese Rossi, aggrottando la fronte e rivolgendosi al Maresciallo. -Si chiama don Paolo- rispose il maresciallo Locascio sorridendo –E’ un estremista umanitario!. E’ brasiliano, non è un prete italiano, ma la lingua italiana la parla correttamente. E’ nuovo, l’hanno mandato da qualche mese a Caltabellotta.-

61


-E’ strano, don Paolo, che lei non voglia i suoi parrocchiani nella sua Chiesa. Io voglio tutti i cittadini di Caltabellotta in Chiesa, per far loro passare la notte e la mattinata. Sarà più facile per me, proteggerli dalle minacce cartaginesi!- disse il tenente Rossi, fissando negli occhi il prete. -No!, No!, No!, non voglio armi nella casa di Dio!. Non potete stivare tutto il paese nella mia Chiesa, non c’è spazio. C’è un solo gabinetto che é quello di casa mia. Inoltre, lo sciacquone non funziona e non ho l’autoclave, a Caltabellotta non abbiano acqua corrente se non per poche ore al giorno!. Non voglio che i parrocchiani mi piscino o defechino in Chiesa!. Inoltre, i Cartaginesi non sono ostili, voi soldati italiani siete tutti dei maledetti assassini, perché volete ammazzare della gente inerme e pacifica, che cerca di costruirsi un futuro di pace!. I cartaginesi stanno migrando per necessità, a loro serve un posto dove vivere!- Don Paolo, lo sa che i cartaginesi sono 1.2 miliardi accatastati in Tunisia e Libia?! Mi dica don Paolo, moltiplicherà il pane ed il pesce per sfamarli tutti?!. Non c’è spazio in Italia per loro, perché in Italia, se non lo sa, già ci abitano gli italiani!. Inoltre dopo il default, in Italia stiamo con la merda sin sopra ai capelli!. Non possiamo aiutare nessuno, dato che non c’é pane, nemmeno a sufficienza per gli italiani!– disse il tenente Rossi con tono ironico, che poi aggiunse – Sia gentile don Paolo, collabori con me, e sopratutto non mi rompa il cazzo!. I pochi cittadini di Caltabellotta, sono il suo gregge, sono italiani, lei deve ospitarli in Chiesa, per una notte ed una mattinata!-No!- disse risoluto il prete – La mia Chiesa, è territorio dello Stato Pontificio, voi non potete invaderlo senza il mio consenso!. E se devo ospitare qualcuno, allora ospiterò i cartaginesi che sono profughi!-. Poi il prete se n’andò di corsa, spintonò i quattro militari che oziavano sul portone della Chiesa, i militari guardarono il tenente Rossi in attesa di ordini. Il prete, chiuse rapidamente il grosso portone in legno della Chiesa, poi lo sprangò dall’interno.

62


-Cazzo!, è proprio uno stronzo! questo don Paolo!. Non mi stupirei se fosse un maledetto collaborazionista o fosse una merdosa spia cartaginese!- esordì il tenente Rossi mentre aggrottò la fronte. -Signore, se vuole glielo levo dai coglioni, lo arresto per offese a pubblico ufficiale!- chiese il Maresciallo Locascio ridendo. -No!. Non importa!- disse il tenente Rossi, che sollevò gli occhi per aria, guardò il cielo blu che era terso e limpido, con un Sole che lentamente iniziava a tramontare sul mare. - E’ estate, le condizioni meteo per oggi e domani sono ottime. Stiveremo all’aperto tutti gli abitanti di Caltabellotta, occuperemo il campo sportivo del paese, poi con i suoi uomini, ed una quindicina dei miei fanti ed il blindato Bradley, costruiremo un perimetro di sicurezza. Otterremo così lo stesso risultato.- disse il tenente Rossi. -Ok, va bene!- disse il maresciallo. -Maresciallo, quì a Caltabellotta… sì!, ecco, come stiamo messi a mafia, nel paese di Caltabellotta?!. Cioè voglio dire… ci sono depositi di armi mafiose, che i cartaginesi possono scoprire ed avvantaggiarsene?!. Ci sono negozi di armi in paese?! Cosa fanno i mafiosi, si schierano con noi, oppure con i cartaginesi?!- chiese il tenente Rossi. Il maresciallo Locascio rise – Signore, depositi di armi, munizioni, ed esplosivi mafiosi, i Carabinieri non ne hanno trovate, ma se anche ci fossero… beh!, non credo che siano facili da trovare!. No!, non ci sono negozi di armi in paese. Per il resto, siamo in Sicilia!. C’è il sole, c’è il mare, c’è dell’ottima cucina, ci sono i medicane che in modo stagionale ci cadono in testa devastando la costa ed i tetti delle case, poi ci sono le conduttore dell’acqua bucate e non abbiano quasi più acqua potabile. Molta gente è già emigrata altrove. Tra le altre cose, che ci sono in Sicilia, c’è ancora la Mafia. Dal comando di compagnia, non mi hanno dato informative da riferirle. Se vuole, tenente Rossi posso portarla a fare quattro parole, da qualcuno in paese, che non è il

63


sindaco, che non è don Paolo, ma che forse potrebbe schiarirle le idee, su queste cose!.-

64


65


Capitolo 12: Lo sbarco in Sicilia di Rumako, Chinedu, Fara.

66

Il vetusto peschereccio di legno filava a circa 10 nodi, stivati come sardine, il natante ospitava durante il tragitto circa 40 falangisti cartaginesi, che erano distribuiti un po’ sul ponte (a prua e poppa), un po’ nell’interno nelle cabine, oppure nel ponte inferiore. La maggioranza dei falangisti chartaginesi dormivano come marmotte, tra loro c’era anche Rumako, Chinedu ed in mezzo ai due fratelli la piccola Fara che teneva ben stretta la piccola capretta Betty. I tre ragazzi s’erano accoccolati, stretti a poppa del battello, dove il rumore continuo e fastidioso dei due motori diesel entrobordo, di derivazione automobilistica, non aveva impedito ai tre giovani di prender sonno. Il natante, aveva avuto la corda per molte ore, da altri natanti più potenti che l’avevano trainato assieme ad altre barche, in modo da accorciare i tempi del viaggio. I MAS cartaginesi (grossi motoscafi veloci) quando raggiunsero il proprio punto limite, si sganciarono essendo le prime ondate d’attacco dell’ennesimo assalto alla Sicilia. I MAS cartaginesi accelerarono, per giungere in Sicilia almeno un’ora prima della seconda ondata, per proteggere il convoglio cartaginese dai contro-attacchi dalla guardia costiera e marina militare italiana. Il giorno era stato caldo e torrido, il mare piatto come una lastra d’olio, il Sole del Mediterraneo picchiava duro, quasi nessun cartaginese aveva un cappello, in molti si passavano grossi recipienti di latta, derivati da cibo in scatola consumato, che erano


calati in mare con una corda, per prelevare della fresca acqua di mare, che poi era gettata addosso per alleviare la torrida calura. Alle 13 circa, fu distribuita dell’acqua potabile, circa un litro a testa assieme a delle gallette, che si diceva che fosse del nutriente cibo militare, donato dai gengiskani alla causa africana. Dopo il tramonto, calarono finalmente un po’ le temperature e l’aria notturna divenne molto fresca, il cielo era stellato e con poche nuvole, una pallida mezza Luna illuminava sia la barca, quanto la piatta bonaccia mediterranea. Le moltissime barche e natanti che costituivano il denso e numeroso sciame cartaginese, mantenevano una solida formazione quadrata, dentro un rumore sordo e continuo. Lo sciame cartaginese più lento, approdò in Sicilia molto dopo le 4 di mattina, il vetusto battello dei tre ragazzi, s’arenò con un sordo rumore improvviso, mentre il natante navigava a tutta velocità contro la bassa spiaggia di sabbia di Bovo Marina, di fronte alle rovine di Eraclea, poco distante da Montallegro, una vecchia località a nordovest da Agrigento. Il viaggio dei 40 cartaginesi non era stato propriamente una passeggiata: 500 km di mare, i cartaginesi erano salpati alle 10 di mattina del giorno precedente da Tripoli, tutto lo sciame cartaginese aveva mantenuto una velocità media di circa 15 nodi. Quando il battello era a circa quindici minuti dalla costa, nacque un rapido e rumoroso ed agitato passaparola sul natante cartaginese, crebbe il trambusto, in pochi attimi tutti si svegliarono, inclusi Rumako, Chinedu e la piccola Fara. Non c’erano unità dell’esercito italiano a difesa della costa, i cartaginesi assieme a tutti gli altri che sbarcarono da altri battelli, si diedero alla fuga, andando nell’entroterra, frazionandosi su direzioni diverse in almeno 4 formazioni a V. I capi formazione erano equipaggiati con vistosi smartphone, che tramite smart card gengiskane, sfruttavano mappe e la geolocalizzazione satellitare nel BeiDou+, per capire dov’erano sbarcati e quali obbiettivi ogni battaglione di falangi cartaginesi, dovevano raggiungere.

67


Rumako, Chinedu e Fara s’aggregarono al capo falangista Dume che aveva lo smartphone, ed era l’unico che sapeva dove erano sbarcati, ed in quale direzione era il centro abitato più vicino da poter razziare. Alla formazione di Dume di 40 falangisti, s’aggregarono altre 4 barche, quindi l’intero battaglione cartaginese era composta da 160 cartaginesi, che finirono in modo rapido e marziale, suddivisi in una formazione a V di 40 fucilieri. Questi aprivano la strada, il restante contingente era suddiviso in 3 colonne da 40 fucilieri cartaginesi (uomini, giovani, donne, bambini soldato), mentre il capo formazione Dume costantemente teneva in mano il proprio smarphone, dando sicure ed silenti indizioni, muovendo le mani a taglio a destra o sinistra, comandando la testa della colonna centrale. I battelli cartaginesi furono tutti abbandonati sulla spiaggia, una volta rimosse le taniche di carburante che erano avanzate, tutta la grossa formazione cartaginese si diresse a piedi, di passo veloce, verso Montallegro, con intenzioni non amichevoli.

68


69


Capitolo 13: Incudine 12 entra in azione!. La battaglia per il paesello di Caltabellotta fu una cosa tranquilla, semplicemente non ci fu nessuna battaglia per il mio fireteam!. Il mio fireteam fu impiegato nei pressi del blindato IFV Bradley, poco distante dal campo sportivo, dove circa duecento persone erano state radunate, erano i membri del povero paese mezzo abbandonato di Caltabellotta. La maggioranza delle case di Caltabellotta erano vuote ed abbandonate, c’erano per lo più anziani, pochi giovani, pochissimi bambini. La vita era dura a Caltabellotta, c’era poca acqua, l’agricoltura dava frutti magrissimi. Da quando il turismo era stato messo KO dal cambiamento climatico e dalla “Carbon Tax”, ormai da anni non veniva più nessun turista a Caltabellotta. Il tenente Rossi con 15 fucilieri era avanzato ai bordi estremi del paese, voleva dare il benvenuto ai cartaginesi, se fossero filtrati da Sciacca, passando lungo la rotabile. C’era una grossa valle a “V”, il terreno era molto arido: anche se i cartaginesi fossero passati sullo sterrato, si sarebbero visti da chilometri, bastava stare in guardia!.

Nella notte, tra le 3:10 e le 4:40 osservammo sul mare delle ampie esplosioni, scoppiarono incendi, s’udirono grosse detonazioni che a noi apparvero come rumori tetri e sordi. Dalla spiaggia, furono lanciati molti bengala, indolenti luci rossastre scendevano illuminando la notte per breve tempo, mentre qualche incendio detonò in direzione di Sciacca. Accaddero poi improvvisamente, alcune spettacolari esplosioni in cielo, che accesero la notte buia e piena di stelle. I tanti e tetri detriti fiammeggianti, simili a fuochi d’artificio, assieme a grossi

70


frammenti infuocati, caddero mestamente come sassi, nel mare prospiciente la baia di Sciacca. Il sergente Bellario osservava con il proprio binocolo la battaglia, che si svolgeva a distanza. Il sergente Bellario era silenzioso, contraeva spesso la mascella nervosamente. Noi del fireteam Incudine 12 eravamo ormai i suoi cocchi, lui tutto sapeva della guerra, non ci lesinava consigli pratici. Nel vederlo silenzioso e poco ilare, ci preoccupammo, così gli chiedemmo cosa avrebbero potuto essere, quei rottami incendiati che erano caduti in mare. Era roba nostra, oppure era roba dei cartaginesi? Il sergente a mezza bocca, disse mormorando sotto voce, che probabilmente qualche elicottero dell’Esercito italiano, era stato annientato dai missili terra aria spalleggiabili cartaginesi, i SAM erano stati sparati dai battelli chartaginesi. Non erano buone notizie, ma in guerra c’era poco da fare, perché era normale che capitasse un po’ di tutto!. L’importante in battaglia era dare legnate, era importante dare tante legnate, era importante dare molte più legnate, di quante inevitabilmente se ne sarebbero dovute buscare in uno scontro!. Alle 10:40 di mattina, il tenente Rossi entrò in contatto con alcuni gruppi di cartaginesi, i nemici risalivano le colline, stavano andando nell’interno, filtrando dalla direzione di Sciacca. I cartaginesi si diressero in formazione a cuneo verso Caltabellotta. Erano tutti armati di AK47, mitragliatori PKM e c’era almeno un fante equipaggiato con un lanciatore RPG7. Forse, volevano razziare il paese di Caltabellotta, oppure lo volevano occupare. Noi lo dovevamo proteggere, in vista di una rapida evacuazione. Scoppiò un intenso conflitto a fuoco, i nostri Colt M16A2 avevano una gittata ed un’accuratezza di fuoco, molto superiore alle armi cartaginesi. Il terreno di combattimento era desolato ed offriva pochi ripari, era giorno, noi eravamo ben posizionati ed al riparo, mentre i cartaginesi erano in salita ed allo scoperto. Secondo il

71


sergente Bellario, noi gli avremmo sicuramente fatti tutti a pezzi, a quelli stronzi dei cartaginesi. Durante lo scontro, sentimmo per radio, che comparve anche un secondo gruppo di cartaginesi, che ebbe a convergere per dare sostegno al gruppo che noi avevamo attaccato. I cartaginesi comunicavano tra loro e manovravano, dovevano avere radio o smartphone di qualche tipo. 72

Il blindato Bradley fu chiamato in battaglia, invece il mio fireteam restò in riserva, in protezione dei civili. Per quello che potei vedere dal mio punto di osservazione, i cartaginesi spararono qualche RPG7 contro il blindato Bradley, ma nessun razzo andò a segno, il sergente Bellario aveva sapientemente mantenuto il nostro blindato molto distante ed al sicuro, dalle minacce nemiche. Il cannoncino del Bradley, impegnò a lungo i cartaginesi, molti ne furono uccisi. Erano una manciata sparuta di cartaginesi, quelli che erano sopravvissuti allo scontro, fuggirono tutti a gambe levate, tra le aride colline siciliane, diretti verso Est, s’allontanarono dal piccolo paese di Caltabellotta. Tanto per cambiare, al mio fireteam fu dato ordine di rastrellare. C’erano una diecina di cadaveri sulla rotabile, altri resti umani era accasciati sul fuoristrada. Altri erano dispersi negli aridi campi, ma a loro avrebbero pensato i cani, i gabbiani ed i vermi. Per prudenza, noi sparammo vari colpi di fucile contro i nostri obbiettivi, restammo al coperto, ma non ottenemmo nessuna reazione. Nessuno si mosse, nessuno rispose al fuoco. Mandai “lady youtube” a rastrellare tutte le armi da fuoco, che era facile raccogliere dai cadaveri, senza dover spostare cadaveri, mentre contemporaneamente io, assieme a “Tonio50“, ci avvicinammo ai feretri.


Legammo una paracorda su mani o piedi, quindi una volta raggiunta una congrua distanza di sicurezza, tirammo la corda e togliemmo i cadaveri, accatastandoli su un margine della strada. Poi “lady youtube” andò a recuperare le armi da fuoco, quando ve ne erano sotto il feretro. I nostri angeli custodi erano “cacciatore toscano” e “Juri50plus”, sapientemente posizionati alle nostre spalle, erano al coperto, ci davano copertura, tenendo sotto tiro i feretri, quanto la campagna prospiciente, nel caso che vi fossero state minacce improvvise. Mentre tiravamo un cadavere, all’improvviso questo esplose in mille pezzi!. Quelli del nostro plotone fischiarono ed urlarono di gioia!. Forse trovarono la cosa divertente!. Era una booby traps, una di quelle robe, che il sergente Bellario c’aveva parlato il giorno prima. Forse, era un qualche tipo d’esplosivo, che il cartaginese aveva innescato, prima di crepare!. Il sergente Bellario era a centro metri di distanza, rideva e ci fece il segno dell’Ok con il pollice alzato!. Cazzo!, c’aveva davvero addestrato bene, praticamente le sue lezioni, c’avevano salvato la vita, diversamente appena il secondo giorno di guerra avremmo potuto crepare tutti!. I resti umani che erano sparsi per strada, li spingemmo a calci giù per il pendio, assieme a quelli dei altri nemici, che erano troppo piccoli da trascinare con la corda, e sinceramente non valeva la pena di stare a raggrupparli con gli altri cadaveri. Cani, vermi e gabbiani, avrebbero risolto il problema in poco tempo. Vomitammo un paio di volte, ma ormai eravamo abbastanza abituati al puzzo di sangue e merda. Ripulire la rotabile per Caltabellotta e le zone prospicienti, fu meno impegnativo, di quanto facemmo sulla spiaggia di Porto Palo. Qualcun altro, sarebbe poi passato con la ruspa, per fare una fossa comune, sui feretri che avevamo raccolto sulla strada di Caltabellotta. Nel pomeriggio, il mio fireteam ed il sergente Bellario,

73


assieme al blindato Bradley, fummo mandati a rastrellare la rotabile tra Sciacca e Menfi. Ve lo dico subito… non fu una bella esperienza!.

74


75


Capitolo 14: La morte di Juri50plus. Accadde così, in un momento!. Fu durante il nostro terzo scontro a fuoco, sapevamo che in battaglia le cose potevano accadere velocemente, ma per qualche ragione, nessuno di noi si capacitava, che le cose avrebbero potuto accadere tanto rapidamente. All’epoca, ci mancava l’addestramento e l’esperienza di combattimento: oggi, sarebbe tutto diverso. Comunque, Juri50plus giaceva morto per la strada, era morto dissanguato per le ferite subite. Un RPG7 lanciato dai cartaginesi, beccò in pieno il blindato Bradley, all’altezza della torretta. Il colpo non era una testata HEAT, fu assorbito senza troppi danni dalle lastre blindate esterne, ma tante schegge volarono da tutte le parti, sul fianco destro, beccando Juri50plus. Juri50plus sfortunatamente era troppo vicino al carro, il nostro amico stava dietro alla curva, vicino al Bradley, era in ginocchio, era intento a sparare contro i cartaginesi, mentre proteggeva il fianco destro del Bradley. Il sergente Bellario sapeva qualcosa di medicina di pronto intervento, provò solo più tardi a fermare l’emorragia, usando la cassetta del pronto soccorso, ma ci fu molto poco da fare. Soprattutto, potemmo andare a soccorre Juri50plus, solo dopo vari minuti da quando fu colpito. Il conflitto a fuoco, contro quei bastardi di bambini soldato, fu davvero molto violento. Alcuni di questi bambini soldato, erano asserragliati dentro le barche, sembravano morti. Noi non lo sapevamo. Anzi, a dire del sergente, che ci fece studiare bene lo scontro a fuoco, ne discutemmo molto la sera nell’ora del rancio, era evidente che i bambini soldato s’erano sicuramente nascosti sotto i morti, ed erano nascosti dentro il barcone. Fu per questa ragione, che quando noi sparammo contro le barche con i nostri M16A2, nessuno

76


rispose al fuoco, ma nessuno dei piccoli bastardi n’ebbe a subire ferite o danni. Quando noi lentamente ci avvicinammo, convinti che le barche erano abbandonate, spuntarono fuori all’improvviso, da due barche, 5 piccole teste nere ricciolute, erano bambini soldato, questi cinque stronzi incominciarono a spararci contro, con i loro fucili AK47. Per fortuna, non avevano molta mira. I bambini soldato maneggiavano AK47, quei fucili erano grossi e pesanti, inoltre per fortuna nostra gli AK47 hanno molto rinculo, la balistica degli AK47 è assai poco precisa oltre i 100 metri. Per prendere qualcosa oltre i 200 metri, bisogna essere degli assi. Il sergente Bellario, Tonio50, io, ed il cacciatore toscano, eravamo disposti a cuneo, frontalmente a 20 metri dal Bradley, a circa 200 metri dalle barche nemiche. Lady yotube era sul fianco sinistro, leggermente arretrata rispetto al Bradley, guardava le spalle alla formazione. Juri50plus era spostato sul fianco destro, era poco distante dal Bradley, pronto a dar supporto a Lady youtube, oppure a noi quattro, che eravamo davanti. Noi eravamo a circa duecento metri, ci piovve in testa una grandinata di colpi: nessuno fu colpito, eravamo già tutti a terra a tirar moccoli, perché c’eravamo fatti sorprendere allo scoperto, proprio come degli stronzi!. Raffiche di AK47 sparate a cazzo di cane, miagolavano da tutte le parti, rimbalzavano sull’asfalto, tintinnavano colpendo il blindato Bradley, furono attimi di puro terrore!. A tutti noi dell’Incudine 12 ci venne una strizza incredibile, alcuni si cagarono persino nelle mutande, io compreso. Non ci aspettavamo una cosa simile. Non avevamo mai avuto, nella nostra breve esperienza di guerra, un conflitto a fuoco improvviso a distanza così ravvicinata. Quei bastardi dei bambini soldato, sparavano come dannati. Mondo boia!, cazzo!, sparavano a cazzo di cane, ma Dio sa quanto

77


sparassero!. Io pensavo che ci sarei crepato, in quel conflitto a fuoco. Quasi istantaneamente, da una seconda barca, poco oltre da dove i cartaginesi ci sparavano addosso, fu lanciato un RPG, che centrò di striscio la torretta del blindato Bradley, finendo per ferire a morte Juri50plus. L’esplosione al carro, fu come una sveglia che suona all’improvviso in piena notte, destandoti di soprassalto da un incubo. Oddio! forse il blindato era stato colpito?!. Con l’adrenalina a mille, ci aggrappammo ai nostri fucili e sparammo in modalità burst tre colpi, un paio di caricatori, senza mai smettere.

Sì!, il blindato Bradley era stato colpito, ma non aveva avuto grossi danni. Cazzo!, il veicolo arretrò di una ventina dimetri, mentre finalmente una lunga raffica del cannoncino centrale, riempì di buchi il barcone da cui era partito l’RPG. Sul primo barcone, piovve contestualmente la nostra grandinata di proiettili di M16A2, i tre piccoli bastardi, forse spaventati dal nostro contro fuoco di soppressione, riuscirono in qualche modo a fuggire. Il sergente Bellario ci urlò che i piccoli stronzi, ci volevano aggirare ai fianchi, attaccandoci dal fianco destro. Il sergente Bellario, mandò me ed il “cacciatore toscano”, verso destra. Io ed il vecchio cacciatore toscano, riuscimmo a tagliare la strada ai piccoli bastardi, avendo per primi un buon tiro. Ne beccammo in pieno due, mentre il terzo, sparì dalla nostra vista, veloce come un gatto. Il terzo bambino soldato era davvero

78


tignoso, un vero duro, non voleva scappare e non voleva arrendersi. Più tardi all’ora del rancio, il sergente Bellario disse che probabilmente l’ultimo bambino soldato, era certamente il più grande, voleva vendicare la morte dei suoi amici, per questa ragione non la smetteva di spararci contro!. Comunque, accadde tutto rapidamente: l’ultimo bambino soldato tornò indietro, vicino al primo barcone, iniziò a spararci con un pesante PKM, che probabilmente recuperò da un cartaginese, che poi più tardi, trovammo morto vicino alla linea della risacca. Il sergente Bellario urlò a Juri50plus di restare a terra, gli disse di non muoversi. Juri50plus, vedendo che il conflitto a fuoco andava per le lunghe, dato che nessuno andava a soccorrerlo, e miagolavano per aria proiettili del PKM, che rimbalzavano anche sopra al blindato IFV Bradley, Juri50plus decise di strisciare, per cercare d’avvicinarsi a “lady youtube”. Lady youtube è la bimba del nostro fireteam, è bassa ed esile, non sa niente di medicina d’emergenza, dice parolacce come un camionista, ma di certo non poteva trascinare Juri50plus dentro all’IFV, mentre volavano per aria proiettili da tutte le parti. Anche questo, disse il sergente Bellario, aveva probabilmente contribuito a peggiorare le cose. Comunque, disse il sergente Bellario che tutta la colpa della morte di Juri50plus, era dei cartaginesi, che avevano fatto fuoco. Il capocarro, il prof probabilmente aveva smesso di strusciarsi le lenti degli occhiali, e temendo che l’ultimo bambino soldato che continuava a sparare come un dannato con il suo PKM, potesse decidere di lanciare un secondo RPG7, il blindato Bradley alzò il lanciatore TOW: partì un missile contro il barcone. Dopo un attimo, una grossa esplosione sbriciolò il natante, quanto ridusse in pezzi l’ultimo tignoso bambino soldato!.

79


Quando il sergente Bellario corse da Juri50plus, non c’era poi molto che il sergente potesse fare. Caricammo il feretro di Juri50plus sul tetto del Bradley, poi finimmo di rastrellare le numerose altre barche cartaginesi, che erano abbandonate, ed insabbiate, oppure incagliate, e disseminate per circa un chilometro oltre Sciacca. Facemmo saltare con molto gusto, le barche cartaginesi, mettendoci del C4. Poi rastrellammo tutte le armi da fuoco leggere, che trovammo nei pressi delle barche e della spiaggia. Il comando c’aveva dato davvero tanti panetti d’esplosivo C4, la cassa era dell’Us Army, erano dei parallelepipedi poco più piccoli dei mattoni per l’edilizia. Di un colore grigio verdastro, leggermente gommosi, erano sicuri da maneggiare, perché aveva detto il sergente Bellario che quella roba esplodeva solo con detonatori elettrici. Attivavamo un detonatore con innesto a molla, simile ad una penna a sfera, poi infilavamo il detonatore nel panetto di C4, poggiavamo con cura un paio di panetti di C4 dentro la barca, poi ce la filavamo di corsa. In sicurezza, da una cinquantina di metri, dietro il blindato Bradley, attivavamo l’esplosione con un telecomando remoto, a cui bastava selezionare la frequenza dell’innesco, e poi premere il pulsante rosso della detonazione. Prendemmo davvero molto gusto, nel far saltare tutti i barconi cartaginesi. Ridevamo tutti, con un largo sorriso sadico, eravamo davvero tutti contenti di vendicare Juri50+. Il sergente Bellario ci lasciò fare, non disse niente. Quel pomeriggio, piacque a tutti osservare i grossi botti dei barconi, quanto veder volare per aria i resti umani cartaginesi, che erano sbriciolati nelle esplosioni. Teste spaccate, mani, torsi, gambe, piedi finivano sparsi un po’ ovunque, su strada e sugli aridi campi limitrofi. Tutta la spazzatura umana, che era volata nei campi, la lasciammo dove stava: i cani randagi, vermi e gabbiani avrebbero ripulito tutto. I resti umani che invece erano vicini alla spiaggia, li prendemmo tutti a calci, gettandoli in mare: i pesci avrebbero risolto ogni problema. Non vomitò nessuno!.

80


81


Capitolo 15: L’arrivo a Palermo. Quando furono le 14 ed il porto di Palermo era ancora molto lontano, la famigliola Rossi ebbe ad intravedere sulla destra della strada, il cartello stradale che informava l’arrivo alla città di Palermo. Formalmente, l’indicazione ancora distava circa un centinaio di metri. La fila delle auto vecchie e fumose era ferma, non si faceva un passo da varie ore, sotto il massacrante Sole cocente della Sicilia. In tanti avevano spento il motore delle auto per risparmiare carburante. Tutta la famiglia Rossi era in auto da quasi 12 ore, finestrini abbassati, il motore era spento. Il piccolo Arturo dopo aver strillato per 2 ore di fila, ora piangeva in silenzio. A ben poco era servito il latte zuccherato, ormai freddo del biberon. Andava cambiato il pannolino ad Arturo, ma nessuno aveva portato i ricambi, s’erano lasciati in casa, perché la famiglia era fuggita troppo in fretta. Pasquale Rossi decise che era bene uscire dalla fila, la coda per il traghetto verso il porto di Palermo, si sarebbe ripresa dopo aver fatto una cospicua spesa ad un supermercato. Solo dopo molta fatica, Pasquale Rossi riuscì a trovare un parcheggio temporaneo, presso un noto supermarket in periferia, che era stracolmo di gente, centinaia di persone entravano, poche ne uscivano con carrelli colmi di cose: tutti stavano facendo palesemente incetta, di tutto quanto era possibile comprare!. Viviana e Sara, con il piccolo Arturo che continuava a piangere, erano scesi molto tempo prima, erano riusciti ad arraffare uno degli ultimi carrelli della spesa, s’erano messi in fila, per entrare nel supermercato. Dopo essere riuscito a parcheggiare, Pasquale scese dall’auto per fare quattro passi. Si mise a sbirciare dentro al supermercato, per farsi un’idea della situazione. Tutte le casse erano oberate di lavoro, con file chilometriche, alcuni scaffali stavano iniziando a svuotarsi. Pasquale s’asciugò la fronte, grondava di sudore sotto il

82


cocente sole siculo, pensò che moglie & figli, non sarebbero usciti dal negozio, almeno prima di un’ora!. Si fermò proprio davanti al supermercato, una pattuglia della Polizia, Pasquale s’avvicinò per chiedere informazioni. L’uomo voleva sapere se la cosa giusta da fare, era quella di tornare nella chilometrica fila per il porto di Palermo, sperando in un imbarco, oppure se c’erano anche altre opzioni. 83

I quattro agenti scesero dalla volante, erano armati sino ai denti, con giubbotti antiproiettile e mitragliette, sembrava che stessero cercando qualcuno nel parcheggio. Il capo pattuglia disse che le autostrade e le strade fuori città, avevano tutte degli ingorghi in entrata verso Palermo. Code, rallentamenti molto gravi, c’erano anche sulla strada statale Palermo-Messina. Era vietato recarsi nel Sud e SudEst della Sicilia. Le strade secondarie potevano essere una preziosa risorsa, per percorrere tragitti alternativi, purchè non si superasse la linea del fronte Sciacca-Caltanissetta-Enna-Acireale. Le linee ferroviarie non erano una via di fuga, le poche stazioni erano state chiuse, molti convogli ferroviari straordinari registravano ritardi, a causa di longherine divelte o distrutte. Insomma, la rete ferroviaria sicula non portava da nessuna parte!. Tutti i luoghi che erano lungo la linea del fronte, oppure a sud della linea del fronte Sciacca-Caltanissetta-Enna-Acireale, erano zona di guerra e dovevano essere evitati. Feroci combattimenti, si stavano svolgendo a Caltanissetta, Enna, Siracusa, Catania, Ragusa. Solo in minima parte, era possibile imbarcare auto e profughi siciliani, dal molo del porto di Palermo. L’agente di polizia, consigliava a tutti di partire per Trapani o Marsala, in quei porti non c’era traffico militare in entrata, ma c’erano solo traghetti civili che imbarcavano siciliani, per poi scaricarli a Cagliari. In Sardegna, si stavano creando mega campi profughi, un po’ per tutta la Sardegna, per accogliere l’enorme


massa di profughi siculi. Il tragitto via mare sulla tratta TrapaniCagliari o Marsala-Cagliari, era la rotta più breve e sicura.

84

Anche in Calabria, nella parte sud della penisola, s’erano registrati sbarchi massicci di cartaginesi nelle zone da Locri sino a Crotone. I collegamenti stradali e ferroviari da Reggio Calabria verso il nord Italia, per adesso erano ancora sicuri. Ma l’agente di polizia, suggerì caldamente a tutti di provare ad imbarcarsi al porto di Marsala. Dopo due ore d’attesa, uscì finalmente Viviana con un carrello colmo di cose, mentre Sara teneva in braccio il piccolo Arturo, che sembrava avesse smesso di piangere. La famiglia Rossi, dopo aver caricato sulla vecchia macchina, le molte provviste, per lo più scatolame, latte, acqua, partì speranzosa per Marsala. Trapani era una città molto più grande di Marsala, sicuramente siciliani e trapanesi, avrebbero creato code più lunghe per imbarcarsi, di quante ce ne sarebbero state a Marsala.


85


Capitolo 16: L’attacco improvviso dello Stato Pontificio. Il presidente del consiglio Roventini, esplose all’improvviso in un violento scattò d’ira, scagliò la tazza del caffè vuota, contro la bella parete ricoperta di una preziosa carta da parati, poi urlò –Porca Puttana!, Come cazzo è possibile, che accada una roba simile?!Nell’ufficio del Presidente del Consiglio, calò un gelido silenzio. 86

Il ministro della difesa Valleri era seduto sulla prima sedia a destra, con la propria mano destra, si lisciava lentamente la lunga barba nera, un ghigno di soddisfazione affiorò dal volto ceruleo e privo di capelli. Il giovane ministro degli esteri Palladi era seduto sulla poltrona centrale, davanti al Presidente del Consiglio. Il giovane, che non sapeva cosa dire, decise di simulare un aspetto intelligente, prese ad osservare con lo sguardo vuoto, l’imponente finestra blindata che era chiusa. Il ministro dell’Economia Vento, sedeva immobile, leggendo le sue carte, dense di grafici e statistiche. La ministra dell’Interno Susari, era seduta sull’ultima poltrona a sinistra, rispetto alla scrivania del Presidente del Consiglio, la donna d’aspetto giovanile, si teneva la testa tra le mani, annuì in silenzio, mentre guardava il presidente del Consiglio Roventini. - Figlio di Puttana!- urlò nuovamente il presidente del Consiglio Roventini, che s’alzò di scatto dalla poltrona, poi l’uomo si passò la mano sulla fronte, si mise a camminare rapidamente per lo studio, quindi con un tono di voce calmo disse –Per cortesia, fatemi ascoltare di nuovo, l’intervista di quello stronzo!-


La ministra dell’Interno Susari, premette di nuovo play, sul suo tablet, dal proiettore dello studio del Presidente del Consiglio, sulla parete sinistra, coperta da un’elegante carta da parati bianca, comparve il volto di Papa Pio Matteo Romualdo II – Cari fratelli, care sorelle!, in Italia il numero di cattolici è ridotto, ancora più modesto è il numero d’italiani praticanti. Invece, in Africa ed in Asia, ci sono molti più cattolici, la stragrande maggioranza di questi, sono tutti onesti cattolici praticanti. L’Italia è un paese ricco, con un’età media molto elevata, la sua popolazione è calante. Gli italiani spendono molto danaro, per garantirsi sanità, cure, cibo, tutto per avere una vita lunga. Dio li sta punendo, con l’Economia e la Demografia che sta regredendo, perché sono avidi, invidiosi, ed accidiosi. In Africa, l’età media è assai inferiore a quella dell’Italia, malattie e povertà, carestie e siccità e scarsità, stanno dilagando, assieme a guerre e violenze. L’Italia depreda l’Africa, assieme a tutti i paesi ricchi, le guerre in Africa sono tutte causate dai paesi ricchi, ai danni degli Africani. Tutto questo è immorale, i vecchi dell’Italia stanno sottraendo medicine, cibo, acqua, risorse e futuro, ai bambini e giovani africani. Adesso basta! è ora che in Italia si accetti la morte per malattia, la morte per carenza di cibo, la morte per carenza di medicine. La morte e dolore e povertà, sono normali fatti della vita, un sentiero gioioso che conduce alla luce di Dio. Cristo, è sempre stato con i poveri, Cristo è sempre stato con gli ultimi, la mia Chiesa Cattolica non sarà da meno!. E’ per questo, che io ho concesso d’ufficio, la cittadinanza dello Stato Pontificio, a tutti i poveri e bisognosi, che si professano cattolici, oppure a tutti quelli che si convertiranno al cattolicesimo.-Santità! I sub-sahariani sono armati, stanno invadendo la Sicilia, stanno perpetrando pulizie etniche, è scoppiata una violenta guerra nel Sud Italia!. Sono stati tentati dei ricatti contro lo Stato Italiano.

87


Lei sta chiedendo agli italiani, di suicidarsi, accettando un folle martirio!- esordì la giornalista. -Non è vero!- rispose Papa Pio Matteo Romualdo II – E’ invece vero, che le forze armate italiane stanno sparando sui migranti. Gli italiani sono razzisti, gli italiani sfruttano l’Africa. Tutto questo non è accettabile nella mia Chiesa Cattolica!. Inoltre, il martirio è una lieta novella, e se mai ci sarà la gioia del martirio per il popolo 88 italiano, il martirio sarà solo un dono supremo offerto a Dio!. Il popolo italiano sarà Beato!. Gli italiani, devono accettare la luce di Dio! nella gioia del martirio!. Una piccola parte del gregge cattolico, s’offrirà in un dono supremo offerto a Dio, al fine di lenire le piaghe della stragrande maggioranza dei fratelli cattolici, che in Africa, sono piagati dal cambiamento climatico, che per inciso, è stato causato anche dagli Italiani, quanto dai paesi ricchi!. Gli africani non hanno colpe!-Signor Pio Matteo Romualdo II- esordì la giornalista –Si rende conto, di cosa sta chiedendo al popolo italiano?!. Ne sta invocando l’estinzione del XXI secolo, in favore degli Africani!. Si rende conto, che in Africa la popolazione è passata in 30 anni, da 1.3 Miliardi a 2.4 Miliardi!. Se fossero state praticate delle politiche di controllo delle nascite in Africa, con la diffusione di profilattici e pillole, forse oggi, in questo maledetto 2050, non ci sarebbe stato questo caos, nel continente Africano!-Eresia!. L’aborto è un omicidio!. Sta scritto nella parola di Dio, andate e moltiplicatevi!. Nascere, vivere, ammalarsi e soffrire e quindi morire è nella natura dell’uomo, dato che l’uomo è polvere!. Dalla polvere alla polvere!. Le terapie geniche e la manipolazione genetica, sono atti contro Dio, tanto quanto gli antibiotici!. E ‘la superbia di Satana insita nell’uomo, che s’erge contro Dio!. Piegare la natura, che è espressione di Dio, per soddisfare i desideri torbidi di Satana che domina l’essere umano, tutto questo è diabolico!. Non sarà accettato dalla mia Chiesa Cattolica!. E’ per questo, che io ho acquistato due transatlantici e quattro traghetti di grandi dimensioni. Io stesso, con molti Cardinali, salperemo verso il Nord Africa, per aprire canali umanitari, garantendo il diritto di


migrazione, a tutti i miei cittadini dello Stato Pontificio che attualmente sono segregati in Africa!- esordì Papa Pio Matteo Romualdo II. Il presidente del Consiglio Roventini era sconsolato, si mise a sedere sulla sua poltrona, con la testa tra le mani, era piegato in due, l’intervista delirante di Papa Pio Matteo Romualdo II, lo aveva stroncato, mentre un silenzio di tomba, gelava tutto l’ufficio. 89

-Quanta gente, vuol portare questa carogna in Italia?!- chiese Roventini, mentre se ne stava immobile sulla poltrona, con la testa tra le mani. Rispose il ministro degli Interni Susari –I servizi segreti, stimano un totale di 112 mila persone, di cui 50 mila persone, accatastati oltre ogni limite, nelle due grandi navi da crociera. Ed altri 12mila persone, si stimano che saranno a bordo dei quattro traghetti, che sono più piccoli-Non sono poi molti- disse Roventini, sollevando la testa. La ministra degli Interni Susari aggiunse -112mila persone a viaggio. Non credo che Papa Pio Matteo Romualdo II, si limiti a fare un solo viaggio. Se ha comprato 6 navi, vuol dire che ha intenzione di usarle più di una volta. Altrimenti le avrebbe noleggiate!. Inoltre, poiché ogni morto di fame sulla Terra, che si professasse cattolico ha la cittadinanza dello Stato Pontificio, ogni Nazione che ha interessi contro l’Italia e contro l’Europa, potrebbe legalmente trasportare ogni morto di fame della Terra, direttamente al porto di Civitavecchia!. Dobbiamo disconoscere amministrativamente, tutti i passaporti provvisori che rilascia via internet lo Stato del Vaticano, altrimenti sarà un disastro per l’Italia e per l’Europa!.Esordì laconico il ministro dell’Economia Vento –Quest’anno si prevede un Pil calante del -1%. Con una popolazione italiana stagnante, che fisiologicamente cala per decessi naturali, il reddito pro-capite potrebbe restare viscoso verso il basso, ossia leggermente calante. Se invece aggiungeremo 100 milioni di cittadini vaticani, il reddito procapite italiano collasserà a valori


irrisori. Il reddito procapite a cifre irrisorie, è anche sinonimo di guerre civili, epidemie, guerre, e di quant’altro di orrendo vi possiate immaginare-Cristo Santo! A questo non avevo pensato- esordì Roventini – Siamo tornati al 1871, dovremo entrare in guerra contro lo Stato Pontificio, per garantire l’esistenza dello Stato Italiano?!Il ministro dell’Economia Vento disse – Dobbiamo proteggere lo 90 stato sociale degli italiani. Sanità e Pensioni, sono beni costosi e pregiati e scarsi, da mantenere per il bilancio pubblico, essendo il trend del Pil calante. Abbiamo fatto grandi sacrifici, per mantenere in funzione il welfare almeno per una parte del popolo italiano. Noi italiani, non possiamo regalare la sanità italiana, in modo universale alle persone che non sono cittadini italiani, che non hanno mai pagato un’€uro di tasse in Italia, e che vengono in Italia a prelevare il nostro welfare state, senza averne diritto e senza aver mai contribuito agli sforzi degli italiani. A parte il problema della caduta del reddito procapite italiano, se aggiungessimo 100 milioni all’anno d’immigrati clandestini, con una percentuale di anziani e vecchi e malati del 5%, sarebbero 5 milioni, all’anno d’immigrati clandestini malati, da curare in modo continuativo per lungo tempo, dato che potremo garantire loro una buona speranza di vita. Se lo faremo, però sottrarremo risorse al popolo italiano, la cui economia di trasformazione sta regredendo in un contesto di scarsità ed alta competizione mondiale. Il sud Italia è diventato un sasso secco come l’Egitto. Siamo in perenne shock idrico, i ghiacciai sono spariti, il fiume Po è ridotto ad un piccolo ruscello. Non abbiamo più energia idroelettrica. Abbiamo poca energia geotermica ed alti fabbisogni di energia per produrre acqua desalinizzata. La crescita del livello del mare ha inquinato le falde acquifere. Eventi estremi e shock idrici hanno ridotto la produttività delle nostre produzioni agricole. Economicamente, ogni anno è sempre più difficile dell’altro: eventi estremi meteo come Medicane e trombe marine e trombe d’aria fanno danni. Malattie tropicali stanno dilagando nella penisola. Se vorremo dare la sanità agli immigrati clandestini, allora dovremo riformare la Sanità Pubblica costruita dagli italiani, per gli


italiani, sottraendola agli Italiani, semplicemente perché non abbiamo risorse per coprire i fabbisogni finanziari della Sanità ed il deficit del sistema delle pensioni-. -Ci sono ampie manifestazioni di Cattocomunisti, che stanno protestando contro di noi, ci danno dei nazisti!. Tutti i Mass Media sono contro di noi!- disse la ministra degli Interni, che aggiunse – Non ho mezzi sufficienti per arginare queste manifestazioni, tutte le unità le ho spedite al Sud, per collaborare con l’Esercito, per contenere la spinosa crisi in Sicilia e Calabria!-Oddio!, in Italia finiremo dentro ad una guerra civile!. Tra sei mesi, saremo senza energia, perché ENI terminerà gli stock di metano e petrolio ed ENI non potrà soddisfare i fabbisogni, se non solo in piccola parte con il metano russo e kazako- disse Roventini, che impugnando una penna Parker nella mano destra, ne premeva continuamente il tappo a molla. -Se accadrà questo- disse laconico il ministro Vento – la caduta di Pil sarà molto superiore al -50%. Torneremo rapidamente al baratto, lo Stato Nazionale si sfascerà-Questo non è detto- esordì il ministro della Difesa Valleri, che interruppe la discussione, poi dopo una breve pausa aggiunse –Ci sarebbero delle soluzioni alternative!.-Quali?! Mandare il nostro stupido ministro degli Esteri Palladi, a parlare con quel pazzo furioso di Pio Matteo Romualdo II?!- chiese Roventini, mentre rise sarcastico. Il ministro degli Esteri Palladi imbronciò il viso, ma non rispose. I grandi vetri blindati, continuavano ad interessarlo più della discussione che c’era nel comitato ristretto del Consiglio dei Ministri. -Potremmo silurare ed affondare le 6 navi. Poi potremmo bombardare le raffinerie di petrolio libiche. Anche se i cartaginesi galleggeranno sul petrolio, non potendolo distillare, non potrebbero salpare in massa contro l’Italia perché non avrebbero carburante ed andrebbero in crisi energetica!- disse gelido il ministro della Difesa

91


Valleri, che poi aggiunse – Circa le 6 navi da dover affondare, potremmo sempre dare la colpa ai cartaginesi. Tutti sanno che i cartaginesi imbarcano armi ed esplosivi sulle navi dirette in Italia. Un incidente, un’esplosione è possibile, anzi è assai probabile!. Nessuno, andrà a recuperare i rottami delle navi, nel mondo stanno moltiplicandosi le crisi e scontri militari. La scarsità sui mercati dilaga, la sovrappopolazione ed i danni da cambiamento climatico, ne sono le cause. Queste cose, ormai le sanno anche i sassi!.-Non credo che potremmo farla pulita- disse Roventini mentre scosse la testa, in senso di diniego –A me pare, che da come si stanno mettendo le cose, in Italia finiremo dentro ad una guerra civile!- disse Roventini, che lanciò svogliatamente la penna sul tavolo. La ministra degli Interni Susari esordì –Invece è una buona idea, quella esposta da Valleri. Potremmo affondare i quattro traghetti, e poi dare la colpa ai cartaginesi. Bloccheremo in porto i due mega transatlantici, quando approderanno. Poi arresteremo Papa Pio Matteo Romualdo II e lo segregheremo nei suoi palazzi. Lo Stato del Vaticano è un enclave dello Stato Italiano, ma è grande tanto quanto un condominio. Io ho forze sufficienti, per sigillare ogni entrata. Gli taglieremo la corrente elettrica e tutte le reti di telecomunicazioni, lo ridurremmo al silenzio!.-Che ne faremo dei centomila cartaginesi?!- chiese Roventini. -Uno sbarco anfibio, ancorchè da due navi da crociera, è un serio problema militare. Se faranno rotta su Civitavecchia, suggerisco di affondare i transatlantici prima che approdino. Non abbiamo forze militari sufficienti per arginare uno sbarco di centomila cartaginesi a Civitavecchia. Se invece Papa Romualdo sbarcherà in Sicilia, a seconda di dove sbarcherà, potremmo anche perdere militarmente la Sicilia!- disse laconico il ministro della Difesa Valleri.

92


93


Capitolo 17: L’ingorgo mortale sulla strada di Marsala. La famiglia Rossi era bloccata in colonna, prima del fiume di Marcanzotta, assieme a moltissime altre vecchie auto, ferme a motore spento, lungo la statale siciliana, in direzione Marsala. Questa era una situazione migliore, del casino che c’era per poter entrare in Trapani. 94

D’un tratto, dall’orizzonte dello specchietto retrovisore, Pasquale Rossi vide per la prima volta in vita sua, un folto gruppo di quelli che le autorità definivano cartaginesi: tutti camminavano in colonna, di passo sostenuto, lungo la statale, ed erano armati sino ai denti!. Bambini soldato, giovani donne, uomini e giovanotti, tutti erano armati di mitra o mitragliette e lanciatori RPG7, camminavano rapidamente tra le auto, guardando con sguardi feroci, gli automobilisti atterriti, che sedevano nelle proprie auto. Conducenti e passeggeri all’improvviso si vedevano transitare a piedi, divisi in tre colonne ben distanziate, una sul margine della corsia di sinistra, una sulla linea di mezzeria, la terza colonna cartaginese marciava sul margine destro della strada, con rapido ritmo marziale, silenzioso, disciplinato. Tutti i soldati cartaginesi della seconda e terza colonna, tenevano il mitra spianato, passavano guardando rapidi dentro le auto, per valutare se vi fossero state delle eventuali minacce all’interno. Più avanti, a circa quattro macchine di distanza, proprio davanti alla vecchia station wagon dei Rossi, c’era a motore fermo, in colonna assieme alle altre auto, una volante dei Carabineri, con quattro


militari a bordo. Paquale iniziò a sudar freddo, fu preso dal panico, non riusciva a parlare, aveva il respiro accelerato, le mani erano sudate e sgusciavano via dal volante. Pasquale non riusciva a pensare: non sapeva se far lasciare subito l’auto alla sua famiglia, oppure se era meglio far finta di niente proprio come facevano gli altri guidatori a cui per adesso non era accaduto niente, oppure se era meglio sdraiarsi sui sedili restando nell’auto, oppure se sarebbe stato meglio lasciare l’auto e correre nella campagna circostante. Non furono quelli delle forze dell’ordine ad iniziare la violentissima sparatoria: i Carabinieri o non gli avevano visti i cartaginesi dagli specchietti retrovisori, oppure i quattro militari non volevano iniziare una sparatoria in mezzo alle auto in sosta piene di civili, oppure semplicemente stavano chiedendo rinforzi via radio. I Carabinieri erano appena in quattro, mentre i cartaginesi erano almeno in 15 e tutti i soldati cartaginesi erano ben equipaggiati con armi da guerra e lanciarazzi, con macete e pistole, tanti caricatori che s’intravedevano dagli zainetti che portavano a tracolla. Le due colonne di cartaginesi, si fermarono proprio ai lati della station wagon della famiglia Rossi. Viviana dava il latte ad Arturo, il piccolo ignorava cosa stesse accadendo intorno a lui. Sara iniziò a frignare, piangendo sottovoce. Il capofila della colonna alzò silenziosamente il pugno della mano destra in aria, poi di scatto puntò il suo fucile mitragliatore contro il volto di Pasquale Rossi, il quale con il finestrino aperto, mosse lentamente le mani, alzandole in aria e restando dentro l’auto. Il cartaginese guardò nell’auto dei Rossi, poi fece alcuni gesti, indicando la volante dei Carabinieri che era ferma, appena quattro macchine più avanti. Le tre colonne di cartaginesi s’aprirono in linea, sparpagliandosi in silenzio ai lati, in mezzo ai campi aridi, la formazione cartaginese cercò subito un accerchiamento silenzioso della volante. Contestualmente, un brusio di voci dal tono crescente, sporadiche

95


grida isteriche, iniziarono a dilagare dalle auto più distanti, che erano in coda alla lunga fila. S’udirono sportelli delle auto che s’aprirono, c’era gente che correva ed urlava e piangeva, esplose in modo crescente un fuggi fuggi generale, che iniziò a serpeggiare tra le auto, che erano disciplinatamente in coda ed in sosta, sulla corsia di destra. All’improvviso, qualche auto accese il motore, prese a tamponare le altre, con violenti manovre di retromarcia, i veicoli che provarono questa manovra, causarono numerosi tamponamenti a catena, mentre si fecero lo spazio sufficiente per iniziare a fare conversione ad U. I guidatori dopo aver terminato nervosamente la conversione ad U, fuggirono a grande velocità, tornando verso Palermo. Poi anche altre auto, più distanti ed in posizione arretrata nella chilometrica fila, imitarono la stessa cosa. S’udirono una marea d’urti tra lamiere, vetri rotti, un coro di grida ed urli isterici cresceva, come un disperato vento irrazionale. Era impossibile, che i quattro Carabinieri nell’auto, non si fossero accorti del crescente e violento trambusto, che si stava creando alle loro spalle, ma stranamente nessuno dei militari sembrava intenzionato ad uscire dall’auto. Tutta la famiglia Rossi era sdraiata sui sedili della propria auto, Viviana piangeva stringendo e coprendo con il proprio corpo il piccolo Arturo. Sara era sdraiata sul sedile posteriore, piangeva e singhiozzava come una fontana. Pasquale, aveva il tremito alle mani, mormorava con un fil di voce di fare silenzio, era utile ascoltare per capire cosa stesse succedendo fuori dall’auto!. Un paio di bambini soldato iniziarono a sparare contro l’auto dei Carabinieri, quelli delle forze dell’ordine erano in quattro, finalmente scesero tutti e quattro contemporaneamente dall’auto. Il guidatore fu subito ferito, ma zoppicando, continuò a sparare con brevi raffiche con la sua mitraglietta d’ordinanza, arretrò celandosi dietro il cofano anteriore della volante. Un bambino soldato cadde riverso, sul margine della corsia di sinistra.

96


Il militare che era sceso dalla portiera posteriore sinistra, invece era morto sul colpo, centrato in pieno da una raffica di un altro bambino soldato, che era steso a terra, poco distante dal primo che aveva iniziato a sparare. Gli altri due Carabinieri scesero dal lato destro dell’auto, spararono in modo parco e prudente, a colpo singolo, restarono celati dietro gli sportelli della volante. 97

Il folto gruppo di cartaginesi, era sparso tra la colonna di auto, quanto steso in terra, in formazione a V, sugli aridi campi sia a destra, quanto a sinistra dell’auto dei Carabinieri. Un ragazzo giovane, s’alzò da terra, impugnò un lanciatore RPG7 prendendolo dalle proprie spalle, v’innestò una granata lanciarazzo che aveva prelevato dal proprio sacco. Poi, il giovane corse sul lato sinistro, contemporaneamente una potente grandinata di proiettili cartaginesi, investì come una burrasca, il lato sinistro della volante. Vetri infranti, sportelli bucati come fossero stati di burro, poi grida disumane, lacerarono l’aria, mescolandosi al fragore della battaglia. All’improvviso s’udì un’esplosione potente e cupa, la violenta detonazione ruppe i vetro di molte auto vicine. La volante dei Carabinieri era saltata per aria, era stroncata in due, al suo posto giaceva un’enorme torcia ardente, il rottame infuocato illuminava mestamente il cielo blu e rossastro del tramonto siciliano, mentre un denso fumo nero, saliva indolente verso il cielo. Un silenzio irreale ebbe a stendersi sulla statale. Il rogo scoppiettante dell’auto, iniziò ad espandersi all’auto susseguente e precedente, in poco tempo saltarono per aria altre due auto, che erano inevitabilmente troppo vicine. I cartaginesi tornarono nella originaria formazione delle tre colonne, camminarono rapidi, per lo più scalzi, s’allontanarono dall’incendio andando in direzione di Marsala, tutti erano incuranti del panico generale, che ripresero a dilagare tra gli automobilisti siciliani.


Davanti ai cartaginesi, la fila di auto proseguiva chilometrica, il rumoroso e violento scontro a fuoco, aveva attirato l’attenzione dei guidatori che erano incolonnati più avanti. Scoprendo quello che era successo, e vedendo che il gruppo di soldati cartaginesi avanzava nella loro direzione, in poco tempo si scatenò un delirio da manicomio nella colonna di auto, che era distesa verso Marsala. Moltissime auto uscirono dalla corsia di destra, in cui erano ordinatamente in sosta, varie tamponando violentemente con il posteriore, le auto precedenti per guadagnare spazio di manovra. Poi numerose auto invasero la corsia di sinistra, ed iniziarono ad allontanarsi a grande velocità in direzione di Marsala. Anche altre auto replicarono lo stesso comportamento, inevitabilmente scoppiarono una serie d’incidenti tra le auto che sfrecciavano veloci verso Marsala sulla corsia di sinistra, quanto con nuove auto che senza aspettar di dare la precedenza, lasciavano la fila di auto, dopo aver creato tamponamenti a catena. Il risultato di tutte queste dinamiche caotiche, fu il totale blocco della strada statale, scoppiarono vari altri incendi e gravi e numerosi furono gli incidenti mortali, che finirono per bloccare ed intasare tutta la statale. I cartaginesi erano incuranti d’ogni cosa, continuarono a camminare di passo veloce, s’allontanarono solo di qualche decina di metri dalla strada sicula, che s’era rapidamente intasata di rottami d’auto in fiamme!. In poco tempo, un grosso incendio innescato dal’esplosione della volante dei Carabinieri, trasformò in un rogo che si dipanò rapidamente ad Est ed Ovest, coinvolgendo come tanti “pocorn” tutte le auto intrappolate nella fila. C’era gente che urlava e fuggiva in ogni direzione, c’erano guidatori che con qualche estintore da auto, cercavano di contenere l’incendio. C’erano guidatori che si picchiavano in risse violente a causa dei tamponamenti. C’erano macchine che provando a fare la

98


conversione ad U erano rimaste bloccate. Il virus della pazzia, sembrava contagiasse tutti, in modo istantaneo ed esponenziale. La famiglia Rossi se la cavò piuttosto bene, corse nei i campi assieme ad altre persone. I Rossi, uscirono dalla propria vecchia auto, appena le fiamme del precedente veicolo, iniziarono a lambire il cofano della loro auto. Pasquale Rossi, ebbe la prontezza di prendere tutto il materiale che poteva essere trasportato a mano da lui e dalla moglie Viviana, mentre la figlia Sara teneva in collo il piccolo Arturo. Un paio di grosse buste della spesa con dentro cibo e scatolame vario, nonché un grosso cartone pieno di coperte di lana e bottiglie d’acqua e pannolini e saponi vari.

99


100


Capitolo 18: La ghost town di Montallegro. La località di Montallegro era un paese fantasma, una delle tante “ghost town” che erano disseminate in Sicilia. Il paesello di Montallegro aveva avuto un destino funesto, era stato abbandonato da molto tempo dai siciliani. Il turismo era terminato come risorsa quando fu introdotta la Carbon Tax e le politiche verdi, la siccità ed i Medicane avevano gravemente danneggiato quel poco di agricoltura che resisteva nella zona, la carenza d’acqua e la desertificazione furono la mazzata finale, che resero quasi tutta l’area della Sicilia, un sasso secco, senza futuro!.

Le case di Montallegro erano chiuse ed abbandonate, non c’era energia elettrica (nemmeno per illuminare le luci dei lampioni), non c’era acqua corrente, non c’era il gas metano, non c’era più nemmeno un posto dove poter coltivare gli orti. Le colline circostanti erano aride e secche, non c’era più nessuna fonte d’acqua, la desertificazione era avanzata anche in Sicilia, rendendo sterile il terreno siculo. I cartaginesi, s’immaginavano di trovare chissà quali comodità in Europa, beni e ricchezze da poter razziare, i cartaginesi sognavano di poter occupare con facilità, vaste aree ricche e fertili, speravano di poter gozzovigliare in foreste, tra abbondanza d’acqua fresca, cibo ed agi, invece furono molto sorpresi e delusi, nel vedere che Montallegro in Sicilia, quanto il panorama che avevano attraversato a piedi dalla spiaggia, era un luogo desolato ed arido, poco dissimile dalle zone dell’Africa, da cui erano fuggiti per mancanza di futuro.

101


La falange cartaginese di 160 cartaginesi, appena giunse a Montallegro, dilagò caoticamente nel paese, sfondando porte e finestre: nessuno fece caso al fatto che gli infissi, fossero vecchi e logori. Nella stragrande maggioranza dei casi, le case ad un piano oppure a due piani, non erano ancora diroccate, ma avevano solo locali vuoti, erano frequenti i tetti sfondati dove qualche uccello aveva fatto il nido. Erano rari i casi i cui i cartaginesi trovarono della povera e vecchia mobilia mezza scassata, qualche elettrodomestico probabilmente guasto, oppure dei vestiti e scarpe in cattivo stato di conservazione. Praticamente, tutta la falange cartaginesi trovò invece tonnellate di polvere e ragnatele, che s’erano accumulate dentro nelle stanze spettrali e vuote. -Non c’è nessuno! E non c’è niente da razziare- esordì Chinedu, mentre girava con il suo AK47 spianato, tra le stanze vuote. Il giovane trovò una sedia di paglia, era mezza sfondata, arrabbiato e deluso, il giovane gli diede un calcio, lanciandola contro il muro. Poi Chinedu imprecò nel suo dialetto africano, quindi urlò dicendo che in quella maledetta piccola casa a due piani, che i tre ragazzi avevano scelto casualmente, non c’era proprio niente da razziare!. -E’ vero!- rispose Fara, che non si separava mai dal guinzaglio con cui controllava la capretta Betty. La piccola Fara apriva i cassetti di una madia scassata che era colma di polvere e disse –Non c’è niente!. In cucina non c’è l’acqua corrente!. A Tripoli, i gengiskani c’avevano detto che in Europa avremmo trovato ogni genere di beni e comodità!. I gengiskani, c’avevano detto che l’acqua fresca potabile nelle case degli europei, era una normalità da oltre un secolo!. E’ tutto falso!, qui! non c’è niente per noi!Rumako girava silenzioso per la casa a due piani, mugugnava grugniti, storceva la bocca, non c’era proprio niente per loro a Montallergo. L’unica cosa che Rumako trovò, rufolando in una vecchia cantina dentro ad un cassone mezzo marcio, furono due fiaschi vuoti ed impolverati senza tappo, un vecchio martello dal

102


manico mezzo rotto, una grossa falce di ferro arrugginita, ed una scatola di plastica con un po’ di chiodi in acciaio inox. I tre ragazzi uscirono dalla casa, intristiti ed arrabbiati, mugugnavano a mezza bocca varie imprecazioni nel loro dialetto madre, sconsolati andarono nella piazza del paese, dove il capo formazione Dume osservava il suo smartphone, ed aveva promesso che avrebbe dato informazioni e nuovi piani, su quello che si sarebbe fatto in futuro. Era primo pomeriggio di un giorno d’estate in Sicilia, il Sole era alto, il cielo era terso e senza una nuvola, un forte caldo afoso martellava la Sicilia, gli sguardi dei falangisti cartaginesi erano assai poco soddisfatti. I cartaginesi avevano trascorso tutta la mattinata a rovistare nel paese, senza trovare niente di utile, un eterogeneo brusio di delusione, correva veloce tra la falange cartaginese che s’era raggruppata in cerchio intorno al grande capo Dume. Circa 150 cartaginesi dei 160 erano radunati nella piazza del villaggio, dove un edificio più nuovo dei palazzi adiacenti, troneggiava mezzo scalcinato, ricordando le forme di una chiesa cristiana, che era da tempo chiusa ed abbandonata. Solo una diecina di cartaginesi, controllavano silenziosi i vari accessi al villaggio, i fucilieri erano nascosti dentro le case, in attesa di scorgere eventuali minacce nemiche. Ad un certo momento, Dume disse –Il nostro sbarco è stato un successo!, non abbiamo incontrato militari italiani non abbiamo avuto nemmeno un morto!. Purtroppo in questo paese di Montallegro, non c’è niente da razziare!. Ci sono però delle vecchie case abbandonate, dove potremo nasconderci per tutto il giorno!. Ci potremo riparare dalla calura del Sole!. Sulla sera dopo il tramonto, con il favore dell’oscurità, ci muoveremo seguendo le colline, andremo verso Ovest. La nostra meta finale è la città di Trapani. Trapani è un grande porto, potremo saccheggiare ed arricchirci. Certo!, dovremo combattere, ma a Trapani avremo la nostra

103


rivalsa, inoltre altri compagni cartaginesi arriveranno a darci manforte, con una grande nave crociera!-Dume!, dicci quanto dista il porto di Trapani?!- chiese qualcuno dentro la falange, mentre vari volti si girarono a destra e sinistra, per capire chi aveva fatto la domanda. -Circa 80 km- rispose Dume con tono secco e lapidario, poi alzò in alto il suo smartphone, come fosse stato uno scettro del potere!. -Sono tanti chilometri da fare a piedi, non abbiamo molto cibo ed abbiamo poca acqua!. Dobbiamo razziare!! Anche perché, a Montallergro non abbiamo trovato niente!- disse qualcuno da dentro la falange. Un folto coro d’approvazione, fece un’eco robusta, con tante teste che annuivano silenziose, mentre tanti mugugni e visi lunghi, continuavano a dilagare nella falange. -C’è il paese di Menfi a 40 km, e poi c’è il paese di Sciacca a 25 km, sono due centri abitati dagli italiani, troveremo case e negozi da poter razziare!. Però ci dovremo preparare alla battaglia, perché nella zona di Sciacca ci sono truppe dell’Esercito Italiano!- disse Dume, mentre agitava in aria il suo smartphone, come segno di conoscenza, in un territorio ostile e sconosciuto!. -Non abbiamo paura di combattere!, Noi siamo invincibili!, Dume sei il nostro capo!, Dume guidaci in battaglia!. Gli ammazzeremo tutti questi italiani, poi prenderemo da loro, tutto quello che ci serve!- dissero vari voci dalla falange. Un boato d’approvazione, esplose nella falange, accettando la proposta che era venuta dai fedelissimi di Dume, che erano sparsi in cerchio, mescolati nella falange cartaginese.

104


105


Capitolo 19: Nel 2050 il Natale vien di Giugno. Eravamo in Sicilia ormai da una settimana o poco più, era mezz’ora dopo il tramonto, la mia unità s’era accampata accanto a quelli del blindato Bradley, con i quali avevamo fatto amicizia. Nel nostro bivacco, su una collina prospiciente Marsala, il sergente Bellario venne a trovarci dopo il rancio. Pensavo fossero gli ordini per il mio fireteam, per il turno di guardia nella notte, ma per fortuna a sgobbare furono altri del plotone, tutti quelli che sino ad adesso erano stati i meno impiegati in azione, rispetto a quanto lo fossimo stati noi, ed altri fireteam. Il sergente Bellario, ridendo ci disse che non potevamo più essere i cocchi del sergente, adesso Bellario doveva svezzare altri fireteam, in modo che il plotone che era prevalentemente composto da reclute, avesse in modo ragionevolmente omogeneo, un minimo d’esperienza di guerra. Noi dell’Incudine 12 non eravamo reclute, avevamo già sostenuto 3 conflitti a fuoco. Non potevamo considerarci ancora soldati, ma se fossimo stati prudenti, e se fossimo sopravvissuti nel compiere il nostro lavoro, avremmo presto conosciuto di guerra, molto di più delle nuove reclute, che sarebbero presto sbarcate a Palermo. –Quest’anno nel 2050, il Natale vien di Giugno!- disse ridendo il sergente Bellario, dalla Humvee con la quale aveva raggiunto il nostro bivacco, estrasse un paio di lanciagranate M203. Era un regalo per me e per Tonio50, dovevamo installarli sul nostro fucile M16 A2. Poi ci diede due grossi sacchi verdi, pieni zeppi di granate HE, bengala e fumogeni, con un manuale in inglese. –Attenti alle schegge e cercate di non saltare per aria in mille pezzi, sparandovi in un piede!- disse con tono ilare e scanzonato. Il sergente Bellario, regalò al nostro cacciatore toscano, che era l’unico ad aver sempre avuto una mira incredibile, un fucile da cecchino Remington 700 con mirino telescopico, e vari gadget con lenti ad intensificazione di luce notturna, per veder di notte. Il cacciatore toscano, sarebbe stato il nostro marksman ossia un quasi cecchino. Il sergente Bellario rise, mentre ci disse che con

106


questo Remington 700, il nostro vecchio mezzo sigaro toscano, avrebbe potuto beccare un fagiano da 2km. Anche se in Sicilia, non c’erano fagiani!

107

Il nostro cacciatore fece un largo sorriso a 48 denti, s’accese subito con sguardo soddisfatto uno dei suoi puzzolenti mezzi sigari toscani, poi si mise ad armeggiare con il fucile, disse che era identico al suo, cambiavano solo le ottiche, quelle che Bellario gli aveva portato erano molto più potenti e raffinate. A lady youtube, il sergente Bellario regalò una valigetta antiurto, metallica di colore verde. Dentro c’era un mini drone tattico, un tablet, cavetteria varia, un kit con pannelli solari per la ricarica, varie batterie di riserva. Per quel che aveva letto nella bolla di accompagnamento, il sergente Bellario disse che il drone era un residuato dell’USMC, aveva un’ora di volo o 3 km di autonomia, 350 metri di quota massima, aveva due telecamere: una in alta definizione, l’altra in infrarossi, con zoom ad Intelligenza Artificiale con cui registrava foto e filmati su un’enorme memory card. Stava tutto scritto nel corto manuale in inglese, che era ripiegato dentro la valigetta. La nostra bimba sorrise estasiata, lanciò un enorme WOW, come fosse stato il giorno di Natale!. Infine, il sergente Bellario ci presentò il rimpiazzo di Yuri50, perché un fireteam doveva essere composto da 5 fucilieri. Nannetti A. era una sessantenne, robusto e ben piazzato, con un una vistosa pancia, ed un folto cespo di capelli grigi, era stato ex guardia giurata, era in pensione ma s’era arruolato ed era abile. Era anche lui mezzo pelato, dalla mascella volitiva, sembrava un tipo simpatico e solare, aveva in dotazione una mitragliatrice leggera FN-Minimi. Lo soprannominanno “FN” per ovvie ragioni, Nannetti


fece un largo sorriso e si prese una tazza di caffè, che bolliva sul piccolo fuoco che avevamo acceso. L’indomani mattina il tenente Rossi m’avrebbe dato nuovi ordini, l’unità Incudine 12 aveva ultimato lo svezzamento al fronte, avevamo introitato un minimo di conoscenza di guerra effettiva. Il blindato Bradley ci avrebbe accompagnato, perché a noi sarebbe servita più potenza di fuoco, per quello che avremmo dovuto fare, nell’interno della Sicilia. _________________ Due giorni prima, partimmo dalla periferia di Sciacca quando ancora non era passata l’alba, andammo a ripulire dai cartaginesi le strade che collegavano Palermo-Trapani e poi la Trapani-Marsala. Restammo impiegati in questa missione, alcuni giorni pieni. In testa al plotone andò il sergente Bellario, con un altro fireteam ed un secondo blindato Infantry Fighting Veichle Bradley. Seguì un camion con il tenente Rossi e 21 fucilieri, chiudeva il convoglio del nostro plotone, la mia unità che era sul Bradley del “prof” perché Incudine 12 doveva proteggere le spalle alla nostra formazione. Per evitare che vomitassimo, il blindato Bradley si mosse con il portellone aperto per metà, “autobus” ossia il guidatore del blindato Bradley, ci fece la cortesia di tenere il portellone mezzo aperto. Mentre si viaggiava potemmo così guardare fuori, invece che stare chiusi dentro una scatola che sussultava: questo evitò a tutti, il mal d’auto e nessuno vomitò. Lady youtube mi chiese più volte, perché il sergente Bellario non stava più con il nostro fireteam, e perché s’era spostato in testa del plotone, con un altro fireteam. Siccome non sapevo cosa risponderle, dissi che forse il sergente Bellario aveva le sue ragioni, oppure erano semplicemente gli ordini del tenente Rossi. Nei tre giorni di missione, lungo le strade da Palermo a Trapani e da Trapani a Marsala, noi non sparammo nemmeno un colpo. Accadde un unico conflitto a fuoco, fu gestito dal sergente Bellario, assieme al tenente Rossi, furono impiegati tutti i 26 fucilieri del

108


nostro plotone, contro quattro cartaginesi che finirono tutti sotto terra. La strada statale, quanto la super strada Palermo-Trapani e Trapani-Marsala, era stata attaccata da una falange cartaginese, lo sapemmo perché scambiammo quattro parole con il maresciallo Lo Cascio. L’incontrammo sulla strada, assieme ai suoi tre appuntati, era al comando di due grossi pullman. 109

Sulle strade verso Trapani e Marsala, trovammo un’enorme coda di auto, era una colonna di auto incommensurabile, impossibile da descriversi. Erano tutti siciliani, che avrebbero voluto lasciare la Sicilia. Tutti speravano d’imbarcarsi sui traghetti, ma erano bloccati nella mega coda, da vari giorni. Metà erano diretti a Trapani, l’altra metà a Marsala. Quando ci videro, si misero a battere le mani e ci sorridevano: c’erano poi donne e ragazzine che letteralmente piangevano di gioia. Evidentemente, tutta questa gente si sentiva sola ed abbandonata, e dovevano essere stati spaventati, per il conflitto a fuoco che c’era stato sulla statale sicula. Il nostro plotone, mentre muoveva verso Marsala trovò numerose carcasse d’auto: erano distrutte o bruciate, i rottami che intralciavano la strada furono spinti o trascinati fuori strada, usando i nostri possenti IFV Bradley. La strada fu sgombrata e resa sicura, ma nessuno sapeva cosa sarebbe potuto succedere, quando la nostra unità se ne sarebbe andata!. Il Maresciallo Lo Cascio, con i suoi tre appuntati, fece salire a bordo dei due grossi pullman, tutta la gente che fu possibile caricare. Le altre persone che erano appiedate, ebbero comunque tutte un’assegnazione con un posto auto e senza smembrare i nuclei familiari. Gli appuntati dei Carabinieri, sistemarono con autorità, ed empatia, tutte le persone che ancora erano a piedi, imponendo alle altre persone l’obbligo di dare un passaggio. Sembra incredibile da raccontare, ma vi giuro che non erano poche le persone che avevano perso l’auto: perché la loro auto era finita mezza bruciata, perché era esplosa, oppure perché era stata


tamponata e s’era sfasciata, o perché il radiatore dell’auto s’era sfondato e l’auto era diventata incapace di viaggiare. Il nostro convoglio si recò a Marsala, poi sulla sera il nostro plotone s’accampò sopra una collina, per passare la notte. In rada davanti a Marsala c’erano due fregate FREMM della Marina Militare, la serata era calda ed il cielo era privo di nuvole, non c’era un filo di vento ed il mare era calmo come una lastra d’olio. Il sergente Bellario disse che era improbabile che sciami cartaginesi sbarcassero davanti a Marsala. Le due fregate della Marina Militare, erano un deterrente che c’avrebbe fatto dormire sogni tranquilli. In ogni caso, aggiunse Bellario guardandomi negli occhi, disse che era bene spengere il fuoco, prima che tutta l’unità Incudine 12 si coricasse per la notte.

110


111


Capitolo 20: Il rastrellamento mattutino della Palermo-Trapani e della Trapani-Marsala.

112

Lontanini E. c’era scritto proprio così, sulla striscia a strappo, appiccicata sulla mimetica, la “E” stava per Ernesto, ma nel fireteam Incudine 12, era stato soprannominato “il cacciatore toscano” ossia, per contrazione “cacciatore”. Il soprannome non dispiaceva ad Ernesto, rappresentava in larga misura la sua più grande passione. Aveva compiuto da poco 60 anni, e s’era voluto arruolare a tutti i costi. Era stato ritenuto abile per tenere un fucile in mano, soprattutto perché aveva una mira incredibile con il fucile. Ernesto s’era arruolato, perché voleva difendere sua moglie, che viveva in Toscana. Soprattutto, pensava spesso a suo figlio quanto a sua moglie, ed al nipotino di quattro anni. Suo figlio era sposato, in età di leva, era una persona matura, questa cosa preoccupava tantissimo Ernesto. Al momento la leva militare era solo volontaria: se c’era da crepare in guerra, era meglio che se ne fosse andato lui, piuttosto che suo figlio trentacinquenne. Suo figlio, doveva far crescere il figlio di cinque anni, che forse avrebbe rischiato di crescere senza padre, in un mondo orrendo, dove carestie e guerre ed epidemie, dilagavano come tanti cavalieri dell’Apocalisse. La squadra in cui era capitato Ernesto, non era malvagia: Ernesto lo aveva scritto in una breve lettera a sua moglie. Me lo aveva anche detto in confidenza: la cosa che turbava di più Ernesto, era aver ammazzato vari cartaginesi. Una cosa era sparare ai cinghiali, altra cosa era ammazzar cristiani. La sua prima notte di guerra, la trascorse sulla spiaggia di Porto Palo, dentro la buca che s’era scavato. Era stato un po’ come fare del tiro al tacchino, anzi


sparare al poligono. Era buio, c’erano traccianti e tanti bengala, il chiaro di Luna illuminava la spiaggia, i nemici erano ombre scure, che si muovevano lente nell’acqua, oppure spuntavano da barche e gommoni. La mattina del rastrellamento a Porto Palo, ecco… quella storia gli aveva fatto male all’anima. Se li ricordava quasi tutti i volti, di quelli a cui aveva sparato. A volte lo tormentavano di notte. Ma la cosa che gli era più dispiaciuta, era stata quella di dover sparare a quei bambini soldato, che erano sbucati dal niente, da dentro le barche, sulla spiaggia, ancora prima che Incudine 12 arrivasse a Sciacca. Ernesto non si voleva più ricordare il posto, cercava di dimenticare quello scontro a fuoco, anche se lo sognava la notte. I volti di quei bambini soldato, lo tormentavano. Erano irrazionali rimorsi di coscienza, perché i bambini soldato erano armati, e sparavano come dannati!. Lo sa Dio, quanto avevano sparato contro l’unità incudine 12, quanti proiettili in modo stupido avessero esploso anche contro il blindato Bradley. Tonio50 era il diminutivo di Antonio, il numero cinquanta indicava la sua età. Anche lui non era giovanissimo, era emiliano ex operaio specializzato di macchine a controllo numerico, aveva da sempre avuto il porto d’armi per sport. Mascella volitiva, uno strano tatuaggio nero che spuntava dal collo, che non ci volle mai far vedere. Ad Antonio piacevano i revolver, quelli in grosso calibro, aveva detto che a casa disponeva di due revolver in calibro .357 perché erano facili e sicuri da maneggiare. Era sempre stato diffidente delle pistole automatiche, con tutte quelle molle e cingilli di metallo che si potevano rompere, ad Antonio le pistole automatiche non erano mai piaciute, meno che mai quelle plasticose delle Glock oppure Beretta, che sembravano giocattoli per bambini. Assiduo frequentatore del poligono, ad Antonio piaceva sparare alle sagome di cartone: non gli piaceva sparare alle persone, ne con la pistola ne con il suo M16 A2, anche se c’era costretto. Però, la mattina al termine della nostra prima battaglia, sulla spiaggia di

113


Porto Palo, fu il primo che da dentro la sua buca, prese a ridere in modo sarcastico: noi credemmo fosse isterico. Il suo miglior amico era Juri50plus. Juri stava per Yuri, 50plus stava per l’età, Juri aveva 54 d’anni. Di Juri50plus non saprei dirvi molto, a parte che gli piaceva il campionato di calcio: restò poco tempo con noi, perché morì quasi subito. Tonio50 rimuginava continuamente a voce sulla morte di Juri50plus. L’aver visto il suo amico Yuri, che se n’era andato in un lampo, per uno stupido conflitto a fuoco, contro degli stronzi bambini negri, era una cosa che lo ripeteva continuamente, a Tonio50 non andava proprio giù. Nessuna battaglia campale, nessuna battaglia decisiva, era stato solo uno stupido ed insulso conflitto a fuoco, con dei negretti del cazzo. Sul momento, pensammo che questo linguaggio colorito, fosse il retaggio dello scontro a fuoco e per l’ira d’aver perso un amico. Cazzo!, capimmo dopo, che c’era ben altro! Tonio50 non la smetteva di rimuginarci sopra: perché quegli assassini appena nati, non se n’erano andati?. Perché quei negretti del cazzo, non erano fuggiti nell’interno in Sicilia, come facevano tutti i cartaginesi del cazzo?!. Perché quelli stronzetti s’erano nascosti dentro le barche?!. Perché erano rognosi e ci sparavano contro?!. Se i negretti bastardi non fossero stati sulle barche, il suo amico Yuri sarebbe stato ancora vivo!. Questo interrogativo, tornava continuamente nella testa di cazzo di Tonio50, riecheggiava a voce alta, sinceramente ci fracassava i coglioni, a tutti noi del fireteam. La morte di Juri50plus era accaduta e basta. Io non sapevo che dirgli per farlo star zitto, così tutti nel fireteam finimmo per parlare il meno possibile con Tonio50, giusto lo stretto essenziale. Eravamo convinti che, stando tutti zitti, alla fine anche Tonio50 si sarebbe zittito!. Lady youtube era una diciassettenne un po’ incosciente, s’era arruolata contro il volere della madre, il padre aveva divorziato da tempo, non gli era mai fregato niente di cosa facesse la figlia. Lady

114


youtube s’era arruolata perché sua zia, che stava in Sicilia, in piena notte, alle 2 di notte, sua zia la chiamò al telefono. Lady youtube dormiva con il cellulare sotto il cuscino, e rispose subito. Sì!, il cellulare lo teneva sotto il cuscino, perché ogni tanto Lady youtube rispondeva ai contatti di Facebook e guardava correre gli iscritti e le visite al suo canale Youtube oppure guardava le visite delle sue foto panoramiche, fatte dai droni, su Istagram. Tra una cosa e l’altra, sua zia nella notte le chiese aiuto, perché il numero delle forze dell’ordine era occupato!. C’erano i ladri che stavano per entrare in casa!. No!, non erano ladri, cioè sì! erano anche ladri, ma erano i cartaginesi!. Violentarono la zia e poi l’ammazzarono, tutto in diretta telefonica, con lo smartphone che continuò a rimanere acceso, anche dopo che i cartaginesi erano scappati, e la povera donna rimase a terra senza vita. La cosa aveva colpito la ragazzina, a cui non le andava di far la stessa sorte. La ragazzina per come ce la raccontò, decise d’arruolarsi, perché voleva vendicare sua Zia. Cacciatore, che considerò l’adolescente come fosse stata la sua nipotina, disse che secondo lui c’era molto altro dietro la storia di Lady youtube, ma a dirvela proprio tutta, noi non lo scoprimmo mai!. Lady youtube era contenta di stare nel nostro fireteam. Nessuno le dava fastidio, nessuno la importunava, anzi si sentiva protetta, si sentiva accettata, si sentiva coccolata, era come se avesse acquisito 4 nuovi padri, cioè, era come se Dio, l’avesse donato 4 nuovi nonni. Suo nonno, era l’unica figura paterna che lady youtube aveva avuto, ma poi era morto. Il problema d’ammazzar gente, non la toccava più di tanto: era come star ai videogiochi. Certo!, il rastrellamento sulla spiaggia di Porto Palo, era una cosa che l’aveva fatta star male. Tutti eravamo stati male, quella prima mattina sulla spiaggia di Porto Palo, persino Tonio50 e Juri50plus avevano vomitato!.

115


Sapevo che Lady youtube non aveva mai avuto una buona mira con il fucile, e disse che non era sicura d’aver colpito in modo veramente mortale qualcuno. Scoprii a mie spese, molto tempo dopo, che quella ragazzina incosciente non sparava mai, puntando il fucile al bersaglio grosso dei nemici, ma la donzella sparava sempre contro braccia o gambe. Ma questa è un’altra storia, di cui vi parlerò in seguito. Matteo Narpetti detto anche “pilota” dai due emiliani. Io m’ero arruolato, perché non avevo niente di meglio da fare. La mia fidanzata non voleva che andassi in guerra, e mi lasciò perché mi disse che se io non avevo di meglio da fare, allora voleva dire che lei non contava niente. Io provai a dirle che avrei forse guadagnato qualche denaro, avrei ottenuto una specie di lavoro, e soprattutto avrei fatto qualcosa di utile per me, per lei, per il pese. Per come la vedevo io, la crisi in Sicilia non si sarebbe risolta, e prima o poi, avremmo dovuto combattere per proteggere le nostre famiglie e le nostre case. Cazzo!, era meglio sbattere i cartaginesi fuori dalla Sicilia, lasciare che affogassero nel Mediterraneo, piuttosto che combatterli in Italia, devastando anche casa propria!. La crisi economica in Italia, aveva prostrato l’economia: il settore terziario s’era ridotto del 50%, erano rimasti in piedi solo istruzione, sanità e forze dell’ordine. Con la povertà che circolava, nessuno andava più in vacanza, e le politiche verdi avevano da tempo distrutto tutto il turismo. Il tempo dell’oro dei carburanti fossili era passato da un bel pezzo!. Era rimasto poco anche del settore secondario: l’industria in Italia da tempo era stata delocalizzata altrove, carenza d’energia e scarsità di materie prime e semilavorati. L’impossibilità d’accesso dai mercati a tali risorse, avevano dato le ultime mazzate terminali al settore secondario. Le piccole aziende italiane, non erano state capaci di produrre innovazioni di prodotto e processo, non c’era valore aggiunto da esportare e quindi, in Italia non c’era valore con

116


cui importare energia e materie prime. A livello microeconomico tutte le attività artigianali, erano per lo più fallite. Anche il settore primario era collassato: Medicane, crisi idriche, risalita del livello del mare, carenza d’energia, avevano ridotto la capacità produttiva e tante aree una volta fertili, erano diventate sterili. Comunque, quando scoppiò il casino in Sicilia, pensai che fosse davvero utile arruolarsi, avrei fatto qualcosa di buono per il mio paese e per il mio prossimo. Non credevo che la guerra fosse tanto orrenda, scoprii a mie spese che m’ero sbagliato!.

117


118


Capitolo 21: L’attacco alla flotta Pontificia.

119

Le sei navi che battevano bandiera pontificia, navigavano lente verso la Sicilia, all’improvviso il convoglio ruppe la formazione in colonna. Le due grandi navi da crociera, tennero una rotta verso nord-ovest attraversando il canale di Sicilia, mentre i quattro traghetti più piccoli piegarono verso nord-est, dirette verso la costa Est della Sicilia. -Cosa cazzo stanno facendo, queste maledette navi della flotta pontificia?!- chiese il presidente del Consiglio Roventini, mentre osservava i dati sul computer, del generale di Stato Maggiore. Il notebook, fondeva in tempo reale i dati satellitari, quanto i rilevamenti del sottomarino U212 che era in immersione e seguiva il convoglio navale, restando occultato. Il capo di Stato maggiore, il generale Ortossi era nello studio del presidente del Consiglio, assieme a lui c’era il ministro della difesa Valleri, ed il ministro degli Esteri Palladi. Il generale Ortossi disse –E’ probabile che i due transatlantici con le centomila persone stivate come sardine, stiano andando al porto di Trapani oppure puntino verso Palermo. Invece, le 12 mila persone compresse nei quattro traghetti, direi che sono dirette a Pozzallo oppure a Catania-Militarmente, ce lo possiamo permettere, uno sbarco di centomila cartaginesi a Trapani o Palermo, e poi 12 mila cartaginesi a Pozzallo o Catania?!- chiese esitante il presidente del consiglio Roventini. -No!- rispose laconico, il generale Ortossi.


Il ministro degli Esteri Palladi, osservò in silenzio il ministro della difesa Valleri che scosse la testa un attimo prima, la risposta del generale Ortossi. -Ok! Va bene!- disse Roventini – Silurate ed affondate, i quattro traghetti diretti verso la costa Est della Sicilia!-Che cosa faremo delle due grandi navi da crociera, che costituiscono il grosso della flotta pontificia?!- chiese il generale Ortossi. Roventini si mise le mani tra i capelli, poi disse –Cristo!, non lo so!. Non posso affondare la nave di Papa Pio Matteo Romualdo II, se venisse fuori questa cosa, sarebbe un disastro politico per la mia maggioranza di governo!.-Presidente Roventini- esordì con un tono piccato il generale Ortossi -Si rende conto, che ci sarà una carneficina a Trapani e/o Palermo, quando arriveranno quelle due mega navi da crociera, con centomila cartaginesi a bordo!- disse il generale Ortossi. -A me serve proprio una carneficina, per mettere all’angolo Papa Pio Matteo Romualdo II.- disse con il volto triste, il presidente del consiglio Roventini. Poi dopo una breve pausa, Roventini aggiunse -Non possiamo accogliere tutta l’Africa in Italia. Lo stato sociale è praticamente quasi sparito in Italia, dopo che abbiamo fatto default!. Le pensioni e la sanità pubblica che un tempo erano il fiore all’occhiello dell’Italia, sono quasi spariti!. Nonostante le cause di questo disastro finanziario, abbiano radici lontane dentro l’esplosione del debito pubblico italiano nei primi anni ottanta del XX°secolo, il partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista sta traendo forza politica da questa depressione economica in cui è sprofondata l’Italia, dopo il default finanziario!. Vogliono soldi dall’Europa, quelli di Nuova Democrazia Proletaria Leninista vogliono il sussidistan in Italia, fingendo di lavorare nel business dell’accoglienza. Il business dell’accoglienza non è un lavoro!. Non si crea ricchezza, ne valore aggiunto!. Solo i brevetti e le aziende creano valore aggiunto!. Ma

120


questi stronzi di Nuova Democrazia Proletaria Leninista vogliono il sussidistan!. Zero disoccupazione, tutti assunti nella Pubblica Amministrazione, ma poi in Italia moriremo tutti i fame e di sete, come nell’URSS del XX°secolo in cui morivano di carestie durante la guerra fredda!. Questi stronzi di Nuova Democrazia Proletaria con il loro partito, stanno sfiorando il 50%. Io sono sostenuto solo da una fragile coalizione politica, che per adesso argina la sinistra leninista che è filogengiskana!-. -Presidente Roventini- disse il generale Ortossi –io non sono un politico. Ma, se quelle due mega navi sbarcheranno a Trapani e/o Palermo, le dico che molto probabilmente perderemo la Sicilia!. Le forze armate italiane, dovranno ritirarsi e creare una nuova linea di difesa in Calabria, e Sardegna. Però, le dico che sarà difficile arginare i cartaginesi. Dalla Sicilia i cartaginesi avranno un enorme hub, da cui lanceranno i loro sciami contro le coste italiane!. Marina Militare ed Esercito non potranno essere ovunque ed in ogni momento. I flashpoint e le guerre urbane dilagheranno in Italia!.-Quali sono i danni militari, di non affondare queste due grandi navi della flotta pontificia?!- chiese il ministro della difesa Valleri, con una domanda retorica. Il generale Ortossi storse la bocca, contrasse la mascella, poi rispose con tono laconico - Potremmo essere travolti, la prima linea di difesa utile, potrebbe attestarsi ben sopra Roma!, questo tenendo presente una riduzione dell’autonomia degli sciami cartaginesi-. _______________________ Il giorno successivo, i mass media italiani, diedero la notizia che quattro traghetti umanitari della flotta papale, erano affondati. Quattro misteriose esplosioni a bordo, avevano spezzato in due le navi, erano pochissimi i sopravvissuti, perché i quattro enormi traghetti erano colati a picco in pochissimo tempo. I pochi superstiti, erano stati raccolti da alcune navi commerciali straniere che in modo incosciente, ancora transitavano per il pericolissimo stretto di Sicilia. Le navi, avevano raccolto l’SOS e poi rimbalzato la

121


notizia sui normali canali mediatici. Gli equipaggi delle navi straniere, riconobbero la validità dei passaporti in cittadinanza pontificia, quindi portarono i pochi superstiti tutti al porto Pozzallo. Le due grandi navi della flotta umanitaria pontificia, in cui in una di queste c’era a bordo Papa Pio Matteo Romualdo II, puntarono verso il porto di Trapani, dove in rada c’era rimasta solo una fregata FREMM della Marina Militare Italiana, mentre il sottomarino U212 seguì silenzioso in immersione le due grandi navi, restando in attesa d’eventuali nuovi ordini.

122


123


Capitolo 22: L’Unità Incudine 12 va per la prima volta in guerra!.

124

Non fu il sergente Bellario ad assegnarmi la missione, ma venne direttamente il tenente Giovanni Rossi, comparve di mattina di buon’ora, si presentò al nostro bivacco e mi diede gli ordini. C’era una piccola busta di carta, con dentro un breve foglietto, in cui c’era scritto che s’impiegava l’Unità Incudine 12 dalla base di Marsala. Area della missione: la provincia di Trapani, al comando c’ero io, in comando in seconda c’era il caporale Bertoni Ernesto (il prof, ossia il capocarro dell’IFV Bradley). Il compito d’Incudine 12 era il rastrellamento e la lotta contro-insurrezionale, in provincia di Trapani. Allegato c’era una fotocopia in bianco e nero, di una mappa militare ad alto dettaglio, sulla provincia di Trapani. Il tenente Rossi mi disse con tono serio –Caporale Narpetti, il suo IFV Bradley ha un’autonomia di 480 km, faccia perno da Trapani, si muova a sua discrezione per un raggio di 230 km di raggio, ingaggi e distrugga tutte le falangi cartaginesi che dovesse trovare. Non ha fuoco d’artiglieria, non ha supporto aereo tattico, non ha rinforzi da poter chiedere. Non sprechi proiettili finendo per rimanere senza munizioni, non si getti in battaglie che non può vincere o dalle quali non può sganciarsi. Resti in contatto radio con l’Alto Comando, dia notizie di quel che vede o/e distrugge. Soldati italiani morti o feriti gravi, oppure IFV Bradley distrutti, non sono i risultati che m’aspetto dal suo comando. Adesso, raduni i suoi uomini, io curerò un breve briefing, per l’Unità Incudine 12, così che possiate svolgere al meglio il vostro compito.Eravamo tutti in fila, in silenzio, pendevamo dalle labbra del tenente Rossi, il quale dopo averci chiesto “il riposo” ci disse –La


Sicilia, se non lo sapevate, sicuramente adesso l’avete visto di persona con i vostri occhi, è un sasso arido e secco!. E’ un territorio poco diverso dall’Egitto, ma in Sicilia non c’è il Nilo, in Sicilia non c’è nemmeno il lago artificiale di Assuan. La popolazione sicula è quasi tutta emigrata da molti anni, quella che è rimasta sull’isola, vive lungo la costa, dove ci sono desalinizzatori a metano, in cui i siculi producono acqua dolce, che poi viene distribuita in poche fasce orarie alla popolazione. C’è un po’ d’agricoltura e delle industrie conserviere, poi ci sono quelli che fanno manutenzione ai tubi dell’acqua potabile. Il turismo è scomparso da tempo, c’è rimasto in Sicilia un po’ di scuole ed ospedali, ma tutta l’industria del settore secondario é scomparsa da molto tempo!. C’è ancora un po’ di pesca, delle aziende conserviere di pesce ed alghe marine, nonostante i Medicane che sferzano le coste in modo stagionale!. Gli italiani che vivono in Sicilia, sono molto pochi, nonostante i siciliani siano pochi, c’è comunque un’alta disoccupazione e la gente sopravvive di sussidi. I cartaginesi hanno chiuso il green stream, mancando il metano in Sicilia, i siciliani non hanno più acqua potabile!. Manca la benzina, manca la corrente elettrica, manca il metano!. Marsala, Palermo, Messina, Catania, Siracusa tengono duro, perché arrivano supplies via nave dal continente. Non troverete distributori di benzina funzionanti nell’interno, quindi fate bene attenzione a non rimanere senza carburante, con il vostro IFV Bradley. La Sicilia è un sasso secco, ma è il nostro sasso secco italiano, a cui noi italiani siamo affezionati. Noi italiani, non molleremo facilmente l’osso della Sicilia ai cartaginesi, perché dalla Sicilia i cartaginesi potrebbero accatastarsi e proiettarsi in massa, verso il resto della penisola italiana. Se perdiamo la Sicilia, poi perdiamo anche tutto il resto della penisola. Questa è la ragione del perché noi italiani, non molleremo facilmente ai cartaginesi, il nostro sasso secco della Sicilia!.

125


Nell’interno della Sicilia, ci sono tanti paesi, paeselli, paesini, frazioni, e persino città, che da molto tempo sono state abbandonate. Troverete “ghost town”, non c’è più niente da difendere o da riconquistare!. Voi non siete addestrati per un conflitto urbano, quindi non azzardatevi ad entrare nei centri abitati! Fate ricognizione con il drone tattico, riferite via radio all’alto comando, su cosa scovate!. 126

Non siate stupidi, sfruttate il vantaggio tattico delle vostre armi che hanno una migliore gittata, ed una migliore accuratezza rispetto alle armi cartaginesi!. Massimizzate i vantaggi tattici, di un territorio siciliano che è arido e semidesertico, fate attenzione ai cecchini cartaginesi che sono molto bravi, dato che dispongono di potenti fucili Dragunov. Si contano sulle dita di una mano, i centri abitati nell’interno della Sicilia, che sono ancora popolati. Questi centri abitati, li ho segnati in verde nella cartina, voi dovete star lontani, altre truppe sono state già destinate a proteggere questi luoghi!. I paesi che non potevamo difendere e che erano ancora abitati, sono stati tutti evaquati. Quindi, ovunque andiate troverete “ghost town” o paesi che sono stati sfollati, che potrebbero essere il nido di falangi cartaginesi oppure essere solo disabitati!. Noi italiani, non abbiamo navi e soldati sufficienti per presidiare ogni metro quadro della Sicilia, i cartaginesi lo sanno. Per questo i cartaginesi sbarcano di notte, e poi scappano nell’interno. Talvolta i cartaginesi appiccano incendi, bruciano sterpaglie ma non possono razziare, dato che non c’è niente nei centri abitati, perché l’isola è un sasso secco, mezzo vuoto, tranne varie cittadine lungo la costa. Ricordatevi che i cartaginesi sbarcano con il favore della notte, tra le 2 AM e le 8 AM. Non accendete fuochi nella notte, usate le telecamere dell’IFV Bradley per la visione notturna, e quando vi muoverete di giorno tenete presente che potrete essere attaccati da falangi cartaginesi che si muovono sul territorio, in modo coordinato o caotico. La ricognizione tattica del vostro drone, sarà quindi


essenziale, fate attenzione prima di transitare lungo una strada statale, oppure prima di svoltare una curva!. L’Alto Comando, valuta che si stiano accatastando un alto numero di cartaginesi in Sicilia, prima o poi i nemici muoveranno contro i nostri ultimi centri abitati, sulla costa. E’ essenziale proteggere le nostre teste di ponte poste sulla costa nord ed Est, da cui affluiscono rimpiazzi, mezzi, munizioni, supplies via nave o con elicotteri. Il vostro compito è semplice: dovete ammazzare cartaginesi, senza farvi ammazzare e senza danneggiare il vostro IFV Bradley. Noi non vogliamo vedere prigionieri cartaginesi, e non vogliamo cartaginesi feriti, voi sapete che ci sono solo due tipi di cartaginesi: i cartaginesi morti, ed i cartaginesi che stanno per morire. Signori, buon lavoro e buona fortuna!-

127


128


Capitolo 23: Dilaga il panico a Trapani.

129

Le due grandi navi della flotta pontificia ebbero a rompere la formazione, prima che il porto di Trapani fosse in vista. Nessuno sa bene cosa accadde, la fregata FREMM della Marina Militare Italiana che era alla fonda davanti al porto di Trapani, s’allontanò di un miglio dal porto, ma la nave da guerra italiana, rimase silenziosa ed immobile, nella prossimità di Trapani, per alcune ore. Nessuno da terra, la vide sparare un colpo di cannone, oppure un siluro, od un missile anti-nave, anche quando dal porto di Trapani, dalla nave di Papa Romualdo II, dilagò all’ora del tramonto, l’inferno nella città di Trapani!. Anzi, grande fu la disperazione della famiglia Rossi, quando la nave militare FREMM s’allontanò dal porto di Trapani, per seguire la seconda grande nave, della flotta pontificia!. _______________________ La nave di Papa Romualdo II puntò decisa sul porto di Trapani, il giovane Papa era in piedi sulla prua della nave, mostrava un grande crocifisso, pregava e benediceva tutti, forse recitava messa sulla prora della nave. La grande nave di Papa Romualdo II, brulicava di cartaginesi oltre ogni limite, entrò nel porto a Trapani, ma nessuno ebbe ad aiutarla ad attraccare. Le manovre d’attracco, furono lunghe e complicate, solo all’ora del tramonto, la grande nave riuscì nel suo intento. Dai portelloni della nave di Papa Romualdo II, furono vomitati in circa mezz’ora, oltre 50 mila persone, le quali armate d’armi


leggere, infransero in pochissimo tempo le sparute difese militari italiane, che erano state dispiegate al porto di Trapani. Poi i 50 mila cartaginesi dilagarono per Trapani, ponendola a ferro e fuoco. La seconda nave da crociera si diceva che era la nave dei cardinali, il grande natante non attraccò a Trapani, si diresse su Trapani o Palermo, ed era seguita a distanza dalla fregata FREMM. Alle prime luci della sera, quando la nave dei cardinali incrociò il canale tra Trapani e le Isole Egadi, all’improvviso detonarono a bordo almeno due enormi esplosioni, le quali stroncarono in due l’enorme transatlantico!. L’enorme nave, affondò con 50 mila persone, inclusi i 6 cardinali ed arcivescovi, che erano salpati pochissimi giorni prima dall’Italia, per raggiungere Tripoli. Nessuno dal porto di Trapani o dalle isole Egadi, soccorse i cartaginesi che finirono tutti ai pesci. ____________________ La famiglia Rossi, giunse al porto di Trapani qualche giorno prima dell’arrivo della grande nave di Papa Romualdo II. La famiglia Rossi arrivò a Trapani con un pullman, guidato dal Maresciallo Lo Cascio. I Rossi, erano alcune delle tante famiglie che erano rimaste senz’auto, nello scontro sulla rotabile Palermo-Trapani-Marsala tra Carabinieri ed una falange cartaginese. Al centro raccolta profughi e sfollati di Trapani, c’erano già molte persone, provenivano anche da altre zone e località costiere sicule, tantissimi sfollati se l’erano fatta tutta a piedi, perché era da un po’ di giorni, che i pochi distributori di metano, benzina, diesel erano stati chiusi; tutte le giacenze di carburante, erano state confiscate dai militari. I Rossi si rifocillarono con del thé caldo e qualche galletta, poi dopo aver deposto una breve testimonianza, furono dirottati a piedi, su alcuni Alberghi nel centro di Trapani. Erano da tempo immobili chiusi e sfitti, perché il settore del turismo era stato chiuso da tempo. Gli immobili, erano rimasti inutilizzati perché la popolazione sicula in pochissimo tempo migrò altrove. Le camere erano sporche e polverose, mobilia e vetri non erano stati devastati, ma non c’era

130


acqua corrente e nemmeno il metano e nemmeno energia elettrica. Per l’occasione, gli immobili furono riagganciati alle linee elettriche, sarebbe stata fornita energia elettrica per solo 2 ore al giorno. La soluzione non era di certo ottimale, ma nella mente della famiglia Rossi era certamente preferibile all’idea di dormire per strada, come invece tantissimi altri siciliani preferivano scegliere. Erano infatti, davvero tanti i siciliani accalcati per Trapani, che attendevano d’essere imbarcati al porto. In tante strade dirette verso il porto, c’erano file di profughi, oppure auto in sosta a motore spento. La stragrande maggioranza delle persone, avevano scelto d’attendere per strada, sperando d’essere imbarcati molto prima, rispetto a quelli che avevano preferito una sistemazione, in un qualche locale a Trapani. Pattugliavano meticolosamente le strade, i militari o Poliziotti o Carabinieri per la città, almeno una pattuglia da due agenti ogni mezz’ora, transitava espletando la ronda, mantenendo l’ordine pubblico, alimentando la speranza tra le persone, di un rapido imbarco per la Sardegna!. La famiglia Rossi non aveva niente da fare: c’era solo da aspettare il proprio turno, era quanto era stato detto a tutti quelli che erano temporaneamente ospitati nell’ex albergo. Un Carabiniere od un militare, prima o poi, sarebbe passato a prelevarli tutti, facendoli imbarcare su un traghetto per la Sardegna. Nell’attesa, una volta al giorno passava un camion a distribuire acqua potabile, a tutti quelli che erano per strada. C’era quindi da scendere in fretta per strada, mettersi in fila, per riempire i preziosi vuoti delle bottiglie d’acqua, che dovevano essere conservate. Una volta al giorno, passava anche una camionetta dell’esercito che distribuiva alle 18 di sera, del cibo a tutti quelli che erano in strada, oppure negli alberghi. Qualche volta era un pasto caldo, appena dignitoso e quasi sufficiente per tre persone, altre volte erano distribuite semplicemente delle razioni-K, che contenevano 3 pasti per ogni confezione, ed era conteggiata una razione al giorno per ogni nucleo familiare.

131


________________________ Quando Pasquale Rossi dalla finestra della sua stanza, un’ora prima del tramonto, vide arrivare la grande nave bianca, ebbe un sussulto di gioia. L’uomo fu colto dal buon’umore e da tanta speranza, l’odissea della sua famiglia, pensò che fosse finita!. Era enorme la grande nave da crociera, sicuramente tutti i profughi e sfollati siciliani, sarebbero presto salpati per la Sardegna. Anche dormendo nei corridoi, ogni persona sana di mente, avrebbe certamente accettato una sistemazione precaria, preferendo fin’anco digiunare per un giorno o due, per di riuscire a lasciare la Sicilia, e raggiungere la sicura isola della Sardegna!. La famiglia Rossi fu colta dal buon umore, tutti erano speranzosi e convinti che sicuramente prima della mezza notte, tutti sarebbero salpati per la Sardegna!. Un vociare di commenti si sparse rapido dalle finestre e fra le strade, con un passaparola rapido e circostanziato, si moltiplicò come per magia, dove larghi sorrisi sereni cancellarono i volti nervosi e grigi delle persone. Pianti di gioia e risate, poi alimentarono un brusio speranzoso, che si gonfiò come in un boato, in una finale di campionato di calcio!. In questo trambusto speranzoso e gioioso, nessuno fece caso al fatto che tutti i poliziotti e militari che facevano ogni mezz’ora la ronda nelle strade, erano misteriosamente tutti spariti!. Dilagò, in pochi minuti il panico in tutta Trapani, quando si diffusero gli echi dei colpi delle armi da fuoco, gli scoppi tetri e funerei delle esplosioni, il fumo nero degli incendi dei pochi blindati dell’Esercito Italiano. -Pasquale che succede?! Ci sono risse per l’imbarco?- chiese Viviana, che strinse al petto il piccolo Arturo. -Sì!, No!, Non lo so!- rispose Pasquale che poi ad un tratto disseNo! ci sono degli scontri violenti in porto! Sembra proprio una guerra!- rispose Pasquale che aveva gli occhi incollati alla finestra

132


del suo penultimo piano. I siciliani che erano in cima alla fila e più vicini al porto, presero a correre verso Est, allontanandosi dal porto. Altri li imitarono, un’enorme vociare ed un passaparola frenetico prese a dilagare –I cartaginesi!, scappate! Arrivano i cartaginesi, scappate!Un’orda di cinquantamila cartaginesi dilagò per Trapani, le falangi nemiche a gruppetti entravano in ogni porta o finestra di ogni locale 133 o casa, mentre la ressa cartaginese passava oltre, come un’ondata inarrestabile di violenza e morte. Si moltiplicavano colpi di armi da fuoco, urla strazianti, grida e panico, presero a crescere in un vento di guerra, che disseminò l’orrida nuova ed inaspettata realtà! La città di Trapani era caduta! I tantissimi profughi siciliani, che erano accalcati per le vie di Trapani, in ordinata fila, in attesa di poter convergere sul porto, presero a correre come una mandria impazzita, erano disperati, tutti tentavano di dirigersi nell’entro terra, verso Est. -I cartaginesi!- esordì Pasquale che era alla finestra, -La grande nave portava cartaginesi!. La grande nave bianca, non é venuta per imbarcarci!. Dio mio!, La grande nave ha portato i cartaginesi!, sono centinaia di migliaia!- disse Pasquale voltandosi a guardare la moglie. -Perché la nave della Marina Militare, non ha fermato il transatlantico?!- chiese la figlia Amanda. -Non lo so!- disse Pasquale, che ebbe a prendere una sedia, perché si sentì mancare all’improvviso, come se gli avessero dato un pugno violento ed improvviso, alla bocca dello stomaco. Alla finestra s’affacciarono incredule, sia la figlia Amanda, quanto la moglie Viviana, che prima appoggiò il figlio piccolo Arturo sul letto. -Papa!- esordì la figlia Amanda con le lacrime al volto –adesso che facciamo?!-


Pasquale teneva la propria testa tra le mani, si copriva parte delle orecchie, doveva tenere il pensiero sgombro dall’eco degli spari e dai gridi di panico, che laceravano l’aria, come un uragano di violenza inesorabile, che prendeva potenza ed ottenebrando la mente. -Lasciatemi pensare un attimo!- disse Pasquale sotto voce, mentre contrasse la mascella - Vi prego! State zitte!, non urlate!. Datemi un attimo per escogitare qualcosa!-

134


135


Capitolo 24: Scontri armati a Cambobello di Mazara e Triscina.

136

Partimmo da Marsala, con le riserve di munizionamento e carburante al massimo, l’unità Incudine 12 transitò seguendo il percorso dell’autostrada A29 sino a Campobello di Mazara, ci fermammo sull’autostrada e “Lady youtube” lanciò il drone, per dare un’occhiata al paese che distava un 1 km circa, in linea d’aria. In lontananza, si sentiva l’eco di una furiosa battaglia, dalla radio in alta frequenza, sentimmo che c’era un violentissimo scontro armato tra forze dell’Esercito Italiano e varie falangi cartaginesi, la furente battaglia si stava combattendo un qualche chilometro più avanti, a Mazara del Vallo. Campobello di Mazara, era invece un altro dei centomila paesi, frazioni, paeselli, cittadine sicule, che da molto tempo erano state abbandonate. Il settore agricolo era collassato in Sicilia, i siciliani erano emigrati altrove, tranne quelli sulla costa. Tutto intorno a noi, dove un tempo c’erano orti, agrumeti ed oliveti, adesso era una landa riarsa, spoglia, polverosa, con pochissima vegetazione mediterranea. Uno sporadico colore verde grigiastro, della bassa e povera vegetazione mediterranea, che in modo povero e raro, resisteva caparbia, all’avanzata del clima desertico dal Sahara. Il drone di “Lady youtube” ronzò per un’ora sopra la cittadella abbandonata di Campobello di Mazara, poi la nostra ragazzina passò la registrazione del drone, dentro il tablet, dove un software di I.A. elaborò in dieci minuti la sintesi della ricognizione tattica. Dalla registrazione, a giudizio dell’I.A. del tablet, la cittadina di Campobello di Mazara era abbandonata. Noi, non v’entrammo per


controllare, perché avevamo paura di cadere in trappole cartaginesi, e non volevamo essere coinvolti in conflitti urbani, per i quali non eravamo stati ancora addestrati al combattimento!. Siccome la nostra presenza non era stata richiesta a Mazara del Vallo, decidemmo d’andare a Sud, restando molto alla larga dai ruderi di quello che una volta era Campobello di Mazara. Con il nostro IFV Bradley, ci fermammo a metà strada, lungo quello che un tempo era la strada 81. Il percorso era scassato ed abbandonato, transitava parallelo a quello che un tempo era la ridente cittadella di Triscina. I campi erano aridi, spogli, riarsi, come una landa marziana: decidemmo di sostare perché erano appena le 14, la visibilità a 360°gradi era ottima, non saremmo mai caduti in una trappola, perché tutto intorno a noi c’era un poligono di tiro ottimale, che avvantaggiava la lunga gittata delle nostre armi, su quelle dei cartaginesi. La nostra bimba, lanciò nuovamente il drone, questo ronzò per un’ora, volando a 200 metri di quota, attraversò per due volte, in lungo, il paese di Triscina. A giudizio dell’I.A. del tablet, quello che un tempo era la cittadella di Triscina, oggi era un coacervo di palazzi decadenti, scassati ed erosi dal mare, tutto sembrava polveroso, abbacinato dal sole ed abbandonato. L’area era probabilmente libera per tre quarti da attività umane: tranne in alcuni palazzi, dove un’ara circoscritta in forma quadrata; l’I.A. stimava la presenza d’attività nemica. Comunicammo via radio all’Alto Comando le aree sospette, poi verso le 17 passammo oltre, quindi ci dirigemmo come da ordini ricevuti, verso Menfi. L’Head Quarter ci aveva detto d’appostarci nell’entroterra di Menfi: le aree di Triscina sarebbero state bombardate con pezzi d’artiglieria, dopo le 18. Incudine 12 si fermò alle 19:35 per passare la notte, presso uno dei tanti casali abbandonati, in prossimità di Triscina. Un tempo il casolare che oggi era scassato, spettrale e desolato, forse doveva essere una specie d’azienda olearia. Oggi, era soltanto una serie di

137


ruderi biancastri ed abbandonati, in mezzo ad una savana secca e riarsa, senz’alberi, con sporadici arbusti mediterranei che caparbi resistevano alla implacabile desertificazione della Sicilia. Noi della Incudine 12, demmo la nostra posizione all’Alto Comando e ci preparammo per la notte, dividendoci i turni di guardia. Quelli del blindato Bradley (che avevano le telecamere ad Infrarossi), avrebbero dovuto far la guardia dalle 2 sino alle 5 di mattina, rinforzati dal nostro cacciatore, con suo Reminton 700 e mirino telescopico notturno. Il mio fireteam (con l’eccezione di cacciatore) avrebbe fatto la guardia dalle 20 alle 2 di notte. Alle 5 della mattina successiva, avremmo deciso cosa fare. Probabilmente nella notte avremmo combattuto: l’Alto Comando attendeva sbarchi cartaginesi sulla spiaggia di Porto Palo, oppure nella prima mattinata del giorno, Incudine 12 avrebbe dovuto intercettare tutti i cartaginesi, che fossero filtrati dalla spiaggia. _________________________ Erano le 3:45 quando il nostro cacciatore ci svegliò tutti. L’IFV Bradley, aveva ricevuto comunicazione radio dell’arrivo di uno sciame cartaginese, erano in corso combattimenti sulla spiaggia di Porto Palo. Le camere termiche dell’IFV Bradley avevano visto a 3 km, luci d’esplosioni e fuoco di armi: infervorava una violenta battaglia a nord di Porto Palo. Schierai subito il mio fireteam, senza perdere un minuto. Cacciatore con il suo Remington 700 ed il suo mirino telescopico con lenti notturne, stava sul tetto del casale. Sul margine destro c’era il nostro IFV Bradley, che aveva il fianco sinistro, protetto dai ruderi del casale. Lady Youtube aveva lanciato il drone per dare una sbirciata tutto intorno a noi. Cazzo!, io volevo una ricognizione rapida a 360 gradi, di cosa si muovesse intorno alla nostra posizione, con l’ausilio della

138


telecamera ad infrarossi, non più di 10 minuti di volo. Volevo che Lady Youtube scoprisse che minacce c’erano, intorno a noi!. Quando saremmo entrati in azione, avremmo fatto molto rumore, avremmo attirato molta attenzione, avremmo emesso fiammate e luci, con le nostre armi da fuoco!. La nostra silente ed immobile copertura, sarebbe svanita!. Io avevo paura, che falangi cartaginesi alle mie spalle, potessero attaccarmi. 139

Appena il drone sarebbe tornato, Lady youtube avrebbe dato in pasto la telemetria del drone all’I.A. del tablet, poi la bimba m’avrebbe aggiornato sulla reale situazione tattica. Sulla finestra al primo piano, dalla parte del nostro fianco sinistro, ossia dove il nostro blindato non aveva tiro, piazzai FN, con la mitragliatrice leggera FN Minimi. Aveva anche un binocolo, oltre al modesto oculare ottico della sua mitragliatrice. FN per adesso diceva di non vedere nessun movimento nemico, sul nostro fianco sinistro. Tonio50 lo piazzai al primo piano, a presidiare la finestra del lato sinistro, per avere altri tiro incrociato sul nostro fianco destro e frontalmente, dove l’IFV Bradley aveva sia visuale, quanto possibilità di fuoco. La nostra bambina presidiava con me, le spalle d’Incudine 12, c’eravamo messi alle due finestre che davano a NordOvest, per avere tiro, se fossimo stati attaccati alle spalle. -Il drone è tornato!, sto dando in pasto la registrazione al tablet- mi disse Lady Youtube. Io annuii in silenzio. Cacciatore era sdraiato sul tetto, quanto il prof dall’IFV Bradley, dissero via radio che a circa 1.5 km da noi, da SudEst, entrambi avevano visto degli ostili cartaginesi. I cartaginesi stavano filtrando in linea, mi chiedevano il permesso d’aprire il fuoco. Dissi loro di trattenere il fuoco, occorreva ritardare l’ingaggio del nemico di un pochino di tempo, prima volevo sapere cosa c’era di


preciso, intorno a me, come potenziali minacce. Tutto il trambusto della battaglia sulla spiaggia di Porto Palo, avrebbe potuto destare gruppi cartaginesi, che potevano essere già presenti in Sicilia, e che avrebbero anche potuto decidere, d’andare a dar manforte ai nuovi cartaginesi in arrivo. Cazzo!. Sì!, c’era un gruppo cartaginese a NordEst. Cazzo!, erano a circa 3.5 km dalla nostra posizione, il gruppo era composto da almeno 150 fucilieri, si stavano muovendo lentamente verso Porto Palo. Questo fu il verdetto tombale dell’I.A. del tablet, che ispezionando la registrazione del drone, Lady Youtube mi riferì leggendo il report via radio, per informare tutti i membri di Incudine 12. Nel frattempo, gli ostili cartaginesi che erano filtrati dalla spiaggia di Porto Palo, erano almeno venti o più, camminavano lenti in linea, sembravano guardinghi, timorosi, molto titubanti, avanzavano lentamente, adesso distavano 1.1 km dalla nostra posizione!. Detti l’ordine all’IFV Bradley d’aprire il fuoco, ma imposi loro di conservare le munizioni: raffiche brevi, ben mirate, non dovevano sparare più di duecento colpi, dei 900 che avevano in uso, per il potente cannoncino Bushmaster da 25 mm. Il nostro cacciatore, con il suo Remington 700 aveva invece piena libertà d’ingaggio, poteva sparare quanto voleva!. Tutti gli altri, dovevano trattenere il fuoco per il momento!. In poco tempo, i cartaginesi che filtrarono dalla spiaggia, almeno una buona metà, caddero morti. Gli altri si misero a correre come lepri, puntarono a SudEst. Questo fu quanto riferì il prof, che aveva osservato tutto dal monitor ad Infrarosso del Bradely. La stessa opinione, fu confermata anche da cacciatore, che dal tetto, dichiarò d’aver beccato in pieno con il suo Remington 700, almeno dieci cartaginesi!

140


FN dal lato sinistro, non vedeva nessuno della fantomatica falange cartaginese, per l’I.A. del drone, avrebbero dovuto essere a NordEst con 150 ostili. Dissi a Lady YouTube, di non perdere tempo: doveva lanciare per aria un’altra volta il drone. Volevo sapere cosa stava facendo la formazione cartaginese, che era a Nord Est dalla nostra posizione, che dieci minuti fa, il tablet stimava a 3.5 chilometri dalla nostra posizione. Il dato tattico era vecchio di 20 minuti. Il drone doveva volare alla Massima quota, cioè 350 metri con un tempo di volo di 5 minuti, massima magnificazione della visione Infrarossa, rotta circolare sopra la nostra posizione. Una rapida ricognizione tattica circolare, sopra la nostra posizione, mi sarebbe stata sufficiente!. Erano in circa 40 cartaginesi, stavano avanzando sulla nostra posizione, gli ostili erano a circa 2.5 km, tutti gli altri, s’erano ritirati. Questa era la valutazione dell’I.A. del tablet. C’era una formazione a V che si muoveva verso la nostra posizione, mentre tre brevi strisce composte da puntini rossastri, erano stati interpretati dall’I.A. come i restanti 110 cartaginesi, disposti in tre colonne, che arretravano dalla nostra posizione, ed erano diretti verso Menfi. Spostai l’IFV Bradley sul lato sinistro del rudere, assieme a Tonio50 che lasciò il rudere, si piazzò sul fianco sinistro del Bradley a circa 30 metri, con area di tiro a Nord oppure Nord Est. FN disse che incominciava a vedere dal cannocchiale gli ostili cartaginesi, ma ancora non erano a tiro per la sua mitragliatrice FN Minimi. Dissi a Lady YouTube di spedire il drone per aria, tempo di volo 20 minuti, 350 metri di quota, visione infrarossi a massima magnificazione, percorso di volo circolare, sopra la nostra posizione. Volevo sapere cosa sarebbe successo, dopo che avremmo iniziato ad ingaggiare i 40 cartaginesi che provenivano da Nord Est.

141


Quelli dell’IFV Bradley avrebbero dovuto lanciare 2 dei 7 TOW che avevano a bordo, potevano far fuoco con il cannoncino da 25mm Bushmaster sparando non più di 50 colpi. Inoltre, quelli dell’IFV Bradley potevano usare anche la mitragliatrice di torretta, da 7.62 mm, usando non più di 400 colpi dei 2200 colpi che avevano. Fu una carneficina!, tutti o quasi i 40 cartaginesi caddero morti, scapparono a gambe levate solo in 8, di questi ci parve che altri 5 furono falciati dalla mitragliatrice in 7.62 dell’IFV Bradley, quanto dal fucile di precisione del nostro cacciatore. Lady Youtube monitorizzò la registrazione del drone, c’era tutta la nostra battaglia, registrata in tempo reale, negli infrarossi, ma nessun altra formazione cartaginese era comparsa nella notte!. Eravamo tutti contenti matti!. Noi ridevamo come degli imbecilli, non stavamo più nella pelle!. Avevamo dato tante mazzate ai cartaginesi, riferimmo brevemente tutto via radio all’Head Quarters, il quale ci disse che alle prime luci dell’alba avremmo dovuto rastrellare. Era necessario contare i nemici morti, distruggere le armi nemiche, che non potevano essere ignorate. Con il rapporto finale della mattina, ci sarebbe stata riconosciuta la battaglia che avevamo combattuto nella notte, incluso il numero di morti!. __________________ C’erano 15 cartaginesi morti: erano quelli della formazione a Sud Est, che noi avevamo ingaggiato nella notte, e che erano filtrati dalla spiaggia di Porto Palo. Recuperammo 1 lanciatore RPG7, ed un mitragliatore PKM. FN volle conservare questo materiale, perché disse che a suo avviso c’avrebbe potuto far comodo. Tutti gli altri fucili e munizioni, ne facemmo una grossa catasta, poi li facemmo saltare con una carica doppia di C4. Il comando non ci disse niente, del fatto che noi c’eravamo tenuti un lanciatore RPG7 con 3 razzi, ed un mitragliatore PKM, con due cassette di munizioni.

142


C’erano 38 cartaginesi morti: erano quelli della formazione a Nord Est che avevamo ingaggiato nella notte e che a dire dell’I.A. del tablet, probabilmente provenivano da Menfi. Recuperammo altri 2 razzi RPG7, poi obbiettivamente non c’era più spazio nel IFV Bradley per stoccare cose, quindi gli altri razzi e mitragliatori, li facemmo saltare con una carica tripla di C4. Fummo tutti dispensati dal tumulare i morti: cani e topi, formiche e gabbiani, avrebbero risolto il problema. Inoltre il tenente Rossi, disse via radio che i cadaveri abbandonati quà e là, sarebbero stati moniti psicologici per i cartaginesi, che avrebbero visto quale sarebbe stato il loro destino, se avessero continuato ad invadere la Sicilia!.

143


144


Capitolo 25: Scontri con l’Esercito Italiano.

145

Era notte, la piccola Fara era salita in collo a suo fratello Rumako, che l’aveva fatta sedere sulle proprie spalle, poi la piccola Fara alla fine s’era addormentata, ed aveva appoggiato il busto sulla testa di Rumako. Chinedu disse a bassa voce, mentre camminava accanto a Rumako, che era a pochi metri da lui, posto nella seconda delle tre colonne, che contenevano 120 cartaginesi, che si muovevano in silenzio, di passo veloce, verso Menfi. –Fara, ha smesso di piangere, s’é addormenta!- disse sottovoce Chinedu, che si voltò per dare un’occhiata a Fara, che dormiva accoccolata sulle spalle di Rumako. -Sì!- sussurrò Rumako, che non voltò la testa per guardare suo fratello Chinedu. -Deve essere stato un grosso dolore per Fara, quando la falange cartaginese ha mangiato la capretta Betty. Ma noi, non avevamo ne acqua, ne cibo, da dare alla capra, che non faceva che belare!. Alla fine, c’avrebbe fatto scoprire!. Almeno, abbiamo mangiato un pezzo di carne!- disse Chinedu -Sì!- mormorò Rumako, che poi aggiunse –Io sono più felice che noi siamo ancora tutti insieme, e siamo nel gruppo di quelli che tornano a Menfi. Non mi piaceva l’idea d’essere separato da voi, non mi piaceva l’idea di finire tra quelli che andavano ad attaccare gli italiani, che sono nella piana, ed hanno anche un mezzo blindato!-Secondo te, ce la faranno i nostri 40 falangisti?!- chiese Chinedu, che poi con tono di voce orgoglioso disse –Ha detto Dume, che


sono 40 tigri cartaginesi, tra le migliori tigri d’assalto, di loro ce ne sono 5 che hanno i lanciarazzi RPG7, è una possente forza di fuoco!. E’ notte fonda, nessuno li potrà scoprire, ne vedere!Due grandi esplosioni frazionate, poi brevi detonazioni dei proiettili del cannoncino Bushmaster, intervallate da traccianti rossi, quindi altre raffiche di mitragliatrice 7.62 del Bradley con altrettanti traccianti rossi, colpirono in pieno la falange cartaginese. I falangisti stavano camminando silenziosi, in una formazione a V. La falange cartaginese era nella piana, a circa 1 km dai 120 falangisti cartaginesi, che invece stavano ritirandosi, verso Menfi, ed erano arroccati sopra le colline prospicienti. I rumori, le esplosioni, le fiammate delle esplosioni, le grida disumane, fecero fermare la colonna cartaginese che ripiegava su Menfi. Tutti istintivamente s’accucciarono in terra, per timore delle esplosioni. Ma erano troppo lontani, nessun detrito li raggiunse. I cartaginesi in fuga, osservarono sgomenti, in silenzio, mugugnando qualche imprecazione nei loro dialetti locali. Tutti, sostarono in silenzio, in attesa di scoprire come sarebbe finita la battaglia, che era deflagrata nella piana. La colonna cartaginese, dopo aver osservato la plateale e infausta disfatta delle sue 40 tigri cartaginesi, in silenzio riprese a camminare verso Menfi, risalendo le aride e polverose colline, con al comando Dume, che non si staccava mai dal suo smartphone. -Hai visto!- esordì Chinedu con un tono di voce triste – Gli italiani, hanno annientato tutta la nostra falange!. Io credevo, che questo fosse stato impossibile!–Il terreno in quest’isola italiana è tutto secco, riarso e polveroso, noi quando ci muoviamo di giorno o di notte, siamo sempre allo scoperto, come quando cacciavamo nella savana secca.- rispose Rumako, che dopo una pausa aggiunse - I fucili degli Europei, hanno una gittata ed una precisione superiore alla maggioranza delle nostre armi. Solo i fucili di precisione Dreagunov, sono armi equiparabili, ed addirittura superiori ai fucili degli italiani, ma non tutti quelli di noi che hanno i Dragunov, li sanno usare come

146


andrebbero usati!. Non basta la notte profonda, non basta essere silenziosi e rapidi, non basta nemmeno essere fortunati! per sopraffare un’unità nemica!-Allora, il nostro destino è segnato!, prima o poi moriremo tutti!disse Chinedu a voce bassa, abbassando lo sguardo a terra. -No!, a noi serve tendere una trappola!- rispose Rumako sotto voce – Queste cose si possono organizzare, solo se possiamo nasconderci, e se riusciamo ad attaccare gli italiani all’improvviso, costringendoli in un combattimento ravvicinato. Questa cosa, può accadere solo se ci nascondiamo nelle cittadine abbandonate, oppure se entriamo all’improvviso nelle città abitate!. Se invece vaghiamo in quest’isola senza una meta, anche se camminiamo di notte, siamo bersagli facili da colpire!.La piccola Fara dormiva pesante, non s’era accorta di niente!.

147


148


Capitolo 26: In costante pericolo di vita a Trapani.

149

Era ormai 24 ore, che la famiglia Rossi, insieme ad altre 21 persone, sostavano disperate in silenzio, sul tetto dell’albergo. Acqua, cibo e latte in polvere, pannolini per bambini, erano quasi finiti: se non avessero fatto qualcosa, la loro vita sarebbe finita molto male, in un modo o nell’altro. ______________________ Pasquale Rossi, disse –Presto!, raccogliete tutta il cibo e l’acqua che teniamo nella stanza, corriamo a nasconderci sul tetto!-. Contestualmente l’uomo scagliò contro il muro, ripetutamente, una delle tre sedie di legno che erano nella stanza, poi n’estrasse vari pezzi di legno, per poterli usare come armi improvvisate, in una potenziale colluttazione. Tutti quelli che erano ospitati all’ultimo piano od al penultimo piano, avevano avuto la stessa idea della famiglia Rossi: tutti salirono le scale, rapidi ed in silenzio, forzarono la porta e poi si nascosero sul tetto. Bloccarono la porta, incastrando il grosso e pesante disco in alluminio della parabola dell’albergo, che un tempo serviva per la televisione satellitare, poi legarono la struttura, serrando la porta, con tutti i cavi elettrici che trovarono sul tetto. Quindi, tutti si nascosero dietro la struttura, restando seduti in silenzio. La grande maggioranza di quelli che erano ospitati in albergo, scesero di corsa per le scale, era grande il trambusto che c’era nell’albergo, molti altri semplicemente fuggirono a rotta di collo, dalle scale di emergenza. Tutti, speravano di poter lasciare l’albergo, prima dell’arrivo delle falangi cartaginesi. Solo quelli che


erano ospitati ai piani bassi, in realtà poterono fuggire, gli altri furono rincorsi per le scale ed ammazzati ferocemente e senza pietà. I loro feretri, furono accatastati in modo banale in una stanza, poi la porta fu semplicemente chiusa. La falange cartaginese di venti persone, composta da adulti, donne, bambini soldato, setacciarono l’edificio in cerca di cose da razziare: dilagarono per tutte le camere, in qualche caso trovarono vestiti e scarpe o coperte e del cibo, ma nessuno verificò cosa ci fosse sul tetto. L’albergo non era piaciuto ai cartaginesi: non aveva corrente elettrica, l’ascensore era bloccato, le lampadine delle scale non avevano corrente elettrica, non c’era acqua corrente, i frigoriferi dell’albergo erano vuoti, non c’era metano dai fornelli, il posto era sudicio e mezzo abbandonato. Solo otto falangisti si sistemarono ai piani bassi dell’albergo, restarono di guardia alla struttura, per evitare che nessuno salisse o scendesse. Tutti gli altri falangisti, se n’andarono rapidamente dall’albergo, in cerca di locali che avessero acqua corrente ed energia elettrica, in cui sistemarsi più comodamente. ________________________ Le 21 persone che erano asserragliate in silenzio sul tetto dell’albergo, erano composte da 5 padri di famiglia con moglie e figli, poi c’erano 3 coppie giovani senza figli. La famiglia Rossi, con un'altra famiglia, erano le uniche due che avevano rispettivamente due figli piccoli: per adesso i bambini non avevano pianto, solo perché c’era acqua e latte in polvere e qualche pannolino. Le scorte sarebbero finite molto presto, appena il giorno successivo. Se i bambini avessero iniziato a piangere, il tetto non sarebbe più stato un nascondiglio sicuro. Era quasi le 20:30, i sopravvissuti si riunirono, sussurrando in modo ordinato, per discutere cosa fare. Tutti erano concordi sul fatto che non si potesse restare sul tetto in attesa d’aiuto, sperando in un soccorso che sicuramente non sarebbe mai giunto.

150


Tutta la notte ed il giorno successivo, dal tetto avevano udito spari, urla poi era calato un tombale silenzio, dalle 6 di mattina su Trapani. Tutta la mattinata, ed il pomeriggio, erano trascorsi senza sentire nessun segno di violenze o combattimenti. Non c’erano state esplosioni o spari. Questo voleva dire che l’Esercito Italiano non combatteva per riprendere la città di Trapani, mentre i cartaginesi avevano semplicemente occupato la cittadella. Ogni tanto, i superstiti sul tetto avevano udito parlare dalla strada, vari dialoghi ad alta voce, in misteriosi idiomi africani. Nessuno s’era affacciato dal tetto per valutare meglio la situazione. Era opinione comune però che la città di Trapani fosse stata completamente occupata dai cartaginesi. La grande nave da crociera, che aveva portato i cartaginesi era sparita, era salpata alle prime luci dell’alba, dal tetto non si vedeva nessuna attività al porto di Trapani. Durante il tardo pomeriggio, un paio di uomini erano scesi dal tetto, ed avevano perlustrato l’ultimo piano: non c’era più niente di utile da portare sul tetto, i cartaginesi avevano razziato tutto quanto era stato possibile rubare. Contestualmente i due uomini, avevano sentito parlare in idiomi africani ai piani bassi, ne avevano concluso che le uscite dell’albergo erano presidiate da un numero imprecisato di cartaginesi, tutti presumibilmente armati. Non sarebbe stato facile fuggire dal tetto, e lasciare la città di Trapani!. Qualcuno propose di scendere in silenzio, durante la notte e poi scappare tutti assieme, cercando una via di scampo da Trapani, correndo verso Est. Il piano era stato bocciato, perché se ci fosse stato qualcuno di guardia, si sarebbe sviluppato una lotta, c’erano solo 5 uomini in età adulta e 3 giovanotti, le restanti 13 persone, erano donne o bambini od infanti. Era assai improbabile che 8 maschi disarmati, avessero potuto avere la meglio contro un numero imprecisato di cartaginesi armati con fucili e coltelli. Dal

151


trambusto della lotta, sarebbero arrivati altri cartaginesi, che sarebbero stati armati e che sicuramente erano sparsi, negli altri palazzi circostanti. Anche se gli 8 maschi si fossero sacrificati, era improbabile che le 13 donne e bambini, avessero potuto scappare, senza essere uccise dai cartaginesi!. Qualcuno propose di scendere dalle scale centrali, quanto dalle scale d’emergenza: un tentativo di fuga in piena notte, separando il gruppo. Questo avrebbe potuto aumentare la probabilità di farcela. La proposta fu bocciata, perché fu ritenuta pericolosa quanto la precedente, inoltre c’era il problema di come scegliere chi avrebbe dovuto sacrificarsi, scendendo dalle scale principali. L’idea di calarsi dalla tromba dell’ascensore fu scartata, in quanto ritenuta impraticabile. Qualcuno propose d’attaccare di notte i cartaginesi, ucciderli e disarmarli, rubare loro acqua e cibo, poi ritornare sul tetto. Nella notte successiva, si sarebbe potuto provare tutti assieme, una nuova fuga, usando le armi dei cartaginesi, ed avendo più possibilità di lasciare vivi la città di Trapani. L’idea fu gradita da alcuni, ma non piacque a tutti. Fu ritenuto che il trambusto della colluttazione iniziale, avrebbe potuto attirare altri cartaginesi. Non era chiaro come gli 8 maschi avrebbero potuto sopraffare nella notte, un numero imprecisato di guardie armate, senza che gli altri cartaginesi, non fossero accorsi, facendo così fallire il tentativo. -Occorre un diversivo!- disse all’improvviso uno dei padri di famiglia, che storse la bocca e poi serrò nervosamente le mascelle. -Che cosa vuoi dire?!- domandò Pasquale Rossi. L’altro uomo disse -Siamo in 21 sul tetto, ci sono 5 maschi adulti e 3 giovani maschi, poi ci sono 5 femmine adulte e 3 giovani femmine, i restanti 5 membri del gruppo sono una adolescente, 2 bambini piccoli, e poi 2 neonati. E’ evidente che gli ultimi 5 membri del gruppo, non possono combattere!-

152


-Anche se combattessimo in 16, molto probabilmente moriremmo tutti. Resterebbero i 5 bambini, di certo non sarebbero capaci di fuggire. I cartaginesi si domanderebbero da dove sono saltati fuori i 16 italiani sbucati dal niente!. Deciderebbero di rastrellare il tetto, troverebbero ed ucciderebbero anche i 5 bambini. I cartaginesi non sono saliti sul tetto a razziare, perché hanno immaginato che non ci sarebbe stato niente di utile. Questo loro errore, ed il nostro silenzio, per adesso ci hanno salvato la vita!- disse Pasquale L’altro uomo annuì, ma dopo aver fatto una pausa disse – 11 combattenti potrebbero sopraffare i cartaginesi, se 5 del nostro gruppo creassero una diversione, oppure 13 combattenti potrebbero sopraffare i cartaginesi, se 3 del nostro gruppo creassero una diversione-Che cosa vuoi dire?!- chiese Pasquale Rossi. -Voglio dire…- fece una pausa uomo, storcendo la bocca e contraendo nuovamente la mascella. –Che 5 del nostro gruppo potrebbero creare una diversione, potrebbero tenere occupati 10 cartaginesi o più. Oppure 3 del nostro gruppo, potrebbero tenere occupati 6 cartaginesi o più. Bisogna dare ai cartaginesi qualcosa che attiri la loro attenzione, qualcosa che li impegni, qualcosa che li distolga l’attenzione, dando modo a noi combattenti, di poter agire in silenzio e più indisturbatiUn silenzio gelido, cadde improvvisamente sul gruppo, poi una giovane donna disse –E’ vero!, è una cosa orrenda, ma sicuramente potrebbe funzionare. Se 3 o 5 di noi femmine, intrattenessimo i cartaginesi, i nostri uomini potrebbero attaccarli di sorpresa, ucciderli e disarmarli. Prenderemo cibo ed acqua, poi fuggiremo sul tetto. La notte successiva, noi tutti proveremmo a scappare, ma avremmo armi e cibo, ed anche se qualcuno di noi morisse negli scontri, la maggioranza di noi potrebbe scamparla!-. Esordì un uomo che disse –Non mi piace che mia moglie sia violentata dai cartaginesi, mentre io mi nascondo dietro le sue gonne!. Allora, preferisco scendere e battermi-

153


-Certo!- dissero la maggioranza delle donne –Ma questo non darebbe molte possibilità di fuga ai nostri bambini, oppure alle donne, che poi sarebbero comunque violentate ed i bambini uccisi. Tanto vale, provare a controllare i cartaginesi, dando loro delle esche, e girando a nostro favore la cosa, permettendo ai nostri uomini di colpirli all’improvviso, in modo più efficace di quanto farebbero in uno scontro frontale-. L’uomo annuì e disse a mezza bocca, che questo era vero, anche se la cosa non gli piaceva, era però l’unica cosa ragionevole da tentare. Pasquale Rossi disse –Ok!, allora abbiamo convenuto che attaccheremo i cartaginesi per ucciderli e per prendere loro armi e cibo, poi torneremo sul tetto. Sul tetto resterà Amanda, che si prenderà cura degli altri 4 bambini. Noi 16 adulti e giovani effettueremo l’attacco. Resta da decidere, se dovranno essere le 3 giovani donne oppure le 5 donne mature, a creare la diversione, intrattenendo i cartaginesi. Come armi useremo coltelli da cucina, legni delle sedie. Colpite duro al volto, oppure alla gola, oppure ai genitali, oppure alla pancia!. Colpite per uccidere, perché loro faranno altrettanto e noi non possiamo permetterci d’essere deboli. Se ci sono armi abbandonate nelle stanze, le prenderemo subito e le useremo subito. Sarebbe meglio fare il minor rumore possibile, ma forse qualche colpo d’arma da fuoco lo dovremmo esplodere!. Potremmo eventualmente mettere i corpi, come se fosse scoppiata una lite tra cartaginesi. Se saremo rapidi, e se fuggiremo subito sul tetto, nessuno si curerà di quello che sarà successo!-

154


-Sì!, va bene- disse l’uomo che aveva avuto l’idea, che poi disse – Le donne diranno ai cartaginesi che sono profughe di guerra, e che hanno figli piccoli sul tetto. Diranno che erano scese per disperazione per prendere acqua e cibo, diranno che sono pronte a pagare con prestazioni sessuali, il cibo e l’acqua che li occorrono. Dovranno proporre un baratto!. – -Ok!- disse una donna, che poi aggiunse –Però, se nel gruppo ci fossero donne cartaginesi?!. Non è detto, che queste stronze gradiranno vedere i loro uomini, che ci scopano!. Forse le donne cartaginesi, potrebbero opporsi per gelosia oppure potrebbero ucciderci, oppure potrebbero salire sul tetto!-Se ci fossero donne cartaginesi e s’opponessero, potete prendere cibo e poi proverete a tornare sul tetto. Se invece le donne cartaginesi salissero le scale, dopo poco troveranno 11 difensori, che le ammazzeranno in silenzio, senza indugi. Suggerisco, che siano 5 le donne che vadano a proporre il baratto. 5 donne possono occupare 10 cartaginesi maschi adulti, e la cosa sarà più controllabile, di quello che potrebbe accadere a 3 donne, se dovessero avere a che fare con 10 cartaginesi.Tutte le 8 donne annuirono. Una giovane estrasse dalla borsa una confezione dalla tasca del giacchetto, erano pillole anticoncezionali: forse avrebbero potuto essere utili, disse la ragazza, che pose la scatola di cartone in mezzo alle 21 persone, che erano sedute in cerchio. -Come scegliamo le 5 femmine?!- chiese Pasquale Rossi. -Nell’unico modo possibile!- esordì Viviana Rossi – Facciamo un sorteggio, tra noi 8 femmine adulte e giovani donne. Poi, aspettiamo che siano passate le 2 di notte, quindi scenderemo a chiedere il baratto -. Intervenne l’uomo che aveva proposto il piano del baratto, che disse –Non è detto che sia proprio necessario, ossia non è necessario che dobbiate scopare i cartaginesi. Potete loro proporre altre prestazioni sessuali, altrettanto appaganti per gli uomini, ma

155


meno impegnative per voi donne. Sesso orale, ossia potrebbe anche darvi la possibilità di reagire in modo violento, mordendo violentemente, ed aiutandoci ad ammazzare questi stronzi!. Inoltre, se alle 2 di notte i cartaginesi dormissero tutti, potremmo eventualmente tentare un colpo di mano, ammazzandoli tutti, in silenzio!. Per cui, forse, se siamo fortunati, se siamo davvero molto fortunati, e se Dio c’assiste, forse potrebbe non essere necessario creare una diversione. Però…- continuò l’uomo dopo una pausa –Se questo non fosse possibile, sapremo che dovremo giocare la carta del baratto, creando una diversione!-. Il gruppo di 21 persone annuì in silenzio, dopo qualche minuto, iniziarono i preparativi per estrarre il sorteggio delle 5 malcapitate, che avrebbero organizzato la diversione.

156


157


Capitolo 27: Il complotto politico segreto.

158

S’incontrarono di nascosto, il giovane Ministro degli Esteri Simone Palladi, il ministro dell’Economia Luigi Vento, con il leader politico dell’opposizione Alessandro Naspi. Naspi, era il segretario del Partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista, un partito che da solo faceva quasi il 40% dei voti degli elettori italiani. La maggioranza di governo era guidata da Roventini, la sua coalizione di 3 partiti di centrodestra a malapena arrivavano al 42% e stavano perdendo consenso elettorale. La depressione economica, la guerra scoppiata in Sicilia, su cui i Mass Media Cattocomunisti coerenti alla linea di Pio Matteo Romualdo II, ne peroravano la fine, logoravano il consenso politico della coalizione di Roventini. Palladi, Vento e Naspi, si trovarono faccia a faccia in un incontro segreto, in piena notte, in un albergo di Milano, seguiti da un piccolo corteo politico, che restò fuori dall’entrata della stanza dell’albergo. -Io ho un’informazione che le potrebbe permettere di far cadere il governo, potremmo andare ad elezioni anticipate, potremo vincerle, superando di poco il 50%, ma se stringessimo un’alleanza politica tra il suo partito, ed il mio partito: allora, potremmo raggiungere il 52% dei voti del corpo elettorale- disse il giovane Palladi. Alessandro Naspi era un uomo tarchiato, con gli occhiali, portava una folta barba, era mezzo calvo, ascoltò in silenzio e non disse niente. Naspi, si mise a sedere su una poltrona, anche il giovane ministro degli Esteri Palladi fece altrettanto, collocandosi di fronte a Naspi. Il ministro dell’Economia Vento aprì il frigobar, prese un


succo di frutta, lo versò in un bicchiere, poi s’avvicinò ai due politici, restando in piedi davanti a loro. -Di quale informazione parla?!- chiese Naspi, rivolgendosi a Palladi. -Mi crede uno stupido?! Voglio firmare prima un’alleanza politica, voglio la garanzia d’essere rieletto!. Altrimenti, non le dirò niente!disse Palladi. -Certo!, perché i porci capitalisti, sono sempre più uguali degli altri!- sorrise sarcastico Naspi. -Se incominciamo con questo tono, non andremo da nessuna parte!- esordì irritato il giovane Palladi. Il ministro dell’Economia Vento era silente, sorseggiava il succo di frutta, i suoi occhi si muovevano nervosi a destra e sinistra, continuava nervosamente a storcere la bocca, quasi fosse un segno di disapprovazione. -Non le piace il succo di frutta?! Oppure non le piace quello che sta ascoltando?!- chiese Naspi, rivolgendosi al ministro dell’Economia Vento. -Il succo di frutta è troppo freddo!- rispose laconico il ministro dell’Economia, che poi appoggiò il bicchiere sul piccolo tavolo che divideva le due poltrone ed il divano. Vento, si mise a sedere sul divano, di fronte ai due, poi restò in silenzio, mentre i palmi delle sue mani sudate, sostavano immobili sulla fodera del divano. –Mi dica perché la devo ascoltare?!.- chiese Naspi rivolgendosi a Palladi, con tono sprezzante –Palladi!, lei sostiene una maggioranza nazifascista, razzista, promuove lo schiavismo delle multinazionali, spara agli africani che si stanno rivoltando al Capitalismo!. Voi sostenete la dittatura monetaria del Dollaro e dell’Euro, sono monete che denudano il popolo italiano, quanto il mondo intero. Lei sostiene una maggioranza politica che vuol fare la guerra, una guerra in cui muoiono italiani, in cui muoiono africani!. Io voglio portare l’Italia il più lontano possibile dalla guerra!. Dubito che

159


potremo intenderci!. Almeno se prima non mi spiega quello che vuole e come vuole ottenerlo!.-Io voglio essere solo ri-eletto, so benissimo che non troverei mai un altro lavoro, in molti mi considerano uno stupido. Per questo, io voglio garantirmi la rielezione politica, voglio conservare i miei privilegi ed agi politici. Io non ho nessuna idea personale, non mi frega un cazzo degli italiani: sono pronto a sottoscrivere tutte le sue idee, se stipuleremo un’alleanza politica!- disse lapidario Palladi. Naspi rise fragorosamente poi disse –Beh!, se non altro ha esposto chiaramente le sue idee!.- Dopo una breve pausa, Naspi aggiunse Va bene!, Palladi le garantisco la rielezione, se vuole glielo metto anche per iscritto-. Naspi si rivolse al ministro dell’Economia –Vento, lei invece che ha da offrirmi?! E che vuole da me?!Vento aveva le mani sudate, se le asciugava continuamente sui bordi del divano, e disse con tono di voce fermo –Il mio partito ha il 12% se andassimo alle elezioni, manterrei il mio bacino elettorale. Andrei all’opposizione, ma sarei all’opposizione di un niente, e lei regnerà su rovine e macerie se sparisce l’Italia. Sono venuto ad ascoltare il segretario di Nuova Democrazia Proletaria Leninista, per sapere se ci può essere un’alleanza politica.40+2+12 potremmo ottenere il 54% dei voti. L’attuale governo ha vita breve, però i problemi che stanno cadendo in testa all’Italia non sono di carattere politico. Sono curioso, di sapere come vorrebbe portare l’Italia fuori dal fiume di lava bollente, che ci sta cadendo in testa!!- Ministro Vento, lei è uno sporco capitalista, più schifoso di Palladi, perché lei è anche una merda nazifascista e razzista e guerrafondaia!- esordì Naspi. -Naspi!, io la detesto dal profondo dell’anima, è un maledetto stronzo comunista leninista, de facto un collaborazionista di merdadopo una breve pausa, Vento aggiunse –Direi che ci siamo detti

160


tutto!, adesso che i patti sono chiari, ci sono tutte le premesse per fondare una solida alleanza di governo!Naspi annuì, sorridendo sarcastico. -L’Italia ha un enorme debito pubblico!. Nonostante il default fatto negli anni precedenti, voi avete classato altri titoli di stato sul sistema bancario italiano, che è l’unico che ha potuto comprare ancora altri BTP, dato che nel default dell’Italia, il grosso della perdita è stata spalmata sull’Estero. Nel default italiano dei decenni fà, perse danaro la BCE, perse danaro la Francia, persero danaro gli USA, persero una montagna di soldi tutti gli enti, aziende, imprese, istituzioni ed investitori non italiani. La quota di debito pubblico italiano detenuto da Banche, Assicurazioni, Fondi Pensione, e gli investitori italiani che andò distrutta nel default italiano, fu modesta. Questo mantenne in piedi il sistema bancario ed assicurativo italiano, che invece sarebbe collassato se il default italiano fosse stato spalmato in modo paritario, su tutti i proprietari dei BTP, cagionando però anche meno perdite a tutti gli investitori esteri. Dopo il default italiano, nessuno prestò nemmeno un’Euro all’Italia, nemmeno il Fondo Monetario Internazionale volle prestare un soldo bucato all’Italia. I paesi del primo mondo, incassarono un’enorme mazzata finanziaria nel fallimento del secolo!. Questa cosa fu notata dall’Alleanza Baoista, la scelta dell’Italia di fare default in questo modo, rafforzò l’Alleanza Baoista che voleva sostituire le monete di conto internazionali di Dollaro ed Euro, con un’altra valuta!– disse Naspi. Il ministro dell’Economia Vento sbottò in modo insofferente –Queste cose le sanno anche i sassi!. La scelta fu fatta in questo modo, perché gli Europei non volevano ripagare il debito pubblico italiano

161


e non volevano nemmeno monetizzarlo, trasformando in carta straccia l’Euro. La situazione in Nord Africa era stata stabilizzata, lo stupido gioco al ricatto dell’Italia sui fratelli Europei “ricco europeo del nord pagami il mio debito pubblico o ti riempio d’immigrati clandestini africani con la legge prodiana della protezione umanitaria”, finì assieme alle cazzate di destra “i ricchi europei non accolgono i profughi 162 (migranti economici scambiati per profughi dalla legge prodiana della protezione umanitaria) e lasciano sola l’Italia, allora noi abbiamo il diritto di tornare alla Lira e lasciare l’Euro!”. Entrambe le narrazioni politiche, s’infransero sulla dura realtà dell’epidemia Sars-Cov2. Il popolo italiano dal 1980s aveva vissuto di debito pubblico, una corsa folle come se non ci fosse stato un domani. Tutti i partiti politici italiani e Chiesa Cattolica, non vollero preparare l’Italia alle minacce del XXI°secolo. Le frontiere europee finirono chiuse, si chiusero anche le politiche migratorie, i politici italiani ladri e stupidi rimasero con il cerino acceso in mano. Per fare meno danni al popolo italiano, non precludendo una possibile ripresa economica futura, fu scelto di scaricare il maggior costo del default italiano, penalizzando in grande maggioranza tutti gli investimenti esteri, ignorando i trattati con BCE e FMI. In fondo, in un default praticamente tutto diventa carta straccia, trattati e clausole di prelazione e rimborso incluse, che erano state sottoscritte dall’Italia con BCE in remoti tempi lontani!. Ma questo non è un comizio politico!. Naspi!, mi dica piuttosto che progetti ha per il futuro dell’Italia?!. Come pensa di risolvere i problemi attuali di scarsità e di guerra dell’Italia con il Nord Africa?!


Come pensa di risollevare l’economia italiana dalla depressione in cui è precipitata, mentre nel mondo dilagano scarsità e danni da cambiamento climatico?!Naspi rispose dicendo -Una parte dei petrolarabi sunniti, vogliono convertire i loro petroldollari e petroleuro in moneta della coalizione del Nuovo Ordine Baoista. Formalmente, per diversificazione finanziaria. Sostanzialmente, per poter essere alleati dell’ordine baoista, ponendo in minoranza gli sciiti, tenendoli fuori dall’Africa. I petrolarabi sunniti, temono che la bomba demografica africana finisca per prendere il turbante sciita, e poi una parte degli africani sciiti invadano la penisola araba!- disse Naspi. - Non giova niente all’Italia tutto ciò!. E comunque gli americani non la prenderanno bene, il cambio della consuetudine d’usare il Dollaro per passare ad una moneta Cinese, per regolare le transazioni internazionali!- disse Vento. -In Asia scoppierà una guerra, lo shock finanziario metterà KO gli USA. La coalizione dell’Ordine Baoista vincerà la guerra in Asia e poi redistribuirà i territori in Siberia, in altro modo. I petrolarabi sunniti continueranno ad avere i loro danari, investendo nella lega Baoista e saranno dominanti sugli sciiti, i quali pur essendo dentro l’Ordine Baoista saranno invece minoritari!. Gli Africani sunniti o non sunniti dovranno dilagare in Europa, gli africani dovranno razziare l’Europa e porla a ferro e fuoco, impedendo all’Europa d’aiutare militarmente la Repubblica Zarina in Siberia. La Lega del Nuovo Ordine Baoista trionferà, l’economia di mercato leninista sarà dominante sulla Terra!. Noi in Italia, non dobbiamo opporci alla migrazione africana in Europa, ma dobbiamo spalancare i cancelli, per agevolare l’invasione dell’Europa con 1.2 miliardi di compagni comunisti africani!. In questo modo, i danni in Italia sarebbero minimi.

163


L’Ordine Baoista sosterrà il nostro debito pubblico e la nostra economia, permettendoci d’avere energia e materie prime, per risollevare la nostra economia manifatturiera. Anche lo Stato Pontificio ha benedetto questo piano!, Papa Pio Matteo Romualdo II ha detto che Gesù Cristo era comunista!. Inoltre, il Capitalismo ha distrutto il pianeta, con il consumo dei carburanti fossili che ha causato il cambiamento climatico. La distruzione del Capitalismo, sarà la legittima espiazione, per la colpa capitalista d’aver creato il climate change!- disse Naspi. Il ministro dell’Economia sbiancò, contrasse le mascelle, dopo un attimo di silenzio chiese –Naspi!, Anche l’economia Collettivista nel XX°secolo bruciò carburanti fossili. Le poche economia Collettiviste, hanno continuato a bruciar carburanti fossili anche nel XXI° secolo. Comunque, se ho capito bene, lei sta proponendo di porre sotto il giogo politico della Lega dell’Ordine Baoista, quel che resta dell’Italia. Lei ci sta proponendo un “flip flop politico” e ci propone di tradire i fratelli europei?!. Non crede, che i francesi reagiranno al volta faccia italiano, tirandoci dai loro sottomarini lanciamissili, i loro missili nucleari?! Non pensa che il popolo italiano, sarà preso tra due fuochi!. L’azione militare europea con atomiche tattiche, e le pulizie etniche dei cartaginesi!Naspi sorrise e disse –In guerra, è meglio stare sempre con il più forte! Per poter scrivere la Storia!. Questo ha sempre fatto storicamente l’Italia!. Oggi, nel 2050 il più forte è la Lega dell’Ordine Baoista. Se l’Italia non s’oppone all’invasione dell’Europa con 1.2 miliardi di compagni comunisti africani, allora l’Italia avrà meno danni. Non possiamo più fare la guerra in casa altrui, essendo saltato il nord Africa da molto tempo!. Inoltre, è interesse degli Europei usare la penisola italica come uno stato cuscinetto, un luogo dove bloccare l’invasione africana comunista in Europa!.

164


Quelli che lei chiama i fratelli europei, vogliono usare l’Italia e la Grecia, come paesi cuscinetto ossia usarli come campi di battaglia!Il ministro Naspi si sporse in avanti, prese dal tavolino il bicchiere con il succo di frutta, ne bevve un sorso. -E’ un brutto rospo, quello che deve mandar giù!- esordì ridendo il segretario Naspi, rivolgendosi a Naspi. -No!- rispose laconico Naspi – Adesso, il succo di frutta s’è scaldato, direi che è in temperatura d’ambiente-Ministro Vento, allora accetta la mia proposta politica?!- chiese Naspi. Vento storse la bocca, poi annuì restando in silenzio. -Palladi, che cosa mi deve dire, di così importante?!- chiese Naspi, rivolgendosi con tono di voce sprezzante, al ministro degli Esteri. -La maggioranza di governo, ha affondato tutte le navi che aveva comprato Papa Pio Matteo Romualdo II, hanno usato un sottomarino militare italiano U212. Dall’ultima riunione presso lo studio del Presidente del Consiglio Roventini, il comitato ristretto di governo ha deciso che se Papa Pio Matteo Romualdo II tornasse in Sicilia, con la sua grande nave e se trasportasse ancora, altri 50mila cartaginesi, allora la Marina Militare Italiana avrebbe l’ordine d’affondare la nave. La necessità di stato è quella d’impedire l’arrivo in Sicilia di Papa Pio Matteo Romualdo II e della sua nave, con altri 50 mila cartaginesi al seguito!- disse Palladi.

165


166


Capitolo 28: Violenti scontri d’Incudine 12 nei pressi di Menfi.

167

L’Alto Comando di Palermo ci spedì nei dintorni di Menfi, de facto la mia unità Incudine 12 doveva rincorrere il resto della falange cartaginese, che avevamo avvistato il giorno prima!. I nostri ordini erano verbali, trasmessi via radio in alta frequenza, erano chiarissimi: 1. non entrare nella cittadina di Menfi, 2. effettuare una ricognizione di Menfi con il drone tattico, per valutare l’entità e la dislocazione delle forze nemiche 3. ingaggiare a distanza i nemici ed eliminare quanti più cartaginesi possibile. Menfi era un’altra città siciliana, identica alle tantissime altre cittadine, che prima dell’invasione cartaginese, erano già centri quasi abbandonati, a causa dei danni da climate change. Quando arrivarono le prime ondate di falangisti cartaginesi, esplosero sanguinose pulizie etniche a Menfi, i pochi cittadini siciliani che ancora resistevano in un’agricoltura di sussistenza, alimentata da un desalinizzatore a metano a Sciacca, furono tutti uccisi dai cartaginesi, in una terribile notte. Pochissimi riuscirono a scappare, per riparare su Palermo o Trapani. L’Esercito Italiano era scarso quantitativamente, quanto qualitativamente: le “truppe di punta” erano numericamente esigue rispetto ai fabbisogni di guerra. Le “truppe di massa” (create in 3 giorni) erano una fanteria poco efficace in combattimento (con


nessuna esperienza di guerra urbana, basso addestramento all’uso delle armi, della manovra e del fuoco). Il comando dell’Esercito Italiano che comandava e controllava le operazioni militari in Sicilia, decise che era saggio non logorare le esigue proprie forze di terra. Fu ritenuto stupido impiegare le truppe di fanteria in violenti e costosi conflitti urbani, contro i cartaginesi, perché riguadagnare il possesso di città siciliane, sarebbe stato un obbiettivo inutile. Non c’erano attività economiche da difendere o ricostruire in Sicilia, dato che l’isola era già un sasso secco ed arido, piagato da violenti tornado, e sferzato stagionalmente da potenti Medicane. L’unica cosa che era importante svolgere, a parere del comando dell’Esercito Italiano, era un ampio pattugliamento dell’isola, sguinzagliando il numero massimo possibile di forze militari, le quali avrebbero ingaggiato fugaci scontri “mordi e fuggi” con i nemici. Le truppe “di punta” che erano state dispiegate in Sicilia erano solo poche compagnie, la maggioranza delle truppe che combattevano in Sicilia erano truppe “di massa”. Queste truppe “di massa” anche se erano senza esperienza bellica, avrebbero dovuto avvalersi della maggiore gittata e precisione delle armi da fuoco americane, sfruttando il contesto tattico siculo, che offriva scarso concealment. C’era il timore nell’alto comando dell’Esercito Italiano, che la Sicilia avrebbe potuto trasformarsi in un HUB nemico, ossia una testa di ponte, da cui i cartaginesi avrebbero poi lanciato una massiccia invasione alla penisola italiana, dove invece c’erano ancora tante cose da difendere!. Menfi, era da tempo una città “quasi fantasma”: c’erano case e palazzi che raramente superavano i tre piani, erano spettri abbandonati e vuoti, tristi e silente vestigia, di un tempo passato in cui l’isola non era ancora stata travolta dagli effetti dei cambiamenti climatici!.

168


I cartaginesi giungevano via mare, poi a piedi si proiettavano verso l’interno, approdando nelle città fantasma. I cartaginesi erano speranzosi di poter razziare ed occupare tali cittadine, ma s’accorgevano assai rapidamente che non c’era niente per loro in Sicilia!. Prima o poi, dalle desolate città fantasma, i cartaginesi muovevano di notte, verso quei pochi porti siciliani dove ancora c’erano risorse da predare, e dove l’Esercito Italiano lottava per evitare la caduta di 169 Messina, Catania, Siracusa, Palermo, Trapani. Erano state invece annientate con il tempo, una dopo l’altra a causa delle inarrestabili ondate di sciami cartaginesi: Pozzallo, Gela, Agrigento, Sciacca, Menfi, Caltanissetta, Enna. Nel violento conflitto a fuoco, che nel primo pomeriggio esplose alla periferica di Menfi, ci furono delle perdite nell’unità Incudine 12, e noi fummo costretti a ripiegare, perché il fuoco nemico fu molto accurato, tanto che ci diede l’idea di poter essere soverchiante. __________________________ Decidemmo d’approcciare verso Menfi passando da quello che un tempo era la SS115, perché per quanto scassato fosse l’asfalto della strada, era nostra opinione che non potesse celare mine anticarro oppure IED, a differenza dei sentieri secchi che si snodavano nei vasti e riarsi morbidi rilievi collinari, che disegnavano il lato Ovest di Menfi. Sul lato Ovest di Menfi, le mappe indicavano ancora molte vecchie costruzioni in cemento, totalmente abbandonate, ma che non sapevamo se erano state occupate dai cartaginesi. Se avessimo approcciato a Menfi arrivando dalla direttrice Ovest, avremmo dovuto prima rastrellare quelle aree, che potevano anche essere rognosi capisaldi nemici. In caso di scontri armati, ci saremmo bruciati tutto l’effetto sorpresa, dalla cittadella deserta di Menfi, avrebbero potuto uscire almeno 120 cartaginesi, che avrebbero potuto manovrare e sopraffarci. Fu per questo, che in prima mattinata, convenimmo che


la linea di approccio più sicura, era costeggiare quello che un tempo era la SS115, fermandoci nei pressi del vetusto svincolo centrale. FN Minimi, cacciatore, erano il nostro fianco sinistro in direzione SudEst: erano dispiegati in linea, erano alla sinistra dell’IFV Bradley. Lady youtube aveva lanciato il drone tattico. Nell’attesa, che il robottino volante rientrasse dalla ricognizione automatica su Menfi, 170 avendone programmato un’ora di volo, in moto circolare, a 180 metri di quota. Lady youtube l’avevo spostata una ventina di metri a nord ovest, a monitorare l’attività lungo la SS115. Il compito della ragazzina, era di stare riparata dal fuoco nemico, ed usare un grosso binocolo, per coprire le spalle ad Incudine 12, nella direzione di Nord, NordOvest. Tonio50 era poco distante dall’IFV Bradley, aveva il compito di controllare il fianco destro SudOvest d’Incudine 12. Io ero poco distante dall’IFV Bradley, più vicino a Tonio50, di quanto lo fossi a FN Minimi, cacciatore. Tutti potevamo dare fuoco incrociato sia sulla tangenziale ovest di Menfi, quanto sulle case prospicienti di Menfi, quanto sulla strada principale di Menfi. Sporgeva vistosamente dalla torretta dell’IFV Bradley “il prof”: brandiva un grosso binocolo, scrutava in silenzio porte e finestre di quella desolata cittadina, i cui ruderi non superavano i tre piani d’altezza. Tutto intorno a noi era silenzio, era caldo, c’era un’afa terribile, non tirava un filo di vento. Il Sole siciliano picchiava come un martello sull’isola, erano le 14 passate da pochi minuti, le ombre erano corte, non si sentiva volare una mosca, nella piana arida, riarsa ed ondulata di Menfi. Eravamo tutti sudati come fossimo usciti dall’acqua, trasparivano delle grosse macchie scure, dalle nostre mimetiche verde scuro. I palmi della mani erano sudati, l’impugnatura del fucile slittava continuamente. I giubbotti anti-proiettile erano fradici di sudore, ed ingombranti bracieri ardenti da indossare. I nostri poveri piedi


dentro gli anfibi, andavano a fuoco ormai da varie ore. Da sotto l’elmetto, colava sudore a catinelle. La bocca era impastata, e l’aria era riarsa e cocente come un forno di fonderia. Alcuni di noi, avevano un cerchio alla testa e non si sentivano bene. Per fortuna, non ci mancava l’acqua da bere nelle nostre borracce. Anche se non c’era alcun movimento nemico, ci sentivamo sicuri, forse troppo sicuri, sia a causa della vittoria che avevamo avuto la notte prima, nel nostro primo scontro militare. Sia perché nessuno dell’unità Incudine 12 osservava movimenti nemici, e non c’erano indizi della presenza di cartaginesi. All’improvviso, udimmo un colpo secco, il suo schianto fu leggermente ovattato, fu sparato probabilmente da un cecchino cartaginese, il proiettile beccò in pieno “il prof” che fece un sobbalzo, poi un tonfo sordo, sprofondò rovinosamente senza emettere un fiato, dentro la botola dell’IFV Bradley. All’improvviso, tre RPG7 furono lanciati quasi contestualmente, da alcune finestre dei palazzi prospicienti Menfi. Un RPG7 centrò in pieno il dosso di terra, davanti all’IFV Bradley: una nuvola di sassi e polvere, si dispersero nell’aria. Non ci furono danni all’IFV Bradley. Un secondo RPG7 quasi contemporaneo, centrò in pieno il lato destro della torretta dell’IFV. Un terzo RPG7 volò 1 metro sopra l’IFV Bradley, fischiando veloce, il razzo controcarrro detonò in modo spontaneo, un centinaio di metri oltre l’IFV Bradley. Non ebbi bisogno d’ordinare d’aprire il fuoco, tutti spontaneamente aprimmo il fuoco contro le finestre, da cui avevamo visto lanciare i tre RPG7. Una potente grandinata di proiettili, colpirono le finestre dei palazzi, da dove erano stati sputati i tre razzi anticarro!. Nessuno però aveva visto, da dove aveva sparato il cecchino nemico. Le voci nervose di tutti noi, rimbalzavano per radio, tutti

171


chiedevano con insistenza, se qualcuno aveva visto il maledetto cecchino cartaginese!. Dentro l’IFV Bradley non vi fu reazione al fuoco nemico: il mezzo se ne stava fermo, immobile, come se non fosse stato interessato alla battaglia, che gli stava detonando intorno. Corsi rapidamente verso l’IFV Bradley, dovevo capire perché la nostra migliore arma di difesa, ossia il potente cannoncino Bushmaster da 25mm, non sputasse l’inferno contro i cartaginesi, assieme alla mitragliatrice M203 da 7.62 Il portellone posteriore dell’IFV Bradley era aperto, sbirciai per un attimo dentro: non c’erano fiamme o fumo che provenivano da dentro!. Mi feci coraggio, ed entrai dentro l’IFV Bradley. Tonio50 ed FN Minimi, urlavano per radio chiedendo copertura!. Stavano ricevendo del fuoco nemico, piuttosto accurato: i proiettili fischiavano sporadici, bassi e vicini, oppure cozzavano e rimbalzavano pericolosamente sulla strada o sfondavano il vecchio e rugginoso guard rail, aprendovi grossi buchi. I ripari improvvisati dei grossi sassi che s’erano costruiti prima d’iniziare l’azione, non avrebbero servito a molto!. -Che cazzo state facendo?! Iniziate subito a sparare con quel cannoncino Bushmaster!- dissi urlando come un forsennato, mentre entrai nell’IFV Bradley. Si voltò “autobus” (il pilota dell’IFV Bradley) disse che aveva messo in moto il veicolo, per adesso sembrava tutto apposto. -Mastro lindo!, maledetta testa di cazzo!, spara sulle finestre da dove sono stati sparati i razzi!- urlai nuovamente Mastro Lindo era sotto chock!. Gli era cascato addosso il corpo del prof. Mastro Lindo era tutto sporco di sangue, urlava impaurito, non sapeva da dove avevano lanciato gli RPG7. Mastro Lindo voleva uscire dal carro, era nel

172


panico più completo, l’esplosione dell’RPG7 sul lato destro della torretta, gli aveva fatto saltare i nervi. Dentro al mezzo si sentiva un sinistro odore di ferro bruciato. -Spara!, Spara! con il cannoncino Bushmaster!- urlai nuovamente – Spara un po’ di colpi a cazzo di cane! contro qualche finestra di Menfi!, se proprio non sai da dove hanno sparato con gli RPG7!-No! voglio uscire da quì!- urlò Mastro Lindo, che nel frattempo era riuscito a liberarsi dal corpo del professore, il ragazzo voleva uscire dall’IFV passando dal retro del portellone. Autobus disse –E’ meglio togliersi da quì!, se ci tirano altri RPG7, potremmo saltar per aria!-. Autobus non fece in tempo a terminare la frase, che già l’IFV Bradley arretrò rapido, lasciando la strada, per tornare sulla strada SS115. -Pilota!, che cazzo stai facendo?!- urlò dalla radio Tonio50, il quale vide l’IFV Bradley battersela dalla battaglia, lasciando la mia fanteria, sotto il fuoco nemico. -Porca puttana! Autobus!, ferma questo cazzo di Bradley!-urlai con tutto il fiato che avevo in corpo!. Il mezzo si fermò, dopo una cinquantina di metri circa, dietro la cunetta, del vecchio svincolo d’uscita per Menfi, sulla SS115. Arrivò di corsa Lady Youtube, che correva mezza rannicchiata sul margine della SS115, teneva in mano il drone. Lady youtube diceva che aveva fatto rientrare il drone in modalità d’emergenza, quando era scoppiata la sparatoria. La bimba aveva il fiatone, tartagliava, urlava come una matta, con gli occhi fuori dalle orbite!. A parte un’enorme fila di parolacce, che sputò fuori, tartagliandole in modo sconnesso, Lady youtube riusciì ad argomentare un pensiero compiuto: i cartaginesi le avevano sparato addosso, l’avevano mancata varie volte, per un pelo!. La ragazza era rossa come un peperone, s’era pisciata sotto, si mise a sedere dentro all’IFV Bradley, disse che aveva bisogno di un

173


posto sicuro, per analizzare con calma i dati della telemetria, per scoprire dov’erano i cartaginesi!. Le mani le tremavano come una foglia, spese parecchi tentativi per riuscire ad agganciare la presa USB del tablet, a quella del drone, per iniziare l’analisi software della telemetria. FN Minimi e cacciatore, Tonio50, urlavano alla radio come pazzi furiosi, bestemmie ed imprecazioni saturavano la radio, chiedevano subito del fuoco di copertura!. Sgusciai dentro l’area dell’equipaggio dell’IFV Bradley, m’avvicinai a Mastro Lindo e gli chiesi come cazzo si faceva a sparare con il cannoncino Bushmaster. Mastro Lindo non mi rispose, aveva gli occhi rossi, si limitò ad indicarmi una specie di calcio di pistola con un grilletto. Lasciò rapido il suo posto e sgusciò nel vano posteriore dell’IFV, sedendosi di fronte a Lady youtube, tenendosi la testa tra le mani. Ordinai ad “autobus” di ritornare nella posizione iniziale, io avrei sparato varie raffiche con il cannoncino, questo avrebbe permesso ad FN, cacciatore, Tonio50 di sganciarsi dal conflitto a fuoco, e tornare dentro l’IFV Bradley. Poi saremmo scappati in retromarcia, ed appena rientrati sulla SS115, saremmo fuggiti a tutta velocità tornando verso Marsala. ___________________ L’I.A. del tablet, analizzò i dieci minuti di registrazione del drone sopra Menfi, stimò che vi fossero nella città almeno duecento cartaginesi. Passammo il pomeriggio a riflettere sulla battaglia, immersi in un fetore di sangue che ammorbava l’interno dell’IFV del Bradley, nonostante il feretro del prof, lo avessimo posto esternamente, sul retro del blindato. A mente fredda, scoprimmo che quasi certamente c’aveva sparato un unico cartaginese: probabilmente era un maledetto cecchino cartaginese con un fucile di precisione Dragunov. Probabilmente, non doveva essere un occhio di lince, il cecchino cartaginese,

174


perché aveva centrato solo il povero prof. Nessuno in combattimento, aveva sentito raffiche di mitragliatore PKM oppure AK47, a parte i tre lanci di RPG7 che avevamo visto tutti!. Il prof era morto, era stato centrato in mezzo al torace, c’era un buco enorme con una grossa chiazza nera. Nominai “autobus” il nuovo capocarro, dato che era anche il conducente del mezzo. Mi sembrò l’unica cosa sensata da fare, dato che era anche il più anziano ed il più affidabile. Di certo non potevo nominare Mastro lindo capocarro, dopo la puttanata che aveva fatto. Non potevo nominare capocarro nemmeno Lady youtube, dato che era una diciassettenne che non sapeva niente di un IFV. Misi Lady youtube dentro all’IFV Bradley, avrebbe seduto al posto del professore. La ragazzina protestò perché il sedile era sporco di sangue e dovette pulirsi la postazione. Le dissi che lei era l’unica che sapeva smanettare con tutte quelle diavolerie elettroniche, doveva usare la telecamera ad infrarossi e doveva scovare i cartaginesi da lontano, nella notte, quando ci saremmo accampati. Sul lato destro dell’IFV Bradley c’era un grosso bozzo, s’era scassata la mitragliatrice M203 in 7.62 brandeggiabile, ne mancava un vistoso pezzo. Per tutto il resto, l’IFV Bradley sembrava in ottimo stato: avevamo ancora tantissimi colpi per il cannoncino Bushmaster, oltre a 7 TOW.

175


176


Capitolo 29: Nuovi amici per Chinedu, Iyasu e Fara.

177

Non ci volle molto che Chinedu e Iyasu, iniziassero a tessere all’interno della falange cartaginese, nuove amicizie. La presenza della piccola Fara, fece da catalizzatore, attirando rapidamente l’interesse di due sorelle orfane, senza scarpe: Bisa di 18 anni e Kalinda di 15. Bisa era alta e magra, aveva un enorme cespuglio di capelli neri e riccioluti, ed era molto formosa. Era armata di una mitraglietta Scorpion da cui non se ne separava mai. Bisa indossava una t-shirt verde, dei pantaloncini alla zuava mimetici, una grossa giacca verde, un grosso cinturone a cui era appeso una grossa borraccia, quanto su ambo i fianchi c’erano due grosse fondine, per due enormi macete. Bisa, sapeva adoprare molto bene i due macete, tanto che con pochissimi fendenti, decapitò e poi squartò la capretta di Fara. Fu invece Kalinda ad accendere un fuoco, quindi cucinò l’animale, bruciando sul fuoco un vecchio mobile trovato a Menfi, per eseguire gli ordini di Dume. Bisa si portava sulle spalle uno zainetto che conteneva un numero spropositato di caricatori per la sua mitraglietta Scorpion, oltre al normale materiale per pulire l’arma. La ragazza ne aveva così tanti di caricatori, che Rumako ne rimase talmente impressionato, che dopo aver fatto finta di non mangiare il pezzo di capra che gli spettava, non si trattenne dalla curiosità, e quindi chiese a Bisa come mai si portasse sulle spalle così tanti caricatori per la mitraglietta Scorpion. La giovane Bisa non gradì la domanda,


scurì in viso, s’imbronciò come una iena, al punto che proprio per quel motivo, non parlò con Rumako per un giorno intero!. Fu invece Kalinda quell’unico giorno, che parlò sempre con il ventenne Rumako. Kalinda però non disse mai al giovane, perché sua sorella s’era offesa per la stupida domanda. Kalinda era una donna quindicenne, si capiva che l’adolescente avesse interesse per Rumako, ma poiché sua sorella Bisa era stata la prima a mettere gli occhi sopra a Rumako, la quindicenne Kalinda per affetto alla sorella Bisa, che era tutta la sua famiglia, accettava la scelta di Bisa. Il giorno dopo, Kalinda flirtava con Chinedu, un po’ per civetteria, un po’ perché due ragazze sole, senza essere di proprietà di nessun maschio, non potevano vivere una situazione serena e sicura, dentro ad una falange cartaginese. C’era anche il fatto che Kalinda in cuor suo, sperava di far ingelosire Rumako, il quale però considerava Kalinda solo come un potenziale acquisto per il suo fratello Chinedu, anche se questo era più piccolo di un anno di Kalinda. Il catalizzatore di questi legami, che andavano formandosi tra Rumako e Bisa, Chinedu e Kalinda, oltre agli ormoni dei ragazzi, quanto i costumi cartaginesi, era stato anche il comportamento involontario della piccola Fara. Dopo che la falange cartaginese aveva sequestrato la capra di Fara, i pianti disperati della bambina s’erano sedati, con l’affetto e la promessa d’avere un cucciolo di un cane selvatico, per compensare la perdita della propria capretta. L’affetto fraterno di Rumako e Chinedu, avevano attirato Bisa e Kalinda, come le api sui fiori. Kalinda era alta quanto Chinedu, magra e longilinea, anche lei aveva un enorme ciuffo di capelli, che però erano raccolti sotto un enorme cappello cinese di paglia. La ragazza indossava una T-shirt ed un giubbotto e pantaloni lunghi, entrambi verdi. Portava una grossa borraccia a tracolla, un macete, una baionetta, ed era armata con un vecchio fucile bolt-action Lee Einfield, ed un mirino

178


ottico smontabile 8x, con cui la ragazza raccontava d’avere una mira incredibile. Dentro allo zainetto di Kalinda, c’erano varie scatole di munizioni per il fucile, una granata a mano, e delle cibarie varie. _____________________ Era giorno, era ora di pranzo a Menfi, nessuno aveva orologi al polso, ma a giudicare da dove fosse il Sole in cielo, dovevano essere tra le 13 e le 14. Per pranzo, c’era cane alla brace: Rumako, Chinedu, Fara, Bisa e Kalinda avevano acceso un fuoco in mezzo alla strada stretta di Menfi; tutti erano seduti in cerchio, all’ombra delle case abbandonate, che non superavano i due piani. Bruciavano ardendo e scoppiettando, varie sedie spaccate ed un grosso cassetto, mentre un girarrosto improvvisato con ruote di bicicletta, sosteneva un grosso cane squartato e spellato, che era quasi cotto, sotto il vistoso fuoco rosso che emanava un forte calore. C’erano molti cani selvatici che giravano per l’interno della Sicilia, solitamente vivevano in branchi, potevano essere animali anche molto pericolosi, se non si fosse stati armati e risoluti. Volavano sopra l’isola della Sicilia, anche molti stormi di gabbiani e c’erano tantissimi topi nelle aride campagne, nonostante non ci fossero piante da rosicare. Nessuno dei cartaginesi, capiva bene come mai questi animali fossero assidui frequentatori dell’interno della Sicilia, dato che il panorama siculo appariva arido e desolato, quasi come una savana secca. -Questo cane cotto alla brace, ha un sapore strano!- disse imbronciata Fara, mentre ne mangiava avidamente, tenendo un grosso pezzo di cane, tra le due mani. -Un cane alla brace, è un cane alla brace!- rispose Kalinda ridendo, mentre mangiava un piccolo pezzo di cane arrosto. Avrebbe voluto

179


continuare la frase, dicendo che una capra arrosto era più buona di un cane, ma non gli parve un buon commento da dire. Kalinda estrasse una scatola di pesche sciroppate dallo zaino, scosse la scatoletta che era leggermente impolverata, poi l’aprì e con la baionetta n’estrasse due mezze pesche, gialle e polpose. Poi l’adolescente disse – Con queste, possiamo alzarci il morale del rancio!Tutti risero, annuendo con la testa. Poi dopo pochi secondi, Fara ripeté imbronciata -Questo cane, ha proprio uno strano sapore!-Sì! è vero!- disse Bisa –Fara ha ragione!. Anche io quando ero a casa mia, in Africa, sono stata costretta a mangiare del cane, per sopravvivere ad un paio di carestie. Il sapore dei cani africani, però lo ricordo bene, era molto diverso da questi cani in SiciliaChinedu dava grossi morsi al cosciotto posteriore, l’impugnava con entrambe le mani, guardò con gli occhi stralunati i suoi amici che stavano banchettando con lui. Sollevò la testa per aria, il cielo era celeste e non c’era nemmeno una nuvola, per fortuna erano tutti all’ombra dei silenziosi palazzi, perché il Sole era come un martello rovente, che arroventava la desolata cittadina di Menfi. Rumako non disse niente, per un paio di volte il giovane abbassò gli occhi guardando altrove, non commentò le frasi della sorella Fara. Poi all’improvviso, al terzo identico commento della sorellina Fara, Rumako sbottò dicendo –Fara!, pensavo che tu l’avessi capito!. In Sicilia, non ci sono animali da cacciare. La Sicilia è un sasso secco e desertico. Nella savana, se la caccia andava molto male per noi, potevamo accontentarci di carne morta. Zebre, Gnu, Elefanti o Gazzelle oppure Leoni. In Sicilia, dobbiamo pur mangiare qualcosa per sostenerci, dato che nelle città fantasma non c’è niente da razziare!. Fara, noi non possiamo fare gli schizzinosi. E’ meglio mangiare cane, che grossi ratti!All’improvviso s’udirono degli spari, esplosioni di RPG, raffiche di fucili e colpi singoli.

180


Rumako s’alzò e disse –Voi restate quì, io vado a vedere che succede!-. Il giovane prese il fucile AK47 con la sua cospicua sporta di caricatori. -Rumako!- disse Bisa guardandolo negli occhi –Sii prudente!Rumako sorrise, sfoderando 32 denti bianchissimi, il ventenne annuì facendo l’occhiolino a Bisa, poi il giovane corse via, andando nella direzione da dove provenivano i crepitii delle armi da fuoco. ___________________ -Era il blindato italiano, della notte prima!. Ci ha inseguito, ma è stato messo a mal partito, e poi è stato scacciato dalle nostre vedette di guardia!- disse Rumako, che era ritornato dopo una ventina di minuti. -Allora, questa volta gli italiani hanno perso la battaglia?! In quanti sono morti?!- chiese Chinedu -Sì! e No!- rispose Rumako, che si mise a sedere accanto a Bisa – Le vedette raccontano che hanno ammazzato un solo italiano. Era il capocarro. Poi le vedette hanno lanciato contro il blindato degli RPG7, ma il mezzo era troppo lontano, solo un razzo ha colpito il carro italiano. Non ci sono stati danni gravi. Comunque, gli italiani sono scappati, perché uno di quelli che era di guardia, aveva un fucile di precisione Dragunov, a suo dire il Dragunov lo sapeva usare bene. Infatti, a quanto pare, facendo tutto da solo, è riuscito a far scappare gli italiani!-Ci sono morti tra i nostri?!- chiese Bisa. -Sì!, un paio dei nostri, che erano nascosti in alcune case e che erano di vedetta. Hanno lanciato degli RPG7. Poi si sono nascosti dentro le case, ma la pioggia di proiettili degli italiani, hanno colpito un paio delle nostre vedette-Allora, non abbiamo vinto noi!. Due dei nostri sono morti, mentre è morto solo un italiano!- esordì Kalinda. -No!, abbiamo vinto noi!- esordì Chinedu puntiglioso – Il blindato italiano è scappato!. E’ stato messo in fuga solo da uno dei nostri,

181


quello che aveva il fucile Dragunov. Gli italiani sono dei codardi, e noi gli ammazzeremo tutti!Rumako annuì in silenzio, senza dire nient’altro.

182


183


Capitolo 30: In fuga disperata da Trapani.

184

Era la mattina presto, del giorno successivo, il piano disperato svolto dai 21 sopravvissuti sul tetto dell’albergo a Trapani, aveva fruttato loro cibo, acqua, coperte, vestiti, ma soprattutto armi: 5 fucili AK47, un grosso mitragliatore PKM, 5 revolver in grosso calibro, una mitraglietta Scorpion, numerosi macete, munizioni in ampia quantità. Erano stati disposti in modo rapido ed approssimativo, tutti i feretri cartaginesi, nella stanza dove c’era un’enorme pozza di sangue. I cadaveri cartaginesi, disegnavano quasi un cerchio. I feretri stringevano nelle mani fucili, pistole e macete, il 50% delle armi della falange cartaginese. I cartaginesi non erano detective, nessuno avrebbe preso le impronte digitali, nessuno si sarebbe accorto che i cartaginesi non s’erano sparati tra loro, in una feroce lite, esplosa per ragioni sessuali. La coperta su cui tutti s’erano asciugati i piedi, per non lasciare impronte insanguinate sulle scale, considerando l’enorme lago di sangue in cui tutti avevano camminato, era stata gettata nella grande stanza, dove i cartaginesi avevano già accatastato il giorno prima, i feretri degli italiani. Il tanfo dolciastro dell’avanzata decomposizione ammorbava l’aria della stanza, nessun cartaginese sano di mente, sarebbe andato ad investigare, in quella stanza degli orrori.


Le donne che erano scese a contrattare con i cartaginesi, per tutta la notte passarono il loro tempo a sciacquarsi ripetutamente la bocca, sputando oppure vomitando sul tetto. Quattro donne ed una giovane, ossia le 5 femmine che erano scese a fare la diversione, avevano tutte le camicette strappate, adesso indossavano giacche cartaginesi verdi, da uomo. Una donna aveva un occhio nero, due donne avevano perso qualche dente incisivo, c’erano tumefazioni al corpo ed al viso, oltre che ai polsi, ma nel complesso le 5 femmine erano in salute. Purtroppo, uno dei due giovani era morto: s’era sacrificato coraggiosamente per il successo dell’assalto, fece da scudo con il proprio corpo, prendendosi una raffica di fucile in pieno petto, per proteggere gli altri. Il giovane era morto sul colpo, era poi stato portato con una coperta sul tetto, da un’ora giaceva poco distante, con il volto coperto, mentre la sua fidanzata piangeva e sputava in silenzio. Un uomo s’era preso un colpo di revolver alla spalla destra, aveva bisogno di cure mediche, ma l’emorragia s’era fermata, ed era ancora capace di camminare da solo e soprattutto poteva ancora sparare, essendo mancino. La diversione non era stata un’operazione militare di prim’ordine, però aveva sortito i suoi obbiettivi: erano le 7 di mattina, erano sopravvissuti in 20 su 21, inoltre nessun cartaginese era salito a rastrellare il tetto dell’albergo. Quando sarebbero state le 3 della notte, i sopravvissuti sarebbero scesi in silenzio dalle scale, quindi sarebbero fuggiti in silenzio verso Est, lasciando le rovine della città di Trapani. ______________________________ Erano le 3:15 quando il drone tattico del sergente Bellario, mostrò alla recluta del fireteam dell’unità Incudine 25, una colonna di 20 persone, che stavano lasciando Trapani. Il gruppo muoveva da una zona prospiciente al porto, i 20 soggetti camminavano acquattati, in colonna, lungo i muri delle strade. Da come impugnavano le armi,

185


non sembravano cartaginesi, anche se il gruppetto manteneva un passo molto svelto e silenzioso. -Chi cazzo sono, questi quà?!- chiese il tenente Rossi, che era alla sinistra della recluta che impugnava il tablet, con il cavetto USB ancora collegato al drone. -Non sono cartaginesi!. Vari indumenti e lineamenti del volto, non sono quelli dei cartaginesi!- rispose laconico il sergente Bellario, che 186 era alla destra della recluta e scrutava con attenzione il tablet. -Italiani, che sono sopravvissuti alla mattanza cartaginese, in Trapani?!- chiese Rossi mentre osservava il tablet. Il sergente Bellario contrasse la mascella, poi annuì in silenzio. -Dove cazzo hanno preso le armi?. Sono armi cartaginesi quelle che impugnano!- disse il tenente Rossi, che si voltò verso il sergente Bellario. -Avranno sopraffatto qualche cartaginese, oppure sono collaborazionisti- disse il sergente Bellario, che non schiodava lo sguardo dal tablet. Il tenente Rossi sfilò il tablet dalle mani della recluta, divaricò indice e pollice, fece uno zoom sul filmato digitalizzato, dalla telecamera del drone di quindici minuti prima. L’I.A. elaborò dopo qualche secondo il flusso di dati, con un’interpolazione grafica, il dispositivo mostrò il massimo ingrandimento, nell’area in cui il tenente Rossi aveva selezionato la massima magnificazione. -Cazzo!- esordì il tenente Rossi -Ci sono due bambini piccoli, hanno la pelle chiara. C’è anche un’adolescente, dalla pelle chiara. La ragazzina ha scarpe da tennis, ha le stringhe, taglio di capelli alla moda, ha un comportamento poco marziale. I lineamenti sono quelli degli italiani. Porca Troia!, questi sono italiani!, sono italiani sopravvissuti alla mattanza cartaginese di Trapani!- disse il tenente Rossi. -Non li possiamo abbandonare!.- disse il sergente Bellario, che in modo inespressivo e gelido, guardò il tablet del tenente Rossi.


L’Esercito italiano aveva schierato attorno a Trapani, varie unità Incudine: numerosi IFV Bradley, con truppe di massa, l’ordine era d’ammazzare tutti cartaginesi che avessero lasciato Trapani. In città, non era stata mai interrotta la fornitura d’acqua potabile, che era regolarmente erogata per 2 ore al giorno. Era stata tagliata la fornitura d’energia elettrica ed il metano. L’ordine dell’alto comando era chiaro: contenere per il momento i cinquantamila cartaginesi dentro Trapani. Non valeva la pena consumare risorse militari, per riconquistare Trapani, perché si sarebbe potuto dirottare il traffico navale verso Palermo. Erano stimati in un numero contenuto, i siciliani che dovevano essere ancora evaquati dalla Sicilia. I mini-droni tattici italiani, che volavano sopra Trapani, uno ogni 6 ore, avevano indicato che i 50 mila cartaginesi s’erano insediati in Trapani. L’acqua potabile li tratteneva in città, nel centro abitato c’erano ancora molte cose da razziare: negozi e supermercati e case ed abitazioni. Per il momento tutti i 50 mila cartaginesi non schiodavano da Trapani. Od erano molto assetati ed affamati, o pensavano che la nave di Romualdo II, avrebbe portato altri 50 mila cartaginesi, con i quali, sarebbero usciti in 100mila, per spezzare le sottili linee di contenimento dell’Esercito Italiano. -Amico mio, lo so che vuoi andare a dare una mano a questi disgraziati. Inoltre, se non ti ci mando, io so già che farai di testa tua, ed andrai ad aiutarli, violando i miei ordini- disse il tenente Rossi, che guardò il sergente Bellario, mentre porse il tablet alla recluta. Il sergente Bellario era una maschera di pietra, sfilò dalle mani delle recluta il tablet, restò in silenzio senza rispondere, poi Bellario accennò un velato sorriso, mentre smanettava sul tablet. -Sergente Bellario, questo è un ordine!. Prendi un fireteam, scegli tutti volontari, proteggi il rientro degli italiani sopravvissuti, dentro

187


la nostra linea di difesa!- disse il tenente Rossi sotto voce, mentre mosse la testa di scatto, in direzione di Trapani. -Agli ordini, Tenente!- rispose il sergente Bellario, con un largo sorriso a 32 denti. ____________________________ -Cristo Santo!- esordì il sergente Bellario – Fate star zitti, quei due lattanti!. Stanno strillando come delle aquile inferocite!I due bambini piccoli, s’erano svegliati all’improvviso, s’erano messi a piangere alle 3:40 di notte. Probabilmente, i loro pannolini erano sporchi, i due infanti ignoravano che i loro pianti, avevano attirato la curiosità degli ostili cartaginesi. -Per l’amor di Dio!, correte stando bassi!, sparpagliatevi e riparatevi tra auto e rottami!, fuggite e non voltatevi!- disse il sergente Bellario rivolgendosi alle 8 donne ed ai 3 bambini che si tenevano per mano. Questi rimasero immobili: occhi bianchi sbarrati, un’espressione vuota, come se non avessero capito il significato delle frasi del sergente Bellario. Forse erano sotto choc, forse erano stupidi, forse non volevano separarsi dai propri padri, mariti e fidanzati, forse non avevano esperienza di guerra, forse non avevano capito come sarebbe esploso un conflitto urbano, tra pochi minuti. Forse sarebbe diventata una situazione maledettamente rognosa, senza un IFV Bradley e del supporto aereo tattico in appoggio. -Cristo Santo!- urlò ferocemente il sergente Bellario –Fuggite!. Non state fermi come dei coglioni!. Scappate!. Tra un po’ grandineranno proiettili da tutte le parti! Correte via!, noi proteggeremo la vostra fuga!Le donne ed i bambini, finalmente iniziarono a correre!. -I sette maschi armati di fucili, restino con il mio fireteam!. Voi sette armati di PKM ed AK47, trovatevi rapidamente un buon posto che sia al coperto e che abbia tiro!. Mantenete la posizione! e sparate sulle luci degli spari nemici!- urlò il sergente Bellario.

188


Le vedette cartaginesi, sparse a porte e finestre, avevano urlato varie volte, nel loro dialetto locale delle frasi sconosciute, era palese che s’attendessero in risposta. Le parole d’ordine nei loro dialetti africani, però non furono proferite da nessuno!. Questa fu la ragione del perché in pochi minuti, deflagrò una grandinata di proiettili incredibile, tra il fireteam del sergente Bellario rinforzato dai sette sopravvissuti maschi, ed un crescente numero di cartaginesi. -Fuoco di soppressione!, mantenete la posizione!, bisogna coprire la fuga delle donne e dei bambini!- urlò un paio di volte il sergente Bellario, mentre ovunque miagolavano e tintinnavano proiettili nemici, crepitavano incessanti raffiche dei fucili dei militari italiani e dei padri di famiglia, che s’erano tutti dovuti improvvisare soldati, dentro un letale conflitto urbano!. ___________________ Il tenente Rossi osservava con la mascella contratta, con il binocolo, in piedi sopra un IFV Bradley, lungo la linea di difesa intorno a Trapani a circa 2 chilometri dalla città, il possente conflitto a fuoco. Il rumore della battaglia, le luci dei traccianti, l’esplosioni degli RPG7, illuminavano e squarciavano il silenzio di quella notte buia e senza Luna, in cui non c’era un alito di vento e nemmeno una nuvola in cielo. Il violentissimo conflitto a fuoco, sotto un cielo nero come la pece, costellato di stelle, durò circa 5 minuti, poi all’improvviso calò un silenzio irreale su tutta la città di Trapani. -Fai ritornare il drone tattico!- disse il tenente Rossi, con tono glaciale alla recluta. - Voglio l’analisi dell’I.A. del tablet sulla registrazione della sparatoria. Voglio sapere, se ci sono sopravvissuti!. Poi lancia subito, appena terminata l’analisi, il drone sopra Trapani. Voglio capire cosa sta bollendo dentro Trapani!. Voglio sapere se i cartaginesi stanno organizzando una sortita!- disse il tenente Rossi. La recluta dell’unità Incudine 25 annuì in silenzio.

189


190


Capitolo 31: L’Operazione Torcia.

191

Gli occhi del presidente del Consiglio Roventini, si muovevano nervosi a destra e sinistra, come se fossero stati in cerca di misteriosi ed orrendi pericoli, che stessero ambulando nel suo studio. Le mani dell’uomo, erano aggrappate ad una penna Parker di metallo, il pollice premeva freneticamente il tappo della biro, che faceva TAC-TAC-TAC. Roventini, ascoltava in silenzio la relazione del Capo di Stato Maggiore, il generale Ortossi, che con tono monotono, accompagnava con i suoi parchi gesti, i risultati che erano stati ottenuti nell’Operazione Torcia, eseguita 12 ore prima da due Efa Tifone e due Lockeed F35. Sul tavolo dello studio, c’era un notebook acceso, mostrava mappe e foto satellitari, il generale Ortossi esponeva in modo rapido e comprensibile per un civile, la breve presentazione. -Mi faccia capire- esordì all’improvviso Roventini, rivolgendosi ad Ortossi, con un tono di voce che s’andava incrinando– Ieri notte, 2 caccia bombardieri EFA Tifone, armati con due missili da crociera Storm Shadow, dovevano distruggere la raffineria di petrolio vicino a Tripoli. Gli aerei, sono tornati sani e salvi alla loro base in Sardegna, i due missili sono andati a segno, ma i danni alla raffineria di petrolio cartaginese sono stati minimi?!-Sì!- rispose il generale Ortossi, con tono laconico –questo è corretto!-


-Come cazzo è possibile, che la raffineria di petrolio, non sia saltata per aria, come un distributore di benzina quando prende fuoco?!chiese Roventini. -Gli incendi sono stati subito contenuti, e non hanno mai coinvolto i depositi di carburante. Inoltre tecnici gengiskani sono già all’opera per riparare la raffineria: entro 7 giorni, gli impianti torneranno a funzionare. Questo riferisce l’Intel, da una cospicua serie di foto satellitari- rispose Ortossi. -Mi scusi generale, ma continuo a non capire!. Noi abbiamo i satelliti in orbita, noi sappiamo che cazzo stanno facendo i cartaginesi, ma non li possiamo menare?!. Ma perché, la raffineria di petrolio in Libia, non è saltata per aria?!- chiese nuovamente Roventini. Intervenne il ministro della Difesa Valleri che disse –I nostri missili da crociera non avevano una testata atomica tattica!. Era dotati solo d’ esplosivo convenzionale, che per quanto potente, è sempre poca cosa!. La raffineria era stata aggiornata da tempo dai cinesi, che v’avevano montato moderni sistemi di sicurezza. I numerosi depositi di carburante sparsi per la Libia e Tunisia, non sono stati attaccati, tra 7 giorni la raffineria di petrolio di Tripoli, tornerà in funzione a pieno regime!-E per quanto riguarda, quella nell’interno della Cirenaica?!- chiese Roventini, mentre chiuse gli occhi e si passò una mano sopra la fronte. -Esiti simili, per quanto concerne i danni alle raffinerie cartaginesirispose laconico Ortossi. Valleri intervenne – La missione d’attacco in Cirenaica, era molto più pericolosa di quella organizzata su Tripoli. La missione necessitava di un affondo degli F35, volando a bassa quota in mezzo alle difese anti-aeree cartaginesi tutte di tecnologia sumerica. Un volo a bassa quota dentro al golfo della Sirte. Entrambi i nostri F35 sono stati abbattuti, mentre rientravano in Italia, perché sono stati intercettati sulla via del ritorno da 4 aerei

192


sumerici: due Mig29 e due Su35. I due F35 hanno lottato, sono riusciti ad abbattere due Mig29 nemici, ma poi sono stati sopraffatti. Uno dei due piloti di F35 è morto in combattimento, il secondo è stato fortunosamente recuperato, con l’intervento prezioso di nostro sottomarino U212, che prudentemente stazionava occultato e silenzioso, dentro il golfo della Sirte.Roventini si mise tutte e due le mani tra i capelli, restò in silenzio per qualche secondo, dopo aver contratto la mascella in modo nervoso, poi sbottò– Ma perché il nostro sottomarino U212 non ha lanciato dei missili, contro i bersagli cartaginesi?!-Perché l’U212 non è equipaggiato per il lancio di missili da crociera, e perché non abbiamo mai avuto missili da crociera superficie-superficie, da lanciare con i nostri sottomarini U212rispose Ortossi, ridendo sarcastico. -Cazzo!, allora perché non abbiamo mandato le nostre fregate lanciamissili FREMM!. Se sono navi lanciamissili, potevano lanciare dei missili sulle raffinerie!- chiese Roventini. -Non abbiamo missili superficie-superficie sulle fregate lanciamissili FREMM - rispose ridendo sarcastico Ortossi. -Cazzo!. Come farò, a vendere ai media, l’Operazione Torcia come un grande successo militare?!. Dovevamo distruggere la produzione di carburante, per bloccare gli sciami cartaginesi, i quali senza carburante non avrebbero potuto salpare per l’Italia. Noi c’abbiamo perso due costosissimi F35. Abbiamo lanciato i 4 missili da crociera, ma non abbiamo causato danni alle due raffinerie cartaginesi!. In sette giorni, tutti i danni alle raffinerie saranno riparate da tecnici gengiskani!. Non ci sarà penuria di carburante in Tunisia e Libia, perché le scorte cartaginesi non sono state intaccate, gli sciami cartaginesi continueranno a salpare contro la Sicilia!. E’ una sconfitta su tutta la linea!. I Mass Media mi faranno il culo a strisce! Incluso il parlamento!. La coalizione di governo potrebbe spaccarsi!.- disse Roventini, mentre si grattava la testa con una mano.

193


-Con il dovuto rispetto… – commentò il generale Ortossi –Lei pensa che l’Italia abbia un problema di comunicazione e di consenso politico. Ma il problema in Italia è di tipo militare!. Se non blocchiamo gli sciami cartaginesi, che stanno continuamente salpando dal Nord Africa e poi approdano in Sicilia, a breve noi italiani perderemo l’isola della Sicilia!. Per quanto la Sicilia sia un sasso, secco ed arido, la Sicilia diventerà un HUB di cartaginesi. Dalla Sicilia i cartaginesi si potranno proiettare contro il resto dell’Italia. Il problema è militare, ed è molto grave!.Il presidente del Consiglio Roventini non rispose, sedeva al tavolo, con la testa tra le mani, fissava con lo sguardo fisso e gli occhi sbarrati, un punto indefinito del bel muro antico del suo studio, che era ricoperto da una pregiata carta da parati giallastra. Il ministro della difesa Valleri, era seduto sulla prima sedia a destra, con la propria mano destra, si lisciava lentamente la lunga barba nera, un ghigno impercettibile di soddisfazione, affiorò dal volto ceruleo e privo di capelli. Il generale Ortossi spense il notebook e poi dopo aver salutato militarmente, se n’andò dallo studio del presidente Roventini, senza aggiungere una parola di più.

194


195


Capitolo 32: E come “Elena” un Medicane che passò da Trapani.

196

Era mattina presto, l’alba stava uscendo, la giornata si presentava ventosa e nuvolosa da Ovest, il mare in lontananza era molto agitato, nell’aria c’era un buon odore di salmastro. Ad Ovest, in quella mattina insolitamente fresca e molto ventosa, s’intravedevano in lontananza delle nubi nere molto minacciose, con numerosi piccoli filamenti scuri, che sembravano sfiorare la superficie del mare. Nella notte, la mia unità Incudine 12 s’era accampata alla periferia di Mazara del Vallo, proprio accanto ai rottami bruciati ed anneriti di un IFV Bradley, che era anche descingolato. Le sue forme, potevano nascondere e proteggere un fianco del nostro IFV, da eventuali ostili. Quella mattina, non perdemmo nemmeno un momento per far colazione, bevemmo del succo di frutta disidratato, mescolato nella nostra borraccia, perché dalla radio in Alta Frequenza, era arrivato una avviso d’Emergenza, per l’arrivo del Medicane-E. Era il V° evento meteorologico estremo della stagione, l’avevano chiamato “E come Elena”, perché tutti sanno che le donne ti possono portar via la casa e l’auto!. Gli ordini erano semplici: tutte le unità Incudine sparse nella zona, dovevano raggrupparsi intorno a Trapani prima delle 12. Se non fosse stato loro possibile, allora avrebbero dovuto riparare nell’interno della Sicilia, dove gli eventi meteo sarebbero stati meno violenti.


Per fortuna, a bordo dell’IFV Bradley avevamo carburante sufficiente per andare a Trapani e non a Marsala, dove eravamo partiti ad inizio missione. Riunii Cacciatore, Tonio50, FN, perché avevo urgente bisogno di parlare con loro: c’era un grosso problema, nel nostro fireteam. Quelli dell’IFV Bradley, stavano ancora facendo i controlli meccanici di pre-accensione, attendevano anche il ritorno del piccolo drone, da cui effettuare l’analisi tattica, prima d’incamminarci verso Trapani. Cacciatore prima che iniziassi a parlare, forse in virtù del fatto che era il più anziano del nostro fireteam, mi disse –Pilota!, non essere troppo duro con Mastro Lindo e Lady Youtube. Sono giovani, tutti siamo stati giovani. Sono gli ormoni, poi hanno un’età in cui le emozioni sono importanti. Uno è maschio, l’altra è femmina, sono naturalmente compatibili, insomma… è una cosa naturale, quello che è successo!Tonio50 ed FN non sapevano niente di questa cosa, ma dal discorso di Cacciatore avevano intuito l’argomento, per cui sorrisero molto divertiti. -Non c’è niente di cui ridere!- dissi, con il muso imbronciato – Stanotte!, noi potevamo anche crepare tutti, quei due imbecilli ed incoscienti, invece di fare la guardia, s’erano messi a pomiciare, durante l’ora di guardia!, dentro all’IFV Bradley!Tonio50 ed FN cambiarono espressione, storsero la bocca e scossero la testa, in modo preoccupato. Cacciatore invece abbassò la testa, restò in silenzio. -Com’è successo ‘sta cosa?!- chiese Tonio50 -E’ successo che avevo distribuito i turni di guardia. Nell’ora più buia dalle 0 alle 4, la guardia toccava a quelli sull’IFV Bradley, loro hanno la telecamera infrarossi e vedono a chilometri. La notte era senza Luna, non si vede un cazzo con il binocolo, quando è notte e non c’è la Luna!. Per questo, ho cambiato i turni di guardia!-

197


Tonio50 ed FN annuirono, mentre Cacciatore estrasse dalla tasca, uno dei suoi puzzolenti sigari toscani, poi se l’accese. -Cazzo!, Mi sono alzato di notte alle 3:10 per andare a pisciare. Poi, prima di ritornare nel mio sacco a pelo, ho fatto per prudenza un giro di controllo, intorno al nostro bivacco: ho visto voi tre, che russavate come marmotte, avevate anche il sonno pesante!. Poi sono montato in silenzio sopra l’IFV Bradley, ho sbirciato dai pozzetti d’accesso della torretta, per vedere se quelli dell’IFV Bradley dormivano, oppure se facevano la guardia, come avrebbero dovuto fare. Ho scoperto, che Mastro Lindo e Lady Youtube si baciavano. Nessuno di loro controllava le telecamere termiche agli InfraRossi, che erano persino spente!. Autobus, era sdraiato nel vano posteriore, dentro lo spazio truppa e russava come una marmotta. Autobus, non doveva essere di guardia, ma Mastro Lindo e Lady youtube invece sì!. Gli ho chiesto che cazzo stessero facendo, loro hanno avuto la faccia tosta di mandarmi in culo, poi sono ritornati alle loro rispettive postazioni, e dopo i due stronzetti hanno acceso l’hardware di sorveglianza! che era spento!-Sì!, va bene!- disse Cacciatore –Ma poi nella notte, i due hanno fatto la guardia, oppure no?!-Sì, hanno fatto la guardia!. Ogni ora, per tre volte, sono tornato a controllare. Ho ancora il mio orologio da polso al quarzo, su cui posso programmare delle sveglie- risposi, mentre mi toccavo il volto e gli occhi, cercando di scacciare il torpore che mi vagava nella testa, a causa del fatto che avevo dormito poco e male, nella notte. -Ah! ecco cos’erano, quei beep beep mattutini!- rise Tonio50. Io annuii.

198


-E’ colpa tua!, Pilota!, non dovevi metterli di guardia insieme!esordì Cacciatore. -Cazzo!, non lo sapevo che quei due si piacessero!- risposi FN chiese –Cacciatore, t’eri già accorto della tresca, tra Lady youtube e Mastro Lindo?!Cacciatore restò in silenzio, scosse la testa in senso di diniego. 199

FN storse la bocca, e rimase in silenzio. -Ho deciso di togliere Lady youtube dall’IFV Bradley, la bimba torna di fanteria, lei torna a camminare per strada assieme a noi. Adesso basta stare comodamente seduta in torretta, a farla annusare all’armiere. Tonio50, se non ricordo male, da civile eri operaio specializzato e lavoravi su macchine a controllo numerico. Erano computer da programmare e robe complesse!. E’ vero?!Tonio50 annuì, ma aggiunse –Sì!, però io l’inglese non lo conosco!-Ok!, non importa!. Fatti spiegare da Lady youtube, che cazzo di tasti devi premere, per far lavorare quella maledetta camera termica ad intensificazione dell’IFV Bradley. Tonio50 prenderai il posto in torretta sull’IFV!. Autobus è ancora il capocarro, non era di guardia, non è responsabile dell’incoscienza di Lady youtube e di Mastro Lindo!. E’ colpa mia, che non mi sono accorto che Lady youtube e Mastro Lindo avevano una tresca!. Io ho sbagliato, non dovevo metterli insieme di guardia la notte!.-Sì!, mi sembra una decisione giusta!- disse Tonio50. FN disse –Sì!, è Ok per me!. E’ una cosa grave quello che hanno fatto quei due adolescenti ed incoscienti!. Se nella notte fossimo stati attaccati dai cartaginesi, saremmo potuti crepare tutti!. Quei due idioti, non si rendono conto che non è una gita turistica, non è una scampagnata turistica con camping!Cacciatore disse –Ok!, sì è vero!. E’ una cosa grave!. Ma non date la croce addosso ai due adolescenti!. Sono solo ragazzi!. Hanno tutta la vita davanti, ma la loro vita potrebbe anche essere breve e


comunque, è proprio un mondo di merda, quello che noi gli lasciamo!. Lasciamoli vivere, quel poco di felicità che possono ottenere, dentro quest’inferno!–Non prendere le difese di quei due incoscienti!.- dissi rivolgendomi a Cacciatore - Se quei due incoscienti pomiciavano quando erano di riposo, io non avrei detto niente. Ma quando c’è la guardia di notte, è come essere sotto il fuoco nemico!. Non metterò mai più di guardia, i due piccioncini!. Inoltre, tenendo fuori dal carro Lady youtube, può darsi che Mastro Lindo si dia una svegliata!. Io me la ricordo, la crisi di panico di Mastro Lindo, sotto il fuoco nemico a Menfi!. Mentre voi tre, eravate stati lasciati con il culo per terra!-E’ vero!- disse Cacciatore che storse la bocca, poi aggiunse –Lady youtube ci considera un po’ come nonni e padri adottivi. La bimba, ha sofferto molto la mancanza di un forte affetto familiare. Proverò a parlarle, per farle capire che non c’è spazio per le avventure sentimentali in guerra!. E’ bene, che i due fidanzatini aspettino le ore di libertà!-. -Beh!- rise FN –Non è che nelle ore di libertà, i due piccioncini possono scopare dentro al sacco a pelo, davanti ai nostri occhi!. E’ meglio che contengano i bollenti spiriti, per i loro giorni di licenza!.______________________ Arrivammo alle linee difensive dell’Esercito Italiano, in prossimità di Trapani in tarda mattinata, io mi presentai dal tenente Rossi, il quale volle da me, una rapida relazione verbale, circa i nostri scontri, mentre ispezionò dall’esterno in modo rapido, il nostro IFV Bradley. Il vento stava diventando molto forte, cupi nuvole nere stavano per approcciare in Sicilia, il mare era agitato a forza 3 e si prevedeva che avrebbe raggiunto forza 4 o 5. Il tenente Rossi mi disse di non scavar buche, ma di far riparare la mia fanteria dentro al pesante IFV Bradley; il Medicane sarebbe stato violento, ma non sarebbe durato molto.

200


Mentre ispezionava l’interno dell’IFV, il tenente Rossi notò che nel sesto seggiolino, avevamo stoccato un lanciatore RPG7 e tre missili, ed un mitragliatore PKM con tre cassette delle munizioni. -Collezionate armi cartaginesi?!- chiese ridendo, il tenente. Dissi che avevano distrutte parecchie armi nemiche, negli scontri avuti negli ultimi giorni, avevamo pensato che un mitragliatore, un lanciarazzi e qualche missile RPG7, ci avrebbero potuto far comodo. Il tenente sorrise, poi mi chiese, perché non avevo usato le armi cartaginesi, nella schermaglia avuta a Menfi, per sviluppare del fuoco di soppressione. Io dissi che non c’avevo pensato, perché il fuoco nemico era stato intenso, il cecchino cartaginese con il Dragunov c’aveva spaventato tutti. Non dissi niente al tenente Rossi, dell’incoscienza di Mastro Lindo e Lady youtube, perché pensavo d’aver risolto il problema, poi Cacciatore aveva anche promesso che avrebbe parlato a quattr’occhi con la nostra bimba, per vedere se la scema aveva capito che la realtà non era un videogioco!. Il tenente Rossi, mi disse che prima d’eseguire un piano, dovevo pensare bene, e poteva essere una cosa utile, pensare ad alta voce, discutendone con tutto il mio fireteam, quanto con l’equipaggio dell’IFV Bradley. Una testa sola che pensava, poteva anche sbagliare: nove teste concentrate sullo stesso problema tattico, era improbabile che tutte e nove le teste sbagliassero i dettagli di un piano. Poi, la responsabilità di cosa fare sarebbe stata comunque la mia, tuttavia prima di realizzare un piano: 1-si doveva sapere cos’era militarmente successo, 2-si doveva sapere qual’era la situazione aggiornata sul terreno, 3-si doveva conoscere tutte le implicazioni palesi e non palesi, sulla situazione aggiornata. Inoltre 4-si doveva inferire tutte le minacce palesi quanto 5-stimare tutte le minacce sconosciute. Solo in questo modo, si sarebbe potuto pianificare bene, il da farsi.

201


Chiesi informazioni del sergente Bellario, il nostro fireteam lo avrebbe voluto salutare, per ringraziarlo degli insegnamenti di guerra che c’aveva dato: il tenente Rossi, disse laconicamente che il sergente Bellario era disperso in azione, la notte prima a Trapani. Il tenente Rossi mi disse di prendere posizione con l’IFV Bradley ed il mio fireteam nella coordinate Bb159, lato Sud di Trapani, dovevamo fare attenzione a cosa sarebbe uscito da Trapani nella notte. Con quel tempo, con la grandine che iniziò a cadere giù dal cielo, con chicchi grandi come sassi, con un Medicane in arrivo, era improbabile che i cartaginesi tentassero una sortita da Trapani. Poi il tenente Rossi disse che m’avrebbe mandato del carburante per l’IFV, un po’ di munizioni per il cannoncino, oltre a due rimpiazzi: un nuovo capocarro per l’IFV Bradley, quanto un sesto fuciliere per il mio fireteam. Un fireteam era composto da 6 fanti, non da 5 fucilieri. _____________________ Pallieri C. era il nuovo capocarro dell’IFV Bradley, questo era quanto diceva il piccolo foglietto firmato dal tenente Rossi. La “C” stampata sull’etichetta a strappo sopra la mimetica verde a pezzatura marrone, stava per Cristina. La donna di quarant’anni circa, era professoressa di matematica, conosceva l’inglese, era divorziata, con una figlia che aveva spedito dai genitori al nord Italia. Nonostante la mimetica militare avesse un design maschile, le spuntavano voluminosi, i due respingenti anteriori. Un po’ tutti, ci chiedevamo nella testa, quanto massicci potevano essere i suoi respingenti; comunque ci tenemmo per educazione sia gli apprezzamenti, quanto le domande sulle sue tette. Le demmo il benvenuto, chiedendole come mai s’era arruolata come volontaria: la donna rispose che non trovando lavoro, aveva deciso d’arruolarsi. In pochi di noi ebbero a credere alla motivazione, forse c’era dell’altro che Cristina non voleva dirci, per il momento.

202


La cosa che c’inquietò di più, fu che la donna era già stata capocarro, aveva perso il proprio IFV Bradley, quanto il guidatore e l’armiere, che erano tutti morti in combattimento!. La cosa, non piacque a nessuno, ma rispettammo la scelta del tenente Rossi, che evidentemente aveva le sue buone ragioni. L’IFV Bradley era comunque sotto il mio comando, ma avere la tettona Pallieri come comandante in seconda, non piacque ad alcuni del mio fireteam: mi dissero successivamente in privato, che la Milfona tettona poteva portar sfiga in combattimento!. La soprannominanno “Milfona” omettendo l’aggettivo “tettona”, perché anche se lo pensavamo tutti che “Milfona tettona” era un soprannome che le sarebbe calzato a pennello con la IV° che probabilmente portava, pensammo che per buona educazione non era bello, appiccicarlo ad una nuova venuta. Avremmo dovuto combattere assieme contro i cartaginesi, non era bene stendere risentimento od astio sulla nuova venuta, anche perché nel mio fireteam erano tanti i dubbi sulla marzialità della “Milfona tettona”, pardon… “Milfona”, nel comandare un IFV Bradley. Per questo, decidemmo ragionando a bassa voce, noi anziani dell’Incudine 12, che era bene omettere l’aggettivo qualificativo tettona. La donna ci chiese perché davamo soprannomi stupidi alle persone. Evidentemente, il soprannome “Milfona” non le era piaciuto. Le rispondemmo buttando la cosa sullo scherzo, che era una tradizione che avevamo appreso al corso basico d’addestramento. Era meglio inizialmente chiamarsi tra di noi con un soprannome, piuttosto che con il proprio cognome. Con il tempo, se non fossimo crepati in guerra, avremmo fatto amicizia, ci saremmo scambiati stima reciproca, gli stupidi soprannomi si sarebbero dissolti, lasciando il posto ai nostri veri cognomi.

203


Il sesto fuciliere, era una recluta che non aveva sparato nemmeno un colpo di fucile in un’azione di guerra, era appena uscito dal corso basico di tre giorni. Il tono di voce e gli atteggiamenti erano un po’ effeminati, però sapeva smontare bene la propria pistola Colt M9 e poi diceva che al corso aveva dimostrato una buona mira con il suo M16 A2. Lo battezzammo con il soprannome di “Pirlotto”, quando ci sarebbe stata battaglia, il suo comportamento con il fucile avrebbe dimostrato se fosse stato degno della nostra stima, oppure no. Fuori grandinava, come Dio la mandava!. Eravamo tutti rintanati dentro l’IFV Bradley, con tutti i portelloni chiusi, sentivamo cadere enormi pezzi di grandine sullo scafo del blindato, che sembravano quasi proiettili. Il vento ululava e fischiava, tanto che faceva paura, ma il nostro IFV Bradley da 28 tonnellate, se ne stava fermo ed immobile, era un rifugio caldo e sicuro per tutti noi. Nove persone assiepate e strette, in un barattolo d’acciaio con i cingoli, mentre aspettavano che il Medicane Elena, passasse sopra Trapani. Erano le 13:34 e pioveva a vento, in modo così violento che non si vedeva ad un metro di distanza!. Dalla radio di bordo, il tenente Rossi disse a tutti gli IFV Bradley di ruotare il carro verso Ovest, a prescindere da dove fosse la linea immaginaria del fronte sulla città di Trapani, perché le fortissime raffiche di vento, potevano far vela sulla struttura laterale dei carri, rischiando di capovolgerli. Autobus accese i motori e girò immediatamente il carro, di pochi gradi verso sinistra, Milfona decise di tenere il motore acceso per un po’ di tempo, per essere pronti alla manovra, se fosse stato necessario. Sulla piana, c’erano circa 30 centimetri d’acqua di mare, oltre a quella che pioveva!. Il discorso all’interno del Bradley, per allontanare l’idea di trovarsi capovolti dentro all’IPC e mezzi affogati nell’acqua, girò la nostra

204


discussione sugli scontri a fuoco che la nostra unità Incudine 12 aveva già combattuto. Raccontammo a “Milfona” ed a “Pirlotto” come il precedente capocarro era stato ucciso. A Menfi, il Prof era montato in modo incosciente in piedi sopra il sedile, s’era sporto vistosamente oltre le protezioni blindate, per usare il grosso binocolo ed aveva finito per beccarsi in pieno torace, un colpo di un cecchino cartaginese. 205

Inevitabilmente, il discorso scivolò volutamente, su come “Milfona” aveva perso il suo IPC Bradley in combattimento. La sua storia in un certo senso ci rincuorò, anche se non ci piacque. La sua unità Incudine, aveva avuto l’ordine d’ingaggiare a distanza, tutti cartaginesi presenti a Mazara del Vallo: ne era scaturito un violento conflitto a fuoco, durante la battaglia i cartaginesi avevano lanciato tre RPG7 che avevano finito per beccare l’IFV Bradley ai cingoli. Dopo i tre colpi che arrivarono rapidi, “Milfona” diede l’ordine d’arretrare con il suo blindo, perché a suo giudizio, per quanto fossero lontani i nemici, il mezzo era in ogni caso a tiro del fuoco nemico. Quello che “Milfona” non sapeva, era che il suo mezzo era stato danneggiato, praticamente l’IFV finì per perdere i cingoli mentre faceva retro marcia, il mezzo finì bloccato. Una trentina di cartaginesi, uscirono da Mazara del Vallo e s’aprirono a ventaglio, avevano molti RPG7 e misero KO quasi tutto il fireteam di supporto alla sua IFV, con i loro attacchi. Per fortuna, Milfona aveva chiesto aiuto via radio. Di norma sarebbe stato una cosa inutile, ma c’era poco distante da loro, un’altra unità Incudine, che decise di dirottare dal proprio piano tattico, per andare a soccorrere i commilitoni. I soccorsi arrivarono di gran carriera, dopo poco tempo, il blindato amico arrivò veloce come un treno, sparando con il cannoncino e la mitragliatrice in 7.62 e lanciando TOW contro le posizioni nemiche,


che “Milfona” aveva comunicato via radio, e che il suo artigliere già batteva con il cannoncino Bushmaster. Milfona ci raccontò, che la battaglia sembrava finita, i cartaginesi se l’erano filata, lei era andata fuori in torretta, per brandeggiare la mitragliatrice in 7.62 per attaccare le postazioni nemiche, se fossero giunti nuovi ed altri attacchi. Il suo pilota era in cabina, stava piazzando delle cariche, per far saltare il blindato, dato che l’IFV Bradley non era trasportabile e nessuno sapeva come ripararlo. L’armiere ed un altro fuciliere, invece stavano trasbordando i tre feriti dal portellone interno del Bradley, sull’altro veicolo. All’improvviso, un colpo di RPG con carica HEAT centrò il lato sinistro l’IFV di Milfona. Il blindato si riempì di fuoco e plasma in un attimo!. Una vampata di fuoco uscì dai boccaporti, quanto dall’uscita posteriore! praticamente fu come se il blindato fosse diventato un motore a reazione di un aereo! sputando fuoco e fiamme!. L’IFV non esplose! e non si staccò la torretta saltando per aria, perché la “santa barbara” era mezza vuota a causa del combattimento. In pochi minuti, le fiamme divorarono tutta la struttura metallica dell’IFV, scarnificandola e trasformandola in un rottame nero e fumante. La storia di come “Milfona” aveva perso il suo IFV Bradley non piacque a nessuno di noi. Obbiettivamente non era stata colpa di “Milfona” se il suo IFV era stato beccato in battaglia. Questa cosa, avrebbe potuto capitare anche a noi!. Per fortuna non era capitata, noi eravamo stati molto più fortunati, non avevamo mai incontrato truppe cartaginesi, equipaggiate con potenti testate HEAT per RPG, ma solo razzi leggeri RPG7, che la corazza d’acciaio dell’IFV Bradley aveva saputo deflettere ed assorbire.

206


207


Capitolo 33: L’arrivo a Cagliari.

Era quasi l’ora di pranzo, il tempo era ottimo, c’era il Sole e non c’era nemmeno una nuvola, il mare era una tavola e non c’era nemmeno un alito di vento. Il traghetto salpato da Palermo, attraccò a Cagliari, fece sbarcare i profughi siciliani. Tra questi, c’era Viviana, che teneva in braccio il piccolo Arturo, mentre Amanda la seguiva da vicino, zoppicava con le stampelle, avendo un polpaccio fasciato. -Mamma, quando faremo il funerale a babbo?!- chiese Amanda con gli occhi rossi. -Tesoro, non lo so!. Babbo è disperso a Trapani. Non ci daranno mai il corpo per seppellirlo. Dobbiamo accontentarci di una preghiera, forse sarà recitata una generica Messa, per tutti i morti in Sicilia- disse Viviana. -Adesso che cosa facciamo?!- chiese Amanda. -Tesoro, non lo so!. Ci porteranno in un campo profughi, oppure una tendopoli oppure in qualche locanda. Potremo forse, riuscire finalmente a telefonare ai nonni a Savona. Ci metteremo d’accordo con loro, su come potrebbe essere possibile, lasciare la Sardegna per andare da loro- disse Viviana, che occhi rossi e lo sguardo basso. Amanda si fermò ed estrasse dalla tasca lo smartphone provò a telefonare alla nonna Rita a Savona, il dispositivo aveva campo e finalmente stava squillando. -Pronto?!- era la familiare voce, dal tono genovese di nonna Rita.

208


-Ciao! Nonna! Sono Amanda!. Con me c’è la mamma ed il piccolo Arturo. Babbo è morto, in una sparatoria a Trapani. Noi siamo stati caricati su un traghetto a Palermo, adesso siamo appena sbarcati a Cagliari-Oddio! mi dispiace!. Amanda, passami tua mamma- disse nonna Rita. Amanda passò lo smartphone a sua madre, la quale fece qualche passo indietro, spostò il peso del piccolo Arturo sul braccio destro e poi prese il cellulare con la mano sinistra. -Pronto!- esordì Viviana, mentre le colavano grosse lacrime dagli occhi. -Ciao! Viviana, state bene?!- chiese nuovamente nonna Rita. -Arturo, Amanda ed io stiamo bene. Pasquale è morto in un conflitto a fuoco a Trapani. E’ rimasto a combattere con i soldati italiani, ci hanno protetto mentre noi fuggivamo. – disse Viviana con gli occhi rossi, che lacrimavano vistosamente. -Che ci facevate a Trapani?! Perché non mi hai chiamato prima con il cellulare!. Io ed il nonno, siamo stati tanto in pensiero per voi!. Sentivamo notizie dai giornali ed alla televisione, ma non c’è mai riuscito di metterci in contatto con voi!- disse nonna Rita, mentre piangeva. -E’ una storia lunga, poi ti racconteremo. Adesso ci portano in un campo profughi. Ti richiamerò e ti farò sapere dove stiamo. Se possibile, organizzeremo il viaggio per raggiungervi a Savona!disse Viviana. All’improvviso si sentì in cielo, in alta quota un rumore cupo che cresceva d’intensità, un po’ tutti sulla banchina del porto alzarono la testa verso l’alto, e guardarono verso Sud. Un grosso oggetto scuro, sembrava cadere sopra la città, incominciarono a dilagare urla di panico, con “un fuggi fuggi”, poi una grossa detonazione improvvisa, ruppe la normalità della città di Cagliari. Fu disperso sul

209


porto e su una grossa parte della città, un’enorme nube biancastra simile ad una densa nebbia. -Mamma che cos’è?!- ebbe il tempo di dire Amanda, che all’improvviso perse l’equilibrio, non riuscendo più a muovere nemmeno un muscolo, iniziò ad avere incontrollabili convulsioni. -Non lo so…- rispose Viviana, anche la donna cadde rovinosamente a terra, schiacciando il piccolo Arturo che nell’urto si fracassò la testa, mentre la donna rantolava in violente convulsioni. Era stata una testata di un missile IRBM, era armato con una testata al gas nervino, era stato lanciato dal Nord Africa, due missili uno su Cagliari, l’altro su Palermo, furono la risposta agli attacchi italiani, alle due raffinerie petrolifere cartaginesi. Immobili come sassi, con tutti i muscoli contratti e rattrappiti, Viviana ed Amanda smisero di respirare, a causa dei letali effetti del gas nervino. Assieme a loro, circa il 20% della popolazione di Palermo e di Cagliari, circa 160mila persone, furono uccise istantaneamente dalla mortale nube di gas nervino, che a causa delle eccellenti condizioni meteo d’alta pressione stagnante, nemmeno un alito di vento spinse la nube verso il mare, riducendo il numero dei morti.

210


211


Capitolo 34: Morto un Papa se ne fa un altro, oppure no?!.

212

Era tardo pomeriggio, il presidente del Consiglio Roventini era nella sala riunioni, con il ministro della difesa Valleri ed il generale Ortossi. Tre televisioni a schermo piatto appese al muro, erano sintonizzate su canali televisivi diversi, tutti diffondevano la notizia dell’affondamento nel canale di Sicilia, dell’ultima grande nave della flotta della speranza, che era stata comprata da Papa Pio Matteo Romualdo II. La notizia dell’affondamento della flotta della speranza, aveva scalzato la notizia dei due missili IRBM a testata chimica, che avevano fatto il 30% dei morti, delle persone residenti od in transito a Palermo e Cagliari. La grande nave bianca di Papa Pio Matteo Romualdo II era stata affondata dalla Marina Militare Italiana, la quale aveva eseguito un ordine del presidente del Consiglio dei Ministri Roventini. Papa Pio Matteo Romualdo II era disperso, assieme ai 50mila cartaginesi, che erano a bordo dell’ultimo transatlantico della speranza. Dopo un disastro di tal genere, come si poteva biasimare i cartaginesi se lanciavano missili a testata chimica, sopra Cagliari e Palermo!. Questo era il tono dei mass media cattocomunisti, che accusavano di violenza, razzismo ed odio etnico e religioso, la Marina Militare e l’Esercito. Il ministro degli Esteri Palladi diffondeva la notizia, mentre Alessandro Naspi il leader del Partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista, era al suo fianco ed accusava d’omicidio premeditato plurimo, il presidente del consiglio Roventini.


Nuove e molteplici minacce politiche, si moltiplicavano contro la maggioranza di governo, che si stava sgretolando sotto la pressione politica di tutti i Mass Media, che erano collaterali alla linea politica del Partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista, che aveva stretto un’alleanza politica tacita, con Papa Pio Matteo Romualdo II. Entrò nella sala riunioni il ministro dell’Economia Luigi Vento, mentre il generale Ortossi chiuse il notebook di scatto, lasciò la stanza, senza dire una parola, ignorando Luigi Vento. -E’ una brutta rogna, quella che è esplosa su tutti i Mass Mediadisse Luigi Vento, mentre s’avvicinava al tavolo delle riunioni. -Le opposizioni ed i cattolici stanno facendo una marcia su Roma, vogliono le mie dimissioni, giornali e televisioni sono contro di me!. L’alleanza di governo si sta spaccando. Il ministro degli Esteri Palladi è uscito dalla coalizione, il mio governo non ha più la maggioranza alla Camera. Sono sostenuto solo dal Senato delle Regioni, in cui nelle elezioni precedenti, buona parte delle regioni erano ancora amministrate dalla coalizione di Destra. I sondaggi sono negativi, se andassimo a votare, la mia coalizione terrebbe il potere solo in varie regioni del Nord Italia- disse Roventini. -Affondare 5 navi dello Stato Pontificio, mandando ai pesci oltre 100mila persone, e poi affondare anche l’ultima grande nave, con 50mila persone stivate come sardine, mandando sott’acqua anche Papa Pio Matteo Romualdo II, non è stata una geniale mossa politica. I cartaginesi hanno lanciato due IRBM, gassando Cagliari e Palermo!- disse Vento, mentre prese una sedia, sedendosi davanti a Roventini. Roventini era silenzioso, con la testa tra le mani, osservava con gli occhi sbarrati le tre televisioni, che erano in MUTE, le immagini gridavano vendetta contro Roventini, e la sua coalizione politica. L’opposizione l’accusava d’aver scatenato la guerra in Nord Africa, con una falsa crisi migratoria, usata per coprire le fallimentari politiche economiche in Italia.

213


-Affondare le 6 navi pontificie, era l’unica cosa sana di mente che potevamo fare!. C’è una crisi militare, i cartaginesi ci hanno tagliato metano ed energia, abbiamo perso il green stream in Libia. Ci vogliono portare via oltre 400 Miliardi di Euro, e riempirci con 100 milioni di cartaginesi all’anno!- sibilò secco il ministro Valleri, che poi aggiunse –In Italia, abbiamo l’Economia declinante, nessuno dei 100 milioni d’africani porta un maledetto brevetto!. Non possiamo ridurre la penisola italiana ad un enorme campo profughi, perché spariranno pensioni, sanità, scuola e tutto lo stato sociale che abbiamo difeso con le unghie e con i denti, dopo il default dell’Italia. Il corpo elettorale italiano, non ha capito un cazzo!. Sono tutti succubi dei pastoni di Papa Pio Matteo Romualdo II e dei Mass Media Cattocomunisti, che travisano la realtà, perché sono alleati con il Partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista. I cattocomunisti, vogliono fare la rivoluzione Leninista con 1.2 Miliardi di africani comunisti e conquistare l’Europa intera!-Sono venuto a dirti, che io esco dalla coalizione politica, andremo subito ad elezioni politiche, saranno celebrate in meno di 10 giorni, seguendo la procedura d’alta d’emergenza democratica. Ne ho parlato con il Presidente della Repubblica, anche lui è d’accordo a tornare alle urne, per avere una guida politica salda. Non è possibile un governo di unità nazionale. Anche io, mi schiero nella coalizione Leninista di Naspi- disse il ministro dell’Economia Vento. -E me lo dici così?!- trasalì Roventini, mentre Valleri si voltò di scatto, restò in silenzio digrignando i denti. -La maggioranza della Camera, sarà ottenuta dalla coalizione politica Nuova Svolta con un profilo Pacifista e Leninista, guidata da Naspi. Tuttavia Naspi, non potrà governare in Italia, perché la tua coalizione manterrà la maggioranza nel Senato delle Regioni. Ci sarà uno stallo politico, la situazione in Sicilia andrà rapidamente a puttane!.- disse Vento, con tono laconico, mentre accennò un sorriso, guardando Roventini.

214


Roventini era pallido come un morto, il mondo sembrava stesse cadendogli addosso, si passò nervosamente una mano sulla fronte, mentre Valleri, inclinò la testa da una parte e chiese –Vento, dove cazzo vuoi arrivare con questo discorso merdoso?!-Quando la Sicilia sarà invasa dai cartaginesi, e questo accadrà molto presto, perché già adesso è un casino totale!, allora io uscirò dalla coalizione della Nuova Svolta di Naspi. Loro, non avranno più la maggioranza di governo alla Camera. Io sosterrò Roventini, che potrà tornare al governo, con un cambio politico- disse Vento. -Ma quanto potremo reggere politicamente, in una situazione così?!- chiese Roventini. -La situazione militare in Sicilia prenderà il sopravvento, l’isola diventerà un HUB cartaginese. Sarà una catastrofe militare, un disastro economico, una caporetto politica, un collasso nazionale!sibilò Valleri digrignando i denti. -No!- disse Vento, che scosse il capo – Chiederemo la Secessione!, invocando il diritto di autodeterminazione delle Regioni!. Avremmo dovuto sopprimere le Regioni molti anni fà, dato che durante l’epidemia di Covid c’accorgemmo dell’inefficienza del Titolo V. Ma tutti sapevamo implicitamente, che era più probabile che le Regioni sarebbero assurte a Stati Nazionali, e lo Stato Nazionale Italiano sarebbe finito sottoterra, piuttosto che lo Stato Nazionale avesse trovato la forza politica, per cancellare il Titolo V e sopprimere le Regioni. Questo trend politico ed economico innescato dalla scellerata riforma del Titolo V, ormai è un dato di fatto. I tempi sono maturi!. Al Sud e parte del Centro Italia, il Partito di Nuova Democrazia Proletaria Leninista è molto forte. Al nord, invece vince la coalizione di Roventini. I militari sono con la destra e sosterranno Roventini, e già hanno iniziato in modo tacito,

215


un trasferimento di tutte le forze al centro Nord, incluse le proprie famiglie. Le Regioni di destra, formeranno una coalizione politica ed invocheranno il diritto di autodeterminazione, nel Senato della Repubblica sarà dichiarata la Repubblica Federale Italiana. Roma, il Sud Italia, la Sicilia, le lasceremo a Naspi, il quale fonderà la Repubblica Democratica Italiana, con una moneta aggregata al Nuovo Ordine Baoista-. -Vuoi dichiarare la secessione, condannando al disastro buona parte del Centro Italia e del Sud?!. Lo sai, che potrebbe esplodere una guerra civile?!- chiese Roventini che aveva gli occhi fuori dalle orbite e sudava dalla tempia come una fontana. -Siamo già dentro ad un casino! e presto ne perderemo totalmente il controllo, detonerà una guerra civile in Italia!- urlò Vento, mentre allungò la mano e puntò il dito indice, sulle tre televisioni accese alle pareti. Milioni di persone in marcia su Roma, chiedevano le dimissioni di Roventini, il popolo cattocomunista chiedeva un trattato di pace con il Nord Africa, l’accoglienza dei fratelli africani!. -E’ un progetto pericoloso, ma ha un senso logico!. Chiudere le porte stagne quando la nave affonda, ossia segregare e compartimentare i rischi. E’ meglio amputare e prevenire, la cancrena cattocomunista, che perora il sussidistan buonista ad economia collettivista, piuttosto che lasciar andar in metastasi questi deliri politici, anche nel Nord e parte del Centro Italia!- disse Valleri. -Sì, è un progetto politico pericolosissimo- annuì con la testa Luigi Vento che poi aggiunse - Siamo in guerra con il Nord Africa!. Naspi non vuole opporsi ai 1.2 Miliardi di comunisti africani, ha intenzione d’invadere l’Europa. Gli Europei useranno la penisola italiana come uno stato cuscinetto. Gli italiani, si troveranno dentro un enorme campo profughi cattocomunista, in cui non ci sarà stato sociale, perderemo il controllo d’ogni cosa, così come è accaduto in Sicilia, il

216


popolo italiano sarà preso di mezzo tra le pulizie etniche cartaginesi e le bombe nucleari tattiche europee!. Se non facciamo qualcosa d’efficace, il popolo italiano non sopravviverà al XXI°secolo.- disse il ministro dell’Economia Vento. All’improvviso tutte e tre le televisioni a schermo piatto, che erano appese al muro nella sala riunioni, diedero la strabiliante notizia, con una diretta da Tripoli. 217

Papa Pio Matteo Romualdo II era vivo, era stato salvato dai cartaginesi, che scortavano un grosso traghetto della speranza!. Inoltre il green stream era stato riattivato, il metano tornava di nuovo a fluire dal Nord Africa verso l’Italia. -I cartaginesi sono nostri fratelli, non sono ostili!. Hanno riattivato le forniture di metano perché ci amano!. E’ la destra nazifascista e reazionaria, guidata da Roventini che spara sugli africani. Roventini è un seminatore d’odio!, Roventini fa apparire i cartaginesi, come nemici del popolo italiano!. Cristo era comunista, Cristo stava con i poveri, ed il mio pontificato fà altrettanto!. Pace e prosperità in Europa, l’Europa e l’Italia è terra d’incontro con i fratelli africani!disse Papa Pio Matteo Romualdo II dal tetto del minareto di Tripoli, mentre con la mano destra l’appoggiò sul cuore, poi sulla bocca, quindi sulla fronte e poi accennò un grande saluto con la mano. Il servizio televisivo a reti unificate, staccò sull’intervista in diretta al ministro degli Esteri Palladi – Il salvataggio di Papa Pio Matteo Romualdo II, quanto la riattivazione del green stream, è la dimostrazione che i cartaginesi non sono nostri nemici. I cartaginesi sono nostri amici. Roventini è un nazifascista, un razzista, promuove lo schiavismo delle multinazionali, spara agli africani che si stanno rivoltando al Capitalismo!. Roventini sostiene la dittatura monetaria del Dollaro e la dittatura monetaria dell’Euro. Sono monete colonialiste, sono monete che denudano il popolo italiano, e rubano agli Africani!. Roventini vuole fare la guerra, in cui muoiono italiani, in cui muoiono africani!. Tutto questo può essere evitato!. Mi unisco a


quanto detto da Papa Pio Matteo Romualdo II, Pace e prosperità in Europa ed in Italia, che sono terra d’incontro con i fratelli africani!Prese la parola Alessandro Naspi – il Capitalismo ha distrutto il pianeta Terra, con il consumo dei carburanti fossili che hanno causato il cambiamento climatico. La distruzione del Capitalismo, sarà la legittima espiazione, per la colpa capitalista d’aver creato il climate change!. 218

In Italia, non dobbiamo opporci ai fratelli africani, anzi spalancheremo loro le porte ed i cancelli dell’accoglienza, a tutti gli africani che hanno cittadinanza Pontificia, quanto ai compagni comunisti africani!. L’Ordine Baoista sosterrà il nostro debito pubblico, la nostra economia si nutrirà d’energia, risolleveremo la nostra industria manifatturiera, poi ci sarà lavoro e prosperità e pace per tutti!. Papa Pio Matteo Romualdo II ha detto che Gesù era comunista!. Anche io m’unisco a quanto detto da Papa Pio Matteo Romualdo II, Pace e prosperità in Europa che è terra d’incontro con i fratelli africani!Il ministro della Difesa Valleri sibilò –Maledetti traditori!, sono dei collaborazionisti di merda!. La riattivazione unilaterale del green stream, è la prova che Cartaginesi e Cattocomunisti sono alleati!Il ministro dell’Economia Vento commentò laconico – L’Europa non è terra d’incontro, ma l’Italia è terra di scontro ed un campo di battaglia, un paese cuscinetto. Le risorse sulla Terra sono sempre state scarse e suscettibili d’impieghi alternativi e concorrenti. Papa Pio Matteo Romualdo II non è in grazia di Dio, non ha la licenza d’uso del brevetto della moltiplicazione dei pani e dei pesci. I suoi stupidi e deliranti discorsi, produrranno in Italia solo guerra e morte e distruzione!.Roventini aveva le mani tra i capelli, bianco come un lenzuolo, smise all’improvviso di guardare gli schermi televisivi e si rivolse a Vento, quasi come fosse l’uomo della provvidenza -Che cosa potrebbe andare storto, nel tuo piano?!-


Luigi Vento storse la bocca, contrasse la mascella poi rispose – Amico mio, forse tutto andrà comunque a puttane!-

219


220


Capitolo 35: Il Medicane passò da Menfi

Era pomeriggio, tutta la falange cartaginese era rintanata dentro le disabitate e polverose case di Menfi, fuori c’era freddo, vento forte e pioveva a catinelle, per strada almeno 10 centimetri d’acqua e fango, rotolavano violenti per il paese, sotto la forza del “MedicaneE Elena”. In una casa di due piani, come la totalità delle case di Menfi, al secondo piano s’erano rintanati Rumako, Chinedu, Fara, Bisa e Kalinda. La casa aveva un vecchio caminetto, che però era ancora funzionante, i ragazzi v’avevano messo a bruciare varia mobilia. L’unica cosa che ancora si trovava facilmente a Menfi, erano mobili o pezzi di mobili, e soprattutto tante porte ed infissi in legno. -E’ la prima volta che ho freddo!, da quando sono in Sicilia!- disse Fara, che era coperta con una logora coperta di lana, che era stata razziata a Menfi, dopo molte ore di magrissimo saccheggio. Fara era tenuta stretta in mezzo a Chinedu e Rumako, i quali a loro volta erano stretti a Bisa e Kalinda. -Sì!- commentò Kalinda –Quest’Europa è un posto strano. E’ arida come la nostra savana secca, non c’è quasi niente da cacciare e non c’è niente da razziare o da mangiare. Ogni tanto, piove violentemente con grosse tempeste, ed è molto freddo. Non capisco, come abbiano fatto gli europei a diventare ricchi come si dice, se quà in Sicilia non c’è niente!-. Bisa non aveva voglia di parlare, si mordeva spesso il labbro inferiore, era mezza avvinghiata al forte corpo di Rumako, in modo che entrambi potessero scaldarsi a vicenda, dato che tutti avevano vestiti corti ed estivi. Anche Kalinda aveva fatto altrettanto, nei

221


confronti di Chinedu, il fuoco nel camino ardeva e scoppiettava, faceva abbastanza caldo, a patto di stare molto vicino al fuoco, ma alle loro spalle c’era vento e tanta umidità, anche perché la casa aveva nella stanza adiacente, il tetto sfondato, per cui entrava acqua e vento e mancava la porta alla cucina, per cui la stanza risultava fredda. -Ho fame ed ho freddo!- disse Fara con il volto imbronciato –Non abbiamo niente da mangiare?!. Ho fame, che mangerei anche la mia capretta Betty, se purtroppo non me l’avesse già mangiata la falange cartaginese-No!, non abbiamo niente- rispose Bisa, che poi aggiunse –Forse Kalinda nel suo zaino potrebbe avere l’ultima scatola di frutta sciroppata, ma a parte questo non c’è niente da mangiare: non c’è carne di cane avanzata, non ci sono più confezioni di gallette!. Abbiamo anche poca acqua pulita, da bere!Rumako disse –Chinedu, quà in cucina, nonostante il fuoco sia acceso, c’è tropo vento, inoltre abbiamo le pance vuote e sentiamo ancora di più il freddo. Non abbiamo razziato niente a Menfi e quindi nei nostri zaini, non ci sono indumenti da inverno. Vedi se ti riesce di staccare la porta dell’altra stanza, piazzarla sui cardini della stanza di cucina e chiudere la porta!. In questo modo, staremo più caldi!-. Chinedu annuì, s’alzò per andare a risolvere il problema. -Potremo mangiare l’ultimo barattolo di frutta sciroppata, ed il liquido dolce del barattolo, lo potremmo mescolare con l’acqua e scaldarla sul fuoco, un po’ come se fosse una bevanda calda. Ci farebbe bene, dopo staremo meglio!.- disse Rumako, che poi aggiunse – Datemi tutte le borracce che avete, vado a riempirle prendendo l’acqua piovana da una grondaia, almeno non ci mancherà l’acqua da bere, nei prossimi due giorni-. Kalinda scattò come un fulmine, nemmeno fossero stati degli ordini espressamente per lei, la quindicenne prese in silenzio una pentola di ferro che era stata trovata nella casa, ci soffiò dentro, poi aprì la

222


finestra e vi fece cadere dell’acqua piovana, poi dopo averla svuotata e riempita un paio di volte con l’acqua piovana, Kalinda ebbe la scusa d’avvicinarsi a Rumako, gli toccò la spalla. Il giovane le passò tutte e 5 le borracce. Kalinda ebbe a sedersi dietro le forti spalle di Rumako, svuotò tutta l’acqua delle borracce nella pentola, poi prese l’ultimo barattolo di macedonia sciroppata, aprì la scatola e tutto il liquido dolce lo versò nella pentola con l’acqua, poi mise il recipiente sopra ad un grosso pezzo di ferro, ponendo tutto sopra al fuoco. Rumako s’alzò, prese le 5 grosse borracce ed uscì di casa, disse che sarebbe tornato a momenti, giusto il tempo di trovare una grondaia che zampillasse acqua ragionevolmente pulita, da cui far scorta d’acqua. Bisa osservò Kalinda che preparava la bevanda, che poi avrebbe distribuito nelle gavette dei cinque. Con la baionetta del suo vecchio fucile, la ragazza rimescolava nel pentolone, mentre continuava a voltarsi nervosamente, per vedere se Rumako era tornato. Quando rientrò Rumako, era mezzo zuppo d’acqua e mezzo infreddolito, portò le 5 borracce piene d’acqua, e le appoggiò al muro, poi si fece prestare la coperta di lana da Fara, e s’asciugò, mettendosi in mutande. I vestiti bagnati l’appese davanti al fuoco, per farli asciugare. -Come sei operosa, Kalinda!- disse ridendo Bisa –Non sei mai stata così volenterosa, nemmeno quando eravamo a casa!. Quando c’era da cucinare qualcosa, scantonavi sempre il lavoro, andando a prendere l’acqua al torrente.-Fara ha fame e freddo, come tutti noi. Voglio essere utile, cucinando qualcosa di caldo- rispose indispettita Kalinda, che intanto guardava estasiata Rumako che era in mutande, si stava asciugando dall’acqua, incurante dei battibecchi di Bisa e Kalinda. Entrò nella cucina Chinedu, che portò con due viaggi, le due porte che aveva sollevato dai cardini, una riuscì a sistemarla

223


perfettamente nei cardini, e la porta di cucina finalmente fu chiusa. L’altra porta, fu posta in terra, in attesa di essere rotta e poi bruciata nel fuoco. I cinque ragazzi bevvero due o tre volte, l’acqua calda vagamente dolciastra che Kalinda aveva preparato, poi si divisero equamente la macedonia in scatola, mettendone il contenuto nelle gavette. -Domani bisogna andare a caccia, qualsiasi cosa si trovi, dobbiamo cacciarla e cucinarla, non possiamo stare a pancia vuota, in questo modo- disse Chinedu. Rumako annuì, Farà annuì, Bisa regalò una mezza cucchiaiata della propria macedonia a Fara, poi si tolse la giacca verde e la diede a Rumako, che doveva stare al caldo, sino a quando i suoi vestiti e la coperta non si fossero asciugati. Poi Bisa s’avvinghiò su Rumako, con la scusa di tenerlo caldo, incominciò a premere con le sue tette massive sul busto di Rumako, mentre infilò la sua mano destra sotto il giubbone verde, tra le gambe di Rumako. Bisa appoggiò la mano sulle mutande di Rumako, palpeggiando e massaggiando lentamente il membro di Rumako, mentre la ragazza guardava intensamente Rumako. Il giovanotto arrossì, abbassò gli occhi, non disse niente, lasciò fare la ragazza, che da come si muoveva era chiaro che avesse più esperienza di Rumako su queste cose. Bisa, furtiva e veloce, fece sgattaiolare la sua mano dentro le mutande del giovanotto. Fara aveva ancora un po’ di freddo, s’avvicinò più vicino al fuoco e si stese sopra dei grossi pezzi di legno, che erano caldi e prima o poi sarebbero stati messi sul fuoco per essere bruciati. La bimba che era ignara di tutto, si rannicchiò in posizione fetale, con le spalle al fuoco, chiuse gli occhi e provò ad addormentarsi, pensando a come sarebbe stato bello, se avesse potuto dormire ed abbracciare la sua calda e morbida capretta Betty.

224


Kalinda s’era accorta dove era finita la mano destra di Bisa, lo si capiva dagli occhi chiusi di Rumako e dalla mascella contratta e dai respiri affannosi. Kalinda non disse niente, mormorò nell’orecchio di Chinedu che siccome lei aveva i piedi ghiacci, Kalinda allungò i piedi vicino al fuoco e poi si stese sopra le gambe di Chinedu, appoggiando la testa sui pantaloni del ragazzo. 225

Chinedu era imbarazzato, poi fu contento, in meno che non si dica si ritrovò eccitatissimo, anche perchè Kalinda strusciava maliziosamente il volto, sulla patta del ragazzo. Kalinda, con la scusa d’avere un accomodamento migliore per dormire e per appoggiare la testa, infilò la sua mano dentro la zip di Chinedu. Anche se a Kalinda piaceva Rumako, che però era ormai di sua sorella Bisa, Chinedu anche se era di un anno più piccolo di Kalinda, poteva andarle bene, perché anche lui era già un uomo, ed avrebbe potuto proteggerla da ciò che c’era nella falange cartaginese. Chi prima, chi dopo, tutti s’addormentarono anche perché con la porta della cucina chiusa, la stanza iniziò ad accumulare un gradevole tepore, mentre il grande fuoco scoppiettava ed ardeva nel camino, illuminando la stanza buia, polverosa e desolata, in cui molta speranza cresceva, per le cose nuove che erano accadute.


226


Capitolo 36: Una nuova missione per Incudine 12 Era l’alba, io ero assonnato ed indolenzito, nessuno di noi aveva potuto più di tanto, allungare i piedi dentro l’abitacolo angusto dell’IFV. C’avevamo trascorso dentro un periodo infinito: dal pomeriggio di ieri, sino all’alba di oggi, sempre sotto il possente torchio meteorologico del Medicane-E Elena. Pirlotto era il più sveglio, perché era il più giovane, muoveva il collo e la testa a destra e sinistra. Tonio50 gli era accanto, aveva gli occhi chiusi, si massaggiava con le mani, i polpacci e le gambe. Io ero seduto accanto a Tonio50, io mi grattavo in silenzio le guancie perché la barba mi prudeva, poi muovevo istericamente i piedi ruotandoli a destra e sinistra, per sgranchirmi le gambe che me le sentivo intorpidite. FN era seduto sull’altra fila di sedili, provava ad allungare le gambe verso il vano equipaggio del Bradley, per stirarsi. Cacciatore gli era seduto accanto, aveva gli occhi chiusi, con il volto sofferente, sembrava assorto nei suoi pensieri, come era solito fare prima della colazione oppure alla sera prima del rancio. Poi prese il fucile di precisione Remington 700, ci cingillò sopra per un po’, verificandone il suo ottimo stato di funzionamento. Cacciatore pregava in silenzio, diceva a mente un atto di dolore seguito da un padre nostro. La morte non gli appariva lontana, come quando era giovane, ed in modo incosciente pensava di poter vivere per sempre. Chissà se Dio, avrebbe capito e perdonato, quello che Ernesto aveva fatto. A volte questo pensiero gli frullava in mente, specie le mattina appena svegliato, ma Ernesto scacciava subito l’idea malsana, mettendosi a fare il controllo armi, del suo nuovo secondo fucile, il Remington 700, dato che il sergente Bellario non gli aveva tolto il fucile d’ordinanza M16 A2.

227


Lady youtube, invece teneva gli occhi chiusi e la testa appoggiata sulla spalla di Cacciatore, essendo bassa di statura la nostra bimba era riuscita ad allungare i piedi nell’abitacolo dell’IFV, trovando una posizione relativamente comoda, in mezzo a tutti quei 3 razzi RPG7, un mitragliatore PKM e 3 scatole di munizioni cartaginesi. Era quasi l’alba, la calda aria condizionata, dall’odore un po’ viziato, di sudore e scarpe e vestiti poco puliti, fu lacerata dall’apertura del portellone superiore dell’IFV. Una ventata d’aria fresca, entrò prepotentemente nel blindato. Milfona con un sorriso stonato ed un’espressione assai rintronata, sporgendosi in basso verso il vano fanteria, disse che si profilava all’orizzonte una bella giornata di Sole, con qualche nuvola verso Ovest, dove il Medicane s’era eclissato. Autobus aprì il proprio portellone, mise fuori la testa, disse con tono impastato che c’erano almeno 10 centimetri d’acqua fangosa e salmastra, per tutta la piana di Trapani. Il portellone posteriore finalmente s’abbassò, ma non fu esteso completamente. Era fango ed acqua piovana, grandine che il terreno non aveva potuto assorbire, era tutto quello che aveva mandato giù il buon Dio dal Cielo, per lavare in parte i nostri peccati. Tutta la tempesta del Medicane, s’era mescolata con le possenti onde anomale del mare, che erano dilagate nell’interno della pianura di Trapani. Era impossibile accendere un fuoco, per preparare un caffè caldo liofilizzato, con del latte concentrato, oppure un thé: ovunque si guardasse, non c’era un posto asciutto nemmeno a pagarlo oro. Tutti dell’unità Incudine 12, c’accontentammo di un succo di frutta liofilizzato, sciolto nella borraccia e qualche galletta secca e marmellata, un po’ di latte concentrato e condividemmo le cose, estraendole dall’unica razione-K che il tenente Rossi c’aveva portato con un paio di fanti di scorta, un’ora prima.

228


Sguazzando nel fango senza dirci niente, il tenente s’era voluto sincerare se noi d’Incudine 12 stessimo tutti bene, volle anche sapere se il blindato Bradley, era militarmente operativo. Le nere e calde sgasate, del possente motore del blindato che rugliò potente, salirono rapide nel cielo fresco, mentre i suoi fumi scuri si diluirono rapidi nell’aria mattutina. Timidi raggi di sole lacerarono il cielo scuro, il Sole spuntò timido da Est, e poi illuminò i profili delle distanti nuvole nere, che rapide correvano veloci verso SudEst. Un’aria rigida e fresca dal forte odore di salmastro, permeò subito dentro l’IFV Bradley, io finalmente uscì dall’angusto abitacolo e mi alzai in piedi. Ero contento come un pascià!, sguazzavo eretto in quel putrido pantano. Tirai giù la patta e pisciai felice, dando le spalle all’entrata dell’IFV. Il blindato aveva abbassato il portellone, ma la blindatura posteriore restò prudentemente sollevata di qualche centimetro, sopra la putrida poltiglia fangosa. -Il portello del blindato, sembra un trampolino per fare i tuffiesordì Lady youtube. Cacciatore sorrise, disse che la nostra bimba aveva spirito d’osservazione. Tuttavia, con tutta quest’acqua salmastra, sarebbero probabilmente spuntate tante zanzare, che c’avrebbero mangiati vivi. Forse, avremmo potuto anche prenderci la malaria, considerato quanto grande era la palude che s’era creata intorno a Trapani. Io dissi che probabilmente non saremmo restati dov’eravamo, perché il tenente m’aveva detto, di presentarmi tra mezz’ora a rapporto. Tonio50 ed FN non dissero nulla, guardarono con occhi di bragia Lady youtube, la ragazza abbassò colpevolmente gli occhi, rimase in silenzio e non disse nient’altro.

229


Cacciatore fece una carezza sulla guancia di Lady youtube, disse che il fireteam dell’unità Incudine 12 le voleva bene come se fosse stata una figlia adottiva. Eravamo solo preoccupati per lei, perché quando s’era di guardia, era come stare sotto il fuoco nemico: non ci poteva essere spazio per nient’altro, a parte la guerra. Per questo, disse con tono benevolo Cacciatore, era bene che Lady youtube lasciasse stare Mastro Lindo: Lady youtube avrebbe avuto modo d’approfondire l’amicizia, quando sarebbero andati in licenza insieme. Pirlotto dilatò gli occhi come fosse stato un enorme pesce palla, guardò incuriosito Lady youtube, che era silenziosa e teneva gli occhi bassi. Pirlotto poi si voltò e si sporse dentro la cabina equipaggio, per guardare Mastro Lindo, che se ne stava appollaiato in torretta, con un grosso binocolo. L’acqua gelida mi permeò nelle scarpe, i miei anfibi erano anfibi solo per modo di dire, sinceramente non vi feci molto caso, perché ero molto contento di stare in piedi. Mi stiracchiai un po’ e gironzolai, sguazzando svogliatamente intorno all’IFV, per sgranchirmi le gambe, poi salii sul blindato, inzaccherai di fango la carrozzeria. FN e Tonio50 uscirono dal vano dell’IFV e restando sopra al portellone, risero grasso, poi pisciarono, facendo a gara su chi la zampillava più lontano. Io m’avvicinai alla torretta, dalla quale sporgevano sia Milfona, quanto Mastro Lindo, entrambi scrutavano con occhi cispiosi, piccoli e stanchi, tutta la periferia di Trapani, in cerca di movimenti nemici, impugnando due grossi binocoli di colore mimetico chiaro. M’avvicinai a Milfona, che era il comandante in seconda dell’unità Incudine 12, volevo fare quattro parole con lei, a quattr’occhi, a bassa voce, riguardo a Lady youtube e Mastro Lindo. Non avevo ritenuto opportuno sollevare la questione, nelle molte ore prima, mentre ci raccontavamo cose nel blindato per fare conoscenza con i due nuovi rimpiazzi. A mio avviso, la storia su Lady youtube e Mastrolindo, era una cosa di cui era meglio discuterne il meno possibile, dentro al mio fireteam.

230


La donna aveva gli occhi piccoli, m’ascoltò però con attenzione, annuì in silenzio, disse che avrebbe tenuto sott’occhio Romeo Mastro Lindo, avrebbe evitato che in futuro avesse potuto avere l’opportunità di stare solo con Giulietta Lady youtube. Io dissi che noi del fireteam, avremmo fatto altrettanto con Lady youtube, quindi il problema di Giulietta e Romeo, si sarebbe facilmente risolto. Poi Milfona, evidentemente ancora infastidita dall’uso dei soprannomi nel mio fireteam, mi chiese, se fosse stato il caso di cambiare i soprannomi ai due piccioncini: Mastro Lindo era più opportuno soprannominarlo Romeo, mentre Lady youtube era meglio se d’ora in avanti, l’avessimo chiamata Giulietta. Io sorrisi, dissi che l’idea mi piaceva, avremmo fatto proprio così. Poi, dissi che dovevo andare a parlare con il tenente Rossi, ero atteso per le 6:10 all’unità di comando mobile, Milfona doveva badare all’unità Incudine 12. Milfona annuì, con gli occhi socchiusi, accennò con la bocca sottile un lento sorriso, forse vagamente sarcastico. _______________________ Tornai con i nuovi ordini per Incudine 12, che non avevo ancora aperto, perché al comando mi dissero che era urgente che io tornassi alla mia unità quanto più velocemente mi fosse stato possibile. Fu così, che all’improvviso vidi Tonio50 che s’azzuffò con Pirlotto. Tra Tonio50 e Pirlotto volarono parole grosse, erano offese sempre più pesanti, poi Tonio50 spinse violentemente Pirlotto, che perse l’equilibrio e cadde rovinosamente nel fango.

231


Vicino a noi, erano arrivate due Jeep leggere blindate, un modello che non avevo mai visto, dai finestrini s’erano affacciati quattro militari, osservavano in silenzio, quello che accadeva fuori dal portellone del mio IFV. Uno di queste Jeep, faceva sventolare al vento, agganciata all’antenna della radio, una bandiera a quadri, bianchi e neri. -Che cazzo succede, quà!- urlai, rivolgendomi a Tonio50 232

-Pirlotto è un frocio, mi stanno sul cazzo i finocchietti- sbottò Tonio50. Pirlotto era nel fango, non si muoveva. -Ma che cazzo stai dicendo?!- chiesi rivolgendomi a Tonio50. -L’ho visto io, che scriveva una lettera ad un suo amichetto- poi, Tonio50 tirò fuori un foglio, sventolandolo per aria. -Ridammi la mia lettera!- gridò Pirlotto con le lacrime agli occhi. Io presi la lettera, ne lessi qualche riga, storsi la bocca, poi dissi rivolgendo a Tonio50 –I nostri nemici sono i cartaginesi. All’unità Incudine 12 non interessa quali siano i gusti di Pirlotto. E’ un fucile in più, che è in forza in quest’unità, il nostro nemico sono i cartaginesi. Quando saremo sotto il fuoco nemico, vedremo se Pirlotto sparerà, oppure se sarà un grave problema per Incudine 12. In tal caso, lo sbatterò fuori dal fireteam a calci in culo!. Per il momento, voglio che questi litigi finiscano. Anche perché, voglio che Pirlotto spari ai cartaginesi, piuttosto che avere l’idea in battaglia, di sparare addosso a te!Tonio50 dilatò gli occhi, come se la sonnolenza gli fosse volata via in un attimo: era una cosa a cui non aveva pensato, Tonio50 impugnò il suo M16 e disse –Se quel frocio, s’azzarda a toccare il suo fucile, l’ammazzo come un cane!-. -Basta!- gridai sguazzando risoluto verso Tonio50, mentre FN e Cacciatore erano usciti dall’IFV, cercarono di calmare Tonio50, dicendogli di lasciar stare, perché era meglio se ritornava dentro al blindo.


Spedii Pirlotto sul tetto del blindo, urlandogli contro come un leone, cazzo di Budda!, doveva pulire il suo M16A2, dato che s’era sporcato di fango come un maiale!. Poi gli chiesi sottovoce, di riferirmi se c’erano altri stronzi del fireteam, che ce l’avessero con lui. Pirlotto s’alzò dal fango, annuì, poi scosse la testa e disse che era tutto apposto, tranne con lo stronzo di Tonio50. Poi Pirlotto mi disse 233 che rivoleva la sua lettera. Io gli dissi, che era meglio se ne scriveva una nuova, perché la strappai e poi la gettai nel fango. M’infilai infuriato come un leone dentro al Bradley, per dire un bel discorsetto a Tonio50, di cui non ne immaginavo questo lato razzista. Gliene dissi due a Tonio50: urlai come un pazzo furioso, gli dissi che a me servivano tutti i fucilieri utili nel firerteam, perché il nemico erano i cartaginesi. Non volevo stupide liti, non volevo soprusi, non volevo cazzate nel mio fireteam. Non volevo violenze nel mio fireteam. Non volevo odi nel fireteam, perché i nostri nemici erano i cartaginesi, e solo loro andavano odiati. Se Tonio50 non avesse capito l’antifona, l’avrei deferito davanti al tenente Rossi, perché era meglio avere un fireteam con un fuciliere in meno, che due teste di cazzo che si sarebbero sparate tra loro, alla prima opportunità, sotto il fuoco nemico!. Tonio50 sembrò aver capito, disse che avrebbe ignorato Pirlotto, ma Tonio50 non tollerò l’idea d’avere un ricchione che gli guardasse le spalle, mentre era in guerra. Temeva che Pirlotto gli avrebbe sparato alle spalle, preferendo i cazzi lunghi dei negri. Gli dissi, che se fosse successo, avrei sparato a tutti e due. Cacciatore e FN storsero la bocca, Giulietta non disse niente. Risolsi il problema, mettendo Tonio50 in squadra fissa con Cacciatore, mentre io oppure FN, oppure Giulietta, avremmo fatto squadra con Pirlotto, se ci fosse stata la necessità in battaglia di muoversi in due.


-Avete problemi?!- chiese un militare, armato di tutto punto, con grandi occhiali scuri da ciclista, mascella volitiva, ed un mitra spianato, che puntò davanti al portellone del Bradley. Dai gradi della mimetica, vidi che era un sergente maggiore, ma io non l’avevo mai visto prima, non era mai stato presente alla riunione del tenente Rossi. -No!, nessun problema. Solo incomprensioni, che sono state risolte. Ma lei chi è, signore?!- dissi. -Sono Jumping Jack Flash- disse accennando un velato sorriso ironico, mentre il soldato si spostò lateralmente di pochi centimetri dal boccaporto, per mostrare la sua patch di divisione sul braccio. Era un paracadute bianco in campo azzurro, probabilmente un paracadutista: un militare di carriera, truppe speciali, un vero guerriero, gente tostissima con i controcoglioni!. -Ho capito! Noi invece siamo… - risposi facendo un saluto militare, ma non finii il discorso. A dirla tutta, io non avevo capito se noi eravamo dei bersaglieri oppure della guardia nazionale. Il quesito, era saltato fuori una settima prima, ma la guerra c’aveva fatto dimenticare la questione, perché non domandammo mai al sergente Bellario, che unità fosse l’Incudine 12. -Siete voi, Incudine 12?!- chiese il sergente con tono duro. -Sì! signore- risposi, mentre usci dal blindato. -M’avevano detto che Incudine 12 era uno dei migliori fireteam della compagnia. Ma da quello che ho visto, scommetterei l’esatto contrario. Se voi siete i migliori, mi domando come saranno i peggiori?! Forse è tutta colpa vostra, se stiamo perdendo la guerra contro i cartaginesi- disse con tono ancora più duro il sergente. -Una stupida incomprensione tra due soldati. Problema risolto!, signore- dissi mentendo. Dopo una pausa, aggiunsi -Io ero andato al comando di compagnia a prendere gli ordini, sono tornato, ed ho scoperto l’unico incidente tra la truppa, che abbiamo avuto, da quando siamo in Sicilia. Non

234


credevo potesse succedere, non era mai capitato sino ad ora!. C’è persino una ragazza tra noi, ma nessuno le ha mai dato noia!- dissi imbarazzato. -Stai zitto!, parli troppo- mi disse il sergente sibilando. Il militare abbassò la testa e la infilò dentro il vano truppa del Bradley, poi guardò con attenzione, tutte le facce del mio fireteam, i miei se ne stavano tutti zitti ed immobili, seduti in un timoroso silenzio, dentro l’IFV. -Reclute, siete collezionisti d’armi cartaginesi?!- chiese il sergente, mentre con lo sguardo, puntò il lanciarazzi, il mitragliatore PKM con tre porta munizioni a nastro, i tre razzi RPG7 che giacevano dentro il vano truppa del Bradley. -Armi di scorta, abbiamo pensato che fosse saggio espropriarle ai cartaginesi morti, per avere più potenza di fuoco!- risposi pronto. Un microscopico ed impercettibile sorriso, fece capolino per un microsecondo dall’inespressivo volto squadrato, coperto da scuri occhiali dal taglio vagamente da ciclista. Nel frattempo, Romeo s’era nascosto in silenzio dentro la sua postazione, sparendo dalla torretta. Autobus aveva chiuso lo sportello esterno, s’era rintanato in silenzio al suo posto guida. Il sergente fece il giro del blindato, osservò con attenzione l’IFV Bradley, poi rivolgendosi a Milfona che era l’unica ancora in torretta disse –Ehi! Tettona!, dove cazzo è finita la 7.62?!Milfona storse la bocca, era diventata rossa come un peperone, a mezza bocca rispose –Loro, l’hanno persa in combattimento, signore-Loro chi?!- mi chiese il sergente, rivolgendosi a me. -Abbiamo avuto un violento scontro a Menfi, io ho perso il capocarro e la M240 è andata distrutta, per un colpo di RPG7 dissi. –Ehi! Tettona!, chi cazzo sei?!- domandò il sergente.

235


-Sono il rimpiazzo, il nuovo capocarro, signore–Ehi! Tettona!, prima di fare il capocarro cosa facevi?!- domandò il sergente. -Il capocarro, signore-Ehi! Tettona!, il tuo precedente Bradley dove è finito?!- chiese il sergente. 236

-Distrutto!, vicino a Mazara del Vallo, signore- Ehi! Tettona!, vedi di fare meglio, questa volta!- disse il sergente. -Sì! signore- rispose Milfona. -Recluta, hai finito di pulire il tuo fucile?!- chiese il sergente a Pirlotto. -No signore!- rispose Pirlotto, che aveva appena finito di smontare il suo fucile, ma era ben lontano d’averlo pulito. -Pulisci il tuo fucile, pulisci anche la tua pistola- disse il sergente, poi quando hai finito, voglio vedere se c’hai mira, oppure se sei una mezza sega!-Sì!, signore- rispose Pirlotto. Il sergente rimise la testa dentro all’IFV Bradley, guardò Tonio50 e gli disse –Se ti rivedo picchiare quella mezza sega, che adesso è sul tetto del blindato a pulire il suo fucile, torno quì, e ti sparo in faccia. E’ tutto chiaro, testa di cazzo?!Tonio50 annui, digrignando i denti. Il sergente estrasse rapido la pistola, tolse la sicura, mise il dito sul grilletto, pigiò l’arma da fuoco sull’occhio sinistro di Tonio50, poi chiese con tono di voce calmo –Non ho sentito la tua risposta, testa di cazzo?!-Sì signore!, Ho capito signore!- rispose Tonio50 con un fil di voce, dal tono incrinato.


-Bene!, molto bene!- disse il sergente a bassa voce, poi rimise l’arma in sicura, quindi ripose l’arma nella fondina molto lentamente. Il sergente uscì dal blindato, mi guardò dicendo –Beh! allora Incudine 12, andiamo?!-Andiamo dove?! Signore- chiesi. -Sei cieco, oppure analfabeta?!- disse il sergente. Cazzo!, m’ero scordato d’aprire gli ordini!. Ero tornato al mio veicolo di corsa, poi avevo visto la rissa che era scoppiata tra Tonio50 e Pirlotto, tutto il casino che era scoppiato, m’aveva fatto dimenticare d’aprire gli ordini per Incudine 12. Estrassi dalla tasca il foglietto, lo lessi rapidamente in silenzio. Quindi, rilessi ad alta voce gli ordini –L’unità Incudine 12 è stata distaccata sotto il comando di Martello 8, in scorta ad un convoglio da Palermo a Messina. Al termine della missione, Incudine 12 riceverà nuovi ordini a Messina, oppure in loro assenza andrà a Palermo-

237


238


Capitolo 37: Una nuova speranza

Era mattina presto a Menfi, Rumako era stato di vedetta nella notte, tornò al suo recapito, portando nuove cose e buone nuove, che erano accadute quella notte. -Nella notte, una nuova falange cartaginese è arrivata nella città di Menfi, nuovi e tanti fucilieri si sono aggregati alla nostra falangedisse Rumako sfoggiando un radioso largo sorriso bianchissimo a 32 denti, mentre sventolò per aria nelle due mani, ben due razioniK gengiskane, che aveva ottenuto. -Chi te l’ha date?!- chiese Chinedu, che mise da parte il proprio fucile che teneva sulle ginocchia. -C’è un nuovo capo, si chiama Ngoei. Queste due razioni-K sono delle scorte che erano avanzate alla nuova falange cartaginese, loro sono più del doppio di noi, ci sono amici, ci hanno portato del cibo e dell’acqua e delle munizioni. Inoltre ci hanno dato tante nuove informazioni ed un nuovo capo!. Io ho preso del cibo, perché noi non abbiamo bisogno di munizioni- disse Rumako, che iniziò a scartare uno dei due pacchi alimentari. -Che ne è stato di Dume?!- chiese Bisa. -Che t’importa di Dume?!- chiese piccata Kalinda. -Volevo solo sapere, chi comanda la nostra falange, adesso!- disse Bisa facendo una grossa smorfia alla sorella. -E’ Ngoei il capo. Ngoei è il nuovo capo, ha messo in minoranza Dume, adesso la nostra falange ha 750 fucilieri.- disse esultante Rumako –Ormai siamo tanti e potenti! Nessuno può più farci niente, nulla può farci paura!- poi aprì una razione K, estrasse una grossa

239


scatola di riso freddo già condito, lo rovesciò in un tegame di ferro, Rumako allungò il braccio per passarlo a Bisa perché lo riscaldasse sul fuoco. Ma Kalinda veloce come un gatto, sfilò la pentola di ferro dalle mani di Rumako, poi Kalinda ravvivò il fuoco e ci mise sopra la pentola, poi con la baionetta, amalgamò il riso, sfaldandolo per fargli perdere la forma cilindrica della grossa scatola di latta. -Ma cosa succede adesso?!- chiese Fara, con tono di voce molto assonnato. -Adesso, si mangia!- gridò felice Chinedu, che saltò in piedi e s’avvicinò al caminetto. -Il nuovo capo Ngoei, ha detto che sulla sera lasceremo Menfi ed inizieremo a camminare verso Palermo. E’ una città abitata, ci sono negozi e tantissime case e negozi da razziare. A Palermo c’è acqua corrente, ci sono vestiti e scarpe, c’è tanto cibo!. Assieme a noi, si uniranno anche tutte le falangi cartaginesi della zona, poi noi tutti, ci uniremo ai centomila compagni di Trapani. Tutti marceremo verso Palermo. Ammazzeremo tutto e tutti, questa volta gli italiani potranno fare davvero poco! Perché noi saremo tantissimi! Noi saremo invincibili!- disse con tono epico Rumako. -Allora, se saranno i centomila compagni di Trapani a razziare Palermo, a noi non resteranno nemmeno le briciole- disse Bisa storcendo la bocca. -Questo non è sicuro!- disse Rumako, con un largo sorriso. -Perché no?!- chiese Chinedu, con la bocca piena di riso, intento a ciucciarsi le dita, per non perdersi nemmeno un piccolo chicco di riso. -Perché gli italiani non lasceranno Palermo senza combattere, quindi molti dei compagni che muoveranno da Trapani, morranno in battaglia. Ci sarà anche per noi la possibilità di razziare cibo, vestiti, acqua, e tante altre cose dalle case di Palermo!- disse Rumako, mentre guardava con interesse l’abbondante porzione di riso che Kalinda stava mettendo nella gavetta d’alluminio di Rumako.

240


-Ma anche la nostra falange, avrà dei morti, se dovremo combattere per conquistare Palermo- disse Bisa che guardò in malo modo Kalinda, che nel frattempo la quindicenne aveva annunciato che era felice di rinunziare alla sua porzione di riso, per darla a Fara, ma in sostituzione della sua rinunzia, Kalinda chiedeva il diritto di prendere una scatola di tonno per se. -I compagni di Trapani sono più vicini a Palermo di quanto lo siamo noi, partendo da Menfi. Inoltre, ha detto Ngoei che noi cammineremo solo di notte, in modo che l’oscurità possa celare i nostri movimenti. Stanotte lasceremo Menfi, per raggiungere 3 paesi abbandonati in cui sosteremo per riposarci e nasconderci durante il giorno. Salemi a 30 km a NordOvest da Menfi. Calatafimi a 12 km a Nord da Salemi. Castellamare a 10 km a Nord da Calatafimi. Il quarto giorno, lasceremo Calatafimi per attaccare l’aeroporto di Palermo a NordEst, in piena notte. Poi, finalmente attaccheremo Palermo marciando verso Est, con il favore della notte. Colpiremo quasi contemporaneamente l’aeroporto e la città di Palermo, assieme ai centomila compagni che marceranno da Trapani. La nostra formazione sarà la meno numerosa, passeremo dalle colline, i compagni di Trapani che sono tantissimi, dilagheranno da ogni direzione, convergendo su Palermo.- disse Rumako con tono trionfante. Rumako porse la scatola di tonno a Kalinda, assieme ad una scatola di frutta sciroppata ed una di pesche, poi disse –Kalinda, la frutta sciroppata conservala per le emergenze. Potrebbe tornarci utile in futuro, tanto quanto sono state utili le tue due scorte-. Kalinda annuì, poi guardò con gli occhi dolci ed un largo sorriso Rumako, il quale le sorrise e poi abbassò gli occhi, tornando a mangiare avidamente il riso condito, dalla sua gavetta. Bisa s’alzò, lasciò il posto che aveva accanto a Fara, Bisa si mise a sedere accanto al suo Rumako, in modo che Kalinda non fosse più vicina a Rumako, ma bensì avrebbe potuto sedersi in mezzo a Fara e Chinedu.

241


-Come fai a sapere tutte queste cose?!- chiese Chinedu –Dume, non diceva niente a nessuno, su dove andavamo, o verso quale direzione avremmo marciato!-. -Ngoei è un nuovo capo!. E’ migliore di Dume. Ngoei vuole che tutti nella sua falange sappiano dove stiamo andando e cosa stiamo facendo. Così nessuno potrà perdersi, se per qualche ragione dovessimo sparpagliarci di notte, per un attacco aereo degli italianiRispose Rumako a bocca piena. Bisa spintonò Kalinda, la quale sbuffando, finalmente decise d’alzarsi per andare a sedersi tra Fara e Chinedu. Fara chiese con la bocca piena –Nessuno tra i nuovi arrivati, ha portato una capra oppure un cane?!Bisa guardava con occhi infuriati Kalinda, la quale restò in silenzio abbassò gli occhi, e mangiò la sua scatola di tonno, aiutandosi con la baionetta del suo fucile. Chinedu aveva quasi finito la sua porzione di riso, finalmente s’accorse che Kalinda s’era seduta accanto a lui, il quattordicenne sorrise dandole una lieve gomitata, Kalinda si voltò a guardarlo, accennando un sorriso. Rumako disse a bocca piena –No! Fara, tra i nuovi arrivati, nessuno ha con se una capra oppure un cane. Non ci sono bambine o bambini di 10 anni nella nostra falange, a parte te!-Forse la capra ce l’avevano i nuovi arrivati, ma l’hanno già mangiata quando erano in nord Africa, in attesa di partire in barca per l’Europa- esordì Chinedu ridendo. Fara si voltò a guardare Chinedu, con il volto imbronciato, Bisa si strinse accanto a Rumako e commentò –Chinedu, questo non è una cosa bella da dire a tua sorella!-. Chinedu rispose con un silenzioso e bianchissimo sorriso a trentadue denti, poi guardò Fara e le disse con tono gentile, che non voleva offenderla.

242


La bimba di dieci anni non si curò delle battute sarcastiche di suo fratello Chinedu, al momento era più interessata a prendere due grossi sgombri al naturale, dal grosso barattolo che Chinedu aveva aperto, e poi aveva posto in mezzo al gruppo. -Mangeremo e dormiremo, oggi non faremo altro!- disse Rumako lanciando un possente rutto che rimbombò per tutta la stanza. Tutti risero divertiti. Poi Rumako aggiunse – Stanotte avremo da camminare veloci a NordOvest, per 30 km per raggiungere Salemi, non faremo soste! Sarà opportuno mangiare e dormire, per essere nutriti e riposati!-

243


244


Capitolo 38: Il briefing per la missione di scorta al convoglio

245

Nei pressi di Palermo, scoprimmo che l’unità Incudine 12 era stata accorpata assieme ad altri 4 IFV Bradley, erano tutti delle “truppe di massa”, reclute o soldati con poca esperienza, che erano stati posti sotto il comando di 4 paracadutisti. Quattro IFV Bradley erano fermi davanti alla baia di Palermo, lungo quello che un tempo era un bel viale a mare. Erano scomparse da tempo, le belle palme e la spiaggia sabbiosa di Palermo: adesso al loro posto, c’era da lungo tempo una piccola diga di cemento armato, alta 0.7 metri e larga due, che aveva lo scopo d’arginare la risalita del livello del mare. La barriera funzionava solo quando il mare era calmo, altrimenti le onde del mare inondavano mezza città. Oggi il mare era calmo, i 20 fucilieri erano tutti smontati, disposti in linea in posizione di riposo, in silenzio davanti ai propri mezzi, con i piedi all’asciutto. Assieme a loro, poco più a destra c’erano altri 12 fucilieri, con le stesse nostre mimetiche, che erano arrivati a piedi sul punto di ritrovo, anche loro erano sul riposo, in linea. Artiglieri e guidatori degli IFV, erano invece in piedi sui blindati, in silenzio. Era stato collocato un piccolo tavolo di metallo, piazzato sotto il Sole, poco distante dalla diga di cemento, c’erano in piedi ed un po’ assiepati, 4 caporali, i 4 capocarro, i quattro paracadutisti, vicino al piccolo tavolo di metallo pieno di mappe: tutti, attendevamo in silenzio.


Il sergente maggiore Pergoli era “capotavola”, si tolse i grossi occhiali scuri da ciclista, occhi neri piccoli, sguardo acuto, enorme mascella volitiva, appoggiò gli occhiali sopra la grossa mappa che era stesa sul tavolo e mostrava in alto dettaglio, il percorso Palermo-Messina. Pergoli ci guardò tutti negli occhi, poi disse –Signore e signorine, sta per arrivare con la motovedetta il guardia marina Pertichetti, scorterà via mare, il nostro convoglio. Quando sarà quì, inizieremo il briefing pre-missioneContestualmente, una motovedetta della guardia costiera accostò alla baia di Palermo, il motore rombava sordo, gorgogliando nell’acqua, poi dei marinai lanciarono l’ancora, ed un piccolo gommone fu calato in mare. Un guardia marina, con cappello e camicia bianca immacolata, in maniche corte, raggiunse remando la spiaggia, poi l’uomo saltò all’improvviso nell’acqua, quando era vicinissimo alla barriera di cemento. Con l’acqua sopra al ginocchio, l’uomo trascinò energicamente il piccolo gommone sopra la barriera, poi con i pantaloni inzaccherati e le scarpe da tennis piene di sabbia, il militare ci raggiunse di passo veloce: salutò in modo marziale, poi si scusò per il breve ritardo. Il sergente maggiore Pergoli contraccambiò il saluto militare, annuì con la testa restando in silenzio, poi ci guardò tutti in faccia uno per uno, quindi prese con decisione la parola – Sono le 7:02 di mattina, e noi tutti dobbiamo scortare un convoglio di 10 autobus colmi di civili, 4 camion rimorchi con equipaggiamenti vari, che sono stati rimossi dall’aeroporto di Palermo. Il percorso é di circa 220-240 km, un inferno tattico quando incontreremo i cartaginesi. La vecchia strada statale non é più asfaltata, è grande come un fazzoletto, piena di curve, transita in mezzo a molti paesi abbandonati. Potrebbe contenere migliaia di IED, é un inferno tattico, anche solo se ci fossero nascosti due cartaginesi. Per nostra fortuna, il tragitto non è praticabile per camion e rimorchi, quindi non passeremo da questo girone infernale.

246


La linea ferroviaria corre lungo l’autostrada, costeggia i paesi, è sistemata tra la spiaggia, la vecchia strada statale e l’autostrada. La linea ferroviaria è già stata attaccata dai cartaginesi, è interrotta in numerosi punti, per questa ragione il convoglio transita su gomma. La vecchia autostrada è ancora in piedi, è abbastanza asfaltata, taglia a metà un paesaggio brullo e desertico, ci sono vari ponti, viadotti, numerose gallerie che 12 ore fà risultavano transitabili. I luoghi dove il convoglio potrebbe essere attaccato, sono innumerevoli. Noi, passeremo esattamente da questo girone dell’inferno!. Per questa ragione, i miei due paracadutisti saranno a bordo del motoscafo del guardia marina Pertichetti, assieme ad 8 fucilieri. Sono 8 reclute, ma al comando dei miei 2 esperti caporalmaggiori, questi 8 fucilieri diventeranno 8 soldati, delle belve assetate di sangue cartaginese!. Loro, faranno rastrellamento sbarcando dal mare, nei punti dove i rischi d’incursione, potrebbero arrivare violenti dal lato mare. Io ed un altro paracadutista, con 3 reclute, staremo in mezzo al convoglio, per proteggerlo quanto per svolgerne il comando e controllo. Due autobus di civili italiani, sono un costo accettabile da pagare, per far arrivare 8 autobus di civili, quanto tutti i camion da trasporto, illesi a Messina. Per questo, piazzerò due IFV davanti al convoglio, separati da un autobus civile. Chiuderò il convoglio con 2 IFV, separati da un autobus di civili. L’IFV d’Incudine 12 farà il capro: aprirà e/o chiuderà il convoglio. Abbiamo 48 ore per svolgere la missione, ma io voglio arrivare a Messina non al più tardi delle 18. La strada Palermo-Messina tra 12 ore sarà il primo girone dell’inferno, la stessa strada tra 24 ore o 36 ore, sarà probabilmente come l’ultimo girone dell’inferno!. Passo la parola, al guardia marina Pertichetti – -Grazie- esordì il guardia marina Pertichetti – che allungò subito le mani sulla mappa, mimando con entrambe le mani, una sorta di

247


muro che da Trapani andava verso Acireale. – Le mie mani sono la linea del fronte, oltre le mie mani ci sono i cartaginesi, sparsi un po’ ovunque in Sicilia. Dietro le mie mani, ci siamo noi, e purtroppo noi ci stiamo ritirando, per ordine del Presidente della Repubblica che è il comandante in capo. Dobbiamo abbandonare la Sicilia ai cartaginesi, per scelte politiche. Le nostre “truppe di massa” si stanno già imbarcando a Palermo, Messina, Termini Imerese, Milazzo. E’ probabile che le ultime due, saranno avamposti vuoti, quando passeremo. Gli attacchi alla linea ferroviaria, dimostrano l’esistenza di cartaginesi che sono a nord della Sicilia. Non sappiamo, se i molti luoghi dove le rotaie delle ferrovie sicule, sono state divelte con potenti esplosioni, rappresentino i luoghi nei quali, da qualche parte si potrà nascondere il nemico, oppure se il nemico s’è spostato altrove, non avendo più ragione di stazionare in loco. E’ però difficile, valutare la dislocazione sul territorio del nemico: le cittadine sono abbandonate, non ci sono risorse da razziare, i cartaginesi non hanno motivo di restare in una zona semideserta e desolata. Questo spiegherebbe, perché siano molto violenti gli scontri a Sud di Messina, dove invece ci sono cose da razziare. Non sappiamo, se i cartaginesi ancora presenti tra Palermo e Messina ci attaccheranno: il Comando stima che molti cartaginesi potrebbero aver finito gli esplosivi, quindi attaccare con armi leggere un convoglio protetto da IFV, non sarebbe una scelta militarmente felice, a meno che i cartaginesi non abbiano intenti suicidi. Quello che sappiamo, è che le nostre linee di difesa si stanno assottigliando in Sicilia. I cartaginesi che sono nell’interno della Sicilia, si potranno spostare più indisturbati in ogni direzione. Si valuta che prima o poi ingenti forze cartaginesi approcceranno anche sul nord dell’isola. Sono previsti, moltissimi arrivi di cartaginesi via mare, nelle prossime ore. I luoghi di sbarco degli ostili, saranno a Sud della Sicilia, quanto ad Est della Sicilia.

248


E’ improbabile che i cartaginesi decidano di circumnavigare la Sicilia, per sbarcare direttamente sulla costa nord dell’isola, dato che la costa a Nord della Sicilia è sia sabbiosa, quanto molto rocciosa in ampie parti. In sintesi, il sergente maggiore ha ragione. La strada PalermoMessina tra 24 ore sarà una cosa diversa, da quello che sarà tra 36 oppure 48 ore. 249

La mia motovedetta della guardia costiera, è un mezzo leggero, non ha un pezzo d’artiglieria, non posso garantirvi fuoco indiretto o tiro curvo, ma solo tiro diretto. A bordo, ho tre mitragliatrici M60, che sono in dotazione del mio equipaggio, assieme a pistole mitragliatrici MP4. Dispongo anche di un certo quantitativo di razzi anticarro LAW, e MILAN, con cui potremo garantirci del più potente fuoco militare, ma solo a breve distanza, purché tra noi che stiamo in mare e l’obbiettivo da martellare, non vi siano rilievi od ostruzioni. Sfortunatamente non posso avvicinarmi troppo alla costa, perché la presenza di RPG, potrebbe affondarmi la motovedetta che non è una corazzata!. Tuttavia, potrò avvicinarmi facilmente alle rovine dei numerosi porti e porticcioli, far sbarcare la vostra fanteria per il rastrellamento. Mi dispiace, non potervi offrire migliori e più potenti capacità militari!chiuse il discorso storcendo la bocca, il guardia marina. -Grazie, guardia marina Pertichetti- disse il sergente Pergoli che per un istante contrasse la mascella, poi aggiunse –Sono sicuro, che tutti noi ci faremo bastare quello che abbiamo, per fare quello che dobbiamo fare!. L’IFV d’Incudine 12, allora dovrà affiancare e sostenere anche tutte le azioni del gruppo di sbarco, se sarà fatta richiesta via radio, in modo anticipato, per raggiungere la posizione. Incudine 12 dipenderà dagli ordini del guardia marina Pertichetti, ma sarà sotto gli ordini diretti del caporalmaggiore Gomi.


Quando Incudine 12 sarà distaccato altrove, allora l’IFV capofila del convoglio, ossia Incudine 4 svolgerà temporaneamente le mansioni d’Incudine 12 lungo l’autostrada, mentre la mia Jeep prenderà la testa del convoglio. Una volta ultimata la missione di rastrellamento, Incudine 12 tornerà a proteggere il convoglio, nel suo ruolo di capro, mentre Incudine 8 riprenderà il capofila del convoglio, e la mia jeep rientrerà in mezzo al convoglio. Ci sono domande?!I volti dei caporali, dei capocarro erano bianchi come lenzuoli, il gatto sembrava aver mangiato la lingua a tutti. Nessuno fece domande, il briefing fu sciolto, tutti corremmo ai nostri mezzi. Due dei quattro paracadutisti chiamarono gli 8 fucilieri, che erano gli unici soldati appiedati, che non avevano capito cosa sarebbe successo loro. Erroneamente, i poveri bischeri pensavano di salire a bordo degli autobus. I grossi autobus con i civili quanto i lunghi camion con rimorchio, erano arrivati: sostavano fermi sulla strada, a motore acceso e porte chiuse, accanto ai nostri IFV. Tutti i civili ci guardavano speranzosi, ci salutavano, ci lanciavano baci, nessuno di loro aveva idea in quale inferno ci saremmo cacciati. I caporali entrando dentro il vano equipaggio, assieme al proprio fireteam, iniziarono subito a spiegare, tutta la merda che avremmo dovuto mangiarci, e di quanta immensa fortuna avremmo dovuto avere, per sperare di poter arrivare vivi a Messina.

250


251


Capitolo 39: L’attacco notturno degli italiani

252

La falange di 750 fucilieri cartaginesi, in cui Rumako, Chinedu, Fara, Bisa e Kalinda si muovevano, era davvero possente. C’erano 3 colonne da 250 persone, in ogni colonna i fanti camminavano di buon passo in fila per due. C’erano uomini e donne mature, c’erano tantissimi giovani, c’erano anche alcuni anziani, l’unica bambina di dieci anni, era Fara. Rumako e Chinedu erano seguiti da Bisa e Kalinda, mentre Fara era salita sulle spalle del suo fratellone Rumako, perché il passo della falange era troppo veloce da tenere per Fara. Nessuno, aveva fatto obiezioni che Rumako tenesse seduta sulle spalle la piccola Fara, perché tutti nella colonna cartaginese, pensavano agli affari propri. Fara giocava a fare la vedetta, per Rumako, Chinedu, Bisa e Kalinda, mentre era seduta sulle spalle di Rumako, il quale aveva stretto le proprie braccia ed il fucile AK47, sulle gambe di Fara che gli scendevano sul petto. Nonostante fosse notte inoltrata, la bambina, non stava zitta un minuto, e descriveva sotto voce, tutto quello che vedeva davanti a se. Adesso, c’era un portaordini che correva. Era un ragazzo alto e magro, che di corsa, aveva lasciato la loro colonna centrale, ed aveva raggiunto la testa della colonna di sinistra, dove c’era il grande comandante Ngoei. Ngoei s’era spostato di qualche passo dalla testa della propria colonna. Ngoei sembrava parlare od ascoltare il portaordini. Ngoei


era ritornato alla testa della colonna. Il portaordini adesso camminava verso la colonna centrale, ed era ritornato al suo posto. Un giovane, che era alto e con un grosso mitragliatore, che era nella colonna di sinistra, invece s’era sfilato dalla fila, s’era fermato dando le spalle, e forse faceva pipì. Poi il giovanotto, aveva fatto una piccola corsa, per ritornare al suo posto nella colonna, disse Fara che sembrava controllare tutto e tutti. 253

-Fara!- disse ridendo Bisa –Non sei tenuta a dirci, esattamente sempre tutto quello che sta succedendo, mentre noi marciamo verso PalermoFara rispose –Sì!, ho capito!Rumako sorrise, Chinedu scosse la testa in silenzio mentre abbozzò un largo sorriso. Kalinda bevve qualche sorso d’acqua dalla sua grossa borraccia legata al collo, che poi ripose facendola penzolare con orgoglio sul fianco sinistro, come se fosse stata un’elegante e costosa borsetta europea. Era notte profonda, c’era una grossa Luna piena che illuminava di un celeste chiarore, tutti i rilievi aridi e tondeggianti delle colline sicule. Il cielo notturno era terso e pulito, uno sfondo di cristallo nero come la pece, tingeva la silente volta celeste. Incastonato in questo nero manto funebre, svettavano un’infinità di stelle, che brillavano come tantissime piccole luci. Erano davvero un’infinità di piccole luci, come milioni di spettatori distanti e disinteressati, che se ne stavano silenti ed aridi, ad osservare curiosi, l’implacabile destino degli esseri umani, che sulla Terra si stavano combattendo, per ragioni di sovrappopolazione e danni da cambiamento climatico. Nel silenzio della notte, ribolliva un sottofondo ritmico di 1500 piedi scalzi, o con ciabatte, oppure con scarpe da tennis, e raramente con scarponi, che marciavano ritmati e veloci, sul terreno arido e polveroso.


Il costante sottofondo ritmato, era sporadicamente intervallato da un lieve brusio, in cui s’intuivano sotto voce, molte voci che esprimevano i tanti dubbi, le paure, le molte speranze sulle future battaglie, che avrebbero finalmente decretato la possibilità di forgiare un nuovo futuro, compiendo razzie, realizzando occupazioni, effettuando vendette e pulizie etniche, per ottenere una nuova ricchezza ed un solido benessere, per tutti i sopravvissuti della battaglia a discapito degli italiani. Fara disse all’improvviso –Ci sono nel cielo, illuminati dal chiarore della Luna, alla nostra destra, tre piccoli oggetti neri in cielo!-Di che forma sono, questi oggetti?!- chiese subito con tono preoccupato Rumako. -Non saprei!- disse Fara, che aveva entrambe le mani sugli occhi, piegando le dita, mimando la forma di un binocolo. -Che cosa sta facendo o cosa sta ordinando Ngoei?!- chiese Chinedu -Niente!- rispose Fara, che poi aggiunse -Ngoei sta camminandomentre la bambina continuò a giocare, tenendo le mani a forma di binocolo, davanti agli occhi. -Rumako, io non riesco a sentire nessun rumore!- disse pronta Kalinda, che obbiettivamente la ragazza non si faceva mai scappare nessuna opportunità, per chiamare per nome Rumako, e poter parlare solo con lui, esautorando la sorella Bisa. Bisa strattonò violentemente Kalinda sul lato destro della colonna, mandandola dietro a Chinedu, mentre Bisa con un balzo si spostò a sinistra, ponendosi dietro Rumako. Kalinda aveva accettato di stare incolonnata per due, dietro a Chinedu, solo perché inizialmente Kalinda teneva per mano Fara. Quando Fara s’era stancata e non ce la fece a tenere il rapido passo della colonna, Kalinda la prese in collo. Rumako però, si voltò rapidamente, si chinò, per far salire subito Fara sulle sue larghe e forti spalle.

254


Bisa, si voltò preoccupata verso sinistra, pose il palmo della mano sinistra sopra le ciglia, la giovane cercò di guardare verso Nord Ovest, poi disse –Rumako, c’è qualcosa per aria verso Nord Ovest, Fara ha ragione, i due oggetti sono illuminati dalla LunaLa ragazza non finì di terminare la propria frase, che un ovattato e sordo rumore, che era distante ma crescente in intensità, tradì l’esistenza di almeno due o tre elicotteri italiani, che s’approssimavano alla colonna cartaginese. -Disperdetevi!, Disperdetevi!, Disperdetevi!- urlò forte e chiaro Ngoei, i cui suoi due luogotenenti che erano alla testa delle altre due colonne, fecero suonare violentemente i propri fischietti, ed agitando le mani per aria, davano l’ordine di disperdersi. A circa 800 metri forse 1000 metri, un autoveicolo blindato 4x4 che faceva sventolare una bandiera a quadri bianchi e nera, era comparso all’orizzonte, apparentemente fermo e silenzioso, iniziò a sparare brevi raffiche, con la propria mitragliatrice in calibro .50 contro la colonna cartaginese di Ngoei. Dilagò in pochi secondi il panico: tutti iniziarono a correre in ogni direzione, evitavano di assembrarsi, altri si gettavano a terra, altri imbracciavano le armi e cercavano di puntare i tre elicotteri italiani che in formazione a V, nel frattempo procedevano minacciosi per aria. Alla testa della formazione c’era un elicottero da combattimento Mangusta, seguito a sinistra da un vecchissimo AB-412 bimotore, mentre a destra c’era un Augusta NH90. I tre elicotteri in modo frazionato, fecero esplodere varie salve di razzi anticarro, illuminarono di una luce rossastra e bianca, le proprie razziere che erano appese ai fianchi degli elicotteri. Dopo pochi secondi, detonarono varie esplosioni in modo asperso, tra le 750 persone, che cercavano caoticamente di sfuggire alla morte. Prima che detonasse il primo attacco, Rumako fece scendere Fara dalle spalle, affidò la bambina a Bisa e poi ordinò alle due ragazze di gettarsi a terra, mentre Rumako e Chinedu s’allontanarono di

255


corsa di una ventina di metri, per poter aprire un fuoco di saturazione contro gli elicotteri italiani. L’NH90 esplose in aria, fu arpionato all’improvviso da un missile terra-aria spalleggiabile SAM SA7, che fu sparato dai cartaginesi di Ngoei. Un’enorme palla di fuoco, illuminò inaspettatamente tutta la piana sassosa, poi i rottami infuocati e fumanti, caddero rovinosamente a terra, generando un sordo rumore metallico, mentre le fiamme continuarono ad ardere senza fine, gli irriconoscibili rottami nerastri. Il vecchio elicottero AB412 esplosero all’improvviso le due turbine, poi il velivolo entrò in auto rotazione, rapidamente cadde irrimediabilmente a terra, spaccandosi in due e creando un’enorme palla di fuoco!. Un’enorme boato di gioia, si levò dalla falange cartaginese!. Ngoe urlò, che erano stati due piccoli droni, erano stati armati con qualcosa, ed erano stati lanciati per aria un paio di minuti prima, che gli elicotteri iniziassero a lanciare i missili anticarro contro la falange cartaginese. Ngoei era invincibile, e la sua armata di leoni, era assetata di sangue italiano, Ngoei e la sua armata avrebbero scannato tutti gli italiani che si fossero palesati!. L’elicottero da battaglia Mangusta lanciò alcuni flares, si defilò rapido, salì rapidamente quota, s’allontanò verso Nord Ovest. Il suo rumore andò rapidamente scomparendo, celandosi nel buio della notte. Rumako e Chinedu avevano sparato solo qualche raffica con i propri fucili AK47, nessuno dei due aveva idea, se erano riusciti a colpire gli elicotteri che volavano per aria. La jeep italiana con la bandiera a quadri bianchi e neri, fu ingaggiata da un altro gruppo di cartaginesi, che era spuntato all’improvviso da Ovest. Furono lanciati un paio di RPG7, i razzi per sfortuna mancarono il bersaglio, in quanto il veicolo italiano era

256


troppo distante. Il mezzo blindato italiano, non perse tempo a farsi accerchiare, fece retromarcia, dopo aver fatto una rapida inversione ad U, il veicolo fuggì via nella notte, alzando molta polvere. Ngoei urlava di ritornare in colonna per due, si doveva marciare di corsa verso Palermo. Le tre colonne di fanti cartaginesi, in fila per due, iniziarono a riformarsi ed a riprendere di buon passo, la strada verso Nord Ovest. Erano alti i canti di gioia della falange cartaginese che riecheggiavano nell’aria, per la fuga degli italiani codardi e bastardi!. Bisa era morta, una scheggia di un razzo anticarro le aveva scoperchiato il cranio, asportandole mezzo cervello. Fara invece stava bene, perché era stata protetta dal corpo di Bisa. Kalinda era ferita al braccio sinistro, una scheggia l’aveva affettato il muscolo del braccio sinistro, proprio come fosse stato un fendente di una sciabola. -Che cosa facciamo?- chiese Chinedu con un tono di voce triste, con un’espressione spaesata, nel vedere il corpo di Bisa che giaceva inerme a terra, con il cervello scoperchiato. Fara stava bene, disse che aveva avuto tanta paura, la bambina pianse per un po’ vedendo che Bisa era morta. Fara era una bambina forte, forgiata e temprata dall’orrore della pulizia etnica del suo villaggio, i morti in guerra non la scioccavano più, dato che sapeva che erano solo persone addormentate. C’erano almeno una trentina di morti, sparsi caoticamente nella piana arida e secca, oltre ad una ventina di feriti gravi che erano a terra e chiedevano soccorso. Circa 26 cartaginesi, potevano ancora camminare ed avrebbero potuto raggiungere con le proprie gambe, l’armata di Ngoei che procedeva di corsa, verso Calatafimi. Rumako disse che avrebbe bendato Kalinda e poi avrebbe raggiunto la colonna cartaginese.

257


Il luogotenente di Ngoei annuì, guardò le armi di Rumako, Chinedu, Kalinda. Fara non portava armi, gli altri erano solo dei feriti lievi, che silenziosi s’erano raggruppati vicino a Rumako, in attesa di cure mediche. Rumako, infatti aveva estratto dallo zaino di Bisa, un piccolo kit di pronto soccorso e stava prendendosi cura di Kalinda. Il luogotenente consigliò a Rumako di scambiare il suo vecchio AK47 con un mitragliatore PKM, prelevandolo da uno dei morti. Poi diede ordine a Rumako di prendere il comando di tutti i feriti che potevano camminare. Il luogotenente cambiò il caricatore al suo AK47, poi disse che i feriti dovevano essere curati solo se potevano camminare. Rumako annuì, e restò in silenzio. Kalinda sorrideva, aveva male al braccio, ma non emise nemmeno un lamento, perché il suo Rumako per la prima volta si stava prendendo cura di lei. Il luogotenente di Ngoei, disse a Rumako, che il gruppo di Rumako avrebbe dovuto ricongiungersi con l’armata di Ngoei, nei pressi del paese Vita. Le rovine del paese, erano poco a sud di Calatafimi. Oppure, se al distaccamento non fosse stato possibile, raggiungere in tempo le rovine di Vita, allora Rumako avrebbe dovuto puntare direttamente sulla cittadella abbandonata di Calatafimi. Rumako avrebbe dovuto continuare a camminare verso nord, attraversando l’arida vallata, le rovine del paese di Vita erano già in vista, semplicemente giacevano sull’altro costone della grande vallata arida. Il luogotenente di Nogei dette un’occhiata alla ferita di Kalinda e rise sarcastico –E’ solo un graffio!, ragazza sei stata molto fortunata!. Ti consiglio di gettare questo tuo fucile Lee Einfield, è un ferro vecchio, prendi l’AK47 del tuo amico RumakoRumako prese a curare uno per uno, i cartaginesi che silenziosi s’erano incolonnati davanti a lui.

258


Il luogotenente di Ngoei, iniziò a correre rapido sparando brevi raffiche, a tutti i feriti e moribondi, che erano ancora a terra e che chiedevano soccorso. Dopo aver giustiziato tutti quelli che erano incapaci d’alzarsi e camminare con le proprie gambe, l’uomo ordinò a Fara e Chinedu di saccheggiare scarpe, munizioni, fucili, granate, borracce, viveri, dai defunti. Tutte queste risorse, non sarebbero più servite ai morti. 259

-Rumako!- disse il luogotenente di Ngoei –Ricorda!, non c’è niente da razziare in Sicilia, tranne la città di Palermo. Non ci sono altri posti dove potrete andare, se non a Palermo. Io t’aspetterò nelle rovine del paesello di Vita. Oppure t’aspetterò a Calatafimi, per riprendere il comando del tuo distaccamento!Rumako con un’espressione spaventata annuì con la testa, restando in silenzio. Il luogotenente di Ngoei accarezzò la gola di Fara, la bambina inconsapevole gli sorrise. Kalinda atterrita, estrasse rapida dal suo zainetto la mitraglietta Scorpion di Fara, s’avvicinò alla bambina e gliela pose al collo come fosse stata una collana. Poi Kalinda estrasse i sei caricatori per la mitraglietta, cinque li mise nel piccolo zaino della bambina, ed uno lo inserì nella mitraglietta. Il luogotenente fece un largo sorriso sarcastico, fissando con occhi di ghiaccio Rumako, poi il prestante giovanotto s’allontanò di corsa, in direzione delle colline prospicienti. Kalinda aveva il braccio dolorante, ma Rumako gli aveva fatto una bella fasciatura stretta. La ragazza era in piedi, dopo aver dato un grosso bacio a Fara, le disse che era bene che la bimba portasse al collo sempre la sua mitraglietta Scorpion, perché l’avrebbe protetta. La bambina chiese se il pezzo di ferro nero, era magico. Rumako disse imperioso a Fara di star zitta e risparmiare il fiato, perché il viaggio sarebbe stato ancora lungo.


Kalinda s’allontanò di qualche passo dal gruppetto dei cartaginesi, guardò la sorella morta, che aveva gli occhi aperti e sbarrati, il corpo della diciottenne aveva una un’espressione vuota, come se fosse stata un manichino. Kalinda era dispiaciuta della morte di sua sorella Bisa, ma in cuor suo Kalinda si sentiva viva, e paradossalmente era molto felice che non fosse toccato a lei, subire la morte in battaglia. 260

Per altro adesso, nessuno si sarebbe potuto frapporre tra Kalinda e Rumako. Kalinda s’inginocchiò accanto alla sorella, ne chiuse gli occhi con la mano, poi Kalinda disse a bassa voce –Bisa, sorella mia!, mi dispiace che sei morta. Non è stata colpa mia, ma degli italiani assassini!. Io ti vendicherò ammazzando almeno un italiano. Bisa, ti ho sempre voluto bene, eri tutto quello che restava della mia famiglia!. Per onorare i tuoi desideri, che non si sono potuti avverare, il tuo Rumako lo prenderò io. Inoltre, mi prenderò cura della piccola Fara, così come hai fatto te, sacrificando la tua vita per proteggerla. Sono sicura, che benedirai l’unione di Rumako con me, perché io Kalinda, sono tua sorella e ti sono stata sempre leale!Fara e Chinedu avevano appena finito d’accatastare scarpe, armi, munizioni, cibo, borracce, in modo che i sopravvissuti, potessero approvvigionarsi di quello che sarebbe potuto tornar loro utile.


261


Capitolo 40: Il secondo attacco notturno degli italiani

262

Rumako discusse con i sopravvissuti, fu deciso in modo corale, che sarebbe stato più proficuo, non raggiungere gli italici paeselli abbandonati di Vita o Calatafimi, che erano sulla collina prospiciente e su cui non ci sarebbe stato certamente niente da poter razziare. Fanculo al capo Ngoei. Fanculo al “Feroce”, questo era il soprannome dell’implacabile luogotenente di Ngoei, che aveva silenziosamente minacciato la vita della piccola Fara, quanto aveva ucciso tutti i feriti più gravi ed i moribondi. Tutti del distaccamento cartaginese, erano favorevoli a puntare direttamente su Palermo, tenendo un senso di marcia verso NordEst, per raggiungere la costa nord della Sicilia. Era opinione diffusa, che la falange di Ngoei prima d’attaccare Palermo, avrebbe mosso sull’aeroporto di Palermo: ci sarebbe stato da sostenere almeno due battaglie, prima di poter razziare la città di Palermo. Onde evitare d’arrivare in un quartiere di Palermo già razziato, trovandosi nella situazione d’aver combattuto ben due volte, ottenendo però solo un pugno di mosche, fu deciso collegialmente che era utile puntare su Palermo. Era necessario unirsi ad altre falangi cartaginesi, che in modo disordinato convergevano su Palermo. Le chance di sopravvivere alla battaglia per Palermo, sarebbero state più o meno identiche a quelle di combattere con la falange di Ngoei. Inoltre, il


distaccamento di Rumako camminava lento, a causa dei feriti che zoppicavano. Era possibile, che passando per la irte colline di Calatafimi, il distaccamento sarebbe anche giunto in ritardo, per la battaglia di Palermo, rischiando anche d’essere fucilati per codardia dal luogotenente di Ngoei. Il gruppetto cartaginese capeggiato da Rumako, era composto da circa una trentina di cartaginesi, che camminavano lenti in colonna, in fila per uno. Rumako apriva la colonna, dietro di lui a due metri di distanza, c’era Chinedu, ad altri due metri c’era Kalinda che teneva per mano Fara, a seguire a distanza di 2 metri, i restanti 26 cartaginesi, che zoppicavano in colonna, di passo lento e mesto. Era quasi l’alba, tutti avevano iniziato a camminare dalle 21 della sera, con 9 ore di marcia forzata non stop, che si sentivano nei muscoli della gambe. Poi c’era stato l’inaspettato conflitto a fuoco con gli elicotteri italiani, le ferite subite erano doloranti. Era scomparso l’orgoglio e la baldanza d’essere i leoni di Ngoei, la stanchezza fisica ed i dolori delle ferite, prendevano sempre più il sopravvento, tra i chartaginesi. All’improvviso, a circa 1 km comparve all’orizzonte, leggermente illuminato dall’ alba, una jeep militare degli italiani. Era la stessa jeep, che qualche ora prima, aveva attaccato la falange di Ngoei: il veicolo faceva sventolare al vento, appesa all’antenna della radio, una criptica bandiera a scacchi di color bianco e nero. Rumako si gettò a terra, ed urlò –Fara!, Chinedu, Kalinda!, gettatevi a terra!Raffiche di mitragliatrice in calibro .50 brillarono dalla canna della mitragliatrice, poi dopo qualche secondo iniziarono ad impattare nella carne viva della colonna chartaginese, seguite da qualche secondo di ritardo, dal rumore degli spari.

263


Kalinda era la più desta di tutti, appena udì Rumako urlare di gettarsi a terra, la giovane afferrò Fara, entrambe si gettarono a terra, rotolando verso sinistra. Chinedu era assonnato e stanco, seguiva meccanicamente i passi di Rumako che era a 2 metri davanti a lui. Chinedu, aveva dormito molto il pomeriggio precedente, ma il quattordicenne sentiva nella mente, quanto in tutto il corpo, l’insidioso torpore del sonno, che sembrava essere diventato sempre più difficile da vincere, da quando il giovincello s’era caricato sulle spalle un lanciatore RPG e si trascinava una borsa con tre razzi RPG7. Chinedu udì all’improvviso le grida di Rumako, Chinedu alzò gli occhi assonnati da terra, poi farfugliò –Rumako, Cosa hai detto?!Neanche il tempo di finire la frase, che una raffica di grossi proiettili in calibro .50 centrarono l’adolescente, che finì per essere letteralmente tranciato in due. Dietro a Chinedu, altri tre cartaginesi furono beccati in pieno dalla raffica in calibro .50 che continuò ad arrivare, seguita però anche dal rumore degli spari. I restanti cartaginesi della colonna erano più indietro, come tutti camminavano lenti, ma quando videro gli altri compagni davanti alla fila, che caddero a terra, più per istinto che per comprensione di cosa stesse realmente accadendo, tutti si gettarono a terra in modo causale, sottraendosi dagli altri proiettili nemici. Si susseguirono altre brevi raffiche, sparate dalla jeep italiana, ma dalla colonna di Rumako non si levò nemmeno un colpo di fucile, per ingaggiare gli italiani. Il veicolo nemico era troppo distante. Nessuno si muoveva, nessuno diceva una parola, soprattutto per paura d’attirare su di se, il fuoco nemico, dato che il terreno offriva poca protezione.

264


Qualcuno dalla coda della colonna, strisciò rapido verso i poveri resti di Chinedu, prese il lanciatore RPG e poi sparò un razzo, che esplose vicino alla jeep. Il veicolo italiano fece una rapida marcia indietro, poi una veloce conversione ad U, quindi fuggì, alzando una densa nuvola di polvere. -Ci sono feriti?!- chiese Rumako, che era sdraiato a terra, con la testa appena sollevata da terra, il ventenne sbirciò sopra un sasso, per vedere se la jeep degli italiani, si ritirava realmente oppure stesse solo manovrando per attaccarli da un’altra posizione. Ci furono vari mugugni incomprensibili dalla colona di Chinedu, ma Rumako l’unica cosa che comprese, fu la voce di Kalinda che disse –Rumako!, io e Fara stiamo bene, però Chinedu è stato colpito!Rumako sbiancò, si voltò di scatto, poi strisciò rapido verso Kalinda e Fara. Fara piangeva, le mani le coprivano il volto, la bambina s’era raggomitolata in modo fetale, aveva visto in che condizioni era ridotto Chinedu. Kalinda disse che s’era rotolata subito in terra, afferrando Fara, ma Kalinda una volta che era a terra, non aveva pensato a coprire gli occhi con le mani di Fara, per evitare che la bimba potesse vedere quello che era capitato a Chinedu. Rumako annuì, contrasse la mascella, strisciò verso i resti di Chinedu, il quale era morto, spaccato in due. Budella e merda, vari decimetri d’intestino grigio e spugnoso, e vari pezzi d’organi interni di un rosso cupo tendente al nero, erano miseramente sparsi in un enorme lago di sangue fangoso. Quello che aveva lanciato l’RPG7 era in piedi, disse che era meglio muoversi, disse che era meglio cercare di raggiungere quanto prima Palermo, prima che la jeep degli italiani, tornasse per un nuovo attacco.

265


Rumako era violaceo in viso, iniziò a piangere in silenzio, contrasse la mascella per controllarsi. Il giovanotto era in ginochio ed accanto ai poveri resti del fratello Chinedu, Rumako strinse forte e fraternamente la mano fredda ed immobile del fratello. Il piccolo distaccamento di cartaginesi, provò a porre domande a Rumako, ma il giovanotto sembrava ipnotizzato dal suo silenzioso dolore. Incapace di rispondere, e forse anche di capire quello che gli 266 veniva detto, grandi lacrime scendevano dagli occhi di Rumako, rigando silenziosamente il volto d’ebano del giovanotto. L’unica voce che Rumako riusciì ad udire, fu quella di Kalinda, la quindicenne chiese –Rumako, da che parte è scappata la jeep blindata degli italiani?!-E’ andata verso Palermo!- rispose meccanicamente Rumako, il quale terminando questa frase, sembrò come destarsi da un incubo. All’improvviso Rumako balzò in piedi, tolse di mano il lanciatore RPG da quello che aveva sparato il razzo, poi Rumako si caricò nello zaino, i due restanti razzi RPG7 a testata HEAT che erano nello zaino di Chinedu. -Presto!, andiamo tutti a Palermo!- disse Rumako.


267


Capitolo 41: La missione di scorta al convoglio

268

Mi feci la doccia e mi ripulii, perché tutti c’eravamo cacati nelle mutande, e puzzavamo come animali di fogna!. Io, Cacciatore e Lady youtube eravamo i soli superstiti del mio fireteam, gli altri fucilieri erano morti: FN, Tonio50, Pirlotto. Dopo esserci lavati, ed aver riguadagnato la dignità d’esseri umani, Io, Cacciatore e Lady youtube pulimmo le nostre armi, poi mangiammo la cena della razione K. L’equipaggio dell’IFV Bradley Milfona, autobus e Romeo vennero a cenare con noi, ci tennero compagnia. Eravamo seduti in cerchio, vicino al nuovo IFV Bradley che c’avevano assegnato, con in mezzo alcuni piccoli fornellini chimici a diavolina, con cui scaldavamo la cena in scatola. Sguardi bassi, qualche occhio nero e naso tumefatti, conversazioni asciutte e ridotte ai minimi termini con sparsi monosillabi, nessuno ebbe voglia di riparlare degli episodi di guerra, che avevamo vissuto poche ore fà. Subito dopo aver cenato, l’equipaggio dei tre carristi s’imbucò nel loro nuovo IFV Bradley per dormire. Erano le 21:10 e c’erano varie ore di sonno, prima delle 0:45 quando saremmo dovuti ritornare al porto di Termini Imerese. Io, Cacciatore e Lady youtube ci stendemmo in terra, poco distante dall’IFV, ci coprimmo con una coperta termica e poi provammo a dormire.


Lady youtube, s’addormentò quasi subito. Cacciatore, si voltò in silenzio da un lato, prese carta e penna e con una piccola torcia, scrisse una lettera, probabilmente per la sua famiglia. Io non sapevo a chi scrivere, comunque non ero nelle condizioni mentali di prendere carta e penna, per buttare giù due righe. Il cervello mi ritornò alla battaglia di Villa Franca, e più ci ripensavo a quei tremendi momenti, più mi prendeva un’ansia ed una paura, che sul momento sotto il fuoco nemico, non m’ero reso conto di quello che avevo rischiato. Il cervello iniziò a pensare in modo autonomo ed indipendente dalla mia volontà: e se fosse capitato questo, e se fosse capitato quest’altro, e se avessi fatto questo o quest’altro… Un loop infinito, in una tempesta emotiva, in cui da una parte ero contento d’essere vivo, però mi sentivo in colpa per aver perso il 50% dei miei fucilieri. I cartaginesi li avevano uccisi, ma io continuavo a sentirmi in colpa, per qualche ragione che non sapevo spiegare a me stesso. Uscì, in silenzio dal blindo Milfona, aveva un occhio nero, venne da me e mi chiese sotto voce se ero sveglio. Le risposi sotto voce, che ero ancora sveglio. Milfona disse che quando i sistemi d’arma dell’IFV Bradley erano andati in panne, sotto i colpi dei razzi RPG7, nell’equipaggio del blindato era dilagato il panico. Romeo aveva dato di matto, voleva lasciare il blindo, c’era stata una colluttazione, per trattenerlo al suo posto, nell’abitacolo!. Erano saltati i nervi un po’ a tutti quelli del blindato, loro non potevano scappare, non potevano combattere, non potevano uscire dal blindo. C’era da impazzire, a star dentro al blindato, ad aspettare che arrivassero razzi RPG7, con la paura che prima o poi avrebbero potuto penetrare la corazza ed ammazzare tutti!. Milfona mi diede un bacio sulla bocca, poi mi disse che ero stato coraggioso, avevo combattuto bene!.

269


-Non è merito mio!- risposi, -E’ stato il sergente maggiore Pergoli che ci ha salvati tutti!. E’ venuto in nostro soccorso, con il suo Humvee e la mitragliatrice in calibro .50 e poi ha schierato anche un altro IFV, con 6 fucilieri per aiutarci!-Non importa!- rispose Milfona, che poi mi diede un secondo bacio, quindi tornò rapidamente in silenzio, dentro al suo blindato. Mentre iniziavo a chiedermi, quale fosse il significato di questi baci, la mia mente tornò per conto suo, a ripensare a quello che era accaduto dalla mattinata in avanti. ___________ ORE 7:10 - PARTENZA DEL CONVOGLIO DA PALERMO Il viaggio fu inizialmente tranquillo, tra Palermo e Termini Imerese, ci servì circa un’ora di viaggio per raggiungere la prima tappa del percorso. Tutti eravamo silenziosi e tesi, non volava una mosca nel vano truppa dell’IFV Bradley, c’erano solo mascelle contratte, sguardi bassi, ed un silenzio di tomba. Io mi limitai a ricordare per un paio di volte al mio fireteam, le tattiche di dispiegamento, d’ingaggio e ripiegamento. In caso di conflitto a fuoco, il nostro fireteam si sarebbe dovuto schierare in colonna, restando a terra, ben distanziati, dispiegandosi sempre sul fianco opposto da dove l’IFV avrebbe ricevuto il fuoco nemico. In testa alla colonna, ci sarebbe stato FN con la sua mitragliatrice, poi Cacciatore con suo suo Remington 700, poi Pirlotto con il suo M16 A2. Io, Tonio50 e Lady youtube, avremmo chiuso la colonna, guardando le spalle, oppure il fianco opposto all’IFV. Niente videogiochi di mini droni, a meno che io non lo avessi ordinato: Lady youtube questa volta, sarebbe stata un fuciliere come gli altri. I nostri ordini erano semplici: fare scouting, ed in caso di conflitto a fuoco, si doveva mantenere la posizione, ingaggiare il nemico sino a quando il nemico non si fosse ritirato, oppure avesse smesso di sparare. In caso di necessità, avremmo potuto avere in rinforzo un

270


secondo IFV, tuttavia i rinforzi non sarebbero stati istantanei e ci avrebbero raggiunto, dispiegandosi sull’altra corsia. Quando le condizioni militari l’avessero permesso, il convoglio sarebbe passato ad alta velocità, sull’altra corsia, lungo la desolata rotabile. Il secondo IFV Bradley, se mai si fosse aggiunto alla battaglia, in ogni caso si sarebbe sempre ritirato per primo, poi a seguire sarebbe toccato alla nostra unità. 271

Incudine 12 sarebbe stata sempre la prima unità, ad entrare in battaglia, e sempre l’ultima forza a sganciarsi dalla battaglia. Questa era la funzione “del capro”: esporsi e creare un diversivo, perché altri potessero transitare con il minimo dei rischi. Tutti i volti dei miei fucilieri erano cupi e grigi, occhi bassi, nessuno aveva voglia di parlare, nessuno aveva voglia di scherzare, il gatto aveva mangiato la lingua a tutti!. Ricordai più volte, che era vitale conservare le munizioni e sparare in economia, seguendo i suggerimenti che “Milfona” ci avrebbe dato. L’IFV Bradley, era equipaggiato con sofisticate telecamere e sistemi di ottici di precisione, per cui era meglio non sprecare munizioni sparando a cazzo di cane, senza essere sicuri da dove i nemici stessero sparando. Il potente cannoncino da 25 mm dell’IFV ed eventualmente i 4 missili TOW, sarebbero state le nostre prime armi principali, a seguire le armi leggere del fireteam. Il nostro blindato corse sulla corsia di destra, dietro di noi ad un chilometro circa, ci seguiva il convoglio del sergente maggiore Pergoli. Il convoglio transitò “contro mano” sulla corsia di sinistra, in questo caso se il nostro IFV fosse esploso, il convoglio non sarebbe stato bloccato, dai rottami del nostro veicolo. La super strada era deserta, non si vedeva nessuno, non c’era nessuno in strada. Nessuno camminava o correva, nelle colline aride e riarse, il Sole gradualmente saliva in cielo, in un bellissimo cielo blu senza nuvole, inoltre iniziava a fare sempre più caldo. Questo, era quello che ci raccontava “Milfona”, che ogni tanto si


sporgeva sul retro dell’IFV. La donna aveva un sorriso stereotipato, un po’ nervoso, cercava di darci buone notizie, ma i volti di tutti i fucilieri erano contratti e pensierosi. Il nostro IFV viaggiò a 30 km/h con il portellone posteriore semi aperto, questo per agevolare un’uscita rapida delle truppe, quanto per evitare il mal d’auto. La torretta del nostro Bradley, con il cannoncino da 25 mm era prudentemente orientata verso destra, verso le colline a SudEst, tenendo sotto tiro l’interno della Sicilia, da dove ci aspettavamo i maggiori rischi. ORE 8:10 - ARRIVO A TERMINI IMERESE – ZONA TRANQUILLA Al porto di Termini Imerese, vedemmo che c’erano vari mezzi blindati Bradley in procinto d’imbarcarsi sulla Landing Helicopter Deck Trieste, tramite mezzi da sbarco che facevano la spola dal porto alla nave. Prospiciente al porto, c’era il profilo silenzioso di una fregata FREMM, che proteggeva le operazioni. Il sergente Gomi, a bordo della motovedetta comandata dal guardia marina Pertichetti, ci contattò per radio. Gomi disse che era tutto tranquillo, al porto di Termini Imerese c’erano i nostri, che stavano ritirandosi, ed avevano detto, che la zona intorno a Termini Imerese, era una zona sicura. La motovedetta, c’avvisò dicendo che si sarebbe diretta verso Cefalù, per fare ricognizione dal mare, onde valutare le condizioni che avremmo incontrato più avanti, sul nostro percorso. Il convoglio del sergente maggiore Pergoli ci raggiunse a velocità sostenuta a circa 55 Km/h. I camion e la Humvee avrebbero potuto andare anche più veloci, ma i blindati IFV Bradley non potevano superare i 65 km/h. Il convoglio del sergente maggiore Pergoli si mosse in blocco, a circa 55 km/h, ci sorpassò transitando sull’altra corsia, poi dopo duecento metri, tutti i veicoli della colonna si fermarono. Restarono a motori accesi, in attesa che noi ripartissimo per fare il nostro lavoro, dando infine l’Ok alla loro successiva ripartenza.

272


ORE 9:10 - SPORADICI SCONTRI A FUOCO VICINO A CEFALÙ Ricevemmo l’aggiornamento radio, del guardia marina Pertichetti, ci disse che la sua motovedetta aveva ricevuto dello sporadico fuoco nemico, dai dintorni della Stazione ferroviaria. A parere del sergente Gomi, erano solo degli AK47, fuoco sporadico e non preciso. Erano alcuni cartaginesi coglioni, che facevano solo rumore, sprecando le proprie munizioni. I cartaginesi, erano probabilmente accampati dentro la Stazione di Castelbuono da cui usciva del fumo, tipico dei bivacchi. Noi sostammo sulla E90, un centinaio di metri prima della vecchia e desolata uscita di Pollina-Castelbuono, tenemmo sotto tiro dei ruderi polverosi, e tutto intorno a noi c’erano solo colline aride e polverose, devastate dal cambiamento climatico. Lady youtube su mio ordine, ci diede un’occhiata rapida dentro ai ruderi con il drone, e scoprì rapidamente che era zona sicura, quindi avvisammo il convoglio, che ci raggiunse e poi ci superò, salvo poi fermarsi un chilometro più avanti. I successivi 40 km, li percorremmo a velocità assai ridotta, a circa 20 km/h, restando spesso in contatto con la motovedetta del guardia marina Pertichetti. Vi confesso, che tutti noi tememmo varie volte che il sergente Gomi richiedesse il nostro supporto, chiedendoci d’uscire dalla E90 per andare a dar supporto alla motovedetta. Il rischio di finire coinvolti in un qualche conflitto urbano, ci stringeva le budella, quanto ci ottenebrava la mente, e tutti avevamo le mani sudate. Le mani erano così sudate, che continuavamo a strusciare i nostri palmi sui pantaloni verdi, dove tutti avevano striate di sudore. Dalla motovedetta, avvistarono svariati gruppetti isolati di cartaginesi, erano composti da quattro o sette cartaginesi per volta, alcuni camminavano, altri bivaccavano. Nessuno cartaginese aprì il fuoco, la motovedetta non l’ingaggiò, non ritenendoli ostili.

273


ORE 11:11 - ARRIVO A MARINA DI CARONIA - SPORADICO FUOCO NEMICO. Quando arrivammo sul viadotto che era prospiciente a Marina di Caronia, appena usciti dalla galleria, noi ci fermammo in mezzo al viadotto. Smontai tutto il mio fireteam, ci mettemmo a scrutare la cittadina, oppure le aride colline prospicienti, quanto quelle alle nostre spalle da cui usciva la galleria, perché poco prima avevamo ricevuto un’allerta dalla motovedetta. Il convoglio, era ad appena pochi metri da noi, in fermata, con i motori accesi, prudentemente nascosto dentro l’altra galleria, sull’altra corsia stradale. All’improvviso, iniziammo a ricevere dello sporadico fuoco nemico, era in partenza sia dalla collina prospiciente, quanto dalle nostre spalle. Le colline erano aride, polverose, con pochissimo concealment, “Milfona” identificò agevolmente gli obbiettivi, e con qualche raffica di cannoncino automatico da 25 mm, risolse ogni problema. Dalla collina, non partì più nemmeno un colpo di fucile!. Noi passeggiammo come degli incoscienti elettrizzati di un folle buon’umore, sulla strada, restando allo scoperto, ma nessuno ci sparò addosso. Era diventato tutto calmo come un cimitero, i quattro cartaginesi scovati dal tele-obbiettivo dell’IFV Bradley erano fermi ed immobili come feretri, noi rientrammo nell’IFV, e passammo oltre. Il convoglio, poi transitò veloce dal viadotto, senza incontrare nessun ostacolo imprevisto. ORE 13:00 - ARRIVO A CAPO D’ORLANDO – INTENSO SCONTRO ARMATO, -1 KIA Lo scontro a fuoco a Capo d’Orlando, esplose davanti all’uscita per Brolo, che era da tempo una cittadella abbandonata. Lo scontro armato fu violento, rapido ed intenso, con una dinamica che a

274


ripensarci ancora oggi, apparve davvero stupida, non capii perché “FN” morì: accadde e basta!. Il convoglio, era fermo in galleria alle nostre spalle, la motovedetta del guardia marina Pertichetti ebbe un fugace conflitto a fuoco con alcuni cartaginesi. Questi erano asserragliati nelle rovine delle case, che erano prospicienti alla costa. Inoltre, la motovedetta ci segnalò degli strani movimenti di truppa, verso l’interno. Il sergente Gomi non riuscì a far sbarcare i propri fucilieri, nemmeno al paesello successivo, per provare ad aprire un fronte laterale, impegnando truppe nemiche. La motovedetta, sotto il fuoco nemico di raffiche di PKM, prese il largo e ci avvertì di stare molto attenti, perché la zona di Capo d’Orlando sembrava molto calda. Noi, ci fermammo fuori dalla galleria, presidiammo gli svincoli e le sopraelevate sulla E90 per l’uscita a Brolo. Rapidi e silenziosi e molto determinati, sul momento le cose sembrarono andare tutte per il verso giusto!. Lady youtube smanettò con il drone, io volevo sapere che cazzo di minacce c’erano, nella stazione ferroviaria che era vicino alla E90. All’improvviso, noi iniziammo a ricevere fuoco nemico, molto fuoco nemico, ma poco accurato. Insomma, i cartaginesi ci sparavano addosso, ma sparavano a cazzo di cane, il fuoco nemico arrivava sia dal mio fianco destro, quanto dal mio fianco sinistro. Le raffiche brevi e potenti, del nostro IFV, purtroppo non scoraggiarono i cartaginesi dall’ingaggiarci. L’IFV lanciò un missile TOW contro la stazione, un’ala del palazzo collassò, ma il fuoco nemico non sembrò ridursi. Durante il conflitto a fuoco, “FN” urlò disperato per radio, che la sua maledetta mitragliatrice FN Mini s’era inceppata, era capitato così

275


all’improvviso,“FN” c’aveva armeggiato disperatamente, senza riuscire sbloccarla. Il sergente maggiore Pergoli, mi mandò un secondo IFV in supporto. Il volume del nostro fuoco, raddoppiò in pochissimo tempo, e dopo pochi attimi i cartaginesi smisero di spararci addosso. Evidentemente, noi eravamo diventati più di loro, oppure noi avevamo molta più potenza di fuoco di loro. I cartaginesi od erano morti, od avevano paura di noi. La battaglia sembrò finita. Il convoglio non perse tempo, passò velocemente sulla corsia di sinistra, quindi si fermò dopo un chilometro, dentro la galleria successiva. Il secondo IFV fece imbarcare rapidamente i propri fucilieri, e se la filò di gran carriera, imbucandosi anche lui, dentro la galleria. La situazione era calma e tranquilla, noi stavamo rientrando di corsa, dentro l’IFV, quando per sfiga o per destino, accadde che “FN” fu centrato al busto. FN stramazzò a terra, poi fu raggiunto da varie raffiche di mitragliatore, che lo martoriarono incessantemente. Probabilmente, il primo colpo fu di un cecchino cartaginese con un Dragunov, il resto fu il lavoro di un machine gunner con un PKM. “Milfona” non era riuscita a vedere da dove avevano sparato, la torretta era rivolta a coprire le minacce provenienti dalla campagna, non dal lato mare. “Milfona” girò la torretta, lanciò un paio di raffiche di cannoncino da 25 mm, verso la Stazione Ferroviaria, io lanciai un fumogeno, poi dopo qualche secondo, entrammo di corsa nel blindato e ce la filammo di gran carriera. Io diedi l’ordine di lasciare il cadavere di FN, lì dov’era!.

276


FN era morto: lo avevo visto bene, perché ero strisciato lentamente dalla sua parte, per cercare di vedere se potevo far qualcosa per aiutarlo. FN aveva il volto aperto in due come un cocomero, una gamba mi sembrò che fosse stata persino staccata, da quante raffiche s’era beccato. La sua mitragliatrice era probabilmente guasta, dato che lo aveva abbandonato in combattimento. Io non volevo rischiare di perdere altri fucilieri, dato che il viaggio per Messina sarebbe stato ancora molto lungo. A bordo dell’IFV, ordinai a Pirlotto di mollare il suo fucile d’assalto M16 A2 e prendere il grosso mitragliatore cartaginese PKM, che giaceva in rastrelliera dentro l’IFV con 3 cassette di munizioni. Cacciatore illustrò a Pirlotto, i rudimenti rapidi su come usare il grosso mitragliatore PKM cartaginese, in questo modo avremmo almeno rimpiazzato la perdita della mitragliatrice leggera. ORE 17:00 - ARRIVO A VILLA FRANCA – PESANTE SCONTRO ARMATO, -2 KIA, GRAVI DANNI ALL’IFV BRADLEY Per transitare da Villa Franca, per fare gli ultimi 70 km, sostenemmo molti conflitti a fuoco. Fu una vera guerra, proiettili che miagolavano da tutte le parti o che cozzavano contro la corazza dell’IFV. Esplosioni di bombe a mano, lanci ed esplosioni continue di razzi RPG7. Era una guerra, come non l’avevo mai vista in tutta la mia vita!. Accadde lungo la super strada E90, dove la strada costeggiava un’infinità di centri abitati abbandonati. Oltre 30 minuti di furiosi combattimenti, frazionati in 3 violenti scontri. Tonio50 e Pirlotto morirono, il nostro IFV Bradley incassò quattro colpi diretti di RP7, che per fortuna non avevano testata HEAT. Il cannoncino Bushmaster da 22 mm, quanto la torretta furono persino danneggiati nel secondo scontro a fuoco, da due dei lanci di

277


RPG7. A noi dell’Incudine 12 rimasero solo 2 missili TOW dell’IFV e le armi leggere dei fucilieri. Fu in queste condizioni, proprio con minore capacità di fuoco, che Tonio50 e Pirlotto morirono, a causa della superiorità del volume del fuoco nemico. Con il cannoncino fuori uso, con altri due morti, un calo del 50% dei fucilieri d’Incudine 12, stavamo andando anche bassi con le munizioni a causa della battaglia, dato che rimasero solo Io, Cacciatore e Lady youtube a sostenere la battaglia. L’IFV poteva solo farci da copertura, l’equipaggio dei 3 carristi si cacarono tutti addosso: non potevano uscire, non potevano scappare, erano dei potenziali cadaveri rinchiusi in un grosso bersaglio di ferro, su cui ogni tanto pioveva contro qualche razzo RPG7. La torretta era bloccata e non aveva tiro, il cannoncino da 22 mm s’era rotto, c’era molto poco che i carristi potessero fare. Lady youtube sotto lo stress dell’intenso fuoco nemico, andò in crisi di panico. All’improvviso la ragazza smise di sparare, si raggomitolò dietro ai cingoli dell’IFV ed iniziò a piangere, tenendosi la testa con le mani. Per nostra fortuna, giunse appena in tempo l’Humvee del sergente maggiore Pergoli, assieme ad un secondo Bradley, ci diedero un massiccio sostegno militare, regalandoci anche un po’ di munizioni per i nostri fucili. Il conflitto a fuoco contro i cartaginesi, però non sembrò terminare, i cartaginesi non mollavano, tentarono persino di costruire delle ostruzioni, gettarono sulla rotabile dei rottami ed appiccarono degli incendi oppure tirarono delle bombe molotov che però, non riuscirono mai a raggiungere le nostre posizioni. Giunse un elicottero da combattimento Mangusta da Messina, che fu chiamato dal sergente maggiore Persoli. L’elicottero impiegò pochi minuti, per raggiungere il campo di battaglia. Quando arrivò l’elicottero da combattimento, fece rapidamente la differenza!. Lanciò vari missili anticarro, mitragliò ovunque vide

278


minacce, in poco tempo il fuoco nemico scemò, mutando in un silenzio interrotto solo da qualche sporadico proiettile vagante. Il sergente maggiore Pergoli, ordinò di far transitare alla massima velocità il convoglio, così ne minimizzò i danni e rischi. Noi rimontammo a bordo dell’IFV e finalmente fuggimmo da quell’inferno, insieme all’IFV ed all’Humvee, che erano giunti in nostro sostegno. ORE 19:30 - ARRIVO A MESSINA Negli ultimi 10 km, noi tre ce la facemmo tutta a piedi, accanto al nostro IFV che arrancava a circa 10 km/h e proprio non c’era verso che andasse più veloce, fumava come un vecchio treno a vapore, c’era puzzo di ferro bruciato, il veicolo sferragliava in modo sinistro, per i colpi che aveva incassato nella battaglia. Anche la Humvee del sergente Pergoli era ridotta uno scolapasta pieno di buchi di proiettili: aveva TRE gomme a terra, i vetri blindati anteriori erano una poltiglia granulosa biancastra, il pilota guidava con la testa di fuori, il radiatore fumava un denso fumo biancastro. Nonostante i vistosi danni subiti, la Humvee di Pergoli rimase in colonna, aprì la strada verso Messina, dove era già transitato a tutta velocità il convoglio. Chiudeva la colonna dei due veicoli malconci, in retrovia e più distanziato, un altro IFV in ottime condizioni, che procedeva in retromarcia, ed era comandato dal sergente maggiore Pergoli in persona. Sentimmo almeno due violenti conflitti a fuoco, senza ombra di dubbio, il sergente maggiore Pergoli ci aiutò a farci arrivare sani e salvi al porto di Messina, dato che coprì la nostra ritirata. Quando arrivammo al porto di Messina, la sentenza dei meccanici dell’Esercito Italiano fu semplice: il nostro IFV Bradley era scassato, non valeva la pena ripararlo. C’erano più IFV Bradley che fanteria a cui affidarli, il nostro blindato fu fatto affondare dentro al porto di Messina, assieme alla semi distrutta Humvee di Pergoli.

279


Milfona, autobus e Romeo, ebbero in regalo un nuovo IFV Bradley che era disponibile sul luogo. Il sergente maggiore Pergoli ci disse di reintegrare le munizioni, farci tutti un bagno e cambiarci le mutande perché puzzavamo tutti di merda. Dopo essere ritornati dei soldati, si sarebbe dovuto pulire le armi, cenare, e riposarsi quanto più fosse stato possibile. Alle 0:45 l’unità Incudine 12 sarebbe stata impiegata in una missione speciale. Per le 4:30 avremmo dovuto raggiungere il molo del porto di Termini Imerese, per saldarsi con una batteria d’artiglieria mobile di un obice 105/14, con cui si sarebbe martellato per un po’ di ore i cartaginesi che erano a Palermo. Il sergente maggiore Pergoli, ed il sergente Gomi, presero un nuovo veicolo, lo prelevarono da alcuni colleghi che s’imbarcarono sulla nave assieme al convoglio. Il gippone era in ottime condizioni, aveva una strana bandiera a scacchi bianca e nera, che sventolava orgogliosa sul lungo cavo della radio.

280


281


Capitolo 42: Il seme del male

282

Al porto di Tripoli, un traghetto di medie dimensioni era stato procurato dal governo provvisorio di Chartago, a bordo erano saliti Papa Pio Matteo Romualdo II, ed il ministro degli Esteri Simone Palladi, quanto il segretario politico Alessandro Naspi. __________ Naspi era il leader politico di Nuova Democrazia Proletaria Leninista, con le proprie entrature politiche in Chartago, aveva permesso al ministro degli Esteri Palladi, di raggiungere Tripoli per negoziare formalmente la liberazione di Papa Pio Matteo Romualdo II. In realtà, lo stupido Palladi non aveva mai aperto bocca nella riunione, le trattative le aveva gestite Naspi. Al tavolo dei negoziati, Naspi ottenne dai cartaginesi che per il momento, non sarebbero stati lanciati da Chartago, altri IRBM a testata chimica sull’Italia. Il futuro governo Naspi, aveva accettato di riconoscere ai cartaginesi, un diritto di migrazione annuo di almeno Cento milioni di cartaginesi, in cambio il futuro governo di Naspi avrebbe avuto in uso da subito, il green stream per ri-ottenere delle forniture di metano, e poi successivamente sporadiche forniture di greggio. Sui petrol€uro libici che giacevano nelle banche italiane, e che avrebbero dovuto essere convertiti in una valuta dell’Ordine Baoista, al momento era stato posto il segreto. L’operazione finanziaria, sarebbe stata effettuata solo dopo le elezioni, quando Naspi sarebbe stato eletto presidente del Consiglio in Italia.


Il futuro governo Naspi, avrebbe poi varato una serie di modifiche legislative per legare le mani alla magistratura, avrebbe bloccato le forze dell’ordine italiane, inoltre avrebbe tagliato pesantemente i fondi al ministero della Difesa. Naspi avrebbe rifiutato la legge americana “Affitti & Prestiti” per l’uso di sistemi d’arma statunitensi, che invece Roventini aveva perorato, per arginare la crisi militare in Sicilia e poter disporre immediatamente di mezzi con cui difendere l’isola. Il futuro governo Naspi, avrebbe depenalizzato tutti i reati penali (omicidi, rapine, razzie, furti ecc…) con una pena non superiore a 5 anni di carcere, la sanzione penale sarebbe stata convertita nell’obbligo di una generica rieducazione in una qualche comunità sociale, per coadiuvare l’integrazione sociale. Papa Pio Matteo Romualdo II, per sostenere la pace e l’accoglienza, avrebbe invocato un Giubileo straordinario: il Perdono e l’Indulto per tutti i carcerati. Un gesto d’integrazione, sui profughi climatici che dovevano essere perdonati per i loro errori. I mass media cattocomunisti, avrebbero indorato la pillola all’opinione pubblica italiana, creando ombre e sospetti razzisti, su chiunque si fosse opposto alla scomparsa della certezza della pena in Italia. Gli strateghi gengiskani, seduti al tavolo dei negoziati, stimavano che il dilagare d’omicidi, rivolte, furti e razzie, e pulizie etniche, alla fine sarebbero stati percepiti in ogni caso dalla popolazione italiana. La destra politica italiana, l’asse dei militari e delle forze dell’ordine, avrebbero reagito. Probabilmente, sarebbe scoppiata una guerra civile in Italia: era prioritario quindi che in Italia al primo anno, riuscissero a sbarcare nella penisola almeno 50 milioni di cartaginesi, meglio se fossero stati i 100 milioni. Un volume di fanteria leggera, che a parere dello staff militare gengiskano, sarebbe stato sufficiente per eseguire la diversione strategica. ________________ Il traghetto cartaginese dal porto di Tripoli, sarebbe salpato tra qualche ora, s’andavano nel frattempo accatastando dentro la nave,

283


un numero incredibile di miliziani cartaginesi, equipaggiati con armi leggere. Il battello avrebbe dovuto attraccare al porto di Palermo, seguito da altri 5 piccoli traghetti. Sostanzialmente, il convoglio navale avrebbe agevolato la rapida caduta della città italiana, dato che le formazioni cartaginesi in Sicilia, già convergevano su Palermo. Per la propaganda aspersa dai Mass Media Cattocomunisti, formalmente il traghetto avrebbe permesso a Papa Pio Matteo Romualdo II, al ministro Palladi, al segretario politico Naspi, di ritornare in Italia e sbarcare a Palermo, dato che le rotte aeree non erano sicure. Papa Pio Matteo Romualdo II, il ministro degli Esteri Palladi ed il segretario politico Naspi erano stati stretti nella cabina del capitano, adesso cenavano in sala ufficiali. Seduti ad un tavolo, i tre uomini sorseggiavano del the caldo con varie focacce, la televisione di bordo era sintonizzata sul canale televisivo italiano principale, che dava notizie non stop, sulla crisi politico militare Italia-Chartago. In Italia, nel frattempo s’era consumata una crisi di governo extraparlamentare. Il ministro dell’Economia Vento, quanto il ministro degli Esteri Palladi, erano usciti dal governo ed avevano sottratto la maggioranza di governo a Roventini. Palladi era salpato per la Libia, mentre Vento aveva chiesto udienza al presidente della Repubblica Florali, che lo aveva prontamente ricevuto. Successivamente, il dimissionario presidente del consiglio Roventini era andato dal presidente della Repubblica, ed aveva discusso della crisi di governo e la crisi politico-militare con Chartago. Tutti i mass media, elucubravano ipotesi, su come mai il presidente della Repubblica Florali avesse audito prima l’ex ministro Vento, rispetto al dimissionario presidente del consiglio Roventini. Inoltre, la seconda notizia che occupava l’agenda mediatica, era perché Roventini non avesse ancora dato le dimissione. Nel frattempo la possente marcia su Roma, dei movimenti cattocomunisti che con

284


circa il 40% della popolazione italiana, avevano occupato la città, e chiedevano pace ed integrazione sociale per i migranti climatici. -Sta andando tutto come deve andare- disse con tono soddisfatto Naspi, che poi dopo aver preso un sorso di the, aggiunse –Tra qualche settimana, saranno varate delle elezioni d’emergenza, perché le opposizioni sono compatte e non voteranno mai un governo istituzionale per gestire la crisi con Chartagine. Io, con il sostegno di Papa Pio Matteo Romualdo II, arriverò in Italia portando 285 pace con Chartago. Io porterò Metano ed un moderato diritto di migrazione in Italia. Inoltre, paventerò una prospettiva di pace e sviluppo!. Vincerò le elezioni!. Il partito di Palladi e di Vento, avranno il loro scranno in parlamento, essendo dentro la mia coalizione politica.Il ministro degli Esteri Palladi, cercava di sviluppare uno sguardo intelligente, ma non ebbe a proferire nessun commento. Papa Romualndo II disse – Bisogna fermare la violenza in Sicilia, altrimenti nessuno voterà la sua coalizione del Nuovo Ordine Leninista!. Le operazioni militari italiane in Sicilia, si devono arrestare subito!. I profughi climatici devono migrare in massa in Sicilia, almeno 50 milioni, meglio 100 milioni. Io paragonerò il dono della Sicilia, come una terra di futuro e sviluppo ai compagni africani, che sono tutti profughi climatici-. -Sì!- rispose pronto Naspi che poi aggiunse – Questo sarà cosa piuttosto facile. La Sicilia é un sasso secco, in Sicilia già ci vivevano poche persone, quelle poche che c’erano o sono già state tutte evaquate, oppure sono già state ammazzate dai cartaginesi. Non c’è quasi nessun italiano in Sicilia, questo anche per agevolare le azioni militari italiane sul terreno. Ha detto l’ex ministro dell’Economia Vento, che il presidente della Repubblica è con noi, dato che Vento ha già anticipato in parte, quanto io ho ottenuto in Chartago con questo negoziato.-Come ha fatto Vento, a far digerire al Presidente della Repubblica Florali, il riconoscimento del diritto di migrazione, per cento milioni


di cartaginesi all’anno?!- chiese sorpreso Papa Pio Matteo Romualdo II. -Vento è un astuto alleato politico, ha detto che io avevo venduto la Sicilia a Chartago, a patto che ogni richiesta cartaginese sui Petrol€uro libici fosse stata sottratta dal tavolo del negoziato. Il presidente della Repubblica, pensa che i cartaginesi daranno metano e petrolio all’Italia, non avranno più la pretesa di spostare in altra valuta i 400 Miliardi di Petrol€uro. La Sicilia, è sempre stata una regione che da molti anni é diventata un sasso arido, a causa del climate change. La perdita in termini di caduta di Pil è irrisoriadisse ridendo Naspi. -Mi sembra un ottimo accordo! Trionferà la pace e la prosperità, taceranno le armi, l’Italia e l’Europa saranno terra d’incontro ed integrazione!- esordì Palladi. Papa Pio Matteo Romualdo II guardò con sguardo sorpreso il ministro Palladi, poi sorrise e disse –Sì! figliolo!, detta così, suona davvero bene!. Sarà difficile però farla digerire agli italiani, specialmente a quelli del nord, che sono egoisti e gretti, non vogliono offrire a Dio il dono supremo della gioia del loro martirio. Dopo la cessione della Sicilia, potrebbero pensare al futuro dono della Sardegna, poi al futuro dono del Sud Italia, e poi a tutta la penisola italiana! Naspi fece una grossa risata sarcastica e poi disse – Il popolo italiano è vecchio e malato, lo sgozzeremo come una pecora inerme e belante, sull’altare della guerra al capitalismo che ha distrutto il pianeta!. I cartaginesi spargeranno un bel virus geneticamente modificato, per ammazzare italiani. I cartaginesi ci hanno già vaccinato, così i vertici politici filo-cartaginesi saranno immuni. Noi ammazzeremo italiani vecchi, risparmieremo su pensioni e sanità nel bilancio pubblico dello Stato. Le guerre urbane ed il virus, invece falceranno i restanti italiani!. Noi sostituiremo gli italiani con comunisti africani giovani e forti, con cui daremo l’assalto all’Europa e faremo la rivoluzione Leninista!.

286


L’unica cosa di cui ho paura, sono i militari italiani. Non credo, che se la berranno, la balla che noi tre stiamo rifilando al corpo elettorale italiano. I militari, potrebbero allearsi con la destra di Roventini. Potrebbe anche venirne fuori, da questo nostro progetto, una precoce detonazione di guerra civile in Italia!. I militari, potrebbero leggere la perdita della Sicilia come una cessione di territorio, che poi diventerebbe un HUB d’invasori, che si proietteranno sul resto della penisola. Non ci possono vivere 100 milioni di cartaginesi in Sicilia, perché già sopravvivevano male in un sussidistan regionale fallito, i pochi milioni di siciliani, che ancora non avevano lasciato l’isola!Il cellulare di Naspi squillò, Naspi l’estrasse dalla tasca, poi uscì dalla saletta, camminò rapido sul ponte esterno della nave, per poter parlare più liberamente. -Come la devo chiamare, Papa o Santità?!- chiese Palladi mentre si grattava la testa con la mano, rivolgendosi a Papa Pio Matteo Romualdo II. Papa Pio Matteo Romualdo II sorrise e disse – Quando siamo a quattr’occhi oppure assieme al segretario Naspi, puoi chiamarmi Pio Matteo Romualdo. Davanti alle telecamere, chiamami Santità o Papa Pio Matteo Romualdo IIPalladi annui, poi con uno sguardo da pesce lesso, il giovane chiese –Papa Pio Matteo Romualdo, io non ho capito niente di questo complicato accordo. Se scoppierà una guerra civile in Italia, o se i cartaginesi migreranno a milioni in Italia, cosa ne sarà, della Repubblica Italiana e soprattutto dei miei privilegi di politico?!.-Io sono il buon pastore, e nella Bibbia sta scritto: Andate e moltiplicatevi!. Il mio gregge è composto da credenti cattolici, però ci sono più cattolici fuori dall’Italia, di quanti cristiani ci siano in Italia. Offrirò in dono supremo a Dio, tutti i cristiani che stanno in Italia. Gli italiani saranno beati, nella loro gioia del martirio, al loro posto ci saranno nuovi italiani, tutti giovani comunisti africani.

287


Il dono supremo del martirio del popolo italiano, permetterà di lenire le piaghe degli africani, i quali sono in parte cattolici e tutti cittadini del Vaticano e profughi climatici. Gli italiani, avranno la loro gioia del martirio e saranno beati, andranno tutti in Paradiso!. Gli Africani, si pentiranno di quello che avranno fatto, anche loro così andranno in Paradiso, perché l’Inferno è vuoto, perché Dio è perdono!. In questo modo, il Maligno non prenderà nemmeno un’anima nel XXI°secolo. L’Italia spende troppo danaro, per curare i vecchi e gli anziani, quando contestualmente muoiono i bambini ed i giovani di sete in Africa. I vecchi italiani, succhiano la vita dei giovani africani, e questo non è moralmente accettabile!. E’ cosa buona e giusta che i vecchi muoiano prima, in Italia si deve tornare ad avere una breve speranza di vita, pochissimo benessere e tanta frugalità, per lasciare spazio ai giovani africani, che devono migrare in Italia ed in Europa. Il capitalismo ha creato il cambiamento climatico, ha depredato la natura, è cosa buona e giusta che anche l’Europa collassi, nella rivoluzione leninista. Spariranno tutte le malattie tipiche dei paesi opulenti: diabete, infarti, e malattie rare, tutte queste malattie saranno debellate, perché la gente morirà ad un’età più giovane!. Poca istruzione, consumi di sussistenza e pochissime cure sanitarie, inoltre si dovranno rifiutare le innovazioni delle terapie geniche e le programmazioni del DNA umano, così come la bio-ingegneria. Non tutti devono nascere sani, solo pochissimi devono guarire dalle malattie, il dolore e la disperazione e la fame e l’ingiustizia sulla terra, dovranno tornare a dominare!. Chiesa Cattolica e la fede Cristiana, torneranno ad essere un faro, che dominerà le menti e le anime delle persone. Ritornerà il Regno Pontificio, il Cattolicesimo non scomparirà in questo XXI° secolo, ma dominerà l’Europa e l’Africa!. I Pontificati a venire, avranno il potere temporale e religioso su miliardi di anime!.-

288


-Santità, ma questo vuol dire riportare l’Italia ad un nuovo medioevo!- esordì Palladi. -Sì!- disse con fermezza Papa Pio Matteo Romualdo II che poi aggiunse con voce forte e sguardo spiritato -La Storia ci racconta che dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, nel Medioevo in Italia crebbe e si sviluppò lo stato Pontificio. In questo lungo periodo, la fede cristiana ebbe il suo massimo apogeo. La gente pregava continuamente, le offerte al clero erano ricche, il clero era potente ed influente, la demografia, aveva una curva piramidale, l’uomo viveva poco e male, sottomesso all’ignoranza ed al pensiero magico, la gente soffriva in una valle di lacrime, e proprio per questo era in equilibrio con l’ambiente, con una fede Cristiana incrollabile!. Il lavoro umano inventato dalla Scienza e dalla Tecnica, offende la Natura! La meccanizzazione e la robotizzazione, gli antibiotici e le terapie genetiche vanno rifiutate!. La tecnologia sottrae lavoro, ed allunga la vita al genere umano, ma uccide Dio nell’uomo!. Bisogna abolire ogni processo di produzione tecnologico, bisogna tornare alla zappa ed alla vanga, all’importanza dei lavori solamente manuali. La scienza, ha da sempre minato la fede cattolica, la rivoluzione industriale con il benessere, la Scienza e la Tecnologia ha corrotto le menti e le anime dei cattolici, finendo per uccidere Dio. Le speranze di miglioramento del genere umano, sono sirene di Satana. La scienza e la rivoluzione industriale nel mondo, con il loro sapere ed il benessere, hanno eroso e compresso da sempre l’Autorità, l’Autorevolezza, il Potere di Chiesa Cattolica, che ha dovuto arretrare su ogni fronte!. L’adagio di fede “Deus velit” fu distrutto dalla Scienza, e la Chiesa Cattolica fu demolita, ma Chiesa Cattolica è la Casa di Dio, quindi la Casa di Dio fu invasa dalla luce nera della Scienza, che uccideva Dio, quindi la Scienza é Satana!.-

289


-Santità, ma c’è il cambiamento climatico, come potremo difenderci dai suoi danni?!- chiese con sguardo preoccupato il giovane Palladi. Ancora più infervorato, Papa Pio Matteo Romualdo II si mise ad urlare e sbraitare con le mani per aria, come un pazzo furioso -Il climate change è la punizione della Natura e di Dio, perché l’uomo ha violentato la Natura. E’ ora, che il regno di Dio si riprenda, quello che le forze di Satana li hanno tolto!. 290

Il Capitalismo e la Scienza hanno distrutto la Terra, il Capitalismo si fonda sul danaro, la Scienza usa il danaro, il danaro é lo sterco di Satana. Scienza e Capitalismo sono i due corni di Satana!. Tutti i paesi Capitalisti dovranno collassare, ed ai giusti sarà finalmente donata la Terra!. I giusti torneranno a vivere di stento e dolore, in equilibrio con la natura. I giusti, sono solo i comunisti leninisti, perché in verità Cristo era un comunista!Tornò Naspi, il quale disse, che Vento gli aveva detto che era bene che loro tre, scendessero dal traghetto prima che il loro battello s’approcciasse al porto di Palermo. I militari italiani per ordine diretto del Presidente della Repubblica, erano in ritirata dall’isola della Sicilia, tuttavia Vento aveva saputo che lo Stato Maggiore non avrebbero permesso ai natanti cartaginesi, d’attraccare impunemente nel porto di Palermo.


291


Capitolo 43: Missione speciale a Palermo

292

-Dovete far fuori quel maledetto blindo italiano, e quella schifosa jeep, e poi voglio che catturiate quel cannone italiano!- urlò l’uomo con i capelli ricci, con un vestito verde, ed una grossa bandana rossa nella testa. Rumako annuì, senza dire una parola, tuttavia mentre camminava seguito da Kalinda, che teneva per mano Fara, Rumako si fermò di scatto: fu come se all’improvviso avesse sbattuto la faccia in un muro. -Keman!, il traghetto da Tripoli sta arrivando! Arrivano i rinforzi!disse un uomo che sbucò all’improvviso da una finestra del pian terreno, impugnando uno smartphone. Rumako si voltò di scatto, il giovanotto sussurrò a Kalinda di tenere ben stretta Fara, e di fare silenzio. L’uomo alla finestra, parlava con quello vestito di verde e la bandana rossa. Vari traghetti erano salpati da Tripoli, erano tutti affondati in mare, forse per colpa degli italiani. Solo il traghetto con i tre prigionieri italiani, era riuscito ad arrivare a Palermo sano e salvo, adesso stava per attraccare. Dalla nave, dicevano che ci sarebbe stato un cessate il fuoco da rispettare, dopo che i tre prigionieri italiani, fossero stati consegnati ai soldati italiani. La mente di Rumako, esplose in un vorticoso fiume di pensieri, che s’era distaccata dalla realtà in cui era immerso. Tutto intorno a lui, infervorava la battaglia per Palermo: c’erano le cannonate della batteria d’artiglieria italiana, che martellavano incessantemente


Palermo, c’erano gli spari dei lagunari italiani, c’era il fuoco dei cartaginesi, le urla dei feriti, i canti di gioia di vari altri cartaginesi che non partecipavano alla battaglia perché razziavano case e negozi abbandonati. C’era il rumore continuo ed opprimente degli elicotteri da battaglia italiani, che svolazzavano su Palermo, lanciando razzi e raffiche brevi di mitragliatrice. C’erano continue ed improvvise esplosioni, causate dagli elicotteri. C’erano sporadiche detonazioni con supermercati o palazzi, che implodevano misteriosamente, collassando in un’enorme nuvola di polvere, sotterrando i molti cartaginesi, che v’erano entrati per razziare. Era davvero possibile, che in mezzo a quel caos, quel Keman che comandava la grossa falange cartaginese, che adesso era nelle vestigia della frazione di Palermo di Ciaculi, fosse stato lo stesso Keman, che aveva massacrato il suo villaggio, e che aveva ammazzato suo padre, sua madre e la sua famiglia?! Rumako, non aveva mai conosciuto di persona Keman, ne aveva solo sentito parlare, dalla morente cugina. Questo tizio, aveva grandi occhi spiritati come un diavolo, un sorriso sadico e feroce che faceva accapponare la pelle, brandiva come un pazzo furioso un revolver in grosso calibro nella mano destra, inoltre nella mano sinistra agitava per aria come un invasato, un grosso macete!. L’uomo sembrava un demone impazzito, dava ordini a destra e manca alla sua falange, talvolta riponeva il revolver nella fondina, per prelevare dalla tasca un barattolo di colla e sniffarlo. Era seguito costantemente, a meno di due passi, da due guardie del corpo: due energumeni mezzi nudi, con il volto coperto da una maschera nera, impugnavano fucili AK47 con possenti caricatori a tamburo, erano pieni di bombe a mano, pistole e coltelli. Keman urlava e danzava canti di guerra, spronava la sua falange, diceva che voleva tenere per se, il cannone degli italiani che martellava Palermo.

293


Keman diceva che lui se ne fregava dei cessate il fuoco, i cani italiani dovevano morire tutti, egli stesso li avrebbe fatti tutti a pezzi, e poi li avrebbe gettati a calci, nella baia di Palermo!. Forse quel Keman, era davvero il Keman che Rumako avrebbe voluto incontrare tanto tempo prima, oppure era solo un caso d’omonimia?!. -Kalinda, con il tuo vecchio fucile Lee Einfield, quanto sei brava a sparare da lontano?!- chiese sotto voce Rumako. -Sono molto brava!- rispose sussurrando la quindicenne con un pizzico d’orgoglio – Ero cento volte meglio di mia sorella Bisa. Il mirino ottico in 8x che posso montare sul fucile e che conservo in una custodia dentro lo zaino, era di mio padre, lui lo regalò a me e non a Bisa, perché io ero più brava di lei!. Posso colpire un oggetto in movimento a 700 metri, oppure un oggetto fermo sino ad 800 metri!. E lo posso fare, più di tre volte!-Kalinda, vedi quell’uomo con il vestito verde, il turbante rosso, i capelli neri ricci, che brandisce un macete ed una pistola!?. Penso, sia la carogna, che ha massacrato tutto il mio villaggio, e che ha ammazzato tutta la mia famiglia!. Kalinda, puoi ucciderlo per me?!chiese sotto voce Rumako. Kalinda non si voltò, non rispose, fece il gesto di far silenzio, poi mosse la testa suggerendo di continuare a camminare. I tre ragazzi svoltarono l’angolo, poi Kalinda si fermò di scatto, tornò subito indietro, dette una rapida sbirciata per capire chi era Keman e chi sarebbe stato il suo bersaglio, poi la quindicenne si dileguò dietro l’angolo, in un attimo. -Certo!- rispose sotto voce Kalinda, mentre parlava sotto voce a mezzo millimetro dal volto di Rumako – Ma non posso farlo qui!. Devo andare su qualche tetto, oppure dentro qualche casa abbandonata, devo trovare un buon punto. E’ una preda facile!, con tutte queste grida, spari ed esplosioni, nessuno farà caso ad un morto in più!-

294


-Bene!, io vi aspetterò quì. Poi, insieme ci avvicineremo lungo questa strada, per colpire di fianco la jeep blindata degli italiani con la bandiera a scacchi!. E’ tornata per uccidere altri cartaginesi!. Loro hanno ucciso Chinedu, io lo devo vendicare!- disse Rumako. -Sì!, però Fara mi deve aiutare, m’aiuterà a sviare i sospetti da me, dopo che avrò ucciso Keman, per proteggermi dalla falange. Mi serve che Fara m’aiuti!- disse Kalinda. 295

-Certo!, grazie Kalinda!- Rumako sorrise, poi baciò sulla bocca Kalinda, quindi s’inginocchiò e baciò Fara sulla fronte, e le disse – Kalinda ora punirà colui che ha ucciso i nostri genitori. Fara!, devi aiutare Kalinda, devi fare tutto quello che Kalinda ti chiede!. Fara sii obbediente e silenziosa!. Poi insieme, andremo a punire gli italiani, che hanno ucciso Chinedu!-Sì!- rispose annuendo Fara. _______________ Arrivammo al pontile di Termini Imerese alle 4:50 di mattina, il nostro viaggio fu più facile di quanto pensassimo. La jeep del sergente maggiore Pergoli, avanzò a 60 Km/h davanti a noi a luci spente, mentre il nostro IFV Bradley seguì a circa centro metri di distanza, sempre a luci spente. Le telecamere IR del Bradley ed i visori infrarossi, permisero di guidare rapidi e senza dare nell’occhio. Forse, i cartaginesi di notte dormivano, oppure s’erano semplicemente spostati altrove. Giungemmo sul molo di Termini Imerese alle 4:50 dove trovammo un camion con tre bersaglieri. Erano dell’artiglieria, attaccato al loro camion pieno zeppo di proiettili, c’era un cannone da campagna, un obice da 105/14. Loro come noi, eravamo pronti per partire per Palermo, ed eseguire una missione speciale. Gli ordini, ce li aveva consegnati il guardia marina Pertichetti, che era attraccato al porto di Termini Imerese, il suo natante sarebbe stato la nostra via di fuga d’emergenza, se avessimo lasciato Palermo in emergenza. Altrimenti, un normale


mezzo da sbarco, c’avrebbe portato a bordo della LHD Trieste dal porto di Termini Imerese. La nostra missione era semplice e segreta: si doveva prendere a cannonate un traghetto cartaginese, prima che questo attraccasse al porto di Palermo. Una volta che questo fosse stato fatto a pezzi, ammazzando possibilmente il numero massimo di viaggiatori, poi noi avremmo dovuto ripiegare presso Termini Imerese. 296

La Marina Militare e l’Aviazione Militare, per qualche misteriosa ragione politica, non potevano affondare il traghetto. Nei fumi e nel caos della battaglia per Palermo, l’artiglieria dell’Esercito avrebbe potuto fare cose, che alle altre armi non era politicamente concesso!. A Palermo, c’era una compagnia di lagunari, ossia fanteria di marina che ebbero il compito di ingaggiare i cartaginesi ed ammazzarne quanto più possibile. I lagunari erano sbarcati ieri, con i loro mezzi da sbarco anfibi, ed ebbero il sostegno di vari elicotteri da battaglia Mangusta, che decollarono dalla LHD Trieste che era in rada a Palermo, affiancata da una fregata FREMM. Il pezzo d’artiglieria principale della FREMM, però non partecipò mai alla battaglia di Palermo, la nave da battaglia aveva solo l’ordine di proteggere la LHD Trieste, in caso di minacce dal mare. Mentre i lagunari, attesero l’arrivo del traghetto, avrebbero dovuto ammazzare cartaginesi, e presidiare il proprio perimetro di sicurezza che era stato steso, intorno al porto di Palermo. I cartaginesi, nel frattempo fluirono in città da multiple direzioni, arrivarono ad ondate, provennero dalle numerose valli d’accesso alla piana di Palermo. I cartaginesi saccheggiarono una città già evaquata, dove ancora c’era qualche supermercato o negozio che aveva merci, ma era stato minato, per usarlo come trappole mortali. Poi c’erano le varie abitazioni dei palermitani, che erano state abbandonate, perché la popolazione era dovuta migrare in Sardegna, come profughi di guerra. I cartaginesi che dilagarono in


Palermo, finirono per entrare in contatto con la compagnia di Lagunari, iniziò una battaglia che non parve aver mai fine!. In questo delirio da manicomio, gli elicotteri da battaglia italiani, scorrazzarono sopra Palermo, ammazzarono quanto più cartaginesi fu loro possibile. Quando gli elicotteri s’eclissarono per far carburante e rifornimento di munizioni, al loro posto spuntarono un paio di droni, che espletarono le stesse funzioni del supporto aereo tattico. Per qualche folle ed incomprensibile ragione, si diceva nel dispaccio che spiegava la nostra missione, che i Lagunari dispiegati a Palermo, avrebbero dovuto conversare in pace con i cartaginesi che sarebbero sbarcati dal traghetto. Poi, i Lagunari avrebbero dovuto prendere in consegna, i tre ospiti speciali che sarebbero scesi dal traghetto. Infine, i Lagunari avrebbero dovuto ripiegare senza sparare, tornando a bordo della LHD Trieste. Quanto i cartaginesi sarebbero stati ligi, nel rispettare il cessate il fuoco, era cosa che solo un politico od un pazzo furioso, ne sarebbero stati certi. I tre bersaglieri erano artiglieri esperti, sorrisero maliziosi alle 6:15 mentre piazzarono il loro obice lungo la E90, poco oltre il vecchio svincolo di Rocella di Palermo. L’obice non era molto grande, mi sembrò un trespolo poco marziale con due ruote, ma gli artiglieri mi dissero che quel feroce tritacarne aveva una gittata da 10.5 km e sputava munizioni HE ed HEAT, da 105 mm. Il camion era colmo di questi proiettili, quel gingillo d’artiglieria, avrebbe procurato molti dispiaceri ai cartaginesi. Gli artiglieri dissero, che i lagunari, che erano stati avvertiti della nostra presenza, noi avremmo garantito loro una ritirata sicura, dando un fuoco di sbarramento, da cui nemmeno il diavolo in persona, avrebbe potuto passarci in mezzo!. La jeep del sergente maggiore Pergoli, con i suoi due fucilieri in supporto, quanto la mia unità Incudine 12, presidiammo il perimetro di sicurezza per il pezzo d’artiglieria.

297


La jeep con la bandiera a scacchi e la mitragliatrice in calibro .50 era in sosta sulla E90, poco distante dallo svincolo, guardava verso Est. Sopra il cavalcavia, c’era il mio IFV ed i miei fucilieri, smontati e stesi a terra, guardavamo ad Sud, a Nord mentre l’IFV guardava a 360 gradi. Sopra di noi, in modo sporadico svolazzarono molto spesso gli elicotteri da combattimento Mangusta, che spararono razzi e raffiche di mitragliatrice, un po’ da tutte le parti. Intorno a noi, c’era terreno arido e brullo, frutto della devastazione dell’avanzata del deserto e dalla risalita del livello del mare. A Nord Est, c’erano le misere vestigia rugginose e decadenti di una zona industriale, a Sud Est giacevano i ruderi abbandonati della frazione di Ciaculi. Sino alle 10:20 di mattina, il nostro perimetro di sicurezza non ebbe ad avere nessun contatto con il nemico, poi iniziarono a svolazzare intorno a noi vari proiettili vaganti, che provennero dalla frazione di Ciaculi. Dopo poco, iniziò anche la nostra battaglia! _____________________ Ore 9:55 circa, da qualche parte nella frazione di Ciaculi a SudEst di Palermo. Keman urlò e chiamò dalla finestra, l’uomo con lo smartphone, che però se s’era rintanato dentro una stanza al pian terreno, e sembrò non avesse nessuna intenzione di rispondere, alle imprecazioni di Keman. I due energumeni di Keman ad un metro circa da lui, osservarono con circospezione, tutto quanto accadeva intorno a loro. Falangisti cartaginesi impolverati e zoppicanti, camminarono lenti davanti a loro trasportando del cibo, altri camminarono o corsero a destra o sinistra, trasportando taniche d’acqua. Altri cartaginesi s’erano caricati sulle spalle sedie o materassi, nessuno sapeva dove andassero di preciso, tutte queste genti.

298


All’improvviso Keman si voltò, pose con la mano destra il revolver nella fondina, iniziò il gesto di prendere la lattina di colla, che aveva nella tasca superiore del suo vestito verde. All’improvviso, l’uomo si chinò su se stesso, cacciò un forte urlo di dolore e si tenne la pancia con la mano destra, poi Keman lasciò cadere il macete, Keman cadde in ginocchio surgelato in una smorfia di dolore, tenendosi con entrambe le mani la pancia. 299

Un attimo dopo, la testa di Keman esplose, finendo spaccata in due come un melone, l’uomo cadde in terra come un sacco di patate, senza fare un fiato. -Cecchini italiani!, Attenzione!, si sono infiltrate nelle rovine di Ciaculi dei Cecchini italiani! Attenzione!- urlarono i due energumeni che erano poco distanti da Keman, i quali corsero dall’altra parte della strada, per allontanarsi dal cadavere di Keman. Nessuno di loro andò alla ricerca dei cecchini italiani, perché il traghetto stava attraccando al porto di Palermo, presto sarebbe scattato un cessate il fuoco tra cartaginesi e soldati italiani!. _______________ Ore 10:10 autostrada E90 svincolo di Ciaculi Il sergente maggiore Pergoli, disse che dalla LHD avevano detto che il traghetto aveva appena attraccato al porto, era fermo ed era un bersaglio facile, dalla LHD spedirono le coordinate balistiche per gli artiglieri. I Lagunari, s’erano sganciati dal loro perimetro di sicurezza intorno al porto di Palermo, erano arretrati più a Sud perché il fuoco cartaginese era troppo intenso per le loro forze. I Lagunari, si stavano imbarcando sui propri mezzi da sbarco, il piano di recupero dei tre politici era stato modificato dal centro di comando e controllo della LHD Trieste. I tre importanti politici, sarebbero stati presi in consegna dalla motovedetta del guardia marina Pertichetti, che prudentemente varie ore prima, era stato spostato da Termini Imerese alla baia di


Palermo, per tenersi a disposizione, ed eventualmente mitragliare dal mare, le forze cartaginesi che erano in città. Per le informazioni note al comando e controllo, i tre esponenti politici italiani erano ancora a bordo del traghetto. Gli artiglieri, iniziarono a sparare con l’obice da 105 mm sulle nuove coordinate, spararono ad un ritmo forsennato. Dalla LHD riferirono che tutti i colpi andavano a segno, centrando in pieno il traghetto che veniva dilaniato, colpo dopo colpo, come un enorme maglio d’acciaio!. Dalla radio, con tono ilare, dissero che presto il traghetto si sarebbe spaccato in due, era già in fiamme, sarebbe affondato miseramente dentro al porto di Palermo!. Dal traghetto, c’era gente che nel panico, per salvarsi dalle salve d’artiglieria, si gettarono direttamente sul molo, finendo però per restare poi dov’erano rovinosamente caduti. La maggioranza dei cartaginesi, si gettarono più saggiamente in mare, dall’altro lato del traghetto, cadendo nel porto, per sottrarsi ai martellamenti dell’obice italiano. Per noi, tutto sembrava andare per il meglio, quando all’improvviso la jeep del sergente maggiore Pergoli fu centrata da un RPG7 con testata HEAT. La jeep esplose in una palla di fuoco, finì stroncata in due, in un mare di fiamme, che mangiarono rapidamente le povere lamiere, che erano divelte e sventrate. “Milfona” a bordo dell’IFV Bradley disse che aveva visto, da dove il razzo RPG era stato sparato, “Milfona” fece fuoco con varie raffiche di cannoncino da 25 mm, poi lanciò contro la casa, un missile TOW, che distrusse mezza struttura!. Un artigliere fu colpito da un colpo di fucile, cadde a terra, era ferito ma non era grave, il colpo lo aveva centrato al busto, ma per fortuna il corpetto anti proiettile aveva fermato il colpo.

300


L’artigliere aveva qualche costola rotta. Questo fu quanto riportò per radio il secondo artigliere, che ci chiese di lasciare la nostra posizione sul cavalcavia, per prendere con l’IFV una posizione più prossima all’obice, perché l’artigliere ferito doveva essere caricato nell’IFV Bradley. Lasciai sul cavalcavia, steso a terra “Cacciatore” che con il suo Remington 700, ebbe il compito di rintracciare il maledetto cecchino cartaginese. Lady youtube, era sdraiata a terra, poco distante da Cacciatore, la ragazza lanciò il drone, per cercare d’avere indizi da dove il cecchino nemico stesse sparando, aiutando Cacciatore ad eliminare il cecchino nemico.. Io rientrai nell’IFV Bradley per soccorrere l’artigliere ferito, quanto per dare copertura più ravvicinata alla batteria d’artiglieria, che nel frattempo aveva ripreso a sputar cannonate contro il traghetto!. Mentre trascinavo l’artigliere ferito, Lady youtube urlò come una matta alla radio – Cacciatore è stato beccato! Oddio! ha l’occhio sinistro spappolato, Oddio! Cacciatore ha un buco enorme nel volto sinistro, Cacciatore non mi parla più!. Cacciatore rantola cose incomprensibili, Cacciatore ha le convulsioni!. Oddio!, è tutto pieno di sangue! Io non so cosa fare!-Resisti Giulietta!- disse per radio Milfona – Adesso, arriviamo con il blindo ad evaquarti, assieme a Cacciatore!Forse Lady youtube andò nel panico, forse aveva frainteso cosa Milfona le aveva detto per radio, accadde che Lady youtube lasciò il fucile per terra, e si mise a correre allo scoperto per strada!. Lady youtube corse stupidamente sul cavalcavia, forse voleva raggiungerci, ma la ragazza non andò da nessuna parte!. Un colpo sordo e distante, fece cadere la ragazza a terra, poi s’udì un secondo colpo, infine la ragazza non si mosse più. I due artiglieri lasciarono l’obice, il primo corse dietro il camion a prendere dell’attrezzatura da una valigetta di metallo.

301


Il terzo artigliere venne da me, avendo cura di restare basso, poi mi urlò in faccia –Cazzo! non siete più in grado di proteggere la nostra batteria d’artiglieria. Siamo esposti al fuoco nemico!. Voi maledette reclute non sapete stanare il maledetto cecchino!. Dobbiamo evaquare! Oppure moriremo tutti, uno ad uno, come i 10 piccoli indiani!Io annuii, entrammo tutti dentro l’IFV, il quale si spostò sull’altra corsia, passando sopra i rugginosi guard rail. L’IFV Bradley fece da enorme scudo medallico al primo artigliere, che mise un pacco di roba dentro la canna dell’obice, poi lanciò un altro pacchetto, dentro al camion che ancora conteneva il 40% del munizionamento ancora da usare. Il militare corse dentro l’IFV e disse -E’ tutto pronto, per i fuochi d’artificio!Milfona si sporse dal suo posto di comando ed urlò ad alta voce – Cosa cazzo facciamo adesso?! Andiamo a prelevare i corpi di Cacciatore e Lady youtube, oppure ce la battiamo, andando dritti a Termini Imerese?!Io guardai il primo artigliere, che era un sergente maggiore ed era il più alto in grado di me. Il militare guardò fuori dal blindo, diede un’occhiata al corpo inerme di Lady youtube e Cacciatore: i miei due fucilieri non si muovevano, e non rispondevano agli stimoli della radio. –Sono morti. Però, potremmo chiedere supporto agli elicotteri! Mentre recuperiamo i cadaveri. Non sarà però una cosa priva di rischi!- disse l’esperto artigliere. Dal portellone aperto del Bradely, vedemmo a circa quattrocento metri da noi ad Ovest, una bambina di colore: attraversò la E90 seguita a poca distanza da una ragazzina con un Ak47. I due cartaginesi non sembrarono avere intenzioni ostili, non li ingaggiammo perché i due non smisero mai di correre a perdifiato verso il centro di Palermo!.

302


303


Capitolo 44: Il piano segreto Tiberio.

304

L’ex ministro dell’Economia Vento era al ristorante del Senato Federale delle Regioni, l’uomo era seduto al tavolo in silenzio, consumava con molta soddisfazione, un vassoio di tramezzini e tartine, sorseggiando dello spumante. La televisione, diceva che c’erano stati pesanti conflitti a fuoco a Palermo, tra il violento e razzista Esercito Italiano, contro i pacifici cartaginesi, che erano stati costretti a difendersi. Il ministro degli Esteri Palladi, Papa Romulando II, ed il leader politico Naspi avevano corso alti rischi, ma erano sani e salvi, grazie alla protezione dei miti e collaborativi cartaginesi. I falangisti cartaginesi, dicevano di riuscir a garantire la sicurezza del ministro degli Esteri Palladi, Papa Pio Matteo Romualdo II ed il leader politico Naspi, dalle minacce dell’Esercito Italiano, permettendo ai tre esponenti politici italiani, un rientro sicuro a Roma. Entrò nel ristorante del Senato, con un passo rapido, l’ex presidente del Consiglio Roventini: erano pochi i senatori che erano seduti al ristorante del Senato, per cui Roventini e Vento pur essendosi notati subito, non si salutarono. Entrambi s’ignorarono, la spaccatura politica era così profonda, al punto da essere sfociata nell’odio personale. Questo fu quanto commentarono sotto voce i vari senatori, che erano presenti nella stanza.


Roventini s’approssimò con aria sprezzante al bancone del bar, ordinò un cappuccino e prese una pasta alla crema, poi disse che aveva fretta, perché a breve avrebbe discusso un discorso storico, al Senato. Vento sorrise in silenzio, seduto al suo tavolo estrasse dalla tasca della giacca il proprio smartphone, mentre mangiava avidamente tartine, l’uomo prese a comporre un lungo e complesso messaggio di testo, tenendo la mano sotto al tavolino, celando il proprio dispositivo elettronico. Nel frattempo, alla televisione da parete del ristorante, comparve la figura del Presidente della Repubblica Florali, il quale aveva chiesto ai Mass Media una diretta in contemporanea su tutti i canali, per informare gli italiani, sulla crisi politico-militare con Chartago. Nel ristorante del Senato, il modesto brusio cessò immediatamente, appena il discorso di Florali ebbe inizio. Roventini ascoltò, guardando di sbieco il monitor, il suo volto era scuro ed imbronciato, spesso l’uomo tamburellava nervosamente le mani sul bancone. Obbiettivamente, nel discorso della carogna politica di Florali, non c’era niente di nuovo di quanto Roventini non avesse già saputo, rispetto all’incontro del giorno prima. Il ministro degli Esteri Palladi, aveva accolto le pressanti richieste dei partiti e dei movimenti cattocomunisti, era riuscito a strappare alle autorità cartaginesi, un cessate il fuoco con Chartago: nessun altro missile IRBM a testata chimica, sarebbe stato lanciato contro città italiane. Il ministro degli Esteri Palladi, era anche riuscito a negoziare con i cartaginesi, la liberazione di Papa Pio Matteo Romualdo II. L’esponente religioso tanto caro agli italiani, era stato liberato dai cartaginesi, e poteva tornare libero in Italia, senza dover onorare nessuna condizione per la sua liberazione. Il sagace leader politico Naspi, grazie alle sue entrature politiche con i cartaginesi, era riuscito a far riattivare il “green stream”. Le forniture di Metano e petrolio, sarebbero tornate ad

305


affluire massive in Italia. Si sarebbe potuto alimentare i fabbisogni energetici, per sostenere i desalinizzatori dell’Italia. Lo shock idrico sarebbe terminato in Italia, anche se sarebbe comunque rimasto il ferreo contingentamento dei consumi di acqua dolce. Il ministro degli Esteri Palladi, quanto il leader politico Naspi, avevano compreso le necessità ed i bisogni dei cartaginesi, i quali in scienza e coscienza dovevano migrare, non potendo vivere in 1 miliardo di persone, accatastate in Libia. Il ministro degli Esteri Palladi, sarebbe andato in Europa a chiedere la solidarietà degli europei, in favore di un’accoglienza dei cartaginesi, oltre a richiedere massive sovvenzioni per l’Italia, se l’Italia avesse deciso d’accogliere centinaia di milioni di profughi climatici, permettendo ai cartaginesi di migrare e vivere in pace. Papa Pio Matteo Romualdo II, come gesto di mediazione, aveva proposto la donazione della Sicilia al governo cartaginese. Un solido gesto di solidarietà, un luogo geografico concreto, in cui far migrare i cartaginesi, comprendendo il loro disagio in Nord Africa, sotto le piaghe del cambiamento climatico. La proposta di mediazione di Papa Pio Matteo Romualdo II era stata accettata dai cartaginesi, ed era stata ritenuta possibile sia dal ministro degli Esteri Palladi, quanto dal leader politico Naspi. Il presidente della Repubblica Florali, era stato informato del punto di caduta politico del negoziato. Il presidente della Repubblica Florali aveva acconsentito alla proposta di cessione della Sicilia a Chartago, facendosi anche garante della proposta. Questa obbligazione, sarebbe stata onorata con il governo di Chartago, dal prossimo governo italiano, che avrebbe formalizzato i relativi atti politici e giuridici. La garanzia verbale del Presidente della Repubblica Florali, era stata ritenuta sufficiente, per il governo provvisorio di Chartago. Il presidente della Repubblica Florali, era anche il comandante in capo delle forze armate, come gesto di pace e buona volontà verso

306


Cartago, Florali aveva ordinato alle forze armate italiane di ritirarsi dalla Sicilia. I problemi logistici per i civili siciliani che avrebbero dovuto lasciare la Sicilia, sarebbero stati minimi. De facto, la Sicilia era già stata abbandonata da anni, poi durante la crisi militare con Chartago la restante scarsa popolazione era stata evaquata in Sardegna. In Sicilia, restavano solo i militari italiani, che erano in ripiegamento, e l’operazione sarebbe stata ultimata in poche ore. Purtroppo, la spaccatura politica alla Camera dei Deputati era profonda. Nessun partito politico di destra avrebbe sostenuto un governo diverso da quello di Roventini, nessuno avrebbe mai sostenuto un governo di Naspi oppure di Palladi, entrambi erano ritenuti dei traditori. Tuttavia Roventini, non aveva più la maggioranza politica di governo, perché il partito politico del ministro dell’Economia Vento, quanto il partito politico del ministro degli Esteri Palladi, erano entrambi usciti dalla maggioranza di governo, consumando una crisi politica extra parlamentare. Formalmente i numeri per un governo Naspi c’erano, ma politicamente i deputati del partito di Vento non avrebbero mai votato Naspi, che non aveva il controllo del suo partito. Il leader politico Naspi voleva andare alle urne, anche Palladi e Vento volevano tornare alle urne. Tutti i partiti politici volevano andare alle urne, perché occorreva una solida benedizione del corpo elettorale, per portare avanti le politiche di pace con Chartago. Entro una settimana, in Italia si sarebbe andati a votare solo per la Camera, con la procedura d’emergenza del voto elettronico. In un’ora al massimo, dopo la chiusura dei seggi elettronici si sarebbero avuto il responso politico delle elezioni della Camera dei Deputati. Occorrevano però 10 giorni, per stendere i seggi elettronici. Il Senato Federale delle Regioni non poteva essere sciolto dal Presidente delle Repubblica, dato che questa istituzione era il luogo

307


di rappresentanza dei territori, i propri governatori erano ancora in carica, la maggioranza al Senato Federale delle Regioni era nelle salde mani di Roventini. Il presidente della Repubblica Florali, auspicava una onesta e leale collaborazione tra i rami delle due camere del parlamento, considerando che l’Italia era una repubblica parlamentare bicamerale, con competenze differenziate delle due camere. 308

A dire di Florali, la crisi politico-militare con Chartago era stata risolta pacificamente, l’Italia era un esempio per il mondo. L’Italia ripudiava ed aborriva la guerra, l’Italia era la luce della pace nel mondo, aveva trovato nuove vie solidali e concrete, per risolvere le crisi che stavano prolificando nel mondo. Le forniture energetiche dalla Libia erano state riattivate, il futuro per l’Italia adesso era roseo, pacifico e prosperoso, tutto sarebbe andato per il meglio per l’Italia! Appena terminò il discorso del Presidente della Repubblica, lo smartphone di Roventini cinguettò: un messaggio di testo gli era stato recapitato. Roventini estrasse lo smartphone dalla tasca, si mise a leggere il corposo elaborato, che gli era stato spedito. Contemporaneamente Vento, ripose silenziosamente il suo smartphone nella tasca sorridendo silenzioso. Vento s’imbucò due grosse tartine in bocca, poi s’ebbe a battere i pugni il petto, quindi alzandosi in piedi, fece un potentissimo rutto, che riecheggiò roboante nella sala del ristorante, tanto che riuscì ad interrompere il brusio che era ripreso nel ristorante, dopo il termine del discorso di Florali. Vento sorrise sarcastico, sotto gli occhi esterrefatti o sorridenti di senatori e camerieri, poi l’uomo uscì rapido dalla sala, imbucandosi nel corridoio per tornare in Senato, dove c’era il suo scranno. _______________ Roventini, era seduto su un’elegante sedia di legno, ripassava il suo discorso, attendendo nel corridoio del Senato Federale della Repubblica Italiana, in attesa di prendere la parola.


Gli si avvicinò rapido e silenzioso il generale Ortossi, il quale salutò Roventini sbattendo i tacchi e facendo il saluto militare. -Non sono più il presidente del Consiglio dei Ministri- sorrise Roventini, che poi aggiunse – Generale Ortossi, non deve tributarmi la sua fedeltà, con il saluto militare-. -No! signore, lei è sempre il nostro Presidente del Consiglio, perché ancora non si è formalmente dimesso. E’ solo andato a parlare, con 309 la carogna del Presidente della Repubblica Florali. – disse sotto voce il generale Ortossi, che poi aggiunse - il Presidente della Repubblica Florali è un traditore, vuole far invadere l’Italia dai cartaginesi. Lo ha sempre detto e ripetuto, durante tutto il suo mandato!. Lo ha ulteriormente dimostrato con il suo comportamento. Florali é in combutta con il ministro degli Esteri Palladi, con il leader politico Naspi, e con il comunista di Papa Pio Matteo Romualdo II. Il ministro dell’Economia Vento, ha accettato l’installazione di un trojan sul suo smartphone, per tenere informato lo Stato Maggiore delle losche trame politiche, ordite alle spalle del popolo italiano, dai traditori della patria, che hanno invaso il parlamento, a causa di una società corrotta, stupida, oppiata dalla dei mass media cattocomunisti. Noi, abbiamo potuto tracciare le telefonate di Vento!. Vento, su nostro suggerimento, ha dato a Naspi l’imbeccata che noi militari avremmo affondato la piccola flotta di traghetti cartaginesi per Palermo. Tutto lo Stato Maggiore, non vuole mollare l’osso della Sicilia ai Cartaginesi. Sappiamo che Naspi, Papa Pio Matteo Romualdo II e lo stupido Palladi, sono scesi su un battello, prima d’arrivare a Palermo. Sono stati maledettamente fortunati, e sono stati anche protetti dai cartaginesi. E’ evidente che i tre bastardi, sono in combutta con i nostri nemici!. Naspi è una delle due teste pensanti del complotto, l’altra testa che ha concorso attivamente é Pio Matteo Romualdo II.


Noi sappiamo, che Naspi ha garantito ai cartaginesi, un diritto di migrazione di 100 milioni di cartaginesi all’anno in Italia. Naspi depenalizzerà tutti i reati penali con sanzioni sino a 5 anni, toglierà fondi alle forze dell’ordine, taglierà gli effettivi alle forze armate, rigetterà la Legge Affitti & Prestiti con gli USA. L’unico strumento militare che ha costo zero, e che ci ha permesso d’avere mezzi per combattere in Sicilia. 310

Naspi, ha rivelato che il green stream sarà riattivato, ma giungerà solo un po’ di metano: non arriveranno che poche gocce di petrolio in Italia, in futuro!. Naspi ha detto che la cessione della Sicilia, è solo una mossa militare per permettere ai cartaginesi d’avere un HUB più vicino all’Italia, per proiettarsi militarmente contro gli italiani!. Il Presidente Florali è un collaborazionista, finge d’essere convinto che la cessione della Sicilia a Chartago, sia “una tantum” da pagare per ottenere un solido patto politico, che in futuro non sarà violato dai cartaginesi. Naspi sposterà tutti i Petrol€uro che giacciono in banche italiane, in una banca e moneta dell’Alleanza Baoista, ma lo stupido Florali questo non lo sa. La cessione della Sardegna non è un dono di pace, ma l’avvio di un processo d’invasione dell’Italia. Dopo la Sicilia, perderemo la Sardegna ed il sud Italia, poi il centro Italia e poi tutto quanto. Naspi ha rivelato, che l’Italia sarà colpita da un attacco ChimicoBatteriologico, con cui saranno massacrati gli italiani!. Le forze militari europee, stanno ammassando truppe ai confini dell’Italia, sono preoccupate delle folli decisioni politiche italiane. E’ militarmente proficuo far la guerra in casa altrui, piuttosto che in casa propria. Questa cosa, la sanno anche i bambini!. Le bombe atomiche tattiche B61 americane, sono state spostate dalla NATO, dall’Italia all’Austria!.


Lo stupido Florali, vuole mandare l’idiota di Palladi in Europa, a discutere alla NATO, per una redistribuzione pacifica di 100 milioni di cartaginesi all’anno, in Europa. Ben sapendo che se l’Europa sta ammassando truppe ai nostri confini, è evidente che non accetteranno nessun falangista & migrante economico. Mezzo paese è in mano ai cattocomunisti, con la loro marcia su Roma hanno già dimostrato di poter sollevare contro la Repubblica Italiana, almeno un quaranta percento delle persone in Italia. Le Regioni del Nord, con i loro governatori sono tutti della sua ala politica, non hanno intenzione di farsi invadere dai cartaginesi. Signor Presidente del Consiglio Roventini… – disse con tono di voce accorato il generale Ortossi – Non si faccia mettere da parte, noi dobbiamo reagire, prima d’avere tutto il paese devastato da una guerra civile ed un’invasione!. Se non faremo qualcosa, noi italiani finiremo per essere uno stato cuscinetto e terra di battaglie, dove si combatterà la guerra tra Europa contro Africa!. Noi italiani finiremo morti e devastati, sotto due fuochi: le atomiche tattiche europee, quanto le pulizie etniche cartaginesi. Signor Presidente del Consiglio Roventini, dobbiamo reagire adesso, sinché ancora possiamo far qualcosa!. Non dobbiamo cedere pezzi di territorio nazionale, altrimenti saranno teste di ponte per future invasioni!. Non dobbiamo ripetere gli errori fatti nei decenni passati!. Prima che l’Italia facesse DEFAULT FINANZIARIO, la macchina istituzionale italiana era solita accatastare debito in modo sistematico, producendo politiche inefficaci. La destra e sinistra italiane, per non affrontare il tema della riduzione del Debito Pubblico Italiano, con il taglio degli sterili costi di struttura della p.a. che non produceva servizi per i cittadini, ma solo fogli di carta A4, vessando famiglie ed imprese con adempimenti e tasse, i partiti politici hanno giocato la carta dell’Immigrazione africana.

311


I partiti politici italiani, deportarono nei primi decenni del XXI°secolo in Italia immigrati clandestini. La politica italiana minacciosa “ricco europeo ripaga il debito pubblico italiano, oppure ti riempirò d’immigrati clandestini con la legge sulla protezione umanitaria prodiana”. La destra italiana fece eco:”Gli europei avidi ed egoisti non sono solidali con gli italiani, che si autoinvadono con la legge della protezione umanitaria quindi, noi italiani torneremo alla Lira”. Questi deliri politici da manicomio, naufragarono sugli scogli della realtà dell’Epidemia Covid. Il popolo italiano dal 1980s visse una corsa economica folle, fondata sul Debito Pubblico, vivendo come se non ci fosse stato un domani, e senza che mai i politici e Chiesa Cattolica, avessero preparato l’Italia alle minacce del XXI°secolo. Ormai i giochi sono fatti: noi non dobbiamo ripetere gli stupidi e miopi errori, fatti nei decenni passati per ideologie!. Noi siamo il mastio dei fratelli Europei, e noi dobbiamo resistere!, resistere!, resistere!. Solo così, ci guadagneremo la solidarietà militare ed economica, dei fratelli Europei!, nella guerra contro l’Africa, dato che nessuno in Europa od in Chiesa Cattolica, volle una politica di controllo demografico in Africa, 30 anni fà!.Roventini annuì, poi disse –Avete l’audio che dimostrano l’alto tradimento del Presidente Florali, quanto di Palladi, Naspi e della collusione di Pio Matteo Romualdo II con i cartaginesi?!-Certo!- sorrise il generale Ortossi – Abbiamo editato in digitale le telefonate di Vento a Naspi, quanto la telefonata di Vento a Florali. Abbiamo rimosso la voce di Vento, che è esponente politico dalla nostra parte, Vento sta facendo il doppio gioco con Naspi, ma Naspi ancora non sospetta niente. Dal file audio che noi abbiamo costruito in digitale, appare chiaramente che Florali ha parlato direttamente con Naspi!. Se vuole, farò avere il nastro alla Procura Militare, siamo pronti a

312


rimuovere Florali per Alto Tradimento, noi militari siamo pronti ad incarcerare Naspi, Pio Matteo Romualdo II e Palladi per spionaggio e sedizione.- Scoppierebbe una guerra civile, i cattocomunisti insorgerebbero. Avete forze militari adeguate per combattere i cartaginesi in Sicilia e bloccare i Mass Media Cattocomunisti e le rivolte del 40% degli stupidi italiani?!- chiese Roventini. 313

-No!- rispose laconico il generale Ortossi. – Abbiamo per adesso un abbondanza di blindati, ed armi leggere, con la legge Affitti & Prestiti, che arrivano dagli USA. Ci sono più armi che arruolati, negli arruolamenti facciamo ben attenzione a non mettere nelle nostre fila esponenti cattocomunisti, che potrebbero rivoltarsi.-Io ho pensato di dichiarare nel Senato Federale della Repubblica Italiana, il diritto di autodeterminazione delle Regioni del Nord, e dichiarare la secessione da questa Repubblica Italiana, popolata da traditori cattocomunisti!. Al nord la Repubblica Federale Italiana, al centro sud la Repubblica Democratica Italiana. Il ministro della difesa Valleri, la ministra degli Interni Susari, hanno già lavorato con lo Stato Maggiore a questo progetto. Lo Stato Maggiore, ha detto che il piano è militarmente fattibile. Da tempo, i militari stanno spostando mezzi e famiglie nelle regioni del nord.Il generale Ortossi storse la bocca e disse –Sì!, lo sapevo. Il mio ufficio strategico me ne ha parlato, è il piano segreto Tiberio. Non è una cosa che mi piaccia, ma è l’unica alternativa che possiamo militarmente realizzare, senza che in tutto il paese, esploda una furiosa guerra civile mentre noi si combatte al sud contro i cartaginesi, in sanguinosi conflitti urbani. Saranno espulsi, tutti gli esponenti politici cattocomunisti, togliendo loro la cittadinanza dalla Repubblica Federale Italiana. Noi militari,


prima della dichiarazione di Secessione, avremo trasferito al nord, tutte le persone e mezzi, che sono fedeli ai nostri valori. E’ un processo complicato, ma è la cosa più simile a quella di poter stabilire una chiara linea di fronte: tra noi nella Repubblica Federale Italiana, una linea del fronte di guerra, e li italiani traditori e collaborazionisti nella Repubblica Democratica Italiana.Roventini annuì, e disse – Allora, ho il vostro appoggio?!-Sì! signore!, ma se posticipasse il suo discorso di 48 ore, sarebbe meglio, così il Ministro degli Interni farebbe muovere di notte, anche tutti gli agenti di Polizia, che sono fedeli ai nostri valori!-Va bene!- disse annuendo Roventini, che aggiunse –Vado a posticipare di 48 ore, il mio discorso in Senato!-

314


315


APPENDICE I°: Introduzione di XXI°secolo In questo libro, il lettore è stato trasportato nel futuro, in uno dei tanti contesti possibili del 2050: una distopia d’azione di fantascienza climatica, in un Mediterraneo ed un’Italia, travolti dalla Sovrappopolazione e Danni da Cambiamento Climatico nel 2050. Quanto è plausibile questo scenario di Climate Fiction?! 316

Il XXI° secolo, probabilmente non sarà foriero di pace e prosperità per l'umanità: questo infausto e molto probabile destino, é possibile intuirlo già oggi, pur essendo ai primi decenni del secolo. E’ infatti sufficiente, rintracciare ed incrociare una serie d'informazioni (paper di ricerca climatologica e conferenze scientifiche in Youtube sul clima e sulla sicurezza nazionale) per inferire quali seri rischi, oscurino l'orizzonte del XXI secolo. • sovrapopolazione del pianeta Terra • climate change, causato dalla produzione massiva d'energia con carburanti fossili (dal I,II,III mondo) • scioglimento degli idrati di metano in Siberia, meccanismo incontrollabile a positive feedback • gas ad effetto serra già rilasciati, per i quali occorrono tempi lunghi per essere riassorbiti naturalmente. • Il fatto che nel mondo, vi siano continenti in diverso stadio di sviluppo socioeconomico non é un problema, ma un'opportunità. → Esistono evidenze euristiche nell'antica storia dell'uomo, come ad esempio quello che accadde sull'Isola di Pasqua. La storia dell'isola di Pasqua, é un'ottima metafora del pianeta Terra all'inizio


del XXI secolo. Detonò sulla piccola isola una bomba demografica, vi fu una deforestazione e crisi per risorse scarse, esplosero guerre, morte e distruzione. La storia dell'isola di Pasqua, é stata ragionevolmente ricostruita dagli archeologi, ed é tristemente coerente con le tesi distopiche, esposte nel rapporto The limits to growth- Rome's club. https://it.wikipedia.org/wiki/Isola_di_Pasqua#Prime_colonizzazioni

→ Nel 1972 fu pubblicato il rapporto -The limits to growthun'analisi creata su una simulazione al computer World3, il modello predice l'avvento di uno scenario distopico, entro cento anni dalla data di divulgazione (1972) quindi, entro circa il 2072. Se il tasso di crescita della popolazione, dell'industrializzazione, dell'inquinamento, della produzione di cibo e dello sfruttamento delle risorse continuerà inalterato, i limiti dello sviluppo sul pianeta Terra saranno raggiunti, in un momento imprecisato entro i prossimi cento anni (2072=100+1972). il risultato più probabile, sarà un declino improvviso ed incontrollabile della popolazione e della capacità industriale. Teoricamente, sarebbe possibile modificare i tassi di sviluppo per ottenere una condizione di stabilità ecologica, economica che sia sostenibile anche nel lontano futuro. Lo stato di equilibrio globale, dovrebbe essere progettato in modo che le necessità di ciascuna persona sulla terra siano soddisfatte, con uguali opportunità di realizzare il proprio potenziale umano. http://collections.dart mouth.edu/published-derivatives/meadows/pdf/meadows_ltg-001.pdf https://en.wikipedia.org/w iki/The_Limits_to_Growth https://it.wikipedia.org/wiki/Rapporto_sui_limit i_dello_sv iluppo

→ Che non esista una crescita infinita, nonostante il mercato pushi bisogni indotti o sempre più rarefatti, é un dato ben conosciuto da tutti gli economisti. E' noto da tempo, che le risorse siano scarse e suscettibili d'impieghi alternativi e concorrenti. Così come é noto, che la tecnologia e l'innovazione distruggono più posti di lavoro di quanti queste ne creino. L'apertura di nuovi mercati o la soddisfazione di nuovi bisogni, sono opportunità di sviluppo per l'economia di mercato. I mercati,

317


gradualmente vanno in saturazione con una dinamica di una curva logistica, avendo poi tassi di sviluppo nulli al seguito del rinnovo del venduto, sempre che il consumo sia consolidato e non rimosso nel tempo. Sorge una domanda: ma i mercati ossia i bisogni sono infiniti?! No!, i servizi e/o prodotti modificati, migliorati, nuovi, sono ottimizzati e/o innovano con rivoluzioni anche kuniane, ma alla fine della fiera sono sempre i brevetti la base di ogni attività d'impresa per sostenere un prodotto od un servizio!. Brevetti che sono frutto di ricerca e sviluppo applicata da aziende che devono superare la Dimensione Ottima Minima (grandi aziende) per usare la tecnologia come fattore di competitività e non come un fattore di produzione. Soprattutto, i brevetti possono derivare dall'applicazione di nuove leggi fisiche (ad esempio Meccanica Quantistica = elettronica di consumo & informatica) provenienti dalla ricerca pura. Tuttavia, é noto a chiunque sia sano di mente: i brevetti hanno vincoli fisici, ambientali, demografici, legali, economici, politici, sociali, militari, talvolta persino etici, che non possono essere evitati. → Soylent Green é un film del 1973 prodotto appena un anno dopo l'uscita del rapporto "the limit to growth". E' evidente che nel 1970s Hollywood era alla ricerca di plot catastrofici, ad impatto roboante sul pubblico, assolvendo ad una funzione sociale (Definizione SciFi di Hugo Gernsback) nel destare le coscienze su futuri scenari. Soylent Green, penso che sia l'unico film dove si faccia indirettamente cenno al climate change, calo delle rese agricole, scarsità di risorse (energetiche, acqua, prodotti alimentari) e sovrappopolazione. Sfortunatamente la sceneggiatura é un po' incoerente: nella trama non c'é alcun riferimento a cosa contemporaneamente starebbe succedendo in Africa, in Asia, a causa di questi bisogni primari insoddisfatti!.

318


Inoltre, la società e le persone appaiono troppo pacifiche e sottomesse, senza rivolte o flashpoint o disordini pubblici. https://en.wikipedia.org/w iki/Soy lent_Green

Nonostante le evidenti carenze logiche della sceneggiatura del plot, Soylent Green é a mio avviso forse l'unico film di Hollywood che provi a combinare il trinomio [climate change + scarsità di risorse + sovrapopolazione] senza introdurre uno scenario post-nucleare (da scontro Patto di Varsavia vs NATO) come invece fanno le saghe Mad Max oppure Fuga da NYC/Los Angeles. Dal 1970s sino al 1990s il tema del cambiamento climatico fu ignorato, i temi della guerra fredda e la caduta della cortina di ferro, poi dominarono la ribalta internazionale e cinematografica. → Nel 1990 fu fondato IPCC-Intergovernmental Panel on Climate Change, organizzazione formata da molti stati nazionali per studiare il clima, effettuare previsioni e stimare impatti del cambiamento climatico. Per adesso, l'organizzazione ha prodotto molti report, tutti disattesi dalla politica e dagli stati nazionali. Gli accordi internazionali sono volontari, spesso hanno la finanziarizzazione delle quote di gas ad effetto serra, de facto Kyoto é stato inefficace rispetto alla crescita dei gas ad effetto serra. Molte sono le critiche fatte da fisici e climatologi, ai rapporti dell'IPCC: tra le più gravi, ci sono quelle di una sottovalutazione dei dati. I grafici delle rilevazioni, spesso mostrano crescite con trend esponenziali, che però gli scienziati dell'IPCC (sotto controllo politico) hanno interpolato con funzioni lineari e non esponenziali!. Nei modelli IPCC al momento, sono assai modeste le stime sugli impatti degli idrati di metano, che si stanno sciogliendo in Siberia a causa del climate warming https://en.wikipedia.org/w iki/Intergovernmental_Panel_on_Climate_Change http://www.ipcc.ch/publications_and_data/publications_and_data_reports.shtml

→ Nel 2004 é stato sfornato un film distopicocatastrofico sul tema del climate change, un classico delle produzioni hollywoodiane con tanti effetti speciali in digitale: L'alba del giorno dopo. Il film é incentrato sia sul blocco

319


della corrente del golfo, quanto su mega-supercelle meteoreologiche stazionarie di bassa temperatura, che determinano una nuova era glaciale. E' ovviamente un plot fuori contesto storico, dato che la tendenza mondiale é quella di un riscaldamento, non di un raffreddamento!. Tuttavia qualcosa nel film é attuale, anche se é molto esagerato. E' certamente vero, che nella storia del pianeta terra, sia già accaduto uno stop della Corrente del Golfo (AMOC) a causa probabilmente di un terremoto in nord America, che permise all'acqua dolce dei grandi laghi americani, d'irrompere nell'oceano atlantico, deviando la AMOC https://it.wikipedia.org/wiki/The_Day_After_Tomorrow_-_L%27alba_del_giorno_dopo

E' credibile ipotizzare un altro blocco della Corrente del Golfo?! Sì, quando accadrà nuovamente il blocco della AMOC sarà causato probabilmente sia dagli impatti del polo nord ice free + dall'acqua dolce proveniente dal melting della Groenlandia. Già oggi, ingenti flussi d'acqua dolce e sostanziali variazioni al rialzo di temperatura del mare del polo nord & minore salinità, stanno già impattando nel nord Atlantico, dove giace il potente motore termoalino della corrente del golfo (la cui salinità al momento é costante) ma la sua portata d'abissamento nella AMOC si é ridotta di un -30%. Il blocco della Corrente del Golfo causerà pesanti ricadute nell'Europa del nord, dove é attesa una canadizzazione del clima in autunno ed inverno, all'interno di un contesto mondiale di un clima in surriscaldamento. http://mashable.com/2015/03/24/gulf-stream-slowdown-study-tipping-point/ http://nsidc.org/arcticseaicenews/charctic-interactive-sea-ice-graph/ http://science.nasa.gov/science-news/science-at-nasa/2004/05mar_arctic/ http://www.reportingclimatescience.com/news-stories/article/melting-arctic-sea-iceaccelerates-methane-emissions.ht ml

Altro elemento del film -the day after tomorrow- sono delle supercelle fredde stazionarie! Detto in due parole, le supercelle sono una boiata hollywoodiana, il mondo é in surriscaldamento, ipotizzare una tendenza al raffreddamento é da malati di mente!. Tuttavia, quello che é indubbiamente vero, é che il climate change sta cambiando i JET STREAM: poiché si riducono i gradienti termici in alta quota, i jet stream perdono potenza. Sia i cicloni quanto gli

320


anticicloni, tendono a rimanere incollati per lungo tempo in una zona geografica, cambiandone il clima ed impattando sulle rese agricole Mega uragani e super blisters in un prossimo futuro?! Sì, parte dell'energia dell'uragano Katrina é stata imputata proprio al climate change. Eventi estremi, come tornado ed uragani, probabilmente colpiranno con maggiore intensità essendoci più energia nell'atmosfera. Inoltre, questi eventi impattano anche in zone dove non erano soliti formarsi, a causa della maggiore energia nell'atmosfera e per il cambiamento dei Jet Streams, che determinano aree cicloniche & anticicloniche stagnanti, che collidono violentemente anche nel Mediterraneo, in quanto già oggi ne stiamo osservando i primi segni → Nel 2007 sempre sull'onda dei rapporti IPCC, é stato prodotto un docufilm per la Tv "Il clima che verrà". L'opera ha un tono apparentemente ansiogeno, disegna una distopia dal buon profumo, che però é inconsistente sotto i denti del telespettatore, vediamo il perché!. S'ignora il fatto che in Asia da tempo ci sia una rincorsa agli armamenti. S'ignora che esistano vistosi problemi di sovrappopolazione, si finge di non sapere che non esista una proliferazione nucleare tattica in Asia. Se l'Asia é un grande continente, non si può supporre che l'Asia non abbia a soffrire cambiamenti climatici, che inducano shock idrici e/o alimentari, allagamenti & migrazioni per danni da climate change!. Nel docufilm, non c'é nessun riferimento alle implicazioni per climate change sulla Corrente del Golfo e/o alla conseguente canadizzazione del clima nord europeo. Mentre il Polo Nord e Groenlandia si squagliano come granite, la Corrente del Golfo rallenta!. “Les temps changent” é una distopia inconsistente, sottostima in modo ampiamente lacunoso ogni tipo di dinamica ed interazione umana negativa. Il docufilm, appare molto rassicurante per il telespettatore, dato che non immagina nessuna probabile guerra nel Mediterraneo oppure in Asia. E' poi paradossale, che per il docufilm NON ESISTA LA BOMBA DEMOGRAFICA AFRICANA,

321


dando per scontato nel docufilm, che i popoli africani potranno migrare pacificamente in Europa, risolvendo ogni loro problema!. Come sia stato possibile generare un documentario sul climate change, ignorando le possibili guerre, quando la storia narra che la guerra é una costante della storia umana, é sinceramente una vistosa pesante deficienza del docufilm!. La Storia, severa maestra di vita, insegna che le migrazioni purtroppo, sono sempre state sinonimo di guerra: ►L'impero Romano dal 166dc cercò di gestire il problema della migrazione di barbari, prima con guerre locali sulle frontiere, poi pagando i barbari per non farli emigrare, quindi Roma fu costretta a scontrarsi, perdendo la guerra nel 476dc il risultato fu la caduta dell'Impero Romano di Occidente, distrutto dalle migrazioni dei barbari. https://it.wikipedia.org/wiki/Invasioni_barbariche ► I cinesi nel 1211dc erano molto più numerosi dei mongoli, tuttavia finirono sottomessi e governati dai mongoli, a causa di una migrazione di un piccolo popolo nomade che era migrato all'interno dell'Asia. https://it.wikipedia.org/wiki/Gengis_Khan#Invasione_della_Cina ► In Sud Africa arrivarono gli europei nel 1486dc immediatamente i sud africani finirono schiavizzati oppure emarginati (dopo varie guerre europee sul suolo africano, che non giovarono alle popolazioni locali per recuperare l'indipendenza) i sud-africani finirono segregati in casa propria, sino al 1994 https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_Sudaf rica#La_colonizzazione_olandese_e_l.27occupazi one_britannica

► I pellirossa di fronte ai primi pellegrini del 1620dc furono tolleranti e li aiutarono, poi già dal 1776dc (dichiarazione d'indipendenza USA) in poco tempo i pellirossa non furono più in grado di contrastare o gestire l'immigrazione europea, talché i pellirossa finirono tutti morti ammazzati (1894dc) oppure emarginati nella loro terra. https://it.wikipedia.org/wiki/Colonizzazione_europea_delle_Americhe#Colonizzazione_dell.27A merica_settentrionale https://it.wikipedia.org/wiki/Padri_Pellegrini https://it.wikipedia.org/wiki/Guerre_indiane

322


► Gli aborigeni australiani nel 1788dc, non furono in grado di gestire l'immigrazione europea, talché gli aborigeni finirono tutti morti ammazzati oppure emarginati nella loro terra. https://it.wikipedia.org/wiki/Australiani_aborigeni#Prima_della_colonizzazione

► I palestinesi nel 1947dc (e poi gli stati vicini), non furono in grado d'arginare la migrazione ebraica in Palestina. Oggi i palestinesi sono divisi in due stati e nei giorni dispari lanciano missili artigianali su Israele, mentre nei giorni pari si beccano le speculazioni edilizie e le bombe al fosforo degli israeliani. https://it.wikipedia.org/wiki/Israele#Storia_dello_Stato_di_Israele

Se la storia c'insegn,a che le migrazioni sono sinonimo di guerra, perché nel XXI°secolo le migrazioni dall'Africa e/o in Asia, dovrebbero portare pace e prosperità al genere umano, se é sempre stato l'esatto contrario?! → Nel 2012 il Pentagono nel suo libro bianco sulla Sicurezza Nazionale ha evidenziato il Climate Change come fattore strategico che moltiplicherà le minacce in futuro. ► Admiral David Titley short interview https://youtu.be/NN8M8Onnngk

L'ammiraglio D.Titley direttore della task force sul cambiamento climatico è un oceanografo dell'Us Navy e spiega che il climate change è reale. E' un evento reale e misurabile: innalzamento degli oceani, incremento della temperatura, dallo scioglimento dei ghiacciai sia sulle montagne, dal melting del Polo Nord e Polo Sud e dallo scioglimento della Groenlandia. Tempeste ed Uragani molto più violenti, bombe d'acqua, che cambiano anche la distribuzione delle piogge in un area geografica. Tutti fatti misurabili che indicano un chiaro trend: ii surriscaldamento del pianeta Terra, causato dall'emissione di gas da attività antropiche per il consumo di carburanti fossili. Per la marina militare americana, è ovviamente molto più rilevante l'aspetto della salita del livello del mare: molti porti ed infrastrutture, finiranno sott'acqua e non più utilizzabili se non si faranno investimenti. Nel mondo ci saranno Nazioni che saranno destabilizzate, migrazioni e guerre, epidemie, carenza di

323


acqua potabile e risorse ecc... il climate change è per il Pentagono un moltiplicatore di minacce! Il problema del climate change non é un problema animalista, non é un problema climatico o meteorologico, non é un problema di coscienza civica/ambientale!. Alla natura non interessa se la taiga diventerà steppa, se la tundra diventerà taiga, se il livello dei mari saliranno con l'acqua salata che 324 s'infiltrerà nelle falde acquifere e se nel permafrost si scioglieranno incontrollabili volumi di gas ad effetto serra, con gli oceani che saliranno d'acidificazione!. Per essere efficace (contro le emissioni incontrollabili che sono alimentate da positive feedback in Siberia) l'umanità dovrebbe ridurre in senso assoluto le proprie emissioni, puntando su una politica di riconversione industriale (da parte di tutti I,II,III mondo) al ciclo del solare termodinamico + economia dell'idrogeno. Invece, il mondo sta facendo crescere le emissioni con l'accordo di Parigi, continuando ad usare energie fossili. Poiché il pianeta é popolato da esseri umani, questi sono soliti interagire tra loro per ragioni economiche, politiche, ambientali, militari, ideologiche, religiose... in ultima analisi quindi gli effetti del climate change saranno una seria questione: economica, politica e militare!. Impatti diretti a causa del climate change con eventi climatici estremi, sulle città ed infrastrutture e quindi sulla necessità di riallocare risorse finanziarie (che sono scarse e suscettibili d'impieghi alternativi e concorrenti), su nuove e vistose esigenze a discapito di priorità di ordine inferiore. Impatti diretti a causa del climate change con variazioni climatiche (salita del mare, cambio di clima, scomparsa dei ghiacciai, rilascio in siberia d'idrati di metano a positive feedback) con incisioni negative sulla produzione agricola, calo della fertilità delle terre, assottigliamenti delle riserve d'acqua dolce e


crescenti necessità d'energia (e dell'accesso alle sue fonti) per mitigare questi problemi causati dal clima. Impatti diretti a causa del climate change sull'accesso dai mercati alle risorse vitali (energetiche, alimentari, idriche) scarse, da parte di una umanità in sovrappopolazione sulla Terra. E' ovvio che i bisogni primari insoddisfatti, probabilmente faranno detonare collisioni violente di popoli sulla Terra, per imporre una diversa redistribuzione delle vitali risorse scarse. 1-non esistono al momento tecnologie da garantire un sequestro, concentrazione, non solubilizzazione e stoccaggio dei gas serra. 2-A livello planetario non é credibile che possano esistere dei saldi negativi d’emissione di gas serra, dato che storicamente il trend è sempre stato in crescita ed il livello attuale di CO2 in termini di PPM è molto al di sopra di quanto atteso da RCP2.6 ed RCP4.5 il vero trend in cui l’umanità è incanalata è il “business as usual” da +2°C entro il 2050, +4°C entro il 2100 ► Survivable IPCC projections RCP2.6 and RCP4.5 are science fiction: reality is far worse! https://mio-radar.blogspot.com/2018/03/survivable-ipcc-projections-rcp26-and.html

Il Polo Nord, privo di ghiaccio in Estate/Autunno, é atteso da qualche parte in questo decennio 2020s: passato questo tipping point climatico, se ne apriranno altri, che disegneranno rapidamente una catastrofe climatica (blocco dell’AMOC, desertificazione accelerata dell’Amazzonia, spostamento dei monsoni ecc…) ► Arctic impacts on Weather and Food: How do we mitigate the effects? https://mio-radar.blogspot.com/2020/03/arctic-impacts-on-weather-and-food-how.html

► Tipping Points in Climate & Biosphere Function part I° https://mio-radar.blogspot.com/2017/12/early-warning-of-climate-tipping-points.ht ml

► Tipping Points in Climate & Biosphere Function part II° https://mio-radar.blogspot.com/2020/05/tipping-points-in-climate-biosphere.ht ml

325


La bomba degli “idrati di metano” in Siberia nel mar Polare Artico e nel Permafrost, sono una WILD CARD pericolosissima per l’umanità, non c’é modo di poterla controllare!. Questa é la ragione per cui all’umanità converrà sempre continuare a bruciar metano, per trarre energia e convertirlo in CO2, in quanto il Metano é un potente gas serra e nessuno in natura lo fotosintetizza. https://mio-radar.blogspot.com/2017/10/doorway-to-hell-expert-talks-arctic.html

► Science for Alaska Lecture Series, prof. Vladimir Romanovsky https://mio-radar.blogspot.com/2020/03/science-for-alaska-lecture-series-prof.html

Transizione Ecologica NECESSARIA: non é più possibile, per l’umanità cambiare il vettore energetico dei carburanti fossili con l’idrogeno, perché il contesto geopolitico del Sahara é già mutato!, nei decenni a venire in Africa ci sarà un inferno!. Transizione Ecologica che RITARDERA' la DETONAZIONE di guerre nel Mediterraneo: contingentamento energetico pro-capite, risparmio energetico, politica di controllo demografico in Africa, piantar alberi ovunque sia possibile sulla Terra, nebulizzare acqua di mare al Polo Nord per creare un albedo artificiale in Estate/Autunno • E CONTEMPORANEAMENTE investire in armamenti (perché prima o poi, scoppieranno guerre, sarà un inferno, quindi sarà bene essere preparati militarmente, a meno che non si voglia perseguire la gioia del martirio e la sostituzione etnica, che però puzza di sacrificio umano e suicidio di massa)

• • • • •

Nel 2020 sulla Terra ci sono 7.7MLD di persone, 208 Stati Nazionali, raggruppabili in "I°,II°,III°mondo". Una piccola parte dei paesi del I°mondo ha un solido Hard Power militare. Alcuni paesi del II°mondo, stanno costruendo un solido hard power militare. Le risposta alle crisi del XXI°secolo saranno diverse, perché i contesti nei continenti saranno diversi. I rapporti internazionali (che oggi sono assimilabili a giochi a somma positiva) nei prossimi

326


decenni, muteranno in giochi a somma zero a causa della scarsità, sovrappopolazione, danni da climate change. In prospettiva, la penisola italiana muterà in un sasso secco come l'Egitto, scomparsa dei ghiacciai, shock idrici, risalita del livello del mare, Medicane e trombe d’aria & marine. Oltre alle tradizionali frane, incendi, terremoti, eruzione vulcaniche. Una penisola flagellata dal Climate Change, in cui il settore primario sparirà, il settore secondario e terziario collasseranno: é cosa banale predire che il Pil italiano nei decenni a venire, sarà calante. ► Robust assessment of the expansion and retreat of Mediterranean climate in the 21st century https://mio-radar.blogspot.com/2017/11/robust-assessment-of-expansion-and.ht ml

► Effect of a positive Sea Surface Temperature anomaly on a Mediterranean Tornadic Supercell http://mio-radar.blogspot.com/2018/08/effect-of-positive-sea-surface.html

► ENEA: Flooding scenario for four Italian coastal plains using three relative sea level rise models http://mio-radar.blogspot.com/2019/04/enea-flooding-scenario-for-four-italian.ht ml

► Politici stupidi e ladri producono decisioni stupide: grandi responsabilità, grandi errori, grandi fiamme! http://mio-radar.blogspot.com/2018/01/politici-stupidi-e-ladri-producono.ht ml

► Arctic impacts on Weather and Food: How do we mitigate the effects? https://mio-radar.blogspot.com/2020/03/arctic-impacts-on-weather-and-food-how.html

In Africa c’è sovrappopolazione, non é mai stata autonoma per cibo dal XX°secolo, i due grossi deserti impediscono una redistribuzione del territorio in altro modo. Ci sarà in Africa, la compressione della foresta equatoriale, ed il raddoppio della popolazione, oggi da 1.3 MLD, nel 2050 a 2.4 MLD. Cresceranno rapidamente i trend con Migrazioni apocalittiche sino 1.2 MLD di persone, che si concentreranno nel NordEst Africa. Non può più esistere nel futuro del Mediterraneo, uno spaziotempo senza delle guerre, che potremo anche chiamare “il ritorno delle

327


Guerre Puniche”. Il Nord Africa é già in trasformazione, ONU&UE non mitigano la sovrappopolazione in Africa, le cause di detonazione sono tutte fuori dal controllo della UE.

328


APPENDICE II°: Epilogo del contesto di_Alba di Odissea Intorno al 2050 gli africani saranno 2.4MLD Se 1 africano su 2 africani migrerà per climage change, allora ci saranno 1.2MLD di africani in movimento, e 1.2MLD di africani resteranno stanziali.

329

La politica dell'accoglienza degli immigrati in Europa, non é una politica sostenibile di lungo periodo dato che: a) non smina la bomba demografica africana (restano in ogni caso, demograficamente attesi 2.4MLD di africani intorno al 2050) b) ignora il fatto che nel futuro, l'automazione & innovazione distruggeranno più posti di lavoro di quanti nuovi lavori si creeranno in Europa: é infatti una prerogativa dell'Economia di Mercato riuscire a fare sempre di più con meno. c) La politica dell'accoglienza degli immigrati clandestini, non appare una politica possibile per il 2050 dall'Europa, dato che non é credibile che l'Europa possa assorbire oltre 120MLN di persone (che sarebbero appena il 5% di 2.4MLD di africani migranti climatici) senza subire danni a persone e cose in Europa. Non é detto che tutti gli 1.2MLD d’africani in movimento, si dirigeranno verso le coste bagnate dal Mediterraneo nel NordEst Africa, tuttavia é indubbio che la grande maggioranza punterà quella zona, per delle banali ragioni economiche e demografiche: 1. la Tunisia: perché lo stato ha una curva demografica bassa, con correnti marine di superficie favorevoli verso Sicilia,


Sardegna, persino Tirreno centrale, nonché territorio d’interesse dove passa il green stream. 2. la Libia: perché lo stato ha curva demografica bassa, è un paese ricco con montagne di denari in c/c esteri, giacimenti di petrolio, gas, praticamente senza confini difendibili dato che ci sono moltissime oasi, con stabili rotte da sud a nord. 3. l'Egitto: perché il paese ha il fiume Nilo, nonché il grande bacino artificiale d’acqua dolce Nasser, il canale di Suez che é sia scalo portuale per migrare a nord, sia snodo strategicomilitare e rapida porta per il golfo Persico e l’Oceano Indiano. Stimando al 2050 circa 140MLN di nordafricani resistenti (egiziani, tunisini, libici) tali popolazioni del nordest africa se la dovranno vedere con 1.2MLD di sub-sahariani in movimento. E' vero che l'Egitto ha oggi pesante militarmente (ha una grande eterogeneità d’equipaggiamenti di terra, e d’aria, che però non aiutano nel tempo a mantenerli in efficienza, a causa dei diversi costi di manutenzione e bassa standardizzazione). Tuttavia, si suppone che anche domani l’Egitto sarà pesante militarmente, ma 1.2MLD di combattenti, sono: 140MLN : 1.2MLD = 7difensori : 60attaccanti ►L’Egitto disporrà di atomiche tattiche in futuro?! Non credo proprio, il rischio che la NATO perda il controllo di tali armi (come quelle che sono state dispiegate durante la guerra fredda in Pakistan), é troppo elevato. Non é credibile che la NATO accetti una proliferazione atomica in Egitto sviluppate per vie esogene od endogene. La Libia del colonnello Gheddafi avrebbe voluto la bomba, ma ebbe ad ottenere solo armi chimiche!. ►L’Egitto entrerà nell’Unione Europea e/o nella NATO?! E’ possibile ma é alquanto improbabile. L’Egitto non é una democrazia, soprattutto non esiste alcuna strategia europea per disattivare la bomba demografica Africana ed i problemi di climate change nel Mediterraneo. Non esiste in UE, nemmeno un interesse ad allargare la UE ai paesi del Mediterraneo del Sud. E non vi potrà mai essere nulla di simile, sino a quando gli stati europei non devolveranno le competenze della difesa e della politica estera agli

330


Stati Uniti d’Europa, creando USE Navy, USE AirForce, USE Army, con un segretario di stato europeo che non abbia diplomatici europei di politica estera, tra le palle!. ►Aiuteranno gli Europei i popoli del nordest Africa a difendersi da un'invasione di terra di dimensioni bibliche, composta da subsahariani (armati o semplice bomba umanitaria?) Non credo proprio!, il nuovo punto d’equilibrio sulle coste bagnate dal mar Mediterraneo nel NordEst africa, in ogni caso sarà avverso alla NATO, perché non ci sono risorse nell'area per sostenere 1.2MLD di persone oppure 900MLN di persone!. E tutto questo, senza articolare ipotesi sulle potenziali strumentalizzazioni gengiskane (cinesi), su tale tipo di processo endemico in Africa, che potrebbe essere un’interessante opportunità per progettare una diversione strategica di WWIII, ingaggiando gli Europei da Sud, qualora questi fossero dei Defenders della repubblica Zarina sotto attacco in Siberia (a causa, dell’interesse Europeo per il gas Russo). Quindi, stimando 300MLN di morti per i sub-sahariani per conquistare l'area di Chartago, il numero di africani deceduti solo per l'emersione di Chartago, si aggirerebbe sui 340-440MLN ossia: 200-300MLN KIA/MIA subsahariani + 140MLN KIA/MIA di resistenti nordest africani Ovviamente non sarebbero finite le Guerre Puniche II, ma queste sarebbero solo l'inizio!. Infatti sul Nord-Est resterebbero accatastati 900MLN di persone ossia i sopravvissuti (1.2MLD-300MLN). Queste popolazioni necessiterebbero di migrare, non essendoci risorse vitali sufficienti per tale massa di persone, nell'aerea di Tunisia + Libia +Egitto. Prendiamo gli elementi del "pattern storico" delle Guerre Puniche d'epoca romana ed invertiamo le caratteristiche del pattern storico, chiediamoci se l'inversione dei fattori, sarebbe compatibile con lo scenario costruito sino ad ora.

331


• Carthago grande potenza militare navale = Chartago, non una potenza militare moderna e senza capacità aereonavali spiccate • Carthago, dislocata sull'africa mediterranea del nordovest = Chartago, non dislocata in africa del nordovest ma dislocata sull'africa mediterranea del nordest • Carthago, dotata di un esercito convenzionale = Chartago, senza un esercito convenzionale • Carthago, comandata da generali astuti (Annibale, Asdrubale) con l’obiettivo di distruggere l’esercito romano = Chartago, senza un condottiero, ma con forze organizzate in milizie con l’obiettivo d’invadere euRoma • Roma, una potenza militare nascente che non sapeva niente di guerre navali = euRoma, una potenza militare matura e ben consolidata con una buona flotta navale • Roma, dislocata nella penisola italiana = euRoma come concetto astratto assimilabile alla UE oppure a fantomatici United States of Europe • Roma con una risposta unitaria alla minaccia di Carthago = euRoma con una possibile risposta non unitaria alla minaccia di Chartago • Roma, dotata di un esercito convenzionale = euRoma, con un esercito convenzionale ben equipaggiato, impegnato anche su altri fronti bellici ossia con un esercito in parte assente. • Roma, comandata da generali non troppo astuti ad eccezione di Scipione = euRoma, coordinata da astuti comandanti dell'head quarters NATO • Roma, vinse il conflitto delle guerre puniche salando simbolicamente le fondamenta della città nemica = vincita di euRoma, il sale del passato trasformato nel vetro di esplosioni atomiche! Nella modularizzazione delle dinamiche e dei processi, é necessario conteggiare le differenze tecnologiche che separano i due eventi storici (guerre puniche I d’epoca romana) e guerre puniche II

332


(distopie futuribili). E' ovvio che la sequenza cronologica delle 3 antiche guerre puniche, dovrebbero trasformarsi in fasi, all’interno di un processo di scontro tra queste due ipotetiche realtà, per disegnare una logica escalation dei contendenti!. Le tre guerre si trasformerebbero in fasi all’interno delle distopiche guerre puniche II (d’epoca moderna) Guerra Punica I: guerra di mare, trasformata dai romani in battaglie pseudo terrestri = fase I° guerra asimmetrica di mare, trasformata dai chartaginesi in scontri simili a quelli di terra Guerra Punica II: invasione di terra di truppe carthaginesi, con escalation non convenzionale tramite l’uso dell’arma segreta degli elefanti = fase II° invasione chartaginese del suolo euRomano con scontri urbani e guerra asimmetrica poi esplosione di un’epidemia per un virus degli elefanti Guerra Punica III: distruzione di Carthago da parte romana, aspersione rituale di sale sulle fondamenta nemiche = fase III° distruzione di Chartago da parte di euRoma con armi nucleari tattiche, risposta proporzionale all’offesa (battereologica/chimica) subita. Il concetto storico di Chartago occorre per valutare un rischio potenziale geostrategico di un’entità politico-territoriale che potrebbe essere palesabile in un futuro prossimo e che attualmente é definita in universi astratti di tipo distopico!. Per cui ogni riferimento a fatti o persone o stati é da intendersi solo in termini accademici, teorici e potenziali, attinenti ad un generico rischio geostrategico inteso come il cambio delle condizioni dello stato del mondo che condurrebbero a potenziali e distopici universi. Quale sarà il contesto dell’Italia e della Grecia e del Nord Africa, nel 2050 alla detonazione di Guerre Puniche II?!

E’ sicuramente meglio “fare la guerra in casa degli altri, piuttosto che fare la guerra in casa propria”. E’ il noto principio geopolitico,

333


dei paesi cuscinetto. In una potenziale guerra tra Europa contro Africa, è decisamente meglio per i paesi nord Europei (legati da una blanda Confederazione ai paesi del sud Europa) fare la guerra fuori dai propri confini nazionali (nei paesi del sud Europa) piuttosto che trovarsi a contenere un’invasione sul proprio suolo nazionale. In Grecia, la DX & SX hanno (già) dimostrato (oggi) di respingere gli immigrati clandestini, per difendere il reddito procapite greco, che altrimenti collasserebbe aggiungendo una popolazione crescente. Invece il PCI e la sua intelligentia, non ha mai saputo partorire niente di diverso dall’ideologia Marxista, applicando i deliri di Lenin, il quale nel 1915 sentenziò che “gli Stati Uniti d’Europa sarebbero stati impossibili da farsi, oppure se mai ci fossero stati, sarebbero stati un regime capitalista e reazionario e quindi, i comunisti avrebbero dovuto osteggiarne la nascita”.

► Sulla parola d'ordine degli Stati Uniti d'Europa Lenin (1915) https://www.marxists.org/italiano/lenin/1915/8/23-statiunitideuropa.ht m

Questa posizione leninista, spiega ottimamente la realtà dei fatti del XX° e dei primi decenni del XXI° secolo. • Prodi (presidente della commissione europea 17/9/199922/11/2004) tanto quanto il presidente del consiglio europeo Renzi (semestre europeo italiano 2016) non ebbero mai, ad invocare gli Stati Uniti d’Europa, tanto meno provarono ad iniziare un dibattito europeo!. • Berlusconi, non volle uno Stato Federale Europeo, ne mai ne fece menzione (forse perché temeva il rischio che prima o poi, sarebbero stati creati i REATI FEDERALI, essendo notoriamente sceso in politica per interessi personali). In Italia dal 2013 sia la SX e DX per non discutere il complesso tema italico, del rientro del debito pubblico italiano (che era già insostenibile), la SX ha clonato il dramma dell'isola (dipartimento francese) di Mayotte (nelle Comore) in Italia, deportando +735 mila immigrati clandestini, di cui il governo Conte2 con +35mila immigrati clandestini, in piena pandemia Covid!.

334


I CATTOCOMUNISTI ITALIANI vogliono catalizzare i flussi migratori subsahariani sulla Libia, e quindi sull'Italia con IUS SOLI, per fare la rivoluzione in Italia ed in Europa, con 1.2 MILIARDI di comunisti sub-sahariani. Nessuno dei partiti politici italiani, ha intenzione di ripagare (almeno in parte) il Debito Pubblico Italiano. Se l’Italia arriverà in un contesto di crisi climatica strafatta di Debito Pubblico, non potrà fare altro Debito Pubblico per finanziare Investimenti con cui provare ad arginare i danni da climate change. Con un Pil & produttività che saranno calanti, l’Italia non solo non potrà indebitarsi e mitigare la decrescita, ma neanche restituire i propri debiti pregressi. La DX italiana s’oppone al progetto CATTOCOMUNISTA (ma la Destra, non ha mai abolito la Legge prodiana del 1999 sulla Protezione umanitaria, quanto la follia dello "status giuridico di profugo climatico") ha come obbiettivo, l’illusione dell’uscita dall’€uro. E' più probabile, che le Regioni assurgano a Stati Nazionali in un futuro prossimo, piuttosto che lo Stato Italiano trovi la forza politica per sopprimere Regioni, Grandi Aree Metropolitane, Province abolendo il Titolo V (creato da PD+Lega nel 2001) Dal 2013 in Libia da Tobruk, Haftar (sostenuto dall’Egitto) non ha mai riempito d'immigrati clandestini subsahariani, gli italiani!. Dal 2013 in Libia da Tripoli, Al Sarraji (grande amicone del governo Letta+Renzi+Gentiloni) ha invece riempito l'Italia con +700 Mila immigrati clandestini subsahariani, quanto nel 2020 il governo Conte2 con +35 Mila immigrati clandestini (nonostante la pandemia Covid!). Tutti barconi e gommoni, salpano infatti dalla costa tripolitana. Dal 2019 esiste una presenza turca in Tripoli, implicherà probabilmente la sostituzione (presto o tardi) di Sarraji. I Turchi in Tripoli, quanto gli Egiziani in Tobruk, nei decenni a venire non si

335


faranno scrupoli (sparando agli immigrati clandestini) per bloccare la migrazione subsahariana nel NordEst Africa. In un qualche modo, però le condizioni iniziali nel Mediterraneo nel XXI°secolo emergeranno: gli attuali problemi dell'Italia in termini di rientro del Debito Pubblico Italiano sono insolubili, il popolo italiano ha vissuto dal 1980s una corsa folle come se non ci fosse stato un domani, senza che MAI i politici italiani e Chiesa Cattolica (mancato pungolo morale), avessero preparato l'Italia alle minacce del XXI°secolo. Cosa conterrà il Nuovo (alto) Medioevo italiano nel 2050?! Io vedo una probabile guerra civile, perché le ragioni storiche, ideologiche, prospettiche sono abbondanti: • Ponti umanitari dall'Africa di CENTINAIA DI MILIONI di subsahariani indurranno la penisola italiana ad un campo profughi sussidistan, con accatastati Italia-Nord Africa 1.2 MLD d'africani?! • Lo stato italiano perderà il controllo del territorio, detoneranno guerre civili e pulizie etniche carthaginesi contro gli italiani?! • Ci saranno Regioni italiane, che assurgeranno a stati regionali, nel collasso sussidistan & campo profughi dello stato italiano?! • Esisterà ancora lo Stato Italiano, così come noi oggi lo intendiamo, dopo un Default finanziario dell'Italia?! Che cosa faranno le Mafie (Camorra, Mafia, 'Ndrangheta, Sacra Corona) nel collasso dello Stato Italiano?! • Esisterà ancora lo Stato Italiano, così come noi oggi lo intendiamo, dopo un'uscita dall'Euro e ritorno alla Lira?! • Che cosa faranno le Mafie (Camorra, Mafia, 'Ndrangheta, Sacra Corona) nell'emersione dell'autodeterminazione delle Regioni che assurgeranno a Stati Regionali separandosi dal morente Stato Italiano?! • Ci saranno guerre, tra gli Stati regionali del Nuovo Medioevo per interessi contrastanti e diversi, a causa dei danni dal climate change e sovrappopolazione, nel Mediterraneo?!

336


• Invasione ripetute di CENTINAIA DI MILIONI di motobarchini con falangisti chartaginesi che invadendo l'Italia, sarà ovunque un conflitto urbano, essendo la penisola un paese altamente urbanizzato ma piagato dal climate change?! • Che cosa farà lo Stato Italiano se lo Stato Pontificio regalerà a tutti "i morti di fame del mondo" la cittadinanza pontificia, perché ci sono più cattolici nel mondo di quanti cristiani praticanti vi siano in Italia?! 337 • Repubblica Federale Italiana contro Repubblica Democratica Italiana+Stato Pontificio+colonie di Chartago?! • Nel XXI°secolo si tornerà alle guerre d'indipendenza, tra Stato Piemontese contro Stato Pontificio+colonie chartaginesi?! • Varianti Sars-cov2 e/o tipici virus africani (TBC, Ebola, Meningite ecc...) falceranno la popolazione italiana, per agevolarne la sostituzione etnica con giovani africani cattocomunisti, con cui i CATTOCOMUNISTI tenteranno di fare la rivoluzione leninista in Europa, perché Cristo era comunista?!


APPENDICE III: Riflessioni sul futuro flusso migratorio in Africa. Il mio vecchio Atlante Geografico DeAgostini del 1979 riporta una densità di popolazione in Africa di 14 persone per kmq, con un totale di popolazione di 429.2MLN di persone, per 30.2MLN di kmq.

338

Oggi siamo a circa 1.2MLD di persone, quindi la densità di popolazione (geografica) è stimabile a: 1.2MLD/30.2MLN kmq=39.7 persone per kmq La densità geografica per abitante dal 1979 al 2018 è più che raddoppiata 14 < 39.7 mentre i processi di desertificazione (che erano già in atto dal 1970s) hanno continuato ad espandersi, e lo faranno anche in futuro. Il Sahara è di circa 9MLN di kmq, il Kalahari è 930mila kmq. https://it.wikipedia.org/wiki/Deserto_del_Sahara https://it.wikipedia.org/wiki/Kalahari

Non mi è riuscito di trovare le stime puntuali di quanto sia grande l'area della savana secca in Africa, ma un documento di ENI Scuola, dice che le savane nel mondo sono circa il 10% della superficie planetaria quindi, io stimerei l'area della savana secca in Africa, pari a 0.1*30.2MLN kmq=3MLN di kmq L'area vivibile in Africa nel 1970s era di circa: (30.2MLN-9MLN-0.930MLN-3MLN)=17.27MLN kmq con una densità d'abitanti per 429.9MLN/17.27MLN kmq=24.9 persone per kmq


Oggi l'area vivibile in Africa è certamente inferiore ai 17.27MLN di kmq, dato che i deserti si stanno espandendo di circa il +10% in un secolo. Supponendo un rateo costante d'espansione desertica dal 1979 ad oggi: 4=10/100*(2019-1979) Stimerei un'espansione di circa +4% d'aree desertiche in Africa, ed altrettanta traslazione della Savana secca, quindi oggi l'area vivibile in Africa è probabilmente di circa 17.2MLN kmq*(1-0.04*2)=15.824MLN kmq con una densità d'abitanti per 1.2MLD/15.8MLN kmq=76 abitanti per kmq circa La densità per abitanti in Africa è TRIPLICATA: 76 > 24.9 Nel 2050 io stimerei questi dati: Supponendo una desertificazione a rateo costante +10% per secolo (ma il valore potrebbe essere ottimistico, dato che i processi di cambiamento climatico hanno dinamiche non lineari), lo "spazio vitale in Africa" si contrarrebbe per -3.1%=-0.1*(2050-2019) ossia un -6% conteggiando anche la traslazione delle savane secche, quindi l'area vivibile in Africa sarebbe pari a: 15.8MLN kmq*(1-0.03*2)=14.852MLN kmq la densità per abitante in zona vivibile sarebbe di circa 2.4MLD/14.852MLN kmq=161.59 persone per kmq nel 2050 Il mio Atlante Geografico DeAgostini del 1979 riporta che negli anni 1970s in Europa (esclusa l'URSS) c'era una densità per abitante di 63 persone per kmq, mentre in Italia nel 1979 c'era una densità per abitante di 186 persone per kmq. A me pare evidente, che 161.59 persone per kmq nel 2050 in Africa siano troppe, dato che il climate change provocherà shock idrici, cali delle rese agricole, uragani sulla costa Ovest/Est dell'Africa. La foresta equatoriale oltre ad essere LOGORATA DAL

339


CLIMATE CHANGE (per avanzamento del deserto) sarà tagliata per recuperare zone da coltivare (a causa dell'avanzata del deserto/savana secca) comportando un peggioramento dei dani da climate change. ►Criterio della Densità di Popoplazione. Se nel 1970s in Europa c'era una densità per abitante di 63 persone per kmq (in una fascia climatica temperata, la migliore per la vita sulla Terra) con uso del territorio (abitazioni, strade, coltivazioni, riserve naturali) l'Europa (paese del I°mondo, ad alta capacità tecnologica) non era autosufficiente in modo alimentare (importava granaglie dal Nord America), è logico ritenere che in Africa 2050, in una fascia climatica tropicale-equatoriale piagata dal climate change, con una densità per abitante di 162 persone, il continente non permetterà l'autonomia in termini alimentari. Se ad esempio, nel 2050 gli Africani, fossero 900MLN invece dei 2.4MLD la densità per abitante sarebbe stata MOLTO diversa, in Africa nel 2050 infatti: 900MLN/14.852MLN kmq=60 abitanti per kmq < 76 dell'attuale livello di densità di popolazione. Un'Africa piagata dai cambiamenti climatici con 900MLN di persone, sarebbe stata un'Africa totalmente diversa, dall'Africa piagata dai cambiamenti climatici con 2.4MLD di persone!. ►Criterio Kcalorico. Il fabbisogno minimo in kcalorie (escludendo la distinzione uomo, donna, bambino, escludendo la sedentarietà/movimento/lavoro pesante, tralasciando la questione delle proteine, vitamine, sali minerali) è 2500kcalorie, per 3litri d'acqua al giorno: questi sono i fabbisogni giornalieri procapite, in zone molto calde. 2.4MLD di persone equivalgono a 6.10x10^12kcalorie totali al giorno 7.2MLD di litri d'acqua al giorno da bere (escludendo il problema di lavarsi, abbeverare animali, irrigare coltivazioni, usi industriali dell'acqua)

340


Supponendo che nel 2050 l'Africa abbia una resa media di 3.2tons per ettaro, con una distribuzione della superficie abitabile in 50% ad uso agricolo, 50% ad uso non agricolo (ossia aree facenti parte dell'insieme dell'area vivibile in Africa ma non usata per agricoltura: ossia foreste equatoriali, miniere, fiumi, città e metropoli, montagne in generale tutte quelle aree NON DESERTICHE, NON SAVANE SECCHE, NON AREE SOGGETTE A COLTIVAZIONE) 14.852MLN kmq *0.5=7.426MLN kmq = 742.6MLN di ettari pari a 3.2Tons per Ettaro * 742.6MLN Ettari = 2376,32 MLN Tons = 2.38MLD di Tons di produzione annua. Ossia pari a 6.51MLN di Tons al giorno di cereali da poter consumare, che per 2.4MLD di persone, diventerebbero: 6.51MLN di Tons / 2.4MLD di persone = 0,00271Tons procapite al giorno, ossia 2.71kg di cereali al giorno procapite. Tenendo presente un consumo cerealicolo dell'85% per zootecnica, mentre per la soia oltre il 70% della produzione mondiale è usata per allevamenti. In media (0.7+0.85)*0.5=0.775 sarebbe destinato ad usi zootecnici. Un consumo di cereali del 77.5% per zootecnica, causa circa 0.609kg=2.71*(1-0.775) ossia 610GR di cereali a testa al giorno Con una media di 330kcalorie per grammo, ci sarebbe un apporto calorico 610/100*330=2013kcalorie < 2500 mancherebbe il 20% delle kilocalorie necessarie giornaliere ai 2.4MLD d'africani http://www.dietabit.it/alimenti/cereali/

C'è il problema del calo delle rese agricole. Dilatazione dei deserti in Africa, shock idrici, cambi non reversibili di clima, modifica non reversibile d'alisei, tifoni & uragani, riduzione degli stock di acqua dolce, sono tutte mutabili che impatteranno su un calo delle rese agricole in Africa, che al momento non sono

341


predicibili, ma di certo supporre rese per ettaro costanti o crescenti e superiori a 3.2Tons/Ettaro è alquanto implausibile. C'è il problema della mutabile delle fiere in Africa. Tale mutabile non esiste in Europa, dove ci sono enormi stabilimenti d'allevamento (di pollame e mucche in gabbia/a terra) in luoghi sicuri, che non subiscono perdite di produttività. In Africa ci sono leoni, iene, leopardi, ghepardi, coccodrilli, con la traslazione della savana ci saranno anche migrazioni di animali, la compressione e shock delle nicchie ecologiche delle specie vegetali ed animali, contestuali disboscamenti della foresta equatoriale (riduzione biodiversità, morte della flora e fauna delle foreste equatoriali) per cavarne nuove aree coltivabili a causa dell'avanzata del deserto/savana secca. La morte di varie specie d'animali, potrebbe essere per breve tempo, una proficua fonte di proteine, ma poi le specie cacciatrici (fiere ed umani stanziali e/o nomadi) resterebbero senza cibo. C'è poi il problema della mutabile del consumo d'acqua. Per consumi umani (potabile, sanitari, per usi industriali, per uso agricolo) e nel bacino del Nilo, con le due dighe costruite a monte del bacino d'Assuan, che ostruiscono il Nilo bianco ed il Nilo azzurro, GIÀ OGGI E’ UN GROSSO PROBLEMA GEOPOLITICO, LA CUI DETONAZIONE È STATA PER ADESSO RINVIATA. Ma nei decenni a venire, è probabile che esploderanno guerre, perché tutti i dati climatologici indicano un cambio/calo delle piogge nel bacino del Nilo e dei grandi laghi (il ghiacciaio del Kilimangiaro s'è già sciolto all'82%) C'è il problema dell'IMPORT CINESE del cibo prodotto in Africa. Il land grabbing e l’import cinese andrà a creare ulteriori problemi alimentari in Africa. Se ad esempio, un terzo oppure la metà della produzione cerealicola Africana se n'andasse in Cina, allora i 2.71kg di cereali al giorno procapite, muterebbero in 1.8kg-1.3kg procapite quotidiani, con un impatto di circa: grammi ad uso procapite 0.405=1.8*(1-0.775) da cui 405/100*330=1336 < 2500kcalorie

342


grammi ad uso procapite 0.293=1.3*(1-0.775) da cui 293/100*330=967 < 2500kcalorie 1. Senza importazioni cinesi, mancherebbe un 20% di kcalorie al giorno, ai 2.4MLD d'africani. 2. Con le importazioni cinesi, occhio e croce, mancherà tra 46%60% di kcalorie al giorno, ai 2.4MLD d'africani. Stime che supportano in pieno, la valutazione di una propensione migratoria africana al 2050 di circa 1:2 Ovviamente, i fabbisogni calorici sono stime grossolane, inoltre occorre ricordare che sono dati medi: questo vuol dire che: • ci saranno paesi africani, dove si morirà di fame e di sete. • in altri paesi africani, si potrà sopravvivere con fatica. • È probabile che esista una piccola fetta di nazioni africane, dove la sopravvivenza sarà meno difficile delle altre nazioni africane, ma il tenore di vita non sarà simile a quello europeo. C'è il problema dell'imbecillità dell'elite Europea. Se a questo processo di migrazione endemico, aggiungiamo l'imbecillità dell'elite europee (illuminate da luce nera) che incentiveranno la migrazione sub-sahariana, stanziando e spendendo spese correnti europee per migranti economici & migranti climatici (piuttosto che un tardivo programma di controllo delle nascite in Africa, almeno nei paesi più popolosi), ALLORA tutti in Africa avranno chiaro il CONCETTO che per risolvere tutti i loro problemi regionali, basterà agli africani migrare tutti in Europa (accellerando il processo di detonazione di Tunisia-Libia-Egitto). C'è il problema delle ragioni geopolitiche della nascita di Chartago. Per le ragioni geopolitiche già evidenziate, Tunisia-Libia-Egitto esploderanno per la pressione migratoria sub-sahariana. C'è il problema dei politici italiani ladri e stupidi. C'è poi un secondo processo/eventi, che accelerano la detonazione:"Il grosso debito pubblico italiano, che gli italiani non vogliono ripagare e nemmeno gli europei vogliono ripagare!". Questo enorme fardello, è usato strumentalmente da tutto l’arco

343


politico italiano, per legarlo all’endemica migrazione africana. Gli italiani, vogliono imporre ai fratelli Europei la condivisione del Debito Pubblico Italiano, offrendo però la chiusura delle frontiere italiche. La condivisione con gli Europei del Debito Pubblico italiano è rigettata giustamente da tutti gli Stati Europei, quindi i partiti politici italiani da SX a DX, attaccano l’Europa con l’apertura delle frontiere italiche sull’Africa. Questo stupido atteggiamento italiano, blocca la trasformazione da Confederazione Europea UE a Federazione Europea USE (con la nascita di una Difesa Continentale dell’Europa USE Army, USE Navy, USE AirForce ed un’unica politica estera eruopea) favorendo gli Europei del Nord, che hanno interesse ad usare l’Italia come un a paese cuscinetto, di fronte al rischio Guerre Puniche II. C'è il problema che Cina ed India bloccheranno le delocalizzazioni industriali in Africa. L'India ma sopratutto la Cina, non accetteranno mai delocalizzazioni industriali in Africa (così come il I°mondo vide nel XX°secolo, una crescente delocalizzazione di svariate attività industriali a basso valore aggiunto, spostate nel II°mondo) che saranno considerate come attacchi alla sovranità dei due paesi. Per quanto India e Cina, possano essere considerati "rivali" in Asia (in quanto due nazioni ad altissima popolazione), entrambe le nazioni non accetteranno nessuna delocalizzazione industriale in Africa. C'è il problema della scarsità e del mondo composto da Nazioni. In un contesto di scarsità (indotto da sovrappopolazione e danni da climate change), ogni nazione penserà per se, ed il collasso di una nazione renderà più grande la fetta disponibile di "risorse" per le altre nazioni sopravvissute. Una logica di gioco a somma zero, dominerà i rapporti internazionali. C'è il problema degli “utili idioti portatori d'acqua al pozzo di satana”. La moltiplicazione dei pani e dei pesci, non è un processo di produzione brevettabile: comprare UN SOLO PANINO ED UN UNICO PAIO DI SCARPE non risolverà i problemi di 2.4 MLD di persone nel

344


2050 in Africa. Continuare oggi, a proporre ideologicamente il delirio “Andate e Moltiplicatevi” in un mondo già sovrappopolato, vuol dire perorare la costruzione di contesti mondiali, che saranno insolubili per gli europei e condurranno a guerre con morte e distruzione!.

345


346


Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.